Periodico bimestrale, Registro Tribunale di Pisa n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #35 Ottobre 2016
Tutti connessi, tutti sempre potenzialmente presenti, apparentemente informati. Non siamo mai stati tanto soli, ignari e avulsi come in questo inizio secolo. La Rete ci imbriglia, tra le sue maglie sembrano trovare piena soddisfazione tutti i nostri istinti, ingrassano comodamente i singoli ego assorbiti da sempre più comuni deliri narcisistici e ci ritroviamo viziosamente inerti, la distanza che ci separa l’un l’altro per quanto minima diventa insormontabile. Di questa community di io tenuti insieme per asindeto NIP propone un rovesciamento anarchico. Il network che tesse attraverso ogni numero è un sodalizio orizzontale, di progettisti sagaci e appassionati che pensano e progettano spazi per riunire le persone, spazi per l’incontro, per la comunicazione. Cos’è anarchico oggi se non abitare i luoghi con passione?
All connected, everyone always potentially present, apparently informed. We have never been so lonely, unsuspecting and uprooted as in this beginning of the century. The Net, harnesses us, between its links seem to find full satisfaction all our instincts, the individual ego get fat easily absorbed by increasingly common narcissistic delusions and we find ourselves viciously inert, the distance that separates one from another even if minimum, becomes insurmountable. Of this community of id held together, NIP proposes an anarchist overthrow. The network that weaves through each issue is a horizontal partnership, with shrewd and enthusiast designers who think and plan spaces to bring people together, spaces for encounter, for communication. What is anarchist today if not inhabiting places with passion?
ITALY MILANO/MILAN LA SPEZIA FIRENZE/FLORENCE EUROPE AMBURGO/HAMBURG LONDRA/LONDON BARCELLONA/BARCELONA 'S-HERTOGENBOSCH EXTRA EUROPE BABELE/BABEL JINSHAN
redazione / editorial STAFF Direttore Responsabile Head editor Enrico Falqui Caporedattrice Editor in Chief Ludovica Marinaro
Responsabile grafica e comunicazione visiva Art director Federica Simone Photo Editor Photo Editor Flavia Veronesi
Redattori Editors Marta Buoro Paola Pavoni Nicoletta Cristiani Francesca Calamita Claudia Mezzapesa Sara Dei
Traduzioni Translations Marta Buoro
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Network in Progress Iscritta al Registro della stampa al Tribunale di Pisa N° 612/2012, periodico bimestrale, 7/12 “Network in Progress” ISSN 2281-1176
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copertina / cover Copertina a cura di: Cover by: Cecilia Botta
{Editoriale Anarchy! Recovering the vision of public space. Oggi in Europa una persona su tre è miope, vale a dire che siamo arrivati ad una percentuale complessiva del 35% contro il 20% degli anni Settanta e il 10% degli anni Trenta. È stato uno studio australiano pubblicato su The Lancet nel maggio 2012 a gettare gli oculisti di tutto il mondo in uno stato di allarme, come di fronte ad una vera e propria epidemia di miopia e si prevede un incremento nei prossimi anni. Al centro del mirino -indovinate- computer, televisori, videogiochi, smartphone e tutta la gremita compagine di devices studiati per ogni bisogno, che sono diventati insostituibili strumenti del vivere contemporaneo e, protagonisti indiscussi non soltanto delle “8 ore” ma anche di ogni slot libero e di ogni weekend. «Possiamo dire che la miopia vada di pari passo con lo sviluppo tecnologico» afferma il presidente del comitato tecnico-scientifico della Società oftalmologica italiana, ma essendo una malattia multifattoriale non solo a questo è da imputare la sua diffusione. La predisposizione genetica, l’urbanizzazione, l’aumento della vita al chiuso e l’abitudine alla luce artificiale insieme all’esposizione alla luce blu completano il quadro delle cause. La correlazione di queste è però evidente nello stile di vita contemporaneo. La rapidissima evoluzione tecnologica, vero volano del processo di globalizzazione, ha prodotto una sorta di compressione spazio-temporale, cioè, come afferma il sociologo Bauman, ha annullato la differenza tra quanto è percepito come lontano e quanto è percepito come vicino: «…quando la velocità del movimento del capitale e dell’informazione eguaglia quella del segnale elettronico, l’annullamento della distanza è praticamente istantaneo e lo spazio perde la sua materialità, la sua capacità di rallentare, arrestare, contrastare o comunque costringere il movimento, tutte qualità che sono normalmente considerate i tratti distintivi della realtà, in questo processo la località perde valore» (Z. Bauman, 2000, Modernità liquida). Così, sotto l’imperativo dell’hic et nunc, questa società liquida risulta dipendente dagli strumenti della Rete e la sua percezione sensoriale e cognitiva del mondo mutata radicalmente. L’evoluzione della specie umana infatti non ce la fa a tenere questo passo frenetico: l’occhio umano non è stato in grado di adattarsi al nuovo stile di vita, fatto di esperienze a cortissimo raggio, perché i nostri occhi sono fondamentalmente quelli di un uomo di 2000 anni fa, cacciatore-raccoglitore, che aveva bisogno soprattutto di vedere da lontano. Oggi che il nostro tempo è inviluppato negli interni di case, uffici e centri commerciali, abbiamo perso la capacità di dominare lo spazio aperto reale preferendogli una dimensione che via via è andata dilatandosi e facendosi più astratta fino ad approdare alle nuove forme spaziali
{Editorial Anarchy! Recovering the vision of public space. In Europe today, one in three people is short-sighted, that is to say that we arrived at an overall rate of 35% compared to 20% of the seventies and 10% of the thirties. It was an Australian study published in The Lancet in May 2012 to throw ophthalmologists around the world in a state of alarm about how to face a real epidemic of myopia and is expected to increase in the coming years. In theri sights are computers, televisions, video games, smartphones and all the teams of devices designed for every need, they have become irreplaceable tools of contemporary living and undisputed protagonists not only of the “eight hours” but also of each free slot and every weekend. «We can say that myopia goes hand in hand with technological development,» says the Chairman of the TechnicalScientific Committee of the Italian Ophthalmological Society, but being a multifactorial disease, its spread it’s not due only to this. Genetic predisposition, urbanization, indoors life increasing and the habit of artificial light combined with exposure to blue light complete the picture of the causes. The correlation of these, however, is evident in the style of contemporary life. The rapid technological evolution, real driving force of the globalization process, has produced a kind of time-space compression, that, as the sociologist Bauman affirms, annulled the difference between what is perceived as distant and what is perceived as near: «...when the speed of movement of capital and information equals that of electronic signal, the cancellation of the distance is virtually instantaneous and space loses its materiality, its ability to slow, stop, thwart or at least constrain the movement, all qualities that are normally considered the hallmarks of reality, in this process the place loses value» (Z. Bauman, 2000, Liquid Modernity). Thus, under the imperative here and now, this liquid society is dependent on the network tools and its sensory and cognitive perception of the world radically changed. The evolution of the human species in fact can not keep up with this frantic pace: the human eye is not able to adapt to the new lifestyle, the fact of experience at very short range, because our eyes are basically those of a man of 2000 years ago, hunter-gatherer, he needed above all to see from afar. Now that our time is enveloped in the interiors of houses, offices and shopping centres, we have lost the ability to dominate the open real space preferring a size that gradually went by expanding and becoming more abstract up to lead to new spatial forms offered by the media , telephone, or internet network and the consequent de-territorialization.
offerte dai media, dal telefono o dalla rete di internet e alla conseguente deterritorializzazione. Questo fenomeno è alimentato parallelamente da un’altra importante conseguenza della Surmodernità: grazie ad Internet e all’impero dei social network abbiamo l’illusione che la nostra vita sia diventata di dominio pubblico, che sia sparita qualsiasi dimensione privata visto che ogni angolo anche il più recondito delle nostre giornate sembra esposto, visibile, messo in piazza. Invece, curiosamente come abbiamo accennato, le piazze sono deserte. Ad essere tragicamente scomparsa dal nostro quotidiano, è la sfera pubblica, quell’insieme di esperienze collettive che ha trasformato gli spazi in luoghi significanti, «in cui si opera come agente simbolico non riconducibile ad individuo privato» (Žižek, 2008), che faceva dell’insieme di cittadini una Civitas. Si è persa la connessione privato-pubblico e di conseguenza quella Cittadino-Stato, novità sconcertante per la democrazia che, incapace di rappresentare, regolare la vita insieme, incapace di garantire sicurezza ci abbandona ad un'Urbe despazializzata, vissuta in solitudine, le cui voraci espansioni intaccano giorno per giorno il patrimonio paesaggistico costruito con meticolosa passione nei secoli scorsi. Allora è importante domandarsi oggi: quali sono le logiche che rispazializzano la dimensione dello spazio nella globalità? Qual è il nostro ruolo come progettisti rispetto a questo? C’è chi in modi differenti sta provando a rispondere, Renzo Piano ad esempio, con l’uscita il 19 ottobre scorso del primo Diaro dalle periferie prodotto dal gruppo di lavoro G124 da lui coniato attraverso la recente carica di senatore, afferma schiettamente: «Non c’è niente da fare, la democrazia ha bisogno dei suoi spazi, dove incontrarsi. Come le piazze, i parchi, le strade, i ponti e i cortili. Spazi, ma anche edifici come scuole, musei, biblioteche e palestre. Spazi dove la gente impari a stare assieme. Anche di questo ha bisogno la democrazia.» L’invito insomma è a combattere la miopia. A fronteggiare la foschia in cui siamo immersi c’è un numero sempre più vasto di progettisti attivi a tutte le scale, mossi da una sensibilità affine ed uniti da una visione comune, che pone il Paesaggio al centro di ogni progetto, che rifiuta l’omologazione imposta dal mercato globale e le sue regole e concepisce il proprio agire nello spazio non come sommatoria di interventi puntuali ma come una rete di processi di trasformazione, inseriti in un discorso territoriale che valica i limiti dei singoli “lotti”. Si delinea così una resistenza attiva, appassionata, che parte dalla piena coscienza del territorio per inventare un nuovo ordine auto sostenibile per la città di domani. Rispetto ai modus operandi imposti dal Real Estate e dall’attuale governo del territorio, la via che parte dal Progetto è allora una genuina forma di Anarchia ed è in questo senso che leggiamo i progetti di Benthem Crouwel architects e Oudolf in Olanda, di PAN Associati in Cina, di Pia a Torino. Quella che questi ed altri progettisti anarchici stanno costruendo è una rete di nuovi spazi per la Democrazia, spazi che NIPmagazine, di mese in mese ghermisce e racconta.
Ludovica Marinaro
This phenomenon is fed in parallel by another important consequence of Supermodernity: thanks to the Internet and to the empire of social networks we have the illusion that our life has become public domain, any private dimension disappear given that each corner, also the innermost of our days, seems exposed, visible, placed in the square. Instead, curiously, as we mentioned, the streets are deserted. The public sphere has tragically disappeared from our daily lives, that set of collective experiences that transformed the space into meaningful places, «in which one operates as a symbolic agent, not attributable to a private individual» (Žižek, 2008), which made the set of citizens a Civitas. We have lost the private-public access and therefore the Citizen-State, disconcerting news for democracy, unable to represent, regulate life together, unable to provide security abandons us to a de-spatialized Urbe, to be lived in solitude, whose voracious expansions affect day-to-day the landscape heritage constructed with meticulous passion in the past centuries. Then it is important to ask ourselves today: what are the logics that re-shape the dimension of space in the whole? What is our role as designers in this? There are those who in different ways is trying to respond, Renzo Piano for example, with the release on October 19 the first Diaro from the suburbs produced by the working group G124, term he coined through the recent post of senator, says bluntly: «There’s nothing to do, democracy needs its space to meet. Such as squares, parks, roads, bridges and courtyards. Spaces, but also buildings like schools, museums, libraries and gyms. Spaces where people learn to live together. Democracy also need this». The invitation is to fight myopia. Dealing with the haze in which we are immersed there is a growing number of active designers at all scales, driven by a shared sensibility and united by a common vision, which puts the landscape to the heart of any project, which rejects the homogenisation imposed by the global market and its rules and sees its action in space not as a sum of specific interventions but as a network of processes of transformation, entered into a territorial discourse that transcends the individual “lots limits”. This outlines an active resistance, passionate, starting from the full knowledge of the territory in order to invent a new self-sustaining order for the city of tomorrow. Compared to the modus operandi imposed by the Real Estate and the current government of the territory, the method that starts from the project then is a genuine form of Anarchy and is in this sense that we read the Benthem Crouwel architects and Oudolf projects in the Netherlands, PAN Associates in China, Pia in Turin. What these and other anarchists designers are building is a network of new spaces for Democracy, spaces that NIPmagazine, month by month, grabs and tells.
Ludovica Marinaro
indice / Contents
Rubriche / Column Architettura che ci piace / Architecture we like Elbphilharmonie di Amburgo _ Herzog & De Meuron Elbphilharmonie Hamburg _ Herzog & De Meuron by Paola Pavoni
Frames Preludi
by Nip Magazine
Focus On Colin Ward: l’anarchia applicata alla Città Colin Ward: anarchy applied to the City by Nora Annesi
Intervista / Interview “Architettura organica o Landscape Architecture?" Conversazione con Luciano Pia, architetto del dialogo con il contesto “Organic architecture or Landscape Architecture?" Talking with Luciano Pia, the architect of the dialogue with the context by Enrico Falqui
The Palace Bridge Un corridoio di collegamento nello spazio pubblico, ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi The Palace Bridge A connecting corridor in public space, ‘s-Hertogenbosch, The Netherlands by Jan-Willem Noom
Il Progetto / Design Un’infrastruttura verde per una nuova Città, Jinshan A green infrastructure for a new Town, Jinshan by Benedetto Selleri
Recensione / Review Il libro / The book Babel by Zygmunt Bauman, Ezio Mauro by Ludovica Marinaro
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Ho cercato di rappresentare questo tema partendo dal presupposto che Architettura e Anarchia hanno forse poco in comune. Ho immaginato un’ipotetica collaborazione tra i due e penso che la mancanza di un leader abbia dato modo ai vari elementi di esprimersi in modo creativo. È nata così una realtà poco ordinaria ma sicuramente colorata. Realizzazione: penna a china e rielaborazione in digitale. Per i miei lavori uso spesso la china, il punto di partenza è sempre quello del blocco schizzi e di vari tipi di penne o pennarelli.
Assuming that Architecture and Anarchy perhaps have little in common. I imagined a hypothetical partnership between the two and I think the lack of a leader has given way to the various elements to express themselves creatively. Thus it was born a non ordinary reality but certainly colorful. Realization: ink pen and digital reworking. For my works I often use ink, the starting point is always a block of sketches and various types of pens or markers.
Il mio lavoro consiste principalmente nel comunicare attraverso le immagini, accompagnare e integrare testi o concetti attraverso la creazione di illustrazioni. Altra mia occupazione è quella dei libri. Creare layout o impaginare testi, creare icone o grafiche interne, prendersi cura del libro dalla nascita al prodotto finale pronto per la stampa. Sono, infatti, illustratrice e grafica editoriale. Ligure, della Spezia, ho vissuto molti anni a Milano, dove ho frequentato lo IED e successivamente vari studi editoriali o case editrici. Il lavoro di illustratrice è stato vario nel corso di questi anni, dalla creazione di giochi da tavola a illustrazioni di App per bambini, cover, illustrazioni narrative o scolastiche. È uno degli aspetti positivi di questo lavoro, la possibilità di esplorare vari temi e di cambiare spesso modalità o tipologie di immagini. Un po’ anarchico e un po’ architettonico, ma il bello è che ci siano entrambi gli aspetti.
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My work is mainly to communicate through images, accompany and complement texts or concepts by creating illustrations. My other occupation is that of books. Create layouts or typeset texts, to create icons or internal graphics, take care of the book from the birth to the final product ready for printing. I am, in fact, illustrator and editorial graphic. Ligure, from La Spezia, I lived many years in Milan, where I attended the IED and then various editorial firms or publishing houses. The work of illustrator was varied during these years, from the creation of table games in the App illustrations for children, cover, narrative illustrations or school. It is one of the positive aspects of this work, the chance to explore various themes and often change modes or types of images. A little anarchist and a little architectural, but the beauty is that there are both aspects.
Architettura che _ CI PIACE / non ci piace / Architecture _ WE LIKE / we don't like
Elbphilharmonie di Amburgo Herzog & De Meuron Elbphilharmonie Hamburg Herzog & De Meuron
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Elbphilharmonie (Apr 2016) Š Maxim Schulz Foto concesse da Elbphilharmonie Press Release
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Elbphilharmonie, (Apr 2016) Š Maxim Schulz Photos Courtesy Of Elbphilharmonie Press Release
AUTHOR: Paola Pavoni
Freelance architect, deals in architectural and urban design. Associate GAMS - Young architects Massa Carrara from 2012 performs with them educational activities and public awareness projects towards quality architecture. He has a post graduate in Bio-architecture.
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AUTORE: Paola Pavoni
Architetto libero professionista, si occupa di progettazione architettonica e urbana. Socio GAMS - Giovani architetti Massa Carrara dal 2012 svolge con loro attività didattiche e progetti di sensibilizzazione verso un’architettura di qualità. Ha una specializzazione post laurea in Bioarchitettura.
opo l’attesa apertura della nuova Tate Modern di Londra dello scorso 17 giugno che ha richiamato milioni di visitatori ecco che anche ad Amburgo si attende con ansia l’inaugurazione della Nuova Filarmonica, Elbphilharmonie, ideata e progettata dal celebre studio associato di Jacques Herzog e Pierre De Meuron, prevista per l’11 Gennaio 2017. Come nel progetto londinese anche ad Amburgo gli architetti svizzeri hanno individuato una soluzione che si confronta con importanti elementi ricorrenti: il rapporto con l’acqua, la preesistenza storica di edifici legati all’industria e al commercio, l’affluenza di grandi numeri di utenti, la creazione di veri e propri percorsi esperienziali e non ultimo un ricercato utilizzo dei materiali costruttivi. La nuova filarmonica, Elbphilharmonie, creata per accogliere importanti eventi musicali, sorge proprio sul fiume Elba da cui prende il nome, nella zona del Sandtorhafen, l’antico porto di Amburgo, sormontando uno dei più grandi e capienti magazzini portuali della città, il Keiserspeicher (oggi Keispeicher) costruito nel 1875 e ricostruito dopo la Seconda Guerra Mondiale in cui furono stoccati cacao, tabacco e thè fino agli anni ’90. Un’area fino a quei tempi inaccessibile al pubblico che oggi viene restituita ai suoi fruitori con l’ambizione di diventare un nuovo centro focale a scala urbana. Quasi a enfatizzare l’importante ruolo che la Kaispeicher ha ricoperto nella tradizione della città fino a divenire il secondo porto commerciale d’Europa, i progettisti hanno pensato di usare proprio quella struttura come fondamenta
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fter the expected opening of the new Tate Modern in London last June 17th that summoned millions of visitors, here is that even Hamburg is looking forward to the inauguration of the New Philharmonic, Elbphilharmonie, conceived and designed by the renowned associate studio of Jacques Herzog and Pierre De Meuron, scheduled for January 11th 2017. As in the London project also in Hamburg, the Swiss architects have identified a solution that compare itself with important common elements: the relationship with water, the pre-existence of historical buildings related to industry and trade, the influx of large numbers of users, the creation of real experiential paths and not least a refined use of building materials. The new philharmonic Elbphilharmonie, created to accommodate important musical events, set right on the Elbe river from which takes its name, in the Sandtorhafen district, the old port of Hamburg, beeing on top of one of the biggest and capacious port warehouses of the city, the Keiserspeicher (today Keispeicher) built in 1875 and rebuilt after the second World war and used to store cocoa, tobacco and tea until the ‘90s. An area until that time inaccessible to the public is now being returned to its users with the ambition to become a new focal point at urban scale level. As if to emphasize the important role that the Kaispeicher held in the tradition of the city, becoming the second commercial port in Europe, the designers have thought about using that very
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della nuova costruzione che nel XXI secolo enfatizza il ruolo di Amburgo come città di cultura musicale. L’antica struttura si impone massiccia sulle acque dell’Elba, mantenendo nonostante la sua ricostruzione postbellica il carattere di edificio di stoccaggio, con imponenti pareti in mattoni faccia vista e piccole aperture che si dispongono in verticale come vere e proprie fenditure, caratteristiche di luoghi dove la luce non era considerata, per funzioni conservative, una caratteristica predominante, discostandosi dal resto delle costruzioni 18
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structure as a foundation of the new building in the 21st century, emphasizing the role of Hamburg as a city of music culture. The ancient structure is lays down massively on the Elbe water, keeping, despite its post-war reconstruction, its storage building character, with impressive exterior brick walls in view and small openings which are arranged vertically like real fissures, characteristics of places where the light was not considered, for the preservation function, a predominant feature, departing from the rest of the
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Elbphilharmonie, Amburgo, 2016 Pannelli finestrati curvi, realizzati su misura per riflettere i raggi del sole © Enrico Falqui / Elbphilharmonie, Hamburg, 2016 Curved window panels that are made to reflect the sun’s rays © Enrico Falqui
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Elbphilharmonie, Amburgo, 2016 © Enrico Falqui / Elbphilharmonie, Hamburg, 2016 © Enrico Falqui
circostanti ad uso residenziale che se pur fedeli all’uso dei materiali si distinguono per la presenza di ampie vetrate. La nuova struttura rompe in maniera rispettosa questa imponenza elevandosi in estrusione rispetto all’edificio originario ma cambiando materiale con immense facciate vetrate che instaurano un dialogo continuo e biunivoco con il panorama e il paesaggio acquatico circostanti. Le facciate sono infatti costruite in vetro semitrasparente e intervallate da elementi in vetro curvilineo che, scostandosi dalla complanari delle pareti, risaltano come tanti diapason appesi con un richiamo forse voluto al tema musicale. La monumentalità e la continuità ereditate dall’edificio generatore si interrompono invece nelle sezioni trasversali e orizzontali, che in maniera inaspettata per il visitatore, stravolgono all’interno la percezione esterna dell’edificio. A partire dall’ingresso principale un percorso di 82 metri di scale mobili curve, Tube, attraversa il parcheggio multipiano della Kaispeicher, conducendo il visitatore alla vista panoramica intermedia che esplode come sfogo alla fine di un lungo tunnel soavemente illuminato; un’altra lieve rampa accompagna alla
surrounding buildings for residential use that, if also faithful to the use of the materials, are distinguished by the presence of large windows. The new structure breaks down, in a respectful manner this grandeur, rising in extrusion compared to the original building but changing material with huge glass facades that establish a continuous two-way dialogue with the landscape and the surrounding aquatic landscape. The facades are in fact made of semi-transparent glass and interspersed with curved glass elements that, moving away from the coplanar walls, stand out like so many tuning forks hanging with a reminder, perhaps wanted, to musical theme. The monumentality and continuity inherited from the generator building instead break in transverse and horizontal sections, which unexpectedly for the visitor, upset inside the external perception of the building. Starting from the main path of 82 meters of curved escalators, Tube, crosses the parking garage of Kaispeicher, leading the visitor to the intermediate views exploding as an outlet at the end of a long tunnel softly illuminated; another
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grande piazza, Plaza, creata al 37° piano che congiunge l’antico con il contemporaneo, facendo da punto nodale per accedere alle sale, all’hotel, ai negozi e intorno alla quale si ha la possibilità di una vista a 360° della città e del suo porto. Questo elemento di taglio orizzontale usato per instaurare un rapporto diretto con il paesaggio esterno ricorre spesso nelle architetture dello studio Herzog & De Meuron, se si pensa alla terrazza panoramica della nuova Tate di Londra, anch’essa uno spazio di sfogo e respiro alla giusta quota che permette di assaporare lo skyline della città. La filarmonica è poi composta da due sale, la Großer Saal, che arriva a ospitare 2100 spettatori e la Kleiner Saal, che ne accoglie 500, dedicata alla musica da camera e ai musical. La struttura della Grande Sala si ispira all’antico teatro greco di Delphi, con il palco e l’orchestra al centro e il pubblico posto su terrazzamenti sospesi tutt’intorno; al di sopra dell’orchestra un grande riflettore di suoni, Weißen Haut (la pelle bianca) realizzato con 10.000 fogli di pannelli in gesso modellati singolarmente tramite un programma 3d, su progetto e modellazione di Yasuhisa Toyota, consente un’acustica senza pari da ogni postazione. Le due sale sono perfettamente insonorizzate e indipendenti da tutto il resto dell’edificio dove sono presenti anche un hotel e 45 ampi appartamenti residenziali con vista sul fiume Elba. Infine la copertura a metà strada tra una enorme tenda sospesa sopra gli
slight ramp accompanies the big square, Plaza, created on the 37th floor that connects the old with the contemporary, serving as nodal point for access to the rooms, the hotel shops, and around which you have the opportunity to experience a 360-degree view of the city and its port. This element of horizontal cutting used to establish a direct relationship with the outside landscape, often used in the architectures of Herzog & De Meuron studio, if you think the panoramic terrace of the new London Tate, is also a vent space and breath at the right height that allows you to enjoy the city skyline. The Philharmonic is then made up of two rooms, the Großer Saal, which can accommodate 2,100 spectators and the Kleiner Saal, for 500 persons, dedicated to the chamber music and musicals. The structure of the Great Hall is inspired by the ancient greek theatre of Delphi, with the stage and the orchestra at the center and the public placed on terraces suspended all around; above the orchestra a great reflector of sounds, Weißen Haut (White Skin), made with 10,000 sheets of plasterboard modelled individually by a 3d program, a design and modelling of Yasuhisa Toyota, allows unparalleled acoustics from every location. The two rooms are perfectly soundproof and independent from the rest of the building where there are also a large hotel and 45 residential apartments with views of the River Elbe. Finally the cover, halfway between a huge tent suspended above the audience and the external
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Elbphilharmonie, plastico interno della Großer Saal in esposizione durante la costruzione © Silvia Nicoli
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Elbphilharmonie, model of interior of the Grand Hall, exposed during construction © Silvia Nicoli
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Elbphilharmonie, coni audiovisivi realizzati per osservare il plastico della Großer Saal © Silvia Nicoli
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Elbphilharmonie, audiovisual cones produced to observe the model of Grand Hall © Silvia Nicoli 2016
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spettatori e il profilo esterno che richiama simbolicamente le increspature del mare, raggiungendo i 110 metri di altezza verso la punta della penisola, con un dislivello di 30 metri rispetto alla la parte più bassa, rende accattivante e singolare questa architettura. Certo alla realizzazione di questo progetto non sono mancate critiche sugli enormi costi sostenuti, 500 milioni di euro, e sui tempi di realizzazione che dal 2008 riescono solo ora a giungere al termine… ma quale grande opera di architettura anche nei secoli passati non le ha ricevute? Certo è che tempi e costi alla fine daranno alla luce un’opera di fruizione pubblica che vanterà una tra le migliori acustiche al mondo e la rigenerazione di una parte di città altrimenti marginale.
profile that recalls symbolically the ripples of the sea, reaching 110 meters in height to the tip of the peninsula, with a vertical drop of 30 meters compared to the lower part, makes attractive and unique this architecture. Of course the realization of this project has been criticized for its huge costs, 500 million euros, and its lead times that since 2008 are only now coming to an end... but which great work of architecture even in past centuries hasn’t been criticized? What is certain is that time and costs will eventually give birth to a work of public use that will boast one of the best acoustics in the world and the regeneration of a part of otherwise marginal city.
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Grand Hall, White Skin (2014) © Oliver Heissner Foto concesse da Elbphilharmonie Press Release / Grand Hall, "White Skin" (2014) © Oliver Heissner Photos Courtesy of Elbphilharmonie Press Release
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Dati edificio / Site Data: Area sito: 10.540 mq / Site Area: 113,452 sqft Superficie coperta: 5.600 mq / Footprint: 60,278 sqft Superficie piano terra: 120.383 mq / Gross Floor Area: 1,295,792 sqft Lunghezza edificio: Ovest 21,60 m; Nord 108,60 m; Est 87,90 m; Sud-Est 125,90 m / Building Length: West 71 ft; North 356 ft; East 288 ft; Southwest 413 ft Altezza edificio: Kaispeicher 37,25 m (da livello dell’acqua alla piazza); Philharmonic Hall: 110 m; (da livello dell’acqua alla cima dell’edificio), approx. 102 m sopra il livello stradale / Building Height: Kaispeicher 120 ft (from water level to the plaza); Philharmonic Hall: 360 ft; (from water level to the peak of the building), approx. 335 ft above street level Numero di piano: 26 piani / Number of Levels: 26 floors
TOMORROW LANDSCAPES
ROSA BARBA INTERNATIONAL LANDSCAPE PRIZE BY FUNDACIÓ BANC SABADELL
And the Winner is… Queen
Elizabeth Olympic Parc Hargreaves Associates. London (2008-2012)
IX Biennale Internazionale del Paesaggio di Barcellona Premio internazionale d’architettura del paesaggio Rosa Barba Tomorrow Landscapes
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Padiglione Tedesco: Mies van der Rohe – Barcellona / German Pavillion: Mies van der Rohe – Barcelona Photo Stefano Visconti
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Preludi (El saltamartí, 1963)
di Joan Brossa / by Joan Brossa Aquests versos, com una partitura, no són més que un conjunt de signes per a desxifrar. El lector del poema és un executant. Però, avui, deixo estar el meu esperit en el seu estat natural. No vull que l’agitin pensaments ni idees. ________________________ Questi versi come uno spartito, non sono più che un insieme di segni da decifrare. Il lettore della poesia è l’esecutore. Ma, oggi, lascio essere il mio spirito nel suo stato naturale. Non voglio che lo agitino pensieri o idee. ________________________ These verses as a score, are not more than a set of signs to decipher. The reader of the poem is the executor. But, Today, I leave to be my spirit in its natural state. I don’t want it to be upset because of thoughts or ideas. JOAN BROSSA (Barcellona, 19 gennaio 1919 – Barcellona, 30 dicembre 1998) è stato un poeta, drammaturgo, artista plastico e designer grafico catalano. Le sue opere, sia liriche che plastiche, sono sempre collegate alla visualità. La sua letteratura è intrisa di uno spirito visivo, quasi fotografico, della realtà, che però deve essere scoperto e rielaborato dal lettore/spettatore secondo i propri atteggiamenti. La comunicazione è quindi contrapposta alla semplice espressione dell’artista, il quale deve assumere un ruolo di esca per le potenzialità di ciascuno. / (Barcelona, January 19, 1919 - Barcelona, 30 December 1998) was a poet, playwright, visual artist and Catalan graphic designers. His works, both lyrical and figurative, are always connected to the visuality. Its literature is imbued with a visual spirit, almost photographic, of reality, but it must be discovered and elaborated by the reader/viewer according to its attitudes. The communication is then opposed to the simple expression of the artist, which must assume a role of bait for the potential of each. 2016 2015
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Riflessi – Barcellona / Reflections – Barcelona Photo Stefano Visconti
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Padiglione Tedesco: Mies van der Rohe / German Pavillion: Mies van der Rohe Photo Marta Buoro
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Casa Batlló - Barcellona / Casa Batlló - Barcelona Photo Stefano Visconti
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Stanza con vista, nel mio ostello / Room with a view, in my hostel Photo Marta Buoro
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Colin Ward: l’anarchia applicata alla Città Colin Ward: anarchy applied to the City
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AUTHOR: Nora Annesi
25 years old with a passion for urban studies. Graduated in Urban Planning, now enrolled at the International Ph.D in Management of Sant’Anna. Her research interests are oriented towards public services and the integration of marginal areas.
Vita
Colin Ward nasce a Wanstead nel 1924 1
da Arnold, maestro e uomo politicamente impegnato tra i laburisti, e Ruby West, stenografa. Abbandonati gli studi all’età di 15 anni, Ward trova lavoro come disegnatore presso uno studio di architettura. Durante la guerra verrà arruolato nell’esercito e destinato alla progettazione di ponti prima e di accampamenti poi. A Glasgow nel 1943 subirà l’influenza dell’atmosfera di attivismo politico libertario2 che si respira tra le librerie e la biblioteca della città. Scrive articoli per la rivista War Commentary e inizia a collaborare con essa in modo continuativo entrando in redazione alla fine della sua missione militare. Dal 1973 collabora con il Centre for Urban Studies3 di Islinngton e dal 1978 con il New Society 4 scrivendo la rubrica Stand, intanto dal 1971 al 1979 si occupa del Bullettin of Environmental Education5. Nel 1980 con il trasferimento nel Suffolk6
AUTORE: Nora Annesi
25 anni e una grande passione per gli studi urbani. Laureata in Pianificazione Territoriale, frequenta oggi il dottorato internazionale in Management presso la Scuola Sant’Anna. Gli interessi di ricerca sono orientati verso l’integrazione delle aree di margine e la gestione dei servizi pubblici.
Life Colin Ward was born in Wanstead1 in 1924, son of Arnold, teacher politically engaged in the Labour Party, and Ruby West, stenographer. In 1939, at 15 years old, he abandoned his studies and started to work as a designer in an architectural company, in 1942 he was drafted into the army as a bridge designer first and then camps. He moved to Glasgow in 1943 where he was influenced by the atmosphere of libertarian2 activism that reigned in the city’s libraries. He wrote articles for the magazine War Commentary and at the end of his military mission he started working with it continuously, becoming part of its editorial office. From 1973 he collaborated with the Centre for Urban Studies3 of Islinngton, since 1978 with the New Society4 writing the column Stand and between the 1971 and the 1979 dealing with the Bulletin of Environmental Education5.
1 Wanstead, cittadina dell’Essex, attualmente ricade nel distretto Redbridge della Grande Londra. 1 Wanstead, Essex town, currently lies in Redbridge borough of Greater London. 2 Più volte nelle sue interviste e nei sui libri Ward dichiara l’unicità del movimento anarchico di Glasgow, l’unico ad essere stato prodotto autonomamente dai cittadini e a non essere “sporcato”, grazie al suo naturale isolamento geografico, dai movimenti europeisti. 2 Several times in his interviews and books Ward declares the uniqueness of the anarchist movement in Glasgow, the only one that was produced independently by citizens and not dishonoured, thanks to its natural geographical isolation from European movements. 3 Centro di studi urbani nato nell’hinterland londinese. 3 Urban studies centre born in the hinterland of London. 4 Rivista politica indipendente Britannica pubblicata dal 1962 al 1988 in Inghilterra. 4 Independent political British magazine published in England from 1962 to 1988. 5 Bollettino in cui si esprimono le analisi degli studi Bambino-ambiente, pubblicato tramite la Town and Country Planning Association. 5 Bulletin in which are expressed the analysis of child-environment studies, published by the Town and Country Planning Association. 2016
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inizierà a dedicarsi esclusivamente al mestiere di scrittore producendo 33 opere in cui esprimerà al massimo le teorie di suo “Anarchismo Pragmatico”. La carriera di Ward si concluderà con la pubblicazione del libro Anarchism: a very short introduction7 . Muore l’11 febbraio 2010 nell’ospedale di Ipswich affiancato dalla compagna Harriet e ancora fedele alla sua macchina da scrivere.
In 1980, after moving in Suffolk6, he began to devote time exclusively to writing, producing 33 works where he fully express the theories of his “Pragmatic Anarchism”. The career of Ward ends with the publication of the book Anarchism: a very short introduction7. He died on 11 February 2010 in the Ipswich Hospital next to his partner Harriet and still faithful to his typewriter.
Colin Ward – Il sogno della Città per l’Uomo Architetto, insegnante, scrittore, giornalista… La figura di Colin Ward appare estremamente interessante tra le personalità del secolo scorso sia dal punto di vista culturale che morale. Disegnatore-architetto Ward dedicherà la sua vita allo studio delle dinamiche sociali nel contesto urbano. Uomo politicamente impegnato e punta di diamante del movimento anarchico Colin Ward indirizza quindi i suoi studi alla ricerca di soluzioni spaziali libertarie. Partendo dal concetto secondo cui l’Anarchia è il luogo in cui si praticano tecniche di reciprocità e di mutuo soccorso, Ward sposta l’attenzione sullo spazio materiale urbano e lo utilizza come ring sul quale osservare come le problematiche sociali si scontrano con lo Stato. La perdita di libero arbitrio e di spontaneità vengono lette come fenomeno di una inconsapevole interiorizzazione della legge sovraimposta da cui ne scaturisce la passiva accettazione di tutto ciò che viene stabilito dagli organi di governo. La mercificazione dell’acqua attuata nel 1979 dal governo Thatcher sarà uno degli eventi che ispirerà Ward nella riflessione sullo squilibrio dei beni comuni e nello specifico nella scrittura di Acqua e comunità. Crisi idrica e instabilità sociale pubblicato nel 1997. La dissoluzione della Leadership8 si concretizza per Ward nell’incapacità di fornire una risposta adeguata alla domanda
Colin Ward - The dream of the City for Mankind Architect, teacher, writer, journalist... Colin Ward’s figure looks extremely attractive among the personalities of the last century from a cultural and moral point of view. Designer-architect Ward dedicated his life to the study of social dynamics in the urban context. Man politically engaged, he represented the spearhead of the British anarchist movement, Colin Ward focused his studies in search of libertarian spatial solutions. Starting from the idea that Anarchy is the place where people can practice mutual aid, Ward moves the attention on the concrete urban space and he used it as the ring on which observe how social issues collide with the State. The loss of free will and of spontaneity are read as a phenomenon of an unconscious internalization of the surtax law that causes a passive acceptance of everything that is established by the governing bodies. The commodification of water carried by Thatcher government in 1979 was one of the events that inspired Ward in the reflection on the imbalance of the commons, and that guided him in writing Reflected in Water: a Crisis of Social Responsibility (1997). The dissolution of the Leadership8 is manifested through the inability to provide an adequate response to the demand for housing. On the contrary the government bodies are opposed to the organization bottom-up.
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Anarchy - mensile fondato e diretto da Ward dal 1960 al 1970 - Copertina della rivista Anarchy 41 Realizzata dal grafico Rufus Segar / Anarchy - Monthly magazine founded and directed by Word from 1960 to1970 - Cover of the magazine Anarchy 41 made by the graphic designer Rufus Segar
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5 Bollettino in cui si esprimono le analisi degli studi bambino-ambiente, pubblicato tramite la Town and Country Planning Association. 5 Bulletin in which are expressed the analysis of child-environment studies, published by the Town and Country Planning Association. 6 Contea dell’East Anglia. Colin Ward morirà in questa zona nella città di Ipswich. 6 County of East Anglia. Colin Ward will die in this area in the town of Ipswich. 7 Ward, C., Anarchism: a very short introduction, Oxford University Press, Oxford 2004. Pubblicato da Eleuthera nella versione italiana nel 2009 con il titolo L’anarchia: un approccio essenziale. 7 Ward, C., Anarchism: a very short introduction, Oxford University Press, Oxford 2004. 2016
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abitativa e nella contrapposizione a forme di organizzazioni dal basso. «L’incredibile inefficienza di ogni organismo gerarchico [...] risulta da due caratteristiche pressoché costanti. La prima consiste nel fatto che la conoscenza e la saggezza delle persone alla base della piramide non hanno alcuno spazio nelle decisioni prese dalla leadership al vertice della gerarchia. […]. Il secondo motivo è il fatto che il lavoro è imposto ai singoli dalla necessità economica»9. Poveri, bambini, anziani e portatori di handicap sono i soggetti più fragili a cui l’anarchico dedica i suoi studi. La città sembra così essersi trasformata in un ostacolo per tutti quei soggetti che non hanno caratteristiche standardizzate dell’uomo medio. Città condivisa e città educativa Gli scritti di Colin Ward si contraddistinguono per multidisciplinarietà, da ogni tema emergono diversi spunti di riflessione e così pur volendo parlare esclusivamente di bambini non è possibile ignorare la questione dell’educazione, della mobilità e, quasi per un ossimoro anagrafico, degli adulti10. Il concetto di città educativa è espresso da Ward in varie occasioni (interviste, articoli, saggi) e trova il suo massimo compimento nel libro Il bambino e la città dove egli ha l’occasione di definire i punti chiave di una delle questioni più fortemente sentite
« The incredible inefficiency of each hierarchical body [...] is caused by two constants. The first is that knowledge and wisdom from lower classes have no place in the decisions taken by the leadership at the top of the hierarchy [...]. The second reason is the fact that labour is imposed on individuals by economic necessity»9. Poor, children, the elderly and the disabled are the most vulnerable subjects to which Ward dedicated his studies. The city has in fact turned into an obstacle for all those people who have not the average man standardized features.
Shared city and Educational city The writings of Colin Ward are characterized by a multidisciplinary approach. From each theme is possible to find many food for thought. While talking about children is not possible to ignore the issue of education, of transportation or, like an oxymoron, of adults 10. The concept of educational city is expressed by Ward on several occasions
8 Titolo del terzo capitolo di Anarchy as Organization. 8 Title of the third chapter of Anarchy as Organization. 9 Ward C., Anarchia come organizzazione, Eleuthera, Milano2013 p. 55 10 Nell’articolo La pianificazione per le diverse fasi della vita di Lewis Mumford pubblicato nel primo numero di Urbanistica del 1945, si pone molto l’accento su come l’urbanista perda completamente di vista alcune fasce della società e a favore invece di quelle già più avvantaggiate. 10 In the article Planning for the different phases of the life of Lewis Mumford published in the first issue of Urban in 1945, much emphasis is put on how the planner completely lose sight of some sections of society and in favour instead of those already more advantaged.
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Anarchy - mensile fondato e diretto da Ward dal 1960 al 1970 - Copertina della rivista Anarchy 44 Realizzata dal grafico Rufus Segar / Anarchy - Monthly magazine founded and directed by Word from 1960 to1970 - Cover of the magazine Anarchy 44 made by the graphic designer Rufus Segar
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La città dei ricchi e la città dei poveri 1998 / The city of the rich and the city of the poor 1998
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Anarchy in Action 1973
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dall’Autore dal momento che: «nessuna città è governabile se non alleva cittadini che la sentono propria»11 e risulta effettivamente difficile sentirsi liberi fruitori di qualcosa se non lo si vive appieno o se si è costretti ad osservarlo soltanto da dietro un velo di protezione. Cosa separa il bambino dalla città? Cosa lo ha trasformato nel tempo, ben lontano dal concetto di infanzia Mumfordiana, in indoor? Scuole e università si pongono, soprattutto nei primi gradi di formazione, come realtà inglobanti, chiuse su se stesse in cui il confronto con l’esterno è quasi bandito. Pericoli, automobili e burocrazia sembrano essere i maggiori ostacoli alla libera apertura verso un urbano che effettivamente si pone come risposta alle domande degli adulti, ma non a quelle dei bambini. Quali sono quindi i contatti diretti con la realtà? In quali momenti si concretizzano? L’abitazione, come già accaduto per la scuola, si è trasformata in una piazzaforte in cui proteggere il bambino ed il contatto con la realtà si concretizza nei percorsi tra una fortezza e l’altra. «Non voglio una città dei bambini. Voglio una città dove i bambini vivano nello stesso mondo dove vivo io. Se il nostro obiettivo è una città condivisa e non una città dove zone non necessarie vengono messe da parte per trattenervi i bambini [...]»12. A partire dalla scansione temporale della giornata alla capacità di rendere fruibile in 36
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(interviews, articles, essays) and finds its greatest fulfilment in The child and the city where he defines the key points of one of the issues that he feels more strongly: «No city is governable if no raises citizens who feel they own the city»11 and it is indeed hard to feel free users of something unless you live it fully, or if you are forced to observe it only from behind a veil. What separates child from the city? What has turned child, well away from Mumford childhood concept, into an indoor? Schools and universities appear, especially in the firsts steps of education, as englobing reality, closed on themselves. The interaction with the outside world is almost banished. Hazards, cars, and bureaucracy seem to be the major obstacles to the free city life. The city answer to the needs of adults, but not to those of children. So what are the direct contacts with reality? In such moments are realized? The house has been transformed into a fortress, in which protect the child and the contact with the reality is expressed in the paths between a fortress and the other. «I do not want a city of children. I want a city where children live in the same world where I live. If our goal is a shared town and not a city where unnecessary areas are set aside to detain children [...]» 12. Since the scan time of the day to the ability to make available in each mode the urban space he proposes the application
ogni modalità lo spazio urbano egli propone l’applicazione di soluzioni già attuate in altre situazioni come input per una reale umanizzazione della città. L’eliminazione dell’automobile o piuttosto una educazione all’uso di essa costituirebbe la base per una libera ripopolazione delle strade da parte di tutti gli utenti. Di fianco al tema dell’infrastruttura come ostacolo alla libera fruizione urbana si innesta il tema degli spazi pubblici progettati al fine di localizzare in un solo punto tutti gli sfoghi ricreativi dei bambini. Parchi e giardini vengono progettati, o meglio spianati, spesso in aree di risulta o in aree scomode, al fine di adempire a standard urbanistici, ma ciò che costituisce una falla nell’idea della progettazione di questi spazi è in realtà l’impossibilità di raggiungerli autonomamente o senza pericoli. La semplificazione di tali aree propone un’esperienza ambientale, spesso l’unica che può essere offerta in aree urbane, falsata e schematizzata. Ward critica l’idea della città contemporanea pensata come contenitore di aree zonizzate in cui un uso ne esclude automaticamente un altro ed in cui soggetti non destinati a quel tale uso/servizio siano di intralcio ai legittimi fruitori. Shared spaces, luoghi “disordinati” e dall’uso spontaneo sono gli ingredienti fondamentali perché la città subisca una nuova evoluzione verso il confronto e la compassione tra i cittadini. Il mutuo soccorso, concetto su cui pone le basi l’idea di società anarchica, può avere piena espressione solo se viene concessa agli individui un’occasione spaziale di confronto. Questo risultato va cercato attraverso una
of solutions already implemented in other situations as input to a real humanization of the city. The car elimination or rather an education for the use of cars are the basis for a free repopulation of roads by all users. Next to the issue of infrastructure as an obstacle for a free urban use there is the theme of public spaces designed to localize at one point all the recreational outbursts of children. Parks and gardens are designed, or rather flattened, often in remnant areas or in awkward areas, just in order to fulfil in urban standards. A flaw in the design of these spaces is actually the inability to achieve it individually or without dangers. These areas therefore propose a distorted and schematic environmental experience and often it is the only one that can be offered in urban areas. Ward criticizes the idea of the contemporary city conceived as a container of zoned areas in which an use automatically it excludes another and where subjects not designed for a specific use / service are a hindrance to legitimate users. Shared spaces, “disordered” places and spontaneous uses are the basic ingredients because the city will go towards a new evolution based on confrontation and compassion among citizens. Mutual aid, concept on which lays the foundation the idea of anarchist society, can have full expression only if it is granted to individuals an opportunity to share spaces. This result must be sought in term of a new education to the city and in term of a new cultural approach to the street. The
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Anarchy - mensile fondato e diretto da Ward dal 1960 al 1970 - Copertina della rivista Anarchy 70 Realizzata dal grafico Rufus Segar / Anarchy - Monthly magazine founded and directed by Word from 1960 to1970 - Cover of the magazine Anarchy 70 made by the graphic designer Rufus Segar
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Anarchy - mensile fondato e diretto da Ward dal 1960 al 1970 - Copertina della rivista Anarchy 74 Realizzata dal grafico Rufus Segar / Anarchy - Monthly magazine founded and directed by Word from 1960 to1970 - Cover of the magazine Anarchy 74 made by the graphic designer Rufus Segar
11 Ward, C., Il bambino e la città, L’ancora del Mediterraneo, Napoli 2000, p. 147. 12 Ibidem p. 158. 2016
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nuova educazione alla città e una nuova cultura della strada in un’ottica di umanizzazione dei flussi urbani a discapito di quelli automobilistici. L’isolamento e l’emarginazione provocate da una città insicura e da un concetto di casa e di scuola inglobanti e chiuse su se stesse sono le principali cause di un’infermità sociale troppo difficile da estirpare dalla città contemporanea. Ward ipotizza così un approccio scalare alla scoperta della città a partire dall’infanzia, una sorta di climax dell’esperienza urbana utile a costruire personalità spazialmente consapevoli ed orientate. Questione abitativa e spirito di compassione Lo studio pragmatico di Ward si concentra negli anni sugli aspetti che portano al debilitamento fisico e sociale della città e dell’ambiente rurale, così il diritto alla casa trova un posto centrale in questa discussione. Una società che priva parte dei soggetti della possibilità di avere una vita dignitosa, quale è garantita in parte dalla possibilità di vivere in un ambiente salubre, non può rincorrere il sogno di raggiungere lo stadio di civiltà. «Quello di avere una casa è uno dei bisogni primari dell’uomo, che nel corso della storia e in ogni parte del mondo i popoli hanno soddisfatto con le proprie forze, usando materiali che si trovavano a portata di mano, con forme di lavoro spesso collettive»13. Ward non è contrario ad una politica abitativa che tuteli chi non dispone di un “tetto”, ma si oppone all’idea che essi debbano aspettare una soluzione governativa di allocamento di tipo top-down. «I poveri dei paesi del Terzo Mondo, potendo agire anarchicamente perché non ci sono autorità in grado di impedirlo, conservano tre delle libertà fondamentali che sono negate al proletariato dei paesi ricchi. Come dice Turner, è loro consentito scegliersi la comunità in cui vivere, amministrare le proprie risorse, determinare il proprio ambiente fisico»14. Il problema della risposta abitativa si scinde dunque in due principali arterie, da un lato l’amministrazione non propone nessun espediente al problema 38
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street has to be regulated on human flows at the expense of automotive flows. The isolation and marginalization caused by an insecure city and by guzzling realities are the main causes of a social disability that is too difficult to eradicate from the contemporary city. Starting from childhood Ward therefore suggests a scalar approach to explore the city. His proposal is a sort of climax for the urban experience that could be useful to build spatially aware and oriented personalities. Housing and spirit of compassion Ward concentrated his pragmatic study on the aspects that lead to a physical and social weakening of the city and of the environment, is so then that the right to housing is a central place in this thread. A society that deprive a group of them of a dignified life, which is guaranteed in part by the possibility of living in a healthy environment, can not aspire to reaching the stage of civilization. «Having a home is one of man’s basic needs, which throughout history and in all parts of the world people are satisfied with their own efforts, using materials that were at hand and often with collective work»13 Ward is not against to a housing policy that protects those who do not have a “roof”, but he is against to the idea that people should wait for a government solution. «Poors of the Third World countries, being able to act anarchic because there are no authorities in a position to prevent it, retain three of the fundamental freedom forms that are denied to the proletariat of rich countries. As Turner says, they can choose the communities in which to live, they can administer their resource and they can also determine their physical environment» 14. The problem of housing response is thus divided into two parts, on the one hand the administration does not propose any gimmick to the housing problem, on the other hand it hinders any other type of initiative that is not regulated. In general, the solution for Ward is enclosed in the spirit of compassion that naturally characterizes people.
dell’esclusione abitativa, dall’altro ostacola ogni altro tipo di iniziativa non prevista dalla normativa. In generale per Ward, non diversamente dai dialoghi socratici, la soluzione è racchiusa nello spirito di compassione che naturalmente caratterizza gli uomini. La città, disegnata secondo le “misure” dell’uomo medio, necessita quindi di una sterzata verso una umanizzazione dello spazio e delle politiche urbane.
The city, designed according to the average man’s size, therefore requires a shift towards a humanization of its space and of the urban policies.
13 Ward, C., Il bambino e la città, L’ancora del Mediterraneo, Napoli 2000, p. 147. 14 Ibidem p. 158.
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Bibliografia Ward C., Il bambino e la città, L’ancora del Mediterraneo, Napoli 2000. Ward C., Anarchia come organizzazione, Elèuthera, Milano 2013. Ward C., Acqua e comunità, crisi idrica e responsabilità sociale, Elèuthera, Milano 2003. Ward C., La città dei ricchi e la città dei poveri, Edizioni e/o, Roma 1998. Ward C., Dopo l’automobile, per un nuovo modello di mobilità, Elèuthera, Milano 2012. Ward C., The Child in the country, The Anarchist Library, Downey 2013. Goodway D., Conversazioni con Colin Ward, Elèuthera, Milano 2003. Tonucci F., La città dei bambini, Laterza, Bari 2005.
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IL RITORNO DEI CIOMPI
WORKSHOP INTENSIVO
THE RETURN OF THE CIOMPI INTENSIVE WORKSHOP
FIRENZE, PIAZZA DEI CIOMPI 26/10 - 03/11 2016
Una festa sociale, che vedrà l’allestimento di un’opera ironica, effimera e provocatoria per reinventare il grado zero della Piazza. A social party, which will see the construction of an ironic, ephemeral and provocative work to reinvent the degree zero of the square.
#Inciampa_ai_Ciompi!
Promosso da Landscape Design Lab (DIDALabs) Sponsored by Landscape Design Lab ldldidalab@gmail.com
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Museu Blau_Museo di Scienze Naturali – Barcellona / Museu Blau_Natural History and Science Musuem – Barcelona Photo Stefano Visconti
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Sagrada Familia – Barcellona / Sagrada Familia – Barcelona Photo Stefano Visconti
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“Architettura organica o Landscape Architecture?" Conversazione con Luciano Pia, architetto del dialogo con il contesto "Organic architecture or Landscape Architecture?” Talking with Luciano Pia, the architect of the dialogue with the context A
Luciano Pia Dal 2000 collabora DE-GA S.p.A. (una delle più importanti imprese di costruzioni di Torino) con la quale ha realizzato il progetto per la Scuola Universitaria Interfacoltà di Biotecnologie di Torino e la casa 25 Verde, uno dei progetti più rappresentativi della poetica architettonica di Pia. Parallelamente all'attività professionale, Luciano Pia sviluppa un capillare lavoro di ricerca in ambito accademico su modalità progettuali alternative nel campo del consumo energetico e dell'impatto sull'ambiente. From 2000 he works with DE-GA S.p.A. (one of the largest construction companies of Turin) with which he created the project for the Interfaculty School of Biotechnology of Turin and the house 25 Verde, one of the most representative designs of architectural poetics of Pia. In parallel to his professional activity, Luciano Pia develops an extensive research in the academic field of alternative design methods and in the field of energy consumption and environmental impact.
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Scuola di Biotecnologie, Torino. Edificio universitario e di ricerca. Progettato nel 2000, realizzato nel 2006 / School of Biotechnology, Turin. University building for research. Designed in 2000, realized in 2006
BY: Enrico Falqui
NIP Head editor. Director of Landscape Architecture’s Lab and full time professor charged of International Activities by Research Doctorate of DIDA, Univ. of Florence, is member of UNISCAPE. From 2010, he leads publishing series Bording Landscapes by ETS, Pisa.
A CURA DI: Enrico Falqui
Direttore Responsabile NIP. Direttore del Lab di Architettura del Paesaggio e responsabile delle relazioni internazionali del Dottorato di ricerca del DIDA, Univ. di Firenze, è membro di UNISCAPE. Dirige dal 2010 la collana editoriale Paesaggi di confine, ETS, Pisa.
#1 Anche lei come molti architetti paesaggisti della scuola francese ha avuto una formazione artistica prima di intraprendere la sua professione da architetto. Quanto ha influito questa formazione nel progettare “25 Verde”, opera per la quale ha ricevuto riconoscimenti internazionali prestigiosi quali il BIGMAS International Architecture Award?
#1 Like many landscape architects of the French school, you had an artistic training before undertaking your profession as an architect. How important was this training in designing the "25 VERDE", work for which you received prestigious international awards such as the BIGMAS international architecture award?
Sicuramente la mia formazione ha influito tantissimo sui miei progetti. Io ho fatto il Liceo Artistico e alla fine degli studi non sapevo cosa scegliere, se fare l’Accademia di Belle Arti o Architettura, poi all’esame di maturità uscì proprio Architettura, fu così che decisi poi di iscrivermi a questa facoltà, mentre se avessi fatto l’Accademia, avrei probabilmente scelto di fare Scultura. E così è andata! Sicuramente la nostra formazione incide tantissimo in quello che facciamo, perché noi siamo frutto delle esperienze che abbiamo vissuto precedentemente e che continuiamo a vivere. Devo dire, però, che ha esercitato una grandissima influenza anche una formazione pragmatica derivante dalle esperienze fatte in cantiere, le quali permettono di realizzare i tuoi sogni che poi diventano realtà. Quindi una conoscenza più tecnica delle tecnologie, dei modi di costruire e la vicinanza al cantiere sicuramente hanno contribuito moltissimo alla mia formazione professionale.
Surely my training has influenced a lot on my projects. I actually have done the Art School and at the end of the studies I did not know what to choose, if to do the Academy of Fine Arts or Architecture, then after the graduation examination I decided to enrol in the faculty of Architecture. If I had made the Academy, I would probably have chosen to do sculpture. And so it went! Surely our training affects a lot in what we do, because we are the result of the experiences that we have lived previously and that we continue to live. I must say, though, that a pragmatic training resulting from the experience in the construction site, has influenced me a lot, it allows you to achieve your dreams which then become reality. So a more technical understanding of technologies, ways of building and proximity to the construction site surely have contributed greatly to my professional training.
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#2 Molti critici hanno definito alcune delle sue architetture “una provocazione”; eppure lei dimostra di passare con elegante disinvoltura da architetture eccentriche come “Casa Hollywood” ad architetture “rigorose e compatte” come la Scuola di Biotecnologie molecolari a Torino. Lei sembra voler mettere in discussione, osservando le sue opere, il rapporto tra Architettura e Storia ed il rapporto tra Architettura e Natura. È così?
#2 Many critics have called some of your architecture "a provocation"; yet you show us to be able to make, with elegant aplomb, both eccentric architecture as "Casa Hollywood" and "rigorous, compact" architectures as the school of Molecular Biotechnology in Turin. You seem to want to question, observing your works, the relationship between Architecture and History and the relationship between Architecture and Nature. Is it so?
Credo che sia proprio così. Io penso che ogni architettura sia legata al luogo, al momento storico nel quale essa nasce e che quindi ogni progetto sia unico e irripetibile nel suo genere. Secondo questo principio, tutte le architetture sono diverse l’una dall’altra perché nascono da esigenze molto differenti, da committenti che hanno problemi diversi, e anche il contesto socio-economico in cui si sviluppano è diverso. Ad esempio, la Scuola di Biotecnologie che ho realizzato a Torino 10 anni fa, doveva essere un luogo di apprendimento, dove la formazione è fondamentale e dove il background fa parte del vissuto. Questa scuola doveva svolgere il ruolo di tramandare conoscenza e sapere alle generazioni future. Per questo doveva avere un carattere rigoroso ma allo stesso tempo doveva essere aperta alla città accogliendo le nuove esperienze e ricerche che si fanno al suo interno. Una mia architettura quale è l’edificio 25 Verde a Torino, invece, ha un carattere “volutamente” provocatorio perché il progetto è nato in un luogo dove in passato si svolgevano attività industriali, in un contesto di nessun interesse sociale o culturale ad eccezione del grande valore paesaggistico poiché il luogo è vicino sia al fiume sia alla collina.
I think it’s just like that. I think that each architecture is linked to the place, to the historical moment in which it was born and that therefore each project is unique and unique in its kind. If you follow this principle, all architectures are different from one another because they come from very different needs, from customers who have different problems, and also the socio-economic context in which they develop is different. For example, the School of Biotechnology that I made in Turin 10 years ago, had to be a place of learning, where training is fundamental and where the background is part of the experience. This school was meant to bequeath knowledge to future generations. For this reasons it must had a strict nature but at the same time had to be open towards the city, welcoming the new experiences and researches that are done within it. Whereas one of my architectures, which is the 25 Verde building in Turin, has a nature "deliberately" provocative because the project was born in a place where in the past were carried out industrial activities, in a context of no social or cultural interest except for the great scenic value because the place is close to both the river and to the hill. However, from that area of the project,
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Tuttavia, da quell’area di progetto, collina e fiume erano esclusi alla vista e alla percezione dei potenziali abitanti dell’edificio ed è per questo motivo che l’idea di prendere gli elementi naturali e paesaggistici di quell’area portandoli all’interno del sito di costruzione di quell’edificio, è nata proprio dalla consapevolezza che l’architettura avrebbe potuto valorizzare tali elementi come una risorsa importante per il benessere degli abitanti. Storia quindi molto diversa dalla Scuola di Biotecnologie: l’una ha una destinazione universitaria e si occupa di formazione, l’altra ha una destinazione più ludica, quale la residenza e a Torino tutti vorrebbero abitare in mezzo al verde e tutti
hills and river were excluded from view and perception of potential inhabitants of the building, and it is for this reason that the idea of taking the natural and landscaping elements and bringing them within the area of that construction site, was born from the awareness that architecture could enhance these elements as an important resource for the welfare of the inhabitants. History thus very different from the Biotechnology School: one has a university destination and focuses on training, the other has a more playful destination, such as residence, and in Turin everyone would like to live in the open and everyone would like to have big terraces crossed by branches of large trees.
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Scuola di Biotecnologie, Torino. Ingresso da via Nizza / School of Biotechnology, Turin. Entrance from Via Nizza
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Casa 25 Verde, Torino. La struttura in acciaio forma una foresta dove gli alberi sono radicati a terrazze irregolari / Casa 25 Verde, Turin. The steel structure forms a forest where the trees are rooted to irregular terraces
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Casa 25 Verde, Torino. Progettato nel 2007 e realizzato nel 2012 / Casa 25 Verde, Turin. Designed in 2007 and realized in 2012
vorrebbero avere dei grandi terrazzi attraversati dai rami dei grandi alberi. Casa Hollywood è ancora un’altra cosa perché nasce in un contesto molto diverso da Casa 25 Verde. Casa Hollywood è un fabbricato molto più piccolo, in pieno centro storico, con una vista bellissima su tutta la città. Il progetto nasce dalla esigenza di aprirsi a tutto il contesto, non di voler trasferire il contesto nel sito di costruzione come in Casa 25 Verde. Il progetto ha dovuto risolvere un aspetto assai complesso ovvero il passaggio da un fabbricato di 10 piani degli anni ‘50 ad un fabbricato di 6 piani fuori terra di fine ‘800. È un’architettura che crea una relazione tra due volumi molto diversi e cerca inoltre di inglobare al suo interno un fabbricato storico che andava conservato, l’ex-teatro popolare di Torino, del quale si è conservata una parte che è stata mantenuta, valorizzata e inglobata nel fabbricato. In conclusione tre architetture molto diverse tra loro perché nate in tre contesti molto differenti e con esigenze funzionali molto diversificate. #3 Lei viene definito, nelle principali riviste d’Architettura italiana, un esponente della Moderna Bioarchitettura. Personalmente ho un’opinione diversa ovvero che la sua intenzione più profonda sia quella di ricercare un “nuovo dialogo” tra Architettura, Paesaggio e Progetto Urbano. In altre parole, la sua Architettura sembra rendere esplicito un “pensiero” che guida il suo processo progettuale. Molti mi dicono «tu hai fatto un fabbricato eco-compatibile, eco-sostenibile, biologico» ma io non ho voluto fare nessun fabbricato che avesse solo quelle caratteristiche. Io ho cercato di fare un fabbricato che fosse un’architettura della continuità, un’architettura nella quale noi esseri umani siamo parte integrante e organica della natura.
Casa Hollywood is still another thing because it comes in a very different context from Casa 25 Verde. Casa Hollywood is a much smaller building in the city centre, with a beautiful view over the city. The project arises from the need to open towards the whole context, not to transfer the context of the construction site as for Casa Verde 25. The project had to solve a very complex issue, namely the shift from a 10-floors building of the 50’s compared to a building of 6 floors above ground from the end of ‘800. It is an architecture that creates a relationship between two very different volumes and also seeks to incorporate in it a historical building that was preserved, the former popular theatre of Turin, of which has been preserved a part, valued and incorporated into the building. In conclusion three very different architectures with each other because were born in three very different contexts with very different functional needs. #3 You are defined in the main magazines of Italian Architecture as an exponent of Modern Ecological Design. Personally I have a different opinion, namely that your deepest intention is to search for a "new dialogue" between Architecture, Landscape and Urban Design. In other words, your Architecture seems to make explicit a "thought" driving your design process. Many say «you made an eco-friendly building, eco-sustainable, organic» but I would not do any building that only has those features. I tried to make a building that was an architecture of continuity, an architecture in which we human beings are an integral and organic part of nature. I tried to design a building in which those who experience it can feel good. We live certainly better in nature than in the middle of a man-made and
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Ho cercato di progettare un fabbricato nel quale chi lo vive può stare bene. Viviamo certamente meglio in mezzo alla natura che in mezzo ad un ambiente antropizzato e artificiale. Ho cercato di portare all’interno della città questo elemento che molte volte in città non c’è, perché io credo che anche la città sia parte del paesaggio. Io non vedo la differenza tra paesaggio e città, è tutto paesaggio o è tutto città, dipende come lo consideri. Per questo ho cercato di fare un’architettura che fosse parte integrante del paesaggio. #4 La pratica professionale dell’architettura di qualità in Italia è sconvolta dalla logica degli appalti a ribasso, in cui il progettista, quando ha la fortuna di essere anche il direttore dei lavori, si trova nell’impossibilità di ottenere livelli qualitativi accettabili dagli appaltatori. Inoltre, l’Italia è uno dei pochi paesi europei dove non esiste una legge nazionale sulla qualità dell’Architettura. Che proposte farebbe per risolvere questo problema strutturale? Sostanzialmente ogni figura tende a degli obiettivi diversi. Il progettista tende a fare un fabbricato con le migliori soluzioni abitative e le migliori prestazioni di confort, il committente invece cerca di ottenere un fabbricato bello e funzionale senza spendere troppo mentre l’impresa, che è quella che sta in mezzo, cerca di guadagnare il massimo spendendo il minimo. Queste tre figure sono spesso in contrasto e in contraddizione tra di loro forse però la cosa che funziona meglio è la coesione tra queste tre figure insieme. Un esempio di questa volontà di coesione è dato da forme di partenariato pubblico-privato nel quale tutte e tre le figure sono messe 50
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artificial environment. I tried to bring this element into the city, where many times doesn’t exist, because I believe that the city is part of the landscape. I do not see the difference between landscape and cities, it is all landscape or city, it depends on how we consider it. So I tried to make an architecture that is a completing part of the landscape. #4 The professional practice of quality architecture in Italy is devastated by the logic of downward contract procurement, where the designer when has the good fortune to be also the director of the works, is unable to obtain acceptable quality levels by contractors. In addition, Italy is one of the few European countries where there is no national law on the quality of Architecture. What kind of proposals would you do to solve this structural problem? Each figure tends to achieve substantially different goals. The designer tends to make a building with the best housing solutions and the best comfort performance, the client instead tries to get a beautiful and functional building without spending too much while the company, which is the one that is in the middle, tries to gain the maximum spending the minimum. These three figures are often in conflict and at odds with each other but perhaps the thing that works best is the cohesion between these three figures together. An example of this desire for cohesion is given by forms of public-private partnership in which all three figures are put together and all three share the same objectives and the same purposes. The project of Casa 25 Verde was born with an alliance between a construction company, which is also the promoter, a team of designers
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Casa 25 Verde, Torino. Particolare della facciata / Casa 25 Verde, Turin. Detail of the facade.
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insieme e tutti e tre condividono gli stessi obiettivi e le stesse finalità. Il progetto di Casa 25 verde nasce da un’alleanza tra una impresa di costruzioni, che è anche il promotore, un team di progettisti e la volontà da parte del committente di fare un fabbricato di qualità. Questo patto tra i tre soggetti è stato realizzato in un momento in cui la crisi del settore immobiliare cominciava già a farsi sentire a Torino; quindi solo puntando su un’offerta di un prodotto edilizio di qualità (verso il quale il mercato non manifestava alcun tipo di crisi) si poteva riuscire a evitare i contraccolpi della crisi sulla domanda di nuovi alloggi. #5 Lei afferma in una recente intervista, parlando delle tecniche costruttive, che «i dettagli non sono dettagli, ma il suo progetto stesso» e ancora che «l’attenzione puntuale rivolta alla singola parte permette l’esattezza del progetto e la precisione del progetto non è un dettaglio». Può spiegarci, attraverso alcune concrete esemplificazioni, come ragiona sui dettagli e sui materiali che utilizza nel suo processo progettuale? Io parto dal principio che tutti i materiali abbiano lo stesso valore e che non si scelga un materiale a priori perché quel materiale “ti piace di più di un altro” ma, a seconda di quello
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and the willingness of the customer to make a quality building. This pact between the three parties was made in a time when the housing crisis was already beginning to be felt in Turin; then only by focusing on an offer of a quality building product (towards which the market does not manifest any kind of crisis) you could be able to avoid the effects of the crisis on the demand for new housing. #5 You said in a recent interview, speaking of construction techniques, that «the details are not details, but the same project» and even that «the careful attention paid to the individual part of the project allows the accuracy and precision of the project, so is not just a detail». Can you explain, through some concrete examples, how you reason on the details and the materials you use in your design process? I start from the principle that all materials have the same value and not choosing a priori one material because you like it better than another but, depending on what you want to achieve and what you think is most appropriate at that time to reach your goal, you use the best material and therefore optimizes materials. For me, the concrete, steel, wood, glass and other materials have substantially the same value, you have to know how
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Casa Hollywood, corso Regina, Torino. Progetto del 2007, realizzato nel 2014 / Casa Hollywood, Corso Regina, Turin. Designed in 2007, realized in 2014
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Casa Hollywood era un piccolo teatro popolare costruito nel XIX secolo, ora ospita una residenza / Casa Hollywood was a small popular theatre built in XIX century, now containing a residence
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che vuoi ottenere e di quello che pensi sia più adatto in quel momento per raggiungere il tuo scopo, usi il materiale più adatto Per me il calcestruzzo, l’acciaio, il legno, il vetro e tutti gli altri materiali hanno sostanzialmente lo stesso valore, bisogna saper usarli nel modo giusto senza sprecarli e sfruttare le loro caratteristiche intrinseche. È inutile voler realizzare, tanto per fare una ipotesi un po’assurda, un serramento di calcestruzzo, non avrebbe senso mentre invece, per realizzare un pilastro si possono utilizzare diversi materiali: calcestruzzo, acciaio, legno ecc. Quindi ci sono materiali che sono più adatti per certi obiettivi e altri che sono meno adatti.
to use them properly, not wasting them and exploit their inherent characteristics. Is useless to realize something just to make an absurd hypothesis, doors and windows of concrete would not make sense. While on the other hand, to realize a pillar can be used various materials: concrete, steel, or wood. So there are materials that are more suitable for certain objectives and others that are less suitable. I always look for the most suitable material to the objective that has to be achieved. The project comes together with a possibility of use of the materials, because when you start to design and when developing an idea, you realize immediately that a certain thing can be done with a material
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Rendering di progetto / Project rendering
Io cerco sempre il materiale più adatto all’obiettivo che si vuole ottenere. Il progetto nasce insieme ad un’ipotesi di utilizzo dei materiali, perché quando cominci a progettare e sviluppi un’idea, ti rendi conto subito che per fare quella cosa vi è un materiale più adatto di un altro. Questa scelta permette di adattare la tecnologia che intendi utilizzare per il tuo progetto in funzione dei materiali costruttivi che ritieni più idonei. #6 Prospetta quasi un’attività da artigiano nel processo costruttivo, perché parla di scavare il calcestruzzo in modo da raggiungere le forme che più rispondono alla sua sensibilità artistica. Il calcestruzzo è un materiale molto plastico, lo puoi gettare come vuoi. Il calcestruzzo di per sé non ha una forma, viene utilizzato normalmente per fare dei pilastri e dei solai ma, diciamo che è una semplificazione estrema, perché lo puoi usare per fare qualsiasi cosa. Il calcestruzzo, così come tantissimi altri materiali, ha ancora grossissime potenzialità perché possiamo fare con esso tutto quello che vogliamo e oggi ci sono 54
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more suitable than another. This choice allows to adapt the technology you want to use for your project according to the building materials that are most suitable. #6 The activity in building process is looking to be almost craftsmanship because you talk about digging up the concrete in order to achieve the forms that most match your artistic sensibility. Concrete is a very plastic material, you can pour it as you want. The concrete itself does not have a form, commonly used to make the pillars and floors, but let’s say it is an oversimplification, because you can use it doing anything. The concrete, as well as many other materials, still has very big potential because we can do with it whatever we want, and today there
degli additivi e dei componenti che possiamo aggiungere al calcestruzzo per cui si possono ottenere delle cose fantastiche che magari 20-50 anni fa non potevamo fare perché mancavano le tecnologie. #7 Quindi, per concludere, come amerebbe che si definisse l’architettura che propone? Io cerco di fare un’architettura che risponda alle esigenze delle persone che poi la useranno, non tanto un’architettura che risponda a una volontà, a un desiderio di chi l’ha progettata e di chi l’ha costruita perché le nostre architetture servono a qualcuno che le usa, come le città servono a chi le abita e a chi le fruisce.
are additives and components that can be added to concrete from which you can get truly fantastic things that maybe 20-50 years ago we could not do because we lacked of technology. #7 So at the end of this interview, how would you love the architecture you propose to be defined? I try to do an architecture that meets the needs of the people that will use it, not so much an architecture that responds to a will, to a desire of those who planned and those who built it because our architectures are needed to someone who uses them, as the cities are needed by those who live and use them.
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Sagrada Familia – Barcellona / Sagrada Familia – Barcelona Photo Stefano Visconti
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Torre Agbar – Barcellona / Agbar Tower – Barcelona Photo Stefano Visconti
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The Palace Bridge Un corridoio di collegamento nello spazio pubblico ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi
A connecting corridor in public space ‘s-Hertogenbosch, The Netherlands
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Il Sole del mattino brilla sul ponte. I ciclisti e pedoni condividono gli stessi percorsi - Foto di Niels van Empel
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The Morning sun shines on the bridge. Cyclists and pedestrians share the same paths - Photo by Niels van Empel
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enti anni fa era una zona desolata. Una tranquilla area industriale della città, che cadde in rovina. A poco a poco è diventato una zona no-go. Nei primi anni novanta il Comune ha preso una decisione drastica che ha portato alla trasformazione di questa area, che si trova al centro della città olandese di 's-Hertogenbosch. Al giorno d’oggi troviamo qui un’area urbana di 49 ettari, che offre appartamenti per 1400 abitanti, uffici, un tribunale e studi legali, aree ricreative, ristoranti e Istituti superiori di istruzione. Proprio accanto ai binari ferroviari e la stazione, si trova l’area chiamata “quartiere Palazzo”, che aveva bisogno di un collegamento con il centro storico della città, situato proprio dall’altra parte dei binari ferroviari.
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wenty years ago it was a desolate area. A soft industrial part of the city, which fell into disrepair. Gradually it became a no-go area. In the early nineties the municipality made a drastic decision that led to reformation of this area, which is centrally located in the Dutch city of ‘s-Hertogenbosch. Nowadays we find here an urban area of 49 hectares, offering apartments to 1400 inhabitants, offices, court and law firms, recreational areas, restaurants and higher educational colleges. Right next to the railway tracks and its station, this area (called "Palace quarter") needed a connection to the historical city centre, right on the other side of the railway tracks.
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AUTHOR: Jan-Willem Noom
is lecturer in Landscape and Garden design and Professional Didactics at Aeres University of Applied sciences in Wageningen, The Netherlands. As chairman of the ENTER-network he collaborates with European teacher training institutions to bring the themes of learning and land based education together.
AUTORE: Jan-Willem Noom
è docente di paesaggio, progettazione di giardini e didattica professionale presso Aeres Università di Scienze Applicate di Wageningen, Paesi Bassi. Come presidente della ENTER-network collabora con gli istituti di formazione degli insegnanti europei insegnando insieme i temi di apprendimento e di educazione basata sul territorio.
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Vista tecnica del Palace Bridge. La porzione centrale ha una altezza sufficiente per il passaggio dei treni - Visual di: Benthem Crouwel architetti / Technical view of the Palace Bridge. The central portion has a sufficient height for passing trains - Visual by Benthem Crouwel architects
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Impressione serale. Il progetto di illuminazione crea una magica atmosfera - Foto di Pim Westerlaken / Evening impression. The lighting design creates a magical atmosphere - Photo by Pim Westerlaken
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Impressione del secondo anno, dopo il completamento. La semina dona al ponte quel fascino da Parco che gli mancava - Foto di Jan-Willem Noom  / Impression taken in the second year after completion. Planting gets all parklike allure - Photo by Jan-Willem Noom
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La fase di ideazione e progettazione inizia nel 2008, con il titolo Palace Bridge (Ponte Palazzo). All’inizio dell’estate del 2015, i primi pedoni camminavano attraverso il Palace Bridge. Una costruzione in acciaio Corten, creazione di Benthem Crouwel architects, con una lunghezza di 250 metri ed una larghezza di 10 metri, attraversa la postazione ferrovia, una via d’uscita e una piccola zona di parcheggio. Il ponte consente sia ai pedoni che ai ciclisti di muoversi su un percorso misto, che si snoda tra bordure di piante progettate dal paesaggista Piet Oudolf (noto per il suo progetto per il paesaggio della High Line di New York City).
Il paesaggista Piet Oudolf ha diviso il ponte in tre zone, che sono caratterizzate da diversi tipi di composizioni: vegetazione della prateria, ombra, spazio semiaperto e uno spazio parzialmente chiuso - Foto di Jan Willem Noom / Landscape designer Piet Oudolf has divided the bridge into three zones, which are characterized by different kind of plant compositions: prairie vegetation, semi-open shade and partially closed planting - Photo by Jan-Willem Noom
Le persone possono accedere al ponte utilizzando le scale o con un ascensore adatto anche alle biciclette. La sistemazione paesaggistica sul ponte inizia già ai piedi delle scale. Al piano superiore, i passanti vengono sorpresi dai vari punti di vista sull’intorno. Durante la Guerra degli Ottanta anni, la città veniva difesa tramite l’inondazione dei territori circostanti. Gran parte dei questi territori attorno The phase of ideation and design began in 2008, under the working title Ponte Palazzo. In the early summer of 2015, the first pedestrians walked across the Palace bridge. A Corten steel construction designed by Benthem Crouwel architects, with a length of 250 meters and a width of 10 meters, spans the railway emplacement, an exit road and a small parking zone. The bridge allows both pedestrians and cyclists to move around on a mixed pathway, which meanders in between plant borders designed by landscape designer Piet Oudolf (well-known for his design for the landscape park High Line in New York City). People can enter the bridge by using the stairs or a bicycle elevator. Under the same angle the landscape park on the deck starts already down stairs. Upstairs, passers-by will be surprised by the various views on the surroundings. During the Eighty Years’ War the city was defended by the inundation of the surrounding landscape. 2016
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alla città sono rimasti liberi e il risultato è una città a diretto contatto con l’aperta campagna. Le persone possono godere della vista sulle zone umide e le foreste del sud, mentre dall’altra parte le forme e i contorni dell’architettura moderna caratterizzano l’orizzonte. Le tecniche utilizzate intorno al Ponte sono molto innovative. Vi è un sistema di irrigazione per innaffiare le piante, che utilizza l’acqua di scarico dei dintorni. Il solaio è dotato di un sistema sostenibile di riscaldamento a pavimento. Nel periodo estivo il calore viene immagazzinato, da utilizzarsi in inverno per mantenere i percorsi appena sopra lo zero, in modo che non sia necessario l’utilizzo di alcun sale per mantenere i percorsi puliti durante i periodi di gelo. Per mantenere le piante al loro bioritmo regolare, è stato aggiunto un isolamento supplementare alle bordure verdi tra il terreno e il pavimento (altrimenti gli alberi fiorirebbero a gennaio!). L’architetto paesaggista Piet Oudolf ha caratterizzato il progetto attraverso la creazione di bordure miste create con erbe e piante perenni. Oudolf è famoso per i suoi cosiddetti paesaggi della prateria, sul Palace Bridge, ha creato tre diverse parti in prateria, un paesaggio semi aperto e varie composizioni più ombrose. F
Panoramica aerea. Sulla destra il centro storico della città, ora collegato alla zona urbana moderna Palace quarter dal ponte - Foto del Comune di Den Bosch / Overview from the air. On the right the historical city centre, now connected to the modern urban area Palace quarter by bridge - Photo by the City of Den Bosch
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Il costruzione principale è fatta in acciaio Corten. La corrosione fornisce naturale protezione all'acciaio - Foto di Jan-Willem Noom / The main construction is made by Corten steel. Corrosion provides natural protection of steel - Photo by Jan-Willem Noom
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Uno degli ingressi al ponte. I pedoni o i ciclisti possono utilizzare le scale o un ascensore - Foto del Comune di Den Bosch / One of the entrances to the bridge. Pedestrians or cyclists can use the stairs or an elevator - Photo by the City of Den Bosch
Much of the surrounding land has not been crammed, resulting into the city that touches the open countryside. People can have a view over the wetlands and forests in the south, while on the other side the shapes and contours of modern architecture of the sky line. The techniques around the bridge are quite innovative. There is an irrigation system to water the plants, using drainage water from the surroundings. The floor deck is equipped with a sustainable floor heating system. In summertime warmth is stored, to use in winter time to keep the pathways just above zero, so that no salt is needed to keep the path ways clean during frost periods. To keep the plants in their regular biorhythm, an extra isolation is added in the plant borders in between soil and the pavement (otherwise trees will bloom in January!). Landscape designer Piet Oudolf did put his signature by creating mixed borders with grasses and perennials. Oudolf is famous for his so called prairie landscapes. On the Palace Bridge he has
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La zona centrale del ponte è seminata con erbe perenni. L'uso frequente di erbe, in associazione con particolari specie crea una vegetazione simile a quella della prateria - Foto di Jan-Willem Noom / The central zone of the bridge is planted with grasses and perennials. The frequent use of grasses, in combination with certain types of perennials creates a prairie-like vegetation - Photo by Jan-Willem Noom
È un paesaggio lussureggiante. Ogni stagione crea la sua propria esperienza. In tutte le stagioni, il parco è attraente non solo per i visitatori, ma anche per le farfalle, le api e altri insetti. Attraversando il ponte, si nota che l’area circostante è ancora in fase di sviluppo. Alcune persone si lamentano del prezzo di realizzazione (circa 17,5 milioni di euro), ma molte altre sono entusiaste di investire in questo tipo di “nuovi monumenti”. Ciclisti, uomini d’affari, studenti, pensionati, pattinatori e quelli che leggono un libro, tutti condividono questa zona, in modo naturale. Il ponte collega un’area moderna al centro storico della città e porta la vita urbana verso l’altro lato della ferrovia. created three different parts in prairie, half-open landscape and more shady composition. It’s a lush landscape. Every season has its own experience. In all seasons, the park is attractive not only for visitors but also for butterflies, bees and other insects. Walking across the bridge, you notice that the surrounding area is still in development. Some people are complaining about the cost price (about 17,5 million euros), but many people are excited about investing in these kind of new monuments. Cyclists, businesspeople, students, retirees, skaters and those who read a book. They share this area, in a natural way. The bridge connects a modern area to the historic city centre and brings urban life to the other side of the railway tracks. e-mail: j.noom@aeres.nl webpage Stoas: www.aereshogeschool.nl webpage ENTER: enter.educagri.fr 64
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UrgentCity, Verso un nuovo vocabolario di termini è un’iniziativa che indaga le sfide presenti nella comunicazione e la collaborazione tra le discipline coinvolte nella realizzazione della città, per affrontare le sfide urbane. Il progetto sarà presentato ufficialmente nel corso di un evento di 2 giorni alla Palazzina Reale di Firenze l’11 e 12 novembre 2016. L’evento comprenderà una serie di attività quali workshop, tavole rotonde e discussioni. UrgentCity, Towards a New Vocabulary of Terms is an initiative that investigates the challenges present in communication and collaboration between disciplines involved in city making and addressing urban challenges. The project will be officially presented during a 2 days event at Palazzina Reale in Florence on the 11-12 of November 2016. The event will comprise a series of activities such as workshops, roundtables and discussions.
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Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN
Un’infrastruttura verde per una nuova Città, Jinshan A green infrastructure for a new Town, Jinshan
AUTHOR: Benedetto Selleri
Landscape architect, doctor in forestry, is a founding member of PAN associated srl. He is author with PAN design of many scenic works in Italy and abroad and has worked on issues related to the Landscape and the environment for many Italian National Parks.
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e città accolgono circa la metà della popolazione mondiale. In Asia, Africa, America Latina in particolare assistiamo a vere e proprie migrazioni di milioni di persone. Le criticità di questi territori sono ormai abbastanza conosciute e, anche se rispondono a categorie differenti come quelle ambientali, sociali, culturali, sono correlate in modo indissolubile. Un fattore che le accomuna è la totale assenza della natura. Questo determina luoghi non sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale, non comprensibili e quindi difficili da vivere. Le conseguenze di tutto questo si impongono con forza anche nel nostro continente, soprattutto in questi anni di grandi tensioni, nel dibattito sulle periferie e sui luoghi di scarto. Le strategie, le risposte possibili sono certamente molteplici e complesse. Tra queste ha un ruolo essenziale il progetto di paesaggio che come ormai sappiamo può incidere in modo straordinariamente efficace, ma solo a certe condizioni. L’approccio progettuale infatti deve essere quello della green infrastructure. Un progetto di paesaggio concepito in modo estensivo come vera e propria infrastruttura strategica per la città così come lo sono le strade o gli ospedali, in una logica di multidisciplinarietà.
AUTORE: Benedetto Selleri
Paesaggista AIAPP, dottore in scienze forestali, è socio fondatore di PAN associati srl. È autore con PAN della progettazione di numerose opere paesaggistiche in Italia e all'estero e ha lavorato su tematiche riguardanti il Paesaggio e l'ambiente per molti Parchi Nazionali italiani.
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he city accommodates around half of the world population. In Asia, Africa, Latin America in particular we are seeing real migrations of millions of people. The criticality of these territories are now fairly well known and, although based on different categories such as environmental, social and cultural ones, they are all linked together indissolubly. One factor that unites them is the total absence of nature. This determines not sustainable places that are environmentally and socially incomprehensible and therefore difficult to live. The consequences of all this are imposed forcefully also in our continent, especially in these years of great tensions, in the debate on suburbs and waste places. The strategies, the possible answers are certainly many and complex. Among these the landscape project has an essential role, as we now know, it can influence in such an extraordinarily effective way, but only under certain conditions. The design approach should be that of green infrastructure. A landscape project designed extensively as a real strategic infrastructure for the city as are the roads or hospitals, in a multidisciplinary logic. The project of green infrastructure should aim to reintroduce beauty and nature, improving the environmental 2016
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Il progetto della infrastruttura verde deve mirare a reintrodurre la bellezza e la natura, migliorare gli aspetti ambientali e combattere il climate change, promuovere la cultura, promuovere il benessere psicofisico dei cittadini, incrementare la biodiversità e la resilienza della città, incrementare la ricchezza economica e sociale delle comunità. Con questi principi abbiamo guidato lo sviluppo del masterplan vincitore a novembre 2015 del concorso internazionale per il fronte mare della new town di Jinshan, sita nell’omonimo distretto della Municipalità di Shanghai, sulla baia di Hangzhou, a circa 60 km a sud del centro della metropoli cinese. Un masterplan per un’area di circa 720 ettari, sviluppata lungo un tratto 68
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aspects and tackling climate change, promoting culture and mental and physical well-being of citizens, increasing biodiversity and resilience of cities, increasing economic wealth and social communities. With these principles we have guided the development of the master plan winner, in November 2015, of the international competition for the sea front of the new town of Jinshan, located in the homonymous district of Shanghai Municipality, the Hangzhou Bay, about 60 km south of the centre of the Chinese metropolis.A master plan for an area of about 720 hectares, developed along a coastal stretch of 5.8 km, partly expanding on the sea and destined to become a new urban
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Masterplan: planivolumetrico complessivo del progetto / Masterplan: complete volumetric plan of the project
costiero di 5,8 km, in parte su espansione a mare e destinata a diventare una nuova centralità urbana a prevalente vocazione turistico ricreativa, ma con un alto mix funzionale, un importante punto di riferimento nella geografia della Shanghai del futuro. Il contesto è caratterizzato da una incredibile espansione insediativa, il tessuto agricolo è stato marginalizzato per fare spazio a poli produttivi con importanti industrie petrolchimiche che si alternano a gated communities residenziali e a centri turistici costieri. In questo contesto il progetto di paesaggio guida lo sviluppo della nuova città e ne stabilisce la struttura. Il percorso seguito nello sviluppo del masterplan ha preso origine dal progetto di paesaggio concepito appunto
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Sezione prospettica del bacino della riviera. Da sinistra: il waterfront con hotel, attività commerciali e la passeggiata a mare; la spiaggia; il bacino balneabile; la pista di atterraggio degli idrovolanti; il sistema paesaggistico con dune e bacini di fitodepurazione lungo la diga di protezione a mare / Perspective section of the Basin of the riviera. From left: waterfront with hotels, commercial activities and the walk to the sea; the beach; the bathing area; the strip for seaplanes; the landscaped system with dunes and constructed phytopurification wetlands along the protective dike on the sea
centre with predominantly recreational tourism vocation, but with a high functional mix, a major landmark in the geography of Shanghai of the future. The context is characterized by an incredible urban expansion; agricultural fabric has been marginalized to make space for the production centres with important petrochemical industries that alternate with gated residential communities and coastal resorts. In this context, the landscape project guides the development of the new city and establishes the structure. The path followed in the development of the master plan was made out by the landscape project conceived
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Layering del sistema paesaggistico di Jinshan Marina. Dall’alto: il sistema del verde; il sistema delle acque; il sistema delle relazioni e delle attività
come infrastruttura verde intorno alla quale sviluppare i diversi elementi ricordati in precedenza. La nuova città ha quindi equilibrio nella disposizione delle diverse componenti ed in particolare nel rapporto tra costruito ed aree aperte, nel rapporto con il mare e le infrastrutture presenti. È una città resiliente in cui c’è grande spazio per la natura. Una città che recupera in modo serio il rapporto con l’acqua. Una città connessa sia nei confronti del territorio limitrofo sia al suo interno. Il masterplan, sviluppato dal gruppo guidato da Gala S.p.A. (con Gala China e Gala Engeneering) e composto da SD Partners (urbanistica), PAN Associati (paesaggio), Systematica (viabilità e trasporti), Habitec (sostenibilità), Tre e C. (idraulica), Barreca & Lavarra, Beretta Associati, MAB, ARW, Arch. Botticini e Facchinelli, Scacchetti associati, Bunch, AlfaEffe e Ing. Gnudi, è stato definito attraverso un’organizzazione progettuale per workshop tematici. Si è in tal modo connotato ogni ambito di progetto con caratteri specifici, generando un sistema urbano ricco di varietà di soluzioni e suggestioni, sempre basato sul binomio natura-urbanità. La spiaggia esistente viene rivitalizzata con l’esplicito riferimento della Riviera, reinterpretando l’asse litoraneo che diventa una successione continua di servizi turistici, capaci di attrarre pubblico e, attraverso l’introduzione di funzioni anche indoor, rendere vitale l’area durante tutto l’anno. L’antico villaggio dei pescatori è rinnovato introducendo spazi per nuove start-up e per il turismo culturale. Attraverso il disegno di un nuovo bacino interno, l’antico Borgo dei pescatori - celebre per la tradizione di pittura di paesaggio - è salvaguardato 70
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Layering of the landscaped system of Jinshan Marina.From above: the Green system; the water purification system; the relationship and activity system
precisely as a green infrastructure around which to develop the different elements mentioned above. The new city has so balance in the arrangement of the different components, in particular in the relationship between built and open areas, in the connection with sea and present infrastructure. It ‘a resilient city in which there is large space for nature. A city that recovers in a serious way the relationship with water. A connected city both to the adjacent territory as to its inner parts. The master plan, developed by the group led by Gala S.p.A. (with Gala China and Gala Engeneering) and consisting of SD Partners (urban), PAN Associates (landscape), Systematica (roads and transport), Habitec (sustainability), Tre e C. (hydraulic), Barreca & Lavarra, Beretta Associati, MAB, ARW, Arch. Botticini and Facchinelli, Scacchetti associated, Bunch, AlfaEffe and Eng. Gnudi, has been defined through a project organization divided into thematic workshops. In this way, each project area has been characterized with specific features, generating an urban system rich in variety of solutions and suggestions, always based on the combination nature-urbanity. The existing beach is revitalized with the explicit reference to the Riviera, reinterpreting the coastal axis that becomes a continuous succession of tourist services, capable of attracting public and, through the introduction of indoor functions, making vital the area throughout the year. The old angler’s village is renewed by introducing spaces for new start-ups and for cultural tourism. Through the design of a new inner basin, the old Fishermen village - famous for the
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nel proprio carattere di villaggio marino. Nel Lido, una nuova città giardino costruita nel mare, troverà posto, insieme ad altre funzioni di interesse turistico, l’area dedicata al Well-being, residenze e servizi indirizzati alla cura degli anziani. Due nuovi porti in progetto rispondono a distinte necessità: lo Yacht Club è rivolto ad un pubblico più esclusivo e potrà ospitare eventi legati alla nautica di lusso, la Marina integra i moli per piccole imbarcazioni con un sistema di portici e piazzette sull’esempio dei porti urbani liguri. Il nuovo waterfront si completa con due centri direzionali.
tradition of landscape painting - is safeguarded in its character of seaside village. In the Lido, a new garden city built in the sea, will find its place, along with other tourist functions, a Well-being dedicated area, residences and services directed to the care of the elderly. Two new ports in the project meet separate needs: the Yacht Club is aimed at a more exclusive audience and will host events related to luxury yachting, the Navy incorporates docks for small boats with a system of arcades and small squares on the example of the ports of Ligurian cities. 2016
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Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN
Il primo sfrutta le potenzialità offerte dalla Stazione esistente attorno alla quale sono stati previsti spazi per servizi congressuali e un’area Eventi con funzioni di supporto. Il secondo, previsto ai margini orientali dell’area, è costituito da un Business Trade and Research Center e da un Parco dell’Aviazione, un campus direzionale rivolto all’industria aeronautica civile. Il centro direzionale è collegato da un ponte sul fiume Longuan alla vicina area industriale petrolchimica, ponendo così in stretto rapporto le aree industriali esistenti con il nuovo insediamento nel quale saranno sperimentati nuovi modi di fare ricerca, più attenti all’ambiente e alla qualità. Tutto il sistema è connesso con l’esterno e innervato al proprio interno da una rete infrastrutturale che riorganizza la maglia viaria esistente, con nodi intermodali che legano tra loro i diversi poli funzionali. L’accessibilità è potenziata anche dall’introduzione di nuovi sistemi di trasporto: un attracco per gli idroplani, eliporti e nuovi collegamenti via mare, oltre a una cabinovia fra la stazione ferroviaria e le tre isole prospicienti l’area.
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Two business centres complete the new waterfront. The first one based on the potential offered by the existing Station around which have been provided spaces for conferences and an Event area with support functions. The second, planned on the eastern fringes of the area, consists of a Trade and Business Research Centre and an Aviation Park, a directional campus facing civil aviation industry. A bridge connects the business centre over the river Longuan to the nearby petrochemical industrial area, thereby creating close relationship between existing industrial areas and the new settlement in which will be tested new ways of doing research, paying more attention to the environment and quality. The whole system is connected with the outside and innervated internally by an infrastructure network that rearranges the fabric of existing roads, with inter-modal hubs that link together the different functional centres. Accessibility is also enhanced by the introduction of new transport systems: a berth for seaplanes, heliports and new sea links, as well as a cable
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Rete del sistema museale diffuso di Jinshan Marina, itinerario fra la città e le isole con un sistema di musei che coinvolgono il visitatore in una riflessione sulla storia e il futuro della Cina, sulla ricchezza della natura e sui rischi del nostro pianeta / Diffused Museum's Network System of Jinshan Marina, route between the city and the islands with a system of museums involving the visitor in a reflection on history and future of China,the richness of nature and risks of our planet
Il progetto della infrastruttura verde è improntato su una nuova grande foresta urbana, messa a sistema con i frammenti rimasti di aree rurali e la rete dei canali, una rete diffusa di rain gardens, vasche di fitodepurazione, zone umide naturali (in particolare lungo il fronte mare), grandi bacini, filari lungo le strade, un sistema diffuso di musei e spazi di incontro, spazi destinati alla agricoltura a KM0. L’ampio inserimento di natura nella città è inteso come strumento per risolvere le problematiche della città del futuro secondo il modello della sponge city, capace di affrontare gli eventi meteorici estremi, riducendo i rischi ambientali. I temi dell’ecosostenibilità e del riscaldamento globale, della protezione e mitigazione dall’innalzamento del mare e dai tifoni sono infatti affrontati proponendo soluzioni basate sulla natura. L’elemento centrale del progetto è la vasta foresta urbana di oltre 70 ettari, con differenti densità di piantagione, radure, punti focali magnifici. La foresta assorbe gli inquinanti, abbassa il livello di CO2 e riduce l’effetto dell’isola di calore grazie alla diminuzione delle temperature estive (abbiamo stimato che grazie alla green infrastructure di Jinshan Marina nei prossimi 40 anni sarà possibile un abbassamento della temperatura di 1,5° C nel raggio di 1 km, un assorbimento di 1,3 tonnellate di PM10 e di 530 tonnellate di CO2 all’anno). È una foresta che penetra nella città assumendo molteplici forme, articolandosi in forma di parco lineare centrale attorno al canale che attraversa l’area, configurando la green belt attorno alla ferrovia che separa l’area di intervento dai quartieri più
car between the railway station and the three islands overlooking the area. The project of Green infrastructure is based on a new large urban forest, making system with the remaining fragments of rural areas and the canals network, a widespread network of rain gardens, phyito-purification pools, natural wetlands (especially along the front sea), large reservoirs, tree rows along the streets, a widespread system of museums and meeting spaces, spaces for KM0 agriculture. The broad inclusion of nature in the city is intended as a tool to solve the problems of the city according to the sponge-city based model, able to cope with extreme weather events, reducing the environmental risks. The eco-sustainability and global warming issues, the protection and mitigation of the rising level of the sea and typhoons are in fact addressed by proposing solutions based on nature. The central element of the project is the vast urban forest of more than 70 hectares, with different planting density, clearings, magnificent focal points. The forest absorbs pollution, lowers the level of CO2 and reduces the heat island effect thanks to the decrease of summer temperatures (we estimated that thanks to the Green infrastructure, Jinshan Marina in the next 40 years will obtain a lowering of the temperature of 1,5° C within 1 km, a power consumption of 1.3 tons of PM10 and 530 tons of CO2 per year). It is a forest that goes into the city taking multiple forms, articulated in the form of a central linear park around the canal that runs through the area, setting the
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Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN
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Veduta interna della serra della foresta pluviale del Biodiversity and Sustainibility Earth Museum
interni della new town, formando corridoi verdi lungo la principale direzione del vento, fra il mare e il cuore della new town, promuovendo il respiro della città. Il sistema di protezione a mare utilizza un elemento ingegneristico poderoso e di grande impatto costituito da una grande barriera di protezione. La barriera è un elemento di debolezza dal punto di vista paesaggistico ma diviene un elemento di forza da cui siamo partiti per lo sviluppo di un paesaggio insieme sorprendente ed efficace. Abbiamo progettato un vasto sistema di dune vegetate, alte fino a 7,5 m sopra il livello della diga, alternate a un ecosistema di zone umide per la fitodepurazione delle acque che formano dei veri e propri giardini d’acqua e un habitat naturale per uccelli migratori. Ciò determina un fronte mare naturale inedito nelle sistemazioni di paesaggio locali e un grande parco lineare che permette scorci e punti di vista ad altezze diverse sulla città e sul mare. Un paesaggio del tutto nuovo che reinterpreta le grandi opere ingegneristiche e protettive tramite la proposizione di tecniche basate sulla natura. Lungo le strade, un sistema di raingardens permette il filtraggio e il naturale
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Interior view of the greenhouse of the rain forest of Biodiversity and Sustainability Earth Museum
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Veduta del Biodiversity and Sustainibility Museum Earth nel parco lineare centrale
green belt around the train rails that separate the inner districts of the new town from the intervention area, forming green corridors along the main wind direction, between the sea and the heart of the new town, promoting the city’s breath. The sea protection system uses a powerful engineering element of great impact consisting of a large protection barrier. The barrier is an element of weakness from the landscape point of view but becomes an element of strength from which we started the development of a surprising and effective landscape. We designed a vast system of vegetated dunes, high as 7.5 m above the level of the dam, alternated with an ecosystem of wetlands for the phyto-purification of waters, forming veritable water gardens and a natural habitat for birds migration. This results in a natural waterfront unprecedented to the local landscape accommodation and in a large linear park that allows glimpses and views at different heights over the city and the sea. An entirely new landscape re-interpreting the greatest engineering and protective works through the proposition of techniques based on nature. Along the
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View of the Biodiversity and Sustainability Earth Museum in the central linear park
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assorbimento delle acque di dilavamento, riducendo i carichi sulla rete fognaria e formando lungo tutta la rete urbana al contempo giardini d’acqua di notevole bellezza e biodiversità, di elevato valore paesaggistico. Ma l’infrastruttura verde di Jinshan Marina, caratterizzata da una rete di percorsi ciclopedonali e più di 40 ponti, è anche il principale tramite relazionale fra i vari ambiti del progetto e fra il nuovo waterfront e gli altri distretti della new town. L’esteso sistema dei percorsi si sviluppa principalmente nei parchi, ma attraversa anche gli isolati urbani penetrando nelle corti e arricchendo di complessità il racconto urbano. Si favorisce così una mobilità ciclopedonale caratterizzata da un elevato comfort, ombreggiata, protetta dal surriscaldamento estivo e dall’inquinamento atmosferico e acustico del traffico automobilistico, articolata con altezze diverse che generano punti di vista vari sulla città, ben illuminata anche attraverso soluzioni innovative (percorsi fotoluminescenti).
streets, a rain gardens system allows filtering and natural absorption of water run-off, reducing the loads on the drainage system and forming all along the urban network, at the same time, water gardens of remarkable beauty and biodiversity, of high landscape value. But the Green infrastructure of Jinshan Marina, characterized by a network of paths and more than 40 bridges, is also the relational channel between the various areas of the project and between the new waterfront and the other districts of the new town. The extended system of paths grows mainly in the parks, but also through the urban blocks penetrating in the courts and enriching the complexity of the urban tale. This promotes a cycle mobility characterized by a high degree of comfort, shaded, protected from overheating in summer and air and noise pollution of car traffic, articulated with different heights and so generating various views of the city, well-lit through innovative solutions (photo-luminescent paths).
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Siq Petra: ricostruzione del deserto roccioso nel Biodiversity and Sustainibility Museum Earth / Petra Siq: reconstruction of the rocky desert in the Biodiversity and Sustainability Earth Museum
Una rete di spazi aperti per lo sport e il loisir e un sistema di folies, piccoli padiglioni con aree sportive, ristoranti e serre per l’agricoltura urbana (con spazi di produzione e vendita), diffusi specialmente lungo il canale principale nel parco lineare centrale, contribuiscono a garantire il ruolo sociale e conviviale della green infrastructure e a fare del sistema del verde una vera e propria centralità urbana. Infine, la Green infrastructure è costituita da un sistema diffuso dei musei. Un itinerario straordinario tra Jinshan Marina e le tre piccole isole che si stagliano di fronte alla nuova città, che apre lo sguardo sulla storia e sul futuro della Cina, affrontando, con lo spirito della ricerca e della scoperta, anche 76
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A network of open spaces for sport and leisure and a system folies, small pavilions with sports areas, restaurants and greenhouses for urban agriculture (with production areas and sales), spread particularly along the main channel in the central linear park, help ensure the social and convivial role of green infrastructure, making of the green system a real urban centre. Finally, the Green infrastructure consists of a widespread system of museums. An extraordinary journey between Jinshan Marina and the three small islands that stand in front of the new city, which opens the look on the history and future of China, dealing with the spirit of research and discovery, even the key themes of the
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temi chiave del mondo contemporaneo, legati alle questioni della sostenibilità e della biodiversità terrestre e acquatica. Si tratta di una rete di musei che permette un viaggio nel tempo e nella storia, un viaggio nel futuro e nell’innovazione e un viaggio nella straordinaria bellezza del nostro pianeta, con la sua ricchezza di specie animali e vegetali, ponendo enfasi sui rischi del cambiamento climatico e sulla necessità di azioni per risolvere le questioni ambientali del mondo di oggi. I musei sono integrati nel sistema paesaggistico, si configurano come landmark per la città di Jinshan e sono caratterizzati da spazi espositivi esterni e interni, laboratori, aree didattiche, bookshops e ristoranti. Da un punto di vista metodologico, vogliono permettere la scoperta e la conoscenza attraverso l’esperienza diretta interattiva con l’approccio dell’“imparare facendo”, anche permettendo gradi di apprendimento diversi, rivolgendosi a un pubblico di bambini, adulti, anziani. Le tematiche della biodiversità, della ricchezza e dei pericoli della natura sono affrontate da quattro musei: il Biodiversity and Sustainibility
contemporary world, related to the issues of sustainability and terrestrial and aquatic biodiversity. It is a network of museums that allows a journey through time and history, a journey into the future and innovation, and a trip to the extraordinary beauty of our planet, with its wealth of animal and plant species, with emphasis on the risks of climate change and the need for action to resolve environmental issues of today’s world. The museums are integrated into the landscape system, are considered landmarks for the city of Jinshan and are characterized by internal and external exhibition areas, laboratories, teaching rooms, bookshops and restaurants. From a methodological point of view, they want to allow the discovery and knowledge through interactive experience with the approach of ‘’learning by doing“, also allowing different degrees of learning, addressing an audience of children, adults, seniors. Biodiversity issues, the wealth and the dangers of nature are addressed by four museums: the Biodiversity and Sustainability Museum - Earth, which marks the main “gateway” to Jinshan Marina with a greenhouse system
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Rete del sistema museale diffuso di Jinshan Marina / Diffused Museum's Network System of Jinshan Marina
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Veduta aerea complessiva di Jinshan Marina da est / Overall aerial view of Jinshan from East Marina
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Veduta aerea serale del parco lineare centrale, con evidenziazione del percorso principale fotoluminescente e del sistema delle glass houses / Evening aerial view of the Central linear park, withthe main path highlighted by photoluminescent material and the system of glass houses
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Museum - Earth, che segna la principale “porta” di Jinshan Marina con un sistema di serre che rievocano i biomi della terra; il Natural Hazard - Earth, caratterizzato da una collina circolare con un’apertura sommitale (una sorta di onphalos che connette con il mondo ctonio), dedicato a vulcani, terremoti e incendi; il Biodiversity and Sustainibility Museum - Ocean, sulla ricchezza e bellezza della biodiversità oceanica e sui rischi determinati dall’azione umana; e infine il Natural Hazard - Ocean, sulla piccola isola di Fushan, che affronta i rischi del riscaldamento globale (scioglimento dei ghiacci, tifoni, tsunami). Sulla più grande isola di Jinshan si propone invece il Time Travel Museum, un viaggio nel tempo che inizia dal viaggio in battello o in funivia necessario per raggiungere l’isola, che permette uno stacco dal mondo di origine e una sorprendente immersione in un mondo differente, in cui villaggi, edifici e paesaggi della Cina del passato sono ricostruiti, permettendo l’apprendimento di costumi, storia e tradizioni tramite l’esperienza diretta. Nell’antico villaggio dei pescatori, il Man and Nature Museum mette in relazione la celebre pittura del paesaggio locale con le tradizionali attività del villaggio, legate all’itticoltura e all’agricoltura, che viene preservata e implementata negli spazi aperti del borgo e nel parco agricolo che lo circonda, una sorta di pausa verde di rispetto tra l’antico villaggio e l’espansione della new town. Infine, l’Aviation Exhibit mostra i progressi dell’innovazione tecnologica nell’aviazione e nel volo nello spazio. Il masterplan di Jishan sviluppato insieme al team del concorso, nella sua componente di paesaggio affronta il tema della bellezza, della natura, della cultura, della socialità, del climate change, in una logica unitaria e con un approccio multidisciplinare. È il progetto di un paesaggio efficace che struttura il disegno della città, che incide nella vita della comunità. È il progetto di una nuova infrastruttura strategica.
that recall the biomes of the earth; the Natural Hazard - Earth, characterized by a circular hill with an opening summit (a kind of onphalos that connects with the underworld), dedicated to volcanoes, earthquakes and fires; the Biodiversity and Sustainability Museum - Ocean, on the richness and beauty of ocean biodiversity and certain risks determined by human action; and finally the Natural Hazard - Ocean, on the small island of Fushan, who faces the risks of global warming (melting ice, typhoons, tsunamis). On the largest island of Jinshan it is proposed instead the Time Travel Museum, a journey through time that begins from the journey by boat or cable car needed to get to the island, which allows a break from the world of origin and a surprising immersion in a different world, in which villages, buildings and landscapes of China of the past are reconstructed, allowing the learning of customs, history and traditions through direct experience. In the ancient Fishermen village, the Man and Nature Museum brings together the famous paintings of the local landscape with the traditional activities of the village, tied to breeding fish and agriculture, which is preserved and implemented in the open spaces of the village and the agriculture park around it, a kind of green pause between the old village and the expansion of the new town. Finally, the Aviation Exhibit displays of technological advances in aviation and space flight. The master plan of Jishan developed together with the competition team, in its landscape component deals with the theme of beauty, nature, culture, sociability, of climate change, in a unitary and multidisciplinary approach. It is the design of a landscape that effectively structures the design of the city, affecting the life of the community. It is the project of a new strategic infrastructure.
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Ospedale di Santa Creu i Sant Pau – Barcellona / Santa Creu i Sant Pau Hospital – Barcelona Photo Marta Buoro
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Sagrada Familia – Barcellona / Sagrada Familia – Barcelona Photo Stefano Visconti
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Casa Batlló - Barcellona / Casa Batlló - Barcelona Photo Marta Buoro
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Parco Guell – Barcellona / Parco Guell – Barcelona Photo Stefano Visconti
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Babel by Zigmunt Bauman, Ezio Mauro
AUTHOR: Ludovica Marinaro
Editor in chief of NIPmagazine. Architect, PhD candidate in Landscape Architecture at the University of Florence.
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abel, città sacra, era considerata la porta terrena verso il mondo divino. Patria di astronomi e matematici, nella scacchiera ordinata delle sue strade si rifletteva il rigore del primo corpus legis della storia, creato per regolare tutte le possibili situazioni dell’umano convivere ed esposto sulla pubblica via, alla portata di tutti gli abitanti di questa primordiale e popolosa metropoli. Nei versi della Bibbia dall’essere la materializzazione dell’ordine passò ad essere icona del caos, regno della dissolutezza e della confusione. A quest’immagine fa riferimento questo libro scritto in forma di dialogo tra due acuti osservatori del nostro tempo: Zigmunt Bauman, sociologo e filosofo tra i più illustri e influenti del secolo cui si
AUTORE: Ludovica Marinaro
Caporedattore di NIPmagazine. Architetto, PhD candidate in Architettura del Paesaggio all'Università di Firenze.
deve la cardinale definizione di «modernità liquida», e Ezio Mauro, giornalista e direttore di “Repubblica”. Babel così diventa la metafora di una condizione esistenziale, quella della società contemporanea, che, completamente immersa nella crisi, ha una percezione deformata del mondo. Viviamo nell’illusione di far parte di una comunità globale mentre invece si sostanzia il paradosso: così come sott’acqua, nella crisi odierna la comunicazione si affievolisce, i singoli pensieri incapsulati in bolle sfuggono veloci in verticale non appena espressi: tweet! Non abbiamo che il nostro profilo da offrire l’un l’altro ed effusioni telematiche, troppo risicate per produrre il sodalizio che caratterizzava il tempo della «modernità solida», quello della famiglia e della «società del dare», quello in cui un
project de vie era ancora possibile. Secondo il filosofo di Poznan lo smarrimento e la perdita di qualsiasi sicurezza sono invece le cifre distintive della condizione attuale di cittadini, i quali pur vedendo i propri bisogni e desideri sistematicamente non rappresentati, non riescono a formare un fronte ed una coscienza comuni ed optano per una noncuranza apatica quando non sono in balia delle proprie pance, come tanti Ubu, sovrani di innumerevoli regni particolari. In questo clima prospera una lettura sbrigativa e sommaria della complessità del reale di cui si tende a voler «tagliare i nodi con l’accetta» piuttosto che impegnarsi a scioglierli con pazienza ed ingegno; il risultato è sotto gli occhi di tutti dalla scena politica internazionale a quella locale
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abel, holy city, was considered the earthly gate to the divine world. Home to astronomers and mathematicians, in the neat chessboard of its streets were reflected the severity of the first corpus legis of history, created to regulate all possible situations of human coexistence and exposed on the public street, within the reach of all the inhabitants of this primordial and populous metropolis. In the verses of the Bible being the materialization of the order came to be an icon of chaos, reign of chaos and debauchery. To this image refers this book written as a dialogue between two keen observers of our time: Zigmunt Bauman, sociologist and philosopher of the most famous and influential of the century, to which we owe the cardinal definition of «liquid modernity», and Ezio Mauro, journalist and director of “Repubblica”. Babel thus becomes the metaphor of an existential condition, that of contemporary society, which is completely immersed in the crisis, has a distorted perception of the world. We live in the illusion of being part of a global community but instead is embodied the paradox: as well as underwater, in today’s crisis, communication fades, individual thoughts encapsulated in bubbles escape rapidly vertically 86
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as soon as expressed: tweet! We don’t have much more than just our profile to offer each other and telematics effusions, too restrained to produce the partnership that characterized the time of «solid modernity», that of the family and the «society of giving», the one in which a project de vie was still possible. According to the philosopher of Poznan the confusion and the loss of any safety are the distinctive features of the current condition of citizens, who despite seeing their own needs and desires systematically not represented, can not form a front and a common conscience, instead opt for an apathetic indifference when they are not at the mercy of their bellies, like many Ubu, sovereign of countless particular kingdoms. In this climate flourishes a hasty and summary reading of the complexity of reality, of which we tend to want to «cut the knot with a hatchet» rather than commit to unravel them with patience and intelligence; the result is there for all to see by the international political scene to the local one and is also reflected in the geography of our cities often trivialized and dull. If, however, according to Bauman in the globalized world, National States «are no longer able to ensure global commons», are the towns to turn on the only glimmer of hope
for re-founding democracy, as places of creativity, spaces where the community can still be found. Which kind of hopes democracy has today of redefining its role, to get back creating sound institutions in which to recognize ourselves, to adjust the collective life of its citizens? These and others are the questions that dot the passionate repartee focusing in three acts a triad of basic knowledge to understand what Mauro has aptly described as «the time of the interregnum indecipherable»: space, «dematerialized»; time, «contract»; and the contemporary citizen, that is us, «Solitary interconnected». The conversation, slim and pleasant, in 159 pages so intercepts all spheres of everyday life offering a critical reading that exposes the underlying defects outlining clearly the underlying causes. That between Mauro and Bauman is an open debate that does not want to provide preconceived recipes, but lucid analysis and also an invitation to a wide audience to take position, to abandon this state of «civil inattention» and return home to the city politically, place from which were generated all the languages of the world, the only place where you can come back to speak a common language.
Babel
Maggio 2015 / May 2015
Zigmunt Bauman, Ezio Mauro
159 pagine
Editori Laterza / Editor: Laterza
16 €
e si riflette anche nella geografia delle nostre città spesso banalizzata e spenta. Se però secondo Bauman nel mondo globalizzato gli Stati nazionali «non sono più in grado di assicurare beni comuni globali», sono invece le città ad accendere l’unico barlume di speranza per rifondare la democrazia, come luoghi della creatività, spazi in cui la comunità può ancora ritrovarsi. Che speranze ha oggi la democrazia di ridefinire il suo ruolo, di tornare a generare istituzioni sane in cui riconoscersi, di regolare la vita collettiva dei suoi cittadini? Questi ed altri sono gli interrogativi che punteggiano l’appassionato botta e risposta mettendo a fuoco in tre atti una triade di nozioni fondamentali per comprendere quello che Mauro ha acutamente definito «il tempo indecifrabile dell’interregno»: lo spazio, «dematerializzato»; il tempo, «contratto»; e il cittadino contemporaneo, ovvero noi, «solitari interconnessi». La conversazione, snella e piacevole, in 159 pagine intercetta così tutte le sfere del quotidiano offrendo una lettura critica che ne smaschera i vizi di fondo delineando con chiarezza le cause scatenanti. Quella
tra Mauro e Bauman è una riflessione aperta che non vuole fornire ricette precostituite, ma un’analisi lucida ed anche un invito rivolto ad un pubblico vasto a riprendere posizione, abbandonare questo stato di «disattenzione civile» e tornare ad abitare politicamente la città, luogo da cui si generarono tutte le lingue del mondo, unico luogo in cui si può tornare a parlare una lingua comune.
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