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Operazione Polluce: recuperato il “Tesoro dell’Elba”

Il Gruppo Operativo Subacquei della Marina riporta alla luce l’ultima parte del prezioso carico del piroscafo Polluce

di Giovanna Scotton

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Monete d’argento, ad oltre 100 metri di profondità. Sono “colonnati spagnoli” da 8 reali e recano l’effige del Re di Spagna Carlo IV. Coniati nel 1789, giacciono da 173 anni in un’ansa del relitto del piroscafo Polluce, affondato il 17 giugno 1841, al largo delle coste meridionali dell’Isola d’Elba. A trovarli, sono i palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del COMSUBIN che, a bordo di Nave Anteo, hanno condotto l’operazione di recupero dei preziosi a sud di Porto Azzurro, lo scorso 25 settembre, in collaborazione con il Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, a bordo di Nave Anteo. E’ l’ultima parte del leggendario tesoro, inabissatosi in meno di un’ora a bordo del piroscafo, uno dei primissimi, costruito in Francia e acquistato dal geniale armatore genovese, Raffaele Rubattino, che ottenne dal Regno di Sardegna la concessione del trasporto postale nella tratta Marsiglia-Genova-Napoli. Un tesoro che, nel proprio valore patrimoniale, custodisce un pezzo fondamentale della storia del nostro Paese che si avviava, in quegli anni, alle rivoluzioni del Risorgimento, fino all’unità d’Italia, nel 1861. E i piroscafi, in qualche modo, ne preannunciarono i venti di cambiamento: i loro motori propulsivi, infatti, furono una vera e propria “rivoluzione dei mari” perché prima di essi, esisteva solo la vela. Un recupero emozionante dunque, condotto grazie alla sofisticata tecnologia di Pegaso, il nuovissimo ROV (Remoted Operative Vehicle), dotato di telecamere ad alta definizione e sonar di ultima generazione, che può raggiungere i 2.000 metri di profondità. Ma il cuore di Pegaso è quello degli specialisti del GOS che, dalla centrale di controllo a bordo della nave, danno vita al robot, muovendo con cautela e delicatezza le dita metalliche attaccate a potenti bracci meccanici, riportando alla luce i preziosi dischetti incrostati dalla salsedine, come perle nelle ostriche. “Un’operazione che esprime la grande flessibilità dei reparti subacquei della Marina” spiega il Contrammiraglio Francesco Chionna, al vertice del Comando Operativo Subacquei e Incursori “Teseo Tesei”. Una professionalità che estende l’addestramento specialistico militare ad attività che coinvolgono gli

Nave Anteo: "duale" per vocazione, dall'assistenza ai sommergibili alla tutela di arte, cultura e ambiente.

interessi dell’intera collettività, dalla sicurezza della popolazione civile alla tutela ambientale, dalla ricerca scientifica alla tutela del patrimonio culturale del Paese. “Una collaborazione proficua, quella tra il MIBACT e la Marina, nata nel 2003, grazie al progetto Archeomar” – spiega l’archeologa Pamela Gambogi, coordinatrice per la Soprintendenza dei Beni Culturali della Toscana dell’Operazione Polluce. “Il valore aggiunto di questa alleanza – spiega l’archeologa – risiede senza dubbio nella specializzazione professionale unica dei palombari della Marina e nell’utilizzo di strumentazioni all’avanguardia, ma anche nel controllo istituzionale sempre più fruttuoso - sulla tutela di un patrimonio culturale, il nostro, davvero immenso e pregiato”. n

A destra dall’alto: Pegaso, R.O.V. di ultima generazione che opera fino a 2000 metri di profondità; al centro: l'ecoscandaglio di Pegaso al lavoro sul relitto; accanto: i "Colonnati Spagnoli" recuperati dal Polluce.

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