FIRENZE' CASA

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Fè Casa MARIO LUCA GIUSTI

colore, elegaNza e praticità Le tavole più cool e chic del momento hanno scoperto il cristallo sintetico

Supplemento al numero odierno

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a cura di

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Marzo 2015

supplemento al numero odierno de "La Nazione" a cura della Speed direttore responsabile: Pierfrancesco De Robertis vicedirettore: Mauro Avellini realizzazione: iService srl Montecatini Terme www.iservicesrl.it Per: editoriale; Serre Torrigiani; Mario Luca Giusti; Antik Torrigiani Center; Architetto Spadolini (Foto in studio); Clet; Palmorto; Ditta Artigianale; Pomino Vinsanto foto © Guglielmo De Micheli

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stampa: Grafica Editoriale Printing s.r.l. via E. Mattei, 106 40138 Bologna tel. 051 4592111 fax 051 4592120 pubblicità: SPEED Società Pubblicità Editoriale e Digitale direzione generale: Assago (Mi) - viale Milanofiori strada 3 palazzo b10 tel. 02 575771 Succursale di Firenze: viale Giovine Italia, 17 tel. 055-2499203 fax 055-684354 spefi@speweb.it

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editoriale

11 arketipo Scenari d’arredo sospesi fra passato e futuro 18 mario luca giusti Un inganno perfetto: cristallo sintetico, so chic! 26 brise lamp Un nuovo modo di illuminare eco, naturale, morbido 32 museo stibbert Un balzo nel passato tra armi e cavalieri

39 dugoNgo Una seconda chance anche per i mobili 45 città Nascosta Alla scoperta di luoghi segreti a Firenze e in Toscana 50 aNtiquariato torrigiaNi Un luogo per viaggiare nel cuore di Firenze 55 maurizio lastrico Risate a tempo di metrica 58 giardiNo torrigiaNi Un luogo incantato fra storia e natura


sommario 39

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63 le sorelle Originalità ed eleganza, segreti (e brevetti) di famiglia

75 matrix iNterNatioNal Due anime in un solo corpo quello dell’eccellenza

94 daVide palmi Ortaggi biologici: io ci metto la faccia

68 arcH. tommaso spadoliNi Quando i sogni prendono la via del mare…

83 aNaclet abraHam Con Clet l’arte cambia (la) strada

72 saloNe del mobile L’abitare di qualità in mostra alla Fortezza

88 ditta artigiaNale L’artigianato del caffè fra passione e conoscenza

96 marcHesi Frescobaldi A Pomino, una tradizione secolare per un vinsanto d’eccezione



è

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un’appartenenza profonda quella che cerchiamo di ribadire nelle pagine che seguono: vivere Firenze come la propria città significa seguirne le evoluzioni, i fatti, gli eventi con partecipazione ma anche con la capacità di prendere le distanze e cogliere – magari anche con sorpresa- quello che ogni giorno abbiamo davanti agli occhi e paradossalmente ci sfugge. Ingegnarsi per rinnovarsi, attingere alla forza della proprie radici per poi inventarsi nuovi modi per produrre, confrontarsi con il mondo, fare cultura attraverso nuovi canali e linguaggi: le sfide della contemporaneità a Firenze si affrontano con vivacità e intraprendenza. Ci sono segnali forti che ci portano a intravedere per la città un nuovo Rinascimento: Giardini storici che si aprono accogliendo attività didattiche ed eventi culturali, aziende che si riconvertono facendo tesoro del proprio know how per sperimentare nuove produzioni,

percorsi di scoperta di incantevoli luoghi privati della città che talvolta nemmeno i suoi abitanti conoscono sono solo alcune delle numerose realtà fiorentine che in questo magazine abbiamo selezionato per raccontare le forme del “nuovo” . E proprio attorno al mondo della casa, leitmotiv di questo numero, si raccolgono esperienze di rilievo, dimostrazione lampante di come la creatività trovi ancora degli spazi di espressione significativi anche attraverso la rivisitazione del passato, la ricerca stilistica applicata alle antiche tradizioni manifatturiere del territorio, il riciclo e il riuso che danno una seconda chance a vecchi mobili ed oggetti, la trasformazione funzionale del “già visto” o dell’ordinario. Uno sguardo nuovo sull’esistente, capace di stimolare l’immaginazione e il confronto, è il punto di partenza. E l’arrivo? Mai prevedibile, mai definitivo, per fortuna.



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Fè nuovi scenari

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n’idea innata e primitiva dell’eleganza sembra essere alla base della produzione di Arketipo Firenze, marchio che ha saputo fondere con estrema originalità la maestria artigianale della sartorialità fiorentina ad un’innovativa ricerca stilistica. Imbottiti dal design intramontabile e dotati di una cura del dettaglio quasi maniacale sono il risultato di un percorso di qualità manifatturiera che si accentua nel tempo con il rafforzamento dell’immagine del brand.

lifestyle ricercato grazie a un sapiente mix di design e moda

ARKETIPO FIRENZE

Scenari d’arredo sospesi fra passato e futuro

La tradizione in evoluzione QUELLA di Arketipo Firenze è una storia iniziata negli anni '80 a Calenzano. Dal 2008 le Collezioni, focalizzate su divani e poltrone, propongono anche una serie di complementi d’arredo che si integrano, con stile e creatività al mood originale di Arketipo. Il risultato è un living easy chic dove cultura dell’arredo, heritage e funzionalità si fondono con raffinatezza. Nel 2011 Arketipo, oramai riconosciuta a

livello internazionale per il suo eccellente know-how, arricchito dalla forza della tradizione tessile Toscana, viene acquisita da Cattelan Italia, azienda tra i leader mondiali del complemento d’arredo. è l’inizio di una nuova era che preserva i valori e garantisce l’evoluzione del business. Oggi i prodotti Arketipo Firenze sono presenti in circa 8oo punti vendita prevalentemente in Italia, Austria, Svizzera, UK, Francia,

BORA BORA Design: Giorgio Cattelan

ex Ussr, Australia, Medio-Oriente. Di rilievo, ma con grandi potenzialità di sviluppo anche la presenza in USA. E’ recente l’apertura di nuovi mercati come Hong-Kong, Singapore e Taiwan.


12 / firenzeèlamiacittà L’AD Lorenzo Cattelan

     FAshION E OlTRE… sECONDO lORENZO CATTElAN IL DESIGN è oggi per l’Azienda fiorentina il punto di partenza di qualsiasi progetto. Un valore imprescindibile che rende ogni prodotto prezioso come una forma d’arte. L’italianità delle scelte estetiche è continuità, segno distintivo e desiderio di affermare le proprie radici culturali. Assieme alla continuità si impone la ricerca del nuovo. Nel settore casa, come in altri, si riducono gli spazi dell’originalità e il “già visto” è lo spettro di chi crea. Come e dove si possono trovare, dunque, nuove ispirazioni? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Cattelan, AD di Arketipo Firenze. «Al giorno d'oggi nulla si inventa, piuttosto si trasforma, si adatta, evolve…..La sfida è il portare il 'già visto' all'originalità, quindi oggetti che in qualche modo ci ricordano forme viste in altri contesti o magari provenienti dal passato, che attualizzate da ricerca costante di materiali presi in prestito dai settori più disparati, trovano un nuovo appeal di originalità con contenuti attuali , il tutto unito all'artigianalità e al nostro know how fiorentino.E qui, consentitemi, non abbiamo concorrenti».

Il mondo di Arketipo appare molto legato al fashion. Ma oltre alle evidenti affinità ci sono anche sostanziali differenze fra l’interior design e la moda, come sottolinea ancora Lorenzo Cattelan: «La moda detta lo stile e anticipa le tendenze, quindi colori, tagli, sensazioni, abbinamenti…sono la nostra passione! Bisogna tener presente però che i tempi nel settore arredo sono più lunghi rispetto a quelli della moda; una collezione di imbottiti o un campionario di pelli da arredamento non potrebbe mai durare solo per una stagione. Il settore del design segue delle tempistiche differenti. Passano molti mesi dalla presentazione di una nuova collezione al momento in cui effettivamente la troviamo esposta nel punto vendita, dove probabilmente dovrà convivere con altri oggetti di due/tre anni prima. Il principio quindi è certamente quello di attingere dalla moda, ma al tempo stesso ponderando le scelte e adottando una visione meno 'fast', più proiettata sul medio termine».

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Windsor è un divano dal carattere attuale, raffinato e ricercato

Eleganza british: il divano Windsor Design Manzoni-Tapinassi (2011) Windsor si adatta a qualsiasi tipo di arredamento: perfetto nel contesto classico, risalta in maniera originale nell’ambiente moderno come una preziosa opera d’arte. realizzato esclusivamente a mano con imbottitura capitonné, è un divano dal carattere decisamente attuale, raffinato e ricercato, ma con un gusto morbido e accogliente dato dal tipico bottone che affonda nella trapunta con disegno a rombi. Windsor ha ampliato la sua gamma con l’aggiunta di un divano extra-large, ben 314 cm e di una chaise longue, con la possibilità del rivestimento in velluto, che gli dona un aspetto cangiante e molto ricco. nel 2013 nasce Windsor dream un capolavoro del design, mantiene il gusto classico e lo stile moderno, che caratterizzano i divani della stessa serie. i materiali raffinati, la particolare lavorazione hand made e le imbottiture in capitonnè sono un richiamo all’eleganza britannica, austera e ricercata. il leit motiv, creato dal tipico bottone che affonda nella trapunta che forma disegni a rombi, segue tutta la struttura, compresa la testata posteriore. È quindi possibile posizionare il letto Windsor dream anche al centro della stanza. Lussuosa la versione in velluto, preziosa quella in pelle.

Materiali diversi e ricercati convivono in modo armonico per enfatizzare il valore di un design che unisce il sapore vintage, il gusto contemporaneo e l’alta qualità


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L’importante cerniera, applicata sui quattro lati dei cuscini per unire i due rivestimenti, infonde rigore e sottolinea il particolare design. È possibile creare molteplici combinazioni mixando i colori delle cerniere, i tessuti e le pelli disponibili in un ricco campionario.

Il fascino della trasformazione: Auto-Reverse Design Giuseppe Viganò NATO NEL 2013, AutoReverse sposa perfettamente lo spirito contemporaneo/ fashion con l'artigianalità e l'alta qualità che contraddistingue il brand. Tutte le rifiniture vengono realizzate a mano per rendere il prodotto unico. E' un vintage chic autentico e ricercato. Il suo apparente disordine visivo si contrappone all’ordine ed alla cura maniacale dei dettagli. La struttura sottile, elegante e discreta, circonda e contiene i cuscini di seduta, lo schienale ed i braccioli, enfatizzati da volants perimetrali che assicurano un movimento ben definito alla linea ed un’estrema morbidezza sia visiva che tattile. 2

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1. BOLERO - Design: Oriano Favaretto 5. BORA BORA - Design: Giorgio Cattelan 6. VITTORIA - Design: Paolo Cattelan

Accanto agli imbottiti trovano spazio complementi d’arredo che uniscono ricerca materica e design di carattere


La Lista di Nozze è sempre un valore nel tempo

• la porcellana • il cristallo • l’antico • l’argento • la cucina • ROSENTHAL STUDIO LINE - VENINI - RICHARD GINORI - RIEDEL - VILLEROY & BOCH ARGENTERIA:

CAPODIMONTE

TIFFANY NEW YORK

DRESDA

GIANMARIA BUCCELLATI

PORCELAINE DE PARIS

GREGGIO

ROYAL LIMONGES

SCHIAVON

AYNSLEY CRISTALLI:

GORHAM ELKINGTON

UGO POGGI

MAPPIN & WEBB

WATERFORD

CARRS OF SHEFFIELD

DAUM

J. DIXON & SONS

SAINT LOUIS

WALKER & HALL

SEVRES

BARREB & HELLIS

STUART

PORCELLANE:

ORREFORS

UGO POGGI

MORETTI

FABERGÈ PARIS

POGGI MURANO CUCINA:

SPODE CROWN DERBY WEDGWOOD MEDARD HAVILLAND GIEN COPENAGHEN

SAMBONET

La lista di nozze da Ugo Poggi, punto di riferimento storico, per le coppie che amano oggetti ricercati e di qualità oltre la cucina.

ALESSI LAGOSTINA KRISTELL BROGGI CAUZON

VIA STROZZI, 26R - FIRENZE




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Fè innovazione Cristallo sintetico perfetto inganno che conquista

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In un caleidoscopio di colori e un tripudio di forge, trasparenze e linee, il brand toscano si afferma con eleganti set per la tavola realizzati in melamina e materiali acrilici

n brand giovane e l’esperienza e il gusto di una famiglia fiorentina di imprenditori che celebra proprio quest’anno 150 anni di storia: Mario Luca Giusti ha decisamente puntato sull’innovazione ma il suo successo non è certo frutto di improvvisazione. Nel suo percorso, la moda ha avuto la meglio fino al 2007. Poi, i segnali di crisi che emergevano nel mondo delle calzature lo hanno portato a spostare l’attenzione e la sua spiccata sensibilità estetica su altro. L’universo della casa e della tavola ha rappresentato il porto di approdo e al tempo stesso quello di ri-partenza. “Negli anni del “passaggio” – dice il fondatore della maison fiorentina – avevo iniziato ad appassionarmi all’oggettistica per la casa e ho cominciato a disegnare articoli per la tavola ed oggetti che poi ho realizzato in acrilico. Tutto è nato da una serie di tentativi, di prove… a par-

tire dagli oggetti che appartenevano ad un immaginario comune, linee classiche e tradizionalmente legate ai ricordi d’infanzia, ad un’eleganza domestica dal rassicurante e affascinante sapore retrò”. Molti dei bellissimi articoli per la tavola creati da Mario Luca Giusti, infatti, richiamano alla mente le raffinate e “intoccabili” vetrine e le antiche credenze dalle quali i servizi “buoni” uscivano nelle occasioni speciali, quando le tavole dovevano essere apparecchiate per gli ospiti e la convivialità seguiva rituali ben precisi. Pregiate porcellane, cristalli finissimi, argenti splendenti hanno ispirato le collezioni dell’imprenditore fiorentino, che ha deciso di rinnovare i grandi classici della tavola rielaborandone il design e soprattutto utilizzando materiali contemporanei come il cristallo sintetico e la melamina. Ò

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Dalla vetrina della nonna alle tavole più cool del momento passando attraverso creatività e materiali contemporanei

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chi è

mario luca giusti Mario Luca Giusti nasce a Firenze in un ambiente culturalmente ricco di stimoli che fin da bambino lo avvia verso la ricerca estetica e l’armonia condizionando il suo amore dell’antico e il fascino del nuovo. All’età di 16 anni parte per Milano dove si affina al gusto del bello e dell’eleganza nella sartoria letteraria di Germana Marucelli, grande stilista e promotrice della moda italiana. Sensibilizzato allo stile, quando in seguito rientra a Firenze porta avanti con successo l’azienda calzaturiera di famiglia fondata nel 1865. Nel 2005 la svolta con la nascita dell’omonima maison, la Mario Luca Giusti, che conquista il mercato italiano prima e quello estero.

 La speciale installazione “Esplosione di vitaminici cromatismi” di Alessandro Moradei realizzata con oltre 800 oggetti per la tavola in materiali sintetici firmati Mario Luca Giusti, in occasione della settima edizione di Taste


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PIATTI MIRANDA L’eleganza del set di piatti MIRANDA (fondo, medio, grande) dal sapore classico e dall’aspetto della porcellana se pur realizzato in un materiale contemporaneo come la melamina. A renderlo più particolare i bordi arricchiti dal dettaglio in rilievo dei doppi decori rossi o grigi per un tocco di leggera raffinatezza. Nell’immagine anche il sottopiatto GIOTTO in acrilico declinato in verde, rosso, ambra e trasparente.

I classici della tavola rielaborati in chiave contemporanea e resi oggetti di vero design

Ò Ò Ò Adottando uno stile tra il fusion e il pop, i prodotti creati da Mario Luca Giusti stesso rappresentano una soluzione ottimale sia per interni che a bordo piscina, in giardino o sui mega yacht. Collezioni che si arricchiscono ogni anno di nuovi modelli dalle tinte che spaziano dal bianco, al nero, dal trasparente ai colori più brillanti. Fanno a gara a inserire le collezioni della

maison fiorentina i più importanti negozi e i department store più esclusivi del mondo. Molti anche gli hotel e i condomini di lusso che adottano questi prodotti d’eccellenza come il J.K. Palace di Capri, Il Pellicano di Porto Ercole, il Pacha di Ibiza, il Mama Shelter di Parigi (disegnato da Philippe Stark), il Club Atlantis di Miami. E tra i tanti, tantissimi, appassionati estimatori ci sono Steven Spielberg,

Farzan Ozpetek, i principi Alberto II e Charlene di Monaco, Carla Fracci, Valentino e Giancarlo Giammetti, Roberto e Eva Cavalli, la famiglia Missoni, Matteo e Agnese Renzi, Asia Argento, Elena Sofia Ricci. Numerosi sono anche i progetti di collaborazione avviati con importanti nomi della moda fra i quali Missoni. Un successo ben espresso anche dai numeri e che ha permesso a Mario Luca


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Giusti di registrare un incremento del fatturato pari al 35% negli ultimi anni, collocandosi fra le aziende toscane con il più alto tasso di crescita. Nell’ultimo biennio il marchio ha conosciuto un aumento considerevole dei clienti sul territorio statunitense che si attesta come il mercato più interessante seguito dal Far e dal Middle East. Si espande anche il mercato europeo e la richiesta di nazioni come India, Cina, Messico e Brasile e ancora Australia e Giappone. Ad oggi le collezioni di Mario Luca Giusti si vendono in circa 400 negozi italiani e in

Le ispirazioni arrivano in molti casi dai miei viaggi, da alcuni dettagli su cui lo sguardo inaspettatamente si incanta oltre 300 all’estero. Insomma il “perfetto inganno” dei bicchieri in cristallo sintetico e dei piatti in melamina sta conquistando pezzi di mondo. Un caso aziendale che ha incontrato anche il plauso del Comune di Firenze che, riconoscendo l’alto contenuto innovativo del marchio, ha concesso spazi e ap-

poggio all’azienda in più occasioni. Memorabile l’installazione in Piazza Strozzi del “Giardino all’italiana popcontemporaneo”, completamente realizzata con le colorate brocche “Palla” di Mario Luca Giusti, nel giugno 2013, in occasione di Pitti Uomo. Firmata dall’architetto Alessandro Moradei, con il quale l’imprenditore ha siglato anche altre scenografiche installazioni, come quella per Taste (nella foto di copertina di questo inserto), il Giardino è rimasto esposto per 21 giorni. Ò Ò Ò

BROCCA PALLA In acrilico, dalla rotondità materna, nel nuovo colore giallo presentata a HOMI e a Maison&Objet. Contiene 3 litri.

Installazione “Giardino all’italiana pop-contemporaneo”, Piazza Strozzi, giugno 2013


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«è un successo di proporzioni inaspettate – sottolinea Mario Luca Giusti- che è arrivato in tempi relativamente rapidi. Merito del prodotto che piace perché è bello, esprime un lusso contemporaneo, unendo praticità, vivacità e freschezza e inoltre, grazie alla ricchezza delle nostre collezioni, offre un’incredibile gamma di opzioni e abbinamenti». L’innovativa idea iniziale -il classico rivisitato nelle linee e nei materiali decisamente più “easy”- ha trovato e continua a trovare declinazioni di grande impatto visivo, capaci di trasmettere eleganza e ricercatezza.

Nasce da una rivisitazione romantica del bicchiere LENTE il nuovo bicchiere in acrilico SUPER STAR presentato a Gennaio in occasione di HOMI (Milano) e di MAISON&OBJET (Parigi). La luna piena e le stelle sono le luminose protagoniste assolute di questo cielo incantato che grazie a un gioco di trasparenze ne moltiplicano l’effetto ottico per un’atmosfera di elegante classicità. BOTTIGLIA BONA Elegante, longilinea, decisamente altezzosa la nuova bottiglia Bona in acrilico è stata disegnata da Fabrizio Monaci. Caratterizzata dal collo modiglianesco e dal corpo sfaccettato per tutta la sua lunghezza ha un importate base esagonale che – come il tappo dalla forma rotonda – resta trasparente anche se declinata nei colori blu, rubino, verde, turchese, trasparente e bianco smalto.

Il prodotto piace perchè è bello ed esprime un lusso contemporaneo «Oggi non è possibile inventare qualcosa di completamente nuovo – aggiunge il fondatore nonché anima creativa del brand- ogni prodotto inedito implica l’elaborazione di un’idea esistente, una trasformazione che nasce in primo luogo dalla capacità di “immaginare”. Personalmente, non parto mai dal pensare all’oggetto che intendo creare, ma da qualcosa di diverso. Le ispirazioni arrivano in molti casi dai miei viaggi, da alcuni dettagli su cui lo sguardo inaspettatamente si incanta: può essere la forma di un’antica anfora in un museo, l’angolo di una cornice…queste immagini restano impresse nella memoria per poi essere traslate su un progetto ed essere messe a punto attraverso passaggi di modifica successivi nei quali si lavora sui

dettagli per ricercare la combinazione che ci risulta più “armonica”». E di immagine in immagine, la vena creativa di Mario Luca Giusti non perde battuta: ora le energie si concentrano, oltre che su nuove proposte per la tavola e la casa, su progetti che toccano il settore dell’arredo e che vedremo a Milano, al prossimo HOMI.

BOUTIQUE MONOMARCA FIRENZE - Via della Vigna Nuova 88R MILANO - Corso Garibaldi 12 SAINT TROPEZ - 65, Rue Gambetta MARINA DI CAMPO (prossima apertura) www.mariolucagiusti.com





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Fè illuminazione

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na sorgente di luce morbida e diffusa, un oggetto di design che rispetti anche l’ambiente, un’idea decisamente made in Florence firmata da una giovane creativa: Ileana De Nicolais. Tutto questo, ma anche qualcosa in più è “Brise Lamps”, un nome che riprende dai “brise-soleil” o frangi sole. La loro forma si ispira ironicamente ai frutti della natura attraverso la geometria di elementi verticali e orizzontali. Sono questi elementi i frangi-luce che permettono di ottenere giochi d’ombra nelle superfici circostanti e un’atmosfera avvolgente, resa calda dai colori dei materiali. Alla base delle Brise Lamps, il concetto di “autoprogettazione”. La realizzazione avviene attraverso l’incastro di elementi in legno e suoi derivati. Le parti vengono disegnate e tagliate a laser, per poi essere assemblate abbinando artigianalità a serialità, con un occhio attento all'etica e ai criteri sostenibili della produzione. Il semplice incastro dei vari componenti piani, dotati di particolari tagli, assicura la stabilità dell'involucro senza l'ausilio di altri supporti o accessori, né collanti. Non poteva che esserci un animo particolarmente “green” dietro questi oggetti che fanno proprio della naturalezza e dell’ecosostenibilità dei materiali con cui vengono realizzati uno dei loro vanti. L’architetto Ileana De Nicolais è, infatti, specializzata in bioarchitettura, risparmio energetico ed ecodesign. La sua attenzione per i materiali eco si evidenzia già nel corso degli studi e si rafforza con il tempo e nel lavoro presso vari studi tecnici a Firenze (tra cui Floor), attraverso cui Ileana si avvicina all’ecodesign e sviluppa il proprio interesse verso materiali naturali e di riciclo.

Un nuovo modo di illuminare eco, naturale, morbido


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Le lampade Brise Lamp sono realizzate attraverso l’incastro di elementi in legno e suoi derivati

Materiali eco effetto “caldo”

Il materiali utilizzati per le Brise Lamps sono principalmente legno e derivati, come compensati naturali. Non manca, però, una versione altrettanto accattivante, quella in cartonlegno e cartone. Qualunque sia la versione scelta, l’effetto è di un oggetto dallo stile moderno e al contempo capace di creare un’atmosfera calda e accogliente, perfetto per dare personalità agli ambienti domestici.


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La tecnica del taglio laser LE PRIME realizzazioni di corpi illuminanti di Ileana De Nicolais vedono protagonisti elementi di recupero e l’utilizzo di carta o tessuti. Dal 2011, invece, con un approccio principalmente artigianale l’architetto arriva all’idea della costruzione dell’oggetto attraverso la tecnica del taglio laser e con l’impiego di materiali naturali. è l’inizio delle Brise Lamps esposte nel 2014 al Fuorisalone di Milano e al Florence design week di Firenze.

 Chi è 

CONOsCIAmO IlEANA DE NICOlAIs IDEATRICE DEllE BRIsE lAmPs Si laurea in Architettura nell’anno 2002 presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Si abilita alla professione e consegue il Diploma di Specializzazione post laurea in Bioarchitettura presso l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura di Firenze e la Facoltà di Ingegneria di Bologna. Frequenta il corso Mario Cucinella Workshop sulla progettazione sostenibile e svariati altri corsi in materia di bioarchitettura e risparmio energetico. Ne derivano diverse pubblicazioni. In più, dal 2002 Ileana De Nicolais collabora con importanti studi a Firenze e svolge l’attività professionale di architetto concentrandosi principalmente nei campi della bioarchitettura, risparmio energetico ed eco design. Attualmente svolge la libera professione in collaborazione con altre figure professionali. L’approfondimento particolare sulle tematiche della sostenibilità e della bioarchitettura è in costante

aggiornamento: l’architetto ha conseguito inoltre studi specifici sulle costruzioni in legno, sulle costruzioni di case in balle di paglia e terra cruda, attualmente in corso di rivalutazione nel panorama europeo. Si evidenzia come di recente, grazie alla partecipazione all'Open Online Academy di New York, ha la possibilità di collaborare con architetti e ingegneri provenienti da tutto il mondo ad un lavoro in team per la progettazione di una scuola e di un rifugio di emergenza per le vittime dei disastri naturali dovuti ai recenti cambiamenti climatici. Il progetto proposto, che ha contemplato vari aspetti di progettazione architettonica, ingegneria strutturale, tecnologia di costruzione, spazio sociale, fattibilità economica, sostenibilità e resilienza, è stato pensato con l'uso della tecnologia del bambù e si è classificato tra i primi finalisti del concorso grazie al quale ne è prevista la realizzazione da parte delle varie organizzazioni internazionali come OCHA, UNHCR, WBG.


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TRee BRIse Lampada da tavolo materiale: legno e derivati Dimensioni h 50 x 35 x 20

oggetti di design Che rispettano l'ambiente

La sostanza si accompagna alla forma ispirata alla natura

Lampada da tavolo materiale: legno e derivati Dimensioni h 55 x 28 x 24

OLTRE che nei materiali, le innovative Brise Lamps onorano la natura anche nella forma. Ad esempio, la Tree Brise, ha una forma sinuosa ispirata ai rami degli alberi, ma questi ultimi vengono reinterpretati stravolgendone l’aspetto: in contrasto con i rami sviluppati verso l’alto, la geometria degli elementi è orizzontale. Anche la Mushroom e la Onion, si ispirano alle forme dei frutti della natura, ma riproposti in chiave ironica.

 Lampada da tavolo materiale: legno e derivati Dimensioni h 40 x 40 x 40  Lampada da tavolo materiale: legno e derivati Dimensioni h 40 x 28 x 28

FLOweR BRIse Lampada da tavolo materiale: legno e derivati Dimensioni h 30 x 30 x 35




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Fè collezionismo musEO sTIBBERT

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Un balzo nel passato tra armi e cavalieri

arcare la soglia di una splendida villa e ritrovarsi come per magia catapultati in un passato fatto di spade e cavalieri, armature e stendardi provenienti da tutto il mondo. Stiamo entrando in casa di Frederick Stibbert, anglo-fiorentino vissuto tra Otto e Novecento e animato da un’autentica passione per le armi d’epoca. La sua vita agiata gli permise di fare della sua passione un impegno quasi a tempo pieno, attività che oggi ci permette di poter godere di uno dei luoghi più affascinanti e decisamente più inaspettati della città. Chi potrebbe pensare che tra le mura della villa si nascondano tanti tesori? Quella del Museo Stibbert è una delle più ampie collezioni di armi antiche del mondo: oltre 36.000 pezzi disposti secondo percorsi didattici ed evocativi nella casa disegnata dallo stesso Stibbert per questo scopo.

In alto: una veduta d'esterno della villa che rappresenta un importante esempio del fantasioso stile ottocentesco, e a cui hanno lavorato alcuni fra i migliori artisti fiorentini dell'epoca A sinistra: una delle due sale islamiche del museo, contenenti un'ampia collezione di armi provenienti dal Vicino e dal Medio Oriente mussulmano A destra: la facciata del Museo Stibbert in una foto di inizio '900


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Chi era Frederick Stibbert UN PATRIMONIO pressoché inesauribile, una passione per il collezionismo così come per la fotografia e l’arte, due splendide ville e il pallino per “rivivere” un passato fatto di scontri fra cavalieri e incanti dal sapore esotico. è difficile descrivere il “personaggio” Frederick Stibbert. Nato a Firenze nel 1838, ma con cittadinanza ingle-

Il Museo Stibbert vanta una collezione di armi antiche di oltre 36000 pezzi disposti secondo percorsi didattici

se, dopo un irregolare ciclo di studi in Gran Bretagna tornò in Italia entrando in possesso di un favoloso patrimonio. L’enorme patrimonio era stato accumulato sia dal nonno Giles, Generale in Capo dell’Esercito della Compagnia delle Indie in Bengala e dal padre, Thomas, anch’egli militare. Già dopo pochi anni la collezione raccolta nei suoi numerosi viaggi era ingentissima, tanto

Stibbert abitò in questi stessi luoghi, nelle stesse stanze che ospitano la collezione e che in parte, già all’epoca erano state predisposte per ospitare l’armeria europea, l’armeria islamica e l’armeria giapponese. Ma l’eclettico e sofisticato

da non poter essere più ospitata unicamente dalla villa sulla collina di Montughi. Per questo Frederick decise di acquistare anche quella limitrofa, villa Bombicci, e trasformarle in un unico edificio (tra il 1876 e il 1880). Alla sua morte, nel 1906, Stibbert lasciò in eredità le collezioni e tutti i possedimenti di Montughi alla città di Firenze, con l’obbligo di istituirli in un museo a suo nome.

anglo-fiorentino, figlio del colonnello inglese Thomas Stibbert e della giovane toscana Giulia Cafaggi, collezionò in realtà tutto ciò che è attinente alla persona, ne forma l’immagine e ne svela i valori. Tra gli importanti dipinti acquistati, privilegiò quelli che potessero illustrare la storia del costume, delle armi indossate e degli abiti concepiti come corazze. Tra i pezzi di abbigliamento se ne contano oggi alcuni addirittura eccezionali, come gli indumenti e gli accessori del Cinquecento e l’abito completo indossato da Napoleone per l’incoronazione a re d’Italia. Fra le più ricche al mondo è la raccolta di cuoi seicenteschi impressi e dipinti, che Stibbert montò alle pareti della sua casa museo, dove trovarono posto anche una gran varietà di mobili, maioliche, stoffe, parati sacri ed infine libri: la sua biblioteca è certo, per i soggetti relativi alle armi e al costume, una delle più vaste del tempo, cui aggiunse la sua personale “Storia del Costume civile e militare”, sintesi del suo lavoro collezionistico e del senso di tutta una vita.

La passione di Frederick Stibbert, vissuta quasi a tempo pieno, ci permette di poter godere oggi di uno dei luoghi più affascinanti e inaspettati della città


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Nel grande parco si trovano boschetti, padiglioni, statue e false rovine che lo rendono unico

 agenda 

musEO sTIBBERT DA vIvERE Marzo 26 marzo – apertura della mostra Il sogno e la gloria. L’armeria di Frederick Stibbert attraverso i suoi capolavori aprile 23 aprile - concerto con il gruppo Musica Incontro e apertura speciale del museo con aperitivo. Maggio 7 maggio - concerto con il gruppo Musica Incontro e apertura speciale del museo con aperitivo 21 maggio – Spettacolo danza Dal movimento inanimato all’immobilità vivente – Associazione MUDRA. Danzare in un luogo di cultura per un incontro di culture, su musiche del ‘900. 16 maggio – giornata di pittura nel parco Dagli stemmi agli stami secondo appuntamento di pitture en plein air al Parco Stibbert in collaborazione con gli Angeli del Bello, con concerto serale organizzato dal 78° Maggio Musicale Fiorentino. A breve, inaugurazione del restauro della grotta nel parco, della risistemazione del Giardino della Limonia, dei restauri allo scalone e del ripristino della Sala degli Arazzi della villa.

Il PARCO

Romantici sentieri d’incanto

"PERDERSI” nel parco di villa Stibbert è un altro ottimo motivo per visitarla. La curiosità per il passato e l’esotismo del proprietario sono rispecchiati dall’incanto di boschetti, padiglioni, statue e false rovine che rendono unico il giardino. Nel cuore del parco è compreso anche un piccolo

tempio egiziano, tra le mete di percorsi naturalistici ed evocativi che proprio da Stibbert furono portati per la prima volta nell’ambiente culturale fiorentino di fine Ottocento. La Limonaia è dell’architetto Poggi, risalente alla metà dell’Ottocento. Qui trovavano riparo piante esotiche di

ogni genere collezionate da Stibbert insieme a calchi in gesso di opere famose. Oggi, gli ambienti della Limonaia squisitamente restaurati sono tornati all’antico splendore grazie a un attento restauro che li ha adattati ad ospitare convegni e manifestazioni.


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Il musEO

Ospiti di Frederick Stibbert

In foto: la sala giapponese e il primo piano di un'armatura. Le tre sale che ospitano l'armeria giapponese erano in origine pensate per accogliere materiali medievali europei, ma già intorno al 1880 Stibbert iniziò ad interessarsi agli armamenti dell'estremo oriente, in concomitanza con la riapertura del Giappone ai mercati esterni dopo il 1868, arrivando a creare una delle collezioni che si colloca tra le più cospicue al di fuori del Giappone stesso

zione dell’atelier presso cui Stibbert riunì VISITARE il museo significa diventare a lavorare armaioli, decoratori, ebanisti e “ospiti” di Frederick Stibbert, essere acaltri artigiani occupati a ripulire, rimontacolti nella sua casa come se fossimo suoi re, completare, restaurare i pezzi della sua ospiti, gli ospiti che amava stupire con la collezione. Tali artigiani furono preziosi straordinaria armeria arricchita da pezzi anche per dar vita a raffinate repliche Otprovenienti da tutto il mondo. Si attraversa tocentesche. Si tratta del cuore della terza il percorso sia storico che mentale che fu sezione. la base per la realizzazione dell’armeria. Ma il Medioevo era qualcosa di vivo per L’atmosfera è pervasa da un’aria romanil nostro padrone di casa, o tica. Per costruire l’emeglio, qualcosa da rivivere sposizione che avrebbe affascinato i suoi ospiLa straordinaria con travestimenti, feste, gli stessi arredi che riprendevati, Stibbert si basò su armeria no il gusto dell’epoca. Il tour numerosi viaggi e sui è arricchita da mezzi dell’epoca per pezzi provenienti si conclude con i capolavori dell’armeria, materiali di arricordare fin nel detta- da tutto il mondo meria europea, dalla disposiglio le suggestioni dei zione spettacolare persino per l’osservatodettagli: taccuini pieni di disegni, detre moderno. tagli tecnici, appunti vari che sarebbero Armi e armature vanno dal mondo etrusco serviti a completare il suo studio i pezzi al XVII secolo. La sezione conclusiva è mancanti di armi e armature. I taccuini dedicata allo studio con cui Stibbert corredi viaggio, i cataloghi di famose armerie dò la sua collezione. Fu pubblicato postue oggetti che furono ispiratori per Fredemo il frutto delle sue fatiche “Abiti e fogge rick sono raccolti nella prima sezione del civili e militari”. museo. Dopodichè si passa nella ricostru-


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FIN DALLA FONDAzIONE, il Museo Stibbert, nonostante la sua particolarità è sempre stato “il museo dei fiorentini”. Nato come vera e propria residenza di un fiorentino, per quanto anch’egli tutt’altro che comune, e donato alla città alla sua morte, nella direzione del dott. Enrico Colle è oggi un luogo ancora più vivo e presso cui sentirsi “a casa”. A spiegare quale filosofia ispiri le attività del Museo è lo stesso Direttore.

uNA ChIACChIERATA COl DIRETTORE

ATTIvITà, sPuNTI E PROgETTI DI uN musEO vIvO

Il Museo Stibbert è il luogo che ogni fiorentino ha nei propri ricordi di bambino, quando assieme ai genitori veniva in visita per restare affascinato dalle armature e dalle riproduzioni all’interno della villa, ma è anche il luogo dove gli appartenenti alla nostra generazione possono portare i propri figli nella certezza di trovare qualcosa di nuovo e unico da scoprire. Come si riesce a rendere viva una collezione come quella del Museo Stibbert? Concentrandosi sulla fruibilità del luogo, sulla sua vicinanza alla città e ai suoi abitanti, offrendo la possibilità di poter vedere opere ed eventi sempre nuovi, in modo da far “ritornare” i fiorentini nel loro Museo. è ormai consuetudine quella di dare vita a una mostra temporanea una volta all’anno e a una serie di eventi che si distribuiscono tra la primavera e l’autunno. E come risponde il pubblico a questa serie di iniziative? Gli amici dello Stibbert gradiscono la maggior apertura del Museo nei confronti dei cittadini, tanto che su questa scorta abbiamo deciso di creare una tessera apposita per garantire una serie di benefici a chi intenda sottoscriverla. Non è un

Il direttore del Museo Stibbert, dott. Enrico Colle

Gli appartenenti alla nostra generazione possono portare qui i propri figli nella certezza di trovare qualcosa di nuovo e unico da scoprire

caso che il nome scelto sia stato “Friends of Stibbert”, un modo per sostenere con una spesa contenuta le attività del Museo e poter aderire alle numerose iniziative organizzate nel corso dell’anno, comprese le visite presso altre città e musei famosi. Il Museo Stibbert è quindi sempre più vivo e attuale. Cosa potrebbe riservare per il futuro? I progetti ci sono e sono numerosi, spesso solo in cerca degli opportuni sponsor per essere realizzati. Tra questi, la creazione di un Centro presso cui far convogliare gli studi sulle arti decorative da tutta Europa, sfruttando la fornitissima biblioteca di Frederick Stibbert come base. Si tratterebbe di un Centro studi pressoché unico, che diventerebbe punto di riferimento assoluto in materia. Tutti questi interventi sembrano seguire la volontà dello stesso Frederick Stibbert con un’ottica “aggiornata e rivista” ai tempi nostri. Non a caso un’altra importante iniziativa prevede la realizzazione di un Centro per le arti decorative, in collaborazione con la Scuola edile, dove dare vita, un po’ come accadeva proprio al tempo di Stibbert, a laboratori di restauro, di recupero delle tradizioni artigianali e molto altro… fino a comprendere, nel complesso così rinnovato, una foresteria attiva per pubblico e ospiti. La speranza è quella di poter realizzare presto tutto questo a vantaggio dell’intera città e di coloro che vorranno sostenere i progetti. L’appello va quindi anche al mondo dell’imprenditoria e, perché no, della moda, tanto presente sul territorio e che numerosi spunti potrebbe cogliere dalla collezione e dall’attività del Museo.




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Fè design

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Una seconda chance anche per i mobili

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una seconda opportunità, anche quando tutti credono che non ci siano ulteriori chance? A dare una nuova vita a mobili che una propria personalità ce l’hanno sempre avuta, ma che oggi stentano a resistere al mutare delle mode e del gusto di chi vive la casa ci pensano Silvia Camolei e Milco Migliori.

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Cresciuto nella falegnameria di famiglia e oggi designer lui, architetto lei, con Dugongo hanno dato una nuova possibilità nelle case (ma anche negli uffici) a pezzi di arredo ormai condannati a morte. Si tratta di tavoli, sedie, madie,

piattaie e quant’altro ormai “vecchi”, solitamente databili tra gli anni Venti e Ottanta del secolo scorso; oggetti costruiti con materiali di qualità che, sotto esperte mani artigiane tornano a essere pezzi assolutamente validi anche per una nuova abitazione. Il trattamento mira non solo a restaurare le parti danneggiate e a scongiurare ulteriori danni dal tempo o, ad esempio, dai tarli dal legno. Una volta completata questa fase, si passa al “restyling”: spesso il giusto colore, abbinato alla giusta finitura, fanno miracoli. Avete presente le classiche sedie impagliate, di faggio e con seduta quadrata presenti più o meno attorno alle tavole di tutte le nonne? Una volta trasformatesi in “dugonghi” non sfigurano nel loft moderno del centro.


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Personalità e fantasia entrano in casa DARE un tocco personale alla propria casa è possibile attingendo dal passato. Il progetto Dugongo spiega come farlo, trasportando anche quel pizzico di sentimentalismo che non guasta e che farà percepire gli ambienti domestici ancora più “propri” e intimi. Non a caso il primo esperimento, il Dugongo n°1 è stato il vecchio cassettone della nonna di Milco, trasformato secondo lo spirito del progetto. Il procedimento permette di salvare pezzi acquistabili a buon mercato perché vecchi e “passati di moda”, ma non per questo scadenti. Anche l’essere demodè, tuttavia, è relativo: quanti nuovissimi mobili traggono ispirazione proprio dagli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta? Ecco che con Dugongo, chi dispone già di questi pezzi (o è deciso a “sguinzagliare” la famiglia Migliorati nel trovarli) può ottenere design di qualità a un prezzo accessibile.

“Il saper fare” di Silvia e Milco, non deriva solo dagli studi, ma anche da una lunga tradizione di falegnameria, con il Laboratorio Migliorati, attivo a Reggello già dal 1974 e tutt’oggi impegnato in progettazione e realizzazione di qualsiasi tipo di mobile


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sOlO PEZZI uNICI ogni dugongo è un pezzo unico, corredato dal marchio del progetto e il numero identificativo. si tratta di un’ulteriore garanzia di qualità e unicità. Quest’ultima deriva sia dalla natura di pezzi “riciclati” sia dalle possibilità di personalizzazione offerti a chi intende rendere ancora più speciale un mobile per casa propria. più di tante parole, però, è vedere e toccare con mano che può far capire la filosofia e la validità dei dugonghi. proprio a reggello, il laboratorio migliori si trova in via piani della rugginosa 234, milco e silvia hanno allestito anche uno showroom di 70 mq presso cui sono esposti tutti i dugonghi… in attesa di famiglia. Visitarlo è scoprire come i molteplici aspetti della creatività possono prendere vita.


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 Curiosità 

COs’è Il DugONgO Dall’aspetto goffo, ma al tempo stesso imponente, il dugongo è un mammifero parente stretto del lamantino. Oggi particolarmente raro e a rischio estinzione, ha una forma tozza e compatta tanto da essere ribattezzato “mucca di mare”. Ecco allora il nome perfetto per pezzi decisamente “unici” e affascinanti ma allo stesso tempo capaci di trasmettere ironia come i Dugongo.

LA FAMIGLIA è al lavoro nel restauro di mobili (anche antichi) e nella costruzione dell’arredamento da interni su misura praticamente da sempre. è la nuova generazione che porta all’interno dell’azienda di Reggello nuova linfa e un’infinità di idee. Quella dei Dugongo, ovviamente, ma non solo. Dalla creatività e dalla freschezza dell’azienda si dipanano tre macrosettori: recycle, sea, design. Per ciascuno è pronto ad aprirsi un mondo, sempre nel segno di funzionalità, bellezza, qualità. Sotto all’ombrello recycle trovano riparo non solo i mobili Dugongo, ma anche biciclette e surf attualmente in fase di sviluppo.

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Dal 24 aprile alla Fiera Internazionale dell’Artigianato Il luogo perfetto per poter portare all’attenzione del grande pubblico l’attività dall’animo verde e votata al recupero della famiglia Migliori non poteva essere che la 79esima edizione del la Mostra Internazionale dell’Artigianato che si terrà alla Fortezza da Basso dal 24 aprile al 3 maggio.

Presso il piano terra del Padiglione Arsenale. Si tratta della seconda edizione di T-Riciclo Green Market, l’area dedicata al riciclo e all’eco-sostenibilità declinati nel design, negli abiti, negli accessori, nelle nuove tecnologie. Oltre ai dugonghi, vi troveremo bici e tavole da surf.




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Fè attività

CITTà NAsCOsTA

T

Alla scoperta di luoghi segreti a Firenze e in Toscana

re amiche con la voglia di mettere in pratica i propri studi storicoartistici e il loro amore per Firenze. Un’idea rivoluzionaria per l’epoca, anche se con epoca si intendono solo 21 anni fa. è infatti nel 1994 che Marcella Cangioli, Maria De Peverelli e Tiziana Frescobaldi danno vita a Città Nascosta. Non esistono marketing né pubblicità: solo la validità del progetto e un efficace tam tam che riesce a far raggiungere numeri straordinari alla neonata associazione. Non ci vuole molto perché il programma si diffonda e l’as-

sociazione cresca proponendo sempre più attività a Firenze e non solo. Tutto questo, non senza difficoltà. “Come dichiarato fin dal nome dell’associazione –spiega il presidente Marcella Cangioli- il nostro obiettivo è stato quello di aprire luoghi normalmente chiusi al pubblico. Palazzi, giardini, veri templi dell’artigianato toscano." Ed è proprio con uno di questi che iniziò l’avventura di Città Nascosta Firenze. “Uno dei nostri primi incontri fu quello dell’Antico Setificio Fiorentino,

che tutt’oggi resta nei nostri programmi con visite periodiche. E, ancora, architetture, chiostri e parchi che al tempo non erano mai stati aperti se non a dignitari o studiosi”. Tra i segreti del successo di Città Nascosta, non solo l’esclusività “finalmente” alla portata di tutti, ma anche la possibilità di farsi accompagnare da esperti del settore: dal direttori degli scavi per un piccolo tour presso siti archeologici dal fascino unico, al giornalista gastronomico per addentrarsi tra sapori e gusti tipicamente toscani.


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Città Nascosta offre esperienze uniche e indimenticabili a tutti coloro che cercano una visione privilegiata e inusuale di Firenze e della Toscana

Come si è evoluta l’associazione OGGI Città Nascosta vede una formazione di collaboratori rinnovata rispetto agli inizi, ma che non viene meno alla filosofia originaria del progetto. Accanto a Marcella Cangioli, lavorano Arianna Nizzi Grifi, Sylvie Levantal, Emily Grassi e Carlotta Quentin. L’associazione propone calendari sempre più ricchi di iniziative e col suo lavo-

Luoghi che oggi sembra normale visitare non erano praticamente accessibili quando ebbe inizio l’attività di Città Nascosta

ro svela nuove possibilità di un territorio che non smette mai di stupire, anche chi lo conosce… o crede di conoscerlo al meglio. Le visite seguono sia un calendario di eventi che le richieste dei singoli soci, con proposte tagliate su misura. “Luoghi che oggi sembrano normali da visitare, come la Farmacia di Santa Maria Novella non erano praticamente


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     Il PROgRAmmA Le iniziative e i percorsi dell’Associazione si estendono anche oltre Firenze. Il 21 marzo Città Nascosta organizzerà una gita giornaliera ad Arezzo con visita all’Archivio Vasariano aperto in esclusiva e alla Fortezza medicea, anch’essa aperta appositamente per il gruppo. Il dettaglio delle prossime iniziative è su cittanascosta.it.

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CITTà NAsCOsTA è ANChE uN lIBRO alcuni dei più inaspettati e stupefacenti luoghi di Firenze e della toscana? Città nascosta li ha racchiusi nel libro “le chiavi per aprire 99 luoghi segreti di Firenze e della toscana” (2012, palombi editore, roma). “si tratta di luoghi poco conosciuti –spiega marcella Cangioli- ma che meritano di essere visitati”. Una cinquantina di luoghi nel cuore di Firenze e altrettanti sparsi in giro per la toscana. dai palazzi privati ai giardini, ma anche chiese, musei, istituti d’epoca, laboratori di restauro.

accessibili quando ebbe inizio l’attività di Città Nascosta”, racconta il presidente, Marcella Cangioli. “Per questo dobbiamo ringraziare anche enti e privati che nel tempo hanno avuto la lungimiranza e la disponibilità di ospitare le nostre iniziative”. Nonostante il profilo alto delle uscite, restano i costi bassissimi. La tessera di

socio costa solo 20 euro per un anno, 10 per gli under 35 con iniziative dedicate a prezzi compresi tra i 5 e i 15 euro. Chi volesse divenire socio “sostenitore”, invece, può farlo sottoscrivendo la tessera da 70 euro all’anno. Una volta soci si riceve la programmazione ed è possibile aderire alle iniziative in base al proprio profilo.




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Fè antichità

ANTIK TORRIgIANI CENTER

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ensate a un’antica Limonaia, un “tiepidario” per l’esattezza, progettato e costruito nei secoli andati, quelli dei grandi fasti cittadini. Un’eleganza nobile e un fascino d’altri tempi, ma capace di “bucare” le epoche fino ad arrivare a noi intatta nella sua luminosa bellezza. Poi pensate allo strano, all’insolito e al curioso. Ad oggetti e arredi frutto

Un luogo per viaggiare nel cuore di Firenze Suggestioni provenienti dall’India così come dalla Francia, dalla Russia, dal Tibet... tutto questo da Antik Torrigiani Center di Serena Torrigiani e Silvana Risicato


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PROgETTI sPECIAlI

QUESTO il motto di Antik Torrigiani Center, questo ciò che salta all’occhio nonappena varcata la soglia della bella limonaia Torrigiani. La luce filtra morbida dalle vetrate e accarezza gli innumerevoli pezzi unici dell’esposizione. Visitabile su appuntamento, offre la possibilità di arricchire la propria casa con qualcosa di particolare e molto probabilmente introvabile altrove. Convivono deliziose consolle francesi e maestosi sedili portoghesi, rari dipinti russi e pezzi unici indiani. Ogni passo è simile a un viaggio e per compierlo non c’è che da scoprire uno dei luoghi più nascosti e affascinanti di Firenze, la limonaia del Giardino Torrigiani. Non è un caso che molti dei pezzi in esposizione, tra cui non mancano divinità orientali e tempietti di gusto esotico, abbiano trovato spazio in set fotografici e scenografie di cerimonie esclusive. Serena e Silvana, infatti, non solo aprono gli spazi della limonaia per la vendita ma affittano anche alcuni dei loro tesori più grandi.

di ispirazioni e viaggi, amori a prima vista e grande gusto estetico. Pensate a suggestioni provenienti dall’India così come dalla Francia, dalla Russia, dal Tibet... Tutto questo vive, in realtà, in un unico magico luogo, entro cui ci inoltriamo guidate dall’ospitalità delle “padrone di casa” di Antik Torrigiani Center, Serena Torrigiani e Silvana Risicato.

La loro “raccolta” di pezzi unici inizia attorno alla fine degli anni Ottanta, frutto di tanti viaggi e indovinate intuizioni. Adesso si trova esposta nel cuore del Giardino Torrigiani, negli spazi della limonaia così come nell’area adiacente proprio all’antico ricovero per le piante di agrumi, sulla quale fino a qualche anno fa si trovavano i campi da tennis su cui Serena impartiva lezioni di tennis.





o i z i r MauLastrico Risate

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a tempo

di metrica

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na parabola che smette di funzionare proprio un mercoledì sera di Champions League, una lista della spesa indecifrabile lasciata dalla propria compagna su un post it, un testimone di Geova che si attacca con insistenza al campanello una domenica mattina, un tour disperato per cercare un parcheggio in centro… quadretti rubati al quotidiano, incidenti e imprevisti comuni offrono spunti ad una comicità genuina che trae la sua carica dalla forma inattesa e altisonante del linguaggio. Con Maurizio Lastrico, attore ligure diventato noto al grande pubblico declamando esilaranti monologhi in terzine dantesche sul palco di “zelig”, gli endecasillabi si sono trasformati da spettro degli studenti in uno straordinario strumento per cogliere e rappresentare quella buona dose di “sfiga universale”che movimenta e, in fondo, colora le nostre giornate. Fra toni alti e umane bassezze, in un gioco che alterna il detto e l’immaginabile, il racconto “pseudo-poetico” capta magneticamente l’attenzione dello spettatore, in attesa del gran finale.


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RAGGIUNGIAMO Maurizio Lastrico al telefono e quasi sorprende sentire conversare in modo “normale” con una piacevole inflessione ligure “quello che parla strano”, non a caso il titolo del nuovo spettacolo che il comico sta portando in giro nei teatri italiani proprio in questi mesi. Maurizio, di cosa tratta lo spettacolo? «Quello che parla strano è una sperimentazione sul linguaggio nato dall'osservazione di realtà fra loro molto distanti: dai locali, in cui si mescolano borbottii e luoghi comuni, agli oratori parrocchiali, fino ai teatri stabili in cui si mettono in scena i grandi classici. Lo spettacolo è una raccolta dei pezzi che nel tempo mi sono più divertito a fare, quindi tutto il percorso della Divina Commedia rivisitata ed altre sperimentazioni. Il titolo, nella definizione approssimativa di me che danno le persone che mi incontrano dopo avermi visto a zelig, in realtà esprime bene quello che mi piace: la passione per il linguag-

gio, da amante della poesia quale sono, e dall’esperienza di educatore che prima di fare l’attore ho maturato». Da cosa è nata l’idea di rivisitare la Divina Commedia? «Quando frequentavo la scuola di recitazione al Teatro Stabile Di Genova, fra le materie di studio c’erano la Divina Commedia e la metrica. Una sera, con degli amici, per gioco, mi sono ritrovato a scrivere un incontro con un punkabbestia metropolitano – senza pensare al risvolto cabarettistico – che parafrasava l’incontro tra Dante e Virgilio nel primo canto. Il pezzo poi è risultato divertente e da lì è nata l’idea di presentarlo per la tesi finale. Così è nato tutto».

il 27 marzo, alle 21.15, maurizio lastrico sarà al teatro alfieri di castelnuovo di garfagnana con il nuovo spettacolo “quello che parla strano”

E di endecasillabo in endecasillabo la Divina Commedia è diventata sempre più fonte di ispirazione… Sì direi che la metrica dantesca rappresenta per me un esercizio recitativo ma anche di creatività: il racconto delle cose

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Il CuRRICulum

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Diplomato nel 2006 alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova è attore teatrale e autore. Nel 2007 è in scena con La bisbetica domata di William Shakespeare e con Glengarry Glen Ross di David Mamet, entrambi diretti da Alberto Giusta. Nel 2009, per la regia di Antonio Zavatteri, porta in scena Anfitrione di Molière e La bottega del caffè di Carlo Goldoni. Tra il 2007 e il 2011, diretto da Marco Sciaccaluga, è in scena con Svet. La luce splende nelle tenebre di Lev Tolstoj (2007), Re Lear di William Shakespeare (2008) e La Moscheta di Ruzante (2011). Dal 2010 fa parte del cast del programma di Canale 5 Zelig e nel 2011 esce il suo primo libro, edito Mondadori, Nel mezzo del casin di nostra vita; punto di forza del suo repertorio le sperimentazioni linguistiche che mescolano la metrica dantesca a contenuti contemporanei e quotidiani. Nell’estate del 2011 è in scena al Teatro Romano di Verona con Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare per la regia di Gioele Dix e porta in tournée lo spettacolo da lui scritto e diretto Quando fai qualcosa in giro dimmelo. Nel 2013 debutta con il suo spettacolo Facciamo che io ero io per la regia di Gioele Dix, in tournée per tutto l’anno successivo. Dal 23 al 26 luglio 2014 è stato al Teatro Romano di Verona nelle vesti del protagonista de Il Bugiardo di Carlo Goldoni diretto da Valerio Binasco, replicato il 27 luglio alla 35° edizione del Festival La Versiliana. Da gennaio 2015 è in tournée con lo spettacolo da lui scritto e diretto Quello che parla strano.

comuni entra in una sorta di “sudoku letterario”, un gioco che diverte me per primo, in cui le parole e il ritmo sottolineano le immagini e le situazioni… Il toscano antico si presta particolarmente bene a diventare un “dialetto d’Italia”, un linguaggio universale che unisce e accomuna nelle esperienze banali di ogni giorno che sono oggetto delle mie irriverenti narrazioni. La tua comicità e la tua attenzione al linguaggio hanno altre fonti? Ho vissuto in un quartiere a Genova – in periferia – dove lo slang era la caratteristica di tutti. Lì ogni microcompagnia coniava i suoi termini. L’umorismo è sempre stato qualcosa per farsi apprezzare.


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Saluti astrico da L o i z i r u Ma Vi giunga mia poesia e mia passione oh genti di florenzica dimora Che state or sfogliando la nazione

e anche nei racconti più perversi la lingua che dall'arno prese vita Contenta li palati più diversi

toscanica beltà che il mondo adora Che in gita un di di maggio ho incontrato e quel baglior in me risiede ancora

sperandovi di far cosa gradita Vi annunzio che verrò presto in toscana non solo per chianina e ribollita.

la lingua m'ha 'sì tanto influenzato nel scrivere minchiate in alti versi Che a lei devo quello che ho mangiato

La cerchia di amici ha contribuito enormemente a formare il mio linguaggio comico che è poi un riflesso diretto di uno stile “genovese” di affrontare la vita con i suoi disagi e gli imprevisti quotidiani, un approccio disincantato e dissacratorio agli eventi in cui si ride per esorcizzare tutto quello che va storto. A proposito di amici… sono cambiati i tuoi rapporti con loro dopo il successo a Zelig? Gli amici sono sempre gli stessi che frequentavo anni fa, il rapporto con loro non è cambiato affatto. Per poter vivere tranquillamente i nostri incontri, le vacanze, le uscite cerchiamo luoghi meno in vista o in cui non sono conosciuto,

Farò uno show con questa lingua strana indove lo poeta diede inizio a unir tutta penisola italiana. saluti da lastrico maurizio

forse questa è l’unica cosa che è cambiata. Per il resto è tutto uguale. Chi fa ridere te? Torno al punto precedente… ancora loro, i miei amici e poi le situazioni quotidiane che si creano al bar, per strada, nel modo più spontaneo. Di fronte alle esibizioni di altri comici, invece, si innesca in me un meccanismo di immedesimazione e di vicinanza professionale per cui non riesco a godermi il loro umorismo con leggerezza e nella veste di “pubblico”…Comunque devo dire che mi divertono e mi sembrano geniali certi giochi “irriverenti”, certe prese in giro nei confronti del comico che fa Maccio Capotonda.

Al cinema ti abbiamo potuto apprezzare di recente in Sole a Catinelle con Checco Zalone ma le tue esperienze più importanti e numerose restano nell’ambito del teatro dove hai avuto modo di metterti in luce non solo come comico. è vero, fra le mie interpretazioni teatrali ci sono opere shakespeariane, insieme ad intramontabili di Goldoni e Tolstoj. Prosa e comicità si alternano…A breve sarò in scena con Il Bugiardo di Goldoni. Sto anche valutando nuove opportunità con il Teatro Stabile di Genova. Amo la vita “di compagnia”, la condivisione del palco perché offre stimoli continui che divengono preziosi anche per la mia attività di autore e attore comico.


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Fè verde nobile gIARDINO TORRIgIANI

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n giardino storico, un’autentica meraviglia di quasi sette ettari, superficie che lo rende il più grande giardino privato di tutta Europa. è il Giardino Torrigiani, rara perla di bellezza “viva”, quella data dalle piante, nascosta nel cuore di Firenze. La sua storia è lunga e affascinante, quella di un luogo da sempre amato e ammirato. Il giardino Torrigiani era già famoso nel Cinquecento, come orto botanico, ma la sua rinascita si ha agli inizi dell’Ottocento, quando il marchese Pietro Torrigiani decise di ingrandirlo e trasformarlo in un parco all’inglese secondo il gusto romantico dell’epoca. Incaricato dell’importante compito fu l’architetto Luigi de Cambray Digny, già apprezzato per la ristrutturazione degli Orti Oricellari. Digny riuscì a combinare elementi naturali e artificiali creando un perfetto equilibrio. La vocazione paesaggistica venne mantenuta e al contempo furono inserite numerose simbologie legate alla massoneria a cui sia lui che il marchese aderivano. Successe a Digny un altro illustre architetto e ingegnere del periodo, Gaetano Baccani, già a capo del progetto del campanile di Santa Croce. è del Baccani la realizzazione del “torrino” in stile neogotico e capace di alludere allo stemma di famiglia. Alto circa 22 metri, è posizionato sulla collina artificiale a ridosso del bastione di difesa che venne fatto costruire da Cosimo I de Medici nel 1544 contro Siena. Tranne il bastione mediceo risalente al Cinquecento, le restanti opere furono ideate per accompagnare il visitatore attraverso un itinerario romanico-sentimentale molto complesso. A fare parte del percorso sono anche gli elementi naturali, dal cupo “bosco sacro”, con all’in-

Un luogo incantato fra storia e natura

il giardino torrigiani è aperto al pubblico su prenotazione

terno il Sepolcreto, agli spazi aperti che circondano il Tempietto dell’Arcadia. Oltre che per la sua rilevanza architettonica il Giardino Torrigiani è importante come orto botanico, straordinariamente ricco di specie arboree e piante provenienti da diverse parti del mondo. Fu qui che nel 1716, il grande botanico e micologo Pier Antonio Micheli lavorò assiduamente, e con altri valenti naturalisti, fondò la Società Botanica Italiana. Il patrimonio storico artistico e botanico che il Giardino racchiude al suo interno è oggi curato con grande impegno dalle famiglie Torrigiani Malaspina e Torrigiani di Santa Cristina.


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Abbiamo voluto dare nuova vita a questi luoghi che sono speciali per la nostra famiglia ma che sanno trasmettere a chiunque li visiti un profondo senso di bellezza, eleganza e leggerezza  è una Tillandsia, una pianta priva di radici, quella che il marchese Vieri Torrigiani Malaspina indossa scherzosamente come parrucca  Mostra di Christian Lacroix

Eventi culturali, corsi e incontri nelle antiche serre APPENA varcata la soglia d’ingresso, si apre alla vista il Giardino all’italiana, uno spazio di oltre 1000 metri quadri, disegnato da siepi, aiuole e fontane che la natura trasforma ad ogni stagione e in cui si trovano le Serre: la Serra Storica risalente al 1800, completamente restaurata, la Serra Grande con i suoi 550 metri quadri e oltre di luce e piante lussureggianti, la Serra Alta che ospita le piante più grandi.

Grazie all’intraprendenza del Marchese Vieri Torrigiani Malaspina (agronomo e appassionato di piante) e del figlio Vanni le serre ospitano oggi eventi privati e aziendali, mostre, concerti , corsi e percorsi didattici. «Abbiamo voluto dare nuova vita a questi luoghi che sono speciali per la nostra famiglia ma che sanno trasmettere a chiunque li visiti un profondo senso della bellezza, eleganza e leggerezza» sottolinea il Marchese.

Corsi di garden design, cucina en plain air, lezioni di pittura sono solo alcune della attività che hanno fatto delle serre la loro suggestiva location e hanno trovato qui le migliori ispirazioni creative favorite dalla luce che filtra attraverso il verde, degli interni con cielo a vista, dai numerosi richiami al passato, come vasi medicei e antichi stemmi, che fanno capolino fra piante secolari, siepi e aiuole. à à à


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 Vanni Torrigiani Malaspina

Il nostro obiettivo è diffondere la cultura del seme e delle piante, attraendo un pubblico il più possibile ampio e variegato à

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Un mondo dove il tempo sembra essersi fermato e che intende aprirsi alla città e ai suoi visitatori con iniziative sempre nuove. «Ormai da qualche mese – ci informa Vanni Torrigiani - stiamo lavorando alla creazione di percorsi botanici all’interno del Giardino, che uniscano natura, cultura e arte. Con il supporto di Marco Billi, abbiamo avviato una raccolta di semi di differenti specie botaniche di varia provenienza con l’obiettivo di costruire eventi dedicati alla presentazione di piante e dei loro usi cosmetici, alimentari, curativi…Il nostro obiettivo è diffondere la cultura del seme e delle piante, attraendo un pubblico il più possibile ampio e variegato, in modo piacevole e nuovo, in un contesto raffinato ma anche

molto semplice, rilassante e accogliente». Nel giardino ha trovato spazio di recente anche la sperimentazione di un orto sinergico, dove all’interno delle aiuole i fiori si alternano agli ortaggi. Le serre ottocentesche, perfettamente restaurate, accolgono spesso schiere di bambini delle scuole fiorentine che qui vengono a scoprire i prodigi e i misteri di un seme, di una foglia o di un albero attraverso laboratori e attività pensate appositamente per lavoro, in collaborazione con agronomi curiosi e appassionati. Misteri semplici e grandiosi, come la storia di questo giardino che offre allo sguardo angoli incredibili e un sapere che sembra sussurrato all’orecchio, come tutte le cose straordinarie.

per informazioni su eventi e attività: www.serretorrigiani.it



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FFèè eventi stili & idee


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lE sOREllE

Originalità ed eleganza, segreti (e brevetti) di famiglia

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a sensibilità estetica è un’eredità familiare condivisa, ma c’è sicuramente di più nell’originalità de Le Sorelle, delizioso negozio di oggetti per la tavola e la casa, per la cucina e il giardino, prodotti naturali per la cura del corpo e oggetti artigianali in cuoio e pelle. Chiara, Giulia, Gemma e Gaia Marconi, originarie di Montecatini Alto, dove assieme alla madre hanno aperto il loro primo negozio, hanno puntato sulla tradizione del sapiente artigianato toscano, sul rispetto per la natura, ma anche su design contemporaneo e nuove tecnologie per dare vita a un progetto che negli ultimi anni si è ampliato aggiungendo alla deliziosa bottega degli esordi altri negozi fra cui quello di Firenze, in Borgo San Jacopo. Tutti accomunati dalla stessa atmosfera calda e accogliente e da un piacevole mix di eleganza e semplicità. Ò Ò Ò


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Fra gli oggetti destinati alla casa e in particolare alla tavola spiccano quelli in Uashmama, un nuovo tipo di materiale che è stato brevettato da Marco Marconi, il padre delle quattro ragazze. «La nostra carta Uashmama è composta da fibre vergini che provengono da piantagioni e non da deforestazione – ci spiega Chiara, la sorella maggiore- è una carta che al tatto assomiglia alla pelle, e che si lava come un tessuto. Mio padre, in collaborazione con un team di chimici, ha messo a frutto la sua esperienza nel settore delle calzature e la sua conoscenza dei pellami, per creare questo materiale versatile, resistente all’ac-

Uashmama è un nuovo tipo di materiale che è stato brevettato da marco marconi, il padre delle quattro ragazze

qua, utilizzabile a contatto con alimenti. Ne sono nati articoli di grande appeal, graziosi, dal gusto easy chic che sanno portare un tocco di freschezza e originalità richiamando la loro natura “eco” anche nell’aspetto, in particolare sacchetti per il pane e per la frutta ma non solo. In Uashmama realizziamo anche borse, nei colori più naturali e nei modelli che seguono la stagione e i trend della moda, e poi bretelle, paralumi, pochette...». Sulle raffinate tavole esposte in negozio, sugli scaffali e le mensole spicca, inoltre, una vasta scelta di tovaglie classiche o all’americana, runner, stoviglie e accessori di ogni genere. Dalle


firenzeèlamiacittà / 65 tutti gli articoli NascoNo dalle maNi di esperti artigiaNi e rispettaNo requisiti di auteNticità e iNNoVazioNe

fantasie più classiche a quelle più particolari. Belli, dalla linea contemporanea e d’ispirazione retrò anche i numerosi oggetti per il giardino, in terracotta e ferro battuto, e i grembiuloni fermati da colorate bretelle, perfetti per la casa e il giardinaggio, comodi e decisamente glamour. Fra le proposte anche agende e taccuini realizzati in morbidi pellami, trattati in modo naturale, come altrettanto naturali sono le tinture utilizzate per offrire un’ampia gamma di nuances, giallo senape,verde bosco, rosso mattone, ma anche i più seriosi blu, testa di moro e marrone cuoio.

UASHMAMA è la linea a cui forse siamo più legati perché esprime tutti noi: irriverente e fuori dagli schemi come noi sorelle, elegante come nostra madre e semplicemente geniale come il suo creatore, nostro padre


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n giardino storico, a qualche mese, nei negozi di Firenze, Montecatini, Lucca, e San Gimignano delle Sorelle si può trovare anche una linea di prodotti per il corpo nata dalla collaborazione con L’Uccellare, tenuta appartenente alla famiglia dei Marchesi François. La tenuta situata a circa 10 chilometri da Firenze nel comune di Bagno a Ripoli, zona collinare particolarmente vocata all'olivicoltura, produce da decenni "L'Uccellare", il vero Olio Biologico Toscano certificato ICEA, riconosciuto da esperti del settore come uno dei migliori in Italia. L'oliveta della tenuta François è secolare e presenta le classiche cultivar del territorio: moraloio, frantoio, leccino tutte originarie della Toscana anche se diffuse in tutta Italia. L'intero processo produttivo si trova all'interno della tenuta, costituita da cinquanta ettari di terreno, in cui è possibile scoprire i segreti della produzione dell'olio biologico, dalla raccolta alla frangitura fino alla conservazione, seguendo la Strada dell’Olio.

Dall’Uccellare, una linea di prodotti per il corpo

L'intero processo produttivo si trova all'interno della tenuta, costituita da cinquanta ettari di terreno, in cui è possibile scoprire i segreti della produzione dell'olio biologico

Con il pregiato olio bio dell’Uccellare sono stati prodotti saponi, bagnoschiuma, latte per il corpo che le sorelle hanno inserito nella loro offerta


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In mostra ci sono carrozze originarie di diverse epoche e nazioni. La più antica risale al lontano 1300

 Curiosità 

lA COllEZIONE DI ANTIChE CARROZZE Agli appassionati dell’oro verde che volessero scoprire la tenuta, i Marchesi François riservano anche la visita alla loro Collezione di Antiche Carrozze. Gli esemplari presenti sono originarie di diverse epoche e diverse nazioni. La più antica risale al 1300, utilizzata a Milano durante le nozze di Galeazzo Visconti e Beatrice d'Este. Altre si collocano nella seconda metà del xv secolo in Ungheria, più precisamente nella città di Kotze, da cui deriva il "cocchio". Il cardinale Ippolito d'Este fu il primo a portarle a Ferrara, da cui poi si diffusero in tutte le corti d'Italia. Sono presenti in esposizione diverse tipologie di carrozze, anche se le più diffuse ed importanti sono senza dubbio la Berlina ed il Landau.


ARCh. TOmmAsO sPADOlINI

Quando i sogni prendono la via del mare… Ville galleggianti extralusso dove la ricercatezza del design, l’esclusività e la bellezza di ogni dettaglio rappresentano sbalorditivi esercizi di stile uniti alle più evolute soluzioni ingegneristiche

è

questo l’ambito di competenza del fiorentino Tommaso Spadolini, architetto di yacht - e “interprete di sogni” , come lui stesso si definisce- con all’attivo 200 progetti realizzati per prestigiosi clienti di tutto il mondo e 33 anni di successi. Un traguardo che si sposta continuamente in avanti, grazie al suo estro creativo e all’esperienza maturata nel comprendere in primo luogo le aspettative, i desideri e il mood dei suoi esigenti interlocutori per trasformarli in straordinarie barche.


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Non meno rilevante l’eredità professionale raccolta dal padre, Pierluigi (fratello del politico Giovanni), titolare della prima cattedra di design assegnata in Italia nel 1960 presso il Politecnico di Firenze, nonché importante innovatore del design nautico, a partire dall’Akhir disegnata nel 1976, che divenne successivamente un modello per i designers. «Mio padre – ricorda l’architetto Spadolini – era grande amico del proprietario dei Cantieri di Pisa con cui collaborava. Da quando avevo 6 anni, nel week end, mi portava con sé sui cantieri e mentre lui disegnava su pannelli di legno, io cominciavo ad “assorbire” lentamente quella passione per il mare e per il design che ancora oggi ispira i miei progetti». à à à


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aSleC4 è il quarto yacht che Tommaso Spadolini realizza per un suo cliente/amico. Tommaso Spadolini è responsabile per il design esterno e la compartimentazione degli interni, il design interno è affidato all’Architetto Francese Remì Tesseir. La poppa è disegnata per mettere in contatto l’armatore e i suoi ospiti con il mare: una suggestiva scalinata scende dal ponte principale di oltre 72 metri quadri, dimensione generalmente più consona a superyachts di 65 metri e oltre.

Tommaso Spadolini è uno degli interpreti più apprezzati del made in Italy nella progettazione di yacht, un successo a cui aggiunge valore il fatto che la cantieristica navale italiana detiene il primato mondiale per metri costruiti à à à Dal padre Tommaso ha appreso anche il rigore della forma, inteso come costante tensione nei confronti dell’equilibrio dell’insieme, la cura maniacale dei particolari, il rispetto e la valorizzazione dei materiali. Tutti elementi che accomunano le creazioni dell’architetto fiorentino, fra cui si ricordano lo yacht Fortuna, disegnato per il Re Juan Carlos I di Spagna (il primo yacht che supera i 70 nodi di velocità) e lo yacht Nina J (lungo 42 metri), vincitore nel 2006 del Cannes World Yachts Trophies. «La progettazione di un grande yacht coinvolge una serie di specialisti – precisa l’architetto- c’è chi ottimizza l’opera viva,


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Tommaso spadolini ha collaborato al nuovo progetto della silver Arrow Marine, il primo yacht di Mercedes Benz, ispirato alle più recenti serie di modelli auto della Casa tedesca.

2 laDieS 2 Ladies è uno yacht di 46 metri disegnato nelle sue linee esterne dall’Architetto Olandese Frank Mulder. La compartimentazione originaria non prevedeva un ascensore che saliva dal ponte sotto coperta fino in alto nel sun deck; questo è forse l’unico yacht di queste dimensioni che ha un impianto di ascensore che sale fino al ponte sole.

Hp3 – ex NuMptia Il design esterno, gli arredi esterni e la compartimentazione degli interni sono di Tommaso Spadolini. Il design interno del panfilo è stato realizzato dall’Architetto Achille Salvagni che fu invitato a collaborare al progetto direttamente da Tommaso. Tutti i mobili, accessori, oggetti di arredamento per l’interno e l’esterno dello yacht sono disegnati su misura dai rispettivi architetti/designers e realizzati custom per questa imbarcazione.

cioè le linee d’acqua, chi la linea esterna, chi gli interni sui quali spesso l’armatore ha idee precise, chi l’impiantistica e i motori. Si tratta di un complesso lavoro in team che non è facile organizzare ad alti livelli». Lo Studio Spadolini realizza progetti di imbarcazioni e yacht di varie dimensioni dai 24 metri fino ad arrivare ai megayacht da 40 metri. «Per i megayacht – spiega ancora Spadolini- si parte da una base comune per ingegneria dello scafo per sviluppare progetti che riguardano il profilo e gli interni, completamente personalizzati in base all’esigenze dell’armatore».

Linee fluide e sinuose, spazi confortevoli e il contatto con il mare intorno sono le costanti dei progetti dell’architetto fiorentino


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Fè eventi DAl 7 Al 15 mARZO

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     FOCus sul gusTO Come da consuetudine, il salone del mobile di Firenze si arricchisce di tantissimi eventi collaterali che hanno per tema il gusto. il programma prevede tantissimi appuntamenti con gli show cooking tenuti dagli chef ed esperti di enogastronomia, pensati per unire il piacere della buona tavola all’importanza di circondarsi dei giusti strumenti. da qui il collegamento con il salone stesso, il quale dedica una ricca sezione alle novità e alle migliori proposte di arredo cucina. il fitto programma di show cooking e workshop gastronomici è consultabile sul sito ufficiale del salone del mobile di Firenze www. salonedifirenze.com.

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al 7 al 15 marzo Firenze torna a essere capitale dell’arredamento di qualità. Per nove giornate la Fortezza da Basso sarà la location del 18° Salone del Mobile. La kermesse sarà occasione per il pubblico per ammirare e toccare classici e nuove tendenze del settore e magari fare ottimi affari, come solo in fiera può accadere. Tra uno stand e un altro per i due week end del 7-8 e 14-15 marzo, il Salone sarà occasione per assistere a numerosi eventi gratuiti, come show cooking, workshop, degustazioni, aperitivi con intrattenimento musicale, sempre e comunque a ingresso gratuito, come del resto l’accesso al Salone stesso. Le migliori soluzioni d'arredamento saranno protagoniste grazie alla presenza di oltre 80 espositori tra produttori, rivenditori, artigiani e grandi marchi che proporranno classici e nuove tendenze dell’arredo di design e qualità. Ai visitatori del Salone che si recheranno al Padiglione Spadolini (piano terra) e al Padiglione Monumentale non sfuggiranno le migliori cucine di marca, gli ottimi lavori dei restauratori d’interni, le produzioni degli artigiani falegnami che creano spazi unici su misura, oltre ai complementi d’arredo di ogni tipo, gli infissi, i pavimenti e l’arredo per outdoor. Immancabile, il gusto. Il Padiglione Cavaniglia nei week end del 7 e 8 e 14 e 15 marzo ospiterà Sapori da Tutta Italia, un gustoso viaggio nell’enogastronomia tipica del Bel Paese. Da nord a sud tantissime aziende agricole saranno presenti al Salone con i propri prodotti tipici, i pregiati formaggi, gli arancini di Sicilia, le prelibatezze del Meridione e della Sardegna; e ancora la migliore pasta, i panificati e i prodotti da forno, i cannoli ungheresi e tanti altri dolci da abbinare allo stand

L’abitare di qualità in mostra alla Fortezza


isitabile alla nze sarà v e ir F i d e il b l 7 al 15 ne del Mo gratuito da 21.00, Il 18° Salo asso con ingresso 15.00 alle aB Fortezza d nedì al venerdì dalle la domenica dalle l lu 23.00 e ing è marzo, da 0.00 alle showcook 1 li g lle a a d re e to ed osi al sito il saba 0. Per acc collegand .0 e il 1 b 2 a lle ttu a e ff 264 ee 10.00 -3375214 renotazion e p z n la re a fi ri ia necess /salone-d tbrite.it/o www.even

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 la mostra 

hABITAT

ImmAgINI DEll’ABITARE CONTEmPORANEO

Alla Fortezza da Basso di Firenze vanno in scena le tendenze casa. Torna la 18° edizione del Salone del Mobile di Firenze con i classici e tutte le novità d’arredamento e design di qualità, oltre alla migliore enogastronomia proveniente da tutto il Bel Paese. Come di consueto non mancheranno gli attesissimi eventi gratuiti. Showcooking, workshop, degustazioni e aperitivi con intrattenimento musicale faranno da corollario a queste due intense settimane dedicato al succo di arance siciliane e ai più buoni liquori. Restando in tema di sapori, gli appassionati di cucina e i neofiti potranno scoprire le nuove tecniche grazie agli showcooking in programma al Padiglione Spadolini. Tanti, infatti, sono gli appuntamenti aperti ai visitatori che permetteranno di incontrare chef e operatori del settore alle prese con piatti e menu speciali, oltre ai sommelier più affermati, pronti a elargire consigli per

diventare intenditori del buon bere. Negli stessi week end al Padiglione Cavaniglia dalle 18.30 in poi saranno organizzati aperitivi con intrattenimenti musicali, ottimi per concludere la visita gustando un ottimo buffet a tema al ritmo di musica live offerta dai migliori musicisti e dj del panorama musicale toscano. Infine un occhio alla solidarietà, perché il Salone del Mobile di Firenze anche quest’anno sostiene le attività di Oxfam Italia.

PER IL CICLO dei Percorsi Artistici, il Salone del Mobile di Firenze ospiterà “Habitat – Immagini dell’abitare contemporaneo”, mostra curata dall’associazione Heyart. Attraverso il lavoro di cinque artisti (Susanna Bertone Gregorio Farolfi, Laura Fava, Francesco Natali, Andrea Vannini), sarà illustrata la diversa percezione del vivere e del rapportarsi allo spazio, nella sua accezione di realtà fisica e vissuta a pieno all’interno dell’abitazione, ma anche come mistificazione del contesto urbano o creazione di un nuovo immaginario connesso a luoghi abbandonati o privati della loro identità. Si tratterà dunque di un percorso che, attraverso i nuovi linguaggi artistici contemporanei, accompagna lungo la definizione del senso di “luogo”, come realtà identitaria. La medesima associazione Heyart organizza tre workshop, in programma alla Fortezza da Basso il 17 e 18 marzo alle ore 19.00 e il 19 marzo alle 19.00. Tema portante di ciascun appuntamento sarà il riciclo e il riuso.



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Fè design

Sistema di sedute Sogno, Designed By DIDA Dipartimento di Architettura dell'Università di Firenze / Alessia Brischetto, Irene Bruni, Daniela Ciampoli, Vincenzo Legnante, Giuseppe Lotti, Marco Mancini, Marco Marseglia, Francesca Tosi. Il progetto è stato realizzato da Matrix grazie al Bando Unico R&S 2012 dal titolo Miglioramento dell’impatto Ambientale del mobile dell’imbottito attraverso l’impiego di imbottiture Substrati e rivestimenti innovativi. La realizzazione è su progetto di un gruppo di lavoro del DIDA, Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze

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Due anime in un solo corpo: quello dell’eccellenza

uando l’eccellenza della lavorazione incontra quella dei materiali, non può che nascere qualcosa di speciale. Così, nel 1984, Mario Cappelli, Eraldo Libbra e Sandra Rossi danno vita a Matrix. “Matrix” ovvero “madre”, ma anche “matrice” di design, bellezza e funzionalità da vivere nelle proprie case. Matrix è un universo composto da legno, pelli, tessuti, metallo selezionati con rigore, lavorati da mani esperte e assemblati secondo progetti in grado di abbinare gusto e funzionalità. Tutto par-

te dalla ricerca sul design, un lavoro che spazia dalla fantasia, dall’oggetto come solo una mente creativa può immaginarlo, all’”hardware” di materiali di prima qualità. Un modus operandi decretato dal tempo (oltre trent’anni d’attività) come vincente e che oggi si esprime in due diverse collezioni. Due diverse anime rese complici dalla tensione verso l’eccellenza e l’intelligente unicità del design. à

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Matrixerso v è un unoi, pelli, di legn, metallo tessutiorati lav erte p s e i n a da m

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La collezione “Codici” include realizzazioni di progetti inediti, portati alla luce attraverso la ricerca presso archivi e raccolte private

Da sinistra: Mario Cappelli, Sandra Rossi, Eraldo Libbra, soci fondatori di Matrix International Sedute disegnate da Eero Saarinen

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Codici è la collezione che segna gli inizi dell’attività creata da Cappelli, Libbra e Rossi. Eero Saarinen, Marcel Breuer, Mies Van Der Rohe sono solo alcuni degli Dei dell’Olimpo del design del Novecento le cui creazioni trovano spazio in Codici. “Per dare vita a questa collezione, non abbiamo costruito riedizioni di pezzi storici, ma realizzazioni di progetti inediti, portati alla luce attraverso ricerche presso archivi e collezioni private, con la collaborazione degli eredi di grandi architetti”, ci spiega Sandra Rossi. Nel 2002 l’architetto Kevin Roche, già collaboratore del maestro, donò alla Yale University lo straordinario archivio dello Studio Eero Saarinen and Associates. Matrix ha scoperto così progetti di Furniture Design fino ad allora inediti e ne ha approfondito lo studio per la produzione. Tra questi ci sono le Lounge Seats pensate per il General Motors Technical Center, i tavoli per il Vassar College e le sedute modulari per la Law School della Chicago University.

La collezione segna gli inizi dell’attività creata da Cappelli, Libbra e Rossi. Vi trovano spazio nomi come Eero Saarinen, Marcel Breuer, Mies Van Der Rohe



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Forme e e cromtito d’impano trova oro tra di llibrio un equietto perf

personalità spiccata, estetica e flessibilità degli arredi

Tavolo Brass disegnato da Massimo Imparto

Arredi e nuovi stili di vita CON THE ULTIMATE COLLECTION, contraddistinta dalla stessa eccellenza che è linea guida fondamentale per tutta l’attività di Matrix, i progetti proposti sono più attuali. Personalità spiccata, estetica e flessibilità degli arredi sono gli ingredienti fondamentali per incontrare un gusto in costante evoluzione con pezzi destinati a durare nel tempo. Forme e cromie d’impatto tro-

vano tra di loro un equilibrio perfetto. A lavoro per la realizzazione della collezione, l’esperienza e la creatività di autentici professionisti del design così come nuove generazioni di designer capaci di apportare nuovi metodi di ricerca e freschezza progettuale in ogni opera. à

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Curvilinea si trasforma da chaise-lounge a panca senza mai perdere in estetica

 Prodotto selezionato dall’ADI per la XIX edizione del Compasso d’oro

à à à Sogno è un sistema di sedute entro cui è visibile il concentrarsi di tutta la filosofia di The Ultimate Collection. Realizzata grazie a un progetto regionale e su progetto di un gruppo di lavoro del DIDA, Dipartimento di Architettura

dell’Università degli Studi di Firenze. Curvilinia è un altro degli arredi di The Ultimate Collection già cult: selezionata dall’ADI per la XIX edizione del Compasso d’oro. In questo prodotto viene inoltre esaltata la ricerca non solo estetica ma funzionale di Matrix, che

Sogno è un sistema di sedute nel quale si concentra tutta la filosofia della collezione

Sistema di sedute Sogno

spesso punta a realizzare pezzi capaci di assolvere a compiti diversi, perfettamente in linea con le esigenze moderne. Curvilinea è una chaise-loungue ma al contempo anche una panca. Un oggetto trasformabile per due utilizzi senza mai perdere in estetica.

Artigianalità

FARE lE COsE BENE treNt’aNNi Di SuCCeSSi (trentuno, per l’esattezza, dal momento che Matrix nasce nel 1984), sarebbero già una sufficiente garanzia di qualità ed esperienza in qualsiasi settore. A questo, Cappelli, Libbra e Rossi aggiungono un amore viscerale per il design, la bellezza e la funzionalità tra le mura domestiche. Un amore che li ha portati a sviluppare e migliorare costantemente il concetto di eccellenza non solo nella progettazione ma anche nella realizzazione delle loro creazioni. Per questo non solo la fase di studio e disegno, ma anche la realizzazione vera e propria di ogni prodotto è curata internamente. Solo alcune parti delle numerose proposte di Codici e The Ultimate Collection vengono realizzate esternamente, ma sempre da aziende che fanno dell’artigianalità e del “saper fare” il proprio vanto. L’assemblaggio finale, così, come rivestimenti e tappezzeria, vengono effettuati rigorosamente all’interno dell’azienda di Poggibonsi.



L’obiettivo che mi pongo come artista è quello di stimolare la riflessione, l’immaginazione e il senso critico

sTREET ART - ANAClET ABRAhAm

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Con Clet, l’arte cambia (la) strada

e all’improvviso, guidando o camminando lungo le strade di Firenze, vi trovate di fronte ad un divieto di accesso morsicchiato da un pacman o se un obbligo di svolta a destra assume le sembianze di una lisca di pesce… evitate di stropicciarvi gli occhi e di pensare che avete le allucinazioni, ci vedete bene: è opera di Clet. Ò Ò Ò


Nello studio-laboratorio di Clet, all’angolo tra via dell'Olmo e via San Niccolò, sono esposte anche alcune opere non street. Fra queste stampe e quadri ispirati alle caffettiere, come quello nella foto in cui il Battistero si trasforma pian piano in una moka.

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«La caffettiera- sottolinea Clet- è per me un oggetto dotato di una profondità affettiva e che rappresenta al meglio la “cultura dell’intimità” italiana, il calore e insieme la bellezza…»

Ò Ò Ò Pittore e scultore francese, fiorentino d’adozione da circa 15 anni, Clet Abraham ha da qualche anno sentito la necessità di un'espressione artistica applicata alla vita quotidiana. Così il suo interesse si è focalizzato sulla realizzazione d'interventi urbani. A Firenze, Bologna, Roma, Torino, Milano, Lucca, Palermo, Terni, così come a Londra, Parigi, Valencia, Quimper, Audierne e in molte altre città europee (e non solo) ha applicato degli

sticker sui cartelli della segnaletica stradale, rispettandone sempre la leggibilità, ma trasformandoli in simpatiche opere d'arte, alcune delle quali appaiono come “innocenti” rivisitazioni creative, altre caratterizzate da un più spiccato intento provocatorio, come Il Cristo crocifisso applicato sul cartello del "vicolo cieco" che, in Italia, è stato giudicato in un primo momento blasfemo. Qual è il significato che l’artista attribuisce a questa operazione “abusiva” che

ormai molte amministrazioni hanno tacitamente autorizzato? «Siamo sempre più invasi dalla segnaletica - dice Clet, che ci accoglie nel suo studio in San Niccolò - lo spazio urbano fornisce una quantità di messaggi basilari e unilaterali, sicuramente indispensabili. Non intendo assolutamente negare la validità delle regole, necessarie ad ogni comunità, ma in qualche modo desacralizzarle in favore delle responsabilità personale e della possibilità per ogni società


© Michele Michelsanti

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biografia 

Gli sticker applicati sui cartelli stradali ne rispettano la leggibilità ma li trasformano in simpatiche opere d'arte

ChI è ClET Anaclet Abraham (Bretagna, 2 ottobre 1966) è un pittore e scultore francese, figlio dello scrittore francese Jean-Pierre Abraham, è attivo in Italia dal 1990. Ha fatto i suoi studi presso l'Istituto di Belle Arti di Rennes e, dopo aver esposto presso varie gallerie d'arte in Gran Bretagna, si trasferisce a Roma, dove lavora come restauratore di mobili antichi. Ha esposto in numerose gallerie romane, parigine e britanniche (Galleria Studio 99 Gallery, Le Marais a Parigi, Galerie Armel a Nantes) e in varie istituzioni culturali. Nel 2005 si trasferisce a Firenze, dove risiede ancora oggi. Le sue opere stanno vivendo un notevole successo grazie anche a dei collezionisti privati di Parigi, Montecarlo e New York.

di evolversi e crescere anche attraverso la libertà di espressione. L’obiettivo che mi pongo come artista è quello di stimolare la riflessione, l’immaginazione e il senso critico, attribuire un significato ulteriore anche a quelli che appaiono semplici strumenti di regolazione come i cartelli. In molti riconoscono che i miei cartelli sono più funzionali dei normali cartelli. è per questo che in molti casi non vengono rimossi». Questa volontà di essere utile alla comunità e l’approccio costruttivo di Clet lo rendono uno street artist sui generis, che, nel suo percorso, ha collaborato in più occasioni con le amministrazioni locali per dare vita a progetti artistici mirati alla valorizzazione di centri urbani e ad una

loro rivisitazione, sempre rispettosa dei beni di tutti. La provocazione resta il file rouge di tutti gli interventi dell’artista bretone. I fiorentini ricorderanno, fra gli altri, il gigantesco naso installato sulla Torre di San Niccolò nel 2012: la “fisionomia” di un monumento fu trasformata (in modo reversibile e senza il rischio di danneggiare la struttura) in modo divertente e del tutto fuori dagli schemi. Ancora un modo insolito per rendere “viva” la città, umanizzando il passato rappresentato dall’antica torre d’oltrarno attraverso un’idea del presente, un “omaggio all’umanità”, come lo ha definito lo stesso Clet, per rivendicare il legame continuo dell’arte con l’uomo. Ò Ò Ò


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l’uOmO COmuNE

Mi sembra importante intensificare le mie attività per ribadire il valore di quello che faccio e lanciare un messaggio ancora più chiaro sulla libertà di espressione

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Tra i più sorprendenti interventi urbani di Clet c’è quello che ha avuto luogo nella notte del 19-20 gennaio 2011. Mentre nello Studiolo di Francesco I, veniva accolto il teschio di diamanti di Damien Hirst, Clet installava su di uno sperone del Ponte alle Grazie il suo tipico "piccolo uomo nero", immagine dell'uomo comune, con un piede ancorato al ponte e l'altro lanciato nel vuoto. Il motivo è stato quello di fornire un'alternativa popolare al cranio della pop star del brit-arte del valore di 100 milioni di euro, cosicché anche gli "uomini comuni" potessero beneficiare dell'arte.

Ò Ò Ò La provocazione, dicevamo. Quella risorsa straordinaria, che rappresenta una ricchezza culturale, un’indice di libertà e di democrazia, è costata cara di recente a Clet e alla sua compagna giapponese, residente come lui a Firenze da anni. Nel gennaio scorso, la donna è stata arrestata ad Osaka, accusata di aver aiutato Clet ad appendere 80 cartelli sui segnali stradali della città e quindi di aver commesso un reato contro il codice della strada. «Le Autorità giapponesi hanno visto i miei cartelli come un’umiliazione – ci spiega Clet - Anche i media hanno interpretato in questo modo i nostri interventi e si

sono schierati con l’Amministrazione, dimostrando un’ottusità inaspettata per una città che si dice “evoluta”. Adesso c’è una delicata questione legale da affrontare e un'enorme difficoltà nello stabilire un dialogo con la Giustizia giapponese, con i legali di Osaka. è un momento molto difficile per me e per la mia compagna per la distanza a cui siamo costretti da questa situazione. Ma al tempo stesso, mi sembra ancora più importante intensificare le mie attività proprio ora per ribadire il valore di quello che faccio e lanciare un messaggio ancora più chiaro sulla libertà di espressione».

mOsTRE E PROgETTI Mentre il Giappone si irrigidisce, a Dicomano, nel Mugello, è in corso una mostra diffusa, voluta dall’Amministrazione comunale che ha ufficialmente invitato Clet ad intervenire in diversi punti del paese con la sua “segnaletica modificata”. 'Segnali - fra regole e libertà' è il titolo del progetto, primo in Italia, che è stato inaugurato il 31 gennaio. L’invito ad intervenire sul tessuto urbano con una mostra diffusa è arrivato anche da Evry, città di residenza del primo ministro francese Manuel Valls. E Clet non si ferma. Sebbene l’attuale vicenda personale lo abbia duramente provato non ha bloccato la sua creatività. «Sto lavorando su un progetto per la città di Calenzano. Si tratta di interventi che prevedono l’integrazione di architettura e giardini verticali» ci dice l’artista, senza dare i dettagli. Ma possiamo essere certi che anche questa volta dalla fantasia di Clet scaturiranno visioni urbane capaci di far pensare chiunque. Perché l’arte non sia da ricercare esclusivamente nei suoi “luoghi d’elezione”, ma sia fruibile da tutti.



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FFèè eventi locali locali


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DITTA ARTIgIANAlE

L’artigianato del caffè fra passione e conoscenza

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In via de’ Neri, 32r, nel cuore del centro storico fiorentino si scrive una pagina importante della storia della caffetteria italiana. Ditta Artigianale è il primo ‘coffee bar’ italiano interamente dedicato ai caffè di qualità

on una semplice caffetteria: il locale è anche una “Microroastery”, dove ogni giorno si tosta il caffè fresco selezionato esclusivamente da microlotti di piccole aziende nei Paesi di origine del caffè (dall’Africa al Centro e Sud America) secondo una filosofia del “direct trade”, ovvero un

rapporto diretto con i produttori basato sulla fiducia e la conoscenza. Ad occuparsi di questa selezione e ad avere dato vita a Ditta Artigianale, in collaborazione con Caffè Corsini, è Francesco Sanapo. Ò

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Francesco Sanapo (a destra) con Patrick Hoffer, Presidente Caffè Corsini, sponsor di Ditta Artigianale

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CLASSE 1979, salentino di nascita e fiorentino d’adozione, Francesco Sanapo si è aggiudicato per ben tre volte il titolo di campione italiano di caffetteria (2010, 2011 e 2013), si è diplomato allo SCAE – Speciality Coffee Association of Europe ed è responsabile Master Bar della Caffè Corsini, con cui collabora da quasi 10 anni. E’ proprio lui a fare gli onori di casa quando andiamo a scoprire questo locale apprezzato anche per quell’aria vintage chic e cosmopolita che vi si respira. Ditta Artigianale: nel nome c’è un proposito? In Ditta Artigianale è racchiuso lo spirito che ha contraddistinto la nostra Italia nel corso della storia. Il nome "Ditta

Il nostro proposito è quello di ritornare a mettere in risalto l’artigianalità ambientata in epoca moderna, con una comunicazione più adeguata alle nuove generazioni e ai media attuali. Mi piace pensare di essere un “artigiano moderno"

Artigianale" mette in risalto quello che è stato il nostro punto di forza: l’artigianalità. Le torrefazioni erano delle piccole botteghe dove emergeva chi lavorava meglio il prodotto o chi aveva caffè più esclusivi. Il nostro proposito è quello di ritornare a mettere in risalto l’artigianalità ambientata in epoca moderna, con una comunicazione più adeguata alle nuove generazioni e ai media attuali. Mi piace pensare di essere un “artigiano moderno”. In che modo Ditta Artigianale è un locale “diverso” che a Firenze mancava? Forse è giusto ampliare di più l’area geografica: Ditta Artigianale è un concept ancora poco conosciuto in tutta Italia, non soltanto a Firenze. DA è prima di tutto una piccola torrefazio-

ne che poi ha visto nascere lo shop in pieno centro. Il coffee shop è la vetrina principale dei nostri caffè speciali; è lì che possiamo sperimentare e avere dei feedback diretti da parte dei consumatori. Analizzando più a fondo il perché DA è differente, la prima cosa che mi viene in mente è perché ha dei contenuti. Sembra una risposta semplice ma che in realtà oggi nel nostro settore è sempre più difficile trovare. I contenuti di un locale sono più importanti del design e, senza ombra di dubbio, più longevi. Il locale cool senza contenuti ha vita breve. La mancanza di contenuti ha portato la caffetteria/bar italiani alla standardizzazione più totale, lasciando al cliente nessuna motivazione in più, che lo aiuti a decidere nella scelta finale sul frequentare un bar piuttosto che un altro.


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Inoltre, i bar italiani nell’ultimo decennio hanno toccato il fondo con l’introduzione delle slot-machine, macchine che garantiscono un incasso sicuro, ma che rendono un luogo in principio nato per la socializzazione, la pausa quotidiana e lo star bene, un luogo di rovina. Quali sono i contenuti di Ditta Artigianale? I contenuti di Ditta Artigianale sono semplici e crescono sulla base di passioni. Il primo su tutti è il caffè, valorizzato come materia prima e non come prodotto di un brand. Nel nostro locale, tutti i giorni si ha la possibilità di assaggiare caffè di differenti origini. Gli elementi che vengono messi in risalto sono l’area geografica, la varietà botanica e il nome del produttore dello stesso caffè. Il caffè da noi viene vissuto a 360 gradi e diverse sono le metodologie usate per la preparazione del prodotto (espresso; pour over; cold brew; aeropress) che ci permettono di esaltare tutte le sensazioni organolettiche di ogni singolo caffè. Il caffè con il suo prezioso bagaglio di cultura…come si fa a trasmetterne il reale valore quando per molti la tazzina di caffè è un piacere “fugace”? Io penso sia fondamentale valorizzare

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NON sOlO CAFFè ogni giorno, in ditta artigianale si possono consumare pranzi freschi, con ingredienti a km0 e di stagione. piatti vegani, vegetariani, sfiziosi brunch a base di cibi internazionali vengono preparati al momento nella cucina a vista. e dalle 18.30, il locale diventa ‘gin bar’, con oltre 100 etichette di gin speciali in degustazione. il caffè come prodotto/materia prima e non come brand che pubblicizza una specifica marca senza dare nessuna informazione sul contenuto. Mi piacerebbe ci fosse più trasparenza, dobbiamo informare il consumatore finale sul percorso del caffè: da dove viene, chi lo produce, quali sono la varietà botanica e il processo di lavorazione applicato. Credo che informare il cliente sia l’unico mezzo per sensibilizzare il consumatore, fargli capire che cosa c’è dietro una tazzina per fargli veramente apprezzare la qualità. Spesso succede che il cliente si avvicina al caffè come

fosse una medicina, lo beve per svegliarsi, senza soffermarsi anche un solo attimo a degustarlo. In Ditta Artigianale vorremmo evitare proprio questo, accompagnando il cliente in un viaggio alla scoperta di tutte le sensazioni aromatiche e gustative racchiuse in una tazzina. Raccontare questo percorso credo sia fondamentale per l’accrescimento globale e culturale del consumo, per farlo però e necessario conoscerlo, e la chiave più importante per ottenere il risultato passa dalle mani degli operatori/baristi. Ò Ò Ò


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Il barista assume così il compito di diffondere la cultura del caffè… Esatto. Purtroppo, però, questa professione è travolta dalla totale improvvisazione; sempre più spesso ci si avvicina a questo lavoro senza la minima formazione. Non basta un po’ di esperienza dietro il banco. Il caffè tocca diversi campi del sapere, dalla storia all’agronomia, passando dalla fisica alla chimica, insomma penso che prima di definirsi barista ci vogliano anni di studio uniti a tanta esperienza. Premere un pulsante sulla macchina espresso per far uscire un caffè non è affatto quello che nella mia idea corrisponde alla figura del barista. Ti definisci “artigiano del caffè”. Considerando che per ogni artigiano la ricerca dell’unicità e della perfezione è un obiettivo prioritario, come ricerchi il tuo “unico”? Da cosa ti lasci guidare? Il caffè è la mia passione, la qualità la mia ossessione: è il mio personalissimo motto che mi accompagna da sempre. L’unicità di un prodotto è l’unica cosa che ci può salvare dalla lotta (persa) con le grandi aziende. Per distinguermi cerco di dare un prodotto unico e la strada per ottenerlo è viaggiare nei paesi di origine, conoscere il caffè lì dove nasce e cresce. Spesso i caffè più esclusivi hanno quantità molto limitate, per trovarle bisogna andare sul posto, conoscere chi lo produce e con lui accordarsi sull’acquisto…Questi caffè non passano dal mercato globale, non subiscono le dure leggi imposte dalla borsa, questi caffè sono il frutto del grande sacrificio e dal lavoro di “signori” che hanno un nome e cognome e non si possono classificare con un numero (ormai il caffè viene trattato come una qualsiasi commodity). Il primo step è sicuramente fare numerose sessioni d’assaggio, dopodiché studiare in maniera maniacale il profilo di tostatura (noi tostiamo con una tostatrice da 7,5kg, costruita completamente in Ita-

lia dall’azienda Brambati) e poi la migliore ricetta per l’estrazione in tazza. Nel tuo locale non si sceglie solo la miscela o caffè monorigine ma anche il tipo di preparazione: non solo espresso ma anche…. Come dicevo prima, lavoriamo servendo il caffè in varie forme, e devo dire che finalmente anche in Italia si inizia ad avere un’apertura mentale più ampia basata sulla curiosità e dall’esigenza di vivere un’esperienza. Credo che i nostri caffè filtro serviti in DA lo sono e riportano la gente a vivere il rito del caffè. Come può il mondo del caffè così legato ad antiche tradizioni aprirsi al “nuovo”? Sicuramente non è semplice, la prima mission in assoluto e “svecchiare” il prodotto, renderlo più giovane con un appeal più fresco e accattivante. Se la gente comincia a vedere il caffè come un prodotto cool e di tendenza forse si avvicinerà con maggiore curiosità.

Ditta Artigianale è soprattutto caffè ma non solo…che cosa mi dici della cucina? Ditta Artigianale coffee bar oltre al caffè vanta una grande quantità di GIN ed è tra i primi locali in Italia per numero di etichette. Inoltre, abbiamo studiato una formula di ristorazione attenta a tutte le esigenze. Nel nostro menù sono sempre presenti piatti vegani e vegetariani, la nostra cucina così come tutto il format è ispirato da una visione internazionale. Il risultato complessivo è un nuovo modo di vedere e interpretare la caffetteria italiana. Per concludere…Quella di Ditta Artigianale sembra una formula “vincente” a giudicare dall’affluenza e dal numero degli “affecionados” che già conta…sono previsti cambiamenti o evoluzioni o pensi che il suo contenuto innovativo per ora sia già abbastanza? Fermarsi è vietato…sono sempre alla ricerca di cose nuove e interessanti da introdurre nel nostro concept, ho la fortuna di viaggiare tanto e di osservare attentamente tutte quelle che sono le nuove tendenze, mi piace fare ricerca e sperimentare. Sicuramente quello che stiamo cercando di fare ancora non è stato totalmente “digerito” dal nostro pubblico, perché anche vantando il grande successo ottenuto in questi primi mesi, siamo ancora lontani dal far capire a tutti gli italiani e fiorentini che il caffè è un prodotto totalmente diverso da quello che oggi vivono. Sono fiducioso e sono sicuro che in Italia tornerà la vera passione per il caffè.



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Fè orto bio

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avanti alla Certosa di Firenze, in una piccola isola verde di grande suggestione, Davide Palmi, ha trovato un nuovo modo, che si aggiunge alla progettazione dei giardini, per coltivare la sua sconfinata passione per la natura. «Palmorto ha avuto un periodo di “incubazione” piuttosto lungo…ci sono voluti quasi 14 anni – dice Davide Palmi- per realizzare il progetto. Da quasi un anno e mezzo finalmente vendiamo ortaggi e frutta certificati bio, prodotti su piccola scala che coltiviamo in un terreno di circa due ettari, nel pieno rispetto del terreno, delle rotazioni e all’avvicendamento delle colture. Non utilizziamo sostanze chimiche ed il terreno è trattato solamente con concimi organici o minerali. Con orgoglio, constato come la cerchia dei nostri clienti si vada velocemente allargando…cresce il numero di coloro che puntano sulla genuinità e sul benessere a tavola ma che soprattutto scelgono il bio per ritrovare sapori “veri”». Nell’orto biologico si può scegliere al momento che cosa acquistare, cogliendo assieme agli addetti personalmente quello che si vuole. Oltre agli ortaggi di propria coltivazione, Palmorto offre anche una serie di altri prodotti, come marmellate, confetture, miele e succhi di frutta, selezionati con cura da piccole aziende biologiche. E poi ci sono le uova fresche, grande vanto di Palmorto, acquistabili su prenotazione. «Le nostre galline vivono libere di muoversi all’aperto e vengono nutrite rigorosamente con verdure e mangimi biologici. Hanno un pollaio di grandi dimensioni, nel quale abbiamo appeso anche un enorme stampa di un quadro di Degas…chissà che non ne siano ispirate per fare uova ad arte!» scherza Davide. Il punto vendita di Palmorto, in Via Podestà, è un luogo dove la spesa diventa

DAvIDE PAlmI

Ortaggi biologici: io ci metto la faccia un piacere lento, un invito, soprattutto in primavera e in estate, a soffermarsi in tutto relax. Gli stand della vendita sono concepiti per accogliere: tutto introno alle cassette con la frutta e la verdura ci sono mobili e complementi in ferro battuto , sedie, poltroncine e poi deliziose lanterne, piatti e soprammobili decorati

artigianalmente, anche in vendita. Palmorto comunque non esclude chi vuole mangiare sano ma ha poco tempo: la spesa si può fare ordinando online (senza quantità minima di acquisto) e con consegna gratuita a domicilio, concordando giorno e ora sulla base delle proprie esigenze.


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Non utilizziamo sostanze chimiche ed il terreno è trattato solamente con concimi organici o minerali

     PAlmI gIARDINI Il vERDE DA sCOlPIRE

Orari

fondamentali da valutare nella fase iniziale. Spesso non serve aggiungere tante piante per realizzare un bel giardino, ma solo “scolpirlo” e coniugarlo con paesaggio e le piante già esistenti, senza stravolgere la natura del luogo». «Il nostro lavoro – aggiunge Davide – consiste nel cogliere il senso ed il luogo di ogni singolo spazio, facendolo esprimere naturalmente, in armonia con chi lo andrà a vivere. Quindi massima varietà nelle richieste e nelle nostre proposte… Se c’è una tendenza che negli ultimi anni abbiamo individuato, comunque, è la preferenza per spazi molto ampi, le piante non devono riempire eccessivamente per non ridurre la profondità visiva del giardino».

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Vendita diretta dal Lunedì al Venerdì, dalle 8.00 alle 18.00. sabato dalle 8.00 alle 13.00.

SE PALMORTO rappresenta un progetto relativamente recente per Davide Palmi, quella della progettazione dei giardini rappresenta da 38 anni la sua attività principale. Con lui collabora Luigi Giani, agronomo paesaggista, e un affiatato team di operatori. Gli abbiamo chiesto come nasce il progetto di un giardino. «Il progetto di un giardino, piccolo o grande che sia – dice Davide – deve essere la sintesi di molte scelte, da quelle strutturali, a quelle concernenti le piante, i vasi ed ogni altro accessorio utile per vivere al meglio lo spazio esterno. Il primo step per ideare un progetto è conoscere il cliente per interpretarne lo stile, il mood. Il contesto ambientale e il tipo di abitazione sono altri elementi


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Fè antichi sapori

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atura, storia, cultura si intrecciano nel nome dei Marchesi Frescobaldi, famiglia fiorentina dedita al vino da trenta generazioni. Nella mappa enologica che individua le varie tenute – tutte realtà produttive indipendenti, con agronomi ed enologi dedicati, situate in alcune delle zone più vocate e famose della Toscana- troviamo quella di Pomino con il suo Castello.

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A Pomino, una tradizione secolare per un vinsanto d’eccezione

Sull'Appennino a est di Firenze, il castello è incastonato in un paesaggio affascinante nel quale abeti e castagni si alternano ai vigneti, collocati ad un’altitudine di circa 700 metri (fra le maggiori in Toscana). Grazie al microclima fresco e ventilato, qui nel 1855 furono introdotte varietà allora inusuali come Chardonnay e Pinot Nero, che dopo oltre un secolo e mezzo, hanno trovato un habitat ideale e permettono di produrre vini di straordinaria eleganza, finezza e mineralità, a cui dal 1983 è stata concessa la d.o.c. Fra questi il Vinsanto che, una volta prodotto, riposa in alto, nel sottotetto del castello, il che accresce quell’alone di mistero che tradizionalmente avvolge questo vino da meditazione, da sempre utilizzato nella celebrazione della Messa e sul quale sono diffuse leggende, storie e coloriti aneddoti della tradizione contadina toscana.

Nella produzione del Vinsanto di Pomino la tecnologia trova poco spazio e un importante ruolo è giocato invece dalla tradizione

A Pomino il vinsanto trova le condizioni ottimali per essere prodotto a livelli di eccellenza. Le uve raccolte fra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre, vengono accuratamente selezionate e poi disposte, grappolo per grappolo, sui graticci dove restano ad essiccare fino alla fine di febbraio/inizi di marzo. A favorire il processo di essiccazione è la perfetta ventilazione naturale della vinsantaia dove la brezza che sempre spira sulle colline della zona entra dalle finestre a tetto. Dopo circa 4 mesi l’uva viene pressata

ed il mosto ricavato viene messo in barriques dove riposa per quarantaotto mesi. «Nella produzione del Vinsanto di Pomino la tecnologia trova poco spazio e un importante ruolo è giocato invece dalla tradizione – sottolinea Nicolò D'Afflitto, enologo della tenuta – La cura, direi quasi amorevole, di ogni dettaglio acquisisce una specie di sacralità. L’uso soffice e delicato delle presse, la pressatura lunga, l’estrazione lenta rappresentano un rituale che assicura un ottimo risultato».


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Sebbene la tecnica di produzione sia da secoli invariata, il vinsanto ha tuttavia subito una reinterpretazione per soddisfare un diverso gusto nei consumatori L’utilizzo dell’antico torchio manuale per la pressatura

NOTE TECNIChE vARIETà: Trebbiano, Malvasia toscana e San Colombano REsA hA: 18 hl/ha EPOCA vENDEmmIA: Ottobre CONDuZIONE vENDEmmIA: Raccolta a mano. Naturale appassimento delle uve appese fino a febbraio CONTENITORI FERmENTAZIONE: Caratelli sigillati riempiti per 2/3 TEmPERATuRA FERmENTAZIONE: <20°C gRADO AlCOlICO: 14,5% DuRATA FERmENTAZIONE: 4 anni FERmENTAZIONE mAlOlATTICA: Svolta durante la lunga maturazione in caratello TEmPO DI AFFINAmENTO: 4 anni FORmATI DIsPONIBIlI: 0,50 lt

lA TENuTA DI POmINO

NOTE ORgANOlETTIChE Pomino Vinsanto appare limpido e si caratterizza per il suo colore dorato brillante. Profumo intenso, con sentori di frutta secca, miele e fiori gialli, ai quali seguono note speziate di panpepato e cannella. In bocca è morbido, armonico e di lunghissima persistenza. ABBINAmENTO Vino da meditazione, si abbina comunque felicemente a frutta secca, e dolci. È consigliabile servirlo in grandi bicchieri.

Sebbene la tecnica di produzione sia da secoli invariata, il vinsanto ha tuttavia subito una reinterpretazione per soddisfare un diverso gusto nei consumatori. «Rispetto al vinsanto che facevano i nostri nonni – aggiunge D’Afflitto- i vinsanti che si producono oggi hanno un più alto contenuto di zuccheri, sono quindi più dolci e morbidi. Inoltre, vengono invecchiati in nuove barriques anzichè nei vecchi caratelli che conferivano al vinsanto forti note legnose».

La Tenuta di Pomino risale al 1500, anno di costruzione dell'omonimo Castello e fi n dall'inizio si distingue per l'eccellenza del luogo in cui sorge. Ne è testimonianza la vicenda del 1716, quando il granduca Cosimo III de' Medici individua i quattro territori più vocati della Toscana per produrre Vini di Qualità: nel bando, considerato il precursore delle moderne DOC, il territorio di Pomino è elencato accanto al Chianti, al Carmignano e al Val d'Arno di Sopra. Nel 1873 i vini di Pomino sono premiati all'Esposizione Universale di Vienna, mentre nel 1878 ottengono la medaglia d'Oro all'Expo di Parigi, il più alto riconoscimento internazionale di allora.

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Cosa determina una buona annata? «Il vinsanto garantisce una continuità produttiva – spiega ancora l’enologo- Dal punto di vista organolettico, una volta seguite le scrupolose regole della tradizione, non ci sono sostanziali differenze fra le diverse annate. Questo perché il periodo di appassimento delle uve cancella le caratteristiche delle uve all’origine. La bontà dell’annata è legata, piuttosto, alla resa, ovvero alla proporzione fra quantità delle uve essiccate e la quantità di vinsanto ottenuto».

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Pomino vinsanto 


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Fè indirizzi Antik Torrigiani Center Via dei Serragli, 144/146 50124 Firenze Tel. 055 220687 sirisica@tin.it www.antikfirenze.it

Marchesi de’ Frescobaldi Via S. Spirito, 11 50125 Firenze Tel. 055 27141 info@frescobaldi.it www.frescobaldi.it

Arketipo Firenze Via Garibaldi 84-86 50041 Calenzano (Firenze) Tel. 055 8876248 info@arketipo.com www.arketipo.com

Mario Luca Giusti Boutique Firenze Via della Vigna Nuova, 88r Firenze Tel. 055 2399527 boutique.firenze@mariolucagiusti.com www.mariolucagiusti.com

Associazione culturale Città Nascosta Lungarno Benvenuto Cellini 25, 50125 Firenze tel. 055.68.02.590 info@cittanascosta.it www.cittanascosta.it Brise Lamps Via San Jacopino, 23 Firenze Cell 339.7918975 info@denicolaisarchitetto.it www.denicolaisarchitetto.it Ditta Artigianale Via dei Neri, 32R 50122 Firenze Tel. 055 2741541 info@dittaartigianale.it www.dittaartigianale.it Dugongo Via Piani della Rugginosa, 234 50066 Reggello (FI) Tel. 333.7379230 - 338.3207660 info@dugongo.biz www.dugongo.biz L’Uccellare - Azienda Lilium Via della Rimaggina, 21 Antella (FI) info@uccellare.com Le Sorelle Borgo San Jacopo, 30, Firenze Tel. 055 216223 info@lesorelle.toscana.it www.lesorelle.toscana.it

Matrix International Largo Friuli, 2 – loc Fosci 53036 Poggibonsi (SI) Tel. 0577.983838 info@matrixinternational.it www.matrixinternational.it Museo Stibbert via Federigo Stibbert 26 50134 Firenze Tel. 055 475520 biglietteria@museostibbert.it www.museostibbert.it Museo di Storia Naturale Via Giorgio La Pira, 4 50121 Firenze Tel 055 2756444 edumsn@unifi.it Palmi Giardini Via del Podestà 121 50125 Firenze Tel. 055 2049286 www.palmigiardini.it Serre Torrigiani Via Gusciana 21 50124 - Firenze Cell. 349 2868449 info@serretorrigiani.it www.serretorrigiani.it Studio arch. Tommaso Spadolini Via delle Campora, 19/12 50124 Firenze Tel. 055 223558 info@spadolini.it www.spadolini.it




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