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L’ARTE DEI LAYOUT IWAGUMI di

Gloria Ciriello

Quando si parla di aquascaping si intende la tecnica di ricreare un paesaggio naturale esteticamente piacevole, quanto più realistico possibile all’interno di un acquario.

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Si tratta di un’arte basata sulla creatività, la tecnica e i principi di design, con l’intento di creare composizioni che riprendano il concetto di bellezza e armonia della natura. L’origine di questo termine, nato dall’unione delle parole “aqua”, da aquarium in inglese, e “scaping”, abbreviazione di landscaping, che significa appunto progettazione di paesaggi, viene attribuita all’acquariofilo giapponese Takashi Amano, che negli anni ‘90 ha introdotto il concetto di “Nature Aquarium”, in cui ha applicato principi e tecniche del giardinaggio giapponese alla realizzazione di acquari.

Nella creazione di questi paesaggi sommersi possono rinvenirsi vari stili, a seconda della tipologia di allestimento che si desidera ricreare. Tra questi vi è l’Iwagumi, la cui caratteristica essenziale è l’esclusivo utilizzo di rocce, che rappresentano quindi le protagoniste principali.

Per tale ragione esse devono essere selezionate con cura per ricreare il giusto effetto estetico, considerandone forma, texture, colore e dimensioni al fine di garantire un layout bilanciato e armonioso. Generalmente sono preferite le Seiryu Stone, Ryuoh Stone e Manten Stone, per le loro caratteristiche uniche, tuttavia la scelta può variare a seconda delle preferenze personali, ma condizione fondamentale è che siano tutte dello stesso tipo e particolarità, per ricreare un effetto quanto più omogeneo e realistico possibile, e di differente grandezza, per dare naturalezza al layout.

Essendo basati sui principi di armonia e simmetria, la disposizione delle rocce negli acquari Iwagumi deve cercare di essere bilanciata visivamente in modo tale da ricreare una sensazione di equilibrio, ma anche di profondità di campo e prospettiva. Anche se molti aquascaper hanno un senso innato per questa sensazione di equilibrio, tale effetto visivo viene ottenuto seguendo la regola aurea o regola dei terzi, concetto molto comune della fotografia e nell’arte in genere che può quindi essere applicato anche nell’acquariologia.

Questa tecnica consiste della divisione immaginaria della vasca in nove sezioni uguali mediante due linee orizzontali e due verticali, posizionando le rocce principali e di supporto in concomitanza dei punti di intersezione di queste linee, chiamati punti focali. La prima roccia che va inserita nella creazione di un aquascape Iwagumi è la roccia primaria, cioè quella più grande e bella, che prende il nome di Oyaishi, che dovrebbe essere circa nei 2/3 della lunghezza e dell’altezza della vasca, ovvero in uno dei due punti focali superiori, preferibilmente nella parte anteriore dell’acquario, al fine di catturare l’attenzione e creare un impatto visivo significativo. Si tratta della roccia principale che caratterizzerà tutto il layout che verrà sviluppato tutto attorno ad essa, infatti le altre rocce vanno poi posizionate a scalare, cercando di dare la massima profondità e naturalezza possibili al panorama.

La seconda pietra in ordine di importanza e grandezza è il Fukuishi, posto sulla sinistra o sul lato destro della principale, con lo scopo di bilanciare quest’ultima, formandone un contrappunto visivo. Dopo di questa vanno inserite attorno alla composizione le pietre che prendono il nome di Soeishi, o secondarie, che fungono da supporto, pensate per amplificare l’impressione data della pietra principale e utilizzate in modo strategico per creare un senso di profondità spaziale, prospettiva e armonia nel layout complessivo.

Queste rocce possono variare nelle dimensioni, nelle forme e nelle texture, ma dovrebbero essere in sintonia con la roccia madre e con il tema generale dell’acquario, per creare una rappresentazione più realistica possibile di un paesaggio naturale e aggiungere dettagli visivi interessanti. Infine, vanno collacati i Suteishi, cioè i più piccoli elementi di pietra che formano i dettagli finali sullo sfondo o con la funzione di riempimento e completamento per armonizzare tutte le diverse rocce, formandone un unico insieme. Proprio per la loro funzione, i Suteishi non si distinguono chiaramente dalla formazione rocciosa nel suo complesso. Infatti, spesso sono nascoste dal resto dell’hardscape o dalla flora, e per questo vengono anche chiamate pietre sacrificali. Possono essere posizionati in modo da simulare un pendio o una scogliera naturale, o per aggiungere dettagli al paesaggio acquatico, e contribuiscono a creare profondità, realismo ed equilibrio nel layout complessivo.

Per ottenere l’effetto di profondità e prospettiva è consigliabile posizionare le varie rocce in modo graduato in base alla dimensione, sia lateralmente sia in profondità, disponendo quelle più grandi nella parte anteriore e quelle più piccole in quella posteriore della vasca, così facendo di accentua la sensazione di distanza e crea un senso prospettico, facendo apparire otticamente l’acquario più grande e profondo di quanto sia in realtà. Anche la disposizione del substrato contribuisce a dare quest’illusione di profondità disponendolo in modo inclinato verso l’alto dalla parte anteriore, che sarà più bassa, a quella posteriore. E’ anche possibile creare una pendenza laterale mettendo il soil in modo più abbondante in un lato rispetto all’altro, creando così l’effetto di una collina e una vallata. E’ inoltre importante, nella disposizione delle rocce, inclinarle e sovrapporle in modo realistico, ma anche dare un senso di continuità con la loro texture e venature naturali, di solito orientandole tutte nello stesso senso, in modo da evitare un aspetto artificiale o forzato.

Per quanto riguarda il numero di rocce da utilizzare, nell’approccio più classico e puristico si prevede che esse siano solamente tre, e questo stile prende il nome di Sanzon Iwagumi, in quanto le tre pietre sono associate alle triadi buddiste, infatti Sanzon in giapponese significa appunto “tre pilastri”. Tuttavia non in tutti gli Iwagumi vengono utilizzate solo tre rocce, anzi è possibile utilizzarne un numero superiore, sempre preferibilmente in numero dispari. Questo varia in base alle preferenze e gusti personali, purché si mantenga un senso di equilibrio e di armonia e si crei una composizione quanto più naturale e attraente possibile.

Per quanto riguarda invece la flora e la fauna negli acquari Iwagumi, anche se si tratta di scelte soggettive che dipendono unicamente dai gusti personali, generalmente si preferiscono le creazioni monospecie per aumentare la sensazione di semplicità e minimalismo. Le piante più utilizzate sono quelle basse e compatte che creano l’effetto di un pratino, come Hemianthus callitrichoides o Micranthemum callitrichoides, come pure Glossostigma elatinoides o Eleocharis parvula, solo per citarne alcune.

Invece come pesci, di solito sono inseriti in un’unica specie solo quelli da banco di taglia piccola, chiamati anche microfish, come a mero titolo di esempio le Boraras brigittae, Paracheirodon simulans, Microdevario Kubotai o Hyphessobrycon amandae, da scegliere accuratamente nel numero e nella specie in base alla dimensione della vasca e ai valori dell’acqua, non dimenticando mai che si tratta di esseri viventi e in quanto tali hanno delle necessità ben specifiche.

Nonostante possa pensarsi, dato il layout minimalista, che la cura e il mantenimento di un acquario Iwagumi sia più semplice rispetto ad altri stili, nella realtà esso è molto più difficile a causa delle limitazioni date dalla singola specie vegetale utilizzata e degli elevati livelli di luce.Infatti le piante da tappeto sono spesso a crescita lenta e non assorbono molti nutrienti, motivo per cui l’avvio di un acquario Iwagumi e il suo bilanciamento sono molto impegnativi e le fioriture algali non sono affatto rare.

Per queste ragioni questo stile di acquascape non è da considerarsi per principianti, ma sicuramente può essere molto gratificante la sua realizzazione e, ammirarlo nel salotto di casa propria, può donarci un senso di pace e tranquillità impareggiabile oltre che una soddisfazione indescrivibile.

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