IABO "CARTONI ANIMALI" SOLO SHOW

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IABO Cartoni Animali a cura di: Mara De Falco 22 ottobre / 30 novembre 2011 Nicola Pedana Arte Contemporanea Via Don Bosco 7 - Caserta info@ilcaravaggio.com Questo catalogo presenta le opere della mostra personale di IABO estratte dal ciclo Cartoni Animali inaugurata il 22 ottobre 2011 presso la sede di Nicola Pedana Arte Contemporanea Concept & Design Lapsus Lab www.lapsuslab.com Testi in catalogo Mara De Falco Consulenza scientifica Nicola Pedana - Francesca Pedana Ufficio Stampa Mariabeatrice Crisci Stampa Grafica Nappa www.graficanappa.com Ringraziamenti: Anna Utopia Giordano (indispensabile), Antonio Nappa (Grafica Nappa), Massimo Fazzini, Alessia Caliendo - LittleBlackDress, Mara De Falco, Cref, l’amico Gigi, Augusto De Luca, Louise Echavaria


NICOLA PEDANA ARTE CONTEMPORANEA PRESENTA IABO SOLO SHOW

Inafferrabile. Se esiste un aggettivo che può qualificare IABO, di certo questo è il più appropriato. Avvezzo alla fuga, per via, forse, del suo background da writer, ha fatto di necessità virtù. Refrattario alle etichette, guai a bollarlo. Vi fareste un nemico. Imprendibile. Come un flusso energetico. Liquidarlo con la sintetica definizione di artista visivo equivale ad imbavagliare la sua più genuina natura. è piuttosto un camaleontico, metamorfico divulgatore, totalmente devoto alla dialettica orizzontale e democratica. L’arte per lui è ecologia. Intesa come riutilizzo di risorse creative. Consapevole dell’impossibilità di aggiungere all’esistente qualcosa d’inedito, sceglie di procedere per sottrazione, di esplorare anziché inventare. Terminato il tempo delle eclatanti rivoluzioni, superata l’idea dell’opera che fa gridare all’innovazione, IABO succhia la sua linfa comunicativa dal mondo, la rimesta, la trasforma e poi la immette in un nuovo ciclo vitale. Tant’è che il suo linguaggio risulta immediatamente decodificabile, poiché la componente semantica - sebbene imperniata su concetti talvolta complessi - è veicolata attraverso una semiotica ampiamente diffusa e riconoscibile. L’arte si riappropria così della sua utilità. Liberata dall’autoreferenzialità che non di rado la domina, essa diventa strumento divulgativo, in un’accezione non demagogica ma egalitaria. Al punto che la relazione medium/ messaggio è percepita in termini più funzionali che meramente estetici o concettuali. Un alfabeto versatile e universale, contaminato e contaminante, che trova la sua ragion d’essere nell’attimo in cui colma distanze, tesse relazioni e innesca reazioni. Un continuo processo di de-strutturazione e di ricomposizione con cui IABO si fa interprete del nostro tempo. Qui sta la sua forza e, inconsapevolmente, la sua innovazione. Mara De Falco


QUESTIONE DI STILE

”MI PIACE L’APPROCCIO GEROGLIFICO, MA PENSO CHE UN BUONO STILE PARLI UN PO’ DA SOLO.” PHASE TWO1 MARA DE FALCO


Il fotografo statunitense Ansel Adams2 una volta disse: “Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene”. Certo, è un’affermazione che fa sorridere se, estendendola a una più ampia gamma di media, si considera l’evoluzione concettuale che i linguaggi visivi hanno avuto dalla seconda metà del ventesimo secolo, obbligando alla lettura semantica delle opere. Quando si osserva un lavoro d’arte contemporanea accade spesso di chiedersi “cosa significa?”, ma non di fronte a quelli di IABO, poiché questo interrogativo, per l’artista partenopeo - come fu all’epoca per Adams - equivarrebbe a una sconfitta, a un insuccesso. Le sue regole sono: sintesi e immediatezza. Ed è quasi naturale per uno che ha cominciato ad esprimere la sua creatività in strada, come writer. La street art, infatti, rifugge dai giri di parole. Il modo in cui essa si amalgama al tessuto urbano, le impone fin dal principio il carattere dell’istantanea decifrabilità e, successivamente, con lo sviluppo di segni più complessi, l’identificabilità dello stile. I suoi destinatari non sono volontari avventori di musei e gallerie. Sono fruitori inconsapevoli, individui che percorrono quotidianamente e freneticamente la città e che non avrebbero tempo e forse neanche voglia di stazionare davanti ad un pezzo3 per capirne il significato. Dunque, emigrando dall’open air allo spazio chiuso, IABO ha naturalmente portato con sé questa attitudine, facendone il cardine della sua riflessione. Affinché un’opera d’arte funzioni essa deve comunicare attraverso la “visione”, non mediante la “logica”. Seguire - osando un parallelo - tempi televisivi, piuttosto che cinematografici. E in effetti, il paragone non è poi così azzardato, dal momento che uno dei riferimenti più vicini alla ricerca di IABO è proprio il mondo dell’advertising. L’idea di condensare in una manciata di secondi i punti di forza del prodotto è esattamente ciò che intende proporre


IABO nel suo processo creativo, votato ad accattivare lo spettatore. Un’inclinazione pop – certamente - che però attinge al lessico della società dei consumi al fine di destrutturarlo e riassemblarlo, per dare vita ad un universo ipotetico, riconoscibile ma non reale. La più recente produzione lo dimostra in pieno. Partendo da un’immagine fortemente iconica, il profilo di volti maschili e femminili – basti pensare al valore simbolico che, già in epoche antichissime, possedevano le effigi di re e imperatori sulle monete – IABO costruisce un format, con illimitate variazioni sul tema. Lavorare sul “ciclo” è l’inevitabile premessa di progetti come Cartoni Animali e S/orridi, il cui intento è quello di creare un leitmotiv che suoni esattamente come un “tormentone visivo”. In entrambi l’utilizzo del dittico è strettamente funzionale all’oggetto della rappresentazione: inediti “accoppiamenti” di personaggi attuali, storici o immaginari. I supporti e le tecniche utilizzati sono molteplici: dall’acrilico su tela al plexiglass tagliato a plotter. Le dimensioni vanno dall’oversize al piccolo formato, passando per le mezze misure. I colori sono squillanti, i toni accesi, le tinte forti. Una spessa outline nera traccia la morfologia del viso. La resa pittorica è appiattita, bidimensionale. Il tratto è grafico, essenziale. L’occhio è visto frontalmente, alla maniera egizia. In realtà IABO si dedica da diversi anni ai profili. Nelle prime opere però, i ritratti erano, per così dire, tipizzati. Essi raffiguravano più un’idea di essere umano che un essere umano specifico. E dunque alcuni elementi ad essi associati, come i cuori, le corna, le saette, i teschi, avevano il compito di connotare un tipo generico, non altrimenti identificabile. Nei lavori recenti i protagonisti hanno invece acquisito una vera e propria identità. Essi si parlano e ci parlano, con i loro dialoghi silenziosi. Nel ciclo Cartoni Animali, Iabo conduce un dissacrante “gioco delle coppie”, in cui l’eros annulla la separazione tra uomini


e supereroi, abbattendo il muro di “genere”. Già la sostituzione della lettera l alla t, provoca uno slittamento di senso, che ne anticipa il contenuto. L’animato diventa animale, nell’ottica in cui la relazione si esplicita nell’appetito sessuale. Superando ogni etichetta e convenzione sociale, scardinando l’immaginario collettivo, chi ci dice, ad esempio, che Batman e Robin oltre ad avere un legame “professionale” non ne avessero anche uno passionale? Che il Führer non fantasticasse perversamente su Wonderwoman? Che Cenerentola, piuttosto che la sposa del principe azzurro, non mirasse a diventare l’escort di Berlusconi? Che Britney Spears non avesse testato i superpoteri di Flash Gordon in un ambito in cui la velocità non è propriamente una virtù? Che tra una star del porno e una candida Biancaneve, non fosse quest’ultima la più maliziosa dei due? In effetti, nessuno può dirlo perché, in fondo, le vie dell’Amore sono infinite, come ben sa la monaca di Monza turbata da un’impudica attrazione per Catwoman. Tutto questo si amplifica nel ciclo S/orridi, dove il ménage tra i due personaggi si trasforma in una vera e propria osmosi, un’ibridazione suggerita fin dai titoli di ciascun dittico. Con il solito piglio sfrontato e irriverente vengono alla luce lavori come Osbama, un essere mostruoso nato dall’unione di Osama Bin Laden e Obama, frutto del legame tra terrorismo e politica; RiMorsi, quelli che forse non ha provato Mike Tyson addentando l’orecchio del suo avversario sul ring, qui interpretato da un incerottato Van Gogh che, molti anni prima, ebbe qualche problema con la stessa parte del corpo; Übermensch, l’oltreuomo nitzschiano incarnato da Superman, visto che un maschio così esiste solo nei fumetti. Ma l’elenco delle unioni (im)possibili potrebbe continuare all’infinito. Ognuna potrebbe rappresentare lo spunto per il plot di un’ironica sitcom, in cui, seppure tra una risata e l’altra, si può essere seri… È solo questione di stile.


CARTONI ANIMALI OPERE



SAFE SANE CONSENSUAL (SSC) CATWOMAN & MONACA DI MONZA IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011





CH€AP BIANCANEVE & ROCCO SIFFREDI IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011





ANIAC’S HITLER & WONDER WOMAN IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011





LIKE A VIRGIN FLASH GORDON & BRITNEY SPEARS IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011





BUNGA BUNGA CENERENTOLA & BERLUSCONI IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011









COME QUANDO FUORI PIOVE MARGOT & LUPIN IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011





hERO(e)S BATMAN & ROBIN IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011





iCUM JACKSON POLLOCK & POLLON IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011





BRILLO HOMER SIMPSON & ANDY WARHOL IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011









UBERMENSCH NIETZSCHE & SUPERMAN IABO© ACRILICO SU TELA 70 x140 x15 CM 2011







PORCA MISERIA PAINTINGS ON PAPER IABO© ACRILICO SU TELA 70 x100 CM 2011











LEITMOTIV PAINTINGS ON PAPER IABO© ACRILICO SU TELA 70 x100 CM 2011







IABO BIOGRAFIA



Di origine partenopea, classe 1980, IABO nasce nei primi anni novanta come writer. Fa parte di storiche crew napoletane (KTM, Ki Ta’ Muort - 13Bastardi) e si avvicina progressivamente al mondo dell’arte. La sua curiosità artistica lo spinge oltre l’Europa, verso gli Stati Uniti (New York, Los Angeles) dove, nel 1997, entra in contatto con il panorama underground, e gli artisti che ne fanno parte, mantenendo saldo il legame con Napoli, città in cui attualmente vive e lavora. Nel 2003 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli e frequenta il corso “Quartapittura” di Ninì Sgambati e Franz Iandolo. Si laurea in Arti Visive nel 2009 con il massimo dei voti. Nel 2004 inaugura la sua prima personale “Wild at Heart” a Roma nello spazio espositivo LOL moda arte e design. Nello stesso anno “arreda” la stazione ferroviaria di Gianturco (NA) nell’ambito del progetto “Circumwriting” a cura di Evoluzioni con la supervisione di Achille Bonito Oliva. Ha partecipato a varie collettive: “Sistema Binario” railway station Napoli/Belgrado, “Camera con Vista” al museo PAN e all’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado a cura di Eugenio Viola e Adriana Rispoli, “Scala Mercalli il terremoto della Street Art Italiana” a cura di Gianluca Marziani presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Nel 2005 espone alla XII edizione della Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo tenutasi negli spazi di Castel Sant’Elmo a Napoli a cura di Gigiotto Del Vecchio e nella collezione permanente “100 artist for a Museum” al museo CAM di Casoria (NA). Nel 2006 dopo una serie di performance “illegali” nelle gallerie napoletane, ha realizzato la mostra/evento “EN1 (Esprit Nouveau)” a Napoli presso la NOTgallery; nello stesso anno inaugura la personale “Segni di Vita” nello spazio espositivo BADmuseum della Bunker Art Division. IABO ha partecipato a fiere d’arte contemporanea


tra cui Artefiera a Bologna, MiArt a Milano, Artour-o a Shangai e Firenze, dove vince il primo premio MFL (Maria Fulvia Leopizzi). Partecipa a Arte Contemporanea Moderna Roma dove espone nella sala Under 35. Nel 2007 inaugura la personale “Reazione in catena” alla NOTgallery, dove cattura in una performance “il Cacciatore di Graffiti”. Durante una serie di interventi notturni IABO viene sorpreso dall’allora direttore del museo PAN, Julia Draganovic. Da questo incontro nascono la partecipazione ad “Emergency Room”, progetto di Thierry Geoffroy, e la personale alla Fondazione SDN (Istituto di Ricerca Diagnostica e Nucleare) a Napoli a cura di Julia Draganovic. Il 2009 è segnato dalla mostra personale a cura di NOTgallery al Palazzo delle Esposizioni all’interno della fiera “Roma - The Road to Contemporary Art” con l’installazione “Me l’hann Hitler”, dove ottiene numerosi consensi dagli addetti ai lavori e dalla critica . è stato l’ideatore insieme ad Augusto De Luca (il caciatore di Graffiti) con il supporto di Ziguline e del collettivo Satoboy della performance/protesta “Madre Snaturata” tenutasi all’esterno del Museo Madre di Napoli. Il 2010 è un anno di ricerca e cambiamenti; un altro viaggio negli States è l’occasione per la performance pirata “Pizza a Portfolio”, realizzata negli spazi dell’Armory Show, Volta e Pulse a New York City. è finalista nell’edizione 2010 del Premio Celeste e la sua “Opera da Freezer” viene esposta presso la Fondazione Brodbeck a Catania. Nel 2011 è stato invitato alla 54° edizione della Biennale di Venezia a cura di Vittorio Sgarbi nel Padiglione Italia - Regione Campania negli spazi del Museo CAM. Contemporaneamente inaugura due mostre personali con il nuovo ciclo di lavori (oversize) “S/orridi” presso la galleria Spazio San Giorgio a Bologna, e “Cartoni Animali” a cura di Mara De Falco nello spazio di Nicola Pedana Arte Contemporanea a Caserta.


NOTE QUESTIONE DI STILE


Tra i pionieri del writing, attivo fin dagli anni ’70 a New York e precisamente nel Bronx. Phase Two è lo pseudonimo, o meglio la tag con cui Lonny Wood firmava i suoi pezzi. 2 Nato all’inizio del ‘900, Adams predilesse la fotografia di paesaggio e in particolare gli scenari naturali della West Coast Americana. Fu il fondatore del gruppo f/64, in riferimento alla minima apertura di diaframma nello scatto e, di conseguenza, alla massima profondità di campo e nitidezza ottenute nell’immagine, elementi che hanno sempre contraddistinto i suoi lavori. 3 Nel linguaggio dei writers, il pezzo - in inglese piece o mastrpiece - indica l’opera, impropriamente detta graffito. 1


Finito di stampare a Napoli nel mese di ottobre 2011



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