NIP #33 Maggio2016

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Periodico bimestrale, Registro Tribunale di Pisa n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #33 Maggio 2016


A Network in Progress Si sa. Il fragore di un muro che cade non ha niente a che vedere con la fatica silenziosa con cui vengono erette le frontiere. Quel suono ed il suo pieno senso di liberazione è perso nel rumore di fondo della meticolosa pazienza che serve ad imporre la propria presenza, instillarla mediante un’ideologia pervasiva e definirne poi i contorni sul territorio. E così mentre paradossalmente siamo ammaliati dalla promessa dell’ubiquità, sul nostro cammino si generano nuove spaccature, limiti che oggi sono in rilievo, cicatrici pesanti ancor prima che ferite aperte. Limiti invisibili perché troppo lontani dalla città o troppo vicini al nostro naso. NIP esplora questi nuovi limiti piccoli o grandi che siano, da una prospettiva differente, quella dello spazio pubblico visto però con gli occhi del paesaggista, di chi vuole reinventare lo spazio liberandolo da condizionamenti imposti e tesse il suo network per creare nuove strade percorribili. C’è qualcosa di nuovo che si muove e che accade nella strada, "Yellow, Something in the way" terzo numero della nostra collection CMYK, riconosce il suo beat.

You know. The roar of a wall falling has nothing to do with the silent effort in which are erected borders. That sound and its full sense of liberation is lost in the background noise of the meticulous patience it takes to establish a presence, instill by ideology pervasive and then define the contours on the territory. And so while paradoxically we are fascinated by the ubiquity promised, our path will generate new splits limits that are now in relief, heavy scars even before the open wounds. Invisible limits because they are too far away from the city or too close to our noses. NIP explores these new small or large limits that are, from a different perspective, that of the public space, however, the landscape seen through the eyes of the landscaper, of those who want to reinvent the space freeing it from constraints imposed and weaves its network to create new avenues. Is there anything new that moves and that happens in the street, "Yellow, Something in the way" the third issue of our collection CMYK, recognize its beat.


Muro completo o in costruzione / Complete or under construction wall

Frames Spain: Barcelona England: London Switzerland: Losanna France: Nizza Netherlands: Rotterdam

Greece: Atene Turkey: Istanbul USA: Las Vegas India: Mahabalipuram Tunisia: Tunisi Spain: Zaragoza

Italy: Florence Rome

Italy: Florence, Palagianello Sassari, Turin, Venice

Articoli / Articles


REDAZIONE / EDITORIAL STAFF Direttore Responsabile Head editor Enrico Falqui Caporedattrice Editor in Chief Ludovica Marinaro

Responsabile grafica e comunicazione visiva Art director Federica Simone Photo Editor Photo Editor Flavia Veronesi Traduzioni Translations Marta Buoro

Redattori Editors Marta Buoro Paola Pavoni Nicoletta Cristiani Francesca Calamita Claudia Mezzapesa Simona Beolchi Stella Verin

CONTATTI / CONTACT Contatti / Contact www.nipmagazine.it redazione@nipmagazine.it

Network in Progress Iscritta al Registro della stampa al Tribunale di Pisa N° 612/2012, periodico bimestrale, 7/12 “Network in Progress” ISSN 2281-1176

Casa Editrice / Publishing

Vico Villafranca 3, 85025 Melfi_ Italia +39 (0)972 236054 email ed.libria@gmail.com


CON IL PATROCINIO DI / WITH THE SUPPORT OF

COPERTINA / COVER Copertina a cura di: Cover by: SAMA


{Editoriale Mai come nel XX secolo, periodo che con maggior vigore e rapidità ha rivoluzionato i paesaggi di tutto il mondo, è stata l’infrastruttura la grande protagonista della trasformazione del territorio e del suo immaginario. Dalla spinta vorticosa del boom economico e della ricostruzione post bellica sino ad oggi si è dato corpo con una frenesia prima sconosciuta, ad una vera rivoluzione nel modo di concepire la città e di conseguenza al modo di abitarla: vivere, produrre, muoversi in essa. Ci furono dapprima i treni, le ferrovie e le grandi stazioni, nuove porte delle città, a cambiare la prospettiva e riorganizzarne intere parti, soltanto però con l’avvento dell’automobile individuale venne completamente sconvolto il precedente concetto di distanza ed ancor più lo spazio pubblico dell’antica città europea. Prima la strada, che fosse vicolo, calle, viale, rambla o boulevard non importa, rappresentava lo spazio di relazione, in cui la costante ibridazione dei flussi pedonali, ciclabili e carrabili determinava il variare di ritmo e configurazioni, rendendoli teatri privilegiati della vita cittadina capaci di generare forti sentimenti di identità e di appartenenza. Si poteva parlare di una vera "cultura della strada", interiorizzata come un massimo comune denominatore, un modo "normale", condiviso di concepire lo spazio urbano molto diverso da quello che oggi associamo alla street culture. Il prosperare dell’economia capitalistica, la crescita demografica e l’esplosione delle città ha visto una intensificazione esponenziale dei flussi e del traffico, così quelli che erano luoghi di tutti sono diventati corsie preferenziali che necessitavano una sempre maggiore specializzazione a diversi livelli di esclusione. Alle vecchie strade, dentro e fuori le città, se ne sono aggiunte di nuove, le grandi autostrade; e poi ancora svincoli, gallerie, trafori, tralicci e riempimenti hanno appiattito, cancellato, banalizzato l’antica geografia urbana, compromettendone l’identità con soluzioni omologate poiché più pratiche e veloci da attuare ma non per questo più moderne o sostenibili. Non è finita qui. Nell’arco di un secolo o poco più un’altra grande autostrada è stata aperta, a segnare una rivoluzione ancora più grande, quella telematica: la rete. Il concetto di distanza ha perso totalmente consistenza, spazio e tempo con internet sembrano annullarsi, abbiamo accesso in tempo reale ad informazioni e luoghi lontanissimi, le città stesse


{Editorial Never before in the Twentueth century, a period that with greater vigor and speed revolutionized the landscapes around the world, the infrastructure was the great protagonist of the transformation of the territory and its imaginary. By the thrust of the swirling economic boom and the post-war reconstruction until today has took place with a frenzy before unknown, a true revolution in the way of thinking about the city and consequently the way to inhabit it: to live, produce, move around in it. First there were trains, the railways and the major stations, new doors of the city, to change the perspective, and rearrange entire sections of it, but only with the advent of individual car was completely shocked the previous concept of distance and even more public space of ancient european cities. Before the street, there was the alley, calle, avenue, rambla or boulevard does not matter, represented space of relationship, where constant hybridization of pedestrian flows, bicycle and vehicular determined the change of pace and configurations, making them privileged theaters of city life capable of generating strong feelings of identity and belonging. One could speak of a real "street culture", internalized as a highest common denominator, a "normal" way, to conceive shared urban space very different from what we now associate to street culture. The flourishing of the capitalist economy, population growth and the explosion of the city has seen an exponential intensification of flows and traffic, so those who were places of all, have become lanes that needed a greater specialization in different levels of exclusion. The old streets, in and out of the city, have been joined by new, major highways; and then again interchanges, tunnels, trestles and fills have flattened, deleted, trivialized the ancient urban geography, compromising its identity with approved solutions because more practical and easy to implement but not the most modern or sustainable. It is not over here. Within a century or so another major highway was opened, to score an even bigger revolution, the telematics network. The concept of distance has lost totally texture, space and time with the Internet seem to be cancelled, we have real-time access to information and distant places, the same cities seem to be able to travel, expand dramatically their border with their image that reflects continuously elsewhere with one click.


sembrano poter viaggiare, estendere a dismisura il proprio confine, con la propria immagine che riverbera di continuo altrove con un clic. Così dal punto di vista materiale ed immateriale oggi «abbiamo l’illusione di esser sempre connessi, quando in realtà siamo più isolati che mai». Kongjian Yu (Turenscape) nella recente conferenza di OPEN SESSION ON LANDSCAPE a Firenze lo dice con estrema chiarezza: «sul territorio abbiamo costruito connessioni sbagliate, soluzioni dure, monofunzionali, impermeabili al posto di dispositivi capaci di comprendere la dinamicità della natura ed evolvere con essa.» Abbiamo inoltre confuso il concetto di accessibilità con lo smanioso desiderio di ubiquità della società liquida e lo abbiamo tradotto in un’eccessiva specializzazione funzionale dell’infrastruttura. È forse questa accessibilità che desideriamo? Che tipo di paesaggi ha contribuito a creare? Che forme hanno? Non ha fatto altro che alimentare cesure invece che creare innesti, produrre luoghi pericolosi invece che garantire sicurezza. Prima ad esempio i bambini crescevano in strada, oggi la strada è un luogo proibito per loro. Francesco Tonucci, che abbiamo intervistato per voi, evidenzia bene quanto la città sia ostile ai bambini e quanto oggi sia necessario ripensare la configurazione e l’uso dello spazio pubblico, della strada, per fare in modo che torni ad essere accessibile, sicura, pubblica! E allora ben vengano giardini temporanei che riaccendono parti di città assopite come a Losanna con L’ile verte, il ricorso a modi alternativi di esplorare la città: uno skateboard per reinventare parti di essa in funzione di un Ollie possibile, un salto di qualità. Yellow dunque parla di un’accessibilità sostenibile, democratica, che rivisita il progetto di infrastruttura lavorando sul tema della connessione senza obliterare parti della sua implicazione sistemica: geomorfologica, ecologica, sociale, telematica, commerciale, e lo fa mostrando progetti, ricerche, scatti di esploratori attenti, che sono nuovamente scesi in strada per cambiare le cose. Al Congresso mondiale di Architettura del Paesaggio tenutosi a Torino il mese scorso (IFLA 2016), Franco Zagari, parlando dell’importanza del progetto di paesaggio, ha posto l’accento su un concetto chiave: «La domanda giusta non è quanto costa realizzare certe cose, ma quanto costa non farlo».

Ludovica Marinaro


So from the point of view of material and immaterial today «we have the illusion of being always connected, when in fact we are more isolated than ever». Kongjian Yu (Turenscape) in the recent conference of OPEN SESSION ON LANDSCAPE Florence says very clearly: «on territory we built the wrong connections, hard solutions, single-purpose, waterproof instead of devices capable of understanding the dynamics of nature and evolve with it». We have also confused the concept of accessibility with the eager desire for ubiquity of liquid society and we have translated it into an unwieldy functional specialization of te infrastructure. It is perhaps this accessibility that we want? What kind of landscapes it helped to create? What forms do they have? It has done nothing nothing but feed ruptures instead of creating grafts, producing dangerous places instead of ensuring security. Before, for example, children grew up in the street, the road today is a forbidden place for them. Francesco Tonucci, we interviewed for you, shows well how the city is hostile to children and what it is now necessary to rethink the configuration and use of public space, the street, making sure that it will return being accessible, safe, public! And so are welcome temporary gardens that rekindle dormant parts of cities such as Lausanne with L’ile verte, the use of alternative ways to explore the city: a skateboard to re-invent parts of it in terms of a possible Ollie, a quantum leap. Yellow therefore speak of sustainable, democratic accessibility, which revisits the infrastructure project by working on the theme of connection without obliterating parts of its systemic implications: geomorphological, ecological, social, telematics, commercial, and does so by showing projects, research, pictures took by careful explorers, who again took to the streets to change things. At the World Congress of Landscape Architecture held in Turin last month (IFLA 2016), Franco Zagari, talking about the importance of the landscape project, has placed emphasis on a key concept: «The right question is not how much it cost to build certain things, but how much does it costs not to do it».

Ludovica Marinaro


INDICE / CONTENTS Rubriche / Column Architettura che ci piace / Architecture we like Accessibilità (con)temporanee (Con)temporary accessibilities

by Claudia Mezzapesa

Frames Adesso è giusto che io vada… / Now is the right time for me to go... by Autori vari / Multiple authors

Focus On Spazio pubblico e accessibilità Corsi e ricorsi nella città europea Public space and accessibility Courses and recourses in european cities by Francesco Alberti

Intervista / Interview Intervista a Francesco Tonucci Interview with Francesco Tonucci by Ludovica Marinaro

Ollie impossible Esplorando, cambiando e raffigurando spazi urbani Ollie impossible Exploring, changing and depicting urban spaces by Rubén Dario Kleimeer and Faithful to the Subject

Il Progetto / Design La passeggiata sul Paillon a Nizza Di Michel Péna, "maitre d’oeuvre" The walk on the Paillon in Nice by Michel Péna, "maitre d’oeuvre" by Michel Péna

Recensione / Review Il libro / The book Sette lezioni sul Paesaggio di John Dixon Hunt / of John Dixon Hunt by Enrico Falqui


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Farewell to the press

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Mida - dipinto digitale 2016 / Mida - digital painting 2016

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L’uomo ha sempre sentito il bisogno di coprirsi, di mascherarsi. Ha migliaia di maschere che indossa a seconda della situazione. Queste maschere gli servono per nascondersi, per impedire ad altri di stanare le sue debolezze, le perversioni e le stranezze più remote. Questo perché l’uomo non accetta gli altri e non accetta se stesso. Più sono gli strati che lo separano da ciò che è altro e più si sente al sicuro. Si opprime, si rintana dietro un velo oltre il quale nessuno può guardare.


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3° NIP Cover Design. Call for Graphic+ project. 1° classificato / 1st classified il progetto che ha saputo conquistare YELLOW. SOMETHING IN THE WAY

AUTHOR: Sama

Twenty years old, I live in Milan and I am a student at the Academy of Fine Arts of Brera. I have a strong interest in drawing, film and theater.

AUTORE: Sama

Ventenne, vivo a Milano e sono uno studente all'accademia di Belle Arti di Brera. Ho un forte interesse per l'illustrazione, il cinema e il teatro.

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Fama non fa primavera - dipinto digitale 2016 / Digital painting


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Giulia - dipinto digitale 2016Â / Giulia - digital painting 2016

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Man has always felt the need to cover himself, to disguise. He has thousands of masks to wear according to the situation. These masks he needs to hide, to prevent others to flush out his weaknesses, the most remote perversions and oddities. This because Man does not accept others and does not accept himself. The more are the layers that separate him from what is something else and the more he feels safe. He oppresses, he hides behind a veil beyond which no one can look.

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EST-RONAUTA dipinto digitale 2016Â / EST-RONAUTA - digital painting 2016

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Y 3° NIP Cover Design. Call for Graphic+ projects. 2° classificato / 2nd classified Marta Citterio > A (yel)low point

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3° NIP Cover Design. Call for Graphic+ projects. 3° classificato / 3rd classified Isabella Torniai > Esperimentare la città / Experiencing the city


«Nella società contemporanea abbiamo la costante illusione di essere “sempre connessi” quando in realtà i nostri paesaggi testimoniano che non lo siamo. Abbiamo progettato fino ad oggi ispirati da un’idea di bellezza non sostenibile. È tempo di ripensare interamente la forma della nostra connessione con il paesaggio, per promuovere un’estetica nuova, sincera, popolare. È l’ora di allentare la benda ai piedi, la rivoluzione dei piedi grandi è iniziata!» «In contemporary society, we have the constant illusion of being “always connected” when in fact our landscapes testify that we are not. We have designed to date inspired by an unsustainable idea of beauty. It is time to rethink entirely the shape of our connection with the landscape, to promote a honest, popular, new aesthetic. It’s time to loosen the bund of the feet, the big foot revolution began!» Kongjian Yu TURENSCAPE

Open session on Landscape 2016 / International Seminars, Firenze / University of Florence / PhD program in Landscape Architecture Full program openssessionlandscape@gmail.com 14

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Architettura che _ CI PIACE / non ci piace / Architecture _ WE LIKE / we don't like

AUTHOR: Claudia Mezzapesa

Architect and PhD candidate in Landscape Architecture at the University of Florence. Nomad between Puglia and Tuscany, has collaborated on the design and construction of public and private gardens in Italy and abroad.

AUTORE: Claudia Mezzapesa

Architetto e PhD candidate in architettura del paesaggio presso l’Università di Firenze. Nomade tra Puglia e Toscana, ha collaborato alla progettazione e realizzazione di giardini pubblici e privati in Italia e all' estero.

Accessibilità (con)temporanee (Con)temporary accessibilities

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errain vague, drosscape, friche, spazi residuali: diversi modi per indicare gli stessi luoghi indefiniti, incerti e frammentati delle nostre città globalizzate. Sono isole verdi interne svuotate di attività, dimenticate, sviste, resti rimasti al di fuori delle dinamiche urbane.1 Li percepiamo e viviamo come terreni inaccessibili, insicuri e per questo emarginati. Non è scontato inventare soluzioni e ricette innovative per queste frange urbane senza una precisa identità e in

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errain vague, drosscape, friche, residual spaces: different ways to indicate the same undefined, uncertain and fragmented places of our global cities. Are internal green islands deprived of activity, forgotten, oversights, remnants remained outside of urban dynamics.1 We perceive and live them as inaccessible terrains, insecure and therefore marginalized. It is not obvious to invent solutions and innovative recipes for these

1 « […] they are interior islands voided of activity; they are forgotten, oversights and leftovers which have remained outside the urban dynamic. Converted into areas that are simply un-inhabited, un-safe, un-productive. In short, these are places that are foreign to the urban system, mentally exterior in the physical interior of the city, appearing as its negative image as much in the sense of criticism as in that of possibile alternative». De Solà Morales I., Terrain vague in Quaderns n. 212. pp. 38-39. 2016

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Architettura che _ CI PIACE / non ci piace / Architecture _ WE LIKE / we don't like

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continua trasformazione. A volte accade che progetti temporanei pensati per essere montati in velocità e restare in vita per la stagione di un festival, inneschino dinamiche e processi narrativi in grado di ridar voce a questi spazi negletti. L’esperienza temporanea in questi giardini-laboratorio porta alla sperimentazione di nuove sintassi progettuali. Sono giardini effimeri, ambiti ibridi e trasversali dove il processo progettuale si muove più liberamente e alimenta messaggi provocatori e trasgressivi. La dimensione ludica e il tempo giocano un ruolo decisivo, sollevano da incombenti responsabilità progettuali e liberano da regole e censure. Thilo Folkerts paesaggista berlinese dello studio 100Landschaftsarchitektur, durante il convegno IFLA che si è svolto a Torino lo scorso aprile, ha sottolineato le radici storiche che legano il paesaggio al giardino e ha annunciato una nuova stagione dell’architettura del paesaggio: "Landscape Architecture as Incitement"2, incoraggiamento e invito alla popolazione a prender parte attiva a questi processi di Urban Garden. «The garden that I mean is open. […] The contemporary city is the acting ground of the landscape architect and the gardener».2 Garden Bridges e L’Île Verte sono due giardini-laboratorio che hanno sperimentato la lettura e la narrazione degli spazi residuali della città contemporanea. 16

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urban fringes without a clear identity and ever changing. Sometimes happens that temporary projects designed to be mounted in speed and stay alive for the season of a festival, trigger dynamic and narrative processes that can give new voice to these neglected areas. The temporary experience in these gardens-laboratory leads to the experimentation of new design syntax. They are ephemeral gardens, hybrids and cross areas where the design process moves more freely and feeds provocative and transgressive messages. The recreational dimension and time play a decisive role, they rise from impending project responsibility and free from rules and censorship. Thilo Folkerts landscape architect form the Berlin located studio 100Landschaftsarchitektur, during the IFLA conference that was held in Turin in April, pointed out the historical roots that tie the landscape to the garden


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Garden Bridges

2 Folkerts T., Next Season. Landscape Architecture as Incitement, in Tasting the Landscape. 53rd IFLA World Congress, Firenze, Edifir, 2016, pp. 436-437 2016

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Architettura che _ CI PIACE / non ci piace / Architecture _ WE LIKE / we don't like

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Garden Bridges è un’istallazione temporanea realizzata in occasione del Parckdesign 2012, biennale belga dedicata al paesaggio e incentrata sulla reinterpretazione dei vuoti urbani e sul loro valore quali possibili risorse all’interno del tessuto densamente edificato delle città. L’area è caratterizzata dal ponte che attraversa il canale Charleroi a Bruxelles. Il progetto consiste in cinque siti interstiziali tra le scale in muratura che mettono in comunicazione il livello del ponte con quello del canale. Le scale, pensate per la connessione, sono di fatto impenetrabili e le terrazze, concepite per funzioni decorative, appaiono come aree abbandonate e colonizzate dalle erbacce. Ambizione del progetto è stata ridare visibilità e accessibilità pubblica a questi terreni aperti e dimenticati. 18

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and announced a new season of architecture of the landscape: "Landscape Architecture as Incitement"2, encouragement and invitation to the population to take an active part in these processes of Urban Garden. «The garden that I mean is open. […] The contemporary city is the acting ground of the landscape architect and the gardener»2. Garden Bridges and L’Île Verte are two gardens-laboratory that have experienced reading and narration of the residual space of the contemporary city. Garden Bridges is a temporarily installation held to mark the Parckdesign 2012, the Belgian biennial dedicated to landscape and focused on the reinterpretation of urban spaces and their value as potential resources within the densely built urban fabric. The area is characterized by the bridge that crosses the Charleroi canal in Brussels. The project consists in five interstitial sites between the masonry stairs that put in communication the level of the bridge with that of the channel. The stairs, thought for connection, are in fact impenetrable and the terraces, designed for decorative functions, appear as abandoned areas and colonized by weeds.


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2 Folkerts T., Next Season. Landscape Architecture as Incitement, in Tasting the Landscape. 53rd IFLA World Congress, Firenze, Edifir, 2016, pp. 436-437 2016

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Le strutture per ponteggi rendono di nuovo accessibile queste aree su entrambe le sponde del canale funzionando da collegamenti alternativi tra ponte e scale. I ponteggi sono la promessa futura che qualcosa di sperato accadrà. Ponteggi-dispositivi per l’accesso, la sosta e l’osservazione; l’impalcatura cerca di colmare l’inefficienza delle scale nei suoi immediati dintorni con l’attivazione di queste superfici e l’apertura di percorsi percettivi promotori di nuove curiosità. L’uso di materiale da costruzione per impalcature risponde al carattere temporaneo del progetto e allo stesso tempo riflette il carattere costruttivo-attivo dello spazio pubblico. Il progetto consente la scoperta individuale del valore estetico degli spazi vuoti e evidenzia l’aspetto della transizione e della migrazione come parte della natura e della vita urbana. Un numero selezionato di specie vegetali è elencato su piccole mappe che ne segnalano l’origine geografica e la diffusione nella città di Bruxelles. Sono le 20

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Ambition of the project was to restore visibility and public accessibility to these open and forgotten lands. The scaffolding structures make accessible again these areas on both banks of the canal working as alternative connections between the deck and stairs. Scaffolding is the future promise that something hoped will happen. Scaffolding-device for access, parking and observation; the scaffolding seeks to provide for the inefficiency of the stairs in their immediate surroundings with the activation of these surfaces and the opening of perceptual routes promoters of new curiosity. The use of building material for scaffolding responds to the temporary nature of the project and at the same time reflects the constructive and active public space character. The project allows the individual discovery of the aesthetic value of the empty spaces, highlighting the aspect of transition and migration as part of


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piante vagabonde del giardino in movimento di Gilles Clément3, la vegetazione spontanea che ha una storia di migrazione ecologica e che riflette il contesto multiculturale del quartiere. Il secondo progetto, sempre destinato a un soggiorno breve, è stato invece accolto dalla comunità e continua tutt’ora ad essere ospite di questa isola nel traffico della città di Losanna. Si tratta del progetto L’Île Verte pensato per il festival Lausanne jardins 2014. Il concept di questo giardino è il riuso delle funzioni già esistenti con interventi leggeri. Il fazzoletto di terra è una piccola isola tranquilla sotto un ponte dove si nasconde il bowling club de "La boule d’Or", sede di una storica squadra di pensionati, incalliti giocatori di bocce. «We want to refresh the colours of the Ile de la Vigie, reinforce its "green" character, and make it accessible to new visitors without interrupting its current use».4

nature and urban life. A selected number of plant species are listed on small maps, that indicate the geographical origin, spread in the city of Brussels. It is the wandering plants moving garden of Gilles Clément3, the natural vegetation that has a history of ecological migration, reflecting the multicultural environment of the neighborhood. The second project, also destined for a short stay, was instead greeted by the community and still continues to be host of this island in the traffic of the city of Lausanne. It is the project L’Île Verte thought for the festival Lausanne Jardins 2014. The concept of this garden is the reuse of existing functions with slight changes. The piece of land is a small peaceful island under a bridge where is hidden a bowling club "La Boule d’Or", the site of a team of pensioners, hardened bowlers. «We want to refresh the colours of the Ile de la Vigie, reinforce its "green" character, and make it accessible to new visitors without interrupting its current use».4

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L' Île Verte – garden project

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3 Clément G., Il giardino in movimento, Quodlibet, Macerata, 2011, pp.37-39 4 Folkerts T., op.cit, pp. 436-437 2016

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L' Île Verte – garden project

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Anche in questo progetto i tubi per ponteggi, materiale per eccellenza delle costruzioni temporanee e delle sperimentazioni architettoniche, vengono riciclati e dipinti con più tonalità di verde. La tavolozza dei colori rimanda alle specie di piante che dipingono il giardino: verde menta, verde anice, verde asparago, verde salvia e verde assenzio. La linea verde è un nuovo layer che facilita l’esplorazione del sito e rende riconoscibile l’accesso all’area; segna i contorni e la topografia dell’isola urbana, suggerisce le direzioni, accentua i punti d’interesse, incornicia il giardino e funziona come seduta. Ora i giocatori e i visitatori che frequentano l’Île Verte sono diventati giardinieri e continuano a perpetuare un processo progettuale inizialmente pensato per una vita più breve. La ricetta per rendere accessibile gli spazi dimenticati delle nostre città sembra alla portata di tutti: bastano pochi metri di tubi per ponteggi, una manciata di piante vagabonde, pedane sospese all’occorrenza, più barattoli di vernice verde, e un pizzico di provocazione!

Also in this project pipes for scaffolding, material par excellence of temporary buildings and architectural experiments, are recycled and painted with multiple shades of green. The color palette refers to the species of plants that paint the garden: green mint, anise, green asparagus, green sage and absinthe green. The green line is a new layer that facilitates the exploration of the site and makes recognizable the access to the area; marks the contours and urban topography of the island, suggests directions, it accentuates the points of interest, frames the garden and works as a seat. Now the players and visitors attending the L’Île Verte have become gardeners and continue to perpetuate a design process initially thought for a shorter life. The recipe to make accessible the forgotten spaces of our cities seems to be suitable for all: it’s enough just a few meters of pipes for scaffolding, a handful of stragglers plants, suspended platforms, if necessary, more cans of green paint, and a pinch of provocation!


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DATI PROGETTI / PROJECTS DATA: Garden Bridges 100Landschaftsarchitektur Thilo Folkerts Parckdesign 2012 Brussels (B), 2012 Copyrights photographs and drawings: © Thilo Folkerts, VG Bild-Kunst Bonn L' Île Verte – garden project Terrain de la Vigie, Lausanne (CH), 2014 Superficie / Surface: 950 sqm Cliente / Client: Association Lausanne Jardins 2014 Commissionate / Commissioned: All phases / tutte le fasi Autori / Authors: 100Landschaftsarchitektur Thilo Folkerts, GRUE Marie Alléaume, Nathanaelle Baës-Cantillon Collaboratori / Collaborator: Carole Lesigne, Julie Guiomar Realizzazione / Execution: Bourgoz Paysages, St-Sulpice, Tucon/Niafil AG, Wilchingen Costi / Costs: 20.000 CHF Copyrights photographs and drawings: © Thilo Folkerts VG Bild-Kunst Bonn / © Marie Alléaume / © Nathanaëlle Baës-Cantillon / © 100Landschaftsarchitektur, GRUE

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Segreti di una cittĂ immortale - Roma / The secrets of an immortal city - Rome - Stefano Visconti

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AUTORI: Andrea Scippa / Flavia Veronesi / Federica Simone / Giorgio Verdiani / Ludovica Marinaro / Mariangela Cerone / Simone Torrini / Stefano Visconti

Adesso è giusto che io vada…

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ellow. Something in the way" raccoglie esperienze direttamente dalla strada, a piedi, in volo, su due o quattro ruote, quasi sempre si tratta di frammenti di viaggio anche quelli piccolissimi che compongono tutti i "frames" degli scenari del nostro quotidiano. Quello di questo numero è un racconto eterogeneo narrato attraverso una grande ricchezza di sguardi, di punti di vista intimi e personali su un tema tanto attuale quanto sfuggente, che si coglie quasi sempre nella negazione, nell’assenza. Cosa si intende dunque quando si parla di accessibilità? La parola "accessibilità" è molto spesso associata alla possibilità con cui uno spazio, fisico, tangibile, si rende "disponibile", di "facile accesso", e anche al concetto di movimento, percepibile, lineare. Realmente però ci accorgiamo che non appena ci si scosta dalla mera definizione e si indaga invece la sua proiezione sulla nostra vita, valutando il ruolo che esercita per la convivenza di differenti sistemi ambientali e sociali, allora questo concetto ci restituisce una visione estremamente più ampia della sola relazione "spaziomovimento". Oggi parlare di accessibilità

significa mettere in discussione il nostro pensiero di città, il nostro modo di usarla, attraversarla e quindi abitarla. Oggi, che siamo così invischiati e avezzi a consumare idee obsolete, soluzioni standardizzate, "progressi di carta", parlare di accessibilità è un invito a disertare, a cogliere la provocazione dello stesso sistema: «non vi conviene venir con me ovunque vada…». Ed allora è inevitabile che la conversazione allarghi i suoi orizzonti e percorra nuove strade, accendendo il dibattito, sul Come. Oggi per noi Accessibilità è soprattutto "opportunità", di poter creare, sperimentare ma anche riscoprire nuovi modi e ritmi differenti per muoversi e soddisfare le proprie esigenze, senza omologazioni, senza perdere il sapore autentico delle specificità di ogni contesto urbano, sociale e culturale. Ripartiamo dalle visioni, dall’immaginazione. Pertanto un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno contribuito alla creazione di un Frames unico, poiché raccoglie e narra liberamente l’interpretazione soggettiva e creativa di persone differenti, con differenti occhi e differenti sensibilità, ognuno sulla sua "Cattiva Strada".

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AUTHORS: Andrea Scippa / Flavia Veronesi / Federica Simone / Giorgio Verdiani / Ludovica Marinaro / Mariangela Cerone / Simone Torrini / Stefano Visconti

Now is the right time for me to go...

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ellow. Something in the way" collects experiences from the street, on foot, in the air, on two or four wheels, almost always it’s about travel fragments even those tiny ones that make up all of the "frames" of the sceneries of everyday. That of this issue is a mixed story narrated through a great wealth of gazes, intimate and personal points of view on such a current as elusive theme, frequently understood as denial, as absence. So what it is meant when we talk about accessibility? The word "accessibility" is very often associated with the possibility that a space, physical, tangible, becomes available, of "easy access", and even with the concept of movement, perceptible, linear. Actually, however, we realize that as soon as one deviates from the mere definition and instead investigates its projection on our lives, considering the role that exercises for the coexistence of different environmental and social systems, then this concept gives us a broader view of the extremely single report "space-movement". Today to talk about accessibility means questioning our

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thinking of cities, the way we use it, cross it and then live there. Today, we are so enmeshed and unaccustomed to consume obsolete ideas, standardized solutions, "paper progress", talking of accessibility is an invitation to desert, to grasp the provocation of the same system, «you will not want to come with me everywhere I go...». And then is inevitable that the conversation widens its horizons and follows new roads, turning on the debate on How. Accessibility for us today is above all "opportunity", to be able to create, test, but also discover new rhythms and different ways to move around and meet our needs, without approvals, without losing the authentic flavour of the specific characteristics of each urban, social and cultural context. Let’s re-start from visions, from imagination. Therefore, a special thanks to all those who have contributed to the creation of a unique Frames because it collects and freely tells the subjective and creative interpretation of different people, with different eyes and different sensibilities, each one on his "Bad Road".


Passaggio verso mare - Genova Pegli / Pass through the sea - Genoa Pegli - Giorgio Verdiani

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Colazione in quel che rimane di una corte interna - Zaragoza / Breakfast in what remains of a courtyard – Zaragoza Giorgio Verdiani

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"Stairways to heaven". l'antica rampa del Lingotto - Torino / "Stairways to heaven" The ancient Lingotto's ramp - Turin - Ludovica Marinaro

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Spazio pubblico e accessibilitĂ Corsi e ricorsi nella cittĂ europea Public space and accessibility Courses and recourses in european cities


AUTHOR: Francesco Alberti

Assistant professor of Urban Design at the University of Florence. Many of his studies and publications are focused on the relationship between public space and mobility, such as the book Progettare la mobilità (2008) and the paper Muoversi nella smart city, winner of the INU Planning Literature Award 2014 (in: Città pensanti, 2014).

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elle formazioni urbane europee lo spazio pubblico nasce innanzitutto come percorso, ricalcante segni sul territorio impressi da precedenti atti di colonizzazione o tracciato ex novo, per dare accesso alle costruzioni poste in fregio, all’incrocio o su diramazioni delle vie di comunicazione: percorso che, nella varietà dei modelli insediativi, diventa poi matrice di configurazioni spaziali sempre più articolate, gerarchizzate, complesse. Le tipologie, le forme, i modi d’uso, i significati sociali e simbolici dello spazio pubblico sono aspetti continuamente mutevoli a seconda dei luoghi e delle fasi storiche, ma quello di "essere accessibile" (pre-condizione indispensabile al "dare accessibilità") ne rappresenta il requisito essenziale, comune alle sue più diverse declinazioni. A tale caratteristica fondamentale è anche legata la propensione intrinseca dello spazio pubblico ad accogliere funzioni sociali differenti, in aggiunta (e, dopo la comparsa nel XVIII secolo dei primi spazi pubblici con finalità preminentemente ricreative, spesso in alternativa) a quella di consentire gli spostamenti delle persone e delle merci. Sebbene una certa specializzazione dei componenti del sistema (tratti e nodi) sia sempre esistita – la strada come spazio di connessione; la piazza, per antonomasia, come luogo cerimoniale, di aggregazione e scambio – la commistione di diverse funzioni, più o meno accentuata in ragione della loro

AUTORE: Francesco Alberti

Ricercatore, insegna Progettazione Urbana all’Università di Firenze. Al rapporto spazio pubblico-mobilità ha dedicato numerose ricerche e pubblicazioni, tra cui il volume Progettare la mobilità (2008) e il saggio Muoversi nella smart city, premio INU Letteratura Urbanistica 2014 (in: Città pensanti, 2014).

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n European urban settlements public space arises primarily as a path, tracing signs impressed on the territory by previous acts of colonization or traced from scratch, to give access to buildings placed in frieze, at the intersection or on the branches of communication lines: path that, in the variety of settlement patterns, then becomes womb spatial configurations, more and more articulated, hierarchical, complex. Types, shapes, conditions of use, social and symbolic meanings of public space are aspects constantly changing depending on the places and historical periods, but to "be accessible" (essential pre-prerequisite to "give access") represents the necessary requirement, common to its various declinations. To this fundamental characteristic is also connected the intrinsic propensity of public space to accommodate different social functions, in addition (and, after the appearance in the eighteenth century of the first public spaces with predominantly recreational purposes, often alternatively) to allow the movements of people and goods. Although a certain specialization of the system’s components (lines and nodes) has always existed - the path as connection space; the square, by definition, as ceremonial place, for aggregation and exchange - the mix of different functions, more or less pronounced depending on their relative position, size, type and intensity of boundary activities, is 2016

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posizione relativa, delle dimensioni, del tipo e dell’intensità delle attività al contorno, costituisce indubbiamente il carattere distintivo della walking city: la città nelle sue fasi di sviluppo precedenti l’irruzione del trasporto meccanizzato. Nella strada, in particolare, tale multifunzionalità, combinata ad altri valori (il suo «porsi […] nel mezzo dell’ambiente, intersecando il pubblico e il privato, l’individuale e il sociale, lo spazio immobile e ciò che si muove, il costruito e il non costruito, l’architettura realizzata e quella progettata» 1) si traduce in una polisemia ricca di sfumature, che ne fa l’elemento più rappresentativo della scena urbana, una sineddoche della città nel suo complesso. L’avvento della ferrovia, che dagli anni ’30 del XIX secolo si diffonde rapidamente in tutto il continente, introduce un cambio di paradigma nella mobilità terrestre all’insegna della specializzazione funzionale delle grandi vie di comunicazione, nonché della dicotomia tra efficienza dei collegamenti sulle lunghe distanze e accessibilità locale: l’una incomparabilmente migliorata 34

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undoubtedly the distinguishing feature of the walking city: the city in its stages of development preceding the irruption of mechanized transport. In the street, in particular, this multi-functionality, combined with other values (its «intermediate position […] in the environment, intersecting public and private, individual and society, movement and place, built and un-built, architecture and planning»1) results in a nuanced polysemy, making it the most representative element of the urban scene, a synecdoche of the city as a whole. The advent of the railroad, that from the 30s of the XIX century is spreading rapidly across the continent, introduces a paradigm shift in the earth’s mobility in the name of the functional specialization of major roads, as well as the dichotomy between efficiency of long-distance connections and local accessibility: the first one incomparably improved compared to the past, the other one suffering from the barrier effect due to the rails. For the first time the path ceases to be an integral part of the territorial structure (and thus, in the sections intersecting


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rispetto al passato, l’altra penalizzata dall’effetto barriera prodotto dai binari. Per la prima volta il percorso cessa di essere parte integrante della struttura territoriale (e quindi, nei tratti secanti o tangenti gli insediamenti, della sua articolazione come spazio pubblico) per diventare "infrastruttura", elemento di supporto ad un servizio rispondente a razionalità tecniche ed economiche estranee ai contesti attraversati. Nei centri principali tale frattura è solo apparentemente compensata dalla monumentalizzazione delle stazioni, concepite come nuove porte di accesso alla città, e dalla sistemazione degli spazi pubblici antistanti, che in realtà non fanno che rimarcare le differenze tra il "fronte" e il "retro" urbani determinati dalla ferrovia, di cui il secondo inevitabilmente destinato, nella gran parte dei casi e per lungo tempo a seguire, all’isolamento e alla marginalità. Eppure, anche nel ciclo delle trasformazioni indotte dall’industrializzazione, caratterizzato da una fortissima espansione delle città resa possibile proprio dalla meccanizzazione dei trasporti, la strada, per quanto oggetto di modificazioni sostanziali, continua a conservare in continuità con il centro antico il duplice ruolo di via di transito e "spazio abitabile". L’allargamento delle sezioni e il diradamento degli incroci, la separazione tra carreggiate e marciapiedi, la presenza

or tangent to developments, its articulation as a public space) to become "infrastructure", support element to a service which meets technical rationality and economic contexts unrelated to the crossed environments. In the main centres this fracture is only apparently balanced by the monumentality of the stations, designed as new gateways to the city, and the arrangement of public space in front of them, which really does not make that point out the differences between the "front" and the "rear" determined by the urban railway, the second of which will inevitably become, in most cases and for a long time to follow, a place of isolation and marginalization. Yet, even in the cycle of transformations induced by industrialization, characterized by a strong expansion of the city made possible precisely by the mechanization of transport, the road, as far as the subject of a substantive change, continues to maintain continuity with the ancient centre: the dual role of transit path and "living space". The enlargement of the sections and the thinning of the crossings, the separation between roadways and side-walks, the presence of trees in the boulevards, the networks and public lighting, the tram rails and subway entrances, together with shop

1 Anderson S., La gente nell’ambiente fisico: ecologia urbana delle strade, in: Anderson S. (a cura di), Strade, Dedalo, Bari 1982 (1978), p. 1 Anderson S., People in the Physica Environment: The Urban Ecology of Streets, in: Anderson S. (ed.), On streets, MIT Press, Cambridge Mass. 1978, p. 1. 2016

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degli alberi nei boulevards, le opere a rete e l’illuminazione pubblica, le rotaie del tram e gli ingressi della metropolitana, unitamente alle vetrine dei negozi, ai tavolini dei caffè, alle discontinuità introdotte nel tessuto dagli edifici pubblici, sono tutti elementi che concorrono ad adeguare la scena urbana al dinamismo dei nuovi attori sociali, rafforzando l’immagine idealtipica della strada come teatro di vita e «abitazione del collettivo»2. Alla realizzazione di nuovi collegamenti (viali, strade panoramiche, tramvie extraurbane, funicolari, teleferiche) è inoltre legato l’uso come spazi pubblici di siti "fuori porta" quali parchi, laghi, castelli, punti belvedere, dedicati al tempo libero. La parabola della transit city, la città conformata sulle direttrici del trasporto collettivo, si chiude circa 80 anni dopo lo sviluppo delle prime reti di tramvie elettriche, quando, nei decenni successivi al secondo conflitto mondiale, il possesso di un’automobile, i cui primi modelli con motore a scoppio prodotti in Europa risalgono alla fine dell’800, da fatto elitario diventa fenomeno di massa, facendo saltare ogni equilibrio tra la quantità di spazio urbano necessaria alla circolazione e quella utilizzabile per ogni altra attività. «L’automobile – osserva nel 1966 l’antropologo Edward T. Hall – è il più grande divoratore di spazio pubblico e personale che l’uomo abbia creato»3. Con l’esperienza di ulteriori cinquant’anni di predominio del mezzo privato sulle altre forme di mobilità, tale affermazione trova conferma nel contesto europeo in almeno quattro situazioni ricorrenti: • l’occupazione da parte delle auto in movimento e in sosta di gran parte dello spazio pubblico esistente all’interno della città consolidata; una sottrazione a cui si è cercato di porre un limite, in via

windows, cafe tables, and the discontinuities introduced into the fabric by public buildings, are all elements that contribute to adapting the urban scene to the dynamism of new social actors, strengthening the ideal-typical image of the street as theatre of life and «dwelling place of the collective»2. To the construction of new connections (boulevards, scenic roads, suburban tramways, funiculars, cable cars) is also linked the use of public spaces as "out door" sites such as parks, lakes, castles, lookout points, dedicated to leisure. The parable of the transit city, the city conformed on mass transit lines, closes about 80 years after the development of the first electric tramway networks, when, in the decades following the Second World War, the possession of a car, whose first models with combustion engine produced in Europe date back to the end of the 800s, from elite become a mass phenomenon, blasting each balance between the amount of urban space needed for circulation and the one that can be used for any other activity. «The automobile – remarked in 1966 the anthropologist Edward T. Hall– is the greatest consumer of public and personal space yet created by man»3. With the experience of more than fifty years of dominance of private cars over other forms of mobility, that statement is confirmed in the European context in at least four common scenarios: • the occupation by moving and parked cars of much of the existing public space within the consolidated city; a subtraction in which we tried to put a limit, being pioneering early in the 60s, through the establishment of pedestrian or limited to traffic areas at least for protection of historic centres (with sometimes disastrous effects of isolation and gentrification);

2 Cfr. Benjamin W., Parigi capitale del XIX secolo, Einaudi, Torino 1986 (1935), p. 553. 2 See Benjamin W., The Arcades Project, Harvard University Press, Cambridge Mass., 2002 (1935), p. 879 3 Hall E. T., La dimensione nascosta, Bompiani, Milano 1969 (1966), p. 217. 3 Hall E. T., The hidden dimension, Anchor Books, 1990 (1966), p. 175

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Milano / Milan

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Saragozza / Zaragoza

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Vitoria Gasteiz (Spagna)

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pionieristica già a partire dagli anni ’60, mediante l’istituzione di zone pedonali o a traffico limitato a tutela almeno dei centri storici (con effetti talvolta anche nefasti di isolamento e gentrification); • la costruzione di quartieri periferici monofunzionali in cui l’applicazione di parametri stradali e standards per il parcheggio sovradimensionati ha impedito de facto la formazione di sistemi continui di spazi pubblici; • la diffusione incontrollata nel territorio di forme insediative a bassa densità, caratterizzate da un’accessibilità di tipo esclusivamente automobilistico e dalla totale assenza di spazi collettivi, surrogati da centri specializzati per lo shopping e il tempo libero sul modello nord-americano; • la banalizzazione semantica della strada, vista come mero canale di traffico, che dalle infrastrutture specificamente progettate per lo smaltimento di flussi veicolari ha finito col contagiare ogni forma di percorrenza per effetto

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• the construction of peripheral mono -functional districts in which the application of road standards and parameters for the oversized parking prevented de facto the formation of continuous systems of public spaces; • uncontrolled spread in the territory of low density dwelling patterns, characterized by accessibility of only automotive type and total absence of public spaces, surrogates from specialized centres for shopping and leisure based on the North American model; • the semantic trivialization of the road, seen as mere traffic channel, that from infrastructure specifically designed for disposal of vehicle flows ended up infecting every kind of journey, because of the effect due to the mechanical application of codes and sectoral regulations, technical standardization, standard terms. Exceeding the automobile city in the sustainable development perspective (with special reference to some of its


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dell’applicazione meccanica di codici e regolamenti settoriali, norme tecniche, capitolati standard. Il superamento della automobile city nella prospettiva dello sviluppo sostenibile (con particolare riguardo ad alcuni suoi corollari e temi collaterali, quali la decarbonizzazione degli insediamenti, il contrasto al consumo di suolo, la rigenerazione urbana e ambientale, l’ottimizzazione dei servizi in chiave smart city, ecc.) è oggi uno degli obiettivi-cardine delle politiche urbane dell’Unione Europea, da perseguire a livello locale attraverso una pianificazione territoriale tesa ad arrestare la proliferazione urbana, integrata a una pianificazione dei trasporti improntata alla multimodalità, ovvero all’uso di mezzi di locomozione diversi in funzione delle distanze da coprire, privilegiando quelli meno impattanti anche dal punto di vista degli spazi occupati: in una sorta di déjà-vu, mobilità elementare e trasporto pubblico. Questo nuovo cambio di paradigma passa attraverso una ritrovata centralità del concetto di accessibilità ai luoghi e alle funzioni urbane in alternativa all’approccio "idraulico", focalizzato solo sulla circolazione dei veicoli, affermatosi a seguito della motorizzazione di massa, chiamando in causa ancora una volta il potenziale "rendimento sociale" degli spazi stradali (e per estensione di tutti gli spazi della mobilità) nell’ottica, questa volta, della rigenerazione urbana.

corollaries and collateral issues, such as the de-carbonisation of the settlements, contrasting the land use, urban and environmental regeneration, optimization services in smart city key, etc.) is one of the cardinal objectives of urban policies of the European Union, to be pursued at local level through a regional planning aimed at stopping urban sprawl, integrated in transport planning geared towards multi-modality, or rather the use of different means of locomotion according to the distance to be covered, giving priority to those even less impactful in terms of occupied space: a sort of deja-vu, basic mobility and public transport. This new paradigm shift passes through a newfound centrality of the concept of accessibility to places and urban functions in alternative to the "plumbing" approach, focused only on the movement of vehicles, as popular as a result of mass motorization, calling into question again the potential "social return" of road spaces (and by extension of all the mobility spaces) in the perspective, this time, the urban regeneration. Almost thirty years later, the lesson of Barcelona, the city that first tried successfully the challenge of bringing in urban design the project of road infrastructures of all ranks, channelling the funding for the 1992 Olympics in a urban renewal operation that became exemplary, is now practiced by a growing number of large cities, medium and small

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Cosenza

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Albi (Francia) 2016

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A quasi trent’anni di distanza, la lezione di Barcellona, città che per prima ha tentato con successo la sfida di ricondurre nell’alveo dell’urban design la progettazione di infrastrutture viarie di ogni rango convogliando i finanziamenti per le Olimpiadi del 1992 in un’operazione di rinnovo urbano divenuta esemplare, è oggi messa in pratica da un numero crescente di città grandi, medie e piccole in interventi che abbracciano tutti i segmenti e i livelli di servizio della mobilità, il cui tratto saliente è la ricerca di un nuovo equilibrio fra la dimensione tecnica degli spostamenti e la sfera sociale. Rientrano in questo filone di ricerca progettuale: • il recupero all’uso pedonale di strade e piazze, sempre più frequente non solo nelle aree centrali; • l’applicazione sistematica di misure di moderazione del traffico e riduzione delle carreggiate come leva per la riqualificazione urbana; • la realizzazione di linee di trasporto pubblico in sede propria, che diventano l’occasione per riorganizzare lo spazio pubblico lungo intere direttrici urbane, mettendo in rete le periferie con il centro e tra di loro; • la progettazione delle fermate del trasporto pubblico come "luoghi notevoli" della città; • la riconfigurazione di arterie di scorrimento in forma di viali, spazi pubblici lineari, strade-giardino finalizzate ad aumentare la resilienza urbana; • la creazione di percorsi di mobilità "dolce" concepiti come greenways; • la riapertura di canali e corsi d’acqua che erano stati intubati per aumentare gli spazi carrabili; • la riconversione di tracciati ferroviari in linee utilizzate da mezzi pubblici più leggeri, accompagnata dalla rimodellazione dei sedimi per neutralizzare l’originario effetto barriera; • la copertura o l’interramento di tratti di grandi infrastrutture per ricucire, mediante la formazione di spazi pubblici 40

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operations spanning all segments and levels of mobility services, whose salient feature is the search for a new balance between the technical dimension of the movement and the social sphere. Are included in this strand of design research: • the recovery for pedestrian use of streets and squares, more and more frequently not only in central areas; • the systematic application of traffic calming measures and reduction of roadways as a lever for urban regeneration; • the realization of public transport routes in typical location, which become an opportunity to reorganize the public space along entire urban vectors, by networking the suburbs with the centre and with each other; • the design of public transport stops as "remarkable places" of the city; • the configuration of highways in the form of avenues, linear public spaces, roads-gardens designed to increase urban resilience; • the creation of "soft mobility routes" conceived as greenways; • the reopening of canals and rivers that had been intubated to increase vehicular spaces; • the conversion of railway lines in lines used by lighter public transport, accompanied by the remodelling of the sediments to neutralize the original barrier effect; • the coverage or burial of sections of major infrastructure to mend, through the formation of public spaces in surface, previously divided urban sections; or, on the contrary, the restoration of co-planarity between the road and the built fabric by the elimination of vehicular underpasses or overpasses; • the reuse of abandoned specialized infrastructure such as pedestrian corridors of interconnection between neighbourhoods. Of such cases, in continuous evolution, are of partial but significant evidence


di superficie, le porzioni urbane precedentemente divise; ovvero, al contrario, il ripristino della complanarità fra strada e tessuto edilizio mediante l’eliminazione di sottopassi o viadotti veicolari; • il riuso di infrastrutture specializzate dismesse come corridoi pedonali di interconnessione tra quartieri. Di tale casistica, in continua evoluzione, sono parziale ma significativa testimonianza le immagini di Google Street View (tratte dal sito www.urb-i.com) che accompagnano questo articolo, riprese in momenti diversi in diversi angoli di città europee: segni in ordine sparso che danno il senso, se non ancora la misura, del nuovo ciclo di trasformazioni che la multimodal city sembra promettere per i decenni a venire.

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the Street View images (taken from the site www.urb-i.com) accompanying this article, taken at different times in different European cities corners: signs in scattered order that give the sense, if not yet the extent, of the new cycle of transformations that the multimodal city looks promising for decades to come.

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Berlino/ Berlin

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Florence something different, the roles are changing - Firenze - Simone Torrini

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I am the passenger and I ride and I ride - Madras - Stefano Visconti

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Mercato nell'ora di chiusura – Istanbul / Market at the closing hour - Istanbul - Giorgio Verdiani

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Passaggio sotto il viadotto dell'autostrada - Palagianello / Pass under the highway viaduct – Palagianello - Giorgio Verdiani

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INTERVISTA INTERVIEW

Francesco Tonucci Insegna all’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, come "Frato" pubblica vignette satiriche sui temi dell’educazione. È professore honoris causa della Facoltà di Educazione della Pontificia Università Cattolica di Lima (Perù) e dal 1991 responsabile del progetto internazionale La città delle bambine e dei bambini. Francesco Tonucci He teaches at the Institute of Cognitive Sciences and Technologies of the National Research Council, with the nickname "Frato" publics satirical cartoons about education. He is an honorary professor of the Faculty of Education of the Pontifical Catholic University of Lima (Peru) and since 1991 head of the international project The Girls and Children's City.

Intervista a Francesco Tonucci Interview with Francesco Tonucci Vignette / Cartoons: Frato


AUTHOR: Ludovica Marinaro

Editor in chief of NIPmagazine. Architect, PhD candidate in Landscape Architecture at the University of Florence.

AUTORE: Ludovica Marinaro

Caporedattore di NIPmagazine. Architetto, PhD candidate in Architettura del Paesaggio all'Università di Firenze.

#1 La città dei Bambini è oggi un progetto internazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche del (CNR). Da dove nasce quest’idea e il suo progetto? Tutto è nato a Fano, mia città natale, nel maggio 1991 quando il sindaco mi chiese di fare da consulente per un’iniziativa che si chiamava La città dei bambini, (il nome quindi non è mio). L’evento ebbe un enorme successo tanto che il comune decise di dedicare tutti gli anni una settimana a maggio per La città dei bambini. Mi chiesero di esserne il direttore scientifico, accettando volli però che si trasformasse in un laboratorio permanente che avesse come primo scopo che i bambini potessero di nuovo uscire di casa da soli. Il progetto infatti nasce per restituire ai bambini l’autonomia che hanno perso che è la conditio sine qua non della possibilità di giocare. Il gioco è un’esperienza che ogni bambino dovrebbe poter vivere negli spazi vicino a casa, perciò l’obiettivo è che torni ad uscire per incontrarsi con i suoi amici e vivere l’esperienza dell’esplorazione, dell’avventura. Da una parte c’è l’idea che i bambini ritrovino l’autonomia di movimento che hanno recentemente perso e dall’altra parte che possano avere

#1 Children’s city is an international project of the National Research Council (CNR). Where did this idea and your project was born? It all started in Fano, my home town, in May 1991, when the mayor asked me to serve as a consultant for an initiative called Children’s city, (the then name is not mine). The event was a huge success, so that the municipality decided to spend every year, a week in May, for Children’s city. They asked me to be its scientific director, but accepting that I wanted to turn it into a permanent laboratory that had as its primary purpose that the children could again leave the house alone. In fact the project was created to give back to children who have lost their autonomy, that is the conditio sine qua non of the chance to play. The game is an experience that every child should be able to live in the spaces close to home, so the goal is to come back to come out to meet up with her friends and to live the experience of exploration and adventure. On the one hand there is the idea that children find themselves the independence movement who have recently lost and the other side that they can experience something they never had and still do

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qualcosa che non hanno mai avuto e continuano a non avere tutt’oggi: la possibilità di partecipare al governo della città offrendo i loro pareri ai sindaci perché possano sommarli a quelli di tutti i collaboratori adulti. Quindi il bambino entra come paradigma della diversità e lavoriamo con bambini anche abbastanza piccoli proprio perché la differenza sia significativa. #2 Da quanti anni i bambini non escono più di casa? È un fatto recente? Forse dalla vostra generazione, perché i miei figli che hanno più di 40 anni hanno vissuto questa possibilità cioè scendevano, a Roma. Io non faccio testo ho vissuto a Fano la mia infanzia ed addirittura ricordo che mia madre ci cacciava di casa. I miei figli già in prima elementare si passavano a chiamare con gli amici vicini e andavano a scuola da soli, così come tornavano a scendere nel pomeriggio. C’era un prato sotto casa che chiamavano "il prato pelato", che adesso è stato riabilitato con begli scivoli e altalene dove credo che i bambini non si divertano più come si divertivano quando era "pelato". Il problema è che oggi i bambini non escono più di casa e non lo fanno specialmente in Italia! Nel 2010 abbiamo partecipato alla ricerca internazionale Children’s Independent Mobility di Mayer Hillman, ricercatore inglese che da 40 anni studia l’autonomia di movimento dei bambini. La sua prima indagine è del 1971, la ha poi ripetuta ogni 20 anni, nel 1990 la aprì anche alla Germania, mentre nel 2010 a 16 paesi diversi. Tra questi l’Italia brilla per essere la penultima. Su un campione di bambini tra i 6 e gli 11 anni, la percentuale d’autonomia non supera il 7%, mentre la percentuale di bimbi tedeschi è intorno al 75% e in Finlandia il 90%. Io sinceramente una spiegazione chiara di questa differenza non ce l’ho, si potrà dire che in Germania e ancor più in Finlandia c’è 48

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not today: the chance to participate in the city government offering their advice to mayors so they can add them to those of all adult employees. So the child enters as a paradigm of diversity and we work also with children so young, just so that the difference is significant. #2 Since how many years are the kids no longer going out of their houses? Is it a recent phenomenon? Perhaps from your generation, because my children who are more than 40 years old have lived this possibility, they were going out, in Rome. I do not count, I lived my childhood in Fano and I even remember my mother sending us away from the house. My children, already in first grade, passed to call their close friends and went to school on their own, as they returned to go out in the afternoon. There was a meadow below the house they called "the bald prairie", which has now been rehabilitated with some nice slides and swings where I think that children do not enjoy themselves like when it was "peeled". The problem is that today’s children do not leave their house any more and especially in Italy! In 2010 we participated in the international research Children’s Independent Mobility of Mayer Hillman, English researcher who spent 40 years studying the independence of movement of the children. Its first survey is of 1971, then repeated every 20 years, in 1990 also opened to Germany, while in 2010 in 16 different countries. Among them Italy shines to be the penultimate. On a sample of children between 6 and 11 years, the percentage of autonomy does not exceed 7%, while the percentage of German children is around 75% and in Finland 90%. I sincerely don’t have a clear explanation of this difference, you can say that in Germany and even more in Finland there is more respect for pedestrians, however, if we take


più rispetto per i pedoni, però pensiamo ad esempio ai problemi climatici che dovrebbero invece favorire l’Italia, in Finlandia hanno 6 mesi di buio eppure fanno uscire i bambini sempre! Se le resistenze da noi molto forti possono essere riassunte dietro la Paura dei genitori, il problema diventa come rieducare i genitori perché accettino che i loro figli facciano esperienze per loro necessarie. #3 Come avete iniziato a lavorare per raggiungere questi obiettivi? Abbiamo pensato ad un’esperienza propedeutica: i percorsi casa-scuola. Ripeto non era l’obiettivo iniziale, non mi interessa molto come vanno a scuola i bambini, mi interessa che facciano esperienze di autonomia. L’idea di base è che se i bambini imparano ad andare a scuola da soli, è più probabile che i genitori

for instance climatic problems should instead assist Italy, in Finland they have 6 months of darkness yet let go out children forever! If the resistances in our country are very strong can be summarized behind Fear of the parents, the problem becomes how to re-educate parents into accepting that their children have to make experience, for them necessary. #3 How did you start working to achieve these goals? We thought about a preparatory experience: the home-school routes. I repeat it was not the original goal, I do not care very much about how do kids go to school, it’s interesting to me that they make experiences of autonomy. The basic idea is that if children learn to go to school alone, it is more likely for parents to understand that children deserve


and can even leave the house in the afternoon and live their gaming experience as well as they need. The home school courses are suitable because they are easier routes to swallow for an anxious parent, repeating every day the same and having a high number of children, it creates a critical mass that gives security. You can think of a number of support incidents for example by involving the shopkeepers so that they offer to children that move alone in their services, such as the bathroom, a glass of water or even a phone to call home. It is a bit like a social pact that arises and the stores that accept the invitation put a sticker on the window.

capiscano che i bambini meritano e possono quindi anche uscire di casa di pomeriggio e vivere la loro esperienza ludica così come hanno bisogno. I percorsi casa scuola si prestano perché sono percorsi più facili da digerire per un genitore ansioso, si ripetono tutti i giorni uguali e hanno un alto numero di bambini, si crea una massa critica che dà sicurezza. Si possono pensare una serie di interventi di supporto per esempio coinvolgendo i negozianti perché offrano ai bambini che si muovono da soli i loro servizi, come il bagno, un bicchiere d’acqua o anche un telefono per chiamare casa. È un po’ un patto sociale che si crea e i negozi che aderiscono all’invito mettono un adesivo sulla vetrina. 50

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#4 Before you referred to the game in relation to the conquest of autonomy of movement, the game in relation to the experience of the city. Why? Those of us who studied the growth of children has no doubts in stating that the game is the most important experience of a lifetime for men and for women, not only for children and this just a technical fact, almost trivial: in the early days, months and years of life happens the fastest and most important development, bringing the foundations of knowledge not only from a cognitive point of view but also from the social, physical, assets. Of course at this time so primitive of our life the principal experience is the game, in its broadest sense. The child begins to play newborn with his mother’s womb, then with his own body, then with the things that


#4 Prima ha fatto riferimento al gioco in relazione alla riconquista dell’autonomia di movimento, il gioco in relazione all’esperienza della città. Perché? Chi come noi studia lo sviluppo dei bambini non ha dubbi nell’affermare che il gioco è l’esperienza più importante di tutta la vita per gli uomini e per le donne, non solo per i bambini e questo semplicemente per un fatto tecnico, quasi banale: nei primi giorni, mesi e anni di vita si ha lo sviluppo più veloce ed importante, si mettono le basi della conoscenza non solo da una punto di vista cognitivo ma anche da quello sociale, fisico, delle attività. Naturalmente in questo periodo così primitivo della nostra vita l’esperienza principe è il gioco, nel suo significato più ampio. Il bambino comincia a giocare appena nato con il seno di sua madre, poi con il proprio corpo, poi con le cose che riesce ad agguantare vicino, poi compie una rivoluzione quando comincia a spostarsi e prosegue in questo percorso di autonomia finché purtroppo, improvvisamente, si blocca creando un grosso handicap. L’esigenza di gioco ha delle condizioni fondamentali: la più importante di tutte è l’autonomia. Io dico sempre che il verbo giocare non si può coniugare con il verbo accompagnare, vigilare e controllare, ma solo con il verbo lasciare. Quando lo dico i genitori si arrabbiano molto, pensando invece che i loro figli giocano molto perché li accompagnano tutti i giorni al giardinetto e li riempiono di giocattoli, due comportamenti, tra l’altro molto

manages to grab close, then makes a revolution when it begins to move and continues in this path of autonomy until unfortunately suddenly It freezes creating a big handicap. The game need has basic conditions: the most important of all is the autonomy. I always say that the verb play you can not combine it with the verbs accompany, supervise and check, but only with the verb to leave. When I tell parents they get very angry, thinking instead that their children play a lot because they accompany them every day to the garden and fill them with toys, two behaviours, among others very expensive, which in reality are far away from the game’s speech. The fear on the part of parents is legitimate, but the rule does not change: it is not that if one is afraid plays together with the children, they are accompanied but no parent actually play with them. Among other things in this criterion of independence, which always requires the absence of direct supervision of adults, there are two other criteria of freedom: freedom of attendance, that is, you have to find friends and play with them, and the place! We must be able to choose the playing area, which depends 2016

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costosi, che in realtà sono lontani dal discorso del gioco. La paura da parte dei genitori è legittima ma la regola non cambia: non è che se uno ha paura gioca accompagnato, cioè viene accompagnato ma non gioca realmente. Tra l’altro in questo criterio di autonomia, che richiede sempre l’assenza di vigilanza diretta degli adulti, esistono altri due criteri di libertà: la liberta di frequentazione, cioè bisogna trovare amici e giocare con loro, e il luogo! Bisogna poter scegliere lo spazio di gioco, che dipende molto dal gioco che abbiamo scelto. Per cui considerare che esiste uno spazio legato al gioco dei bambini, progettato per questo, è un assurdo, un ossimoro. Il giardinetto non è un posto di gioco, è un parcheggio

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very much on the game that we have chosen. So consider that there is a space linked to children's play, designed for this, it is an absurd, an oxymoron. The garden is not a gambling place, is a car park for the children. I suggest longtime mayors who approach this project, not to spend more money to make gardens for children but spend that money for public spaces. So that they are indeed public, welcoming, available and suitable for the presence of all, so of the mum or of the dad that go with the small child, of the elderly who go to read the newspaper, of the young couple who goes into hiding somewhere and of children going to play. «But to play what?» «what they like!» I find it very demeaning that attitude to say children how to play and


per i bambini. Io da molto tempo suggerisco ai sindaci che si avvicinano a questo progetto, di non spendere più soldi per fare giardinetti per bambini ma dedicare quei soldi agli spazi pubblici. Perché siano davvero pubblici, accoglienti, disponibili e adatti alla presenza di tutti, quindi della mamma o del papà che vanno con il bambino piccolo, degli anziani che vanno a leggersi il giornale, dei giovani che vanno in coppia a nascondersi da qualche parte e dei bambini che vanno a giocare. «Ma giocano a cosa?» «A quello che gli pare!» Trovo molto umiliante questo atteggiamento che ai bambini bisogna dire come giocare e allora gli mettiamo lo scivolo, l’altalena pensando che questo risolva il loro bisogno di gioco. Sarebbe un bisogno

then put the slide, swing thinking that this solves their need for play. It would be a trivial need, stupid, if you could solve things as rituals and repeated. It is not any of that, the game is a big part of fantasy, invention. Playing is one of the few experiences of great breadth, perhaps along with art, mysticism, because with the game I do what I want, if I do not have the power or the ability, I invent it, as the artist does. #5 The city has changed considerably since the children do not go out any more? That is, they do not go out any more because the city has changed? I do not believe that the city has changed so much as to warrant this collapse of autonomy. I think it is rather


banale, stupido, se si potesse risolvere con cose così rituali e ripetute. Non è nulla di tutto ciò, nel gioco c’è una grande parte di fantasia, invenzione. Giocare è una delle poche esperienze di grande respiro, forse insieme all’arte, alla mistica, perché con il gioco faccio ciò che voglio, se non ho lo strumento o la possibilità, me la invento, come fa l’artista. #5 La città è cambiata notevolmente da quando i bambini non escono più? Cioè non escono più perché la città è cambiata? Io non credo che la città sia cambiata così tanto da giustificare questo crollo di autonomia. Credo che sia cambiata invece la percezione degli adulti e credo che sia cambiata per due principali ragioni. La politica, che da una decina d’anni sta utilizzando la paura per avere consenso. In genere infatti le promesse che fa di fronte all’insicurezza sociale, senza grande distinzione di colore politico, sono solo di aumentare la difesa: aumento delle forze dell’ordine, telecamere, bracciali di lettura satellitare, sistemi antiallarme etc. L’altro elemento che contribuisce a questa grande perdita d’autonomia che si manifesta specialmente in Italia io credo siano i media. La televisione italiana, più di altre televisioni ha dedicato un’enorme attenzione ai fatti di cronaca che hanno coinvolto bambini, con effetti devastanti. Quanto alla città direi piuttosto che ha fatto delle scelte. Con l’ultima guerra è avvenuto un fenomeno senza precedenti, la guerra ha attraversato le città, le ha distrutte e quindi si è dovuto ricostruirle. A quel punto io penso si è scelto in qualche modo un cittadino parametro, un cittadino adulto, maschio, lavoratore e si è pensato di ricostruire la città a misura dei suoi bisogni. Si sono inventate le periferie, che non esistevano. Questa città nata per le esigenze dell’adulto assume come una delle strategie di sviluppo quella dello zooning e della specializzazione, le periferie sono un luogo dove si va a 54

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changed the perception of adults and I think it’s changed for two main reasons. The policy, which for ten years has been using fear to get consent. Typically the promises they make in front of social insecurity, without much distinction of political colour, are only to increase the defence: increase law enforcement, cameras, satellite reading bracelets, anti-alarm systems etc. The other element contributing to this great loss of autonomy that is manifested especially in Italy I believe are the media. The Italian television, more than other television has devoted enormous attention to current events involving children, with devastating effects. As for the city I would rather say that has made choices. With the last war, there was an unprecedented phenomenon, the war went through the cities, destroyed them and then we had to rebuild them. At that point I think has been chosen in some way a citizen parameter, an adult citizen,


dormire, le strade sono fatte a misura delle automobili di questo cittadino privilegiato, e le auto portano con sé una serie di conseguenze anche drammatiche, se pensiamo ad esempio che gli incidenti d’auto in Italia costano due punti e mezzo di PIL. #6 Il vostro laboratorio nella sua sezione dedicata alla partecipazione sta cercando di cambiare il meccanismo con cui sono pensati i servizi per il cittadino, come? Se analizziamo i servizi per l’infanzia essi non sono tarati sulla domanda effettiva implicita o esplicita che può fare un bambino: i servizi per i bambini, per i disabili, per gli anziani, sono tutti fatti solo a misura dell’adulto che ha in carico queste categorie. Va cambiato paradigma e l’ascolto dei bambini si basa proprio su questo principio per almeno due ragioni. Una è di merito:

male, worker, and it was decided to rebuild the city on his needs. Were invented the suburbs, which did not exist before. This city, created for adult’s demands, assumes as one of the development strategies that of zooning and specialization, the suburbs are a place where you go to sleep, the streets are made to fit the cars of this privileged city, and cars they bring with them a series of even dramatic consequences, if we think for example that car accidents in Italy cost two and a half points of GDP. #6 Your lab in its participation section is trying to change the mechanism by which are meant the services for the citizen, how? If we analyse childcare services they are not matched to actual demand, implied or otherwise that a child demands: services for children, for the disabled, for the elderly, are made only at adult extent that is in charge of these categories. It should be changed paradigm and listening to children is based on this principle for at least two reasons. One is about: it’s worth listening to the children because they have interesting things to tell us. Almost always their proposals are consistent with the proposals of scientists, urban planners, sociologists, paediatricians, etc. The opposite happens with the 2016

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vale la pena ascoltare i bambini perché hanno cose interessanti da dirci. Quasi sempre le loro proposte sono coerenti alle proposte di scienziati, urbanisti, sociologhi, pediatri, etc. L’opposto capita con le proposte che fanno i politici. L’altro aspetto è giuridico: nel 1989 gli USA approvano la Convenzione Internazionale dei Diritti del Bambino, che purtroppo continua ad essere una legge quasi completamente sconosciuta. Questa convenzione nata dopo la dichiarazione dei diritti del bambino del 1959, legge che però affermava solo il dovere degli adulti (il diritto dei bambini ad essere protetti, difesi dalla fame, dalle malattie, dall’ignoranza, dagli abusi di ogni genere), conferma tutto questo e afferma la cittadinanza dei bambini. Specialmente negli articoli 12, 13, 14, 15, 16 e 31 dice che i bambini sono cittadini e hanno diritto ad esprimere il loro parere ogni volta che si prende una decisione che li riguarda. Il nostro Consiglio dei Bambini nasce proprio dall’osservanza dell’articolo 12 ed è una forma di partecipazione molto speciale perché è il sindaco che chiede ai bambini di aiutarlo, per sapere cosa non funziona nella città dal loro punto di vista! #7 Il vostro sito mostra progetti disseminati in Spagna, Argentina etc., cosa sta accadendo in questi luoghi, quali sono i risultati? Le faccio un esempio, due anni fa sono tornato a Pontevedra, (città galiega di 80.000 abitanti molto piovosa), dopo 10 anni che non andavo per una conferenza. Arrivato là il Sindaco mi dice: «Francesco questa è la tua città!» Non capivo. «Ti ho ascoltato 12 anni fa, ero già sindaco - (in Spagna non c’è la legge del doppio mandato, e ora è stato ancora rieletto) e mi hai convinto. Da allora io e miei collaboratori abbiamo lavorato per cambiare questa città perché assomigliasse a quella che tu descrivevi.» 56

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proposals that make the politicians. The other aspect is legal: in 1989 the US approved the International Convention of Children’s Rights, which unfortunately continues to be a law almost completely unknown. This Convention was born after the declaration of the Rights of the Child of 1959, the law said only the duty of the adults (the right of children to be protected, defended by hunger, disease, ignorance, abuse of all kinds), confirmation all this and says the citizenship of children. Especially in Articles 12, 13, 14, 15, 16 and 31 says that children are citizens and have the right to express their opinion every time you make a decision that affects them. Our Children's Council is born from the observance of article 12 and it is a very special form of participation because it is the mayor who asks the children to help him, to know what does not work in the city from their point of view! #7 Your website shows projects scattered in Spain, Argentina etc., what is happening in these places, what are the results? Let me give an example, two years ago I went back to Pontevedra, (Galician city of 80,000 inhabitants very rainy), after 10 years since I went to a conference. I got there and the Mayor said: «Francis this is your city!» I did not understand. «I listened to you 12 years ago, I was the Mayor - (in Spain there is the law of the dual mandate, and has now been re-elected again) - and you’ve convinced me. Since then I and my staff have worked to change this city because it looked like the one you were describing». Usually when I make this proposal, I say to change the priorities. The first is from the adult to the child, the other is from the car to the pedestrian, the other still from the city to the neighbourhood. Then there is also the one from work to play, but it is more complicated. To say that first come pedestrians is not a


In genere quando faccio questa proposta, dico di cambiare le priorità. La prima è quella dall’adulto al bambino, l’altra è dall’auto al pedone, l’altra ancora dalla città al quartiere. Poi c’è anche quella dal lavoro al gioco, ma è più complicata. Dire che prima vengono i pedoni non è un’affermazione filosofica o ecologica, è una questione di democrazia. Tutti siamo pedoni, e solo pedoni lo siamo tutti, perciò cominciare la politica della mobilità partendo dai pedoni è una scelta democratica. Loro, raccogliendo questa prima idea hanno verificato come funzionava la città e hanno visto ad esempio che in una strada larga 9 metri, 6 erano per le

philosophical statement, or ecological, is a matter of democracy. We are all pedestrians, and only pedestrians we all are, therefore, begin with the mobility policy based on pedestrians is a democratic choice. Them, collecting this first idea, tested how the city worked and have seen for example that in a 9 meters wide road, 6 were for cars and only 3 for pedestrians: 1.5m per side. In that meter and a half later there was street furniture: lamp posts, waste baskets, some bench in the end and remained less than one meter. This means that you can not go there in two, that if you have a stroller you have trouble, that if you have shopping bags you


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macchine e solo 3 per i pedoni: 1,5m per lato. In quel metro e mezzo poi c’era l’arredo urbano: pali della luce, cestini della carta, qualche panchina, alla fine rimaneva meno di un metro. Ciò vuol dire che non si può andare in due, che se hai un passeggino hai difficoltà, che se hai le borse della spesa devi passare di traverso. Una città che non invita a passeggiare! Loro hanno detto: "Accettiamo l’invito e partiamo dai pedoni, che siano in due e con l’ombrello aperto, perché qui piove sempre". Questo criterio è entrato nel piano regolatore, con una dimensione: 2,5 m, che più mezzo metro dedicato all’arredo urbano, fa 3m per ciascun marciapiede. 2016

have to go sideways. A city that invites you to stroll! They said: "We accept the invitation and let’s start by pedestrians, they are in two and with an open umbrella, because it always rains here". This criterion is entered in the master plan, with a size: 2.5 m, which half a meter dedicated to urban, is 3 m for each side walk. So 3+3=6, and the machines are now only 3m. Therefore only one direction without parking. To me this seems an act of great creativity! From here started a different way of thinking about the city. At the center of Pontevedra there are no expanses of parking but small parking spaces of no more than 15 minuteschiudi for those in need. The parking lots are peripheral and there is a kind of little app called MetroMinuto that measures distances of the city in minutes. So one knows that if he leaves the car in that parking lot, in less than 15 minutes can reach anywhere in the city that interests him. The other example that he made me was a criticism that I still do make to you architects, you have solved the problem of architectural barriers: creating descents and climbs for those poor people who move in wheelchairs. Always seemed a shame that those who have more difficulty should make the biggest effort, because the zero level, the


Quindi 3+3=6 e alle macchine rimangono ora solo 3 m. Perciò un solo senso di marcia senza parcheggi. A me questo sembra un atto di grande creatività! Da qui è cominciato un modo diverso di concepire la città. Al centro di Pontevedra non ci sono distese di parcheggi ma piccoli spazi di sosta di non più di 15 minuti per chi ne ha bisogno. I parcheggi sono periferici e c’è una specie di app che si chiama MetroMinuto che misura le distanze della città in minuti a piedi. Perciò uno sa che se lascia la macchina in quel parcheggio, in meno di 15 minuti può raggiungere qualsiasi punto della città che gli interessa. L’altro esempio che mi faceva era su una critica che io continuo a fare a come voi architetti avete risolto il problema delle barriere architettoniche: creando discese e salite per quei poveretti che si muovono in sedia a rotelle. Mi è sempre sembrata una vergogna che quelli che hanno più difficoltà debbano fare lo sforzo maggiore, perché la quota zero, quella costante, noi la garantiamo solo alle automobili. Non si potrebbe fare il contrario? A Pontevedra l’attraversamento pedonale è sempre a quota del marciapiede e mantiene la pavimentazione del marciapiede, per confermare che il pedone è nel suo spazio. È la macchina che invade un territorio non suo. Naturalmente questo ha permesso all’amministrazione di fissare la velocità massima a 30 km/h e mentre a 50 km/h muore un pedone su 2, a 30 km/h muore un pedone su 20. Da qualche anno Pontevedra non ha morti per incidenti stradali. Naturalmente avendo fatto un intervento così coerente e ampio sulla struttura della città, da 3 anni la città di Pontevedra ha invitato i bambini ad andare a scuola da soli. In questo caso è la forma della città che invita all’autonomia, ma anche e soprattutto la voglia di cambiare modo di pensare!

one constant, we guarantee only to cars. You might not do the opposite? In Pontevedra pedestrian crossing is always a portion of the side walk and keeps the paving of the side walk, to confirm that the pedestrian is in its space. It is the machine that invades his territory. Of course this has allowed the administration to set the maximum speed to 30 km/h , while at 50 km/h dies on pedestrian of 2, at 30 km/h dies 1 pedestrian of 20. Since several years Pontevedra has no road deaths. Of course, having made an intervention so consistent and wide on the structure of the city, from 3 years the city of Pontevedra has invited the children to go to school alone. In this case, is the shape of the city that invites to autonomy, but also the desire to change our way of thinking!


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Passaggio pedonale – Roma / Pedestrian crossing – Rome - Giorgio Verdiani

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On the way - Simone Torrini

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Musa, mihi causas memora - Bardo National Museum - Tunisi - Stefano Visconti

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Dialogo - Passerella del Memorial da America Latina - San Paolo / Dialog – Boardwalk of the Memorial da America Latina - Sao Paolo Mariangela Cerone

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Esplorando, cambiando e raffigurando spazi urbani Exploring, changing and depicting urban spaces Ollie impossible è un progetto fotografico che osserva il tessuto urbano di Rotterdam (Olanda) alla ricerca di spazi urbani che possono essere utilizzati per lo skateboard. "The Ollie" È una manovra in cui lo skater poppa, cioè dà un calcio alla coda della tavola da skate con il piede posteriore portando contemporaneamente l’altro piede e l’estremità opposta della tavola verso l’alto, rimbalzando lo skate a mezz’aria. È il trucco di base che ha lanciato lo skateboard dalla periferia e dagli skate parks alle strade della città e ha aperto un mondo di nuove possibilità.

Ollie impossible is a photographic project that observes the urban fabric of Rotterdam (NL) in search of urban spaces that can be used for skateboarding. "The Ollie" It is a manoeuvre in which the skater kicks the tail of the board down. While doing this he jumps in order to make the board pop into the air. It is the basic trick that moved skateboarding from the suburbs and skate parks into the city streets and opened up a world of new possibilities. 64

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AUTHOR: Rubén Dario Kleimeer

AUTORE: Rubén Dario Kleimeer

(Acándí Choco, Colombia 1978) is a Rotterdam based artist who uses the medium photography to analyse and better understand urban spaces. With the gaze of an urban ethnographer, a researcher of spatial and social contexts, he explores the built environment in which we live, work and dwell.

(Acándí Choco, Colombia 1978), artista, vive e lavora a Rotterdam e usa la fotografia per analizzare e comprendere meglio gli spazi urbani. Con lo sguardo di un etnografo urbano, ricercatore dei contesti spaziali e sociali, esplora l’ambiente costruito in cui vive, lavora e combatte.

AUTHOR: Detlef Price, Faithful to the subject

AUTORE: Detlef Price, Faithful to the subject

(founded by Detlef & Sven Prince) is an office for cultural research and documentary with a special interest in the relationship between people and the (build) environment.

(fondato da Detlef e Sven Prince) è uno studio attivo nel campo della ricerca culturale e della documentaristica con una speciale attenzione alla relazione tra le persone e l’ambiente (costruito).

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Esplorare lo spazio urbano Ollie impossible esplora lo spazio urbano in cerca di opportunità per lo skateboard. Via skateboard per essere precisi. Una pratica urbana che è emersa nei primi anni ‘80. Si è mossa dalla periferia in città e ha fatto parte della città moderna sin da quando i pattinatori si muovevano attraverso la città alla ricerca dei cosiddetti "skate spots" in una ricerca costante e continua per l’ignoto, utilizzando il paesaggio urbano come parco giochi. In questo processo di esplorazione urbana, il pattinatore forma la sua mappa mentale di luoghi ed esperienze. Una rete di skate spots e di relazioni socio-culturali, sparse in tutta la città. Andare sullo skate, come andare in bicicletta, può essere visto come uno strumento per comprendere una città sia in senso fisico (senso di scala, distanza) che psicologico (sentirsi a proprio agio, prendere familiarità con l’ambiente). Lo skateboarder, attraverso la sua azione creativa e fisica, interagisce con il cemento della città e sviluppa una dettagliata micro esperienza dello spazio. È l’esperienza di muoversi attraverso la città, udire suoni e interagire con i vari materiali che consentono agli skateboarders di memorizzare e identificare un luogo specifico. Cambiare lo spazio urbano Accanto all’esplorazione e la ricerca di nuovi spot, Ollie impossible si concentra sul modo unico e diverso degli skateboarder di percepire lo spazio. Con l’uso della fantasia, creatività, gioco e capacità di problem solving, lo skateboarder sta manipolando e (per breve tempo, con l’azione) modificando lo spazio.

Exploring urban space Ollie impossible explores urban space in search for opportunities for skateboarding. Street skateboarding to be precisely. An urban practice that emerged in the early 1980’s. It moved from the outskirts and suburbs into the city and has been part of the modern city ever since the skater moves through the city in search of the so-called "skate spots" in a constant and continual search for the unknown, using the urban landscape as playground. In this process of urban exploration, the skater forms his mental map of places and experiences. a network of skate spots and social-cultural relations, scattered throughout the city. Skateboarding, like cycling, can be seen as a tool for understanding a city both in a physical (sense of scale, distance) and psychological (feeling comfortable, being familiar) way. The skateboarder, through its creative and physical action, interacts with the concrete of the city and develops a detailed micro experience of space. It is the experience of moving through the city, hearing sounds and experiencing the various materials that enables skateboarders to memorize and identify a specific location. Changing urban space Next to exploration and finding new spots, Ollie impossible focuses on the unique and different way the skateboarder perceives space. With use of imagination, creativity, playfulness and problem-solving skills, the skateboarder is manipulating and (briefly, with action) changing space. Ollie impossible is intrigued by the 66

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Ollie impossible è incuriosito dallo skateboarder come abitante giocoso della città e dalla sua capacità unica di vedere nuove possibilità nel tessuto urbano e l’architettura esistente dandogli un nuovo significato. Lo skateboarder può essere considerato come un Homo Ludens, un gruppo contro-culturale di esplorazione, creando ed essendo in strada tutto il giorno con un ritmo urbano diverso. Homo Ludens è un libro scritto dallo storico olandese Johan Huizinga, che suggerisce che il gioco sia una condizione primaria e necessaria per lo sviluppo della cultura e della società. Artista costante Huygens porta l’Homo Ludens in urbanistica e nella pratica architettonica nel suo progetto New Babylon. Homo Ludens è l’abitante di una mega struttura architettonica, un quadro in cui l’uomo che gioca esplora e ha tempo illimitato e la libertà per la creazione. Lo spazio pubblico e l’architettura sono il quadro spaziale per la creazione (illimitata). Storico dell’architettura Iain Borden vede lo skateboard come «una forma di critica urbana in continua sperimentazione e alla ricerca di possibilità nella città esistente». Egli afferma anche: «lo skateboarder ci offre uno scorcio della città di un futuro contrapposto [...], una creazione della città da parte di coloro impegnati direttamente con i suoi spazi di tutti i giorni». 68

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skateboarder as playing inhabitant of the city and its unique ability to see new possibilities in the existing urban fabric and architecture and giving a new meaning to it. The skateboarder can be considered as a Homo Ludens, a countercultural group exploring, creating and being in the street all-day with a different urban rhythm. Homo Ludens is a book written by the Dutch historian Johan Huizinga suggests that play is a primary and necessary condition in the development of culture and society. Artist Constant Huygens took Homo Ludens into urbanism and architectural practice in his project New Babylon. Homo Ludens is the inhabitant of an architectural mega structure, a framework in which the playing man explores and has unlimited time and freedom for creation. The public space and architecture is the spatial framework for (unlimited) creation. Architectural historian Iain Borden sees skateboarding as «a form of urban critique constantly testing and searching for possibilities in the existing city». He also states: «a skateboarder offers us a glimpse of the city of a counter future [...], a creation of the city by those engaging directly with its everyday spaces».

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Parco giochi Rotterdam (Olanda) Queste affermazioni teoriche richiedono uno sguardo più approfondito su quale sia l’impatto dello skateboard sullo sviluppo territoriale (e anche culturale) che la città potrebbe avere. Esiste un’evidenza fisica degli spazi urbani che sono influenzati, ma sempre più trasformati e creati attraverso lo skateboard? Rotterdam è il parco giochi per Ollie impossible a causa delle sue caratteristiche spaziali e la vivace scena di skateboarders che è presente in città fin dai primi anni del 1990. Rotterdam è una città del dopoguerra modernista e il suo centro è ri-costruito su principi di pianificazione modernista del CIAM: un focus pesante sulle infrastrutture, mono-funzione, affari, commercio e architettura iconica (capitalista). Si tratta di una città con un sacco di spazio (pubblico), con linee rette e cemento ideale per lo skateboard. La città è in rapida evoluzione, demolendosi e ricostruendosi; alcuni edifici non durano nemmeno 30 anni. È difficile da afferrare, comprendere ed è difficile radicare se stessi in città, spesso descritta come distante e "fredda". Lo Skateboarding potrebbe essere proprio lo strumento perfetto per farlo e così anche la fotografia.

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Playground Rotterdam (NL) These theoretical statements ask for a closer look on what is the impact of skateboarding on the spatial (and also cultural) development of the city could be... Is there physical evidence of urban spaces that are influenced, but more so transformed and created through skateboarding? Rotterdam is the playground for Ollie impossible because of its spatial characteristics and the vibrant skateboard scene that has been present in the city since the early 1990’s. Rotterdam is a postwar modernist city and its city centre is re-build upon modernist planning principles of the CIAM: a heavy focus on infrastructure, mono-function, business, commerce and iconic (capitalist) architecture. It is a city with a lot of (public) space, with straight lines and concrete-ideal for skateboarding. The city is rapidly changing, demolishing and rebuilding; some buildings don’t even last 30 years. It is hard to grasp, understand and it’s hard to root oneself in the city, often described as distant and "cold". Skateboarding might just be the perfect tool to do so and so also can photography. 2016

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Raffigurando lo spazio urbano La serie di foto Ollie impossible sono osservazioni di Rotterdam che suggeriscono potenziali luoghi per lo skateboard. Innesca l’immaginazione ed estrae gli archetipi per la progettazione futura. La fotografia ha la capacità di documentare un ambiente, catturando un momento nel tempo e formando un’immagine o una raccolta di immagini come una memoria visiva di un luogo. Essa ha anche un potenziale di riflessione e di osservazione per comprendere meglio le aree urbane che non possono essere percepite o comprese in uno sguardo o con metodi di analisi tradizionali all’interno della disciplina spaziale2. E infine la fotografia ha il potere di comunicare, per portare un messaggio e di confrontarsi con loro diversa prospettiva(e). 72

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Depicting urban space The Ollie impossible photo series are observations of locations in Rotterdam suggesting potential for skateboarding. It triggers the imagination and extract archetypes for future design. Photography has the ability to document environment, capturing a moment in time and forming an image or a collection of images as a visual memory of a place. It also has a reflective and observational potential to better understand urban areas that cannot be perceived or understood in a glance or with traditional analysis methods within the spatial discipline2. And finally photography has the power to communicate, to bring a message and to confront them with different perspective(s).

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NOTES 1 Borden, I., Another Pavement, Another beach: Skateboarding and the Performative Critique of Architecture, in: Borden, I., Skateboarding, Space and the City, Berg 2001. 2 Wagner, M. Depicting. Photography as a Means for Identification of Urban Potentials: A project in Zurich. In: The City as Resource. Concepts and Methods for Urban Design, Jovis 2014

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«Il paesaggio non è un’infrastruttura, è una SUPERSTRUTTURA!» «Landscape is not an infrastructure, it is a SUPERSTRUCTURE!» Udo Weilacher

IX Biennale Internazionale del Paesaggio di Barcellona Premio internazionale d’architettura del paesaggio Rosa Barba 29-20 settembre / 1 Ottobre 2016

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Sun Yat-sen's Mausoleum - Nanjing Purple Mountain, Nanjing - Stefano Visconti

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Sassari - Andrea Scippa

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Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN

La passeggiata sul Paillon a Nizza di Michel Pena, "maitre d’oeuvre" The walk on the Paillon in Nice by Michel Pena, "maitre d’oeuvre"

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AUTHOR: Michel Péna

Landscape architect, graduated at the Ecole Nationale Supérieure du paysage of Versailles in 1983. With Christine Péna he founded, the Péna & Peña atelier, active today both in France and abroad. In 1994 plans: Jardin Atlantique (Paris). From 2008 to 2011 he was president of the Fédération Française du Paysage

AUTORE: Michel Péna

Architetto paesaggista, laureato all’École Nationale Supérieure du paysage di Versailles nel 1983, fonda con Christine Péna lo studio Péna & Peña, attivo oggi sia in Francia che all’estero. Autore nel 1994 del Jardin Atlantique (Parigi), dal 2008 al 2011 è stato presidente della Fédération Française du Paysage

1 / Obiettivi iniziali 2 / Soluzioni 3 / Utilizzatori dello spazio 4 / Concezione progettuale e criteri di gestione sostenibile 5 / Soluzioni Innovatrici

1 / Initial objectives 2 / Solutions 3 / Space’ users 4 / Criteria for planning and sustainable management 5 / Innovating Solutions

1 / Obiettivi Iniziali Si trattava di riscoprire una grande connessione paesaggistica e urbana nella città. Alain Philip insieme a Christian Estrosi, urbanista molto sensibile alla questione paesaggistica, ne è stato l’ispiratore. Questo "corridoio verde", riscoprendo l’impianto storico originale del fiume

1 / Initials objectives It was about rediscovering a great urban and landscaping connection in the city. Alain Philip with Christian Estrosi, very sensitive urbanist to the issue of landscape, was the inspiration. This "green corridor", rediscovering the original historic layout of the Paillon river, aimed to achieve different


Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN

Paillon, si proponeva di realizzare diverse polarizzazioni dei centri urbani più vivaci della città a partire dalla Promenade des Anglais fino al mare. Ma per realizzare questo obiettivo era necessario cancellare il sito che era stato, nel tempo, poco a poco riempito da edifici commerciali e poco attrattivi, tagliando il vecchio centro di Nizza dal resto della città. Nonostante che questo nodo urbano dovesse servire a realizzare una grande connessione organica con il centro della città, il sindaco e la sua Amministrazione chiedevano che gli spazi verdi realizzati potessero essere chiusi di notte. Tuttavia, il funzionamento di questo nodo urbano è vario e complesso al tempo stesso, poiché nella città di Nizza hanno luogo molteplici grandi eventi, come il Carnevale, diverse fiere, il festival del jazz etc. La volontà politica espressa dall’Amministrazione della città era che tutti questi eventi avessero luogo nel cuore della città, grazie anche a questo spazio liberato e riqualificato. 2 / Soluzioni In primo luogo, la soluzione molto ambiziosa e coraggiosa che andava presa era quella di rimuovere gli edifici ancora in uso (parcheggio, stazione degli autobus, McDonald) per azzerare il sito e creare il vuoto necessario (la delocalizzazione di queste funzioni è stata trovata anche all’interno della città). Dopo le demolizioni, abbiamo avuto a disposizione un sito di 100 m di larghezza e lungo 1,2 km. Questo sito, anche se aveva una dimensione spaziale coerente con la trasformazione immaginata, a causa del contesto geografico fortemente condizionato dall’influenza del fiume, era estremamente eterogeneo in termini di paesaggio: il giardino Albert I, eredità delle trasformazioni del XIX secolo, poi la Piazza Massena, recentemente riqualificata, e lo spazio Medecin, costruito negli anni ‘70 e mal connesso alle aree urbane limitrofe, e ancora, il giardino Leclerc, di stile un po’ antiquato, e infine i grandi spazi aperti vuoti, lasciati dagli edifici demoliti. 80

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polarizations of the most vibrant urban centres of the city from the Promenade des Anglais to the sea. But to achieve this goal it was necessary to clear the site that had been, over time, gradually filled by commercial buildings and unattractive, cutting the old centre of Nice from the rest of the city. Despite this urban node should serve to create a large organic connection with the centre of the city, the mayor and his administration demanded that green spaces could be closed at night. However, this urban node operation is varied and complex at the same time, as in the city of Nice takes place several large events, such as Carnival, various fairs, the Jazz festival etc. The political will expressed by the Administration of the city was that all these events could take place in the heart of the city, thanks to this liberated and retrained space. 2 / Solutions First, the very ambitious and courageous solution that was taken was to remove the buildings still in use (parking, bus station, McDonald) to clear the site and create the necessary vacuum (the relocation of these functions has also been found inside the city). After the demolition, we had access to a site 100 m wide and 1.2 km long. This site, although had a coherent spatial dimension with the imagined transformation, due to the geographical context strongly conditioned by the influence of the river, was extremely heterogeneous in terms of scenery: the Albert I gardens, a legacy of the nineteenth century transformations, then the Massena Square, recently redeveloped, and Medecin space, built in the 70s and poorly connected to the neighbouring urban areas, and yet, the Leclerc garden, with its style a bit dated, and finally the big empty open spaces left by the demolished buildings. For everything related to all aspects relating to the possibility of carrying



Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN Per tutto ciò che riguarda tutti gli aspetti riferiti alla possibilità di svolgervi "eventi", si sono dovute trovare soluzioni innovative e moderne per permettere di realizzare un grande parco pubblico, dotato di un robusto equipaggiamento arboreo e vegetazionale, che risultasse piacevole in ogni stagione, e che potesse accogliere, malgrado tutto, grandi manifestazioni, poco compatibili con la fragilità di un giardino. Per questi motivi abbiamo realizzato la striscia centrale (24 m), trasformando il suolo in funzione dei vari utilizzi, alcune parti in erba naturale, altre in erba artificiale, abbiamo sistemato manti per l’arricchimento minerale diffuso dei 82

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"events", it was necessary to find innovative and modern solutions to allow us to create a large public park, featuring a robust arboreal and vegetational equipment, that might be pleasant in any season, and could accommodate, in spite of everything, big events, hardly compatible with the fragility of a garden. For these reasons we made the central strip (24 m), turning the soil according to the different uses, some parts in natural grass, other in artificial turf, we fixed mantles for widespread mineral enrichment of soils, great games of fountains and fog, grass paving...


suoli, grandi giochi di fontane e nebbie, pavimentazioni erbose... Questa striscia centrale mantiene una grande omogeneità geometrica (è stato calcolato un multiplo della cornice di 6,5 m su 13 m, in corrispondenza delle volte della struttura portante) da un’estremità all’altra. Questo rigore formale rende possibile giocare sulle diverse variazioni, senza disturbare il tema centrale. Così, abbiamo predisposto due ampi piani rialzati, la cui pavimentazione è costituita da basalto (½ ettaro in totale) su entrambi i lati di Piazza Massena, ospitando grandi effetti d’acqua. Il loro trattamento progettuale è stato realizzato senza dare a tale effetto una dimensione di profondità; grazie a questo accorgimento si libera completamente lo spazio occupato dalle fontane, riuscendo ad ottenere lo spazio funzionale per grandi eventi, Carnevale, scenografie adatte al Festival del jazz, una grande giostra ruotante, la predisposizione per un mercato di Natale… Il successo di questa soluzione paesaggistica, ottenuta combinando una visione globale del sistema urbano e lo specifico trattamento progettuale che si è adattato al luogo, risulta proprio dalla sua "evidenza e comprensibilità" da parte di tutti i cittadini. 3 / utilizzatori dello spazio La passeggiata sul Paillon ha permesso a moltissimi cittadini di Nizza di riscoprire il paesaggio "interiore" della loro città. Per prima cosa, ben 35.000 persone sono venute all’inaugurazione. Dopo questa data, 15.000 persone al giorno attestano l’incredibile successo di questo parco urbano, o per meglio dire di questo "paesaggio urbano". Noi diciamo che un progetto come questo serve per "ricordare" la città. Dato il gran numero di possibili utilizzi che questo parco urbano offre, possiamo dire che quasi tutte le varie categorie sociali di cittadini riescono a trovare un motivo per venire qui. In primo luogo, c’è un motivo strettamente funzionale: adesso, ci si sposta più velocemente per andare da un punto all’altro della città a piedi, invece

This central strip maintains a large geometric homogeneity (was calculated by a multiple of 6.5 m frame of 13 m, in correspondence of the vaults of the bearing structure) from one end to the other. This formal rigour makes possible to play on different variations, without disturbing the central theme. Thus, we have provided two large raised floors, which pavements consists of basalt (½ hectare in total) on both sides of Massena Square, hosting large water effects. Their design treatment was carried out without such a dimension of depth effect; thanks to this device is completely free the space occupied by fountains, achieving functional space for large events, Carnival, sets suitable for the Jazz Festival, a large rotating carousel, the preposition of a Christmas market... The success of this landscape solution, has been obtained by combining a global vision of urban planning and the specific treatment system that has adapted to the place, it precisely results from its "evidence and comprehensibility" by all citizens. 3 / space’ users The walk on the Paillon has enabled many citizens of Nice to rediscover the "inner" landscape of their city. First, well 35,000 people came to the opening. After this date, 15,000 people a day attest to the incredible success of this urban park, or rather this "urban landscape". We say that a project like this is made to "remember" the city. Given the large number of possible uses that this urban park offers, we can say that almost all of the various social categories of citizens manage to find a reason to come here. First, there is a strictly functional design: now, you move faster to get from one point to another of the city on foot, instead of taking the car! Whether you are in Garibaldi square, or on the promenade or in the Massena Square!

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di prendere la macchina! Sia che ci si trovi in Piazza Garibaldi, oppure sulla passeggiata o in piazza Massena! Ovviamente anche i bambini sono dei frequenti utilizzatori del Parco perché abbiamo realizzato giochi personalizzati riprendendo il tema della vita marina nel Mediterraneo, installando una balena di oltre 30 m di lunghezza, con un successo che è andato oltre ogni più rosea delle nostre aspettative! Ovviamente anche i giovani vengono al parco sistemandosi sui prati o in mezzo alle radure che permettono di accogliere piccoli gruppi di ragazzi. E poi naturalmente, vengono al parco gli anziani e i pensionati, perché abbiamo realizzato al suo interno più di 1.000 posti a sedere che abbiamo sistemato, a volte all’ ombra, a volte sotto il sole, con diversi punti di vista verso le colline lontane o verso il mare. A proposito di questo argomento, i padiglioni che abbiamo realizzato offrono la possibilità di sedersi in veri e propri "saloni all’aperto", poiché abbiamo realizzato una grande tenda che protegge una grande terrazza in legno dove sono sistemate delle poltrone girevoli, in modo da permettere a ciascuno di scegliere l’orientamento che preferisce, oppure di scegliere il suo vicino o la sua vicina con cui parlare! Nel parco sono ospitate anche le associazioni di pittori dilettanti che vengono a fare alcuni dipinti per rappresentare questi nuovi scenari e nuove vedute di Nizza! Ovviamente, abbiamo concepito la progettazione di questi nuovi spazi, questo nuovo ambiente per tutti, senza alcuna forma di discriminazione o di segregazione. 4 / Criteri di progettazione e gestione sostenibile Nizza possiede una rete di acqua separata che permette di gestire il sistema di irrigazione senza usare acqua potabile. Questa capacità è essenziale per la buona manutenzione di giardini localizzati in un clima mediterraneo, sottoposto a lunghi periodi di siccità. Ovviamente, tutte le fonti delle acque vengono riciclate. Per quanto riguarda la vegetazione, è stata condotta un’importante ricerca 84

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Obviously children are frequent users of the park because we made custom games taking up the theme of marine life in the Mediterranean, by installing a whale of over 30 m in length, with a success that went beyond all of our expectations! Obviously young people are settling in the park on the grass or in the midst of clearings which allow you to host small groups of children. And then of course, come to the park the elderly and pensioners, because we have made an area with more than 1,000 seats that we have arranged, sometimes in the shade, sometimes in the sun, with different points of view towards the distant hills or towards the sea. About this subject, the pavilions we have made give the possibility to sit in real "outdoor living rooms", since we have made a large tent that protects a large wooden terrace where are arranged the swivel chairs, so allowing everyone to choose the orientation preferred, or to choose his neighbour or her neighbour to talk! In the park are also hosted groups of amateur painters who come to do some paintings to represent these new scenarios and new views of Nice! Obviously, we conceived the design of these new spaces, this new environment for all, without any form of discrimination or segregation. 4 / Criteria for planning and sustainable management Nice has a network of separate water that allows you to manage the irrigation system without using drinking water. This capability is essential for good maintenance of gardens located in a Mediterranean climate, subjected to long periods of drought. Obviously, all the sources of water are recycled. As for the vegetation, it was conducted an important research to identify the most suitable species to represent the vegetation of the 5 continents who are influenced by the Mediterranean climate and sub-tropical climate. More than 170 different species have been planted for a total of about 1000


per individuare le specie più idonee a rappresentare la vegetazione dei 5 continenti che sono influenzati dal clima mediterraneo e dal clima sub-tropicale. Sono state piantate più di 170 specie diverse per un totale di circa 1000 alberi. La maggior parte di essi proviene dalla Sicilia, e sono stati trasportati via mare, ottenendo in questo modo un notevole risparmio dei costi energetici di trasporto. Anche se ci troviamo nel dipartimento di Nizza-Costa Azzurra e nell’agglomerato urbano di Nizza, che è il committente del progetto, abbiamo sempre lavorato a stretto contatto con i servizi tecnici della città, che sono responsabili della manutenzione. Questa modo di lavorare coeso e cooperativo è per noi un punto fermo, anche

trees. Most of them come from Sicily, and were transported by sea, obtaining in this way a considerable saving of energy transport costs. Although we are in the department of Nice-Cote d’Azur and the urban agglomeration of Nice, which is the developer of the project, we have always worked closely with the technical services of the city, who are responsible for maintenance. This way of working, cohesive and cooperative, is our firm point, even if no one forces us by contract to take care of the project management. (Personally, I fought long to get the public service agreements in projects that take into account the time of the architectural evolution of the landscape and will follow their transformation over the time).


Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN se nessuno ci impone per contratto di occuparci della gestione del progetto. (Personalmente, mi sono battuto a lungo per ottenere dei contratti di manutenzione pubblica nei progetti che tengano conto del tempo di evoluzione dell’architettura del paesaggio e ne seguano la loro trasformazione del tempo). Recentemente, la città ha proposto di affidarmi un contratto poliennale per poter seguire la manutenzione del parco, in modo da garantire la coerenza e l’omogeneità di adattamento delle specie in rapporto alla trasformazione nel tempo dell’architettura del paesaggio. Vale la pena sottolineare che le maggiori implementazioni apportate allo sviluppo sostenibile della città, riguardano la "felicità" dei suoi abitanti, per aver ricevuto in dono un nuovo paesaggio urbano. A Nizza, città tanto privilegiata per il suo contesto, ci si è resi conto, al di fuori di tale contesto, che il mare e la spiaggia non esauriscono tutte le pratiche paesaggistiche di una città. La spiaggia è uno spazio "duro", difficile, la Promenade des Anglais, nonostante che sia un luogo eccezionale, è spesso colpito da un sole accecante ed è un luogo ventoso. Un giardino, invece, offre tranquillità e dolcezza, un piacevole refrigerio, luoghi di ombre, profumi... Tutta questa sensualità, che ci dà il piacere di essere al di fuori, di poter approfittare di un momento sereno. 86

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Recently, the city has proposed to entrust a multi-year contract in order to follow the maintenance of the park, in order to ensure the coherence and homogeneity of adaptation of species in relation to the transformation of architecture in the time of the landscape. It is worth emphasizing that the major implementations made to the sustainable development of the city, affecting the "happiness" of the people, for having received the gift of a new urban landscape. In Nice, the city much privileged for its context, we have realized, outside of this context, that the sea and the beach do not exhaust all the landscaping practices of a city. The beach is a "hard space", difficult, the Promenade des Anglais, despite it being an exceptional place, is often hit by a blinding sun and it is a windy place. A garden, instead, offers tranquillity and sweetness, a pleasant refreshment, places of shadows, scents... All this sensuality, which gives us the pleasure of being outside, to take advantage of a serene moment. Without any doubt this is the great vocation of these new large green areas in the heart of the city. They must make us rediscover this new face of the city, friendly, welcoming, which must be the essential vocation of the landscape. Today, we must be able to associate these landscaped areas with


Senza alcun dubbio è questa la grande vocazione di queste nuove grandi aree verdi nel cuore della città. Essi devono farci riscoprire questa nuova faccia della città, amichevole, accogliente, che deve essere la vocazione essenziale del paesaggio. Oggi, bisogna saper associare questi spazi paesaggistici con pratiche contemporanee, con attività ed eventi; in altre parole bisogna saper rendere "compatibili" degli spazi di serenità con dei luoghi dinamici e attivi e rendere possibile la trasformazione ibrida dell’uno nell’altro. Ed è questo il vero significato dello sviluppo sostenibile, quando la gente che vive nella città può godersi il paesaggio senza dover prendere l’auto o aereo! Questa è anche una fonte di risparmio di CO2! E inoltre, dimostra in che cosa consiste la bellezza della natura e quale sia il motivo per il quale essa chiede di essere rispettata.

contemporary practices, with activities and events; in other words, we must know how to make it "compatible" with serene spaces with dynamic and active places and to make possible the transformation of one hybrid in the other. And this is the true meaning of sustainable development, when people living in the city can enjoy the scenery without having to take the car or plane! This is also a source of CO2 savings! It also shows what constitutes the beauty of nature and what the reason for which it demands to be respected. 5 / Innovative solutions We have conducted research on vegetation because we wanted to re-enacting the "garden of acclimatization" (in this regard, we wish to say that we are sorry that many designers are content to "put the trees" just to make "green structures"; all this is very sad!). For our part, we have tried 2016

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5 / Soluzioni innovatrici Abbiamo svolto delle ricerche sulla vegetazione perché noi abbiamo voluto riattualizzare il "giardino d'acclimatazione" (a questo riguardo, ci preme dire che ci dispiace che molti progettisti si accontentino di "mettere degli alberi" tanto per fare delle "strutture verdi"; tutto ciò, è assai triste!). Per quanto ci riguarda, abbiamo provato ad utilizzare la "tecnologia" contemporanea e le sue applicazioni (flash-codes). In questo modo, i visitatori del parco possono far lampeggiare dei piccoli codici inseriti su delle piccole installazioni davanti a ciascun albero, e ritrovarsi collegati ad

using "technology" and its contemporary applications (flash-codes). In this way, visitors to the park may now flash small codes placed on small installations in front of each tree, and find themselves connected to a web site (virtual site) that best describes the tree in question, its range of diffusion and growth, large landscape systems where it is located. With the use of this technology we invite the visitor to travel through five continents, because we are convinced that the tree is the most beautiful object "poetic" that we can find in our cities. We must strive to rediscover all the


un sito web (sito virtuale) che descrive meglio l’albero in questione, il suo areale di diffusione e di crescita, i grandi sistemi paesaggistici dove lo si trova. Con l’uso di questa tecnologia noi invitiamo il visitatore a viaggiare attraverso cinque continenti, perché siamo convinti che l’albero sia il più bell’oggetto "poetico" che possiamo trovare nelle nostre città. Dobbiamo impegnarci a far riscoprire a tutti gli abitanti della città moderna, tutta la poesia che possiede in sé un albero oppure una pianta. Per fare questo, bisogna dare ai visitatori delle "chiavi", che, nel nostro caso, sono costituiti da questi codici flash, che sono stati messi a punto da Leo Pena. Una originalità di questo progetto è il mix realizzato nell’associare manti di erba naturale con erba artificiale; prati praticabili in pavimenti sportivi, pavimenti misti, pavimentazione erbose, etc. Un’altra originalità, è quella raggiunta nello sperimentare tecniche dell’ingegneria civile nella sistemazione dei terreni, poiché quasi tutto il giardino è sistemato su un’unica placca. In effetti il terreno naturale è quello della città, mentre il suolo "artificiale"

inhabitants of modern cities, all the poetry that possesses in itself a tree or a plant. To do this, we need to give visitors the "keys", which, in our case, are made up of these flash codes, which were developed by Leo Pena. The originality of this project is the mix made in associating mantles of natural/artificial turf grass; meadows practicable in sports floors, mixed floors, grassy pavement, etc. Another originality, is that achieved in experiencing civil engineering techniques in the settlement of land, because almost all of the garden is arranged on a single plate. In fact, the natural terrain is the one of the city, while the "artificial" soil is that of the garden and we have made sure that all the levels of the garden were "naturally" linked to the level of the city! To achieve this goal, it was necessary to obtain the maximum possible continuity and make smooth to the maximum degree possible the levelling surface, so as to make the connections and the practicability more smooth as possible.


Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN

è quello del giardino e noi abbiamo fatto in modo che tutti i livelli del giardino fossero "naturalmente" collegati al livello della città! Per raggiungere questo obiettivo, bisognava avere la massima continuità possibile e rendere liscia al massimo grado possibile la superficie di livellamento, in modo da rendere i collegamenti e la praticabilità la più agevole possibile. Un altro obiettivo del progetto e stato quello di risolvere la contraddizione tra lo spazio che collega la città e la chiusura dei giardini in esso collocati. I grandi portali di sei metri di larghezza possono aprirsi interamente fino a più di 30 metri. I vantaggi che si ricavano dall’idea di parco pubblico chiuso permetterebbero una più sofisticata elaborazione di ricerca sulla struttura della vegetazione, offrendo maggiore varietà e ricchezza, ma anche maggiore fragilità nello scongiurare il pericolo di separazione e distacco del Parco dal cuore della città. Per questi motivi l’idea di avere dei grandi portali di chiusura permette di risolvere questa inaccettabile contraddizione. 90

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Another objective of the project was to solve the contradiction between the space that links the city and the closure of the gardens placed in it. The big portals of six meters wide can open up entirely up to over 30 meters. The benefits that are derived from the idea of closed public park would allow a more sophisticated search process on the structure of the vegetation, offering more variety and richness, but also more fragile in averting the danger of separation and detachment of the park from the city. For these reasons the idea of having the great closing portals allows to solve this unacceptable contradiction.


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“Acquaticità gondolare” - Venezia / “Gondolar Aquaticity” - Venezia - Flavia Veronesi

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Turismo (In)sostenibile - Acropoli, Atene / (Un)sustainable Tourism - Acropoli, Atene - Federica Simone

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Risvegli - Sthalasayaba Prumal Temple, Mahabalipuram / Awakenings, Sthalasayaba Prumal Temple - Mahabalipuram - Flavia Veronesi

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"Specchio delle mie brame" - Las Vegas / "Mirror, mirror on the wall� - Las Vegas - Federica Simone

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Sette lezioni sul Paesaggio John Dixon Hunt


AUTHOR: Enrico Falqui

NIPmagazine Head editor. Director of Landscape Architecture’s Lab and full time professor charged of International Activities by Research Doctorate of DIDA, Univ. of Florence, is member of UNISCAPE. From 2010, he leads publishing series Bording Landscapes by ETS, Pisa.

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Giardini hanno un significato? Che cosa ci succede quando scopriamo il luogo di un giardino? Quale significato "inespresso" gli attribuiamo in questo primo incontro? E, infine, quando descriviamo l’esperienza che abbiamo fatto in questo luogo ad altre persone, quale significato "espresso" (meaning) comunichiamo? Queste domande sul "significato" del Giardino ("il margine che svanisce") sono il preludio di una straordinaria lezione sul "pensiero paesaggistico" che John Dixon Hunt articola in sei deliziosi capitoli. In questo prezioso libro, l’Autore interpella la nostra comprensione intellettuale ed estetica sui giardini e paesaggi progettati, richiamando alla memoria la definizione simbolica e filosofica che Pierre Grimal, storico francese, aveva attribuito al Giardino: «[…] luogo deputato dell’incontro tra Natura e Artificio, il Giardino è il filtro simbolico insostituibile attraverso il quale gli uomini

AUTORE: Enrico Falqui

Direttore Responsabile NIPmagazine. Direttore del Lab di Architettura del Paesaggio e responsabile delle relazioni internazionali del Dottorato di ricerca del DIDA, Univ. di Firenze, è membro di UNISCAPE. Dirige dal 2010 la collana editoriale Paesaggi di confine, ETS, Pisa.

hanno sempre cercato di configurare il loro stesso rapporto con la Natura»1. Dixon Hunt va dritto al messaggio che vuole affidare ad una nostra più evoluta riflessione, «[…] noi abbiamo bisogno di capire meglio ed in maniera più specifica quello di cui parliamo, quando discutiamo di giardini, di piazze». L’Autore afferma che uno dei modi per far attribuire un significato nuovo al giardino da parte dei visitatori che ne frequentano il luogo dopo la sua realizzazione, possa essere quello di adattare la teoria della "percezione cognitiva" di un testo letterario a quella della "percezione sensoriale" del palinsesto paesaggistico. Come nel racconto proposto da Italo Calvino nelle Città invisibili che rimane "uno spazio aperto" a disposizione del lettore, in modo analogo deve essere percepito il Giardino-paesaggio, divenuto tale attraverso il Progetto immaginato dal "pensiero paesaggistico" di Hunt. Così come l’Architettura

utilizzata per costruire le diverse "città invisibili" da parte di Calvino, riflette la crisi del racconto orale, come costruzione di verità e di storia, nello stesso modo, il racconto che il Giardino-Paesaggio narra, si fa interprete di una verità multipla, parallela, segmentata e contraddittoria, composta consapevolmente da tutte le interpretazioni possibili: «[…] un buon giardino è aperto a molti livelli». Dixon Hunt ci spiega (ne La ricezione del visivo) che questo nuovo approccio, produce un allargamento della capacità mentali, da parte dei visitatori, permettendo loro di percepire nuovi e più profondi significati insiti nel GiardinoPaesaggio. Il paesaggio che gli sta a cuore è un’espressione di "paesaggio grammaticale" dove la grammatica è complessa e non soltanto connessa al linguaggio verbale. Infatti, i progetti si rivolgono alle capacità espressive della mente umana, che sono sia di tipo visivo

1 Grimal P., L’Art des Jardins, puf ed., Paris, 1974 2016

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o Gardens have a meaning? What happens to us when we discover the place of a garden? What "unspoken" significance we attribute this first meeting? And finally, when we describe the experience we had in this place to other people, what "expressed" meaning we communicate? These questions about the "meaning" of the Garden ("the margin fading") are the prelude to an extraordinary lesson on "Landscaper thought" that John Dixon Hunt divided into six delicious chapters. In this precious book, the author challenges our intellectual and aesthetic understanding of gardens and designed landscapes, recalling the symbolic and philosophical definition that Pierre Grimal, French historian, attributed to the Garden: «[…] designated meeting place between Nature and Artifice, the Garden is the irreplaceable symbolic filter through which men have always tried to set up their own relationship with Nature»1. Dixon Hunt goes straight to the message he wants to entrust to our most advanced thinking, «[…] we need to better understand and more specifically what we talk about when we discuss about gardens, squares». The Author states that one of the ways to give a new meaning to the garden from visitors who frequent the place after its completion, would be to adapt the theory of "cognitive perception" of a literary text with that of "sensory perception" of the landscape palimpsest.

As proposed in the story by Italo Calvino in Invisible Cities that remains "an open space" available to the player, in the same way it must be perceived the Garden-landscape, become such through the imagined project by the "landscaper thought" of Hunt. As well as architecture used to build the different "invisible cities" by Calvino, reflects the crisis of storytelling, as the construction of truth and history, in the same way, the story that the Gardenlandscape tells, makes itself interpreter of a multiple truth, parallel, segmented and contradictory, made consciously by all possible interpretations: «[...] a good garden is open on many levels». Dixon Hunt explains (in The reception of the figurative) that this new approach, widens the mental ability, of visitors, allowing them to perceive new and deeper meanings inherent in the Garden-Landscape. The landscape that is close to his heart is an expression of "grammatical landscape" where the grammar is complex and not only related to verbal language. In fact, the projects are turning to the expressive power of the human mind, which are both visual than verbal; for this reason, projects are more likely to use present resources in the human being. Many contemporary designers, says Dixon Hunt, seem to forget it, while a Master of the landscape, which Bernard Lassus is, when presented the renovation project of the Tuileries Gardens, was able to

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read the desire for "change" inherent in the mind of a modern visitor to the place. The genuine admiration that Dixon Hunt feels for Bernard Lassus was born from the absolute awareness that the Tuileries gardens while being «a palimpsest of previous gardens, an archaeological imagination difficult to grasp», are handled by the french landscaper with art and wisdom allowing to make real that imaginary idea, through a project (not built) confirming to the Tuileries gardens the "role" of public garden, offering itself to the visitor through a design that transfers on multi-levels the use of space (terraces), inserting into each layer a prior landscaping organization model (Mollet, Le Notre ...). In this chapter, Poetry and Prose in the theory and practice of landscape by Bernard Lassus, he reveals that his real interest, as a critic and as a historian, is to see how we respond to the landscape project, as we understand the places and what it means for each of us an understanding of the same and, from all this, how we learn to respond to various modifications of places made by the projects. The landscaped thought of Dixon Hunt, through the pages of this book, overlaps with established reading and aesthetic and cognitive interpretation of landscape another innovative and modern interpretation that "de-structure" the traditional narrative, breaking it down


che di tipo verbale; proprio per questo motivo, i progetti hanno maggiori possibilità di utilizzare risorse presenti nell’essere umano. Molti progettisti contemporanei, dice Dixon Hunt, sembrano dimenticarsene, mentre un Maestro del paesaggio, quale è Bernard Lassus, quando presentò il progetto di rinnovo dei Giardini delle Tuileries, seppe leggere il desiderio di "cambiamento" insito nella mente di un frequentatore moderno di quel luogo. L’ammirazione genuina che Dixon Hunt prova verso Bernard Lassus nasce dalla consapevolezza assoluta che le Tuileries pur essendo «un palinsesto di giardini precedenti, un’immaginazione archeologica difficile da afferrare», vengono manipolati dal paesaggista francese con arte e saggezza permettendo di rendere reale quell’idea immaginaria, attraverso un progetto (non realizzato) che confermando alle Tuileries il "ruolo" di giardino pubblico, si offre al visitatore attraverso un disegno che trasferisce su più livelli l’uso dello spazio (terrazze), inserendo dentro

ciascun livello un modello di organizzazione paesaggistica antecedente (Mollet, Le Notre…). In questo capitolo, Poesia e Prosa nella teoria e Pratica di paesaggio di Bernard Lassus, Dixon Hunt ci rivela che il suo vero interesse, come critico e come storico, è quello di vedere come noi rispondiamo al progetto di paesaggio, come noi interpretiamo i luoghi e che cosa significhi per ciascuno di noi la comprensione degli stessi e, da tutto ciò, come impariamo a rispondere alle varie modificazioni dei luoghi da parte dei progetti. Il pensiero paesaggistico di Dixon Hunt, attraverso le pagine di questo libro, sovrappone alla consolidata lettura ed interpretazione estetica e cognitiva del Paesaggio un’altra innovativa e moderna lettura che "de-struttura" il racconto tradizionale , scomponendolo in un mosaico di percezioni sensoriali, cognitive, emozionali e immaginifiche di tale varietà ed unicità capace di ricondurlo esclusivamente all’"esperienza" ripetuta ed eventualmente condivisa con altri,

John Dixon Hunt Sette lezioni sul Paesaggio

Autore / Authors: John Dixon Hunt

dell’individuo che cammina contemporaneamente, "dentro" la realtà fisica del giardino-paesaggio, e "fuori", nell’immaginazione e proiezione creativa di ciascun individuo, in rapporto al tempo e allo spazio. Per questi motivi, "l’After-life dei Giardini" ed il "Genius Loci rivisitato" costituiscono due importanti "verifiche" della qualità del processo progettuale messo in cantiere dall’Architettopaesaggista. Dixon Hunt non ha la presunzione di formulare una propria "teoria" sull’Arte di costruire Giardini o sui vari concept necessari a favorire lo sviluppo nel tempo del Progetto di paesaggio; egli ha, tuttavia, chiaro che «i giardini più importanti sono così vecchi per cui la loro afterlife è enormemente più vasta della loro vita coincidente con il loro inizio» e che «il valore di un qualunque progetto storico di paesaggio, risiede nella capacità di sottoporsi a molteplici cambiamenti nelle differenti generazioni e di come questi continuano ad attrarre

Editore / Publisher: © Libria - Melfi (Italia) www.librianet.it Prima Edizione / First Publication: Settembre 2012 / September 2012

N°pag / N°pag: 207 - 12x17 cm

Disegni / Drawings: Valerio Morabito

Prezzo / Price: 16€

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Disegno pag.154: Giardini cinesi, Valerio Morabito Disegno pag.155: Painshill Park, Cobham Sarrey, Inghilterra, Valerio Morabito / Disegno pag.154: Giardini cinesi, Valerio Morabito Disegno pag.155: Painshill Park, Cobham Sarrey, Inghilterra, Valerio Morabito

into a mosaic of sensory, cognitive, emotional and imaginative perceptions of that variety and uniqueness able to bring it back only to repeated "expereince" and possibly shared with others, of the individual who walks the same time, "inside" the physical reality of the gardenlandscape, and "outside", in the imagination and creative projection of each individual, in relation to time and space. For these reasons, "the after-life of the Gardens" and the "revisited Genius Loci" are two important "tests" of the quality design process put in the pipeline by the architect-landscaper. Dixon Hunt does not presume to formulate his own "theory" on the Art of building Gardens or on the various concepts necessary to promote the development over time of the Landscape Project; He has, however, clear that «the most important gardens are so old that their after-life is vastly larger in their lives the same as their beginning» and that «the value of any historical landscape project, lies in the ability to undergo multiple changes in different 100

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generations and how they continue to attract and still implement our imagination». Dixon Hunt, with this important essay, without even having been awared, move forward along the Italian scientific and cultural debate on the much debated issue of "places of identity", understood by some as "invariant or immutable roots" of the sense of belonging of a community, transferring the role of the Project (as a decisive factor in the action of transformation and regeneration of places) "outside" of the "capably" logic of planning and Landscape and outside an "intangible" conception of sites of historical and artistic value, giving the individual and the Community it belongs a "central" role parallel to that of the designer. Nowadays are very few the occasions in which, who writes a review of a book, is concerned to recommend its reading; but, in the case of Seven lessons on the Landscape, what is required to report to our readers is the fact that the book of John Dixon Hunt can be very helpful, both during the

university education period and during the exercise of the professional landscaper. In this second case, the professional landscaper can find, over time, new interpretations on the various possibilities to build or modify a design approach, drawing inspiration from the artistic, literary and emotional "… rules..." of the landscape thought of the Author, to reach a higher design quality. Valerio Morabito, author of the translation and introduction to the text, suggests one, starting, for example, from the core idea of "landscape understood as the essence of movement".


ed implementare ancora la nostra immaginazione». Dixon Hunt, con questo importante saggio, senza ancora esserne stato messo a conoscenza, sposta in avanti il lungo dibattito culturale e scientifico italiano sul tanto discusso tema dei "luoghi identitari", intesi da qualcuno come "radici invarianti e immutabili" del senso di appartenenza di una Comunità, trasferendo il ruolo del Progetto (come fattore decisivo nell’azione di trasformazione e rigenerazione dei luoghi) "al di fuori" della logica "vincolistica" della pianificazione del Paesaggio e al di fuori di una concezione "intangibile" dei luoghi di valore

storico e artistico, dando all’individuo e alle Comunità cui esso appartiene un ruolo "centrale" e parallelo a quello del progettista. Sono ormai poche le occasioni nelle quali, chi scrive una recensione di un libro, si preoccupa di raccomandarne la lettura; ma, nel caso di Sette lezioni sul Paesaggio, ciò che occorre segnalare ai nostri lettori è il fatto che il libro di John Dixon Hunt può rivelarsi molto utile, sia durante il periodo di formazione universitaria sia durante l’esercizio professionale del paesaggista. In questo secondo caso il paesaggista professionista può scoprire, nel tempo,

nuove interpretazioni sulle varie possibilità di costruire o modificare un approccio progettuale, ispirandosi alle "… regole..." artistiche, letterarie ed emozionali del pensiero paesaggista dell’Autore, per raggiungere una più elevata qualità progettuale. Valerio Morabito, autore della traduzione e di un’accurata introduzione al testo, ne suggerisce uno, partendo, ad esempio, dall’idea guida del "paesaggio inteso come essenza stessa del movimento".

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