STRADA FACENDO

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ALICÉ /ITALIA ASSI-ONE /ARGENTINA BORIS HOPPEK /GERMANIA BR1 /ITALIA FKDL /FRANCIA ELFO /ITALIA GEC /ITALIA IABO /ITALIA JEF AEROSOL /FRANCIA KENNY RANDOM /ITALIA MISTER X /ITALIA PAO /ITALIA RAMONA VADA /ITALIA SEACREATIVE /ITALIA

THE DON COLLECTION

A CURA DI OLIVIA SPATOLA

TESTI DI FRANCESCO POLI


ALVISE CHEVALLARD /PRESIDENTE ASSOCIAZIONE ARTEGIOVANE Artegiovane, da sempre attenta ai Giovani Artisti ed alle nuove tendenze dell’Arte Contemporanea, grazie all’entusiasmo e alla collaborazione di alcuni Protagonisti (Artisti, Associazioni, Gallerie, Critici/Curatori, Collezionisti di settore) ha voluto con la prima ampia Rassegna che si tenga a Torino, proporre una riflessione su questa significativa tendenza espressiva “in movimento”, di cui molto si parla, si discute, si apprezza ma poco si conosce nei suoi aspetti più strettamente sociali, artistici e di mercato. La “Street Art” e il mondo dei “Writers”, come noto, partono dagli anni ’80 negli Stati Uniti, i cui epigoni più noti furono certamente Keith Haring e Basquiat: la conoscenza di questa tendenza artistica presente nelle Strade ma che andava affermandosi nelle Gallerie d’Arte Contemporanea più di tendenza e non, fu all’epoca introdotta, nel nostro Paese, grazie alla intelligenza e alla attenta ricerca di Francesca Alinovi. Successivamente anche nel nostro paese trovarono la loro espressione di “illegalità” e di libera espressione nella vita di strada e dei Centri Sociali, il cui caso certamente più conosciuto fu il Leoncavallo a Milano. I Curatori e gli Artisti/Galleristi hanno quindi voluto presentare e poi dibattere nelle diverse sedi di Barriera, Cripta 747 e Amantes l’attuale situazione relativamente alla età media degli artisti, al sesso prevalentemente maschile degli stessi, contrariamente al resto del mondo dell’arte, alla territorialità più sviluppata al nord che al centro-sud, allo specifico mer-

cato collezionistico. Inoltre si è voluta offrire una testimonianza della realtà internazionale, della realtà nazionale e di quella più propriamente locale. Infine un particolare ringraziamento ai Protagonisti, che tanto impegno e coinvolgimento hanno profuso per la realizzazione del “Strada Facendo” agli Sponsor Istituzionali e agli Sponsor Tecnici che hanno creduto nella nostra proposta.

Arrtegiovane has always been sensitive to young artists and new tendencies of Contemporary Art, thanks to the enthusiasm of several members such as (artists, associations, galleries, critics/curators, collectors). The association wants, in the first exhibition in Turin, to offer a reflection on this important expressive tendency “in Progress”; because a lot of words are spent to speak and debate about it, but we know very little about its social, artistic and commercial aspects. Street-art and the “writers” world, as we well know, were born in the 80’s in the U.S. and their pioneers were Keith Haring and Basquiat. This tendency, typical of the streets but very present in the Contemporary Art galleries, was introduced in Italy, thanks to Francesca Alinori’s intelligence and smart intuition. Then, those tendencies found expression also in Italy, in the illegal dimension of the urban streets and leisure centres, the most famous one was the Leoncavallo of Milan. The curators

and the artists/exhibitors wanted to offer and debate, in several areas such as Barriera, Cripta 747 and Amantes, the actual situation of this kind of art in relation to the age of artists, sex (in general, the majority of this kind of artists are male), territory (street-art is more widespread in the North than in the South) and the specific economic market of this kind of art. Moreover, the association wants to offer an evidence of the international scenario, on Italy and the closer dimension of Turin. Finally, special thanks to the protagonists that, with their engagement and enthusiasm, made possible the realization of “Strada Facendo”; to the Institutional Sponsors and Technic Sponsor that believed in our proposal.


FRANCESCO POLI L’“arte di strada”, intesa in senso generale e generico, abbraccia ogni forma di espressività artistica che sceglie come spazio di azione e di realizzazione la scena urbana (le vie, le piazze, i muri, le stazioni e i treni, i ponti ecc...). E si tratta di manifestazioni più o meno creative da sempre praticate per le strade come quelle dei musicisti e dei cantastorie, dei teatranti, dei giocolieri e acrobati, dei prestigiatori, dei danzatori e anche dei pittori per esempio i madonnari e i moralisti. Anche gli interventi più spontanei graffiti con scritte e disegni di ogni genere si possono trovare già, per esempio, sui muri di Pompei. Tutto questo per dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole. Le forme e i contenuti di queste performance e di questi interventi naturalmente sono cambiati nel tempo e si caratterizzano in rapporto agli specifici contesti socioculturali. Nella situazione attuale la cultura creativa di strada più diffusa, ormai in gran parte dei centri urbani moderni, ha caratteristiche di fondo analoghe che fanno riferimento a modelli americani, e in particolare alla Street Art (musica, danza, graffiti) emersa a partire dagli anni 1960/70 a New York. Si tratta della cosiddetta cultura hip-hop elaborata dai giovani appartenenti alle comunità afroamericane e ispaniche nei quartieri di Harlem e del Bronx: la brake-dance, lo stretching dei DJ, il rap, e nel campo figurativo il writing che rientra nella definizione generica di Graffiti Art. Gli inziatori del writing sono artisti come il mitico Taki 183 che scrivevano le loro “tag”, il loro logo d’identità

personale, sui muri e che ben presto utilizzano come tecnica privilegiata il “bombing”, e cioè le bombolette spray. A partire dal 1971 incominciano a dipingere le tag , oltre che nelle stazioni, sui treni della metropolitana, prima solo all’interno e poi all’esterno. Si arriva a dipingere interi vagoni. Lo stile del writing ispirato alla grafica dei fumetti, delle copertine dei dischi e dei manifesti pubblicitari si evolve con grande velocità. Artisti come P.H.A.S.E.2, Blade, Kase 2, Dondi e Super Kool 223 (il primo a realizzare un “masterpiece” su tutto un vagone) diventano i maestri più imitati. Negli anni’80 il mondo dell’arte si accorge di questo fenomeno e molti writers incominciano ad esporre e ad aver successo in gallerie come la Fashion Moda e la Fun Gallery. La pratica del writing si espande a grande velocità in tutto il mondo continuando senza perdere energia fino ad oggi. Molte sono state le evoluzioni e gli sviluppi che vanno anche molto al di là delle tag. Gli interventi degli street artists, di ogni nazionalità, si caratterizzando in varie direzioni con elaborazioni figurative e anche plastiche di ogni tipo che vengono realizzate dappertutto nei contesti urbani. Tra le forme più diffuse ci sono le figure e composizioni fatte con la tecnica grafica delle mascherine, che permette di dipingere immagini anche complesse con grande rapidità. Molti artisti usano i muri e altri spazi come supporti per lanciare i loro messaggi non solo iconici ma anche scritti. L’atteggiamento attuale degli street artists è in molti casi ambivalente. Da un lato tutti esal-

tano l’importanza della libertà d’azione anche illegale, tutti dichiarano esprimere la propria energia espressiva e carica trasgressiva contro l’ipocrisia dell’ideologia dominante , ma dall’altro molti ormai lavorano con l’obiettivo di farsi notare per entrare in un modo o in un altro nel mondo dell’arte ufficiale, sperando di esporre con successo e vendere nelle gallerie e avendo come modelli assoluti artisti come Keith Haring e Jean Michel Basquiat, che per la verità avevano frequentato più la Factory di Warhol che le strade di New York, o anche uno come Barry McGee che espone ormai in tutti i grandi musei.. Niente di male, ma lo scarto fra un atteggiamento di vera coerenza, con il rischio dell’anonimato o di un riconoscimento solo interno alle crews, e il desiderio di far carriera come qualunque altro artista appare sempre più evidente. Questa mostra “Strada Facendo” , che documenta con foto, video e opere l’esperienza di strada di un gruppo di street artists italiani e stranieri dell’ultima generazione è un buon esempio dell’attuale situazione di questa tendenza. Gli artisti presenti, sono i seguenti: Elfo, BR, Boris Hoppek, FKDL, Iabo, Jef Aerosol, Kenny Random, Mister X, Pao, Seacreative, Assi-one, Alicè, Ramona Vada e Gec. Quest’ultimo, che è l’organizzatore dell’evento insieme alla curatrice Olivia Spatola, attraverso i suoi personaggi da fumetto con al posto della testa un televisore connesso a fili elettrici, realizzati sui muri di Torino (via Po, Murazzi, Università) vuole fare con ironia ma anche seriamente una critica alla de-


solante condizione di passività mentale della massa dei teledipendenti. I suoi lavori (tra cui interventi a New York) compaiono anche nelle foto scattate da Ramona Vada. Alicè ha dipinto sui muri della Garbatella a Roma, ma anche a New York, le sue stralunate e colorate figure di ragazze che esprimono le inquietudini e le fantasie della loro condizione di vita. Assi-one utilizza la tecnica delle mascherine per tracciare su muri e serrande di strade torinesi le immagini monocrome di amanti abbracciati o di ritratti di artisti surrealisti. Seacreative, che ha studiato come graphic designer, anima luoghi urbani come fabbriche abbandonate con i suoi surreali personaggi con enormi testoni in stile fumettistico Pao, che lavora come macchinista e tecnico scenico teatrale a Milano, ha elaborato un’originale strategia di intervento nella sua città, trasformando attraverso una decorazione pittorica gli onnipresenti paracarri in cemento di Enzo Mari (i famosi “panettoni”) in divertenti figure da cartoni animati, in particolare pinguini. Mister X afferma: ”Adoro riportare le discariche nei luoghi significativi delle città…. Le ho colorate un po’… appaga la vista…” Qui in mostra c’è il suo “Omaggio ad Arman” fatto da tre vecchi elettrodomestici vivacemente colorati collocati uno sull’altro e installati di volta in volta in strade e giardini del centro. Kenny Random si caratterizza per i suoi strani e grotteschi personaggi sempre tristi, di grandi dimensioni, che vengono dipinti su muri urbani squallidi e sporchi. Jeff Aerosol, ha uno stile figurativo piuttosto raffinato. Ha fatto interventi dipinti anche in strade di New York. Per esempio ha realizzato l’immagine di Ghandi

in Canal Sreet con la scritta “Un occhio per occhio fa il mondo cieco”. Iabo, ha un back groung da writer, e i suoi interventi di reinvenzione ironica e provocatoria della cultura massmediatica sono sempre spiazzanti . FKDL è francese. La sua tecnica preferita è quella del collage con la quale elabora le sue composizioni di corpi con accentuate valenze decorative. Boris Hoppek è intervenuto nelle strade di varie citta spagnole (Barcellona, Santander, Cadice, Valencia, Saragoza) e anche a Berlino, tracciando le sue figure e teste fumettistiche su muri di rifiuti, cataste di scatole di cartone abbandonate, e su materassi vecchi. Br1 opera a Torino dipingendo sui muri con una tecnica accurata e colorata, soprattutto figure di donne mussulmane con il velo in vari atteggiamenti: mentre versano il thè, fanno una foto a un bambino, o semplicemente con lo sguardo fisso verso il passante. Il lavoro è originale e politicamente impegnato in difesa della dignità delle donne e in genere degli immigrati di culture diverse. Piuttosto provocatorio è il variegato lavoro di Elfo, che si sviluppa in vari modi. Per esempio: la collocazione di una bandiera nera da pirata con teschio su un bancomat; la scritta su un prato (“Future it’s your”) con l’immagine di un coltello; la scritta “Gipsy Gallery” su una carcassa di roulotte. Infine, nella mostra sono proposti anche dei lavori di artisti seguiti dalla The Don Gallery di Milano specializzata in Street Art: OBEY, Bansky, Ron English, Doze Green, Space Invader, Microbo, Bo130.

Street Art, according to gene-

ral and generic terms, involves each kind of artistic expression that chooses as scenario the urban landscape (streets, plazas, walls, stations, trains, bridges, etc.). These are creative manifestations, on several layers, practiced on the streets as musicians and story-tellers, actors, saltimbanchi, dancers, acrobats and also painters, as the so called “madonnari”. For example, even the most spontaneous writings and draws can be recognizable on the Pompeian walls. That is to say: there is nothing new. Forms and contents of these performances obviously have been changed in the course of the years, according to specific socio-cultural contests. Nowadays, the most widespread street creative culture, in urban modern centers, is characterized by analogies that are referred to the American models, in particular are inspired by the Street Art (music, dance and graffiti) emerged in the 1960’s and 1970’s in New York. That is the so called hiphop culture, that was born by the Afro-American and LatinAmerican communities in the neighborhoods of Harlem and Bronx, characterized by brakedance, DJ’s stretching and, in the figurative field, by writing, that belongs to the definition of the Graffiti Art. The pioneers of the writing technique were artists, such as Taki 183, that were used to “tag” their logo of identity on the walls, to pass later to the “bombing” technique, made with spray. Since 1971, they have started to paint tags on the stations, trains and metro, indoor and outdoor, and then they have painted the whole trains. The style of writing, inspired by the comics graphics, covers of albums and advertising spaces has developed quickly. Artists such as P.H.A.S.E.2., Blade, Kase 2, Dondi e Super Kool 223 (the first that realized


a “masterpiece” on a van) are the most imitated artists. During the 80’s the artistic field became sensitive to the phenomenon and several writers began to exhibit their works in several galleries such as the Fashion Moda and the Fun Gallery. The practice of writing has spread all around the world for years, without losing its energy and developing evolutions and processes very far from tags. The interventions of the street artists are characterized by several directions and dimensions, both figurative and plastic, that are realized everywhere in the urban contests. Within the most widespread techniques, there are figures and works made with the “stencil” technique, a very precise and quick technique. Several artists use walls and other spaces as supports to realize their messages, both iconic and written. The artists’ behavior sometimes is ambivalent, on the one hand, all of them recognize their freedom to act, even illegally, by expressing their energy and transgressive strength against the hypocrisy of the dominant ideology; but, on the other hand, several artists work to be noticed and be introduced in the official artistic field, by trying to be exhibited successfully in the galleries. They keep in mind the example of Keith Haring and Jean Michel Basquiat that, to be honest, were used to work in the Factory of Andy Wharol rather than the streets of New York; or even Barry McGee, that nowadays exhibits in the major galleries. This is an arbitrary choice, but the gap between a coherent and anonymous behavior, that only the crews recognize, and the opposed pursuit of success is becoming more and more evident. This show “Strada Facendo” that testifies with pictures, videos and works the street artists’ experience, is a good example

of the actual situation of these tendency. The exposing artists are: Elfo, BR1, Boris Kappek , FKDL, Iabo, Jef Aerosol, Kenny Random, Mister X, Pao, Seacreative, Assi-one, Alicè, Ramona Vada e Gec. Gec, that is the manager of the event with the curator Olivia Spatola, wants to criticize the desolating condition of mental passivity of the masses of TVaddicts, with his characters similar to comics characters, with a TV as head, connected to electric plugs realized on the walls of Turin (Via Po, Murazzi, University). His works (even in New York city) are present even in Ramona Vada’s pictures. Alicè has painted the walls of the Garbatella neighborhood in Rome, but she has also acted in New York. Her colored and troubled figures are girls that express anxieties and fantasies of their life condition. Assi-one uses the stencil technique to draw monochrome images of lovers or portraits of surreal artists on the walls and shutters of Turin. Seacreative, that studied as graphic designer, animates urban places such as abandoned factories with his surreal characters with big-head as comics. Pao, that works as technician of the scene in theaters, theorized an original strategy of intervention in his city, by transforming with painted decorations Enzo Mari’s omnipresent curbstones of the streets, the so-called “panettoni”, by creating funny comics, in particular penguins. Mister X stated: “I love to take back garbage in meaningful part of the city…I colored it…is pleasant to the sight ..”. In the show, it is present his “Homage to Arman” made of three abandoned and colored electric devices, assembled together and put on the corners of the streets and parks.

Kenny Random is recognizable because of his strange and grotesque big characters , always sad, that are painted on dirty and wretched urban walls. Jeff Aerosol has a figurative taste very refined. He acted on the walls of New York, for example, he realized the image of Gandhi in Canal Street with the caption “An eye for an eye makes the world blind”. Iabo has a background typical of the writers, his works made of ironic and provocative reinventions of the mass-media culture are always astonishing. FKDL is French, his favorite technique is “collage” with whom he elaborates his compositions of bodies, with evident decorative characteristics. Boris Hoppek works on the streets of Spanish cities (Barcelona, Santander, Cadice, Valencia, Saragoza) and also Berlin, by drawing his figures and comicshead on the walls of garbage, on abandoned cardboard-boxes and old mattresses. Br1 works in Turin, by painting on the walls with an accurate and colored technique, his favorite subject is the Muslim woman (with the veil) represented in several daily situations: drinking tea, taking a picture or simply watching the observer. His work is original and politically engaged in the quest of women and immigrants’ dignity. Elfo’s multi-faced work is pretty provocative, for example: he collocates a black flag with a skull on a cash machine, he writes the slogan on a field “Future is yours” with the image of a knife or the title “Gipsy Gallery” on an abandoned caravan. To conclude, the exhibition will show even several works of artists offered by The Don Gallery of Milan, specialized in Street Art: Obey, Bansky, Ron English, Doze Green, Space Invader, Microbo, Bo 130.


ALICÉ ITALIA E’ una febbre quotidiana ad abitare le opere di Alicè, una sorta di volontà di normalità infittita da un’attitudine all’universale collettivo. Come schegge impazzite i tratti dei volti, i bizzarri tagli di inquadratura, le trame narrative semplicemente lineari, ogni particolare diviene tanto imponente da vanificare qualsiasi tentativo di comprensione, a discapito dell’intuizione pura della spontaneità del gesto istintivo. E’ un meccanismo illustrativo e descrittivo che procede per arretrati e accumuli, affastellando istanti di presente lungo un percorso oltre misura dilatato ed esteso, pretesto di una propria reale e supposta validità ben oltre e al di là della normale contingenza dei fatti. Le figure, che vagheggiano ricordi da fumetto e da cartoon, si appoggiano e costruiscono sé stesse sopra personaggi minori, deuteragonisti capaci di guadagnarsi – a poco a poco – un ritaglio di spazio sempre maggiore all’interno di un’ipotesi di costante coraggio giornaliero. Il risultato di tale operazione è un prodotto faticoso per definizione, gravoso e difficoltoso – pure all’interno di una sua propria estetica rastremata e lineare, asciugata fino alle più nette conseguenze di naturalezza rigorosa e scrupolosamente scaltrita – ma, al contempo, del tutto godibile ed immediatamente percepibile. Le singolari prospettive di figura conservano la speciale peculiarità di squarciare il tempo distruggendo lo spazio, di amplificare la finzione attraverso il megafono della realtà. I soggetti, le immagini, le storie raccontate sono incursioni metropolitane tra fiction e vita reale

e personale, epici melodrammi giornalieri mescolati ed amalgamati nel fondo di una macchina alimentata ancora da uno stupore antico e gelosamente autentico. La predominanza di lineamenti spigolosi e acidi è sinonimo di una dura eleganza inquieta, inclinazione a negare la mediocrità affogando la normalità nella consistenza e tenacità del reale.

It’s a daily fever that lives in Alicè’s works, a kind of pursuit of normality thickened by an attitude toward a universal collective. The face traits, the weird cuts of framing, the linear narrative schemes are like fragments out of control; every particular becomes such important to defeat every attempt of comprehension, regardless pure intuition of the spontaneity of instinctive gesture. She applies an illustrative and descriptive mechanism that proceeds with arrears and deposits, by piling up instants of present along an excessively extended and widened way that is an opportunity for a proper real and supposed validity far beyond the natural contingency of events. The illustrations, that echo reminiscences of comics and cartoons, are based and built up by themselves on minor characters, deuter-agonists able of reaching –step by stepa space-cutting more and more relevant within the hypothesis of daily courage. The result of such operation is a difficult, strenuous and heavy producteven if the aesthetics is sharp and linear, reduced to the clear

consequences of a rigid naturalness and carefully finished up, in the same time, it is appreciable and immediately perceived. The particular perspectives of the figure maintains the special peculiarity of ripping time by destroying space and amplifying fiction by the megaphone of reality. Subjects, images and stories are metropolitan incursions in the space between fiction and reality, epic-daily dramas mixed up in the bottom of a machine, fuelled by an ancient and authentic astonishment. The predominance of acid and scraggy traits is synonymous of an anxious elegance, a tendency to deny mediocrity by drowning normality in the substance and tenacity of reality.

/Torino 2010 /Roma 2007





ASSI-ONE ARGENTINA Sono impronte di figura, storie abbozzate, raccontate a metà, a lasciarci ancora una voglia di calcio, di schiaffo, di pugno. Il segno a spray lasciato sul muro è l’elemento privilegiato dell’intera produzione di Assi – one, immagini che ricoprono le superfici come impronte di vecchie scarpe rilasciate sul pavimento, perfette nella loro accurata, veloce sistemazione provvisoria. Ed è questa caratteristica repentina, improvvisa senza essere improvvisata, subitanea, a stupire in questo particolare modo di espressione artistica: un linguaggio rivolto alla materia, prima ancora che all’evanescenza del colore, uno speciale approccio intuitivo che progetta e realizza idee creative differenti e digradanti, trasferite dall’artista all’osservatore con la facilità e l’immediatezza che solo un contesto quotidiano cittadino può dare. Sono veri tatuaggi urbani – come li definisce lo stesso artista – praticati sopra superfici che paiono scegliersi il soggetto, l’immagine che meglio le rappresenti e valorizzi, quasi a creare e definire i precisi contorni di un rapporto biunivoco e di reciproco, mutuo scambio tra la figura e la realtà in cui questa andrà ad insediarsi. Si tratta di un’arte influenzata dal quotidiano e che nel quotidiano, sottilmente, si insinua, penetrando in uno stile di vita contemporaneo che lascia piacevolmente smarrire ogni tipo di ristretta concezione o percezione di luogo e spazio. La responsabilità del privilegio rimane in quello sforzo di costruire le figure risparmiandole dallo sfondo attraverso un complicato sistema di macchie, una selva di

segni e rimasugli di colore che compongono, a poco a poco, immagini sempre più nitide e precise, spesso bruciate nella scelta di un monocromo che sbriciola, frantuma spigolature per raccontare lembi di umanità trasversali, dissomiglianze eclettiche ed interculturali mescolate nell’attesa di un passato, non ancora logoro, che le attende.

They are marks of figure, sketches of stories half-narrated, that left again the wish of a kick, a slap, a punch. The spray mark on the wall is the privileged element in Assi-One’s whole production: images that cover surfaces as prints of old shoes left on the floor, perfect in their careful, fast and draft collocation. This is it, the sudden characteristic, unexpected but not improvised, that astonish in this peculiar artistic expression: a language for the matter. Right before the evanescence of the colour, there is a particular intuitive approach that plan and realize different and shaded creative ideas, that the artist transfer to the observer with a facility and immediacy that only a urban daily contest can offer. These are true urban tattoos – as the artists said – on surfaces that seem to choose their subject. The image best represents and underlines the mutual exchange between figure and reality in which it will be fixed, as the artist would have liked to create and define the precise outlines of a reciprocal relationship. This is an art influenced by daily life, that subtly in daily life creeps in,

by penetrating in a contemporary lifestyle that pleasantly lose every kind of strict conception of time and space. The responsibility of the privilege is in that effort to build the figures, by sparing them the background, through a complicated system of blots, a mixture of signs and drops of colour, that form, little by little, images more and more clean and precise. Often these are burnt, in the choice of a monochrome that fragments scraps, to narrate fragments of transversal humanities, eclectic and intercultural dissimilarities, mixed up in the wait of the past, not still battered, that is waiting for them.

/foto Dario Lanzardo /Torino 1984 /Torino 1985





BORIS HOPPEK GERMANIA Sono delle vere e proprie installazioni di figura quelle che Boris Hoppek lascia come lacerti d’arte lungo le strade o nelle piazze delle città: come scatole abbandonate le immagini disperdono il loro carattere narrativo, anestetizzato e barattato con una simbologia estetica che investe una ancor più ampia esperienza vissuta nel contemporaneo, dentro al contemporaneo praticata. Non sono immagini disposte a caso nell’immobilismo del tempo, ma ordinatamente caotiche nella ricerca di una propria, interna stabilità che vivifichi la storia collettiva senza sprecarne l’individualità; Hoppek diviene allora oratore non diegetico, proprio nel momento in cui la figura costruita sopra il suo sistema di cubi prende la forma allegorica di una fantasia ironica e divertita. Sono allora tasselli, francobolli, puzzle tridimensionali che ripassano i contorni di personaggi inventati là dove solo se inventati s’esiste, in bilico tra metafora sfumata e rovesciata dimensione soggettiva. L’umorismo implicito, tenuto insieme a doppio filo alla produzione dell’artista respinge una forza uguale e contraria, caratterizzata da una deteriorata desolazione d’abbandono, luogo privilegiato entro il quale riconoscere gli estremi di una battaglia condotta tra energie conosciute e non riconoscibili, consce ed inconsce, che si contendono – vicendevolmente – lo sguardo e l’attenzione ora dello spettatore occasionale ora dell’artista. Fondamentale è proprio la speciale categoria di arte apertamente e manifestamente praticata, non riposta, espressa nella contingenza del

necessario, nell’opportunità dissimulata dal contesto estetico (urbano) al di fuori del quale non potrebbe sopravvivere, pena la sconfitta di ogni peculiare, singolare qualità simbolica e latamente allegorica. Le forme, le visioni sono avvicinate, “assemblate” per suggerire senza fare vedere, combinazioni possibili a metà tra emotività fantasiosa e fantastica e trascurata pigrizia dell’abbandono, trasandato dono d’artista.

They are true installations, those who Boris Hoppek leaves as fragments of art along the streets and urban plazas: the images spread their narrative characteristics, as abandoned boxes, with an aesthetic symbolism that invests a longer experience, lived in contemporary times and practiced within it. The images are not randomly placed within the immobility of time, but they are tidily chaotic in the research of a proper inner stability, that underlines collective history by respecting individuality. Hoppek is an orator diegetic, in the moment in which the constructed figures, on his cube system, become the allegoric form of an ironic and funny fantasy. They are tassels, stamps, tri-dimensional puzzles that mark the outlines of invented characters, in a place where one exists only once invented, in balance between vanishing metaphor and inverted subjective dimension. The implicit humour, linked to the to the artist’s production rejects an equal and opposite force, cha-

racterized by a damaged desolation of abandon, chosen space to recognize the extremes of a battle, fought between known and unknown and, conscious and unconscious energies, simultaneously- the eye and attention of the observer and the artist. The special category of art is fundamental, openly and clearly practiced, unanswered, expressed in the contingency of the necessary, in the dissimulated opportunity of the aesthetic context (urban) that outside would not survive, it would lose the defeat of each particular, singular symbolic quality and deeply allegoric. The forms, the visions are close, mixed to suggest without letting watch, possible combinations in balance between fantastic and imaginative feelings and neglected laziness of the abandon, the artist’s neglected present.

/Saragoza 2007 /Cadiz 2008





BR1 ITALIA

E’ una ricerca di approfondita analisi sociale e civile, sviluppata per lo più nella direzione della dignità femminile, declinata sotto i vari aspetti dei costumi, delle consuetudini e dei modi di vita ogni volta simili e differenti. E’ la donna musulmana ad interessare l’intero lavoro di BR1 – forse un caso isolato nell’intero panorama della street art – protagonista centrale di pubblici racconti contemporanei all’interno dei quali l’attenzione si sposta ed oscilla, in maniera reciproca e scambievole, lungo la linea dei punti di contatto e contrastanti analogie tra comportamenti ed educazione occidentali. A livello formale le figure sono sempre nette e pulite, le campiture larghe, chiare e dai contorni decisi, ispessiti, quasi a volere ancor più evidenziare una durezza ed una drammaticità di contenuto: forti eco provengono, indubitabilmente, dalle prassi e procedimenti estetici propri dell’ambito dell’illustrazione e del fumetto, mondi ai quali l’occidente – più per tradizione che non per reali preclusioni intellettuali – non è solito accostare temi e riflessioni tanto importanti ed attuali. Queste immagini, a volte ieratiche, gravi, solennemente fisse ed immobili, vengono incollate sopra i muri delle città con la naturale semplicità del manifesto, come spot o cartelloni pubblicitari ad occupare o rubare le pause di disattenzione di un occasionale, ipotizzabile osservatore casuale. Le foto dei lavori mostrano in maniera evidente come i manifesti di BR1, variamente posizionati, si mescolino e amalgamino perfettamente sia con il contesto e l’architet-

tura urbani, sia con gli eventuali passanti, campeggiando dietro e sopra loro come a creare autentiche installazioni ambientali. Figure che impongono alla riflessione il silenzio della parola senza sottrarsi al dialogo dello spirito, attimi di considerazione lucida e attiva lasciati inermi di fronte alla discussione, davanti al contemporaneo passato ed alla sua memoria, attese di perfezionamento dimenticate tra la folla.

It is a deep social and civil analysis, developed toward feminine dignity, stated under several aspects of costumes, behaviours and habits of lifestyles, both similar and different, that Bruno practices. The Muslim woman is the core of Bruno’s whole production –maybe unique within the street-art scenario. It is protagonist of public contemporary tales, in which the attention simultaneously shifts and swings along the line of contacts and contrastive analogies, between behaviours and western education. Technically, the figures are clean and sharp; the backgrounds are large and clear, with defined outlines, thickened as he would have liked to point out hardness and dramatic force of the content. Undoubtedly, echoes come from praxis and aesthetic processes typical of illustration and comics that, because of tradition and not intellectual prejudices, western society is not used to associate with themes and reflections such important and actual as they are. These hieratic, gra-

ve, and solemnly fixed images are simply pasted on the walls of the city as they were posters, ads, advertising spaces to fill or pauses of inattention of an occasional observer to steal. The pictures of the works show clearly the way in which Bruno’s posters, randomly pasted, are perfectly mixed up, both with urban contest and architecture, and the random observers, by overwhelming them behind and above, to create a kind of authentic environmental installations. The figures forced the silence of words to reflection, by maintaining the dialogue with the spirit; in front of the contemporary past and its memory, waits of perfecting are forgotten through the crowd.

/Torino 2010 /Ancona 2009





FKDL FRANCIA Il lavoro di FKDL rivela, per intero, una reale passione per il riciclo, per tutto quanto passa di forma in forma mutando e mutuando procedimenti e stili, componendo continuate decostruzioni e ricostruzioni sintattiche in cui le immagini non vivano se non nella materia che le compone, sostanza che contiene, segue e precede il tutto di cui si compone. Così spesso sono i fogli di giornale, gli strappi, gli scotch, i colori, i graffi e la polvere, gli autentici ed insostituibili protagonisti di opere che rubano spazi cittadini assumendone caratteristiche architettoniche, pure deformandone la morfologia estetica. I dipinti aggrappati ai muri, lasciati allo sguardo più o meno attento dei passanti , mostrano un incedere artistico preciso e sicuro, fidato nella ricerca di uno stile niente affatto improvvisato o aggiustato, ma del tutto levigato e rastremato, tirato nella raffinatezza asciutta di silhouette eleganti e vagamente sensuali. E questa è, immediatamente, una delle caratteristiche più evidenti percorse dalle figure disegnate dall’artista: un misto di signorilità e ricercatezza formale che, nell’ipotesi di perdita di verosimiglianza e di tripudio di estrema stilizzazione estetica, trasforma questo particolare tipo di produzione in un processo di osmosi ed interscambio tra interno ed esterno, soggettività e mondo circostante, infine tra qui e altrove. Tali particolari, speciali forze centripete e centrifughe vagheggiano una terza, ulteriore e ben più ampia dimensione, riassuntiva di ogni possibile e successiva dimensione entro la quale posizionare

il cristallo su cui lasciare riflettere pubblico e privato. Un’operazione pratica condotta attraverso il linguaggio dell’arte, capace di seguire il perimetro di un’istintività doppia che permetta alle cose di esistere nell’incessante flusso della forma fissata ed imprigionata, consumando e fratturando i legami tra casualità ed artificio.

FKDL’s works reveal entirely a real passion for recycle, for everything can pass through several forms by changing processes and styles, by building continuous syntactic deconstructions and reconstructions, in which the images live only in their matter, a substance that contains, follows and precedes its wholeness. Often they are fragments of newspapers, sketches, scotch, colours, scars and dust; they are authentic and unique protagonists of works, that steal urban spaces by assuming architectural characteristics, even by deforming the aesthetic morphology. The paints on the wall, left to the observer’s eye, show an artistic gait precise and secure, faithful in the research of style nothing but improvise and modified, on the contrary, polished and refined, lead in its thin refinement of an elegant and sensual silhouette. This is immediately one of the most evident of the figires painted by the artist: a mixture of elegance and formal research that, in the hypothesis of a loss of verisimilitude and triumph of an extreme aesthetic stilization, transforms

this peculiar kind of production in a process of osmosis and interchange from the inside to the outside, subjectivity and surrounding world, here and there. Those particulars, special forces both inward and outward, admire a third and more widespread dimension, resumed of every possible and following dimension, in which to pone the glass that reflects public and private sphere.A practical operation leads through the language of art, able to follow the perimeter of an instinctive double, that let the things exist in the never ending flow of the fixed and imprisoned form, by consuming and breaking the links between casualness and artificiality.

/New York 2008 /Parigi 2009





ELFO ITALIA

L’estrema libertà espressiva del giovane artista Elfo dà luogo ad un originalissimo percorso di ricerca in cui il metalinguaggio espressivo rende difficilmente catalogabile il suo lavoro in un singolo genere. La street art nasce dal graffitismo ma gli scarti laterali di questi giovani artisti lo rendono un contenitore ampio dai confini continuamente in mutamento. Il muro cessa di essere la “tela” su cui dipingere i codici ed i loghi della cultura urbana e diventa esso stesso parte dell’opera attraverso un originale innesto con la land-art e l’arte concettuale. Non solo contesti urbani degradati ma anche persone, animali e cose vengono inglobate in questo flusso creativo dove l’opera finale può essere la performance, la documentazione fotografica od il lascito installativo polimaterico. Accenni di surrealismo, negli slittamenti di senso delle cose e degli oggetti, si fondono in questo geniale lavoro ad una forte presa di possesso della realtà. Il territorio tutto viene marchiato, alterato da gesti imprevedibili in cui il fuoco può diventare scrittura effimera o cassette delle lettere e vagoni di treni trasformarsi in grotteschi mostri antropomorfi. La matrice ludica del lavoro di Elfo sempre ironico, divertente e dissacrante non perde mai di freschezza, intelligenza ed avvalora la speranza su di una nuova generazione di artisti in grado di dare rinnovato vigore all’arte italiana.

Elfo´s extreme freedom becomes an extremely original process of research, in which the expressive meta-language makes his activity difficult to classify in a single category. Street-art was born by Graffiti, but the marginal diversions of the young artists make Streetart a wide pot with undefined borders, always changing. The wall is no more the “canvas” on which they draw codes and places of urban culture, but it becomes part of the work, thanks to an original contamination with land-art and conceptart. In this creative stream are not involved only degraded urban contests, but also people, animals and stuff, in which the final work can be the performance, the photographic report or the poly-material installing legacy. References to Surrealism, such as the gap between objects and their meaning, are mixed with this smart work in a strong awareness of reality. The whole territory is marked, altered by unexpected gestures in which fire can become a short-lived writing or mail-boxes and vans can become grotesque and anthropomorphic monsters. Elfo´s play sphere, always ironic, funny and desecrating, never loses its freshness and intelligence, and it confirms the hope for a new generation of artists that can offer new energy to Italian art.

/Brescia 2009 /Peschiera sul Garda 2010





GEC ITALIA

Sono un concentrato di graffi e calci, rumori e clamori spremuti fino in fondo ed intrappolati nella rasserenante e divertita immagine di un fumetto contemporaneo: le immagini di Gec sono questo, niente altro che il compendio riepilogativo ed impietoso di tutto quanto ci frastuona le menti quotidianamente, sintesi estremizzata delle insolenze e trivialità umane edulcorata e resa accessibile da un tratto leggero e spensierato. Il terreno privilegiato entro il quale l’artista ama muoversi e riflettere i connotati salienti della propria opera è, indubitabilmente, quello dei media di massa, della comunicazione assordante e – appunto – niente affatto comunicativa: non a caso, dunque, le sue immagini, i personaggi ritratti, sono sempre “incorniciati” oppure, per meglio dire, “intrappolati” entro scatole di televisori e monitor da computer, si aggrappano ad un muro attraverso una spina elettrica o ascoltano e captano segnali tramite le onde dell’etere. E’ un mondo barocco e grottesco quello che scaturisce da tanta asettica abbondanza di riferimenti ad una cultura popolare (non pop) e quotidiana, una congerie di elementi, citazioni, componenti di una crudeltà deformabile e flessibile, scavati e cavati fuori dal solco di un’analisi approfondita e spietata, condotta nei confronti di un oblìo obliquo ed inclinato al quale, per lo più, ci costringono i vari sistemi di trasmissione divulgativa e diffusa. E questo è, ad ogni buon conto, uno degli aspetti più contraddittori della società in cui ci ritroviamo a vivere: proprio nel momento in

cui la comunicazione si pone l’obiettivo di raggiungere il più alto numero di persone attraverso la produzione massificata di slogan o messaggi pubblicitari, disperde il suo carattere di fruibilità nello stordimento frastornante creato dalla sua stessa esuberanza sonora e d’immagine. E’ ciò che la scaltrita analisi di Gec ci pone, che lo vogliamo o meno, quotidianamente sotto gli occhi.

They are a mixture of scratches and kicks, noise and clamour pressed down and trapped in the resigned and funny image of a contemporary comic: Gec’s images are nothing but the recapitulating and rigid mixture of all that disturbs daily human minds, extreme synthesis of human insolences and coarsness, made accessible by a light and thoughtless trait. The favourite field in which the artist loves to play and reflect the crucial features of his work is undoubtedly that of mass media, loud communication, not communicative. For this reason, the images and painted characters are always “framed” of “trapped” in boxes of TV and PC, they are clutched to the wall with a plug, they listen to and capture signals from the waves of the ether. This is a grotesque and baroque world, that was born from the ascetic abundance of references to popular and daily culture (not Pop): a mixture of elements, quotations, components of a disfigured and flexible cruelty, excavated and dig up out of the seed of an deep

and rigid analysis, lead toward an oblique and inclined oblivion to whom several systems of popular transmission forced the audience. This is one of the most controversial social aspect in which we live: in the moment in which communication poses its aim in reaching the most widespread audience through mass productions of slogans and ads, it loses its characteristic of availability in the astonishing dizziness created by its own exuberance of image and sound. Gec’s analysis offers, whatever we want or not, what is daily in front of us.

/Torino 2010 /Torino 2009





IABO ITALIA

Inafferrabilità non decodificabile, incomprensibilità dell’evidenza che non lascia scampo all’ideale classico del bello o dell’immobilismo del tempo, lasciando l’inizio là dove la fine comincia e la salvezza poetica mescola linguaggio ed estetica. E’ una lingua / linguaggio, motore di opere dalla potenza iconografica scollegata ed interconnessa, essenziale nella necessità della circostanza che capovolge e riformula un proprio contenuto espressivo visionario, profondamente e dettagliatamente particolare. E’ la capacità di lavorare all’interno di uno spazio del tutto irrintracciabile, creato e praticato entro i confini di un contemporaneo profondo ed impalpabile. Aspetto fondamentale e caratterizzante l’intera opera di IABO diviene questa sua speciale attitudine a riferirsi continuamente ad una verosimiglianza che non ripeta l’identico, producendo ciò che si assimila alle cose generando effetti diversi e discordanti. Del tutto consapevole delle proprie, autonome provocazioni, l’artista resta ideologicamente appeso ad uno stato di conoscenza e coscienza del reale, in continuato equilibrio tra inaspettato imprevisto e popolare pratica quotidiana. I soggetti vengono rivalutati sotto lo speciale osservatorio stilistico che riformula direttive naturali ed artificiali, senza tuttavia disperdere un senso dell’ironico misurato all’interno dell’unico punto di vista che costituisce, per intero, lo sfondo della sua vicenda artistica. I pochi, sporadici frammenti di elementi percepibili sono immediatamente – in senso letterale, “non mediati” - comprensione

in costante evoluzione, disagio di una contemporaneità che separa ed allontana distanze tra spirito e materia, opera astratta e concreta, concetto generico irreale ed artificio astuto.

Iabo’s peculiar characteristic is the incomprehensible elusiveness, incomprehension of the evidence that do not leave access to the classic ideal and immobility of time, by leaving the beginning, where the end begins and the poetical salvation mixes language and aesthetics. He uses a language, mechanism of works of iconographic power both interconnected and disconnected, that is essential in the necessity of the circumstance that turns upside down a proper expressive and visionary content, deeply particular. It is the ability to work in a strict space totally detached, created and practiced within the outlines of deep and evanescent contemporary times. Iabo’s fundamental aspect is its own attitude to refer to a verisimilitude that does not repeat the same, but he produces what can be assimilate to things creating different and opposite effects. Deeply aware of his proper autonomous provocations, the artist is ideologically hung up to a state of conscience of reality, constantly in balance between the unexpected unforeseen and popular daily practice. The subjects are re-evaluated under a special stylistic observatory that re-formulates natural and artificial directives, without losing an ironic and

measured sense, within a unique point of view, that constitutes entirely the scenario of the artistic experience. The few, sporadic fragments of elements are immediate, or better “unmediated”, comprehension in constant evolution, discomfort of contemporary times that severe spirit and matter, abstract and concrete work, unreal and generic concept and smart device.

/Napoli 2009 /Napoli 2007





JEF AEROSOL FRANCIA Immagini contemporanee dalla speciale transitorietà eterna, collocate in una dimensione che si privano dei consueti rapporti di spazio e tempo per restare sospese ed oscillanti tra mitologia collettiva e futura storia concreta , disciolta nella liquidità del tempo. Jef Aérosol si serve dell’immediata semplicità dello stencil per comporre le sue figure riflessive e comprese, spesso ritratte in pose che esaltano una capacità evidente di resa anatomica, pure all’interno di un particolare tipo di stilizzazione che diventa, per intera, la peculiare cifra stilistica e realizzativa dell’artista. Tappa fondamentale all’interno della lunga carriera di un autore che ha sicuramente contribuito a stravolgere e rivoluzionare l’arte di strada, è indubitabilmente la serie di ritratti – quasi istantanee fotografiche – di personaggi famosi, star del cinema oppure personalità decisive della storia dell’uomo ( si pensi solamente a Ghandi), grandi scrittori o artisti, chiunque abbia, in una qualche maniera, influenzato la sua individuale poetica e filosofia estetica non meno che concettuale. Nascono così ritratti, immagini che percorrono contorni levigati e lisciati, ritagliati con il rispetto e l’ammirazione di un amore intellettuale stabile e definitivo. A volte sono anche personaggi comuni, anonimi, ad essere inseriti entro un contesto che, di per sé, si pone come essenziale ed inevitabile all’interno di una narrazione storica condivisa (valga come esempio il bambino ripreso seduto ai piedi della Grande muraglia cinese): il soggetto diventa allora un pretesto, presupposto dal quale partire

per dare principio ad un dialogo serrato e logicamente accessorio tra artista e osservatore, simboli – entrambi – di pubblico e privato, individuo e collettività, microcosmo e macrocosmo assieme. Le riflessioni di Jef Aérosol non sono che proposte di considerazione e meditazione, immagini “portabili” eticamente e praticamente soffocate, sottolineate dalla presenza enigmatica di piccole frecce rosse che indirizzano, modificano, moderano l’attenzione, sfumata, dello spettatore casuale.

Contemporary images of eternal temporariness are collocated in a dimension in which they lack usual temporary and spatial relationships, to keep on hanging and swinging between collective mythology and future concrete history, loose in the liquidness of time. Jef Aérosol uses the immediate simplicity of stencil to constitute his reflexive and known figures, often represented in positions that exalt an evident ability of anatomic effect, even in a particular kind of stylization that becomes, in its wholeness, the stylistic key feature of the artists. This fundamental step, within the long career of the author, that undoubtedly contributed to disrupt street-art, is the series of portraits – almost photographic snapshots- of famous personalities of cinema and politics (for instance Gandhi), artists, writers and everybody who influenced, to some extents, his own conceptual poetics and aesthetic philosophy. These are the ori-

gins of the portraits, images with smooth outlines, formed with the respect and admiration of a steady and definitive intellectual feeling. Sometimes also common and anonymous people are inserted in a contest that is essential and inescapable, within a sharable historical narration (for instance, the guy seated near the great Wall Of China). The subject becomes an occasion, assumption to move from, to begin a pressing dialogue, logically necessary between the artists and the observer, both symbols of public and private, individual and collective, microcosm and macrocosm. Jef Aérosol’s reflections are nothing but proposals of consideration and meditation, “portable” images ethically and practically smothered, underlined by the enigmatic presence of little red arrows, that indicate, modify and moderate the softened attention of the accidental observer.

/Londra 2008 /Cina 2009





KENNY RAN DOM ITALIA Ogni figura si arricchisce di elementi e dettagli lucenti e stratificati, immagini soprareali ricomposte in una singolare mescolanza di esemplare, reale immaginazione. Un compasso immaginativo dall’apertura particolarmente ampia, quello di Kenny Random, in grado di percorrere e sovrapporre ideali, concentriche e successive ridefinizioni antropologiche, sviluppate e condotte nel frastaglio claudicato di una frammentazione e quasi deturpazione dell’immagine, pure all’interno di una sua personale e del tutto individuale linearità e pulizia formale. Pare premettere e prefigurare – nella drammaticità di certe simbologie spirituali o laicamente religiose, a volte di una praticata cristologia quotidiana – la necessità amara di un percorso doloroso, inevitabile per una futura, ipotizzabile catarsi dalla desolazione. L’assemblaggio creativo – pure entro la predominanza estetica niente affatto improvvisata del bianco e nero, in grado di agitare oltremodo un drammatico sconforto d’abbandono – è il megafono ideale e concettuale per esprimere, in maniera rovesciata e dilatata, un plurilinguismo culturale devastato e devastatore. Le figure, i personaggi ritratti restano continuativamente e vicendevolmente in bilico tra mito e realtà, spirituali vagheggiamenti dalla profonda solennità intima ed oscura ed enigmatica incombenza del contemporaneo: riescono a parlare, le immagini, comunicando l’”assordanza”

del loro silenzio, costruito come una ragnatela di trasformazioni e successive e differenti imitazioni, camuffamenti, ostentazioni di progressive mutazioni concettuali prima ancora che pratiche, realizzate al di fuori del timore del fraintendimento o dell’incomprensione. Le opere di Kenny Random ruotano, inevitabilmente, attorno al tema dell’identità, sia essa individuale o collettiva, continuamente contaminata da iniziali immaginazioni divenute esemplari demoni contemporanei.

Every figure of Kenny Random’s production is enriched by luminous and stratified elements and details, surreal and recomposed images in a singular mixture of exemplar and real imagination. A wide range of imaginary, particularly open, is Kenny Random’s one, that can cover and place over ideals, concentric anthropological definitions, developed in the trimming of a fragmentation, almost disfigurement of the image, within a personal and individual linearity and formal cleanness. Kenny seems to pre-pone and pre-figure – in the dramatic dimension of certain spiritual symbols or secularly religious, sometimes a practiced daily Christology – the human necessity of a painful process, inevitable for a future, hypothetic catharsis from desolation. The creative process –even if,

in the aesthetic predominance, not improvised in black and white, can cause a dramatic discomfort of abandon. It is the ideal megaphone to express, in a reverse way, a cultural and devastated multi-linguistic field that devastates. The figures, the painted characters, are simultaneously and continuously in balance between myth and reality, spiritual admiration of deep and intimate solemnity and obscure and enigmatic contingence of contemporary times: the images can speak by communicating the “loudness” of their silence, built as a web of transformations with following and different imitations, disguises, ostentations of progressive conceptual, right before practical, mutations; realized without considering the risk of misunderstanding and incomprehension. Kenny Random’s works have as inner theme the identity, individual or collective, continually mixed up with previous imaginations that now are exemplar contemporary demons.

/foto Tommaso Gesuato /Padova 2007 /Padova 2008





MISTER X ITALIA L’aperto omaggio nei confronti di Arman, con il quale Mister x ci avverte in merito alle sue scelte di categorie estetiche e concettuali, rivela analogie e somiglianze con le opere e l’intera poetica dell’artista francese tanto da lasciare nascere e crescere il desiderio di parlare di un rinnovato ed ulteriore ciclo di nouveau réalisme. L’interesse è, prima di tutto, nei confronti dell’oggetto di rifiuto, recuperato dalle discariche e restituito – una volta privato della sua primitiva ed originaria funzionalità pratica – ad una vita successiva, mutata ed aggiornata secondo altri canoni ed alterate regole estetiche: la propensione all’accumulo, all’accostamento che procede per aggiunte, reinventa e propone nuove qualità formali dei materiali, costruendo opere che denunciano e riscattano ad un tempo la società dei consumi di cui fanno parte, costituendone l’essenza, il prodotto ed il rifiuto. Lo smodato e fagocitante consumismo con il quale sarebbe facile trovare fin troppe relazioni, viene ironicamente criticato dal suo interno, implicitamente descritto come una ipotetica “macchina infernale” che, nell’inarrestabile ciclo della catena produttiva, non esita ad abbandonare i suoi prodotti quando questi abbiano smarrito e disperso la loro importanza esaurendo la propria immediata praticità. Così gli oggetti – ridipinti e colorati, dalle tinte nette e decise – spersi per le città come autentiche installazioni d’ambiente, mescolano il paesaggio urbano con una loro propria, riscoperta transitorietà, cercando di rendersi più accattivanti allo sguardo pure mante-

nendo la precisa connotazione di materiale in disuso. Gli accostamenti di Mister x non paiono, tuttavia, aleatori o casuali, rispondendo invece a precise regole plastiche in cui la scelta dei colori, delle forme create dalle varie possibilità d’assemblaggio mostrano un accurato disegno progettuale ed una ricercata tecnica creativa che destrutturi e sfugga le consuete categorie del tempo.

The clear homage that Mister X paid to Arman informs the observer, as regards his choices within aesthetic and conceptual categories. It reveals analogies with works and poetics of the French artist, in such a way that it is possible to speak about a renewed circle of nouveau réalisme. First of all, the interest is toward the waste objects –once lacked of its primitive and original practical functionality- recovered and gave back by dumps for a new life. They are changed and revised according to canons and altered aesthetic rules. The inclination to accumulation re-invents and offers new formal qualities of materials, by building works that declare and redeem consumerism society to whom they belong to, being its essence, result and waste. The excessive and absorbed consumerism, too obvious to be the only inspiration, is ironically criticized by the inside, implicitly described as an hypothetic “hell machine”, that in the perpetual mechanism of the chain of production, it does not hesitate to abandon its products, once

they lost their importance by depleting their own immediate practicality. The objects –painted and coloured, with soft and bright colours- widespread in the city as authentic installations of the environment, mix up the urban landscape with a proper transitoriness, being fascinating to the sight by maintaining the precise connotation of disused materials. Mister X’s combinations do not seem casual or aleatory, they follow precise plastic rules in which the choice of colours, forms of several possibilities of construction show a proper project plan and a creative research technique, that displace and avoids the usual temporary categories.

/Cuneo 2006 /Cuneo 2006





PAO ITALIA

Sono personaggi che potrebbero essere usciti da un fumetto per bambini o da un videogioco quelli inventati e realizzati da Pao, simpatici animaletti dalle fattezze incomprensibilmente simili e “nullomorfe”,dipinti e lasciati per strada non a ricoprire o abbellire oggetti, ma essendo loro stessi, in tutto e per tutto, oggetti d’arredamento e design urbano. E’ come ritrovarsi all’improvviso sprofondati e catapultati nelle vicende cittadine di un cartone animato surreale ed impertinente: il luogo potrebbe anche chiamarsi “Paopoli” oppure “Pao Pao Town”, ma poco importa se ciò che conta è invece quella propria capacità dell’artista di divertire presumibilmente divertendosi, lasciando che ci si faccia scaraventare nell’abisso dove solo se inventati ci si possa immaginare, curiosi di un mondo colorato e fantasticato, volontariamente ricondotto nella dimensione alienante e schizoide di un universo completamente altro. Non è forse sufficiente definire installazioni quelle micronarrazioni raccontate da Pao, autentiche mini – situazioni teatrali tra il grottesco e l’esilarante, operazioni del tutto ludiche, ma che esauriscono fino in fondo – in maniera dannatamente brillante ed inaspettata – le risorse estetiche e formali di un artista. Sono sketch a metà tra la sit – com ed il cartone animato quasi colto, là dove il massimo della semplicità diventa addirittura inintelligibile, vanificando qualsiasi tentativo di comprensione semplicemente perché qualcosa da capire, in realtà, non c’è. Quella precisa scelta stilistica delle forme arrotondate

riporta alla mente quasi un Pac – Man contemporaneo, a volte più cattivo e cinico, altre più innocuo e quasi pacifico. Questi piccoli personaggi variamente colorati e disseminati rischiano di diventare oggetti di culto e da collezione ( non privata ma, ovviamente, pubblica) nell’istante in cui acquistano una loro specifica visibilità in una dimensione baroccheggiante ed autocitazionista, senza che disperdano nulla del proprio contenuto costante, diretto ed immediato.

The characters invented and realized by Pao could have been part of a comics for children or a video-game, they are funny animals of incomprehensibly similar traits, “nothing-morph” creatures, painted and left on the streets, not becoming decorative devices, but being entirely themselves, pieces of furniture and urban design. The result is: being suddenly plunged and thrown in the urban events of a surreal and impertinent cartoon. The setting could be called also “Paopolis” or “Pao Pao Town”, but it does not matter, the important is the proper skill of the artist to make fun and to have fun, by letting the observer be hurled in the abyss, where it is possible to imagine oneself only by inventing oneself: being curious in a coloured and wonderful world, arbitrary brought back to an alienating and crazy dimension of a totally strange world. Probably, it is not enough to define “installations” Pao’s micro-narrations, authentic mini theatrical situations between

grotesque and hilarious, playful operations that are depleted easily, in very brilliant way. These installations are between comic fiction and the bright comics, where simplicity is un-comprehensible, vanishing every effort to understand, simply because there is nothing to understand. Those precise stylistic choice of rounded forms, reminds a contemporary Pac-Man, sometimes bad and cynic, or pacific and innocuous. These coloured and scattered little characters risk to become objects of worship and collection (not private but public), in the moment in which they acquired a specific visibility in a flamboyant and self-quoted dimension, without despairing its proper constant content, direct and immediate.

/foto Dade Ferrari /Torino 2003 /Bollate 2007





RAMONA VADA ITALIA Ramona Vada, fotografa poliedrica, ha svolto negli ultimi anni una ricerca tesa ad uscire dall’accademismo a favore di un’analisi della figura umana sia in senso estetico formale che concettuale. Ecco che lo studio del soggetto umano, artista o performer che sia, dà luogo ad una sorta di metalinguaggio che genera un’opera da un’altra in un interscambio di valori dai risultati originali e difficilmente inquadrabili in specifiche categorie. L’avvicinarsi di Ramona Vada alla street art ha generato un ciclo fotografico di grande interesse non tanto in quanto documentazione dello stesso ma come innesto di differenti espressività. Il gesto fugace ed irriverente del graffitista, teso ad alterare la realtà urbana marchiandola con i propri simboli e contenuti culturali, si fonde a quello del fotografo che immortala su formato cartaceo un istante di vita e di realtà. La presa diretta dell’obiettivo su un gesto di per sé personalizzante rende lo scatto intrinsecamente vettore di valori altri e caratterizzanti di un modo d’essere e di percepire il contesto urbano. Quelle di Ramona sono immagini di una precisa ed accorta esattezza formale, perfette nella loro estrema, sincera pulizia narrativa ma anche cariche di un senso profondo. Le strade di New York sono lo scenario dell’azione per i ritratti dell’artista Gec accanto alle sue opere nel momento esatto in cui vengono disposte sui muri, ritagliate e incollate in angoli di luoghi sconosciuti, anonimi o, al contrario, riconosciuti, riconoscibili ed affollati. E’ questo

il continuato gioco che gli scatti evidenziano: un incessante e reiterato scambio di contraddittorie situazioni di progressive realtà differenti, momenti di frammenti di spazio frantumato, irrisolto, rubati all’immanenza del tempo e nel tempo ricondotti come lacerti di vita consumata. Un lineare ed essenziale racconto iconografico condotto attraverso un bianco e nero dalla concretezza irreale e sostanziale assieme, in cui ciò che è rubato è tanto più evidente quanto è nascosto e dissimulato.

Ramona Vada, a many-sided photographer, has developed for years a research to go beyond the academicism, by preferring an analysis of the human figure, according to both the aesthetic-formal sphere and the conceptual one. Here comes the study of the human subject, whatever it is, artist or performer. The subject paves the way for a meta-language that generates a work by another one, in a never ending change of values, that creates original results, hard to be classified in specific categories. Ramona Vada´s approach to Street-art has created a very interesting photographic trend, not only as witness of the tendency, but as a contamination of different kinds of expressiveness. The desecrating and sudden gesture of the graffiti artist, made to alter urban reality by marking it with his own cultural symbols and contents, is mixed with the photographer´s one, that immortalizes, on paper, an instant

of life and reality. The direct eye of the camera on a proper personalized gesture, typical of the artist, makes the photo be the catalyst of different values, typical of a way to conceive the urban context. Ramona´s images are made with a precise and wary form, on the one hand, perfect in their extreme and sincere narrative cleanness, while on the other hand, extremely meaningful. The streets of New York are the setting for Gec´s portraits. His works are pasted on walls in anonymous corners of the city or, on the contrary, are pasted on recognizable, crowded and well known places. The main trait, that the photos point out, is a continuous and repeated ex-change of contradictory situations of progressive different realities, fragments of spaceless moments, stolen from the immanency of time and in the time re-collocated as fragments of consumed life. This act is a linear and essential iconographic tale made through the unreal and substantial concreteness of the black and white technique, in which, what is stolen is much more evident once it is hidden and dissimulated.

/New York 2008 /New York 2008





SEACREATIVE ITALIA Le immagini sono appiattite e spalancate quasi sempre su grandi dimensioni, comprese in sé stesse e poco inclini al facile ammiccamento o al compromesso con lo sguardo: lavora così Seacreative che, dopo anni di “militanza” a lasciare graffiti sopra i muri delle città, pare avere raggiunto una propria autonomia e reale consapevolezza, maturata anche in seguito alla sua attività di graphic designer. Le sue potrebbero quasi definirsi autentiche pitture installative, scegliendo spesso come luogo deputato per la sua creatività fabbriche abbandonate o, in ogni caso, grandi spazi per le sue libere possibilità di sviluppo ed espansione. Quella di Seacreative è, in tutto e per tutto, una poetica dalle evidenti influenze metropolitane, praticata nella creazione e formulazione di “tipi” o “caratteri” umani ben precisi: sono personaggi appartenenti ad un mondo sotterraneo, nascosto e quasi elitario, possessori di un proprio gergo – formale ed estetico assieme – che mantenga costanti distanze e differenze, sempre entro i limiti di un muto e continuato dialogo con un ideale osservatore che, da quel mondo, sia estraneo o inconsapevolmente assente. Tali personaggi – spesso alienati, quasi sempre alienanti – riflettono tic e comportamenti metropolitani comuni, tipici milanesi, pur conservando, ognuno, una propria, individuale spersonalizzazione: peculiarità speciali che di quella dimensione sono attori principali e comprimari assieme, del tutto reali pure se stilizzati e ricondotti nei confini di un segno fumettistico, nien-

te affatto privo di sarcasmo ed ironia amaramente percepita come altrimenti da sé. Le figure piatte, risparmiate da sfondi prevalentemente bianchi, contribuiscono a sottolineare ed accentuare quel particolare sguardo asettico e come distaccato che Seacreative pare rivolgere nei confronti delle sue creature, necessaria presa di distanza per rendere di nuovo più evidente uno scarto dialettico giocato, frequentato sul confine labile di un mutuo scambio filosofico.

The images are levelled and opened on vast dimensions, comprehensive in themselves and little available for agreement or compromise with sight, this is the way in which Seacreative works. He seems to have reached, after years of militancy as writer of urban walls, a proper autonomy and real awareness, matured thanks to his activity as graphic designer. His works could be defined as authentic paints, as setting he chooses abandoned factories or vast spaces, that can offer free possibilities of development and expansion. Seacreative’s poetics, based on evident metropolitan influences, is practiced in the creation and formulation of “types” or well precise human “characteristics”. They are characters that belong to an underground, hidden and almost elitarian, they have a proper slang, both formal and aesthetic, that keep constant distances and differences, always within the borders of a mutual and continuous dialogue with an ideal

observer that can be stranger or unconsciously absent. Those characters –often alienated, always alienating- reflect tics and common urban behaviours, typically Milanese, by maintaining a proper individual alienation. The characters are special actors of peculiar aspects of that dimension, totally real, even if stylized according to the characteristics of comics, not without sarcasm and irony, bitterly perceived. The levelled figures, free from white scenarios, contribute to underline and stress that peculiar ascetic sight, almost detached, that Seacreative seems to turn to his creatures, necessary distance to underline a dialectic difference played on the mutable borders of a mutual philosophic exchange.

/Sea 2009 /Thiene 2009





THE DON COL LECTION ITALIA La mia passione per i Graffiti è iniziata negli anni novanta quando nomi come Doze, Futura, Quick, Sharp, Obey o Banksy suonavano più come marche di detersivi che nomi di artisti. Erano tempi non sospetti come si dice in gergo. Nessuno, a parte una nicchia di appassionati (a Milano ricordo un certo Alberto Scabbia aka WAG) si interessava al fenomeno ‘Graffiti’. Ricordo che il tema veniva trattato come vero e proprio vandalismo, come un serio problema per la società civile. Verso il 1998, grazie a Bo130 e Microbo, miei consiglieri ed ispiratori, iniziai una collezione che oggi vanta più di 300 opere originali, 500 Toys e 1000 serigrafie. Tramite il loro lavoro che già in quel periodo li portava in giro per l’Europa ad incontrare e collaborare con artisti di tutte le nazionalità, entrai in contatto con il mondo della ‘Street Art’. Mondo che lentamente capovolgeva le ferree regole del Writing per introdurre contenuti più artistici e meno imbrattamento, più forme e meno scritte. In quel periodo nascevano infatti nomi come Banksy e Obey, oggi artisti consacrati dai musei e case d’asta di tutto il mondo e venduti a cifre esorbitanti. La mia passione non si è mai affievolita da allora. Nel 2008 ho aperto una galleria dedicata alla Street Art, Pop Surrealism, Lowbrow e Graffiti Art dove continuo a sostenere gli artisti ed educare il pubblico riguardo alla storia del presente e del passato di questo movimento.

Con i quadri che presento qui a Torino intendo ritracciare un percorso che comincia con gli iniziatori come Doze Green, Futura e Ron English, continua con la seconda generazione di artisti come Bo130, Obey, Banksy, Jeremy Fish, Microbo e David Ellis, per poi finire con i più giovani come Blu, Ericailcane e Space Invader. Si tratta di far capire che parliamo di un fenomeno ormai ‘datato’, un movimento con la sua storia e i suoi protagonisti. Tre generazioni a confronto: Gli artisti hanno iniziato e quelli che continuano a portare avanti l’arte e la cultura nata nelle strade di New York e Los Angeles durante gli anni settanta. Un bagaglio che dovremmo conservare e mantenere in vita.

I have been fascinated by the Graffiti movement since 90’s, when names such as Doze, Futura, Quick, Sharp, Obey and Bansky sounded more as names of detergents than artists. Then, times have changed. Nobody, except for a strict group of aficionados (I can quote Alberto Scabbia aka WAG), was interested in the Graffiti phenomenon. I recall that the question was considered something illegal, a kind of vandalism, as a problem for civil society. By 1998, thanks to Bo130 and Microbo, my advisers and inspirers, I began a collection that nowadays numbers 300 original pieces,

500 Toys and 1000 serigraphs. Thanks to their work, that let them keep in touch with other artists all around Europe, I discovered the “Street Art” movement. A field that slowly was turning upside down the rules of the Writing movement, to introduce contents linked to the artistic sphere, by going beyond the dimension of daub, that is to say: more form and less writing. In that period, names as Bansky and Obey were born, later they have been consecrated by museums and sold at incredible prices by auction houses all around the world. My passion has never diminished since that moment. In 2008 I opened a gallery dedicated to Street Art, Pop Surrealism, Lowbrow and Graffiti Art, where I am constantly involved in supporting the artists and developing the knowledge of this movement, from the beginning to nowadays, within the audience. In the event of Turin, I would like to draw the way that begins with the pioneers Doze, Green, Futura and Ron English, goes through the second generation of artists such as Bo130, Obey, Bansky, Jeremy Fish, Microbo and Davis Ellis, to finish with the youngest artists such as Blu, Ericailcane and Space Invader. I would like the audience know that the movement is meaningful, with its history and protagonists. I will show you three compared generations, the pioneers, those artists that kept on developing art and culture, that were born in the streets of New York and Los Angeles in the 1970’s and the actual scenario. My primary aim is the divulgation and maintenance of an important knowledge that should be preserved.

/Milano 2008 Bo130 /Miami 2009 Ron English







STRADAFACENDO2010 8APRILE2010 /9MAGGIO2010 SEDE ESPOSITIVA / BARRIERA VIA CRESCENTINO 25 DA UN’IDEA DI / ALVISE CHEVALLARD A CURA DI / OLIVIA SPATOLA ORGANIZZAZIONE MOSTRA / GEC /BR1 UFFICIO STAMPA / B+ SIMONA SAVOLDI MONTAGGIO & ALLESTIMENTI VIDEO / ITALO DRAPERI CATALOGO TESTO CRITICO DI / FRANCESCO POLI RECENSIONI ARTISTI DI / OLIVIA SPATOLA TRADUZIONI / PAOLA ROBALDO PROGETTO GRAFICO / DAVIDE BONAUDI STAMPA / TIPO STAMPA s.r.l.



STRADAFACENDO2010.IT


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