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(And Then There Where None, Attwn
E poi non rimase nessuno (And Then There Where None, Attwn)
La chiave per trovare la pace è a portata di mano
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Il ti tolo del celeberrimo romanzo giallo di Agatha Christi e (noto anche come Dieci piccoli Indiani) è stato mutuato da un’associazione pro life davvero speciale. Molti conoscono e hanno visto il fi lm Unplanned, la storia di Abby Johnson, ex dirett rice di una clinica Planned Parenthood, che si è converti ta e ha avuto il coraggio e la forza di abbandonare una carriera oltremodo redditi zia per dedicarsi alla difesa della vita. Non molti sanno che la Johnson ha
fondato And Then There Were None (Att wn), un’organizzazione no profi t la cui mission è aiutare chi lavora nelle cliniche aborti ste a
dare le dimissioni. Da sett e anni, da quando è uscito il libro testi monianza di Abby Johnson (Unplanned, da cui è stata tratt a la sceneggiatura del fi lm), Att wn ha aiutato più di 550 persone più di 550 persone a cambiare vita, a cambiare vita, accompagnandole nel loro cammino verso la guarigione. Come conseguenza dirett a di queste conversioni diverse cliniche aborti ste sono state defi niti vamente chiuse.
Gli ex dipendenti di queste strutt ure sono gli strumenti più effi caci (e temuti ) per mett ere in crisi l’industria dell’aborto.
L’associazione off re sostegno fi nanziario temporaneo, assistenza legale, aiuto per trovare un nuovo lavoro e - non ulti mo - assistenza psicologica emoti va e spirituale: la sindrome post aborto (in parti colare il disturbo post traumati co da stress), infatti , colpisce anche gli operatori sanitari che uccidono o assistono all’uccisione di bambini innocenti . Questa è una lett era che Abby Johnson scrive loro.
«Ho iniziato a lavorare alla Planned Parenthood perché credevo di aiutare veramente le donne a fare la “scelta” migliore per la loro vita. Non credevo che l’aborto fosse una buona scelta, ma dal momento che era legale, ho pensato che dovesse essere una possibilità. E certamente meglio un aborto legale piutt osto che un aborto illegale. Pensavo che Planned Parenthood credesse davvero nel voler ridurre il numero di gravidanze involontarie; e quindi il numero di aborti . Pensavo che stavo facendo la cosa giusta. Ho difeso quello che stavo facendo. Ho creduto in quello che facevo. Ero una sostenitrice “della scelta.” Discutevo con la gente dall’altro lato della recinzione della clinica [i pro life, sidewalk counselors, NdR]. Ero pronta a discutere sul diritt o di aborti re con chiunque. Sostenevo Planned Parenthood. Sono stata “l’impiegata dell’anno”, nel 2008. Questa era la mia vita. Ho amato il mio lavoro. Ho amato le pazienti che abbiamo servito. Ho pensato che le stavo aiutando. Ho aiutato le donne? Certo. Ricordo molte delle donne che ho aiutato...la donna che non aveva avuto un esame in dieci anni, la donna che aveva bisogno di test perché il marito era stato infedele, la donna cui non era mai stato controllato il diabete, ma le è stato poi diagnosti cato e curato perché abbiamo fi nalmente eseguito il test. Ricordo tutt o di queste donne. Ricordo tutt e le loro storie. Le ho aiutate. Le ho aiutate a ricevere l’assistenza sanitaria di cui avevano bisogno, l’assistenza sanitaria che meritavano. Sai cos’altro ricordo? Ricordo il giorno in cui ho visto un bambino di 13 setti mane lott are per la sua vita durante un aborto. Ricordo i corpi dei bambini aborti ti mentre venivano ricomposti , braccia, gambe, testa. Ricordo che si vedeva se era un maschiett o o una femminuccia. Come ho fatt o a giusti fi care il mio lavoro per così tanto tempo? Come fai tu? Ho voluto credere davvero che stavo facendo la cosa giusta… la cosa giusta per le donne. Ma che dire di quei bambini? Che dire di quelle vite che contribuivo a stroncare? Non sono reali? Esistevano solo le donne e i loro diritti ? Ora ho imparato ciò che non capivo allora. Non è giusto neanche per le donne. L’aborto è qualcosa che colpisce molte persone. Colpisce la donna; ma colpisce anche l’uomo coinvolto, la famiglia intera, e naturalmente, il bambino che cresce nel grembo. Vedevo l’aborto come qualcosa di unilaterale... ora sono in grado di vederlo come un problema che colpisce più persone; più vite. Colpisce anche la tua vita lavorati va. Assisti a cose che danneggiano permanentemente la tua mente. Ti stai dicendo che vedi cose che non riuscirai mai a toglierti dalla testa. Sognerai il lavoro che fai e quello che vedi. Non passerà mai... Ma puoi guarire. La guarigione comincia
quando si fa il primo passo: lasciare quel
lavoro. So che è spaventoso. So che lì ci si può senti re al sicuro. So che i soldi sono un problema. Si può essere una madre single, o si può dipendere dall’assicurazione. Qualunque sia la ragione, però, c’è qualcosa di
meglio.
Devi avere fi ducia in te e sapere che sei migliore del lavoro che stai facendo ora. Nessuno da grande vuole lavorare in una clinica per aborti . Segui il tuo vero potenziale. Noi ti aiuti amo: www.aborti onworker.com»