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Andrea Doria: tra contrasto alla pirateria e cooperazione internazionale
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A destra: 6 agosto 2014, il cacciatorpediniere Andrea Doria in navigazione nelle acque del Golfo di Aden al tramonto. (foto Tommaso Carlino) A sinistra, dall’alto verso il basso: 2 settembre 2014, il capitano di vascello Gianfranco Annunziata illustra la plancia dell’unità al suo comando ad alcuni membri dell’equipaggio dell’unità giapponese Takanami in visita a bordo del Doria; al centro, 10 agosto 2014, un peschereccio d’altura è affiancato dal gommone a chiglia rigida con a bordo il team ispettivo di nave Doria; in basso: il comandante controlla le operazioni dall’aletta di plancia. (foto Tommaso Carlino)
ATALANTA è l'operazione navale condotta dall’Unione Europea per prevenire e reprimere gli atti di pirateria marittima lungo le coste della Somalia a sostegno delle Risoluzioni 1814, 1816, 1838, 1846 e 1851 adottate nel 2008 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il mandato dell’operazione consiste nel proteggere le navi mercantili che transitano al largo delle coste somale, e sono dunque soggette al rischio di atti di pirateria marittima, scortando inoltre le navi mercantili del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (World Food Programme), incaricate di consegnare aiuti alimentari in Somalia. Le navi sotto egida dell’Unione Europea operano in una zona di mare che comprende il Golfo di Aden, le acque antistanti il Corno d'Africa e il tratto di Oceano Indiano occidentale fino alle Isole Seychelles.
di Davide Galli
L’impegno del cacciatorpediniere Andrea Doria da flagship dell’operazione Atalanta, avviato il 6 agosto scorso, ha visto alternare lunghe fasi di navigazione, caratterizzate da attività operativa e addestrativa nonchè di cooperazione internazionale, a brevi soste in porto, preva-
lentemente dedicate alla “diplomazia navale”, con l’incontro di autorità locali e rappresentanti diplomatici nazionali, oltre alle questioni di tipo logistico. Nelle acque del Golfo di Aden e dell’Oceano indiano occidentale l’unità ha condotto la missione primaria di contrasto del fenomeno della pirateria proteggendo il traffico mercantile in transito all’interno dell’IRTC (International Recommended Transit Corridor), mantenendo costantemente aggiornata la maritimesituational awareness nell’area ed effettuando vari friendly approach (approcci ad imbarcazioni che transitano nell’area di operazioni) al fine di acquisire informazioni utili sulle possibili attività di pirateria. L’attività in mare ha permesso anche di sfruttare alcune significative opportunità di cooperazione con le unità navali appartenenti alle altre Task Force dislocate nella stessa area di operazione. In questo ambito Nave Doria già a fine agosto ha svolto una prima attività congiunta con la nave della Marina australiana Toowoomba, appartenente alla Task Force 150, con esercitazioni volte a testare la capacità di integrazione tra marine differenti. Il mese di settembre ha visto intensificarsi le interazioni con unità di altre marine, a cominciare dall’unità giapponese Takanami, flagship del Japanese Escort Task Group (di scorta ai mercantili nazionali in transito nell’area ed inserito nelle Combined Maritime Forces della Task Force 151) con cui è stata anche pianificata un’esercitazione in mare. èstata poi la volta della fregata francese Courbet, con cui il 15 settembre è stata effettuata attività addestrativa approfittando del transito di quest’ultima verso Gibuti, mentre alcuni giorni più tardi è stato il turno di un’unità sudcoreana, Munmu The Great, con visite reciproche e scambio di personale tramite elicottero. Queste opportunità di cooperazione contribuiscono sensibilmente a rafforzare i legami tra le Marine che operano in queste acque con
un obiettivo comune - contrastare il fenomeno della pirateria marittima, - ma rappresentano al contempo una vera e propria funzione strategica che giova indirettamente anche alle altre capacità dello strumento aeronavale e più in generale alla Marina stessa. n