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LE TRE REGOLE D’ORO DEL KOIKEEPING

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biOrb EARTH

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Dott. Luca Ceredi

I “segreti” per avere successo con questo meraviglioso hobby possono essere riassunti in tre semplicissimi concetti:

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1. alimentare correttamente le koi

2. mantenere costantemente al meglio i valori dell’acqua

3. adottare la strategia della prevenzione

Tutti sappiamo come lo stress sia il fattore che, più di ogni altro, possa mettere in serio pericolo la salute delle koi poiché ne rallenta sensibilmente lo sviluppo e compromette l’efficienza del loro sistema immunitario, esponendo il pesce all’attacco di parassiti e batteri patogeni. Purtroppo, le cause più frequenti di stress derivano da una gestione improvvisata e approssimativa dei concetti sopra elencati.

Qualunque forma di stress per le koi si traduce in una perdita di energia e un conseguente aumento dello sforzo necessario per compiere le normali azioni quotidiane quali, ad esempio, la ricerca del cibo, la regolazione osmotica, la digestione, il nuoto e il funzionamento del sistema immunitario. Tutto ciò espone le koi ad una situazione di vulnerabilità nella quale i problemi di salute non tarderanno a presentarsi, magari sotto forma di parassitosi o batteriosi. A questo punto, diventa inevitabile trattare le koi con delle sostanze chimiche tipo antiparassitari o antibiotici i cui effetti collaterali si ripercuoteranno tanto sul laghetto, inteso come ecosistema, quanto sulla fisiologia delle koi.

I “trattamenti chimici curativi” (o presunti tali) hanno SEMPRE un effetto diretto, negativo ed inevitabile sui valori dell’acqua e sui tessuti dei pesci, oltre che sui batteri depuranti. Non si tratta di una probabilità, ma

Per Evitare Di Procurare Stress Ai Pesci

Sufficiente Imparare Ad Alimentare

CORRETTAMENTE LE KOI, MANTENERE

COSTANTEMENTE AL MEGLIO I VALORI DELL’ACQUA di una certezza! In particolare, tutta la flora batterica “buona”, presente nel filtro e nel biofilm che ricopre ogni centimetro quadrato di superficie sommersa, subisce un danno assai rilevante, a seguito dell’impiego di trattamenti antiparassitari come formalina, verde malachite, permanganato di potassio, blu di metilene ecc. La diretta conseguenza è un drastico peggioramento dei parametri chimici dell’acqua, in particolare l’aumento di ammoniaca e nitriti che hanno un effetto negativo diretto sulla fisiologia delle koi, aumentando la probabilità di avvelenamenti, intossicazioni e infezioni batteriche.

ED UTILIZZARE METODI DI PREVENZIONE SICURI ED EFFICACI; QUESTI TRE “SEMPLICI CONCETTI” SONO INDISSOLUBILMENTE LEGATI.

Ci tengo a specificare che non si tratta di opinioni personali dettate da convinzioni infondate, ma di chiare e precise regole di biochimica degli ecosistemi acquatici. Da queste considerazioni, risulta oltremodo evidente quanto possano essere inutili oltre che assolutamente deleteri, i cosiddetti “trattamenti preventivi con antiparassitari chimici”.

Per evitare di procurare stress ai pesci è sufficiente IMPARARE a:

1. alimentare correttamente le koi

2. mantenere costantemente al meglio i valori dell’acqua

3. utilizzare metodi di prevenzione sicuri ed efficaci.

Come vedremo tra poco, questi tre “semplici concetti” sono indissolubilmente legati. Per imparare ad alimentare correttamente le koi bisogna partire scegliendo una buona combinazione di mangimi, da alternare a seconda della stagione, possibilmente con l’aiuto a la consulenza di un professionista del settore che possieda adeguate competenze in materia.

Riguardo alle modalità e alle tempistiche per la somministrazione del cibo, ancora una volta, il nostro modello di riferimento è la natura. Le carpe che vivono in ambienti naturali, siano essi fiumi o laghi, hanno a disposizione la stessa quantità di cibo, tutti i giorni, con lente e progressive variazioni stagionali. Invece, nei laghetti ornamentali, la somministrazione del cibo rischia di diventare una importante fonte di stress per le koi, se non vengono rispettate certe norme fondamentali, prima tra tutte la regolarità.

Quando c’è il sole, si è più propensi a trascorrere molto tempo in giardino, attorno al laghetto ad alimentare ripetutamente le koi, mentre nelle giornate piovose, capita di non somministrare cibo nemmeno una volta. Allo stesso modo, nei week end, quando non si lavora, è normale avere più tempo da dedicare a questo hobby e ricevere eventuali visite di amici e parenti ai quali vogliamo mostrare, con un certo orgoglio, i nostri gioielli con le pinne, magari proprio mentre mangiano. Poi inizia la settimana, si torna al lavoro e capita che passino giorni interi senza che le koi ricevano nemmeno una dose di mangime.

Sarebbe un grave errore sottovalutare la pericolosità di questo tipo di stress. Oltretutto, si tratta di una fonte di stress facilmente eliminabile, semplicemente adottando un metodo di somministrazione del cibo caratterizzato dalla regolarità, che naturalmente deve adeguarsi, gradualmente e qualitativamente, all’andamento stagionale, proprio come in natura. La regolarità nella somministrazione del cibo facilita anche il mantenimento dei valori dell’acqua ad uno standard costantemente elevato, senza pericolose oscillazioni, soprattutto se si impara a pesare il mangime, rapportandolo alla biomassa ittica e alla capacità depurativa dell’impianto di filtraggio.

Per calcolare correttamente la quantità in grammi di mangime necessario, occorre stimare il peso complessivo in kg di tutti i pesci presenti, la temperatura dell’acqua e la capacità depurativa del filtro. Tenendo conto che una koi di 40 cm pesa circa 1kg possiamo stimare il peso di ciascun pesce, magari facendoci aiutare qualche amico esperto pescatore “con l’occhio clinico”, abituato a misurare le carpe a peso, senza stressarli con la cattura. Considerando che, ad una temperatura compresa tra i 19 e i 20°C le koi mangiano, quotidianamente , una quantità di mangime pari all’1/1,5 % del proprio peso corporeo, tra i 21 e i 23°C la percentuale sale a valori compresi tra 1,5 e 2 %, a 23/25° C si arriva a 3/3,5 %, mentre a 26/28° C si sfiora il 5%, è abbastanza semplice calcolare il peso del fabbisogno giornaliero di cibo. Purtroppo, non è altrettanto semplice poter stimare la capacità depurativa del filtro biologico. Essa dipende da numerose variabili tra cui, la biomassa attiva cioè la quantità di batteri depuranti in grado di svolgere il loro lavoro, in tempo reale, in un determinato momento e ad una certa temperatura.

Potremmo paragonare il nostro filtro ad un atleta che si deve allenare per la maratona. I chilometri percorsi in allenamento saranno gradualmente crescenti in modo che i suoi muscoli e il suo apparato cardiovascolare possano allenarsi fino ad arrivare a poter percorrere la distanza massima. Nel caso del filtro biologico, i chilometri corrispondono al carico organico che deve crescere con estrema gradualità fino a che, in piena estate, raggiungerà il suo massimo. La capacità depurativa di un impianto di filtraggio non dovrebbe MAI essere un fattore limitante nella gestione del laghetto. Personalmente utilizzo i filtri a letto fluido OASE, preceduti dagli uvc Bitron Premium e dal filtro meccanico a tamburo ProfiClear premium XL, anch’essi di OASE. Il filtro a tamburo ha una funzione di tipo “meccanico” rimuovendo il particolato in sospensione che è la causa della torbidità dell’acqua, mentre gli UVC bitron premium assicurano un eccellente effetto alghicida, in particolare nei confronti delle unicellulari. Dopo questi passaggi, l’acqua arriva al filtro a letto fluido OASE dove i biocarriers sono mantenuti in movimento da un’adeguata aerazione tale da ottimizzare il lavoro dei batteri depuranti aerobi. In fine, il modulo OASE a letto statico promuove la decantazione delle particelle fini in sospensione, in particolare di quelle prodotte dal continuo sfregamento dei biocarriers, grazie al quale, le colonie batteriche vecchie vengono rimosse i tempo reale e rinnovate in continuazione. In questo modo ho ottenuto un impianto di semplice manutenzione e di prestazioni decisamente superiori un sistema immunitario estremamente efficiente.

Comunque, anche nel caso in cui il binomio filtro-laghetto sia ben equilibrato, bisogna ricordare che occorre tempo e costante somministrazione di batteri, affinché la biomassa attiva possa tararsi in relazione al carico organico a cui deve fare fronte. Facciamo un esempio concreto per capire meglio; consideriamo un laghetto in cui le koi vengano alimentate quotidianamente con 1 kg di mangime, suddiviso in 4 somministrazioni. Se un giorno, di punto in bianco, vengono somministrati 2 kg cibo, anche se suddivisi in 8 dosi, il carico organico totale varierà in maniera repentina, ma la biomassa, cioè la altamente digeribile anche alle basse temperature, in quantità minime, regolandomi con il comportamento delle koi. Sono i pesci stessi a farmi capire, con il loro inequivocabile atteggiamento, se siano affamate e quanto. Anche i mangimi definiti “multi season” si sono dimostrati eccellenti durante l’inverno poiché sono in grado di fornire il corretto apporto nutrizionale a fronte di un’elevata digeribilità anche a basse temperature. Invece, i mangimi di tipo affondante, oltre ad esser molto apprezzati dalle koi, risultano particolarmente indicati per le varie specie di storioni e i Myxocyprinus che sono incapaci di alimentarsi in superficie.

Ma torniamo al susseguirsi delle sta- ai filtri tradizionali standard, anche grazie all’affiancamento del sanificatore ad ozono (di mia produzione) collegato ad un controller per la misurazione e la regolazione del potenziale redox. Un elevato potenziale redox dell’acqua del laghetto, inibisce la proliferazione di batteri ed organismi patogeni, promuovendo invece l’azione depurante dei “batteri buoni” migliorando la salute dell’intero ecosistema acquatico. In un ambiente di questo tipo le koi crescono in ottima salute e prosperano grazie ad quantità di batteri depuranti attivi non avrà avuto il tempo necessario per adattarsi e smaltire il kg di mangime in più. Il risultato sarà un inevitabile sbalzo dei valori dell’acqua e un conseguente stress per le koi. In particolare, durante la stagione primaverile, dobbiamo prestare attenzione alla gradualità con cui aumentiamo la quantità di cibo, dato che durante il periodo invernale, la somministrazione di mangime è ridotta al minimo. Nella stagione fredda, io utilizzo mangime al germe di grano, gioni. All’inizio di Aprile, quando il foto periodo aumenta e le temperature iniziano a salire, è il momento di passare dal cibo invernale a quello primaverile, con una transizione lenta, soprattutto per quanto riguarda la quantità, avendo cura di controllare giornalmente l’andamento dei valori di ammoniaca e nitriti e di aumentare, proporzionalmente al mangime, la somministrazione di batteri depuranti. Parlando di numeri, nel suo libro “ the secrets of koi untravelled “, Jos Aben riporta il seg- uente esempio: per un laghetto di medie dimensioni, partendo da una somministrazione quotidiana di 250 g di cibo, si può aumentare questa quantità di 10 g al giorno, effettuando controlli serrati dei valori di ammoniaca e nitriti. Per un laghetto di grandi dimensioni, con un buon impianto di filtraggio, partendo da una somministrazione quotidiana di 500 g di cibo, si può aumentare questa quantità di 20 g al giorno, sempre con un occhio di riguardo per la stabilità dei valori dell’acqua.

Il controllo quotidiano della stabilità dei valori dell’acqua è fondamentale per capire quale sia il carico organico massimo al quale la biomassa batterica del filtro possa fare fronte

Biografia in quel momento. Mano a mano che il carico organico aumenta, l’efficienza depurante dei batteri del filtro (e del biofilm) deve crescere di pari passo. Da Maggio ad Ottobre, il metabolismo delle koi è al top e sono questi i mesi in cui si può lavorare concretamente sulla loro salute attraverso la dieta. Fate tutto il possibile per sfruttare questa opportunità, magari con la consulenza e l’assistenza di professionisti esperti, competenti e soprattutto QUALIFICATI.

Seguendo queste semplici regole gestionali, è possibile verificare come il tasso di incidenza delle problematiche di salute delle koi, cali in maniera sorprendente, ottenendo la massima soddisfazione da questo meraviglioso hobby.

Claude E. Boyd, Craig S. Tucker “Pond aquaculture water quality Management”.

Odum “Basi di ecologia”.

Jos Aben “The secrets of koi untravelled”.

Roger Eckert, David Randall “fisiologia animale”.

Foto e immagini di Luca Ceredi

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