a mia madre Donatellina e alla mia famiglia fiorentina Anita e Piero Parigi
Fotografie e impaginazione grafica: Adriana Armanni info@artiepensieri.it – www.artiepensieri.it Per le foto non appartenenti alla collezione Pelllicano si ringraziano: Sig.ra Luisella Strona MET Metropolitan Museum of Art – New York OVV Coutau-Bégarie Il sito http://www.vosgescpa.fr
© 2018 - Tutti i diritti riservati Edizioni Nuova S1 Via Adolfo Albertazzi, 6/5 - 40137, Bologna info@nuovas1.it - www.nuovas1.it tel/fax 051 346050 Numero IBSN: 9788885743069 Prima edizione: Agosto 2018
Damiano Pellicano
I FAZZOLETTI Breve storia di un amore
A cura di Adriana Armanni
INTRODUZIONE Nel 2016, ho avuto modo di fare il viaggio verso Valtopina con il prof. Pellicano e parlando di ricordi e origini delle nostre famiglie, mi è venuto spontaneo chiedergli che mi raccontasse qualcosa della sua collezione. Conosco il prof. Pellicano da ormai più di 15 anni, ma non abbiamo mai avuto tempo di chiacchierare come durante quel viaggio, che ci è parso alla fine troppo breve. La comune passione, il suo sapere, il suo pacato ed affascinante linguaggio, il suo amore per il bello e non solo per il ricamo, mi hanno conquistato ed ho pensato che fosse interessante poter condividere queste conoscenze con altri. Ben sapendo della sua estrema riservatezza, ho azzardato la proposta di catalogare la collezione, sperando che accettasse. È rimasto meravigliato in un certo qual modo dalle mie parole, ma mi ha promesso che ci avrebbe pensato. Un mese più tardi abbiamo cominciato la nostra avventura insieme, durata due anni, per arrivare alla pubblicazione di questo libro. È stato un percorso lungo, durante il quale i fazzoletti sembravano uscire dal cappello di un prestigiatore: impalpabili, stupefacenti, bellissimi e infiniti. In questo libro ne vedete solo alcuni, certamente tra i più significativi, ma l’intera collezione – solo di questo genere – è molto più vasta, per non parlare dei cuscini, dei colli, delle tende, delle tovaglie e molto altro. Leggendo avanti, l’Amore per il ricamo che il prof. Pellicano ha coltivato nel corso di 10 lustri, per il piacere di preservare dei capolavori dall'oblio dei tempi e dalla trascuratezza della modernità, Vi arriverà diretto. Capirete come me quanto il merletto ed il ricamo facciano parte inscindibile della sua vita, quanto l’abbiano diretta con fili invisibili chiamandolo da lontano come il canto delle sirene di Ulisse. Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera, se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose. Scomodo il grande Omero per spiegare una sindrome che molti di noi appassionati capiscono. Siamo attratti sempre e ovunque dai merletti e dai ricami, li riconosciamo da lontano, li vediamo in una finestra, in una grata, in una nuvola e quando ci troviamo di fronte ad un pezzo di cui riconosciamo la tecnica ed il lavoro che è stato fatto da quelle abili mani, ci palpita il cuore e lo vorremmo far nostro. Quel pezzo ci racconta qualcosa: corsi e ricorsi storici, migrazioni, contaminazione dei paesi e dei saperi, amori, a volte turbolenti, nel caso dei fazzoletti. Quante volte in film storici abbiamo visto l’amato portare alle labbra il fazzoletto lasciato cadere solo apparentemente per caso dalla corteggiata? Nella realtà il fazzoletto era un messaggio fatto pervenire di nascosto, oppure la firma, ben riconoscibile, che lo accompagnava. Essi hanno avuto un ruolo chiave nella storia. Tanto più era ricamata la stoffa di finissima fattura, tanto più essi mostravano al mondo la ricchezza del proprietario. Erano utilizzati come pegno d’amore e regalo alle future nuore, dal pregio del quale si doveva mostrare agli occhi del mondo l'agiatezza della famiglia dello sposo. Storia, racchiusa in pochi centimetri di stoffa, per chi la voglia riconoscere. Due tra tutti i fazzoletti hanno colpito la mia attenzione: uno è un tripudio di rose e fiori in rilievo e l’altro è totalmente ricamato con il semplicissimo punto seme. Due virtuosismi, senza dubbio, che Vi invito a cercare tra queste immagini. A fine libro ho voluto inserire qualche disegno tratto dalle pagine che seguono. Spero che stuzzichino il Vostro ago e Vi portino ad elaborazioni d’Arte che non necessariamente ripetano i ricami qui riportati, ma siano il canovaccio sul quale far volare la fantasia. Spero di incuriosire e meravigliare chi sfoglierà questo catalogo, almeno quanto lo sono stata io di fronte a queste opere d’Arte. Buona lettura! Adriana Armanni NOTA: La numerazione di ogni pezzo segue la catalogazione
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213 Particolare dei retini. Il bordo ricamato misura circa 10 cm. La corona misura circa 3,5 cm di larghezza
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LA SCINTILLA Condorcet a Parigi: per me una vera manna dal cielo! Per anni avevo sognato di un viaggio nella Ville Lumière, conosciuta solo attraverso letture accademiche e non. Disponendo di parecchio tempo libero, visitati nei primi tre mesi i più importanti musei, giravo per ore ed ore attraverso i vari quartieri scoprendo tra l’altro vari mercatini ed una dovizia di negozietti nei quali era possibile imbattersi spesso in piccoli oggetti di ogni sorta.
I fazzoletti illustrati nel presente volume, raccolti a partire dagli anni ’70 del XX fino al primo decennio del XXI secolo, ricoprono l’arco temporale che va dalla fine del ‘700 agli anni ’40 del ‘900. Giovane studente al secondo anno delle Facoltà di Lingue e Letterature straniere moderne, durante la lettura del romanzo di Roger Peyrefitte La Fin des Ambassades(1), mi sono imbattuto in un passo che trascrivo di seguito: “
Il Re d’Albania Zog I(2) in fuga attraverso la Francia, conversando con un ambasciatore francese, esclamò: -- La Francia è anche il paese dei bei fazzoletti…estraendo dal taschino il suo disse: -- Vede signore, - spiegandolo con un gesto di trionfo - Lei conosce questa qualità di lino scovato dalla regina? Viene chiamato “fil de main”(3), in quanto filato a mano e con la saliva, in cantine. È quanto vi sia di più prezioso al mondo in fatto di fazzoletti. Ne ho acquistata una cassa, signore, ed il Re d’Italia non ne ha mai posseduto di simili” “ Quella pagina, letta e riletta più volte, infiammò la mia immaginazione e la mia curiosità nei confronti di un oggetto che fino a quel momento non mi era parso di alcun interesse particolare. Una volta superato con eccellenti risultati tutti gli esami del primo biennio dell’’università, su segnalazione della titolare della cattedra di Lingua e Letteratura francese, profondamente impressionata dalla mia preparazione, sostenni un colloquio al Ministero degli Esteri e vinsi un posto di assistente di Lingua e Cultura italiana presso il Lycée
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La Fin des Ambassades, (romanzo), Ed. Flammarion, 1953 pag. 86, traduzione dello scrivente Ahmet Lekë Bej Zog (conosciuto come Zog I Scanderbeg III Re degli Albanesi; Burrel, 8 ottobre 1895 – Hauts-de-Seine, 9 aprile 1961) è stato un politico e militare albanese, Primo ministro dell’Albania (1922-1924), Presidente della Repubblica Albanese (1925-1928), e Re d’Albania (1928-1939). Batista di puro lino filata e tessuta a mano fino ai primi del ‘900. Occorreva lavorare in ambienti umidi, altrimenti in condizioni di normale secchezza, il filo di lino avrebbe rischiato di rompersi. Una delle zone di eccellenza nella produzione di questa tela si trovava nella Francia dell’’estremo nord-est, nella città di Cambrai e dintorni. Al tatto ed alla vista si crederebbe trattarsi di pura seta, anche il particolare bagliore che si sprigiona dalle sue fibre farebbe pensare alla tipica rilucentezza di un prodotto serico. Pare – informazione ricevuta dai lontani eredi di un grande negozio di articoli tessili chiuso sul finire dell’’800 – che nell’atto della filatura le operaie succhiassero delle caramelline alla menta “le bêtises de Cambrai”, che conferivano ai fili, una volta asciutti, il tipico aspetto brillante e al contempo una sorta di apprettatura. D’altro canto, fu proprio a Cambrai che un certo Jean-Baptiste, in epoche lontane, mise a punto la intelaiatura della stoffa che da lui prende il nome: la Batista. Va inoltre precisato che il filo di lino prodotto nel Cambrésis, era destinato a tele e merletti commissionati da teste coronate e notabili di tutta Europa. Nel 1920 una dozzina di fazzoletti con un semplice à-jour veniva venduta a 1200 Franchi oro, equivalenti alla somma di 6.000 euro odierni.
A PARIGI
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“francese smagliante” - sua la definizione - e venuta a sapere che era ancora in mie mani mi chiese se sarei stato disposto a rivenderglielo. Al mio diniego mi offrì il sorriso di chi comprende l’attaccamento ad un oggetto nelle cui fibre c’è ormai depositata ed imprigionata una stagione di vita che lo rende come “vivo” e quindi, inalienabile. M.me Lucie Saboudjian (2) – questo il nome della signora – mi risulta essere diventata negli anni l’esperta della sezione ventagli di una importante Casa d’Aste parigina.
Le strade di Parigi all’epoca pullulavano di vari negozi di antiquariato e di brocante e talvolta il fervido affanno della mia ricerca veniva ricompensato. Nella Rue des Blanc Manteaux entrai in un negozietto semibuio nel quale fui accolto dal sorriso caloroso di una giovane signora. Tra le varie cose la mia curiosità venne colpita da un ventaglietto in madreperla con una pagina in merletto, al centro del quale campeggiavano due colombe affrontate in un cartiglio, appartenuto chiaramente ad una giovane sposa dei tempi che furono. In quanto al merletto in questione né io né la venditrice avevamo la benché minima idea di cosa si trattasse. Solo qualche tempo dopo avrei scoperto che il foglio di ventaglio che acquistai era stato realizzato in finissimo merletto in Bruxelles misto, ago e fuselli. Fu proprio quello il momento in cui, curioso di saperne di più su questo merletto a me sconosciuto, cominciai ad interessarmi anche di pizzi e di ricami.
Nella Rue Jacob c’era un elegantissimo negozio tenuto da due giovani signore, due vere bisbetiche non domate, estremamente scontrose ed in un perpetuo battibecco tra di loro, che sopportavo a malapena solo per via dei piccoli tesori messi in vendita. Tra gli altri ricordo chiaramente di aver acquistato – dissanguandomi - una magnifica guida da tavola finemente ricamata ad intaglio e fine ago Venezia. In Rue Bonaparte, la strada dei grandi antiquari, un’attempata nobildonna decaduta, pariginamente civettuola e dalla conversazione brillante, colpita dal mio francese e forse anche dalla mia giovane età, mi mostrò un magnifico fazzoletto in ricamo bianco su bianco: manufatto grondante di magnifici boccioli di rosa a rilievo, quasi avorio bianco scolpito. Lasciando le mie “Sacre Scatole” nella primavera del 2017 - ob torto collo - questa mia “creatura” è partita per la terra di Albione. Ora fa parte della collezione della Sig.ra Luisella Strona nelle cui mani so che si trova al sicuro e certamente apprezzato come opera d’arte, quale effettivamente è.
Molti anni dopo, visitando il Louvre des Antiquaires (1), vero scrigno di capolavori antichi in tutti i generi possibili e immaginabili, avrei ritrovato al piano terra la stessa signora, diventata ormai esperta conoscitrice di ventagli in un lussuoso e raffinato negozio nelle cui vetrine brillavano autentiche opere d’arte. Lei mi riconobbe subito: ricordava ancora esattamente quel ventaglio venduto ad un giovanissimo italiano che parlava un
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Per gentile concessione della Sig.ra Luisella Strona
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INDICE Introduzione
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La scintilla
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A Parigi
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A Firenze
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A Londra e Bruxelles
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A Cuba
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In Scandinavia
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Conclusione
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Strumenti
37
Consigli
41
Glossario
45
I fazzoletti
55
Disegni
141
Ringraziamenti
157
Bibliografia
159
Fine anteprima. Acquista il libro su: www.nuovas1.it