NOZZE IN CITTÁ N. 2

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GUIDA AL MATRIMONIO IN PROVINCIA DI TRAPANI

NOZZE IN CITTÀ “Nozze in Città” - Periodico semestrale - Anno I / N. 2 - Distribuzione gratuita

UN MATRIMONIO PERFETTO

CHAPEAU Intervista alla modista Mattia Cipolla artista dei cappelli

DOLCI ARCHITETTURE La Wedding Cake tra innovazione e tradizione

STILE E SOLIDARIETÁ Bomboniere d’amore




ph. Piero Lazzari


NOZZE IN CITTÁ UN MATRIMONIO PERFETTO

Periodico Semestrale ANNO I - N° 2 MAGGIO 2011 Distribuzione gratuita DIRETTORE RESPONSABILE Stefania Martinez COLLABORATORI Fabio Pace Rosi Orlando Miriam Mesi Iolanda Frazzitta Catia Amantia Francesco Mione Antonello La Commare Anna Maria Inzerillo Silvia Ippaso CONSULENZA EDITORIALE Fabio Pace PHOTO EDITOR Piero Lazzari Archivio “Nozze in città” GRAFICA E IMPAGINAZIONE Carla Mineo PUBBLICITÀ In Progress di Carla Mineo & C. s.a.s. STAMPA Tipografia Teti s.r.l. - Napoli FOTO DI COPERTINA Piero Lazzari Redazione: Via Caserta, 5 - Casa Santa Erice (TP) Tel. 0923.593745 redazione@nozzeincitta.it Pubblicità: Tel. 0923.593745 pubblicita@nozzeincitta.it Edito da: In Progress di Carla Mineo & C. s.a.s Via Caserta, 5 - Casa Santa Erice (TP) Tribunale di Trapani Reg. n. 331 del 05/11/2010

EDITORIALE

Entusiasmo e soddisfazione. L’entusiasmo è quello che mettiamo nel fare il nostro lavoro, ciascuno per le proprie competenze. La soddisfazione l’abbiamo provata dopo la presentazione del primo numero di Nozze in Città. Tanti gli apprezzamenti per una rivista che, nella nostra provincia, è ancora unica nel suo genere e che ha lasciato sorpresi gli stessi inserzionisti che hanno acquistato i nostri spazi pubblicitari a “scatola chiusa”. Non possiamo che ringraziarli per la fiducia che ci hanno accordato, e che ci permette, oggi, di essere in edicola con il secondo numero. Voliamo bassi, comunque. Perché siamo un piccolo gruppo che sta cercando di ritagliarsi uno spazio nel mondo dell’editoria trapanese. ‘Nozze in Città’ è una rivista che ha come tema portante il matrimonio ma non ci occupiamo solo di abiti da sposa, bomboniere e wedding cake. All’interno della rivista troverete notizie curiose, suggerimenti su come apparecchiare bene una tavola seguendo il galateo, articoli di moda e di costume, le rubriche dei nostri esperti che cercheranno di darvi dei consigli ognuno per le proprie competenze. Soprattutto sarà nostra prerogativa ricercare nel nostro passato, e nel passato delle nostre città. Nel primo numero abbiamo ricostruito la storia delle sorelle Spezia e della loro sartoria facendo anche un parallelo, forse un po’ azzardato, con le sorelle Fontana. In questo numero vi proponiamo un articolo – intervista con una persona davvero speciale: “la cappellaia Mattia Cipolla”. Consentitemi di passare ora dall’impersonale ‘noi’ editoriale alla prima persona. È stato per me un “onore” intervistare la Signorina Cipolla che definisco un “artista dei cappelli”. Grazie a lei ho riscoperto il piacere, un po’ sopito in questi anni, di praticare il mestiere di giornalista, perché spesso si scade nel banale o si scrivono articoli senza anima o, peggio ancora, si lavora senza entusiasmo. Bene, sono stata fortunata perché grazie alla “cappellaia” ho ritrovato l’energia che mi mancava nel fare questo lavoro. Soprattutto ascoltarla è stata una lezione di vita perché la signorina Cipolla, che ha quasi 95 anni, ha una forza interiore e una voglia di vivere che oggi può essere un esempio per quanti smarriscono il “senso della vita”. Stefania Martinez

Chiuso in redazione venerdì 13 Maggio 2011

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Home Banking gratuito Carta di Credito Cooperativo 1° anno gratuita N. 2 Carte di Debito carta aggiuntiva a costo 0 Spese chiusura c/c 5,00 euro trimestrali Spese per operazione gratuite Tasso Dare 5% Tasso Avere - 0,75% del tasso di riferimento (BCE) Assicurazione 3,50 euro trimestrali

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Sede: PACECO Via Amendola, 11/13 Tel. 0923 402011 segreteria@bccpaceco.it

Agenzie: TRAPANI Piazza XXI Aprile Tel. 0923 593074

NAPOLA (Erice) Via Milano, 208 Tel. 0923 861334

RILIEVO (Trapani) Via Marsala, 211 Tel. 0923 864225

TABACCARO (Marsala) C.da Ranna, 394 Tel. 0923 996238


NOZZE IN CITTÁ

SOMMARIO

UN MATRIMONIO PERFETTO

www.nozzeincitta.it

I PREPARATIVI Rito misto e dispensa Paolina Pianificare con gusto

N

IO & TU

el nostro sito troverete

L’artista dei cappelli

spazio per soddisfare le

Come in una fiaba

vostre

curiosità

sul

Eleganti alla meta La cravatta dice tutto

mondo del matrimonio. Sezioni

Corrispondenza di amorosi sensi

speciali, rubriche, interviste a pro-

Proposte d’altri tempi

fessionisti e tante novità per voi. Un portale attraverso il quale potrete interagire con la redazione, porre domande ai nostri esperti,

REPORTAGE Il fascino della Nobiltà

BELLEZZA & C. Che uomo Dettagli che contano

chiedere chiarimenti ai nostri inser-

SALUTE & C.

zionisti. Nella community, potrete

In guerra contro il tempo

confrontarvi con altre coppie che, si

LA CERIMONIA

apprestano alle nozze, e dopo il

Architetture floreali Una bomboniera d’amore

grande evento, se vorrete, pubbli-

Dolce Barocco

care le immagini più significative del

Tonnara

vostro giorno più bello. Nell’area personale potrete, inoltre, stilare il calendario degli impegni per l’organizzazione del matrimonio.

Fast food, matrimonio low cost Aspettando il raggio verde Matrimonio tre sotto il par

LA CASA DEI SOGNI Dal progetto della realtà alla casa dei sogni Nel segno di Le Corbusier

LUNA DI MIELE Sulle orme di Goethe

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LE RUBRICHE La parola all’ Avvocato a cura di Iolanda Frazzitta

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Personal Economist a cura di Antonello La Commare

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Le quattro C a cura di Catia Amantia

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Felice…mente a cura di Anna Maria Inzerillo

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Stile & Stili a cura di Francesco Mione

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Curiosità in pillole

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I PREPARATIVI

UN MATRIMONIO PERFETTO

RITO MISTO E DISPENSA PAOLINA Stato e Chiesa quali sono le norme sui Matrimoni Misti. atrimonio in chiesa? E se uno dei due non è credente? La soluzione è il cosiddetto “rito misto” cioè l’unione tra una parte cattolica e una non cattolica, sia battezzata che non battezzata. Per i cristiani infatti il matrimonio misto, sul piano della diversità religiosa, non è impossibile. La celebrazione con “rito misto” avviene in chiesa, dove la parte non cattolica (per parlare solo di questa confessione) non parteciperà all’eucaristia e non pronuncerà le formule matrimoniali tipiche del matrimonio cattolico. Il Papa Paolo VI, il 31 marzo 1970, scrisse la “Matrimonia mixta”, cioè una lettera apostolica in forma di “motu proprio” in cui vengono impartite le norme sui matrimoni misti. Questa lettera è meglio conosciuta come la “Dispensa Paolina”. Oggi sono tre i riti che lo Stato italiano ha in comune con la chiesa cattolica: - quello religioso o concordatario, celebrato da un sacerdote che si occuperà anche di trascrivere l’atto nel registro di stato civile e che quindi avrà il duplice valore di sacramento e di atto civile; - quello civile, celebrato da un Ufficiale di stato civile; - quello per le coppie che vogliono celebrare il matrimonio con rito religioso non cattolico. La valutazione spetta solo ed esclusivamente ai futuri sposi senza intromissioni da parte di persone esterne, perché trattandosi di una scelta difficile è fondamentale conoscere le differenze tra i vari riti. Per la preparazione vi raccomandiamo di farvi aiutare dal parroco della vostra parrocchia che saprà consigliarvi anche sul disbrigo della documentazione necessaria. Tuttavia, indipendentemente dal rito scelto, lo Stato ita-

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liano impone alcune restrizioni per poter contrarre matrimonio. I requisiti sono: - Avere almeno 18 anni o 16 con un autorizzazione da parte del Tribunale dei Minori; - Assenza di malattie fisiche, mentali o deviazioni sessuali. Per tali cause il matrimonio può essere invalidato, se l’altra parte dimostra di non esserne a conoscenza; - La libertà di stato, perché non devono esserci vincoli da precedenti matrimoni; - La non appartenenza allo stesso sesso; - L’inesistenza di rapporti di parentela, affinità, adozione e affiliazione tra i contraenti il matrimonio. Inoltre, non può contrarre matrimonio la coppia formata da due persone di cui una è stata condannata per omicidio o per tentato omicidio del coniuge dell’altra parte; Infine, in caso di lutto vedovile o di divorzio, la donna deve rispettare 300 giorni dalla cessazione del precedente matrimonio per evitare dubbi sulla paternità di eventuali figli. Tuttavia questo termine non dovrà essere rispettato nei seguenti casi: - Matrimonio dichiarato nullo per impotenza di uno dei due coniugi; - Matrimonio non consumato; - Tre anni di effettiva separazione con il precedente coniuge. Il rito più diffuso è quello del matrimonio cattolico concordatario che ha una sua precisa istruttoria, come meglio spiega l’ufficio stampa della diocesi di Trapani cui abbiamo posto alcune domande sugli adempimenti prematrimoniali.


I PREPARATIVI

Chi istruisce la pratica matrimoniale? Per il matrimonio concordatario i nubendi devono recarsi dal proprio parroco per concordare l'istruttoria matrimoniale e per avere ulteriori chiarimenti. Quanto tempo è necessario per istruire la pratica? Almeno tre mesi Quali documenti sono necessari? - Certificato di battesimo uso matrimonio: da richiedere presso la chiesa in cui si è stati battezzati e non deve superare i sei mesi dall’emissione - Certificato di cresima: da richiedere nella parrocchia dove si è stati cresimati. Il certificato va richiesto nel caso in cui l'annotazione dell’avvenuta cresima non sia riportata nel certificato di battesimo. - Certificato di stato libero ecclesiastico: il documento è necessario qualora uno dei due sposi dimori o abbia dimorato, dopo il 16° anno di età, per più di un anno fuori dalla Diocesi. - La Prova testimoniale di Stato libero avviene mediante l’esame di due testi idonei. - Estratto per riassunto dell’atto di nascita - Certificato Contestuale: il certificato va richiesto all’Ufficio Anagrafico Comunale di residenza; esso comprende la residenza, la cittadinanza e lo stato libero. Cosa fare dopo aver prodotto la documentazione richiesta? Una volta che si è prodotta la documentazione ci si reca dal parroco per rispondere alle domande dell'esame dei nubendi. È un momento importante. E le pubblicazioni? Dove si fanno? Il parroco che istruisce la pratica matrimoniale farà le

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pubblicazioni canoniche in parrocchia, l’eventuale richiesta di pubblicazione nella parrocchia del/della fidanzato/a (qualora abbia la residenza anagrafica nel territorio di un'altra parrocchia) e la richiesta di pubblicazione all’Ufficiale dello stato civile del comune. È necessario che almeno uno dei due fidanzati abbia la residenza nel comune in cui è ubicata la parrocchia di riferimento dei fidanzati. Altrimenti sarà il parroco che istruisce la pratica a rivolgersi al parroco dove i fidanzati hanno la residenza anagrafica affinché questi chieda le pubblicazioni civili al comune. Una volta che le pubblicazioni canoniche e quelle civili sono state affisse il tempo necessario (otto giorni consecutivi, comprensivi di due giorni festivi) vengono portate al parroco dell'istruttoria matrimoniale al fine di riportane gli estremi nello stato dei documenti. Una volta che l’istruttoria è stata conclusa cosa bisogna fare? Concluso l’iter necessario i documenti vengono portati dai nubendi o dal parroco o da un suo incaricato, alla Curia vescovile per ricevere il nulla osta alla celebrazione e, qualora sia necessario, il nulla osta di trasferimento della celebrazione ad altra parrocchia. Una volta che i documenti sono stati controllati e vidimati dalla Curia, l’intera documentazione viene riportata al parroco che ha istruito la pratica. Se la parrocchia dove sarà celebrato il matrimonio è diversa dalla parrocchia dell’istruttoria matrimoniale la Curia consegnerà per essa anche una copia dello stato dei documenti e l’originale delle pubblicazioni civili. R.N.C.

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RUBRICA

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LA PAROLA ALL’AVVOCATO a cura di Iolanda Frazzitta Avv. Civilista

Diritti e doveri nel matrimonio Lettura ragionata dell’articolo 143 Nel matrimonio, con la pronuncia del fatidico “SI”, gli sposi assumono una serie di doveri, nei confronti l’uno dell’altro e della nuova famiglia, che trovano la loro fonte giuridica negli articoli del codice civile letti durante la celebrazione. Spesso gli sposi, presi dall’emozione del momento, non prestano però la dovuta attenzione alla lettura durante la cerimonia. Ritengo opportuno, quindi, fare una breve analisi dei diritti e dei doveri che impone la legge ai neo consorti. Il diritto fondamentale che scaturisce dal matrimonio è quello di uguaglianza dei coniugi: entrambi sono posti su una posizione di assoluta parità rispetto a tutto ciò che riguarda la vita familiare. Allo stesso modo si trovano vicendevolmente gravati da una serie di doveri. Deriva dal matrimonio – recita testualmente l’articolo 143 c.c. – il reciproco obbligo di fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Vediamo nel dettaglio qual è il contenuto effettivo di ciascuno di questi obblighi. La fedeltà reciproca costituisce il cardine di una unione coniugale duratura. Comunemente, si ritiene che la violazione di tale dovere si concretizzi nell'intrattenere relazioni sessuali al di fuori della coppia, sottraendosi alla dedizione esclusiva, fisica e spirituale, in favore del proprio coniuge. Questa originaria impostazione è stata oggetto di revisione attraverso l’opera interpretativa della Corte di Cassazione che, in alcune pronunce, ha esteso l’ambito del dovere di fedeltà, fino a sanzionare fatti e comportamenti che non si estrinsecano in attività sessuali con un terzo. In una nota sentenza (cass. civ. 18/9/97 n.9287) la Suprema Corte ha, infatti, espressamente statuito che il dovere di fedeltà consiste nell'impegno, ricadente su ciascun coniuge, “di non tradire la fiducia reciproca… e non deve essere inteso soltanto come astensione da relazioni sessuali extraconiugali”. E si è spinta anche oltre ritenendo ammissibile l’addebito della separazione al coniuge infedele che, pur non avendo commesso adulterio, ed in considerazione dell’ambiente in cui i coniugi vivevano, avesse comunque offeso irreparabilmente l’onore e la dignità dell’altro co6

niuge. Va peraltro chiarito che il dovere di fedeltà può essere oggetto di intesa da parte dei coniugi, i quali ben possono disciplinarne il contenuto, senza tuttavia ignorare che esiste un certo minimo inderogabile a cui non possono sottrarsi. In altre parole un coniuge non potrebbe certamente opporre la preventiva accettazione dell'altro per legittimare la propria dedizione, spirituale e materiale, nei confronti di un terzo, poiché questo accordo sarebbe totalmente privo di alcun effetto giuridico. Buon senso in questo caso è d’obbligo! Altro obbligo è quello di reciproca assistenza morale e materiale. Gli sposi si impegnano cioè a vivere insieme venendosi reciprocamente incontro nelle necessità ed indirizzando unitariamente la loro vita di coppia. Ecco quindi che l’obbligo di assistenza va ben oltre il prestare gli alimenti al consorte “bisognoso”: è il rispetto della personalità e delle esigenze dell’altro che consiste anche nel sostegno al proprio compagno nell’affrontare le difficoltà e gli imprevisti che la vita gli pone innanzi. Ed è un impegno che gli sposi assumono reciprocamente rispetto all’altro, anche se a volte si è portati a dimenticarlo! I coniugi si impegnano poi a collaborare alla gestione familiare con il proprio contributo al lavoro anche domestico ed al sostentamento e all’istruzione dei figli. Questi doveri nascono dalla convivenza familiare e ad essa sono strettamente collegati, tant’è che se viene meno la vita in comune, per allontanamento dalla casa familiare senza giusta causa, cessa anche tale obbligo in capo ai consorti. Ed ancora bisogna accennare ai doveri di coabitazione dei coniugi nel luogo ove hanno fissato la propria residenza familiare ed a quello di contribuzione ai bisogni della famiglia in misura alle proprie capacità. Quest’ultimo è un onere che permane anche nell’ipotesi di separazione trasformandosi in dovere di mantenimento. A ben vedere quindi il matrimonio è un momento importante non soltanto perché è il preludio ad una evoluzione della coppia in famiglia ma soprattutto perché è un impegno che richiede il rispetto di una serie di regole giuridiche, oltre che morali e/o di fede, che hanno degli effetti giuridici importanti, ma soprattutto mirano a salvaguardare la famiglia che ne deriva.


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RUBRICA

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PERSONAL ECONOMIST a cura di Antonello La Commare

Ipoteca sul futuro Gestione del risparmio e previdenza complementare La gestione del risparmio è uno degli aspetti principali della economia familiare. La programmazione degli impegni economici ci indirizza verso scelte che possono cambiare la qualità della vita, nel breve e nel lungo periodo. Le compagnie di assicurazione svolgono oggi un ruolo importantissimo nella gestione del risparmio ed hanno una funzione sociale sempre più importante, perchè intervengono sia nei servizi di tipo più strettamente finanziario, con i prodotti di investimento e di pensione complementare, sia nel comparto tradizionale della gestione del rischio. La scelta di mettere da parte una quota del proprio reddito ha le più differenti motivazioni: c’è chi risparmia per prudenza, chi per raggiungere un obiettivo in un tempo prestabilito, chi per il piacere dell’accumulo; e l’importanza dell’obiettivo da raggiungere ci motiva in questo comportamento. La flessibilità del lavoro ha compresso il potere d’acquisto, ha diffuso forme di occupazione a remunerazione medio-bassa, ha ridotto la capacità di risparmio delle famiglie. Quest’ultima, comunque, nel nostro Paese, è ancora tra le più alte d'Europa. In una fase economica come quella che stiamo vivendo le scelte devono essere ancora più consapevoli. Tra una giovane famiglia dei nostri giorni ed una di trenta anni fa ci sono tante differenze. Una, fra le più importanti, è la questione relativa alla pensione. I nostri genitori avevano la certezza che, lavorando un numero ragionevole di anni, sarebbero stati in grado, poi, di andare in pensione senza subire contraccolpi finanziari: cioè mantenendo la stessa capacità di guadagno. Ora sappiamo che non è più così, perchè le nuove pensioni si baseranno non solo sui versamenti obbligatori, ma anche su quelli volontari: la cosiddetta “pensione complementare”. Questa certezza però non deve scoraggiare né deprimere, perchè depressione e scoraggiamento hanno una sola conseguenza: la mancanza di azione. Uno dei fattori principali da considerare è il fattore tempo, che ci consiglia proprio di agire in fretta. Non è questa la sede per spiegare nel dettaglio i vantaggi della previdenza complementare, ma la tempestività è oggi il concetto che deve essere fatto proprio da una giovane coppia. I dati dell’Inps ci dicono che un lavoratore dipendente avrà una pensione del 35 per cento inferiore al suo ultimo stipendio e che per un lavoratore autonomo o per un 8

precario si può arrivare ad una riduzione del 60 per cento. Dunque ci si deve attrezzare per tempo affinchè questo divario si riduca. Uno dei motivi per cui i giovani si scoraggiano dall'intraprendere un percorso di previdenza integrativa è proprio la lontananza dall’obiettivo. Un venticinquenne fa fatica a rinunciare ad acquistare uno di quei dispositivi elettronici pieni di appeal, ma spesso non è disposto ad una analoga spesa per avere un beneficio 40 anni dopo, ovvero a 65 anni. Se però facciamo due conti, i numeri, come sempre, ci vengono in aiuto e ci fanno capire molte cose. Per disporre di una pensione integrativa vitalizia di 500 euro al mese, oggi un uomo di 65 anni deve avere a disposizione una somma di circa 120 mila euro, che sarebbe il risultato dell’accumulo dei propri risparmi maggiorati dei rendimenti finanziari. Se questo sessantacinquenne avesse cominciato a risparmiare negli ultimi dieci anni, avrebbe avuto bisogno di un versamento annuo che possiamo definire eufemisticamente “impegnativo”, di almeno 10 mila euro. Se invece avesse cominciato a pensare a questa esigenza appena entrato nel mondo del lavoro, magari anche come precario e con basso reddito (come purtroppo succede oggi ai giovani lavoratori), potremmo calcolare che il suo accantonamento “medio” passerebbe a 1.200 euro annui. Ciò significa che per iniziare una forma di previdenza complementare potrebbero bastare, per i primi anni, cifre abbastanza abbordabili, o almeno simili al costo di uno smartphone. Senza considerare che l’adesione precoce comporta vantaggi anche sul trattamento fiscale a scadenza. Quindi bisogna insistere sulla tempestività e sulla informazione e interagire con la propria banca o con il proprio agente di assicurazione, affinchè il servizio ottenuto sia in linea con le proprie attese. Infatti bisogna sapere che, iniziando un percorso di previdenza complementare, non si è “obbligati” a versare ogni anno (e questo per tamponare eventuali problemi economici o perdita temporanea del lavoro) nè, cosa più importante, che ci si debba legare alla banca o alla compagnia di assicurazione con cui abbiamo iniziato, perchè la scelta del nostro gestore e del nostro consulente previdenziale può essere cambiata in qualsiasi momento, allorchè non siamo soddisfatti del servizio ottenuto.



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I PREPARATIVI

PIANIFICARE CON Voi sognate al resto pensa

esiderate che il “giorno più bello” sia perfetto, speciale, unico, ma non vi sentite in grado di gestire tutti i dettagli? Avete bisogno di idee nuove e suggerimenti? Vi serve un wedding planner. Sono sempre più numerose le coppie che non hanno il tempo di scegliere la partecipazione di nozze, la location, coordinare catering, fioraio, fotografo, acconciature, abito, bomboniere, musica, segnaposti, damigelle… e tanto altro. Lo può fare per voi un professionista che vi affianchi: un consulente esperto nell’ideazione, organizzazione e gestione di eventi,

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Gusto

matrimoni in primo luogo, che con competenza, dedizione ed estro, sappia “entrare” nei sogni degli sposi per poi interpretarli in modo nuovo e originale. In una parola: wedding planner o, più italianamente ma con eguale efficacia, pianificatore di matrimoni. Tra i professionisti più esperti nel nostro territorio le ragazze della E20Group. Come nasce la E20 Group? Come società di organizzazione di eventi culturali e di promozione delle “eccellenze” del territorio - nel tempo abbiamo maturato la nostra passione e sviluppato esperienza, diversificando l’offerta. Le diverse


I PREPARATIVI

professionalità nel mondo dell’impresa, dei servizi, della comunicazione, sono il motore di questa nostra impresa tutta al femminile. La sinergia di competenze e lo spirito dinamico, creativo ed innovativo, sono il motore della progettazione ad “ampio respiro”, personalizzata, creata in partnership con il cliente e volta sempre alla qualità del risultato finale. Perché si diventa wedding planner? Dopo alcuni anni di esperienza nel mondo degli eventi sportivi (velici in particolare) e culturali, realizzati in collaborazione con Enti pubblici e privati, è prepotentemente maturata l’esigenza di dare al nostro impegno una sostanza diversa. Non solo asettici bilanci e partner pubblici concentrati sulla quadratura dei conti ma, principalmente un confronto con le mozioni dei sentimenti, con la carica passionale che può dare un evento speciale nella sua unicità; un evento che abbia anima che coltivi idealmente il sogno di eternità del matrimonio. Pur mantenendo sempre grande rispetto per i gusti, le preferenze, gli interessi, il budget, e le esigenze dei novelli sposi, mescoliamo sapientemente le ultime tendenze e la nostra personale esperienza per pianificare le visite alle location e agli atelier, selezionando i fornitori e disegnando la regia del giorno delle nozze. Teniamo un profilo “silenzioso”, un attegiamento mai invadente, ma riusciamo ad eliminiamo ai promessi sposi la fatica di“cercare”lasciando loro solo la gioia di “scegliere”.

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Wedding planner e promozione dei luoghi Le coppie italiane e straniere che scelgono la straordinaria bellezza dei nostri luoghi per pronunciare il fatidico sì sono sempre più numerose. Trapani, provincia ricca di fascino e storia, è diventata non soltanto meta turistica ma cornice suggestiva dell’evento Matrimonio. Che si tratti di rito civile, al castello medievale di Erice o con lo sfondo dei faraglioni di Scopello, o di rito religioso, all’interno delle nostre chiese barocche, diversifichiamo le nostre offerte, proponendo quelle più indicate alle esigenze e alle aspettative delle coppie. Curiamo l’ospitalità degli invitati presso strutture alberghiere, organizziamo tour alla scoperta dei luoghi più suggestivi, elaboriamo menù ancorati alla tradizione eno-gastronomico trapanese, procurando che la coppia goda della cerimonia in un clima disteso senza stress organizzativi e l’ansia di doversi muovere in “terra straniera”. Alcuni consigli alle nostre spose “Sessanta minuti di cerimonia, novanta di aperitivo e settantacinque di cena”. È l’equazione perfetta sperimentata dai professionisti del “wedding planner”. “Non temete di osare”, scegliete con il cuore, perché non esiste una “formula magica per tutte le occasioni”, ma la nostra formula unica, originale e irripetibile che riconoscerete e farete vostra col cuore, proprio come l’amore della vostra vita.

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IO & TU

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L’ARTISTA dei CAPPELLI Mattia Cipolla, modista d’altri tempi. di Stefania Martinez

uando il centro storico era il cuore pulsante della città di Trapani, in Via Badia Nuova al numero civico 13, rubava la scena alla nascente industria del prêt-à-porter la modisteria-sartoria “CM”. Mattia Cipolla, 95 anni il prossimo 25 Giugno, conosciuta come “la cappellaia” è una donna straordinaria che ha fatto del suo lavoro la sua ragione di vita. Quando siamo andati a trovarla non s’è fatta attendere: puntualissima ed impeccabile, in tailleur grigio, e con un portamento segnato dagli anni ma pur sempre elegante. Di eleganza, Mattia Cipolla, se ne intende perché con la sue mani, e con la sua “arte”, ha vestito tante nobildonne e signore dell’alta borghesia trapanese attraverso un percorso di moda lungo quasi un secolo. Ci racconta la sua vita: «Mia mamma è rimasta orfana del padre a 18 anni e così andò a lavorare al Convitto Sales dove faceva la sorvegliante alle convittuali. Poi conobbe l’uomo che sarebbe divenuto mio padre e si sposò. Nel 1913 nacque mia sorella Bartolomea e tre anni dopo nel 1916 a Crocci in contrada Lenzi, sono

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nata io. Con la prima grande guerra mio padre andò ‘a sparare’ e non fece più ritorno. Mia madre mi raccontò che il giorno del mio battesimo, non so come ha avuto la notizia, arrivò di corsa nella piccola Chiesa di Lenzi, mi battezzò e andò via. Da quel giorno non si ebbero più notizie. Conservo ancora le sue foto e mi ricordo di quando mia mamma mi parlava di lui. Così, rimasta vedova, toccò a mia madre mantenere noi figlie. Diede la sua vita per il lavoro, stirando e facendo il bucato alle famiglie della zona». Il racconto prosegue con puntuale lucidità. Mattia Cipolla ci spiega minuziosamente ogni particolare di quello che sarebbe poi divenuto il suo lavoro: «Mia mamma voleva che noi figlie imparassimo un’arte e così le sue sorelle le consigliarono di trasferirsi da Crocci a Trapani, di prendere una casa e di avviare sia me che Bartolomea al lavoro. Mia madre accettò e con il loro aiuto ci siamo trasferite. Mia sorella andò a imparare il mestiere di sarta presso la sartoria Scontrino e a me mia madre disse: e tu Mattia dove vuoi andare? Sicura di me le risposi:“Io voglio andare a fare i cappelli». Per la Signorina Cipolla si aprirono così le porte della modisteria Garuccio, punto di riferimento in quegli anni, verso la fine degli anni ‘20 ed i primi anni ’30, per chi voleva imparare a Trapani il mestiere della modista. «Avevo 12 anni e la mia insegnante mi coccolava come una mamma e mi diceva ti voglio bene come una figlia e intanto che imparavo il mestiere mi sentivo amata e rinfrancata». A questo punto le chiediamo come sia nata la sua passione per i cappelli. Con gli occhi lucidi e la voce flebile ci risponde: «Passione di bambole. Mia sorella cuciva i vestitini alle bambole ed io facevo le cuffie ed i cappellini». Dopo la morte del padre che non ha mai conosciuto, la giovinezza di Mattia Cipolla è stata purtroppo segnata da un altro tragico evento il cui triste ricordo è indelebile nella sua mente.


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IO & TU

«Mia mamma che aveva una nipote, sposata e con due figli maschi anche loro orfani di guerra, mi chiese se acconsentivo a fidanzarmi con uno di loro. Mi disse: lo vuoi? Ti piace? Ed io risposi di sì anche perché in quegli anni si usava così. Non c’era l’entusiasmo di oggi e la vita era diversa. Così mi sono fidanzata con la promessa di sposarci dopo la guerra. Anche lui come mio padre non fece più ritorno.Ho avuto altri pretendenti, tra i quali anche un finanziere, mai io ripetevo sempre: non voglio nessuno, aspetto il mio fidanzato o lui o nessun’altro». Era il 1940 e Mattia Cipolla aveva 24 anni quando decise di dedicare tutta la sua vita solo ed esclusivamente al lavoro accompagnata dai ricordi per un amore che non

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toletta. Una donna cha va ad un matrimonio senza cappello anche se pettinata benissimo non ha ‘niente di bello’». L’intervista continua e la signorina Cipolla, rimasta in piedi tutto il tempo, ci spiega che la moda non è molto cambiata. È la stessa degli anni 30 40 e 50, perché dalle “forme base” gli stilisti prendono spunto per le loro collezioni. Ci chiarisce la differenza tra una sarta e una modista. La prima parte dal modello e sviluppa il taglio, mentre la seconda lavora sulla forma di legno. La signorina Cipolla è prima di tutto una modista, specializzata nei cappelli per signora. Grazie allo straordinario aiuto della sorella Bartolomea, Mattia Cipolla ha realizzato anche vestiti di Carnevale da vendere o da affittare, che ancora oggi sono molto richiesti. Ci fa vedere un abito ispirato a Maria Stuarda, naturalmente con tanto di cappello. Lei cuce ancora? «Non tanto - risponde - perché la vista non mi accompagna ma riesco a guarnire o mettere in forma un cappello. E comunque, oggi, con i cappelli si lavora poco, mentre gli abiti in maschera sono sempre molto richiesti perché il Carnevale è divertente e la gente non rinuncia a svagarsi e a divertirsi. E anche quest’anno è andato bene». Oggi, la Signorina Cipolla segnata dal tempo e da alcuni problemi di salute è accudita amorevolmente dalla nipote che le ribadisce quanto sia “tuttora”

…tanta gente che mi aspettava seduta davanti la porta della Chiesa e quando mi vedevano arrivare mi dicevano: a quest’ora si viene? E io rispondevo: che cosa volete, un sarto si deve fare attendere. è mai sbocciato. Il suo ricordo prosegue preciso e dettagliato: «dopo la modisteria Garuccio andai a fare la sarta e la modista presso la famiglia Abita dove sono rimasta per 25 anni. In quegli anni si usava avere la sarta in casa e così andavo a cucire nelle famiglie e quando ultimavo un abito mi dicevano: ma lei fa anche cappelli? Certo rispondevo io. E così ho iniziato a fare vestiti e cappelli». Passarono gli anni e nel 1969 la Signorina Cipolla decise di aprire in Via Badia Nuova la “CM” sartoria e modisteria. Mi racconta: «avevo un mare di clienti. Tanta gente che mi aspettava seduta davanti la porta della Chiesa e quando mi vedevano arrivare mi dicevano: a quest’ora si viene? E io rispondevo: che cosa volete, un sarto si deve fare attendere. In un minuto mi sbrigavo tutti i clienti. Mi piaceva proporre i cappelli. Chiedevo: ‘di che colore sono i suoi accessori?’ E così abbinavo al vestito il cappello dalla forma e dal colore più adatto». Perché è importante un cappello? Ci risponde con piglio deciso: «il cappello completa la

importante la sua presenza all’interno della modisteria che è stata per lei il punto di forza nei momenti più bui della sua vita mentre per tutti noi trapanesi è un “scampolo” di storia della nostra città. Così se vi trovaste a transitare da Via Badia Nuova al numero civico 13 potreste scorgere dalla porta vetrina, di quella che era una rinomata sartoria-modisteria, una donnina minuta e silenziosa che con lo sguardo rivolto all’esterno sfida lo scorrere inarrestabile del tempo e ricorda come fosse ieri quando diceva alle sue numerose clienti: «un sarto si deve fare attendere!». Quella donnina minuta ma dal carattere forte è “l’artista dei cappelli”: Mattia Cipolla.

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ph. Piero Lazzari


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Corso Italia, 77/B Trapani Tel. 0923.24304 www.cbyc.it info@cbyc.it


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COME IN UNA

Fiaba

Tornano le forme romantiche. Trionfano fiocchi e piume. chiena scoperta o scollatura monospalla. Questa la tendenza per le spose del 2011. Per chi ama la tradizione torna di moda il classico: gonne vaporose e abiti lunghi che sono un tripudio di pizzi, ruches, volants e nuvole di tulle. Il bianco torna protagonista di tutte le collezioni e mentre gli abiti colorati sono al tramonto piacciono molto gli inserti pastello. Per chi, invece, vuole osare con modelli inediti ecco che fa il suo ingresso l’abito corto da abbinare con stivali, sempre bianchi e bassi, per un tocco trasgressivo e originale. I vestiti vintage tornano di gran moda e sono abiti semplici, con la gonna a ruota sotto il ginocchio o appena sopra la caviglia, da indossare con una giacchina in stile tailleur. Dunque: abiti lunghi ma anche corti, dal classico all’eclettico, dal vintage allo stile flamenco. I tessuti più utilizzati sono: il tulle, il mikado, l’organza, lo chiffon ed il jersey di seta. Tanti gli stili proposti quest’anno. Ma soprattutto torna di moda l’abito intero. E per il 2011 la parola d’ordine è: osare. Questo significherà scegliere un abito impreziosito da un vistoso strascico o da una bella coda. Tra tutti gli stili prevale quello romantico, dalle linee morbide e dalle forme sobrie. I fiocchi e i nastri sono i veri e propri protagonisti. Possono essere colorati o tono su tono e applicati ovunque, sulla schiena dove inizia la gonna o sul seno magari a cornice di uno scollo quadrato. Ma non è tutto. Perché se ci sono tendenze destinate a trionfare, una di queste è il vestito da sposa con “piume”. Tanti gli stilisti e molte le aziende che completano le loro collezioni con dettagli di piume.

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Alcuni modisti qualche anno fa avevano applicato le piume sulle scarpe da sposa e molti designer hanno pensato di servirsi di questo soffice materiale per realizzare degli accessori per capelli con un tocco vintage ma ora le piume sono più di semplici dettagli, sono i protagonisti di abiti per una sposa moderna e particolare. Carlo Pignatelli, stilista di fama mondiale, punta su un matrimonio moderno ed eccentrico. Uno stile neo-romantico, viziato da stoffe “preziose” con decorazioni importanti, bustini scintillanti e strati su strati di veli che creano un movimento armonico e fiabesco. Renato Balestra nel corso della manifestazione “Alta Roma - Alta Moda 2011”, che racchiude in sé i nuovi Must internazionali anche in campo nuziale, omaggia la capitale, con un abito stile impero reso scintillante da applicazioni gioiello. La stilista siciliana Marella Ferrara osa invece con tessuti inusuali: come la canapa, uncinetti floreali e juta stampata a veli. Mentre Gattinoni esalta le forme asimmetriche e futuristiche. La collezione di Fausto Sarli è invece classica e raffinata: stoffe colorate e ricami preziosi, tessuti plissettati e velati con decori barocchi. Brillano le linee della collezione di abiti da sposa 2011 di Alessandro Couture, marca dello stilista di fama mondiale Alessandro Angeluzzi. Vestiti che incarnano una bellezza morbida e senza tempo: spalle scoperte, ricami preziosi tono su tono per una linea sobria e minimalista, giochi di colore per creare effetti di sensualità. Sono due le collezioni di abiti da sposa che si contendono il must have internazionale “Opere” e “Fiorinda Couture” una doppia linea con eleganza predominante. Teatrale ed estrosa l’una, leggera, sensuale e semplice l’altra. Mantenere, dunque, la tradizione senza rinunciare all’estro e con un’ apertura alle nuove tendenze. Collezioni che puntano a ricreare un mondo da fiaba.

Silvia Ippaso


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Eleganti ALLA META Smoking e Tight sempre in primo piano

moking e Tight. Questi gli abiti di punta di tutte le collezioni sposo 2011. Impeccabili, lineari e rigorosi. Vestiti dalla linea fine e dal tocco ricercato. Si và dal gessato all’abito in velluto, al classico che spezza i colori e fonda le sue nuance creando uno stile moderno e giovanile. Il colore predominante è il nero ma anche il grigio perlato chiaro accostato a tonalità scure. Lo sposo di Carlo Pignatelli riassume classe, eleganza e raffinatezza. Lo stilista ha cercato di mantenere una linea sartoriale tradizionale attenendosi ad inclinazioni e richiami in chiave contemporanea. Tessuti brillanti che rendono eleganti gli abiti. Pignatelli rilancia nella sua Impeccabili, lineari nuova collezione il gessato, adatto ad uno sposo che ama e rigorosi la tradizione rivisto in chiave moderna . Renato Balestra veste, invece, uno sposo ricco di particolari e curato nei minimi dettagli. I colori perla, blu e nero sono illuminati sia in jaquard preziosi usati per i gilets, sia da tessuti effetto raso. Nel 2011 via ai colori chiari, beige, grigio polvere, bianco e colori più sgargianti come viola o oro. Molto richiesti i tessuti lucidi e i gessati con righe tono su tono. Sì a cravatte, foulard o papillon impreziositi da strass anche dello stesso colore degli accessori della sposa. Per le scarpe molto in voga il colore lucido ma anche una scarpa più “easy” come quella sportiva che può rendere meno impegnativo l’abito: sorprendere e far

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sentire lo sposo a suo agio. L’abito deve rispecchiare la personalità dello sposo esaltandone la bellezza, per stupire prima di tutto se stessi e nello stesso tempo contribuendo a rendere le nozze speciali. Infine da sottolineare che anche lo sposo può riprendere il gusto vintage, di moda per la sposa, con camicia e cravatta a pois. Il tutto sicuramente di grande effetto. Si tratta comunque di abiti elegantissimi dai tagli affusolati. Smoking, tight, frac, sono sempre di gran moda, si rinnovano nei tessuti e soprattutto nei particolari. I colori scuri restano predominanti come segno di eleganza e raffinatezza. Gli uomini, spesso trascurati per dare spazio alla sposa, hanno comunque bisogno di curare il loro look e apparire dei veri gentlemen. S.I.

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SPADA TRAPANI Via G.B. Fardella, 356 - Tel. 0923.873536


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La CRAVATTA dice tutto Giuseppe Graffeo: “è indicativo della personalità” di Rosi Orlando rovate a regalarne una e, se non è un dono di circostanza quello che volete acquistare, vi renderete conto di quanto sia difficile operare la scelta e portare a buon fine l’operazione. Quale colore? e che fantasia? gli piacerà? sarà adatta a lui? Sono i quesiti al vaglio, pressanti nella mente (e a cui non giovano granché i consigli della gentile commessa) alla vista delle varie tipologie, di preziose e variopinte, cravatte. Perché è lei, la cravatta, la protagonista di questa breve dissertazione, arricchita dalle “perle” di sapienza ed esperienza fornite da Giuseppe Graffeo, produttore ad Alcamo, dal 1992, delle “Graffeo Cravatte” e di papillon, plastron, foulards, gilet ed ascot di diverso genere, adattabili ad ogni occasione: l’azienda si trova sulla statale 113 al chilometro 326,100. «Realizziamo vari tipi di cravatte, per fare qualche esempio, dalla convenzionale, di ogni giorno - dice Graffeo - alla patchwork, alla nodo (per intenditori) e a quella sette pieghe. Le più utilizzate sono quelle da cerimonia. Lo sposo sceglie anche secondo la moda del momento, che oggi indica quelle in lurex e in seta. I colori sono in genere il grigio o il nero e i colori consueti. Negli anni non ci sono stati molti cambiamenti di tendenza, nella scelta della cravatta da matrimonio. Allo sposo giovane suggerirei un cravattino trendy magari, con fondo nero. Allo sposo adulto, la cravatta di misura standard 8 e mezzo, regimental o micro fantasia. Sono

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di moda anche i colori bizzarri ma eleganti e le cromie del viola, l’uva e il glicine. Stiamo parlando comunque, di un accessorio indicativo della personalità di chi lo porta. Il suo uso ha vissuto un periodo di crisi, ma ora si è in netta ripresa e la differenza della richiesta, verte soprattutto sulla scelta delle stoffe, rasi o taffetà, a mutare molto con i tempi, sono le misure. Si sta valorizzando la cravatta in sé e non come componente di abbigliamento e negli ultimi tempi è sempre più spesso oggetto di regalo. Ovvio, che io non posso sottrarmi alla tentazione di guardare in chi ho di fronte, il tipo di cravatta che indossa e da cui traggo informazioni sulla sua persona, se è un amatore del genere o se la porta solo come accessorio dell’abito con cui lavora. Anche il tipo di nodo effettuato dice molto sull’indossatore. Nelle mie cravatte c’è un cartellino che spiega come fare il nodo. Noi forniamo l’intera Sicilia e parte del Nord Italia e abbiamo anche un’azienda collaboratrice in Canada la “Medusa ImportInc.”, lì la richiesta è diversa da qua e và molto la cravatta sartoriale». La sposa a questo punto è cavata dall’impiccio di decidere quale cravatta indosserà il suo sposo. Questi però sarà bene rammenti, nella sua personale scelta, che comunque sarà la cravatta del “grande giorno” e tuttavia non dovrà rubare la scena al vestito della sposa.

La produzione incontra la solidarietà Maya è la Cooperativa sociale di Trapani che collabora con l’azienda Graffeo Cravatte, nella realizzazione di accessori e pochette maschili, di pannelli per le cravatte patchwork e nella rifinitura del prodotto. Il recupero delle attività artigianali, con particolare riferimento al ramo sartoriale, è l’obiettivo perseguito da Maya, la cui sede operativa è in via Titolo. Il sodalizio realizza il progetto “Andare oltre…”, che mira a recuperare l’artigianato con il fine dell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà socio-economiche, del territorio trapanese. Responsabile della cooperativa e assistente sociale è Rosanna Lo Presti; con lei operano altre sette socie, di età compresa tra i 24 e i 75 anni: Yuliya Osadchenko, Antonella Garziano, Vita Tranchida, Sara Di Stefano, Filippina Mistretta Fernandez, Maria Mangiafico e Stella Agosta. Quattro di esse sono occupate nella sartoria, guidate dall’esperta Filippina Mistretta Fernandez, e tre come operatrici sociali. “All’interno del nostro laboratorio - spiega Rosanna Lo Presti - si attua un progetto sociale, che mira a fornire a queste donne, la possibilità di lavorare. Per un maggiore raggiungimento dell’obiettivo ci auguriamo che il nostro territorio risponda con una fattiva domanda, che sono certa di potere soddisfare in qualsiasi ramo della sartoria: dalla riparazione di confezioni, alla realizzazione di abbigliamento e maglieria e abiti da sposa, per i quali ci avvaliamo della esperienza della sarta Mistretta Fernandez. ‘Andare oltre’ si prefigge di ampliare la cooperazione socio-lavorativa e commerciale, offrendo percorsi innovativi e mettendo insieme un gruppo locale di uomini e donne italiani e immigrati in difficoltà e disoccupati”. Dallo scorso gennaio la cooperativa, di cui è presidente Nicola Galia, ha attivato il progetto ed è partita con l’attuale gruppo di lavoro. R.O.

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Coispondenza di amorosi sensi Scopo matrimonio, scapolo, benestante, bella presenza conoscerebbe… signorina pari requisiti. Astenersi mercenarie

Carmela: Hai mai pensato di sposare un’australiana? Amedeo: Io? Non posso. Carmela: Perché? Amedeo: Bhè, prima di tutto perché non sono il mio tipo. E poi quelle bevono, fumano, sono quasi tutte laureate. Rientrano a casa alle due di notte e se per caso tu gli domandi “dove sei stata?” si arrabbiano pure. Ti rispondono cattive: “this is my business”. Carmela: Che vuol dire? Amedeo: Vuol dire: so’ affari miei. Carmela: Hai capito! Amedeo: Ah, no? Vedi, Carmela, noi emigranti vogliamo sposare una donna italiana perché è obbediente, è bella, buona, affettuosa. E poi, scusa se mi esprimo in modo un po’ spinto, ma quando una ragazza italiana arriva dal suo paese, tu sei sicura che è vergine. Carmela: Molto, eh, che manchi dall’Italia? Amedeo: Vent’anni. Carmela: Si vede. 20


IO & TU ra il 1971, quando Claudia Cardinale e Alberto Sordi girarono il film: Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata. “Fine anni Sessanta. Amedeo Foglietti (Alberto Sordi) emigrato in Australia da 20 anni è alla ricerca di una compagna per la vita dopo tanti anni trascorsi in solitudine. Don Anselmo (Corrado Olmi), prete missionario, gli mostra una fotografia di una ragazza calabrese emigrata a Roma, Carmela (Claudia Cardinale). Dopo una corrispondenza piena di bugie da entrambi le parti (lui finge di essere un benestante capostazione, mentre lei nasconde il fatto di essere una prostituta affermando di lavorare in fabbrica) Carmela parte per l’Australia…” 2011. Nulla è cambiato, o quasi. Di nuovo ci sono le “chat” che consentono agli utenti di Internet di comunicare tra di loro in apposite stanze telematiche chiamate “chat room” dove le domande e le risposte si susseguono in tempi brevissimi e attraverso le quali è possibile allacciare rapporti di amicizia e non solo. E poi ci sono le agenzie matrimoniali. Crescono, così, in Italia i matrimoni misti. Che sono il chiaro segnale del cambiamento dei tempi. Talvolta anche per la modalità della cerimonia. Alice, bolognese di 26 anni, e Kaled tunisino di 25 anni, sono i protagonisti del primo matrimonio, in assoluto, e misto in particolare, trasmesso in streaming sul sito web del Comune di Bologna qualche anno fa, quando era sindaco Sergio Cofferati. Grazie al web, i familiari di Kaled ebbero così la possibilità di assistere alla cerimonia senza spostarsi dalle loro case in Tunisia. Un servizio pensato specificamente, in una delle città più avanzate d’Italia, proprio per i matrimoni misti cui la diretta on line conferisce la giusta solennità e affinché la celebrazione laica non abbia un tono ridotto. Nei matrimoni misti, nella maggior parte dei casi, è lo sposo ad avere la cittadinanza italiana. Una realtà fisiologica se consideriamo il continuo flusso migratorio che interessa il nostro Paese e gli altri stati europei. E sono proprio i matrimoni misti a registrare una maggiore “instabilità coniugale”. I dati sulle separazioni e sui divorzi evidenziano che le coppie miste vanno incontro alla separazione più precocemente delle altre: la durata media della convivenza coniugale prima della separazione è di 9 anni, contro i 14 degli italiani; la durata media del matrimonio prima che giunga il divorzio è di 13 anni a fronte dei 17 registrati per gli italiani. Il fenomeno del “matrimonio per corrispondenza” come quello del “matrimonio misto” è diffusissimo in tutto il mondo. Molti coreani, ad esempio, “ordinano” le mogli per corrispondenza ad agenzie che operano nei vicini

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paesi dell’estremo oriente. I matrimoni sono combinati da intermediari che descrivono la Corea del Sud come un paradiso terrestre. Le ragazze percepiscono così un quadro roseo del paese dove andranno a vivere, grazie anche a serie televisive che raccontano la vita di famiglie privilegiate della classe media. Con maggiore probabilità, però, queste donne sposeranno agricoltori o piccoli artigiani. Gli intermediari organizzano viaggi in Vietnam o in Cina per i contadini a caccia di moglie. Fatta la scelta, i coreani tornano a casa e iniziano le pratiche in attesa che la futura sposa arrivi nei mesi successivi. “Dating world”, è invece, un agenzia matrimoniale russa per donne nubili. Ragazze ucraine, moldave e russe che hanno intenzione di convolare a nozze per corrispondenza, alla ricerca di una vita migliore con uomini dell’ovest, culturalmente e geograficamente più vicini alla Russia. Il sito viene aggiornato continuamente con nuovi profili e richieste sempre diverse. “Dating world”, si pone come obiettivo, far capire che le donne che cercano marito non stanno vendendo se stesse ma cercano un partner appropriato con cui realizzare una famiglia. Non occorre dunque avere l’aspetto di un attore di Hollywood: per trovare moglie è sufficiente una buona dose di sincerità, gentilezza e lealtà, valori che contano per ricevere amore e devozione.

Stefania Martinez

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Proposte d’altri tempi Donna di diciottu ed omo di vintottu di Miriam Mesi a celebrazione delle nozze in Sicilia è da sempre accompagnata da usanze, credenze e riti, che hanno lo scopo di assicurare il più felice esito all’unione matrimoniale. I modi pittoreschi con cui la tradizione ha abbellito lo svolgersi delle varie fasi, hanno mirato non soltanto a colorirne il significato, ma anche a propiziare il benevolo influsso delle forze soprannaturali, considerando il fatto che l’uomo ha un innato bisogno di invocare le forze divine nei momenti più importanti della sua vita. Tenendo presente che un “tuffo” nel passato può essere utile per riscoprire le nostre origini, andiamo alla riscoperta di alcuni aspetti del “cerimoniale” non tralasciando, naturalmente, gli usi e le credenze che lo caratterizzavano. Diamo uno sguardo, per esempio, al modo in cui ci si dichiarava alla fine dell’800. Grazie agli studi di Salamone Marino e Pitrè, i più autorevoli studiosi delle antiche tradizioni popolari siciliane, è possibile oggi avere un’idea di ciò che accadeva nel momento in cui un giovane era in età da matrimonio. L’età ideale, a quei tempi, per l’uomo era all'incirca 28 anni e per la donna 18, così come ricorda il proverbio: “Donna di diciottu ed omo di vintottu”. In Sicilia erano per lo piú le madri che si accordavano sui matrimoni, spesso solo sulla base della convenienza sociale ed economica, con l’assoluta esclusione dei sentimenti e con la quasi totale estraneità dei futuri sposi. La scelta della sposa era condizionata dal fatto che possedesse le quattro virtù che ne facevano una buona moglie, e cioè che fosse operosa, onesta, con dote proporzionata e di pari condizione sociale. Era inoltre importante che fosse dello stesso paese e questo proverbio, ricordato dal Pitrè, “Ciciri cu ciciri e

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favi cu favi” è esplicativo. Quando finalmente la madre del futuro sposo aveva trovato, a suo parere, una brava ragazza andava a trovarla a sorpresa e se la trovava impegnata nei lavori di casa era una brava massara, sicuramente adatta al ruolo di moglie, altrimenti se non faceva nulla o magari stava mangiando non era un buon segno; infatti, si pensava che, se stava oziando, sarebbe stata una moglie lagnusa, oppure se stava mangiando, era una manciataria, e perciò la madre andava via e ne cercava un’altra. Naturalmente la richiesta all’eventuale consuocera era effettuata con tatto e, spesso, attraverso una metafora che la ingentiliva. Uno dei modi più comuni era quello di andare in visita a casa della giovane con un pettine per la lana e dire:“Haju un pettini di nòvi; l’aviti unu di sidici?” e l’altra poteva acconsentire alla richiesta del pettine da sedici (che in dialetto si dice sidici quindi la sillaba “sì” indicava la risposta affermativa) oppure poteva rifiutare dicendo che aveva il pettine da nove, ma serviva a lei (in dialetto si dice novi quindi la sillaba “no” indicava il rifiuto). Quest’uso di frasi figurate faceva parte della categoria di quei riti che avevano come scopo quello di salvaguardare, fin dal principio, la coppia dalle influenze malefiche. Ci sembra giusto però precisare che tale modo di combinare le unioni era tipico dei piccoli centri, invece nelle città l’incombenza era generalmente affidata al sinsali, una persona che lo faceva per mestiere. Naturalmente, oggi, certe usanze ci fanno sorridere e di certo non le rimpiangiamo ma è altrettanto vero che queste e altre curiosità possono essere piacevoli e interessanti da scoprire…


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Le Quattro C

Carat, Color, Clarity, Cut. a cura di Catia Amantia Gemmologa

Una ‘questione’ da non sottovalutare Manuale di sopravvivenza tra tagli e montature ’anello di fidanzamento è il dono simbolo della promessa di matrimonio, per antonomasia; un pegno d’amore che la futura sposa indosserà all’anulare della mano sinistra, la cui vena arriva dritta al cuore. Gli uomini stentano a crederlo ma il fascino del solitario come simbolo di fidanzamento resiste ancora oggi. È una tradizione di orgine regale rimasta viva nei secoli. Donare un solitario è diventato quasi una tappa fissa nel percorso verso il matrimonio. Sulla “questione anello”, le donne continuano a esigere un rituale preciso; nonostante una nutrita schiera di uomini si ostini a sostenere che sia un istituto desueto e che non sia necessario, soprattutto se si dovesse decidere di convivere senza sposarsi. A costoro ricordiamo che l’anello di fidanzamento espleta un solo, essenziale, ruolo: essere esibito! Solo un uomo è più inadeguato di chi non regala l’anello: colui che sbaglia a sceglierlo, o che non segue i rituali tanto amati dalle donne. L’anello di fidanzamento deve essere riconoscibile, anche se sfoggiato insieme ad altri. Deve rispondere a criteri che ne fissano i requisiti minimi: metallo e pietre preziose. Deve montare smeraldo, rubino, zaffiro e, soprattutto il grande classico: diamante. La scelta della montatura riguarda gusti e preferenze dell’acquirente e della persona che indosserà il gioiello. Se deciderete di farvi montare l’anello potrete scegliere anche la lavorazione personalizzandola: lucido o satinato, bombato o piatto, tipo di montatura e taglio della pietra. Il “Solitario” è il modello più richiesto ed ha una montatura piuttosto semplice, volta a far risaltare il più possibile la pietra centrale, a volte attorniata da altre piccole pietre preziose, anche diamanti più piccoli. Può essere in oro bianco - la soluzione più diffusa - ma anche giallo, rosso o rosa. Oppure in platino, più prezioso, meno diffuso, ma anche più costoso. La pietra centrale dell’anello la possiamo trovare incassata in diversi modi: Tiffany: costituita da 6 o 4 punte (griffe), con una apertura a “v” tra una punta e l’altra. Ha sulla pietra un effetto di elevazione che la pone maggiormente in risalto. Coppa: incassatura a griffe costituita da 6 punte che si innalzano verticalmente da una base festonata. Illusione: sempre costituita da punte, ma in aggiunta ha

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un anello metallico che circonda la griffe o le granette che fermano la pietra. I bordi vengono lavorati con motivi radianti. Castelletto: come la griffe ma con due piccole fasce laterali che aggiungono sostegno, e sicurezza, alla montatura centrale. Castone: altra montatura molto classica che vede la pietra incastonata in un alloggiamento predisposto sull’anello. È la più sicura ma anche quella che lascia entrare meno la luce. A tensione: la pietra viene tenuta in posizione dalla pressione dell’anello. L’impressione è che il diamante sia sospeso nel vuoto, ma la sensazione di sicurezza è davvero scarsa. Grappolo o Contorno: le pietre vengono montate secondo un disegno simmetrico. Un tipo molto diffuso monta 7 pietre: 6 pietre uguali disposte concentricamente attorno alla settima pietra, che solitamente ha dimensione maggiore. Ecco i tagli più diffusi: Taglio a brillante rotondo: il più richiesto, grazie alle 57 faccette che garantiscono una rifrazione molto articolata e un effetto di luce molto intenso. Taglio navette o marquise: le sue 57 faccette offrono la stessa brillantezza del taglio rotondo ma con una minore rifrazione sulle punte. È un taglio molto difficile e delicato a causa della fragilità delle punte e della difficoltà d’esecuzione. Taglio a goccia: molto diffuso, dopo il taglio rotondo, offre le stesse caratteristiche del taglio marquise senza i suoi svantaggi. La luce brilla di più nella parte tondeggiante, mentre tende a disperdersi in punta. Taglio a smeraldo: di forma rettangolare oppure quadrata, ha tra le 40 e le 50 faccette e un aspetto molto “pulito” grazie alle superfici più estese. La rifrazione della luce è però molto ridotta rispetto al taglio più classico. Taglio ovale: variante del taglio rotondo, ha 57 faccette ed è stato introdotto da Lazare Kaplan nel 1960. Taglio princess: variante del taglio rotondo, mantiene una forma quadrata e ha ben 76 faccette che lo rendono il taglio più luminoso in assoluto tra tutti. Taglio a cuore: un’altra variante del taglio rotondo, ha 59 faccette e la classica forma a cuoricino.

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REPORTAGE

IL FASCINO DELLA NOBILTÀ Liana Mistretta, giornalista di RAI News, inviata a Londra, racconta il matrimonio di William e Kate. di Rosi Orlando

finalmente realtà il matrimonio da sogno dell’anno: il principe William Arthur Philip Luois Windsor ha preso in sposa miss Catherine Elizabeth Middleton di Bucklebury, nel Berkshire. Anche se per i sogni divenuti cronaca e materia per i mass media è difficile mantenere la componente dell’incanto, il loro sembra esserci riuscito e l’universo dei sognatori soddisfatti è più vasto di quello degli scettici. Per cui trascorrono i giorni e si sprecano i commenti che a nulla in fondo servono, perchè come ricordano le fiabe: “… e vissero tutti felici e contenti …e noi qui, che stringiamo i denti”. Per rendere più tangibile quel che è stato possibile a tutti seguire attraverso gli schermi, abbiamo intervistato Liana Mistretta, inviata di Rai News 24 al matrimonio reale. Quanto era forte l’aria della festa, per le strade di Londra? Era la festa nella festa: immenso il trasporto dei presenti. Per gli inglesi la Regina è la tradizione, è la continuità. La Monarchia è essenziale e questo matrimonio è im-

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portante perché William, quando sarà il momento, diverrà Re. A questi sentimenti se ne aggiungono altri più semplici e comuni: questa è stata la loro telenovela vivente, la ragazza dalla vita normale, non blasonata e non predestinata, sposa il suo principe e un giorno, anche lei, sarà regina. Quando il sabato nella tarda mattinata sono usciti da Buckingham Palace per recarsi al Castello di Windsor, lei indossava un abito blu di Zara, del costo di 50 euro. È cambiato molto rispetto al passato, Kate Middleton è una donna nella quale è facile rivedersi e nella vita quotidiana continua a essere la ragazza di sempre. Tutti i negozi hanno dedicato una vetrina al matrimonio reale, nella più semplice c’erano le congratulazioni agli sposi. Ed erano affisse le bandiere, che non è un’abitudine in Inghilterra; per rispetto della multiculturalità e della democrazia: non si ostenta la bandiera. Cosa era palese nei visi dei presenti, che assistevano da gente comune all’evento? Ognuno voleva “acciuffare” un dettaglio del matrimonio per sé. I presenti erano tutti diversi e partecipi nella loro individualità, è viva la multiculturalità e l’integrazione. La “donna velata” si sente tanto inglese quanto chi lo è da secoli. Nella più antica moschea di Londra, si teneva uno street party, tavolata e musica sino all’alba, hanno


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fatto festa per gli sposi. Anche la moglie del primo ministro britannico, Samantha Cameron ha festeggiato assieme alla gente, democraticamente, al numero 10 di Downing Street. C’era pure chi dissentiva, una minoranza comunque, e una disegnatrice inglese ha messo in giro i “sacchetti per il vomito reale”, per coloro ai quali non interessava il matrimonio. Com’era vestita la gente per strada? Le signore, da cerimonia, in tacchi e con il cappello. Descritta l’atmosfera generale, passiamo alle tue impressioni sul matrimonio. L’abito della sposa? Un capolavoro, semplice e prezioso, della direttrice creativa Sarah Burton, per Alexander McQueen (famoso stilista inglese suicida; c’è chi ha criticato la scelta perchè legata a questo triste episodio). Splendido il corpetto in pizzo ricco di fiori ricamati singolarmente dalla Scuola reale del ricamo, sessanta ricamatori al lavoro, che ogni mezz’ora dovevano fermarsi per evitare di sporcare o macchiare l’abito e ogni tre ore, cambiare l’ago. E lo sposo, come ha atteso la sua sposa, emozionato? Quando è all’altare lo sposo non può girarsi nell’attesa. Quindi quello che generalmente si nota negli sposi che assistono all’ingresso della sposa, non si è appurato. Però, si è girato Harry che, giunto il momento, gli ha sussurrato qualcosa tipo: “E’ arrivata”. Poi è seguita la frase di William a Kate:“You are beautiful. I love you”. Qualche particolare evidente? La generale naturalezza; lo sposo che ha impalmato Kate ma lui, non porterà la fede; l’assenza di lacrime tra gli invitati. Eravamo noi giornalisti ad essere molto commossi. Il cappello più originale? Mi ha colpito di più quello di Beatrice, nipote di Carlo, figlia di Andrea. La forma ricordava le corna di un alce. Per te, chi era la più elegante? Samantha Cameron: niente cappello, contro la tradizione, ma con un’ elegante veste colore ottanio. Poi la madre della sposa con abito celeste, cappottino e cappello. I più simpatici? Harry e la sorella della sposa Philippa detta “Pippa”, che sembra metterà da parte il “Pippa” per rispolverare il Philippa. I giochi e gli sguardi d’intesa tra i due hanno lasciato spazio alla fantasiosa possibilità che possa nascere qualcosa tra loro. Mutamenti che sanno di cerimonia moderna? I familiari della sposa trattati da parenti e la gioia della

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Regina Elisabetta. La quale, quando un suo caro si sposa, a propria discrezione regala un ducato. Ai novelli sposi ha donato quello di Cambridge. Kate ottiene il titolo di duchessa e i due sono ufficialmente il duca e la duchessa di Cambridge. All’Abbazia di Westminster, c’erano millenovecento ospiti: teste coronate mondiali, parenti delle due famiglie, tanti amici e vip. Politici solo quelli inglesi. In tutta la formalità del matrimonio reale, c’erano le componenti di quello normale e tra le invitate anche le ex dello sposo. Quando a Buckingham Palace sul balcone, William ha chiesto a Kate il bacio di rito, lei era un poco imbarazzata, ma la folla acclamava e il principe ha quindi aggiunto:“Dobbiamo darcene un altro” e Kate è rimasta spiazzata. Poi la regina ha offerto sul posto un pranzo per seicento persone, nella modalità del bouffet, con tartine e champagne. In un momento di crisi non sono stati fatti sprechi. Finito il pranzo la Regina se n’è andata, ha lasciato il palazzo ai ragazzi, e ha permesso che i saloni fossero adibiti a discoteca, dove si è ballato sino alle 5 del mattino. E poi, cosa è successo? La sera, Carlo e Camilla hanno allestito una cena per seicento invitati e la sposa ha indossato un abito di colore ancora bianco ed Harry, ha pronunziato il discorso del testimone. Philippa indossava un abito verde, è già la ragazza più ambita d’Inghilterra. Quanto si avvertiva la presenza di Lady Diana? Tanto. Nello zaffiro di Diana al dito di Kate, nell’inno che è stato dedicato alla principessa durante il suo funerale. E nel confronto costante tra la sposa e lei, nobile dal comportamento singolare e spontaneo. Fuori dalla chiesa, molte persone portavano tra le mani la foto di Diana, i due sposi andranno poi a vivere nel palazzo che fu suo. In William è tanto viva la presenza della madre, oltre che nella somiglianza, in quel che dice da sempre: il non volere ripetere, le sofferenze subite dalla mamma, la rigida etichetta del palazzo e la persecuzione dei fotografi. Passato il grande giorno, sono tornati alla vita normale. Era molto blindata la città? Certamente: dovevo attraversare ma un poliziotto mi ha avvertito che se lo avessi fatto, i cecchini da qualche tetto mi avrebbero sparato. Ho dovuto percorrere un giro alternativo, per cui ho impiegato un’ora. Al di là delle tante cose dette e delle critiche, come hai vissuto questa esperienza? Ho vissuto quattro giorni fuori dal mondo: in una fiaba. Vederli da vicino, grazie all’ubicazione di alcune postazioni della diretta, con i loro vestiti da matrimonio reale e le loro carrozze, mi ha catapultato nella storia di Cenerentola. E in un mondo pieno di brutte notizie, qualche giorno nella fiaba, male non fa. Morale? Grande opportunità per la Casa Reale di comunicare la rinnovata propria immagine al popolo. I reali sono “persone normali”: ci si sposa per amore, ci si apre ai borghesi e non si sperperano soldi.

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Stefano Corsini cerimonia

ph. Piero Lazzari

via Erice & via S. M. di Capua

Trapani


BELLEZZA & C.

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CHE UOMO!

di Silvia Ippaso er gli uomini la cura del proprio corpo, che non sia solo legata alla forma fisica ed alla modellazione dei propri muscoli, non è più un tabù. Anzi, sembra proprio che, oggi più che mai, in una società sempre più attenta all’aspetto esteriore, gli uomini trovino e provino piacere nel rivendicare la loro discendenza da Adone, il bellissimo giovane amato da Afrodite. Il mercato della cosmesi ha alimentato questa tendenza e ha progressivamente incrementato il suo volume d’affari con prodotti di bellezza destinati specificamente al pubblico maschile: non solo il classico profumo o il sempre tradizionale dopo barba ma, anche, creme per il viso, per il corpo, lozioni per i capelli, trattamenti estetici sempre più mirati, depilazione. Anche i centri estetici hanno fiutato l’affare e dedicano, sempre più di frequente, intere aree agli uomini che non disdegnano di sottoporsi a trattamenti estetici modellanti, a massaggi rassodanti, a manicure e pedicure, alla stessa stregua del gentil sesso. E allora, per coloro che volessero scoprire il loro senso estetico anche attraverso la cura del corpo ecco un piccolo vademecum che vi accompagna fino al giorno delle nozze. Occorre innanzitutto, qualche mese prima delle nozze, intraprendere un percorso salutare che ponga atten-

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zione ad una sana alimentazione. Dieta equilibrata a base di verdure e frutta contribuiranno con un giusto apporto di vitamine: essenziali per affrontare anche lo stress da preparativi. Carboidrati, ma con moderazione, uniti alle proteine, daranno un supporto idoneo per non ritrovarsi con una linea appesantita. Se invece la tendenza è alla linea curva ed alla forma tonda è il caso di ricorrere ad un nutrizionista o ad un dietista che fornirà specifiche indicazioni. È ovvio che per ottenere efficaci risultati occorre sempre associare dieta equilibrata ed esercizio fisico, dal quale si dovranno ottenere due ordini di benefici: fisici, relativamente al proprio corpo; psicologici, facendo propria la filosofia “mens sana in corpore sano”. Palestra con attrezzature specifiche per aumentare il tono muscolare, corsi specifici di speenning, step, aerobica, o discipline marziali, aiuteranno a migliorare l’aspetto fisico ma, in taluni casi, se non allenati, sarebbe opportuno iscriversi a corsi di nuoto, di acquagym, idrobike. Attività nelle quali l’acqua riduce lo stress muscolare e dà un effetto benefico al corpo e alla mente. A questo punto, sarebbe utile, prenotare in un centro estetico un ciclo di massaggi modellanti per il corpo. Aiuteranno a ricostruire una perfetta forma fisica a rilassare le tensioni muscolari legate allo stress. Un’attenzione particolare meritano le mani, troppo 27


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spesso inaridite o segnate da callosità dovute ai lavori manuali. La manicure riparerà gli inestetismi e permetterà di avere mani idratate e ben curate: perfette per le foto dello scambio degli anelli! Il viso: un mese prima del matrimonio sarebbe opportuna una pulizia della pella, coadiuvata da un trattamento idratante e tonificante per eliminare le impurità e distendere qualche piccola ruga. Esistono creme specifiche per la pelle maschile. Un paio di settimane prima delle nozze è opportuno l’intervento del barbiere per procedere al taglio dei capelli. Due settimane è un tempo sufficiente perché i capelli riprendano forma naturale. Anche la rasatura

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ha la sua importanza: il consiglio migliore è di utilizzare il rasoio classico dopo aver idratato la pelle con acqua calda (per favorire la dilatazione dei pori) e applicato una schiuma delicata. Ultimata la rasatura sciacquarsi con acqua fredda e stendere sul viso un velo di balsamo idratante. Ed eccoci al fatidico giorno. La mattina occorrerà andare dal barbiere per dare l’ultima sistemata ai capelli e per effettuare una rasatura accurata. Sarete, così, pronti per foto e riprese e soprattutto per essere contemplati ed ammirati con sguardo amorevole, come un vero Adone, dalla vostra sposa.

Controcorrente

L’omm che è omm addà puzzà P

ossibile che un uomo su due oggi si dedichi alla cura del suo aspetto esattamente come fa una donna o in alcuni casi anche di più? A voi non pare incredibile? Quelli che si guardano allo specchio continuamente, quelli che mettono la loro foto sul desktop (!), quelli che usano la crema per le mani e che vanno dall’estetista per eliminare i peli sulle orecchie (sì, lo so, non è una bella scena da immaginare, ma devo pur parlarne per giungere alla conclusione...), quelli che si tingono i capelli o quelli che vanno in palestra per gonfiarsi allo scopo di dar sfoggio, ad ogni occasione, dei loro bicipiti (anche semplicemente se chiedi a uno di loro: “scusa la Via Rossi?” - Quello ti risponde “Di là” mettendo il gomito a 90° e le braccia al cielo, come nelle figure bidimensionali di un graffito egizio). Tra la X e Y dei cromosomi prevale sempre di più la X, ma dove è finita la Y che faceva cambiare la ruota di un automobile con un cric ed una chiave, quella Y del muratore che a spintoni poteva buttare giù un muretto e ricostruirlo dopo avere mangiato panino e birra (più rutto: formula all inclusive), quella Y che faceva rifuggire un uomo davanti ad una ceretta depilatoria, quella Y che sussurrava alla coscienza di un gentiluomo “stasera pago io”, quella Y che faceva “puzzare” perché è vero “L’omm che è omm addà puzza” anche se a tutto c'è un limite... Vi confesserò, va bene la parità, perdonatemi, ma questa “promiscuità” non me gusta mucho! Ivana, blogger 27 anni.

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l trucco per il giorno del matrimonio è frutto di una scelta che è conclusione di un lavoro propedeutico svolto con cura e professionalità. Per Anna Carollo, che in oltre vent’anni di attività ha perfezionato la sua professionalità, maturando esperienza nel suo centro di bellezza e partecipando a stage organizzati da specialisti del make up di fama internazionale, è importante che la sposa sia a suo agio e risulti perfetta sia agli occhi degli ospiti che davanti all’obiettivo per gli scatti fotografici. Per giungere a questo risultato, spiega, occorre cogliere l’essenza della persona che ci si accinge a truccare cercando di esaltare i particolari che rendono unica ogni donna. Studiare la morfologia del volto è fondamentale per stabilire le scelte riguardanti i chiaro-scuri. Sicuramente la scelta tra luce ed ombra contribuisce a snellire delle rotondità, a correggere qualche piccola imperfezione o valorizzare maggiormente uno sguardo. Un altro aspetto fondamentale per Anna Carollo è la valutazione della tipologia cromatica della persona, in base alla quale, tenendo conto del colore dei capelli, della pelle e degli occhi, stabilisce quali nuances scegliere per valorizzarne al meglio il volto. Acconciature ed accessori contribuiscono in maniera determinante al risultato finale ed ogni esperto di maquillage ne tiene conto nella programmazione e nella realizzazione del trucco.

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UN MATRIMONIO PERFETTO

DETTAGLI CHE CONTANO Addobbi floreali nei capelli per valorizzare lo chignon

l velo è l’accessorio per eccellenza dell’abito da sposa. Le sue origini risalgono ai Romani e testimoniava la castità prematrimoniale della donna. Negli attimi precedenti il matrimonio veniva utilizzato anche per proteggere la futura moglie dagli sguardi maligni, ed impediva, al tempo stesso, allo sposo di vedere l’aspetto della sposa fino a che non fosse giunta all’altare. Esistono diversi tipi di veli che si differenziano per il tessuto, per la presenza o meno di ricami, per forma e lunghezza. Può essere in tulle di seta, di organza leggera o di pizzo. Il velo può essere lungo a strascico di circa tre metri e o corto portato sulle spalle. Naturalmente deve accompagnarsi all’abito, senza appesantirlo, senza creare contrasti di colore, in sintonia con lo stile scelto ma sopratutto deve essere di un materiale diverso da quello del vestito. Nella scelta occorre considerare anche l’altezza. Se non siete molto alte è preferibile optare per un velo a una caduta, senza profilo, un po’ più lungo dell’abito. Se invece siete alte, potreste optare per un velo lungo o anche medio, singolo o a doppia caduta. Il velo va portato fino all’arrivo in Chiesa, sino alle ultime note della marcia nuziale e sino a quando la sposa non verrà affidata nelle mani dello sposo; va tenuto durante la celebrazione delle nozze ma dovrà essere completamente rimosso durante il ricevimento. Il velo verrà applicato sull’acconciatura, tenuto fermo tra i capelli da un pettinino. Meglio farsi fare un’acconciatura che si può portare con o senza velo; nulla vieta di utilizzare punti luce. Trucco e acconciatura richiedono uno studio accurato basato su tratti somatici, personalità della sposa, abito

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nuziale, stile della cerimonia, stagione e ora in cui si celebrerà il matrimonio. Tra le acconciature del 2011 lo chignon con dettagli floreali è un trend classico ma da molti parrucchieri rivisitato con dettagli che lo rendono sempre di gran moda. Mollette, cerchietti, piccoli fermagli a tema floreale permettono di personalizzare lo chignon rendendolo più scenografico e interessante. I capelli raccolti sono intramontabili ma la variante floreale dona un tocco di originalità in più. È l’acconciatura più semplice e allo stesso tempo più elegante e sofisticata per la sposa. Del resto, lo chignon si può eseguire su tutti i tipi di capelli, è facile da portare, sta bene praticamente a tutte e, se ben realizzato, non richiede ritocchi continui durante la cerimonia. Chignon ornati con fiori freschi o fiori in tessuto, pettinature dall’effetto irregolare con fermagli gioiello, trecce elaborate con inserti di nastri e perline, ciocche di capelli arrotolate o intrecciate alla sommità del capo e abbellite da fiori e velette... infinite sono le proposte. I parrucchieri preferiscono per il 2011 capelli lunghi che facilitano il lavoro e sono perfetti anche con la moda degli abiti. Se qualcuno però ha o preferisce il taglio corto, più sbarazzino, non è un problema: i veri professionisti del settore assicurano ricercatezza e stile anche per chi non ama i capelli lunghi e tra l’altro questa scelta, se ben curata, dà risalto alla bellezza del viso. Gli accessori sposa 2011 puntano su fiori, farfalle e sugli intramontabili Swarovski. L’importante è puntare sulla semplicità, dando risalto all’acconciatura, rimanendo sobrie e mai eccessive. R.N.C.

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ph. Piero Lazzari

Dietro un taglio di capelli, un colore, una pettinatura, per molte donne c’è una scelta importante non solo a livello estetico. Piacere a sé stessi vuol dire porsi in maniera positiva in relazione con gli altri. Questo Bartolo lo sa benissimo. Da vent’anni opera nella sua parruccheria unisex Vis a Vis acquisendo nel tempo tecniche sempre più innovative ed alla moda con le quali ha raggiunto risultati di eccellenza. Lo studio appropriato della personalità di ogni cliente è la “diagnosi tecnica”, come ama definirla, prima di mettersi all’opera. Coadiuvato dalla preziosa dedizione e passione dei figli, Francesca e Giuseppe, che ne hanno ereditato il talento e l’estro creativo, Bartolo segue con attenzione i vari cambiamenti delle mode, ma consiglia sempre di non lasciarsi troppo condizionare, perché prima di tutto è essenziale che ognuno sia a proprio agio rimanendo se stesso. Nella scelta dell’acconciatura per il giorno del matrimonio, non si tralascia alcun dettaglio. Dalle caratteristiche fisiche della futura sposa alla sua personalità; dalla linea dell’abito da indossare al velo. Ogni particolare è uno spunto di creatività.

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UN MATRIMONIO PERFETTO

FILLER BARRIERA ANTIRUGHE In guerra contro il tempo Il benessere personale passa anche attraverso un aspetto che sia gradito a se stessi prima ancora che agli altri. Tuttavia, con l’inevitabile trascorrere del tempo, la pelle perde il suo fascino giovanile: già a venticinque anni i primi segni dell’invecchiamento iniziano ad apparire. La perdita dell’elasticità porta alla formazione di rughe leggere. Con gli anni la pelle diventa sempre più asciutta e i suoi strati, compreso il tessuto connettivo, diventano più sottili. Le rughe leggere, irrilevanti in giovane età, si trasformano in pieghe e rughe di espressione con la maturità. Anche le guance e le labbra perdono il loro turgore, cambiando così la forma del volto; caratteristiche che fanno apparire più vecchi e più stanchi di quanto si possa essere in realtà. Il dottor Rosario Trippiedi, dermatologo, esperto di medicina estetica, ci aiuta ad approfondire l’argomento. Dottor Trippiedi come si può sconfiggere il tempo che passa? L’invecchiamento è inevitabile ma si può conservare la bellezza naturale il più a lungo possibile iniettando sotto la cute piccole dosi di acido ialuronico naturale (i così detti filler) che permettono di ritardare, in maniera efficace, e soprattutto in modo naturale, l’invecchiamento della pelle. Il trattamento è efficace e semplice. Una applicazione di soli venti minuti è già sufficiente per ringiovanire di anni l’aspetto del viso. Ha detto che i filler sono un trattamento naturale, ma ci sono rischi? Per chi è indicato? Non è richiesto un test per valutare un’eventuale allergia perché questi filler sono estremamente sicuri e testati già da tantissimo tempo. Sono stati usati più di 11 milioni di

filler restylane. Ecco perché il trattamento è indicato sia per le donne che per gli uomini che vogliono un aspetto naturale senza rischiare reazioni allergiche e situazioni gravi dato che, ribadisco, ci si affida a sostanze sicurissime (l'acido ialuronico è un polisaccaride naturale presente in tutti tessuti umani, ndr). Come funziona l’acido ialuronico e su quali distretti del corpo agisce meglio delle creme di bellezza tanto diffuse? Mentre le creme agiscono in superficie, l’acido ialuronico si prende cura della pelle dall’interno: ripristinando l’idratazione della pelle, migliorandone l’elasticità, la struttura e la compattezza. Esistono fondamentalmente due tipi di filler: una variante di acido ialuronico più densa che viene iniettata per sollevare ed eliminare le rughe più profonde e una variante rivitalizzante che ridona turgore e migliora la texuture di viso, collo, decollete. Può essere utilizzato per ridare freschezza alla pelle, correggere le rughe e aumentare il volume e la forma delle labbra oppure per migliorare l’aspetto delle mani. Quanto dura un trattamento,in quanto tempo si manifestano benefici per i pazienti e quanto costa? I benefici di questa rivitalizzazione sono evidenti anche solo dopo una seduta, dopo la quale è sufficiente programmare due o tre sedute di mantenimento l’anno. La durata dei filler, soprattutto quelli con acido ialuronico più denso, è di circa 6-12 mesi. Un’altra cosa importante è che l’acido ialuronico è un trattamento che può essere fatto anche d’estate in quanto la sostanza viene iniettata sottocute e non reagisce con i raggi solari. I prezzi variano da 150 euro a 250 euro a trattamento.

Dott. Rosario Trippiedi - Dermatologo via degli Stabilimenti, 13 - Trapani - Tel. 0923 871367 - trippiedi@live.it 32


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UN MATRIMONIO PERFETTO

FELICE…MENTE a cura di Anna Maria Inzerillo Psicologa-Psicoterapeuta Specialista in Psicoterapia Sistematica Relazionale Familiare

Dal singolo alla coppia ggi esistono svariati modi di essere coppia: di fatto, aperta, monogamica, coppia ricostituita omosessuale, ecc… Uno dei modi di esercitarla è il MATRIMONIO. Questo rappresenta un’importante momento di transizione che mette allo scoperto la qualità della relazione e le dinamiche sottostanti sia alla coppia sia a tutta la famiglia allargata. Ognuno dei due partner porta dentro di sé il bagaglio educativo della propria famiglia d’origine, così anche lo stile relazionale dei propri genitori. La coppia assume il ruolo di coniugi e quasi sempre il ruolo di genitori e determina sia l'insieme di regole che stanno alla base del loro modo di essere coppia, ovvero il patto coniugale, sia l'insieme di regole che stanno alla base del loro modo di essere genitori, ovvero il patto genitoriale. Ogni transizione costituisce un passaggio importante da una condizione conosciuta ad una ignota e rielabora i rapporti tra i familiari. Le transizioni possono essere innescate dalle naturali fasi del ciclo vitale come il matrimonio, la nascita o la perdita di un proprio caro… . e costituiscono dei momenti topici intorno ai quali le relazioni interpersonali devono essere riorganizzate. Ovviamente tenendo conto del bagaglio di esperienze e aspettative che ciascuno si porta dentro. Ad esempio il matrimonio può portare con sé aspettative di autonomia

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e indipendenza dalla famiglia d’origine; bisogno di intimità e complicità; condivisione di un progetto di vita comune; desiderio di diventare genitori, è ovvio che alcune di queste aspettative verranno confermate ed altre no. Allo stesso tempo, anche la generazione precedente, i propri genitori, possono nutrire aspettative verso il matrimonio dei propri figli: la possibilità di diventare nonni, di sentirsi più o meno utili alla vita dei neogenitori, di avere una discendenza… Inoltre, le attese intergenerazionali sul matrimonio sono progressivamente cambiate nel corso del tempo: mentre in passato ci si aspettava che la coppia generasse immediatamente un figlio come riprova della potenza sessuale del maschio e della fertilità della femmina, oggi questa ideologia risulta superata, infatti ora viene generalmente accettata una fase di conoscenza e assestamento tra i partners. È importante, quindi, per non rimanere delusi, parlare molto con il partner delle reciproche aspettative e dei reciproci desideri. Non si deve sminuire l’importanza delle chiacchiere. C’è tutto da guadagnare nel mettere a nudo i vostri pensieri e sentimenti . Quanto più si parla più si rinsalda il rapporto. L’amicizia e la complicità sono i tratti che permetteranno alla vostra relazione amorosa di rimanere, salda nel tempo.

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na rubrica di psicologia permette di divulgare alcune elementari nozioni al grande pubblico. Sull’argomento c’è molta curiosità ma, per malcelati pudore e timore di esplicitarla (ma poi perché?!) viene soffocata. Allora, quale migliore occasione di rispondere alle ipotetiche domande che spesso rimangono silenti? Cosa è la psicologia? La psicologia è una scienza che studia il comportamento essa indaga il funzionamento della mente nel suo costante interagire col mondo. Si presenta inoltre, come una scienza interdisciplinare, nella quale confluiscono apporti diversi, quali la neurofisiologia, che si pone come oggetto l’indagine delle basi neurali dello sviluppo cognitivo, e la cibernetica che, fornendo il modello di funzionamento proprio degli elaboratori elettronici più sofisticati, appare la disciplina più adatta a fornire elementi di analisi per capire il lavoro mentale di elaborazione delle informazioni’. Chi è lo psicologo? È un laureato in psicologia che applica le sue conoscenze in molti ambiti: clinico, scolastico, familiare, lavorativo, della comunicazione. Perché ci si rivolge allo psicologo? Perché si avverte il bisogno di migliorare la qualità della propria vita; perchè si ricerca un maggiore equilibrio della propria affettività; perchè si desidera avere delle relazioni interpersonali o lavorative più soddisfacenti; Perchè si vuole modificare in meglio alcuni comportamenti o si vuole imparare ad essere più adeguati; perché si avverte la necessità di lenire i malesseri dell’anima. A. M. Inz. 33



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CERIMONIA

UN MATRIMONIO PERFETTO

Architetture floreali Gli addobbi in sintonia con lo stile della chiesa

ndispensabili. Nel giorno delle nozze gli addobbi floreali sono fondamentali per creare un’atmosfera suggestiva. La casa della sposa, la chiesa, l’auto nuziale, il luogo del ricevimento, i tavoli del banchetto, devono essere addobbati a regola d’arte da esperti fioristi che sappiano abbinare fiori, colori e architetture. Adornare la chiesa non è facile, perché si dovrà tenere in considerazione lo stile architettonico e, senza esagerare, occorre sottolinearne la bellezza. Per lo stile antico, come sono la maggior parte delle nostre chiese, si possono scegliere composizioni romantiche; per strutture moderne si può optare per combinazioni floreali dalla forma geometrica o composizioni verticali. Addobbi classici e maestosi se si sceglie di celebrare il matrimonio in una cattedrale o in una basilica; ornamenti semplici per chiesette di campagna o cappelle di piccole dimensioni. È importante tenere in considerazione l’illuminazione dell’edificio, sfruttando la possibilità di giocare con luci e ombre come del resto ben sapevano fare gli architetti del passato. Le candele, ad esempio, possono creare un atmosfera magica scaldando le architetture più fredde rendendo l’ambiente più accogliente. L’ingresso centrale della chiesa può essere decorato con grandi vasi, il portone con piante e fiori e le panche della navata centrale con tessuti e coroncine, mentre l’altare, dinanzi al quale svolge il rito nuziale, secondo tradizione deve essere abbellito con ceste di fiori. Infine le composizioni floreali possono essere presenti su balaustre, colonne e capitelli. Comunque, meglio non esagerare con i fiori, ma usarli per sottolineare alcuni elementi importanti e dare un tocco di colore. Se vi

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sposate in comune ponete all’ingresso e ai lati del tavolo delle composizioni alte e sulle sedie degli invitati dei piccoli mazzetti di fiori. Per contenere i costi degli addobbi è preferibile scegliere fiori di stagione che hanno un costo inferiore rispetto a quelli che vengono coltivati al di fuori del loro naturale ciclo di fioritura. In primavera potete trovare facilmente le camelie, le azalee, le orchidee, le primule, le fresie, i garofani (molto raffinati ma quasi introvabili quelli verdi), i gelsomini, i gigli, le ginestre, i gladioli, i tulipani e le mimose. In estate, invece, le vostre composizioni floreali potranno essere composte da calendule, gardenie, gigli tigrati, margherite di campo, mughetti, peonie, rododendro, e roselline. In autunno: dalie, ortensie e rose. Infine, per i mesi invernali abbondano: agrifogli, bucaneve, genziana, e stelle di Natale. Non dimenticate che l’addobbo della chiesa deve essere in sintonia con quello dell’auto e con il bouquet. Un piccolo trucco per risparmiare, è quello di inserire nei mazzetti e nelle composizioni anche dei ramoscelli di erbe, foglie larghe, fiori di arancio oppure spighe e di legare il tutto con la rafia. Così facendo impiegherete una minore quantità di fiori ottenendo comunque delle composizioni piene e ricche. Ricordatevi che il fiorista va scelto con circa sei mesi di anticipo e deve essere informato di tutti i dettagli che riguardano la cerimonia. In ogni caso, prima di prendere qualsiasi decisione, è meglio parlare con il prete per sapere se avete la libertà di scegliere e di fare ciò che volete oppure se ci sono delle regole da rispettare. Chi vuole può anche donare un fiore agli invitati. Un solo fiore agli uomini da portare all’occhiello e piccoli mazzolini simili al bouquet della sposa, ma dai colori in contrasto, per le signore. R.N.C.

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NOZZE IN CITTÁ

CERIMONIA

UN MATRIMONIO PERFETTO

UNA BOMBONIERA D’

Amore STILE E SOLIDARIETÀ

n regalo originale, all'insegna della solidarietà e nel rispetto della tradizione, può caratterizzare il giorno più bello della vostra vita e renderlo unico, senza, dimenticare chi è meno fortunato. Le “bomboniere solidali”, proposte da organizzazioni benefiche non governative, consentono di sostituire i tradizionali regali, che normalmente accompagnano i confetti, con qualcosa di “speciale”: un segno di sensibilità e amore verso il prossimo. Aiutare chi è in difficoltà con una “Bomboniera Solidale”, dunque, rappresenta la possibilità concreta di sostenere un “progetto” attraverso una donazione. La Fondazione “Aiutare i Bambini” si pone come obiettivo la realizzazione di progetti che diano un contributo concreto al miglioramento della vita dei bambini, tenendo conto dei problemi e della situazione sociale della comunità locale in cui essi vivono.

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L’associazione fornisce il proprio sostegno economico a programmi che hanno obiettivi chiari e concreti, che possono essere gestiti da un’organizzazione locale e da un responsabile che vive in loco, in modo da seguire il progetto in tutte le sue fasi. Quattro le categorie fondamentali dei progetti che è possibile sostenere: di accoglienza; di assistenza sanitaria; di istruzione scolastica e formazione lavoro; di adozione a distanza. L’ Associazione “Aiutare i Bambini” svolge le proprie missioni in quelle aree del mondo dove la povertà, il sottosviluppo, le malattie e la mancanza di istruzione sono più gravi. L’aumento progressivo negli anni dei progetti sostenuti è uno dei parametri di misura dell’efficacia dell’azione di “aiutare i bambini nel mondo”. Nel 2008, ad esempio, sono stati supportati, oltre l’at-


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NOZZE IN CITTÁ UN MATRIMONIO PERFETTO

tività ordinaria, anche tre interventi di emergenza per rispondere alla crisi esplosa in Kenya (gennaio 2008), ai danni provocati dal ciclone Nargis in Birmania (maggio 2008) e all’epidemia di colera in Zimbabwe (settembre 2008). Oltre alle risorse messe direttamente a disposizione dai fondatori di “aiutare i bambini” (17,4%), le quote più importanti dei fondi raccolti provengono dai privati (39,6%), dagli eventi (17,1%) e dalle aziende (16,9%). Le donazioni provengono da tutte le aree del territorio nazionale: il 43,5% dal Nord, il 26,9% dal Centro Italia e il 29,6% dal Sud e Isole. Le bomboniere solidali dell’Associazione “Aiutare i Bambini” costano meno di dieci euro ciascuna e comprendono una scatolina o un sacchettino, una pergamena personalizzabile per spiegare ai vostri invitati il

dell’uomo e il miglioramento delle condizioni di vita, individuando elementi di sviluppo, capaci di generare processi di crescita economica. Le bomboniere solidali di questa associazione sono colorate, fantasiose e realizzate a mano da artigiani peruviani che utilizzano i prodotti del Commercio equo. Ogni pezzo è unico ed è accompagnato da un bigliettino che spiega a quale progetto verranno devoluti i proventi. Diverse le proposte: angioletti, vasetti, piattini e zuccheriere. Molto particolari sono le bomboniere in malachite, prodotte dagli artigiani della regione del Ruashi (Congo), che sono di buon augurio per una vita serena e felice e le minishopper congolesi con i colori delle stoffe africane cucite a mano dalle donne del villaggio di

gesto di solidarietà che avete deciso di fare a sostegno di una campagna a favore dei più deboli e il biglietto cofanetto. Sarà successivamente vostra cura confezionarla con nastri, confetti o quant'altro. Ricordiamo che le spese per l’acquisto delle bomboniere solidali sono deducibili dalle tasse. Per qualsiasi informazione troverete sul sito della Fondazione chiarimenti ed informazioni. Le onlus che propongono le “Bomboniere Solidali” sono numerose: dalle più note, come l’Unicef (www.unicef.it) o l’AIRC (www.airc.it) a quelle meno conosciute, ma altrettanto efficaci, come la Fondazione Theodora (www.theodora.it). L’Associazione “APURIMAC onlus” sostiene i progetti a supporto delle missioni agostiniane nel sud del mondo, Repubblica Democratica del Congo e Guatemala, ponendosi come obbiettivo la tutela dei diritti

Mataba. La consegna è anche piuttosto rapida. Infatti, entro due settimane è possibile ricevere gli oggetti acquistati. Grazie all’Associazione APURIMAC (www.apurimac.it) una festa diventa occasione per aiutare chi soffre. Quante volte vi sarà capitato di storcere il naso davanti ad un oggetto non originale, o talvolta di dubbio gusto, e magari anche un po’ kitsch. Pensate, dunque, ad una alternativa che potrebbe essere il sorriso di un bambino e non a ciò che fa più tendenza. Le bomboniere equosolidali (www.equamente.it) permettono di regalare qualcosa di particolare e nello stesso tempo aiutare bambini e famiglie del terzo mondo. Ciò che davvero è importante è il valore che insieme vorrete dare al progetto di solidarietà che intenderete “sposare”. S.M. 37



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Dolce

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arocco

Le Wedding Cake. Alta pasticceria o pasticceria ‘alta’? orme originali che si sviluppano in altezza. Volute di panna, cascami di creme, chiaroscuri al cioccolato disposti su più piani. La Wedding Cake è considerata una vera e propria opera d’arte. Dovendone individuare lo stile propenderemmo, decisamente per il barocco. È la torta nuziale in stile anglosassone a piani e riccamente decorata. Colori e sapori che si intrecciano nelle forme più originali e briose.

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La Wedding Cake è molto simile alla nostra torta nuziale: la base è costituita da un morbido pan di spagna, aromatizzato al limone o al cocco per i palati più eccentrici, mentre le farciture sono ricercatissime: cioccolato bianco, whiskey, baileys, frutti di bosco o crema al cioccolato fondente. In Italia si preferisce la torta ad un piano con una base molto grande, un dolce semplice, classico ed elegante come un edificio rinascimentale, volendo continuare

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nella metafora architettonica. Da qualche tempo, anche nel nostro paese, la Wedding Cake sta avendo parecchio successo e le richieste ai pasticcieri si moltiplicano. Quasi che ogni coppia fosse alla ricerca di quella che più si identifica con il loro carattere. Gli antichi romani già conoscevano una sorta di torta nuziale: gli sposi ne mangiavano una porzione durante il rito, come auspicio di buona sorte, lunga vita e prosperità, mentre gli ospiti mangiavano le rimanenti porzioni per avere parte di quella fortuna. Nel Medioevo il gesto di mangiare la torta, prima della celebrazione del matrimonio, faceva parte dei riti di fertilità della sposa. Questa usanza è sbarcata nell’America del Nord con i coloni inglesi e olandesi e ancor oggi viene rispettata. È una sorta di festa di addio al nubilato, tutta al femminile, in cui si festeggia l’entrata in società della donna come sposa e come madre. Nei paesi anglosassoni è consuetudine conservare il primo piano della Wedding Cake perché possa essere riutilizzata in occasione del primo anniversario di matrimonio e per la nascita del primo figlio. In questo caso o si sceglie una torta di frutta secca che si mantiene per molto tempo, oppure la torta viene congelata. Il taglio della torta è un gesto carico di significato perché rappresenta la prima azione che la coppia compie da marito e moglie. Alta o bassa la torta nuziale è come l’abito della sposa. Entrando in scena dovrebbe incantare gli ospiti. Come dicono gli americani deve avere il “Wow Factor”, cioè deve sbalordire e suscitare ammirazione da parte degli invitati. Per la realizzazione della Wedding Cake potreste trarre ispirazione dal tema scelto per il ricevimento, dal bouquet, ma anche dall’abito nuziale. L’importante non trascurare i fiori, componente decorativa essenziale della torta: che siano freschi o di glassa, ma è indispensabile che siano perfetti. Se sono di zucchero la riproduzione deve essere impeccabile e per appurare che sono di glassa i vostri ospiti li dovranno mangiare. È possibile affiancare alla Wedding Cake le Mini Cake: tortine in miniatura, identiche all’originale. Un pensiero per i vostri ospiti, una tradizione americana che sembra piacere sempre più anche a noi italiani. Ma non è tutto. Perché in arrivo ci sono anche i Wedding Cookies, cioè biscotti fatti a mano e decorati per il matrimonio da utilizzare come segnaposto durante il ricevimento o come bomboniere. Da non sottovalutare il Wedding Cake Topper cioè gli 40

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sposini sulla torta. Un tempo ritenuti banali oggi si sono evoluti nelle forme e negli stili. Diversificati e resi perfino unici al punto da assumere una vera e propria ‘personalità’, insomma un’anima: quella che gli sposi scelgono. Possono essere pupazzetti umoristici, romantici, stilizzati o somiglianti agli sposi. Realizzati cioè a mano con paste sintetiche che non si alterano nel tempo e che possono essere foggiati a richiesta. Le classiche statuine si trasformano in singolari e a volte impertinenti ritratti degli sposi . Si possono acquistare on-line e i prezzi partono da 25 Euro, per i topper più semplici, fino ad un massimo di 300 Euro per creazioni più elaborate. Per le caricature del volto, basta inviare delle foto, dettagli come il colore dei capelli e degli occhi e qualsiasi altro particolare in cui vi riconosciate. Più elementi inserirete e più caratterizzerete il vostro Cake Topper, che grazie all’alta qualità della manifattura potrete esporre in casa come ricordo. F. P.


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ARCHITETTURA E GASTRONOMIA La Tonnara di Bonagia tra secoli di storia e anni di tradizione

ugaro con nocciole e funghi porcini, sfumato al limone; pasta al pesto trapanese (ma senza l’aglio!) con gambero rosso, uova di riccio e mandorle tostate. Solo un paio di piatti, tanto per solleticare la curiosità, tra i tanti che La Tonnara di Bonagia ha nel suo menù, inteso nel senso più classico del termine. Cioè un accostamento curato di piatti che abbiano tra di loro una coerenza studiata e proposta dallo chef e che, in ultima analisi, diano carattere fino a divenire tratto distintivo della proposta di ristorazione. La Tonnara, albergo della FH Hotels & Resorts ricavato in un vero impianto di tonnara del 1600, propone una linea di ristorazione che, come spiega il responsabile del banqueting Michele Ro-

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dittis “ha piedi e radici nella nostra gastronomia, testa nel nostro presente, attenzione al cliente, sguardo rivolto al futuro e ad un recupero nobile dei gusti della tradizione”. Una ristorazione che, sposando la filosofia delle archiettetture secolari della tonnara, esaltate da un recupero accorto che ha saputo coniugare funzionalità e rispetto dell’esistente, coltiva una memoria ricca di storia e tradizioni popolari e la restituisce al cliente in chiave contemporanea. Un esempio: 300 anni fa il tonno pescato poco al largo delle coste di Bonagia veniva lavorato nell’impianto e poi cotto nell’ampia corte; oggi il tonno ed il pescespada locali che vengono serviti durante gli antipasti, elaborati nelle forme più funzionali al bouffet, vengono


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affumicati nelle cucine del ristorante, nella quali, pure, si prepara il salame di tonno (la cosidetta “ficazza” o “ficazzella”). Un filo rosso lega gesti antichi a moderne tecniche culinarie, ad una scelta che è ricerca di qualità: tonno e pescespada affumicati costituiscono materie prime di confezionamento delle pietanze, come gli oli extravergini e gli altri ingredienti accuratamente selezionati. Oggi la corte, che dietro le alte mura rappresentava il luogo di raccolta della ciurma (così venivano appellate nel loro complesso le maestranze che operavano in tonnara), può accogliere una elegante cena all’aperto in una atmosfera suggestiva grazie anche ad una sapiente illuminazione; oppure rappresentare la zona di prima accoglienza per gli ospiti di un banchetto di nozze, dove rinfrancarsi dai caldi primaverili con una fresca “acqua e zammù”, la semplice acqua ed anice, o con il classico latte di mandorla. L’area attorno alla piscina, con vista mozzafiato sul golfo di Cofano, rappresenta una location ideale, tanto per una cena seduti, quanto per un bouffet di antipasti nel quale esaltare, con diversi angoli tematici, i “panieri della tonnara”. Sono i cibi da strada: quelli classici, dal polpo bollito al macchetto fritto, ma anche quelli rivisitati in chiave contemporane e un tantino più elaborati, come le polpettine di pesce. I guru della gastronomia d’oltreoceano,

credendo di inventare un modo nuovo di mangiare socializzando nei party e nelle cene in piedi, l’hanno anche chiamato “finger food”, ma sono arrivati con qualche secolo di ritardo dove già noi eravamo giunti nei crocicchi delle strade, nelle nostre piazze. Se corte e piscina si prestano per le serate primaverili ed estive, la sala “muciara” e quella “marfaraggio” rappresentano sicuro rifugio in caso di condizioni climatiche non favorevoli. L’una e l’altra ricavate nei locali che in tonnara avevano destinazioni d’uso legate alla produzione. Nella “Muciara” si “quartiava” il tonno, di cui, come per il maiale, non si buttava via nulla. Nella sala “marfaraggio” si lavorava al rimessaggio delle muciare (le imbarcazioni tipiche della tonnara, una delle quali si trova custodita presso l’albergo) e conserva intatto tutto il suo fascino perfino nella leggera pendenza verso il mare, necessaria per salpare le barche. Infine il gioiello di famiglia che insieme alla torre di avvistamento del 1626 (ricostruzione della torre medievale distrutta dai pirati barbareschi nel 1200) rappresenta la chiave distintiva della Tonnara: la chiesetta del 1749, opera dell’architetto Giovanbattista Biagio Amico, destinata alle funzioni propriziatorie della pesca del tonno ed oggi, occasionalmente aperta a cerimonie di nozze con misurato numero di ospiti.

TONNARA DI BONAGIA Piazza Tonnara - Bonagia Valderice (TP) - Tel. 0923 431111 - www.tonnaradibonagia.it - info@tonnaradibonagia.it 43


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FAST FOOD MATRIMONIO LOW COST A colloquio con Franco Saccà, responsabile della condotta di Slow Food

di Fabio Pace Il “banchetto di nozze” al fast food sembra sia la nuova frontiera del matrimonio low cost: la catena Mc Donald’s ha creato l’offerta McWedding. Banchetto nuziale per cento invitati, decorazioni della sala con festoni e palloncini bianchi, sottofondo musicale, un omaggio agli sposi. Niente aperitivi, primi, secondi e torta nuziale: al loro posto cheesburger, patatine, bibita analcolica ed una ‘apple pie’ che rimpiazza la classica torta. Prezzo: 286 euro. Un bel risparmio, paragonato ai prezzi medi della ristorazione classica. I tradizionalisti e i puristi della buona tavola inorridiranno. Per il momento l’iniziativa è relegata alle sedi di Hong Kong. Se l’esperimento avrà dato i suoi frutti il pacchetto nuziale verrà esteso alle altre filiali. Sulla stessa scia, negli Stati Uniti, s’è collocata Kentucky Fried Chicken, la catena che ha per piatto forte il pollo fritto. La tendenza dei matrimoni al fast food pare sia stata lanciata in California, con iniziative individuali e spontanee. La stampa statunitense, sempre attenta al rapido cambiamento di costume, ha registrato come le agenzie matrimoniali, in tempi di crisi, offrissero ai propri clienti anche l’opzione “low cost”, con pranzo al fast food. Per il momento il nostro paese non è stato travolto da questa moda ed è probabile che l’italiaca resistenza al fast food, in favore dello slow food, possa contenere il fenomeno che però incuriosisce anche chi, per scelta culturale, ha fatto della tradizione culinaria e della buona tavola una filosofia di vita: Franco Saccà, farmacista, è 44

responsabile della condotta provinciale di Slow Food, associazione che, in 130 paesi nel mondo, promuove un nuovo modello alimentare, rispettoso dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali. Eppure, il suo non è un punto di vista “integralista”: “In alcuni paesi, Stati Uniti in testa, Mc Donald’s e le catene di fast food sono radicati da decenni. Intere generazioni hanno festeggiato i loro compleanni da Mc Donald’s, li hanno frequentati, vi hanno mangiato con gli amici, si sono findanzati. Che si coronino le nozze in un fast food rientra nel costume”. Una spiegazione sociologica che non fa una grinza. Eppure è strano capire la formula vincente del fast food perfino per un “banchetto” di nozze. Saccà dà una chiave di lettura psicologica: “È diverso l’approccio con l’alimentzione quotidiana. Basta andare in questi paesi, ed oggi anche nelle nostre grandi città. Sono luoghi dove la gente non mangia più a casa. Le persone vanno al lavoro e poi mangiano nel fast food a cento metri. Mc Donald’s funziona perché propone a New York, a Cincinnati, a Parigi, a Roma, a Tokio locali simili e pietanze uguali. La gente ritrova in tal modo casa sua, tenuto conto che è diversa anche la cultura dell’abitare. Qui da noi una cucina è ampia anche 25/30 metri quadrati. A Tokio, New York e Milano in 50 metri quadrati c’è tutta casa”. Se è vero che l’american way of life ci ha influenzato, lo è altrettanto che, almeno in Italia, abbiamo influenzato Mc Donald’s come lo stesso Saccà conferma: “In italia è


CERIMONIA partita la controtendenza. Mc Donald’s ha affidato ad un tecnico dell’alimentazione l’integrazione dei classici hamburgher con le nostre tradizioni culinarie: ora troviamo l’insalata, la caprese, il gelato, la pasta, panini legati ai sapori locali. È un modo per integrare i vari luoghi. Ma il principio è uguale: ovunque stesse sedie, stessi tavoli, perfino stessa musica”. Nonostante questi sforzi e tentativi di assimilazione culturale e gastronomica con i nostri gusti alimentari, appare improbabile che il matrimonio in fast food potrà essere importato. Il legame tra cibo e banchetto nuziale ha radici profonde, perfino antropologiche: “Il banchetto nuziale è un momento di evidenza sociale della famiglia. È il momento in cui si presenta la nuova coppia agli amici ed alla cerchia parentale. Il menù rispecchiava, per certi versi, tale evidenza. Settanta, sessanta o cinquanta anni fa c’erano livelli di matrimonio che rispecchiavano anche la scarsa mobilità sociale. Tra le famiglie contadine si tirava il collo ad una gallina e si invitava qualche parente. Si faceva un pranzo un po’ più sostenuto che non poteva reggere il paragone con i pranzi dei baroni che avevamo i monsù a casa. La crescita economica e sociale negli anni ’60 e ‘70 ha portato alla mobilità sociale e con essa ad un livellamento. Il basso s’è spostato verso l’alto, e l’alto, forse, verso il basso. Perfino le grandi famiglie non hanno più le grandi disponibilità economiche del passato. Se fanno qualcosa di diverso scelgono comunque un luogo diverso dalla propria residenza”. È in questa fase di trasformazione sociale ed economica che compare, come elemento di modernità e dinamicità, la ristorazione collettiva legata ai matrimoni: “Credo – racconta Saccà – che la ristorazione matrimoniale, se

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così la possiamo definire, nasce dalle nostre parti a Marsala, negli anni ’60, per merito di un pasticciere e chef: Gasparino Licata. Intuisce che anche le famiglie borghesi, come quelle nobili, hanno bisogno di un luogo che non fosse la casa per celebrare il banchetto di nozze. Realizza quindi la sua prima sala da banchetto, nei pressi del porto. Riadattò un vecchio magazzino facendolo divenire la prima sala di trattenimento, cosa ben diversa dalle sale da ballo. Oggi questo tipo di ristorazione a Marsala è divenuta una industria”. Si contano a Marsala almeno una quindicina di sale trattenimenti che concentrano il novanta per cento della loro attività sulla banchettistica. La qualità delle pietanze è mediamente alta. “A Marsala – assicura Saccà – oggi si mangia meglio in questi posti che nei ristoranti e si trovano ricette di livello qualitativo notevole. È indubbio che dopo Gasparino Licata sono venuti tanti altri imprenditori del settore che, poi, altro non sono che i suoi ragazzi che si sono staccati ed hanno intrapreso la loro strada: Licata del Delfino; Enzo e Nino di Villa Favorita; altri che man mano uscivano hanno dato vita al Paradise, al Minoa”. L’ultima considerazione di Saccà sulla ristorazione banchettistica, che ci assicura è cosa ben diversa dalle offerte culinarie di alberghi e ristoranti conduce anche ad un ricordo personale: “Ricordo negli anni ’50 il matrimonio di mia zia a Campobello di Mazara: venne Gasparino. C’era solo una sala da ballo che si usava a carnevale. Gasparino la riadattò, tolse gli addobbi, allestì la sala con tavoli e tovagliato. Fu un matrimonio che fece quasi scalpore. Si mangirono piatti particolari: addirittura l’antipasto, il primo, il secondo, il dolce… ma quando mai si facevano questi banchetti! Erano gli anni della pasta con la salsa e la cotoletta… al massimo!”.

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ASPETTANDO il raggio verde Sulla terrazza del Baglio Oneto spettacolo al tramonto rotagonista: il sole. Scenografia naturale: la vallata del fiume Birgi. Un panorama su cui gli occhi possono spaziare, da monte Erice fino a Capo Boeo, e intercettare il lucore delle saline e le ombre dei mulini, i profili delle Egadi, le acque immote dello Stagnone; da Levanzo a Favignana, dalla lontana Marettimo alla più prossima isola di Mothia. È lo spettacolo che offre ogni sera la terrazza del Baglio Oneto, in maniera sempre diversa. Il rigore dei calcoli astronomici e la fisica della rifrazione, si presentano sotto più poetiche forme: gli accesi tramonti estivi e, per i più attenti e pazienti osservatori, e se le condizioni atmosferiche lo consentono, il “raggio verde” che il sole lancia prima di calare in mare. A lavorar di fantasia si potrebbe immaginare la conclusione dell’omonimo romanzo di Giulio Verne proprio nelle splendide sale dell’antica magione settecentesca di Baglio Oneto, attorno al cui impianto originario è oggi, accortamente e con eleganza, strutturato un moderno resort con piscina. Verne, autore che ha nutrito la fantasia di tanti adole-

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scenti, ne “Il raggio verde” racconta di una ragazza che decide di rinviare le sue nozze finché non avrà visto questo singolare fenomeno ottico. Dopo alcune vicissitudini la fanciulla finirà per sposare un pittore di tramonti anziché andare in moglie ad un ricco borghese. Se non questa, di fantasia, il Baglio Oneto ha ospitato il coronamento di molte storie d’amore reali, e tante altre ancora ne accoglierà nella capace sala, in grado di ricevere fino a 350 persone, comodamente disposte. Il resort, aperto tutto l’anno, offre il banqueting per le nozze a cura di Gianni Fontana, chef responsabile del ristorante La Calandra che del Baglio Oneto rappresenta la carta di identità, essendo aperto anche ai clienti esterni cui offre un raffinato menù a la carte. Gianni Fontana, figlio d’arte e chef di terza generazione è anche un attento esperto di vini. “La nostra sfida – racconta – è proporre sia al ristorante, sia nei banchetti di nozze una cucina fantasiosa ma rigorosamente legata alla tradizione”. E per tradizione al Baglio Oneto si intende una scelta accorta delle ma-


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terie prime: cibi che sono destinati a divenire pietanze con pochi semplici ma sapienti passaggi sui fuochi, con un confezionamento teso ad esaltare i gusti e gli odori naturali, a fonderli assieme in un gioco alchemico che rimanda alla nostra terra. “I nostri – continua Fontana – sono sempre piatti espressi, siano essi primi o secondi. Preparare per gli 80 coperti del ristorante o per i 150/200 di un banchetto medio è solo un problema di quantità e di tempi, ma la qualità e i processi di lavoro rimangono invariati e tesi a garantire la fragranza dei piatti”. Vastissima, come Gianni Fontana ha abituato gli avventori del ristorante, la carta dei vini. Baglio Oneto, che oltre a funzionare come struttura alberghiera ha alle spalle anche la tradizionale attività di produzione nel settore agroalimentare e di vinificazione, offre tutte le garanzie per una accoglienza regale. Non è un caso se tra gli ospiti illustri che ha accolto c’è stato anche il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, che vi soggiornò in occasione della sua visita a Marsala il 2 giugno del 1943. Ma questa è un’altra storia… anzi questa è la Storia.

BAGLIO ONETO C.da Baronazzo Amafi, 55 - MARSALA (TP) Tel. 0923.746222 www.bagliooneto.it direzione@bagliooneto.it ristorante@bagliooneto.it

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Francesco Santini Corso 6 Aprile, 56 - Alcamo (TP) - Cell. 392.1609027 - www.phsantini.com - ciccosantini@libero.it


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Matrimonio

TRE SOTTO IL PAR Al Dìsio Resort singolare accoppiata tra golf e banqueting

«Ama la vita come viene. Ama il tuo partner così com’è. Se nessuna delle due cose è possibile, fai quello che è giusto. Ma per fare il giusto devi conoscere… le Regole del Golf». Uno sport, considerato elitario, suggerisce con saggezza una filosofia di vita che può essere universalmente rivolta a chiunque. Abbiamo voluto giocare un po’ con le parole e modificare nella direzione che meglio conosciamo la regola fondamentale di questo sport che in realtà, in tutti i manuali, recita testualmente: «Gioca la palla come la trovi. Gioca il campo così come è. Se nessuna delle due cose è possibile, fai quello che è giusto. Ma per fare il giusto devi conoscere le Regole del Golf». Il Dìsio Resort, in contrada Scacciaiazzo di Marsala, è la struttura alberghiera che, grazie alla originale proposta dei suoi titolari, la famiglia Martinico, consente di coniugare

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con eleganza, e la sapiente regia di Peppe Giuffrè, chef e maestro di cerimonie, il golf con il banqueting. Il Dìsio Resort offre diverse opportunità: dal classico ricevimento di nozze, magari nella suggestiva cornice della terrazza con piscina che domina il paesaggio circostante, all’aperitivo sul prato inglese. Ma la vera novità, l’occasione irripetibile, è la possibilità di articolare un vero e proprio evento in più giornate con party, brunch, animazione, incontri musicali, pratica di golf ed una convivialità estesa, prima e dopo il classico banchetto di nozze: dall’addio al celibato ed al nubilato il giorno prima, fino al living degli sposi con i pochi intimi amici all’indomani delle nozze. Il Dìsio Resort rappresenta il luogo ideale per la modernità e la comodità della struttura, immersa in un parco botanico, con camere ed appartamenti a misura di ogni esigenza e


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soprattutto perché, prima struttura in Sicilia occidentale, è attrezzato con un piccolo campo da golf integrato alla perfezione nell’ ambiente naturale e nello splendido scenario del luogo. C’è anche un campo di pratica golf con venti postazioni dove ciascuno può esercitarsi o, con la guida di maestri professionisti, imparare i fondamentali di questo sport. Il golf, al di là dell’aspetto agonistico, può divenire il leit motiv per il divertimento ed il relax, ed essere l’interludio tra un aperitivo ed una cena elegante da vivere tutti insieme ai bordi del green. E per chi non volesse cimentarsi con bastoni, ferri, legni, putter, tee, palline c’è sempre la possibilità della piscina e del centro benessere e

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massaggi. Il food and beverage e la ristorazione recano la firma e la garanzia di Peppe Giuffrè che, ormai noto ai più ben oltre le sue riconosciute qulità di chef, ama cimentarsi sempre in nuove avventure in cui lo sfondo e la cornice siano importanti tanto quanto il cibo, la scelta delle materie prime e il confezionamento delle pietanze. Dìsio, come ogni buon ristorante, offre la carta dei vini e dei cibi tra i quali scegliere, e, unico in Sicilia Occidentale, presenta anche una “carta delle emozioni”, vera e propria guida tra le diverse offerte ed opportunità che ciascuno, modulandole come meglio crede all’interno del Resort, può rendere uniche ed originali.

DÌSIO RESORT C.da Scacciaiazzo, 79 - Marsala (TP) - Tel. 0923.1954014 - Fax 0923.1954015 - www.disio.eu - info@disio.eu

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Dal progetto della realtà alla casa dei sogni. Armatevi di carta, penna, buonsenso e pazienza. el passato la casa veniva progettata, e soprattutto realizzata, in tempi lunghi, cercando di prestare la dovuta attenzione ai dettagli, previsti e valutati con largo margine di anticipo. La progettazione era preceduta da un ragionamento oculato per una migliore destinazione d’uso degli ambienti. Oggi, invece, si vuole “tutto e subito” e la casa rientra in questa logica. Per chi progetta un ambiente ciò che conta è far sentire le persone a suo agio, appunto a casa. Le regole sono le stesse a prescindere dal tipo di casa: spaziosa, minuscola, un loft in città o una casa di campagna. Ma come progettare una casa? Fate un elenco delle priorità e definite il vostro budget e dopo stabilite un programma, proprio come se foste voi l’architetto. Questo metodo vi aiuterà a tenere in ordine tutte le cose da fare senza perdere tempo in inutili dettagli. Se è vero che la casa deve essere bella, è anche certo che deve essere funzionale. Quindi partite dalla funzione che date a ciascuna stanza e solo succes-

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sivamente potrete dedicarvi ai dettagli come la scelta dei tessuti e dei quadri. Nel progetto è bene diffondere le stesse piantine (in uguale scala) tra tutti gli addetti ai lavori chiamati a cooperare: idraulici, muratori, piastrellisti e tecnici vari. Eccovi alcuni suggerimenti per il progetto della vostra casa: • Accertatevi che non esistano problemi strutturali e che l’impiantistica – termica, idraulica, elettrica – non abbia bisogno di interventi. • Considerate la vostra casa come un tutt’uno, senza pareti divisorie; spesso pochi interventi strutturali bastano a dare alla casa un aspetto nuovo e funzionale. • Fatevi affiancare da un consulente di illuminazione o da un elettricista: servono sempre molte prese di corrente ed ogni modifica nel loro numero rappresenta un intervento dispendioso a lavori avanzati. Una buona progettazione dell’impianto elettrico, ad esempio, servirà per evitare antiestetici, oltre che pericolosi, fili liberi a terra. Esiste un elenco di priorità che riguardano i lavori

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sulla casa: 1. La prima fase è quella in cui è necessario dedicare tempo alla pulizia del cantiere ed allo sgombero di materiali e depositi di lungo corso. 2. Quindi è necessario, laddove è definito dal piano, intervenire per l’eventuale demolizione di pareti in eccesso. Nello stesso modo è in questa fase che si procede a nuovi interventi in muratura e alla costruzione di nuove aperture. 3. Successivamente ci si occupa delle così dette opere al grezzo, intervenendo su impianti, sia elettrico sia termoidraulico sia di altro tipo (aria condizionata, filodiffusione, rete informatica). 4. A seguire è il momento di dedicarsi ad interventi di finitura, quali l’intonaco alle pareti, ma anche battiscopa e pavimenti, piastrellati, in cemento o in legno. Altre opere di falegnameria, come interruttori e punti luce chiuderanno questa fase. 5. Infine è il momento per completare bagni e cucina con gli allestimenti scelti e installare completamenti di 54

CASA

falegnameria come librerie e armadi a muro. 6. Solo a questo punto ci si può finalmente dedicare alle decorazioni ed alla vera e propria messa in opera dell’arredamento, come mobili, tessuti e tende. Importante è scegliere operai qualificati. Valutate più preventivi, anche con l’intento di risparmiare. Siate presenti quotidianamente in cantiere. Tenete aggiornate in maniera uniforme le varie squadre specializzate su ogni cambiamento del progetto. Un altro aspetto non meno importante è quello del budget. Sovrastimate i costi sempre del 20% circa per assorbire eventuali interventi imprevisti. Infine vi consigliamo di non essere rigidi ma di scendere a compromessi per non incorrere in errori di valutazione che poi magari vi potrebbero costringere a vivere in una casa in cui potrebbero non soddisfarvi gli arredi o elementi fondamentali come bagni, armadi e librerie. Ricordatevi inoltre che la competenza e i materiali di buona qualità si pagano. R.N.C.



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UN MATRIMONIO PERFETTO

Stili & Stile a cura di Francesco Mione Architetto

Manuale di vivibilità del colore Tinteggiare casa è come dipingere la propria anima na casa colorata, piena di luce ed allegria, è il sogno di molte persone, che non esitano ad impugnare pennello o rullo che sia, per dare alle pareti un tocco di personalità. Prima però di comprare la tinta è necessario stabilire quale sia il colore più giusto da utilizzare. Il colore ha due effetti sull’osservatore: uno fisico, basato su sensazioni momentanee determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che un altro; un effetto psichico legato alla vibrazione spirituale attraverso cui il colore, per così dire, raggiunge l’anima. In virtù di questa interiorità, la scelta cromatica di ogni singolo ambiente ne viene influenzata e adattata alla destinazione d’uso. Cucina, salone, camera da letto, sono luoghi all’interno dei quali ci si predispone con stati d’animo diversi, pertanto si conviene che luoghi diversi abbiano bisogno di cromie diverse e che colori e tecniche di applicazione vanno accordati con le qualità interiori di quello specifico spazio. Per progettare ambienti equilibrati, sereni e ben finalizzati al proprio uso, è importantissimo avvalersi delle potenzialità espressive del colore tali da rendere l’ambiente in cui viviamo sempre ottimale. Oltre ai fattori citati, altri componenti influenzeranno la scelta cromatica della propria casa, sono infatti da considerare: ESPOSIZIONE ALLA LUCE Se la casa da tinteggiare è poco luminosa, si consiglia l’utilizzo di tinte chiare o, in alternativa, tinte che vanno dal giallo all’arancione, in modo da rendere gli ambienti visivamente più luminosi. DIMENSIONE DELL’ AMBIENTE Se l’ambiente da tinteggiare è piccolo si consigliano, anche in questo caso, tinte chiare in modo da farlo apparire più spazioso, in alternativa si possono utilizzare tinte più vivaci che vanno dal verde al turchese. DESTINAZIONE D’ USO DELL’ AMBIENTE Il tempo e la qualità di permanenza sono le chiavi principali per leggere questa variabile. Ad esempio in camera da letto sono consigliabili delle tinte tenui, che risultano più riposanti, mentre in un soggiorno, tenendo conto che si alternano momenti di relax e convivialità, si possono usare tinte più cariche e forti. Ogni cromia ha una sua personalità e per ogni colore esistono svariate sfumature. GRIGIO - oggi è un colore di tendenza, di perfetta neutralità,

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può assumere un aspetto caldo con l’aggiunta di rosso o giallo, o risultare freddo se c’è più o meno blu. VERDE - frutto della mescolanza del blu e del giallo che avrebbe proprietà rilassanti, favorisce la calma e la riflessione, può essere considerato un colore neutro; si pone fra i colori freddi e caldi, quando vira verso il giallo acquista energia e giocosità; ARANCIONE - esprime energia, movimento e allegria; è considerato un colore caldo, è più vicino alle tonalità del giallo (indicato per zona soggiorno o pranzo). ROSSO - è il colore dell’energia vitale, è vivace, caldo e stimolante; si accosta bene al bianco ed al nero, deve essere dosato con cura dando all’ambiente una nota di colore che evoca vitalità, si può adeguare in qualsiasi contesto (da evitare però nelle zone studio); secondo Kandinskij è paragonabile al suono di una tuba. BLU - è il colore della calma, della sensibilità e della profondità interiore; quando è intenso suggerisce quiete, è utile in caso d’insonnia, stress, irritabilità, nervosismo, quando tende ai toni più chiari, le sue qualità sono simili a quelle dell’azzurro. Secondo le teorie della cromoterapia, il blu è un ottimo sedativo naturale, una stanza blu rallenterebbe i battiti cardiaci e della respirazione producendo rilassamento (utilizzabile per la zona notte). BIANCO - è dato dalla somma (convenzionale) di tutti i colori dell’iride; è ancor oggi presente nella maggior parte delle nostre case, anche in virtù della sua duttilità, dona luminosità, può fare da sfondo sia ad un arredamento classico che moderno, ma alle volte causa monotonia e freddezza; con l’aggiunta di altri colori quali l’ocra o il marrone può dare una tonalità più calda, senza perdere quel senso di purezza intrinseca del bianco. È fuor di dubbio, comunque, che il colore è da sempre imput per gli aspetti architettonici, tanto da essere considerato attraverso la pittura il mezzo maggiormente comunicativo come “arte maggiore, superiore ad altre” lo testimoniano le convinzioni di Leonardo da Vinci, Piet Mondrian e Le Corbusier: “ Forma e Funzione non trascendono la Sensazione cromatica “. Attenzione a farvi prendere dalla mano e dall’eccessivo entusiasmo; se riuscite a mantenere una certa omogeneità cromatica, forse il vostro “nido”, vi potrà trasmettere maggior senso di serenità.



NOZZE IN CITTÁ

CASA

UN MATRIMONIO PERFETTO

Nel segno di Le Corbusier Franco Mineo. Narrazione di un cross over artistico di Fabio Pace quadri sono elemento d’arredo necessario per una casa. Affermazione confutabile, discutibile, persino opponibile al suo contrario: i quadri non sono elemento d’arredo necessario per una casa. E allora quale è un elemento di arredo fondamentale per una casa? La sedia per esempio. Vero. Vero per noi occidentali; falso per alcuni popoli orientali, che siedono per terra. Una sedia dipinta in un quadro è elemento necessario per l’arredo di una casa. Falso se ricerchiamo in quella sedia la sua funzionalità. Vero se sappiamo trarre da quella sedia la sua ousía, la sua essenza, come dice Aristotele nella Metafisica. È la sfida che propone Franco Mineo nelle sue ultime opere, frutto di una osservazione pittorica della realtà che punta all’essenza della rappresentazione. Viene da chiedersi quale fascinazione abbia attraversato l’anima dell’artista che rimodula la sedia in forme, sagome, linee, colori, gradazioni, toni, sempre diversi.

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La sedia è un elemento di arredo utilizzato, per l'appunto, per sedersi. È costituita, nella tipologia classica, da un piano orizzontale (la "seduta"), delle gambe di sostenimento (in numero di quattro) e da uno schienale di appoggio. Definizione fredda, e non rigorosa, osiamo affermare. È stata copiata da wikipedia. L’enciclopedia universale sul web ha il grande merito di avere reso fruibile a tutti il sapere, ma mostra il limite, altrettanto grande, di aver ridotto il sapere a consumo separandolo dall’essenza del sapere: la ricerca. Ed è proprio la ricerca dell’ousìa che emerge dalla pittura di Franco Mineo. I suoi quadri ci parlano, come ci parlano le sue sedie. Parlano del percorso, personale ed umano di Franco Mineo, che da oltre trent’anni, attraversa le arti decorative, il design, l’architettura. Quest’ultima, almeno, come passione e punto di riferimento. Parlano le sedie di Mineo, come ci parlano e pensano le sedie di Wittgenstein nelle Ricerche Filosofiche


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CASA

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(«la sedia pensa tra sé e sé...»). Ora architetture delicate, ora schematici elementi divisori di variazioni cromatiche. Rappresentate singolarmente, in coppia, allineate come ranghi di soldati, confusamente sovrapposte, disarticolate, diffusamente disposte in molteplici esemplari, appena accennate da distinguere nelle linee di colore. Sono sedie che occupano uno spazio, lo scandiscono, lo rendono altro dal vuoto. Dunque le sedie di Mineo con la loro materialità, resa concreta dalla sicura stesura del colore, assumono un linguaggio che è insieme pittorico e architettonico e, perfino, semantico e filosofico: ogni singola sedia, ogni rappresentazione di essa è una cosa e assume una sua oggettività – come scriveva Heidegger –: la cosa che «in quanto cosa ha il suo luogo, il suo punto nel tempo». Dall'altra parte le cose parlano per autoevidenza: res ipsa loquitur, la cosa parla da sé. Semmai ognuno di noi avrebbe il dovere di porsi in ascolto. Osservare un quadro è anche ascoltarlo. Mineo rende omaggio attraverso le sue ultime opere al grande Le Corbusier, ai più noto come architetto, ma anche pittore. O forse

era pittore, ma anche architetto ed insieme designer. In questa molteplicità espressiva Mineo si rispecchia mostrando certezze ed inquetudini. Una sorta di cross over di esperienze umane ed artistiche. Un cross over come quelli cui ci hanno abituato le rappresentazioni filmiche o, più di frequente, fumettistiche. Mineo abita l’universo di Le Corbusier, come il mondo di Edouard Jeanneret ha abitato sotterraneamente la vita di Franco Mineo. Oggi questo fiume di emozioni carsicamente alimentato nel corso di anni di pittura è riemerso alla superfice nella mostra “Nel segno di Le Corbusier – due momenti” . C’è infine una assenza – presenza che le sedie evocano. La sedia è, qui e ora, per far posare il corpo, busto eretto e gambe piegate, su un piano di sostegno. Essa parla di sé e, implicitamente, antropomorfologicamente parla anche di un uomo che non è mai rappresentato e di cui ci restituisce, platonicamente, l’idea di esso. Un’assenza che ponendo in rilievo la funzione della sedia ne esalta, asciuttamente, l’aspetto formale, delle linee, del design, del colore. Esattamente la lezione dell’architetto pittore Edouard Jeanneret – Le Corbusier.

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CURIOSITÁ IN PILLOLE

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LENTO GIOIRE Lo “Slow Wedding”, letteralmente “matrimonio lento”, è l’ultima tendenza in tema di nozze. I futuri sposi rallentano la cerimonia nuziale prolungando i momenti di divertimento e le emozioni. Come? Celebrando le nozze non in una giornata, ma in un week-end. Gli sposi scelgono una cerchia ristretta di amici e parenti e regalano loro un week-end di relax e festeggiamenti, per celebrare con “lentezza” la loro unione, godendo di ogni minuto! Le location più adatte per lo Slow Wedding sono agriturismo, centri benessere, hotel o ville sul mare. Un matrimonio che dura due giorni... ma non immaginatevi 48 ore di stress, anzi! Il primo giorno trascorre in modo classico: cerimonia e festeggiamenti. Dopo la festa, però, gli invitati invece di tornare a casa, restano a dormire nella location. Il giorno dopo si continua a festeggiare gioendo dei primi momenti da marito e moglie.

Sesso! Questo sconosciuto Notizia che ha dell’incredibile, ma vera. Una coppia tedesca s’è presentata in una clinica per la fertilità, perché, dopo otto anni di matrimonio, non avevano ancora avuto figli, e non riuscivano a capirne il motivo. Gli esami però non hanno evidenziato alcun problema fisico in nessuno dei due coniugi. Grande è stato lo stupore del medico quando alla domanda “quanto spesso fate sesso?”, la coppia (36 anni lui, 30 lei) lo ha guardato interrogativa e gli ha chiesto: “cosa intende esattamente?”. È emerso che la coppia era cresciuta in un ambiente ultra-religioso, e nessuno aveva mai spiegato loro come nascono i bambini. Dal racconto dei medici pare che non si tratti di persone mentalmente ritardate ma di persone che, dopo anni di matrimonio, non erano consapevoli dei requisiti fisici per procreare e soprattutto della ‘dinamica’. La coppia è stata messa in cura presso un terapista sessuale.

Uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo Hayle Hocking, una ragazza di 27 anni che vive a Bristol, ha annullato la cerimonia di nozze dopo aver scoperto che il futuro sposo, Jason Brake di 30 anni, era un attore porno. Questo grazie ad un’amica che, volendole organizzare una festa di addio al nubilato, ha cercato su internet uno spogliarellista da invitare alla festa. Cerca che ti cerca, si è imbattuta in un film porno dove l’attore era proprio il futuro marito della sua migliore amica. Che dire? matrimonio annullato.

Una firmetta, per favore! Divertente, sfizioso, originale, direttamente dall'America ecco un’altra novità: il Guest Book per matrimonio in formato Poster. Si tratta di un cartellone da posizionare all'entrata della villa o del ristorante e sul quale gli ospiti potranno lasciare una dedica, un messaggio, o semplicemente ringraziare gli sposi per l’invito e la bella cerimonia.

Tutto in 24 ore Il record di durata matrimoniale appartiene a una coppia polacca: sposati e separati nello stesso giorno. La coppia viveva nella città di Hannover, nel nord della Germania. Subito dopo la cerimonia, svoltasi con rito civile, tra i due è scoppiata una furiosa lite in seguito alla quale l'uomo, 50 anni, ha tentato di tagliare i capelli alla moglie con un coltello da cucina. La donna, ovviamente spaventata, ha telefonato alle forze dell'ordine. La polizia è intervenuta tempestivamente, ma ha rilasciato l'uomo dopo averlo tenuto in stato di fermo per alcune ore. Nella serata dello stesso giorno, i due si sono parlati al telefono per due volte nel tentativo di risolvere le controversie. In entrambi i casi però, le discussioni sono degenerate in liti furiose. Abbandonando ogni tentativo di riconciliazione, infine, l'uomo è uscito, andando a trascorrere la sua prima notte di nozze in un locale che fa da centro di accoglienza per gli individui privi di una fissa dimora.

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LUNA DI MIELE

SULLE ORME DI GHOETE iaggio (di nozze) in Italia. La citazione di Johann Wolfgang Goethe è obbligatoria. Il poeta tedesco fu il più famoso dei viaggiatori stranieri nel nostro paese ed i suoi diari fotografano alla perfezione l’immagine dell’Italia classica: le rovine dell’antichità, greci e romani; le cattedrali gotiche; l’eleganza dell’architettura rinascimentale; i fasti del manierismo; la ricchezza del barocco; la natura aspra e selvaggia. Ancora oggi v’è molto di questa immagine nel nostro Paese. Un viaggio di nozze lungo la penisola può essere una splendida occasione per riscoprire alcuni di questi fotogrammi, ed altri che neppure Ghoete nei due anni di viaggio in Italia ha registrato. Ciascuno può costruire il suo viaggio come meglio crede: l’Italia archeologica di Paestum, Pompei, del Metaponto e della Magna Grecia, l’area Etrusca tra Toscana e Lazio, per non citare la Sicilia dai templi di Agrigento a Siracusa, da Segesta e Selinunte a Pantalica. E ovviamente la Roma Imperiale.

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L’Italia delle grandi architetture e delle grandi città: di nuovo Roma, il rinascimento di Firenze, il Gotico a Milano, le architetture bizantine a Ravenna, il romanico di Bari, il barocco di Napoli. La perla assoluta: Venezia, unica al mondo per architettura e urbanistica. Le ville palladiane, le reggie reali di Torino e Caserta, la Verona dei Montecchi e dei Capuleti. L’Italia dei comuni e delle architetture medievali: I castelli federiciani di Melfi e Mola, Siena, Assisi, i comuni Umbri e dell’alto Lazio, Bologna, la certosa di Parma, Lucca, Pisa e Perugia. L’Italia dei paesaggi, della gastronomia e dei borghi: Taormina, la costiera amalfitana e la penisola Sorrentina, Capri, le Cinque Terre liguri, la vicina Lunigiana, l’Elba e l’arcipelago Toscano, le nostre Eolie ed Egadi, la splendida Puglia Garganica, le valli tridentine, le valli toscane del Chianti e le Langhe piemontesi. L’Italia della ricchezza naturalistica: i parchi dello Stelvio e dell’Appennino; il Pollino Calabro; i monti Lucani; la foce del Po, gli altipiani di Asiago e le Dolomiti, le


LUNA DI MIELE

valli Alpine. Un cenno a parte merita la Sardegna. Vale la stessa considerazione che spesso facciamo per la Sicilia: non è un’isola, è un continente. Le rovine della civiltà nuragica e quelle fenicio puniche di Tarros, i contrafforti del Gennargentu, gli aspri altipiani della Barbagia che degradano dolcemente fino al mare della Gallura, le tonnare di Carlo Forte, la laguna di Santa Gilla e gli stagni di Cabras. La sintesi per la Sardegna è nelle parole di un altro viaggiatore il padre Gesuita Francesco Cetti: “Non v'è in Italia ciò che v'è in Sardegna, nè in Sardegna v'è quel d'Italia”. Dei musei non parliamo perché l’elenco sarebbe immenso. Vantaggi del viaggio di nozze in Italia: la lingua, il dettaglio delle informazioni e la possibilità di programmare nei particolari le escursioni, possibilità di modificare l’itinerario, di approfondire le conoscenze di un luogo in altre occasioni di vacanza. Svantaggi: i costi, talvolta viaggiare in Italia è più caro

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che andare all’estero con pacchetti all inclusive; l’assenza di emozioni ed impressioni esotiche; la sensazione di deja vù se non si ha la capacità di penetrare nell’intima essenza e valore dei luoghi. Consigli: che sia “di nozze” fa poca differenza. Un viaggio è, comunque, occasione di incontro e di confronto. È momento di apertura verso luoghi e persone altre da sé e dai propri sicuri e noti territori. Il valore aggiunto è dato dalla condivisione di coppia che arricchisce l’esperienza rendendola insieme personale e partecipata. Tenete un diario di viaggio che vada oltre le classiche foto e le riprese video. Può essere opportunità, dopo qualche anniversario, per rileggere le esperienze e le impressioni. Magari rivivere nuove emozioni sul filo della memoria. R.N.C.

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UN VIAGGIO DEDICATO A VOI

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