Periodico bimestrale, Registro Tribunale di Pisa n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #36 Febbraio 2017
Palermo, Rome, Florence, Milan, London, Paris, Rotterdam, Barcelona, Nice, Bordeaux, Berlin, Adelaide, Lisbon, Naples, Tenerife, Beirut, Sydney, Lausanne, Istanbul, Athens, Las Vegas, Tunis, Mahabalipuram, Hamburg, Jinshan, Lipsia, Kolkata, Auckland, Wageningen, Madrid, New York, Dresden, Helsinki, Waitangi, Marrakech, Moscow, Bruxelles, Rio de Janeiro, Vilnius, Melbourne, Um Al Nasser, Copenhagen, Curitiba.
Nell’intreccio di tutti i contributi, di tutti i punti sulla cartina del globo che NIP ha unito in questi sei anni attraverso il suo magazine vi è il segreto della nostra passione per il Progetto di Paesaggio. Colgo lo spazio offerto da questa mini rubrica per ringraziare di cuore tutti coloro che hanno collaborato con NIP, i compagni di redazione di ieri e di oggi, i collaboratori esterni, i membri del comitato scientifico, i nostri lettori… ed ancora tutti quelli che hanno creduto in questo ambizioso progetto editoriale, questo “giro del mondo” è stato davvero emozionante! Sempre connessi. Network in progress.
In the interconnectedness of all contributions, of all points on the map of the globe that NIP has joined in the last six years through its magazine there is the secret of our passion for the landscape project. I take the space offered by this mini-address to thank all those who collaborated with NIP, fellow editors of yesterday and today, the external collaborators, members of the Scientific Committee, our readers... and yet all those who believed in this ambitious publishing project, this "world tour" was really exciting! Stay connected. Network in progress.
redazione / editorial STAFF Direttore Responsabile Head editor Enrico Falqui Caporedattrice Editor in Chief Ludovica Marinaro
Responsabile grafica e comunicazione visiva Art director Federica Simone Photo Editor Photo Editor Flavia Veronesi
Redattori Editors Marta Buoro Paola Pavoni Nicoletta Cristiani Francesca Calamita Claudia Mezzapesa Sara Dei
Traduzioni Translations Marta Buoro
contatti / contact Contatti / Contact www.nipmagazine.it redazione@nipmagazine.it
Network in Progress Iscritta al Registro della stampa al Tribunale di Pisa N° 612/2012, periodico bimestrale, 7/12 “Network in Progress” ISSN 2281-1176
Casa Editrice / Publishing
Vico Villafranca 3, 85025 Melfi_ Italia +39 (0)972 236054 email ed.libria@gmail.com
Con il patrocinio di / with the support of
copertina / cover Copertina a cura di: Cover by: Federica Simone
{Editoriale “The Gold Brick Road” Pensandoci bene, “occuparsi di Paesaggio”, richiede una certa audacia… sì, perché visto lo stato attuale di “sostanziale” non applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio, uscita dalla zecca del Consiglio d’Europa da ormai 16 anni e non ancora ufficialmente ratificata da alcuni grandi Paesi fondatori dell’Europa, ed essendo in questi ultimi 10 anni andata in crisi “l’identità europea”, oggi manca una strategia “politica” per ricostruire su basi nuove un’identità europea forte e una strategia sociale attraverso la quale i progetti di Paesaggio diventano strumenti di riconoscimento per le Comunità locali dell’identità dei luoghi, attraverso rappresentazioni artistiche della Bellezza che rigenera e rianima quei luoghi. Parlare di paesaggio, raccontarlo, accingersi a comprenderne la complessità, figuriamoci progettarlo (!), rende quindi necessaria un’apertura mentale alle “cose” del mondo; una disposizione a coglierne sfaccettature e a saperne prevedere i comportamenti che prima d’ora non era mai stata richiesta, almeno da definizione, a tutte le scienze “sorelle” come l’architettura, l’urbanistica, l’ingegneria, le scienze ambientali, ecc. Proprio per questo abbiamo avuto chiaro sin dall’esordio della nostra esperienza editoriale che sarebbe stato impossibile o quantomeno oltremodo presuntuoso pensare di poterlo fare “da soli”. Nasce così, sei anni fa, “Network In Progress”, NIP per i nostri amici lettori. Una rete di professionisti, studenti, giovani laureati che sono diventati professionisti, insomma tante “sensibilità” disseminate per l’Italia e poi via via per il mondo, unite da un medesimo intento: abbracciare la complessità del paesaggio, anche nelle sue forme più recondite ed effimere, per guidare la trasformazione dei luoghi che abitiamo producendo Bellezza e quindi Benessere. Proprio così, “e quindi”, perché siamo convinti che etica ed estetica del paesaggio siano due sfere intimamente connesse. È ormai conclamato che la qualità dell’ambiente di vita abbia incidenza diretta sul benessere fisico e psicologico degli individui che lo abitano lo hanno dimostrato una volta per tutte i recenti rapporti dell’organizzazione mondiale della sanità. Se è vero che la qualità dell’ambientale condiziona fortemente il nostro benessere psicofisico a maggior ragione la qualità del paesaggio, che è un “sistema di sistemi”, il livello più complesso di integrazione co-evolutiva tra la Natura e le Culture, esso è
{Editorial “The Gold Brick Road” Think about it, “taking care of Landscape”, requires a certain audacity... yes, because given the current state of “substantial” non-application of the European Landscape Convention, leaving the brand of the Council of Europe for the past 16 years and not yet officially ratified by some great founding countries of Europe, and being the “European identity”, in the past 10 years, gone in crisis, today there is no “political” strategy to rebuild on new foundations strong European identity and a social strategy through which the landscape projects become recognition tools for local communities of identity of places, through artistic representations of the Beauty that regenerates and reanimates those places. Talking about Landscape, set about understanding its complexity, imagine designing it (!), it makes necessary an open mind to the “things” of the world; a provision to grasp facets and to learn to predict the behaviors that heretofore had never been requested, at least by definition, to all the “sisters” sciences such as architecture, urban planning, engineering, environmental sciences, etc. So we’ve been clear from the outset of our publishing experience that would be impossible or at least extremely presumptuous to think we can do it “by ourselves”. Thus was born, six years ago, “Network In Progress”, NIP for our friends readers. A network of professionals, students, young graduates who have become professionals, in short, many “sensitivity” scattered throughout Italy and then gradually throughout the world, united by the same goal: to embrace the complexity of the landscape, even in its most hidden forms and ephemeral, to guide the transformation of the places we inhabit and then producing Beauty and so Wellness. That’s right, “and then", because we are convinced that the landscape ethics and aesthetics are two spheres are intimately connected. It is already clear that the quality of the living environment has a direct impact on the physical and psychological wellbeing of the individuals who inhabit it, have proven once and for all the recent reports from the World Health Organization. If it’s true that environmental quality strongly influences our psychological well-being even more so the quality of the landscape, which is a “system of systems”, the most complex level of co-evolving
determinante, non solo per il benessere delle popolazioni, ma soprattutto per la coesione sociale culturale delle Comunità. Creare paesaggi di qualità, è dunque la grande sfida che abbiamo di fronte in questo nuovo secolo. Ora però, la realtà dei paesaggi contemporanei con cui dobbiamo confrontarci è estremamente complessa, senza contorni netti, liquida come la società che la produce, per dirlo con le parole di uno dei suoi interpreti più illuminati recentemente scomparso, Zigmunt Bauman, che aveva saputo cogliere i caratteri distintivi della profonda crisi in cui siamo immersi. Da questa crisi i paesaggi che conoscevamo insieme ai loro orizzonti di senso sono usciti sgretolati, disfatti. Siamo di fronte ad un paesaggio ibrido, indistinto, che si spande come Il nulla del romanzo fantastico di Hende - un cult degli anni ’80 - erodendo ciò che resta di Fantàsia, complice la nostra noncuranza. Non riuscendo a comprenderlo, lo abbiamo negato. Sono comparsi i “non-lieux”: l’ultima invenzione di un élite culturale snob che non accetta di aver fallito, di aver prodotto una realtà scadente, di aver creato dei LUOGHI (perché effettivamente esistono) e delle istituzioni, in cui ora NON vuole riconoscersi mentre, purtroppo, essi sono lo specchio esatto della società attuale. Così a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, mentre molti ancora sbigottiti sembrano ripetere: «Totò, ho l’impressione che noi non siamo più nel Kansas», come Dorothy-Garland quando, dopo il tornado, non riconosceva più tutt’ad un tratto il mondo intorno a sé, che ci piaccia o no, dobbiamo riconoscere che questo è proprio il Kansas invece! Ovvero, quella che viviamo è proprio la realtà! Che fare? In primo luogo, comprendere la “natura” della sfida che abbiamo di fronte: si tratta di una sfida sociale ed ecologica per una nuova etica della responsabilità e della coesione sociale. In secondo luogo, dobbiamo aver chiaro che il vero nemico da combattere è questo “spaesamento” proprio di una larga maggioranza di persone che ha fatto dell’indolenza e del pressapochismo la propria bandiera producendo il paesaggio della crisi che commentavamo sopra. Sempre Bauman nel suo ultimo libro, scritto a quattro mani con Ezio Mauro, affermava che si debba ripartire dalla città, dallo spazio pubblico, appunto, se vogliamo ricostruire le basi della democrazia. Noi come Architetti aggiungiamo che sia necessario e sia possibile farlo solo attraverso il Progetto. Un progetto Coerente, Conseguente, Corale. A GOLD NIP offre questo ai suoi lettori: una preziosa raccolta di progetti per riabitare il nostro tempo, per creare luoghi in cui vogliamo riconoscerci. Quella che vi presentiamo, parlando ancora una volta di Paesaggio, altro non è che la “gold brick road” per OZ dove forse capiremo che abbiamo già tutto ciò che ci serve: Cervello, Cuore e anche Coraggio; ora è necessario svegliarsi. Ludovica Marinaro
integration between Nature and Culture, is decisive, not only for the welfare of the population, but above all for social and cultural cohesion of the Community. Creating quality landscapes, then, is the great challenge we face in this new century. But now, the reality of contemporary landscapes that we face is extremely complex, with no sharp edges, liquid as the company that produces it, for in the words of one of its most enlightened recently deceased performers, Zigmunt Bauman, who had been able to grasp the distinctive features of the deep crisis in which we are immersed. From this crisis, the landscapes we knew with their horizons, have come crumbling, undone. We are facing a hybrid landscape, indistinct, which is poured out like The nothing of the fantastic novel by Hende - a cult of the ‘80s - eroding what remains of fantasy, aided by our carelessness. Failing to understand it, we denied it. The “non-lieux” appeared: the latest invention of a cultural elite snobs who do not accept to have failed, to have produced a poor reality, to have created PLACES (because they actually exist) and institutions, where now they do NOT want to recognize and, unfortunately, those are the exact mirror of the present society. So a few days from the settlement of Donald Trump at the White House, while many still bewildered seem to repeat: «Totò, I have the feeling we’re not in Kansas anymore», as Dorothy Garland when, after the tornado, did not recognize, all of a sudden, most of the world around her, whether we like it or not, we must recognize that this is just Kansas instead! Namely, what we live it is the reality! What to do? First, understand the “nature” of the challenge we face: it is a social and ecological challenge for a new ethic of responsibility and social cohesion. Second, we must be clear that the real enemy to fight is this “change of scenery” just a large majority of people who made indolence and carelessness of their flag, producing the landscape crisis that we commented above. Always Bauman in his latest book, co-written with Ezio Mauro, said that we should start from the city, the public space, in fact, if we want to rebuild the foundations of democracy. We as Architects add that it is necessary and it can be done only through the Project. A Consequent, Choral, Consistent project. A GOLD NIP offers this to its readers: a precious collection of projects for Re-inhabiting our time, to create places where we want to recognize. What we present, speaking again of landscape, it is nothing but the “gold brick road” for OZ where perhaps we will understand that we already have everything we need: Brain, Heart and Courage also; Now you need to wake up.
Ludovica Marinaro
INDICE / CONTENTS
Rubriche / Column Architettura che ci piace / Architecture we like Il punto di vista The point of view by Paola Pavoni
Frames Melting pot
by Flavia Veronesi
Gold Shards by Sara Dei, Claudia Mezzapesa, Francesca Calamita
Intervista / Interview Intervista a Pablo Georgieff Interview with Pablo Georgieff by Nicoletta Cristiani
Recensioni / Reviews Il libro / The book A Gold selection. Books from 2016 by Marta Buoro
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hiudendo gli occhi per un attimo, lasciandoci trasportare da ricordi infantili e puerile fantasia, immaginandoci per un attimo distesi su un prato verde, accarezzati da una leggera brezza primaverile, potremmo anche cedere alla curiosità di seguire un coniglio bianco e, magari, potremmo anche commettere l’imprudenza di sprofondare in una cavità buia di cui non conosciamo tragitto né traguardo. Sarebbe bello buttarsi con l’incoscienza di chi si lascia andare con stupore e, probabilmente, ci ritroveremmo a scoprire una realtà tutta diversa da quella che conosciamo, una visione molto diversa dalla cinica Periodico bimestrale, Registro Tribunale di Pisa concretezza a cui ci si abitua con l’avanzare dell’età. n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #15 Luglio/Agosto2013 Scorrendo a ritroso i vecchi numeri di NIP mi piace pensare che in questi anni di attività sia stato fatto qualcosa di molto simile: un viaggio in un «Paese delle meraviglie»1 senza confini geografici, col desiderio di dar voce a scenari sfaccettati e con lo scopo di comparare tra loro tanti «mondi possibili»2. Un tentativo, il nostro, di applicare alla cultura del Paesaggio, quanto teorizzato in ambito letterario da Umberto Eco e stimolare un dialogo tra «stati di cose reciprocamente incompatibili e racconti di fatti più o meno conciliabili con il mondo della nostra esperienza collettiva»3.
Dal momento in cui Alice precipita nella tana del Bianconiglio, fa esperienza di cose sconosciute e spesso contraddittorie; durante il suo cammino apprende, si trasforma, cresce. Chiudendo gli occhi per un attimo sarebbe bello pensare che tutti coloro che hanno seguito il nostro network nel suo percorso, si siano affidati alle suggestioni proposte di numero in numero e ne abbiano tratto, anche se in minima parte, una pratica al confronto, al cambiamento di orizzonti; in fondo anche Alice era reticente a credere all’impossibile ma come le disse la Regina di cuori: «Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno.Tribunale A volte riuscivo Periodico bimestrale, Registro di Pisa a credere anche a sei cose impossibili 4 » prima di colazione. n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #20 Maggio/Giugno 2014
AUTHOR: Federica Simone
NIP Responsible for graphics and visual communication. Fascinated by all that has aesthetic value and with an innate pragmatism, she finds her natural path in the design world.
AUTORE: Federica Simone
Responsabile grafica e comunicazione visiva NIP. Affascinata da tutto ciò che ha valenza estetica e con un innato pragmatismo, trova il suo percorso naturale nel mondo del design.
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losing eyes for a moment, leaving us carry from childhood memories and childish fantasy, imagining for a moment to lay on a green glawn, caressed by a gentle spring breeze, we could also surrender to the curiosity to follow a white rabbit and, perhaps, we might even commit the imprudence to plunge into a dark recess of which we don’t know the way out or the aim. It would be nice to jump with the recklessness of those who let themselves go with amazement and, probably, we would end up to discover a world entirely different from the one we know, a very different view from the cynical substance to which we get used while aging. Scrolling back the old NIP issues I like to think that in these years of work has been done something very similar: a trip to a «Wonderland»1 without geographical boundaries, with the desire to give voice to multifaceted scenarios and with the purpose of comparing among them so many «possible worlds»2. An attempt, our, to apply to the culture of landscape, as theorized in literature by Umberto Eco and stimulate a dialogue between «states of affairs mutually incompatible and stories of more or less reconcilable facts with the world of our collective experience»3. From the moment Alice falls into the rabbit hole, she experiences strange and often contradictory things; During her journey she learns, she changes, grows. Closing eyes for a moment it would be nice to think that all those who have followed our network in its path, entrusted the proposed suggestions of each issue, drawing from that, even if minimally, a practical comparison to the change of horizons; after all even Alice was reluctant to believe in the impossible but, as the Queen of Hearts told her, «When I was young, I always practiced an hour a day. Sometimes I was able to believe in six impossible things before breakfast». 4
1-4 Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie 1865 / 1-4 Lewis Carroll, Alice’s Adventures in Wonderland 1865 2-3 Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi saggio di Umberto Eco del 1979 / 2-3 Lector in fabula. The interpretative cooperation in narrative texts essay by Umberto Eco, 1979
Architettura che _ CI PIACE / non ci piace / Architecture _ WE LIKE / we don't like
Il punto di vista The point of view
«M
i piace!» due parole rappresentate da un semplice gesto, il pollice in su, da sempre identificato come approvazione o manifestazione di uno stato di positività, oggi emoticon di Facebook che, salvo qualche eccezione, usiamo ogni giorno per esprimere condivisione verso qualcosa o qualcuno. Sin dai primi numeri di NIP magazine abbiamo sentito la necessità, in poche battute, di dare voce al nostro punto di vista sull’Architettura, in positivo e coraggiosamente in negativo «Non mi piace!», dando sempre una spiegazione al giudizio espresso. Non si è mai trattato di giudicare se un progetto fosse bello o brutto (chi può farlo!) bensì di esprimere un’opinione sull’efficacia, sulla contestualizzazione, sui feedback sociali, culturali e funzionali, sull’innovazione tecnologica messa in opera che il progetto in esame aveva portato e trasmesso intorno a sé, oltre che parlare di progetti meno conosciuti ma altrettanto importanti. La ricerca che abbiamo svolto per alimentare questa rubrica è stata da sempre guidata dalla volontà di trattare di progetti realizzati, famosi e preferibilmente non famosi, firmati e non firmati dalle archi star di cui tutti parlano, conoscerli direttamente e cercare di analizzarne gli aspetti positivi e negativi. Così è nata con il primo numero del 2012 Architettura che ci piace e che non ci piace.
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«I
like it!» Two words represented by a simple gesture, thumbs-up, always identified as a gesture of approval or manifestation of a state of positivity, today Facebook emoticons that, with some exceptions, we use every day to express approval towards something or someone. Since the first issue of NIPmagazine we felt the need, in a few words, to give voice to our point of view on Architecture, wether if positive or courageously negative «we do not like it», always giving an explanation to the opinion expressed. It was never about judging whether a project was good or bad (who can do it!) but to express an opinion on the effectiveness, contextualization, on social, cultural and functional feedback, technological innovation implementation that the project in question had taken and passed around them, as well as to talk about less known but equally important projects. The research that we have done to feed this column has always been guided by the desire to treat projects, famous and preferably not famous, signed and unsigned by starchitect everyone is talking about, know them directly and try to analyze the positives and negative aspects. Thus it was born with the first issue of 2012 Architecture that we like and we do not like. Retracing the path that this column has gone through in recent years shows
BY: Paola Pavoni
A CURA DI: Paola Pavoni
Freelance architect, deals in architectural and urban design. Associate GAMS - Young architects Massa Carrara from 2012 performs with them educational activities and public awareness projects towards quality architecture. He has a post graduate in Bio-architecture.
Architetto libero professionista, si occupa di progettazione architettonica e urbana. Socio GAMS - Giovani architetti Massa Carrara dal 2012 svolge con loro attività didattiche e progetti di sensibilizzazione verso un’architettura di qualità. Ha una specializzazione post laurea in Bioarchitettura.
Ripercorrere la strada che questa rassegna ha attraversato in questi anni ci dimostra quanto il network da cui siamo partiti si sia man mano ampliato e arricchito di professionisti, architetti e ricercatori, che hanno condiviso con noi l’attenzione all’architettura come disciplina complessa in cui insieme alla tecnologia e all’estetica da sempre caratteristiche predominanti, siano emerse in primo piano il dialogo con il paesaggio urbano ed extraurbano, con la cultura locale, le relazioni tra l’opera architettonica e i luoghi in cui si inserisce a volte creando relazioni e connessioni produttive, altre creando barriere invisibili con effetti più dannosi del tanto erroneamente temuto “vuoto urbano”. Negli ultimi numeri ci siamo concentrati maggiormente su opere di architettura più puntuali, descrivendone sempre più le caratteristiche funzionali e tecnologiche, spostando un po’ l’attenzione sul tema del progetto architettonico, sia di nuovi edifici che di rigenerazione, ma sempre con lo sguardo rivolto a 360° verso il contesto, il paesaggio e le relazioni socio culturali a scala locale e globale che l’edificio o il progetto urbano hanno instaurato con la loro realizzazione. Ecco a voi in questo numero una selezione dei progetti più rappresentativi di quello piace e non piace a NIPmagazine.
us how much the network, with which we began, has gradually expanded and enriched with professionals, architects and researchers, who shared with us the attention to architecture as a complex discipline, in which combining technology and aesthetics have always been predominant features, have emerged dialogue with the urban and rural landscape in the foreground, with the local culture, the relationship between the architectural work and the places where you put sometimes creating relationships and productive connections, creating other invisible barriers with the most damaging effects of the much mistakenly feared “urban void”. In recent numbers we have focused more on the works of more detailed architecture, describing increasingly functional and technological features, moving a bit the attention to the theme of the architectural design, both for new buildings of regenerations, but always with the eyes looking 360 ° towards the environment, landscape and socio-cultural relations at the local and global scale that the building or urban design have established with their implementation. Here we present in this issue a selection of the most representative projects of the likes and dislikes in NIPmagazine.
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Architettura che _ CI PIACE / non ci piace / Architecture _ WE LIKE / we don't like
cosa_CI PIACE what_WE LIKE NIP #26 LX Factory, Rua Rodrigues de Faria 103, Alcantara Lisbona. Un’isola di creatività sostenibile. LX Factory, Rua Rodrigues de Faria 103, Alcântara, Lisbon, Portugal. An island of sustainable creativity. Autore / Author: Marta Buoro - Foto / Images: Marta Buoro
Si scrive LX e si pronuncia “el shish”, significa Lisbona, questo è il nome della Factory nata nel quartiere di Alcântara, nei terreni dove Manuel Mateus e Frederico Valsassina iniziarono a delineare il piano “Alcântara XXI”. […] Oggi, proprio sotto al Ponte 25 Aprile, 23.000 m3 di edifici industriali abbandonati godono di nuova vita grazie ad un processo di riqualificazione industriale, che da stabilimento industriale ha reso questi edifici fabbriche di idee e creatività. Nel 2007, in attesa di autorizzazioni mai concesse per l’edificazione di nuovi complessi residenziali, l’impresa Mainside SGPS prende in concessione gli edifici dell’antica tipografia Mirandela, riconvertendoli in un cluster di imprese creative, che abbiano come segno identitario l’effimero. […] Per questo motivo, l’approccio al paesaggio industriale è stato semplice, come lo definiscono gli architetti João Alves e Ana Pinto, mantenendo la sua essenza originale, i suoi volumi, la disposizione delle finestre e la materialità degli edifici, combinando questi aspetti con il colore e il disegno. Questo insieme di edifici a muratura in pietra, caratterizzati da strutture portanti periferiche, segnate da portici metallici o in cemento armato, posti ove necessari per poter sorreggere i pesanti macchinari industriali, si sono rivelati 16
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It’s written LX and is pronounced “el shish”, means Lisbon, this is the name of the Factory born in the Alcântara district, in the land where Manuel Mateus and Frederico Valsassina began to outline the plan “Alcântara XXI”. […] Today, just under the April 25th bridge, 23,000 m3 of abandoned industrial buildings have new life thanks to a process of redevelopment of the area, which from factory made these buildings factories of ideas and creativity. In 2007, waiting for permissions, never granted, for the construction of new housing, Mainside SGPS company obtains the concession of the buildings of the ancient typography Mirandela, reconverting them in a cluster of creative enterprises, which have as a sign of identity the ephemeral. […] For this reason, the approach to the industrial landscape was simple, as the architects João Alves and Ana Pinto define it, maintaining its original essence, its volumes, the arrangement of the windows and the materiality of the buildings, combining these aspects with colour and design. This set of buildings made of stone masonry, characterized by peripheral structures, marked by arcades of metal or concrete, placed where needed to support the heavy industrial machinery, disclosed perfect convertibility to any function: offices, workshops,
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La trasformazione di una fabbrica in “Brasil House”, discoteca e showroom / The transformation from factory to showroom and nightclub, the “Brasil House”
perfettamente riconvertibili a qualsiasi funzione: uffici, atelier, showroom, laboratori, negozi, scuole di danza, librerie, uffici di inventori e discoteche, popolano questa città nella città. […] Una città di libera espressione anche per writers di fama internazionale e per gli artisti emergenti che sono invitati a “fare la loro parte” nella riqualificazione del complesso attraverso call for artists. Questa realtà informale che caratterizza la LX Factory, apre le porte ai suoi cittadini ogni domenica, invogliandoli a partecipare attivamente alla vita dell’LX con mercatini e Open Day, Festivals e concerti; gli affitti molto bassi e il ruolo di catalizzatore di sviluppo che la factory ha assunto nelle immediate vicinanze, fanno di questo progetto un intervento di riqualificazione urbana sostenibile perfettamente riuscito, che trae dal proprio territorio risorse di ricchezza, creatività e sviluppo.
showrooms, laboratories, shops, dance schools, libraries, offices of inventors and nightclubs, populate this city within a city. […] A city of free expression also for writers of international fame and emerging artists who are invited to “take their part” in the redevelopment of the complex through call for artists. This informal reality that characterizes the LX Factory, opens the doors to its citizens every Sunday, encouraging them to participate actively in the LX life with markets and Open Days, Festivals and concerts; the very low rent prices and the catalytic role of development that the factory has taken in the immediate surroundings, make this project a sustainable urban redevelopment of complete success, which gleans from its territory resources of wealth, creativity and development.
Riferimenti Web / Web links http://www.lxfactory.com/en/welcome/ 2017
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Architettura che _ CI PIACE / non ci piace / Architecture _ WE LIKE / we don't like
cosa_CI PIACE what_WE LIKE NIP #31 Adelaide Riverbank Precinct Pedestrian Bridge. Autore / Author: Francesca Calamita - Foto / Images: Francesca Calamita e John Gollings
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Riverbank Precint Pedestrian Bridge: planimetria di progetto TCL / Riverbank Precinct Pedestrian Bridge: design plan TCL Courtesy TCL
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Ut Prosint Omnibus Conjuncti, «Uniti per il bene comune», è questo il motto che appare sullo stemma araldico della città di Adelaide, in cui troneggiano un leone, simbolo del regno d’Inghilterra, e un canguro, che rappresenta la terra sui cui è stata fondata la città. […]. Metafora forte e suggestiva di questa idea può essere considerato il Riverbank Precinct Pedestrian Bridge, uno dei progetti più recenti ed importanti realizzati nel cuore della capitale dell’Australia Meridionale. […] Un ponte pedonale e ciclabile, certo, ma il successo di questo progetto mette in evidenza che non si tratta solo di questo, ma di un nuovo luogo urbano, del fulcro di un sistema di spazi pubblici completamente rivitalizzato, di una insolita meta per gli abitanti e i turisti della bella città australiana. […] primo step del Masterplan di riqualificazione fluviale, sia il frutto di attenzioni e competenze diverse, nato dalla collaborazione degli studi Aurecon, Taylor Cullity Lethlean (TCL) e Tonkin Zulaikha Greer (TZG) che hanno saputo coniugare ingegneria, paesaggio e design in una soluzione che ha cambiato il volto di quella parte di città. 255 metri di lunghezza, 8 di larghezza, 2000 mq di rivestimento in vetro, per un investimento di oltre 40 milioni di dollari realizzato in soli 12 mesi! Questi sono i numeri del ponte, ma dopo lo stupore iniziale di come queste dimensioni siano state modulate con tale leggerezza ed eleganza, lo sguardo si allarga fino ad abbracciare il paesaggio fluviale urbano con cui si relaziona. […] Il ponte infatti connette lo Space Theatre, il Festival Centre, la Stazione Ferroviaria e da lì tutto il centro della città, verso sud, con il grande stadio Adelaide Oval e l’Adelaide Parklands, il sistema dei parchi che formano la cintura verde della città, verso nord. Un nuovo e veloce collegamento che mette in relazioni due luoghi molto diversi della vita cittadina. Ecco quindi che nella parte meridionale, più urbana, l’attacco del ponte si sviluppa in un sistema di scalinate che creano un anfiteatro dove poter
Ut Prosint Omnibus Conjuncti, «United for the common good», is the motto that appears on the coat of arms of the city of Adelaide, where dominates a lion, symbol of the kingdom of England, and a kangaroo, which represents the ground on which it was founded the city. […] Strong and suggestive metaphor of this idea can be considered the Riverbank Precinct Pedestrian Bridge, one of the most recent and important projects realized in the heart of the South Australian capital. A pedestrian and bicycle bridge, of course, but the success of this project shows that it is not only this, but a new urban space, the fulcrum of a system of public spaces completely revitalized, an unusual destination for residents and tourists in the beautiful Australian city. […] the first step of the implementation of the Riverbank Masterplan, is the result of attention and different skills, a collaboration of the studies Aurecon, Taylor Cullity Lethlean (TCL) and Tonkin Zulaikha Greer (TZG) who have been able to combine engineering, landscape and design a solution that has changed the face of that part of town. 255 meters long and 8 wide, 2000 square meters of curved glass cladding, for an investment of over $ 40 million achieved in just 12 months! These are the numbers of the bridge, but after the initial amazement of how these dimensions have been modulated with such lightness and elegance, the gaze embraces the urban river landscape with which it relates. […] In fact, the bridge connects the Space Theatre, the Festival Centre, the Railway Station and from there all over the city center, to the south, with the large stadium Adelaide Oval and with the Adelaide Parklands, the system of parks that make up the green belt of the city, to the north. A new, fast connection that puts in relations two very different places of the city life.
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Architettura che _ci piace / NON CI PIACE / Architecture _we like / WE DON'T LIKE
realizzare eventi estivi, per poi fondersi con la sua sponda fluviale in cui si alternano giochi d’acqua, giardini, terrazze a sbalzo, locali di ristoro e i centri delle grandi attrazioni e della vita notturna. […] Attraversando quindi il fiume, sospesi tra le trasparenze del vetro e i riflessi dell’acqua si giunge sulla sponda settentrionale, caratterizzata da giardini informali, percorsi sinuosi, alti alberi e vegetazione rigogliosa fin sulla riva. E così il ponte si adagia delicatamente tra l’erba, quasi a non voler disturbare quel paesaggio, ma poi la sua curva prosegue e ritorna verso il fiume per terminare con una bella terrazza panoramica proprio sopra la poderosa cascata che dialoga con il getto d’acqua al centro del fiume. Una soluzione tanto piacevole di giorno quanto straordinariamente suggestiva con le luci cangianti della sera, che ha però anche l’importantissima funzione ecologica di muovere ed ossigenare l’acqua del fiume, che in questo tratto si allarga tanto da essere talvolta chiamato lago. […]
So here in the south area, more urban, the attack of the bridge is developed in a system of stairs that create an amphitheatre where to host summer events, and then merge with its river bank alternating water features, gardens, cantilevered terraces, dining places and the centers of the great attractions and nightlife. […] Then crossing the river, suspended between the transparency of glass and reflections of water it leads on the north shore, characterized by informal gardens, winding paths, tall trees and lush vegetation right on the shore. And so the bridge rests gently in the grass, almost not wanting to disturb the landscape, but then its curve continues and returns to the river to finish with a beautiful panoramic terrace just above the mighty waterfall that communicates with the water jet in the river. A solution so pleasant during the day as extraordinarily impressive with the changing lights of the evening, but this was also a very important ecological function to move and oxygenate the water of the river, which in this section widens enough to be sometimes called lake. […]
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cosa_NON CI PIACE what_WE DON’T LIKE NIP #20 Minimetrò, mobilità attesa. Minimetrò, Awaited mobility. Autore / Author: A. De Napoli - Foto / Images: A. De Napoli
Il 29 Gennaio 2008 è stato inaugurato a Perugia la prima tratta del MINIMETRÒ, nuovo asse per il trasporto collettivo con l’intento di convertire la matrice della mobilità in un modello sostenibile per ridurre l’uso dell’auto e limitare l’impatto ambientale dei trasporti. 20
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On January 29th 2008 was inaugurated in Perugia the first MINIMETRÒ, new priority for public transport with the aim of converting the matrix of mobility in a sustainable model to reduce car use and limiting the environmental impact transport. This infrastructure,
Questa infrastruttura, costituita da un sistema automatico di 25 vetture su rotaia, con trazione a fune e una velocità max di 7m/sec (circa 25 km/h), si innesta nel contesto urbano sviluppandosi per una lunghezza complessiva di circa 4 km collegando l’area di Pian di Massiano, situata ai piedi del colle Landone e definita “Nuova Porta della Città” con il centro storico, superando così un dislivello di 161 metri. L’idea di progetto, che risale ai primi anni ’90, si concretizza con la nascita nel 1998 della Minimetrò S.p.A., Società per Azioni a capitale pubblico maggioritario alla quale viene affidato il compito dell’esecuzione e della gestione di questo “People Mover” capace di raggiungere l’originario cuore della città intersecando la rete ferroviaria e superando vari dislivelli causati dalla morfologia del territorio che da sempre hanno interferito con la mobilità. La Leitner Ropeways S.p.A. e un gruppo di imprese locali, esempio della forza del “Made in Italy”, hanno collaborato insieme alla realizzazione di questo sistema eco-sostenibile che è stato armoniosamente inserito nell’immagine caratteristica della città grazie al contributo dell’Archistar Jean Nouvell, […]. Tale servizio sembra mostrare la sua potenzialità solo in relazione ad alcune manifestazioni
consisting of an automatic system of 25 cars on rail with traction rope and a maximum speed of 7m / sec (about 25 km/h), engages in the urban context for developing an overall length of about 4 km connecting the area of Pian de Massiano, situated at the foot of the hill Landone and defined “New Gate of the City” with the historic center, thus overcoming a height difference of 161 meters. The idea of the project, which dates back to the early 90s, is realized with the birth in 1998 of Minimetrò ‘SpA, Company for a majority public capital shares to which is entrusted the task of the execution and management of the “People Mover” able to achieve the original heart of the city by intersecting the rail network and overcoming various differences in height caused by the morphology of the territory that has always interfered with the mobility. The Leitner Ropeways S.p.A. and a group of local businesses, are an example of strength of the “Made in Italy”, have collaborated together to the realization of this eco-system that is harmoniously inserted in the image feature of the city thanks to the contribution starchitect Jean Nouvell, [...]. This service seems to show its potential only in relation to some international events, consolidated over time, taking place in the historic center such
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Stazione Madonna Alta / Madonna Alta station
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internazionali, consolidate nel tempo, che si svolgono nel centro storico come ad esempio Umbria Jazz ed Eurochocolate, durante le quali però sono i turisti i maggiori fruitori. Il Minimetrò, […], non si è integrato nella matrice della mobilità che ordina e gestisce i parametri spazio-temporali permettendo lo scambio tra mezzi privati e mezzi pubblici sia urbani che extraurbani, […]. La carenza di questo servizio, oltre agli orari limitati in relazione alle dinamiche della città, si può riscontrare nelle deboli connessioni con gli interni urbani che attraversa, nel debole inter-scambio con il sistema di autobus extraurbani […]. Oltre a queste problematiche si aggiunge il fatto che le dinamiche amministrative ed economiche hanno determinato una progressiva espansione della città verso altre direttrici che tendono ad allontanare i cittadini dal centro storico, disattendendo così le aspettative degli anni ’90. […]
as Umbria Jazz and Eurochocolate, during which, however, are the tourists the major users. Minimetrò, [...], is not integrated in the mobility matrix that sorts and manages the space-time parameters enabling the exchange between private and public transport means both urban and suburban, [...]. The lack of this service, in addition to limited times in relation to the dynamics of the city, can be seen in the weak connections with urban interiors crossing, in the weak inter-exchange with the suburban bus system [...]. In addition to these problems is the fact that the administrative and economic dynamics have led to a gradual expansion of the city towards other directions that tend to remove people from the old town, so disregarding the expectations of the ‘90s. [...]
cosa_NON CI PIACE what_WE DON’T LIKE NIP #24 L40, 10178 Berlin Autore / Author: Stella Verin - Foto / Images: Felix San Palomino
«Questo non è un edificio, ma una dichiarazione di guerra». Ecco cosa alcuni dicono dell’L40 o Black Maze Building1, come è stato anche soprannominato. Edificio residenziale situato all’incrocio tra Torstraße e Linienstraße sulla Rosa-LuxemburgPlatz a Berlino-Mitte, la cui costruzione è stata completata nel luglio 2010. 1 Il labirinto nero
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«This is not a building, but a declaration of war». Here is what some say about L40 or better said Black Maze Building, as has also been nicknamed. This residential building is located at the intersection between Torstraße and Linienstraße on Rosa-LuxemburgPlatz in Berlin-Mitte, the construction was completed in July 2010.
L’edificio ha come destinazione quella residenziale commerciale e consta di 2.884 metri quadrati disposti su sette livelli in nove appartamenti che variano nel formato da 67 a 300 mq. […] La Rosa- Luxemburg-Platz, dove l’edificio si affaccia, rappresenta un pezzo importante della storia di Berlino e gli edifici che delimitano questa piazza triangolare fanno parte del patrimonio culturale della città, uno su tutti l’imponente Volksbühne, il teatro popolare, costruito nel 1913/14 […]. Il L40 è stato progettato dagli architetti Roger Bundschuh e Philipp Baumhauer in collaborazione con l’artista originaria di Colonia, Cosima von Bonin. […] Gli stessi architetti definiscono la loro
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The building has residential-commercial target and consists of 2,884 square meters on seven levels, organized in nine apartments ranging in size from 67 to 300 square meters. The Rosa-Luxemburg-Platz, where L40 faces, is an important piece of the history of Berlin and the buildings that surround this triangular square are part of the cultural heritage of the city, one on all the impressive Volksbühne, the popular theatre, built in 1913/14 […]. L40 was designed by the architects Roger Bundschuh and Philipp Baumhauer in collaboration with Cosima von Bonin, Cologne native artist. […] The same architects define their work: «ein Haus aus Beton. Dunkel und Ernst,
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L40, 10178 Berlin
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opera: «ein Haus aus Beton. Dunkel und ernst, aber auch voller Leichtigkeit und Zuversicht. Ein Beitrag zur klassischen Moderne, einladend und abweisend zugleich»2. […] Se ci si sofferma ad osservarlo passandoci accanto si ha però la sensazione che l’edificio crei un vuoto, un buco nero, trasmettendo una sensazione di mancanza, assenza soprattutto se si pensa in rapporto al punto dove è stato costruito, la cuspide di un incrocio, […]. Percepire questa assenza dovuta in primis al colore così scuro, alle forme geometriche irregolari che creano quella sensazione di repulsione già descritta dagli autori, fa sì che l’edificio non convinca pienamente. […] Si viene a creare uno spazio urbano incompleto e poco rilassante non gioviale, di cui la città di Berlino, già ricca di altri spazi urbani che provocano questo tipo di sensazioni per la loro storia intensa e cruda, non aveva bisogno.
aber auch voller Leichtigkeit und Zuversicht. Ein Beitrag zur Moderne klassischen, einladend und abweisend zugleich»1. Stopping to observe it, the feeling is that the building creates a void, a black hole, giving a sense of lack, absence, especially considering the relation to the point where it was built, the cusp of a cross, […]. Perceiving this absence due primarily to the colour, so dark and to the irregular geometric shapes, that create that feeling of repulsion already described by the authors, this means that the building is not fully convincing; […]. It creates an incomplete urban space, modestly relaxing and not jovial, that the city of Berlin, already rich in other urban spaces that cause this kind of feelings for their raw and intense story, did not need.
2 Una casa in calcestruzzo. Scuro e serio, ma anche pieno di leggerezza e fiducia. Un contributo al classico Moderno, invitante e repellente allo stesso tempo. 1 A house in concrete. Dark and serious, but also full of lightness and confidence. A contribution to the classic Modern, attractive and repulsive at the same time
OPEN SESSION ON LANDSCAPE 2017 High scientific and professional training program, IV edition 01 / 2017 - 06 / 2017, FIRENZE / FLORENCE 11 conferenze internazionali per educare i nuovi professionisti ad una concezione olistica della CittĂ contemporanea e ad una progettazione integrata dei sistemi urbani e periurbani. 11 conferences, to educate the new professionals to a holistic concept of the contemporary city and an integrated design of urban and peri-urban systems.
Open session on Landscape 2017 / International Seminars, Firenze / University of Florence / PhD program in Landscape Architecture Full program openssessionlandscape@gmail.com 2017
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Il vuoto ePeriodico la sostanza: breve visione sul paesaggio della Cappadocia, foto di Giorgio Verdiani, NIP #13 Marzo/Aprile2013 bimestrale, Registro Tribunale di Pisa The emptiness and7/12 substance: brief overview of the Cappadocia landscape, photo by Giorgio Verdiani, n° 612/2012, “Network inaProgress” #36 Gennaio 2017 NIP # 13 March / April 2013
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AUTORI: Flavia Veronesi
Responsabile Photo Editing Fotografa e Paesaggista, ama osservare le molteplici forme con cui la creatività umana si manifesta, in una continua danza tra presente e passato, tra innovazione e tradizione.
Melting pot
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er questo numero speciale, la redazione ha deciso di guidare i lettori di NIPmagazine in un viaggio fotografico attraverso il tempo e lo spazio, alla ri-scoperta di questi sei anni di intensa attività editoriale. Nasce quindi Melting pot, una rassegna di immagini provenienti dalle rubriche Frames più significative, un racconto fotografico fatto di luoghi e di persone che offre molteplici punti di vista e spunti di riflessione sul paesaggio urbano, naturale e culturale. Melting pot, nel suo significato tradotto di “calderone”, simboleggia appieno una società dinamica, in piena ebollizione, che permette la commistione di elementi eterogenei e diversi tra loro, il cui risultato è la nuova ricetta di una vera e propria identità condivisa.
Un omaggio questo, al minuzioso lavoro di ricerca svolto in questi anni dai redattori della rivista e dai suoi molti collaboratori, che hanno saputo donare ad ogni numero un’anima ed una propria specificità affrontando con entusiasmo e freschezza tematiche sempre nuove ed attente alle tendenze di una società in continua evoluzione e cambiamento. Uno sguardo al passato ed un incoraggiamento verso il futuro ricordando che «Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo»1.
1 Alan Curtis Key, informatico statunitense
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AUTHORS: Flavia Veronesi
Photo editor Landscape architect and photographer, likes to observe the many forms in which human creativity is manifested, in a continuous dance between past and present, between innovation and tradition.
Melting pot
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or this special issue, the editors decided to lead NIPmagazine readers on a photographic journey through time and space, to the re-discovery of these six years of intense publishing activities. This raises Melting pot, a series of images from the most significant Frames sections, a photographic tale of places and people that provides multiple points of view and insights on urban, natural and cultural landscapes. Melting pot, in its meaning fully symbolizes a dynamic society, in full boil, allowing the mixture of heterogeneous and different
1 Alan Curtis Key, American computer scientist
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items together, the result of which is the new recipe for a real shared identity. A tribute to this, the meticulous research work done over the years by the magazine’s editors and its many collaborators, who were able to give a soul to each number and its own specificity, always tackling with enthusiasm and freshness new issues, attentive to the trends of a society in constant evolution and change. A look at the past and an encouragement for the future, mindful that “The best way to predict the future is to invent it�1.
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Periodico bimestrale, Registro Tribunale di Pisa n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #36 Gennaio 2017
Periodico bimestrale, Registro Tribunale di Pisa n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #20 Maggio/Giugno 2014
Il vuoto e la sostanza: breve visione sul paesaggio della Cappadocia, foto di Giorgio Verdiani, NIP #13 Marzo/Aprile2013 The emptiness and substance: a brief overview of the Cappadocia landscape, photo by Giorgio Verdiani, NIP # 13 March / April 2013
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Contraddizioni del rinnovo urbano, foto di Vanessa Lastrucci, NIP #16 Settembre/Ottobre2013 Contradictions of the urban renewal, photo by Vanessa Lastrucci, NIP # 16 September / October 2013
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Contraddizioni del rinnovo urbano, foto di Vanessa Lastrucci, NIP #16 Settembre/Ottobre2013 Contradictions of the urban renewal, photo by Vanessa Lastrucci, NIP # 16 September / October 2013
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La miniera di Abbadia San Salvatore: Paesaggio della memoria, foto di Flavia Veronesi, NIP #19 Marzo/Aprile 2014 The mine of Abbadia San Salvatore: landscape of memory, photo by Flavia Veronesi, NIP #19 March / April 2014
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La miniera di Abbadia San Salvatore: Paesaggio della memoria, foto di Flavia Veronesi, NIP #19 Marzo/ Aprile 2014 / The mine of Abbadia San Salvatore: landscape of memory, photo by Flavia Veronesi, NIP #19 March / April 2014
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“LANDSCAPE FUTURES”
PEOPLE’S LANDSCAPE VIDEO CONTEST 2nd EDITION Are you a student between 18 and 35 years old? Create your LANDSCAPE SHORT VIDEO (up to 5’). Send everything by 15th May 2017 at peopleslandscapes@uniscape.eu
People’s Landscape Video Contest, 2nd edition / UNISCAPE / European Network of Universities for the implementation of the European Landscape Convention Competition Brief www.uniscape.eu
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AUTHOR: Sara Dei
She graduated in Architecture at the University of Florence, with a thesis in Landscape Architecture. Her work focus on the urban design, the public realm and the sustainability. She is currently an intern at the J & L Gibbons Landscape Architecture studio in London.
AUTHOR: Claudia Mezzapesa
AUTORE: Sara Dei
Si laurea in Architettura a Firenze con una tesi in Architettura del Paesaggio. La sua attività si concentra sulla progettazione urbana, le dinamiche sociali, la sostenibilità. Attualmente sta svolgendo una internship presso lo studio di Architettura del Paesaggio J & L Gibbons di Londra.
AUTORE: Claudia Mezzapesa
Architect and PhD candidate in Landscape Architecture at the University of Florence. Nomad between Puglia and Tuscany, has collaborated on the design and construction of public and private gardens in Italy and abroad
Architetto e PhD candidate in Architettura del Paesaggio presso l’Università di Firenze. Nomade tra Puglia e Toscana, ha collaborato alla progettazione e realizzazione di giardini pubblici e privati in Italia e all'estero.
AUTHOR: Francesca Calamita
AUTORE: Francesca Calamita
Architect and Landscaper. Member of the editorial staff of NIP, she works in Landscape Architecture, discipline for which is scientific co-worker at the University of Florence.
Architetto e Paesaggista. Membro della redazione di NIP, svolge la libera professione nell'ambito dell'Architettura del Paesaggio, disciplina per la quale è cultrice della materia presso l'Università degli Studi di Firenze.
Immaginario urbano e Luoghi emozionali Civic Artscapes and Image of the City A cura di / By: Sara Dei NIP #25 2015
Making Space in Dalston dello Studio Associato J&L Gibbons LLP con la collaborazione di Muf Architecture/Art viene realizzato nel 2009 e da quel momento non smette di sorprendere. Pubblicato da noi per la prima volta sul n°25 di NIPmagazine, in una manciata di anni è divenuto un luogo emblematico per la capacità del progetto di far emergere le qualità esistenti del quartiere di Dalston (Londra) e rafforzarne l’identità. Se oggi la stampa celebra Dalston come «il luogo più cool della Gran Bretagna» si può dire che è anche grazie all’intervento di Architettura del Paesaggio, sviluppato tra il 2008 e il 2009 dallo studio J&L Gibbons con Muf Architecture/Art, che è
Making Space in Dalston by the Associate Firm J&L Gibbons LLP in collaboration with Muf Architecture/Art was built in 2009 and since then never ceases to surprise. Published by us for the first time on the Nipmagazine #25, in a few years has become an emblematic place for the project’s ability to bring out the existing quality of the Dalston area (London) and strengthen its identity. If today the press celebrates Dalston as «the coolest place in Britain» we can say that it is thanks to the intervention of Landscape Architecture, developed between 2008 and 2009 by the studio J&L Gibbons with Muf Architecture/Art, which was able to channel positively the fate of a 2017
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stato capace di incanalare positivamente le sorti di un quartiere dalle grandi potenzialità, ma che correva il rischio di diluirsi in uno sviluppo urbano indistinto. Nuove stazioni metropolitane (la East London Line è stata ampliata nel 2010), e i vicini impianti sportivi realizzati per le Olimpiadi di Londra 2012 nel distretto di Hackney (di cui Dalston fa parte) riportavano sì il quartiere al centro dei flussi cittadini, ma rischiavano anche di provocare profondi cambiamenti avversi alla comunità residente, alterando drammaticamente gli equilibri di un tessuto multietnico e culturalmente attivo. Partendo dalla conoscenza locale, dalla mappatura dell’esistente e dal dialogo con gli stakeholders, i progettisti hanno estrapolato delle visioni condivise, che sono andate a formare la cornice attraverso la 36
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neighborhood with great potential, but that was in danger of being diluted in an indistinct urban development. New metro stations (the East London Line was expanded in 2010), and the nearby sports facilities built for the 2012 London Olympics in the Hackney district (which includes Dalston) on one hand reported the neighborhood in the center of the citizens flows, but on the other also risked to cause profound changes adverse to the resident communities, while disrupting the balance of a multi-ethnic fabric and culturally active. Starting from the local knowledge, from the existing mapping and dialogue with stakeholders, the designers have extrapolated a shared visions, which have gone to form the frame through which «embrace change and at the same time promote self-distinctive organization of Dalston».
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Dalston Eastern Curve Garden photo credit Sarah Blee - J & L Gibbons
quale «abbracciare il cambiamento e allo stesso tempo promuovere l’auto-organizzazione distintiva di Dalston». Il progetto, divenuto un caso esemplare e pluripremiato, è stato strutturato in tre filoni. 1_Valorizzare l’esistente «Ogni posto è una miniera [...] Basta scavare» diceva Terzani. Custode di un patrimonio itinerante, Dalston può esser definito un distretto culturale per sua naturale predisposizione. L’arte, in senso lato, aveva quindi le potenzialità per giocare un ruolo decisivo nella sua trasformazione, portando anche vitalità economica. 2_Coltivare le possibilità Anziché proporre un radicale cambiamento, il progetto si è costruito passo dopo passo facendo leva sulle tendenze presenti in loco. Lo spazio pubblico doveva quindi essere disegnato in maniera tale da creare situazioni favorevoli al naturale sviluppo di tali tendenze. Alcuni esempi: facilitazioni per l’uso temporaneo da parte della comunità creativa di spazi disseminati lungo il quartiere, come fondi dismessi, o i cortili delle chiese o delle scuole; l’introduzione di un segnaletica discreta e appropriata; la compilazione di programmi culturali. 3_Definire ciò che manca Cosa poteva esser fatto per rafforzare l’identità di Dalston? Gli interventi proposti erano vari e non tutti hanno richiesto lo stesso livello di investimento, in termini economici, di risorse e di tempo. Una delle battaglie vinte è stata quella di sgomberare e de-pavimentare alcune parti del marciapiede sulla High Street. Questa azione si è immediatamente tradotta in un decongestionamento della strada, favorendo le interazioni sociali e le capacità
The project, which has become a landmark case and award-winning, has been structured into three strands. 1_Enhance the existing «Every place is a mine [...] Just dig» said Terzani. Guardian of a traveling heritage, Dalston a cultural district can be defined by its natural inclination. The art in the broadest sense, then had the potential to play a decisive role in its transformation, bringing economic vitality. 2_Cultivate the possibilities Instead of proposing a radical change, the project is built step by step by leveraging the trends in the field. The public space must therefore be designed in such a way as to create conditions favorable to the natural development of these trends. Examples: facilities for the temporary use by the creative community spaces scattered around the neighborhood as abandoned funds, or the courtyards of churches or schools; the introduction of an appropriate and careful fair; the compilation of cultural programs. 3_Define what is missing What could be done to strengthen the identity of Dalston? The proposed interventions were different and not everyone has the same level of investment required, in economic terms, of resources and time. One of the battles won was to clear and de-pave some parts of the sidewalk on High Street. This action was immediately translated into a decongestion of the road, promoting social interaction and pedestrian crossing capacity. Sometimes, it’s appropriate to say, less is more... Another case is that instead of the “Murals
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di attraversamento dei pedoni. A volte, è proprio il caso di dirlo, less is more... Altro caso è invece quello del cosiddetto “Murales della Pace” un angolo indicato come un “riferimento” (se si vuole alla maniera lynchana) per l’immagine del quartiere, e in una posizione nodale per sbloccare alcuni nuovi itinerari a piedi. Per questo luogo venne elaborato un progetto in più fasi, che prevedeva anche la creazione di un eco-parco, adiacente alla piazza. Il Dalston Eastern Curve Garden è stato poi effettivamente realizzato tra il 2009 e il 2010, divenendo uno dei casi-studio del documento Public health and landscape: creating healthy places realizzato dal Landscape Institute di Londra. Concludendo, si può dire che il merito di questo progetto sia stato quello di saper individuare strategicamente quei luoghi la cui trasformazione sarebbe stata capace di innescare un riverbero positivo nell’intero quartiere. Ma tutti questi luoghi sono stati tenuti assieme da una narrazione corale, valutata sotto tutti gli aspetti, culturale, sociale, economico, di design, del benessere, dell’individuo e della collettività. Questo movimento di ricucitura ha connesso assieme le parti di un discorso, ha ridisegnato l’immaginario collettivo rendendo Dalston non solo un quartiere alla moda, ma anche e soprattutto un luogo piacevole da vivere.
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Azione di ricerca dedicata al Sommerford Grove Estate / Action research in effect at the Sommerford Grove Estate photo credit Sarah Blee - J & L Gibbons
for Peace” an angle specified as a reference (in a sort of Lynch’s approach) for the image of the neighborhood, and in a nodal position to unlock some new walking routes. For this place was elaborated a project in several phases, which included the creation of an eco-park, adjacent to the square. The Dalston Eastern Curve Garden was then actually built between 2009 and 2010, becoming one of the document case studies Public health and landscape: creating healthy places created by the Landscape Institute in London. In conclusion, we can say that the merit of this project was to know how to strategically locate those places whose transformation would be capable of triggering a positive reverberation in the entire district. But all these places were held together by a choral narration, evaluated in every of its aspects, cultural, social, economic, design, wellness, the individual and the community. This mending movement connected with the parts of speech, has redesigned the popular imagination making of Dalston not just a trendy neighborhood, but also and above all a pleasant place to live.
Vuoti e luoghi assopiti Urban Voids and Drosscapes A cura di / By: Claudia Mezzapesa NIP #18 2014 Parchetto Feronia Pietralata Roma di Francesco Careri e Maria Rocco, è la storia affascinante del workshop che nel 2013 ha dato luce a nuovi luoghi dell’abitare in un quartiere assopito di Roma. Era il n°18 di NIPmagazine, il primo numero a cui ho collaborato. Ho un ricordo particolare di questa pubblicazione e del contributo di Francesco Careri che con la sua semplicità e autenticità raccontava che intraprendere progetti di paesaggio è possibile con ogni mezzo e ad ogni costo. Francesco Careri per anni ha condotto a Roma sperimentazioni progettuali in laboratori aperti alla cittadinanza. Il racconto del workshop1 nel Parchetto Feronia a Pietralata si apre camminando. Camminare è un tema caro a Francesco Careri; autore di numerose pubblicazioni in Italia e all’estero, ha ottenuto un significativo riconoscimento da parte della comunità scientifica internazionale, attraverso la traduzione in numerose lingue del suo libro Walkscapes, PB Einaudi, Milano 2006. Camminare è «uscire di casa per perdere tempo, perché chi perde tempo guadagna spazio» 2. E guadagnare spazio nei luoghi assopiti di Roma era una delle missioni del workshop.
Parchetto Feronia Pietralata Roma by Francesco Careri and Maria Rocco, is the fascinating story of the workshop that in 2013 gave birth to new places of living in a dormant district of Rome. It was the Nipmagazine #18, the first issue to which I have worked. I have a special memory of this publication and the contribution of Francesco Careri who with his simplicity and authenticity recounted that undertaking landscape projects it’s possible by all means and at all costs. Francesco Careri for years, led in Rome, design experiments in laboratories open to the citizens. The story of workshop1 in Parchetto Feronia Pietralata starts walking. Walking is a special theme to Francesco Careri; author of numerous publications in Italy and abroad, achieved a significant recognition by the international scientific community, through the translation in several languages of his book Walkscapes PB Einaudi, Milan 2006. Walking is «to go out of the house to waste time, because whoever loses time gains space» 2. And gaining space in dormant sites of Rome was one of the missions of the workshop. «[...] We are in a construction site of
1 Il Workshop era parte del seminario progettuale PIETRALATA PAESAGGI PROSSIMI nell’ambito del programma PICS_Public, Master MAAC - Arti Architettura Città, http://www.articiviche.net/LAC/MAAC.htmlIl 1 The Workshop was part of the seminar project PIETRALATA PAESAGGI PROSSIMI_ under the program PICS_Public, Master MAAC - City Arts Architecture | http://www.articiviche.net/LAC/MAAC.html 2 F. Careri in un’intervista per Associazione Italiana di Architettura e Critica - Video Intervista: 2 minuti con Francesco Careri su https://www.youtube.com/watch?v=YOZjTCSOmh 2 F. Careri in an interview to Italian Association of Architecture and Criticism - Video Interview: 2 minutes with Francesco Careri on https://www.youtube.com/watch?v=YOZjTCSOmhM
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«[...] ci troviamo in un cantiere di palazzine che sembrano venute dal raccordo anulare a saturare i pochi brandelli di spazi vuoti ancora esistenti. [...] In cima a una rupe ci appare questa scena: una baracca di teli di plastica verde dove alcuni vecchietti giocano a Tressette. [...] Dopo molti sforzi riusciamo a interagire: quella casa del Tressette l’abbiamo costruita noi… insieme ad altri giovani… quel poco di spazio su cui si riesce a camminare lo abbiamo sottratto ai rovi… era tutto una massa di spine inaccessibile» 3. Camminare è anche scoprire nuove strade, attraversare percorsi sconnessi per inciampare in realtà ignote e fantastiche. Ed è proprio inciampando in paesaggi assopiti che il workshop ha inizio.
buildings that seem to come from the Raccordo Anulare to saturate the few shreds of still existing gaps. [...] On top of a cliff we see this scene: a hut of green plastic sheeting where some old men plays Tressette. [...]After much effort we are able to interact: the house of Tressette was built by us... with other young people... that little space on which now you can walk, we subtracted it from the brambles... it was all a mass of inaccessible thorns» 3. Walking is also discovering new roads, crossing disconnected paths to stumble actually in unknown and fantastic realities. And it is indeed stumbling in dormant landscapes that the workshop begins. The project becomes a process that affects
Il progetto diventa un processo che interessa e coinvolge tutti, più simile a una forma di impegno sociale e civile che di consultazione. «Inventiamo insieme un pranzo, o meglio un pic-nic, attorno alla casetta del Tressette, per condividere i risultati dell’esperienza e capire come procedere. [...] Si mangia, si chiacchiera del parco e del quartiere, si beve e si canta accompagnati da chitarre e fisarmoniche»4. Questa esperienza rappresenta tuttora un esperimento di successo di pratiche di “ricercAzione”, una nuova modalità di coordinazione per tenere assieme ricerca e territorio, con l’utilizzo di azioni dirette che possano portare la ricerca universitaria, quella teorica e progettuale, nella città. Sociologia, antropologia, comunicazione, progettazione, paesaggio, tecnica, cucina, musica e danza collaborano al rito propiziatorio di un progetto più grande. «Dalle parole ai fatti è un solo istante. Improvvisamente siamo in un film di Fellini: un decespugliatore fa da apripista e si inoltra scolpendo tra i rovi una nuova strada. Segue un corteo di musicisti, danzatori e saltimbanco, che procede lentamente al ritmo del decespugliatore» 5. E come un seme, l’idea inizia a germogliare nella comunità di Pietralata, si decide però che «è meglio seminare dove il terreno è fertile» 6 facendo dell’associazione
and involves all, more like a form of social and civil commitment than a consultation. «We invent together a lunch, or rather a pic-nic, around the house of Tressette, to share the results of the experience and understand how to proceed. [...] We eat, we talk of the park and of the neighborhood, drinking and singing accompanied by guitars and accordions»4. This experience remains a successful experiment of “Research-Action” practices, a new coordination mode to keep together research and territory, with the use of direct actions that can bring university research, the theoretical and design one, in the city. Sociology, anthropology, communication, design, landscape, art, cuisine, music and dance to collaborate to the rite of a larger project. «From Words to Action it is a single moment. Suddenly we are in a Fellini film: a brush cutter is leading the way and goes by carving a new path through the brambles. It follows a procession of musicians, dancers and acrobats, which proceeds slowly to the rhythm of the brush cutter» 5. And like a seed, the idea began to germinate in the Pietralata community, however, has been decided that «it is better to sow where the soil is fertile» 6 making associa-
3 Careri F. e Rocco M., Parchetto Feronia Pietralata, in: NIP #18 Gennaio/Febbraio 2014, p. 14-23 3 Careri F. e Rocco M., Parchetto Feronia Pietralata, in: NIP #18 January/February 2014, p. 14-23 4/5/6 Ibidem 2017
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Feronia7 il fertilizzante del nuovo progetto. Con naturalezza il processo prende piede: idee, energie e materiali vengono messi insieme in tempi record.
tion Feronia7 the fertilizer of the new project. Naturally the process takes hold: ideas, energy and materials are put together in record time.
«Vogliamo fare un parco in una settimana. [...] Si parte senza un progetto vero e proprio» 8.
«We want to make a park in a week. [...] It starts without a true projects» 8.
Decespugliatore e assi di legno per realizzare sei piccole opere: la Casetta del Tresette, la Stazione Feronia, il Dragone, il Bosco a Dondolo, il Merendero, il Frutteto. Nuovi luoghi nascono laddove prima c’erano solo potenzialità inespresse. Il giorno dell’inaugurazione tutti brindano al successo dell’esperimento e all’architettura che «è molto più bella se fatta così, con chiodi, martello e lavorando con gli abitanti. Senza disegni, senza rendering, senza simulazioni. Scherzando con gli imprevisti. Alla scala del corpo dell’uomo, alla scala Uno a Uno»9. Oggi brindiamo ancora a queste pratiche che risvegliano luoghi addormentati e comunità desiderose di sperimentare e vivere il paesaggio.
Brush cutter and wooden planks to make six small works: the Little House of Tresette, the Feronia station, the Dragon, the Wood Rocking, the Merendero, the Orchard. New sites are born where before there were only untapped potential. On the opening day all drink a toast to the success of the experiment and to the architecture that «it is much more beautiful if done so, with nails, hammer and working with the residents. No drawings, no rendering, no simulations. Joking with the unexpected. At the scale of the human body, at the scale One on One» 9. Today we toast to these practices that awaken dormant places and communities wishing to experience and live the landscape.
7 Associazione culturale Feronia: http://parchettoferonia.blogspot.it/ https://www.facebook.com/associazioneculturale.feronia 7 Cultural Association Feronia: http://parchettoferonia.blogspot.it/ https://www.facebook.com/associazioneculturale.feronia 8 Careri F. e Rocco M., Parchetto Feronia Pietralata, in: NIP #18 Gennaio/Febbraio 2014, p. 14-23 8 Careri F. e Rocco M., Parchetto Feronia Pietralata, in: NIP #18 January/February 2014, p. 14-23 9 Ibidem
Reti e strutture paesaggistiche lineari Networks and linear landscapes A cura di / By: Francesca Calamita NIP #22 2014 Tratto da NIPmagazine n°22 nel 2014, Streetscape Territories di Daniela Colafranceschi e Kris Scheerlinck rappresenta un modo innovativo di guardare allo spazio della strada in città, restituendogli la sua dimensione di rete di paesaggi lineari, capaci in quanto tali di generare una nuova idea di spazio pubblico e nuovi luoghi identitari. Il Paesaggio urbano è considerato lo «spazio collettivo per eccellenza»1; è su questa affermazione che si basa il progetto di ricerca e design che dal 2010 Kris Scheerlinck sta portando avanti con il nome di Streetscape Territories. Un approccio innovativo per un tema di assoluta attualità che vuole distinguere tra "spazio pubblico" e "spazio collettivo" sottolineando il valore e il ruolo sociale di quest'ultimo, che prescinde, almeno in parte, dalla proprietà dell'area, per farsi carico di un compito di condivisione che troppo spesso rimane marginale nei processi di progettazione degli spazi urbani. È per questo motivo che l'articolo di Daniela Colafranceschi e Kris Scheerlinck, che ha anticipato la loro conferenza per il ciclo delle "Open Session on Landscape" tenutosi a Firenze nel 2015, è particolarmente significativo per sviscerare il tema delle "Reti e strutture paesaggistiche lineari". Come affermano gli stessi autori, infatti, «in questo progetto, la dimensione di "streetscape" - riferito alla strada come ambito fisico nevralgico - è considerata come protagonista di ogni piano urbanistico o progetto architettonico o esperienza applicativa si conduca e, di conseguenza, punto
Taken from Nipmagazine #22, Streetscape Territories by Daniela Colafranceschi and Kris Scheerlinck represents an innovative way of looking at the road space in the city, giving it back its network size of linear landscapes, capable as such to generate a new idea of public space and new identity of places. Urban landscape is considered the «public space par excellence»1; is on this statement that is based the research and design project named Streetscape Territories, that Kris Scheerlinck, since 2010, is carrying out. An innovative approach to an absolute topical theme that wants to distinguish between “public space” and “collective space” stressing the value and the social role of the latter, which is independent, at least in part, by the properties of the area, to take charge of a shared task that too often remains marginal in the design process of urban spaces. It is for this reason that the article of Daniela Colafranceschi and Kris Scheerlinck, who anticipated their conference of the cycle “Open Session on Landscape” held in Florence in 2015, is particularly meaningful to dissect the theme of “Networks and landscape linear structures”. As claimed by the authors themselves, in fact, «in this project, the dimension of “streetscape” - referring to the road as a nerve physical environment - is considered to be the star of every urban plan or architectural design and application experience will lead and, therefore, the starting point for each observation, proposal or reflection is expressed, relative to
1 Colafranceschi D. e Scheerlinck K., Streetscape Territories, in: NIP #22 Settembre/Ottobre 2014 1 Colafranceschi D. and Scheerlinck K., Streetscape Territories, in: NIP #22 September/October 2014 2017
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di partenza per ogni osservazione, proposta o riflessione si esprima, relativa ai progetti urbani» 2. Le indagini su cui la ricerca si concentra si riferiscono pertanto a quei particolari "spazi urbani" che, per «qualità di prossimità e permeabilità» 3, possono essere concepiti come “spazi collettivi”. Torna utile ricordare a questo proposito il testo di Manuel de Solà Morales, più volte citato anche durante il convegno fiorentino, che pone l'accento su tale questione: «Spazio collettivo è molto di più e molto di meno che spazio pubblico, se lo riferiamo ad una proprietà amministrativa. La ricchezza civile e architettonica, urbanistica e morfologica di una città è quella dei suoi spazi collettivi, di tutti quei luoghi dove la vita collettiva si sviluppa, si rappresenta, si ricorda. Forse e sempre di più, questi sono spazi che non sono né pubblici, né privati, ma entrambe le cose insieme. Spazi pubblici assorbiti da usi individuali, o spazi
urban projects» 2. The investigations upon which the research focuses therefore refer to those particular “urban spaces”, for «quality of proximity and permeability» 3, they can be conceived as “public spaces”. Is useful to recall, in this regard, the text of Manuel de Solà Morales, mentioned several times during the Florence conference, which focused on the issue: «Collective space is much more and much less than public space, if you are referring to an administrative property. Civil and architectural richness, urbanism and morphology of a city is its public spaces, all those places where the collective life is developed, lived, and remembered. Maybe more and more, these are spaces that are neither public, nor private, but both together. Public spaces absorbed by individual uses, or private spaces that take on a collective use» 4.
2/3 Ibidem
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Configurazioni di Profondità; spazi collettivi differenziali e la loro integrazione visiva nella North 5th Street, Williamsburgh, New York City (USA) / Configurations of Depth; differentials and collective spaces and their visual integration in the North 5thStreet, Williamsburgh,New York City (USA)
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Esempio di schema comparativo tra Spazi Aperti, Proprietà Pubblica, Spazi Collettivi / Comparative Example scheme between Open Spaces, Public Properties, collective spaces
privati che assumono un uso collettivo»4. È evidente quindi che la qualità di una strada non può dipendere dalle sue dimensioni o dagli edifici che le stanno intorno, quanto piuttosto dalle relazioni che riesce a creare, configurandosi come un «ambito di prossimità e di pertinenza tra un dentro e un fuori, tra un volume e lo spazio aperto» 5 e pertanto capace di «funzionare da "spessore" concettuale e culturale di interscambio» 6. Lo spazio collettivo diventa quindi protagonista non solo del progetto di ricerca, ma soprattutto delle proposte progettuali che devono coinvolgere le nostre città, affinché si possa «guardare al progetto di spazio pubblico secondo la messa in valore di un pensiero trasversale e transculturale ora quanto mai urgente»7, tornando a mettere la gente, l’individuo, l’uomo al centro delle nostre proposte, per operare quel passaggio fondamentale da “spazi pubblici “ a “spazi collettivi”, ovvero da “spazi” a “luoghi”.
It is therefore evident that the quality of a road can not depend on its size or by the buildings that are around it, but rather by the relations that it can produce, creating an «area of proximity and relevance between an inside and an outside, between a volume and open space» 5 and therefore able to «perform as conceptual “substance” and cultural exchange» 6. Collective space becomes the protagonist not only of the research project, but above all of the project proposals that should involve our cities, so that we can «look to the design of public space according to the start-value of a cross-cultural thinking, now more urgent than ever»7, returning to put people, the individual, the man at the centre of our proposals, to operate the fundamental shift from “public spaces” to “collective spaces”, or by “spaces” to “places”.
D 4 Manuel de Solà-Morales, Espacios Públicos / Espacios Colectivos, articolo pubblicato ne La Vanguardia, Barcelona 12 maggio 1992, in: Colafranceschi D. e Scheerlinck K., Streetscape Territories, in: NIP #22 Settembre/Ottobre 2014 4 Manuel de Solà-Morales, Espacios Públicos / Espacios Colectivos, published in La Vanguardia, Barcelona May 12th 1992, in: Colafranceschi D. and Scheerlinck K., Streetscape Territories, in: NIP #22 September/October 2014 5 Colafranceschi D. e Scheerlinck K., Streetscape Territories, in: NIP #22 Settembre/Ottobre 2014 5 Colafranceschi D. and Scheerlinck K., Streetscape Territories, in: NIP #22 September/October 2014 6/7 Ibidem
Natura e agricoltura urbana Urban nature and agricolture A cura di / By: Sara Dei NIP #12 2014 Un’oasi verde in una città in trasformazione Parco Botanico di Salou (Tarragona) di Jordi Bellmunt e Xavier Andreu realizzato tra il 2004 ed il 2008 e pubblicato sul n°12 di NIPmagazine è per noi esemplare per la sua capacità di unificare in sé gli aspetti di scientificità e ricchezza di specie del giardino botanico con le caratteristiche di un parco pubblico. Un progetto che in buona sostanza reinterpreta in chiave contemporanea il tema del Giardino, dimensione cui NIP è particolarmente affezionata. Sulla costa Daurada, a pochi chilometri da Tarragona, sorge una cittadina di nome Salou, famosa per i suoi complessi turistici, l’acqua cristallina, il buon cibo e l’ospitalità tipici della Catologna. In previsione di un’ampia espansione urbana, nel 2004 l’Amministrazione Comunale decide di affidare allo studio del paesaggista Jordi Bellmunt, al tempo associato con Xavier Andreu, la trasformazione di un’area di 2,5 ettari con l’obiettivo di realizzarvi un giardino botanico. Situata alle porte della città, alla confluenza di tre grandi vie di comunicazione, seppur mal relazionata con loro, il terreno dalla forma triangolare e l’andamento in pendenza, verteva in stato di abbandono. Ad oggi, l’espansione non si è poi realizzata, ma il successo del progetto ha valso allo studio di Architettura del Paesaggio successive ed importanti commissioni nella città, che hanno reso gli spazi pubblici di Salou accoglienti e contemporanei. «Allontanandosi dal concetto tradizionale che abbiamo di un giardino botanico convenzionale, come recinto chiuso in cui si raccolgono e conservano collezioni scientificamente ordinate di piante originarie del clima mediterraneo, nel parco botanico di Salou, si pretendeva qualcosa di diametralmente opposto, come riscoprire 46
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Salou Botanic Park (Tarragona) by Jordi Bellmunt and Xavier Andreu, made between 2004 and 2008 and published in the Nipmagazine #12, for us is an exemplary project for its ability to unify aspects of science and the species richness of a botanic garden, with the characteristics of a public park. A project that essentially reinterpretates, in a contemporary way, the theme of the garden, to which NIP is particularly fond. The Daurada coast, a few kilometers from Tarragona, is a town called Salou, famous for its tourist complexes, crystal clear water, good food and the typical Catologna hospitality. In anticipation of a large urban expansion, in 2004 the City Council decided to entrust the studio of the landscape architect Jordi Bellmunt the transformation of an area of 2.5 hectares with the aim to realize a botanical garden. Located at the edge of the city, at the confluence of three major roads, although poorly related with them, the land is triangular and sloping, turned in a state of neglect. Today, the expansion was not been realized, but the success of the project was worth the studio of Architecture and Landscape of the following important commissions in
un punto di attrazione turistica che combinasse il rigore necessario per l’analisi scientifica con la sensibilizzazione per la natura, introducendo gli aspetti di svago e ozio più propri di un parco pubblico»1. Nel disegnare l’ambito del parco, i progettisti si sono ispirati alle parcellizzazioni agricole della campagna circostante di Tarragona, ed il sistema di terrazzamenti che ne scaturisce richiama alla mente anche certe oasi sahariane o un giardino arabo. «Le terrazze accolgono palme e uniscono persone, ordinano la vegetazione, permettono la lettura d’insieme del luogo, e favoriscono l’isolamento in ambienti differenti».2 Grande attenzione è stata dedicata al sistema di irrigazione: a partire da una vasca di raccolta in posizione sommitale, attraverso una rete di canali che si distribuiscono geometricamente caratterizzando l’andamento delle terrazze, l’acqua viene raccolta, trattata e reimmessa in un circuito chiuso, eliminando gli sprechi. Non è trascurabile inoltre l’effetto narrativo-poetico dell’elemento acqua, risorsa preziosa nei giardini del Mediterraneo, che come una musica «accompagna i visitatori risuonando fra muri di colori, fiori e luci d’ambiente»3.
1 Bellmunt J., Un’oasi verde in una città in trasformazione, in: NIP #12 gennaio/febbraio 2013 1 Bellmunt J., Un’oasi verde in una città in trasformazione, in: NIP #12 january/february 2013 2 Bellmunt J., Un viaggio nel paesaggio, in: Architettura del Paesaggio, settembre/dicembre 2008 2 Bellmunt J., Un viaggio nel paesaggio, in: Architettura del Paesaggio, september/december 2008
the city, which made the public spaces of Salou cozy and contemporary. «Moving away from the traditional concept that we have a conventional botanical garden, as a paddock in which you collect and preserve scientifically ordered collections of plants from the Mediterranean climate, in the botanical park in Salou, was claimed something diametrically opposed, like rediscovering a tourist attraction that combines the rigor needed for scientific analysis with awareness for nature, introducing the most of the leisure and idleness aspects of a public park».1 In designing the scope of the park, the designers were inspired by the agricultural zoning of the Tarragona countryside, and the system of terraces that emerges recalls also certain Saharan oasis or an Arabian garden. «The terraces welcome palms and unite people, ordering the vegetation, allow the reading of the whole of the place, and favor isolation in different environments».2 Great attention has been dedicated to the irrigation system: from a collecting tank in the summit position, through a network of channels that are distributed geometrically characterizing the performance of the terraces, the water is collected, treated and put back in a closed circuit, eliminating waste. It is also not negligible the narrative-poetic effect of the water, a precious resource in the gardens of the Mediterranean, like music «takes visitors resonating between walls of color, flowers and ambient lighting».3
3 Ibidem
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Vista in dettaglio di una delle terrazze / Detail view of one of the terraces 2017
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Immagine notturna / Night view
Come detto, la funzione di questo parco non è soltanto quella di mostrare le varietà vegetali, che pure godono di un elenco piuttosto ricco in specie arbustive e arboree. Da sempre i giardini botanici uniscono un intento didattico a quello estetico, ma nella concezione contemporanea sono divenuti un sostegno per le attività culturali, adatti ad accogliere mostre, conferenze, feste, esposizioni, producendo anche positivi effetti sul tessuto economico. Il progetto di Bellmunt a Salou ha saputo coniugare tutti questi aspetti, introducendo un elemento di naturalità nella città, una vera e propria oasi, capace di donare riparo dal calore estivo, di modificare positivamente le tendenze di un turismo sregolato e di indirizzare con un riverbero positivo lo sviluppo del paesaggio urbano nel resto della città.
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As mentioned, the function of this park is not only to show plant varieties, which also benefit from a list rich in species of shrubs and trees. Since ever the Botanic Gardens combine a didactic intent to that aesthetic, but in the contemporary conception have become a support for cultural activities, suitable for art exhibitions, conferences, festivals, exhibitions, also producing positive effects on the economic fabric. The Bellmunt project in Salou has combined all these aspects, introducing a natural element in the city, a true oasis, able to give shelter from the summer heat, to positively change the trends of an unregulated tourism, and to target a positive glare of the urban landscape development in the rest of the city.
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Spazio pubblico come progetto di spazi aperti Public space as a project of open spaces A cura di / By: Claudia Mezzapesa NIP #26 2015 Reinventare spazi pubblici, coltivare immaginari di Michelangelo Pugliese, pubblicato su NIPmagazine n°26, è un articolo emozionante. Lo sguardo di un progettista attento, sensibile e dalla grande capacità di ascolto; il quadro di un Sud carico di energie, risorse e parole inespresse. L’articolo racconta di un giardino storico e di un importante sistema di spazi pubblici di una città oramai in sofferenza, diventati oggetto di una piccola rivoluzione urbana. Siamo in Calabria, per la precisione a Caria di Drapia piccola frazione di un comune della provincia di Vibo Valentia, uno dei numerosi casi di aree interne in cui la rapida stratificazione di linguaggi urbani complessi ha portato alla perdita di identità storiche e culturali un tempo consolidate. Dare voce a questi valori sepolti e alle comunità che ne sono ancora custodi è stato uno dei primi obiettivi del progetto. Il Giardino per Galluppi1 nasce come progetto temporaneo in grado di dar spazio a un’idea condivisa e portata avanti con gli abitanti nel 2010 su nuove forme di partecipazione e di riappropriazione degli spazi pubblici. In quell’occasione, attraverso un processo di autocostruzione, viene realizzato un giardino effimero: un labirinto di 300 pali di castagno colorati e 210 ortensie. L’istallazione, come una cartina tornasole, ridisegna tracciati nascosti di un giardino che non c’è più, rilegge segreti che molti hanno dimenticato.
Reinventing public spaces, cultivating imaginary by Michelangelo Pugliese, published in Nipmagazine #26, is an exciting article. The look of a careful planner, sensible and with great listening skills; the picture of a South load of energy, resources and unexpressed words. The article tells of a historic garden and an important system of public spaces of a city now in suffering, becoming the subject of a small urban revolution. We are in Calabria, to be precise in Caria of Drapia small fraction of a town in the province of Vibo Valentia, one of the many cases of internal areas where the rapid stratification of complex urban languages led to the loss of historical and cultural identity once established. Give voice to these buried values and communities who are still keepers was one of the first objectives of the project. The Garden for Galluppi1 born as a temporary project that can give space to an idea shared and developed with the inhabitants in 2010 on new forms of participation and re-appropriation of public space. On that occasion, through a process of self-construction, was provided an ephemeral garden: a maze of 300 coloured chestnut poles and 210 hydrangeas. The installation as a litmus test, redesigns hidden paths of a garden that no longer exists, it rereads secrets that many have forgotten.
1 Progetto, ideazione e coordinamento di Michelangelo Pugliese; Programma Educativo a cura di Maria Rita Paletta e Annalisa Savino. L’esperienza è stata pubblicata in: Pugliese M., Il giardino di Dràpia. Un progetto partecipato di paesaggio, Librìa editore, Melfi 2010. 1 Project, planning and coordination by Michelangelo Pugliese; Educational program curated by Maria Rita Paletta and Annalisa Savino. The experience was published in: Pugliese M., The garden of Drapia. A participated project of landscape, Libria publisher, Melfi 2010. 2017
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«Il giardino diviene così opera aperta, che cerca di accogliere i significati e le reinterpretazioni di ogni visitatore» 2.
«The garden becomes open work, which seeks to accommodate the meanings and interpretations of every visitor» 2.
Qualche anno dopo le tracce, gli indizi e le storie della comunità raccolte in questa esperienza temporanea trovano un posto permanente nel parterre realizzato assieme ad Agostino Costa.
A few years later the traces, clues and the stories of communities gathered in this temporary experience found a permanent place in the parterre made together with Augustine Coast.
«Il progetto poggia su un’idea chiaramente formale di trame e di tessuti filati al telaio. Quest’arte ha avuto nel centro una diffusa attività fino a quasi la prima metà del ‘900. Le stese di mais, fagioli e grano lasciate ad essiccare lungo le vie assolate del paese o i drappi per la festa del Corpus Domini qui si pietrificano a terra. Lo spazio è pavimentato con i materiali della tradizione del Sud, intervallando un disegno a fasce e per campi contenuti. Basole di pietra, disposte con orditure, larghezze e lunghezze differenti, alternano tonalità di grigi ad un giallo del colore dei vecchi intonaci»3.
«The project is based on a clear formal idea of patterns and yarn woven to the frame. This art has had in the centre a widespread activity until almost the first half of ‘900. The spread of corn, beans and wheat left to dry along the sunny streets of the town or the drapes for the feast of Corpus Domini here petrify on the ground. The space is paved with materials of the Southern tradition, interspersing a pattern of bands and content fields. Flagstones of stone arranged with warping, different widths and lengths, alternating shades of gray with a yellow colour of old plaster» 3.
La magia si avvera e quello che era prima un vuoto urbano diventa luogo di passeggiate, soste e sperimentazioni ludiche.
The magic comes true and what was before an empty urban space becomes a place of walks, pauses and playful experimentation.
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«Il vuoto urbano è animato dal gioco divertente di elementi disegnati a terra che, come in un libro per bambini, invitano alla scoperta. Nella concezione del progetto non vi è nostalgia del passato ma fiducia nel tempo che avanza rinnovandosi»4.
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Installazione per il Giardino Galluppi. Piccoli Interventi puntuali / Installation for the Galluppi Garden. Small punctual interventions
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I differenti trattamenti superficiali della pietra conferiscono sensazioni tattili e riflessi diversificati / The different surface treatment used on the stone creates different colors in the reflection and inspiring different tactile sensations
Un progetto di successo che ha saputo riconoscere alla comunità il ruolo attivo e centrale «nel definire e fissare le nuove qualità e i nuovi obiettivi del proprio immaginario» 5, al paesaggista invece il compito di rivelarli, anticiparne gli effetti e di rimetterli in tensione. Ancora una volta i presupposti per un progetto semplice, affascinante e coraggioso. «The urban void is enlivened by fun game of elements drawn on the ground that, as in a children’s book, are waiting to be discovered. In the conception of the project is not nostalgic for the past but trust over time advancing renewing itself»4. A successful project that has been able to recognize the community an active central role «in defining and establishing the new quality and the new objectives of their imaginary» 5, the landscape architect task is instead to reveal them, anticipate the effects and put them back in power. Once again the conditions for a simple project, charming and courageous.
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2 Pugliese M., Reinventare spazi pubblici, coltivare immaginari, in: NIP #26 Maggio/Giugno 2015, p.56-66 2 Pugliese M., Reinventing public spaces, cultivating imaginary, in: NIP #26 May/June 2015, p.56-66 3/4/5 Ibidem 2017
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Spazi periurbani Urban fringes A cura di / By: Francesca Calamita NIP #27 2015 H
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La diga di contenimento del bacino di Maredolce con gli edifici del quartiere Brancaccio sullo sfondo / The dyke of containment of the Maredolce basin with the buildings of the district Brancaccio in the background
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Palermo, Maredolce-La Favara. Coltivare luoghi di frontiera di Luigi Latini, tratto da NIPmagazine n°27 del 2015, esprime, attraverso un microcosmo di luoghi in cui architettura minerale e naturale si fondono, quanto sia irrinunciabile oggi coltivare la memoria del passato per non trascurare l’anima del presente, soprattutto in quegli spazi delle città che a torto consideriamo di risulta, spazi che reclamano una viva centralità.
Pa l e r m o , M a r e d o l c e - L a Fava r a . Cultivating border places by Luigi Latini, taken from Nipmagazine #27 of 2015, it expresses, through a microcosm of places where mineral and natural architecture come together, how indispensable today is to cultivate the memory of the past in order to not neglect the soul of it, especially in those areas, that wrongly, we consider remnants spaces, but that are actually claiming a living centrality.
Oggi più che mai, in un clima di incertezza economica e sociale, che spesso ci porta a fraintendere e strumentalizzare valori importanti come la "cultura", la "tradizione" e l’ "identità" di un popolo o di una nazione, abbiamo bisogno di andare
Today more than ever, in a season of economic and social uncertainty, which often leads us to misunderstand and instrumentalize important values such as “culture”, “tradition” and ‘’identity” of a nation or a population, we need to move on, looking
avanti guardandoci indietro, per trovare nel passato le radici del nostro futuro. È con questa consapevolezza che tra i numerosi articoli che nel corso degli anni si sono succeduti sulla nostra rivista, raccontando di progetti e riqualificazioni che hanno interessato aree di frange urbane, abbiamo scelto di ricordare il Premio internazionale Carlo Scarpa per il Giardino che nel 2015 è stato assegnato a Maredolce-La Favara, alla periferia di Palermo. Da quasi trent'anni questo riconoscimento viene attribuito a luoghi densi di «valori di natura, di memoria e di invenzione»1 con l'obiettivo di diffondere la «cultura del governo del paesaggio e di cura dei luoghi» 2 che, nel veloce divenire delle politiche di sviluppo territoriale odierne, appare sempre più importante ed urgente. Nel suo contributo, Luigi Latini, presidente del Comitato Scientifico del Premio, illustra quali sono state le motivazioni di questa scelta, ponendo l'attenzione proprio sulla peculiarità storica e geografica del luogo che, come l'isola a cui appartiene, rappresenta un «punto di incontro tra le diversità biologiche e culturali di tre continenti» 3. E proprio questo carattere di “contaminazione” riteniamo sia di assoluta attualità e meriti di far conoscere al grande pubblico «un luogo che conserva la memoria e le testimonianze tangibili di ciò che è stato il paesaggio nella civiltà araba e normanna in Sicilia nel quadro più ampio di quel territorio che nella storia prenderà il nome di “Conca d'Oro”, e che nel corso delle trasformazioni recenti ha visto offuscarsi, se non addirittura dissolversi, il proprio carattere distintivo»4. Un patrimonio, come tanti nel nostro paese, dimenticato dallo sviluppo, che presenta i segni evidenti di decenni di incuria ma che, grazie proprio alla mancanza di interessi speculativi, ha potuto sopravvivere e
back into the past to find the roots of our future. It is with this awareness that among the numerous articles that over the years have taken place in our magazine, telling of building and redevelopment projects that have affected areas of urban fringes, we have chosen to commemorate the International Carlo Scarpa Prize for Gardens, which, in 2015, was assigned to Maredolce-La Favara, on the outskirts of Palermo. For almost thirty years, this award is given to places full of «nature values, memory and invention»1 with the aim of spreading the «culture of the government of landscape and the care of places» 2 which, in the fast becoming of today’s territorial development policies, is becoming increasingly important and urgent. In his contribution, Luigi Latini, president of the Scientific Committee of the Award, illustrates what were the reasons for this choice, focusing precisely on the historical and geographical peculiarities of the place that, as the island where it belongs, is a «meeting point between biological and cultural diversity on three continents» 3. And this “contamination character” we believe is very topical and deserve to be known by the general public, «a place that preserves the memory and the tangible evidence of what was the landscape in the Arab and Norman civilization in Sicily, in the bigger picture of that territory that, during history, will be called “Conca d’Oro”, and that in the course of the recent transformations we saw obfuscating, if not dissolving, its distinctive character»4. An heritage, like so many others in our country, forgotten by the development, which shows obvious signs of decades of neglect but which, precisely due to the lack of speculative interest, has been able to survive and maintain its charm, creating a
1 http://www.fbsr.it/paesaggio/premio-carlo-scarpa/ 2 Ibidem 3 Latini L., Palermo, Maredolce-La Favara. Coltivare luoghi di frontiera, in: NIP #27 Luglio/Agosto 2015 3 Latini L., Palermo, Maredolce-La Favara. Cultivating border places, in: NIP #27 July/August 2015 4 Ibidem 2017
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Il Consorzio del Mandarino Tardino di Ciaculli, nella zona industriale di Brancaccio / The Consortium of the Mandarin of Tardino Ciaculli, in the industrial zone of Brancaccio
mantenere il suo fascino, configurandosi come un «paesaggio superstite»5, incuneato tra l’autostrada, il muro di cinta dell’agrumeto e cortine di edifici anonimi che ne impediscono la visione dall’esterno. E allora nonostante la «sistematica rapina del paesaggio palermitano» 6 denunciata dallo stesso autore, il complesso di Maredolce, costituito dal favoloso palazzo normanno e dai suoi giardini, diventa icona del passato di questi luoghi e al contempo del loro futuro, ricordandoci «il valore di un paesaggio che deve la sua sostanza proprio a un incrocio di civiltà e a un travaso di conoscenze provenienti da culture diverse»7. L’importanza di questo riconoscimento internazionale risiede, dunque, nell'opportunità di un riscatto collettivo offerto non solo a questo luogo, ma anche ai suoi abitanti, attribuendogli «il senso e il valore di un paesaggio di resistenza che emerge da un ambiente sociale condannato a un giudizio spietato» 8. Si riconosce così l’impegno delle istituzioni e il senso di appartenenza dell'intera comunità, che insieme alla capacità di questi luoghi di testimoniare il «valore di una cultura del paesaggio» 9, sottolineano «l'urgenza di riconoscerne il ruolo nel nostro tempo»10. Un premio, dunque, ad un importante testimone di un passato glorioso che necessita e merita di riscoprire «una ritrovata attitudine verso il paesaggio»11 e individuare la sua peculiare «prospettiva di futuro»12.
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«surviving landscape» 5, wedged between the highway, the boundary wall of the citrus grove and curtains of anonymous buildings that obscure the view from the outside. So despite the «systematic robbery of the Palermo countryside» 6 reported by the same author, Maredolce complex, consisting of the fabulous Norman palace and its gardens, becomes an icon of the past of these places and at the same time of their future, reminding «the value a landscape that owes its own substance to a crossroads of civilizations and a transfer of knowledge from different cultures»7. The importance of this international recognition lies, therefore, in the opportunity of a collective redemption offered not only to this place, but also to its inhabitants, giving it «the meaning and value of a resistance landscape that emerges from a social environment sentenced to a harsh judgment» 8. This recognizes the commitment of the institutions and the sense of belonging to the whole community, which along with the ability of these sites to witness the «value of a landscape culture» 9, emphasize «the urgent need to recognize their role in our time»10. An award, therefore, important witness to a glorious past that needs and deserves to be rediscover «a newfound attitude towards the landscape»11 and to identify its peculiar «view of the future»12.
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Installazione per il Giardino Galluppi. Piccoli Interventi puntuali / Installation for the Galluppi Garden. Small punctual interventions
5/6/7/8 Ibidem 9 Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino – Maredolce-La Favara – Motivazione, su: http://www.fbsr.it/paesaggio/ premio-carlo-scarpa/ 2 International Carlo Scarpa Prize for Gardens – Maredolce-La Favara – Motivation, on: http://www.fbsr.it/paesaggio/premiocarlo-scarpa/ 10/11/12 Ibidem 2017
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Tangenziale Est, Coreografie Urbane, foto di Flavio Graviglia, NIP #20 Maggio/Giugno 2014 Tangenziale Est, Urban Choreography, photo by Flavio Graviglia, NIP #20 May / June 2014
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Testaccio, Coreografie Urbane, foto di Flavio Graviglia, NIP #20 Maggio/Giugno 2014 / Testaccio, Urban Choreography, photo by Flavio Graviglia, NIP #20 May / June 2014
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MilanoCittàAperta: 5 anni di narrazioni fotografiche indipendenti, foto di Annalisa Cimmino, NIP #23 Novembre/Dicembre 2014 / MilanoCittàAperta: 5 years of independent photographic narratives, photo by Annalisa Cimmino, NIP #23 November / December 2014
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MilanoCittàAperta: 5 anni di narrazioni fotografiche indipendenti, foto di Annalisa Cimmino, NIP #23 Novembre/Dicembre 2014 / MilanoCittàAperta: 5 years of independent photographic narratives, photo by Annalisa Cimmino, NIP #23 November / December 2014
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Alter Ego, foto di Stefano Visconti, NIP #26 Maggio/Giugno 2015 / Alter Ego, photo by Stefano Visconti, NIP #26 May / June 2015
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Intervista a Pablo Georgieff Interview with Pablo Georgieff
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Pablo Georgieff Architetto paesaggista, cofondatore di Coloco, Atelier parigino di paesaggio e collettivo che riunisce al suo interno paesaggisti, urbanisti, botanici, giardinieri ed artisti. Ha studiato presso la facoltĂ di Architettura di Parigi Villemin. Landscape architect, co-founder of Coloco, parisian Atelier focused on landscape and collective that brings inside landscape architects, urban planners, botanists, gardeners and artists. He studied at the Faculty of Architecture of Paris Villemin.
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Fondatori del collettivo Coloco / Founders of the collective Coloco
AUTHOR: Nicoletta Cristiani
AUTORE: Nicoletta Cristiani
Responsible for NIP blog Architect. She nourishes a keen interest in landscape architecture and contemporary art, communication and organization of exhibitions, events and workshops.
Responsabile NIPblog Architetto. Nutre uno spiccato interesse per l’architettura del paesaggio e l’arte contemporanea, la comunicazione e l’organizzazione di mostre, eventi e workshop.
#1 Tu sei nato in Argentina e nel 1983 sei arrivato a Parigi, città nella quale nel ‘99 hai fondato il collettivo Coloco con tuo fratello Miguel e Nicolas Bonnenfant. Da allora sono passati più di 15 anni, come definiresti il lavoro che oggi svolgete? Ti lancio una provocazione, si tratta di un laboratorio multidisciplinare per azioni e progetti che rendano sostenibile l’edonismo?
#1 You were born in Argentina and in 1983 you arrived in Paris, the city where in ‘99 you founded the collective Coloco with your brother Miguel and Nicolas Bonnenfant. Since then it’s been more than 15 years, how would you describe the work that you carry out today? I hurl you a provocation, is it a multidisciplinary laboratory for actions and projects which make hedonism sustainable?
Più che “fondazione” mi piace utilizzare la parola “precipitazione” in senso chimico, come quando un liquido magmatico in un certo momento si cristallizza e prende forma. Con questo intendo dire che non vi è stato un preciso momento in cui abbiamo
More than “foundation” I like to use the word “precipitation” in the chemical sense, as when a magmatic fluid at a certain moment crystallizes and takes shape. By this I mean that there was a precise moment when we decided to start the collective but have been 2017
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La squadra / The team
deciso di fondare il collettivo ma sono stati una serie di avvenimenti a determinarlo. Per capire il mio approccio al lavoro progettuale, così poco canonico, credo sia importante ripercorrere una piccola parte della mia vita. Sono stato un adolescente abbastanza ribelle e ho concluso il mio percorso scolastico ottenendo la maturità per corrispondenza perché ero convinto che gli insegnanti avessero fallito nella loro vita e stessero tentando di insegnarci come fallire nelle nostre. Gli studi per corrispondenza mi hanno permesso di avere molto tempo libero che ho passato tra musei, mostre d’arte e abitazioni sociali di periferia. Potevo interessarmi a tutto ciò che volevo e ho fatto e visto molte cose. Per questo motivo per me l’edonismo non è mai stato sinonimo di “dolce far niente” ma del godersi ciò che si fa. All’età di diciassette anni sono stato mandato da mia madre a lavorare nello studio di progettazione di Philipphe Madec, persona alla quale sono molto grato e con la quale collaboro ancora adesso. Nel suo studio ho imparato a disegnare ed ho avuto il mio primo contatto con il mondo dell’Architettura, ma allo stesso tempo con la filosofia della città e con l’ecologia. Philippe, in quegli anni, insegnava Architettura ad Harvard e alla Scuola di Paesaggio di Versailles e sosteneva che il pensiero più interessante sulla città e sull’architettura in Francia si fosse
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a series of events determining it. To understand my approach to design work, so little canonical, I think it is important to go over a small part of my life. I was a pretty rebellious teenager and I finished my schooling getting the High School diploma by mail, because I was convinced that teachers failed in their lives and were trying to teach us how to fail in ours. The correspondence studies have allowed me to have a lot of free time I spent visiting museums, art exhibitions and social suburban homes. I could get interested in all that I wanted and I did it and seen many things. That is why for me hedonism has never been a synonym for “doing nothing” but of enjoying what you do. At the age of seventeen I was sent by my mother to work in the design studio of Philipphe Madec, person to whom I am very grateful and with whom I still work even today. In his studio, I learned to draw and I had my first contact with the world of Architecture, but at the same time with the city’s philosophy and ecology. Philippe, in those years, taught Architecture at Harvard and at the Versailles School of Landscape and argued that the more interesting
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Progetto: Investigation du Territoire (PIIT, Peloton d’Investigation Informel du Territoire), 2014, Viry-Chatillon & Grigny / Project: Territorial research (Piit, Peloton of Investigation Informel du Territoire), 2014, Viry-Chatillon & Grigny © Fabien David
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Progetto: Jardin du Tiers-Paysage, 2009, Saint-Nazaire / Project: Jardin du Tiers-Paysage, 2009, Saint-Nazaire © Photo Meryl Sptler
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sviluppato proprio all’interno di quella realtà universitaria. #2 Alla luce di queste tue ”pulsioni” giovanili, che rapporto c’è oggi tra Arte e Paesaggio? Quale uso fai della dimensione artistica nel tuo progetto di paesaggio? Arte e Paesaggio non sono per me separati in quanto sono entrambi ambiti per i quali è follia pensare di definirne dei contorni ben delineati. Concepisco l’Arte non come una disciplina bensì come un “atteggiamento” e pertanto non credo che si possa riservare solo a una certa figura, l’artista, o ad un solo campo di pensiero e della pratica. L’Arte è dappertutto e, dal momento che, come già detto, l’Arte ed il Paesaggio non sono separati, nel fare il mestiere del paesaggista credo sia necessario interagire secondo un atteggiamento artistico, come quando si entra in contatto con un territorio nella sua fase di esplorazione si fa atto di ricezione su un piano emotivo e sensibile più che tecnico-scientifico. Dal punto di vista progettuale, ritengo che sia proprio il momento in cui si elabora la strategia d’intervento, ad 66
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thought about the city and architecture in France had been developed precisely within that university world. #2 In light of these your juvenile “instincts”, what is the relationship today between Art and Landscape? What use do you make of the artistic dimension in your landscape design? Art and Landscape, for me, are not separated as they are both areas in which is folly to think of defining welldefined contours. I conceive Art not as a discipline but as an “attitude” and therefore I do not believe it can be reserved only to a certain figure, the artist, or to one field of thought and practice. Art is everywhere and, since, as already mentioned, Art and Landscape are not separated, in making the profession of landscape architect I think it’s needed to interact with an artistic attitude, like when you come into contact with a territory by the exploration phase, it’s an act of reception on an emotional and sensitive level rather than a technical and scientific one. From the design point of view, I think it is just the time when you process the intervention
avere in sé una grande valenza artistica oltre a quella logistica. L’arte è presente da capo a fine nel paesaggio e nel fare il paesaggista, mestiere che richiede un’intensa attività estetica derivante da una personale percezione di forme e colori, disposizione, orientamento e composizione.
strategy, that has a great artistic value in addition to the logistic value. The art is present from beginning to end in the landscape and in doing landscape, craft that requires an intense aesthetic activity resulting from a personal perception of shapes and colours, layout, orientation and composition.
#3 Che significato attribuisci all’immaginario del progettista?
#3 What meaning do you attribute to the imaginary of the designer?
Credo che l’immaginario del progettista sia l’ingrediente catalizzatore di quella reazione di “precipitazione” di cui ho parlato in precedenza. Le componenti del progetto esistono già e io le immagino come un flusso liquido in costante movimento che fa sì che un’idea prenda forma e diventi un’opera.
I believe that the imaginary of the designer is the catalyst ingredient for that reaction of “precipitation” of which I spoke earlier. The objects exist already and I imagine them as a liquid flow in constant movement that makes possible that an idea takes shape and becomes an art work. #4 In an essay1 Jean-Luc Brisson suggests nine tasks for learning the landscape project, respectively: get in a state of effervescence; explore the limits and go beyond them; travel in all directions; leave to return; cross
#4 In un suo saggio1 Jean-Luc Brisson ci suggerisce nove compiti per l’apprendimento del progetto di paesaggio, rispettivamente: mettersi
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Progetto: Montpellier – Les délaissés en rosea, 2009, Montpellier / Project: Montpellier - Les délaissés en rosea, 2009, Montpellier © Fabien David 2017
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in uno stato di effervescenza; esplorare i limiti e oltrepassarli; viaggiare in tutte le direzioni; lasciare per ritornare; attraversare le scale; anticipare; difendere lo spazio aperto; lasciare aperto il progetto in corso e mantenere il controllo del progetto. Coloco oggi si riconosce in questo metodo nel momento in cui realizza un progetto di paesaggio?
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Progetto: L’allée des Vignerons, 2015, Courbevoie / Project: L'allée des Vignerons, 2015, Courbevoie
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Sicuramente ci riconosciamo pienamente in tutto, anche se sono perplesso sulla definizione di “controllo del progetto” che io sostituirei piuttosto con il termine “accompagnamento” del progetto. Non credo inoltre nelle metodologie, poiché penso che queste servano alla trasmissione del sapere, all’insegnamento di chi si approccia al mestiere e per comunicare con
the stairs; anticipate; defend the open space; leave open the project in progress and maintain control of the project. Coloco today recognize itself in this method in the moment in which realizes a landscape project? Surely we fully recognize ourselves in everything, even if I’m puzzled about the definition of “control of the project” I rather would replace the term “to accompany” the project. Furthermore I do not believe in methodologies, since I think that these serve the transmission of knowledge, the teaching of those approaches to the profession and to communicate with anyone outside of certain dynamics of thinking like politicians, principals, technicians and citizens. The methodology is a cage! When we work as Coloco we have a
chiunque sia al di fuori di certe dinamiche di pensiero come i politici, i committenti, i tecnici e i cittadini. La metodologia è una gabbia! Quando noi lavoriamo come Coloco ci avvaliamo di una sorta di metodo non dichiarato, che funge da sostegno e da “scheletro” invisibile nella fase progettuale e che, insieme a Danilo Capasso, ci piace chiamare “Colocologia”. Questo tipo di approccio è ciò che maggiormente ci differenzia dagli ingegneri, per i quali tutto deve essere conforme ad un protocollo, mentre il giardiniere-paesaggista si deve adattare permanentemente all’evoluzione della vita. Il paesaggista deve essere dunque capace, in determinati momenti, di pensare come un giardiniere, come un artista e come un ingegnere, perché se demanda una di queste conoscenze ad un altro corpo professionale diventa dipendente da altri saperi e da altre autorità. In generale, credo quindi che dobbiamo tendere verso un’autonomia di pensiero e credo che, ad ogni modo, il prerequisito fondamentale per qualsiasi attività paesaggistica debba essere la comprensione del nostro pianeta e delle logiche di gestione delle sue risorse. #5 Il filo conduttore dei progetti di paesaggio contemporanei più creativi ed innovativi riguarda il contesto in cui questi si inseriscono, uno spazio di transizione tra due mondi distinti, quello rurale e quello urbano, che in ecologia si definisce ecotono. La ricerca che svolgi potrebbe essere definita una ricerca che attraversa lo spazio della città contemporanea per immaginare nuove pratiche dell’abitare e nuovi sistemi di relazione a partire proprio dalle aree di transizione dove, secondo Danilo Capasso, esiste un Limen2?
sort of undeclared method, which acts as a support and invisible “skeleton” in the planning stage and that, along with Danilo Capasso, we like to call “Colocologia”. This type of approach is what differentiates us the most from engineers, for whom everything must conform to a protocol, while the gardener-landscaper must permanently adapt to the evolution of life. The landscape architect must therefore be capable, in certain moments, to think like a gardener, as an artist and as an engineer, because if entrusts one of these knowledge to another professional figure becomes dependent on other disciplines and other agencies. In general, so I think that we must work towards an autonomy of thought and I think, however, the prerequisite for any landscaping activities should be understanding of our planet and the logic of management of its resources. #5 The underlying theme of the most creative and innovative contemporary landscape projects concerns the context in which they are inserted, a transitional space between two distinct worlds, rural and urban, that ecology is defined ecotone. The research that you conduce could be defined as a research that runs through the contemporary city space to imagine new dwelling practices and new systems of relations, starting right out in the transition areas where, according to Danilo Capasso, there is a Limen2? First I must say that I side completely against all logic of binary division of the
1 BRISSON, J.L., (a cura di), Il giardiniere, l'artista e l'ingegnere, Parigi 2000 1 BRISSON, J.L., (edited by), The gardener, the artis and the engineer, Paris 2000 2017
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Per prima cosa devo dire che mi schiero assolutamente contro tutte le logiche di suddivisione binaria del mondo, perché in natura la dimensione binaria non è il modus operandi. Noi viviamo e lavoriamo in un continuum rappresentato dalla biosfera, perciò distinguere tra rurale ed urbano è la trappola di pensiero che ci ha portato a fare la zonizzazione nell’urbanistica e la pianificazione territoriale attuale. Io dico forte e chiaro «fuck zonification!». Non possiamo più fare queste distinzioni, dobbiamo attrezzarci intellettualmente e scientificamente per comprendere questo continuum ed insegnarlo nelle discipline di paesaggio. Uno spazio di transizione, un ecotono, è una dimensione per me molto interessante come luogo di dinamica e di cambiamento permanente, e non per il suo aspetto geometrico di bordo o la linea di confine di un qualcosa. Siamo troppo poco intelligenti per comprendere l’olistica del mondo e affrontarne la sua complessità in maniera diretta, anche se grazie alla filosofia e a pensieri come quelli di Peter Sloterdijk e di Gilles Deleuze stiamo
world, because in nature the binary size is not the modus operandi. We live and work in a continuum represented by the biosphere, therefore, to distinguish between rural and urban is the trap of thinking that led us to make the zoning urbanism and the current land use planning. I say loud and clear «fuck zonification!». We can not make these distinctions any more, we must equip ourselves intellectually and scientifically to understand this continuum and teach it in landscape disciplines. A transitional space, an ecotone, is a very interesting dimension for me, as a place of dynamic and permanent change, and not for its geometric aspect of the edge or boundary of something. We are too unintelligent to understand the holistic world and dealing with its complexity directly, although thanks to the philosophy and thoughts like those of Peter Sloterdijk and Gilles Deleuze we are doing definitely a lot of progress in this direction. The human need to control and draw all that is around us, be it urban or rural, it serves to bridge our troubles with
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Workshop: Il Ritorno dei Ciompi, 2016, Firenze / Workshop: The Return of the Ciompi, 2016, Florence © Danilo Capasso
2 La dimensione liminale della città è quella in cui, durante la trasformazione, lo spazio acquisisce un’identità sospesa, passando temporaneamente nel campo della possibilità pura verso nuove configurazioni. Sono gli spazi transizionali della città, margini appunto, contemporaneamente luoghi di grande ricchezza per il cambiamento e luoghi di degrado assoluto. 2 The limenal dimension of the city is the one in which, during the transformation, the space acquires a suspended identity, passing temporarily in the field of pure possibilities towards new configurations. These are the transitional spaces of the city, margins precisely, at the same time places of great wealth for change and absolute degradation places.
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facendo sicuramente molti passi avanti in questa direzione. La necessità umana di controllare e disegnare tutto ciò che è intorno a noi, che sia città o campagna, serve a colmare le nostre angosce rispetto alla natura. Questo modo di operare oggi, è accompagnato da un potere politico di controllo sociale, funzionale produttivo e religioso di tutti gli spazi, di ogni centimetro cubo delle nostre città, all’interno delle quali però, emergono comunque delle “bolle” di non ordine. Personalmente mi interessano proprio questi spazi di libertà, luoghi di espressione spontanea senza ordine e controllo umano che Gilles Clement definisce come “Terzo Paesaggio”. Concludo quindi dicendo che sono proprio questi gli spazi di “indecisione” che devono essere preservati, accettando la loro non progettazione e non conquista.
nature. This way of working today, is accompanied by a political power of social control, functional productive and religious of all spaces, each cubic centimeter of our cities, within which, however, still emerge “bubbles” of nonorder. Personally are precisely these spaces of freedom that interests me, places of spontaneous expression without order and human control that Gilles Clement defines as “Third Landscape”. I conclude by saying that these are precisely the spaces of “indecision” that must be preserved, not accepting their design and un-conquest.
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Florentime Clash, foto di Marco Castelli, NIP #27 Luglio/Agosto 2015 / Florentime Clash, photo by Marco Castelli, NIP #27 July / August 2015
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Florentime Clash, foto di Marco Castelli, NIP #27 Luglio/Agosto 2015 / Florentime Clash, photo by Marco Castelli, NIP #27 July / August 2015
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SS9. Inventario della Via Emilia, foto di Barbara Rossi, NIP #28 Settembre 2015 / SS9. Inventory of the Via Emilia, photo by Barbara Rossi, NIP #28 September, 2015
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Cartografare paesaggi. Luoghi in attesa di uno sguardo, foto di Pere Sala i Martí, NIP#30 Novembre 2015 / Mapping landscapes. Places awaiting a gaze, photo by Pere Sala i Martí, NIP #30 November, 2015
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Cartografare paesaggi. Luoghi in attesa di uno sguardo, foto di Pere Sala i MartĂ, NIP#30 Novembre 2015 / Mapping landscapes. Places awaiting a gaze, photo by Pere Sala i MartĂ, NIP #30 November, 2015
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A Gold selection. Books from 2016
Toward an Urban Ecology SCAPE / Landscape Architecture Scritto da / Written by Kate Orff
PAGINE / Pages: 272
ISBN: 9781580934367
Pubblicazione / On Sale: 12 Luglio / July 12 2016 Casa Editrice / Publisher: Monacelli Press
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n manifesto per una nuova urbanità, questo libro guarda al futuro delle città. Kate Orff e il suo studio professionale SCAPE (scapestudio.com) operano per creare un cambiamento positivo nelle comunità unendo infrastrutture viventi rigeneratrici a nuove forme di spazio pubblico. Toward an Urban Ecology è un libro che unisce la ricerca e la pratica di «rivelare il potenziale ecologico e culturale dell’ambiente costruito»; un catalogo di progetti che riguarda una vasta gamma di spazi pubblici urbani
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connessi, non attraverso un sistema, ma attraverso un ecosistema, costruito trasformando il sistema infrastrutturale della città e collegandolo alla comunità dei cittadini, anche attraverso la pratica sociale.
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manifesto for a new for of urbanity, this book looks at the future of Cities. Kate Orff and her firm SCAPE (scapestudio.com) work to create positive change in communities putting together regenerative living infrastructures and new
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forms of public space. Toward an Urban Ecology is a book that combines research and practice to «reveal the ecological and cultural potential of the built environment»; a catalogue of projects regarding a wide range of urban public spaces connected, not through a system, but across an ecosystem, built by transforming the infrastructural system of the city and by connecting it to the community of citizens, also through social practice.
AUTHOR: Marta Buoro
Social Media Manager and translator for NIPmagazine. Landscape architect, studied between Genoa, Florence and Lisbon. Curious traveller at the discovery of new flavours and different landscapes, always searching for new horizons.
AUTORE: Marta Buoro
Responsabile Social Network e traduzioni di NIPmagazine. Architetto paesaggista, ha studiato tra Genova, Firenze e Lisbona. Viaggiatrice curiosa alla scoperta di nuovi sapori e paesaggi diversi, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti.
Landscape as Urbanism: A General Theory Scritto da / Written by Charles Waldheim
PAGINE / Pages: 216
ISBN: 9780691167909
Pubblicazione / On Sale: 16 Febbraio / February 16 2016 Casa Editrice / Publisher: Princeton University Press
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aldheim ha coniato il termine "Landscape Urbanism" nel 1990, indicando una nuova forma di intervento progettuale sviluppatosi per i paesaggi post-industriali, il "Landscape urbanist" è colui che tratta il tema delle tante «zone precedentemente urbane», ora abbandonate, contaminate, funzionalmente obsolete, e le reinventa. Questo libro annuncia che è giunto il momento per una teoria generale, proprio quando, alla luce dei cambiamenti climatici, la preoccupazione per l’idrologia, ecologia e la sostenibilità hanno elevato il ruolo dell’Architettura del Paesaggio ad uno molto più significativo. Per Waldheim il mestiere del "Landscape urbanist" è emerso quando l’economia del XX secolo si trasforma, basandosi su
produzione e consumo di massa. In quel periodo Frank Lloyd Wright, Andrea Branzi, Ludwig Hilberseimer elaborano la propria visione di urbanità alternativa. Questo libro è una narrazione imponente tratta dalla storia, scritta per modellare non solo nuovi paesaggi urbani, ma una nuova cultura urbana e nuovo modo di vivere.
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aldheim first coined the term "Landscape Urbanism" in the 1990s, indicating a new form of design intervention developed for the post-industrial landscapes, "Landscape urbanists" are those that deal with the issue of the many «formerly urban zones», now abandoned, contaminated, functionally obsolete, reinventing them. This book announces that the
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time has come for a general theory, just when, in light of climate change, the concern for hydrology, ecology and sustainability have elevated the role of Landscape architecture to a much more significant one. For Waldheim "Landscape urbanist" practices emerged as the 20th century economy shifted to mass production and consumption, when Frank Lloyd Wright, Andrea Branzi, Ludwig Hilberseimer elaborated their own vision of alternative urbanity. This book is an imposing narrative drawn from history, written for shaping not just new urban landscapes, but a new urban culture and way of living.
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La città scritta Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Bernardo Secchi, Giancarlo De Carlo Scritto da / Written by Stefano Boeri
PAGINE / Pages: 216
ISBN: 978887462695
Pubblicazione / On Sale: 21 Ottobre / October 21st 2016 Casa Editrice / Publisher: Quodlibet Habitat
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n racconto che ha inizio con la Tesi di Dottorato di Stefano Boeri, una ricerca mai chiusa, rielaborata, ampliata, fino a trasformarsi in una sorta di "autobiografia scientifica", che allo stesso tempo narra l’importanza del pensiero e l’opera di Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti e Aldo Rossi. La città scritta è un libro con uno scopo fondamentale: ricordarci che il progetto d’architettura deve essere fondato sull’interpretazione della città, sullo studio dei fenomeni urbani contemporanei; nel caso di Boeri dapprima basandosi
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su Il significato della città, Il territorio dell’architettura e L’architettura della città, fino ad omaggiare, nell’ultima parte del libro, due modi differenti di leggere e scrivere la città, quelli di Bernardo Secchi e Giancarlo De Carlo.
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story that begins with the PhD thesis by Stefano Boeri, a never closed research, revised and enlarged, until it turns into a kind of "scientific autobiography", which at the same time narrates the significance of the thought and work of Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti and Aldo Rossi.
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La città scritta is a book written with a basic purpose: to remind us that the architectural project must be based on the interpretation of the city, on the study of contemporary urban phenomena; in the case of Boeri initially based on Il significato della città, Il territorio dell’architettura e L’architettura della città, then honouring, in the last part of the book, two different ways to read and write the city, those of Bernardo Secchi and Giancarlo De Carlo.
Interior Landscapes: A Visual Atlas Scritto da / Written by Stefano Corbo
PAGINE / Pages: 224
ISBN: 978 1 86470 614 7
Pubblicazione / On Sale: Agosto / August 2016 Casa Editrice / Publisher: Images Publishing
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tefano Corbo, architetto italiano, ricercatore ed educatore, dopo il suo primo lavoro, pubblicato nel 2014 dal titolo From Formalism to Weak Form (Routledge ed.), questa volta ci offre una particolare collezione di tematiche proprie del campo dell’architettura, e attraverso l’impossibilità di separare interno ed esterno, Corbo ri-organizza una analisi sistemica della più recente opera di architettura contemporanea. Quasi 70 tavole di incisioni, schizzi, illustrazioni e fotografie, ognuna delle quali provvista di una spiegazione teorica.
La configurazione di questo libro è quella di un vero e proprio atlante visivo, con lo scopo di dimostrare come, attraverso la contaminazione di interni ed esterni, emergano sempre nuove intuizioni architettoniche.
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tefano Corbo, Italian architect, researcher and educator, after his first work, published in 2014 entitled From Formalism to Weak Form. The Architecture and Philosophy of Peter Eisenman (Routledge ed.), this time offers us a peculiar collection of topics internal to the territory
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of architecture, and by the impossibility of separating interior and exterior, Corbo re-organizes a systemic analysis of the most recent work of contemporary architecture. Almost 70 unique plates of etchings, sketches, illustrations and photographs, each linking carefully and directly the visual with the theory. This book is configured as a true visual atlas, aimed to demonstrate how, through the contamination of interior and exterior, always-new architectural insights emerge.
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Il giardino degli equivoci. Controstoria del giardino da Babilonia alla Land Art Scritto da / Written by Guido Giubbini
PAGINE / Pages: 144
ISBN: 978-88-6548-153-0
Pubblicazione / On Sale: 2016 Casa Editrice / Publisher: DeriveApprodi – Habitus
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n racconto ironico, sugli equivoci della ricostruzione storica, nel modo in cui si raccontano i giardini, nelle presunte origini, nel datare rivoluzioni formali o botaniche che non sono mai state tali. Giubbini, ispettore della Direzione Belle Arti del Comune di Genova e fondatore del Museo d’Arte Contemporanea di Genova, attraverso un’attenta e minuziosa ricerca storica, correlata da fonti letterarie e artistiche, ci accompagna in un viaggio inaspettatamente sorprendente alla scoperta
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del "giardino", da Versailles all'Isola Bella sul Lago Maggiore, da Villa d'Este ai paesaggi di Piemonte e Liguria, dall’Uzbekistan all’Inghilterra, ci insegna a guardarli con occhi diversi e curiosi.
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n ironic narrative about misunderstandings and gardens, in the historical reconstruction, in the way we talk about gardens, in the alleged origins, in dating formal or botanicals revolutions that have never been such. Giubbini, Inspector of Fine Arts Department of the Municipality
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of Genoa and Founder of the Museum of Contemporary Art in Genoa, through a careful and meticulous historical research related to literary and artistic sources, takes us on an unexpectedly surprising journey to discover that place called garden, that is Versailles or Isola Bella on Lake Maggire, or Villa d'Este or the landscapes of Piedmont and Liguria, from Uzbekistan to England, he teaches us to look at them with different and curious eyes.
Sustainable Stormwater Management: A Landscape-Driven Approach to Planning and Design Scritto da / Written by Tom Liptan, J. David Santen
PAGINE / Pages: 288
ISBN: 9781604694864
Pubblicazione / On Sale: 27 Luglio / July 27th 2016 Casa Editrice / Publisher: Timber Press
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cque piovane gestione sostenibile, scritto da uno dei massimi esperti in questo campo: Tom Liptan, fornisce agli studenti di Architettura del Paesaggio e ai professionisti un approccio sostenibile per la progettazione del paesaggio. Nessuna infrastruttura aggiuntiva è necessaria in natura, i sistemi di acqua sono autonomi, naturalmente. Ma una volta che l’ambiente naturale viene trasformato dallo sviluppo umano, le acque piovane diventano un problema che richiede un intervento e la sua gestione continuativa, affrontando la presenza di
acque piovane in ambiente urbano, tramite politiche ambientali ed economiche rilevanti, e con questo libro, la condivisione di casi studio di progetti esemplari provenienti da tutto il mondo. Un complemento indispensabile per la biblioteca di un progettista del Paesaggio.
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ustainable Stormwater Management, by leading expert Tom Liptan, provides Landscape students and professionals with a green approach to Landscape design. No additional infrastructure is required in nature, the
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water systems are in place, naturally. But once the natural environment has been disrupted by human development, stormwater becomes an issue that requires intervention and ongoing management, addressing stormwater in the urban environment, through relevant environmental and economic policies, and with this book, sharing case studies of exemplary projects from around the world. An essential addition to the library of a Landscape designer.
2017
NIP #36
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