CATEGORIE PERCETTIVE A.A. 2013/2014 Corso di Ricerca Visiva Prof. Siliano Simoncini Chiara Ganugi Spagli
le categorie percettive Accade spesso di camminare e non guardarsi attorno Le dieci categorie percettive dell’Anheim sono lo strumento necessario per analizzare la realta’ dei percetti, secondo il funzionamento della psicologia umana. Tutto cio’ che noi vediamo ci riferisce infatti un messaggio, al di la’ della nostra consapevolezza, e spunti di analisi e di riflessione. Le fotografie presentate sono ricettori di stimoli e vogliono documentare la realta’ fenomenica in relazione ai dieci parametri, seppur filtrata attraverso i miei occhi, a chi e’ sempre stato abituato a vedere e non ad osservare. Il percorso adottato si sviluppa attraverso le esercitazioni in merito alle dieci categorie percettive, attraverso la cronaca per immagini della realta’ quotidiana, presentata al lettore cosi’ come e’, senza ombra di alterazione.
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EQUILIBRIO L’equilibrio delle forme, delle strutture, della realta’. Tutto cio’ che ci circonda e’ dettato dall’equilibrio, non solo a partire dalle leggi naturali (che si basano principalmente su questo principio), ma anche da cio’ che e’ artificiale, prodotto dalla mente umana. Esiste un equilibrio chimico, biologico, fisico. Ed esiste anche un equilibrio della mente di fronte ai percetti.
2 La “struttura indotta“ regola l’equilibrio della composizione e cio’ e’ conseguente alla tendenza percettiva a mantenere configurazioni strutturalmente semplici.
3 La difformita’ e’ causa di un rapporto formale e compositivo equilibrato; a meno che non alteri il valore semantico dell’immagine rendendo meno fluida la composizione
4 Un elemento che si trovi al centro della composizione, o vicino ad esso, o sull’asse di centro verticale, ha un minor peso compositivo di altri elementi che si trovano fuori dai tracciati principali della “struttura indotta“
5 Un oggetto che si trovi nella parte superiore della composizione e’piu’ pesante di uno che si trovi nella parte inferiore. Dunque la parte inferiore di una figura richiede piu’ peso.
6 La collocazione a destra determina piu’ peso di quella di sinistra. E secondo il principio della leva, il peso di un elemento formale cresce in proporzione alla sua distanza dal centro dell’equilibrio.
7/8 Piu’ gli oggetti sono collocati lontano dall’osservatore, piu’ peso hanno. A parita’ di fattori, l’oggetto piu’ grande risultera’ di maggior peso.
9 L’isolamento costituisce un fattore di peso
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CONFIGURAZIONE La configurazione e’ un insieme organizzato (e non una somma) di oggetti o di parti, organizzato e formato da configurazioni minori o parziali dinamicamente connesse. In sintesi e’ un insieme formato da sottoinsiemi. La configurazione della realta’ e dei percetti e’ sempre sotto i nostri occhi. Niente si trova isolato rispetto al contesto, poiche’ esistera’ sempre un riferimento fisico, ideale, culturale che ci portera’ ad attribuire alle forme e ai messaggi una certa “gerarchia”. Perfino noi stessi e il nostro corpo sottostanno a precise leggi di configurazione.
1 Pochi tratti determinati definiscono l’identita’ di un oggetto percepito.
2 Ogni figura tende ad essere vista in maniera tale che la struttura che ne risulti sia tanto piu’ semplice quanto le condizioni lo consentano. Dal punto di vista estetico non vuol dire che il piu’ semplice sia sempre il meno complesso; infatti, semplicita’ non significa elementarita’. Cio’ che rende la percezione piu’ semplice e’ la semplicita’ dell’esperienza che ne risulta, e dipende da: a) Dalla semplicita’ del significato che deve essere trasmesso dal percetto.
2 b ) L’influenza del passato o influenza della somiglianza; configurazioni con elementi che ne richiamano alla memoria altri.
3 La condizione di semplicita’ viene meno quando si perviene all’indebolimento dello stimolo percettivo: a) La lontananza del percetto.
3 b) La velocita’ del percetto o dell’osservatore.
3 c) La scarsita’ di illuminazione.
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FORMA L’orientamento, le dimensioni, la disposizione degli oggetti determina una precisa “forma” percettiva. Al variare di essa, varia la comprensione del messaggio. La nostra reazione rispetto a certi tipi di forme (es. Curvilineo vs Spigoloso) e’ istintuale e insita nella natura umana.
1 In una rappresentazione l’orientamento di qualsiasi unita’ e’ determinato essenzialmente dagli assi principali che caratterizzano il contesto (pareti e pavimento per l’ambiente, orizzontali e verticali per un quadro ecc.) ne consegue che: a) Ogni forma che escplicita cadenze verticali e orizzontali e’ un corpo stabile in riposo semplice. b) Mentre le forme che fondano il proprio equilibrio sugli angoli non retti e in seguito sull’obliquita’ dei suoi lati, sono piu’ dinamiche e percettivamente meno semplici.
2 L’orientamento verticale delle forme connesse alla forza di gravita’, nella visione viene avvertito come la base a cui ogni cosa e’ posta in rapporto. Ne consegue che la simmetria di una forma e’ riconosciuta appieno soltanto quando il suo asse e’ orientato verticalmente. a) rapporto con l’orientamento verticale
2 b) contrasto con l’orientamento verticale
4 a) Obliquita’ sul piano: la posizione obliqua delle forme viene intesa come deviazione o un’approssimazione in graduale aumento, alla posizione stabile dell’orizzontale e della verticale. Ne consegue che un oggetto orientato obliquamente e’ carico di energia potenziale
5 La sovrapposizione: la sovrapposizione intensifica il rapporto formale col concentrarlo entro uno schema piu’ unificato. Il risultato non e’ soltanto un “rapporto”, ossia lo scambio di energie tra entita’ indipendenti e intatte; e’ piuttosto una condizione di “essere insieme” nel senso dell’inteferenza ottenuta attraverso una vicendevole modificazione. Ne consegue che la sovrapposizione consente la selezione; infatti cio’ che e’ necessario viene mostrato, e cio’ che e’ inutile rimane nascosto.
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SVILUPPO Come succede alle forme di vita, anche i percetti grafici sono sottoposti ad uno sviluppo logico. Basta pensare agli studi iniziali sulle forme (es. studi di character design): esse seguono, appunto, uno sviluppo coerente verso un completo sviluppo della loro natura. Lo stato piu’ avanzato di una forma puo’ essere raggiunto solo per mezzo di quelli piu’ elementari, tant’e’ che la forma si evolve in modo organico dai pattern semplici a quelli piu’ complessi. Quindi il processo di sviluppo testimonia ancora una volta di quel tendere alla semplicita’, fondamentale riferimento per la teoria della gestallt.
1 Sviluppo per stadi di forma.
3 La forma si sviluppa entro il suo stesso medium (mezzo) e si adatta alle condizioni che esso le impone. Ne consegue che: Una forma che esprime ottimamente il proprio “carattere” in un determinato medium, puo’ non essere piu’ tale per un altro. Col termine medium facciamo riferimento non soltanto alla proprieta’ fisica del materiale ma anche allo stile di rappresentazione proprio in una specifica cultura o di un singolo autore. a) MEDIUM CULTURALE forma della “civilta’ tecnologica” caratterizzata da uno stile rappresentativo idoneo.
4 MEDIUM CULTURALE Forma della CIVILTA TECNOLOGICA caratterizzata da uno stile rappresentativo:
Immagini prese da Instagram, un social media per condividere foto il cui stile di contenuto e’ diventato un segno distintivo.
5 Il concetto “rappresentativo” quel concetto della forma grazie al quale la struttura percepibile dell’oggetto puo’ venir rappresentata tramite la proprieta’ di un determinato medium. (La forma di concetti rappresentativi piu’ di ogni altra cosa distingue l’artista dal non artista). Dal movimento descrittivo derivano le evoluzioni formali relative ai gesti deliberati a rappresentare qualita’ percettive: gesti delle mani, delle braccia, del corpo; sintesi formali e strutturali degli oggetti esaminati nel contesto di relazioni spaziali e cinestesiche. (Sviluppo razionale).
6 La percezione tende spontaneamente verso la rotondita’ quando lo stimolo le da’ agio di farlo (la percezione di una struttura circolare attrae l’attenzione perche’ il cerchio e’ la forma perfetta dell’equilibrio)
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SPAZIO Lo spazio fisico e lo spazio percettivo, sono accomunati dalle stesse leggi. Attraverso la categoria dello spazio e’ possibile individuare gli aspetti comuni e analizzarli. E’ la dimostrazione che la nostra percezione e’ basata sullo stesso schema di base, anche in relazione al mondo sensibile. Lo stato piu’ avanzato di una forma puo’ essere raggiunto solo per mezzo di quelli piu’ elementari, tant’e’ che la forma si evolve in modo organico dai pattern semplici a quelli piu’ complessi. Quindi il processo di sviluppo testimonia ancora una volta di quel tendere alla semplicita’, fondamentale riferimento per la teoria della Gestallt.
1 I problemi dello spazio sono problemi di orientamento, direzione, distanza, organizzazione compositiva...ecc. e trovano il loro denominatore comune nella profondita’. Quali gli indizi della profondita’? a) Grandezza relativa
1 b) Prospettiva lineare
2 Orientamento alto/basso. Lo spazio in un piano frontale e’ “anisotropico”, ossia, la meta’ inferiore e la meta’ superiore sono di eguale “peso”.
3 La convessita’ tende ad avere la meglio sulla concavita’ (nel senso in cui i pattern si presentino entrambi simmetrici).che si manifestano osservando determinate forme ed in particolari circostanze. (Sviluppo irrazionale) La convessita’ di solito sta per la figura e la concavita’ per il fondo. La prima tende ad essere un foro sul piano, la seconda tende ad essere una figura sul piano.
4 La deformazione crea spazio. a) la deformazione implica sempre un rapporto tra cio’ che e’ e cio’ che dovrebbe essere. L’oggetto deformato e’ visto come una deviazione da un’altra cosa e questa “altra cosa” e’ conosciuta talvolta solo mediante l’intervento della consapevolezza. 1. La figura e’ parallela all’osservatore. 2. La figura e’ invece deformata.
5 Il principio dei gradienti percettivi. Tra i fattori che determinano la profondita’ e la piattezza, vi sono i gradienti percettivi. Quali sono le loro proprieta’? a) La regolarita’ dei patterns contribuisce ad accentuare l’effetto di profondita’.
5 b) Se la costanza decrescente non viene rispettata, la tridimensionalita’ è meno evidente.
6 Gradiente di colore. La prospettiva “aerea” di Leonardo e la prospettiva “armosferica” degli impressionisti. Si realizza attraverso la resa degli oggetti in modo “sbiadito” con l’aumentare delle distanze. (Cio’ a causa degli strati dell’atmosfera).
7 Gradiente di percezione (effetto sfocatura). Nello spazio fisico vediamo gli oggetti vicini piu’ chiaramente di quelli lontani.
8 Gradiente della luminosita’. Il massimo della chiarezza appare al livello piu’ prossimo (la luce crea un gradiente sferico che si espande in tutte le direzioni da un determinato punto base dello spazio).
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LUCE La presenza o la mancanza di luce e’ un elemento fondamentale per la percezione umana. I nostri occhi, grazie alla presenza dei coni e dei bastoncelli, sono ingrado di distinguere luce e colori. Il mondo naturale segue un bioritmo basato sulla luminosita’. Cosi’, anche nell’ambito percettivo, la luce svolge un ruolo primario nel funzionamento dei nostri sistemi di percezione. La luce e’ indicatore di spazio, non soltanto fa vedere che ci sono gli oggetti ma anche qual’e’ la loro forma, qual’e’ la loro direzione e quanto distano da noi le cose. Il concetto che si ha della luce e’ duplice e riflettente l’influenza esercitata dal generale atteggiamento a reagire ad essa.
1 Interessi pratici. In questo caso il fenomeno della luce viene sottoposto ad un’attenzione selettiva, che elimina dalla consapevolezza tutto quanto e’ normale e non esige azione. a) attenzione per l’inconsueto: una fiamma improvvisa, un bagliore, un’eclissi.
2 Il concetto che la testimonianza dell’occhio comune differisce sostanzialmente dal punto di vista che gli scenziati hanno della realta’ fisica (infatti essi asseriscono, a ragione, che gli oggetti vivono di luce riflessa) ma per la percezione il cielo e’ luminoso per virtu’ propria. Abbiamo la sensazione che il sole risulti come una cosa che brilla e la luce debba arrivare da qualche parte. Allo stesso modo la chiareza degli oggetti viene vista fondamentalmente come l’effetto di un riflesso. In sintesi, le cose sono meno chiare del sole e del cielo ma non ne sono sotanzialmente diverse: sono soltanto dei piu’ deboli emanatori di luce (questo ovviamento a livello percettivo).
3 Aumento della chiarezza apparente. a) Puo’ sembrare strano che l’illuminazione cambi, mentre l’oggetto resta piu’ o meno quello che e’. La prima e’ un’immagine diurna; la seconda notturna.
4 Conseguenza dell’illuminazione: l’ombra. La luce crea spazio. Si crea spazio, quando una stanza viene illuminata con una sola sorgente luminosa in modo non uniforme, che va dalla luce intensa, in vicinanza della sorgente luminosa, all’oscurita’ degli angoli piu’ lontani. Cio’ aumenta l’effetto di profondita’ e non viene percepito per se stesso come fenomeno primario ma come aspetto della distanza.
5 Ombre portate. Le ombre portate agiscono come vettori direzionali.
5 b) Orientamento indiretto
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colore L’essere umano, e’ l’unico essere vivente in grado di distinguere e percepire una cosi’ vasta gamma di colori. E’ come se fossimo gli unici abitanti della terra in grado di percepire “fino in fondo” la sua realta’ e magnificenza. I colori ci circondano, caratterizzano la nostra vita, come ogni elemento percettivo con cui veniamo a contatto. Il colore e’ una radiazione elettromagnetica che, eccitando i recettori retinici, produce sensazioni. Il risultato di un’attivita’ psicologica. E’ cio’ che noi percepiamo dalla luce. La percezione dei colori e’ data dal lavoro coordinato di 3 sistemi reinici sensibili alle tre radiazioni primarie, cioe’ quelle radiazioni che producono la sensazione del blu, giallo e rosso.
1 DEFINIZIONE DEI COLORI
I colori si possono definire in funzione della luminosita’ che esprime l’intensita’ di un colore e la sua capacita’ di riflettere la luce (un colore luminoso e’ intenso e riflette molta luce), della tinta o croma, che esprime la diversita’ della lunghezza d’onda delle radiazioni cromatiche dal rosso al viola, e della saturazione, ossia la purezza del colore in relazione alla misura delle quantita’ di bianco o di nero che e’ mischiato con esso (i colori piu’ saturi sono privi sia di bianco che di nero).
Primari: effetto chiassoso, energico, deciso, che tende a smorzarsi man mano che le tinte si allontanano dai tre primari.
2 Secondari: effetto piu’ debole. Terziari: effetto ancora piu’ debole.
3 Se si separano i colori con linee bianche o nere, essi acquistano un risalto maggiore. Ogni colore acquista un valore reale, concreto. Il bianco attenua la forza luminosa dei colori vicini e li scurisce; mentre il nero ne esalta la luminosita’ e li fa risultare piu’ chiari.
4 CONTRASTO DEI COMPLEMENTARI
Si definiscono complementari due colori i cui pigmenti mischiati fra loro diano un grigio/nero/ neutro. Sono una coppia singolarissima, infatti per quanto contrari, si richiamano a vicenda. Di ogni colore non esiste che un complementare. I complementari danno effetto di solidita’ e staticita’. Sono coppie di complementari i colori: Giallo/Viola, Arancio:Giallo/ Viola:Blu, Arancio/ Blu, Arancio:Rosso/ Verde:Blu, Rosso/Verde, Viola:Rosso/Verde:Giallo. Se scomponiamo queste coppie di complementari, constatiamo che in esse sono sempre contenuti i tre colori fondamentali. Ogni coppia di complementari possiede pero’ i suoi caratteri specifici. Cosi’ la giustapposizione di Giallo/ Viola, da’ luogo anche a un forte contrasto chiaroscurale. La coppia Arancio:Rosso/ Verde:Blu rappresenta il punto estremo della polaria’ caldo/freddo.
I complementari Rosso/Verde posseggono un uguale grado di luminosita’ e di lucentezza.
6 CONTRASTO DI CALDO E FREDDO Contrasto di caldo e freddo (o contrasto termico) a prima vista, l’idea di voler riconoscere nel campo della percezione ottica dei colori una componente termica puo’ destare sorpresa. Eppure e’ stato possibile accertare che in due diversi laboratori, uno tinteggiato di verde/blu, l’altro di rosso/arancio, la sensibilita’ personale al freddo e al caldo differiva di ben tre gradi, 15 per il primo caso, 11-12 per il secondo, relativamente alla sensazione di freddo.
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movimento Il movimento che percepiamo dagli elementi visivi ci da’ informazioni circa la natura del percetto, lo rende “vivo”. La percezione stessa e’ dettata dal movimento, da un “flusso logico” che, della nostra mente, fuoriesce e va ad indagare la realta’. Le immagini quindi, non sono mai “ferme” e “statiche”. Il movimento viene percepito quando la struttura del contesto spaziale e temporale lo determinano. Ne consegue che le differenze tra arti spaziali (pittura, scultura, architettura) e temporali (teatro, ballo, cinema) non consiste che in un maggiore o minore rilievo dato ad una delle due componenti. Il primo di questi generi definisce l’azione attraverso l’essere, l’altro definisce l’essere attraverso l’azione.
1 a) Sequenza spaziale : movimento indotto.
2 b) Sequenza temporale --Mutamento = (azione) conseguenza: movimento oggettivo Ne consegue che: le forze rappresentate da una composizione sono definite in primo luogo dallo spazio. In effetti, la direzione, la forma, la grandezza, la collocazione delle forme, determinano quanto esse siano “forti� e quale orientamento abbiano.
3 Gli oggetti entro il campo visivo sono visti in un rapporto gerarchico; in altre parole, l’organizzazione spontanea del campo assegna a certi oggetti la funzione di schema di riferimento da cui altri dipendono. Da cio’ derivano le leggi di Dunker le quali indicano che nello spostamento lo schema di riferimento tende a rimanere immobile mentre l’oggetto dipendente da esse esegue il movimento. Fattori essenziali che creano dipendenza: Differenza di grandezza (nel caso di oggetti contigui ed e’ l’oggetto piu’ piccolo a mettersi in moto).
4 Si puo’ vedere movimento anche la’ dove esso non si verifica sul piano fisico.
5 Proprieta’ specifiche del movimento. a) Velocita’: (1) l’alta velocita’ di un oggetto puo’ essere percepita come causata dalla “forza” dell’oggetto e/o oppure dalla piccola resistenza del mezzo).
6 Perimetrazione (un campo ambientale piu’ piccolo determina un movimento apparentemente piu’ veloce).
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espressione L’espressione e’ l’aspirazione che corona tutte le categorie percettive e si puo’ descrivere come il contenuto primario della visione. Essa consente di rendersi conto che le forze vive dentro di noi non sono che esempi individuali delle stesse forze che agiscono nell’universo. Letteralmente poi, l’espres-sione e’ il contrario dell’impressione. L’impressione e’ un moto dall’esterno all’interno; e’ la realta’ (oggetto) che s’imprime nella coscienza (soggetto). L’espressione e’ un moto inverso, dall’interno all’esterno; e’ il soggetto che imprime di se’ l’oggetto. Le qualita’ espressive dell’artista (e non soltanto) sono i suoi mezzi di comunicazione e sono esse a determinare i patterns formali che egli crea. E’ pertanto necessario, a livello didattico, mirare a far si che gli studenti affinino queste qualita’ espressive. Si deve insegnare loro a considerare l’espressione come il criterio informatore di ogni segno. Altrimenti la sensibilita’ spontanea non viene sviluppata ma repressa.
1 Ogni opera d’arte (ma non solo) deve esprimere qualcosa, cio’ significa che il contenuto dell’opera deve andare piu’ lontano della semplice presentazione dei singoli oggetti di cui consiste. L’espressione artistica richiede che la comunicazione di determinati dati produce una espressione.
2 (La fisionomia della natura e della sua rappresentazione) Una roccia, il colore del tramonto, un albero, una crepa nel muro, una foglia che cade, lo zampillo di una fontana e in definitiva una semplice linea, o colore, o chiaro scuro, possiedono altrettanta espressione del corpo umano. L’espressione e’ una caratteristica intima inerente i pattern percettivi; infatti il confronto dell’espressione di un oggetto con uno stato d’animo umano non e’ che un processo secondario.
3 Tutta l’arte e’ simbolica. L’arte non e’ pura forma perche’ anche la piu’ semplice delle linee esprime un signifi cato visibile: e’ percio’ simbolica. Non offre astrazioni intellettuali perche’ non c’e’ nulla di piu’ concreto del colore, della forma, del movimento. Ogni stile e’ solo un singolo modo valido di guardare il mondo.
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tensione L’espressione e’ l’aspirazione che corona tutte le categorie percettive e si puo’ descrivere come il contenuto primario della visione. Essa consente di rendersi conto che le forze vive dentro di noi non sono che esempi individuali delle stesse forze che agiscono nell’universo. Letteralmente poi, l’espres-sione e’ il contrario dell’impressione. L’impressione e’ un moto dall’esterno all’interno; e’ la realta’ (oggetto) che s’imprime nella coscienza (soggetto). L’espressione e’ un moto inverso, dall’interno all’esterno; e’ il soggetto che imprime di se’ l’oggetto. Le qualita’ espressive dell’artista (e non soltanto) sono i suoi mezzi di comunicazione e sono esse a determinare i patterns formali che egli crea. E’ pertanto necessario, a livello didattico, mirare a far si che gli studenti affinino queste qualita’ espressive. Si deve insegnare loro a considerare l’espressione come il criterio informatore di ogni segno. Altrimenti la sensibilita’ spontanea non viene sviluppata ma repressa.
1 Si può vedere movimento anche là dove esso non si verifica sul piano fisico.
2 La condizione primaria affinche’ l’obliquita’ pervenga ad un effetto di maggiore dinamismo e’ data dal quantitativo di deviazione dalla verticale e dall’orizzontale.
2 La condizione primaria affinche’ l’obliquita’ pervenga ad un effetto di maggiore dinamismo e’ data dal quantitativo di deviazione dalla verticale e dall’orizzontale.
A.A. 2013/2014 Corso di Ricerca Visiva Prof. Siliano Simoncini Chiara Ganugi Spagli