Webcast & Production - Primavera 2013

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Primavera 2013 - Supplemento a Broadcast&Production 1/2013

Editore: NewBay Media Italy Srl - Direttore Responsabile: Andrea Rivetta - Stampatore: Sady Francinetti s.n.c.

Ascoltare le stazioni Internet in movimento

The Web radio is on the Road

CINEMA SUL WEB

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Communication multimédia - Tél. +33 (0)5 57 262 264 TriCaster, TriCaster 455, TriCaster 855, TriCaster 8000 ed il logo TriCaster sono marchi della NewTek, Inc. Copyright © 2012 NewTek, Inc. e 3D Storm. Tutti i diritti riservati, le specifiche del prodotto possono essere soggette a modifiche senza preavviso. Immagine non contrattuale.

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NEWS

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Mi devo preoccupare dell’IPv6? Scegliete la strada che offre agli ascoltatori la migliore esperienza del vostro contenuto di Wayne Pecena All’inizio del 2011 è stata resa nota dai mass media la scarsità di indirizzi del protocollo Internet IPv4, comunemente usato. È avvenuto quando l’Internet Assigned Numbers Authority, l’organismo internazionale che alloca lo spazio degli indirizzi IP, ha esaurito gli indirizzi a disposizione dei cinque Regional Internet Registries, o RIR. L’Asian-Pacific RIR, di conseguenza, non ha più avuto a disposizione nuovi indirizzi IPv4. Negli Stati Uniti, gli osservatori hanno detto che l’American Registry for Internet Numbers (ARIN) poteva esaurire i suoi indirizzi IPv4 anche prima di Gennaio 2013, ma previsioni più ottimistiche citano il 2016. L’IPv6 è stato reso noto al pubblico come la soluzione per ampliare la disponibilità di indirizzi Internet. A volte, la scarsità di indirizzi è stata considerata come una crisi in arrivo per il settore Internet. Può essere vero in qualche caso, ma per molti la “crisi” non esiste. In realtà, la maggioranza delle infrastrutture di rete del Nord America non è pronta per un taglio netto verso una modalità di lavoro esclusivamente IPv6. Parecchie organizzazioni hanno sufficiente disponibilità

di indirizzi IP pubblici o hanno possibilità di assegnarli dinamicamente al loro interno. Ciò crea una situazione secondo cui «l’IPv6 è un possibile argomento futuro, ma non lo è oggi». L’ARIN ha disponibilità di indirizzi IPv4 e le allocazioni vengono fatte in base alle regole di allocazione e utilizzo vigenti. Tuttavia, questa situazione può creare una sensazione di falsa sicurezza. L’industria si concentra sugli indirizzi disponibili, all’interno della rete di un’organizzazione. Ma non sarebbe bene concentrarsi anche sulla considerazione dell’emittente come un fornitore di contenuti e come l’emittente è vista dalla comunità Internet? Da un punto di vista internazionale, le aree di crescita in termini di consumatori di contenuti “da vedere e ascoltare” si svilupperà in un ambiente esclusivamente IPv6. Questo è vero soprattutto nell’area dell’Asia-Pacifico, che sta avendo una crescita massiccia nella domanda di servizi Internet. La crescita sta avvenendo in ambiente esclusivamente IPv6, semplicemente a causa della mancanza di risorse IPv4. Negli Stati Uniti, dato che la gran parte dei blocchi di indirizzi IPv4 non è disponibile, le connessioni via cavo a banda larga e le reti dati per terminali mobili si stanno rapidamente spostando nel contesto IPv6, per favorire la crescita dei progetti. L’ARIN ha degli indirizzi IPv4 da allocare, ma non nel grande blocco desiderato da questi fornitori di connettività. Si sta facendo un salto nel futuro, implementando l’IPv6 ora, anziché più avanti. In ogni caso, gli indirizzi IPv4 disponibili stanno

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calando di numero, mano a mano che aumenta la richiesta di nuovi indirizzi Internet.

Nuova prospettiva Quindi, che dire di questo falso senso di sicurezza delle emittenti? Anziché guardare alla propria rete dall’interno e focalizzarsi solo su una quantità adeguata di indirizzi IPv4, guardate alla rete che c’è fuori. Chi sono gli “occhi” e le “orecchie” che desiderano il contenuto? Scoprirete che la maggior parte di loro sono consumatori di contenuti che utilizzano l’IPv4. Ma, allo stesso tempo, potrete trovare un crescente numero di consumatori di contenuti che utilizzano esclusivamente IPv6. Valutate quando l’implementazione dell’IPv6 sia necessaria, verificando come il consumatore ha accesso al contenuto. Implementate l’infrastruttura di rete in un formato IPv6 nativo per tutti gli spettatori e/o ascoltatori che usano solo l’IPv6. La soluzione tecnica per far convivere il mondo dei consumatori solo IPv6 con quelli IPv4, esiste. Tra le soluzioni note agli operatori del settore, c’è l’IPv6-IPv4 Network Address Translation (NT) e, in molte implementazioni pratiche, avvengono doppi processi NAT attraverso soluzioni come Carrier-Grade Nat (CGN). Per alcuni tipi di contenuto Internet, come il contenuto basilare delle pagine Web, queste soluzioni si possono applicare senza problemi. Tuttavia, qualsiasi soluzione di conversione degli indirizzi IP nei

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Le notizie le trovi anche in www.webcastandproduction.it media da fruire in tempo reale come lo streaming audio e video, sia esso fornito dall’emittente o da altri fornitori di servizi audio/video, compromette la qualità del servizio (QoS) .

Possibilità Qual è la soluzione per l’emittente? Se siete un fornitore di contenuti per gli ascoltatori Internet, l’IPv6 apre la vostra rete al dialogo col mondo. In termini pratici, abilita i server dei vostri contenuti, i Web server e le email esterne, affinché il vostro contenuto o servizio venga fornito in forma nativa sia agli utenti IPv6, sia a quelli IPv4. Questo approccio elimina la necessità di qualsiasi schema di traduzione o conversione, eliminando anche il potenziale degrado del servizio. Un approccio proattivo vi prepara anche per il futuro, prima che sia troppo tardi. Abilitate i vostri servizi di rete in modalità Ipv4-IPv6 “dual-stack”, che permette al contenuto di essere fornito sia a “occhi” e “orecchie” che usano l’IPv4, sia a quelli che usano l’IPv6, e vi permette di dare la migliore esperienza possibile di ascolto o visione ai

vostri consumatori di contenuto. L’IPv6 può non essere nei vostri piani tecnologici oggi ma, appena guardate al futuro, siate sicuri di guardare il mondo dei consumatori di contenuto via Internet dalla giusta prospettiva, così che i vostri piani riflettano i cambiamenti della tecnologia e dei consumatori. Prendete la strada che offre la

migliore esperienza per i vostri consumatori. Questo potrebbe essere, da solo, il vostro vantaggio competitivo. Per maggiori informazioni sull’implementazione dell’IPv6, ci sono Webinar come quelli organizzati periodicamente da SBE che sono focalizzati sull’implementazione dell’IPv6. Visitate www.sbe.org

Il cruscotto è “invitante” per le web radio L’accesso alle automobili da parte delle stazioni radio che trasmettono solo su Internet è utile per loro, quando se ne possono avvantaggiare di James Careless La radio Internet in auto sembra essere sul punto di diventare un mezzo di comunicazione di massa. Secondo il Wall Street Journal, «Una recente ricerca di Deloitte LLP ha mostrato che il 59% di chi acquista auto e ha un’età compresa tra 19 e 31 anni, vede la connettività all’interno dell’auto come il più importante aspetto dell’abitacolo e il 72% vuole utilizzare le app per smartphone nella sua auto». Attualmente, produttori di auto come Audi, BMW, Ford, GM, Hyunday, Mercedes-Benz e Toyota stanno dotando i loro veicoli di questo IV W E B C A S T

tipo di connettività. Aggiungete la possibilità, già esistente, di collegarsi al Web senza fili mediante gli smartphone, e la connessione in auto è fatta. Per gli ascoltatori delle radio che trasmettono solo su Internet, ora esiste l’opportunità dell’ascolto in auto, che potrebbe diventare la &

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normalità. La domanda è: le radio hanno quel che ci vuole per capitalizzare questo passaggio?

Importanza Nel sovraffollato mercato dei media odierni, l’auto è uno dei pochi posti dove la radio gode di uno spazio consolidato. La ragione è

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semplice: le auto sono un ambiente adatto solo all’audio. Guardare la TV o navigare i siti Web non solo è sconsigliabile per chi guida, ma è anche illegale. Storicamente, l’auto è stata il dominio della radio di tipo “broadcast”. Nonostante gli abbonamenti per ricevere la radio via satellite abbiano drenato qualche ascoltatore, la radio FM ed AM in USA dominano ancora. Ma l’arrivo della connettività Internet in auto sta cambiando questo quadro e le emittenti che trasmettono solo sul Web sperano di trarre profitto da questo cambiamento. «HKGFM è molto eccitata all’idea di avvicinarsi a uno stadio in cui la radio Internet sarà accessibile agli ascoltatori in movimento, tanto quanto lo è stata quella tradizionale», ha detto Shaun Bowers. Bowers è portavoce di HKGFM.net di Hong Kong, un servizio multicanale basato su Internet che dichiara di raggiungere 2,5 milioni di ascoltatori al mese. Allo stesso tempo, «HKGFM è attualmente disponibile sul Nokia Ovi Player, così come su iPhone attraverso un’app personalizzata. HKGFM sta anche esplorando le opportunità che ci permetteranno di raggiungere i nostri ascoltatori sulla più ampia gamma di dispositivi riceventi possibile». New Normal Music di Los Angeles (www.newnormalmusic.com) è un’altra stazione che trasmette solo su Internet, contenta di potere “entrare nelle auto”. La ragione: «La radio, sia essa distribuita per

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via terrestre o satellitare, viene fruita nelle auto più che altrove, in termini di ascolto attivo uno-a-uno», ha detto il comproprietario della stazione Art Webb. «Il fatto di non essere presenti nelle auto, per noi, è stato il maggior freno nella possibilità di farci pienamente accettare dal pubblico generalista come qualcosa di cui si ha bisogno». Ma il solo fatto di essere presenti nelle auto non è abbastanza per le stazioni che trasmettono solo su Internet, ha detto Webb. Ciò che farà davvero la differenza sarà la possibilità per l’ascoltatore di sintonizzarsi su New Normal Music con la stessa facilità con cui si sintonizza sulla radio FM. «La radio è stata utilizzata a lungo anche perché occorre un minimo sforzo per sintonizzarla», ha detto. «Una volta che sarà facile accedere a noi quanto lo è per gli altri, il campo di gioco sarà livellato».

Pronti a capitalizzare? Entrare nelle auto non basta, per le radio che trasmettono solo su Internet. Per avere spazio in questo vasto mare di ascoltatori, le stazioni dovranno emergere dal rumore di migliaia di altre stazioni sul Web e servizi audio non in diretta. In alcuni casi, una stazione esclusivamente Internet può essere in grado di capitalizzare grazie all’unicità del suo formato, con qualcosa che non è disponibile sulle radio AM/FM o quelle digitali (in Europa). Questa è certamente la &

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speranza di Afterhours FM (AH.FM, www.ah.fm), che suona “mix di trance e progressive” prodotti esclusivamente per lei dai maggiori DJ di tutto il mondo», ha detto il proprietario Dan K. Progettata allo stesso tempo come sorgente di musica online e comunità social media, «La missione di Afterhours.FM è offrire ai nostri pregiati ascoltatori di tutto il mondo il meglio della musica dance elettronica, ad alta qualità audio (192 kbps), il tutto gratis, il che ci rende unici nel settore». In effetti qualcuno potrebbe discutere sul fatto che AH.FM sia il solo servizio gratuito del suo tipo, online. Infatti, per esempio, www.sensegenerate.fm è elencato come radio che suona lo stesso formato allo stesso bitrate ed è anch’essa gratuita, ma era offline quando ho verificato. Poi c’è Nightbreed Radio (www.nightbreed.com),

emittente “dark alternative” inglese insolita, data la sua playlist di musica Goth, Deathrock, Wichhouse e Horropunk. «Usiamo i social media prevalentemente per pubblicizzare la stazione, con le nostre pagine Twitter e Facebook», ha detto il Dj di Nightbreed, Cruel Britannia. Tuttavia, «nonostante la possibilità di comunicare con tutto il mondo offerta da Internet, c’è sempre qualcuno che non ci ha mai sentiti», ha detto, «quindi, la sfida è raggiungere queste persone anche mediante la promozione su supporti fisici come i volantini o il passaparola». I commenti di Cruel Britannia riguardano il dilemma generale sul marketing delle radio che trasmettono solo su Internet. Se gli ascoltatori non sanno che la vostra stazione esiste, non si sintonizzeranno, né sul PC, né sullo smartphone, né in auto. Quindi, sebbene Art Webb di New Normal Music dica che «portare la radio Internet nei veicoli è l’ultimo pezzo del puzzle di cui abbiamo bisogno» affinché questo mezzo decolli, la sua affermazione non è corretta. Una volta che la radio via Internet sarà disponibile in auto, le stazioni che vorranno farsi notare dovranno promuoversi aggressivamente per uscire dalla mischia. Essere solo nelle auto non è sufficiente: gli ascoltatori dovranno sapere che ci siete e avere buoni motivi per ascoltarvi.

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Il cinema romano è andato online con The FestivalTube Il Festival Internazionale del film di Roma 2012 ha avuto l’opportunità di andare anche su web, grazie ad un riuscito accordo che ha visto l’unione delle forze del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell'Università di Roma La Sapienza e della Fondazione Cinema per Roma. Da questo sodalizio è derivata l'apertura di un canale YouTube chiamato “The FestivalTube”. Impostato sotto la capace direzione del regista Roberto Faenza, ha ospitato i contenuti prodotti in durante le giornate del Festival Internazionale del Film di Roma. Come ha ben sintetizzato il quotidiano La Repubblica dello scorso novembre: “Una doppia rete di connessioni che unisce le testate web d'Italia e gli appassionati e che offre la possibilità a tutte le webzine, forum e social network di condividere i contenuti, portando virtualmente ogni redazione sul red carpet del Festival, per seguire interviste, conferenze, la sfilata delle tante star italiane e straniere. Con hashtag #festivaltube, ogni singolo utente twitter e Facebook ha la possibilità di esprimere il proprio commento”. Il canale è stato attivo 24 ore su 24, offrendo un diario in diretta del festival, interviste ai protagonisti, trailer dei film, approfondimenti, come la copertura delle masterclass con registi prestigiosi da Walter Hill a Paul Verhoeven. Sempre su La Repubblica così è spiegata l’iniziativa da Faenza: “"Uno dei crimini informativi dei media tradizionali è di ignorare cosa si svolga all'interno dei percorsi di eccellenza delle nostre migliori università, dove in silenzio si compiono piccoli ma importanti passi per la formazione di nuovi talenti e nuove

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figure professionali. Al Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale della Sapienza, abbiamo un think tank formativo e anche laboratoriale, dove dirigo l'Osservatorio cinema e in particolare il portale Cinemonitor e il master in cinema e nuove tecnologie. Escono filmaker, sceneggiatori, montatori, web designer, reporter, conduttori e animatori. Con un numero consistente di talenti a disposizione, che non trovano lavoro nelle nostre aziende vuoi per la crisi economica e per un sistema occupazionale che per lo più non premia e neppure cerca, ci sforziamo di cercare noi occasioni di impiego. Ecco da dove nasce l'idea di lanciare questo nuovo canale, che abbiamo chiamato The FestivalTube, al momento finanziato solo dall'università, con l'ambizione, se l'esperimento andrà bene, di trasformarsi in un canale permanente di cinema. Venticinque nostri laureati, pagati ognuno mille euro per 8 giorni di lavoro durante il Festival di Roma, saranno affiancati da 25 studenti-stagisti. Avremo 4 troupe mobili, 4 postazioni di montaggio, quattro conduttori, due reporter per crerare un diario quotidiano dall'interno del festival, e un gruppo di esperti del web e webdesigner".

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Ancora online Le cose sono poi andate come previsto e il risultato è tuttora disponibile all’indirizzo www.youtube.com/user/thefestivaltube Faenza, sempre rispondendo alle domande dei colleghi del quotidiano ha parlato con soddisfazione del lavoro accademico, dicendo che "Abbiamo appena vinto un bando nazionale per sperimentare una nuova piattaforma chiamata 'quoquetu', finalizzata a creare una sorta di YouTube a 360 gradi, che possa servire come vetrina per la creatività giovanile. Abbiamo inoltre una web radio, Radiosapienza, diretta dalla mia collega Mihaela Gavrila. Abbiamo poi appena terminato, in collaborazione con la Rai, il primo ciclo di 'Railab', per lanciare nuovi talenti: dai conduttori-presentatori ai programmisti-registi. Devo dire con amarezza che i migliori che escono dai nostri serbatoi, invece di trovare lavoro qui da noi, lo trovano altrove. È il caso di tre miei allievi dell'ultimo anno che, venuti come stagisti durante la lavorazione del film che ho girato a New York lo scorso anno, sono stati assunti uno da una compagnia di visual effect a Los Angeles e due in due società di produzione a New York. A Roma non erano neppure riusciti a fare uno stage. Siamo un paese vecchio soprattutto nel campo dell'industria cinematografica, siamo in ritardo su tutto col risultato che continuando così verremo spazzati via dall'ondata di innovazione". Madrina di The FestivalTube è stata l’attrice Cristiana Capotondi.

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Radio online al gusto tropicale: Maliboom Boom è un’interessante idea d’impresa A Milano è nata una nuova radio che si chiama “Radio Maliboom Boom” e ne aveva parlato tempo fa Paola Coda, nella sezione news del sito Radiospeaker.it: “Fin qui niente di particolare, se non che si tratta della prima “Street Radio” della città, all’angolo di via di Porta Ticinese, civico 48, in una delle vie più fashion di Milano. L’emittente, che si rivolge proprio ad un pubblico giovane, soprattutto agli studenti universitari, ha scelto come location proprio una zona che i ragazzi milanesi adorano. Un nuovo e innovativo modo di fare radio, coinvolgendo direttamente il pubblico ed i passanti durante tutte le trasmissioni. Il nome non è scelto a caso, ma riprende il famoso rum, e soprattutto la famosa Radio Maliboomboom, che trasmette dalla ormai celebre capanna in riva alla spiaggia di Barbados. Infatti l’emittente è una web radio che si ascolta dal sito dedicato al famoso rum caraibico: www.maliburum.it. La location però è la stessa della classica Street Radio americana, cioè la radio in vetrina, che ospiterà anche eventi e cocktail-party con gli ascoltatori di passaggio. Gli studi di registrazione sono il sogno di tutti gli amanti dei Caraibi, caratterizzati dall’atmosfera tipica delle Barbados, tra buona musica, infradito, programmi divertenti e ovviamente tanto Malibu! "Avere un contatto stretto con la gente è alla base del progetto", dicono gli organizzatori dell’agenzia di comunicazione Cento&Venti, che insieme al brand del gruppo Pernod Ricard hanno dato vita alla radio; "durante l' arco della giornata si alter-

neranno momenti con sketch e gag esilaranti, rubriche d' informazione e rotazioni musicali con dj-set anche live". Fra i programmi in rotazione spicca “Ticinella Beach”, in onda tutti i giorni alle 17. Il conduttore Dj Cece ospiterà personaggi famosi che risponderanno alle domande degli ascoltatori e dei passanti, oltre ad organizzare gag con i negozianti e scherzi telefonici ai gestori dei locali vicini”. In effetti quello che qui più ci interessa far notare è l’originale ed efficace modello di business che unisce comunicazione digitale online, un luogo fisico d’incontro per un target ben definito e lo sponsoring di un’azienda che vuole affidare la propria immagine a questo genere di azione esclusiva. Ecco a seguire la “scheda sinte-

tica” di presentazione del canale. Target: il mondo dei giovani e degli universitari (18-25 core target). Linea Musicale: musica “fresh”, new hit 360° (pop, dance, hip hop, rock); Interattività: interazione via web (facebook connected) telefonica e diretta (attraverso la vetrina). Radio Out Of The Box: studio dal design solare e allegro, con le vocalist e programmi in pieno stile unconventional Malibu.

Il corner di Radio Maliboom Boom è anche sede di eventi dedicati al mondo musica e dei giovani universitari (presentazione di dischi, aperitivi, party, interviste, meeting): un valore aggiunto per Radio Maliboom Boom che aumentA le opportunità di visibilità del progetto e della sua sostenibilità economica. Nel corso di un anno il canale ha dichiarato 46.037 visite, da parte di 24.189 visitatori assoluti unici, per 154.362 pagine visualizzate e un totale pari a 69.015 contatti sulla propria pagina Facebook. P R I M A V E R A

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REPORT EVENTI

Osservatorio

Più della metà degli italiani è multicanale Raddoppiano gli italiani che decidono di acquistare un prodotto soltanto dopo aver raccolto informazioni sulle caratteristiche disponibili sul mercato, sui siti o i punti vendita dove poterlo trovare e sulla gestione del post-vendita Ecco quanto è quanto emerso dalla sesta edizione della Ricerca dell’Osservatorio Multicanalità condotta da Nielsen, Connexia e da School of Management del Politecnico di Milano. Secondo gli esperti, i consumatori multicanale hanno superato la metà della popolazione: l’evoluzione della mappa di segmentazione presentata negli scorsi anni mostra, infatti, come essi raggiungano quota 27,8 milioni, pari al 53% della popolazione italiana maggiore di 14 anni, in crescita del 13%. La diffusione tecnologica in termini di device e reti continua ad essere un traino alla crescita del consumatore multicanale, alimentata, come evidenziato nelle precedenti edizioni della Ricerca, anche dal perdurare della crisi economica che implica un sempre maggior coinvolgimento dei consumatori in tutte le fasi del processo d’acquisto, dalla ricerca di nuovi canali e fonti di informazione fino all’acquisto e all’assistenza. Più in dettaglio la crescita degli utenti internet da pc mantiene il suo trend costante: gli utenti con potenzialità di accesso ad internet riportano un +6,6% (rispetto alla rilevazione di settembre 2011) e raggiungono quota 41,3 milioni, mentre sono ben 28,7 milioni gli utenti n

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unici/mese a settembre 2012 (+6,4% vs settembre 2011); sono, infine, 14,3 milioni gli utenti attivi nel giorno medio, in crescita dell’11% rispetto all’omologo mese dell’anno scorso. In termini di device crescono i cosiddetti connected device anche in Italia. Mentre ormai non sorprende più il dato sugli smartphone, che hanno raggiunto nel terzo trimestre 2012 il 56% degli utenti di telefonia mobile maggiori di 15 anni, e al tempo stesso quello dei ben 19,2 milioni di utenti che navigano in internet da telefono cellulare, è interessante osservare la forte crescita del tablet, passato in poco più di anno da 1 milione di possessori a ben 2,4 milioni. Al tempo stesso, analizzando gli utenti internet italiani, si osserva che il processo d’acquisto è fortemente cambiato in direzione della multicanalità, in quanto si conferma il trend della despecializzazione dei canali: crescono i consumatori che raccolgono informazioni su un prodotto o un servizio in punto ven&

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dita, per poi concludere l’acquisto online (passando dal 30% al 34%), si assottigliano le barriere all’e-commerce e il 56% degli utenti online ritiene che internet sia un canale di vendita adatto alle proprie esigenze personali.

Cluster per quattro Di fronte a questi dati, la Ricerca 2012 ha deciso di focalizzarsi solo sulla parte “evoluta” del consumatore italiano1, definendo quattro nuovi cluster di consumatori multicanale: n i Newbie, pari a 5,3 milioni di individui, che rappresentano un po’ i neofiti dell’approccio multicanale, con due anime principali, per le quali l’avvicinamento alla multicanalit{ è dovuto per i giovanissimi (20%)all’approccio con il processo d’acquisto e per gli over 55 (34%) ad un avvicinamento alla tecnologia; n gli Old Style Surfer, pari a 7,7 milioni, il cui approccio al web in veste di consumatori, è “vecchio stile” e strumentale per rendere più efficiente il proprio processo d’acquisto e per risparmiare tempo; n i Social Shopper, pari a 10,7 milioni, veri esperti della spesa e caratterizzati da un forte ruolo della Rete nel loro shopping, da un processo d’acquisto strutturato e dalla ricerca

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della “smart choice”, ossia di acquisti intelligenti e con un elevato rapporto qualità/prezzo; n gli Hyper Reloaded, pari 7,6 milioni, rappresentano la punta massima del consumatore multicanale: caratterizzati da una vita sociale molto intensa e da una buona parte del proprio tempo trascorsa fuori casa, presentano un approccio strutturato al processo d’acquisto, con un elevato fabbisogno informativo, un elevato livello di partecipazione attiva con gli altri utenti, una marcata propensione sia all’e-commerce, sia ad un forte utilizzo del Mobile (smartphone e tablet) all’interno del processo d’acquisto, elemento che in particolar modo li caratterizza.

network (ritenuti tali dal 54% dei consumatori multicanale), seguiti dai siti web aziendali (40%). Il passaparola online si conferma quindi una fonte molto importante non solo per generare preferenze d’acquisto, ma anche per impattare sulla decisione d’acquisto: crescono del 26%, rispetto al 2011, i consumatori che dichiarano, negli ultimi 6 mesi, di aver effettuato un acquisto dopo aver letto un commento positivo su internet (raggiungendo quota 48% dei rispondenti), mentre crescono del 23,5% coloro che, nel medesimo periodo, affermano di non aver effettuato un acquisto a seguito di un commento negativo letto online (per un totale del 42% dei consumatori multicanale italiani). In tale scenario la pubblicità continua comunque a giocare un ruolo chiave nel processo decisionale d’acquisto; analizzando più in dettaglio i mezzi, la televi-

sione non solo si mantiene il mezzo che invoglia maggiormente all’acquisto, ma risulta anche in aumento rispetto al 2011 (dal 37% al 40%). Al secondo posto, stabile, si trova il punto vendita (22%), seguito da internet, che mostra una crescita quasi del 50%. Lo scenario sopraccitato si inserisce in forti cambiamenti degli stili mediali degli individui in termini di luoghi e device da cui fruiscono contenuti mediatici e dinamiche di ibridazione dei device e multitasking mediale. In particolare gli Hyper Reloaded trascorrono meno tempo a casa rispetto alla media, ma molto di più nel luogo di lavoro e leggermente di più in mobilità, con un utilizzo a casa di internet del 13% superiore rispetto alla media e del cellulare del 14% in più; in mobilità, inoltre, internet e mobile vengono utilizzati rispettivamente il 16% e il 18% in più. Mentre le dinamiche di ibridazione rimangono di poco invariate rispetto al 2011, cresce il multitasking mediale: con riferimento ad almeno la metà del tempo trascorso di fronte alla tv, 8,4 milioni di individui utilizzano un pc, 5,7 milioni utilizzano un cellulare e1,4 milioni utilizzano il tablet (ossia oltre il 58% dei possessori). Inoltre con riferimento alla generica navigazione online in logica multitasking effettuata da ben 18 milioni di italiani, il 33% dichiara di essere stato influenzato dai contenuti pubblicitari visti in tv, mentre il 36% dai programmi televisivi.

Online e mi fido Guardando ai tratti comuni del processo d’acquisto, la Ricerca 2012 evidenzia come ormai internet rappresenti la fonte principale per raccogliere informazioni su prodotti e servizi per l’84% dei consumatori multicanale, e come il 78% lo utilizzi per confrontare i prezzi dei prodotti o servizi. Al tempo stesso tra le fonti online ritenute maggiormente rilevanti rimangono ai primi posti i contenuti generati dagli utenti su blog, forum e social P R I M A V E R A

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REPORT EVENTI

ABC del Webcast

Tutta la social TV dalla A alla Z (di zapping) Giampaolo Colletti e Andrea Materia, autore ed esperto di Tv interattiva, hanno provato a raccontare questa rivoluzione videocentrica e soprattutto social nel manuale “Social tv: guida alla nuova tv nell’era di Facebook e twitter”. È una lenta e graduale rivoluzione anche semantica ed esperienziale. Qualcosa che sta cambiando per sempre il nostro rapporto mediato con un piccolo schermo che si polverizza in mille schermi e si consuma in altrettanti differenti rivoli. Ecco allora alcuni flash sul tema con un vocabolario, dalla A alla Z (di zapping). A come advertising, perché la pubblicità si reinventa in soluzioni partecipate, deve farlo necessariamente. L’impatto della pubblicità ha a che fare con le metriche. Da rivedere e da riprogrammare perché oggi sostanzialmente sono monodirezionali, ovvero quantitative. Ecco allora che va in questa direzione l’avvento in America per Nielsen del cross-platform campaign rating, che aggiunge i fruitori della rete al pubblico televisivo. «La vera sfida per gli editori e per le relative concessionarie si giocherà tutta sulla capacità di aprirsi a partnership trasversali in modo da poter gestire l’attenzione su più schermi, creando professionalità autorali “multi-screen” e format pubblicitari estensivi», ha raccontato in “Social Tv” Pieranna Calvi di Sipra.

C come Cisco, che stima un boom del video online: entro il 2014 il 90% del traffico totale IP caratterizzato da flusso video. Per Nielsen ad oggi gli americani assorbono 256 minuti al giorno di Tv. Gli italiani seguono con 246 minuti, ovvero oltre 4 ore su 18 a disposizione. Un dato ancora impressionante.

B come broadcaster. I primi protagonisti di questa rivoluzione, coloro che – volenti o nolenti – determinano il grado di coinvolgimento dell’utente. Perché convenzionalmente per social Tv si intendono le produzioni dei broadcaster che vanno in onda e che poi vengono

D come devices di ogni tipo. La nuova Tv partecipata e sociale si sta declinando oggi tra cellulari e tablet, pc e console di gioco, applicazioni e interazioni, login e check-in. La Tv si decompone e al tempo stesso si amplifica, si miniaturizza sugli smartphone e si ingigantisce sulle

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rimbalzate online, commentate, rielaborate e in qualche modo espanse su Facebook, Twitter e sui media sociali. È un concetto che arriva dal mondo anglosassone e che in Italia trova contorni più sfumati. Ma da noi – coacervo di smartphone e tablet d’ogni sorta – il potenziale è enorme.

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connected Tv. E come engagement, chiave di volta per comprendere la portata della social Tv. All’Università Bocconi hanno coniato il concetto di personal engagement, una unità di misura, un parametro che monitora il coinvolgimento personale rispetto al contenuto proposto, un dato frutto di otto indicatori differenti. Ecco allora che la differenziante per la social Tv diventa l’esperienza immersiva nella fruizione, un impatto emotivo che risulta – paradosso – più alto per gli europei rispetto agli utenti americani. «È la dimostrazione di come l’Europa interpreti la partecipazione sui social network», ha dichiarato Margherita Pagani, docente di emarketing dell’Università Bocconi. F come Facebook, il social network miccia potentissima per l’accensione di ogni esperienza di social Tv. Al mondo si registrano decine di casi di successo (e altrettanti di insuccesso) ma uno di quel-

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game-show rappresentato con successo da Channel4. La Tv anglosassone arriva a proporre anche i primi concorrenti social della storia del piccolo schermo. Piccolo e anche piccolissimo, addirittura miniaturizzato, perché i concorrenti del game-show inglese “The million pound drop” trasmesso su Channel4, si collegano dal loro smartphone e partecipano alla trasmissione. I quiz si registrano in studio, ma possono essere partecipati via Facebook. E gli utenti connessi possono arrivare anche a battere il concorrente in gara.

li più curiosi arriva proprio dall’Italia e afferisce la comunicazione politica. Il sindaco di Bari Michele Emiliano è il protagonista del primo format di social Tv in ambito politico: ogni settimana da oltre un anno il sindaco risponde direttamente da casa sua alle domande dei cittadini postate su Facebook e Twitter in

live streaming sulla piattaforma web di Bari Tv. E così l’amministrazione di una città intera viene raccontata attraverso una web Tv e i suoi profili social associati. G come social gaming, l’ultima frontiera della social Tv. Il game è anche il

H come Hulu e le parole del suo CEO Joe Kilar: «La rivoluzione è la possibilità per gli utenti di trasportare i video preferiti, anche intere puntate, negli spazi di social networking, sul proprio blog, inviarli agli amici e discuterli». Hulu sin dal nome è tutto un programma: deriva da un vecchio proverbio cinese che significa “dententore di cose preziose”. Questa social Tv ha in catalogo migliaia di video,


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ABC del Webcast soprattutto provenienti dal bouquet Nbc e Fox. Oltre a Hulu sono da tenere d’occhio anche altre piattaforme di social Tv: Joost, Justin Tv, Veetle Tv, Loom Tv e Sidereel. I come Interazione. Vera, reale, autentica, distribuita. E soprattutto differente a seconda degli strumenti adottati e che viene valorizzata anche da aziende d’eccellenza. Come ha fatto Ducati, con il social streaming del Ducati GP12 e la rossa di Valentino Rossi e Nicky Hayden distribuita su Facebook e sui device mobili.«In questo evento la reazione della rete – che in Ducati misuriamo anche con la febbre della community sui social network – è stata straordinaria. Il live streaming ha permesso inoltre di raggiungere nuovi pubblici, per esempio i mercati asiatici», ha raccontato Patrizia Cianetti, General Manager Ducati.com. J come James Spann. Spetta a questo meteorologo televisivo dell’Alabama il primato delle prime previsioni del tempo interattive. A causa di un calo di elettricità dovuto ad un tornado e che ha coinvolto la stazione televisiva dalla quale trasmetteva quotidianamente le previsioni, James Spann si è trovato d’improvviso in onda soltanto sulla rete. Dopo i primi secondi di smarrimento Spann ha fatto di necessità virtù: non riuscendo ad ottenere dal satellite gli aggiornamenti meteo, ha chiesto aiuto a Twitter e ha iniziato a fare da collettore delle informazioni digitali dal basso. Così gli users,

ancora connessi online, hanno iniziato a twittare le previsioni da ogni angolo dell’America. Ne è nato un esperimento di successo: da paludata trasmissione Tv del meteo di James Spann è diventata un format innovativo in streaming live, aperto ai contributi degli utenti.

«Adottare klout per la social tv è stato sinonimo di trasparenza, perché i risultati non sono alterabili. Quindi è una partecipazione “dal basso” e multilivello che comporta affezione, empatia con il proprio pubblico», ha affermato Andrea Materia.

K come klout. Non basta interagire con un game o con un format. Oggi l’ultima frontiera della social Tv è quella di intercettare l’interesse dei top-influencer digitali, coloro che con la loro partecipazione spostano pubblici ben definiti e spesso molto motivati in rete. Andrea Materia racconta come il network HBO abbia lanciato con successo una delle mobilitazioni più innovative per la stagione televisiva americana: la strategia “social” della nuova serie di True Blood con applicazioni, riconoscimenti su Twitter e una speciale classifica su Klout.

L come La7, uno dei casi di successo in Italia nella programmazione multi-piattaforma della social Tv rivolta a massimizzare l’accessibilità degli spettatori ai programmi, moltiplicando le occasioni di consumo e avvicinando la rete ai suoi spettatori attraverso l’aumento delle occasioni di interazione. Un’identità digitale coerente passa per l’utilizzo astuto di tutte le piattaforme. M come Michele Santoro. Volente o nolente è lui che ha alzato l’asticella della social Tv in Italia con la prima esperienza di format multipiattaforma rappresentata da Servizio Pubblico.Trasmissione tele e webvisiva partecipativa, con una formula di finanziamento in parte crowdfunding (la raccolta tramite donazioni ha superato il milione di euro) e in parte advertising. N come NBA. Ecco allora lo sport, una delle travi portanti della social Tv. Oltreoceano da anni si fa social Tv con gli eventi sportivi a farla da padrone. Non solo Super Bowl: le recenti finali NBA con James Lebron hanno generato 6,6 milioni di social comment. Dialogando con Materia si scopre che «chi vende diritti sportivi vive una nuova

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ABC del Webcast primavera, perché valorizza il peso specifico dell’evento. Mentre nel mondo della televisione generalista gli ascolti si frammentano, i grandi eventi sportivi si moltiplicano e pertanto si rafforzano, si amplificano». Lo sport però vive necessariamente del live streaming, della diretta. Così la dinamica dei commenti su Twitter o su Facebook – tipico gioco da “bar sport” – puntella e blinda gli ascolti. P come pre e post-show, parti essenziali della liturgia televisiva che si reinventa in rete. Ecco allora che il pre-show diventa basilare come generatore e moltiplicatore del buzz, con backstage, spin-off e teaser. E poi c’è il post-show, più complesso a gestire, che riflette di repliche e vive nell’on-demand. Come ha detto Materia «Nelle 12/24 ore dopo la fine della messa in onda il buzz va a scemare più velocemente per un telefilm, più gradualmente per un dibattito politico tra candidati in lotta a elezioni dietro l’angolo». R come reality e talent, che vivono una nuova primavera grazie ai social network. Mark Burnett, uno de punti di riferimento della Tv anglosassone per quanto riguarda talent-show e reality (suo il primo Survivor su Cbs), ripete con forza orrmai da anni: «Al pubblico di oggi non basta più lo spettacolo che gli abbiamo messo davanti fino a ieri. Vuole partecipare, sentirsi socialmente rilevante, stare dietro le quinte e conoscere in anteprima ogni retroscena».

S come gli altri social network. La social Tv vive certamente su Facebook e Twitter, ma oggi anche altri attori bussano prepotentemente alle porte di utenti (e investititori). C’è Foursquare, ll geo-social network nato nella primavera del 2009 in America e divenuto un caso di successo in tutto il mondo, Italia compresa. Gli ultimi dati dell’Osservatorio Foursquare Italia fotografano un tasso di crescita percentuale a tripla cifra negli ultimi sei mesi: ad oggi da noi risultano attive 266 brand page con un incremento del +302%. E poi c’è Pinterest. Nato meno di due anni fa dalla genialità di Evan Sharp, Ben Silbermann e Paul Sciarra e dedicato alla condivisione di foto e alla loro catalogazione, Pinterest registra oggi una crescita senza precedenti: è passato in pochi mesi da 3 a 12 milioni di utenti, posizionandosi sotto Facebook e Twitter. E a pinnare sono soprattutto le donne, target particolarmente appetibile per big spender. T come Twitter, che è alla base della social Tv. Anche in Italia. È la conversazione per eccellenza, che scorre nelle vene degli users attraverso hashtag e retweet. Pubblico che consuma, giovane, con un’alta propensione all’acquisto: in America l’81% degli utenti di Twitter ha meno di 49 anni e il 47% guadagna più di 50mila dollari l’anno. U come user, ovvero il telespettatore multitasking di oggi, colui che decide di “partecipare” la tv. Una indagine Accenture appena pubblicata decreta ormai il passaggio obbligato della tv attraverso la rete. Lo studio – che ha coinvolto 7500 persone intervistate in otto diversi Paesi (Argentina, Brasile, Francia, Germania, Italia, Spagna, UK e Stati Uniti) – ha inquadrato abitudini e aspettative del consumatore moderno rispetto alla fruizione di contenuti video online. Per Accenture già oggi il 92% degli intervistati guarda abitualmente contenuti video attraverso la rete,

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ma è soprattutto la logica multidevice a rivoluzionare lo scenario: il 36% usa connected Tv, il 16% set-top box e il 5% accede attraverso gaming console. I tablet vengono utilizzati ogni giorno dal 18% dei consumatori. W come The Walking Dead della AMC, che ha spadroneggiato in America generando flussi di conversazione esponenziali sui media sociali. Anche se l’ultima stagione televisiva ha registrato alcun sorprese, come il telefilm Pretty Little Liars (sul canale tematico disneyano ABC Family) che ha battuto proprio The Walking Dead sui social network. V come Viral, ovvero le campagne che ormai registrano numeri da far impallidire, con una diffusione planetaria. In “Social Tv” io e Andrea Materia ricordiamo quella con il bambino della Volkswagen che immagina di essere un Cavaliere Jedi (The Force, milioni di views su YouTube). Y di Ynon Kreiz, ex CEO Endemol, ha molto a che fare con la social Tv. In tempi non sospetti aveva affermato perentoriamente che la Social Tv sarebbe stata “qualcosa di grandioso”. Conviene dargli retta. Z come zapping, un concetto che si ribalta e si amplifica, scandito oggi da un mouse più che da un telecomando. Nell’era dei social network lo zapping – primordiale azione della partecipazione – non si disperde affatto ma si moltiplica. La dieta mediale viene così ad essere molto più variegata per utenti evoluti, consumatori selettivi ma ormai onnivori. (Questo vocabolario è una sintesi del pezzo pubblicato sul “Lunario dell'innovazione Che Futuro!”)

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