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welfare on line Webzine dell’Associazione Nuovo Welfare Anno VIII, Numero 2, Febbraio 2012
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Foto di Marco Biondi In questo numero: “Cresce il welfare, cresce l’Italia. Analisi e proposte per il welfare del XXI secolo” a cura delle Organizzazioni promotrici e aderenti all’iniziativa – pag. 2 “La partecipazione al tempo dei pionieri” di Valentina Piersanti – pag. 3 “Per una cultura dei servizi educativi: la legge 1044 compie 40 anni” di Federico Bozzanca – pag. 5 Le nostre rubriche: “LibrInMente” a cura di Silvia Spatari – pag. 5 “Cineforum” a cura di Matteo Domenico Recine – pag. 10
Associazione Nuovo Welfare
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Cresce il welfare, cresce l’Italia Analisi e proposte per il welfare del XXI secolo Conferenza Nazionale, Roma 1-2 marzo 2012
Il welfare – quello strasce l’Italia” propongono a ordinario complesso di tutti i cittadini responsaaiuto e promozione ofbili del proprio e altrui ferto ai cittadini dalla futuro, agli addetti ai lasanità, dall’istruzione, vori e ai decisori politici dalla previdenza e dalun’importante occasione l’assistenza pubbliche – di confronto e di riflesè il risultato più alto resione sullo stato del welalizzato dalle demofare italiano, sulle sue crazie europee. criticità, nonché sulle Democrazia, infatti, siproposte concrete e atgnifica anche poter cotuabili per renderlo più struire autonomamente adeguato agli standard un proprio progetto di europei e a bisogni sovita. Il sistema di protezione ciali sempre più acuti, e dunque più equo e più sociale sostiene i cittadini nella realizzazione efficiente. del loro progetto lavorativo ed esistenziale, Non v’è dubbio che il sistema italiano di proteconsentendo di affrontare le difficoltà indivi- zione sociale soffra di numerosi e rilevanti produali (malattie, infortuni, etc.), ma anche gli blemi: i tagli indiscriminati realizzati negli ultieffetti dei cambiamenti sociali ed economici mi anni, oltre a ridurre diritti e tutele, rendono che incidono pesantemente sulla vita delle per- ancora più grave la mancata copertura dinanzi sone. a fenomeni sociali nuovi e rilevanti (come la Il modello sociale europeo è nato proprio dal povertà e l’esclusione sociale crescenti, l’imriconoscimento che, abbandonando gli individui poverimento del ceto medio, la non autosuffia se stessi, perderemmo o non valorizzeremmo cienza, la conciliazione tra tempi di vita e temmolte energie, creatività, aspirazioni: creare le pi di lavoro), la profonda differenziazione terricondizioni per sviluppare queste risorse è di- toriale – effetto anche dell’assenza di un diseventato il compito di una responsabilità pubbli- gno organico sulle politiche sociali –, l’insufca, collettiva, ancorata alla tutela dei diritti di ficienza delle risorse economiche disponibili, cittadinanza. l’incidenza di clientele e interessi particolari, la Inoltre, questo modello – grazie alla certezza grave carenza di servizi e interventi promoziodi un sistema di aiuto offerto a tutti i cittadini – nali. ha permesso di sviluppare senso di apparte- Questi limiti e storture, tuttavia, non inficiano il nenza alla collettività, che difficilmente può na- valore e il significato di un sistema di protezioscere dove non c’è reciprocità e disponibilità a sostenersi vicenOrganizzazioni promotrici e aderenti (al 10 febbraio 2012) devolmente. Più è forte il welfaAgricoltura Capodarco, Aiab, Alpa, Alternative europee, Altrare, più è forte la cittadinanza. mente, Antigone, Anpas, Arci, Arciragazzi, Associazione Nuovo Welfare, Associazione Servizi Nuovi, Assifero, Auser, Campagna Infine, il welfare è stato una Batti il cinque, Campagna I diritti alzano la voce, Campagna Sbicondizione essenziale per lo lanciamoci!, Centro Studi Erasmo onlus, Cgil, Cilap-Eapn Italia, sviluppo economico e sociale Cnca, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Confronti, che l’Europa, esempio unico nel Convol, Federconsumatori, Fish, Fondazione Basaglia, Fondaziomondo, ha conosciuto dal done Zancan, Forum nazionale dell’agricoltura sociale, Forum napoguerra a oggi. La coesione zionale salute mentale, Gruppo Abele, Gruppo solidarietà, Inca, sociale, la fiducia, la solidarietà, Ires, La bottega del possibile, La Società della Ragione, Legacola redistribuzione delle risorse opsociali, Libera, Movi, Movimento federalista europeo, Opera aiutano l’economia. don Calabria, Osservatorio Europa, Psichiatria democratica, Rete Alla luce di queste convinzioni, i fattorie sociali, la Rivista delle politiche sociali, Sos Sanità, Spi Cgil, Uisp, Unasam. soggetti che promuovono l’iniziativa “Cresce il welfare, cre-
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ne sociale a responsabilità pubblica, nel senso che a questo termine viene dato dall’articolo 118 della Costituzione. I promotori dell’iniziativa considerano non più sostenibile – come ha evidenziato con chiarezza la crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando – una prospettiva che veda nel welfare un mero costo, un freno alla crescita economica. Piuttosto, invitano gli attori politici, economici e sociali a ragionare insieme su un nuovo patto per il sociale, una nuova idea di responsabilità collettiva, che tenga insieme libertà e uguaglianza; sviluppo economico, sviluppo sociale, giustizia redistributiva. Se da un lato vanno contrastati sprechi e iniquità, dall’altro bisogna aver chiaro che l’austerità e i “sacrifici” non ci permetteranno di rilanciare l’economia e si abbatteranno, ancora una volta, sui più deboli e sul ceto medio. È invece il momento di investire nel welfare, parte rilevante di quei beni comuni che possono essere – con la green economy – il motore di un nuovo modello di sviluppo. In questo
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modo contribuiremmo a rilanciare la domanda e a innovare istituzioni, reti, organizzazioni, imprese e competenze che producono benessere non solo sociale, ma anche economico. A Roma, l’1 e il 2 marzo, vogliamo parlare di tutto questo, con chiunque vorrà confrontarsi, perché siamo convinti che non sia più rinviabile una discussione pubblica – tra opinioni differenti – sul futuro del nostro sistema di protezione sociale e, dunque, della nostra democrazia. Segreteria organizzativa: welfarexxi.rps@gmail.com Beppe De Sario 0685797231 - 3495014996 Daniela Bucci 0683393772 - 3471202842 http://www.facebook.com/pages/Cresce-il-welfarecresce-lItalia/171480879624270 http://www.nuovowelfare.it/nuovoWelfare/www/ap plications/frontEnd/index.php
Le Organizzazioni promotrici e aderenti
La partecipazione al tempo dei pionieri La partecipazione è una pratica antica che abbiamo smesso di coltivare, sostenere e pretendere. Convinti, forse, che fosse insita nelle dinamiche del sistema democratico, così non è stato, qualcosa evidentemente è andato male. E ora, che ci troviamo nel bel mezzo di una crisi della politica, disorientati nel vuoto che si è creato tra la disaffezione dei cittadini verso politica e istituzioni e la sofferenza delle istituzioni e delle formazioni politiche tradizionali, tentiamo un puntellamento dei processi democratici. In realtà, in fondo, poco ci interessa se la timida apertura ai processi decisionali inclusivi, sia generata dalla ricerca del consenso, dalla genuina responsabilità di governo o, sul versante cittadini, da senso antipolitico piuttosto che da un’acquisita maturità civica. Quello che ci sembra invece rilevante è che le occasioni di partecipazione stanno sensibilmente aumentando in diversi territori e in diverse realtà organizzative e settoriali anche nel nostro Paese. Sul piano teorico, dopo tre decenni di dibattito sui temi della Democrazia Deliberativa e dei suoi derivati, si sono raggiunti alcuni punti
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fermi. In primo luogo si tratta di strumenti complementari e non alternativi alla democrazia rappresentativa: le agorà telematiche, i sistemi di voto elettronico, i world cafè, le citizen jury, gli OST, i town meeting ecc., non minano i centri di potere, non sostituiscono il voto ma al limite, se ben costruiti, permettono di acquisire consapevolezza, informazioni e responsabilità. Secondo, poi, la partecipazione alle decisioni e il coinvolgimento dei cittadini portano potenzialmente a dei vantaggi significativi: • producono decisioni migliori perché il dialogo e il confronto portano a integrare conoscenze, saperi, bisogni e interessi; • legittimano le istituzioni politico-amministrative e la loro azione; • promuovono lo sviluppo di cultura civica (cittadini attivi, responsabili, informati) e di capitale sociale; • creano fiducia e rispetto reciproco fra membri della comunità e fra questi e chi governa; • arricchiscono il circuito della sovranità, lo rendono più complesso, in qualche caso for-
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se anche più confuso, ma delle tecniche. Abbiamo, e ancocertamente più ricco, artira lo stiamo facendo, importato, colato, capace di una magadattato, attualizzato e regiore rappresentatività. inventato metodi che fossero in Infine, la partecipazione non è grado di agevolare le pratiche di un dogma, ma un processo ascolto, confronto, coinvolgistrumentale che deve essere mento, consultazione, creatività graduale, funzionale e utile. come processo collettivo e idee Perché la partecipazione sia per lo sviluppo. Abbiamo cercato questo e non uno slogan chiedi individuare strumenti capaci de dei pegni e impone delle di portare l’interazione e la parregole: te-cipazione all’interno dei pro1. l’avvio di un processo cessi decisionali che porDimmi e dimenticherò, mostrami e forse ricorderò, partecipativo deve tano alle politiche (amcoinvolgimi e comprenderò (Proverbio cinese) necessariamente esbientali, territoriali, sere accompagnato dalla cessione di quote scientifiche, sociali, ecc.), ai processi organizdi potere decisionale da parte di chi ne è ti- zativi che fanno da humus all’innovazione, allo tolare ad altri soggetti (evidentemente colo- sviluppo e alla crescita della competitività, ro che sono chiamati a partecipare); non-ché ai sistemi di definizione di servizi o di 2. partecipare non vuol dire informare, può prodotti. sembrare scontato ma è importante sottoli- Come Artea stiamo lavorando oramai da divernearlo: non si possono chiamare eventi par- si mesi all’analisi dei metodi di facilitazione, un tecipativi le iniziative in cui a fronte di una tentativo di razionalizzazione che ad oggi ci ha problematicità o un progetto, l’ammini- portato a individuare circa 120 metodologie. stratore locale o chi per lui convoca i citta- Ed è proprio facendo questo lavoro di sistemadini per informarli della situazione e di cosa tizzazione che ci siamo domandati quale fosse s’intende fare. La possibilità di far delle do- la loro reale applicazione. Quante volte negli mande alla fine di un convegno non è par- ultimi anni si è fatto ricorso in Italia a metodotecipazione; logie partecipative? Quante “decisioni” sono 3. la reale utilità degli strumenti di democrazia state prese a valle di processi di consultazione deliberativa, o più in generale di partecipa- e coinvolgimento attivo? Poche. Siamo zione, richiedono un processo di apprendi- all’epoca dei pionieri. mento collettivo che deve interessare le diverse componenti della società civile, della Valentina Piersanti* cittadinanza e del sistema politico amministrativo locale; 4. un processo partecipativo è un dialogo, * Sociologa, attualmente è socia e Amministratore unico l’oggetto deve essere significativo e contro- di Artea Studio srl, società attiva nell’ambito dei servizi di accompagnamento all’innovazione sociale. All’interno verso e il dibattimento deve avvenire in un dell’Associazione Nuovo Welfare cura le attività riguarcontesto strutturato e professionalmente danti i temi della comunicazione sociale e la gestione di facilitato, deve essere finalizzato alla presa processi partecipativi. Dal 2008 al 2009 è stata respondi decisioni, possibilmente consensuali e sabile dell’ufficio progetti dell’Unioncamere Sicilia. Dal 2001 al 2007 ha lavorato come ricercatrice nel settore condivise. innovazione della Fondazione Censis, occupandosi prevaSpecularmente a quanto avviene nella sfera lentemente di processi innovativi nelle pubbliche amminidelle riflessioni teoriche si è assistito in questi strazioni, nelle imprese e nelle economie locali. anni a una grande crescita, in Italia, sul piano Articolo pubblicato su www.arteastudio.it
L’Associazione Nuovo Welfare, insieme ad Artea Studio, ha sperimentato nei suoi lavori alcune delle metodologie partecipative e di facilitazione citate nell’articolo. Tale percorso, di condivisione e di pratica, continua tuttora, e siamo sicuri che possa offrire un contributo utile sia alla riuscita dei nostri progetti che alla diffusione di una cultura della partecipazione.
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LiBrInMenTe Le sante dello scandalo di
Silvia Spatari
Ci sono cinque donne “misteriosamente gigantesche” che irrompono nella grammatica declinata al maschile delle Sacre Scritture, entrando di diritto nella cronaca della più blasonata genealogia ebraica, quella del messia. Non avevano il rango dei re di Israele, né il privilegio delle epifanie divine: niente oracoli o roveti ardenti per loro; eppure non hanno esitato a infrangere le leggi fatte dagli uomini in nome delle ragioni della fede. Nelle loro scelte e nei loro “amori necessari” intuiamo una modernità assoluta, una sorprendente fisicità e la volontà ferrea di onorare le proprie convinzioni. Con grazia quasi sovrannaturale queste donne “vanno contro le regole e sacrificano la loro eccezione. Il loro slancio è più solido di quello dei profeti, sono le sante dello scandalo”. Della loro vita l’autore fa un intenso manifesto di femminilità, interrogandosi anche sulla metrica del rapporto tra donna e uomo e sui misteri della maternità. Sullo sfondo le vicende di una religione visionaria, ambiziosa e cruenta, di cui nei secoli abbiamo dimenticato la carica dirompente e l’intento innovativo. Tuttavia questo non è un libro di fede, e neanche un inno femminista. Erri De Luca, ateo ispirato, sconfessa l’esegesi canonica della Bibbia e con la cura appassionata dello studioso porta in superficie significati nascosti e sorprendenti, riuscendo così a sovvertire alcune delle nostre convinzioni più radicate. Ma soprattutto ci ricorda quanto sia salutare cercare ogni tanto di scuotere queste nostre placide convinzioni interiori dall’accumulo stratiforme dell’abitudine e del conformismo culturale. Erri De Luca 2011, La Giuntina € 8,50
Per una cultura dei servizi educativi: la legge 1044 compie 40 anni
Nel dicembre del 2011 si e celebrato il 40˚anniversario della legge 1044, che ha istituito gli asili nido pubblici. La celebrazione è caduta in una fase drammatica per il settore e per gli enti locali, le istituzioni che più si sono spese per rendere un servizio che è un diritto di tutti i bambini. A partire dal 2010 la situazione dei servizi sociali è fortemente compromessa, con una riduzione dei finanziamenti per Comuni e Regioni di oltre 10 miliardi di euro, a cui si sono aggiunti i tagli dei ministeri riversati a cascata sulle autonomie. L’insieme dei tagli, il blocco del turn over e il taglio del 50% del personale precario, hanno messo a rischio il mantenimento dei servizi. Strutture non più accoglienti, carenze di personale ma soprattutto creazione di servizi sostitutivi, spesso esternalizzati con gare al massimo ribasso, non garantiscono più la qualità e la continuità del per-
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corso educativo. Manca, ed è una debolezza del quadro normativo, un sistema di governance e la logica del risparmio fine a sé stesso mantiene lontani dall’obiettivo dell’universalità e dal superamento del servizio a domanda. Se fino a pochi anni fa potevamo ragionare sulla distanza tra i parametri italiani e gli obiettivi di Lisbona, oggi ci vediamo costretti alla difesa dell’esistente. Ma il nostro è un sistema che, oltre alle carenze generali, sconta una grave disomogeneità interna, in cui il ricevere o meno un’educazione di eccellenza dipende dall’essere nato in Sicilia piuttosto che in Toscana. Il rapporto tra sud e nord nell’accesso ai servizi per l’infanzia è di 1 a 10, con il 2,7% di copertura in Campania e il 29,5% in Emilia Romagna. È quindi necessario superare i dislivelli (per consentire alla Calabria di raggiungere gli standard piemontesi sarebbero necessari di-
versi milioni di euro) e stimolare la legislazione regionale per superare leggi dei primi anni ‘70, incapaci di governare la complessità attuale. Occorre rivedere il patto di stabilità per escludere gli investimenti nei servizi sociali, in particolar modo nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia, e permettere la diffusione e la generalizzazione del diritto all’accesso. Va inoltre prevista una riforma del sistema che garantisca la continuità educativa di un percorso che vada da 0 a 6 anni e i livelli essenziali qualiquantitativi. Si tratta, quindi, di affrontare scelte politiche precise in difesa dei diritti dei minori, di investire risorse e idee nuove nella
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riforma di un settore in cui ogni sforzo viene ripagato da un ritorno sicuro in termini economici e di progresso sociale. Una difesa necessaria, visti i dati forniti da recenti ricerche: i bambini pagano il prezzo più alto della crisi e oltre il 20% è a rischio povertà. Federico Bozzanca *
Segretario Nazionale FP CGIL
Articolo pubblicato su l’Unità
Cineforum a cura di
Matteo Domenico Recine
Shame Secondo film di Steve McQueen, videoartista londinese (il cui lungometraggio d’esordio, Hunger, è stato ingiustamente ignorato dalla distribuzione italiana), ha subito un clamore immeritato prima della sua uscita per l’inesistente motivo di “scandalo”: le scene iniziali, ben lontane da eccessi di erotismo, rimandano piuttosto al Faust di Sokurov, persino per i toni cromatici affini, con lo studio di un asettico cadavere. Il film narra le vicende di Brandon, trentacinquenne di successo sul lavoro e con le donne, ma segretamente dipendente dal sesso e oppresso dai sensi di colpa. La sua giornata è una continua allucinazione legata agli aspetti deteriori del sesso: rapporti occasionali o a pagamento, film e siti porno, un continuo senso di vergogna. Tutto ciò spinge il protagonista verso una vita di auto-isolamento (una sorta di prigione morale), da cui è costretto a tirarsi fuori all’arrivo della sorella, Sissy, vittima di problemi analoghi, ma manifestati, esposti e, pertanto, respinta dal fratello. Il conflitto e il confronto tra i due costringe Brandon a fare un tentativo, aprendosi a un’ipotesi, fallimentare, di relazione con una collega. Ma quanto più sembra chiaro che non gli è possibile risollevarsi, tanto maggiore è il rifiuto per la sorella e per ciò che rappresenta (un passato comune e oscuro); quando però Sissy decide, sola e disperata, di tentare il suicidio, il torpore che ha avviluppato Brandon sembra squarciarsi. Shame è un film profondamente imperfetto: la trama lascia volontariamente alcuni buchi e nodi irrisolti (non sappiamo, ad esempio, cosa sia accaduto di così traumatico a Brandon e Sissy); la scelta estetica quasi anni ‘80 fa apparire il protagonista fuori tempo massimo, quasi si fosse in American Psycho; l’espediente finale del tentato suicidio sembra un po’ troppo debole e scontato. Tuttavia, il film ha un valore artistico estremo grazie alla maestria di McQueen nel trovare inquadrature suggestive e originali, alla sua capacità di avvolgere lo spettatore con uno stile quasi iperrealistico (la scena del jogging di Brandon, l’interpretazione di “New York New York” da parte di Sissy), in grado di dilatare sia il tempo che gli spazi, mostrando una città elegantemente asettica, non meno straniata del protagonista. Soprattutto, però, il film è sorretto dalle interpretazioni di Michael Fassbender (meritatissima la Coppa Volpi a Venezia) e di Carey Mulligan, davvero magnifiche. Da sottolineare, oltre alla splendida fotografia, le musiche: John Coltrane, Chet Baker, le Variazioni Goldberg di Bach suonate da Glenn Gould. In sostanza, un film di grande impatto emotivo, ma soprattutto uno splendido spettacolo visivo. Un film di Steve McQueen. Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware - Drammatico, durata 99 min. - Gran Bretagna 2011
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Hanno collaborato a questo numero Federico Bozzanca,
Organizzazioni promotrici e aderenti a “Cresce il welfare, cresce l’Italia” Valentina Piersanti,
Matteo Domenico Recine, Silvia Spatari Foto
Marco Biondi Redattore
Zaira Bassetti
Impaginazione Zaira Bassetti Redazione
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