Webcast & Production - Numero 1

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Autunno 2012 - Supplemento a Broadcast&Production 4/2012

Ecco la prima pubblicazione dedicata alla tecnologia per lo streaming

Audio & Video per tutti, dal mondo Web Editore NewBay Media Italy Srl - Direttore Resp. Andrea Rivetta - stampato da Sady Francinetti s.n.c.

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Web Tv …la bomba che ti aspetti! A Meeting Puntoit le italie digitali dei media indipendenti e “dal basso” hanno fatto il punto della situazione e guardato al proprio, promettente, futuro

Fabrizio Viscardi

di Michele Fazzalari Fabrizio Viscardi (Eutelsat), un decano del broadcast, che per primavere sulle spalle al Meeting non era secondo a nessuno, ha detto: …“di qui a cinque anni la televisione come la conosciamo non esisterà più… e sono ottimista!”… la cosa singolare è che di tanto parlare nessuno ha avuto il coraggio. Che sia stato il più “anziano” (e chiedo scusa a Viscardi pubblicamente ma cerco di “usarlo” a proposito) dei circa 70 relatori iscritti a esprimere il concetto è appunto singolare. Tra i panel svoltisi durante il Meeting molti sono stati i rappresentanti dei grandi network che hanno espresso le loro opinioni. L’idea generale è che non abbiano ancora capito fino in fondo cosa sta succedendo, e questo è un po’ preoccupante.

Che ressa Si erano pre registrati in 500 e alla fine sono stati più di 700 gli editori digitali, i videomaker e gli appassionati che si sono incontrati a Bologna per il meeting nazionale delle web Tv e dei media digitali locali. Hanno fornito un’ampia panoramica sulla Tv del futuro che oggi è rappresentata da più di 642 web Tv (fino a 6 anni fa erano solo 5 i canali Tv web!), migliaia di blog e videoblog, migliaia di portali di informazione locale che informano, denunciano, creano relazioni diretta tra cittadini e amministrazioni locali.

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Un’esplosione inarrestabile sulla quale, come vedremo negli approfondimenti che pubblicheremo, occorrerà fare dei distinguo, ma che con l’avvento delle nuove tecnologie (pensiamo al 4G) sarà il fulcro portante su cui si baserà la comunicazione nel prossimo futuro. È una “videopartecipazione dal basso”, l’espressione di quella parte della società digitalmente attiva che edita web Tv e riparte dai social network e dai dispositivi portatili. Il nuovo settore, in controtendenza rispetto al periodo di recessione, vanta percentuali di espansione annui a due cifre con, a oggi, più di 10.000 addetti e un fatturato che viaggia intorno ai 10 milioni di euro. Fatturati destinati fisiologicamente a crescere soprattutto, come vedremo anche in seguito, data la percentuale, in aumento, di investimenti pubblicitari nel settore da parte dei grossi Mass Market.

Fitto programma Durante le tre giornate si è dibattuto su tutti gli aspetti che interessano il settore: dai nuovi modelli di business che il giornalismo digitale locale sta sviluppando, alle regolamentazioni che saranno necessarie per strutturare il settore pur lasciando integra quella sua naturale

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propensione “web-free”, all’identificazione dei nuovi sistemi produttivi e distributivi, alla standardizzazione dei format e dei linguaggi. Sulle “plenarie” dedicate all’economia della rete, al giornalismo e le nuove imprese digitali, alle nuove tipologie di Tv: web, social, mobile, sat, smart e connected, e allo spinosissimo problema dei diritti d’autore e net neutrality, dedicheremo a breve degli approfondimenti. Le Web Tv si sono confrontate in 5 “barcamp” attraverso i quali hanno potuto condividere le loro esperienze, scambiare informazioni e allacciare quelle relazioni che risulteranno sempre più fondamentali per la creazione della “rete delle web Tv”. Di grande richiamo sono state le “lectio magistralis” tenute da Carmen Lasorella e Loris Mazzetti e le presentazioni dei libri “Wev Land” di Pietro Gaffuri (RAI), “Cambiare pagina” di Luca de Biase e “I nemici della rete” di Arturo Di Corinto. Uno degli ultimi atti del Meeting è stata la premiazione del Contest “Tv fai-da-web”, promosso dalla cattedra di semiotica dei nuovi media dell’Università di Bologna, da Altratv.Tv e da Studio28TV, con il sostegno della Fondazione Cariplo. Con la motivazione: “Contributi snackprogram che raccontano e demistificano con grande ironia la quotidianità lavorativa. Storie che tutti, almeno una volta, abbiamo vissuto”, ha vinto il premio di 1.000 euro per il miglior format già realizzato MacchéTv (Milano) con l’ironica web-series che affronta la quotidianità lavorativa “Lo schiavetto”. Il contributo di 2.000 euro come miglior format da realizzare è stato assegnato a Fuori Tv (Modena) con “Indovina chi viene a cena?”, che tratta il tema dell’interculturalità attraverso la differenti tradizioni culinarie.

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Caleidoscopio di opinioni a Bologna ANCHE RECUPERATI “ON DEMAND" DALLA RETE Roberto Nicoletti (Professore di Psicologia cognitiva all’Università di Bologna) Occorre inventare linguaggi nuovi e nuovi formati. La creatività è un talento umano che decresce con l’età. Per questo i giovani sono necessari per supportare la crescita di questi nuovi strumenti di comunicazione.

Mauro Felicori (Direttore Area Cultura Comune di Bologna) Si è impegnato a contattare le web Tv locali per studiare insieme tutte le possibili sinergie da poter mettere in atto tra la pubblica amministrazione e le web TV.

Carmen Lasorella (San Marino TV) da un’intervista di Inondazioni Tv di Lecce http://www.youtube.com/watch?v=ruvOpduvOho La televisione è diventata più partecipata proprio grazie al WEB. Un tempo era il sogno l’interattività e la televisione era solo passiva. Attraverso il Web si è raggiunto lo scambio, però la partecipazione dello spettatore è ancora un passaggio successivo, significa essere responsabili, divenire soggetti parte del cambiamento e assumerne una parte. Il cambiamento non è solo rottura è creare un modello alternativo. Sono ottimista sul futuro delle micro web Tv a patto che le micro web Tv credano nel futuro.

Loris Mazzetti (Capo Struttura RAI) da un’intervista di Inondazioni Tv di Lecce http://www.youtube.com/watch?v=_q_wHS8Vj bw&feature=relmfu La libertà di stampa si coniuga con l’applicazione della costituzione. E’ il diritto del cittadino di essere informato. E con la risoluzione

del gravissimo problema che c’è nel nostro paese circa il conflitto di interesse. Dato che però non c’è la volontà di risolvere il conflitto di interesse, si potrebbe adottare quello che succede negli altri paesi dell’Europa. Cioè che chi è titolare di concessioni non può essere anche quello che riempie la televisione di contenuti. Ci deve essere anche una regola che se uno sbaglia deve pagare. Oggi c’è un’assuefazione nei confronti dell’informazione e delle cattiva informazione. L’informazione delle principale testate giornalistiche dei TG dovrebbe essere chiamata propaganda. Quando si sbaglia, quando non si dice la verità, o la si nega, si deve pagare. Ma per poter far pagare a qualcuno qualcosa ci dovrebbe essere qualcun altro che dovrebbe intervenire. Nel caso della televisione dovrebbe essere l’AGCOM. Ma quello che sta succedendo oggi sulle nomine dell’AGCOM è una cosa schifosa. Un’altra cosa di cui nessuno parla. Il prossimo consiglio dell’AGCOM potrebbe essere nominato con quattro membri più il presidente, nominati tutti dal partito di maggioranza. E allora dove sta il pluralismo? Domanda: Si corre il rischio che il proprietrio della rete sia anche il proprietario dei servizi? In Italia è così. Il problema è che per nessuno è un’anomalia. Un esempio molto semplice: tutti parlano degli ascolti, dell’auditel. Noi abbiamo un’auditel fatto nel nostro paese da un’unica azienda. In Gran Bretagna, ad esempio, per monitorare l’auditel ci sono tre aziende: un’azienda seleziona le famiglie campione, un’azienda si occupa dell’installazione dei decoder presso le famiglie selezionate, e c’è una terza società che elabora i dati ricevuti dai decoder installati. Le società non hanno rapporti diretti con i broadcaster. Nel nostro paese c’è una sola società. D: I partiti ignorano i problemi del settore. come può essere bypassato questo problema. c’è un rischio che si possa mettere il bavaglio a una rete che sta vedendo nascere centinaia di videomakers, giovani cronisti, Web Tv? Ognuno deve fare il suo lavoro. Se sono un Magistrato “imprestato” alla politica sarebbe auspicabile che mi occupassi di giustizia. Lo stesso deve accadere nelle Telecomunicazioni. Invece abbiamo gli amici degli amici, gli avvocati che si occupano delle telecomunicazioni. Perché il problema è che chi fa le leggi, chi regolamenta, non sono i membri delle

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commissioni ma tutto viene preparato a monte. La legge Gasparri ne è un esempio. Gasparri è quello che ha presentato la legge, ma la legge è stata fisicamente redatta da persone che lavorano in Mediaset, cioè al di fuori del Parlamento italiano. D: Nel Sud (provincia di Lecce) c’è una difficoltà nell’accesso alle infrastrutture. questa è una scelta per tenere in una situazione “dormiente” chi vuole dire qualcosa? Certo! Quello che le web Tv fanno è un servizio sociale e come tale dovrebbe essere aiutato. Lo stato dovrebbe dare un aiuto concreto. Anche perché attraverso le web Tv e comunque alla rete in generale, si può creare un momento di occupazione per i giovani e per le piccole industrie che lavorano nella tecnologia. Di questo però non si parla mai. Perché noi ormai ci siamo assuefatti all’idea che in questi vent’anni la libertà è sempre stata imbavagliata. In questi giorni proprio abbiamo ricordato i 10 anni “dall’editto bulgaro”.

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I NUMERI DEL “FATTORE INTERNET” Negli ultimi 15 anni internet ha creato 700mila i posti di lavoro in Italia. Con un saldo positivo di 320mila rispetto ai 380mila posti di lavoro persi (Fonte: Digital Advisory Group con il contributo di McKinsey). Nel nostro paese l’impatto sul PIL si aggira attorno al 2%, pari a 36,1 miliardi di euro. Stime condivise da più parti esprimono che nel 2015 questo valore potrebbe raddoppiare con una crescita annua tra il 13% e il 18%. I trend degli investimenti pubblicitari dei grandi gruppi che fino a pochi anni fa consideravano poco o niente la comunicazione su internet sono radicalmente mutati l’esempio è la tabella qui di seguito che mostra gli investimenti pubblicitari per mezzo nel 2011 rispetto al 2010.

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“PER UN PUGNO DI EURO” La plenaria sull’economia della Rete, giornalismo e le nuove imprese digitali Partecipando alle Plenarie del Meeting appare molto chiaro che verrà un tempo, non molto lontano, nel quale i vari sottoinsiemi di discussione saranno temi unici di simposi, esami universitari se non corsi di laurea a se stanti. Il web è e sarà sempre di più opportunità di business. Gli utenti andranno aumentando (si pensi al solo caso italiano dove oggi troviamo solo il 50% della popolazione che fa un uso costante di internet). Il giornalismo trova nuovi linguaggi e un differente rapporto con i “lettori”. Molta carne al fuoco e molti spunti su cui riflettere. Riflettere sull’opportunità che danno le nuove tecnologie di “inventarsi” nuove professionalità, nuovi modelli di business, nuove opportunità di crescita. Oggi la comunicazione è più “trasportabile”. Su tutti questi temi hanno discusso, moderati da Luca Tremolada del Sole24Ore: Marco Ferrari (Zodiak Media Group), Francesco Bevivino (Streamit), Alessandro Usai (Colorado Film), Gaetano Peligra (Mixel), Francesco Barbarani (Fox International Channels Italy), Marco Agosti (Tiscali), Roberto Cobianchi (Osservatorio Foursquare Italia). Partiamo proprio dalla distribuzione, la trasportabilità, dei contenuti, Marco Ferrari è stato molto diretto “la distribuzione è cambiata, prima era di esclusivo dominio dei Broadcasters oggi con internet si è verificata una spaccatura”. In effetti con i costi di internet la distribuzione sarà sempre più accessibile e questo sposterà di molto gli equilibri consolidati. I contenuti del futuri saranno

INVESTIMENTI PUBBLICITARI PER MEZZO Variazione % TOTALE PUBBLICITÀ -3,8 Televisione

-3,1

Quotidiani

-5,8

Free press

-42,9

Periodici

-3,7

Radio

-7,8

Internet Direct Mail Outdoor

+12,3 -6,9 -12

Transit

-9,7

Out of Home TV

-2,1

Fonte: Nielsen, tutte le tipologie (la Tv include le emittenti Satellitari e Digitali Terrestri). Periodo gennaio – dicembre 2011 vs 2010

fruiti sempre più attraverso la rete (anche con grandi schermi come hardware) e su quello punteremo l’attenzione. L’esperienza di http://twww.tv raccontata da Francesco Bevivino è un indicatore importante. Oggi veicolano 215 canali per una media di 11 milioni di utenti/mese. Raccolgono un milione al mese di pubblicità che viene distribuita attraverso i Pre-roll. Distribuiscono contenuti in HD. Si può usare un telecomando. C’è la Guida TV. Ma la cosa sicuramente di rilievo è la panoramica di possibilità che offre la piattaforma. Che ci sia movimento lo ha confermato anche Alessandro Usai della Colorado Film, nonostante si definisca un produttore “classico” per il cinema e la TV, che ha confermato l’intenzione di aprire, in collaborazione con Youtube un canale tematico (Comici). Usai ha anche aggiunto che “si svilupperà a medio/lungo periodo un modello diretto, i produttori cioè avranno la possibilità di distribuire direttamente invece di passare tramite i broadcaster. Questo elimina certamente un costo. D’altro canto - prosegue Usai - ci sarà sempre di più la necessità di produrre contenuti nuovi, espressamente dedicati ai canali Web, e che dovranno necessariamente essere meno costosi”. Usai ha anche posto l’accento su di un tema

Il dato 12.3% rappresenta la media fra i due canali di internet presi in analisi mentre i dati del canale Search (che inciderebbe in maggiore percentuale) non sono disponibili. I due canali sono: • canale Display (In pagine, Fuori pagina, Video adv, Mobile advertising direct, Mobile advertisign display e Newsletters) nel 2011 ha registrato una crescita del 15.7% (da 325 milioni di euro del 2010 ai 388 del 2011). • canale Affiliate, (performance e directories) si passa dai 230 milioni del 2010 ai 247 del 2011 (incremento del 7.4%). Il dato internet in costante aumento è in controtendenza rispetto alla statistica generale sugli investimenti pubblicitari in Italia che hanno un calo del 3.8%. Inoltre internet uno dei pochi settori dove le aziende inserzioniste sono cresciute rispetto al 2010 (circa 160 in più) ma vediamo la tabella di comparazione qui a destra.

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delicato. Monetizzare sul web italiano è assai difficile e questo per via delle economie di scala. In Italia generalmente si produce utilizzando la lingua italiana e questo impedisce ai nostri prodotti di attraversare i “confini” italiani (anche quelli virtuali). Prodotti che quindi sono difficilmente vendibili all’estero proprio per la barriera linguistica che invece è molto meno presente quando si produce in inglese come ha confermato anche Arianna Bassoli di Frestyl. Francesco Barbarani (News Group - FOX Channel) descrive un consumatore “veloce” e “poco fedele” che utilizza diversificati punti di contatto (Tablet, SmartPhone, PC) e questo rende a volte complessa la profilazione degli utenti. Ma qualcosa è cambiato. I grandi gruppi di mass market hanno cominciato a dirottare parte dei loro investimenti pubblicitari sul mercato del Web. Qui sta il cambiamento. La svolta. Si attendono crescite molto alte di investimenti pubblicitari sul Web. Tuttavia la “sprovincializzazione” del Web italiano sembra fattore necessario per sfruttare veramente le opportunità del web. Marco Agosti di Tiscali ha dato i numeri del divario ad esempio che c’è tra noi e gli Stati Uniti. A fronte di un rapporto 1/6 della popolazione italiana rispetto a quella statunitense (59 milioni contro i 300 USA), il mercato internet italiano è stato quantificato per il 2011 in 900 milioni di euro contro i 30 miliardi di dollari di quello USA. E questo spiega anche perché YouTube investe 100 milioni di dollari negli Stati Uniti e solo 15 per l’intero mercato dell’intera Europa.

NUMERO AZIENDE INSERZIONISTE 2010

2011

Variazione %

20.193

20.451

+1,3

Televisione

1.603

1.621

+1,1

Quotidiani

7.066

7.017

-0,7

Free press

1.411

1.079

-23,5

10.724

10.713

-0,1

Radio

1.107

1.086

-1,9

Affissioni

1.356

1.488

+9,7

Cinema

331

295

-10,9

Internet

3.600

3.762

+4,5

TOTALE PUBBLICITÀ

Periodici

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TeleVisioni del mondo: web tv, social tv, mobile tv, sat tv, smart tv, connected tv LA TV GENERALISTA RIUSCIRÀ A NON RESTARE INDIETRO? Un dato di partenza: Cisco stima che entro il 2014 il 90% del traffico mondiale su Internet sarà incentrato sui video. Ora che il 2014 è dietro l’angolo è un fatto. E che forse qualcuno è già rimasto indietro è purtroppo anche questo un fatto. Alla plenaria sul tema del nuovo modo di fare Tv hanno partecipato: Piero Gaffuri (Rai Nuovi Media), Roberta Enni (Rai5), Claudio Semenza (MSN), Domenico Catagnano (TGCom24 – Mediaset), Fabrizio Viscardi (Eutelsat) Marco Pratellesi (Condè Nast), Bruno Pellegrini (TheBlogTv), Luisa Pronzato (Corriere.it e 27esima ora), moderati da Luca De Biase (Sole24Ore). Il web è sempre più assetato di contenuti video, secondo http://mashable.com/ ogni giorno 864mila ore di video vengono caricate su YouTube. In Italia è in atto una rivoluzione, per la prima volta i monoliti della comunicazione i Golia del Broadcast vengono attaccati sul territorio del WEB… e Davide si sta prendendo la sua agognata rivincita. Nuovi linguaggi, nuove piattaforme, nuove strategie. E allora accanto ai “dinosauri” che avviano sperimentazioni per cercare di sopravvivere alla cometa che ha causato sconvolgimenti climatici ecco stagliarsi nuovi esseri, mutazioni genetiche grandi come coleotteri, una miriade di web Tv che ogni giorno informano, fanno inchiesta, creano inarginabili e solidi contatti tra cittadini e amministrazioni. E così dopo che sul terreno del digitale terrestre i grandi dinosauri avevano deposto uova e delimitato territori, ecco che lo sconvolgimento climatico ribalta tutto e la nuova Tv nasce “dal basso”, dai coleotteri che non avevano contato nulla, dai piccoli mammiferi considerati fino ad allora solo cibo… ora sono cittadini attivi… digitali. Si incontrano sui social network usano “devices mobili” e reti che passano sotto, sopra, attraverso, di fianco a quelle uova deposte su cui i dinosauri avevano espresso tante aspettative. Certo molti si sono resi da tempo conto che il mondo sta cambiando. Qualcuno sostiene che per fare Tv ci vorrebbe una patente e che alcune non andrebbero rinnovate (forse alcune non andavano proprio date!).

Movimenti lenti ma anche qualche risultato, come ci ha raccontato Piero Gaffuri (Direttore RAI Nuovi Media Amministratore delegato di RaiNet) annunciando che finalmente dopo tanto penare RAI.Tv è visibile anche all’estero. Circa il rischio che le micro web Tv siano fagocitate dai grandi media, Roberta Enni (Rai5), si dichiara scettica. Anzi “in un ecosistema come quello delle web Tv è più facile che si creino interscambi piuttosto che cannibalizzazioni. Le web Tv sono è saranno un vivaio di risorse editoriali e autoriali capaci come sono di innescare quell’interazione con il fruitore che invece è sempre molto passivo rispetto alla Tv tradizionale. Io le tendenze future le studio, e allo stato attuale sarei molto più preoccupato se lavorassi per un grande media piuttosto che per una piccola web tv”; così ha proseguito Bruno Pellegrini sottolineando che ora i rapporti di forza sono meno sbilanciati rispetto a prima. C’è un’indifferenza endemica del telespettatore nei confronti di prodotti a volte “vecchi” della Tv generalista classica e quando si ha la necessità di comprendere, oggi, il reale gradimento di un prodotto gli ambienti di analisi sono mutati. Dove prima regnava solitaria l’auditel, oggi si analizzano i commenti su facebook e Twitter, le mail e i contatti sul sito web. Gaffuri non si considera un “monolite” ma ammette che tra i nuovi mondi lo scontro è innegabile. Le difficoltà incontrate per il lancio di rai.Tv ne sono un lampante esempio. La nuova sfida di rai.Tv sarà lanciare sul portale un “ambiente laboratorio” nel quale giovani videomaker potranno smontare e rimontare prodotti RAI. La pubblicità è elemento nodale. Claudio Semenza, che lavorando per MSN ha chiaro il quadro d’insieme della rete, punta l’attenzione sulla necessità che gli autori e gli editori sappiano, abbiano l’esatta percezione dei loro obiettivi. Siano in grado di affrontare con professionalità questo nuovo settore. Nel mercato video italiano vige una situazione di duopolio. Questo ha drogato in qualche misura la raccolta pubblicitaria. Ma l’allocazione delle risorse pubblicitarie sta modificando lentamente ma inesorabilmente i suoi flussi. Il mercato internet non premia tutti, però è in espansione. Forse non ci sarà pubblicità sufficiente per tutte le migliaia di web Tv che opereranno nel futuro. Ma gli aumenti di investimenti da parte delle grandi hol-

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ding nel settore sono già una realtà. Questo però comporta un fisiologico innalzamento delle capacita imprenditoriali di chi fa web tv. Bruno Pellegrini è stato molto categorico su questo punto: “Per fare web Tv bisogna saper leggere i numeri, le statistiche dei contatti, sapere come accrescere l’interesse per il proprio sito. Nelle mie analisi ho potuto constatare che in Italia c’è meno professionalità in termini di marketing, statistica, economia, finanza negli staff delle web Tv rispetto a quella di altri paesi.” Il tema della professionalità è rimbalzato in più incontri durante le 3 giornate del Meeting. La linfa vitale del movimento delle nuove web Tv e delle micro web Tv sono le migliaia di creativi, videomaker, giovani che quotidianamente creano il valore che spinge i sistema. Perchè questo sistema cresca sono necessarie nuove capacità imprenditoriali e nuove professionalità. “Risorse che dovranno avere progetti più che modelli - diceva Pellegrini già nel 2009 - e l’economia è l’adeguamento più efficiente rispetto all’ambiente. L’ambiente muta ogni giorno e noi continuiamo ad utilizzare dei modelli che sono stati impostati negli anni ‘80, bisogna strutturare modelli organizzativi completamente nuovi capaci di affrontare i cambiamenti rapidi che ci sono nell’ambiente”.

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Diritti d’autore e net neutrality: la giungla della regolamentazione La rete cresce in consapevolezza e maturità. E allo sviluppo esponenziale si legano i temi di una regolamentazione necessaria, ma si addensano anche le nubi di una normativa che potrebbe rivelarsi stringente. Che la Rete lo voglia o no sarà anche la politica (o l’Europa) e non soltanto il mercato a dettare l’agenda della regolamentazione. Hanno partecipato Nicola D’Angelo (AgCom), Giordano Sangiorgi (MEI), Stefania Ercolani (SIAE), Luca Nicotra (Agorà Digitale), Gianluca Gardini (Corecom Emilia Romagna), Arturo Di Corinto (Università La Sapienza), Mariangela Barbanente (DOC/IT). Ha moderato Guido Scorza (Istituto Politiche dell’Innovazione)

RASSEGNA DI OPINIONI Guido Scorza Istituto Politiche dell’Innovazione “Le web Tv devono acquisire consapevolezza delle regole ma anche devono essere aiutate dalle istituzioni. Non può restare vero nel 2012 che il diritto di autore è un fatto da addetti ai lavori, da circoli chiusi di esperti. Il diritto di autore è utilizzato da tutti e tutti devono essere posti in condizione di accedere in maniera semplice alle regole. In modo che sia chiaro chi può far cosa con qualsiasi contenuto, qualsiasi “pillola” di informazione trovata on line senza rischiare di diventare o di trovarsi ad essere qualificato come “pirata” senza volerlo. La consapevolezza, quindi, è il primo passaggio. Il secondo passaggio e ragionare sulle licenze come già si sta facendo con la SIAE. Il che consente alle Web Tv di accedere in maniera legittima ai contenuti, di utilizzarli, senza pagare alcun prezzo eccessivo o sproporzionato per il loro utilizzo rispetto alla attività scelta dalle web TV. Trovare quindi soluzioni economicamente sostenibili soprattutto dal punto di vista della gestione; non si può dare per scontato che dietro ad ogni web Tv esista un impresa editoriale strutturata capace di leggere le regole di interpretarle e di tener conto di tutti i contenuti che vengono utilizzati. Quindi semplicità ed economicità della licenza sono probabilmente i due tag che mi piacerebbe fossero scritti accanto alla licenza che si sta negoziando. Circa la trasparenza da parte degli organi di controllo come l’AGCOM e delle regole che

dovrebbe promulgare per il settore delle web Tv l’avvocato Scorza a detto: “ il problema è proprio la trasparenza, io non so a che punto siamo, so che c’è un consiglio dell’AGCOM e che ce ne saranno solo altri due prima che i membri lascino il posto a quelli nuovi. C’è un regolamento sul quale l’autorità garante delle comunicazioni sta lavorando e che si accinge a varare, solo quando verrà varato potremo avere le prime risposte. Il problema è sempre la trasparenza: essere coinvolti nel procedimento di formazione delle regole o almeno costantemente avere contezza di quello che accade all’interno di queste autority. In questo momento sui temi di internet e diritto di autore non è così.

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Stefania Ercolani Direttore Ufficio Multimedialità SIAE La SIAE sta già dialogando con la FEMI (Federazione Media Digitali Indipendenti), siamo a buon punto per avere una licenza di settore specifica per le così dette micro WEB TV. Prendendo in considerazione alcune caratteristiche di questa realtà: l’aspetto informativo, l’aspetto culturale; ci cercherà di fornire delle condizioni sostenibili e semplificate che tengano conto delle caratteristiche del fenomeno. Non bisogna temere la SIAE, credo anzi che i dialoghi in essere siano fecondi per tutti. Noi per primi stiamo imparando molto dalle attuali relazioni. I nuovi player possono stare tranquilli a patto abbiano la licenza, senza, ovviamente, si espongono nei confronti della SIAE che comunque adotta in questi casi atteggiamenti progressivi inviando prima delle sollecitazioni tese a far si che gli editori dei siti abbiamo il tempo di &

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mettersi in regola senza incorrere in lacuna sanzione. Si cerca di evitare comunque una contrapposizione frontale che credo non giovi a nessuno ne alle piccole web Tv ne alla SIAE che non ha nessuna intenzione di destabilizzare un settore giovane nella sua fase di START-UP.

Arturo Di Corinto Dip.to per la digitalizzazione e la semplificazione Presidenza del Consiglio La vicenda dell’AGCOM merita molta attenzione perché un’autorità di regolazione così importante dora in avanti dovrà occuparsi delle regole per applicare le sanzioni relative alle violazioni vere o presunte del diritto d’autore. Il fatto che l’AGCOM si occupi di stabilire un regolamento che definisca le azioni che si possono intraprendere per tutelare il diritto di autore è una cosa per me non sta ne in cielo ne in terra. In punta di diritto c’è qualcuno che sostiene che lo possono fare. Ma ci sono altrettanti costituzionalisti che dicono che non si può fare questa cosa. Di fronte ad un tema così importante ritengo che vada investito il parlamento che, ascoltando la società quindi non solo gli interessi organizzati ma anche i singoli cittadini, gli esperti e tanti altri gruppi formali ed informali che si occupano di queste tematiche, possa arrivare a formulare una proposta che accontenti tutti. In particolare io penso sia ora di fare un serio ragionamento sulle forme alternative di tutela del diritto di autore, perché l’impalcatura che oggi tutela il diritto di autore non regge più, è vecchia, è antica. La legge 633 del 1941 (Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio) è stata nel corso del tempo ampiamente modificata (a oggi nei suoi due terzi l’ultima stesura è del 9 febbraio 2008) tuttavia è da considerarsi una legge non al passo con l’evoluzione tecnologica e con la necessità per le imprese e gli autori di aggiornare i modelli di business sui quali è basata la remunerazione del loro lavoro. Poi, troppo spesso nelle commissioni di inchiesta o nelle autorità di regolazione siedono delle persone che hanno degli interessi diretti rispetto alla materia di cui si occupano. Ad esempio all’AGCOM (che vigila sulla televisione italiana per assicurare il pluralismo e impedire che si formino posizioni dominanti) siede un commissario, l’on. Antonio

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Martusciello, che evidentemente è li a fare gli interessi dell’on. Berlusconi occupandosi di temi che sono fondamentali per la democrazia. Per esempio l’uso delle frequenze di radiodifussione dell’etere che sono un bene scarso ed appartengono a tutti i cittadini. L’on. Martusciello che nel 1994 ha fondato il primo club di Forza Italia a Napoli, che è stato parlamentare PDL, sottosegretario in tre legislature Berlusconi, può fare il commissario dentro un’autorità che si deve occupare degli interessi di colui che lo ha fatto eleggere?? Semplicemente no. Allora ci vuole un meccanismo di trasparenza e dei criteri per individuare in maniera indipendente coloro che devono andare a regolare materie tanto delicate. In particolare l’AGCOM, che grazie all’ultima riforma è passata da 9 a 5 consiglieri, presidente incluso che viene eletto dal Governo mentre i 4 commissari vengono eletti dal Parlamento (Camera e Senato), questi soggetti devono essere scelti in base a criteri di autorità e indipendenza anche politica. Ricordo che il commissario dimissionario Innocenzi è diventato famoso per aver telefonato al Direttore Generale dell’AGCOM

Roberto Viola dicendogli: “Ma che state a fa’? Dovete fermare Santoro sul caso Mills”. Non è possibile continuare così. Questo era il riflesso del conflitto di interesse. Questa è una materia delicata che ha a che fare con la democrazia da una parte (pluralismo dell’informazione, il diritto alla libertà di comunicare) e con l’economia dall’altra. Questo sistema ha strangolato la competizione e la concorrenza nel nostro paese. Sarà difficile eliminare questi problemi perché il nostro paese è comunque il paese dei Guelfi e dei Ghibellini, o stai da una parte o stai dall’altra. Sembra non si possa avere una posizione argomentata e ragionevole. In un paese fatto di Clan, conventicole, famiglie anzi caratterizzato dal familismo amorale ci saranno sempre le solite famiglie della buona borghesia o dell’aristocrazia, in un momento in cui i partiti non hanno più la capacità di mobilitare le forze sociali ma anche di far elevare i singoli soggetti che quando vengono da famiglie normali, oneste, lavoratrici, non sono più capaci di scalare la società perché i partiti e l’istruzione non bastano più per fare questo, rimaniamo in una situazione dove

contano sempre i soliti noti, i soliti potenti, le grandi famiglie, coloro che hanno accumulato a detrimento dei cittadini dei grandi patrimoni e hanno creato dei circuiti di interesse molto forti con banche imprese ecc. Io temo ad esempio che ormai si scelgano le persone che vanno in parlamento come nelle autorità in base ai legami familiari. E’ accaduto con Marianna Madia quando Walter Veltroni l’ha candidata in parlamento, potrebbe accadere con il prossimo presidente dell’Autorità Garante della Privacy perché magari costui ha sposato la figlia di un grande notabile italiano. È proprio questo modo di fare che ha gettato il nostro paese in una crisi economica spaventosa. Quando parliamo di democrazia dell’informazione stiamo parlando della rappresentazioni di interessi. Tutto i nostro paese tutta la nostra società non è rappresentata. Vengono rappresentati sempre i soliti noti e non essendoci degli editori puri, tranne uno o due forse, la situazione è tale per cui gli strumenti di comunicazione di massa fanno gli interessi di questo o di quello. Questo non è più accettabile.

“Tv fai-da-web” premiazione Uno degli ultimi atti di Meeting Punto it è stata la premiazione del Contest “Tv fai-da-web”, promosso dalla cattedra di semiotica dei nuovi media dell’Università di Bologna, da Altratv.Tv e da Studio28TV, con il sostegno della Fondazione Cariplo. Con la motivazione: “Contributi snackprogram che raccontano e demistificano con grande ironia la quotidianità lavorativa. Storie che tutti, almeno una volta, abbiamo vissuto”, ha vinto il premio di 1.000 euro per il miglior format già realizzato MacchéTv (Milano) con l’ironica web-series che affronta la quotidianità lavorativa “Lo schia-

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vetto”. Il contributo di 2.000 euro come miglior format da realizzare è stato assegnato a Fuori Tv (Modena) con “Indovina chi viene a cena?”. Format molto promettente che utilizza il cibo e le sue preparazioni come occasione per stimolare il confronto tra differenti culture. Una sorta di docureality che vede un protagonista italiano accolto da una famiglia straniera con la quale interagirà durante vari momenti della giornata, durante la spesa e la preparazione dei pasti imparando nuove ricette e creando l’occasione per conoscere non solo il vissuto quotidiano, ma anche le tradizioni, gli usi e i costumi attraverso “l’intimità” della cucina.

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PRODUCT SHOWCASE

Soluzioni per il Webcasting

NewTek volta pagina SVELATA LA PROSSIMA GENERAZIONE DEI SISTEMI PRODUZIONE LIVE CON LE NUOVE SOLUZIONI TRICASTER È un dato di fatto che la distribuzione di contenuti in questi ultimi anni abbia superato nuove frontiere, ulteriori vie di comunicazione si sono rese disponibili offrendo ai produttori di contenuti audio-visivi nuove opportunità di business. Il più importante di questi nuovi canali è indubbiamente il Web, lo streaming video ha cambiato e cambierà in modo drammatico lo scenario del mercato dell'offerta audio-visiva. La distribuzione di contenuti video via internet raggiunge un pubblico più ampio, non ha barriere geografiche e, soprattutto supera i limiti della tv lineare offrendo inoltre un formidabile canale di ritorno col quale mantenere un contatto attivo con i fruitori dei contenuti.

Web da subito Fin dagli inizi il TriCaster è stato pensato come strumento di produzione per il web, un sistema integrato, “all in one”, che rinchiude in se tutti gli strumenti presenti in una regia televisiva, capace di soddisfare le esigenze di tutti coloro che vogliono essere competitivi, dalla grande emittente televisiva alla web tv. L'evoluzione del prodotto TriCaster ha raggiunto una sofisticazione estrema, gli ultimi prodotti presentati nel 2012 racchiudono funzionalità avveniristiche: Il TriCaster 455 ed 855 offrono tutti gli strumenti necessari per la produzione broadcast HD racchiusi in un sistema compatto che integra un completo sistema di studo virtuale multi canale, la tecnologia ISO Recording, per la registrazione isolata delle fonti con supporto nativo del formato Quicktime, il supporto delle fonti AirPlay e molto altro ancora. Il TriCaster 8000 è un sistema straordinario, oltre ad offrire tutte le funzionalità dei modelli 455 ed 855 integra inoltre, 8 Ingressi HD/SD ed integrazione con Router esterni

per l'espansione del numero degli ingressi, 8 M/E bus, Set Virtuali multi livello, macro, hot spot, integrazione con i social media, tecnologia ISO Recording, Effetti di warping e molto altro.

Bella gamma Con questi modelli la NewTek ha concentrato i propri sforzi per offrire degli strumenti competitivi nel settore Broadcast, ma ha dedicato una gran parte delle proprie risorse per sviluppare un nuovo sistema dedicato al mondo del webcasting; il TriCaster 40 TriCaster 40 è la risposta all'esigenza di tutta quella enorme area di produzione sul web; un sistema completo, compatto, affidabile e con un prezzo estremamente aggressivo. Era l'anello mancante, un prodotto entry level ma con tutte le funzionalità dei fratelli maggiori: 4 Ingressi analogici SD/HD, Tiolatrice, Players multi mediali, Set Virtuali ed un motore di streaming che supporta i formati Windows Media e Adobe Flash ed una serie di plug-in per l'integrazione con le più popolari piattaforme di distribuzione sul web. Tutta la gamma TriCaster è stata pensata come strumento di produzione innovativo e competitivo, la competitività del prodotto

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non deriva solo dal suo prezzo, ma soprattutto dall'integrazione degli strumenti in esso contenuto. Il mondo della produzione televisiva ci aveva abituati ad ingenti investimenti tecnologici, hardware estremamente specializzato per soddisfare workflow specifici e poco flessibili; ambienti dove gli operatori dovessero avere competenze verticali. Questo modello produttivo è sempre stato caratterizzato da scarsa flessibilità e costi elevati. Oggi molte cose sono cambiate, bisogna realizzare più contenuti abbattendo i costi di produzione, la produzione televisiva è sempre meno compatibile con gli investimenti tecnologici ed i modelli di produzione del passato. Da queste esigenze deriva il successo del TriCaster, pochi operatori competenti sono in grado di realizzare un prodotto che con una regia tradizionale richiederebbe il doppio od il triplo del personale. Oggi abbiamo un'offerta completa, dalla piccola Web Tv al grande Broadcaster, una fascia di prezzi da 4.995 a 35.995 Euro , tutti i nostri clienti sono in grado di realizzare il proprio contenuto video con la qualità, la flessibilità e l'affidabilità di TriCaster.

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Internet Radio Mobile

I produttori di elettronica ed i costruttori di auto abbracciano il mondo Internet di Leslie Stimson LAS VEGAS. FINO A NON MOLTO TEMPO FA, IL VERO CENTRO DELL'ATTENZIONE PER LE RADIO NEL MERCATO DELL'ELETTRONICA CONSUMER ERA LA RADIO VIA SATELLITE Ora come ora il nuovo protagonista è la radio via Internet e Pandora è il nome più conosciuto fra tutti i produttori e i rivenditori di elettronica di consumo. Pandora internet radio è un servizio di radio on-line, nato negli Stati Uniti, nato Tim Westergren, dal Music Genome Project. Cuore del sistema è fondatore di Pandora un sito web che permette agli utenti di creare delle stazioni radio virtuali partendo dall'inserimento di un brano o di un artista che sia gradito all'utilizzatore. Il satellite, un passo in avanti rispetto alla radio tradizionale, segue un sistema sfrutta un algoritmo creato appositamente dal Music Genome modello simile, che era naturale associare al concetto di Project per cercare brani simili a quello segnalato dall'utente, e quindi “Broadcasting”. Pandora invece offre ad ogni singolo utente un proproporre brani che (secondo i risultati dell'algoritmo) piacciano all'agramma di musica calibrato sui suoi gusti. “Pensiamo proprio che scoltatore. questa sia la radio del futuro”. Al Consumer Electronics Show questa tendenza si era vista molto Seguendo gli interessi dei consumatori, un numero sempre crescente chiaramente. Le radio tradizionali sembravano davvero trascurate in di case automobilistiche e produttori di ricevitori si stanno muovendo mezzo a tutte le nuove apparecchiature presentate al CES, dove le per offrire un qualche tipo di radio via Internet direttamente sulle categorie di maggiore richiamo includevano anche le televisioni 3D e automobili. ”Il nostro obiettivo è rendere familiari i nostri prodotti ai un esercito di decine di nuovi modelli di tablet PC. consumatori e farli entrare nella loro vita di tutti giorni”, questa è la Il settore delle radio via Internet è sicuramente in crescita e le applicaprospettiva che Robert Coyle, National trainer di Pioneer Electronics zioni di maggior interesse sono sicuramente quelle che possono garanha confidato. “L'automobile che guidi è un estensione della tua casa”. tire la connettività per la radio via Internet anche in auto. Secondo Coyle, già da tempo i consumatori richiedevano la connettività Internet anche sulle auto. “Pensiamo che Pandora sia destinato ad In tutte le automobili? un sicuro successo. Pensiamo che sarà sua la parte del leone”. Così Non è ancora arrivato il momento in cui sarà possibile comprare Keith Lehmann, senior vice President della divisione Car Electronics un'automobile che abbia fra le proprie dotazioni di serie la possibilità di Kenwood USA ha inquadrato Pandora come il nuovo trend di di connettersi al sistema Pandora o con qualche altro servizio di mercato. Internet radio. Ma i tecnici con la vista lunga sanno che quel giorno è È sempre maggiore il numero di case automobilistiche che offrono la molto vicino e che la grande industria dovrà prestare molta attenzione. connettività di Pandora sulle proprie automobili. Le maggiori case I dirigenti di Pandora dichiarano senza alcuna remorache il loro obietcome Ford, GM, Mercedes, Bmw e Mini hanno studiato sistemi per tivo è diventare la piattaforma principale per l'intrattenimento musiconnettere all'automobile , a sua volta connesso ad internet, e percale nelle automobili di ogni casa automobilistica. “Pandora sta ridefimettere all'utente di controllare il sistema radio direttamente da un nendo il concetto di radio nel attuale mondo sempre più connesso ad display posizionato sul cruscotto. Internet” ha affermato Jessica Steel, vicepresidente esecutivo, in una conferenza sulla connettività in mobilità. L'offerta di Ford è ancora più completa grazie all'originale sistema La radio tradizionale, quella che tutti conosciamo, si basa su un Sync, che già comprende le bande AM/FM, la radio via satellite, la modello composto da una singola stazione con una singola antenna radio in alta definizione, e la connettività con Pandora. Da poco che poteva raggiungere molti utenti con il medesimo segnale; anche il Toyota sta promuovendo il suo Entune, un sistema che utilizza uno

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smartphone per la connessione Internet e permette di ricevere Pandora e anche “iheartradio” (gioco di parole a metà fra “io ascolto la radio” e “la radio è nel mio cuore”), un servizio di straming cui aderiscono più di 750 stazioni radio negli Stati Uniti, gestito dall’emittente Clear Channel. “I nostri clienti ci chiedono Pandora, o comunque qualcosa di simile, proprio come qualche anno fa chiedevano di avere a disposizione una connessione USB per i loro iPod”, è il commento di Jim Pisz, direttore corporate per lo sviluppo delle tecnologie avanzate di Toyota Motor Sales USA. Le case automobilistiche e i produttori di ricevitori devono rendere l'utilizzo di Pandora il più semplice e veloce possibile per riuscire a ridurre al minimo ogni possibile distrazione del guidatore. Secondo Toyota, lo sforzo mentale che fa il guidatore per concentrarsi sullo schermo del cruscotto allo scopo di gestire le impostazioni della sua radio Internet dura per tre o quattro secondi ed è considerato addirittura eccessivo. Per questo motivo Toyota propone il sistema Entune, che riproduce le schermate che ognuno di noi è abituato a visualizzare sul Web. Va sottolineato che Toyota non ha fatto nessun tentativo di adeguare le schermate dei programmi utilizzati allo stile Toyota. E chi conosce i giapponesi ben comprende la portata ed il significato di questa scelta. In casa Ford, il modello 2012 della Ford Fiesta può effettuare lo streaming di Pandora con opportune applicazioni per gli smartphone e utilizzare comandi vocali per gestire l'intera interfaccia. Anche il modello 2012 della Ford Mustang seguirà questa strada. La Mini ha già inserito il supporto per le applicazioni Pandora su iPhone nel suo sistema in-car Connect. Nuove tecnologie porteranno nuovi introiti alle case automobilistiche. Ford ha riconosciuto che mediamente il costo delle sue automobili è cresciuto di 4.000 dollari negli ultimi due anni (circa 2.800 euro), e che questo incremento è dovuto sì a migliorie meccaniche e alla migliore qualità dei suoi prodotti, ma allo stesso modo anche alla presenza del sistema Sync. Secondo la rivista Automotive News, Ford sta investendo in tutte quelle tecnologie che permetteranno di avere un'automobile sempre più connessa, come ad esempio sistemi di intrattenimento, navigatori, telefoni cellulari connessi al Web e tecnologie Wi-Fi.

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Un esempio di successo Intanto Pandora può contare su 75 milioni di utenti registrati negli Stati Uniti e afferma di rappresentare il 50% degli ascolti nel panorama delle radio via Internet. Ancora secondo Jessica Steel, la metà degli utenti di Pandora si collega in mobilità. L’anno scorso Pandora ha creato al suo interno il settore dei “Mobile and Emerging Media” e con questo ha messo in chiaro di essere un forte concorrente per le radio tradizionali, e che il suo interesse non è limitato a computer e cruscotti di automobili, ma potrebbe indirizzarsi anche verso piccoli schermi. Pandora è ora presente in più di 200 apparecchiature elettroniche domestiche. “Il collegamento tra uno smartphone e Pandora deve essere assolutamente lineare e senza intoppi, esattamente come accendere e ascoltare la radio”. La Ford Mustang utilizza un AppLink per connettersi a Pandora. Il fondatore di Pandora, Tim Westergren, seduto proprio in una Mustang, ha commentato al Los Angeles Times che l'uso di una app per connettere i cellulari ai ricevitori installati sulle auto per ascoltare musica dalle radio via Internet è qualcosa che ha cambiato completamente lo scenario in cui si muove Pandora. “Pandora ha ormai raggiunto quella che si chiama “la massa critica”. Il nostro modo di trasmettere musica personalizzata per ogni singolo utente vuole essere presente in ogni automobile e in ogni telefono cellulare”. Per portare una radio via Internet sulla propria automobile è ancora necessario fare un piccolo passo intermedio, come per esempio connettere uno smartphone con un cavo USB oppure con una connessione Bluetooth; una volta effettuata la connessione, non è più necessario utilizzare il telefono dal momento che tutti i comandi sono disponibili sulla nostra cara vecchia autoradio. È molto probabile che il prossimo passo sarà integrare direttamente le radio Internet come Pandora o altri servizi simili sulle automobili, in modo da non aver bisogno di telefoni cellulari. Non è ancora chiaro se e come le case automobilistiche stiano già pensando a queste soluzioni. Fabbricanti come Alpine, stanno sicuramente pensando ad offrire altri servizi oltre alla musica fornita da Pandora oppure da Rhapsody Internet radio: tra gli obiettivi più ambiti, troviamo sicuramente servizi giornalistici e trasmissioni sportive. Allo stato attuale però le autoradio disponibili, che siano inserite come primo equipaggiamento delle

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stesse case automobilistiche, oppure prodotte dalle marche più conosciute, sono ancora flessibili: la radio via Internet non dispone ancora di un tasto specifico a lei dedicato, ma rimane semplicemente una delle molte scelte di un menù del display. Diverse marche di ricevitori hanno migliorato la loro offerta sui servizi Pandora. Sony e JVC hanno pensato ad apparecchiature capaci di controllare Pandora oppure iheartradio attraverso applicazioni per iPhone. Allo stesso modo, Kenwood ha ampliato la propria gamma di modelli che supportano Pandora con applicazioni per iPhone e passerà da due a nove modelli

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sul mercato per il 2011. Anche Pioneer mette a disposizione nuovi modelli compatibili con Pandora, mentre il listino di Alpine ne offre quattro.

Attenzione! Case automobilistiche e produttori di autoradio stanno sviluppando sempre più velocemente la tecnologia della connettività per le automobili; è ovvio che le radio tradizionali devono considerare con attenzione i nuovi concorrenti che si affacciano sul mercato. “Non ci siamo ancora, ma ci stiamo sempre più avvicinando a un servizio in banda larga diffuso su tutto il territorio. È il caso di preoccuparsi”, questa l'opinione del vicepresidente del settore radio di Greater Media, Milford Smith. Comunque è ancora tutto da decidere: non si sa ancora se il miglioramento della connettività Internet sul automobili possa estromettere in parte o del tutto le radio tradizionali. Una volta era radio l'unica presenza sui ricevitori. Adesso, l'opinione comune degli esperti del settore è che la radio è soltanto una delle molte possibilità di intrattenimento sonoro sull'automobile. I produttori di auto comunque non riescono ancora ad immaginarsi un momento in cui le trasmissioni tradizionali in banda AM/FM scompariranno dalle nostre autoradio. È però pur vero che i nuovi modelli, con la loro offerta di trasmissioni diverse dalla radio tradizionale, ne limitano l'interesse. La radio come la conoscevamo perde la sua posizione centrale nell'automobile, e di conseguenza le stazioni radio commerciali dovranno rivedere sostanzialmente i loro schemi. Non tutti però sono così pessimisti sul futuro della radio tradizionale. Le compagnie di telecomunicazione cellulare stanno mettendo dei limiti alla larghezza di banda che i clienti possono utilizzare, e stanno a mano a mano eliminando i piani tariffari che offrono una larghezza di banda illimitata. Questi vincoli faranno in modo che solo un numero ristretto di utenti vorranno utilizzare le radio via Internet, che a questo punto diventeranno un servizio a caro prezzo, sulla loro automobile. Persino gli esperti di elettronica di consumo, durante un dibattito sulla connettività in mobilità, non sono riusciti a darci una risposta su chi potrebbe pagare per tutta la larghezza di banda necessaria se ognuno volesse utilizzare ricevitori Internet in automobile. Un

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tecnico radio ha detto che il momento di verificare i 75 milioni di utenti di Pandora. ” 75 milioni sono gli utenti registrati, ma quanti di questi realmente sono ascoltatori fedeli?” La radio via Internet non è solo un tema per le auto. Sono stati presentati anche diversi modelli di apparecchi radio domestici, come per esempio quelli diGrace, Livio, Pure e Sherwood. Veniamo ora ad una ampia carrellata sui sistemi più interessanti per il mercato della radio via Internet.

Sistemi Multimediali Entune: il nuovo sistema multimediale di Toyota, secondo quanto dice la casa stessa, offre servizi di intrattenimento, navigazione e informazione completamente integrati e aggiornabili in ogni momento. Il sistema Entune include Pandora, XM, iheartradio e HD Radio; è il concorrente diretto del sistema Ford Sync. Gli utenti possono accedere a contenuti e servizi personalizzati semplicemente scaricando l'applicazione per telefoni cellulari e utilizzando un telefono dotato di connessione Bluetooth su un veicolo Toyota. Tra le varie applicazioni disponibili ci sono il motore di ricerca Bing, le radio Internet iheartradio e Pandora, e sistemi per prenotare i biglietti del cinema (MovieTickets.com) oppure un tavolo al ristorante in centinaia di località degli Stati Uniti (Open Table. Com). Sono a disposizione anche servizi come informazioni sul traffico, prezzi dei carburanti, informazioni di borsa, sul tempo, e i risultati sportivi. Il sistema di Toyota include anche dei supporti che consentono il”read-back” e le possibilità di ripetere messaggi di testo. Toyota ci ha confermato che le impostazioni di Entune possono essere aggiornate con nuove versioni software trasmesse “over the air”. Entune sarà disponibile come optional su alcuni modelli entro quest'anno. Ford: sulla Ford Fiesta modello 2012 è già possibile ricevere Pandora

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per mezzo di applicazioni per smartphone, e sarà possibile controllare il tutto con comando vocale. I futuri proprietari della Mustang 2012 saranno i prossimi a utilizzare il Sync AppLink, un software applicativo che consente agli utenti di Sync di utilizzare il controllo vocale delle applicazioni per smartphone. Ford ha già messo a disposizione AppLink (scaricabile dal sito www.syncmyride.com) dei proprietari di Fiesta 2011 da cui si possono ascoltare tanto Pandora (per la musica) che altre radio via Internet per le notizie, quanto anche di servizi di social networking. Aggiungendo AppLink direttamente in fabbrica anche alla Mustang, Ford dimostra la sua intenzione di proseguire sulla strada della connettività mobile avanzata in un numero sempre maggiore di modelli. Secondo diversi studi utilizzati da Ford, il 46% degli adulti che usano uno smartphone ha caricate delle apps, e almeno il 36% di questi usa le stesse apps nel tragitto da e per il lavoro.

Autoradio per Internet Alpine: il produttore di autoradio, che aveva in catalogo un solo modello capace di controllare Pandora, ha presentato altri tre modelli con le stesse funzionalità. Queste autoradio possono controllare varie funzioni di Pandora e permettono anche di creare stazioni personalizzate. Tra i modelli compatibili con Pandora si segnala il iDA-X305S, del 2010, del prezzo di 399 dollari (circa 280 Euro). L'apparecchio più economico è il modello CDE-122, autoradio e lettore CD a 180 dollari (circa 125 Euro). JVC: la casa giapponese ha annunciato quattro nuovi modelli che possono controllare Pandora da un iPhone collegato via USB. I prezzi oscillano tra 179 e 219 dollari della serie base (da 125 a 150 Euro circa) da 189 a 269 dollari (da 130 a 185 Euro circa) della serie Arsenal. Kenwood: lo scorso anno Kenwood aveva presentato due modelli di autoradio che potevano controllare Pandora attraverso un'applicazione per iPhone; quest'anno i modelli compatibili con Pandora sono nove,

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di cui cinque sono sistemi multimedia integrati, due sono sistemi con lettore CD e gli ultimi due sono semplici autoradio. Uno dei nuovi modelli è l'autoradio lettore CD della serie Excelon, il modello KDCX995, fornito di un display a cristalli liquidi che può visualizzare cinque o, per una migliore facilità di lettura, tre righe. Questo modello è disponibile da marzo ad un prezzo di 380 dollari (260 Euro circa). Un'altro modello compatibile con Pandora è il sistema digitale KIV701, dotato di schermo a colori da tre pollici e con la possibilità di riprodurre file video e audio per iPod, iPhone e iTouch. Il suo costo è di 450 dollari (310 Euro circa), ed è disponibile da aprile. Livio radio: la compagnia di Internet radio con sede nel Michigan ha presentato due nuovi dispositivi per la ricezione di radio Internet in automobile. Il nuovo trasmettitore Fm di Livio, dall'esotico nome di Carmen, include una quantità di funzioni pensate per soddisfare gli utenti più smaliziati che vogliono ascoltare musica scaricata da internet direttamente sulla propria auto oppure (chi può) sulla propria barca. Il software a corredo di Carmen, protetto da brevetto, si avvia automaticamente quando l'utente collega il trasmettitore al suo PC o Mac, e inizia a registrare la programmazione musicale per poterla riproporre in un secondo momento. La stessa casa propone un CarKit Bluetooth per la Internet Radio, con la quale gli ascoltatori possono utilizzare un'apposita app per ricevere 45000 stazioni radio, tra cui quelle via internet NPR e Pandora. Il kit funziona anche come viva-voce bluetooth. “Il 2011 ci ha visti concentrati sugli apparecchi per autoveicoli” afferma Jack Sigal, il CEO e fondatore di Livio Radio. “il 48% degli utenti di telefonia mobile sprovvisti di smartphone prevedono di passare a uno di questi dispositivi entro quest'anno. Possiamo aspettarci quindi un forte mercato per le nostre apparecchiature” Pioneer: per quanto riguarda Pioneer, sono 9 i modelli integrati che

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offrono lo streaming di Pandora ed la possibilità di controllo attraverso un iPhone opportunamente connesso. Questa linea di prodotti dispone di 2 modelli con cd player integrato, 3 modelli con sistemi audio/video, 2 modelli con navigatore integrato e infine 2 modelli equipaggiati con digital media player. Pandora viene integrato per la prima volta sulla linea dei riproduttori CD, sui modelli DEH6300UB, e DEH-8300UB. Gli utenti possono vedere e selezionare le stazioni radio di Pandora registrate sul proprio account direttamente sul lettore CD, tramite la connessione con un iPhone. Questi due modelli sono già disponibili al prezzo di 150 e 180 dollari rispettivamente (100 e 125 Euro circa). Aha radio: oltre a Pandora, Pioneer ha integrato un secondo servizio radio via Internet, Aha Radio, nei suoi due sistemi di navigazione AVIC-X390BT e AVICZ130BT, che saranno disponibili a partire da marzo con un prezzo consigliato di 800 e 1200 dollari rispettivamente (550 e 830 Euro circa). L'applicazione gratuita per iPhone “Aha Radio Mobile” consente di ascoltare le condizioni del traffico e gli aggiornamenti su Facebook e Twitter; si possono anche ascoltare podcast e accedere ad altri serviziInternet, come le applicazioni gestite dal sito YELP, che negli Stati Uniti fornisce le indicazioni stradali e le recensioni degli esercizi commerciali, ad esempio ristoranti, nelle vicinanze. Asteroid: Parrot ha presentato il suo nuovo sistema Asteroid, che permette ai conducenti di auto di effettuare chiamate in viva voce, ascoltare musica da vari supporti, come chiavette USB, iPhone/iPod, lettori MP3, schede SD e Stazioni radio via WEB che dispongono di connettività 3G, e collegarsi al GPS oppure a Internet. Questo ricevitore da installare sulle automobili, utilizza il sistema operativo Android e le relative apps. Con Asteroid è possibile anche scambiarsi file di musica

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Internet Radio Mobile con un telefono cellulare attraverso una connessione Bluetooth. Asteroid sarà commercializzato da Parrot in Europa nel primo quadrimestre del 2011, e negli Stati Uniti nel secondo quadrimestre, con prezzi ancora da definire. Sony: sono due gli apparecchi di questa casa che consentono di utilizzare le funzionalità di Pandora tramite iPhone, e relativa applicazione, collegato su porta USB; possono essere anche utilizzati i BlackBerry oppure un generico smartphone Android purché dotati di connessione Bluetooth: una unità per radio via satellite e una unità per HD-radio.

Internet radio domestiche Pure: questa compagnia britannica ha lanciato sul mercato statunitense apparecchi per la ricezione radio via Internet ed ha ampliato la sua gamma con apparecchi Wi-Fi. Contour, è equipaggiato con un dock per iPhone e dispone di uscite audio così da consentire agli utilizzatori di guardare video che provengono dal loro iPhone o iPod direttamente sulla tv di casa. Il prezzo di Contour parte da 299 dollari (210 Euro circa). One Flow è un apparecchio portatile con un'autonomia fino a 20 ore di ascolto (a condizione che venga usato con l'apposita batteria ricaricabile ChargePak, fornita come optional). Da segnalare anche il dock i-20 per iPod/iPhone. Questa azienda ha anche un servizio di musica

“cloud-based”, Flow Songs. Con questo sistema si possono comprare canzoni da apparecchiature dotate del sistema Flow, per esempio Contour e One Flow. Gli utenti possono individuare una canzone sulla stazione radio di Internet o sulla stazione radio Fm e successivamente comprare quella canzone, tramite la loro radio Wi-Fi. Grace: un modello di radio Internet di questa casa dispone di un display a colori di tre pollici e mezzo, e di una modalità party mode che permette di avere la stessa programmazione anche a casa. L'unità può essere controllata da applicazioni dedicate caricate su iPhone /iPodTouches e anche sui telefoni con sistema operativo android. Le stazioni Internet supportate dalla radio comprendono Pandora, Rhapsody, Sirius Internet Radio, Live 365, iheartradio, e molti altri servizi. Sherwood: questo produttore di ricevitori per radio via Internet ha creato il nuovo iNet20. un apparecchio docking per iPhone e iPod che permette di collegarsi alle stazioni Pandora e Rhapsody, ma può funzgere anche da sveglia e da cornice digitale per foto.

CI POTREBBE INTERESSARE Grooveshark Livio: il servizio di musica on demand Grooveshark e la società per la produzione di programmi radio via Internet Livio, sono diventate socie per la progettazione e la costruzione di apparecchiature per la ricezione della musica in automobile. Livio aggiunge Grooveshark ai suoi prodotti: “il nostro obiettivo è portare la musica di Grooveshark nelle case e sulle automobili con il minimo sforzo” afferma Jake Sigal, il fondatore e Amministratore Delegato di Livio Radio. Livio e Grooveshark hanno intanto proposto un prototipo che si può collegare alla presa dell'accendisigari; questo prototipo dovrebbe permettere agli automobilisti di ascoltare le canzoni di Grooveshark dalla loro automobile. Grooveshark, cresciuto in Florida, è stato fondato nel 2006 da Sam Tarantino e George Greenberg; questi ultimi, parlando di se, si sono descritti come ”due ragazzi che cercavano di fare un buon servizio al mondo, offrendo musica on demand sul maggior numero di apparecchi possibili”. Originalità americane a parte, la compagnia afferma in ogni caso che il suo sito, listen.grooveshark,com, ha 20 milioni di contatti nuovi al mese e un archivio di 7 milioni di brani.

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FOCUS

Broadcast e Webcast

Dalla User Experience alla Viewing Experience Di Susan Ashworth San Francisco, California I broadcasters si avvicinano ai social media: il ruolo delle applicazioni second screen Ci siamo, finalmente il bivio: fino ad ora, i due contendenti si erano guardati senza mai prendersi realmente in considerazione, come se ci potesse essere una zona d’ombra nel panorama del broadcasting. In un angolo, la vecchia guardia, il broadcasting tradizionale, potente e di lungo corso; e nell’angolo opposto, quell’indefinibile contesto dai contorni aleatori all’interno del quale si muovono i social media, forse talvolta anche in modo arrogante. La sinergia di questi due diversissimi modi di guardare il broadcast potrebbe realizzare uno dei sogni che l’industria professionale del video insegue da tanti anni: collegarsi, e ricollegarsi, e ricollegarsi, con lo spettatore. Non mollarlo mai. Le possibilità che offrono i social media, dal raccogliere semplicemente le opinioni, verificare il reale gradimento, creare o consolidare il legame con una particolare emittente, sono sicuramente considerate con il massimo interesse da parte di tutti i broadcasters. “Il broadcasting tradizionale paga un cronico distacco dall’audience: il rilevamento dell’audience, e gli indici di gradimento sono strumenti che cercano di recuperare in qualche modo questo distacco” spiega Roger Keating, senior vice president dei media digitali di Hearst Television.”La visione dei nostri programmi è un fatto che avviene all’interno di una sfera strettamente privata: non abbiamo modo di vedere le reazioni della gente rispetto ai nostri programmi. Sono quin-

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di i social media, opportunamente guidati, a poter colmare questo vuoto; e, forse, a poter cambiare tutto. Ogni episodio di una serie, ogni puntata di un programma, ogni notiziario possono essere trasformati in un gruppo di discussione. Possiamo conoscere all’istante il gradimento dello show, quale parte sia la più accattivante, entusiasmante. E questo non può che aiutarci a diventare dei programmatori che riescono ad incontrare meglio i gusti dell’audience.” Inizialmente, i broadcaster non vedevano di buon occhio quello che è stato chiamato il “second screen”, cui appartiene anche tutto l’ambiente dei social media. Poco a poco però, emittenti nazionali e piccole stazioni locali, network via satellite o via cavo,si sono progressivamente avvicinate a questo mondo. L’abbinamento di social media e broadcast tradizionale ha consentito alle emittenti di creare qualcosa di nuovo: far crescere l’attesa per il debutto di un nuovo show, scambiare informazioni con i telespettatori, stimolare la curiosità riguardo ai nuovi programmi e conoscere gli interessi dell’audience.

Fidelizzare l’audience Diverse aziende che producono apparati per il broadcast hanno creato degli strumenti in grado di far incontrare il mondo del broadcast con quello dei social media. Tanto per fare un esempio, Miranda, sulla base del suo sistema Vertigo XG, ha combinato la tecnologia per effetti grafici delle trasmissioni tradizionali con un software particolare(sviluppato da Quest Research & Development) che consente di trasmettere in diretta i messaggi degli spettatori. Con questo apparato, le stazioni televisive possono utilizzare dei modelli definiti in precedenza per poter trasmettere i feed di Tweeter sullo schermo; ovviamente si può mettere in onda anche grafica tradizionale, ed i messaggi provenienti dai social network possono essere filtrati e moderati, in modo da non trasmettere contenuti offensivi o inappropriati. Boromy Ung è il market segment manager di Miranda a Montreal, ed

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il suo commento è semplice: ”Con i social media è ora possibile offrire una vera interazione tra conduttori, ospiti e spettatori, che, potendo esprimere direttamente delle opinioni che verranno considerate o trasmesse, si sentono molto più coinvolti nella trasmissione stessa”. Aumentare il gradimento di una trasmissione coinvolgendo direttamente gli spettatori: questo è uno degli obiettivi primari di molte nuove tecnologie che stanno facendo capolino sul mercato. The Weather Channel è una stazione che si sta impegnando molto sull’integrazione dei social network nelle trasmissioni: ha già creato un vero e proprio portale per i social media all’interno del suo sistema ESP:LIVE per gli allerta meteo,e si appoggia alle soluzioni grafiche per le previsioni sviluppate da Fusion per aiutare le singole emittenti a integrare le chat dei social media nella loro scaletta quotidiana. “Sicuramente The Weather Channel ha un posto privilegiato nel panorama delle newsroom, un posto che può essere ideale anche per i social media” questa è l’opinione di Bill Boss, vicepresidente della production development per Weather Central. “Perché la nostra posizione è privilegiata? Lo staff delle previsioni metereologiche è sempre impegnato nelle comunità, visitando scuole oppure semplicemente parlando del tempo con dei passanti in strada. Con i social media, il nostro staff può entrare ancora più in contatto con gli spettatori, specialmente quelli più giovani”

È una minaccia? Di sicuro, quando questi strani fenomeni sono iniziati, l’industria televisiva ha pensato che il mondo dei social network fosse una minaccia. Uno studio recente effettuato da Razorfish, una società di marketing ”born digital” e Yahoo stima che circa l’80% degli spettatori del

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giorno d’oggi sono “mobile multitasking”, cioè stanno davanti al loro televisore con un altro apparecchio in mano, smartphone o tablet che sia. È un dato che fa crescere la preoccupazione delle emittenti riguardo alla “frammentazione” dell’audience. “Tutte le novità, siano esse internet o il video-on-demand, sono viste come delle potenziali minacce, perché moltiplicano le possibilità ed i modi per uno spettatore di gustare il suo contenuto preferito.” dice ancora Ung “Ma è solo un problema di come la tecnologia migliora ed evolve. Adesso infatti i social media non sono più visti come una minaccia, ma come qualcosa in grado di creare nuove opportunità pubblicitarie.” L’anno scorso, il canale Fox ha sviluppato una app del tutto particolare per la sua serie di prima serata “Bones”: con questa app si incoraggiavano gli spettatori a scambiarsi opinioni sul telefilm in diretta. Se l’80 % degli spettatori è impegnato a digitare commenti sul suo tablet mentre comunque cerca di seguire lo sviluppo delle analisi anatomopatologiche di Bones, le emittenti hanno in mano un modo molto efficace e diretto per orientare questi stessi spettatori. ABC ha usato una tattica molto simile con “Grey’s Anatomy”. Questo network ha lavorato in stretta collaborazione con la Nielsen (rilevazioni) ed il suo software Media-Synch Platform, un software che consente ai dispositivi mobili di sincronizzarsi automaticamente con i programmi televisivi mediante segnali audio. L’app sfruttata da ABC consente agli spettatori di soffermarsi su scene particolari, di partecipare a sondaggi e quiz riguardanti lo show, e persino di interagire con le pubblicità trasmesse durante lo show. Anche il mondo dei reality show gode di estrema popolarità. Mark Burnett’s Productions è una delle più grandi case di produzione di

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FOCUS

Broadcast e Webcast reality, ed ha da poco annunciato l’intenzione di creare una collaborazione con ACTV8, una azienda votata alla creazione di software ed app finalizzate a consentire l’interattività tra spettatore e programma televisivo, per costruire app specifiche per i suoi programmi. Questa tendenza sta coinvolgendo anche le televisioni via cavo e via satellite. È dello scorso autunno l’annuncio della collaborazione di Direct TV e Miso (anche in questo caso una compagnia creatrice di una app per la “social television”), collaborazione nata per unire la visione di programmi televisivi ai commenti su social network su dispositivi mobili. E allo stesso modo, anche il sistema di streaming video Universe di AT&T ha stretto collaborazioni con un certo numero di compagnie di social media (tra cui ancora Miso, e TV Foundry) per consentire ai suoi spettatori di condividere i programmi che stanno guardando ed essere sempre collegati a nuovi contenuti.

Connect TV alliance Non ci sono solo le grandi emittenti nazionali, le tv via cavo o via satellite. Per stare al passo con i tempi, e creare un collegamento tra televisione e social media, si stanno anche costituendo piccoli gruppi di emittenti locali. Stacy Jolna, CMO e co-fondatore di ConnecTV, una azienda della Silicon Valley, ha annunciato a novembre di avere in programma questo tipo di connessione in diretta tra rete-televisione, e di aver costituito un’alleanza con dieci emittenti. Questa nuova soluzione sarà dotata di un algoritmo sviluppato proprio da ConnecTV, in grado di utilizzare un segnale audio codificato e inserito nel flusso delle trasmissioni per attivare ed entrare in comunicazione con il dispositivo mobile scelto. Anche in questo caso si tratta di un’esperienza più coinvolgente per lo spettatore: di fianco alla semplice visione del programma si apre per gli utenti la possibilità di interagire con altri spettatori, altri fan che stiano guardando lo stesso programma, e per i broadcaster la possibilità di trasmettere direttamente al mobile sia una serie di contenuti simili sia anche pubblicità collegate al programma in visione. Un esempio può chiarire questo tipo di interazione: se stiamo guar-

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dando Derek Jakter in battuta durante una partita di baseball degli Yankees (oppure, per noi in Italia, Del Piero o Ibraimovich che stanno per calciare un rigore, o Mirco Bergamasco che ha appena segnato una meta, o Tania Cagnotto che sta per tuffarsi dalla piattaforma, NdT), questa applicazione di ConnecTV può presentarci tutte le statistiche riguardanti le sue performances, aggiornate in tempo reale (e reale significa all’ultimissimo momento); ci consentirebbe di twittare o di collegarci a Facebook per scambiare messaggi con gli altri fan; ci consentirebbe di entrare in chat su quello specifico argomento o su altri. Quando lo spettatore si siede davanti alla televisione per guardare un qualsiasi programma, smartphone o tablet in mano, il sistema di ConnecTV collega automaticamente quel dispositivo mobile con il programma. Cosa ci guadagnano poi le emittenti locali? Pubblicità ovviamente. Pubblicità locale. “La crescita e la pervasività dei social media non è più un fenomeno di cui stupirsi, è un fatto innegabile. Quello che ancora deve essere capito e sviluppato è come utilizzare il fenomeno dei social network per migliorare la “TV experience”. La ragione di queste collaborazioni è fondamentalmente riuscire a plasmare lo spazio che i social network ci mettono a disposizione. Che le persone parlino dei nostri programmi è fantastico, e vogliamo partecipare e rendere più facili queste conversazioni. E, se la cosa prende piede, siamo lì per guadagnarci, perché no?” questa l’opinione della Hearst Television, e del suo executive Keating. Tornando a ConnecTV, la spinta che ha fatto unire le forze delle emittenti (e di ConnecTV) è stata sicuramente la percezione che il mondo di smartphone e tablet, e l’universo dei social network, è dotato di un enorme potenziale di crescita e di tutte quelle caratteristiche che possono agganciare lo spettatore sia al mezzo televisivo, sia a tutte le possibilità offerte da internet. “Si è modificato il modo di connettersi,di fare pubblicità. Nel mondo della TV experience del consumatore si è verificata una vera e propria rivoluzione”. Di sicuro, l’ingresso dei social media nel mondo della televisione tradizionale è stata una rivoluzione. Tocca adesso ai broadcaster decidere se è una rivoluzione che interessa, o se i social media debbano rimanere solo dei partecipanti di secondo piano della scena televisiva. A Weather Channel hanno le idee chiare: “I social media sono una forma estremamente efficace per comunicare, e per coinvolgere gli spettatori in una conversazione, qualcosa che non si può più ignorare. Una volta potevi dire che avevi conosciuto un personaggio dello spettacolo se eri riuscito a parlargli a qualche evento, a qualche convention. Ora non è più così. E adesso nessuno può fare finta di non saperlo”.

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