La rassegna stampa di
Oblique
agosto 2012
Per gentile concessione della casa editrice Keller, pubblichiamo un estratto del romanzo di Kathrin Schmidt Tu non morirai © Keller editore 2012 – vietata la riproduzione
Le ragazze hanno preparato patate lesse con sedano, carne arrosto, e hanno tolto dal frigo un budino alla vaniglia. Helene si sforza di tenere la bocca chiusa mentre mangia. Neanche un filo di bava deve uscirne, non una briciola. Lo sforzo le fa stringere la mano destra che cerca di tenere sotto il tavolo ma questa continua a tendere verso l’alto. Si arrabbia per non poter tagliare la carne da sola, schiacciare le patate. È rabbia? Sì, è rabbia. Deve controllarsi. D’altro canto, non è che si sentirebbe meglio con quella stupida tavoletta della clinica. Lentamente si accorge della saliva che affiora, che i muscoli della masticazione non ne vogliono più sapere, che il suo viso è contratto da un attacco di pianto e che la sua bocca si apre. Le lacrime scorrono copiose. Oddio, ma perché continuano a succederle queste cose? E il bello è che non può neanche correre fuori! Gradualmente, gli altri sembrano allontanarsi sempre più, si ripiega su se stessa e alla fine si ritrova seduta all’angolo del tavolo, tra la parete e Billy, defilata, un bambino smarrito, inerme, come se l’avessero scuoiata, la testa china, dal cui grosso buco rosso carne la pappa intrisa di bava si è riversata giù da un pezzo, sulla camicetta, sui pantaloni, sulle scarpe, si vergogna, con la vergogna il senso di smarrimento si rafforza, fino a che finisce per convincersi di non trovarsi più in mezzo alle persone
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che, nelle lettere che scriveva ai genitori quando ne era ancora capace, chiamava i miei cari, e lo scriveva perché lo sentiva: ciascuno di loro le era molto caro. Possono reggere i grandi affetti quando si ha la bava alla bocca, quando si è inermi, quando non si ha più il controllo della propria faccia, quando si perde il contegno? All’improvviso, Mareile l’abbraccia, noncurante della bava, attenta!, vorrebbe esclamare, il pullover!, ma dalla sua bocca non esce più niente, in compenso, di colpo, il braccio sinistro cinge le spalle di Mareile, e la testa si appoggia nella piega del collo, e adesso è seduta, abbracciata a sua figlia, e sente che di lacrime ne sono sgorgate abbastanza. Meno male. Al momento di staccarsi, Helene vede carne con sedano sul petto della figlia, resti di patate sui pantaloni. Povera ragazza. Adesso Helene sorride di nuovo. Ma adesso gli altri non sorridono. Adesso vi prego di sorridere, dice il suo sguardo che si posa su ognuno di loro. È supplichevole? Non sa più come si fa a piantare in viso uno sguardo supplichevole. Ci vuole provare. I suoi tentativi devono sembrare molto divertenti, perché uno dopo l’altro scoppiano a ridere, fino a che non finiscono quasi sotto il tavolo dalle risa. Sono dunque così contigue le due situazioni.
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