INTERNI - Una villa per un collezionista sul lago di Ginevra

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INTERNI LABORATORIO DI PROGETTAZIONE

Progettazione dello spazio UNA VILLA PER UN COLLEZIONISTA SUL LAGO DI GINEVRA

Architettura degli interni DAL DESIGN DEGLI ARREDI ALLE FINITURE DEI MATERIALI

Allestimento dell’esterno UN MUSEO ALL’APERTO DALLA CASA AL LAGO

POLITECNICO DI MILANO SCUOLA DI ARCHITETTURA URBANISTICA E INGEGNERIA DELLE COSTRUZIONI LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DEGLI INTERNI | PROF. CARUZZO LETIZIA - ANDREA GUALLA CHIERICHETTI NICOLÒ, CHIUSSI MARGHERITA, CIOCOBOC ANDREI, CIRILLO SALVATORE





CHIERICHETTI NICOLÃ’, CHIUSSI MARGHERITA, CIOCOBOC ANDREI, CIRILLO SALVATORE

INTERNI

UNA VILLA PER UN COLLEZIONISTA SUL LAGO DI GINEVRA


La capacità della mente umana di interiorizzare l’opera d’arte

6

Il processo Creativo

Le menti del progetto

ABSTRACT

09

Una villa per un collezionista sul lago di Ginevra

IL TEAM

PSICHE COLLEZIONE GALLERIA

IL PROGETTO

10

13

84

98

110 112

ABITARE LO SPAZIO

FINITURE DEGLI INTERNI

ALLESTIMENTO DEGLI SPAZI ESTERNI

La dimensione dell’Arredo

La scelta della materia

Un museo all’aperto dalla casa al lago


Indice Index

POLITECNICO DI MILANO Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni A.A. 2018/2019

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA DEGLI INTERNI III ANNO, PRIMO SEMESTRE Prof. Arch. Letizia Caruzzo Prof. Arch. Andrea Gualla

Collaboratori alla didattica

Consulente illuminotecnico

Arch. Mauro Fabbro

Pollice Illuminazione

Arch. Marianna Serantini

Consulente serramenti

Arch. Vittoria Zaffaroni

Capoferri Serramenti Spa

Con il supporto di

Allievi

Dafne Vicario

Chierichetti Nicolò

847205

Luca De Ioris

Chiussi Margherita

879924

Dario Perrone

Ciocoboc Andrei

880091

Cirillo Salvatore

879430

7



ABSTRACT Il Processo Creativo Il progetto si presenta come una sinestesia di elementi, simili o talvolta opposti, in cui monumentalità, plasticità formale e sperimentazione espressiva dialogano fra loro, in un connubio avvalorato dalla scelta sapiente dei materiali, i quali, a loro volta, rendono l’architettura parte integrante della collezione espositiva. È solo uno il leitmotiv che unisce ogni minima parte compositiva: la psiche, quel soffio tanto inneggiato dai Greci, che permette di scavare nell’inconscio più recondito della mente umana, destata dalla forza percettiva dei sensi.L’arte, in ogni sua forma, induce l’osservatore non solo alla riflessione, ma ne stimola una reazione aversa, provocatoria, permettendogli di proiettare se stesso nello spazio circostante. Chierichetti Nicolò Chiussi Margherita Ciocoboc Andrei Cirillo Salvatore


UNA VILLA PER UN COLLEZIONISTA SUL LAGO DI GINEVRA

Il team, le menti del progetto

N

icolò Chierichetti. 22 Anni. Appassionato grafica

e

di

design,

tecnologia.

Il

mio più grande difetto? Forse ci metto

sempre

troppo

impegno.

L’architettura è un fatto d’arte, un

fenomeno

emozione,

aldi

che

suscita

fuori

dei

problemi di costruzione, al di la di essi.” Le Corbusier

M

argherita

Chiussi.

22.

Anni

Appassionata

della

lettura

e

dell’arte in tutte le sue forme, in particolare

dello

L’architettura la

natura

è

ciò

che

non

può

fare”

Alfonso Barragan

10

spazialismo.


S

alvatore Cirillo. Anni 21. Amante

della

non

e

della

fotografia

convenzionale forza

dirompente

dell’espressionismo

astratto.

Il punto di partenza è la tensione verso la bellezza, verso l’arte, in modo che la sorpresa,

lo stupore, l’inatteso siano parte anche

dell’opera

architettonica.”

Oscar Niemeyer

A

ndrei Ciocoboc. Anni 24. Amante dell’architettura di interni, in particolare

si

dedica

di e

alla

modelli alla

loro

realizzazione tridimensionali renderizzazione.

Idea, Luce e Gravità... Niente di più e niente di meno” Alberto Campo Baeza

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Psūkhē, psiche

“La capacità della mente umana di interiorizzare l’opera d’arte.” Psiche, dal greco soffio, fiato, presso i Greci l’anima, in quanto originariamente identificata con il respiro vitale; nella psicologia moderna, rappresenta invece il complesso delle funzioni che forniscono all’individuo esperienza di sé e del mondo. Attraverso questa definizione, la collezione esemplifica l’obiettivo di instillare nell’osservatore un principio di riflessione, dubbio, ma anche provocazione, permettendogli di proiettarsi sull’opera secondo un rapporto dialettico, risultato di un’analisi personale e fortemente soggettiva.


AIR, Paolini Apparentemente una statua rinascimentale capovolta, Paolini realizza una perfetta allegoria

dell’Icaro

moderno:

l’uomo,

sopraffatto dalle avversità della vita, assiste al disfacimento delle sue utopiche certezze, scontrandosi inesorabilmente con la durezza e il cinismo di cui la realtà è pregna.

AIR Giulio Paolini 1983 120,3 x 175,7 cm

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FULL FATHOM FIVE, Pollock “Sotto cinque tese di mare tuo padre giace (Full fathom five thy father lies)” con queste parole esordisce lo spirito Ariel per descrivere il naufragio anticipatorio del primo atto ne “La Tempesta” di Shakespeare, allo stesso modo l’artista mette in scena sulla tela il naufragio dell’inconscio

umano,

identificando

una

superficie pittorica apparente e un sottostrato, realizzato con bottoni, chiodi e monete, la cui densità e complessità avvalori l’interezza dell’opera.

FULL FATHOM FIVE Jackson Pollock 1947 237,7 x 393,7 cm

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THE CANYON, Frankenthaler Una voragine, è quella che Helen Frankenthaler imprime sulla tela, colore su colore, rosso su rosso, per esprimere non la passione, bensì il dolore e l’avvilimento di fronte ai risvolti della vità; tuttavia così come la natura è in grado di risorgere e fiorire anche dalle più piccole crepe, così l’uomo è abile nel trovare un espediente ad ogni avversità.

The Canyon Helen Frankenthaler 1965 266,7 x 175,3 cm

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RITRATTI, Galimbert 210

polaroid

compongono

l’opera

di

Maurizio Galimberti, dando vita ad una rappresentazione simultaneamente corale e individuale: un solo soggetto, immortalato, viene scomposto in molteplici inquadrature in grado di dar vita a movimenti, sguardi, emozioni, uguali e contrastanti, inscenando un contemporaneo dipinto cubista.

RITRATTI Maurizio Galimberti 2012 90 x 60 cm

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WOMAN ON PORCH, Diebenkorn L’Attesa è il titolo alternativo che l’artista avrebbe ipotizzato per l’opera, in risposta alle conseguenze che il Secondo Conflitto Mondiale ha comportato, come perdita, allontanamento, lutto, ma anche speranza nel rivedere i propri cari, la stessa che il soggetto, avvolto da un’aura di silenzio e inquietudine, prova.

WOMAN ON PORCH Richard Diebenkorn 1958 182,8 x 182,8 cm

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OCULA, Tillmans L’artista pone al microscopio l’iride dell’occhio, attraverso il quale cerca una mirata chiave di lettura della mente umana, scissa tra emotività e raziocinio, passato e futuro, come una fotografica traslitterazione di un dipinto di Modigliani.

OCULA Wolfgang Tillmans 2017 178,5 x 136,9 cm

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MEMORY, Magritte È una rappresentazione surreale quanto misteriosa, quella che Magritte mette in scena sulla tela, in grado di tramutare la memoria in un ricordo talmente doloroso da far sanguinare anche la pietra inerte, quanto vivo, come la rosa posta accanto, entrambi collocati su un’asse di legno, metafora del muro eretto dalla mente umana intorno agli eventi più dolorosi.

MEMPRY René Magritte 1948 50 x 60 cm

26



BACCHUS, Twobly Di primo impatto si percepisce indubbiamente la crescente follia delle pennellate impresse dall’artista, repentine, vibranti, come un fuoco o una luce sorgente dalle acque più profonde; ma è dal titolo che si comprende la dualità dell’opera: Bacco, divinità romana dell’estasi e del vino, attribuisce al dipinto un valore quasi celebrativo,

rendendolo

epico ed elementare.

BACCHUS Cy Twombly 2006-08 327 x 412,5 cm

28

simultaneamente



RAMBLE ROOM CHAIR, Manders L’artista definisce l’opera come un dipinto in tre dimensioni, inserendo elementi come una poltrona piuttosto che un’asse di legno senza coprirli, o modificarli, ma rappresentandoli secondo la loro natura archetipica, in grado di dialogare con il soggetto: una statua in argilla dalla quale riecheggia un lontano ricordo di classicità.

RAMBLE ROOM CHAIR Mark Manders 2010 183,7 x 144,3 x 79,2 cm

30



TWO RECLINING FIGURE No 9, Moore Due figure, incastonate in un’unica scultura dalla sinuosità delle curve e dalla rigidezza del

bronzo,

sugellano

la

loro

unione,

abbandonati in un abbraccio vitale quanto estremo, il quale non può non richiamare inevitabilmente il celebre dipinto di Schiele, realizzato cinquant’anni prima.

TWO RECLINING FIGURE No. 9 Henry Moore 1968 243,8 x 143,5 x 134,9 cm

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FEMME AU MIROIR, Gonzalez L’artista, attraverso questa scultura bronzea, riconduce il nudo femminile (e le sue molteplici rappresentazioni nel corso dei secoli) alla sua forma più archetipica, essenziale, eliminando ogni tipo di orpello che possa snaturare la veridicità del soggetto.

FEMME AU MIROIR Julio Gonzalez 1934 70 x 30 x 30 cm

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NARCISSUS GARDEN, Kusama Kusama, così come altri artisti prima di lei, è stata in grado di prendere la celebre figura di Narciso e trasformarla in arte, attraverso un’istallazione di sfere metalliche fluttuanti in vasche d’acqua: in questo modo l’osservatore viene condotto a specchiarsi, come una moderna versione del mito, assumendo una visione alterata, non per questo errata, della realtà circostante.

NARCISSUS GARDEN Yayoi Kusama 2009 Installazione

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LA VENUS DE VILLETANEUSE, Baldaccini Scultura bronzea capace di immortalare la figura femminile nella sua più totale naturalezza, dove la staticità della posa assunta viene edulcorata delle rotondità del corpo, ricercando quell’imperfezione propria del XX secolo, che incarni, attraverso le crepe metalliche e un’innata incompiutezza, lo spleen parigino.

LA VENUS DE VILLETANEUSE César Baldaccini 1981 167,8 x 45,7 x 58,4 cm

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SWAN, Koons L’arte per Koons non è qualcosa che accade dentro l’oggetto, ma dentro lo spettatore, in grado di instillare nella mente umana non solo l’empatia, ma il coraggio, di agire per il cambiamento; si pone come messaggero, da tramite per una cultura di massa che abbatte gli stereotipi e le lotte di classe.

SWAN Jeff Koons 2004 280 x 200 x 200 cm

40



PATH OF EMOTIONS, Hein È un labirinto di pilastri, quello che Jeppe Hein definisce “sentiero di emozioni”: l’arte si rivela all’osservatore mediante il suo potere mistificatorio, avvalorato naturalmente dal gioco di specchi, attraverso il quale rifrange la sua immagine, scomposta in molteplici punti di vista così come le sfumature dell’animo umano.

PATH OF EMOTIONS Jeppe Hein 2017 Installazione

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PH - 247, Still Il tema dominante per eccellenza è la lotta esistenziale

dello

spirito

umano

contro

le forze della natura, una nozione che si traduce nella ricerca delle forme verticali, necessarie e vitali, in grado di stagliarsi sulle grandi campiture di colore, avvalorandone il rapporto dicotomico.

PH-247 Clyfford Still 1951 487,7 x 297,2 cm

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UNTITLED XXV, De Kooning L’intenzione di De Kooning non è quella di astrarre o ridurre la pittura a forma e colore, ma quella di tradurre su tela sentimenti come rabbia, dolore, amore, in una commistione di

componenti

nell’osservatore

che una

possa nuova

stimolare emozione,

necessaria e allo stesso tempo autentica.

UNTITLED XXV Willem de Kooning 1977 177,8 x 203,2 cm

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CRETTO C, Burri Burri sublima i relitti, la materia di scarto e di recupero, secondo il vecchio concetto dadaista

dell’objet

trouvé,

ma

l’azione

creativa coesiste con l’intenzione distruttiva di accelerare, con un intervento diretto, il processo di logoramento dei residui materici per inglobarvi il concetto del tempo che inesorabilmente

trascorre

e

corrode:

il

fuoco, l’essicazione, sono mezzi per attuare una forma di purificazione, devitalizzando l’oggetto per ampliarne il significato simbolico.

CRETTO C Alberto Burri 1971 96,5 x 67,7 cm

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EMBRYTOPIA, Gnylytsky L’artista riesce a carpire, attraverso la potenza espressiva e immediata della fotografia, il principio di rinascita dell’uomo, intrappolato in un limbo in procinto di risorgere letteralmente dalle acque, non prima di aver abbandonato alle spalle i torpori che la vita comporti.

EMBRYTOPIA Oleksandr Gnylytsky 1997 135,7 x 96,4 cm

50



ACHILLES, Newman Barnett Newman definisce con il termine cerniera

una

campitura

verticale,

dai

toni contrastanti, dotata di un forte potere rivelatorio: in questo caso si tratta di follia, mista a passione, che l’artista intravede nella figura mitologica di Achille, titolo dell’opera, il cui scudo, quasi infuocato e imbevuto del sangue dei nemici, divenne il protagonista delle piÚ eroiche battaglie.

ACHILLES Barnett Newman 1952 247,3 x 310,7 cm

52



ENERGY VOID, Nouguchi In una scultura, apparentemente astratta, Noguchi

è

capace

di

concretizzare

l’importanza dello spazio negativo, attingendo sia ai concetti buddisti zen del vuoto, sia alle leggi della fisica, riferendosi all’energia ciclica in grado di trasparire dalla materia: un oggetto non inizia né finisce, ma suggerisce un flusso atemporale che sfugge alla vita stessa.

ENERGY VOID Noguchi 1972-73 343 x 235 cm

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THE SWAN’S DREAM OF LEDA, Hare Nel momento in cui il mito diventa scultura, l’artista riesce ad attribuire all’opera una forte carica espressiva, accentuata dalla voluta semplificazione dei soggetti, i quali, come note su uno spartito musicale, realizzano un perfetto ed armonico accordo, in grado di sublimarne il messaggio.

THE SWAN’S DREAM OF LEDA David Hare 1962 134,6 x 83,8 x 32,8 cm

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JAVIER, Mapplethorpe Per Mapplethorpe la fotografia è scultura, senza il necessario e continuo ricorso a dover modellare la propria opera continuamente, ma d’altra parte è cogliere l’imperfetta essenza del soggetto, intuendone staticità o dinamismo, tensione vitale o dirompente violenza, in un ideale di bellezza classico e atemporale.

JAVIER Robert Mapplethorpe 1985 50 x 50 cm

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ACHROME, Manzoni Ciò che si presenta agli occhi dello spettatore è una superficie bianca in gesso, con zigrinature e pieghe, in cui il gesto artistico conferisce una totale libertà interpretativa: lo spazio può essere riempito mentalmente nella maniera più consona, emancipando l’opera da chi l’ha creata e legandola allo stesso tempo a chiunque sappia tradurla.

ACHROME Piero Manzoni 1958 157,3 x 124,7 cm

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DOBLE PORTRAIT, Freud Freud dipinge affinché il soggetto lasci trasparire un’innata realisticità: l’uomo è fatto di carne, per questo deve necessariamente essere ritratto senza veli e orpelli, in una totale trasparenza, permettendo di stagliare sulla tela il minimo dettaglio somatico, dal movimento allo sguardo, grazie al rapporto ponderato tra colore e densità.

DOBLE PORTRAIT Lucian Freud 1985-86 88,9 x 78,8 cm

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ELEGY TO THE SPANISH REPUBLIC No. 110, Motherwell L’opera è un vero memoriale dell’artista alla guerra civile spagnola, un evento simbolo di oppressione e ingiustizia, tradotto sulla tela attraverso il numero 110, come interazione di forme rettilinee e ovoidali: è la celebrazione del ciclo vitale, ma anche della morte e della distruzione, instillando nell’osservatore una naturale e immediata compassione.

ELEGY TO THE SPANISH REPUBLIC No. 110 Robert Motherwell 1971 208,3 x 289,6 cm

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L’HOMME QUI CHAVIRE, Giacometti La scultura è la chiave di lettura del passato, in grado di sorgere davanti agli occhi dell’uomo contemporaneo: l’arte è una sintesi di ogni età e civiltà, simultaneamente, come se lo spazio avesse sostituito il tempo, e la classicità ancestrale si fondasse con il ricordo affettivo dell’osservatore.

L’HOMME QUI CHAVIRE Alberto 1950 82 x 22 x 36 cm

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BLUEBERRY EYES, Kline Kline realizza dipinti d’azione, come un ballerino i cui movimenti davanti alla tela sono registrati nel tempo e nello spazio: è la quintessenza della pittura, in grado di esprimere se stesso attraverso colori e pennellate vibranti, che coinvolgono lo spettatore in un rapporto empatico con l’opera.

BLUEBERRY EYES Frnaz Kline 1959-60 109,7 x 75,6 cm

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No. 6 (YELLOW, WHITE, BLUE OVER YELLOW ON GREY), Rothko Rothko ricerca, mediante la sua arte, la reazione umana, o ciò che chiama “emozioni di base”, come tragedia, estasi: mentre si avvicina alla tela, lo spettatore deve liberarsi dal desiderio di interpretare, o comprendere, la pittura in senso intellettuale, e lasciarsi commuovere

dall’emozione

incisa

nella

composizione.

No. 6 (YELLOW, WHITE, BLUE OVER YELLOW ON GREY) Mark Rothko 1954 231,1 x 180,3 cm

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TWO STUDIES OF GEORGE DYER WITH DOG, Bacon L’artista attribuisce alla propria opera una forte connotazione comunicativa, non solo attraverso il soggetto, ma anche grazie alla tecnica pittorica utilizzata: repentine e vibranti pennellate identificano la scena, volutamente incompleta, capace di instaurare un legame empatico con lo spettatore, come se divenisse egli stesso protagonista del dipinto.

TWO STUDIES OF GEORGE DYER WITH DOG Francis Bacon 1968 197.5 x 147,6 cm

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OBJET DE REVE A L’ANSE, Arp Il lavoro di Arp è non rappresentativo, ma saldamente radicato nella natura: la sua composizione astratta suggerisce il ricorso a forme organiche, che avvalorino la curiosità e l’interesse dello spettatore, grazie anche ad una struttura visiva coerente in grado di soddisfare l’occhio e la mente umana.

OBJET DE REVE A L’ANSE Hans Arp 1941 96 x 63 x 49 cm

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LA GRANDE VALLEE XVI, Mitchell La Grande Vallée è un’opera elegiaca, capace di celebrare, attraverso un’ambivalenza di forme e spazio, un luogo segreto o un rifugio privato dietro al quale si cela in realtà, sottoforma di allegoria, il dolore dell’artista per la morte di sua sorella e di un buon amico.

LA GRANDE VALLEE XVI, POUR IVA Joan Mitchell 1983 259.7 x 199.7 cm

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HYDRA, Richier Germanie Richier traduce, attraverso la scultura, le sue preoccupazioni, in risposta al clima di tumulti che ha comportato il Secondo Dopoguerra: la donna, dietro la quale si cela l’artista stessa, subisce una metamorfosi, dilaniata interiormente fra le oppressioni sociali e i propri ideali.

HYDRA Germaine Richier 1954 147,5 x 63 x 63 cm

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OISEAU, Mirò Mirò rivede, mediante la figura mitologica dell’uccello lunare, una stretta connessione tra il mondo terrestre e quello celeste, riunendo forme e idee metaforiche derivanti sia dalla sfera naturale sia da quella cosmico: crea così un personaggio ibrido, dalla “pelle” magnetica e riflettente.

OISEAU Joan Mirò 1981 201 x 160 x 145 cm

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I SETTE SAVI, Melotti Il gruppo scultoreo realizzato dall’artista è costituito da sette sagome bianche, in marmo, disposte secondo un poligono irregolare: i corpi si stagliano ieratici senza braccia, con le gambe unite e il capo leggermente rivolto verso l’alto, privi di ogni connotato fisionomici, come manichini protagonisti di un dipinto metafisico.

I SETTE SAVI Fausto Melotti 1981 253 x 45 x 27 cm

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IL PROGETTO

Una villa per un collezionista sul Lago di Ginevra L’architettura sorge imponente su un un dolce declivio naturale, che conduce immediatamente lo sguardo verso una delle perle del territorio elvetico: il Lago di Ginevra.


Rapporto con il contesto naturale

La villa abita il luogo, ne è a tutti gli effetti l’unica protagonista indiscussa: attraverso la sua forza espressiva assume il controllo della scena, come solo un abile regista sa fare. É una sinestesia di elementi, in grado di svilupparsi grazie a un gioco di semplici contrasti, armonizzati pieni e vuoti, chiari e scuri , in una perfetta commistione di componenti. Punto focale del progetto è indubbiamente la potenza direzionale delle linee, continue, decise, che fendono lo spazio come lame affilate, indirizzando lo

sguardo

dell’osservatore

verso

la

controparte architettonica: il lago. La corrispondenza tra matericità e leggerezza viene avvalorata dalla scelta sagace delle trasparenze e delle doppie altezze, le quali , non solo permettono un continuum tra interno ed esterno, ma in particolare l’avvicendarsi dei livelli nei quali si articola l’intera abitazione, un percorso verticale che unisce il primo e l’ultimo livello.

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UNA VILLA PER UN COLLEZIONISTA SUL LAGO DI GINEVRA

Le esigenze della committenza Articolazione degli spazi abitativi Le molteplici richieste, evideziate dalla committenza, sono state perfettamente ripettate dal progettista, il quale, a sua volta, ha plasmato ampi spazi che avrebbero dovuto accogliere: un ampio ingreasso, snodo principale della casa, limbo fra un ambiente di servizio, con cucina e family-room, uno studio-galleria, peculiarità dell’intera architettura, un’ampio soggiorno, con una corrispondenza diretta e immediata con l’esterno, confinando, d’altra parte, al piano nobile, le camere da letto, principale e econdarie, e nella parte terminale, la copertura, espressamente adibita a tetto-giardino, da tramite fra l’achitettura e il contesto naturale nel quale essa si inserisce.

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Uno sguardo dall’esterno Le immagini riportate qui sotto sintetizzano in modo immediato il rapporto tra l’ingresso, l’esterno e le aperture principali, in un unico asse che taglia trasversalmente l’intero lotto, intuendone la suddivisone spaziale

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UNA VILLA PER UN COLLEZIONISTA SUL LAGO DI GINEVRA

Il nucleo architettonico Snodo principale L’atrio d’ingresso si tinge di bianco, denso, materico, plastico, come un nastro continuo governato dalla pura legge geometrica delle forme. Questo si carica enormemente di un potere mistificatorio, avvalorato sia dalla componente artistica sia da quella luminosa, penetrante, permettendogli quasi di avvolgere lo spazio, mostrandolo nella sua totale e nuda realtà, in un dedalo di ombre e trasparenze, asperità e curve, dolcemente mitigate. Lame di luce, come istallazioni, ne sottolineano l’andamento, ascendente o discendente, a seconda del punto di vista, in un’articolata relazione tra i livelli abitativi: il primo, quello dello stare, delle abitudini, proprie della quotidianità, il secondo, riservato all’intimità domestica, e un ultimo, apice progettuale, in cui l’atto dell’abitare incontra cielo e natura, fondendosi in un amalgama, non solo compositivo, ma anche emozionale.


La materia formale Il cemento è, senza alcun dubbio, il protagonista, responsabile, come il primo violino di un’orchestra, di accordare gli altri strumenti, con un’unica e semplice nota che conferisca la corretta misura, perfettamente proporzionata, affinché il tutto risulti

ineluttabilmente

corretto,

generando

una semplice e incomparabile sinfonia visiva. È metafora indiscussa di forza, rigore, slanciando lo spazio verticalmente attraverso il ricorso immediato alle doppie altezze, e soprattutto alle curve tortuose che il volume intraprende, inscritto in orbite ellittiche, talvolta impercettibili, talvolta di chiaro impatto visivo, in una naturalezza espressiva che rende la dimensione spaziale carica di una particolare familiarità.

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Arte: elemento compositivo Come architettura ed arte si relazionano fra loro in un rapporto dialettico di tesi e antitesi concettuale


Una

collezione

psiche-delica

in un andirivieni di spazi, luoghi dell’abitare, ma

La villa è essa stessa da annoverare insieme

anche della riflessione, del confronto, dell’azione,

ai dipinti, sculture, fotografie e, non ultime,

addentrandosi negli oscuri meandri della mente

istallazioni, fra le opere d’arte, che essa accoglie

umana. L’architettura parla, servendosi delle

al suo interno, in un mutuo e reciproco scambio

forme, della materia, come fossero parole in

di sensazioni percettive, scaturite dalla mente

grado esprimere concretezza e allo stesso tempo

dell’osservatore. La collezione, per questo si carica

astrazione, in uno scenario cromatico che supera

di una connotazione psichedelica, non solo relativa

il semplice rapporto visivo, ma produce d’altro

al tema, ma in quanto, etimologicamente parlando,

canto una soluzione semplicemente intelligibile.

rivelatrice di una tensione emotiva, dotata di una contraddistinta forza evasiva dalla sfera reale. È una perfetta antologia che si snoda dallo studio al living, dal piano terra al tetto-giardino,

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Spazio Living: dalla materia alla domesticitĂ

Quando la galleria incontra la sfera del comfort, lame materiche tra opere, arredo e trasparenze.

Lame radiali, rivestite in legno, indirizzano lo sguardo verso il lago, sezionando l’ambiente in porzioni spaziali ben precise: una zona dining avvalorata da un imponente tavolo ellittico, che ne conferisce la rispettiva funzione, una per la musica, filtro tra il pranzo e il living vero e proprio, in cui un monumentale basamento in pietra identifica il camino, focolare domestico, attorno al quale si sviluppa il soggiorno, con poltrone e un ampio divano, che permettono un’ambivalente visuale sul contesto e sulla galleria.

In

ultimo,

una

trasversalmente

promenade il

piano

architecturale

terra,

fende

estendendo

in

modo antologico la collezione da uno capo all’altro dell’architettura, inneggiandola tra composizione e rigore, forma e leggerezza.


UNA VILLA PER UN COLLEZIONISTA SUL LAGO DI GINEVRA

Master Bedroom, la poesia delle forme Come una sola stanza finí per diventare un appartamento indipendente. La master bedroom non può definirsi un semplice ambiente ridotto a camera da letto, ma sia per dimensioni sia per complessità delle parti, rappresenta un vero e proprio appartamento indipendente. Protagonista indiscusso dell’intera residenza, evidenzia una profonda articolazione degli spazi che unisce la stanza patronale ad un salotto, una cabina armadio, un’area wellness e una palestra; il tutto per soddisfare al meglio le esigenze della committenza.

I dettagli, dalla pavimentazione in legno di palissandro alle pareti intonacate in grassello di calce, sono impreziositi dalla sapiente scelta di ricorrere a gemme di luce, che fluttuano come nuvole dalla controsoffittatura. Lo spazio è pervaso così da una potenza mistificatoria, arricchita a sua volta da opere d’arte che rendono l’atmosfera non più distaccata, ma oltremodo intima e confortevole.

94



96


Un tetto tra cielo e terra. La capacità del tetto-giardino di unire natura ed architettura

La copertura è solo l’ultimo tassello di un mosaico ben preciso, ponderato, in cui domesticità, arte e materia si fondono, in una commistione di elementi, che erige la villa a simulacro, tra cielo e terra, tra natura e architettura: un percorso, segnato da blocchi in cemento graffiato, conduce lo sguardo verso l’evasione, ponendo inevitabilmente l’uomo di fronte alla vastità del paesaggio, le cui linee vengo mitigate dal ricorso ad elementi quali il verde e l’acqua. 97


ABITARE LO SPAZIO, la dimensione dell’arredo. Quando il design definisce la qualità dello spazio domestico Ogni elemento, dalla poltrona alla sedia, è stato accuratamente selezionato affinché creasse un rapporto armonico con il contesto nel quale sarebbe stato inserito, secondo un criterio di coerenza, misto al gusto estetico e al valore identificativo dell’intera architettura. È una collezione, affine a quella artistico-espositiva, in cui ogni cosa occupa meticolosamente il proprio spazio, rendendo partecipe l’uomo dell’azione dell’abitare, semplice, ancestrale, ma soprattutto necessaria. Non sono altro che note, trascritte su uno spartito, pronte per produrre una melodia unica, propria della dimensione non solo concreta e reale, ma anche intellettiva.


Gallotti&Radice Adam “Table”

Artek Alvar Aalto “Armchair No.42”


HAY Lars Beller Fjetland “Cloche, table lamp”

EICHHOLTZ

“Coyote, floor lamp”


WILLISAU

“Riale, chair”

P&B Italia Paolo Piva “Alanda, coffee table”


MOLTENI&Co Rodolfo Dordoni “Mayfair, small table”

POLTRONA FRAU Patrick Norguet “Flavia, bed”


LIGHT POINT Ronni Gol “Drop S1, light pendant”

DRIADE Lievore Altherr Molina “Verlaine, sofa and armchair”


MINOTTI Rodolfo Dordoni “Song, coffee table”

CASSINA Franconi Albini “837 Canapo, relax chair”


BONTEMPI Roberto Giacomucci “Alfred, table”

ORANGE “Stilnovo, three-light tripod floor lamp”


POLTRONA FRAU Virginia Harper “Hudson, coffee table”

CASSINA Charlotte Perriand “Tokyo, lounge chair”


SKITSCH Todd Bracher “Zucca, pouf”

FREDERICIA Space Copenhagen “Spine, lounge metal base chair”


Designed by Us “Cilindro, floor lamp”

Designed by Us “X-stone, dining table”


Designed by Us “Zefiro, sofa”


LA SCELTA DELLA MATERIA

FINITURE DEGLI INTERNI SELEZIONE DEI MATERIALI IDENTIFICATIVI DELL’ARCHITETTURA

Partendo dall’esterno l’edificio presenta

la collezione che queste vanno ad

una sapiente scelta dei materiali,

accogliere. I materiali non fanno altro

alternando pieni e vuoti, materia e

così da amplificare maggiormente la

trasparenza, in un percorso articolato

potenza comunicativa dell’architettura,

su più livelli.

sotto ogni aspetto, all’occhio umano

Le pavimentazioni, mettono in luce un

talvolta

amalgama di soluzioni compositive,

un messaggio ben preciso: l’abitare

le quali spaziano: dal marmo di

nella sua forma più semplice e pura,

Carrara alla Resina grigia, dal parquet

all’interno della quale l’uomo è portato

di palissandro alla pietra a spacco,

a rispecchiare se stesso con il suo gusto

conferendo agli ambienti un’innata

e il suo intelletto, fortemente soggettivo

forza espressiva e progettuale.

e simultaneamente imprescindibile.

Le pareti, d’altro canto, sono decorate o attraverso una posa d’intonaco o mediante un rivestimento lamellare in legno, impreziosendo a loro volta

trascurabile,

comunicando


LEGNO DI PALISSANDRO

MARMO BIANCO

LEGNO DI PALISSANDRO

BRONZO OSSIDATO IN LASTRE

ACCIAIO CORTEN

LEGNO DI EBANO SCURO

PIETRA A SPACCO

ACCIAIO BRUNITO


UNA VILLA PER UN COLLEZIONISTA SUL LAGO DI GINEVRA

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ALLESTIMENTO DEGLI SPAZI ESTERNI un museo all’aperto dalla casa al lago. Un percorso agli antipodi nella natura, tra verde e acqua

All’interno del vasto lotto dedicato alla villa del Collezionista, si articolano due differenti percorsi: uno più netto, marcato, deciso che quasi “spezza” la residenza, e un’altro più “fantasioso”, libero e disarticolato all’interno della natura e delle presenze verdi del parco.

Nella loro intersezione, un padiglione, elemento temporaneo ma con un forte e deciso carattere: lo stesso tema della collezione della galleria, uno specchio sopra e sotto sulla vita dell’uomo.

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Uno sguardo sul lago di Ginevra, Situata sul versante Sud-Est del lago, la villa e il parco possono godere di un meraviglioso panorama. Un luogo del silenzio, della tranquillità e uno spazio di contemplazione.

Il leggero declivio del verde garantisce sempre la vista del meraviglioso specchio d’acqua, sempre potendo percorrere diversi sentieri: quello deciso, determinato, netto verso la residenza, e quello più sinuoso all’interno del verde, entrambi però confluenti nel padiglione espositivo, perpoi proseguire nel lago.

Le pensiline come specchi d’acqua. Due sono le pensiline presenti nel parco, realizzate con la medesima tecnica e struttura, sono costituite da una copertura in acciaio riflettente che va a preannunicare il tema del collezionista.

Ancor più accentuato nel padiglione verso il lago, dove un pavimento luce associato alla copertura cromata, ci trasporta in un’altra dimensione.


“L’architettura è la lotta perenne tra l’uomo e la natura, la lotta per sopraffare la natura, per prenderne possesso. Il primo atto dell’architettura è quello di mettere una pietra sul terreno. Quell’atto trasforma uno stato naturale di natura in uno stato culturale; si tratta di un atto sacro..”


Un dolce declivio, verso il panorama del lago di Ginevra




Uno specchio sul lago Il padiglione a valle è costituito da tre differenti elementi: una copertura cromata, una serie di pilastri anch’essi riflettenti, e un pavimento luce. La struttura, pensata come elemento temporaneo di allestimento, si configura come uno spazio di sosta e di transito, uno spazio dove soffermarsi a meditare oppure come semplice punto sul percorso che dalla villa, ci conduce “dentroâ€? il lago.




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