Il presente rapporto conclude la prima fase di rilevazione dei fabbisogni d’innovazione nel sistema agro-forestale e agroalimentare regionale affidata dalla Regione Puglia all’Istituto Nazionale di Economia Agraria nell’ambito delle attività previste dalle Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-2011.
Il testo si compone di quattro sezioni in cui sono illustrate in modo sistematico le politiche regionali per l’innovazione e il sistema regionale della conoscenza in agricoltura, i meccanismi e i processi di programmazione partecipata e le forme di partecipazione degli stakeholder della conoscenza in agricoltura e, ancora, i fabbisogni di innovazione emersi durante i lavori degli otto tavoli di approfondimento tecnico-scientifico attivati dalla Regione Puglia.
Il lavoro propone, inoltre, un tentativo di analisi e di interpretazione dei risultati raggiunti dai Tavoli attraverso la costruzione di strumenti statistico-matematici, mutuati dalle metodologie di approccio partecipativo e dalle analisi del business aziendale, in grado, da un lato, di agevolare la lettura degli stessi risultati e, dall’altro, di contribuire ad indirizzare le scelte regionali in materia di ricerca in agricoltura.
9 788881 452972
I fabbisogni di innovazione dell’agricoltura pugliese
Rapporto realizzato nell’ambito del progetto Supporto metodologico alla gestione degli interventi previsti nelle Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009 – 2011 (Convenzione Regione Puglia e INEA)
I fabbisogni di innovazione dell’agricoltura pugliese Risultati e proposte dei Tavoli di approfondimento tecnico-scientifico Linee Guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-2011 REGIONE PUGLIA
Sede regionale per la Puglia
I fabbisogni di innovazione dell’agricoltura pugliese Risultati e proposte dei Tavoli di approfondimento tecnico-scientifico Linee Guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-2011
Rapporto realizzato nell’ambito del progetto “Supporto metodologico alla gestione degli interventi previsti nelle Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009 – 2011” - Convenzione Regione Puglia e INEA repertoriata in data 23.03.2010 al n. 11549 e registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Bari al n. 4945 del 16.04.2010. Gruppo di lavoro: INEA dott. Massimiliano Schiralli (responsabile di progetto) dott.ssa Giulia Diglio dott.ssa Ines Di Paolo dott. Pierpaolo Pallara dott.ssa Graziella Valentino dott.ssa Laura La Ficara dott.ssa Tiziana Maraglino dott. Gaetano Pellegrino sig.ra Rossella Chiarella sig.ra Daniela Napolitano Regione Puglia dott. Luigi Trotta dott. Luigi Scamarcio Il presente rapporto è stato redatto a cura di Massimiliano Schiralli La stesura delle singole parti è da attribuirsi a: Premessa dott. Gabriele Papa Pagliardini (Direttore Area Politiche per lo Sviluppo Rurale della Regione Puglia) Capitolo 1 (1.1) Scamarcio L. e Trotta L. (1.2) Maraglino T. e Schiralli M. Capitolo 2 (2.1) Schiralli M. (2.2) Maraglino T. e Schiralli M. (2.3) Pellegrino G. e Schiralli M. Capitolo 3 (3.1) Maraglino T. e Schiralli M. (3.2.1, 3.2.2, 3.2.6, 3.2.8) Maraglino T. (3.2.3) Pellegrino G. (3.2.4, 3.2.5, 3.2.7) Schiralli M. Capitolo 4 (4.1) Maraglino T. e Schiralli M. (4.2) Maraglino T. (4.3) Schiralli M. Capitolo 5 Maraglino T., Pallara P., Schiralli M., Trotta L. Si ringrazia la dott.ssa Anna Vagnozzi per la lettura critica dei testi e per le osservazioni e i suggerimenti offerti nel corso dell’attività di ricerca Progetto grafico e impaginazione: Nino Perrone Stampa: Grafica&Stampa - Altamura © 2012 Regione Puglia/INEA - ISBN 9788881452972
Indice
pagine 5 Premessa 6 6 8
1. 1.1 1.2
Le politiche e la strategia regionale per l’innovazione in agricoltura Le Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura I processi partecipativi e la rilevazione dei fabbisogni di innovazione
12 12 13 17
2. 2.1 2.2 2.3
Gli attori della conoscenza in agricoltura Il Sistema regionale della conoscenza in agricoltura L’analisi degli stakeholder I gruppi di lavoro dei tavoli tematici regionali
23 3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura 23 3.1 La metodologia di lavoro 26 3.2 I risultati dei tavoli 26 3.2.1 “Prodotti e tecniche delle coltivazioni arboree, delle filiere vitivinicola e olivicolo-olearia” 32 3.2.2 “Prodotti e tecniche delle coltivazioni cerealicole, industriali, officinali, foraggere e no-food e loro tecnologie, produzioni e valorizzazione tecnologica nel settore orticolo, floricolo e del vivaismo ornamentale e delle colture officinali” 40 3.2.3 “Zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura” 46 3.2.4 “Selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio” 50 3.2.5 “Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale” 61 3.2.6 “Multifunzionalità in agricoltura” 67 3.2.7 “Biotecnologie animali e vegetali” 73 3.2.8 “Strategie politiche economiche e sociali” 81 81 86 100
4. 4.1 4.2 4.3
Gli orientamenti dei tavoli La metodologia di lavoro I temi e i livelli di interesse degli stakeholder Il parere degli esperti
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5.
Risultati e prospettive
108 Bibliografia
Premessa
È con particolare piacere che presentiamo il risultato di un lavoro intenso, svolto fra il 2010 e il 2011 in strettissima collaborazione con la sede regionale di INEA, frutto degli sforzi e della convinta partecipazione di un gran numero di attori del sistema regionale della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura. Le Linee Guida per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura 2009-2011, e la loro naturale prosecuzione per il triennio successivo, hanno ormai impresso una svolta irreversibile e strutturale nella gestione dei processi di costruzione dei sistemi di intervento regionale a sostegno della ricerca agricola, secondo direttrici definitivamente improntate ad un approccio partecipativo. La massiccia adesione degli stakeholders (quasi 100 persone coinvolte in 8 tavoli di approfondimento tecnico-scientifico condotti con il metodo del focus group, come meglio illustrato nel testo) è motivo di conforto e conferma con chiarezza la bontà della strada intrapresa. Il “taglio” solo apparentemente macrotematico, che è stato fornito come traccia lungo il percorso degli 8 gruppi di lavoro, si è rivelato al contrario il necessario propulsore per la produzione delle preziosissime idee e indicazioni per l’azione attuativa del decisore pubblico regionale. A conferma di quanto appena affermato, i risultati dei tavoli di approfondimento presentati in questo testo hanno già costituito il punto di partenza per la definizione dell’avviso pubblico per la presentazione di progetti di ricerca e sperimentazione in agricoltura recentemente pubblicato nel B.U.R.P. del 2 maggio 2013, dando immediata concretezza alle indicazioni emerse. Questo passaggio, inoltre, costituisce un atto propedeutico alle scelte che si potranno fare all’interno della nuova PAC in tema di innovazione in agricoltura e di trasferimento delle conoscenze. In piena coerenza con l’incessante lavoro di dialogo e raccordo fra la dimensione regionale e quella nazionale ed europea del sostegno all’innovazione e alla ricerca agricola, i risultati dei tavoli di approfondimento tecnico-scientifico non devono essere considerati un consuntivo. Al contrario, essi rappresentano un cantiere di idee da immaginare perennemente attivo, un laboratorio (anche di governance della materia) aperto e in costante divenire, per raccogliere le sfide del futuro, nella prospettiva di nuovi scenari di innovazione in agricoltura e nell’agroalimentare, coerenti con le strategie di Horizon 2020. Dott. Gabriele Papa Pagliardini Direttore Area Politiche per lo Sviluppo Rurale Regione Puglia
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1.
Le politiche e la strategia regionale per l’innovazione in agricoltura
1.1
Le Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura La ricerca, lo sviluppo delle innovazioni e la diffusione delle conoscenze sul territorio rappresentano alcune tra le più importanti variabili in grado di favorire lo sviluppo sostenibile del sistema agroalimentare e, in particolare, esse possono incidere positivamente sulla crescita economica, sulla competitività, sulla qualità della vita e dell’ambiente. Nel corso dell’ultimo decennio, pur non possedendo proprie strutture sperimentali, la Regione Puglia ha promosso e finanziato numerosi progetti di ricerca nel settore agricolo e agroalimentare, utilizzando diverse fonti finanziarie di provenienza regionale, nazionale e comunitaria. In particolare, la spesa pubblica della Regione nel settore della ricerca in agricoltura ha avuto nell’intervallo 1998-2007 livelli di spesa che hanno oscillato tra 0,2 e 1,2 milioni di euro, raggiunti rispettivamente nel 1998 e nel 2006. Le azioni della Regione a sostegno del settore sono state rafforzate con l’approvazione delle Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-11 (di seguito Linee guida) e con la previsione di un impegno di spesa complessivo pari a quasi 8,8 milioni di euro. Le Linee guida individuano gli obiettivi per la promozione delle attività di ricerca, sperimentazione e per il trasferimento delle innovazioni in campo agricolo e forestale, gli indirizzi strategici, i temi e le tipologie di attività di ricerca oggetto del sostegno, le modalità di finanziamento, i meccanismi di selezione e le modalità di monitoraggio e di valutazione dei progetti di ricerca. L’azione regionale si propone, tra l’altro, di fornire adeguate risposte alla domanda di conoscenza e di innovazione espressa dalle aziende agricole e forestali pugliesi e dal sistema agroalimentare, di avvicinare le attività di ricerca ai fabbisogni di innovazione del territorio e di consolidare l’impegno regionale in termini di risorse, favorendo nel contempo la crescita di un sistema di relazioni e lo sviluppo di sinergie e professionalità tra gli attori che operano a vario titolo nel Sistema della conoscenza in agricoltura, la condivisione delle conoscenze e l’integrazione tra produzione, trasferimento e diffusione dei risultati delle ricerche. Gli obiettivi specifici delle Linee guida sono individuabili nel miglioramento della competitività e della sostenibilità dei processi produttivi, nella tutela, salvaguardia e valorizzazione delle risorse naturali e del territorio, nel miglioramento delle qualità
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delle produzioni e della sicurezza alimentare, nel supporto tecnico-scientifico alla promozione e alla valorizzazione della qualità delle produzioni regionali e della sicurezza alimentare, nel miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali. Le Linee guida, inoltre, individuano le tematiche all’interno delle quali saranno sviluppate le proposte di ricerca oggetto del sostegno regionale. In particolare, i temi individuati si riferiscono ad 8 settori d’intervento, riferiti alle principali filiere o comparti produttivi regionali o ad alcune tematiche a carattere trasversale (ambiente, multifunzionalità, ecc.). I temi individuati sono: 1. prodotti e tecniche delle coltivazioni arboree, delle filiere vitivinicola e olivicolo-olearia; 2. prodotti e tecniche delle coltivazioni cerealicole, industriali, officinali, foraggere e no-food e loro tecnologie. Produzioni e valorizzazione tecnologica nel settore orticolo, floricolo e del vivaismo ornamentale e delle colture officinali; 3. zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura; 4. selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio; 5. agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale (risparmio idrico, utilizzo delle acque, trattamenti fitosanitari, bioindicatori, inquinamento, ecc.); 6. multifunzionalità in agricoltura; 7. biotecnologie animali e vegetali; 8. strategie politiche economiche e sociali. All’interno delle Linee guida si prevedono, inoltre, specifiche forme di partecipazione e di consultazione di tutti gli attori appartenenti al mondo della ricerca e al mondo produttivo regionale e, in generale, di tutti i soggetti interessati alla crescita e alla valorizzazione del settore agricolo e forestale. A questo proposito, l’Assessorato regionale alle Risorse Agroalimentari ha individuato nei Tavoli di approfondimento tecnico-scientifico lo strumento di lavoro più idoneo ad identificare i bisogni dei comparti produttivi, dei consumatori e della collettività, in termini di innovazioni e ricerche. Per ognuno dei temi previsti dalle Linee guida è stato attivato un Tavolo specifico di approfondimento. In particolare, il compito di ogni Tavolo è quello di individuare e di trasferire agli operatori del Sistema della conoscenza il quadro degli interventi, espresso in termini di innovazioni e linee di ricerca, in grado di aggredire i principali problemi socioeconomici ed ambientali che ostacolano lo sviluppo e l’incremento di competitività dell’agricoltura regionale. La realizzazione di questa finalità è, naturalmente, subordinata alla costruzione, da parte dei partecipanti, di un quadro condiviso dello stato dell’agricoltura nella regione con riferimento ai comparti produttivi e alle
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1. LE POLITICHE E LA STRATEGIA REGIONALE PER L’INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA
tematiche individuati in ciascun Tavolo. 1 1.2
I processi partecipativi e la rilevazione dei fabbisogni di innovazione Le attività di programmazione economica adottate a livello comunitario negli ultimi decenni si ispirano sempre più ad una visione del governo del territorio incentrata su una diffusa e consapevole partecipazione di una pluralità di soggetti, sulla presenza di partenariati realmente rappresentativi delle esigenze e dei fabbisogni locali, sull’adozione di attività di concertazione in grado di assicurare un’equa e sostenibile ripartizione delle risorse disponibili e dei benefici prodotti e, ancora, sull’adozione di meccanismi decisionali di tipo bottom up in grado di avvicinare il territorio alle scelte di tipo politico. L’adozione di processi di programmazione partecipata garantisce al territorio e ai soggetti presenti al suo interno di ricoprire un ruolo attivo nell’individuazione dei reali fabbisogni e nella definizione delle caratteristiche e dei contenuti degli strumenti di intervento disponibili. Tali processi favoriscono il lavoro di un complesso e variegato sistema di soggetti, istituzionali e privati, aventi ruoli, sistemi relazionali, prospettive ed esigenze sì differenti ma accomunati, probabilmente, dal desiderio di raggiungere obiettivi di sviluppo molto simili, se non coincidenti. L’approccio partecipativo prevede il coinvolgimento attivo dei beneficiari potenziali nelle diverse fasi di una pianificazione, già a partire dalla sua ideazione. Se inizialmente tale approccio è stato utilizzato quasi esclusivamente nel management di gruppi di lavoro all’interno di organizzazioni private, oggi riveste un ruolo importante nella definizione della programmazione pubblica in quanto, riconosciuto come importante elemento di democrazia, si dimostra efficace nel migliorare la qualità dei progetti di sviluppo locale. Il coinvolgimento degli attori locali nella progettazione strategica è finalizzato a suscitare una condivisione di informazioni, percezioni, esigenze e punti di vista e, in generale, di elementi conoscitivi detenuti esclusivamente dai diversi gruppi di attori operanti nell’ambito di un determinato sistema/territorio. Ciò è indispensabile per creare un senso di appartenenza degli stessi attori rispetto alla progettualità in cui vengono coinvolti, al fine di costruire un percorso di progettazione partecipativa nel consenso e attraverso un “allineamento delle visioni” tra i soggetti coinvolti. In quest’ottica, l’attuazione delle Linee guida ha rappresentato un’ottima occasione
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I Tavoli hanno compiti consultivi e sono presieduti dal dirigente del Servizio Agricoltura, o da un suo delegato, con qualifica dirigenziale. Ne fanno parte, oltre ai dirigenti del Servizio Agricoltura e dell’Ufficio Innovazione e Conoscenza in Agricoltura, il responsabile della Posizione Organizzativa Ricerca e Sperimentazione Agricola e un funzionario del Servizio Agricoltura con funzioni di segretario. Possono farne parte i rappresentanti delle Università pugliesi e degli enti scientifici a livello regionale, nonché i rappresentanti delle Organizzazioni professionali agricole, degli Ordini professionali, dei Consorzi di tutela e valorizzazione, delle Organizzazioni dei produttori e delle Associazioni dei produttori e degli allevatori e, ancora, altri soggetti individuati dal Servizio Agricoltura sulla base delle specifiche competenze.
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per sperimentare sul campo un approccio partecipativo applicato alle attività di programmazione della politiche in materia di ricerca e di innovazione in agricoltura. Infatti, se da un lato le stesse individuano le finalità, il campo di azione e le modalità attraverso le quali la Regione promuove le attività di ricerca in agricoltura, dall’altro introducono importanti elementi di novità sotto il profilo dell’individuazione e dell’analisi dei reali fabbisogni di innovazione manifestati dal territorio e, ancora, in relazione al ruolo attribuito agli attori locali coinvolti nelle attività. A questo proposito, l’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia ha affidato nel 2010 all’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) la progettazione e la gestione dei Tavoli di approfondimento tecnico scientifico previsti dalle Linee guida. L’attuazione del processo partecipativo ha reso indispensabile individuare, in primo luogo, le metodologie più opportune in grado di garantire un’ampia e qualificata partecipazione di tutti gli attori, un percorso di lavoro snello e di rapida realizzazione, nonché la raccolta e l’elaborazione dei fabbisogni di innovazioni in agricoltura. Alla luce di quanto detto, il gruppo di ricerca dell’INEA ha inizialmente individuato i soggetti che era necessario coinvolgere nel processo. A questo riguardo, come si vedrà in seguito, occorre considerare che la rilevazione degli attori locali portatori di interesse (stakeholder) non è un compito di facile attuazione e presuppone l’adozione di precise metodologie d’indagine in grado, tra l’altro, di assicurare completezza e democrazia all’intero processo partecipativo. In questa prima fase, tra le metodologie esistenti è stata scelta la Stakeholder Analysis che, all’interno di un processo decisionale, è finalizzata a identificare e studiare il gruppo o gli individui che costituiscono il campo di forza che ruota attorno all’organizzazione che gestisce e orienta il processo stesso, le modalità di influenza reciproca e il loro atteggiamento nei confronti della stessa organizzazione e dei relativi target. 2 Nella successiva fase, tra le numerose tecniche esistenti nell’ambito della progettazione con approcci partecipativi, il Metaplan 3 è stato ritenuto il metodo più adeguato per soddisfare le esigenze di progettazione e di rilevazione delle conoscenze e dei fabbisogni di innovazione nell’ambito del settore agricolo, forestale 2
L’attuazione da parte di una organizzazione di un qualsiasi processo decisionale partecipato può essere strutturata in una sequenza di fasi ben definite: (a) percezione o raccolta dei fatti sulle opinioni disponibili e sulle relative implicazioni a breve o lungo termine, (b) analisi di queste applicazioni con particolare attenzione alle parti coinvolte e a obiettivi, scopi, valori, responsabilità del decisore, (c) sintesi delle informazioni strutturate in base alle priorità definite dal decisore, (d) scelta tra le opzioni disponibili basata sulla sintesi, (e) azione o implementazione dell’opzione scelta attraverso una serie di richieste specifiche a determinati individui o gruppi, allocazione delle risorse, incentivi, controlli e feedback, (f) apprendimento dal risultato della decisione che sfocerà in un rinforzo o in un cambiamento (per le decisioni future) delle modalità con cui le fasi precedenti sono state eseguite (Goodpaster, 1989). La Stakeholder Analysis è un segmento di questo processo decisionale e, più precisamente, rappresenta la fase preparatoria o di apertura.
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Il metodo Metaplan è una tecnica di facilitazione basata sulla visualizzazione che nasce e si diffonde in Germania negli anni ’70 grazie al lavoro dei fratelli Wolfgang e Eberhard Schnelle.
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1. LE POLITICHE E LA STRATEGIA REGIONALE PER L’INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA
e agroalimentare. Si tratta di una tecnica basata sulla raccolta delle opinioni di un gruppo di partecipanti, invitati a discutere su uno o più temi di comune interesse, e sulla loro successiva organizzazione in blocchi logici in cui sono evidenziate le problematiche rilevate e le possibili soluzioni per la formulazione di specifiche azioni/attività. Le attività di confronto tra gli stakeholder, previste dalla metodologia Metaplan, sono realizzate attraverso la cosiddetta visualizzazione della discussione, ossia mediante l’uso da parte di tutti gli attori coinvolti di specifici materiali di lavoro, costituiti, ad esempio, da foglietti di carta colorata, adesivi, lavagne, pennarelli colorati, ecc., attraverso i quali tutte le sequenze dei lavori di gruppo possono essere correttamente visualizzate. In questo contesto si inseriscono uno o più moderatori che hanno il compito di illustrare il programma di lavoro, di definirne gli obiettivi e di facilitare la gestione dei processi di comunicazione tra gli stakeholder. PA RT E CIP AT IV O Analisi degli stakeholder Scelta dei soggetti da coinvolgere
P AP
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Figura 1 Il processo partecipativo e le metodologie d’indagine
FABBISOGNI
CLUSTER
Standardizzazione Informazioni confrontabili
Costruzione della Matrice PF Classificazione e interpretazione dei risultati Costruzione della Matrice PFV Parere degli esperti
AN
10
A LI S
I AT I D E L RIS U LT
Alla classica impostazione metodologica del Metaplan, che prevede come momento finale la definizione di un piano d’azione attuativo delle idee emerse nel gruppo, l’INEA ha preferito applicare un opportuno adattamento (cfr. cap. 3) in grado di favorire la costruzione di un quadro condiviso dello stato della ricerca in ambito agricolo, forestale e agroalimentare in Puglia e di fornire informazioni utili al decisore pubblico per agevolarlo nelle scelte attuative in materia.
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1. LE POLITICHE E LA STRATEGIA REGIONALE PER L’INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA
2.
Gli attori della conoscenza in agricoltura
2.1
Il Sistema regionale della conoscenza in agricoltura Il Sistema regionale della conoscenza in agricoltura si caratterizza per la presenza sul territorio di numerose istituzioni e soggetti, pubblici e privati, qualificati e impegnati in attività di ricerca e di sviluppo tecnologico, di divulgazione, di consulenza e di formazione nel comparto agricolo e, in generale, nel settore agroalimentare. Nel loro insieme, tuttavia, questi attori si presentano come un mosaico di soggetti e di azioni scarsamente integrate a livello territoriale e, spesso, lontane dal mondo produttivo (cfr. Regione Puglia - Programma di Sviluppo Rurale 2007-13). Gli stakeholder del Sistema, ossia i portatori di interesse presenti sul territorio, sono rappresentati dagli Enti locali territoriali, dalle Agenzie e dagli Enti funzionali (ARTI, ARPA), dalle Università degli Studi e dagli Enti di ricerca, dalle Agenzie locali di sviluppo (ad esempio i GAL), dalle Organizzazioni professionali agricole, dagli Ordini e Associazioni professionali, dalle Organizzazioni sindacali, dai Consorzi di tutela e di valorizzazione, dalle Organizzazioni dei produttori e degli allevatori, dai Parchi tecnologici, dagli Enti di formazione professionale, dalle società di consulenza e studi associati privati, dagli Enti di certificazione (ad esempio di agricoltura biologica), dalle Associazioni ambientaliste e dei consumatori, da gruppi e utenti non organizzati (in primis gli imprenditori agricoli e forestali) e, in generale, da tutti quei soggetti che, sulla base di specifiche competenze e professionalità, rivestono un ruolo attivo nell’ambito del Sistema della conoscenza in agricoltura a livello regionale. In particolare, recenti studi realizzati sul sistema della ricerca regionale, individuano in Puglia 58 soggetti impegnati in attività di ricerca e di sviluppo tecnologico su tematiche attinenti il settore agroalimentare (in prevalenza rappresentati da dipartimenti delle Università e da Istituti del CNR). Le tematiche su cui si sono incentrati negli ultimi anni i progetti di ricerca coprono un ampio spettro che va da quelli più strettamente legati ai cicli produttivi aziendali a materie trasversali, con una prevalenza di progetti incentrati su temi attinenti la produzione agricola, la qualità e la trasformazione (ARTI, 2008). Gli enti di ricerca pugliesi si caratterizzano per aver attivato nel tempo una fitta rete di collaborazioni internazionali con prestigiose istituzioni localizzate in tutti i continenti e, in particolare, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti d’America.
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Il trasferimento delle conoscenze in agricoltura è realizzato sia attraverso le attività e i servizi erogati dai tecnici e dagli operatori privati mediante strutture preposte a tale scopo, sia attraverso il variegato sistema dei Servizi di sviluppo agricolo presente in regione. A questo proposito rivestono un ruolo strategico i Distretti produttivi a elevato contenuto tecnologico individuati dalla Legge Regionale n. 23/2007 “Promozione e riconoscimento dei distretti produttivi”. In questo contesto, le imprese agricole pugliesi si caratterizzano ancora per una bassa capacità di esprimere domanda di ricerca e di innovazione, a causa soprattutto della piccola dimensione media. A ciò si somma la difficoltà di far decollare una strategia di governance del sistema dell’innovazione, in grado di identificare i settori prioritari in cui concentrare gli investimenti in ricerca e sviluppo, con la finalità della creazione di nuove e innovative imprese e dell’attrazione di imprese esterne nel sistema produttivo regionale (cfr. Regione Puglia - Programma di Sviluppo Rurale 2007-13). Infine, si rileva come non siano pienamente efficaci gli interventi finalizzati a “mettere in rete” in modo organico l’articolato insieme di soggetti attivi nell’ambito del Sistema della conoscenza in agricoltura, con l’obiettivo della realizzazione di un efficiente sistema regionale di servizi, pubblico e privato, a carattere integrato e funzionale alle esigenze e alle potenzialità del territorio.
2.2
L’analisi degli stakeholder 4 Il raggiungimento delle finalità dei tavoli di approfondimento tecnico-scientifico e il rispetto dell’impianto strategico e della filosofia delle stesse Linee guida ha reso indispensabile individuare quali attori, pubblici e privati, avessero a livello regionale un ruolo attivo nella definizione, sperimentazione e successivo trasferimento in azienda delle ricerche e delle innovazioni tecnologiche in campo agroalimentare. Come già accennato, la metodologia adottata dall’INEA, al fine di individuare e successivamente coinvolgere gli attori del Sistema della conoscenza in agricoltura nelle attività previste dai Tavoli, è costituita dalla Stakeholder Analisys, opportunamente adattata al particolare contesto socio-economico pugliese e agli otto temi individuati dalle Linee guida.
4
Il termine “stakeholder” è stato introdotto nei primi anni ‘60 per evidenziare come nelle moderne imprese a capitale diffuso, accanto a coloro che detenevano il capitale, esistevano anche altre parti che nel processo decisionale avevano una “posta in gioco” (stake). Una prima definizione di stakeholder è stata formulata dal professore Edward Freeman, nel suo libro “Strategic management. A stakeholder approach” (Pitman, 1984), laddove si sottolinea che “lo stakeholder di una organizzazione è, per definizione, un gruppo o un individuo che può influire o essere influenzato dal raggiungimento degli obiettivi dell’impresa”. Gli stakeholder sono coloro che hanno un interesse specifico nei confronti di un’iniziativa economica anche se non dispongono necessariamente di un potere formale di decisione o di un’esplicita competenza giuridica. La traduzione italiana più utilizzata del termine è quella di “portatori di interessi” nei confronti di un’iniziativa economica, sia essa un’azienda o un progetto. Nel corso del tempo il termine è divenuto un neologismo internazionale applicato non più solo in campo aziendale ma anche nell’amministrazione pubblica, la cui missione non consiste nel realizzare profitti per gli azionisti, ma nel creare beni pubblici e servizi per la collettività.
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2. Gli attori della conoscenza in agricoltura
Figura 2 Mappa delle categorie di stakeholder
Enti locali territoriali Province e Comuni (Ass.ti Agricoltura), Comunità Montane, Istituzioni pubbliche Enti Parco nazionali e regionali e altre aree Ministero per le Politiche agricole protette, ecc. e forestali, Altri Ministeri, Assessorati all’Agricoltura e Uffici SSA Regioni, Altri Assessorati regionali (Ambiente, Sanità, Formazione, ecc.)
Agenzie ed Enti funzionali Agenzie di sviluppo agricolo regionale, APAT, ARPA, ARTI, Acquedotto Pugliese, CCIAA, ecc.
Enti di ricerca (regionali e nazionali) Università, istituti di ricerca (afferenti MIUR, alla Regione, alla Provincia di Bari, ecc.), enti pubblici afferenti al MIPAAF, al Min. Attività Produttive e ad altri Ministeri, ecc. Sistema scolastico Istituti Agrari
Gruppi e utenti non organizzati Cittadini e consumatori, imprenditori agricoli e forestali e tecnici non organizzati
Altre Istituzioni Corpo forestale dello Stato
Altro Partiti politici, associazioni ambientaliste e dei consumatori, mass media, ecc.
Ordini e Associazioni Professionali Agronomi, periti agrari, geologi, biologi, ecc. SERVIZI DI SVILUPPO AGRICOLO PUGLIESI
Enti certificazione agricoltura biologica AIAB, ICEA, AMAB, ecc.
Agenzie locali di sviluppo GAL, Patti territoriali, ecc.
Società di consulenza, studi associati privati
Enti di formazione professionale Parchi tecnologici, società partecipate, enti di ricerca Tecnopolis, I.A.M. Bari, IPRES, ecc.
Pubblico Privato
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Organizzazioni Professionali agricole CIA, Coldiretti, Confagricoltura,COPAGRI, Associazioni allevatori, ecc. Organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, ecc. Associazioni riconosciute e di categoria Consorzi Associazioni industriali, Consorzi di Difesa organizzazioni Cooperative, Produzioni Intensive, organizzazioni produttori agricoli, ecc. Consorzi di Bonifica, Consorzi di tutela, Consorzio bieticolo, ecc.
Figura 3 Elenco degli stakeholder Mondo produttivo
Enti di ricerca
• Federazione Regionale Coldiretti Puglia
• Assessorato Assetto del Territorio – Regione Puglia
• Facoltà di Agraria - Università degli Studi di Bari
• Confederazione Italiana Agricoltori Puglia
• Assessorato Ecologia – Regione Puglia
• Facoltà di Agraria - Università degli Studi di Foggia
• Federazione Regionale degli Agricoltori di Puglia
• Agenzia Regionale per la Tecnologie e l’Innovazione
• Facoltà di Medicina Veterinaria Università degli Studi di Bari
• Confederazione Produttori Agricoli
• Federparchi
• Confcooperative
• Autorità di Bacino regionale
• Politecnico di Bari - Facoltà di Ingegneria di Bari
• Lega Coop Puglia
• Assocodipuglia
• Associazione Regionale Allevatori Puglia
• Unione regionale Bonifiche
• Ordine reg. Dottori Agronomi e Dottori Forestali
• Confindustria • LIPU Sede Nazionale
• Ordine reg. dei Medici Veterinari
• Italia Nostra
• Collegi provinciali agrotecnici e agrotecnici laureati
• Legambiente
• Collegi provinciali periti agrari • Fed. Naz. Consorzi Volontari Tutela delle Denom. di Origine Protetta degli Olii Extra Vergini di Oliva
• WWF
• Confederazione Nazionale dei Consorzi Volontari per la Tutela delle Denominazioni dei Vini Italiani • Cooperativa Allevatori Putignano • UIAPOA • UNAPROA • UNACOA • Organizzazioni dei produttori (vari) • Distretto Agroalimentare Regionale (D.A.RE.) • ASSOGAL • La nuova energia - Distretto produttivo pugliese delle energie rinnovabili e efficienza energetica
• Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali - Università degli Studi del Salento • Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari - CNR • Istituto per la Protezione delle Piante (Sez. Bari) - CNR • Istituto di Virologia Vegetale - CNR • Istituto di Genetica Vegetale (U. O. Bari) – CNR • Istituto di Ricerca sulle Acque (Bari) - CNR • Centro di Ricerca per la Cerealicoltura (Foggia) - CRA • Unità di Ricerca per i Sistemi Colturali degli Ambienti Caldo - Aridi (Bari) CRA • Unità di Ricerca per l’Uva da Tavola e la Vitivinicoltura in Ambiente Mediterraneo (Turi) - CRA • Unità di Ricerca per l’Individuazione e lo Studio di Colture ad Alto Reddito in Ambiente Caldo-Arido - CRA • Centro Provinciale Bonomo per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura • Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura “Basile Caramia” • Istituto Agronomico Mediterraneo - Bari
• Società Ortoflorofrutticola Italiana – Sez. Orticoltura
• Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata
• Fed. Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica
• Istituto Nazionale di Economia Agraria - Sede Puglia
• AIAB
• ENEA - Centro ricerche di Brindisi
• PEFC ITALIA • Assessorato Risorse Agroalimentari Regione Puglia
15
2. Gli attori della conoscenza in agricoltura
L’attività si è articolata in tre fasi: • identificazione degli stakeholder, finalizzata a mettere a fuoco l’insieme degli attori (effettivi o potenziali) che operano all’interno del Sistema della conoscenza in agricoltura. Per raggiungere questo obiettivo si è proceduto alla realizzazione di una check-list di carattere generale contenente tutte le figure, persone e enti che hanno attinenza con la tematica in oggetto. Al termine di questa attività è stata prodotta una Stakeholder Categorized Map, ossia un quadro dei soggetti/attori, raggruppati in categorie significative, interessati a riflettere sugli otto temi contenuti nelle Linee guida; • individuazione dei bisogni e degli interessi degli stakeholder e classificazione in gruppi tematici. Gli stakeholder rappresentano una molteplicità complessa e variegata di soggetti della comunità. Pertanto, è necessario svolgere indagini conoscitive sul territorio, per conoscere i loro orientamenti di fondo e delinearne gli aspetti di interesse. A questo proposito sono state raccolte informazioni utili a conoscere le caratteristiche, il ruolo e l’ambito di intervento degli stessi all’interno della comunità. Successivamente, è stata predisposta una Stakeholder Mapping che ha reso possibile la loro classificazione in otto gruppi tematici; • attivazione dei Tavoli di approfondimento tecnico scientifico. Dopo aver classificato e segmentato gli stakeholder presenti sul territorio regionale, alla luce della loro numerosità, è stato necessario selezionare i singoli partecipanti ai Tavoli, garantendo un’ampia, democratica e qualificata adesione di tutti gli attori locali. Nella fase di identificazione degli stakeholder è stata condotta una ricerca preliminare di tipo bibliografico sugli studi in materia di teoria degli stakeholder e di attivazione di processi partecipativi. Essa ha permesso di delineare la figura dello stakeholder oggetto dell’indagine rappresentato dal “soggetto pubblico/istituzione e dal portatore d’interessi privato/collettivo operante in Puglia in grado di realizzare studi e ricerche in ambito agricolo, forestale e agroalimentare, di rappresentare il fabbisogno - reale o potenziale - di innovazioni del mondo produttivo e, ancora, di favorire o ostacolare la diffusione e la corretta applicazione in azienda delle innovazioni tecnologiche”. Definito l’oggetto d’indagine, il campo d’azione e l’ambito socio-economico di riferimento, nel mese di aprile 2010 ha avuto inizio l’attività di brainstorming che ha consentito l’individuazione di tutti gli attori che, a vario titolo, costituiscono il Sistema della Conoscenza in agricoltura e che possono/devono essere coinvolti nel processo partecipativo. L’insieme dei soggetti operanti sul territorio regionale, esemplificato nella Stakeholder Categorized Mapping è ripartito in tre macro-categorie: • istituzioni pubbliche: enti locali territoriali, agenzie funzionali (consorzi, camere di commercio, agenzie ambientali, università, enti di ricerca), aziende controllate e partecipate; • gruppi organizzati: gruppi di pressione (sindacati, associazioni di categoria, partiti e movimenti politici, mass media), associazioni (culturali, ambientali, consumatori, ecc.); 16
• gruppi non organizzati: cittadini e collettività. Nel complesso sono stati individuati 88 soggetti, rappresentativi delle Università pugliesi e degli Enti di ricerca, delle Organizzazioni professionali agricole, degli Ordini professionali, dei Consorzi di tutela e di valorizzazione, delle Organizzazioni dei produttori e degli allevatori, delle Associazioni ambientaliste, degli Enti locali territoriali, di Agenzie ed Enti funzionali e, in generale, di tutti quelle istituzioni che, sulla base delle specifiche competenze istituzionali, rivestono un ruolo attivo nell’ambito del Sistema della conoscenza in agricoltura a livello regionale. Alla luce dei risultati di questa prima attività di classificazione, gli stakeholder sono stati raggruppati nella Stakeholder Mapping in 8 gruppi tematici corrispondenti ai Tavoli individuati dalle Linee Guida. Successivamente, a ciascuna categoria di stakeholder è stato chiesto di individuare e comunicare all’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia i loro rappresentanti per ciascuno tavolo, ossia i soggetti in grado di apportare un contributo in termini di conoscenze e proposte operative. Tale scelta metodologica è strettamente connessa con l’esigenza di garantire un’equilibrata presenza di tutti gli attori del sistema, una distribuzione appropriata di conoscenze e competenze tra i vari tavoli e l’attivazione di un processo di lavoro il più possibile partecipato e democratico.
2.3
I gruppi di lavoro dei tavoli tematici regionali Il numero complessivo dei componenti degli otto tavoli di approfondimento tecnicoscientifico, alla luce delle adesioni espresse dai soggetti coinvolti dalla Regione Puglia, è pari a 142 persone. In particolare, i soggetti rappresentativi del mondo produttivo prevalgono lievemente (59%) rispetto agli esponenti espressione del mondo della ricerca (41%). In media ogni tavolo si compone di circa 18 persone, con livelli superiori alla media registrati con riferimento al tavolo 5 “Agricoltura e ambiente” (32 componenti 22,5%) e al tavolo 1 “Coltivazioni arboree, filiera vitivinicola e olivicola-olearia” (23 componenti - 16,2%). I tavoli di approfondimento sono stati attivati durante il periodo novembre 2010 – aprile 2011, così come esemplificato nella tabella successiva. A conclusione dei lavori dei tavoli si è registrata una partecipazione pari in media al 65% (93 partecipanti, circa 12 persone per tavolo). Tale risultato è da ritenersi nel complesso positivo, anche in considerazione degli alti livelli di partecipazione espressi dai ricercatori (83%) rispetto alla più contenuta adesione garantita dal mondo produttivo (54%).
17
2. Gli attori della conoscenza in agricoltura
Tabella 1 – Calendario Tavoli di approfondimenti tecnico scientifico N.
Tavolo
Date incontri
1
Prodotti e tecniche delle coltivazioni arboree, delle filiere vitivinicola e olivicolo-olearia
2 marzo 2011
2
Prodotti e tecniche delle coltivazioni cerealicole, industriali, officinali, foraggere e no-food e loro tecnologie. Produzioni e valorizzazione tecnologica nel settore orticolo, floricolo e del vivaismo ornamentale e delle colture officinali
8 ottobre 2010
3
Zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura
4 aprile 2011
4
Selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio
20 aprile 2011
5
Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale (risparmio idrico, utilizzo delle acque, trattamenti fitosanitari, bioindicatori, inquinamento, ecc.)
16-20 dicembre 2010
6
Multifunzionalità in agricoltura
2 febbraio 2011
7
Biotecnologie animali e vegetali
19 gennaio 2011
8
Strategie politiche economiche e sociali
13 dicembre 2010
La partecipazione ai nove incontri di lavoro ha determinato una lieve variazione nel “rapporto di forza” iniziale tra gli attori del Sistema della conoscenza in agricoltura e, in particolare, ha garantito un equilibrio pressoché perfetto tra i soggetti espressione del mondo della ricerca e gli stakeholder rappresentativi del mondo produttivo (52% ricercatori contro 48% rappresentanti espressione del mondo produttivo). Solo in due tavoli la partecipazione degli attori non è stata equilibrata e, in particolare, nel tavolo 7 “Biotecnologie animali e vegetali” il gruppo di lavoro era composto in prevalenza da ricercatori (86%), mentre nel tavolo 4 “Selvicoltura” si è assistito ad un prevalere degli attori espressione del mondo produttivo (75%). In ogni caso, è opportuno sottolineare che tali “squilibri” sono una diretta conseguenza del basso livello di adesione ai tavoli in oggetto, espresso dai rispettivi mondi di appartenenza (pari al 33% sia per il mondo produttivo nel tavolo 7 sia per i ricercatori nel tavolo 4).
18
Tabella 2 - Distribuzione dei tavoli e livello di partecipazione Tavoli di approfondimento
Componenti (numero)
Partecipanti (numero)
Partecipanti/Componenti (%)
Totale
Ricerca
Mondo produttivo
Totale
Ricerca
Mondo produttivo
Totale
Ricerca
Mondo produttivo
Tavolo 1 - Olivicoltura, viticoltura, arboree
23
7
16
11
6
5
48%
86%
31%
Tavolo 2 - Cerealicoltura, orticoltura, vivaismo
17
8
9
8
5
3
47%
63%
33%
Tavolo 3 - Zootecnia
13
6
7
12
6
6
92%
100%
86%
9
3
6
8
2
6
89%
67%
100%
Tavolo 5 - Ambiente
32 13
19
23
12
11
72%
92%
58%
Tavolo 6 - Multifunzionalità
18
7
11
13
6
7
72%
86%
64%
Tavolo 7 - Biotecnologie animali e vegetali
12
8
4
7
6
1
58%
75%
25%
Tavolo 8 - Strategie socioeconomiche
18
6
12
11
5
6
61%
83%
50%
142 58
84
93
48
45
65%
83%
54%
Tavolo 4 - Selvicoltura
TOTALE/MEDIA
Come si evince dalle figure 6 e 7, il tavolo più partecipato è stato il n. 5 “Agricoltura e ambiente” (25% dei partecipanti totali), seguito dal n. 6 “Multifunzionalità” (14%), dal n. 3 “Zootecnia” (13%) e, a poca distanza, dagli altri. Il tavolo 7 “Biotecnologie animali e vegetali” è quello che ha registrato i più bassi livelli di partecipazione (solo 7 persone), soprattutto a causa del “basso interesse” manifestato dal mondo produttivo. Inoltre, si rilevano i contenuti livelli di partecipazione registrati dal tavolo n. 2 “Cerealicoltura, orticoltura, vivaismo” (9%) che, essendo stato il primo ad essere attivato in ordine temporale, ha risentito di alcune difficoltà di natura organizzativa (comunicazione non efficace dell’evento) e dell’assenza di un “effetto traino” legato alla diffusione, da parte dei partecipanti stessi, di informazioni su contenuti, risultati, livelli di interesse dei tavoli attivati, ecc. Mentre la partecipazione del mondo della ricerca si è mantenuta a livelli elevati in tutti i tavoli, ad eccezione del tavolo 4 “Foreste” (solo 2 ricercatori), si è constatata una più contenuta partecipazione da parte del mondo produttivo nel tavolo 7 “Biotecnologie animali e vegetali” (solo 1 partecipante) e nel tavolo 2 “Cerealicoltura, orticoltura, vivaismo” (3 partecipanti).
19
2. Gli attori della conoscenza in agricoltura
Figura Figura44 Rapporti Rapportididiforza forzatra tramondi mondididiappartenenza: appartenenza: componenti componentieepartecipanti partecipantidei deitavoli tavoli
77 55
66
Tavolo 11 Tavolo Olivicoltura, Olivicoltura, viticoltura, viticoltura, 6 6 arboree arboree
1616
Tavolo 88 5 Tavolo 5 6 6 Strategie Strategie socio-economiche socio-economiche
99
1212
MONDO MONDO PRODUTTIVO PRODUTTIVORICERCA RICERCA componenti componenti
44
3 3 Tavolo 22 Tavolo Cerealicoltura, Cerealicoltura, 88 orticoltura, orticoltura, vivaismo vivaismo 5 5
componenti componenti
1 1 Tavolo 77 Tavolo Biotecnologie Biotecnologie animali animali ee vegetali vegetali 66
partecipanti partecipanti
4545 8484
5858 Media Media tavoli tavoli
partecipanti partecipanti 77
4848
66
88
22 Tavolo 66 66 Tavolo MultifunzionalitĂ MultifunzionalitĂ 11 11 7 7
77
Tavolo 44 Tavolo Selvicoltura Selvicoltura
11 11 1919
20
Tavolo 33 Tavolo Zootecnia Zootecnia
Tavolo 55 Tavolo Ambiente Ambiente
1313 1212
66
66
33
66
66
Figura 5 Percentuale dei livelli di partecipazione dei Tavoli
86
83
Tavolo 1 Olivicoltura, viticoltura, arboree
Tavolo 8 Strategie socio-economiche
31 Tavolo 2 Cerealicoltura, orticoltura, 33 vivaismo
48
50
63
61
47 Totale Ricerca Mondo produttivo
75
Media tavoli
Tavolo 3 Zootecnia
54 65
58
89
100
86 Tavolo 6 MultifunzionalitĂ
Tavolo 4 Selvicoltura 92
72
67
64 Tavolo 5 Ambiente 72 58
21
100
86
83
Tavolo 7 25 Biotecnologie animali e vegetali
92
2. Gli attori della conoscenza in agricoltura
Figura 6 Distribuzione percentuale dei partecipanti nei tavoli Tavolo 2 Cerealicoltura, orticoltura, vivaismo
Tavolo 1 Olivicoltura, viticoltura, arboree
12
12 Tavolo 8 Strategie socio-economiche
Tavolo 7 Biotecnologie animali e vegetali
Tavolo 3 Zootecnia
9
8
13
14
9 25
Tavolo 4 Selvicoltura
Tavolo 5 Ambiente
Tavolo 6 MultifunzionalitĂ
Figura 7 Distribuzione percentuale dei partecipanti per tavolo e per mondo di appartenenza MONDO PRODUTTIVO
RICERCA Tavolo 2 Cerealicoltura, orticoltura, vivaismo
Tavolo 1 Olivicoltura, viticoltura, arboree 10 Tavolo 8 Strategie socio-economiche
13
13
Tavolo 3 Zootecnia
11
13 2
7
16
Tavolo 7 Biotecnologie animali e vegetali
10
13
13
13 13
24
4 25
Tavolo 6 MultifunzionalitĂ
22
Tavolo 4 Selvicoltura
Tavolo 5 Ambiente
3.
I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
3.1
La metodologia di lavoro Al fine di poter individuare e classificare i fabbisogni di ricerca del settore agricolo, forestale e agroalimentare regionale e le criticità connesse è stata adottata una metodologia di lavoro che ha previsto la realizzazione di Tavoli tecnico-scientifici animati secondo un approccio di tipo partecipativo. L’applicazione di questo metodo di coinvolgimento degli stakeholder ha prodotto numerosi vantaggi. In primis ha facilitato la raccolta delle informazioni, senza per questo omettere nulla che fosse ritenuto degno di nota per ciascun partecipante. In secondo luogo, è risultato essere uno strumento flessibile e controllabile per la gestione dei gruppi poiché, anche in presenza di un numero consistente di partecipanti, ha permesso di focalizzare e di mappare tutti i concetti fondamentali emersi durante i lavori. Infine, ha attenuato il rischio di generare nel gruppo figure leader in grado di monopolizzare la discussione e influenzare gli altri componenti del gruppo (followers) a favore della propria visione, producendo così una distorsione dei risultati prodotti. In questo modo, invece, si può dire di aver ottenuto un buon risultato di gruppo, non condizionato – o limitatamente condizionato - da singoli componenti e, soprattutto, in grado di far emergere le conoscenze tecnico scientifiche, le percezioni personali e le esigenze dei soggetti coinvolti. Ancora, le informazioni qualitative fornite dagli stakeholder hanno permesso di sopperire alla carenza di dati rigorosamente quantitativi e, attraverso la costruzione di un quadro condiviso della conoscenza, è stato possibile formulare ipotesi e proposte costruttive. L’attività di lavoro dei Tavoli è stata strutturata nei seguenti step: 1. rilevazione dei problemi/criticità e individuazione dei fabbisogni di innovazione, mediante attivazione del brainstorming; 2. aggregazione dei concetti (clusterizzazione). Discussione attorno ai concetti rilevati e, eventuale, individuazione e inclusione di elementi nuovi mediante approccio partecipativo. La metodologia di rilevazione delle informazioni è stata la medesima per ciascuno degli otto tavoli di approfondimento e ha previsto in linea di massima gli stessi tempi di svolgimento. In particolare, gli stakeholder sono stati invitati a partecipare a gruppi di discussione guidati da due moderatori, mediante metodologia Metaplan (cfr. par. 1.2), della durata di circa tre ore ciascuno e finalizzati a condividere le conoscenze, motivare i soggetti coinvolti e avviare con loro un percorso di lavoro sui temi individuati dalle Linee guida. I lavori sono stati strutturati in modo tale da determinare i principali problemi e
23
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
criticità del sistema agricolo o dei singoli comparti produttivi oggetto dello specifico Tavolo, al fine di definire i fabbisogni di ricerca e individuare gli studi scientifici in grado di contrastare/attenuare i problemi espressi e garantire una maggiore competitività al sistema agroalimentare. Con la rilevazione mediante l’attivazione del brainstorming, gli stakeholder sono stati chiamati a rispondere per iscritto, su post-it colorati, a due domande con riferimento alla tematica/comparto produttivo oggetto di ciascun tavolo: 1. “quali sono le principali problematiche e criticità socio-economiche, ambientali, ecc. del sistema agricolo, forestale e agroalimentare regionale verso le quali le innovazioni possono svolgere un ruolo attivo in termini di raggiungimento di una maggiore competitività economica e/o di una maggiore sostenibilità ambientale?”, 2. “quali sono i fabbisogni di innovazione (per i partecipanti del mondo produttivo) e quali sono le ricerche e gli studi scientifici (per i partecipanti espressione del mondo della ricerca) in grado di migliorare le perfomance socio-economiche e ambientali del sistema e, in particolare, in grado di “aggredire” le problematiche e le criticità precedentemente individuate dal gruppo stesso?”. 5 Al fine di rendere le risposte conformi e fedeli all’oggetto di indagine, gli stakeholder hanno dovuto innanzitutto attivare uno screening mentale di tutti i concetti attinenti le criticità e i fabbisogni di ricerca, per poi effettuare una scelta, individuale e autonoma, dei tre concetti che hanno ritenuto prioritari in base alla loro percezione della tematica in oggetto. In particolare, a tutti i partecipanti è stato chiesto di indicare attraverso post-it, sulla base delle esperienze maturate e delle conoscenze professionali, non più di tre problemi/criticità che impediscono al sistema agroalimentare/comparto produttivo regionale di raggiungere una maggiore competitività economica e sostenibilità ambientale e con riferimento ai quali la ricerca può svolgere un ruolo positivo. Quindi, ai soli rappresentanti del mondo produttivo, è stato chiesto di individuare (anche in questo caso al massimo tre postit) i fabbisogni di innovazioni ritenuti essenziali in grado di contribuire a risolvere i problemi/criticità individuati precedentemente. Contestualmente, ai soli ricercatori è stato chiesto di proporre non più tre studi scientifici/ricerche che possano avere un impatto positivo sui problemi/criticità individuati. Ai partecipanti è stato posto il vincolo di individuare fabbisogni e proposte di ricerche funzionali a supportare un programma di azione regionale avente un arco temporale di riferimento di breve – medio termine (3-5 anni) e, ancora, di avere ben in mente di trovarsi in una situazione di scarsità di risorse finanziarie destinate alla ricerca. Tale vincolo si è reso indispensabile per indirizzare i lavori dei tavoli verso fabbisogni di innovazione soddisfabili attraverso il sostegno a ricerche di tipo applicato e attività sperimentali nell’ambito delle stesse Linee guida. Il brainstorming ha prodotto due risultati positivi per il prosieguo dei lavori dei 5
Per semplicità da qui in avanti si indicheranno rispettivamente con “problemi/criticità” le opinioni espresse in relazione alla prima domanda e con “fabbisogni di ricerca” quelle relative alla seconda.
24
gruppi: ha ridotto notevolmente il numero di concetti su cui gli stakeholder hanno dovuto focalizzare l’attenzione e, poiché ciascuno stakeholder ha espresso per iscritto il proprio contributo, durante il dibattito che ne è seguito, si è assistito ad una completa ed equa trattazione dei temi emersi, evitando il monopolio della discussione e/o un appiattimento della stessa solo su alcune tematiche care a una parte dei componenti del gruppo. Figura 8 - Attività di rilevazione mediante brainstorming: i segmenti di analisi
La fase successiva al brainstorming è consistita nell’organizzazione dei post-it in cluster, con riferimento ai tre segmenti di analisi proposti (problemi, fabbisogni, ricerche), a cui è seguita un’articolata discussione dei gruppi di lavoro, tesa a comprendere il significato e le implicazioni/effetti/impatti delle singole proposte, la coerenza e il quadro d’insieme di ciascun segmento di analisi e, infine, le relazioni e i collegamenti esistenti tra i tre segmenti (problemi vs fabbisogni vs ricerche). In questa sessione di lavoro tutti i post-it sono stati posizionati su tre lavagne distinte per essere visibili a tutti gli stakeholder e disposti in modo da formare raggruppamenti omogenei (cluster) per affinità e conformità con una medesima tematica di riferimento. Durante la discussione, una volta raggiunto un sufficiente consenso dei partecipanti sul significato di ciascun concetto espresso, è stato chiesto loro di integrare la mappa mentale ottenuta, con nuovi concetti eventualmente emersi e collettivamente riconosciuti come rilevanti. Il prodotto finale di ciascun Tavolo è costituito dalla mappa clusterizzata dei concetti espressi, punto di partenza per la successiva analisi quantitativa. Qui di seguito si riportano i risultati complessivi dei singoli Tavoli, anche con il rischio che taluni argomenti e conclusioni risultino ripetute. La motivazione di questa scelta risiede nella volontà di non sottrarre al lettore nessun argomento di trattazione e presentare i lavori del gruppo in maniera fedele. 25
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
3.2
I risultati dei tavoli
3.2.1 “Prodotti e tecniche delle coltivazioni arboree, delle filiere vitivinicola e olivicoloolearia” Il Tavolo “Prodotti e tecniche delle coltivazioni arboree, delle filiere vitivinicola e olivicolo-olearia” ha avviato i suoi lavori nella giornata del 2 marzo 2011. I risultati e le proposte emersi durante l’incontro sono schematizzabili in 5 cluster, a cui corrispondono altrettanti temi di discussione prevalenti.
Ambiente
1 Ambiente Una prima serie di criticità individuate dai partecipanti afferisce al tema della gestione sostenibile delle produzioni e delle risorse naturali. In particolare, il gruppo di lavoro concentra l’attenzione sui rischi di possibili impatti ambientali derivanti dalla diffusione di forme di agricoltura di tipo intensivo, sull’utilizzo poco razionale di alcune risorse naturali come l’acqua e sull’esigenza di salvaguardare l’enorme patrimonio regionale in termini di biodiversità vegetale. Inoltre, si esprime una forte esigenza di sensibilizzazione dei consumatori nell’acquisto di prodotti più rispettosi dell’ambiente. Tavolo 1 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Esigenza di salvaguardia della risorsa idrica
■■ Studi finalizzati a ottimizzare gli utilizzi idrici
■■ Ricerche per la razionalizzazione degli interventi irrigui
■■ Criticità legate a forme di agricoltura intensiva ■■ Esigenza di salvaguardia della biodiversità (in arboricoltura) ■■ Esigenza di maggiore educazione dei consumatori all’acquisto di prodotti eco-sostenibili
■■ Studi in materia di salvaguardia della biodiversità ■■ Ricerche sui consumi dei prodotti ottenuti in maniera eco-sostenibile
A queste criticità, corrisponde un’esigenza, condivisa da tutto il gruppo di lavoro, di realizzare studi scientifici finalizzati a garantire migliori livelli di sostenibilità per l’agricoltura pugliese. Nello specifico, il gruppo di lavoro esprime un fabbisogno di ricerca finalizzato a razionalizzare l’utilizzo a scopi irrigui della risorsa acqua.Il mondo della ricerca affianca a questo fabbisogno la proposta di sostenere ricerche in materia di valorizzazione della biodiversità vegetale regionale e, ancora, analisi attinenti gli stili e i livelli di consumo dei prodotti agricoli ottenuti in modo sostenibile. 2 Difesa/chimica Il tavolo individua un elemento di criticità nella scarsa disponibilità, per gli agricoltori, di mezzi di difesa da patogeni in grado di ridurre l’utilizzo di fitofarmaci. Gli interventi fitosanitari possono generare un problema di sicurezza alimentare 26
legato alla possibilità che si rilevi una presenza di residui di principi attivi sia nelle produzioni convenzionali sia in quelle biologiche (a cui si affianca il rischio di dequalificare i comparti all’interno dei quali si rilevano prodotti con residui).
Difesa/chimica
Tavolo 1 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Esigenza di ridurre l’utilizzo di prodotti fitosanitari (esigenza maggiore salubrità prodotti agroalimentari)
■■ Implementazione di modelli previsionali per la difesa delle piante dalle malattie, della gestione dell’irrigazione e della concimazione
■■ Non sono associabili al cluster specifiche ricerche
■■ Fitopatologie condizionanti la produzione ■■ Adozione e recepimento direttiva 128/2009 UE da parte degli imprenditori agricoli
■■ Miglioramento dei metodi di difesa fitosanitaria e rispetto degli ecosistemi naturali
Il mondo produttivo rileva l’esigenza di realizzare studi e ricerche finalizzati a ridurre il numero di interventi fitosanitari, attraverso l’implementazione di modelli previsionali per la difesa delle piante dalle malattie e la gestione dell’irrigazione e della concimazione e, in generale, finalizzati a migliorare i metodi di difesa fitosanitaria rispettosi dell’ambiente. Il mondo della ricerca non propone studi scientifici direttamente riconducibili al cluster. 3 Produzione/commercializzazione Il cluster attorno al quale si concentra gran parte della discussione del gruppo di lavoro è quello denominato “produzione e commercializzazione”. In particolare, i partecipanti lamentano la diffusa incapacità o, quanto meno, la difficoltà degli imprenditori agricoli nel realizzare alcuni interventi di miglioramento delle colture e ciò a causa, in particolare, dell’assenza/carenza delle attività di trasferimento agli agricoltori delle conoscenze in materia di innovazione varietali e di tecniche colturali più idonee. Inoltre, il tavolo evidenzia la scarsa capacità di pianificazione delle produzioni che genera, per taluni prodotti frutticoli, fenomeni di sovrapproduzione in periodi brevi e, di conseguenza, una concentrazione dei calendari di commercializzazione. I fabbisogni di ricerca emersi durante il dibattito, apparentemente poco coerenti con i problemi precedentemente indicati, hanno riguardato, in primo luogo, la necessità di avviare studi per l’individuazione di modelli produttivi adeguati alle caratteristiche delle aziende pugliesi nel settore olivicolo. A tal proposito, si è fatto riferimento alla necessità di sviluppare una pluralità di sistemi produttivi per l’olivicoltura pugliese che declinino per varietà le dimensioni delle strutture produttive, le esigenze di meccanizzazione, gli obiettivi di commercializzazione e 27
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
quanto permetta di orientare il produttore agricolo (dalla scelta della varietà alla raccolta). In particolare, è emersa l’esigenza di uno studio sull’utilizzo delle varietà autoctone negli impianti superintensivi. Sempre per quel che riguarda il comparto olivicolo, si è sottolineata la necessità di indirizzare la ricerca verso studi sulla diversificazione delle produzioni, identificando e formalizzando modelli produttivi orientati alla produzione di olio d’oliva extravergine di qualità, ma anche modelli per la produzione di olio da alberi secolari e di oli da destinare alla produzione di energia. Inoltre, il tavolo ha rimarcato l’esigenza di condurre analisi e studi che valorizzino le produzioni da un punto di vista commerciale. Il mondo della ricerca ha confermato l’esigenza, già espressa dal mondo produttivo, di approfondire gli studi sulla programmazione delle produzioni e sulla loro valorizzazione. Inoltre, ha individuato due macro categorie di indirizzi di ricerca che hanno determinato interessanti spunti di riflessione. La prima si riferisce agli studi sulle innovazioni di prodotto, legata alla necessità di sviluppare nuove varietà/cloni, comprese quelle con resistenze genetiche. Per il settore vitivinicolo, in particolare, è stata evidenziata l’esigenza di effettuare studi sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni, valutando prioritariamente i modelli di vinificazione specifici, individuando e caratterizzando le tipologie di prodotti innovativi che si vogliono/possono ottenere e le uve che meglio si prestano a sviluppare questi prodotti innovativi. A questo proposito, una innovazione interessante proposta è quella della “spumantizzazione”. Le innovazioni di prodotto per il potenziamento delle varietà locali devono investire anche il comparto olivicolo e frutticolo. In particolare, per la cerasicoltura alcuni ricercatori propongono di avviare studi sull’esempio spagnolo che ha sperimentato e commercializzato ciliegie prive di peduncolo (sebbene questa specifica innovazione sia applicabile solo per ciliegie appartenenti al germoplasma spagnolo, ovvero, alla varietà “Picota”, per le quali la normativa europea ammette la commercializzazione senza peduncolo). La seconda categoria di ricerche individuate afferisce alle innovazioni di processo. A questo proposito, si richiama l’attenzione sugli studi sull’innovazione tecnologica in enologia, proponendo di condurre ricerche sui processi di vinificazione finalizzati ad esaltare il potenziale enologico delle cultivar. Inoltre, si propongono ricerche su tecniche e modelli colturali innovativi (ad esempio nella cerasicoltura e nella mandorlicoltura), sui portainnesto (in particolare nella coltivazione del ciliegio), sulle forme di allevamento, sulle tecniche di forzatura e/o protezione e, nello specifico, sulle tecniche per ampliare il calendario di commercializzazione (semiforzature precoce e tardiva).
28
Produzione/commercializzazione
Tavolo 1 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Difficoltà di apportare interventi specializzati di miglioramento delle colture
■■ Individuazione di un modello produttivo adatto alle aziende olivicole pugliesi
■■ Non soddisfacente stato delle conoscenze tecniche colturali da parte operatori
■■ Studi di mercato, programmazione delle produzioni, valorizzazione dei prodotti del territorio
■■ Studi in materia di ■■ Sviluppo di nuove diversificazione della varietà/cloni comprese produzione non di le varietà con qualità in olivicoltura (ad resistenze genetiche esempio olio lampante) (in frutticoltura-uva da ■■ Analisi finalizzate tavola) alla valorizzazione ■■ Individuazione e dei prodotti ai fini caratterizzazione delle commerciali tipologie di prodotti ■■ Studi finalizzati innovativi a migliorare la commercializzazione dei ■■ Individuazione di materie prime (uve) prodotti all’estero che meglio si prestino ad elaborare prodotti innovativi
■■ Scarsa programmazione e pianificazione produzioni a livello nazionale e regionale ■■ Concentrazione dei calendari di commercializzazione dei prodotti frutticoli
■■ Sviluppo di prodotti tipici provenienti da varietà locali (in vitivinicoltura –olivicoltura) ■■ Studi sui processi di vinificazione che meglio esaltino il potenziale enologico delle cultivar ■■ Indagini su modelli e tecniche colturali innovativi (scelte colturali e di portainnesto, forme di allevamento, tecniche di forzatura e/o protezione) ■■ Innovazione delle tecniche per ampliare il calendario di commercializzazione (semiforzature precoce e tardiva)
29
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
4 Ambito gestionale Un numero consistente di criticità, individuate dal gruppo di lavoro, sono strettamente connesse con le caratteristiche strutturali e organizzative delle aziende agricole pugliesi. Le questioni maggiormente dibattute riguardano problemi comuni ai comparti oggetto del tavolo e legati alla frammentazione e all’individualismo delle aziende agricole (secondo alcuni componenti del tavolo soprattutto delle cantine vitivinicole), nonché alla senilizzazione degli imprenditori agricoli e alla scarsa propensione all’innovazione. Inoltre, i partecipanti sottolineano lo scarso livello di aggiornamento degli operatori agricoli, soprattutto con riferimento alle operazioni colturali che economicamente incidono in maggior misura sui costi di produzione delle arboree (come la potatura e la raccolta) e l’inadeguata organizzazione delle aziende agricole, in termini di macchinari disponibili, rispetto al sesto d’impianto adottato.
Ambito gestionale
Tavolo 1 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Senilizzazione addetti e frammentazione aziende
■■ Studi su innovazioni di prodotto e di processo finalizzate a ridurre i costi di produzione
■■ Sviluppo di tecniche di gestione del suolo (inerbimenti, ecc.) per il contenimento dei costi
■■ Scarsa propensione all’innovazione nel settore enologico ■■ Individualismo delle cantine vitivinicole ■■ Scarsa meccanizzazione in frutticoltura ■■ Scarsa razionalizzazione dei costi di produzione compreso il riutilizzo dei sottoprodotti
■■ Ricerche su nuove tecniche colturali, in materia di meccanizzazione e tecniche di trasformazione finalizzate alla riduzione dei costi di produzione
■■ Elevati costi produttivi in olivicoltura (e bassi ricavi) ■■ Esigenza di riduzione costi di produzione legati a trattamenti antiparassitari, irrigazione, forme di allevamento (vigneto da vino) I partecipanti sottolineano la scarsa capacità degli imprenditori agricoli nel valorizzare, sotto il profilo economico, alcuni sottoprodotti della lavorazione e, ancora, l’esigenza di ottimizzare i costi di produzione legati ai trattamenti antiparassitari, alle attività di irrigazione, alle forme di allevamento (vigneto da vino), causa, tra l’altro, della scarsa competitività delle produzioni regionali. 30
I fabbisogni di ricerca espressi dal mondo produttivo sono piuttosto generici e riguardano l’esigenza di disporre di innovazioni di prodotto e di individuare modelli produttivi funzionali a ridurre i costi di produzione. Altrettanto generiche appaiono le ricerche proposte che rimandano a studi indistinti sulle tecniche colturali, sulle tecniche di trasformazione, di gestione del suolo e sulla meccanizzazione, anche in questo caso funzionali alla riduzione dei costi di gestione aziendale e alla realizzazione di un maggiore livello di sostenibilità ambientale delle produzioni. 5 Qualità/tracciabilità Un tema intorno al quale è stata avviata una vivace discussione è quello della qualità delle produzioni agroalimentari a cui sono associate criticità legate alla salubrità degli alimenti (rischi di contaminazione delle colture per la “presenza nelle produzioni di residui anticrittogamici e/o metalli”), all’esigenza di maggiore tracciabilità degli alimenti e alla mancanza di una gestione efficace della qualità nelle produzioni. Rispetto a quest’ultimo aspetto, in particolare, i partecipanti al tavolo manifestano un particolare interesse, evidenziando, da un lato, un problema di mancanza di omogeneità del livello qualitativo delle produzioni tipiche e, dall’altro, di controllo/ gestione della produzione non di qualità (in particolare nel comparto olivicolo).
Qualità/tracciabilità
Tavolo 1 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Modesta gestione della produzione non di qualità (presente in alcune aree della regione) in olivicoltura
■■ Disciplinari/indicazioni sulla produzione frutticola che investano tutta la filiera (varietà per varietà a partire dalla raccolta)
■■ Definizione di standard di qualità del prodotto
■■ Scarsa valorizzazione dei prodotti tipici e delle produzioni nei settori frutticolo-vitivinicolo ■■ Variabilità del livello qualitativo delle produzioni tipiche
■■ Effetti della meccanizzazione sulla qualità del prodotto
■■ Studi in materia di valorizzazione delle produzioni di qualità ■■ Studi sulle tecnologie di trasformazione
■■ Presenza di residui anticrittogamici e/o metalli nelle produzioni ■■ Esigenza di maggiore tracciabilità delle produzioni Queste criticità generano fabbisogni di ricerca legati all’esigenza di elaborare disciplinari/indicazioni sulla produzione frutticola che investano tutta la filiera, di indirizzare sempre più la ricerca verso studi sulle tecnologie di trasformazione che migliorino il livello qualitativo delle produzioni e sui sistemi di valorizzazione delle 31
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
produzioni di qualità. Lo stesso orientamento è espresso anche dal mondo della ricerca che suggerisce la necessità di approfondire gli studi sulla definizione degli standard di qualità e su, non meglio definiti, effetti della meccanizzazione sulla qualità del prodotto.
3.2.2 “Prodotti e tecniche delle coltivazioni cerealicole, industriali, officinali, foraggere e no-food e loro tecnologie, produzioni e valorizzazione tecnologica nel settore orticolo, floricolo e del vivaismo ornamentale e delle colture officinali” Il tavolo “Coltivazioni cerealicole, industriali, officinali foraggere e no food, orticoltura, floricoltura e vivaismo ornamentale” ha avviato i suoi lavori l’8 novembre 2010. I risultati e le proposte emersi durante l’incontro sono schematizzati per filiera produttiva di riferimento e organizzati sulla base di specifici cluster. 1 Filiera cerealicola I partecipanti sono concordi nell’affermare che la ricerca in campo cerealicolo, in particolare di frumento duro, dovrebbe interessarsi prevalentemente degli aspetti produttivi e focalizzarsi sulle scelte varietali e sugli standard qualitativi. Sino ad oggi la ricerca si è concentrata sul miglioramento tecnologico delle materie prime, puntando su innovazioni varietali che garantissero alte rese sacrificando la qualità. Il risultato è stato il prevalere di varietà, coltivate in Puglia, a basso tenore proteico o, comunque, non adeguate agli standard qualitativi richiesti dalle industrie di trasformazione. Le inadeguatezze qualitative nella produzione regionale comportano la necessità di importare sementi “correttive del tenore proteico” da altri paesi. Al fine di implementare gli indici qualitativi oggi utilizzati, nel tentativo di ridurre la dipendenza dalle importazioni e valorizzare la produzione regionale, è stata sottolineata l’importanza di attivare ricerche sull’arricchimento proteico, al fine di stimolare la produzione di frumento duro orientato al soddisfacimento delle richieste dei pastifici. Inoltre, la ricerca dovrebbe puntare su innovazioni legate allo sviluppo delle componenti nutraceutiche e salutistiche degli alimenti, anche in risposta alla domanda crescente di alimenti funzionali in grado di soddisfare le particolari esigenze di prevenzione da patologie e da intolleranze alimentari e, ancora, in risposta alla crescente attenzione verso le proprietà antiossidanti degli alimenti. Sebbene crescano le richieste di mercato in materia di alimenti funzionali, secondo i partecipanti, gli studi su tali temi scarseggiano, anche a livello nazionale, mentre sarebbe strategico puntare sia sull’innovazione di prodotto (nella fase di produzione) – proponendo ad esempio studi sulla produzione di sostanze antiossidanti in piante che crescono in ambienti stressati - sia sull’innovazione di processo (nella fase di trasformazione) – focalizzando l’attenzione, ad esempio, su alcune tecniche di trasformazione della granella che possono evidenziare determinate caratteristiche di natura salutistica nel prodotto – che sostengano la componente di servizio di questi alimenti.
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Filiera cerealicola
Tavolo 2 Problemi/criticità
Cluster
Ricerche
■■ Frammentazione delle aziende agricole (soprattutto nella Puglia meridionale)
■■ Limiti strutturali della filiera
■■ Il tavolo non ha indicato ricerche
■■ Scelte varietali-aspetti tecnologici qualitativi poco condivisi tra produzione e trasformazione
■■ Innovazioni di prodotto e di processo nell’ambito degli alimenti funzionali
■■ Scarsa integrazione di filiera e carenze strutturali (si fa poco stoccaggio differenziato) ■■ Scelte varietali imposte dai pastifici (il che comporta produzioni di quantitativi maggiori a discapito della qualità - come ad esempio il contenuto proteico) ■■ Insoddisfacenti standard qualitativi e necessità di implementare gli indici qualitativi attualmente utilizzati
■■ Innovazione varietale in relazione agli aspetti nutrizionali e salutistici ■■ Ottimizzazione dell’agrotecnica per il miglioramento della qualità globale (tecnologica, salutistica, nutrizionale)
2 Filiera orticola La filiera orticola regionale manifesta sia problematiche che interessano strettamente le fasi di produzione e trasformazione, sia criticità che incidono trasversalmente sull’intera filiera. I temi principali su cui i componenti del tavolo si sono soffermati sono legati prevalentemente alle difficoltà del comparto di mettere in atto scelte di produzione coerenti con la domanda di mercato (o capaci di intercettare una domanda latente/potenziale), all’esigenza di disporre di innovazioni di prodotto e di processo e, infine, alla necessità di soddisfare la richiesta di prodotti di qualità da parte dei consumatori. La prima problematica interessa la realtà produttiva regionale e nasce dalla constatazione che l’asimmetria informativa esistente tra gli operatori della produzione e quelli della trasformazione e commercializzazione non consente agli agricoltori di conoscerne appieno le esigenze e le opportunità espresse dal mercato e, quindi, determina una sostanziale subordinazione dei primi rispetto agli altri attori della filiera. L’effetto più evidente è che gli agricoltori non sempre sono in grado di orientare le loro scelte di produzione verso varietà e cultivar maggiormente rispondenti alle richieste del mercato. Sarebbe, invece, auspicabile che si riflettesse sull’opportunità di ampliare la gamma produttiva orticola regionale (diversificandola) e di indirizzare, quindi, la produzione verso nuove varietà che hanno mercati di sbocco più vantaggiosi. 33
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Il tavolo suggerisce di promuovere ricerche che individuino nuovi prodotti orticoli e specie spontanee d’interesse per il mercato da mettere a coltura (un esempio riportato è quello della rucola).
Filiera orticola
Tavolo 2 Problemi/criticità
Cluster
Ricerche
■■ Asimmetria informativa tra gli operatori
■■ Scelte di produzione non sempre orientate al mercato
■■ Individuazione di nuovi prodotti orticoli e messa a coltura di specie spontanee d’interesse per il mercato
■■ Esigenze di innovazione di prodotto/processo
■■ Studiare nuovi prodotti di V gamma legati ai piatti tipici regionali pronti all’uso preservando i sapori e le caratteristiche della materia prima
■■ Aziende agricole non adeguatamente indirizzate verso cultivar rispondenti alle richieste del mercato ■■ Ridotto servizio aggiunto agli ortaggi ■■ Studi e ricerche, anche di tipo innovativo, troppo spesso non coerenti con le esigenze di mercato ■■ Perdita della cultura alimentare; allontanamento dalla dieta mediterranea
■■ Ricerche per estendere le produzioni di IV e V gamma a un numero sempre maggiore di prodotti orticoli ■■ Innovazioni di prodotto: nuovi prodotti (nuove colture fino ad ora trascurate), nuove preparazioni (nuove tecnologie per la preparazione) ■■ Ricerche legate all’arricchimento in fitonutrienti e sostanze nutraceutiche
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Filiera orticola
Tavolo 2 Problemi/criticità
Cluster
Ricerche
■■ (Carenze di sistemi di) misurazione della qualità e verifica della sicurezza del prodotto
■■ Qualità in termini di sicurezza alimentare e salutistico/nutrizionale
■■ Nuovi sistemi di sanificazione del prodotto (alternativi al cloro e agli altri sistemi esistenti) ■■ Ricerche che puntino su analisi sensoriale ed organolettica
■■ Poca conoscenza delle proprietà nutrizionali degli ortaggi
■■ Metodi diagnostici per calcolare il contenuto di nitrati ed altri parametri rilevanti ■■ Ricerca per il risanamento delle produzioni e certificazione del materiale di propagazione (es. produzioni carcioficole)
■■ Scarso coordinamento ■■ Scarsa concentrazione nella filiera della produzione e scarsa organizzazione dell’offerta
■■ Il tavolo non ha indicato ricerche
■■ Filiera con troppi attori ■■ Debolezza dei rapporti tra produzione e GDO a causa della frammentazione ■■ Scarso collegamento tra le varie fasi della filiera (soprattutto postraccolta) ■■ Scarsa conoscenza di mezzi e tecniche a basso impatto ambientale per gestione nutrizione minerale, gestione risorsa idrica, difesa fitosanitaria, controllo infestanti
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■■ Scarsa conoscenza/ diffusione di mezzi tecnici a basso impatto ambientale
■■ Definizione di tecniche e mezzi a basso impatto per la gestione della fertilità, gestione risorsa idrica, difesa fitosanitaria, controllo infestanti
■■ Realtà produttive di piccole ■■ Gestione aziendale (sostenibilità costi elevati) dimensioni che hanno difficoltà nel sostenere i costi di applicazione delle innovazioni in azienda
■■ Il tavolo non ha indicato ricerche
■■ Mancanza di una rete che ■■ Mancanza di rete nel sistema della permetta il trasferimento conoscenza tecnologico da ricerca a mondo produttivo
■■ Il tavolo non ha indicato ricerche
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
In riferimento alla seconda questione è emersa l’importanza strategica di orientare la produzione verso prodotti e processi innovativi e, quindi, la necessità di ampliare la quantità di ortaggi-servizio in grado di soddisfare le richieste di cibi pronti e alimenti veloci da preparare. Allo stesso tempo è emerso il bisogno di stimolare la domanda di ortaggi soprattutto in quei consumatori, in prevalenza giovani, che mostrano un allontanamento dalla cultura alimentare tipica della dieta mediterranea. Da queste riflessioni, emerge la necessità di incentivare ricerche finalizzate alla produzione dei cosiddetti “prodotti-servizio” e gli studi sulle innovazioni di prodotto di IV e V gamma da estendere ad un numero sempre maggiore di prodotti orticoli. Anche alla luce delle buone performance rilevate per alcuni prodotti regionali di difficile preparazione e entrati, di recente, nella IV gamma (ad es. la cima di rapa o la cicoria di Catalogna o Puntarelle), si propone di puntare su innovazioni che interessino anche altri ortaggi non veloci da cucinare (ad es. carciofo e finocchio). Inoltre, si propone la sperimentazione di nuovi prodotti di V gamma che ripropongano piatti tipici regionali nel rispetto delle caratteristiche organolettiche e qualitative delle materie prime tradizionali. In riferimento alla produzione di alimenti funzionali, il tavolo propone di intraprendere ricerche legate all’arricchimento in fitonutrienti e sostanze nutraceutiche dei prodotti orticoli (es. patata Selenella) che diano origine a ortaggi innovativi attenti all’aspetto nutrizionale e salutistico (ad es. cima di rapa). In relazione al terzo tema, si rileva l’esigenza di sviluppare sistemi di misurazione della qualità e di verifica della sicurezza del prodotto, attualmente scarsi, e di garantire una maggiore diffusione tra i consumatori delle conoscenze sulle proprietà nutrizionali degli ortaggi. Alla luce di queste problematiche si propone di concentrare la ricerca principalmente sulla sperimentazione di nuovi sistemi per la sanificazione dei prodotti, come ad esempio i sistemi alternativi al cloro e a tutte le molecole chimiche derivate da esso (ad es. ozono). In particolare, nel post-raccolta emerge l’opportunità di sostituire la chimica con sistemi fisici che hanno maggior rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Questo nell’ottica di potenziare la sicurezza alimentare e, allo stesso tempo, garantire valore aggiunto alle produzioni. Il tema risulta di importanza notevole se si considera che la salvaguardia della sanità degli alimenti è imposta dagli standard qualitativi della GDO e investe tutte le fasi della filiera. Inoltre, l’unicità delle caratteristiche organolettiche delle produzioni orticole regionali e la sostanziale assenza di contaminazione degli alimenti di componenti tossici sono punti di forza troppo spesso poco valorizzati. Ne consegue la proposta, da un lato, di sperimentare un panel per definire le caratteristiche sensoriali dei prodotti, dall’altro, di puntare su studi sull’analisi sensoriale ed organolettica e metodi diagnostici rapidi per misurare il contenuto di nitrati negli alimenti. Infine, è emersa la necessità di promuovere ricerche per il risanamento delle produzioni e certificazione del materiale di propagazione. 36
In riferimento alla scarsa conoscenza/diffusione di mezzi tecnici a basso impatto ambientale emerge la necessità di introdurre studi tesi a migliorare l’efficienza delle risorse (es. fertilizzanti, acqua, fitofarmaci, ecc.): studi sulle tecniche conservative dei suoli e sul miglioramento del contenuto della sostanza organica, studi sulle tecniche agronomiche sostenibili di controllo degli infestanti (studi sull’utilizzo dei bio erbicidi come sostituti dei classici fitofarmaci). 3 Filiera floricola Con riferimento alle problematiche del comparto floricolo, emerge innanzi tutto l’esigenza di sostituire la chimica tradizionale con la cosiddetta chimica “verde” a minore impatto ambientale. Poiché si tratta di una questione comune ai tre comparti analizzati, per scelta del tavolo le ricerche individuate con riferimento a questo comparto sono inserite tra quelle a carattere trasversale (proposte nella sezione successiva).
Filiera floricola
Tavolo 2 Problemi/criticità
Cluster
Ricerche
■■ Impatto della chimica tradizionale
■■ Sostenibilità ambientale
■■ Si veda sezione “ricerche trasversali” ai comparti orticolo-floricolocerealicolo
■■ Scarsa competitività sui prezzi
■■ Mercato
■■ Ricerche finalizzate allo studio di nuove produzioni a elevato valore aggiunto
■■ Eccessivi passaggi nella filiera
■■ Limiti strutturali della filiera
■■ Il tavolo non ha indicato ricerche
Le altre problematiche emerse riguardano l’aspetto strutturale della filiera, che soffre di un’eccessiva frammentazione, e la forte concorrenza di prezzo proveniente dai mercati esteri. Con riferimento a questi aspetti non sono state individuate ricerche specifiche, ma è stato suggerito il generico studio di nuove produzioni a elevato valore aggiunto per contrastare la concorrenza dei mercati esteri. 4 Azioni trasversali Le filiere cerealicola e ortofloricola sono accomunate da tre principali criticità. La prima è connessa con l’esigenza di ridurre l’uso di componenti chimiche nel processo produttivo per ragioni legate alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza alimentare.
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3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Azioni trasversali
Tavolo 2 Problemi/criticità
Cluster
Ricerche
■■ Minore utilizzo di molecole di sintesi o chimiche
■■ Sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare
■■ Studi su metodi fisici più sicuri per l’uomo e l’ambiente alternativi a chimica
■■ Sostituzione molecole chimiche con sistemi fisici
■■ Biopromotori, biostimolanti, fitofarmaci naturali, concimi organici, pacciamatura organica/ biodegradabile ■■ Ricerche sul biologico ■■ Studi sulle allelopatie ■■ Ricerche finalizzate a razionalizzare l’uso dell’acqua (acque salmastre per irrigazione)
La ricerca deve, quindi, focalizzare l’attenzione sullo studio di metodi fisici più sicuri per l’uomo e l’ambiente e su biopromotori, biostimolanti, fitofarmaci naturali, concimi organici, pacciamatura organica/biodegradabile. Inoltre, si ritiene utile proseguire i percorsi di studi in atto legati alle produzioni biologiche. Altra criticità sollevata è stata quella legata alla gestione della risorsa idrica e alla necessità di razionalizzare l’uso dell’acqua per l’irrigazione, approfondendo ad es. gli studi sull’uso delle acque salmastre. Infine, anche se non collegato ad alcuna problematica individuata, è emersa la necessità di sviluppare studi sulle allelopatie. L’unica problematica individuata, comune ai comparti cerealicolo e orticolo, è quella relativa all’assenza di marchi di qualità “e alla scarsa valorizzazione delle produzioni sui mercati nazionali ed esteri” che, peraltro, non risulta collegata a specifiche ricerche proposte. Sono numerosi, invece, gli studi suggeriti che ricalcano quelli già ampiamente affrontati nel comparto orticolo e che in un secondo momento, il tavolo ha deciso di estendere anche al cerealicolo. Tale circostanza discende dalle metodologie di lavoro adottate dal gruppo che ha considerato i comparti trasversali come classi residuali in cui far convergere ricerche individuate nei singoli comparti, laddove se ne fosse riscontrata l’opportunità. Si rilevano, comunque, due proposte di indagine ulteriori: la prima attiene al recupero, conservazione e miglioramento quali-quantitativo delle varietà locali–specie spontanee, la seconda alla salvaguardia del germoplasma per la valorizzazione delle produzioni autoctone.
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Azioni trasversali
Tavolo 2 Problemi/criticità
Cluster
Ricerche
■■ Esigenza di marchi di qualità per riconoscere valore aggiunto alle produzioni regionali
■■ Marchi di qualità
■■ Valorizzazione produzioni locali e creazione di marchi ■■ Innovazione nell’ambito delle caratteristiche intrinseche dei prodotti agricoli regionali ■■ Recupero, conservazione, miglioramento qualiquantitativo delle varietà locali – specie spontanee ■■ Salvaguardia del germoplasma per la valorizzazione delle produzioni autoctone ■■ Caratterizzazione dei componenti nutrizionali e qualitativi per la valorizzazione commerciale ■■ Metodi diagnostici per la qualità (intesa in termini salutistici ed organolettici) e sicurezza alimentare ■■ Certificazione del materiale di propagazione
Come si evince dallo schema successivo, problema comune al comparto floricolo e orticolo è quello dell’efficienza produttiva delle colture protette. I costi di riscaldamento delle serre sono una componente importante dei costi di gestione aziendale, tanto da far emergere l’esigenze di studiare l’impiego di energie alternative che possano ridurne l’incidenza. In riferimento a ciò, si propongono ricerche riguardanti l’impiego dell’energia fotovoltaica per il riscaldamento delle serre e la sperimentazione delle opportunità e modalità di produzione in serre di questo tipo.
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3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Azioni trasversali
Tavolo 2 Problemi/criticità
Cluster
Ricerche
■■ Costi di riscaldamento per le colture protette
■■ Gestione aziendale
■■ Monitoraggio clima serre ■■ Serre adatte all’ambiente mediterraneo
■■ Elevati costi di produzione e volatilità dei prezzi
■■ Gestione rifiuti
■■ Sperimentazione circa l’impiego di energie alternative per il riscaldamento delle serre (serre fotovoltaiche) ■■ Sostenibilità
■■ Compostaggio (per gli scarti verdi) ■■ Ciclo chiuso, fitodepurazione (per i reflui nutritivi), materiali biodegradabili (per i contenitori)
■■ Scarsa competitività sui prezzi
■■ Mercato
■■ Il tavolo non ha indicato ricerche
Si è rilevata, inoltre, l’importanza di incoraggiare metodi di produzione sostenibili e, nello specifico, studi sulla gestione dei rifiuti (eliminazione dei contenitori alveolati di polistirolo) e sulla gestione degli scarti di lavorazione e dei sottoprodotti della lavorazione degli ortaggi.
3.2.3 “Zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura” Il Tavolo “Zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura” ha avviato i suoi lavori il 4 aprile 2011. I risultati e le proposte del tavolo sono schematizzati in 5 cluster a cui corrispondono altrettanti temi di discussione prevalenti. 1 Benessere animale Tutti i partecipanti concordano che negli allevamenti zootecnici pugliesi, specie in quelli ovi-caprini, si verificano spesso situazioni di scarsa igiene e scarso benessere che impattano negativamente sullo stato di salute degli animali. Altre criticità espresse dal tavolo attengono alla diffusione di malattie come la Diarrea Virale Bovina (causa di numerosi aborti precoci) e, ancora, alla diffusione di casi di mastiti subcliniche. Rispetto a questi problemi, il mondo della ricerca esprime l’esigenza di realizzare studi sui sistemi di allevamento più idonei al miglioramento delle condizioni di benessere dell’animale. In particolare, si propone di approfondire gli studi sullo 40
stato di benessere degli animali in rapporto alle dimensioni dello spazio fisico entro cui vengono allevati e, ancora, di potenziare le indagini isto-morfologiche effettuate sugli organi animali che, spesso, fungono da bersaglio dell’inquinamento.
Benessere animale
Tavolo 3 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Inadeguate condizioni di benessere animale
■■ Il tavolo non ha espresso specifici fabbisogni
■■ Monitoraggio e miglioramento delle condizioni di benessere e stato di salute degli animali
■■ Numerosi aborti precoci riconducibili alla diffusione del virus della Diarrea Virale Bovina ■■ Numerosi casi di mastiti subcliniche
2 Sistemi di allevamento e qualità delle produzioni Una delle criticità del settore risiede nell’incapacità degli operatori di individuare adeguate diete alimentari da somministrare agli animali. Negli allevamenti bovini, le carenze produttive che si verificano nel periodo di interparto spesso sono confuse con delle patologie ma, in realtà, sono attribuibili a deficienze nutrizionali. Queste ultime determinano gravi carenze energetiche che influiscono notevolmente sulle capacità fecondative dell’animale. I partecipanti evidenziano l’eccessiva dipendenza dei nostri allevamenti da varietà importate, come la soia e il mais, mentre sarebbe possibile incentivare l’utilizzo di varietà autoctone (cereali e leguminose), con conseguenti vantaggi di natura economica. In particolare, negli allevamenti più strutturati si potrebbero recuperare varietà vegetali come ad esempio il favino, l’orzo, il triticale e il trifoglio rosso (quest’ultimo attraverso un processo di essicazione più complesso ma con effetti, in termini di apporto proteico, molto interessanti). Un’altra problematica sollevata dal tavolo è strettamente collegata con l’esigenza di approfondire gli studi in materia di miglioramento della qualità dei prodotti zootecnici. A questo proposito, in Puglia sono presenti molte essenze che potrebbero migliorare il contenuto di acidi grassi polinsaturi nella carne e nel latte e che andrebbero studiate. Infine, il tavolo ravvisa l’esistenza di un problema di carattere generale legato alla conservazione del latte e alla stagionalità dei consumi dei prodotti lattiero-caseari. In particolare, si evidenzia una criticità nel picco dei consumi che si verifica in estate (soprattutto dei prodotti trasformati freschi come cacioricotta, mozzarelle, burrate, ecc.) determinato dall’incremento delle presenze turistiche. Inoltre, si consideri che il latte prodotto nel periodo primaverile presenta un contenuto di acidi grassi notevolmente superiore rispetto a quello prodotto durante la restante parte dell’anno, fenomeno strettamente connesso con le attività di pascolo. 41
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Sistemi di allevamento e qualità delle produzioni
Tavolo 3 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Diete alimentari non idonee all’alimentazione bovina
■■ Sperimentazione diete alimentari con fieni, cereali e leguminose pugliesi
■■ Studi sull’implementazione della qualità degli alimenti in funzione del benessere animale
■■ Eccessiva dipendenza da soia e mais di varietà estere ■■ Scarsa valorizzazione di cereali e leguminose tipiche del territorio ■■ Esigenza di miglioramento della qualità, prodotti a fini salutistici ■■ Esigenza di implementare sicurezza e allungare vita delle produzioni agrozootecniche ■■ Stagionalità dei consumi e esigenza di conservazione di latte e derivati
■■ Studi sulla surgelazione (non aggressiva) del latte e delle cagliate
■■ Valutazione di nuove molecole per il miglioramento salutistico dei prodotti di origine animale ed effetti sulla salute umana e del benessere animale ■■ Studi sull’utilizzo di sottoprodotti agricoli per il miglioramento e la valorizzazione del latte e della carne ■■ Approfondimenti sull’utilizzo di trasformazioni alternative per migliorare remunerazioni delle produzioni ■■ Tecniche innovative per l’implementazione della sicurezza e della vita commerciale delle produzioni
A fronte delle criticità emerse durante il dibattito, il mondo produttivo esprime l’esigenza di condurre studi e analisi sulle diete alimentari realizzate con fieni, cereali e leguminose pugliesi. Tra le ricerche si segnalano gli studi sulla implementazione della qualità degli alimenti in funzione del benessere animale e gli studi sull’individuazione e sulla valutazione di molecole bio-funzionali per il miglioramento salutistico dei prodotti di origine animale e con effetti positivi anche sul benessere degli animali. Inoltre, si rileva la necessità di sostenere le ricerche finalizzate al miglioramento della qualità della carne e del latte attraverso l’introduzione nell’alimentazione animale di essenze che siano naturalmente ricche di acidi grassi polinsaturi, come l’alga marina, la camelina sativa, la portulaca oleracea, gli oli essenziali e gli antiossidanti estratti dalle foglie di olivo. Con riferimento alla criticità legata alla conservazione del latte e dei derivati, i partecipanti propongono di approfondire gli studi sull’utilizzo di metodi di 42
trasformazione alternativi (surgelazione rapida) tesi a migliorare le remunerazioni delle produzioni. L’ultimo tema evidenziato riguarda la necessità di implementare la sicurezza e l’allungamento della vita media delle produzioni agro-zootecniche. In tal senso, si suggerisce di approfondire gli studi sull’irraggiamento degli alimenti. Tale tecnica, utilizzata soprattutto nei paesi asiatici, oltre a ridurre la carica batterica degli alimenti, ne migliora la shelf-life. 3 Valorizzazione e tracciabilità dei prodotti di origine animale I partecipanti rilevano come una delle principali criticità del settore zootecnico sia individuabile nella scarsa conoscenza delle realtà zootecniche marginali, fenomeno connesso con la scarsa promozione dei prodotti autoctoni. Altro aspetto sollevato dai partecipanti è quello legato alle importazioni delle carni. A questo proposito, si evidenzia innanzi tutto che la bilancia commerciale del nostro paese in materia di produzioni di animali da carne è negativa e, ancora, che la carne importata proviene nella maggior parte dei casi da paesi dell’est Europa in cui la normativa sull’allevamento degli animali non è restrittiva come quella italiana. Invero, se si puntasse l’attenzione sul nostro territorio, sottolineano i partecipanti, si potrebbero individuare esempi concreti di produzioni animali dalle ottime performance sia sotto il profilo produttivo sia sotto quello qualitativo. A titolo di esempio si cita il caso dell’allevamento del cavallo da carne (cavallo da Tiro Pesante Rapido) nella zona tra Gioia del Colle e Putignano sulla Murgia barese che si affianca agli allevamenti di bovini da latte. Sempre sul tema, alcuni partecipanti rilevano come negli anni ‘80 si siano realizzati incroci tra la Gentile di Puglia e le razze ovine da carne del nord dell’Italia. Questi incroci hanno prodotto agnelli pesanti (da 100 giorni) che potevano competere qualitativamente e quantitativamente con quelli francesi ma il mercato, purtroppo, non li ha apprezzati. Il tavolo ritiene che le peculiarità di questi prodotti dovrebbero essere opportunamente valorizzate e promosse, perché potrebbero conferire un reddito aggiuntivo alle aziende zootecniche. Altro argomento individuato dal tavolo è quello riguardante la tracciabilità delle produzioni zootecniche. Lo sviluppo dei sistemi di tracciabilità rappresenta un valido strumento per meglio esprimere le qualità intrinseche dei prodotti zootecnici.
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3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Valorizzazione e tracciabilità dei prodotti di origine animale
Tavolo 3 Problemi/criticità
Fabbisogni
■■ Scarsa valorizzazione dei ■■ Il tavolo non ha espresso specifici fabbisogni prodotti locali di origine animale ■■ Scarsa georeferenziazione delle produzioni agro – zootecniche ■■ Mancata riconoscibilità del prodotto
Ricerche ■■ Georeferenziazione e tracciabilità per valorizzare produzioni tipiche sicure e di qualità ■■ Studi sulla rintracciabilità e sulla brevettabilità dei prodotti zootecnici
■■ Scarsa tracciabilitàautenticità delle produzioni agrozootecniche per lotta alle frodi ed alle contaminazioni
I ricercatori presenti propongono di realizzare studi riguardanti la georeferenziazione e la tracciabilità delle produzioni tipiche e di qualità. La tracciabilità da sola non è, comunque, sufficiente per valorizzare e difendere un prodotto in un mercato “dove c’è molta contraffazione”. È necessario caratterizzare un prodotto, non solo dal punto di vista dell’origine e delle metodologie adoperate per la sua produzione, ma anche attraverso la definizione di parametri di qualità e di salubrità. 4 Biodiversità Una delle tematiche più discusse e sulla quale il gruppo di lavoro ha trovato una intesa ampia è quella legata all’esigenza di tutelare la biodiversità animale pugliese. A questo proposito, si rileva come delle sette razze autoctone esistenti, due non siano a rischio di estinzione (vacca podolica e capra garganica), mentre cinque siano a forte rischio di estinzione (cavallo murgese, asino di Martina Franca, pecora Gentile di Puglia, pecora Leccese e pecora Altamurana). I partecipanti condividono, da un lato, l’indispensabilità di prevedere dei premi per coloro che allevano in purezza queste razze, dall’altro, la necessità di attivare a livello regionale valide iniziative di valorizzazione delle razze autoctone. La risposta a questa esigenza di tutela, in termini di ricerca e innovazione, è individuata nel sostegno delle ricerche in materia di gestione genetica della razza ovina altamurana, degli studi sul DNA mitocondriale per l’individuazione delle linee femminili e in materia di indicizzazione degli stalloni e delle fattrici del cavallo murgese e, infine, di approfondimenti sul miglioramento dell’efficienza biologica degli animali per ridurre l’impronta ecologica.
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Biodiversità
Tavolo 3 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Esigenza di salvaguardia della biodiversità animale autoctona pugliese (rischi di estinzione)
■■ Il tavolo non ha espresso specifici fabbisogni
■■ Gestione genetica della razza ovina altamurana ■■ Valorizzazione del cavallo murgese: creazione banca genoma, studio del DNA mitocondriale per l’individuazione delle linee femminili, creazione di un centro di addestramento, indicizzazione degli stalloni e delle fattrici
■■ Scarse conoscenze scientifiche su linee di sangue femminili nel cavallo murgese e sulla selezione genomica
■■ Miglioramento dell’efficienza biologica degli animali per ridurre l’impronta ecologica
5 Impiego dei sottoprodotti delle produzioni zootecniche Altro tema emerso durante la discussione è quello dell’impiego dei sottoprodotti delle produzioni zootecniche. In particolare, si è evidenziato il problema dell’elevato costo di smaltimento della lana negli allevamenti degli ovini da latte. Altra criticità è quella che si riferisce allo smaltimento del latte con residui. In particolare, i partecipanti ritengono possibile impiegare in alternativa i prodotti lattiero-caseari in cui si sono riscontrati dei residui di antibiotici, di aflatossine, di metalli pesanti, ecc. Il fabbisogno di ricerca manifestato dal mondo produttivo si riferisce alla messa a punto di progetti pilota per la valorizzazione dei sottoprodotti lattiero-caseari, mentre il mondo della ricerca si concentra sugli studi economici sul comparto della lana e in materia di utilizzo della lana delle razze da latte nel settore tessile. Infine, si propone di avviare degli studi per la valorizzazione delle biomasse residuali, da utilizzare sia come combustibile per la produzione di energia sia come alimento per altre specie allevate (ad es. in acquacoltura).
Impiego dei sottoprodotti delle produzioni zootecniche
Tavolo 3
45
Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Costi di smaltimento lana negli allevamenti degli ovini da latte
■■ Progetti pilota per la valorizzazione dei sottoprodotti lattierocaseari
■■ Analisi del comparto lana e proposte d’intervento
■■ Problema di smaltimento del latte con residui (es. aflatossine M1, metalli pesanti, radioattivi, antibiotici)
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
■■ Istituzione di un centro di raccolta regionale, studi per l’utilizzo tessile della lana delle razze da latte, promozione artigianato laniero
3.2.4 “Selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio” Il Tavolo “Selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio” ha avviato i suoi lavori il 20 aprile 2011. I risultati e le proposte del tavolo sono schematizzati in 6 cluster, a cui corrispondono altrettanti temi di discussione prevalenti. 1 Ambiente Il primo cluster individuato è collegato a tematiche di tipo ambientale. In particolare, si pone l’accento sullo stato di degrado e di abbandono in cui versano i suoli forestali in alcune aree del territorio (ad esempio in provincia di Taranto), il fenomeno dell’erosione del suolo, il diffuso rischio di incendi boschivi e la mancanza di piani di gestione forestale nelle aree protette. Inoltre, si rileva una diffusa esigenza di rinaturalizzazione dei rimboschimenti e la necessità di interventi a tutela della biodiversità forestale. A questo proposito, si osserva come i boschi pugliesi, pur non incidendo in maniera significativa sulla superficie territoriale regionale, costituiscano uno straordinario serbatoio di biodiversità, unico nel nostro paese. In risposta alle precedenti criticità, il gruppo di lavoro individua due fabbisogni di ricerca. In particolare, propone di condurre ricerche sulle funzioni di tipo “protettivo” svolte dai boschi e, ancora, sulle forme di gestione delle tipologie boschive presenti nelle aree protette regionali. A questo proposito, i partecipanti concordano sull’esigenza di attivare studi in materia di utilizzo delle specie esotiche nei rimboschimenti delle aree protette. Il mondo della ricerca ritiene indispensabile condurre, da un lato, studi sul ruolo dei boschi nelle aree sensibili all’erosione e alla desertificazione e, dall’altro, realizzare uno studio sulle aree percorse da incendi boschivi.
Ambiente
Tavolo 4 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Degrado/abbandono aree boscate-macchia
■■ Studi sui boschi con funzione protettiva
■■ Erosione del suolo, desertificazione
■■ Analisi delle selvicolture delle aree protette
■■ Studio sulle aree sensibili all’erosione e alla desertificazione
■■ Rischio incendi boschivi ■■ Mancanza di piani di gestione forestale nelle aree protette ■■ Esigenza di rinaturalizzazione dei rimboschimenti ■■ Esigenza di tutela biodiversità
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■■ Studio sulle aree percorse da incendi boschivi
2 Difesa/chimica Il tavolo individua una criticità nell’aumento degli attacchi di fitopatie che si verificano in concomitanza di particolari periodi siccitosi. A fronte di questa problematica, solo dal mondo produttivo proviene una proposta di condurre studi in materia di difesa fitosanitaria (quali tipologie di lotta e di prevenzione, definizione di una mappa delle aree colpite da patogeni, ecc.).
Difesa chimica
Tavolo 4 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Aumento incidenza fitopatie nei boschi
■■ Studi in materia di difesa fitosanitaria
■■ Non sono associabili al cluster specifiche ricerche
3 Produzione Il tavolo concorda sullo scarso ruolo esercitato dai boschi pugliesi sotto il profilo economico-produttivo, reso evidente dall’assenza di una vera e propria filiera produttiva regionale. Inoltre, i partecipanti constatano l’esiguità delle ricerche su temi come le specie autoctone a rapido accrescimento (assenza di tavole dendometriche per ciascuna varietà), l’utilizzo dei sottoprodotti delle lavorazioni forestali a fini energetici, i frutti minori spontanei, ecc. Indubbiamente il settore soffre dell’assenza di politiche nazionali, oltre che regionali, idonee a valorizzare la funzione produttiva del bosco. A questo proposito, si rileva come l’Italia sia la seconda nazione importatrice nel mondo per legna da ardere e, allo stesso tempo, sia la seconda esportatrice di manufatti in legno. In questo contesto si lamenta la scarsità di informazioni statistiche puntuali e aggiornate, come quelle relative alle quantità e alle tipologie legnose prodotte in regione. Su questo tema solo il mondo produttivo esprime precisi fabbisogni di ricerca, mentre i ricercatori non individuano priorità, preferendo concentrare l’attenzione su altri cluster/tematiche. In particolare, gli stakeholder esprimono la necessità di condurre studi in materia di meccanizzazione, ricerche sulle colture a rapido accrescimento, studi in materia di classificazione genetica, studi sulla tartuficoltura e su alcuni prodotti di nicchia del bosco (ad esempio i funghi porcini e l’agrifoglio), ricerche in materia di produzione e produttività dei boschi pugliesi e sperimentazione di nuove specie in terreni agricoli. Infine, si propone di avviare ricerche in aree saggio per la stima e la valorizzazione di alcuni sottoprodotti forestali (ad esempio la “Manna del Gargano”).
47
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Produzione
Tavolo 4 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Marginalità funzione di produzione dei boschi
■■ Studi sulla meccanizzazione
■■ Non sono associabili al cluster specifiche ricerche
■■ Assenza filiera produttiva
■■ Ricerche sulle colture a rapido accrescimento (adatte al nostro territorio)
■■ Poche ricerche sperimentali (e dati) sulle specie autoctone a rapido accrescimento ■■ Mancanza dati sulla quantità di biomassa (sottoprodotti delle lavorazioni forestali) per produzione energetica ■■ Carenti conoscenze sui frutti minori naturali
■■ Studi in materia di classificazione genetica (creazione di nuovi vivai pubblici e potenziamento di quelli esistenti nei quali effettuare ricerche) ■■ Studi sulla tartuficoltura ■■ Ricerche in materia di produzione e produttività dei boschi pugliesi e sperimentazione nuove specie in terreni agricoli ■■ Realizzazione aree di saggio (anche permanenti) per la stima dei sottoprodotti forestali
4 Gestione forestale I partecipanti concordano sulla scarsità delle conoscenze a livello regionale su consistenza, caratteristiche e stato di salute del patrimonio forestale. Inoltre, si rilevano le carenze generalizzate nelle attività di manutenzione “minima” dei boschi, le esigenze di gestire i cedui soggetti ad invecchiamento e, ancora, di realizzare un adeguamento della metodologia operativa in materia di tagli boschivi, sopperendo in tal modo agli elevati costi e all’assenza di conoscenze. In termini di fabbisogni di ricerche, il mondo produttivo suggerisce la realizzazione di indagini sul patrimonio boschivo regionale e di analisi sui modelli gestione sostenibile dei boschi pugliesi. I ricercatori individuano negli studi per la realizzazione della carta forestale regionale e dell’inventario forestale regionale le priorità più importanti per il tavolo. Solo attraverso tale attività si possono rendere disponibili numerose informazioni sul patrimonio forestale pugliese (stato fitosanitario, biomasse per fini energetici, ruolo multifunzionale del bosco, censimenti delle aree boschive percorse dagli incendi, aree soggette ad erosione e desertificazione, ecc.), strategiche per poter avviare una 48
corretta pianificazione degli interventi forestali e individuare, con cognizione di causa, ruoli e funzioni sostenibili per i boschi pugliesi. Altre due ricerche proposte si riferiscono agli studi in materia di gestione sostenibile dei rimboschimenti e agli studi per il riordino della vivaistica forestale.
Gestione forestale
Tavolo 4 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Scarsa conoscenza della consistenza del patrimonio forestale regionale
■■ Indagini sul patrimonio boschivo regionale
■■ Studi per la realizzazione della carta forestale regionale e dell’inventario forestale regionale
■■ Corretta applicazione Gestione Forestale Sostenibile
■■ Analisi sui modelli gestione sostenibile dei boschi pugliesi
■■ Esigenza di operare gestione cedui in invecchiamento
■■ Ricerche in materia di gestione sostenibile dei rimboschimenti ■■ Studio per il riordino della vivaistica forestale
■■ Esigenza di adeguamento della metodologia operativa (nei tagli boschivi): costi elevati e mancanza di conoscenze 5 Logistica forestale Anche se i boschi pugliesi hanno un ruolo a livello economico-produttivo marginale, ad alcuni partecipanti preme rilevare lo stato di criticità della logistica forestale e, ancora, evidenziare gli elevati costi di trasporto. In riposta a tale criticità si esprime un generico fabbisogno di ricerca sulle infrastrutture pubbliche esistenti. Il mondo della ricerca propone di condurre studi sulla viabilità, finalizzata a migliorare le condizioni di accesso dei mezzi meccanici nella foresta e, di conseguenza, a generare benefici di tipo economico e ambientale (riduzione dei costi di gestione aziendale, interventi tempestivi in caso di incendi boschivi, valorizzazione funzioni ricreative, ecc.).
Logistica forestale
Tavolo 4 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Elevati costi di trasporto
■■ Studi su infrastrutture/ sistemi pubblici
■■ Studi sulla viabilità forestale
6 Scenari/strategie Il tavolo lamenta una scarsa capacità degli attori pubblici e privati nel comprendere il “ruolo” delle foreste nel sistema socio-economico regionale. I partecipanti rilevano la scarsa conoscenza di alcune funzioni fondamentali esercitate dai boschi sia in un’ottica di tutela ambientale (stoccaggio CO2, prevenzione dai dissesti 49
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
idrogeologici, usi energetici, tutela del paesaggio, ecc.) sia in chiave economicoproduttiva. Indubbiamente, per attuare politiche adeguate nel settore, occorre migliorare lo stato delle conoscenze e, in particolare, risulta importante disporre dell’anagrafe degli interventi forestali e del loro stato di conservazione (briglie, sistemazione idrauliche, ecc.). Inoltre, si esprimono le esigenze di ridefinire, da un lato, le politiche di sostegno al settore forestale e, dall’altro, di rivedere e semplificare i processi di acquisizione dei pareri e delle autorizzazioni per gli interventi forestali. A fronte di queste criticità, i partecipanti propongono di avviare studi di tipo socio-economico sui benefici apportanti dai boschi, affiancati da attività di analisi e di monitoraggio degli interventi realizzati con fondi pubblici e da ricerche sugli iter autorizzativi degli interventi forestali. L’unica ricerca proposta, con riferimento a questo cluster, attiene alla gestione della multifunzionalità delle aree boscate.
Scenari/strategie
Tavolo 4 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Esigenza di definire ruolo foreste nel sistema socioeconomico
■■ Analisi socioeconomiche: valutazione benefici del bosco
■■ Gestione della multifunzionalità delle aree boscate
■■ Esigenza di ridefinire politiche di aiuto al settore forestale ■■ Necessità di semplificare iter autorizzativi
■■ Monitoraggio impianti realizzati con fondi pubblici (Reg. CEE 2080/92, misura 4 PSR Puglia 2000-2006, misura 1.7 az. 1 POR Puglia 2000-2006) ■■ Ricerche sugli iter autorizzativi
3.2.5 “Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale” Il tavolo “Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale” ha avviato le sue attività attraverso l’organizzazione di due gruppi di lavoro che si sono incontrati nelle giornate del 16 e del 20 dicembre 2010. Qui di seguito si riporta una descrizione dei risultati e delle proposte del tavolo, strutturata attraverso 11 cluster corrispondenti ad altrettanti temi di discussione. 1 Ambito produttivo/gestionale Il primo cluster è quello associato al tema “ambito produttivo/gestionale”. A questo proposito il tavolo individua una serie di problematiche che riguardano 50
l’aspetto produttivo dell’impresa agricola, correlate alle esigenze di innovazione/ diversificazione delle produzioni e dei processi produttivi e tese a rispondere sia a specifiche richieste del mercato sia a questioni di carattere ambientale. Più nel dettaglio, all’interno di questo cluster sono raccolti vari aspetti connessi con il concetto di “qualità totale”, inteso come necessità di elaborare programmi di miglioramento genetico funzionali all’introduzione di nuove varietà adattabili all’ambiente, all’esigenza di tutelare la salubrità delle produzioni, di garantire la tracciabilità dell’intero processo produttivo, di ottimizzare la conservazione e il packaging dei prodotti agricoli, di potenziare le produzioni di IV gamma, di superare gli ostacoli nella valorizzazione delle produzioni (in particolare dei prodotti tipici caratterizzati da bassi volumi e prezzi di vendita poco remunerativi). Con riferimento al management aziendale, le problematiche investono soprattutto i consumi energetici e idrici, la bassa applicazione nel processo produttivo delle filiere agroalimentari regionali di attestazioni che afferiscono al rispetto di disciplinari a carattere ambientale, lo scarso utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale e che puntino alla conservazione delle risorse naturali non rinnovabili. I fabbisogni di ricerca più rilevanti, individuati dal mondo produttivo, investono lo studio di processi e tecniche produttive eco-sostenibili e, allo stesso tempo, in grado di contribuire ad assicurare competitività e studi sugli indicatori in grado di misurare le performance ambientali delle imprese agricole e agroalimentari regionali. Inoltre, il gruppo di lavoro è concorde nell’esprimere l’esigenza di recuperare forme produttive di tipo tradizionale meno invasive come, ad esempio, il pascolo brado e la coltivazione di varietà autoctone. La ricerca, secondo quanto suggerito dai ricercatori presenti, deve essere orientata verso la selezione dei genotipi più idonei alle condizioni agro-climatiche regionali e lo studio dei kit diagnostici molecolari per la certificazione varietale. Inoltre, si propone di incentrare l’attenzione sulla definizione di programmi di protezione/ produzione per specifici ambienti colturali e per colture minori e, in generale, su studi finalizzati a definire le possibilità di impiego di tecniche innovative tese a migliorare i processi produttivi e a ottimizzare le procedure agronomiche in termini di riduzione di costi, impatti ambientali e di maggiore conservazione delle risorse naturali. In questo contesto si inseriscono le ricerche finalizzate al recupero di colture e coltivazioni tradizionali (come ad esempio il melograno), al sostegno della vocazionalità territoriale e dello sviluppo delle filiere integrate, allo studio delle produzioni tipiche regionali. I ricercatori sottolineano l’importanza scientifica del recupero del germoplasma e degli studi sull’applicazione di famiglie policlonali per soddisfare le esigenze di variabilità delle produzioni nel rispetto delle aspettative di produzione degli agricoltori nonché della salvaguardia della biodiversità. Da ultimo, i partecipanti propongono di prestare maggiore attenzione verso la ricerca di base in materia di alimenti funzionali.
51
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Ambito produttivo/gestionale
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Mancanza nuove varietà adattabili all’ambiente
■■ Studio di indicatori necessari alla misurazione delle performance ambientali delle aziende agricole e agroalimentari
■■ Selezione dei genotipi più idonei alle “nuove” situazioni agro-climatiche
■■ Esigenza di tracciabilità dell’intero processo produttivo dal campo al consumatore ■■ Difficoltà nella valorizzazione di prodotti tipici e di qualità ■■ Conservazione e packaging di prodotti agricoli ■■ Riduzione consumi energetici e idrici, maggiore efficienza nella gestione del processo produttivo ■■ Problematiche applicative nelle filiere agroalimentari regionali di aspetti ambientali (es. certificazioni ambientali, Dichiarazioni Ambientali di Prodotto) ■■ Ridefinizione dei ruoli degli operatori del mercato e valorizzazione economica delle produzioni ■■ Scarso confronto tra imprese commerciali e aziende di produzione
■■ Definizione dei processi produttivi competitivi in termini economici ed ambientali ■■ Recupero pascolo brado
■■ Recupero del germoplasma e studi sull’applicazione di famiglie policlonali per soddisfare le esigenze di variabilità nel rispetto delle aspettative di produzione degli agricoltori ■■ Kit diagnostici molecolari per la certificazione varietale ■■ Studi finalizzati alla definizione delle possibilità di impiego di tecniche innovative per migliorare i processi produttivi ■■ Studio finalizzato all’ottimizzazione delle procedure agronomiche consistente nell’allocare la dose ottimale rispondente alle seguenti domande: dove? come? quando? quanto? (riduzione dei costi, riduzione dell’impatto ambientale, conservazione delle risorse naturali) ■■ Innovazione di prodotto e di processo nelle produzioni agricole non alimentari ■■ Vocazionalità territoriale e sviluppo di filiere integrate ■■ Recupero di colture e coltivazioni tradizionali e compatibili con l’ambiente e le dimensioni aziendali ■■ “Carta d‘identità” delle produzioni tipiche pugliesi ■■ Ricerca di base: alimenti funzionali (salutistici e nutraceutici)
52
2 Clima Il tema sempre più pressante dei cambiamenti climatici in atto a livello globale e le ripercussioni in campo agricolo generano una domanda tra gli operatori di settore di realizzare studi scientifici in grado di misurare le perfomance dell’agricoltura regionale (e valutare la dimensione che assume il fattore cambiamento climatico). A questo proposito, si rileva lo scarso utilizzo di strumenti tesi a quantificare gli impatti sull’ambiente determinati dalle attività agricole (ad esempio la certificazione in materia di emissioni di CO2). Inoltre, il tavolo ravvisa la scarsa comunicazione, da parte dei produttori verso i consumatori, sugli impatti che il settore agroalimentare genera sull’ambiente. A fronte di questo problema il mondo della ricerca conferma l’indispensabilità di sostenere studi finalizzati ad analizzare le interrelazioni tra agricoltura e cambiamenti climatici e a ridurre gli impatti ambientali sull’agricoltura.
Clima
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Cambiamenti climatici
■■ Misurazione delle perfomance dell’agricoltura alla luce dei cambiamenti climatici in atto
■■ Studi finalizzati alla riduzione degli impatti climatici sull’agricoltura
■■ Scarsa certificazione della sostenibilità ambientale ■■ Basso livello di integrazione tra consumatori e produttori relativamente all’impatto del settore agro-alimentare sulle emissioni di gas serra e cambiamento climatico ■■ Scarsa disponibilità di dati climatici (funzionali alla definizione di tecniche di difesa, risparmio idrico, uso mezzi tecnici da parte degli operatori agricoli)
3 Risorsa idrica Tra le principali criticità che investono il sistema agricolo regionale i partecipanti individuano la scarsità della risorsa idrica e l’abbassamento della falda acquifera (che determina un aumento della salinità). Il tavolo esprime l’esigenza che vi sia una più efficiente formulazione dei fabbisogni idrici per l’agricoltura irrigua e che vi sia una reale applicazione della normativa sulla gestione del sistema irriguo regionale. Occorre, inoltre, ridefinire il ruolo di gestione e di indirizzo degli organi di governo e, a latere, migliorare il sistema di monitoraggio della risorsa (funzionale a ottimizzarne l’uso). In questo contesto, si inserisce la constatazione di una criticità 53
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
legata ai possibili impatti ambientali che derivano da un utilizzo non corretto delle acque reflue in agricoltura. I fabbisogni di ricerca, espressi dal mondo produttivo, sono finalizzati alla tutela quantitativa (sistemi di indicazione dei fabbisogni irrigui agli agricoltori “in tempo reale”) e qualitativa (possibilità di utilizzo acque salmastre per prodotti tipici come, ad esempio, il Pomodoro Regina) della risorsa acqua. Inoltre, si evidenzia la necessità di sostenere studi finalizzati all’elaborazione di bioindicatori dell’impatto dei cambiamenti climatici su acqua e suolo.
Risorsa idrica
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
■■ Carenza di risorse idriche ■■ Utilizzo acque salmastre per prodotti tipici ■■ Abbassamento della ■■ Implementazione di falda acquifera e sistemi di indicazione aumento della salinità dei fabbisogni irrigui ■■ Scarsa tutela, agli agricoltori “in tempo conservazione, reale” ottimizzazione delle ■■ Studi finalizzati risorse idriche-suolo all’ottenimento di ■■ Necessità di bioindicatori climatici ridefinire i fabbisogni sulle acque/suoli idrici, efficienza e caratteristiche dell’agricoltura irrigua ■■ Ridefinizione del ruolo di gestione e di indirizzo per gli organi di governo dell’asse agricolo irriguo (consorzi di bonifica, associazioni di categoria)
Ricerche ■■ Analisi di scenario per la gestione sostenibile della risorsa idrica anche con riferimento all’utilizzo di risorse non convenzionali ■■ Modelli di calcolo e di dimensionamento degli impianti irrigui (corretta progettazione degli impianti aziendali in rapporto a quelli consentiti) ■■ Monitoraggio per la caratterizzazione delle acque e dei suoli per fini irrigui e di nutrizione delle piante per l’utilizzo di modelli matematici
■■ Adeguato monitoraggio dell’acqua ■■ Applicazione effettiva della normativa sulla gestione del sistema irriguo regionale ■■ Acque reflue e irrigazione Coerentemente alle problematiche evidenziate e ai fabbisogni espressi, il mondo della ricerca propone analisi di scenari per la gestione sostenibile della risorsa idrica (anche con riferimento all’utilizzo di risorse non convenzionali), studi per la progettazione di impianti di irrigazione più efficienti e sulla caratterizzazione delle acque e dei suoli per fini irrigui. 54
4 Suolo e territorio Le problematiche, strettamente connesse con la tematica suolo, riguardano l’inquinamento dei terreni e la perdita di fertilità (si vedano, ad esempio, gli effetti dello spietramento nell’Alta Murgia), l’abbandono di aree rurali, il cambio di destinazione d’uso dei terreni e la scarsa attenzione alla manutenzione del suolo. Inoltre, un elemento di criticità è individuato nella salinità dei suoli, le cui cause sono da imputare, tra l’altro, al sovrasfruttamento della falda acquifera e a inefficienze nel monitoraggio dei pozzi artesiani. Gli operatori, espressione del mondo produttivo, manifestano la necessità di definire le classi colturali adatte ai contesti territoriali in cui si introducono (suolo/ clima), mentre il mondo della ricerca suggerisce di avviare o proseguire studi che analizzino lo stato di salute del suolo (nematofauna e batteri), ricerche su modelli agro-sistemici a basso impatto ambientale, studi sulle tecniche di forestazione e rinaturalizzazione e sulla bonifica dei terreni da metalli pesanti con piante no-food.
Suolo e territorio
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Inquinamento dei suoli
■■ Definizione classi colturali adatte ai contesti (suolo/clima) di inserimento
■■ Studio di tecnologie innovative per la valutazione dello stato di salute microbica dei suoli
■■ Perdita della fertilità dei suoli e messa a coltura ■■ Non adeguata difesa e conservazione del suolo ■■ Riduzione dagli impatti ambientali/ conservazione risorse naturali non rinnovabili (acqua, suolo) ■■ Conflitto con destinazione d’uso non agricolo (edilizia, energia, turismo) ■■ Abbandono spazi rurali
■■ Studio di bio-indicatori dello stato di salute del suolo (nematofauna, batteri) ■■ Studio di modelli agro sistemici a basso impatto ambientale ■■ Miglioramento conoscenze tecniche di forestazione e rinaturalizzazione ■■ Bonifica terreni da metalli pesanti con piante no-food ■■ Monitoraggio del suolo e sottosuolo ad alta risoluzione spaziale (sub metrica) con dispositivi non invasivi ■■ Mappatura della sostanza organica dei suoli attraverso tecniche di telerilevamento iperspettrale
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3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Inoltre, si suggerisce di avviare progetti di monitoraggio del suolo e del sottosuolo ad alta risoluzione spaziale (sub metrica) con dispositivi non invasivi e di avviare ricerche che, attraverso la mappatura della sostanza organica dei suoli realizzata attraverso tecniche di telerilevamento iperspettrale, permettano di ampliare le conoscenze su specifiche esigenze locali (ad es. livello di salinità suoli). 5 Rifiuti/residui di lavorazione Le problematiche/criticità connesse con il tema dei rifiuti e dei residui di lavorazione agricola afferiscono essenzialmente alla gestione degli scarti di produzione, alla scarsa valorizzazione di sottoprodotti specifici dell’agroindustria pugliese anche per la produzione di energia e al limitato recupero delle biomasse agricole come compost. Durante il dibattito si è sottolineato come la scarsa valorizzazione dei sottoprodotti sia da mettere in relazione con l’assenza di infrastrutture dedicate alla raccolta degli stessi. Il mondo produttivo suggerisce di avviare studi di valutazione dell’efficacia di sistemi gestionali a basso impatto ambientale (analisi dei costi-benefici relativa all’utilizzo degli scarti, di acque reflue, di biomasse per produrre energia) e ricerche sulle modalità di riutilizzo dei residui agricoli (alternativi alla bruciatura delle stoppie).
Rifiuti/residui di lavorazione
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Scarsa conoscenza delle tecniche di gestione delle produzioni e riutilizzo degli scarti vegetali ed animali
■■ Valutazione dell’efficacia di un sistema gestionale a basso impatto ambientale: analisi dei costi-benefici per l’utilizzo di scarti, di acque reflue, biomasse per produrre energia
■■ Studio sugli strumenti di pianificazione e gestione ambientale dei fanghi provenienti da impianti depurativi in agricoltura
■■ Mancanza di gestione integrata delle componenti organiche (scarti vegetali, compost, fanghi, ecc.) ■■ Scarsa valorizzazione di sottoprodotti specifici dell’agroindustria pugliese (“da rifiuto a risorsa”) ■■ Scarso riutilizzo degli scarti di lavorazione agricola per la produzione di energia ■■ Limitato recupero delle biomasse agricole per riutilizzarle come compost
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■■ Riutilizzo residui agricoli ■■ Alternative bruciatura stoppie
■■ Compost da scarti agroindustria ■■ Impiego di sottoprodotti in agricoltura ■■ Fluidi specifici per l’estrazione del licopene dalle bucce dei pomodori ■■ Utilizzo dei processi a membrana per il recupero di sostanze nobili dagli scarti di lavorazione (acque di vegetazione, siero, ecc.)
I ricercatori propongono di avviare studi scientifici sulla gestione ambientale dei fanghi in agricoltura, sulla produzione di compost da scarti dell’agroindustria, sull’impiego di sottoprodotti in agricoltura e sull’utilizzo di processi per il recupero di sostanze nobili dagli scarti di lavorazione (acque di vegetazione, siero, estrazione del licopene dalle bucce dei pomodori, ecc.), attraverso processi di filtrazione con membrane organiche o ceramiche. Infine, dalla discussione emerge la proposta di avviare ricerche finalizzate ad ottenere biocombustibili di seconda generazione attraverso la degradazione della cellulosa in zuccheri. 6 Energia I partecipanti rilevano un rischio di marginalizzazione e di abbandono dei terreni agricoli riconvertiti per la produzione di energie rinnovabili, accompagnato da una criticità che riguarda gli impatti che la produzione di energie alternative possono generare sull’ambiente. A questo proposito, il mondo produttivo individua solo un fabbisogno di ricerca incentrato sull’analisi dell’economicità degli impianti tesi a produrre energia dalle biomasse.
Energia
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Rischio di marginalizzazione ed abbandono legati alla produzione di energie rinnovabili
■■ Studio su economicità impianti energia da biomasse
■■ Non sono state individuate ricerche direttamente collegate al cluster
■■ Impatti delle energie alternative 7 Biodiversità Tra le problematiche individuate si rileva la scarsa conoscenza della biodiversità del suolo e dei siti sensibili in Puglia. A questo riguardo occorre considerare che il suolo, a causa della complessità della sua natura chimico-fisica, è uno degli habitat più ricchi in termini di biodiversità come confermato dalla presenza dei nematodi che, in quanto sensibili ai cambiamenti climatici, possono fungere da bio-indicatori. Altre problematiche rilevate attengono all’erosione genetica di varietà tradizionali e alla scarsa disponibilità di risorse genetiche vegetali compatibili con processi produttivi a basso impatto ambientale. I partecipanti, espressione del mondo produttivo, esprimono la necessità di approfondire le tematiche attinenti la valutazione del potenziale della biodiversità vegetale e/o animale sia dal punto di vista produttivo sia tecnologico. Le ricerche proposte dai partecipanti e comuni ad altri cluster si propongono il recupero del germoplasma e delle colture e coltivazioni tradizionali e, ancora, la valorizzazione della biodiversità naturale nelle aziende biologiche.
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3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Biodiversità
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Scarsa conoscenza della biodiversità del suolo e dei siti sensibili in Puglia
■■ Studio di soluzioni agronomiche ecocompatibili: valutazione del potenziale della biodiversità vegetale e/o animale sia dal punto di vista produttivo che tecnologico
■■ Si vedano ricerche inserite nei cluster “Ambito produttivo/gestionale” e “Biologico/integrato”)
■■ Erosione genetica delle varietà tradizionali ■■ Disponibilità di risorse genetiche vegetali compatibile con processi produttivi a basso impatto ambientale
8 Biologico/integrato Le criticità rilevate, con riferimento a questo cluster, si riferiscono alle necessità di adottare tecniche agronomiche adeguate in agricoltura biologica e di disporre di nuove molecole a basso impatto ambientale per la gestione di programmi di protezione integrata più rispettose dell’ambiente. I fabbisogni di ricerca si incentrano nello studio della valorizzazione agronomica della biodiversità naturale nelle aziende agricole biologiche, mentre il mondo della ricerca suggerisce di approfondire gli studi sulle tecniche produttive utilizzate in agricoltura biologica in diversi ambienti e su diverse colture. Inoltre, si propone di sostenere gli studi scientifici riguardanti gli agenti di biocontrollo e l’utilizzazione di mezzi fisici per il controllo di patogeni parassiti.
Biologico/integrato
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Adozione di tecniche agronomiche adeguate in agricoltura biologica (biodiversità naturale, compostaggio, inerbimento)
■■ Studio per la valorizzazione agronomica della biodiversità naturale nelle aziende biologiche
■■ Studi sulle tecniche da agricoltura biologica in diversi ambienti (e sulle colture)
■■ Scarsa disponibilità di nuove molecole a basso impatto ambientale per la gestione di programmi di protezione integrata
■■ Studi riguardanti agenti di biocontrollo e utilizzazione di mezzi fisici per il controllo di patogeni parassiti
9 Difesa/chimica Il tavolo rileva la necessità di modelli epidemiologici per finalizzare programmi di protezione alternativi. Inoltre, si individua un elemento di criticità nella scarsa disponibilità per gli agricoltori di mezzi di difesa da patogeni che siano rispettosi dell’ambiente e, ancora, nell’uso massiccio di pesticidi e prodotti chimici in 58
agricoltura. Gli operatori di settore individuano un fabbisogno di ricerca legato all’individuazione di nuovi prodotti più rispettosi dell’ambiente. La ricerca deve orientarsi verso lo studio di agenti di biocontrollo (batteri e funghi) e sull’utilizzazione di mezzi fisici per il controllo di patogeni parassiti, sulla valutazione di nuovi fertilizzanti e di prodotti di origine vegetale impiegati nella protezione delle colture, sull’analisi della resistenza sistemica acquisita e naturale. Inoltre, si rileva la necessità di effettuare studi sulle performance dei processi produttivi a basso impatto per valutarne la sostenibilità economica da parte delle aziende agricole.
Difesa/chimica
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Studio e valutazione ■■ Ricerche alternative ■■ Scarsa disponibilità di di prodotti di origine prodotti chimica modelli epidemiologici vegetale nella protezione (anticrittogamici, acque, (patogeni/parassiti) per delle colture utilizzazione residui) finalizzare i programmi di protezione ■■ Studio sulla resistenza ■■ Individuazione nuovi sistemica acquisita e prodotti “chimica verde” ■■ Scarsa disponibilità naturale di mezzi di difesa da patogeni parassiti e ■■ Studio sull’impiego nuovi rispettosi dell’ambiente fertilizzanti ■■ Utilizzo massivo di ■■ Verifica della sostenibilità pesticidi e prodotti chimici economica dei processi produttivi a basso impatto ■■ Impatti degli agro farmaci
10 Scenari/strategie Dalla discussione emerge lo scenario di un’agricoltura regionale che stenta a svolgere un ruolo attivo in termini di salvaguardia del territorio, di tutela del paesaggio, di conservazione delle colture tradizionali mediterranee non idrovore e, questo, in un contesto in cui vi è una scarsa sensibilità per le tematiche agricole. Durante il dibattito si evidenzia come i vincoli ambientali possano limitare le attività agricole in alcuni contesti territoriali. Infine, un’altra criticità individuata, anche se non condivisa da tutti, è quella legata al mancato sviluppo in regione della cosiddetta agricoltura urbana, attività utile ai fini del recupero degli ambienti degradati delle città. Da queste problematiche emerge un fabbisogno diffuso di attivare studi finalizzati alla valutazione della disponibilità da parte del consumatore a pagare il contenuto ambientale dei beni agroalimentari prodotti con tecniche eco-compatibili e, ancora, emerge l’esigenza di attivare ricerche di tipo socio-economico sui nuovi scenari e, ancora, in materia di agricoltura multifunzionale. 59
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Scenari/strategie
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
■■ Valutazione della ■■ Scomparsa colture disponibilità a pagare da tradizionali mediterranee parte del consumatore non idrovore per il contenuto ■■ Scomparsa funzione ambientale di beni dell’agricoltura agroalimentari prodotti tradizionale di regolatore con tecniche ecodell’ecosistema compatibili ■■ Vincoli ambientali che ■■ Indagini conoscitive limitano l’agricoltura circa il futuro orientamento politico ■■ Basso livello di -economico (capire integrazione tra se si va verso una consumatori e produttori sostenibilità forte o ■■ Scarsa sensibilità su debole) tematiche agricole ■■ Multifunzionalità ■■ Esigenza di miglioramento ambientale paesaggio
Ricerche ■■ Non sono state individuate ricerche direttamente collegate al cluster
■■ Definire un nuovo ruolo nella gestione del territorio ■■ Strategie politiche economiche e sociali: agricoltura urbana e agricoltura verticale
11 Trasferimento della conoscenza/reti di relazioni L’ultimo cluster è quello relativo al tema della conoscenza in agricoltura e al sistema di relazioni esistenti tra gli attori. Il tavolo individua una forte criticità del sistema legata alla scarsa o insufficiente circolazione delle informazioni in materia agroambientale, causata da un non efficiente sistema di relazioni tra gli operatori e da carenze culturali degli agricoltori. A ciò si aggiungono le difficoltà legate all’individuazione dei fabbisogni di innovazione, al trasferimento e alla corretta applicazione delle conoscenze nelle piccole medie imprese agricole e, ancora, allo scarso ricorso, da parte delle imprese agricole, al supporto di professionisti in grado di promuovere l’introduzione e/o la corretta applicazione delle innovazioni in azienda. I fabbisogni individuati dai partecipanti si identificano nell’esigenza di promuovere un sistema di diffusione della conoscenza e un supporto scientifico e normativo che possa accrescere negli operatori agricoli la consapevolezza dell’importanza delle tematiche ambientali. Inoltre, emerge l’esigenza di migliorare le reti di relazioni tra i soggetti che operano nel mondo della ricerca. L’unico studio suggerito dal mondo della ricerca si orienta verso un tema piuttosto ampio quale quello dell’analisi di sistemi di gestione integrata della conoscenza per la gestione della complessità. 60
Trasferimento della conoscenza/reti di relazioni
Tavolo 5 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Relazioni agricoltura/ industria, recepimento fabbisogni, carenze culturali
■■ Promuovere un sistema capillare di conoscenza che possa aumentare la consapevolezza degli agricoltori rispetto all’importanza delle tematiche ambientali
■■ Studi sui sistemi di gestione integrata della conoscenza per la gestione della complessità
■■ Mancanza di contatti con il modo della ricerca ■■ Interfaccia mondo agricolo e industriale ■■ Carenze culturali agricoltore
■■ Trasferimento tecnologico e di innovazione in agricoltura
■■ Trasferimento conoscenze alle PMI agricole
■■ Creazione di reti tra i soggetti che operano nel mondo della ricerca
■■ Scarso utilizzo da parte imprese agricole di tecnici in campo
■■ Supporto scientifico e normativo
■■ Pianificazione territoriale e recepimento dei fabbisogni di innovazione
3.2.6 “Multifunzionalità in agricoltura” Il Tavolo “Multifunzionalità in agricoltura” ha avviato i suoi lavori il 2 febbraio 2011. I risultati e le proposte del tavolo sono strutturati in 7 cluster, corrispondenti ad altrettanti temi di discussione. 1 Funzione produttiva Sebbene la produzione agricola sia la principale attività per l’impresa agricola in termini di reddito, il gruppo di lavoro evidenzia un problema generale di bassa redditività del settore agricolo che si snoda intorno a due importanti questioni strettamente correlate: • l’inadeguatezza delle forme di sostegno al reddito rispetto al ruolo multifunzionale dell’agricoltura; • il mancato riconoscimento economico del ruolo multifunzionale dell’agricoltura da parte della collettività. I partecipanti rilevano la scarsa diversificazione dell’offerta. In particolare, si suggerisce di prestare maggiore attenzione nella diversificazione delle produzioni di uva da tavola (trasformati, uve per l’industria dolciaria, uve passite) e di uva da vino. Inoltre, è interessante sottolineare come alcuni sottoprodotti della coltivazione dell’uva possano essere utilizzati per integrare il reddito dell’agricoltore (ad esempio utilizzazione di foglie per l’alimentazione umana). 61
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Funzione produttiva
Tavolo 6 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Marginalità economicosociale dell’azienda agricola
■■ Ricerche sulle opportunità che la multifunzionalità offre in termini di reddito
■■ Individuazione di un modello di stima del sostegno sulla base delle esternalità negative (evitate) o positive (prodotte)
■■ Sostegno al reddito: definizione del ruolo multifunzionale dell’azienda agricola ■■ Scarsa diversificazione dell’offerta agricola per soddisfare la domanda delle imprese di trasformazione
■■ Studi sulle attività complementari a quelle agricole, sugli effetti sul reddito e sull’attrattività del territorio
■■ Valutazione della consapevolezza del consumatore sul ruolo delle aziende agricole in materia di multifunzionalità
A fronte delle criticità emerse durante il dibattito, il gruppo di lavoro evidenzia l’esigenza di attivare studi e analisi sulle prospettive reddituali della multifunzionalità in agricoltura e, ancora, sull’individuazione e gestione delle attività complementari al core business dell’impresa agricola, finalizzate ad incrementarne il reddito e l’attrattività del territorio rurale pugliese. Le ricerche proposte si riferiscono allo sviluppo di un modello matematico di stima dell’entità del sostegno da destinare al produttore agricolo, sulla base degli impatti ambientali evitati e delle esternalità positive prodotte attraverso l’agricoltura multifunzionale. Inoltre, si suggerisce di avviare uno studio di mercato sui comportamenti di acquisto dei consumatori, teso a valutare il loro grado di consapevolezza circa il ruolo multifunzionale delle aziende agricole e a quantificare l’apprezzamento dei consumatori. 2 Funzione ambientale/paesaggistica L’agricoltura può assolvere un’importante funzione ambientale e paesaggistica, rivestendo un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri ecologici del territorio. Tale funzione richiama gli obiettivi della sostenibilità ambientale, dell’equilibrio tra le esigenze della natura e quelle degli uomini, della diversificazione dei sistemi di produzione, di utilizzo bilanciato delle nuove tecnologie, di riduzione delle esternalità negative causate dalle produzioni intensive. L’espletamento di questa funzione dell’agricoltura può contribuire a generare un effetto traino per altre attività economiche, come ad esempio quella turistica nelle aree rurali, oltre che garantire la preservazione di importanti risorse naturali e della biodiversità animale e vegetale, il mantenimento di spazi aperti, la protezione delle falde acquifere.
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Funzione ambientale/paesaggistica
Tavolo 6 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Mancato riconoscimento dei servizi ambientali offerti dall’attività agricola
■■ Ricerca in materia di tutela del territorio e dell’ambiente
■■ Agro-energie: modelli su scala aziendale come strumento di diversificazione produttiva e valutazione dell’efficacia economica e ambientale
■■ Scarsa integrazione della multifunzionalità “aziendale” e della multifunzionalità in riferimento al paesaggio ■■ Assenza di valutazione circa la sostenibilità ambientale della produzione agricola nel senso più ampio del termine (incluse silvicoltura e zootecnia)
■■ Individuazione di buone prassi in materia di prestazioni ambientali dell’agricoltura, in termini di bilancio energetico, cambiamenti climatici e relative modalità di compensazione del reddito
■■ Aree sottoposte a vincoli (paesaggio, inquinamento, parchi naturali): quali sistemi colturali? ■■ Scarse informazioni sull’adozione dei certificati verdi nell’azienda agricola
■■ Compensazioni ambientali: ruolo della foresta e produzioni energetiche ■■ Tecniche di gestione agronomica a sostegno delle funzioni ecologiche ed ambientali ■■ Criteri di gestione agronomica in rapporto alle “aree agricole ad elevato valore naturale” (HNVF) ■■ Valutazione dell’efficienza dell’uso dell’acqua e dell’azoto alla luce dei cambiamenti climatici in aree sottoposte a clima semi-arido ■■ Monitoraggio degli inquinanti derivanti dalle pratiche agricole, finalizzato alla valutazione del ruolo ambientale di una azienda agricola ■■ Valutazione del ruolo ambientale in termini di carbon sink/source delle aree marginali
Riguardo questo importante aspetto assunto dall’agricoltura, il gruppo di lavoro evidenzia una serie di problematiche e criticità. In primo luogo si segnala il mancato riconoscimento economico del servizio che l’agricoltura fornisce in materia ambientale. D’altra parte, il tavolo indica ancora una persistente inadeguatezza nell’integrazione tra attività produttiva e esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, soprattutto nelle aree sottoposte a vincolo, dove si lamenta la mancanza di valutazioni circa la sostenibilità ambientale delle produzioni agricole e 63
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
di modelli di stima dei sistemi colturali più adeguati da adottare. Infine, si riscontra un problema di insufficiente valorizzazione delle agro-energie e di scarsa diffusione, tra gli operatori agricoli, delle informazioni riguardo i certificati verdi delle aziende agricole. I fabbisogni espressi dal tavolo si riallacciano alla necessità di potenziare gli studi scientifici connessi con il tema della tutela del territorio e dell’ambiente e, ancora, tesi a individuare e analizzare buone prassi per l’agricoltura in materia di prestazioni ambientali, in termini di bilancio energetico e cambiamenti climatici e a valutare modalità di compensazione del reddito. La ricerca propone di sostenere gli studi che riguardano il rapporto tra produzione agricola ed energie. Nel dettaglio, si suggeriscono studi su modelli agro-energetici su scala aziendale come strumento di diversificazione produttiva e studi che indaghino l’opportunità, economica e ambientale, di adottare colture ad uso energetico per diversificare gli ordinamenti colturali pugliesi, ma senza stravolgerli. Inoltre, si propone di studiare il ruolo della foresta in chiave di produzione energetica. Un’altra serie di ricerche focalizza l’attenzione sul rapporto tra produzione agricola e salvaguardia del territorio. Una proposta in tal senso concerne la ricerca di criteri di gestione agronomica in rapporto alle aree agricole ad elevato valore naturale (HNVF), con riferimento alla quale si propongono studi che traccino un percorso di valorizzazione delle produzioni agricole nelle aree protette. Altra ricerca proposta riguarda lo studio delle tecniche di gestione agronomica a sostegno delle funzioni ecologiche e ambientali, attraverso il quale possano essere analizzate le problematiche agronomiche - es. salinità dei suoli, falda superficiale, acque irrigue di scarsa qualità, inquinamento da nitrati, ecc. - a valenza territoriale e collettiva e, ancora, possano essere individuate le scelte produttive più adeguate da proporre agli agricoltori. Infine, si segnalano altri due indirizzi di ricerca orientati, il primo, alla valutazione dell’efficienza nell’uso dell’acqua e dell’azoto, in relazione ai cambiamenti climatici in aree sottoposte a clima semi-arido e, il secondo, alla valutazione del ruolo ambientale della azienda agricola in termini di impatti degli inquinanti derivanti dalle pratiche agricole e in termini di monitoraggio carbon sink/carbon source delle aree marginali. 3 Scenari/sistema Il tavolo ravvisa l’esistenza di un problema di carattere generale legato alla carente valutazione del grado di multifunzionalità delle aziende agricole. Inoltre, i partecipanti concordano nel constatare la penuria di analisi e informazioni sul grado di diffusione del fenomeno “multifunzionalità agricola” sul territorio regionale e, ancora, sull’impatto che la multifunzionalità ha sul reddito agricolo, sul territorio e sull’ambiente.
64
Scenari/sistema
Tavolo 6 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Carente valutazione del grado di multifunzionalità delle aziende agricole
■■ Il tavolo non ha espresso specifici fabbisogni
■■ Caratterizzazione e valutazione della multifunzionalità del territorio agroforestale ■■ Caratterizzazione e quantificazione delle funzioni svolte dalle aziende agricole ■■ Ruolo strategico della pianificazione territoriale e consapevolezza del ruolo delle imprese nell’uso delle risorse
Le ricerche proposte dai partecipanti, affrontano l‘aspetto macroeconomico della multifunzionalità e le sue ricadute sul territorio. In particolare, si suggeriscono studi sulla caratterizzazione e valutazione della multifunzionalità del territorio agroforestale e sulla caratterizzazione e quantificazione delle funzioni svolte dalle aziende agricole. Quest’ultimo studio è utile per qualificare le funzioni produttive e paesaggistiche e verificarne la coerenza/integrazione in relazione al contesto territoriale di riferimento. Infine, si propone uno studio sul ruolo strategico della pianificazione territoriale e sulla consapevolezza del ruolo delle imprese nell’uso delle risorse, finalizzato alla quantificazione dell’attività multifunzionale dell’azienda agricola e alla misurazione del servizio ambientale, ricreativo, turistico, educativo e/o terapeutico e alla valorizzazione dei “prodotti multifunzionali” (ad es. olio d’oliva biologico prodotto in aree protette). 4 Funzione sociale Riguardo la funzione sociale dell’agricoltura, i problemi segnalati dal gruppo di lavoro riguardano la carenza normativa e la mancanza di informazione sullo stato dell’arte delle masserie sociali, a cui si aggiunge la scarsa integrazione sociale tra agricoltura e collettività. Si assiste ad una scarsa ottimizzazione delle attività svolte dalle masserie sociali che soffrono di distorsioni nell’espletamento dei servizi offerti. È carente, inoltre, il supporto in termini di personale tecnico (assistenti sociali, medici, terapisti, ecc.) necessario per il corretto funzionamento delle strutture sociali accoglienti. Infine, emerge il problema della sicurezza in azienda in riferimento alle strutture/locali che vengono destinati all’esercizio delle attività a carattere sociale. A fronte di una crescente richiesta di funzioni sociali e nonostante venga riconosciuta l’importanza di implementare sistemi che possano migliorare l’offerta di servizi sociali nelle aziende agricole, nella formulazione dei fabbisogni e delle proposte di ricerca il gruppo di lavoro non si esprime, considerando prioritarie piuttosto azioni di carattere strutturale (soprattutto di natura normativa). 65
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Funzione sociale
Tavolo 6 Problemi/criticità
Fabbisogni
■■ Il tavolo non ha espresso ■■ Definizione rapporti fra specifici fabbisogni impresa agricola e servizi sociali
Ricerche ■■ Il tavolo non ha espresso specifiche ricerche
■■ Marginalità economicosociale dell’azienda agricola ■■ Carenze informative sullo stato dell’arte dell’agricoltura sociale
5 Funzione didattica Le problematiche connesse con questo aspetto afferiscono alla complessità nell’impiego delle masserie didattiche quale opportunità per divulgare nelle scuole le tradizioni tipiche delle aree rurali. Con riferimento a questo aspetto i componenti del tavolo non esprimono né fabbisogni né proposte di ricerca, valutando invece prioritari gli interventi sulla comunicazione, l’informazione e la divulgazione agli operatori agricoli e alla collettività in tema di masserie didattiche.
Funzione didattica
Tavolo 6 Problemi/criticità
Fabbisogni
■■ Il tavolo non ha espresso ■■ Scarsa diffusione delle specifici fabbisogni masserie didattiche (quale opportunità per sviluppare una conoscenza nelle scuole delle tradizioni tipiche delle aree rurali)
Ricerche ■■ Il tavolo non ha espresso specifiche ricerche
6 Funzione turistica Secondo il gruppo di lavoro, la funzione turistica, che si esplica tipicamente con l’attività agrituristica, soffre essenzialmente dell’applicazione distorta e della poca chiarezza della normativa di riferimento esistente da cui discendono numerose problematiche. Le questioni principali riguardano la definizione chiara, da un lato, del ruolo dell’azienda agricola nell’esercizio dell’attività agrituristica (rapporto di connessione tra attività agricola e attività agrituristica e ruolo della Regione nella sua definizione) e dall’altro, del ruolo degli operatori del terziario (ristorazione) rispetto all’agriturismo e delle conseguenti contrapposizioni di categoria. Il connesso fabbisogno di ricerca, emerso durante il dibattito, è legato alla necessità di conoscere meglio le dinamiche del settore e, in particolare, il rapporto tra agriturismo e turismo-ristorazione del territorio, per trovare equilibrio tra gli operatori economici di un territorio. 66
Funzione turistica
Tavolo 6 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Adeguare la gestione di un’azienda agrituristica alla richiesta del mercato nel rispetto dei vincoli normativi
■■ Conoscere meglio le dinamiche del settore e, in particolare, il rapporto tra agriturismo e turismo-ristorazione del territorio
■■ Il tavolo non ha espresso specifiche ricerche
7 Trasferimento della conoscenza/reti di relazioni I partecipanti al tavolo hanno sottolineato nel corso dei lavori l’eccessiva burocratizzazione e la scarsa sensibilizzazione della pubblica amministrazione in attività tese a favorire lo sviluppo della multifunzionalità sul territorio. Il mondo produttivo ha, in più occasioni, espresso l’esigenza di disporre di approfondimenti e studi su alcuni aspetti legislativi e normativi connessi con l’applicazione della multifunzionalità. Inoltre, il gruppo di lavoro solleva questioni e problematiche che riguardano l’ambito della formazione e dell’informazione sul tema agricoltura e multifunzionalità. In particolare si rileva la scarsa informazione e consapevolezza da parte degli operatori agricoli sul ruolo della multifunzionalità in agricoltura e sulle sue possibili applicazioni.
3.2.7 “Biotecnologie animali e vegetali” Il Tavolo “Biotecnologie animali e vegetali” ha avviato i suoi lavori il 19 gennaio 2011. I risultati e le proposte del tavolo sono schematizzati in 6 cluster, a cui corrispondono altrettanti temi di discussione prevalenti. 1 Ambiente I partecipanti concordano nell’individuare, tra le problematiche principali dei settori agroalimentare e zootecnico, l’esistenza di impatti ambientali determinati dai metodi di produzione esistenti. A tale problematica, sia il mondo produttivo sia la ricerca associano l’esigenza di realizzare ricerche in grado di garantire una maggiore sostenibilità ambientale. In particolare, i partecipanti evidenziano il problema dell’elevata quantità di materiale di scarto non biodegradabile prodotto, che determina conseguenze negative nella gestione dei rifiuti sotto il profilo sia ambientale sia economico-aziendale. Rispetto a questo tema il gruppo di lavoro esprime un fabbisogno di ricerca teso a soddisfare soprattutto l’esigenza di riduzione dei costi per lo smaltimento dei rifiuti, realizzato attraverso l’utilizzo di molecole biodegradabili in sostituzione dei materiali plastici. Anche per il mondo della ricerca è fondamentale la realizzazione di studi scientifici tesi a definire metodi innovativi per lo smaltimento dei rifiuti. Inoltre, priorità sono individuate con riferimento alla realizzazione di studi sulle molecole per la produzione di pesticidi biodegradabili e, ancora, finalizzati all’abbattimento del potere inquinante dei reflui (es. sostanze fenoliche nei reflui oleari). 67
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Infine, si propongono ricerche finalizzate alla valorizzazione di varietà vegetali che possono crescere in ambienti siccitosi e che richiedono ridotti input energetici e che abbiano ricadute positive sotto il profilo ambientale e economico.
Ambiente
Tavolo 7 Problemi/criticità
Fabbisogni
■■ Studi sullo smaltimento ■■ Produzioni dei rifiuti connessi alle agroalimentari poco lavorazioni in campo attente all’ambiente (analisi dei costi) (problema di sostenibilità ambientale) ■■ Impatto delle produzioni animali sull’ambiente
Ricerche ■■ Ricerche nel campo della sostenibilità ambientale: ad esempio la rivalutazione di varietà che necessitano di ridotti input energetici e metodi innovativi per lo smaltimento dei rifiuti
■■ Elevate quantità di materiale di scarto (non biodegradabile) 2 Biodiversità Il gruppo di lavoro esprime l’esigenza di valorizzare la biodiversità vegetale secondo approcci di genomica funzionale. La risposta a questa problematica, in termini di ricerca e innovazione, è individuabile nello sviluppo di una piattaforma biotecnologica basata su tecniche di genotipizzazione e di genomica funzionale per la valorizzazione e la tracciabilità del patrimonio vegetale autoctono. In particolare, si propone di genotipizzare le produzioni vivaistiche e di conoscere le popolazioni microbiche che albergano su di una particolare specie per utilizzarle come “traccianti”.
Biodiversità
Tavolo 7 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Necessità di valorizzazione biodiversità vegetale secondo approcci di genomica funzionale
■■ Il tavolo non ha espresso specifici fabbisogni
■■ Sviluppo di una piattaforma biotecnologica basata su tecniche di genotipizzazione e di genomica funzionale per la valorizzazione e tracciabilità del patrimonio vegetale autoctono
3 Protezione e sanità Un tema centrale individuato è quello riguardante lo stato sanitario e l’impatto che le malattie infettive degli animali hanno sulle produzioni zootecniche regionali. Nello specifico, i problemi emersi riguardano la diffusione di batteri antibioticoresistenti nelle specie di animali allevate e la carenza di metodi diagnostici 68
innovativi per una rapida individuazione delle patologie animali. Gli studi suggeriti in proposito devono riguardare sia lo sviluppo di sistemi innovativi - mediante il ricorso a tecniche biomolecolari - per la ricerca di agenti zoonosici, sia la messa a punto di test diagnostici biomolecolari per l’individuazione in azienda di patologie infettive che incidono sulle produzioni zootecniche (diagnosi molecolari innovative, rapide e affidabili, per specifiche malattie come ad esempio le mastiti). Inoltre, è importante sviluppare vaccini per alcune malattie ovi-caprine, come l’agalassia contagiosa, e per contrastare una nuova specie di pestivirus proveniente dal sud America e che si propaga attraverso il siero fetale bovino. Inoltre, si suggerisce di approfondire gli studi sulla diagnostica e il risanamento di malattie infettive (es. diarrea virale bovina, leucosi bovina) che non sono oggetto di profilassi nazionale, ma che lo diventeranno, o che necessitano di un’ottimizzazione della profilassi (ad es. “per la brucellosi, il test sierologico ufficiale in uso non è adeguato”). Le biotecnologie, a questo proposito, sono importanti per determinare metodologie diagnostiche efficienti per l’individuazione delle malattie (es. test biomolecolari) e per la messa a punto di presidi immunizzanti per il controllo di queste malattie (es. vaccini ricombinanti). Il tavolo suggerisce di avere maggiore considerazione riguardo alle problematiche che si riferiscono alle produzioni di acquacoltura e maricoltura, con riferimento alle quali si propongono studi sulle produzioni ittiche tesi alla messa a punto di tecnologie innovative che ne garantiscano lo stato sanitario e che ne migliorino i prodotti, prevenendo le malattie infettive cui sono esposte (es. nodavirus). Con riferimento allo stato fitosanitario delle produzioni vegetali, il primo problema riguarda il rispetto dei parametri minimi previsti dalla normativa vigente con riferimento alla commercializzazione e all’impianto in campo del materiale di propagazione. Altra questione sollevata dai partecipanti riguarda la necessità di porre maggiore attenzione sia nella gestione delle malattie, attraverso l’elaborazione di protocolli di risanamento, sia attraverso l’implementazione di mezzi diagnostici rapidi, affidabili, di facile applicazione e a basso costo. Nell’ambito delle produzioni vegetali, infatti, è molto sentita la problematica relativa alla difesa e al trattamento di sintomatologie aspecifiche che spesso sono curate utilizzando rimedi e prodotti inadeguati. Alla luce di queste problematiche si rileva la necessità di incentivare ricerche finalizzate allo studio dell’interazione pianta-patogeno secondo aspetti di genomica funzionale elaborando metodi screening da utilizzare in campo e, in particolare, di tecnologie diagnostiche “multiplex” e aspecifiche per la produzione di materiale vegetale di propagazione. I partecipanti propongono di approfondire gli studi per la realizzazione di mezzi diagnostici e di messa a punto di protocolli applicativi. Un ultimo aspetto evidenziato è quello legato all’importanza dello sviluppo di progetti di selezione clonale, finalizzato al risanamento fitosanitario delle specie frutticole, viticole e olivicole, attraverso nuove tecniche per la caratterizzazione genetica delle produzioni e tecniche di sequenziamento massale per il rilevamento dei patogeni. 69
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Protezione e sanità
Tavolo 7 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Messa a punto di processi tecnologici sicuri dal punto di vista igienico-sanitario
■■ Sviluppo di sistemi innovativi mediante ricorso a tecniche biomolecolari per la ricerca di agenti zoonosici (con particolare riferimento alla farmaco resistenza)
Produzioni zootecniche ■■ Problema diffusione di batteri antibioticoresistenti ■■ Scarsi metodi diagnostici per rapida individuazione delle patologie animali
■■ Sviluppo di test diagnostici biomolecolari per l’individuazione in campo di patologie infettive che incidono sulle produzioni zootecniche
■■ Elevato impatto delle malattie infettive degli animali sulle produzioni zootecniche regionali e sulla sicurezza alimentare
■■ Diagnosi della mastite (ovini) attraverso metodiche innovative (rapide e affidabili) ■■ Messa a punto di tecnologie innovative per garantire lo stato igienicosanitario e migliorare le produzioni degli allevamenti ittici regionali
Produzioni vegetali ■■ Scarsa disponibilità di fonti primarie con stato sanitario conforme alla normativa vigente per le varietà locali ■■ Scarsità studi sulle interazioni piantapatogeno (per miglioramento gestione fitosanitaria) ■■ Scarsità di mezzi di diagnosi rapidi, affidabili, di facile applicazione e di basso costo ■■ Scarsità di messa a punto di protocolli di risanamento
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■■ Messa a punto di processi tecnologici sicuri dal punto di vista igienico-sanitario
■■ Studi su interazione pianta-patogeno secondo aspetti di genomica funzionale per migliorare gestione difesa delle piante dalle malattie ■■ Sviluppo di tecnologie diagnostiche “multiplex” e aspecifiche per la produzione di materiale vegetale ■■ Produzione di mezzi diagnostici e messa a punto di protocolli applicativi ■■ Progetti di selezione clonale e sanitaria delle specie frutticole, viticole e olivicole
4 Valorizzazione delle produzioni I partecipanti sono concordi nell’affermare che il corredo genetico delle produzioni regionali è un elemento di differenziazione naturale del prodotto pugliese rispetto a quello di altre aree di produzione e dovrebbe, pertanto, essere preservato e maggiormente valorizzato. Le biotecnologie possono svolgere un ruolo strategico nel miglioramento della competitività delle produzioni agroalimentari regionali e, in particolare, dei prodotti dell’acquacoltura/maricoltura e delle produzioni vitivinicole e ortofrutticole. Il fabbisogno di ricerca manifestato è strettamente connesso con l’esigenza della messa a punto di metodi analitici di facile e veloce applicazione che esaltino la tipicità delle produzioni locali. Al fine di valorizzare queste ultime, si propone di avviare studi e ricerche sulla messa a punto di metodologie di trasformazione dei prodotti agricoli finalizzate alla creazione di nuovi prodotti. I ricercatori presenti propongono di realizzare studi per la valorizzazione di specie autoctone mediante la caratterizzazione genetico-molecolare e delle componenti a valenza nutrizionale e salutistica. Inoltre, si propone di condurre ricerche sulla caratterizzazione e lo sfruttamento della biodiversità microbica autoctona per la valorizzazione di produzioni agroalimentari (alimenti probiotici, smoothies probiotici) e/o per produzioni tipiche (con batteri lattici per la conservazione degli ortaggi).
Valorizzazione delle produzioni
Tavolo 7 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Esigenza di valorizzazione delle produzioni agricole regionali
■■ Messa a punto di metodi analitici di facile e veloce applicazione che mettano in risalto la tipicità delle produzioni locali
■■ Studi sulle produzioni tipiche locali e sulla loro valorizzazione
■■ Difficoltà nel collocamento dei prodotti ortofrutticoli sul mercato per elevata deperibilità ■■ Competitività delle produzioni di acquacoltura e maricoltura rispetto ad altre regioni del bacino del Mediterraneo
■■ Messa a punto di metodologie per la produzione di nuovi prodotti ■■ Ricerche per la valorizzazione di specie autoctone mediante caratterizzazione genetico-molecolare e delle componenti a valenza nutrizionale e salutistica ■■ Caratterizzazione e sfruttamento della biodiversità microbica autoctona per la valorizzazione di produzioni agroalimentari tipiche (“vegetali”) o produzioni innovative
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3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
5 Tracciabilità Altra tematica individuata dal tavolo è quella relativa alla tracciabilità delle produzioni zootecniche, argomento strettamente connesso con la tutela del consumatore e con l’esigenza di garantire l’identificazione del prodotto sui mercati. Oggi in campo zootecnico sono disponibili mezzi di analisi genetica capaci di individuare non solo la specie ma anche il singolo individuo. In Puglia, per quanto riguarda la brucellosi, si è adottato il sistema di “genotipizzazione individuale” per individuare esattamente l’animale che va al macello.
Tracciabilità
Tavolo 7 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Scarsa genotipizzazione individuale e di specie
■■ Messa a punto di processi tecnologici sicuri dal punto di vista igienico-sanitario
■■ Tracciabilità degli alimenti carnei (e in generale zootecnici) mediante tecniche biomolecolari
■■ Scarsa tracciabilità dei prodotti carnei (bovini, ovini, caprini)
Infine, durante il dibattito è emersa l’importanza strategica di elaborare composti biochimici, innocui per l’uomo, al cui interno sono presenti ceppi di batteri, con sequenza genetica nota, che consentono la tracciabilità e l’identificazione univoca di un determinato prodotto agroalimentare. 6 Performance produttive Un altro aspetto emerso durante i lavori, con riferimento alle produzioni zootecniche, è quello riguardante la performance produttiva, tema strettamente connesso con l’esigenza di una maggiore attenzione all’alimentazione degli animali e funzionale all’ottimizzazione delle produzioni e, ancora, all’ottenimento di effetti positivi sulla salubrità degli animali e sulla sicurezza alimentare.
Performance produttive
Tavolo 7 Problemi/criticità
Ricerche
■■ Non sono associabili specifici fabbisogni
■■ Modulazione dieta animali da reddito, impiego di cellule vive e vitali di probiotici
Produzioni zootecniche ■■ Esigenza di ottimizzazione delle produzioni animali ■■ Necessità di miglioramenti della materia prima ■■ Esigenza di miglioramento delle performance produttive animali
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Fabbisogni
■■ Modulazione della microflora ruminale attraverso la modulazione della dieta (formulazione alimentare)
L’offerta di ricerca individuata prevede studi riguardanti la modulazione della dieta degli animali da reddito (mediante l’applicazione di biotecnologie in senso stretto) e la modulazione della microflora ruminale, attività tese a produrre un miglioramento a monte delle produzioni di carne e latte senza aggiunte esogene post-milking. Va ampliata, quindi, l’attività di ricerca nel campo dell’applicazione biotecnologica e dell’impiego di cellule vive e vitali (es. probiotici e batteri funzionali) nella dieta degli animali, sperimentandone l’inserimento diretto nei mangimi per modulare il prodotto finito. L’effetto dell’aggiunta di probiotici nell’alimentazione a base di latte, infatti, come ad esempio già riscontrato negli agnelli da latte, favorisce la crescita degli animali permettendo il raggiungimento di carichi elevati.
3.2.8 “Strategie politiche economiche e sociali” Il tavolo “Strategie politiche, economiche e sociali” ha avviato i suoi lavori il 13 dicembre 2010. I risultati e le proposte del tavolo sono schematizzati in 7 cluster, a cui corrispondono altrettanti temi di discussione prevalenti. 1 Produzione e mercato La maggior parte delle criticità del settore agroalimentare regionale, individuate dal gruppo di lavoro, sono strettamente connesse con le particolari caratteristiche strutturali e organizzative delle aziende agricole. L’agricoltura pugliese annovera tra i suoi punti di debolezza le ridotte dimensioni delle aziende (in termini economici e di superficie) e la scarsa capacità nell’aggregare l’offerta produttiva a cui si associa, evidentemente, una frammentazione della produzione. Il settore soffre di problemi di natura logistica e risente dell’assenza di un’efficiente organizzazione della produzione. Alcuni partecipanti si soffermano sull’incapacità degli operatori economici di differenziare l’offerta produttiva e di superare forme di gestione del territorio spesso incentrate sulle monoculture e che generano elevati costi sociali e ambientali. Inoltre, una criticità è individuata nella difficoltà dell’agricoltura, in genere, di avvicinarsi alle esigenze dei consumatori e delle imprese a valle delle filiere. A margine della discussione, si rileva la scarsa valorizzazione di alcuni scarti della lavorazione (si pensi all’impiego degli scarti del pomodoro nel campo della cosmesi e dell’energia). Sotto il profilo dei fabbisogni di ricerca, l’attenzione si sofferma sull’esigenza di studiare modelli organizzativi efficienti finalizzati ad aggregare l’offerta produttiva, anche in considerazione delle persistenti difficoltà delle piccole aziende agricole nel soddisfare le esigenze del mercato. Altro aspetto, strettamente collegato con il precedente, è quello legato alla realizzazione di studi in materia di logistica. A questo proposito, i partecipanti si soffermano sul concetto di “filiera virtuale”, nella quale la logistica è gestita attraverso comunicazioni via web tra gli operatori della filiera e nella quale si realizza un tipo di aggregazione immateriale tra imprese. Altri fabbisogni di ricerca, emersi dalla discussione, si riferiscono agli studi sull’utilizzo degli scarti di lavorazione del pomodoro. 73
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Anche per il mondo della ricerca è fondamentale concentrare l’attenzione sullo studio delle possibilità di aggregazione dell’offerta e sulle possibilità di accesso ai mercati di sbocco. Indubbiamente la cooperazione e l’associazionismo possono dare delle risposte concrete a molte delle criticità dell’agricoltura regionale individuate. A questo proposito emerge l’esigenza di approfondire lo studio delle forme di cooperazione agroalimentari esistenti in regione e, contemporaneamente, di analizzare e valutare le scelte di politica aziendale adottate per affrontare i problemi della globalizzazione. Una delle finalità delle ricerche è individuabile, quindi, nella definizione di modelli di cooperazione e associazionismo “vincenti”.
Produzione e mercato
Tavolo 8 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Analisi delle possibilità di ■■ Analisi delle possibilità di aggregazione dell’offerta aggregazione dell’offerta Sovrapproduzione e di accesso ai mercati di ■■ Studi in materia di sbocco Ridotte dimensioni logistica aziendali ■■ Analisi delle dinamiche ■■ Studi sull’utilizzo degli aziendali: aggregazione Scarsa capacità di scarti di lavorazione dell’offerta e utilizzo aggregazione dell’offerta del pomodoro, comune o tramite miglioramento prodotto Frammentazione contoterzismo dei mezzi filiera pasta grano duro della produzione di produzione agroalimentare e scarso ■■ Studio dei consumatori potere contrattuale di prodotti Difficoltà logistiche agroalimentari con riferimento alle Scarsa differenziazione differenti modalità di dell’offerta produttiva acquisto e contesti di Offerta non sempre consumo qualificata ■■ Studi di mercato e Bassa conoscenza pianificazione delle caratteristiche domanda produzioni agroalimentare e limitata notorietà Puglia a livello internazionale
■■ Monocoltura ■■ ■■ ■■ ■■
■■ ■■ ■■ ■■
■■ Ridotta politica di orientamento al cliente ■■ Esigenza di valorizzazione degli scarti di produzione (pomodoro) ■■ Eccessiva “località” dei mercati di sbocco Anche se dalla discussione del gruppo di lavoro emerge la consapevolezza sul ruolo di “guida” esercitato dalle multinazionali e dalla GDO in materia di consumi alimentari, il mondo della ricerca ravvisa l’importanza di condurre studi tesi a individuare modalità e 74
percorsi in grado di orientare i consumi verso le produzioni e, quindi, di spostare il potere d’indirizzo nelle mani del settore primario. È indispensabile approfondire le analisi sulla domanda, sempre in continua evoluzione, e sulle modalità di acquisto dei consumatori per essere sempre in grado di organizzare l’offerta, adeguandola alle esigenze del mercato e agli orientamenti dei consumatori. L’ultimo aspetto emerso durante la discussione si riferisce alla necessità di attivare ricerche di mercato funzionali alla pianificazione delle produzioni (e che contribuisco a generare reddito per gli agricoltori). Infine, si rileva la necessità di considerare le peculiarità territoriali nell’elaborazione della pianificazione produttiva. 2 Biologico/integrato Un tema intorno al quale è stata avviata un’animata discussione è quello dell’agricoltura biologica, settore cui sono associate criticità legate ai rischi di contaminazione con le colture tradizionali, agli elevati costi del sistema di controllo e, in generale, alla fragilità del mercato di sbocco. Inoltre, i partecipanti rilevano il basso livello di consumo di prodotti provenienti da forme di agricoltura biologica presso le scuole. Dal tavolo emerge l’esigenza di approfondire gli studi sulle tecniche produttive applicate in agricoltura biologica, finalizzate a produrre migliori performance in termini di sequestro della CO2 dall’atmosfera rispetto a forme produttive di tipo convenzionale. Il tema degli impatti generati dall’agricoltura sul global warming attira l’attenzione del tavolo e determina l’individuazione di un fabbisogno di studi sulle “politiche adottate in materia di riduzioni delle emissioni nell’atmosfera”. Altri due temi di studio proposti sono quelli legati alla valutazione del bilancio energetico in aziende agricole biologiche e in aziende di tipo convenzionale e, ancora, all’analisi della normativa legislativa esistente, sempre nell’ottica di favorire l’incremento del consumo di prodotti biologici. Il gruppo di lavoro non propone specifiche ricerche o studi scientifici associabili a questo tema.
Biologico/integrato
Tavolo 8 Problemi/criticità
■■ Mancanza di un sistema ■■ Attività di rinaturalizzazione di certificazione “bio” per produttiva integrata piccoli produttori e per le produzioni nei parchi ■■ Determinazione del bilancio energetico nelle ■■ Contaminazione tra aziende biologiche e colture convenzionali e convenzionali biologiche ■■ Basso consumo di prodotti biologici nelle scuole ed enti pubblici (allineandosi ai green pubblic procurement)
75
Fabbisogni
■■ Analisi su legislazione e normativa (obiettivo aumentare il consumo biologico)
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Ricerche ■■ Non sono associabili al cluster specifiche ricerche
3 Filiere produttive Altro tema emerso durante la discussione del tavolo è quello della valorizzazione delle filiere produttive regionali. Il settore agricolo si caratterizza per il basso livello di integrazione di filiera. A questo proposito, i partecipanti pongono l’accento sulla scarsa consapevolezza degli operatori agricoli delle opportunità, non solo economiche, derivanti dall’adozione di approcci di filiera. L’adesione a una dinamica di filiera da parte degli operatori pugliesi è interpretata soprattutto come una opportunità per beneficiare di finanziamenti pubblici, mentre si trascurano altri elementi che invero potrebbero valorizzare i risultati produttivi e l’efficienza dei rapporti interni alla stessa azienda. I fabbisogni di ricerca, emersi a proposito delle problematiche legate alle filiere produttive agroalimentari, afferiscono a due orientamenti di pensiero antitetici che si propongono, da un lato, di contribuire a consolidare le stesse filiere, ponendo l’accento sulla necessità di creare e formare figure professionali in grado di “orientare” il produttore agricolo nelle scelte aziendali, dall’altro - evidentemente con intenti provocatori – di abbandonare le forme organizzate di integrazione tra soggetti (filiere e distretti), ritenute, da alcuni partecipanti, responsabili dell’accentuazione della pratica della monocoltura e dell’uso intensivo del territorio. Alla luce di questi orientamenti i partecipanti avviano una intensa discussione sull’esigenza di diversificare le produzioni e di riconvertire i sistemi produttivi in un contesto in cui le filiere e i distretti produttivi svolgono un ruolo di rappresentanza e di indirizzo sul territorio.
Filiere produttive
Tavolo 8 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Bassa integrazione di filiera
■■ Studi sulle dinamiche di filiera
■■ Scarsa conoscenza sulle produzioni agricole a finalità energetica
■■ Studi sull’integrazione orizzontale e sui sistemi economici territoriali
■■ Esigenze di miglioramento nella logistica e nei trasporti (in particolare nella filiera ortofrutticola)
■■ Studi su nuove colture da dedicare alla filiera agro-energetica
■■ Studio sull’organizzazione e sulla competitività delle filiere agroalimentari pugliesi nel contesto internazionale: innovazioni organizzative
Inoltre, si esprime l’esigenza di attivare analisi sui progetti integrati, finalizzati a individuare i punti di legame tra i settori produttivi interessati. Ultimo fabbisogno proposto è quello legato agli studi su nuove colture da dedicare alla filiera agroenergetica, da realizzare attraverso una mappatura del territorio finalizzata a individuare le zone più adatte per la crescita di colture da utilizzare a fini energetici. Inoltre, si sottolinea l’importanza di studiare le possibilità di utilizzo a fini energetici e per l’estrazione del licopene di alcuni scarti di lavorazione del pomodoro. Come risposta alle criticità emerse, anche il mondo della ricerca propone di avviare 76
studi sull’organizzazione e sulla competitività delle filiere agro-alimentari pugliesi nel contesto internazionale. 4 Competitività e responsabilità sociale Altro tema emerso durante la discussione è quello del rapporto tra etica e competitività. A questo proposito, emerge come, anche in un contesto sempre più incentrato sulla competitività, sia indispensabile conciliare le dinamiche che consentono a un’azienda di operare sul mercato con l’obiettivo “sociale” dell’equa distribuzione del reddito tra i partecipanti di una determinata filiera (rapporto etica/ qualità).
Competitività e responsabilità sociale
Tavolo 8 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ (Mancato compimento) di una distribuzione equa del valore lungo tutta la filiera
■■ Non sono individuabili fabbisogni associabili al cluster
■■ Studi sulla responsabilità sociale in agricoltura e nell’agro-industria
■■ Etica/competitività
A questo proposito dal mondo della ricerca proviene la proposta di avviare studi in materia di responsabilità sociale in agricoltura e nell’agro-industria. 5 Competitività e territorio Un altro cluster si riferisce al rapporto tra competitività e territorio. In particolare, i partecipanti evidenziano l’esistenza di una criticità nella gestione della globalizzazione, laddove si cerchi di conciliare la valorizzazione delle peculiarità di un territorio con la difesa delle aspettative di reddito degli agricoltori. In particolare, si evidenzia l’esigenza di attivare una riflessione sugli approcci al “mercato globale” e sulle correlative esigenze di valorizzazione di “cultura/tipicità” dell’offerta legata al territorio, evitandone la massificazione. Un altro argomento di discussione è quello della valorizzazione dell’agricoltura sociale e delle fattorie sociali. Attualmente, secondo i partecipanti, il dibattito su questo tema è sì intenso ma molto carente, soprattutto in materia di analisi dei servizi erogabili e di reali fabbisogni dell’agricoltura. A riguardo, si ravvisa l’assenza di analisi sociologiche di carattere motivazionale (in grado di spiegare il perché le persone dovrebbero vivere e lavorare in campagna) e sugli output dell’agricoltura multifunzionale. Sotto il profilo dei fabbisogni di ricerca, dal tavolo emerge la necessità di studiare le dinamiche socio-economiche più adeguate per motivare il passaggio da una agricoltura “indifferenziata” a un’agricoltura che produca beni rappresentativi del territorio di riferimento. Infatti, si constata come si possano rappresentare due modelli di competitività, a cui associare due distinte esigenze di ricerca: da una 77
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
parte quello che spinge verso un prodotto indifferenziato con l’offerta di commodity e che, oggi, accusa maggiormente gli effetti della globalizzazione, dall’altro quello che punta alla differenziazione e alla “connessione con il territorio”. In questo quadro si rileva un’esigenza di riconversione dell’orientamento strategico delle aziende verso un modello produttivo più “aderente” alle caratteristiche del territorio pugliese. Dal tavolo emerge l’esigenza di avviare uno studio sugli isotopi per definire le caratteristiche dell’olio pugliese. In risposta alle criticità individuate, il mondo della ricerca propone di avviare studi sulle interrelazioni tra l’agricoltura e il territorio rurale e, ancora, approfondimenti scientifici in materia di riconversione produttiva finalizzati ad individuare gli scenari e le prospettive per l’agricoltura regionale (le agricolture possibili). Un’altra ricerca proposta si incentra sullo studio delle esigenze di servizi delle popolazioni rurali e sulle attese degli “urbani” rispetto all’agricoltura.
Competitività e territorio
Tavolo 8 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Agricoltura vs rurale; settore vs territorio; specializzazione vs multidisciplinare
■■ Identificazione di modelli per lo sviluppo rurale sostenibile
■■ Analisi delle interrelazioni tra settore agricolo e territorio rurale
■■ Scarsa capacità di offrire servizi e prodotti legati al territorio ■■ Globalizzazione con ridotto mantenimento delle caratteristiche territoriali ■■ Scarsità modelli organizzativi (alternativi) per migliorare la competitività
■■ Ricerche su recupero della biodiversità e su varietà antiche ■■ Rendere riconoscibile il prodotto pugliese
■■ Studi su potenziale riconversione delle imprese agricole ■■ Ricerca sulle esigenze di servizi delle popolazioni rurali e sulle attese degli “urbani” rispetto all’agricoltura ■■ Strategie di marketing per la creazione e distribuzione del valore nelle filiere dei prodotti di qualità e a connotazione territoriale ■■ Studi sulla valorizzazione del territorio, sull’identità dei prodotti e risvolti salutistici
Inoltre, si ritiene indispensabile avviare analisi sulle strategie di marketing per la creazione e distribuzione del valore nelle filiere dei prodotti di qualità e a connotazione territoriale. A questo riguardo, i partecipanti rilevano come il marchio “Prodotti di Qualità di Puglia” possa essere uno degli strumenti con cui la Regione può raggiungere queste finalità. Oggi il concetto di qualità è molto ampio e ingloba 78
la componente etica. Una delle richieste emerse dalla discussione è quella legata all’individuazione di modelli alternativi a quelli di mercato. In questo contesto la politica può svolgere un ruolo molto importante. Un ultimo aspetto su cui incentrare le ricerche è quello della valorizzazione del territorio e degli studi sull’identità dei prodotti. 6 Analisi di scenario/politiche pubbliche Una delle criticità individuate dal tavolo è rappresentata dalla limitata conoscenza della reale efficacia della spesa pubblica, alla quale il mondo produttivo affianca una esigenza specifica di ricerca legata alla valutazione degli impatti derivanti dall’applicazione del Programma di Sviluppo Rurale 2007-13 della Puglia. Dalla discussione emerge come quest’ultimo aspetto sia legato all’esigenza di realizzare ulteriori approfondimenti rispetto alle analisi e alle valutazioni previste e regolamentate dallo stesso Programma.
Analisi di scenario/ politiche pubbliche
Tavolo 8 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ (Scarsa conoscenza) efficacia della spesa pubblica
■■ Studio degli impatti ■■ Valutare l’impatto del della PAC sulle imprese PSR attraverso indicatori agricole e agrospecifici (economici, alimentari pugliesi. ambientali, giovani in Prospettive PAC 2014agricoltura) 2020
Il mondo della ricerca propone di studiare gli impatti della PAC sulle imprese agricole e agro-alimentari pugliesi e, ancora, di analizzare le prospettive della stessa con riferimento al prossimo periodo di programmazione. 7 Trasferimento della conoscenza/reti di relazioni I partecipanti individuano una serie di criticità legate alla scarsa o frammentata conoscenza degli imprenditori agricoli sulle esigenze tecnologiche aziendali, a cui si associano ridotti livelli di formazione e scarsa propensione all’innovazione degli stessi imprenditori. È molto sentita l’esigenza di raggiungere una maggiore professionalità degli operatori. Inoltre, si rileva l’esistenza di un problema di accesso all’innovazione da parte delle imprese agricole. Il mondo produttivo non ha espresso specifici fabbisogni di ricerca ma ha solo evidenziato un’esigenza di migliorare la diffusione delle innovazioni e dei risultati delle ricerche agli imprenditori agricoli e ai tecnici di settore. Infine, è emersa l’esigenza di creare sinergie tra gli esperti sanitari e i sociologi per creare e gestire la “filiera agricola sociale”. Infine, il mondo della ricerca propone di avviare studi di scouting della domanda tecnologica delle imprese agroalimentari al fine di individuare le esigenze di innovazione delle stesse. Inoltre, si propone di analizzare le potenzialità e il ruolo degli intermediatori tecnologici nel processo di trasferimento della conoscenza. 79
3. I fabbisogni e l’offerta di ricerca in agricoltura
Trasferimento della conoscenza/reti di relazioni
Tavolo 8 Problemi/criticità
Fabbisogni
Ricerche
■■ Conoscenza frammentata e opacità dei flussi informativi
■■ Il tavolo non ha espresso specifici fabbisogni di ricerca ma ha solo evidenziato esigenze legate alla corretta diffusione delle conoscenze, al recupero dei saperi e di figure professionali tradizionali, all’avvio di master universitari, alla creazione di sinergie tra gli esperti sanitari e i sociologi
■■ Scouting della domanda tecnologica: opportunità di clustering delle esigenze
■■ Parzialità o assenza di analisi sociologiche ■■ Latenza della domanda di innovazione, scarsa consapevolezza delle esigenze tecnologiche ■■ Ridotta capacità di formazione di filiera ■■ Necessità di maggiore professionalizzazione degli operatori (in particolare nel campo dell’ingegneria agroalimentare) ■■ Difficoltà di accesso all’innovazione da parte delle imprese
80
■■ Analisi delle potenzialità e del ruolo degli intermediatori tecnologici (ILO, TTO, ecc.) nel processo di trasferimento della conoscenza
4.
Gli orientamenti dei tavoli
4.1
La metodologia di lavoro Una volta rilevate e codificate le informazioni riguardanti la percezione degli stakeholder rispetto ai problemi/criticità e ai fabbisogni di ricerca sui temi affrontati in ciascun tavolo di approfondimento, il gruppo di ricerca dell’INEA ha avviato un’attività di analisi dei risultati ottenuti attraverso interventi di data cleaning e di standardizzazione e analisi delle informazioni clusterizzate. Da questo momento in poi l’analisi si sposta dal piano qualitativo a quello quantitativo. Se nella fase precedente, infatti, si è posto l’accento sulla tipologia di criticità e di interventi da affrontare, in questo contesto si è voluto invece valutare il peso di ciascuna tematica affrontata nei Tavoli. Ciò al fine di individuare un legame tra l’intensità di trattazione di un tema e l’importanza che il tema stesso ricopre nelle scelte degli stakeholder. Nel dettaglio, i risultati di ciascun tavolo sono stati sottoposti ad un’analisi articolata in tre fasi: (I) un’indagine quantitativa sui cluster e una successiva standardizzazione dei risultati; (II) l’interpretazione dei risultati ottenuti mediante l’ausilio di una “nuova” matrice BCG (The Boston Consulting Group matrix); (III) la sperimentazione di una tecnica di analisi e di valutazione dei risultati e delle proposte emerse durante i tavoli di approfondimento. È utile sottolineare come in tutti i tre momenti sono state attuate semplificazioni e interpretazioni indispensabili al lavoro di sintesi condotto. I principali risultati conseguiti sono costituiti dalla mappatura delle tematiche più discusse, dall’analisi comportamentale dei singoli gruppi di lavoro e dall’adozione di un processo decisionale in grado di mediare le istanze e le proposte degli stakeholder con i giudizi degli esperti e le valutazioni dei decisori politici. I. L’indagine quantitativa sui cluster ottenuti e la successiva standardizzazione dei risultati ha avuto come finalità quella di elaborare i dati raccolti durante i gruppi di lavoro partendo dall’analisi quantitativa delle risposte date dagli stakeholder ai quesiti proposti. In particolare, è stata applicata una metodologia in grado di individuare e spiegare gli orientamenti emersi durante ciascun tavolo, con riferimento alle tematiche indicate e all’intensità con cui le stesse sono state affrontate. Dopo aver reso confrontabili le informazioni ottenute, mediante la loro standardizzazione, si è proceduto a fornire un’interpretazione d’insieme e a tracciare il trend assunto dalle questioni dibattute, distinguendone i differenti gradi di importanza strategica e di condivisione da parte degli stakeholder. I concetti aggregati in cluster hanno costituito il panel di dati su cui si è basata l’analisi
81
4. Gli orientamenti dei tavoli
comportamentale di ciascuno degli otto gruppi di lavoro. I dati sono stati ripartiti in due distribuzioni: la prima, denominata problemi/criticità, rappresenta il numero di problematiche espresse in relazione a ciascun cluster individuato, la seconda, denominata fabbisogni di ricerca, rappresenta la consistenza della domanda di ricerca espressa in relazione ai medesimi cluster. È evidente che da tavoli strutturalmente diversi, se non altro per denominazione, tematiche affrontate e numero di stakeholder partecipanti, emergono cluster eterogenei per qualificazione e numerosità di informazioni in essi contenute. Ciò pone un limite di comparabilità sia tra cluster con la medesima denominazione ma riferiti a tavoli differenti, sia tra cluster di tavoli diversi aventi la stessa numerosità. Per queste ragioni, durante il processo di elaborazione dei dati, si è reso necessario uniformare i risultati ottenuti facendo ricorso al metodo della standardizzazione statistica delle variabili. Attraverso questa procedura statistica è possibile, infatti, rendere confrontabili variabili identiche appartenenti a distribuzioni diverse. 6 La variabile standardizzata:
misura le deviazioni dalla media aritmetica e ha come unità di misura la deviazione standard. Un dato così trasformato si chiama punto standard (o punto z). In particolare: è la distribuzione dei punti standard calcolata a partire da tutti i punti della variabile ; è il dato di cui si vuole calcolare il punto ; è la media della distribuzione del carattere ; è la deviazione standard della distribuzione del carattere . In questa analisi sono stati standardizzati i dati di entrambe le distribuzioni considerate. La variabile rappresenta tutti i concetti espressi dagli stakeholder alternativamente per la distribuzione problemi/criticità e per la distribuzione fabbisogni di ricerca. Per ciascun tavolo di approfondimento questi valori sono stati normalizzati rispetto alla media e alla deviazione standard di ciascuna distribuzione. In questo modo, per ogni tavolo di approfondimento ciascun valore assunto dalla variabile (cluster originario) risulta standardizzato e assume i nuovi valori (cluster standardizzato) che, pur conservando le proprie distanze relative da ogni altro punto, diventano confrontabili con tutti gli calcolati per tutti i tavoli costituiti. 6
La standardizzazione è una doppia normalizzazione: nella prima normalizzazione ogni dato è trasformato nel suo scarto dalla media, nella seconda normalizzazione questo scarto viene trasformato dall’unità di misura o di conto di quella variabile in unità del suo scarto-tipo. Ogni punto della vecchia distribuzione corrisponde ad uno della nuova e conserva le sue distanze relative da ogni altro punto. Poiché i dati originali sono stati trasformati in scarti dalla media e la somma algebrica degli scarti dalla media è per definizione 0, tutte le variabili standardizzate hanno media 0. Inoltre, poiché ogni scarto dalla media viene poi diviso per lo scarto-tipo della variabile di partenza, lo scarto-tipo di una qualunque variabile standardizzata è 1.
82
II. L’interpretazione dei risultati ottenuti mediante l’ausilio di una nuova matrice BCG ha consentito l’analisi dei dati ottenuti con la standardizzazione. Tale indagine è stata condotta mediante l’uso di uno strumento interpretativo mutuato dall’analisi del business aziendale e adattato per l’occasione alle esigenze di questo lavoro. Si tratta della matrice BCG 7 che è stata applicata ai cluster in relazione a due parametri: • primo parametro: l’intensità dei problemi/criticità, che misura la consistenza numerica delle problematiche espresse dagli stakeholder per ciascun cluster. I valori di tale parametro vengono indicati sull’asse orizzontale della matrice; • secondo parametro: l’intensità dei fabbisogni di ricerca, che misura la consistenza numerica delle ricerche indicate. I valori di tale parametro vengono indicati sull’asse verticale della matrice. La matrice ottenuta rispetto ai due parametri individuati è stata ridenominata dal gruppo di ricerca INEA Matrice Problemi Fabbisogni (MPF). Come per la matrice BCG tipica, dalla combinazione di questi due parametri si individuano 4 categorie di cluster: Star, Cash Cow, Question Mark e Dog. Figura 9 La Matrice Problemi Fabbisogni (MPF) L’area racchiude cluster Question Mark identificati da bassa intensità di problemi/criticità e alta intensità di fabbisogni di ricerca. Sono cluster “rischiosi” (e non essenziali) dato l’esiguo numero di problemi/criticità su cui andranno ad impattare le ricerche.
2,0
1,5
1,0
Nell’area si concentrano cluster Star caratterizzati da alta intensità di problemi/criticità e di fabbisogni di ricerca. I cluster rappresentano temi decisamente prevalenti su cui focalizzare prioritariamente l’attenzione.
0,5
problemi / criticità -2,0
-1,5
-1,0
-0,5
È l’area dei cluster Dog caratterizzati da bassa intensità di problemi/criticità e da bassa intensità di fabbisogni di ricerca. In essa sono presenti cluster poco rilevanti che si può decidere di trascurare.
7
0
-0,5
fabbisogni di ricerca
-2,5
-1,0
-1,5
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
Nell’area sono presenti cluster Cash Cow con alta intensità di problemi/criticità e bassa intensità di fabbisogni di ricerca. Possono ritenersi cluster importanti ma non prioritari.
-2,0
La matrice BCG venne ideata negli anni settanta come strumento di analisi del portafoglio business di un’impresa e permette di classificare le aree strategiche di affari (ASA/SBU) o attività dell’impresa. Nel marketing, la matrice BCG è utilizzata anche per la classificazione dei diversi prodotti o dei diversi segmenti in cui opera l’azienda. I parametri utilizzati per la classificazione sono il tasso di crescita del mercato sull’asse verticale (è una misura di attrattività del mercato) e la quota di mercato relativa sull’asse orizzontale (misura la forza dell’impresa in quel mercato). Dalla combinazione di questi due parametri si possono individuare 4 categorie di prodotti (Question Mark, Star, Cash Cow, Dog).
83
4. Gli orientamenti dei tavoli
Le otto matrici MPF originate da questo processo hanno permesso di interpretare i risultati dell’analisi afferenti a ciascun tavolo di approfondimento. Inoltre, la matrice MPF generale, originata dall’unione delle singole matrici ottenute, ha permesso di rappresentare il quadro analitico dell’insieme degli orientamenti manifestati dagli stakeholder. III. La sperimentazione di una tecnica di analisi e di valutazione dei risultati e delle proposte emerse durante i tavoli di approfondimento si è proposta di verificare come il giudizio di esperti, esterni al processo partecipato, potesse offrire al decisore pubblico in tempi rapidi un contributo puntuale nell’individuazione di soluzioni/ proposte efficaci e produttive per il territorio regionale e ciò nel pieno rispetto degli orientamenti emersi durante i tavoli. In particolare, si è deciso di non applicare al caso concreto tecniche consolidate di indagine basate sul giudizio di esperti (Delphi, Nominal Group Technique, ecc.), ma di sperimentare un nuovo approccio in grado di valorizzare le conoscenze interne del gruppo di ricerca, pur condividendo con le prime alcuni presupposti logici. La scelta degli esperti è ricaduta su soggetti, appartenenti al gruppo di ricerca dell’INEA e della Regione Puglia, in possesso di informazioni e conoscenze teoriche in materia di ricerca e di trasferimento delle innovazioni in agricoltura e capaci di interpretare e contestualizzare le proposte dei tavoli di approfondimento (criterio del possesso di expertise). In particolare, agli esperti, dopo essere stati opportunamente motivati sull’importanza della loro partecipazione (riconoscimento della loro expertise e dell’importanza del loro contributo), sono stati sottoposti i risultati dei tavoli di approfondimento sotto forma di rapporti analitici (si vedano le descrizioni dei tavoli contenuti all’interno del capitolo 3). Gli esperti, singolarmente e attraverso l’ausilio di una scheda di votazione, hanno espresso un giudizio (una valutazione di interesse) per ognuno dei fabbisogni e delle ricerche emerse durante i tavoli di approfondimento. Il percorso di lavoro proposto agli esperti non escludeva la possibilità che gli stessi potessero confrontarsi con altri conoscitori delle materie per acquisire ulteriori informazioni utili al processo valutativo (verifica della condivisione delle idee). Nel dettaglio, l’obiettivo del lavoro di ciascun esperto è quello di individuare e, conseguentemente segnalare, i “principali/più interessanti” temi di ricerca su cui la Regione Puglia dovrebbe concentrare l’attenzione in un’ottica di azione di breve medio termine e ciò anche nella consapevolezza dell’esistenza di stringenti vincoli di bilancio. Le regole del gioco (modalità di giudizio e criteri di valutazione) prevedono che ciascun esperto possa assegnare, per ciascun fabbisogno/ricerca proposto nei tavoli, un punteggio compreso tra 0 e 10 (ammessi solo valori interi), in maniera tale che la somma dei punteggi dell’insieme dei fabbisogni/ricerche di ciascun tavolo non superi in alcun modo il valore complessivo di 10. Il criterio di valutazione è, evidentemente, strettamente connesso con il “peso” attribuito dall’esperto alla singola proposta di fabbisogno/ricerca (voto da 0 a 10) in relazione all’insieme delle proposte emerse nel tavolo di approfondimento tecnico-scientifico (massimo 10 punti). Il meccanismo di votazione è, inoltre, influenzato dalla possibilità che l’esperto possa comparare anche proposte presenti in vari tavoli e, quindi, di fatto modificare il “peso” relativo di ciascuna proposta. I risultati delle votazioni degli 84
esperti sono stati, quindi, elaborati e resi confrontabili tra di loro attraverso il ricorso al metodo della standardizzazione statistica delle variabili (si veda il precedente punto I). Al fine di segmentare i valori contenuti nella distribuzione finale, si è proceduto alla suddivisione della stessa in quartili e all’individuazione di quattro livelli di valutazione corrispondenti. L’introduzione di una terza variabile all’interno della matrice MPF, rappresentata dal parere degli esperti, ha permesso di caratterizzare ciascun evento (fabbisogno/ ricerca) in termini di intensità dei problemi/criticità, dei fabbisogni di ricerca e del giudizio degli esperti, generando in tal modo una ulteriore matrice a tre variabili denominata Matrice Problemi Fabbisogni Valutazione (MPFV). La metodologia di valutazione descritta si inserisce all’interno di un processo decisionale partecipato già avviato e si propone, da un lato, di fornire al decisore pubblico informazioni utili a costruire una strategia di sostegno della ricerca in agricoltura e, dall’altro, di proporre agli stessi stakeholder utili elementi di discussione nelle attività di scelta tra proposte alternative, da realizzarsi in momenti/fasi successive al processo sin qui descritto. I risultati e le implicazioni che sono state desunte dall’applicazione delle metodologie appena descritte sono rappresentati e illustrati nei paragrafi successivi.
85
4. Gli orientamenti dei tavoli
4.2
I temi e i livelli di interesse degli stakeholder
Tavolo 1 - Prodotti e tecniche delle coltivazioni arboree, delle filiere vitivinicola e olivicolo-olearia - i cluster che descrivono i temi affrontati dagli stakeholder sono cinque: qualità/tracciabilità, ambito produttivo gestionale, ambiente, difesa/chimica e produzione/ commercializzazione. Dal volume di interventi fatti dagli stakeholder durante la discussione, nessuno dei cluster ha registrato un livello congiunto di alta intensità di problemi e di fabbisogni di ricerca. Ne consegue che nessuno degli argomenti di discussione può essere considerato Star, ossia decisamente prioritario (fig. 10). Data l’assenza di Star su cui focalizzare l’attenzione, si passa a prendere in considerazione i cluster di secondaria importanza appartenenti alle categorie Cash cow e Question mark. Partendo dal cluster qualità/tracciabilità (al limite tra i quadranti Star e Cash cow) si evidenzia, per un verso, la notevole attenzione degli stakeholder per le criticità incluse in questo raggruppamento (salubrità degli alimenti e gestione della tracciabilità delle produzioni regionali), per l’altro la riflessione più contenuta circa le proposte di ricerca (elaborazione di disciplinari di produzione per le filiere, studi sulle tecnologie di trasformazione e sui sistemi di valorizzazione delle produzioni di qualità). Figura 10 Tavolo 1
2,5
er Pr ci od al u iz z za io zi ne on / e
2,0
1,5
m
question mark
star tà
tr ac
ci
ab
ili
co
m
1,0
lit Q
ua
problemi / criticità -1,0
-0,5
0
1,0
1,5
2,0
2,5
-0,5
bi e
dog Am
-1,0
-1,5
cash cow pr od
fabbisogni di ricerca
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Il cluster produzione/commercializzazione (Question mark) evidenzia una situazione opposta alla precedente: gli stakeholder hanno individuato e discusso relativamente poco delle criticità connesse con la produzione agricola e la commercializzazione dei prodotti delle coltivazioni arboree, vitivinicole e olivicole, ma hanno indicato 86
un numero considerevole di ricerche utili a questi comparti. Fermo restando la necessità di indagare più a fondo le ragioni di questa discordanza (scarsa capacità di focalizzare o di esprimere le problematiche? Scarsa consapevolezza delle criticità?), è, comunque, utile sottolinearne l’importanza relativa che contraddistingue questo cluster, attorno al quale si è concentrata gran parte della discussione del gruppo di lavoro. La limitata capacità di pianificare in maniera efficiente la produzione e la commercializzazione agricola è il punto cardine su cui, secondo il gruppo, deve agire la ricerca in questo ambito, mediante studi sulle innovazioni di prodotto e modelli produttivi adeguati alle caratteristiche delle aziende pugliesi e alle richieste del mercato. Proseguendo nell’analisi, il cluster ambito produttivo/gestionale (Cash cow) mostra un elevato numero di problematiche collegate a poche proposte di ricerca. Le questioni maggiormente dibattute hanno riguardato i numerosi problemi strutturali delle aziende agricole pugliesi (frammentazione, individualismo e inadeguata organizzazione delle aziende agricole, insieme a senilizzazione degli imprenditori agricoli, bassa propensione all’innovazione e alla valorizzare economica dei sottoprodotti della lavorazione). Tuttavia, a fronte di criticità a così ampio spettro, i fabbisogni di ricerca proposti dal gruppo sono stati piuttosto generici e riferiti prevalentemente all’esigenza di ridurre i costi di produzione e avere una maggiore sostenibilità ambientale, anche in questo caso, mediante innovazioni di prodotto e di processo. Per completezza, l’analisi della MPF si conclude con i cluster ambiente e difesa/chimica che rientrando nella categoria Dog risultano trascurabili rispetto all’impostazione data a questa analisi. Analizzando nel complesso il posizionamento dei cluster sulla MPF, questi seguono un andamento piuttosto irregolare rispetto alle bisettrici dei quadranti (fatta eccezione per il cluster ambiente). Ciò è indicativo del fatto che gli stakeholder hanno discusso per ciascun cluster in modo poco bilanciato di problemi e di relativi fabbisogni di ricerca. Si rivela inoltre una tendenziale dispersione degli stessi cluster rispetto all’origine della matrice, presumibilmente in ragione della vastità dei temi su cui gli stakeholder hanno dovuto esprimersi. Tavolo 2 - Prodotti e tecniche delle coltivazioni cerealicole, industriali, officinali, foraggere e no-food e loro tecnologie. Produzioni e valorizzazione tecnologica nel settore orticolo, floricolo e del vivaismo ornamentale e delle colture officinali - presenta sei cluster, la metà dei quali sono classificati come Star, uno come Cash cow e due come Dog (fig. 11).8 Alla luce del posizionamento nella matrice, sono da ritenersi prioritari i temi che afferiscono ai cluster qualità/tracciabilità, produzione agricola e ambiente. Tra questi, il primo è quello che, in assoluto, si è caratterizzato per il maggior numero di proposte di ricerca, mentre il secondo accoglie il maggior numero di criticità e, infine, il terzo si caratterizza per un tendenziale equilibrio tra problematiche e fabbisogni di ricerca espressi dal gruppo. Analizzando nel dettaglio il cluster qualità/tracciabilità, gli stakeholder hanno proposto di concentrare la ricerca 8
L’analisi dei cluster riferita a questo tavolo di approfondimento ha richiesto una riclassificazione aggiuntiva rispetto a quella realizzata per gli altri tavoli, dovuta alla differente impostazione data in fase di attuazione (cfr. par. 3.2.2). Le ragioni di questa eccezione risiedono nella particolare vastità della tematica affrontata dal tavolo e nel carattere “sperimentale” dello stesso (si è trattato del primo tavolo realizzato nel quale si è testata la metodologia di indagine).
87
4. Gli orientamenti dei tavoli
Figura 11 Tavolo 2
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principalmente sulla sperimentazione di nuovi sistemi per la sanificazione dei prodotti per un maggior rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Per quel che concerne il cluster produzione le ricerche suggerite hanno riguardato, invece, l’individuazione di nuovi prodotti e la messa a coltura di specie spontanee d’interesse per il mercato, innovazioni di prodotto e di processo nell’ambito degli alimenti funzionali e l’innovazione varietale in relazione agli aspetti nutrizionali e salutistici. Con riferimento al cluster ambiente gli stakeholder hanno focalizzato la loro attenzione sui problemi legati alla scarsa conoscenza delle tecniche a basso impatto ambientale, mentre le ricerche proposte hanno affrontato soprattutto il tema delle innovazioni in materia di gestione della fertilità, della risorsa idrica e la difesa fitosanitaria.
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Se si guarda alla distribuzione dei cluster nella matrice, quelli ambiente e filiere produttive denotano un buon bilanciamento tra il numero di criticità e di fabbisogni di ricerca. Questo dato evidenzia coerenza e, implicitamente, anche una buona consapevolezza da parte degli stakeholder delle criticità e delle esigenze di ricerca riguardanti la componente ambientale e della filiera produttiva dei comparti cerealicolo, orticolo e florovivaistico. Ciò non è altrettanto vero per gli altri cluster, per i quali invece la trattazione di criticità e fabbisogni risulta tendenzialmente poco collegata per la mancanza di corrispondenza tra numerosità dei problemi esposti e di ricerche proposte. Come per il tavolo 1, anche in questa circostanza si può ipotizzare che la vastità dei temi su cui gli stakeholder sono stati chiamati ad intervenire è stata causa di dispersione degli interventi, contribuendo alla difficile identificazione delle priorità da parte dei partecipanti. 88
Tavolo 3 - Zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura - i cluster individuati sono cinque, di cui solo uno – sistemi di allevamento/qualità – è classificato come Star (fig. 12). Data anche la posizione che occupa all’interno del quadrante, è indubbiamente questo l’argomento su cui gli stakeholder hanno concentrato la gran parte della loro attenzione e per il quale, inoltre, hanno espresso una chiara connessione tra criticità e ricerche. Tra le principali problematiche legate ai sistemi di allevamento e al tema della qualità delle produzioni zootecniche, primeggiano le poco adeguate diete alimentari degli animali e il massiccio uso di mangimi di varietà importate che frena l’impiego di varietà autoctone e che incidono negativamente sulla qualità delle carni e dei prodotti lattiero-caseari. A fronte di queste criticità il gruppo ha espresso l’esigenza di condurre studi sull’alimentazione animale che migliorino la componente salutistica delle produzioni zootecniche regionali. Figura 12 Tavolo 3
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Altro aspetto evidenziato dagli stakeholder è il problema della gestione della produzione lattiero-casearia rispetto alla stagionalità dei consumi e alla loro conservazione, in riferimento al quale il gruppo ha proposto l’attivazione di ricerche per prolungare la shelf-life delle produzioni agro-zootecniche e studi su metodi di trasformazione innovativi per la conservazione di latte e derivati. La valorizzazione e la tracciabilità delle produzioni, anche se racchiude in sé poche criticità e poche ricerche, raccoglie proposte di ricerca che rafforzano ancor di più l’idea di sostenere le performance e la qualità degli allevamenti attraverso lo sviluppo di sistemi di 89
4. Gli orientamenti dei tavoli
tracciabilità innovativi, la georeferenziazione delle produzioni tipiche e di qualità. I restanti tre cluster includono argomenti tendenzialmente trascurabili su cui gli stakeholder hanno manifestato un basso numero di indicazioni sia in termini di criticità sia di fabbisogni di ricerca. Nel giudizio globale sull’andamento del tavolo 3 è interessante evidenziare la buona capacità del gruppo di lavoro di creare corrispondenza tra il numero di criticità e i fabbisogni di ricerca riferiti al quadrante Star e Cash cow. Mentre il parziale allineamento dei restanti cluster rispetto alle bisettrici dei quadranti indica una scarsa corrispondenza tra problematiche e fabbisogni connessi e, quindi, la presenza di argomenti rispetto ai quali gli stakeholder hanno discusso in modo non sempre bilanciato. Tavolo 4 - Selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio - gli stakeholder hanno indicato sei cluster, di cui la metà sono di evidente interesse, poiché posizionati nel quadrante Star, mentre la restante parte risulta composta da cluster di secondaria o scarsa rilevanza, in quanto ripartiti tra area Dog e Question mark (fig. 13). I temi dell’ambito produttivo-gestionale e le questioni di carattere ambientale connesse con il settore foreste sono stati quelli su cui gli stakeholder hanno focalizzato maggiormente la loro attenzione, evidenziando criticità e fabbisogni di ricerca ritenuti essenziali per migliorare le performance di un comparto che vive un indiscusso stato di necessità. Per quel che concerne il cluster produzione, il gruppo di lavoro concorda sulla scarsa valorizzazione del ruolo produttivo dei boschi e la scarsità di informazioni statistiche sulle produzioni legnose prodotte in regione. Su questi temi gli stakeholder esprimono precisi fabbisogni di ricerca in materia di produzione (sperimentazioni colturali di specie autoctone a rapido accrescimento, studi sulla tartuficoltura e sui prodotti di nicchia del bosco) e di produttività dei boschi pugliesi (ricerche sulla meccanizzazione e sull’uso dei sottoprodotti delle lavorazioni forestali a fini energetici). Gli stakeholder pongono inoltre l’accento sullo stato di degrado e di abbandono in cui versano i suoli forestali in alcune aree del territorio e la mancanza di piani di gestione forestale nelle aree protette, aspetti che mettono a rischio la riserva di biodiversità forestale dei boschi pugliesi. Sono principalmente queste, insieme alla carenza nella manutenzione dei boschi, le principali criticità che il gruppo individua negli altri due cluster Star (ambiente e gestione forestale). In risposta a queste criticità gli studi scientifici dovrebbero puntare prioritariamente sull’analisi della consistenza del patrimonio boschivo regionale (creazione della carta forestale e dell’inventario forestale regionale). Osservando il quadrante Question mark, si rileva come anche gli argomenti attinenti gli scenari e le strategie di riferimento per la gestione delle foreste hanno evidenziato un livello di coinvolgimento nella discussione degno di nota, sebbene non abbiano prodotto un numero rilevante di temi di ricerca (per lo più orientati al supporto scientifico per la ridefinizione delle politiche a sostegno del settore forestale e ad analisi di tipo socio-economico sulla multifunzionalità e sui benefici delle aree boscate).
90
La matrice MPF nella sua globalità mostra da un lato una tendenziale dispersione di tutti i cluster – fatta eccezione per strategie/scenari – rispetto all’origine della matrice e dall’altro il loro tendenziale posizionamento lungo le bisettrici dei quadranti. Ciò significa che per il tavolo 4 non c’è stato un tema prioritario su cui gli stakeholder hanno focalizzato le loro riflessioni, ma che invece il gruppo ha affrontato per ciascun cluster problematiche e fabbisogni di ricerca connessi in maniera coerente e bilanciata (ad esclusione del cluster ambiente). Figura 13 Tavolo 4
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Tavolo 5 - Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale - presenta dieci argomenti di discussione, di cui solo tre si posizionano nell’area Star della matrice poiché hanno registrato un’intensità di trattazione elevata sia per problemi/criticità sia per fabbisogni di ricerca (fig. 14). I cluster in oggetto riguardano sia l’ambito produttivo/gestionale sia tematiche più specificatamente a carattere ambientale afferenti alla gestione della risorsa idrica, del suolo e del territorio. In aggiunta, va anche annoverato il cluster rifiuti/residui di lavorazione che, collocandosi tra le aree Star e Question mark della matrice, risulta anch’esso un tema che ha generato interesse, sebbene in misura inferiore rispetto ai precedenti. Analizzando nello specifico le tematiche dei cluster Star e partendo dal più discusso tra questi, ossia quello denominato ambito produttivo/gestionale, si rileva come le principali questioni individuate dagli stakeholder si riferiscono principalmente alla qualità totale e alle numerose criticità ad essa connesse. Si va dalla bassa efficienza 91
4. Gli orientamenti dei tavoli
Figura 14 Tavolo 5
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nella gestione del processo produttivo (necessario migliorare la tracciabilità, la conservazione/packaging dei prodotti, ottimizzare i consumi energetici e idrici) alla scarsa innovazione (esigenza di nuove varietà adattabili all’ambiente, di produzioni di IV gamma, di tecnologie a basso impatto ambientale) per giungere alla scarsa valorizzazione delle produzioni (scarso impiego di certificazioni ambientali e riconoscimenti sulla salubrità delle produzioni). Ne consegue che i temi di ricerca indicati dagli stakeholder riguardano soprattutto gli studi su innovazioni di prodotto (approfondimenti sugli alimenti funzionali) e di processo (tecniche di produzione innovative ecosostenibili), ma anche sulla salvaguardia della biodiversità, sul recupero di colture tradizionali e sulle performance ambientali delle aziende agricole regionali. A ge mb st ito io p na ro le du
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Altro cluster verso cui il gruppo ha mostrato particolare attenzione riguarda la tutela del territorio in termini di uso della risorsa idrica e del suolo, rispetto al quale gli stakeholder hanno individuato soprattutto numerose criticità (prime fra tutte l’abbassamento della falda acquifera, la perdita di fertilità dei terreni, la scarsa manutenzione e l’inquinamento dei suoli) piuttosto che fabbisogni di ricerca. Questi ultimi si riferiscono principalmente agli studi sulla tutela quantitativa e qualitativa della risorsa acqua e al miglioramento dell’uso dei terreni. Se si prende in considerazione il numero delle ricerche proposte, assume un ruolo di notevole interesse anche il cluster gestione dei rifiuti/residui di lavorazione che, in ragione di un numero di criticità esattamente pari al dato medio complessivo del tavolo, si trova al confine tra i quadranti Star e Question mark. È utile sottolineare come rispetto a questo 92
argomento, gli stakeholder hanno dato importanza non solo a ricerche sui sistemi gestionali degli scarti di produzione a basso impatto ambientale, ma anche alla valorizzazione di sottoprodotti dell’agroindustria (per la produzione di energia e il recupero delle biomasse agricole). Proseguendo nell’analisi, si rileva un unico cluster (difesa/chimica) che ricade nel quadrante Question mark, anche se la particolare posizione che occupa - basso scostamento negativo dei problemi e basso scostamento positivo dei fabbisogni di ricerca rispetto ai rispettivi dati medi - lo rende un caso d’incoerenza di scarsa rilevanza e può essere, pertanto, assimilato ad un cluster Dog, quindi trascurabile, insieme agli altri cluster biologico/integrato, biodiversità, clima ed energia. La valutazione complessiva sull’andamento dei lavori del tavolo rileva, per la quasi totalità dei cluster, una buona corrispondenza tra numero di problematiche e fabbisogni corrispondenti che si rileva soprattutto per i cluster più discussi (ambito produttivo/gestionale, suolo e territorio). I numerosi argomenti di discussione hanno generato una certa dispersione delle informazioni, fermo restando che per i temi prioritari gli stakeholder hanno ben focalizzato le ricerche e le criticità su cui intervenire. Tavolo 6 - Multifunzionalità in agricoltura - presenta sei argomenti di discussione, di cui solo due (funzione ambientale/paesaggistica e funzione produttiva) sono compresi nel quadrante Star della matrice (fig. 15). Tra i temi individuati, gli stakeholder hanno focalizzato maggiormente la loro attenzione sulla funzione ambientale e paesaggistica dell’agricoltura multifunzionale. Meno marcata, in quanto si discosta di poco dal dato medio, è invece l’importanza evidenziata per il tema che attiene la funzione produttiva. In sintesi, le problematiche del cluster funzione ambientale/paesaggistica hanno riguardato principalmente il mancato riconoscimento economico del servizio che l’agricoltura fornisce in materia ambientale, la carenza di valutazioni sulla sostenibilità ambientale delle produzioni agricole, nonché l’insufficiente valorizzazione dell’impiego delle agro-energie tra gli operatori agricoli. Le esigenze di ricerca espresse per far fronte a queste criticità si riferiscono principalmente al potenziamento degli studi scientifici sulle buone prassi in agricoltura nel rispetto della tutela del territorio, sulle tecniche di gestione agronomica a sostegno delle funzioni ecologiche e ambientali e sulle opportunità di compensazione del reddito offerte dalla multifunzionalità. Per quel che concerne il cluster funzione produttiva il gruppo di lavoro ha evidenziato un problema di bassa redditività del settore agricolo collegato all’inadeguatezza delle forme di sostegno al reddito e al mancato riconoscimento socioeconomico da parte della collettività del ruolo multifunzionale dell’agricoltura. A fronte di questa criticità, gli stakeholder hanno espresso l’esigenza di attivare analisi sulle prospettive reddituali della multifunzionalità in agricoltura e, ancora, sull’individuazione delle attività complementari al core business dell’impresa agricola, finalizzate ad incrementarne l’attrattività del territorio rurale pugliese. Un minor numero di interventi ha interessato, invece, le altre funzioni tipiche della multifunzionalità agricola (turistica, didattica e sociale).
93
4. Gli orientamenti dei tavoli
Figura 15 Tavolo 6
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Rispetto all’articolazione dei lavori del tavolo 6, il dato d’insieme mostra una forte propensione ad associare la multifunzionalità in agricoltura alla funzione di salvaguardia del territorio e del paesaggio, lasciando in secondo piano gli altri aspetti della multifunzionalità. Ne consegue che anche il maggior numero di proposte di ricerca sono associate a questi temi, piuttosto che alle funzioni didattica, sociale, turistica che abbracciano temi riguardanti una più marcata diversificazione produttiva. Tavolo 7 - Biotecnologie animali e vegetali - sono stati individuati sei cluster dei quali soltanto uno ricade nel quadrante Star, mentre i restanti cinque si posizionano nelle aree di minor rilevanza della matrice (fig. 16). Il tema centrale per il tavolo è quello della protezione e sanità degli alimenti lungo la filiera agroalimentare, puntando l’attenzione soprattutto sullo stato sanitario e sull’impatto che le malattie infettive degli animali hanno sulle produzioni zootecniche regionali. Con riferimento alle produzioni vegetali, invece, il principale problema si riferisce al rispetto dei parametri minimi previsti dWalla normativa vigente per la commercializzazione e l’impianto in campo del materiale di propagazione. Altra importante questione sollevata ha riguardato l’esigenza di una migliore gestione delle malattie, attraverso l’elaborazione di protocolli di risanamento.
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Figura 16 Tavolo 7
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Alla luce di queste problematiche, le ricerche suggerite in campo zootecnico hanno riguardato in primis lo sviluppo di sistemi innovativi per la ricerca di agenti zoonosici, nonché la messa a punto di test diagnostici biomolecolari per l’individuazione, direttamente in azienda, di patologie infettive che incidono sulle produzioni zootecniche. Inoltre, gli stakeholder hanno sottolineato l’importanza di approfondire gli studi sulla diagnostica e il risanamento di malattie infettive. Per quel che concerne, invece, il campo delle produzioni vegetali la ricerca va orientata verso studi per la realizzazione di mezzi diagnostici e la messa a punto di protocolli applicativi per migliorare la difesa delle piante, nonché progetti di selezione clonale finalizzati al risanamento delle specie frutticole, viticole e olivicole. Il gruppo di lavoro ha anche riflettuto su argomenti strettamente connessi con la sicurezza alimentare, come la valorizzazione che le produzioni agroalimentari di qualità, sane e controllate, devono avere sui mercati. Questo cluster, classificato come Question mark, comprende interessanti proposte di ricerca orientate all’applicazione di studi per la valorizzazione di produzioni tipiche regionali mediante lo sfruttamento della biodiversità microbica autoctona e l’applicazione delle biotecnologie per la creazione di nuovi prodotti. Infine, i cluster tracciabilità, ambiente, biodiversità e performance produttive, pur affrontando temi interessanti nella sfera della ricerca biotecnologica, hanno contato pochi suggerimenti per la discussione sia in termini di criticità sia di proposte di ricerca connesse e risultano posizionati nel quadrante Dog della matrice.
95
4. Gli orientamenti dei tavoli
Se si considera l’andamento globale dei lavori, gli stakeholder del tavolo 7 hanno focalizzato l’attenzione sul solo tema Star su cui hanno, tra l’altro, mostrato anche un’ottima capacità di creare corrispondenza tra il numero di criticità e i fabbisogni di ricerca relativi. Un certo grado di coerenza è riscontrabile anche per i cluster meno importanti tracciabilità e biodiversità, mentre quelli ambiente, performance produttive e valorizzazioni delle produzioni presentano uno sbilanciamento tra numero di criticità e fabbisogni di ricerca, riducendo di fatto la coerenza dell’articolazione del tavolo nel suo complesso. Tavolo 8 - Strategie politiche economiche e sociali - sono stati individuati sei temi di discussione che, dalla ripartizione all’interno della matrice, risultano per la gran parte Dog, mentre un unico cluster risulta Star e due si posizionano al limite con l’area Question mark (fig. 17). Figura 17 Tavolo 8
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Sebbene nel complesso i temi su cui gli stakeholder hanno indirizzato i loro interventi siano stati vicini a quelli che animano il dibattito nazionale ed europeo in materia di politiche agricole, l’attenzione del gruppo si è focalizzata soprattutto sulle strategie e sulle politiche che vanno ad impattare in maniera diretta sui temi della produzione, mercato, territorio e competitività, mettendo meno in luce le criticità e la domanda di ricerca riferite alla responsabilità sociale, alla produzione biologica/integrata e, in generale, agli scenari di politica economica. Le maggior parte delle criticità individuate sono strettamente connesse con le caratteristiche strutturali e organizzative delle aziende agricole pugliesi. Le ridotte dimensioni, 96
2,5
la scarsa capacità di aggregazione dell’offerta produttiva, i problemi di gestione logistica sono già di per sé problematiche da tenere sotto la lente d’ingrandimento e che, in parte, alimentano anche altre criticità come la mancanza di una efficiente organizzazione della produzione, la scarsa capacità di cogliere le opportunità di mercato (intercettare i bisogni dei consumatori e degli altri operatori delle filiere ma anche l’impiego potenziale di alcuni scarti della lavorazione) e il difficile superamento di impostazioni produttive monocolturali che generano elevati costi sociali e ambientali. Di conseguenza, sotto il profilo dei fabbisogni di ricerca, l’attenzione si è soffermata principalmente proprio sull’esigenza di studiare modelli organizzativi efficienti finalizzati ad aggregare l’offerta produttiva e a facilitare l’accesso ai mercati di sbocco. Le proposte di ricerca sono indirizzate verso lo studio di modelli di cooperazione e associazionismo e verso l’analisi di scelte di politica aziendale. Inoltre, il gruppo ha sollevato le necessità di condurre studi scientifici tesi a individuare modalità e percorsi in grado di orientare la preferenze dei consumatori verso le produzioni. Dalla discussione emerge la domanda di ricerca nell’ambito della commercializzazione e della valorizzazione produttiva, laddove si suggeriscono studi sull’impiego dell’ITC nella gestione della logistica e per lo sfruttamento economico degli scarti di lavorazione. Anche nel tavolo 8 è possibile rilevare uno sbilanciato della trattazione a favore del cluster Star verso cui gli stakeholder hanno mostrato, tuttavia, una scarsa coerenza tra le criticità espresse e i fabbisogni di ricerca ad esse correlate. Una tendenziale coerenza è riscontrabile, invece, per gli altri cluster individuati (fatta eccezione per il cluster territorio e competitività per il quale gli stakeholder hanno indicato molte meno criticità su cui andrebbero ad impattare i fabbisogni di ricerca connessi). La standardizzazione dei risultati emersi dagli otto tavoli di discussione ha permesso di effettuare un raffronto tra gli stessi nell’ambito di un’unica matrice MPF che ne riassume l’andamento generale rispetto alla trattazione dei temi affrontati. I dati di sintesi emersi parlano di 50 cluster rilevati complessivamente, concentrati per la gran parte nel quadrante Dog (46%) e Star (30%), mentre i due quadranti intermedi Cash cow e Question mark ne ricomprendono ciascuno una porzione minoritaria (12%). Concentrando l’attenzione sul quadrante Star (fig. 18), risulta una scarsa presenza di cluster posizionati lungo la bisettrice (tratto di perfetta coincidenza tra numero di criticità e di ricerche espressi dagli stakeholder) a fronte di un numero consistente di cluster posizionati al di sotto della stessa. Gli stakeholder, quindi, sono stati molto più attenti ad individuare le criticità che caratterizzano i diversi aspetti dell’agricoltura regionale piuttosto che a segnalare le ricerche funzionali al miglioramento delle performance del sistema agricolo. Ad esclusione del tavolo 1 (Coltivazioni arboree, vitivinicolo, olivicolo), tutti i tavoli sono rappresentati da almeno un cluster nel quadrante Star, sebbene il maggior numero abbia origine dal tavolo 2 (Coltivazioni cerealicole), dal tavolo 4 (Selvicoltura) e dal tavolo 5 (Agricoltura e ambiente). I tavoli 3 (Zootecnia), 6 (Multifunzionalità), 7 (Biotecnologie) e 8 (Strategie politiche, economiche e sociali) sono quelli che hanno ottenuto il più alto numero di interventi (post-it) per i cluster dell’area Star. Si è detto che i temi meno trattati dagli stakeholder, che ricadono nel quadrante Dog, sono i più numerosi. I tavoli che hanno il numero più 97
4. Gli orientamenti dei tavoli
consistente di cluster nell’area Dog sono il 5, 7 e l’8. Mentre il primo ha numerosi cluster distribuiti in maniera piuttosto omogenea sulla matrice, gli altri due ne hanno pochi e, di questi, la gran parte appartiene a questo quadrante. Interessante è anche il numero di cluster dell’area Cash cow, che mettono in evidenza alcuni temi che necessitano di un’attenzione particolare e di una spinta verso lo sviluppo di proposte di ricerca. I temi in questione riguardano soprattutto gli argomenti connessi con gli aspetti produttivi, la qualità, la tracciabilità e la valorizzazione delle produzioni. Infine, poco rilevante è il numero di cluster ricadenti nel quadrante Question mark per il quali si riscontra poca coerenza nella trattazione (molti fabbisogni di ricerca ma poche criticità). In riferimento a questi, risulta interessante sottolineare che si tratta prevalentemente di cluster che, pur ricadendo in questo quadrante, convergono verso il centro della matrice, ossia verso il dato medio della distribuzione. Ciò sta a significare che non si ravvisano forti incoerenze nella discussione – fatta eccezione che per il cluster produzione/commercializzazione del tavolo 1 che presenta uno forte sbilanciamento a favore dei fabbisogni di ricerca.
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Figura 18 Andamento generale dei tavoli di approfondimento
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6
5
Tavolo 1
6
9
3
8 2 6
4 4
5 4 1 0,5 3
2 -1,5
star
1,0
5
problemi / criticità -2,5
3
4
6
1
1
5 1,5
question mark
3
22
3
1,0
1,5
2,0
10 3
4
cash cow
-1,5
2
-2,0
-2,5
Tavolo 4
Tavolo 6
1
Ambiente
1
Ambiente
1
Funzione produttiva
2
Difesa/chimica
2
Difesa/chimica
2
3
Produzione/commercializzazione
3
Produzione
Funzione ambientale/ paesaggistica
4
Ambito produttivo/gestionale (costi)
4
Gestione (foreste)
3
Scenari/sistema
Logistica
4
Funzione sociale
Qualità/tracciabilità
5
5
5
Funzione didattica
Funzione turistica
Tavolo 2 1
Qualità/tracciabilità
2
Filiere produttive
3
Produzione
4
Sicurezza alimentare/qualità
5
Ambito produttivo/gestionale
Ambiente
Tavolo 3 1
Benessere animale
2
Sistemi di allevamento/qualità
3 4
99
Valorizzazione/tracciabilità Impiego sottoprodotti + Biodiversità
Scenari/strategie
Tavolo 5 1
Ambito produttivo/gestionale
2
Clima
3
Risorsa idrica
4
Suolo e territorio
5
Rifiuti/residui di lavorazione
Energia
Biodiversità
Biologico/integrato
Difesa/chimica
1
Scenari/strategie
4. Gli orientamenti dei tavoli
Tavolo 7 1
Ambiente + Performance produttive
2
Biodiversità
3
Protezione e sanità
4
Valorizzazione produzioni
5
Tracciabilità
Tavolo 8 1
Produzione/mercato
2
Biologico/integrato
3
Filiere produttive
4
Responsabilità sociale e competitività
5
Territorio e competitività
Scenari/politiche pubbliche
2,5
4.3
Il parere degli esperti L’attività svolta dal gruppo di esperti ha permesso di segmentare e di gerarchizzare l’insieme dei risultati e delle proposte emerse in ciascun tavolo. In particolare, gli esperti hanno realizzato una prima attività di selezione dei risultati conseguiti, laddove hanno attribuito un punteggio a 50 indicazioni di fabbisogni di ricerca sugli 80 complessivamente emersi durante i lavori dei tavoli (62%) e a 78 proposte di temi di ricerca sulle complessive 154 (51%). Il processo di selezione delle proposte emerse dai tavoli di approfondimento è continuato attraverso l’individuazione dei fabbisogni e delle ricerche ricadenti all’interno del quadrante Star della Matrice Problemi Fabbisogni Valutazione (MPFV) (che rappresenta i temi più interessanti per gli esperti rientranti, allo stesso tempo, tra i cluster su cui si è concentrata maggiormente la discussione dei tavoli). A questo proposito, dall’analisi dei risultati delle votazioni degli esperti è possibile individuare 12 fabbisogni di ricerca (15% del valore complessivo) e 20 proposte di ricerca (13%). Se si concentra, infine, l’attenzione solo sui risultati rientranti nel 3° e 4° quartile (quelli contenenti i temi più votati dagli esperti), si individuano solo 4 fabbisogni di ricerca espressi dal mondo produttivo (5%) e 11 proposte di ricerca (7%). All’interno di questi ultimi 2 quartili, se si considerano tutti e quattro i quadranti della MPFV, gli esperti hanno individuato complessivamente 7 fabbisogni (9% appartenenti ai quadranti Star e Question mark) e 15 ricerche (10% - appartenenti ai quadranti Star, Cash cow e Dog). Continuando nell’analisi dei risultati dei due quartili afferenti al quadrante Star si osserva che in essi compare almeno un fabbisogno di ricerca per cinque tavoli (non comparendo risultati riferiti ai tavoli 2, 6 e 7) e almeno una ricerca per sette tavoli (il tavolo 1 compare con una ricerca rientrante nei quartili in oggetto e che afferisce al quadrante Cash cow). Entrando più nel merito delle tematiche selezionate dagli esperti, riferite ancora al 3° e al 4° quartile, si osserva che le ricerche che hanno ottenuto i valori (standardizzati) più elevati rientrano all’interno dei cluster “Sicurezza alimentare/ Qualità”, “Ambiente” e “Ambito produttivo/Gestionale” del tavolo Prodotti e tecniche delle coltivazioni cerealicole, industriali, officinali, foraggere e no-food e loro tecnologie, produzioni e valorizzazione tecnologica nel settore orticolo, floricolo e del vivaismo ornamentale e delle colture officinali, “Sistemi di allevamento/qualità” e “Valorizzazione e tracciabilità dei prodotti di origine animale” del tavolo Zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura, “Gestione forestale” del tavolo Selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio, “Ambito produttivo/gestionale”, “Suolo e territorio”, “Difesa/Chimica” del tavolo Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale”, “Funzione produttiva” del tavolo Multifunzionalità in agricoltura, “Valorizzazione delle produzioni” e “Protezione e sanità delle produzioni zootecniche” del tavolo Biotecnologie animali e vegetali, “Territorio e competitività” del tavolo Strategie politiche economiche e sociali (figura 19).
100
2,5
Figura 19 Matrice Problemi Fabbisogni Valutazione del mondo della ricerca
2
2
3
2,0 1
4
1 1,5
question mark
1,0 4
1
problemi / criticità -2,5
-2,0
4 0,5
2
3 -1,5
-1,0
3
-0,5 3
4
-0,5 3
0,626
1,26
1° quartile
2° quartile
3° quartile
-1,0
fabbisogni di ricerca
5
1
0
2 4
1 0,5
1,0
2
3
2
1,25
1,875
4° quartile
2,5
I valori relativi alle votazioni sono stati standardizzati e resi confrontabili con quelli già espressi nelle distribuzioni dei problemi e dei fabbisogni della ricerca (MPF). La distribuzione così ottenuta è stata, quindi, ripartita in 4 quartili corrispondenti ad altrettanti livelli di importanza. La MPFV rappresenta la sintesi delle tre distribuzioni ottenute e permette di visualizzare congiuntamente i valori delle votazioni, dei problemi e dei fabbisogni di ricerca.
101
1
2
-1,5
-2,0
-2,5
Tavolo
Ambito gestionale
Ambito produttivo/gestionale
2
Ambito gestionale
2
Suolo e territorio
3
Ambiente
3
Difesa/chimica
4
Ambiente
4
Rifiuti/residui di lavorazione
5
Suolo e territorio
Tavolo
Tavolo
Sicurezza alimentare/qualità
2
Ambiente (azioni trasversali)
Funzione produttiva
3
Ambito produttivo/gestione
2
4
Ambiente (azioni trasversali)
Funzione ambientale/ paesaggistica
3
Scenari/sistema
Tavolo 1,876
2,0
cash cow
Tavolo
0,625
1,5
1
6
valori delle votazioni relative alle ricerche
2 5
0
5
dog
star
1
Sistemi di allevamento/qualità
2
Valorizzazione e tracciabilità dei prodotti di origine animale
3
Valorizzazione e tracciabilità dei prodotti di origine animale
4
Sistemi di allevamento/qualità
5
Benessere animale
Tavolo
Gestione forestale
2
Gestione forestale
4. Gli orientamenti dei tavoli
Tavolo
Valorizzazione delle produzioni
2
Protezione e sanità (produzioni zootecniche)
3
Protezione e sanità (produzioni zootecniche)
4
Valorizzazione delle produzioni
5
Tracciabilità
Tracciabilità
Tavolo
Territorio e competitività
2
Territorio e competitività
2,5
Se si passa ad analizzare i cluster di riferimento dei più votati fabbisogni di ricerca (sempre riferiti al 3° e al 4° quartile), si osserva che gli esperti si sono concentrati sui cluster “Ambito gestionale” del tavolo Prodotti e tecniche delle coltivazioni arboree, delle filiere vitivinicola e olivicolo-olearia, “Impiego dei sotto-prodotti delle produzioni zootecniche” del tavolo Zootecnia e trasformazioni dei prodotti della filiera. Benessere animale. Allevamenti faunistici. Zoocolture, apicoltura, “Gestione forestale” del tavolo Selvicoltura, piante a rapido accrescimento, tartuficoltura, prodotti del bosco e faunistico venatorio, “Suolo e territorio” e “Risorsa idrica” del tavolo Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale”, “Territorio e competitività” del tavolo Strategie politiche economiche e sociali (figura 20). I due fabbisogni di ricerca che hanno ottenuto il punteggio più elevato (4° quartile) sono posizionati all’interno del quadrante Question mark. Solo una proposta espressa dal mondo della ricerca rientra all’interno del quadrante Cash cow (la quinta), mentre tutte le altre rientrano nel quadrante Star delle due matrici MPFV riferite ai risultati conseguiti sia dal mondo produttivo sia dal mondo della ricerca. Infine, se si considera l’insieme delle due MPFV votate dagli esperti e rientranti nei quadranti Cash cow, Question mark e Dog della MPFV, si osserva come la gran parte dei fabbisogni e delle ricerche assume valori prossimi alla media e, quindi, tali cluster sembrano allontanarsi lievemente dalle caratteristiche proprie di quelle appartenenti al quadrante Star. Un’ulteriore classificazione dell’insieme degli eventi è stata ottenuta attraverso la determinazione della media aritmetica dei valori standardizzati relativi a problemi/ criticità, fabbisogni/ricerche, votazioni degli esperti. I risultati ottenuti, cosi come si evince dalla figura 21, si discostano in alcuni casi da quelli descritti in precedenza. In particolare, i fabbisogni di ricerca con i valori più elevati sono quelli associati ai cluster “Produzione/mercato” del tavolo Strategie politiche economiche e sociali (1,47), “Sistemi di allevamento/qualità” del tavolo Zootecnia (1,35), “Protezione e sanità” (produzioni zootecniche) del tavolo Biotecnologie animali e vegetali (1,35), “Ambito gestionale” del tavolo Olivicoltura, viticoltura, arboree (1,23), “Ambito produttivo/gestionale” del tavolo Multifunzionalità in agricoltura (1,18), “Territorio e competitività” del tavolo Strategie politiche economiche e sociali (1,17), “Produzione” del tavolo Selvicoltura (1,03), “Risorsa idrica” del tavolo Agricoltura e ambiente” (1,02). Le ricerche che hanno ottenuto i punteggi più alti sono associate ai cluster “Sistemi di allevamento/qualità” del tavolo Zootecnia (1,81), “Protezione e sanità delle produzioni zootecniche (1,79) e delle produzioni vegetali” (1,62) del tavolo Biotecnologie animali e vegetali, “Funzione ambientale e paesaggistica” del tavolo Multifunzionalità in agricoltura (1,51), “Ambito produttivo/gestionale” del tavolo Agricoltura e ambiente (1,42), “Territorio e competitività” del tavolo Strategie politiche economiche e sociali (1,26), “Gestione forestale” del tavolo Selvicoltura (0,97).
102
2,5
Figura 20 Matrice Problemi Fabbisogni Valutazione del mondo produttivo
2,0
3
1,0 5 0,5
-1,5
-1,0 1
-0,5
2
dog
0,625
2° quartile
1,25
1,876
3° quartile
4° quartile
1,875
2,5
3
103
1,5
-0,5
4
-1,0
cash cow
2,0
1
-1,5
-2,0
-2,5
Tavolo 7
Ambito gestionale
1
2
Difesa/chimica
2
Tracciabilità
3
Ambiente
3
4
Qualità/tracciabilità
Protezione e sanità (produzioni zootecniche)
Tavolo 3
2
Valorizzazione delle produzioni
Tavolo 8 1
Territorio e competitività
Impiego dei sottoprodotti delle produzioni zootecniche
2
Produzione/mercato
Sistemi di allevamento/qualità
3
Territorio e competitività
Tavolo 4 1
Gestione forestale
2
Gestione forestale
3
Produzione
Tavolo 5 I valori relativi alle votazioni sono stati standardizzati e resi confrontabili con quelli già espressi nelle distribuzioni dei problemi e dei fabbisogni della ricerca (MPF). La distribuzione così ottenuta è stata, quindi, ripartita in 4 quartili corrispondenti ad altrettanti livelli di importanza. La MPFV rappresenta la sintesi delle tre distribuzioni ottenute e permette di visualizzare congiuntamente i valori delle votazioni, dei problemi e dei fabbisogni di ricerca.
1,0
1
1
1,26
0,5
1
4
fabbisogni di ricerca 1° quartile
2
1
Tavolo 1
valori delle votazioni relative ai fabbisogni
0,626
2
0
2
0
star
2 1
1/2
problemi / criticità -2,0
3
1 3 1,5
question mark -2,5
3
2
1
Risorsa idrica
2
Suolo e territorio
3
Ambito produttivo/gestionale
4
Clima
5
Rifiuti/Residui di lavorazione
Tavolo 6 1
Funzione produttiva
2
Funzione produttiva
4. Gli orientamenti dei tavoli
2,5
Figura 21 Classificazione dei fabbisogni e delle ricerche per punteggio e per cluster di appartenenza
Mondo produttivo
Mondo della ricerca 1,81
Sistemi di allevamento/qualità
1,79
Protezione e sanità (produzioni zootecniche)
1,62
Protezione e sanità (produzioni vegetali)
Produzione/mercato
1,47
1,51
Funzione ambientale/paesaggistica
Sistemi dai allevamento/qualità
1,35
1,42
Ambito produttivo/gestionale
Protezione e sanità (produzioni zootecniche)
1,35
1,26
Territorio e competitività
Ambito gestionale
1,23
1,23
Sistemi di allevamento/qualità
Ambito produttivo/gestionale
1,18
0,97
Gestione forestale
Territorio e competitività
1,17
0,94
Funzione produttiva
Produzione
1,03
0,93
Territorio e competitività
Risorsa idrica
1,02
0,91
Ambito gestionale
Gestione forestale
0,98
0,84
Suolo e territorio
Gestione forestale
0,82
0,77
Valorizzazione delle produzioni
Suolo e territorio
0,77
0,75
Ambito gestionale
Funzione produttiva
0,61
0,74
Ambiente (azioni trasversali)
Funzione produttiva
0,61
0,54
Valorizzazione e tracciabilità dei prodotti di origine animale
Territorio e competitività
0,56
0,50
Rifiuti/residui di lavorazione
Rifiuti/residui di lavorazione
0,32
0,47
Difesa/chimica
Impiego dei sottoprodotti delle produzioni zootecniche
0,27
0,45
Ambiente (azioni trasversali)
Valorizzazione delle produzioni
0,22
0,44
Gestione forestale
Qualità/tracciabilità
0,08
0,39
Suolo e territorio
0,26
Sicurezza alimentare/qualità
0,25
Valorizzazione delle produzioni
0,16
Valorizzazione e tracciabilità dei prodotti di origine animale
0,14
Ambito produttivo/gestionale
0,11
Ambiente
Tavolo 1 Olivicoltura, viticoltura, arboree
Tavolo 5 Ambiente
Tavolo 2 Ceralicoltura, orticoltura, vivaismo
Tavolo 6 Multifunzionalità
Tavolo 3 Zootecnia
Tavolo 7 Biotecnologie animali e vegetali
Tavolo 4 Selvicoltura
Tavolo 8 Strategie socio-economiche
104
5.
Risultati e prospettive
Nel corso dell’ultimo decennio la Regione Puglia ha sostenuto un numero considerevole di iniziative di ricerca, sperimentazione e trasferimento delle conoscenze in agricoltura. Lo ha fatto non solo attraverso il finanziamento di progetti, ma anche cercando di valorizzare le risorse umane, promuovendo la costruzione di una rete di collegamenti, anche informali, tra soggetti, informazioni ed esperienze, facilitando lo scambio fra diverse istituzioni scientifiche e la Pubblica Amministrazione e fra queste ed il sistema produttivo regionale nei suoi differenti aspetti, con una particolare attenzione ai comparti chiave dell’economia agricola pugliese. Le Linee guida per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, attualmente riferite al periodo 2012-2014, hanno contribuito a meglio indirizzare i processi di governance delle politiche regionali in materia di ricerca e di sperimentazione in agricoltura, massimizzandone i risultati e gli impatti ed avviando un ambizioso lavoro di riordino e connessione dei diversi elementi e risorse nel quadro di riferimento. Infatti, a causa dell’assenza di una normativa dedicata, per le attività di ricerca sono state spesso attivate le più disparate fonti finanziarie, collegate a strumenti di programmazione economica di provenienza regionale, nazionale e comunitaria che, nei fatti, hanno permesso di sostenere lo sviluppo tecnologico in alcuni comparti produttivi e di promuovere la diffusione delle innovazioni e delle conoscenze scientifiche su determinate tematiche strategiche. Inoltre, l’attenzione rivolta al monitoraggio e alla valutazione dei risultati delle ricerche conferma l’approccio orientato al governo dei processi di costruzione di nuova conoscenza, sempre più ispirati al miglioramento costante dei risultati, al sempre maggiore utilizzo dei deliverables, alla verifica stringente del rapporto costibenefici degli interventi. Con le Linee guida si sono, tra l’altro, introdotti meccanismi e procedure di lavoro snelle, efficienti, incentivanti e, soprattutto, flessibili, com’è dimostrato dall’apprezzamento generale per le metodologie di lavoro multidisciplinari e partecipative e, ancora, basate su approcci di tipo relazionale. Gli interventi previsti nel campo dell’innovazione e nel trasferimento di questa alle imprese, da mettere in campo nella prossima programmazione per lo sviluppo rurale, dovranno essere fondati su un percorso di verifica di quanto già prodotto dalla ricerca scientifica e, soprattutto, sulla precisa cognizione di quanto viene richiesto in termini di nuova conoscenza dai sistemi agricoli e dalle filiere regionali. Il lavoro, del tutto nuovo, descritto nei precedenti capitoli e avviato dalla Regione è stato finalizzato all’analisi dei fabbisogni di innovazione, elemento indispensabile per definire e aggiornare con continuità le aree di intervento su cui la ricerca può operare 105
5. risultati e prospettive
con successo, e ha permesso di sperimentare sul campo approcci di tipo partecipativo applicati alle attività di programmazione in materia di ricerca e di innovazione in agricoltura. Stanti queste premesse, vi è oggi la consapevolezza di aver realizzato un processo conoscitivo che ha coinvolto la totalità degli attori locali interessati, che costituiscono gli stakeholder del sistema regionale della conoscenza in agricoltura. In particolare, attraverso strumenti di partecipazione attiva, non solo corretti dal punto di vista metodologico ma anche coinvolgenti, è stato costruito un quadro condiviso delle esigenze di ricerca regionali in grado di orientare con maggiore efficacia l’offerta di innovazione. Infatti, è stato possibile conoscere e condividere le reali esigenze dell’agricoltura pugliese in termini di innovazioni di processo e di prodotto, contestualizzandole rispetto alle particolari caratteristiche socioeconomiche e ambientali del territorio e rapportando l’insieme dei risultati raggiunti alle criticità, capacità e potenzialità degli stakeholder coinvolti, siano essi espressione del mondo della ricerca o del mondo produttivo. Con gli otto Tavoli di approfondimento tecnico-scientifico sono state applicate metodologie già sperimentate e collaudate a livello mondiale, quali la Stakeholder Analysis, per individuare i soggetti da coinvolgere, e la tecnica Metaplan per realizzare la progettazione partecipata, la quale ha consentito di elaborare gli scenari di base per l’individuazione dei temi prioritari della ricerca in agricoltura. Attraverso un’attenta analisi degli stakeholder è stato anche possibile definire un quadro aggiornato dei soggetti del sistema della conoscenza in agricoltura presenti in Puglia, di fatto attribuendo loro un importante ruolo in qualsivoglia processo decisionale in materia di innovazione. Il percorso qui descritto racconta di una numerosa e qualificata partecipazione di ricercatori, operatori economici, consulenti e tecnici, imprenditori agricoli (93 partecipanti in rappresentanza di 88 soggetti/istituzioni) e di come, pure in un numero ristretto di incontri (9 giornate e 18 ore di gruppi di lavoro) e con una spesa pubblica estremamente contenuta, siano stati prodotti risultati decisamente interessanti, partendo, per ciascun ambito, dall’analisi delle criticità del comparto produttivo o ambito di riferimento e ‘sbilanciandosi’ nell’individuare caratteristiche e contenuti di una nuova conoscenza in grado di contribuire ad affrontare correttamente i problemi che derivano da elementi di arretratezza tecnologica o gestionale, o viceversa da approcci innovativi poco tarati alle esigenze delle imprese agricole, o ancora da impatti indesiderati sull’ambiente e sulle risorse naturali. I risultati e gli orientamenti emersi nei singoli Tavoli sono stati opportunamente organizzati e sistematizzati in modo da permettere la conversione dei dati qualitativi in quantitativi, al fine di misurare l’intensità con cui le tematiche sono state affrontate e di permettere una loro lettura analitica, funzionale agli scopi sin qui descritti. Lo sforzo interpretativo è stato supportato dall’impiego di uno strumento di analisi del business mutuato dall’economia aziendale (The Boston Consulting Group matrix) che, adattato alle esigenze di questo lavoro, ha generato una nuova matrice interpretativa, la MPF, la quale fissa il grado d’importanza e di rilevanza strategica dei temi della ricerca emersi, in funzione della quantità di interventi degli stakeholder. 106
In questa traslazione sono state trasferite le logiche dell’analisi di competitività in ambito aziendale a quelle di opportunità di finanziamento della ricerca scientifica, tenendo in considerazione l’orientamento degli stakeholder. Nella MPF ogni ricerca o fabbisogno di ricerca occupa una posizione nei quadranti della matrice (Star, Cash cow, Question mark e Dog). Un altro importante aspetto ha riguardato quanto accade ‘a valle’ del processo di produzione della nuova conoscenza: un elemento problematico di cui tener conto nella costruzione delle strategie future è costituito dalla carenza o inefficacia nel trasferimento verso gli imprenditori agricoli dei risultati delle ricerche, aspetto emerso frequentemente in questo lavoro, dove più che una esigenza di ‘investimenti’ in attività di ricerca si è registrato un “enorme bisogno di trasferire quanto già prodotto e sperimentato”. Tale esigenza è confermata, con riferimento ad alcuni cluster, dal numero consistente di problemi/criticità individuati dagli stakeholder rispetto ai relativamente pochi fabbisogni di ricerca. Tale circostanza è resa ancor più evidente se si prendono in considerazione i cluster presenti nel quadrante Cash cow della matrice MPF. In conclusione, l’introduzione del nuovo strumento di analisi e di valutazione dei fabbisogni di innovazione del territorio e degli operatori di settore (MPFV) si è dimostrato ben rispondente alle aspettative e ha dimostrato una notevole utilità nell’orientare le scelte del decisore pubblico e nell’accelerare i meccanismi decisionali in materia di sostegno dell’attività di ricerca, rendendoli per di più “partecipati”. Il processo decisionale partecipativo attivato si inserisce perfettamente nel sistema delle politiche e strategie nazionali e comunitarie che governa il sostegno all’innovazione tecnologica in agricoltura, ed integra il complesso e frammentato sistema di soggetti, istituzioni, relazioni e funzioni che generano conoscenza in agricoltura e che promuovono la diffusione di soluzioni e processi innovativi. I modelli sperimentati, le reti di relazioni avviate con e tra gli stakeholder, gli stessi risultati conseguiti aprono prospettive di lavoro stimolanti e avvincenti, soprattutto se inquadrate nell’ambito dei nuovi strumenti di promozione dell’innovazione dell’Unione europea nell’ambito del nuovo scenario per il periodo 2014-2020 (European Innovation Partnership) e delle strategie indicate dal nuovo programma quadro Horizon 2020. Sulla base dell’esperienza maturata, da oggi la Regione Puglia è in grado di operare con nuovi ed efficaci strumenti, affinché anche a livello regionale la disponibilità di conoscenza e la sua accessibilità, oltre che la capacità di generare relazioni ed interazioni stabili e proficue tra ricercatori, aziende, produttori, coltivatori, consulenti e consumatori finali, sia considerata non solo un’opportunità di sviluppo economico e di crescita, ma divenga una realtà sempre più diffusa e consolidata.
107
Bibliografia AA. VV., 2010, La ricerca pubblica nel settore agroalimentare, in L’agricoltura in Puglia 2010, INEA-CIHEAM IAM Bari, Valenzano. ARTI, 2008, La ricerca Pubblica in ambito agricolo e agroalimentare in Puglia, Valenzano. Ascione E., Di Paolo I., Vagnozzi A., 2006, La ricerca agroalimentare promossa dalle Regioni italiane nel contesto nazionale ed europeo, Rivista di Economia Agraria, n. 4 Edizioni scientifiche italiane, Napoli. Ascione E., Schiralli M., Volpi R., 2010, I servizi di consulenza e supporto, in Annuario dell’agricoltura italiana, cap. XII, Volume LXIII, INEA, Roma. Bisio L., 2005, Bilancio sociale: strumenti e modalità di individuazione e coinvolgimento degli stakeholder. Bobbio L., 2004, Amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini nei processi decisionali inclusivi, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Bussi F., 2002, Progettazione e valutazione con il quadro logico, F. Angeli, Milano. Celata F., 2005, Pianificazione collaborativa, governance e partecipazione, Department of geoeconomic statistics historical linguistic analysis for regional, Università la Sapienza, n. 32, Roma. Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, 2010, Obiettivi ed azioni prioritarie di ricerca e sperimentazione individuate dalla rete interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca (triennio 2010 – 2012), Roma. Di Paolo I., 2010, La governance delle politiche regionali di ricerca e innovazione, in Annuario dell’agricoltura italiana, cap. XII, Volume LXIII, INEA, Roma. Di Santo R., Nardone G., Trotta L., Schiralli M., Viaggi D. e Zanni G., 2006, Tra condizionalità e competitività: la rilevazione delle esigenze di consulenza delle aziende agricole pugliesi, Economia e diritto agroalimentare, n. 3. European Commission SCAR, 2012, Agricultural Knowledge and Innovation Systems in transition – a reflection paper, Brussels. Formez, Guida Utile alla progettazione partecipata. Le Tecniche Tradizionali: il Metaplan. Freeman R. E., Rusconi G., Dorigatti M., 2007, Teoria degli stakeholder, Franco Angeli, Roma.
108
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109
Il presente rapporto conclude la prima fase di rilevazione dei fabbisogni d’innovazione nel sistema agro-forestale e agroalimentare regionale affidata dalla Regione Puglia all’Istituto Nazionale di Economia Agraria nell’ambito delle attività previste dalle Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-2011.
Il testo si compone di quattro sezioni in cui sono illustrate in modo sistematico le politiche regionali per l’innovazione e il sistema regionale della conoscenza in agricoltura, i meccanismi e i processi di programmazione partecipata e le forme di partecipazione degli stakeholder della conoscenza in agricoltura e, ancora, i fabbisogni di innovazione emersi durante i lavori degli otto tavoli di approfondimento tecnico-scientifico attivati dalla Regione Puglia.
Il lavoro propone, inoltre, un tentativo di analisi e di interpretazione dei risultati raggiunti dai Tavoli attraverso la costruzione di strumenti statistico-matematici, mutuati dalle metodologie di approccio partecipativo e dalle analisi del business aziendale, in grado, da un lato, di agevolare la lettura degli stessi risultati e, dall’altro, di contribuire ad indirizzare le scelte regionali in materia di ricerca in agricoltura.
9 788881 452972
I fabbisogni di innovazione dell’agricoltura pugliese
Rapporto realizzato nell’ambito del progetto Supporto metodologico alla gestione degli interventi previsti nelle Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009 – 2011 (Convenzione Regione Puglia e INEA)
I fabbisogni di innovazione dell’agricoltura pugliese Risultati e proposte dei Tavoli di approfondimento tecnico-scientifico Linee Guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-2011 REGIONE PUGLIA
Sede regionale per la Puglia