ARCHITETTURA DI PIETRA IN LESSINIA

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L’ARCHITETTURA DI PIETRA IN LESSINIA P e rc o r s o n e l l a t r a d i z i o n e a rc h i t e t t o n i c a d e l l a L e s s i n i a Ve r o n e s e

NUMEROUNO DESIGN BOOK EDITORE



L’ARCHITETTURA DI PIETRA IN LESSINIA

Un incontro con la pietra, la cultura, l’ingegno, a ritroso nel tempo

Vincenzo Pavan, Eugenio Turri, Corrado Balistreri Trincanato


Il settore delle pietre e del marmo nella nostra

percentuali. Per gli Stati Uniti si registra una situa-

provincia ha origini antiche. Oggi, sono quasi

zione di stazionarietà, mentre sono da tenere sotto

500 le imprese che operano nel settore della lavo-

osservazione mercati come il Canada, la Corea del

razione della pietra, e se si contano le unità loca-

Sud (che nell’ultimo anno, con oltre 10milioni di

li il numero supera le 600 unità. Il 61% di queste

Euro, ha registrato un aumento del 40%) e Austra-

unità locali opera in gran parte nei comuni della

lia (7,4 milioni di Euro, +37,8%).

Lessinia.

Il 2002 è stato un anno difficile per l’intera eco-

Anche per quanto riguarda l’estrazione della

nomia mondiale, ed è inevitabile che le esportazio-

pietra, su 53 imprese presenti nella provincia scali-

ni di marmo, come quelle di altri importanti pro-

gera, 33 sono concentrate nei Comuni di Grezzana,

dotti, ne abbiano risentito, ma credo che sia ne-

Sant’Anna d’Alfaedo, Fumane, Negrar e Sant’Am-

cessario guardare avanti, puntare su nuovi mercati

brogio di Valpolicella.

di sbocco, sull’innovazione e la ricerca. Strumenti

Le attività di estrazione e di lavorazione della

come la Videomarmoteca possono contribuire a

pietra sono strettamente correlate. Ma anche l’im-

dare i giusti impulsi al comparto, in termini di idee

piego dei prodotti lavorati, delle pietre e dei marmi,

e proposte di qualità. Lo scopo che la Camera di

è partito da questi luoghi. Dalla Lessinia a Verona e

Commercio di Verona si propone è quello di creare

al resto della Provincia, per poi arrivare all’intero

i presupposti necessari per intraprendere un percor-

territorio nazionale e all’impiego di questa pietra al

so di ricerca, promozione e sviluppo comuni per

di fuori dell’Italia.

questo settore così importante per la nostra storia e

La pietra della Lessinia è oggi conosciuta ed

per la nostra economia.

esportata in tutto il mondo. La propensione all’e-

Sono convinto che questo volume sul patrimo-

sportazione del settore del marmo è notevole: circa

nio architettonico della Lessinia Veronese e sull’im-

l’80% del prodotto lavorato viene esportato all’e-

piego delle pietre e dei marmi in questo territorio,

stero. Il valore delle esportazioni di marmo nel

parlando di passato, potrà dare idee e suggerimenti

2002 è stato di 494,8 milioni di Euro, con una di-

per il futuro.

minuzione del 4,9% rispetto al 2001. Tale andamento rispecchia la situazione di crisi che sta vivendo il nostro partner commerciale privilegiato, la

Il Presidente della Camera di Commercio

Germania, che con 170milioni di Euro ha visto una

I.A.A. di Verona

diminuzione, rispetto al 2001, di quasi 16 punti

Fabio Bortolazzi


INTRODUZIONE

Questa pubblicazione fa seguito ad una serie di attività, realizzate dal Consorzio Marmisti del

cavatore, oggi fondamentale per l’economia dell’intera area.

Veneto, volte a ricostruire i passaggi fondamentali

Tra gli obiettivi di questa edizione il tema del

che hanno dato origine al patrimonio culturale

recupero ambientale, fondamentale per impostare

lapideo della Lessinia, e che è diventato uno tra i

una fattiva collaborazione il Consorzio Marmisti

più importanti sistemi industriali del mondo per la

del Veneto e le istituzioni locali, modalità già

lavorazione di marmi e pietre.

sperimentata con successo nelle province limitrofe.

La Lessinia è il luogo in cui, fin da tempi

Conoscere oggi tutte le applicazioni e le

remoti, le risorse estrattive hanno creato le basi per

lavorazioni

la formazione dei primi insediamenti urbani locali

presentare nel migliore modo, i prodotti che

e del fondovalle.

hanno reso Verona centro mondiale della ricerca e

Grazie alle caratteristiche tecniche ed estetiche, la Pietra della Lessinia è stata, nel passato, il logico

impiegate

nel

passato,

significa

della lavorazione dei materiali lapidei. Tali tecniche di lavorazione, hanno ispirato

strumento per la realizzazione delle opere

rinomati

architettoniche della città di Verona, mentre oggi,

ricordiamo Carlo Scarpa, che ha saputo innovare

gode del meritato riconoscimento in tutto il

con grande sapienza tali metodi, senza trascurare

mondo grazie al suo utilizzo in importanti progetti.

gli elementi tradizionali già riconosciuti nelle

Inedita nel suo genere, questa nostra edizione si

architetti

contemporanei

tra

cui

architetture del territorio.

la

Ci proponiamo quindi di raccontare di una

catalogazione del patrimonio architettonico del

lunga storia di architettura, e di segnare un

territorio, e si propone quale approfondita analisi

percorso che possa trasformarsi in uno stimolo ad

per un consapevole recupero dello stesso.

un giusto utilizzo della Pietra della Lessinia.

offre

come

importante

documento

per

Scrivere la storia dell’impiego delle pietre e dei marmi in Lessinia, significa riconoscere i valori di una ricchezza culturale, e rendere omaggio agli

Il Presidente di Progetto Marmo

uomini che hanno dato vita al mestiere di

Roberto Bianconi


Redazione ed impaginazione: ABC.Studi Copertina: Foto di Nicola Rovetti Ufficio Stampa: Progetto grafico: ABC.studi Traduzioni: Marcus Peryman Fotocomposizione: Grafica 90 Elaborazione triplex: Filtro Blu Produzione: Alberto Cafaro Si ringraziano: Il volume è pubblicato con il contributo di: Stampa: Grafiche SIZ

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INDICE

Il paesaggio della pietra...........................................................................................................pag

09

Eugenio Turri L’architettura della Lessinia e la pietra globale........................................................................pag

27

Vincenzo Pavan La Lessinia e l’architettura utilitaria ........................................................................................pag

51

Corrado Balistrieri Trincanato

Rilievi e disegni .......................................................................................................................pag

59

Vulnerant omnes ultima necat....................................................................................pag

60

Luciano Bogoni Tavole .......................................................................................................................pag

64

Segni di pietra .........................................................................................................................pag

111

Alberto Cafaro, Nicola Rovetti



IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

Eugenio Turri


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

da una parte all’altra. Però l’essenza vera, la quin-

L’ORIGINALITÀ LESSINICA

tessenza del paesaggio lessinico è in quella fascia in Il paesaggio dei Monti Lessini ha, come suo

cui il denudamento vegetale operato dall’uomo ha

principale tratto caratteristico, l’essenzialità. Ciò

messo allo scoperto il corpo vero del rilievo, quel-

significa che esso è interamente espresso dalle cose

le dolci e distese dorsali che si allungano in senso

che gli danno forma, che non c’è nulla di super-

meridiano, come membra di un grande corpo dis-

fluo, di non funzionale al suo essere, al suo espri-

teso sopra la geografia prealpina e planiziaria ve-

mersi. Questo a sua volta è il risultato del partico-

neta.

lare modo di configurarsi dell’opera umana in un

A questa essenzialità del corpo fisico fa riscon-

territorio fisico che ha la forma più elementare del

tro la essenzialità magica, un po’ metafisica, delle

rilievo, in quanto privo di accentuazioni, di verti-

edificazioni umane: le solitarie case o i baiti fatti

calizzazioni o altre morfologie spettacolari che su-

con il lastame e poi le case aggregate nelle contra-

perino ogni essenzialità di fronte al nostro sguar-

de, grumi di forme geometriche dove, anche lì,

do. Tutto è dolce, disteso, essenziale. Mancano per-

non vi è nulla di superfluo, dove tutto è funziona-

fino o sono limitati, sui Monti Lessini, i boschi che

le, semplice, essenziale. Costruite con la pietra di

solitamente ammantano i rilievi e, come ogni ve-

cui è fatto il corpo del rilievo, sembrano emana-

stimento, tali da distrarre

lo sguardo. Il rilievo

zioni, proliferazioni del rilievo stesso, che è un

svela della Lessinia, in quanto microregione, l’es-

modo dell’insediamento umano di celarsi o con-

senza rocciosa, calcarea, sedimentaria, tabulare, ri-

fondersi, in senso mimetico. Il colore degli edifici

velata dalla stessa nudità del paesaggio, dalla sua

è il colore stesso della roccia, e il geometrismo con-

conformazione tettonicamente semplice, priva di

sentito dal lastame è il geometrismo delle sedi-

ogni virulenza.

mentazioni calcaree di cui è formato il rilievo. Al-

Questa essenzialità, a dire il vero, non è del-

lora è come se l’essenzialità che dà forma ai monti

l’intera Lessinia, la quale si presenta con una certa

sia stata trasferita alle costruzioni umane, e ciò in

molteplicità di aspetti legati sia ai livelli altitudi-

quel modo in cui opera l’uomo quando deve im-

nali diversi sia alla varietà del rapporto antropico

battersi in una realtà fisica, naturale, che gli sugge-

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

risce direttamente i modi del suo agire. C’è un

orizzontale che fornisce un materiale semplice, es-

esempio o un modello che esplicita meglio d’altri

senziale, facilmente estraibile e maneggevole,

questa adesione o armonizzazione dell’opera

pronto per l’uso, che la natura ha messo a disposi-

umana alla natura, ed è quell’edificio fatto di la-

zione per l’uomo.

stame che serve da ricovero, da dimora elementa-

Questo è l’esempio primo dell’uso originario

re per l’uomo, costruito semplicemente con cin-

della pietra, a cui via via si aggiungeranno nel

que lastre di calcare scollate in forma rettangolare

tempo forme d’uso più complesse, suggerite dalla

o quadrata dai giacimenti geologici ed unite insie-

cultura borghese, cittadina, che però non riguarde-

me a formare un cubo, una scatola, un riparo ele-

ranno tanto la struttura degli edifici, sempre sem-

mentare.

plice, essenziale, quanto particolari relativi al de-

Arechetipo di ogni archetipo, prima costruzio-

coro delle abitazioni, come ad esempio l’uso di

ne dell’uomo, prima umanizzazione dello spazio,

cornici barocche intorno alle porte, di chiavi di pi-

anche se con capacità di contenimento tanto ri-

glio ornamentale negli archi, e in genere una lavo-

dotte. Traduzione verticale, cubica, di una geologia

razione della pietra ispirata ai modelli cittadini. Ma

Paesaggio attuale della Lessinia abitata.

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

siamo già in una fase di dissoluzione delle origina-

avesse avuto la forza di sconvolgere più di tanto la

rie e più singolari edificazioni lessiniche, tra Sette-

massiccia struttura degli strati. Nel complesso il ri-

cento e Ottocento. In seguito, nel Novecento, sarà

lievo lessinico risulta apparentato a quegli altipia-

tutta una devastazione dell’originario e più auten-

ni che formano le Prealpi venete (Sette Comuni,

tico paesaggio,

che traeva le sue determinanti

Cansiglio) e che ne rappresentano la tipica morfo-

prime, le sue prime ispirazioni nell’ambito stesso

logia. C’è perfino chi della Lessinia parla in gene-

in cui le popolazioni vivevano, pur avendo memo-

rale come di un altipiano, anche se la sua com-

ria di altre precedenti esperienze culturali, come

plessiva inclinazione finisce con il dare forma ad

quella “cimbrica”, legata alle culture forestali, o

un rilievo ascendente, visto da sud, così da far sem-

come quella della ruralità collinare veneta influen-

brare l’insieme come un rilievo che gradatamente

zata dall’urbanesimo pedemontano.

si elevi, a partire dalla prima fascia collinare affogata nelle alluvioni dell’alta pianura atesina, sino al ciglio più elevato del supposto altipiano. Ma in

LA STRUTTURA GEOLOGICA:

realtà l’insieme di strati conserva una sua origina-

UNA STRATIFICAZIONE TABULARE

ria compattezza, benchè attraversato, in senso prevalentemente meridiano, da una serie di fratture e

Tutto nella Lessinia ha il suo principio in una

faglie a cuneo che sono responsabili del disegno

geologia tra le più elementari. Essa notoriamente è

delle vallate e delle movimentate morfologie mon-

formata da un blocco monoclinale di stratificazio-

tuose che pure non mancano nella geografia lessi-

ne mesozoiche che si presenta tettonicamente

nica (come non mancano formazioni endogene,

poco

legate a intrusioni e a espandimenti basaltici, par-

movimentato, semplicemente inclinato

ticolarmente estesi sul lato orientale).

verso sud, quasi che la spinta orogenetica non

Specialmente se lo si osserva dallo spazio, come ci consentono oggi di fare le immagini satellitari, risalta la sostanziale unità e compattezza del rilievo lessinico, che nel complesso si configura come un trapezio che ha il suo lato meridionale maggiore nella linea dei colli che si saldano alle alluvioni atesine a sud, e il lato opposto, a nord, che corre lungo l’orlo superiore dell’altipiano che dà sulle valli trentine confluenti nella Valle dell’Adige, mentre a est e a ovest due profondi intagli vallivi (Val d’Illasi o valle di Chiampo a est, Val Lagarina Roccie calcaree lastriformi

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

a ovest) formano i due restanti lati del trapezio.

se forme di occupazione e di valorizzazione del

Orograficameente l’unità morfologica la si perce-

territorio da parte dell’uomo.

pisce soprattutto nella fascia superiore, più eleva-

La sostanziale compattezza del rilievo non

ta, del complesso, da cui si dipartono le digitazio-

esclude neanche la presenza di piegamenti, tra cui

ni che danno origine alle vallate aperte a sud

il più vistoso è quello che si impone come salto o

come fossero delle ingolfature della pianura. Ca-

scarpata, corrispondente ad una lunga piega a gi-

ratteristica delle valli, infatti, è di essere ampie,

nocchio che si sviluppa lungo la linea Corno d’A-

con un fondovalle che si restringe soltanto verso

quilio-Corno Mozzo. Essa separa la Lessinia delle

nord e che a partire da un certo punto in poi tra-

vallate e dei vaj da quella più elevata, che si pre-

passano in anguste vallate e poi nei vaj, sorta di

senta come un grande e unico balcone, magnifica-

canyon male accessibili, quindi tendenzialmente

mente spalancato verso gli spazi alpini e padani.

selvaggi e boscosi. Questa morfologia particolare è

All’interno di questo corpo orogenetico la com-

poi all’origine della geografia umana, delle diver-

pattezza non significa eguaglianza o unità di ma-

Emersione di roccie stratificate dovuta all’erosione e al dilavamento

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

teriali geologici. La sua formazione sedimentaria

quanto separati da un’intercapedine argillosa,

ha conosciuto fasi diverse, sia in senso temporale

straordinariamente adatti ai fini edificatori.

che spaziale, ed inoltre l’aggressione esogena ha

Le formazioni superiori, terziarie, eoceniche e

eroso e distrutto molte delle coperture calcaree

più limitatamente mioceniche, rimandano ai mari

che stavano al di sopra della successione di strati.

in cui si verificò l’orogenesi lessinica: sono signifi-

Questa si rivela nel paesaggio a cominciare dalle

cativamente rappresentate dai giacimenti fossilife-

formazioni inferiori del Giura (calcari oolitici del

ri, straordinari, di Bolca, sia, in diverso modo, da

Dogger) che si possono vedere là dove gli intagli

stratificazioni calcaree fossilifere varie presenti so-

erosivi dei vaj le hanno messe in luce in corri-

prattutto sulle colline, mentre

spondenza degli approfondimenti

maggiori

sono state quasi ovunque distrutte dai processi

(come ad esempio nell’alta Valpantena, sopra Do-

erosivi. È pertanto alla scaglia veneta, che forma

righi, o nell’alta valle di Fumane). Superiormente

gli impilamenti della zona di Prun e Sant’Anna

si trovano le formazioni del Malm, le più ricche di

d’Alfaedo, cioè entro un’area ben precisa, che si

ammoniti, i cefalopodi fossili corrispondenti alle

collega l’edilizia lessinica più originale e caratteri-

più diffusa specie pelagica che fra 500 e 150 mi-

stica, benché in forme relativamente omologhe,

lioni di anni fa popolava i mari da cui ha preso

anche se più frammentarie, essa si estenda sino ai

forma la geologia lessinica. Queste stesse forma-

limiti più orientali dell’alta Lessinia e sullo stesso

zioni stratificate (corrispondenti al cosiddetto

altipiano superiore, dove si trovano le lastre del

“rosso ammonitico”), ricompaiono nella parte

rosso ammonitico, anche se più spesse, rugose e

più elevata, cioè sull’altopiano superiore, dove

più difficilmente estraibili. Dove invece affiora il

sono state messe allo scoperto dallo smantella-

calcare oolitico, non lastriforme, il paesaggio cam-

mento degli strati sovrastanti. Estese sono poi le

bia totalmente, perché l’uomo ha utilizzato i bloc-

formazioni del Cretacico, che nel paesaggio intro-

chi di disgregazione della roccia per la costruzione

ducono quella biancheggiante presenza dovuta al

dei muretti divisori e delle case: c’è tutto un altro

cosiddetto “biancone”, roccia scagliosa e marnosa

ordine, un altro stile, un altro colore, pure a di-

rintracciabile sia nelle dorsali mediane che nel-

stanza magari poche centinaia di metri.

superiormente

l’altipiano superiore, dove tra gli ammanti prativi,

La successione degli strati della scaglia veneta

l’erosione espurga qua e là del materiale quasi

appare diversificata sia per lo spessore degli strati

fossero delle ferite del paesaggio. Al Cretacico ap-

sia per la loro composizione. Ciò dipende dal pe-

partengono anche le stratificazioni della scaglia

riodo e dai modi diversi di sedimentazione legata a

veneta, che includono la Pietra di Prun, la fitta

condizione ambientali marine differenziate nel

successione di strati di piccolo spessore (dai 3 ai

tempo e nello spazio, trattandosi di formazioni co-

10 cm) facilmente scollabili l’uno dall’altrao in

stituitesi in un mare aperto ma poco profondo e

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

quindi soggetto ai mutamenti climatici e morfolo-

stanziale orizzontalità del sistema stratigrafico sia

gici. Si riconoscono, ai fini della loro utilizzazione,

della sua generale inclinazione verso sud. L’attività

almeno una ventina di strati, ognuno dei quali ha

esogena ha intaccato gli strati dell’altipiano inci-

una sua denominazione popolare legata agli usi

dendolo con solchi che, come si è detto, diventa-

tradizionali della pietra.

no via via più profondi, verso sud, mentre nella parte elevata disegnano un reticolo di piccole valli che si sviluppano intorno alle sommità emergenti, cupoliformi (monti Sparavieri, Malera, Tomba, Ca-

LE FORME FISICHE DEL PAESAGGIO

stelberto, Cornetto, ecc, le cui quote si aggirano tra La struttura geologica della Lessinia si riflette

i 1600 e i 1700 m), al di sopra della piega che divi-

nelle forme assunte dal paesaggio in un modo che

de l’altipiano dalle sottostanti dorsali della Lessi-

fa ancora parte della essenzialità caratteristica della

nia mediana. Le piccole valli scolano i versanti

nostra montagna. Esse sono il risultato sia della so-

delle sommità che hanno forme arrotondate, pendenze lievi, e una morfologia tutto sommato morbida, distesa, fenomeno dovuto alla presenza delle formazioni scagliose, poco tenaci e fittamente stratificate, che favoriscono la formazione di versanti a morfologia lene. Spuntano qua e là, creando effetti paesistici curiosi (valle delle Sfingi e città incantate), relitti della copertura del Malm, che si presentano come campi carreggiati su cui hanno agito però congiuntamente sia azioni termoclastiche che carsismo. Sulle morfologie di questa parte della Lessinia hanno inciso sia l’azione glaciale che nivale pleistocenica, come si vede ad esempio nei solchi pianeggianti che separano un dosso dall’altro, in certe forme dolinari, in nicchie di deposito nivale, in abissi (come quello della Preta), in deposizioni moreniche che si trovano nei solchi più in ombra, come nel valon del Malera e in quelli gravitanti verso l’orlo trentino dell’altipiano. Sul versante opposto, meridionale, di questo, la fenomenologia

Veduta aerea della Lessinia

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

vaj, che hanno tutti uno sviluppo tendenzialmente meridiano, si sviluppano le vallecole laterali che incidono i versanti delle dorsali, con semplici reticoli, sfociando spesso in forme sospese sopra i vaj stessi (da ciò le cascate d’acqua che talora si formano alla confluenza). Il più marcato di questi vaj è quello dell’Anguilla, tratto superiore del bacino idrografico della Valpantena, che funge da elemento divisorio dell’alta Lessinia, divisione percepibile nel paesaggio stesso per certi aspetti legati agli usi del suolo, allo stile delle edificazioni, anche perché più a ovest dell’incisione si passa nell’area dove più diffuso è l’uso tradizionale del lastame. Le carattersitiche dei vaj, pressoché tutti privi di insediamenti umani, sta, come già detto, nella loro difficile accessibilità, nei loro angusti letti, ghiaiosi e generalmente asciutti. Nella Lessinia le acque di precipitazioni sono assorbite verticalmen-

Vajo dell’Anguilla

te nei reticoli carsici e quindi sono rari i corsi d’accarsica è diversa. Anzitutto comincia la serie dei

qua perenni: i progni, termine che si riferisce più

vaj, gli approfondimenti che incidono in modo se-

ai greti dei torrenti che ai torrenti stessi (progno

riale il trapezio lessinico: essi isolano le lunghe

appare nelle vecchie cartografie come prugno, cioè

dorsali che assumono anch’esse, superiormente,

luogo dove crescono alberi selvatici come i pru-

forme dolci, arrotondate, ma che in basso lasciano

gni), sono privi d’acqua se non quando ci sono

il posto a versanti abrupti, verticali, dovuti alla te-

prolungate precipitazioni o in occasione di grossi

nacità delle formazioni giurassiche: è questa la

temporali estivi.

morfologia dei vaj, elementi caratteristici del pae-

Non mancano neppure in queste aree le forme

saggio lessinico che peraltro sembrano propri di

superficiali dell’erosione carsica, e a parte le doline

tutte le incisioni in complessi tabulari, come si può

sulle dorsali, si hanno nei vaj gole e morfologie di-

vedere ad esempio, in Francia, nella regione del

verse e, fenomeno raro per la selvaggia bellezza

Giura (che oltretutto è costituito dalle stesse for-

dell’ambiente, con le sue cascatelle d’acqua e le

mazioni geologiche della Lessinia). Alla ricerca dei

evocazioni druidiche che suscitano le rocce anti-

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

che e la folta vegetazione, è il famoso ponte di

tendenzialmente poco umide, data anche la natu-

Veja, costruzione carsica corrispondente al relitto

ra carsica dei suoli, poco profondi, non ha la ric-

di una cavità il cui tetto è crollato. Si dice che esso

chezza di specie floristiche di altre montagne ma è

abbia ispirato il Mategna nella rappresentazione

generalmente buona per il pascolo (bovino e ovino

dei suoi fantastici paesaggi. Notevole per spettaco-

più in alto). Una maggior ricchezza floristica però

larità è anche il parco delle cascate di Molina, serie

si trova nelle zone più fresche a tramontana, sul

di salti superati dalle acque di un progno laterale

fondo delle depressioni carsiche e delle vallecole,

della val di Fumane.

ai margini delle macchie di bosco in cui allignano le conifere.

Scendendo ulteriormente verso sud la geografia non cambia sostanzialmente: continuano le dorsali, sia pure non in forme regolari come più a nord,

L’INSEDIAMENTO

in quanto interessate da movimenti e salti tettoni-

DELLE POPOLAZIONI LESSINICHE

ci, mentre si allargano i fondi dei vaj, che alla fine sfociano nei più ampi fondovalle alluvionali di

Il popolamento umano che ha trasformato in

quelle che abbiamo definito ingolfature della pia-

senso antropico il paesaggio lessinico e al quale

nura atesina.

sono legate le edificazioni che gli conferiscono

Il vestimento vegetale della montagna lessinica

tanta originalità, ha i suoi inizi fondamentalmen-

è boschivo ma diversisficato secondo l’altitudine e

te nel medioevo, anche se la frequentazione della

l’esposizione. Verso i 900 metri d’altezza termina la

zona inizia già nella preistoria. Secondo le indica-

fascia del castagno, nella quale si trovano associa-

zioni che provengono dal paesaggio stesso, e già ri-

te specie forestali temperate come la quercia, il car-

chiamate più sopra, la storia e i caratteri del popo-

pino, il nocciolo, ecc. A questa stessa quota co-

lamento sono diversi tra la parte orientale e quella

mincia la fascia del faggio che si spinge sino all’al-

occidentale. In entrambi i casi, prima del popola-

tipiano, denudato attraverso i secoli per far posto

mento a cui è legato l’insediamento stabile nella

al pascolo, secondo un processo di riconversione

fascia montana si ebbe una frequentazione di tipo

ambientale che ha lasciato il segno incancellabile

temporaneo o nomadico che portava gli uomini

nel nome stesso della nostra montagna, il cui

delle valli (dove il primo consistente popolamento

nome Lessinia deriva da un aggettivo di oscura ori-

è legato all’organizzazione territoriale di base ro-

gine ma che stava a indicare una montagna per il

mana) a risalire le pendici lessiniche per sfruttare

pascolo, o, detto appropriatamente, una terra “les-

le risorse offerte dai boschi che coprivano per inte-

siniva”. Qui (dove un tempo la faggeta si incontra-

ro la montagna: pastori transumanti, raccoglitori

va con i primi mughi) venne via via costituendosi

di frutta e erbe essenziali, boscaioli che portavano

una prateria montana che, seppure in condizioni

giù nelle valli o in pianura o in città legname o car-

17


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

bone di legna, selciaioli che estraevano la selce

nianze archeologiche riguardano la sezione lessini-

(cercata sin dalla preistoria), cacciatori, commer-

ca occidentale, benché un popolamento dell’età

cianti di neve o di ghiaccio, ecc. Alcuni di questi,

del ferro esistesse anche in quella orientale, come

soprattutto i pastori, trovato un sito adatto, finiva-

è testimoniato, tra l’altro, dagli scavi sulla Purga di

no con il fermarsi e fondare i primi insediamenti

Velo, dove sono venute in luce tracce dell’età del

stabili. Ad essi si deve pertanto il primo uso del la-

ferro e romana.

stame, come è testimoniato sin dall’età del ferro

Nel corso del Medioevo il popolamento in tutta

nel castelliere delle Gaite studiato da F.Zorzi e in

la fascia intermedia della sezione occidentale con-

quello di Sottosengia oltre che in quelli del Monte

tinuò, anche per gli apporti di popolazioni prove-

Loffa sopra Sant’Anna d’Alfaedo. Queste testimo-

nienti dal Trentino (pastori transumanti dalla valle

Insediamento primitivo

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

dell’Adige) e ce lo confermano gli stessi toponimi,

sui Lessini per le loro attività predatorie, sfruttan-

come, tra gli altri, ad esempio, quelli delle contra-

do liberamente le risorse montane (erano ariman-

de Morandini, Franciosi, Ledro, Meneghei, ecc.,

ni, uomini liberi, fiscalmente non soggetti ad ob-

nomi presenti nelle valli trentine.

blighi paricolari). Ma la pentrazione fu lenta, silenziosa e segnata da episodi particolari, cioè non

Nella sezione orientale il popolamento derivò

massiccia e prepotente.

da una diversa vicenda. La zona, tutta coperta di boschi come e più della parte occidentale, nel me-

Essa può rimandare, nei suoi caratteri, ad ana-

dioevo apparteneva all’autorità regia, ma venne

loghe vicende studiate per altre zone d’Europa, che

acquisita in seguito dai monasteri di Verona e in

videro dei capifamiglia impegnati nella ricerca di

seguito ancora dal comune di Verona per effetto di

un luogo in cui svolgere la loro attività. Questa ri-

una donazione dei religiosi. Per la città di Verona

cerca probabilmente seguiva delle direttrici viarie

quei boschi (Selva Frizzolana, o Selva Communis

già esistenti lungo le dorsali (escludendo i vaj più

Veronae dal XIII secolo) erano importanti perché

difficili da percorrere) e tracciate dagli arimanni.

da essi la città ricavava risorse importanti, legnami,

Ma essi scelsero via via le località più adatte, non

selvaggina, oltre che i prodotti caseari commercia-

solo per la ricchezza delle risorse che cercavano (i

ti dai pastori che estivavano sulla montagna. Ma

boschi per far legna e carbone di legna) ma anche

qui poi il popolamento assunse un carattere diver-

per insediarsi, per aprire brevi spazi per praticarvi

so rispetto alla parte orientale. Ciò a seguito della

l’agricoltura, per non distaccarsi troppo dagli altri

concessione, da parte del vescovo di Verona, a fa-

alloglotti, così da dare vita ad una rete di insedia-

miglie d’origine tedesca di insediarsi nella fascia

menti che via via finirono con l’occupare l’intera

dei boschi (la fascia della faggeta) a partire dal XII-

fascia compresa nella faggeta, delimitata a sud

XIII secolo. Si trattava di famiglie che ne facevano

dalle popolazioni risalite dalle valli e dalla pianura,

richiesta in quanto boscaioli e produttori di car-

a nord dalla fascia degli alti pascoli che era rimasta

bone di legna che alimentavano gli approvvigio-

di proprietà cittadina. Luoghi privilegiati dell’in-

namenti per la città di Verona. Essi rappresentava-

sediamento furono, sulle belle dorsali lessiniche, le

no le punte avanzate di quella diaspora di genti

piccole conche laterali che facevano parte della

d’origine germanica che cercavano di spingersi

rete delle vallecole sfocianti nei vaj.

verso sud e che avevano già in parte popolato l’al-

Dei veri e propri centri di gravitazione di que-

tipiano dei Sette Comuni e altre montagne del Vi-

sto insediamento sparso non esistevano, ma quan-

centino. Per lungo tempo sentiti come stranieri e

do il popolamento raggiunse una certa consistenza

avversari (“gentaglia” li definirà nel Quattrocento

e fu riconosciuta la necessità di una pieve, o di una

Corna da Sonicino), non furono ben accetti dagli

cappella, queste divennero il punto d’incontro

uomini delle valli che si recavano saltuariamente

della popolazione che, etnicamente unitaria, con

19


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

una sua lingua (un alto tedesco bavarese), si di-

mento si infittisce in condizioni morfologiche e

stingueva dalle sottostanti popolazioni di lingua

ambientali favorevoli. Anche più in basso, del

italiana (veneta), difendendo la propria identità at-

resto, le forme di insediamento si ripetono allo

traverso istituti propri, come l’endogamia. Tuttavia

stesso modo, con la serie dei piccoli centri ubicati

la compattezza etnica e culturale, sia per i contatti

in luoghi favorevoli, sia dal punto di vista morfo-

commerciali continui con le popolazioni vallive e

logico sia per la presenza di sorgenti d’acqua. La serie di piccoli centri che si succedono da

cittadine sia per la stessa dispersione degli insediamenti non si protrasse a lungo nel tempo. L’italia-

Santa’Anna d’Alfaedo, verso il basso,

sino a

nizzazione, se così si può dire, sembra che, nel

Cerna, è un esempio straordinario di territorio

Quattrocento, fosse già compiuta.

continuo su dorsale che accoglie una rete di inse-

Tutta la fascia degli insediamenti delle popola-

diamenti che si dipanano in gradini altitudinali

zioni di origine tedesca (chiamate ancor oggi cim-

diversi sin verso la bassa collina, secondo oppor-

briche, perché nell’Ottocento si riteneva che quel-

tunità diverse (sfruttando sia il suolo dal punto di

le popolazioni, che parlavano una lingua scono-

vista agricolo, sia i giacimenti di pietra lastrificata

sciuita, fossero i discendenti degli antichi Cimbri

che ha fornito materiale non solo per la costru-

sconfitti dal console Mario nel 101 a.C.), è marca-

zione dei centri abitati locali ma anche per le ri-

tamente indicata dalla presenza di toponimi signi-

chieste urbane e vallive). Però qui tutto la conqui-

ficativi, d’origine patronimica, tra cui, ad esem-

sta territoriale si collega alla risalita di popolazio-

pio, quelli presenti in gran numero nella zona

ni dal basso in funzione dei rapporti con i centri

compresa tra Velo, Valdiporro, Roverè Veronese:

della Valpolicella e la città. Del resto anche nella sezione orientale la fascia

Erbisti, Spietner, Snel, Jegher, ecc. Nella sezione occidentale non cambiano so-

dell’alta collina sottostante alla fascia del faggio

stanzialmente le forme di popolamento, anche se

presenta caratteri diversi da quest’ultima, con una

il numero degli insediamenti è minore, a causa

serie di centri che escludono la estrema dispersio-

della ristrettezza della fascia, che si stende sotto i

ne dell’insediamento propria della soprastante fa-

versanti che si allineano a sud della scarpata che

scia, dove in molti casi vi è solo una casa o poche

separa la zona degli stessi insediamenti dall’alto-

case a dare corpo alla geografia antropica. Ora la

piano superiore occupato dagli alti pascoli. Anche

frammentazione si lega all’origine patriarcale del-

qui vengono selezionati i centri di gravitazione,

l’insediamento, pur nell’adesione alle relazioni co-

segnati ancor oggi dalle chiese e divenuti centri

munitarie, alla sua fondazione da parte di un pater

parrocchiali, tra cui Sant’Anna d’Alfaedo è il prin-

familiae

cipale, mentre gli altri, come Fosse, Cerna, Vaggi-

come appunto le vallecole, riparate dai venti e pro-

mal, Ronconi, sono soltanto aree in cui l’insedia-

tette nella loro stessa chiusura, oltre che adatte nei

20

spinto a cercare il sito più favorevole,


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

versanti a solatio per coltivare quel poco che si po-

sfruttato in antico il suolo, quali fossero le sue ca-

teva data l’altitudine ormai elevata.

ratteristiche pedologiche, quali fossero le zone per i campi coltivati (broli) o per il prato, quali le macchie di bosco, quali i pascoli e così via, toponimi che spesso hanno una radice tedesca.

L’ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO

La contrada, in altre parole, era il ganglio della Questa distribuzione dell’insediamento indica

vita lessinica la cellula prima della sua organizza-

come esso stia in stretto rapporto con la morfolo-

zione territoriale, riflesso della vita e dell’economia

gia e con l’altitudine, cioè con le condizioni am-

dei suoi abitanti. Essi, cresciuti via via nel tempo,

bientali. Ma queste non hanno dettato solo la dis-

spesso a partire da un’unica famiglia patriarcale,

tribuzione delle contrade, bensì anche le forme

hanno dato forma a insiemi di abitazioni sovente

d’uso del suolo, destinato al pascolo, al bosco, alla

a schiera, o disposte in altro modo ma sempre ag-

coltivazione, all’attività estrattiva. La stessa distri-

gregate, con la casa dei figli e dei nipoti costruita

buzione del regime proprietario è condizionato

accanto a quella originaria del padre o del nonno.

dalle opportunità ambientali, con il latifondo pa-

Spesso i figli e i nipoti lasciavano la casa parterna e

storale di dominio signorile nella parte più elevata

andavano a fondare una nuova contrada, e questa

dei Lessini e la piccola proprietà familiare, dissolu-

sorta di partenogenesi rimanda all’occupazione

zione di quella comunitaria d’origine, nella fascia

territoriale propria delle zadruga slave o dello stes-

del faggio e in quella dell’alta collina.

so Weiler del mondo germanico.

Indicazioni che riguardano le forme d’uso del

Ma qui siamo in montagna e in funzione alti-

suolo e il corrispondente paesaggio si possono tro-

tudinale si è avuta un’adeguata organizzazione ter-

vare in senso residuale, quasi archeologico, attra-

ritoriale soprattutto quando gli abitanti, venute

verso una ricerca che porta a scoprire l’organizza-

meno le attività forestali, si sono impegnati nel-

zione delle contrade, le tracce delle antiche zone di coltivazione, i resti di recinzioni, i passati usi del bosco, i rapporti tra sorgenti d’acqua e insediamento; tutto ciò è testimoniato dalla sopravvivenza di toponimi molto significativi. In una ricerca fatta da chi scrive si scopre che nell’insieme delle contrade con i loro territori sussistono, a memorie delle persone che vi hanno abitato sino ad alcune decine di anni fa, alcune decine di microtoponimi utili agli usi degli abitanti. Essi ci rivelano come era Contrada in alta Lessinia

21


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

l’allevamento e nell’agricoltura. In funzione pasto-

locali (case, marogne, acciottolati, vasche, sec-

rale hanno cercato di spingersi verso l’alto, annet-

chiai, fontane, ecc.), ma anche per rispondere alle

tendosi quei territori di “mezza montagna” (tra i

richieste urbane, un tempo soddisfatte dall’area di

1200 e i 1300 metri) utilizzati come maggenghi

Sant’Ambrogio. Altra forma d’integrazione era rap-

che nel paesaggio lessinico sono oggi indicati dalla

presentata dalla produzione del ghiaccio, ricavato

presenza di un baito (stalla con fienile) al centro di

nei mesi invernali da apposite pozze d’acqua e

un’area prativa circondata dal bosco di faggi o, tal-

conservato in adatti depositi fino all’estate. La pro-

volta, fiancheggiato da qualche faggio secolare. Più

duzione avveniva sulla base di forme di organizza-

sopra comincia il dominio degli alpeggi, anche

zione particolari e con tecniche che comprende-

questi in qualche caso annessi all’organizzazione

vano anche il trasporto del ghiaccio, che veniva

delle contrade benché i pascoli migliori siano ri-

commerciato in città (non solo a Verona, ma

masti sotto regime latifondista e utilizzati dai gran-

esportato sino in Egitto nella seconda metà del-

di allevamenti transumanti dalla pianura.

l’Ottocento). Quasi tutte le ghiacciaie oggi sono

La Lessinia collinare, al di sotto dei 900 metri,

scomparse, tranne alcune mantenute ad usi mu-

è stata, diversamente da quella compresa nella fa-

seografici, e tuttavia restano a testimonianza le cu-

scia del faggio, utilizzata essenzialmente dal

riose architetture, di cui l’attività si era attrezzata,

punto di vista agricolo. E anche qui la contrada e

come i luoghi di deposito del ghiaccio, costituti da

la casa isolata, sparsa, non mancano, ma ponen-

profondi pozzi circolari foderati di lastame ed esca-

dosi al centro delle pendici coltivate, spesso ter-

vati a fianco delle vasche d’acqua, ombreggiate da

razzate con una serie, qualche volta estesa e labo-

pioppi (albare).

riosa, di marogne (muri a secco) a protezione dal dilavamento. I tipi di colture dipendevano dai suoli (sempre piuttosto poveri, di debole spessore)

LA PIETRA LASTRIFORME

e dall’altitudine. La vite non superava in altezza i

E LO STILE DEL PAESAGGIO

700 metri e alle stessa quota non arrivava il mais, sostituito dall’orzo, dalle segale e da una coltura

In tutte queste attività, non solo di tipo edili-

come la patata (quando, come il mais, si è diffuso

zio, come si può capire, la materia prima d’uso era

nel Veneto).

la pietra lastriforme, il lastame. E il rapporto con

Ad integrazione di queste attivitàprimarie però

questa pietra, con la sua essenza calcarea, oltre che

si ebbe, in condizione peraltro difficili, lo sviluppo

con le sue magnifiche opportunità edificatorie, di-

dell’attività estrattiva riguardante per un certo pe-

venne così profondo ed esperto come può capitare

riodo la selce (le folende) e soprattutto la pietra la-

soltanto a chi abbia, con il materiale costruttivo,

striforme. Questa non era solo destinata agli usi

un contatto continuo, quotidiano.

22


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

ni, resteranno sempre un mistero racchiuso nelle tombe di tanti uomini lessinici che sulla pietra hanno trascorso l’intera esistenza, vedendo apparire, allo scollamento di uno strato dall’altro, ammoniti e altre forme animali, tracce misteriose come proiezioni stesse del mistero del mondo e della vita. Di essi ci restano solo i manufatti, l’uso sapiente delle lastre, la funzionalità essenziale che solo un rapporto tattile continuo poteva suggerire. Certamente quando si parla di un “uomo della pietra” o “uomo del lastame” si pensa ai lapicidi che hanno operato nel cuore della zona lessinica, Muro divisorio di proprietà in lastame

lì tra Prun e San’Anna d’Alfaedo, tra Fane e Giare, dove le dorsali lessiniche si esprimono attraverso

Sorprendentemente nessuno ha mai indagato

la ripetizione stratigrafica che sembra la successio-

per capire come l’uomo lessinico abbia percepito la

ne delle pagine di un libro, un libro infinito, in-

pietra che estraeva e lavorava, quale il senso che

terminabile, secondo la misura del tempo geologi-

coglieva della consistenza geologica, temporale,

co, eppure finito nella realtà di una vicenda sedi-

racchiuso negli strati, il perché della presenza dei

mentaria che proprio gli scavatori lessinici sanno

fossili, volgarmente le bogonele, che relazione

raccontare attraverso le discriminazioni ravvisabi-

avessero con le storie che rimandavano alla bibbia

li tra gli strati.

e ai misteri che solo la religione poteva svelare.

Per ciò che riguarda la costruzione del paesaggio

Queste percezioni geologiche erano comunque

è in questa stessa sezione occidentale che è stato

estranee alle interpretazioni dotte della cultura

sperimentato attraverso i secoli l’uso più sorpren-

borghese, che l’abitante lessinico ignorava; nep-

dente del lastame per la edificazione delle case o di

pure erano riflessioni come quelle fatte nel corso di

edifici semplicissimi, elementari, come quello cita-

una vita intellettualmente intensa come quella di

to all’inizio; non solo, ma il suo uso è stato piega-

don Attilioo Benedetti, che pure tra queste pietre

to a tutte le forme a cui la pietra si prestava, come i

nacque e meditò. No, e tuttavia è impossibile che

selciati dei cortili, le barriere protettive degli orti, i

non abbia mai fatto pensieri su questi misteri chi

muri a secco delle marogne, le linee confinarie

dalla mattina alla sera aveva tra le mani fossili o

delle proprietà comunali, la costruzione di vasche,

pietre piene di tracce che rimandavano ad una vita

recipienti, fontane, secchiai, o altro. Il tutto in

remota. E tuttavia questi pensieri, queste percezio-

modi essenziali, funzionali, al di fuori di ogni aspi-

23


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

sembrano scolpite più nel legno che nella pietra.

razione decorativa od estetica. L’estetica però è espressa inconsapevolmente dalla bellezza funzio-

Sono dunque gli elementi stilistici, che riman-

nale della pietra, dal suo aderire ad un disegno edi-

dano in qualche modo al mondo gotico, d’oltral-

ficatorio, sempre di una chiarezza mirabile.

pe, oltre che un uso non pieno, totale, del lastame

Sul lato orientale lessinico l’uso della pietra la-

nelle edificazioni, ciò che distingue l’area orienta-

strificata obbedisce ad altre spinte, ad altre aspira-

le da quella occidentale, tra loro separate, come già

zioni. Anzitutto esso è stato perseguito da genti

si è detto, dal vajo dell’Anguilla, elemento morfo-

d’origine cimbrica, cioè legate in qualche modo al

logico centrale della Lessinia. Entrambe le aree

mondo germanico, un mondo di cultura forestale

sono interessanti in diverse modo, e tuttavia a

che aveva nel legno, ovviamente, il materiale da

fronte di una certa primordialità dell’uso del lasta-

costruzione a portata di mano ed impiegato per

me della sezione orientale sta quello più scaltro,

ogni sorta di manufatto oltre che per le abitazioni.

esperto, totalizzante di quella occidentale.

Il Baragiola ci ha raccontato, a seguito delle sue ricerche, quale fosse l’originaria abitazione delle case cimbriche. Case di legno, con tetti di paglia e

L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA

d’erba, come si potevano vedere sino a cinquan-

E SALVAGUARDIA DEL PAESAGGIO

t’anni fa, in qualche caso, le case lessiniche nella zona di Velo e Roverè di Velo o di Campofontana.

Nella sezione occidentale della Lessinia ancor

È evidente che poi, con il venir meno delle foreste,

oggi l’attività estrattiva è intensa e continua in

sfruttate da boscaioli e carbonari, oltre che dalle ri-

certo modo una tradizione millenaria. Però essa è

chieste della Repubblica Veneta, quella materia

ormai troppo intensa considerate le lacerazioni

prima cominciò a ridursi. Per di più a contatto con

che le cave introducono nel paesaggio, ancora ab-

gli uomini del lastame anche i “cimbri” comincia-

bastanza integro invece in tutta la parte orientale,

rono ad utilizzare sempre più la pietra, ed ecco le

dove tuttavia si ha un abbandono delle contrade.

case lessiniche dell’area orientale con i colmi dei

Molte di esse sono abitate solo nei mesi estivi dai

tetti gotici fatti di pietra e poi con l’uso sempre più

vecchi proprietari che sono emigrati lontano, e che

importante del lastame, oltre che per i tetti, per i

tornano alle case native per delle vacanze. Altre

selciati e per tanti altri elementi delle contrade. A

sono state acquistate da gente da fuori, spesso cit-

ricordo dell’originario uso del legno stanno diversi

tadini, che le abitano solo perché hanno potuto

motivi, tra cui, ad esempio, lo stile delle sculture

modernizzare le abitazioni: ciò, peraltro, in modi

(crocifissioni, madonne e altro) che si trovano fre-

che spesso ne distruggono le forme originarie, la

quentemente nell’area orientale (mentre significa-

bellezza funzionale, la essenzialità, che di quella

tivamente mancano in quella occidentale) e che

bellezza è il fattore proiettivo. Ma generalmente si

24


IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

Cave di Prun

può dire che le contrade muoiono e questo, insie-

valorizzi come testimonianza di una storia legata

me alle devastazioni provocate dall’attività estrat-

agli uomini del lastame, gli uomini che hanno

tiva, sta profondamente cambiando il paesaggio

amato e trattato magistralmente la pietra dei nostri

lessinico, sulle cui dinamiche demografiche, eco-

monti.

nomiche e sociali chi scrive ha pubblicato di re-

Forse per non deturpare ulteriormente il pae-

cente uno studio, al quale si rimanda. Ciò che si

saggio e per non sprecare le straordinarie qualità

auspica è che il parco della Lessinia rivolga alle

della pietra lessinica sarebbe bene riservarla ormai

contrade e alle straordinarie testimonianze paesi-

per usi più qualificati, evitando di banalizzarla im-

stiche del passato una qualche attenzione (sotto-

mettendola in un circuito commerciale al di fuori

ponendo subito, ad esempio, a una attenta piani-

di una cultura architettonica e paesaggistica che la

ficazione l’attività estrattiva) e che, come si fa in

sappia valorizzare come essa merita, non solo

altri contesti, e in altri parchi, possa acquisire ad

come pietra da costruzione ma anche come rac-

esempio una delle contrade più significatiove e la

conto geologico.

preservi dal generale naufragio degradatorio e la

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IL PAESAGGIO DELLA PIETRA

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ieri, oggi, domani, 25, 2002.

26


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

Vincenzo Pavan


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

Nel vario e articolato insieme di culture e pae-

dalla sovrapposizione di strati sottili e regolari di

saggi che connota le aree alpine, l’architettura po-

pietra interconnessi da un velo di argilla che rende

polare della Lessinia rappresenta un caso unico e

agevole la loro separazione. In un certo senso la

straordinario.

natura ha fornito in questi luoghi una pietra già

Ciò è dovuto in parte al concorso di importan-

“tagliata” in lastre pronte ad essere sezionate,

ti fattori quali la conformazione fisica del luogo, le

anche in grandi dimensioni, per la messa in opera.

condizioni climatiche, la storia economica, pro-

Con questo materiale, attraverso la sua sapien-

duttiva e culturale delle popolazioni, ma sopratut-

te lavorazione ed impiego, si è formata nel corso

to alla diffusa presenza sul territorio di materiali la-

dei secoli una “cultura della pietra” che ha local-

pidei particolarmente adatti alla costruzione e al-

mente prodotto un linguaggio costruttivo origina-

l’uso intelligente e creativo che ne hanno fatto le

le con cui anonimi scalpellini e umili muratori

popolazioni della Lessinia. Infatti la inedita quali-

hanno “disegnato” l’architettura e il paesaggio di

tà dell’architettura lessinica non risiede tanto nella

vaste aree del territorio montuoso veronese.

originalità delle tipologie edilizie rispetto a quelle

L’abbondanza, la comodità di approvvigiona-

di altre aree situate in analoghe condizioni geogra-

mento e la versalità di lavorazione dei materiali

fiche, anche se non mancano sotto questo aspetto

lapidei lasteolari hanno dato luogo all’altro tratto

elementi rilevanti, ma è dovuta essenzialmente

di originalità dell’architettura tradizionale e del

alla particolare tipologia costruttiva localmente

paesaggio lessinici. Ossia l’uso globale della pietra

realizzata con alcune varietà di calcari sedimentari

in tutte le parti degli edifici, dalle murature alle

a struttura lasteolare, tra i quali soprattutto la Sca-

coperture dei tetti, ai pavimenti e solai (salvo le

glia Rossa Veneta del periodo cretacico e il Rosso

travi), agli elementi architettonici interni ed ester-

Ammonitico del giurassico. La loro estesa diffusio-

ni e ad ogni aspetto del paesaggio costruito, dalle

ne e l’ampia varietà del loro impiego sono stati resi

pavimentazioni dei cortili e delle aie, ai ricoveri

possibili grazie alla singolare conformazione geo-

per gli attrezzi, ai muri divisori delle proprietà e ai

logica con cui si presentano sul territorio. Il banco

terrazzamenti agricoli, fino alle palificazioni dei

roccioso che li contiene è infatti caratterizzato

vigneti.

28


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

L’ESTRAZIONE DEI MATERIALI

sa le tracce di una piccola cava abbandonata che

E L’ARCHITETTURA SCAVATA

forniva il materiale lapideo necessario alle costruzioni del luogo. L’estrazione a cielo aperto avveni-

Per comprendere il significato e il valore di que-

va rimovendo i sottili strati superficiali di terra e di

sta architettura è indispensabile qualche cenno sul

pietra incoerente fino alla messa a nudo di un’am-

processo di estrazione e lavorazione del materiale

pia porzione dello strato più alto di pietra utile. Le

lapideo che ne costituisce la base costruttiva.

lastre venivano quindi staccate dal piano tabulare

Le varietà tabulari più utilizzate, la Scaglia

attraverso la percussione di una serie di cunei di

Rossa Veneta o lastame, comunemente denomina-

ferro inseriti in fori praticati lungo il perimetro

ta Pietra di Prun e commercialmente nota come

della superficie lapidea che si voleva recuperare.

Pietra della Lessinia, insieme al Rosso Ammonitico

Dopo la fratturazione le lastre venivano separate

e ad altri calcari giurassici, nella loro forma lasteo-

dallo strato inferiore sollevandole facilmente gra-

lare presentano una localizzazione assai dissemina-

zie al velo di argilla interposto che contraddistin-

ta nel territorio, in alcuni casi sotto forma di rocce

gue la stratificazione.

affioranti e in altri di bancate nascoste in strati

Il secondo sistema fu utilizzato fino agli anni

profondi del terreno. Tale condizione ha storica-

’50 del secolo scorso principalmente in due aree

mente determinato lo sviluppo di due distinti si-

della bassa dorsale lessinica: a Prun, nella valle di

stemi estrattivi: a cielo aperto e in galleria.

Negrar, e a Sant’Ambrogio di Valpolicella, presso

Il primo è stato in passato talmente diffuso da

San Giorgio e intorno al Monte Solane. Le cave in

lasciare presso quasi ogni villaggio o contrada spar-

galleria, le cui testimonianze più interessanti sono visibili nella zona di Prun, rispondevano alla necessità di reperire materiale di qualità più alta, in gran parte destinato alla commercializzazione nei centri della pianura. Per questo venivano scelti degli strati, compressi in bancate di spessore costante (circa 6÷7 metri), localizzati in giaciture così profonde da rendere economicamente non conveniente la rimozione del “cappellaccio”, ossia degli strati lapidei superiori non utilizzabili. Individuati gli strati utili nelle pareti rocciose affioranti sul fianco delle valli, la cava veniva localizzata nei siti più favorevoli e accessibili, e l’escavazione procedeva verso l’interno del monte con rudimentali

Immagine degli anni ‘60 di una cava di lastame a cielo aperto sul Monte Loffa presso Sant’Anna d’Alfaedo.

29


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

Immagine degli anni ‘60 dell’escavazione della Pietra di Prun

Stratificazione della pietra

ma efficaci attrezzature manuali. Praticata una

talvolta bizzarre. Spesso lo scavo era agevolato

prima nicchia nello strato utile più alto, il prelievo

dalla presenza di fessurazioni verticali che offriva-

delle lastre avveniva “staccandole” una dall’altra,

no ai cavatori il vantaggio di un lato già tagliato.

procedendo verso il basso fino a raggiungere l’ulti-

Procedendo per gallerie parallele, nelle quali veni-

mo strato utile che formava il pavimento della

vano praticati collegamenti trasversali, molte cave

cava. Nell’alta valle di Negrar le lastre venivano

hanno assunto le grandiose sembianze di uno spa-

estratte da 73 strati rocciosi di spessore variabile da

zio interno basilicale denso di suggestione, vere

4 a 15 cm. circa, a ognuno dei quali era stato asse-

opere di architettura ottenute per sottrazione di

gnato un nome che ne connotava le caratteristiche

materiale. Divenute produttivamente obsolete in seguito

fisico-meccaniche o l’uso a cui era destinato. Mano a mano che lo scavo avanzava verso l’in-

all’immissione sul mercato di macchine da escava-

terno, per reggere il soffitto lapideo venivano rica-

zione, che consentono di raggiungere e cavare con

vati dei pilastri che, per le caratteristiche stesse

minor costo dall’esterno gli strati di pietra com-

della escavazione, risultavano di forme irregolari e

mercialmente utili, le cave in galleria sono state

30


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

definitivamente dismesse alla metà degli anni Cin-

venivano trasformate nel “piazzale” antistante l’in-

quanta. Abbandonate ad un rapido degrado solo

gresso della cava o in laboratori poco lontani. Gli

oggi le cave di Prun si rivelano ai nostri occhi come

strumenti di escavazione e di lavorazione manuali,

straordinarie testimonianze di intelligenza, ingegno

in uso fino agli anni ’50, sono stati progressivamen-

e capacità delle maestranze che le hanno prodotte;

te sostituiti prima da rudimentali meccanismi co-

in quanto opere che racchiudono la perfetta coinci-

struiti sul luogo e, successivamente, da moderne

denza tra programma funzionale e forma architet-

macchine per la segagione della pietra e per il suo

tonica, costituiscono una delle espressioni più alte

trattamento superficiale.

dell’architettura di pietra della Lessinia. Come tali

L’escavazione meccanica moderna, oggi esclusi-

vanno considerate importanti risorse culturali del

vamente utilizzata per il sistema a cielo aperto, men-

territorio veronese da tutelare e valorizzare.

tre ha ridotto la fatica muscolare degli uomini, ha

Anche la lavorazione delle lastre estratte con i

ampliato la dimensione e la scala degli interventi sul

due sistemi ha conosciuto una profonda trasforma-

territorio, rendendo ormai urgente un sistema nor-

zione. Fino a circa mezzo secolo fa le lastre estratte

mativo più maturo e adeguato alle esigenze di tutela

a cielo aperto venivano principalmente lavorate

e di trasformazione consapevole del paesaggio.

nella cava stessa, mentre quelle ricavate in galleria

Interno di una cava di Pietra di Prun in galleria, oggi dismessa.

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

eretta, per le piccole costruzioni per il ricovero di

TIPOLOGIE COSTRUTTIVE

attrezzi o per i muri di divisione delle proprietà.

E LINGUAGGI DELLA PIETRA

Ciò che più connota percettivamente queste Come ogni cultura costruttiva popolare quella

costruzioni lapidee sono gli aspetti sensoriali del

della pietra lessinica è principalmente fondata

materiale: la sua nuda essenzialità, la superficie lu-

sulla fusione e la connessione di due aspetti: la di-

minosa e ruvida, il senso di potenza tettonica e di

sciplina del materiale e la tradizione culturale.

preziosa matericità. Nel loro insieme concorrono a

La prima nasce da una serie di regole trasmesse

formare quelle qualità “decorative” contenute nel

dalla pratica costruttiva collegata all’uso del mate-

materiale stesso e assenti nel “disegno” architetto-

riale lapideo e da questo determinate in modo ri-

nico degli edifici; per ciò stesso vicine alla nostra

goroso. Si tratta dell’utilizzazione più idonea delle caratteristiche fisiche e meccaniche della pietra, del modo di prepararla, assemblarla e legarla ai fini della costruzione. L’applicazione rigorosa di tale disciplina ha dato luogo ai caratteri distintivi dell’architettura popolare della Lessinia, alla sua severa arcaicità, alla assenza di ogni elemento superfluo, al suo apparire assolutamente essenziale e funzionale. L’applicazione costruttiva del lastame si è infatti sviluppata secondo due semplici modalità. Una riguarda la ristratificazione della pietra, ossia il montaggio blocco su blocco, dopo la sua separazione dalla bancata e riduzione in conci. In un certo senso questa tecnica assai comune, riferita al lastame che rappresenta una sorta di ricostituzione delle condizioni geologiche originarie di giacitura per strati, come si percepisce nelle murature legate in pietra a vista degli edifici e in quelle a secco dei terrazzamenti. L’altra si manifesta nell’ uso tabulare del materiale lapideo, ossia nell’assemblaggio di lastre, talvolta di dimensioni molto grandi, utilizzate in diagonale per le coperture degli edifici, in Laste posate verticalmente in un edificio di Vaona

orizzonatale per le pavimentazioni, o, in posizione

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

moderna sensibilità architettonica che ricerca il massimo risultato estetico con il minimo “dispendio” formale. L’altra componente principale, la tradizione culturale, incide nella pratica costruttiva attraverso la permanenza in alcuni luoghi di culture costruttive dovute all’impiego di altri materiali, come il legno, anticamente presenti nel territorio. È il caso di numerose costruzioni diffuse in vaste aree del territorio lessinico che, senza modificare la tipologia dell’organismo edilizio, utilizzano insieme alla disciplina lapidea aspetti di sistemi costruttivi tipici dell’architettura lignea. La compresenza di questi fondamentali componenti della cultura costruttiva locale ha dato

Immagine di una costruzione in lastre di pietra a Vaggimal, demolita negli anni ’60.

luogo ad un linguaggio, il linguaggio della pietra lessinica, che si manifesta con tratti identificativi

delle tipologie edilizie e alla loro distribuzione ter-

ben riconoscibili e straordinariamente originali.

ritoriale. Sul tema delle tipologie edilizie si sono

Ad una più attenta osservazione degli elemen-

infatti concentrati negli ultimi decenni numerosi

ti costitutivi di tale linguaggio, ci si accorge della

e autorevoli studi che hanno affrontato i diversi

presenza di variazioni significative degli aspetti

aspetti di una disciplina dalle lontane radici, men-

“originali” della cultura costruttiva lapidea talvol-

tre un nuovo spazio di studio si sta oggi aprendo

ta rintracciabili in siti poco lontani tra di loro. Va-

nei confronti dei valori dei materiali e della co-

riazioni che attengono a fattori diversi tra cui le

struzione come ricerca di una mutata sensibilità

particolari condizioni geologiche in cui si trovano

nel costruire odierno ma che investe anche lo

le tipologie lasteolari sopra descritte, i problemi di

sguardo e quindi il giudizio sull’architettura del

abbondanza o scarsità di approvvigionamento dei

passato.

materiali, una maggiore influenza di altre culture,

Aspetto basilare per la lettura e comprensione

ecc. Più che di un linguaggio potremmo quindi

dei linguaggi costruttivi dell’architettura tradizio-

parlare di linguaggi della pietra lessinica, e, attra-

nale lessinica è la identificazione e la localizzazio-

verso l’analisi dei loro caratteri, fornire una lettu-

ne sul territorio delle varietà di pietre lasteolari,

ra che si sovrappone e si sviluppa in modo auto-

perché da queste (ma non solo) discendono le di-

nomo rispetto alla pur importante classificazione

verse declinazioni che li distinguono.

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

Una sintetica visione della carta geologica del territorio, che selezioni ed evidenzi i tipi di pietra utilizzati nell’architettura popolare, disegna tre grandi aree nelle quali la presenza di tali materiali si differenzia per qualità e distribuzione. La prima, corrispondente alla regione occidentale inclusa in senso meridiano tra la Val d’Adige e il Vaio dell’Anguilla, delimita il territorio in cui è dominante la Scaglia Rossa Veneta, o Pietra di Prun, la cui presenza è caratterizzata dalla costanza geometrica dello spessore della bancata e dalla regolarità degli strati, sia in affioramento che in profondità. Ciò significa anche una sostanziale costanza delle caratteristiche fisico-meccaniche della pietra lasteolare in tutta questa porzione di territorio, dalle basse propaggini collinari della Valpolicella fino allo zoccolo di base del grande terrazzamento dei pascoli alti.

Aperture in una concimaia a Vaona

L’altra grande area, compresa tra il Vaio dell’Anguilla e la Valle d’Illasi, corrisponde al territorio orientale della Lessinia, nel quale la pietra lasteolare cambia caratteristiche geo-meccaniche, essendo principalmente composta dal Rosso Ammonitico, ma anche da altre formazioni calcaree di diversa età geologica. Contrariamente all’area occidentale qui le bancate di calcare e gli stessi strati variano continuamente di spessore e si presentano discontinui sia nella quantità che nella distribuzione spaziale. La sua diffusa presenza in superficie ne facilita l’estraibilità ma, essendo gli strati meno uniformi, la pietra non risulta idonea ad essere commercializzata e, anche nell’impiego locale, è disponibile in quantità meno abbondante di quanAngolo di un edificio in pietra presso contrada Cona

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

to è invece la Pietra di Prun nell’area occidentale.

trambe le categorie di litotipi, sia alla presenza di

Rientra nelle caratteristiche geologiche sopra

de-

altri tipi di rocce non lastriformi e a diversa con-

scritte anche una fascia di territorio dislocata sul

formazione geologica che hanno determinato epi-

versante orientale della valle d’Illasi, al confine

sodi distinti di impiego non omologabili a quelli

con il territorio montuoso vicentino.

dell’area principale.

Una terza area, anche se avente caratteristiche geologiche non difformi da quella orientale, va considerata distintamente. Si tratta della larga fascia di altopiano corrispondente ai pascoli alti che chiude a Nord il sistema montuoso lessinico, e i cui confini settentrionali coincidono con le pieghe profonde che separano il territorio veronese da quello trentino, mentre i suoi due lati meridiani corrispondono alla Val d’Adige e all’alta Valle d’Illasi. Su questi declivi prativi, che spazialmente si estendono al di sopra delle due aree precedentemente descritte, è diffusa una cultura costruttiva sostanzialmente uniforme che possiede certi aspetti peculiari dovuti sia ad una più ricca disponibiliCopertura in lastame di un tetto nella Lessinia occidentale.

tà di Rosso Ammonitico e di altre formazioni calcaree affioranti in bancate facilmente suddivisibili in lastre, sia ad una situazione culturale più omogenea essendo i collegamenti semplificati dall’orografia del terreno. Entro questa griglia geologico - spaziale sono stati “scritti” con specifici caratteri e stili i linguaggi costruttivi dell’architettura popolare lessinica. L’evidente schematicità della suddivisione delle tre aree è intesa a dare una visione sinteticamente incisiva delle scritture lapidee e di evidenziarne meglio i tratti identificativi. In realtà all’interno di ciascuna si possono rilevare ulteriori differenziazioni, dovute sia alla compresenza di en-

Pavimentazione in lastre a Vaona

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

a) L’area occidentale

positi di attrezzi, porcilaie e pollai, fontane e lava-

È in questo settore che il linguaggio costruttivo

toi, realizzati con lastre di pietra conficcate nel ter-

della pietra lastriforme ha assunto i connotati di

reno. La loro posizione eretta consente alla luce ra-

maggiore chiarezza ed essenzialità e prodotto i più

dente del sole di rivelare l’impasto prezioso della

significativi sviluppi creativi.

materia, la ruvidezza del piano di giacitura che il

La uniformità stratigrafica del materiale e il se-

dilavamento secolare della pioggia ha ulteriormen-

colare magistero di tagliapietre e muratori locali

te sbiancato e ripulito di scorie e di frammenti sca-

hanno dato luogo nel corso dei secoli ad una sin-

gliosi, rendendo queste lastre sottili straordinaria-

tassi costruttiva talmente coerente da rendere chia-

mente delicate fin quasi a far percepire la loro inti-

ramente identificabili le costruzioni di questi luo-

ma fragilità. La meccanica tradizionale di taglio

ghi rispetto ad altri della Lessinia.

eseguita manualmente con attrezzi a percussione

Il primo aspetto che colpisce è la qualità e la fi-

ha preservato le lastre usate nelle costruzioni

nitezza del materiale lapideo, la Scaglia Rossa, sem-

“preindustriali” dalla sgradevole freddezza che ve-

pre rigorosamente applicato a vista, di un colore

diamo oggi in quelle modernamente tagliate a

mutante da bianco luminoso a rosato assai tenue

sega, spesso utilizzate a cingere i piccoli giardini o

che stacca gli edifici dai dossi e dai declivi prativi

a pavimentare i percorsi delle case per week-end

su cui sorgono delineandone l’essenzialità della

disseminate sulle colline veronesi.

forma. Questa impressione si fa ancora più forte

Ma ciò che riassume la poetica costruttiva del-

osservando gli elementi costruiti del paesaggio

l’architettura lessinica è la compresenza armoniosa

come muri divisori di orti e proprietà, piccoli de-

e coerente delle due principali modalità d’impiego

Esterno di ghiacciaia presso Vaona

Esterno di ghiacciaia presso Vaona

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

una consistenza analoga a un conglomerato naturale con una grana e cromia in straordinario accordo con il materiale lapideo. Le murature, di spessore variabile a seconda delle esigenze costruttive, venivano elevate a formare la scatola muraria partendo dagli angoli perimetrali, i quali, formati da conci di pietra, spesso squadrata, generalmente di dimensioni maggiori rispetto a quelli usati per il corpo della parete, dovevano irrobustire la parte più esposta dell’edificio. Realizzati con una morfologia “dentata” adatta ad immorsare solidamente il tratto di parete tra uno spigolo e l’altro, gli angoli costituivano la parte della muratura eseguita più accuratamente. Il muro così strutturato veniva elevato a corsi di pietra rifiniti nella facciata esterna per essere lasciati a vista. In molti casi i muri esibiscono un allineamento dei corsi così preciso da evocare la regolari-

Interno di ghiacciaia presso Vaona

tà della stratificazione naturale della roccia. Questo del lastame negli edifici: la forma stratificata e

effetto è rafforzato in alcuni edifici nei quali lo

quella lasteolare.

spessore dei corsi continua anche sugli spigoli.

La prima è intimamente legata all’atto arcaico

L’esempio più straordinario ed antico di questo

del costruire pietra su pietra. Negli edifici di abita-

ordine costruttivo è la pieve romanica di San Gior-

zione o in quelli adibiti alle attività produttive,

gio di Valpolicella, ma edifici costruiti con corsi di

come stalle, fienili, baiti per la lavorazione del for-

raffinata precisione sono rintracciabili in numero-

maggio o depositi per la conservazione del ghiac-

si villaggi e contrade sorti in prossimità delle prin-

cio, la muratura stratificata è in genere formata da

cipali cave come Prun, Gorgusello, Cona, Vaona,

conci ricavati dagli scarti di lavorazione delle la-

Giare e altri, dove operavano le maestranze più

stre. I conci sbozzati e tagliati accuratamente veni-

esperte. Certamente questa relativa uniformità dei

vano legati con una malta di calce, prodotta con

corsi lapidei, che rappresenta uno dei tratti carat-

frammenti della stessa pietra raccolti nei prati e nei

teristici dell’architettura dell’area occidentale della

boschi, mescolata con un terriccio sabbioso raccol-

Lessinia, era consentita dalla regolarità di spessore

to ai margini delle strade grazie al quale assumeva

degli strati di lastame da cui i conci derivavano.

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

Alle strutture verticali si collegavano quelle orizzontali. Al pavimento lapideo del piano terra, formato da grandi lastre, disposte nella posizione tabulare di giacitura, corrispondeva spesso un solaio del primo piano formato anch’esso da lastre sostenute da una travatura in legno. Una vera e propria estensione del pavimento lapideo interno è il lastricato esterno posato sulle corti e sulle aie dei casolari. Formato da lastre di grandi dimensioni, costituiva il parterre solido e pulito per accedere alla casa, senza trascinare il fango all’interno, e un luogo in cui si potevano essiccare dei prodotti agricoli. Un caso esemplare è Vaona, un villaggio nelle vicinanze delle cave a cielo aperto del Monte Loffa, presso Sant’Anna d’Alfaedo, nel quale tutti gli

Muro a spina di pesce nei pressi di Prun

spazi aperti sono raccordati con un unico suolo pietroso che lega gli edifici saldando le lastre dal

ticate nella pietra a ulteriore protezione. Risulta

parterre ai muri e ai tetti in una costruzione lapi-

anche evidente dalle dimensioni delle lastre usate

dea globale.

come si sia imposta nella Lessinia un’unica tipolo-

Ma il fondamentale elemento distintivo ed

gia di copertura: il tetto a capanna. Letti nel con-

identificativo dell’architettura lessinica è indub-

testo del paesaggio lessinico questi tetti lapidei,

biamente la copertura lastriforme degli edifici.

scanditi dalla rigorosa griglia geometrica del siste-

Questa consiste in una griglia di grandi lastre ap-

ma di piani lastriformi, rivelano con estrema chia-

poggiate ad una orditura di travi di legno che reg-

rezza ed incisività la ratio dell’artefatto e l’efficacia

gono le due falde inclinate dei tetti. Le lastre, dis-

della sua funzionalità.

poste in file regolari, in una sorta di accordo pla-

Per tali caratteristiche essi costituiscono l’ele-

nimetrico con il lastricato dei cortili, si sormonta-

mento identificativo più forte dell’architettura po-

no come grandi tegole piane formando una scali-

polare della Lessinia e nel contempo l’aspetto uni-

natura inclinata su cui scorre l’acqua piovana. Le

ficante delle tre fondamentali aree di diversa decli-

linee di giunzione tra una lastra e l’altra sono pro-

nazione del linguaggio lapideo. Infatti lo stesso

tette dall’infiltrazione dell’acqua con lastre copri-

tipo di copertura lastriforme, originata forse da

giunto connesse alle sottostanti da scanalature pra-

una rielaborazione dei tetti a “scandola” (sia in

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

piccole tavole di legno, sia in ridotte scaglie di pietra), diffusi in varie aree dell’arco alpino, è stato adottato con analoghe modalità su tutto il territorio lessinico, tanto da rendere identificabile il perimetro che delinea l’area di sviluppo dell’architettura popolare della Lessinia con la presenza di edifici a copertura tabulare. Una originale applicazione di questa tecnica riguarda singolarissime costruzioni disseminate in La corte Zivelongo in una immagine degli anni ‘60

alcune aree della montagna veronese: le ghiacciaie. Si tratta di costruzioni di pietra a forma cilindrica,

concepite come grandi pozzi o cisterne, conficcate nel terreno fin quasi al tetto ed adibite allo stoccaggio del ghiaccio naturale che veniva raccolto durante l’inverno in vicine pozze d’acqua appositamente realizzate e ivi conservato fino all’estate per essere poi trasportato nelle città della pianura. Una tipologia questa funzionale ad un piccolo ma significativo segmento di attività economica montana, di cui è rimasto solo qualche raro esempio, come la bellissima costruzione presso Vaona. Il rapporto tra la muratura stratificata in corsi perfetti ed il tetto tabulare a falde, ritagliato seguendo la pianta circolare della ghiacciaia, ha dato luogo all’interno della costruzione ad una avvolgente muratura circolare che evoca l’area absidata di una chiesa romanica e all’esterno ad una copertura circolare ripiegata nelle due falde che ricorda la struttura geometrica di una grande foglia pietrificata appoggiata ai declivi erbosi. L’altro aspetto in cui l’applicazione della Pietra della Lessinia ha assunto singolari caratteri di originalità riguarda le aperture degli edifici. Oltre alle differenziazioni funzionali, che contraddistinguo-

Particolare di un pilastro del porticato della corte Zivelongo

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

no le tipologie edilizie più semplici e ripetitive

chitettonico praticamente privo di elementi deco-

(case di abitazione, stalle, fienili, colombaie, mal-

rativi. Una analoga originale connotazione arcaica

ghe, ecc.) si possono, sotto questo profilo, eviden-

delle strutture ad arco è rintracciabile in molti altri

ziare due categorie fondamentali di edifici: quelli

edifici appartenenti a tipologie diverse dislocati in

che presentano la rielaborazione di elementi archi-

aree e gradini altitudinali differenziati compresi i

tettonici della tradizione colta urbana o di villa,

pascoli alti, a riprova di una autonoma quanto ri-

come portici, portali ad arco e pilastri, e quelli che

gorosa capacità delle maestranze locali di rielabo-

esprimono un proprio linguaggio funzionale di

rare in termini di essenziale funzionalità anche

straordinaria originalità.

temi costruttivi trasmessi dall’architettura “colta”.

Al primo caso appartengono quei complessi di

Dove invece è meno presente l’influenza della

edifici a corte di antica origine, che spesso hanno

cultura di pianura, come in molti edifici rurali in-

rappresentato il nucleo aggregativo di villaggi e

dividuali o in certi raggruppamenti di cellule a

centri rurali della montagna veronese, e che hanno

schiera, il tema delle aperture è regolato dal siste-

le loro espressioni più ricche e compiute nelle con-

ma trilitico, e in alcune aree trova originali solu-

trade di Zivelongo e Vallene. In entrambe il carat-

zioni come l’invenzione del triangolo di scarico

tere introverso, di chiara matrice autoprotettiva, è

del peso della muratura sugli architravi di porte e

ben evidenziato dalla contrapposta tipologia di aperture tra esterno ed interno della corte. Nei muri rivolti all’esterno compaiono quasi esclusivamente poche e piccole finestre incorniciate da pietre strombate, mentre verso il cortile le cortine murarie si aprono con robusti archi che inquadrano porticati profondi e con porte ad architravi monolitici che collegano gli interni dell’edificio con l’esterno. Zivelongo in particolare, il complesso a corte più antico ed importante della Lessinia occidentale, oggi completamente in rovina ivi compresi gli affreschi interni del XV e XVI secolo, presenta una efficace elaborazione degli archi lapidei. Realizzati in Rosso Ammonitico tramite il montaggio di blocchi “pietra su pietra”, secondo un arcaico quanto efficace sistema costruttivo, denotano la assoluta sobrietà ed essenzialità di un partito arParticolare dei portici della contrada Biancari

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

finestre. Con una semplice e chiara soluzione, che in tempi più recenti si è adattata alle mutate esigenze di organizzazione del lavoro agricolo, il sistema di scarico delle forze sulla muratura è divenuto anche un elemento stilistico del linguaggio costruttivo della Lessinia occidentale. In stalle e fienili costruiti tra gli anni ‘30 e ‘50 la necessità di ampliare le dimensioni delle aperture sui muri ha portato ad adottare soluzioni di semplice o doppia struttura di alleggerimento del carico sull’architrave con timpani e aperture scalinate. Ci riferiamo ad alcuni edifici costruiti nelle zone tra Sant’Anna d’Alfaedo e Fosse, in villaggi posti in prossimità di cave importanti a cielo aperto, dove la presenza di maestranze particolarmente esperte, attive fino all’inizio degli anni ‘60, ha saputo produrre una interessante innovazione creativa, che esprime una chiara conoscenza delle proprietà meccaniche

Tetti in paglia in una contrada di Campofontana in una foto degli anni ‘30 di B. Schweizer.

della pietra. Sempre nel settore occidentale della Lessinia

lenti capacità di coesione. Altri interventi di con-

troviamo anche gli esempi più originali di muri a

tenimento del terreno sono stati invece risolti con-

secco, tecnica costruttiva assai diffusa in tutta la fa-

ficcando a monte di margini stradali o di terrazza-

scia collinare veronese, tradizionalmente usata per

menti spesse lastre in posizione inclinata. In modo

contenere l’erosione meteorica dei terrazzamenti

analogo sono stati realizzati muri divisori delle

coltivati o per il consolidamento degli sbancamen-

proprietà accostando grandi lastre erette conficca-

ti nelle opere stradali.

te sui pendii prativi e lungo i margini di viottoli e

Nelle zone di San Giorgio di Valpolicella e di

sentieri. Questa originale soluzione costruttiva che

Prun, lungo alcune strade che collegano altri pic-

segna il paesaggio lessinico occidentale è ripresa in

coli centri dell’alta valle di Negrar, una inedita ti-

un altro contesto spaziale nei “pascoli alti”.

pologia di muri a “spina di pesce” rappresenta una raffinata soluzione costruttiva composta dall’in-

b) L’area orientale

treccio diagonale di conci di lastame per formare

Ciò che più colpisce nell’approccio all’archi-

lunghi tratti di muratura compatta dotata di eccel-

tettura di pietra del settore orientale della Lessinia

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

è la netta cesura di linguaggio che la separa da quella occidentale. Poco dopo Erbezzo, a partire dal Vaio dell’Anguilla, la profonda incisione che separa gli altopiani lessinici dalla fascia pedemontana ai pascoli alti, spostandoci verso Est si ha improvvisamente la percezione di un repentino mutamento nel linguaggio costruttivo degli edifici, e anche nel paesaggio. Di fatto si tratta di un cambiamento di cui in buona parte è responsabile la diversa conformazione geologica del territorio. Ce lo indica innanzitutto la differente consistenza della pietra, la quale conserva comunque il carattere stratiforme, ma acquista uno spessore maggiore, una coloritura più calda e rosata ed una compattezza, percepibile anche visivamente, che la rende lavorabile con maggiore fatica. Si tratta del Rosso Ammonitico, una pietra che nella sua stratificazione più spessa e massiccia acquista il nome ben più noto e rinomato di marmo Rosso Verona. Ma una componente importante del mutamento va anche attribuita ad Fienile nei pressi di Stander

alcune permanenze della cultura costruttiva precedente fondata su altro materiale, il legno. Una lettura della carta geologica ci fornisce al-

cazione locale non avviene più da cave vere e pro-

cuni dati importanti: la distribuzione sul territorio

prie, ma utilizzando occasionali affioramenti di

orientale di materiali lasteolari è meno compatta e

pochi limitati strati utili localizzati nei pressi degli

continua rispetto all’area occidentale; si estende in

edifici o delle contrade. Elementi questi che nel

modo frammentario, per così dire “a pelle di leo-

loro insieme contribuiscono a spiegare la specifici-

pardo”, con discontinuità negli spessori e nelle ca-

tà del linguaggio orientale e le differenze con quel-

ratteristiche meccaniche che rendono più scarsa la

lo della Lessinia occidentale.

disponibilità e meno conveniente l’impiego di ma-

Innanzitutto le murature, che, composte degli

teriale lasteolare ai fini costruttivi. In questo con-

scarti di scavo, presentano in genere minore rego-

testo geologico il prelievo dei materiali per l’edifi-

larità nel calibro dei conci e quindi nella tessitura

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

dei corsi sulla parete. Ciò determina un palese

come cerniere dell’edificio. Queste soluzioni che

squilibrio di texture tra la precisione dei conci

suppliscono con intelligenza e creatività alla scar-

d’angolo e l’irregolarità di quelli di cucitura, che

sità di materiali lapidei “naturalmente” regolariz-

rende non più percepibile la “ristratificazione”

zati hanno dato luogo ad uno stile delle murature

della pietra nelle murature come è invece visibile

che possiamo ravvisare nel corpo murario di nu-

nell’area occidentale; effetto questo sottolineato

merosi piccoli insediamenti situati tra Boscochie-

da una maggiore presenza di legante nel corpo mu-

sanuova e Velo Veronese, tra i quali un livello

rario. Su tale aspetto va anche però segnalato il

espressivo particolarmente rilevante, quasi simbo-

tratto di originalità fornito da certe soluzioni d’an-

lico, assume la antica contrada Bortoletti, una

golo, “a cerniera”, di alcuni edifici. In questa parte

schiera isolata di case del XVI-XVIII secolo di cui la

strategica e delicata della scatola muraria, i blocchi

parte più antica è oggi completamente distrutta

squadrati, montati “pietra su pietra” per rinforzare

dal crollo delle strutture. In altri casi il compito di

gli spigoli, sono sostituiti da lastre “salvaspigolo”

“salvaspigolo” è stato assegnato a lastre verticali in

montate verticalmente “a coltello” in modo alter-

forma di lunghe strisce inserite in uno dei due lati

nato sulle due facciate, visivamente percepite

dello spigolo. L’altro aspetto originale è la conformazione dei tetti di molti edifici, in particolare di stalle e fienili, i quali costituiscono la figura architettonica tipica dell’area orientale lessinica. Si tratta della cosiddetta “tesa gotica”, oggi così chiamata per la inclinazione delle falde dei tetti più acuta rispetto a quella degli edifici dell’area occidentale. Una soluzione che deriva dalla cultura costruttiva del legno di cui furono portatrici le popolazioni cimbriche anticamente insediate nei comuni della Lessinia orientale, quando gli altopiani erano coperti di boschi fino ad alte quote. Da una prevalente cultura lignea, inizialmente forse estesa a tutta la costruzione, si è progressivamente passati ad una cultura mista nella quale la compresenza di pietra e legno hanno dato vita ad una originale tipologia costruttiva. La logica costruttiva degli edifici operava per i

Soluzione d’angolo con lastre a “coltello” nella contrada Garzon

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

materiali utilizzati una netta divisione di compiti,

sotto di esse) o tegole piane, hanno quindi mante-

assegnando alla pietra le strutture verticali , mura-

nuto la pendenza acuta delle precedenti costruzio-

ture ed elementi di contorno delle aperture, men-

ni, mentre alla pietra lasteolare, per la sua relativa-

tre al legno era attribuita la struttura del tetto ed il

mente scarsa reperibilità, è stato assegnato il com-

manto di copertura. Essendo quest’ultimo formato

pito di proteggere dalle infiltrazioni delle acque

da fasci di sottile canna di palude, materiale di

meteoriche la parte terminale del perimetro mura-

scarsa impermeabilità ma di facile installazione e

rio, più facilmente degradabile. Si è venuto così a

sostituzione, la falda veniva inclinata con la grada-

costituire il caratteristico profilo della “tesa gotica”

zione adeguata a produrre un rapido scorrimento

formato da falde in materiale misto con inclina-

delle acque meteoriche. Alcuni esempi superstiti di

zione discontinua, di cui quella lapidea meno

questo stadio costruttivo precedente, ben docu-

acuta. Ciò è dovuto alle diverse caratteristiche dei

mentati da una campagna fotografica degli anni

due materiali: la copertura in canna di palude, fa-

Trenta del Novecento, ci mostrano alcune malghe

cilmente legabile alla struttura lignea del tetto, è

dell’alta Lessinia con muratura in pietra e tetto a

stata posata con una inclinazione più acuta per fa-

padiglione, formato da quattro falde fortemente

vorire il rapido scorrimento delle acque piovane,

inclinate, interamente ricoperte di canniccio di palude, alla maniera dei “casoni” della pianura veneta. Un materiale questo reperibile in piccole zone acquitrinose delle vallate o direttamente portato dalla pianura dai mandriani durante la transumanza. Il sopravvento della pietra come materiale costruttivo, in seguito al progressivo impoverimento delle aree boschive, ha prodotto le tipologie oggi visibili un po’ in tutta l’area orientale lessinica. La scatola muraria in conci di Rosso Ammonitico, ma anche di altri calcari della stessa varietà geologica, in alcuni casi misti persino a rocce vulcaniche, nella sua stringente logica funzionale ha ricondotto la struttura del tetto alla propria ratio costruttiva imponendo la soluzione a capanna. Le due falde ancora ricoperte dal manto di canniccio, oggi sostituito da lamiere di zinco (o nascosto Contrafforti per gli archi interni a Malga Fittanze

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L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

mentre le lastre lapidee, che poggiano sulla som-

cale e orizzontale di grandi lastre. Le pavimenta-

mità della muratura lungo i due lati di falda, ne-

zioni esterne sono assai ridotte, se non scomparse,

cessitano, per non scivolare, di una minore incli-

dai cortili e dalle aie ed il paesaggio in genere è

nazione. Infatti per le lastre che coprono i due lati

meno globalmente “pietrificato”, mentre è più

del muro a profilo triangolare acuto si rendeva ne-

ricca la vegetazione e più esteso il bosco. Cambia

cessaria una operazione più complessa di ancorag-

comunque il senso del materiale, declinato in que-

gio alla testata.

sti luoghi in modo più arcaico, anche se non man-

Uno straordinario repertorio di varianti sul

cano esempi “colti” come le costruzioni porticate

tema delle inclinate dei tetti, reperibile nelle di-

con archi pilastrati visibili nelle contrade Biancari

verse contrade, ci dà la misura della frammenta-

presso Boscochiesanuova, o i Gaspari di Roverè.

rietà dei processi di ibridazione delle due culture

Anche questa area orientale possiede quindi

costruttive. Troviamo così delle costruzioni con

una propria spiccata identità che contribuisce ad

coperture a struttura mista nelle quali il manto di

arricchire ed articolare un panorama architettoni-

lastre si spinge ben oltre il riparo delle testate dei

co che muta mantenendo la propria identità di

muri, andando a occupare più di metà della falda,

base.

mentre la parte in canna di palude si riduce a coprire una piccola porzione del tetto. Siamo in

c) L’altopiano settentrionale

questi casi probabilmente di fronte o ad una ri-

Per la sua conformazione morfologica ondulata

composizione della struttura muraria che mantie-

e continua, mai interrotta da incisioni o da pro-

ne o ingloba una parte della precedente costru-

fonde pieghe vallive, come sono invece le altre due

zione mutando sistema di copertura, o semplice-

aree della Lessinia precedentemente trattate, l’alto-

mente ad una minore disponibilità di materiale

piano settentrionale dei “pascoli alti”, pur essendo

lasteolare che ha suggerito di mantenere la strut-

il più esteso, rappresenta anche il luogo di più fa-

tura mista ligneo-lapidea in quantità dettate dalla

cile contatto delle culture e dei linguaggi dell’ar-

convenienza immediata.

chitettura di pietra. L’assenza di aree boschive o di

La relativa scarsità di materiale lasteolare utile

barriere fisiche consente allo sguardo di spingersi

alla costruzione, specie nelle quote altimetriche

su tutto l’arco dell’orizzonte, quasi di abbracciare

medio-basse, ha sensibilmente differenziato anche

l’intero paesaggio dell’altopiano e di identificare

il paesaggio del settore orientale rispetto a quello

ad uno ad uno i radi e minuscoli insediamenti dis-

occidentale. Sono infatti assenti, o quasi, i muri di-

seminati sulle immense superfici prative che rive-

visori dei fondi, formati dalla sequenza di lastre

stono l’estremo altopiano lessinico. Anche la con-

erette, così come le costruzioni di depositi, barac-

formazione geologica superficiale del terreno sem-

che, ecc., ricavate dal semplice montaggio in verti-

bra aver assecondato i contatti e i legami fra gli uo-

45


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

mini spargendo le risorse lapidee su tutto il territorio in modo quasi uniforme, così com’è per le vaste distese a prato, vera materia prima dell’economia alpestre distribuita uniformemente su tutta la superficie dell’altopiano. L’organica saldatura delle due risorse ha avuto come esito un paesaggio inedito, perché ancora diverso da quelli delle fasce lessiniche più basse, mentre la sua costruzione è indubbiamente stata favorita dalla disseminazione su gran parte del territorio delle formazioni calcaree stratiformi, praticamente identica a quella reperibile a quote più basse nell’area orientale. La roccia stratificata si presenta qui in sottili bancate affioranti con caratteristiche non adatte allo sfruttamento commerciale del materiale ma certamente in una condizione estrattiva assai favorevole all’impiego locale, oltre che in disponibilità

Interno della malga Fittanze

maggiori rispetto alla sottostante area orientale. La condizione relativamente paritaria di distri-

sola costruzione interamente costruita in materia-

buzione delle risorse litiche, ha contribuito a uni-

le lapideo, ivi compreso il tetto, e con l’aggiunta ri-

ficare il linguaggio costruttivo nell’altopiano, in

spetto alle tradizionali costruzioni delle altre due

ciò favorito anche dalla semplificazione delle tipo-

aree di una tettoia lapidea sporgente, retta da pos-

logie edilizie, essendo storicamente la produzione

senti mensoloni, posta a riparo del luogo dove av-

casearia l’unica attività economica della zona fino

viene la mungitura. In altri casi invece sono divise

alla metà del secolo scorso. Sede dell’economia

in più corpi edilizi che, strettamente connessi tra

dell’alpeggio è a tutt’oggi la “malga”, e i luoghi del

di loro, costituiscono la presenza puntuale dell’in-

ciclo produttivo sono costituiti dalla casera, dove

sediamento produttivo sulla superficie prativa dei

avviene la lavorazione del latte, dal baito, dove

pascoli alti.

sono fatti maturare i formaggi, talvolta anche dalla

Nella evoluzione secolare degli insediamenti di

stalla per il riparo dei bovini, mentre l’alloggio dei

alpeggio, che ha visto dei mutamenti tipologici e

“malgari” è ricavato all’interno di uno degli edifi-

strutturali in alcuni edifici, si può percepire una

ci. Spesso troviamo riunite queste funzioni in una

certa unità del linguaggio costruttivo che denota

46


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

un sostanziale assorbimento delle permanenze

struttura dell’edificio non consente di percepire gli

della cultura lignea in quella lapidea. Infatti, in al-

archi, mancando la visibilità dei contrafforti di

cune più rare costruzioni delle aree orientali del-

contenimento della spinta sui muri. In realtà i con-

l’altopiano le pendenze di falda dei tetti rivelano

trafforti esistono, ma il loro compito è stato affida-

una chiara derivazione, o un probabile adattamen-

to, con una arguta invenzione, a delle strette lastre

to, da una precedente copertura in canna palustre.

di pietra appoggiate alla muratura in posizione in-

Anche se la totale scomparsa di tali strutture ha

clinata in modo da assorbire la traiettoria della spinta dell’arco e scaricarla a terra.

portato alla omologazione delle attuali coperture in lastame dell’altopiano a quelle delle costruzioni

Con questa ingegnosa soluzione i due muri

lessiniche dell’area occidentale, si è prodotta sui

longitudinali dell’impianto perimetrale da cui par-

pascoli alti una tipologia costruttiva assolutamen-

tono gli archi cessano la loro funzione portante e

te originale, di straordinario interesse e di grande

possono essere sostituiti, tra un arco e l’altro, da

qualità architettonica. Si tratta di una soluzione

sottili lastre di tamponamento posizionate verti-

strutturale nata dalla necessità di coprire con pe-

calmente su cui è più semplice ricavare delle fora-

santi rivestimenti lapidei spazi interni di ampia di-

ture di areazione dell’ambiente. Anche su questa

mensione, non interrotti da divisioni murarie,

audace tipologia strutturale si possono individuare

senza ricorrere a una complessa struttura lignea a

numerose varianti tra le quali l’impianto a due

capriate, economicamente non conveniente.

“navate” che caratterizza l’interno di malga Bolde-

In sostituzione della tradizionale scatola mura-

ra dove il tetto è sostenuto da una doppia serie di

ria portante, nella quale ai muri perimetrali posti

archi “gotici” retti al centro da una fila di possenti

alle estremità era assegnato il compito di reggere le

pilastri lapidei forniti di base e pulvino, poggianti

travi su cui poggia il manto lasteolare della coper-

su un ruvido pavimento pietroso che lega a terra

tura, troviamo possenti strutture arcate che parto-

tutta la costruzione.

no da nervature indipendenti dalla muratura e che

Altro importante elemento architettonico che

reggono le travi longitudinali del tetto senza ne-

caratterizza l’architettura delle malghe lessiniche è

cessità di interrompere lo spazio interno con muri

il portale di ingresso ad arco. La sua ampia dimen-

d’appoggio. La fattura di questi grandi archi, in al-

sione, resa necessaria dalla funzionalità del ciclo di

cuni casi a tutto sesto, in altri a sesto acuto, dise-

lavorazione casearia, ha trovato nella tipologia del-

gna dei grandi vani interni che trasmettono un in-

l’arco a tutto sesto una alternativa efficiente alla

tenso pathos in ragione della loro analogia con

fragilità dell’architrave monolitico, inadatto a reg-

l’interno di arcaiche architetture sacre, romaniche

gere la compressione del muro sovrastante su una

o gotiche. A potenziare questa sensazione contri-

luce così ampia. Non mancano inoltre esempi di modernizza-

buisce un effetto di sorpresa perché all’esterno la

47


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

zione e razionalizzazione di questi complessi pro-

terventi ottocenteschi di riorganizzazione dell’eco-

duttivi che dal punto di vista del modello architet-

nomia di malga che denotano un “disegno” preor-

tonico e della loro destinazione funzionale po-

dinato, frutto forse di un consapevole atteggia-

tremmo in un certo senso considerare come

mento progettuale che ci ha lasciato alcune co-

espressione di una archeologia industriale lessinica

struzioni di pietra esemplari come il baito di Malga

mai dismessa. Si tratta di costruzioni legate ad in-

Brancon. All’interno dell’edificio una struttura in

“Navata”e archi ogivali all’interno della stalla di Camporetratto

48


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

blocchi di pietra squadrati si configura come una

tiche delle lastre per la realizzazione di ripari per at-

successione, a distanza regolare e relativamente

trezzi o per animali, come le porcilaie. Ma l’aspetto

ravvicinata, di setti arcati a sesto acuto che fuorie-

più visibile di questo particolare impiego della pie-

scono dalla muratura non portante con una lese-

tra è costituito dai muri divisori di proprietà, di de-

natura profonda lungo i due fianchi longitudinali

limitazione di tratturi e dei percorsi di transuman-

dell’edificio. Le stesse aperture di ventilazione

za del bestiame. Nuovamente, ad una quota più

degli spazi in cui avviene la lavorazione del latte,

alta, in un paesaggio metafisico, aperto sui grandi

concepite come feritoie orizzontali allineate, più

spazi silenziosi dell’alpeggio, la pietra lasteolare se-

che come finestre, denotano l’ordinato impiego di

parata dalla sua giacitura orizzontale, ridotta alla

un principio di razionalità che riesce ad inglobare

forma di monoliti sottili ed eretta dagli uomini per

in modo esemplare la disciplina lapidea e lo stile

le necessità della loro vita dispiega le sue qualità se-

del linguaggio.

grete più importanti nella rete di segni e punti che fanno dei pascoli alti della Lessinia una unica e ir-

Altro aspetto che connota l’architettura e il

ripetibile opera collettiva di land-art.

paesaggio dei “pascoli alti”, soprattutto nelle sue aree orientali è l’impiego delle lastre di pietra in posizione verticale o nel sistema trilitico di montaggio, analogamente a quanto è visibile nell’area lessinica occidentale. Troviamo infatti frequentemente affiancati agli edifici in muratura stratificata (baiti, casare, stalle) delle costruzioni che sfruttano le proprietà monoli-

49


L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE

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50


LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

Corrado Balistreri Trincanato


LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

Ha scritto Giuseppe Pagano1:

perficie della terra diventa fattore determinante che

“… Dove le condizioni climatiche, le abitudini di

influenza la forma della casa: clima e venti, monti e mari, boschi e campi.

vita, le condizioni economiche non hanno subito sostanziali modificazioni, le risultanti edilizie dell’archi-

Infine la struttura economica del paese e della so-

tettura utilitaria non cambiano; dove la costruzione è

cietà umana completa la serie degli elementi principa-

interpretata come strumento di lavoro, e conseguenza

li che modellano questa unità organica e complessa: la

della logica istintiva e primordiale dell’uomo, scaturi-

casa. Con il variare di uno di questi tipici fattori va-

scono ancor oggi le stesse risultanti edilizie. Questo

rieranno le risultanti edilizie.… ”.

immenso dizionario della logica costruttiva dell’uo-

Partendo proprio da tale enunciato, che codificava

mo, creatore di forme astratte e di fantasie plastiche

ed evidenziava l’esistenza di tre tipi di architetture abi-

spiegabili con evidenti legami col suolo, col clima,

tative ovvero quella aulica urbana ed extraurbana dei

con l’economia, con la tecnica, ci è aperto davanti agli

palazzi e delle ville, quella minore delle residenze dif-

occhi con l’architettura rurale. Un esame perciò del-

fuse (di singoli, condominiali o collettive), che costi-

l’architettura rurale, condotto con questi criteri, può

tuiscono il continuum urbano (così ben evidenziata

essere non soltanto utile ma necessario per compren-

dalla professoressa Egle Renata Trincanato2, la quale

dere quei rapporti tra causa ed effetto che lo studio

fu tra i capostipiti negli studi di detta architettura),

della sola architettura stilistica ci ha fatto dimenticare.

quella rurale, isolata o costituente piccolissimi nuclei

L’architettura rurale rappresenta la prima e immediata

abitativi (che comunemente vengono indicati come

vittoria dell’uomo che trae dalla terra il proprio so-

frazioni o borgate sparse e lontane da un centro urba-

stentamento. Vittoria dettata da una necessità, ma sa-

no esso sia di città o di paese), è stata sottolineata al

tura di evoluzioni artistiche. …

mondo accademico delle facoltà di Architettura e di

La casa rurale, pur rimanendo opera onesta di ar-

Ingegneria ed ai professionisti da queste formate l’im-

chitettura, rappresenta il legame vivente fra la terra e

portanza che lo studio svolto sino allora, relativo alla

l’uomo che la coltiva. Dalla terra si ricavano i mate-

storia e agli stili dell’architettura classica dall’evo anti-

riali di costruzione; in relazione al percorso del sole si

co all’evo moderno sino al periodo eclettico, si esten-

ordinano i vani; e tutto quanto copre e circonda la su-

desse anche ai manufatti che venivano considerati

52


LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

mera edilizia corrente pur contenendo alle volte ele-

torno al quale viene ammucchiato il fieno. È logico

menti compositivi e decorativi degni di una certa at-

che, in questo modo, data la relativa uniformità dei

tenzione.

singoli fuscelli, si ottiene una forma cilindrica. La ne-

Riportiamo un altro brano di Pagano:

cessità di proteggere il fieno contro le piogge, gli dà la

“La storia dell’architettura si occupa quasi senza

forma cupolare o conica, che facilita lo scolo delle

eccezioni dell’architettura stilistica, cioè di quella

acque, senza farle penetrare nell’interno del pagliaio.

forma d’arte edilizia ritenuta meritevole di attenzione

Potrebbe darsi che primitivamente i pagliai servivano

per il suo valore intenzionalmente estetico e palese-

anche come ripari per l’uomo, il quale scavava una

mente orientato a forme decorative. Nella storia della

specie di grotta nell’interno, usanza che esiste ancora

architettura noi studiamo generalmente la storia del

in certe regioni (Veneto) per farne dei ripostigli. Fatto

gusto architettonico attraverso le forme auliche adot-

sta che esiste un legame strettissimo fra la capanna pri-

tate dalle costruzioni maggiori: i templi, le chiese, i

mitiva e il pagliaio, poiché anche per la capanna si pre-

palazzi. Quali ragioni tecniche, quali rapporti di tradi-

sentano le stesse necessità: protezione dalle intemperie

zione formale e quali influenze di carattere economi-

(pioggia, sole, freddo) e stabilità contro i venti. Non

co e funzionale abbiano originato queste manifesta-

sorprende quindi se la sua forma esterna è identica a

zioni non interessano per lo più né il mondo degli stu-

quella del pagliaio. Un albero o un palo in mezzo,

diosi né quello degli artisti. Nell’esame dell’architettu-

regge una struttura di bastoni infissi nel terreno, …”. Il pensiero di Pagano era condiviso anche da altri

ra stilistica ci interessa enormemente il «come», ma

all’epoca, seppure una ristretta minoranza tra cui l’in-

non il «perché». …”. Per Pagano la progettazione contemporanea non

gegnere Guido Sullam, docente dal 1928 in varie di-

doveva quindi limitarsi ad osservare “il classico” estra-

scipline al Regio Istituto Superiore di Architettura di

polato dal contesto bensì partire dal contesto e da più

Venezia, il quale nell’a.a. 1933-’34 durante il Corso di

discipline per comprendere appieno come si era evo-

Elementi Costruttivi (1° anno) affrontò i seguenti ar-

luta l’arte edificatoria, infatti scriveva:

gomenti:

“… Quando l’uomo ha cominciato ad occuparsi

“Introduzione: L’edificio – sua costituzione e fun-

non più esclusivamente della caccia e della pesca, ma

zione. Principali criteri dai quali derivano le norme

ad allevare mandrie di bestiame, la sua preoccupazione

costruttive – illustrazione sommaria di questi concetti

doveva essere quella di provvedersi della necessaria

negli edifici, dai periodi passati, ai nostri giorni.

quantità di mangime anche per la stagione invernale

Parte I – materiali litosi: naturali ed artificiali; a)

che non offre pascoli sufficienti. Primaria necessità

Pietre naturali: caratteristiche per qualità ed utilizza-

quindi quella di immagazzinare la raccolta del fieno e

zione, in generale e secondo le varie regioni; estrazio-

di proteggerla dalle intemperie: così fu creato il pa-

ne – lavorazione e modo di applicazione; taglio delle

gliaio. La sua forma primitiva è cilindrica: un palo at-

pietre. Ecc.

53


LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

Parte II – Muri e murature: caratteristiche costrut-

li sin nei particolari costruttivi e decorativi più minu-

tive e funzionali; a) In pietra naturale; b) In pietra ar-

ti, nel 1938, il Sullam, a seguito delle leggi fasciste an-

tificiale. Ecc.”.

tisemite, essendo di origine ebraica, venne sospeso dall’insegnamento che riprese solo nel 1945 con la Li-

Il Sullam nello svolgimento delle lezioni non solo

berazione dopo la caduta della Repubblica di Salò.

citò esempi di edifici aulici ma richiamò l’attenzione sui materiali usati per la loro costruzione e sui luoghi

Il Sullam, per tutte le doti qui sopra enunciate,

d’origine; nell’elencazione delle pietre e dei marmi

forte anche della Libera Docenza in Architettura Tec-

evidenziava quelli provenienti da siti veneti spiegan-

nica, sollecitava i propri studenti d’Architettura fre-

done le caratteristiche ed i modi d’uso.

quentanti il primo anno ad un attento approfondi-

Tale attenzione ai materiali ed ai loro luoghi d’ori-

mento delle tecniche costruttive e dei materiali usati

gine scaturiva dal fatto che Guido Sullam (Venezia

anche in riferimento all’Architettura Utilitaria, spa-

1873 – 1949), laureatosi in ingegneria civile a Padova

ziando dai casoni veneti, allora fortemente presenti

nel 1895 e iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Ve-

nelle pianure veneziane e padovane, alle case a ele-

nezia conseguendo nel 1902 il titolo di professore di

menti giustapposti, alle boarie, ai rustici collinari ove

disegno architettonico, aveva maturato una esperien-

era forte la presenza dei ciotoli morenici nelle mura-

za lavorativa nell’opera di restauro e di consolida-

ture, ai tabià lignei bellunesi, sino alle casare verone-

mento della Basilica di San Marco acrescendo la pro-

si, sottolineando l’uso dei marmi rossi e bianchi pro-

pria conoscenza nei laterizi, nelle tessere musive, nelle

venienti dalle cave della Valpolicella e della Valle di

pietre e nei marmi, materiali provenienti dai più dis-

Chiampo ed evidenziando come nella Lessinia tutti

parati luoghi, di cui è ricca la Basilica; svolta tra il

gli edifici fossero realizzati con lastre di pietra locale

1904 ed il 1919 la libera professione, dopo l’incontro

dai pavimenti, alle murature, ai gradini, agli stipiti

con le architetture di Joseph Maria Olbrich (Troppau

delle porte e delle finestre, agli acquai ed ai focolari,

1867, Düsseldorf 1908) ne aveva subito l’influenza di-

alle coperture dei tetti sino ai comignoli.

venendo un propugnatore dell’architettura Liberty

Vi era stato in quel ventennio, 1920-’40, oltre alla

nel Veneto; dal 1919 al 1927 aveva svolto la carriera di

spinta della ricostruzione postbellica nei territori friu-

docente di Arti Applicate presso vari istituti artistici

lani, giuliani, trentini e veneti (territori in cui erano

professionali valorizzando le attività artigianali, dal-

andati distrutti interi paesi dai bombardamenti dei

l’oggettistica agli arredi, e nel contempo l’importanza

contrapposti eserciti ma anche moltissime piccole

della conoscenza dei materiali.

borgate ed edifici rurali isolati saccheggiati per trarne

Contemporaneo di Guido Cirilli (Ancona 1871,

materiale da costruzione per le trincee e per i depositi

Roma 1954) e Giuseppe Torres (Venezia 1872 – 1935),

di munizioni), anche l’incremento della politica delle

Maestri di straordinaria perizia nel disegno, nell’orga-

bonifiche delle aree paludose e/o malariche che aveva

nizzazione dei volumi e nell’uso sapiente dei materia-

portato in evidenza la necessità di una nuova proget-

54


LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

tazione di architetture rurali rispetto a quelle tradizio-

nomica prodotta da attività agricole sopportando per

nali affiancando allo slogan “Utilità, Tecnica, Forma”

decenni un forte pendolarismo giornaliero dal paese

quello della “Salubrità, Produttività”; ma tale necessi-

alla fabbrica per ritornare al paese dopo le ore lavora-

tà di ricostruire o costruire aveva indotto le menti più

tive cercando anche di conciliare i momenti topici

fini ad iniziare a studiare in modo approfondito le ar-

delle stagioni agricole con quelli produttivi delle in-

chitetture rurali presenti nelle varie regioni d’Italia,

dustrie.

uno studio dal lentissimo avvio che trovò una reale

Prima che avvenissero tali sovvertimenti vi fu chi

accelerazione solo dopo il secondo postguerra; il

sentì la necessità di raccogliere il maggior numero di

primo libro edito dal Consiglio Nazionale delle Ricer-

informazioni ed in riferimento alle architetture utili-

che. Comitato per la Geografia, la Geologia e la Ta-

tarie lessiniche è significativo l’ottavo volume della

lassografia. Ricerche sulle dimore rurali in Italia, fu

collana sulle Ricerche sulle dimore rurali in Italia, di

quello di Renato Biasutti , La casa rurale in Toscana,

Elda Padovan4, libro in cui il professor Biasutti scrive

Leo S. Olschki Editore, Firenze, 19383.

nella Prefazione:

In questa opera di ricostruzione di tutto il territo-

“Questa breve memoria della Prof.ssa Elda Pado-

rio nazionale, mentre da un lato attenti studiosi e re-

van, …, è tratta da un lavoro di mole assai maggiore

stauratori si accingevano a recuperare e risanare le

che attendeva da vari anni la pubblicazione. Di fronte

opere d’arte ed i monumenti danneggiati dalla guerra,

alle difficoltà finanziarie che si opponevano alla pub-

dall’altro studiosi di pari livello riprendevano le Ricer-

blicazione integrale di esso, l’autrice ha consentito,

che sulle dimore rurali in Italia ben comprendendo

prontamente e modestamente, a estrarne la presente

che a breve grandi mutamenti sociali ed economici

sinossi, rinunziando al minuto resoconto dell’esplora-

avrebbero modificato profondamente il mondo con-

zione da lei condotta valle per valle, con pari vivo

tadino.

amore per la sua regione e per la ricerca intrapresa.”.

Già dalle prime fasi della ricostruzione fu evidente

Nel ventesimo volume, quello di Luigi Candida,

che l’attrazione delle grandi industrie, dei commerci e

La casa rurale nella pianura e nella collina veneta5, nel

delle città avrebbe portato ad un abbandono delle

Capitolo VI, Il territorio veronese, di Vittorio Casta-

campagne per modelli di vita ritenuti meno faticosi e

gna, viene ripresa l’analisi di questo territorio dalla

più remunerativi, che sarebbero avvenuti massicci

Zona di collina: anfiteatro morenico del Garda e Val

spostamenti di residenze e di attività lavorative dal

d’Adige a La riviera Gardesana.

Sud al Nord d’Italia, che le classi più giovani non

In parallelo al lavoro del Consiglio Nazionale delle

avrebbero più seguito i modelli ed i modi di vivere

Ricerche ed ai venti testi della Collana, l’Istituto Nazio-

proposti da quelle più anziane, che i grandi poli indu-

nale di Urbanistica procedeva con i propri studi a pro-

striali avrebbero fruito di una classe operaia costretta

tezione delle cose di interesse storico ed artistico e delle

ad affiancare al salario operaio una integrazione eco-

bellezze naturali e panoramiche; è significativo come al

55


LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

VI Convegno, Difesa e valorizzazione del paesaggio ur-

tro, Fumane, Marano, S. Anna, Negrar) della Valpoli-

bano e rurale, tenutosi a Lucca tra il 9 e l’11 novembre

cella, vincolati di recente per l’intero complesso dei

del 1957, nella Relazione di apertura del VI Convegno,

loro territori amministrativi, è significativo per un

il professor Giuseppe Samonà sottolineasse:

altro verso.

“… La nostra difesa di uomini di cultura è dunque

Interessati dal tracciato di nuove strade in pro-

una difesa contro il vuoto che sentiamo prodursi nel-

getto presso la Provincia, e non volendo la Sovrin-

l’ambiente moderno, contro la dispersione di caratte-

tendenza che si ripetesse, in un territorio così ricco

ristiche vivissime per secoli, alle quali non abbiamo

di ville, parchi e bellezze d’insieme, lo scempio della

ancora saputo sostituire altre più attuali per la nostra

Gardesana, l’unica prassi per poter intervenire con

vita, che abbiano significato umano coerente a nuove

funzione consultiva negli studi di progettazione è

relazioni non ancora scoperte tra gli uomini. Queste

stata l’imposizione di questo vincolo. L’inclusione

relazioni dovrebbero superare, secondo l’aspirazione

della totalità dei territori si giustifica con l’urgenza

della nostra cultura, l’ottusità del comportamentismo

del provvedimento. La legge oggi non concede altro

per generi sociologici e, sia pur in diversa dimensione,

strumento più efficace, anche in casi di emergenza

dare agli uomini la coscienza che vivere insieme in un

come questo. …”.

determinato gruppo li distingue e li caratterizza per at-

Tale intervento riconosceva l’alto valore di quei

tività e per costume, da qualsiasi altro gruppo vivente

siti, non preoccupandosi dei restanti comuni della

sulla terra. …”, evidenziando così la necessità di sal-

Lessinia poiché allora non erano sottoposti a grandi

vaguardare il meglio di quanto era pervenuto dal pas-

mutamenti e ci si affidava alla cultura locale ed alla

sato negli usi, nei costumi, ma anche nell’architettura

tradizione storica nel conservare e preservare sia il

e nel paesaggio, sapendo nel contempo proporre

paesaggio sia le architetture, anche quelle “utilitarie”,

nuovi modelli che conservassero tutti i “valori alti”

ivi presenti. L’interesse attento per il Territorio nel 1963 si

del genere umano. Nello stesso convegno a nome della Sezione Ve-

concretizzò nella Mostra Architettura nei monti Les-

neta dell’INU la professoressa Egle Renata Trincanato,

sini, tenuta a Palazzo Forti a Verona nel settembre di

nella disamina sul territorio delle undici provincie

quell’anno e nel catalogo della Mostra pubblicato a

delle Tre Venezie ai fini della determinazione dei vin-

cura dell’Ente Marmi Veronese nella veste di Quader-

coli paesistici imposti in base alla legge 29 giugno

no N.1, ove erano presenti gli scritti di Licisco Maga-

1939 n° 1497 attuata attraverso una attenta scheda-

gnato, Calogero Muscarà, Angelo Pasa, Vincenzo

tura accompagnata da cartografia adeguata, affron-

Pavan e Francesco Zorzi, accompagnati da fotografie,

tando le realtà presenti nella Provincia di Verona evi-

cartografie e disegni di alcuni edifici e planimetrie di

denziava:

alcune Corti. Tale volumetto di 90 pagine ricco di 143 tavole

“… L’esempio dei 6 comuni (S. Ambrogio, S. Pie-

56


LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

apriva al vasto pubblico la bellezza e l’originalità delle

principe è quello manuale e solo quello manuale e per

architetture della Lessinia Occidentale tant’è che, nel

tanto rappresenta una vera disciplina di laboratorio.”.

suo intervento I villaggi di pietra della Lessinia Occi-

Sempre il professor Samonà scriveva che “… dare agli uomini la coscienza che vivere insieme in un de-

dentale, il professor Licisco Magagnato scrisse: “… Non speravamo certo, stendendo tre anni fa

terminato gruppo li distingue e li caratterizza per atti-

questa prima notizia sull’architettura della Lessinia,

vità e per costume, da qualsiasi altro gruppo vivente

che l’appello a interessarsi dell’argomento da tutti i

sulla terra. …”, quindi il formarsi delle comunità trova

punti di vista – studio, conservazione, restauro –

il legante nelle forme espressive, nei suoni che escono

avrebbe potuto trovare così pronta risposta.

dalla nostra bocca, dal muoversi dei nostri corpi, dai

Le memorie che seguono, a commento del mate-

colori dei nostri abbigliamenti, dalle architetture che

riale esposto alla mostra e illustrato sono il tentativo

vengono realizzate e da quelle ricevute dagli ascen-

di approfondire la conoscenza dell’ambiente e studia-

denti; in fondo, non siamo che delle “moderne picco-

re, anche, qualche modo di rivalorizzazione del terri-

le tribù” in territori antropizzati che dovrebbero aver

torio e del materiale di cui sono fatti il suolo, il sot-

sempre presente il valore di ciò che riceviamo e di ciò

tofondo e lo sfondo nonché le mura di questi paesi di

che lasceremo ai nostri discendenti. Grandi passi sono stati compiuti da quando Fran-

pietra. …”. Da quel 1963 vi è stato un alternarsi di intensità

cesco Milizia nel 1781 descriveva nei Principj di Ar-

di interessi per le architetture lessiniche, dal cospicuo

chitettura Civile come dovessero essere costruite le

materiale fotografico raccolto dalla professoressa

Case rustiche e le Giacciaie (ghiacciaie), delineando

Giorgia Scattolin, docente di Disegno e Rilievo all’I-

così le basi per una maggiore attenzione per le archi-

stituto Universitario di Architettura di Venezia, poi

tetture utilitarie. Comunque la accresciuta odierna

andato disperso, ai convegni ed alle mostre sull’ar-

sensibilità può sempre scontrarsi col convincimento

chitettura rurale veneta , alla Campagna di Rilievi

che si possa impunemente sconvolgere un territorio

Territoriali svoltasi in Lessinia dall’a.a. 1991-‘92

od abbandonare al loro destino quelle strutture che

all’a.a. 1995-’96, con il motto “Rilievo è poesia”, forti

non rientrano nella momentanea logica di una eco-

del concetto espresso dal professor Giuseppe Samonà:

nomia vissuta solo a breve termine proprio perché in

“Il rilievo manuale è una conoscenza percettiva

Italia vi è chi vorrebbe introdurre nei telegiornali la

che viene esercitata attraverso questo mezzo, mentre

lingua dialettale, pensando così di promuovere il re-

le altre forme di conoscenza sono meccanizzate e

gionalismo e la cultura locale, quando dal buon senso

quindi tecnicamente più valide ma non hanno alcuna

emerge che in ogni luogo, pur piccolo, le parlate, gli

validità nella conoscenza diretta ed istintiva delle cose

usi, i costumi, l’architettura, i paesaggi, si differenzia-

che è data soltanto dalla percezione e che soltanto at-

no e pertanto non possono essere contenute in pochi

traverso questo tipo di rilievo si esercita. L’elemento

contenitori tesi a produrre delle culture astoriche.

6

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LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA

BIBLIOGRAFIA

1) Giuseppe Pagano, Guarniero Daniel, Architet-

il Convegno patrocinato dalla Provincia Autono-

tura Rurale Italiana, Quaderni della triennale,

ma di Trento, Maria Carla Giuliani (a cura di),

Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1936.

Architettura delle Alpi. Tradizione e innovazio-

2) Egle Renata Trincanato, Venezia Minore, Edi-

ne. Atti del Convegno, Trento 6 ottobre 2000,

zioni del Milione, Milano, 1948.

Giunta della Provincia Autonoma di Trento,

3) A cui seguiranno B. Nice, La casa rurale nella

Trento, 2001.

Venezia Giulia, 1940, L. Franciosa, La casa ru-

Due interessanti interventi riguardanti uno dei Co-

rale nella Lucania, 1942, E. Scarin, La casa ru-

muni della Lessinia possono essere considerati

rale nel Friuli, 1943

i due volumi:

4) Elda Padovan, La casa rurale nelle Valli dei

Piepaolo Brugnoli (a cura di), Fumane e le sue co-

Lessini. Illustrato da 19 figure e 4 tavole, con

munità. Volume I, Fumane, Cavallo, Mazzure-

una prefazione di Renato Biasutti, Centro di

ga, Comune di Fumane, Centro di Documenta-

studi per la geografia etnologica, Firenze, 1950.

zione per la Storia della Valpolicella, Arbizzano

5) Luigi Candida, La casa rurale nella pianura e

(VR), 1990;

nella collina veneta. Con i contributi di: E. Be-

Giovanni Viviani (a cura di), Fumane e le sue co-

vilacqua, V. Castagna, C. Cavalca, P. Dagradi,

munità. Volume II, Breonio, Molina, Comune

G. Mansoldo, Leo S. Olschki Editore, Firenze,

di Fumane, Pro Loco di Breonio, Pro Loco di

1959, con 76 illustrazioni e XXXVI tavole.

Molina, Centro di Documentazione per la Sto-

6) Ad esempio:

ria della Valpolicella, Novastampa, Verona, 1999.

la Mostra-Convegno presieduta dalla Giunta Regionale della Regione del Veneto, raccolta nel volume,

Si rinvia l’elenco delle edizioni minori prodotte dai

AA.VV., La casa rurale nel Veneto. Valori culturali

vari Comuni con l’aiuto degli studiosi locali,

sociali ed economici dell’ambiente rurale e recu-

alla vasta letteratura reperibile nelle Biblioteche

pero del suo patrimonio edilizio. Catalogo e atti

Nazionali, quali La Marciana di Venezia.

della mostra-convegno di Treviso 6 – 22 aprile 1979, Edizioni Multigraf, Spinea (Venezia), 1983;

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RILIEVI E DISEGNI

Luciano Bogoni


RILIEVI E DISEGNI

pria acutezza, sensibilità e passione a noi ed al loro

“Vulnerant omnes ultima necat”

prodotto finale d’esame. Non avevamo certo previsto la quantità di di-

Per tutti coloro che svolsero le esercitazioni di

segni prodotti quando, il primo anno, abbiamo

rilievo in Lessinia era la prima volta che toccavano

iniziato con i rilievi in Lessinia.

con mano i vari materiali da costruzione, che ne

Il prof. Arch. Corrado Balistreri aveva accetta-

osservavano le forme, i colori, la grana, nonché le

to di buon grado di inserire la Lessinia tra le aree

tecniche costruttive usate dalle maestranze locali

territoriali da proporre agli studenti anche perché,

avvalendosi quasi sempre di materiali poveri e re-

oltre alle aree delle provincie di Treviso, Venezia e

peribili in loco. Scoprirono che non ci potevano essere capriate

Vicenza, avevamo qualcosa da proporre anche per

a sostenere le “laste”, bensì servivano dei bei tra-

quelli più vicini a Verona. Gli studenti erano seguiti dall’arch. Demetrio

voni orizzontali e la lunghezza di questi determi-

Viviani e dal sottoscritto ma ben presto Corrado

nava le dimensioni della stanza e che questi tron-

Balistreri ed i coordinatori delle altre aree territo-

chi di forma conica venivano posti in opera con la

riali (arch. Daniele Molinaro, Paolo Pizzati e Dario

parte più sottile alternata in modo da sopportare

Zanverdiani), affascinati dal paesaggio di pietra, ci

uniformemente il peso delle “laste”.

convinsero a continuare per altri anni con questa

Conobbero che cosa erano le “quintane” e a

esperienza in modo da poter rilevare e disegnare il

che cosa servivano le scanalature sotto le “quinta-

maggior numero possibile di fabbricati.

ne”; come si costruivano i muri a secco e quelli a

La volontà e l’impegno col quale sia le studen-

sacco; come veniva effettuata la posa delle pavi-

tesse, sia gli studenti, hanno lavorato in Lessinia

mentazioni, la costruzione dei comignoli, delle re-

sono dimostrati dai disegni prodotti; tutti doveva-

cinzioni, dei lavatoi, delle fontane, dei pozzi con

no attenersi a delle regole grafiche unitarie, tant’è

elementi in pietra assemblabili ed i relativi sistemi

che la enorme mole degli elaborati sembra a prima

di sollevamento.

vista eseguita dalla stessa mano; in realtà a ben os-

Il testo guida più consultato era quello di Paolo

servare ogni gruppo ha saputo trasmettere la pro-

Righetti; gli studenti, per maggiore comodità, gira-

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RILIEVI E DISEGNI

vano per le Corti con gli strumenti per il rilievo e

padiglione con pilastri sottilissimi di marmo rosso

parti fotocopiate del libro.

di Verona che dovevano sostenere una serie di tetti

Molti di loro tornarono negli anni successivi ad

a doppia onda; dove le “onde” si intersecavano, si

aiutare le nuove matricole ed alcuni tra questi, af-

formavano delle grandi lunette che sarebbero ser-

fascinati dai luoghi e dalle architetture, sviluppa-

vite da finestre.

rono le loro tesi di laurea sulle architetture della

Il padiglione fu poi adibito ad esposizione di

Lessinia avendo come relatore il prof. Balistreri e

materiale scenografico e, dal momento che servi-

come correlatori gli architetti Daniele Molinaro,

va luce artificiale, chiusero le finestre con enormi

Paolo Pizzati, Luciano Bogoni, Demetrio Viviani:

teli neri.

Architettura montana della Lessinia; la contrada

Leon Krier, che non aspettava altro, iniziò il

Pagani a Campofontana (1° e 2° volume) Lessinia

suo intervento facendo i complimenti per il pro-

Occidentale e Centrale (3° volume) Lessinia Orien-

getto, anche se, come disse testualmente, non ca-

tale (4° volume); di Silvia Lazzeretti e Filippo Zuc-

piva: “Come si dovesse necessariamente unire il

chetti: Corte Zivelongo in Lessinia Occidentale; di

facile col difficile, passando per l’inutile”.

Nicola Gambin e Fabiano Schiarante: L’architettu-

Già molti anni prima Adolf Loos criticava colo-

ra di pietra nella cultura delle popolazioni cimbre

ro che usavano i materiali contraffatti; coloro che,

della Lessinia - Uno studio dei materiali, degli stru-

ad esempio, per rendere più bello il legno, lo tin-

menti e dei metodi del costruire tradizionale.

teggiavano di “finto legno”; così come oggi sareb-

Attraverso quell’intensa attività di rilievo gli

be critico nei confronti del designer attuale che

studenti furono indotti ad osservare i fabbricati

propone dei bicchieri di forma quadrata, che sa-

sotto l’aspetto più profondo ed erano sollecitati,

ranno anche originali ma che non serviranno mai

una volta a casa, ad annotare ogni piccolo partico-

per degustare nessuno degli ottimi vini veronesi.

lare di architettura sia aulica sia minore che non

Tra il 1991 ed il 1996 abbiamo rilevato e dise-

avevano mai notato sino ad allora e soprattutto ap-

gnato una grande quantità di fabbricati (quelli qui

presero, sin dal primo anno, come l’architettura

riprodotti nella pubblicazione sono solo una pic-

potesse essere eseguita anche con materiali e mezzi

cola parte); alcuni di questi in buone condizioni

semplici, senza nulla togliere alla forma compositi-

statiche (le stalle e le malghe che per ragioni eco-

va ed alla bellezza architettonica.

nomiche dovevano durare più a lungo), altri invece in cattive condizioni e/o parzialmente crollati.

Raccontammo loro come, ad un convegno organizzato dall’Ente Marmi Veronese, Leon Krier (il

Grazie al nostro assiduo lavoro siamo stati in-

cosiddetto “architetto del principe”) ascoltasse pa-

vitati a molti convegni sulla salvaguardia del patri-

zientemente il relatore che lo precedeva (Bohigas),

monio architettonico della Lessinia, non ottenen-

il quale stava spiegando come avesse progettato un

do nulla se non gli atti dei convegni. Le lentezze

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RILIEVI E DISEGNI

burocratiche continuano a non tutelare in modo

fabbricati in modo da poterli liberare da inutili e

adeguato i manufatti e la cultura costruttiva del

superati vincoli burocratici che si limitano ad ap-

passato.

plicare le norme di regolamenti edilizi, confacenti

Ogni tanto, attraverso la stampa locale e/o le

all’edilizia contemporanea ma dannose e stravol-

associazioni naturalistiche, viene lanciato l’allar-

genti per i manufatti storici; servirebbero invece

me poichè un vecchio fabbricato, sito nella vici-

delle normative per incentivare la valorizzazione

nanze di una cava, è in procinto di crollare .

delle caratteristiche ambientali e della tradizione. La tesi di laurea già citata di Nicola Gambin e

E tutti gli altri? Tutti quelli che attraverso i restauri invasivi

Fabiano Schiarante, ora architetti, prevedeva una

che snaturano completamente il loro status d’ori-

parte dedicata ai regolamenti edilizi di sette dei

gine vengono trasformati in “ville rustiche” per

principali Comuni della Lessinia. I vincoli imposti

vacanzieri?

da detti regolamenti, sommati ai vincoli derivanti

Alcuni prendono posizione contro le cave “tout

dalle leggi nazionali,(barriere architettoniche, Ulss

court” senza proporre delle valide alternative che

ecc.), hanno costretto un edificio campione a mu-

tengano in conto, nello stesso momento, sia l’im-

tare la sua fisionomia in sette modi diversi, con so-

portanza economica di queste, sia la necessità di

luzioni aberranti ma dettate dalla necessità di do-

conservare la tradizione di costruire con i materia-

versi adattare alle norme.

li del posto, sia la necessità di restaurare gli edifici

La provincia autonoma di Trento ha dato il via

storici con le tecniche del passato ed i materiali

con molto successo ad un progetto di recupero or-

corrispondenti.

dinato dalla responsabile del settore urbanistica

Dai tempi dei Romani, ed anche prima, la Les-

Arch. Maria Carlas Giuliani.Per attuare progettto e

sinia ha fornito pietre e marmi pregiati con cui

stata modificata la norma che impediva il cambio

sono state realizzate delle architetture che tuttora

di destinazione, permettendo così che i vecchi fab-

ammiriamo in città quali Verona, Vicenza, Venezia

bricati agricoli possano essere trasformati in “abi-

e molte altre. Nessun grido d’allarme,invece, per

tazioni temporanee”.

impedire la scomparsa o l’abbandono di quegli

Non sarà così in Lessinia poiché i nostri fabbri-

edifici che appartengono all’architettura sponta-

cati, anche a motivo della loro localizzazione, non

nea, utilitaristica, quella comunemente indicata

sono così appetibili come in Trentino; pur tuttavia

come architettura minore che è però l’amalgama

uno studio di attuabilità si potrebbe forse tentare.

delle nostre città, dei nostri territori. In molti continuiamo a sostenere nei convegni

“Vulnerant omnes ultima necat”, questa scritta

e nei dibattiti che servirebbe una regolamentazio-

è scolpita vicino all’orologio di un campanile re-

ne “ad hoc” per salvaguardare e preservare questi

centemente restaurato; tutte le ore (ed il passare

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RILIEVI E DISEGNI

del tempo) fanno male ma la peggiore, quella che arriva per ultima, è quella che uccide. Dopo tanti anni di convegni ed incontri è arrivata purtroppo l’ultima ora per contrada Bortoletti; per il tetto in “canel” con gran parte della costruzione della baita sopra contrada Pagani verso il monte Lobbia e per molti altri edifici di cui rimangono solo dei cumuli di pietre e laste. Quale ironia della sorte, la contrada Bortoletti è crollata proprio il giorno del Convegno “Architetture di pietra della Lessinia tra conservazione e recupero: il caso di Gorgusello” tenutosi nella Sala Consiliare del Municipio di Fumane il 19 ottobre 2002. Come cittadini, professionisti e studiosi, stiamo assistendo impotenti al crollo annunciato di Contrada Zivelongo e della torre di Gorgusello che rovinerà sopra il fabbricato sottostante. Dobbiamo purtroppo constatare che le nostre parole sono state, finora, come quelle di Adolf Loos: “PAROLE NEL VUOTO”.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. Lo spaccato assonometrico evidenzia nel suo insieme tutte le singole funzioni alle quali era destinato l’edificio. Al centro si trova la stalla con il sovrastante fienile; a destra la cucina con sopra le camere da letto; a sinistra un’altra stalla con fienile.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. Il fronte Sud (sopra) mostra tutti gli elementi principali realizzati in pietra come i contorni a porte e finestre, le pietre angolari, i “bocaroi” o piccole finestre che garantiscono il ricambio d’aria nel fienile, il tetto in “laste” con relative “quintane” (1/5 della “lasta”). Il fronte Nord (sotto) ha il piano terreno completamente interrato. In questo modo le porte di accessso ai fienili si trovano a livello terreno.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. I fronti Est ed Ovest hanno “bocaroi” di forma triangolare. Qui è evidente come la naturale pendenza del terreno permetta di accedere dall’esterno a tutti e due i livelli. Il tetto, ora ricoperto di tegole e lamiera, era in “canel” ovvero canna di palude intrecciata.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. Le grosse travi in legno che si notano in sezione sostengono le pesanti “laste” mentre l’orditura più leggera sosteneva il tetto in paglia o “canel”. La parete tra cucina e retrocucina è in legno. Qui è evidente la quota alla quale sono poste le porte di accesso ai fienili.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova mt 1042 s.l.m. 60 Dall’alto in basso, si vedono i due piani dell’edificio, oltre all’orditura del coperto. Al piano terra si nota il pavimento in pietra che delimita le scoline dei liquami e le “poste “delle mucche.. Il foro, visibile nel solaio al piano primo, serviva per far scendere il fieno nella stalla sottostante. Dall’orditura principale e secondaria della copertura, si intuisce quali fossero i pesi che gravavano sul coperto.

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MALGA BRANCON - Boscochiesanuova - mt 1564 s.l.m. Vista assonometrica dal basso che evidenzia il sistema costruttivo con i solidi contrafforti che assorbono la spinta laterale degli archi “gotici”. Il sistema funzionale è costituito dall’ingresso centrale con a destra il “logo del fogo” (stanza del fuoco) ed a sinistra il “logo del late” (dove si trasforma il latte in burro e formaggio).

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MALGA BRANCON - Boscochiesanuova - mt 1564 s.l.m. Dai prospetti si nota come i contrafforti scandiscano perfettamente il ritmo degli archi interni i quali, a loro volta, sostengono le “laste” e le “quintane” del coperto. Le finestre a forma di feritoia sono situate alle varie altezze del “logo del late” così da permettere maggiore o minore aerazione alla stanza. Per conservare il formaggio serve una determinata temperatura che si ottiene appunto, nelle varie stagioni, aprendo o chiudendo più feritoie, provocando così maggiore o minore “corrente d’aria”.

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MALGA BRANCON - Boscochiesanuova - mt 1564 s.l.m. La sezione longitudinale mostra con maggiore evidenza il sistema costruttivo a contrafforti con gli archi di forma ogivale che sostengono la copertura. Si nota l’ingresso al centro, dove solitamente si “sbatte” il latte per ottenere il burro; a sinistra il “logo del fogo” ed a destra, con le feritoie, il “logo del late”. Al piano superiore le camere da letto. Le sezioni trasversali sono state eseguite nel “logo del late” (a sinistra) e nel “logo del fogo” (a destra). La scala che collega il “logo del late” col piano superiore, è completamente in pietra.

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MALGA BRANCON Boscochiesanuova mt 1564 s.l.m. Dall’alto in basso le piante del piano terra con a destra il “logo del late” ed a sinistra il “logo del fogo”. Si nota il notevole spessore dei contrafforti. I muri laterali diventano così dei semplici muri di tamponamento e non hanno alcuna funzione statica. Le altre piante riguardano l’impalcato in legno con la scala in pietra ed il tetto in “laste” e “quintane”.

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MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Anche in questo caso, lo spaccato assonometrico mette in evidenza tutte le funzioni dell’edificio che, in questo caso, è provvisto di stalle e ricoveri anche per ovini e suini. Al piano primo un arco a sesto ribassato sostiene il pavimento in pietra mentre, all’ultimo piano un arco ogivale sostiene la copertura.

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RILIEVI E DISEGNI

MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Il fronte sud (in alto) è dotato di ingresso con ampio portone voltato. Sopra i piedritti, l’imposta dell’arco è stata realizzata con due lunghe lastre di pietra che tagliano completamente la facciata. Questo elemento decorativo era sicuramente più evidente quando la facciata era ancora intonacata. Sotto l’ingresso esiste un’altra grande apertura che serve da aerazione al locale di deposito e conservazione del formaggio.

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RILIEVI E DISEGNI

MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. La notevole pendenza del coperto fa intuire come il fabbricato sia situato negli alti pascoli dove la neve è più abbondante. La porta e le finestre sotto la tettoia in pietra del fronte nord (in alto), sono corrispondenti alla grossa apertura di aerazione del fronte sud. Anche in questo caso la naturale pendenza del terreno permette l’accesso a tutte le funzioni dell’edificio distribuite nei vari livelli.

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RILIEVI E DISEGNI

MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Dalla sezione si nota maggiormente come la pendenza del terreno venga sfruttata per disporre in modo razionale i vari livelli e le diverse funzioni dei fabbricati.

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RILIEVI E DISEGNI

MALGA BROL Boscochiesanuova mt 1470 s.l.m. La pianta del piano terra, pavimentato in lastre di pietra, comprende il ricovero attrezzi con i ricoveri per ovini e suini.

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RILIEVI E DISEGNI

MALGA BROL Boscochiesanuova mt 1470 s.l.m.

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RILIEVI E DISEGNI

MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Il piano terreno del fabbricato principale comprende la stalla, il “logo del fogo” ed il “logo del late” con l’originale sistema di aerazione in direzione nord-sud.

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RILIEVI E DISEGNI

MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m.

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RILIEVI E DISEGNI

RIPARO A VAGGIMAL – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 750 s.l.m. Costruzione in lastame utilizzata come riparo per l’attesa dei pullman nella frazione di Vaggimal. Costruita nel 1950 fu demolita nel 1963. I muri stratificati a secco formano la parete portante a monte e lo zoccolo di contenimento del terreno a valle mentre le lastre monolitiche posizionate verticalmente “a coltello” fungono da tamponamento e svolgono anch’esse funzione portante del tetto. Le lastre conficcate nel terreno sono tra di loro stabilizzate da grappature in ferro. Il pilastro d’angolo delimita l’accesso al riparo.

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RILIEVI E DISEGNI

RIPARO A VAGGIMAL Sant’Anna d’Alfaedo mt 750 s.l.m. Le due sezioni longitudinale e trasversale evidenziano l’assemblaggio dei materiali lapidei, stratificati e lastriformi, rispetto al terreno inclinato e alla copertura a falda unica, anch’essa in lastame.

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RILIEVI E DISEGNI

RIPARO A VAGGIMAL Sant’Anna d’Alfaedo mt 750 s.l.m. Piante del manto di copertura in lastame, delle strutture murarie e dell’orditura delle travi in legno. La pianta della costruzione evidenzia come l’orditura delle travi della copertura appoggia principalmente sui monoliti verticali mentre solo su due punti poggia su muratura e pilastro.

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RILIEVI E DISEGNI

VAONA – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Pianta alla quota del piano terra degli edifici della contrada di Vaona. Posta su una lieve altura tondeggiante, a brevissima distanza dalle cave di lastame del Monte Loffa, Vaona si è sviluppata come molti altri villaggi lessinici, da un semplice impianto originario a corte, al quale si sono aggiunte in epoche diverse altre unità. Si è così formato un aggregato complesso caratterizzato da una serie di piccole corti interconnesse e tra di loro legate da una pavimentazione continua di lastre di Pietra di Prun. Nel suo lato orientale l’aggregato risulta cinto da muri formati da sequenze di lastre conficcate verticalmente nel terreno. Nel suo svolgimento circolare la struttura tipologica dell’impianto edilizio di Vaona è facilmente individuabile: verso l’interno sono insediate le abitazioni mentre nelle parti periferiche e marginali sono distribuite, stalle, fienili, concimaie, porcili e depositi per attrezzi.

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RILIEVI E DISEGNI

VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Vaona è il nucleo abitato più “pavimentato” di tutta la Lessinia. La pianta del piano terreno mostra parte di questa pavimentazione esterna.

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RILIEVI E DISEGNI

VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. La pianta del piano primo, come quella precedente, mostra chiaramente i segni di recenti interventi eseguiti su parte del fabbricato.

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RILIEVI E DISEGNI

VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Anche in questo caso alcune “quintane” sono sparite ed al loro posto troviamo file di coppi. Si notano, sopra alcune porte e finestre, elementi lignei o lapidei, posti in orizzontale o in diagonale che servono per scaricare lateralmente il peso della muratura soprastante. In questo modo il contorno in pietra delle finestre non potrà rompersi a causa del peso eccessivo.

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RILIEVI E DISEGNI

VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Il particolare più interessante è la piccola costruzione accessoria realizzata completamente in “laste” verticali giuntate tra di loro che sostengono la solita copertura in “laste” e “quintane”.

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RILIEVI E DISEGNI

VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Dalle sezioni si notano i rimaneggiamenti recenti subiti dalla costruzione, specialmente nella parte destinata all’abitazione.

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RILIEVI E DISEGNI

VAONA Sant’Anna d’Alfaedo mt 972 s.l.m. Lo spaccato assonometrico, non dissimile da tutti gli altri, mostra con immediatezza tutte le funzioni dell’edificio nonché i materiali con i quali lo stesso è stato realizzato.

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RILIEVI E DISEGNI

GHIACCIAIA DI VAONA – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Planimetria dell’area in cui si trova la ghiacciaia di Vaona. Alla costruzione circolare è affiancata una pozza d’acqua costruita artificialmente per raccogliere il ghiaccio formatosi durante l’inverno.

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GHIACCIAIA DI VAONA Sant’Anna d’Alfaedo mt 972 s.l.m. L’edificio a pianta circolare è concepito come una grande cisterna cilindrica per lo stoccaggio del ghiaccio. La forma circolare della pianta risulta la più idonea ad assorbire le spinte del terreno sulle pareti formate da una muratura in conci di Pietra di Prun, legati con malta. La costruzione, quasi interamente interrata, per mantenere una temperatura costante, ha due aperture: una verso la pozza d’acqua per l’immissione delle lastre di ghiaccio; l’altra, opposta alla prima, serve al prelievo del ghiaccio ed è coperta da un corpo edilizio. Le due piante in basso rappresentano l’orditura delle travi del tetto e il manto di copertura in lastame.

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GHIACCIAIA DI VAONA – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Due prospetti della ghiacciaia.

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GHIACCIAIA DI VAONA Sant’Anna d’Alfaedo mt 972 s.l.m. Due sezioni della ghiacciaia: una sul corpo cilindrico dove veniva conservato il ghiaccio e l’altra sullo spazio coperto dove si svolgeva il prelievo. In quest’ultimo troviamo due livelli di pavimentazione: il più alto corrispondeva alla quota del piano del carro su cui il ghiaccio veniva caricato.

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ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Planimetria della contrada di Zivelongo. L’insediamento è composto di due complessi a corte organizzati come entità autonome. La corte più antica, a Sud, rappresenta uno dei complessi architettonici più importanti della Lessinia sia dal punto di vista storico (alcune sue parti risalgono al sec. XV) sia dal punto di vista tipologico. Tra le due corti è posta la fontana-lavatoio e, in un punto dominante, una piccola chiesa.

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RILIEVI E DISEGNI

ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Pianta alla quota del piano terra degli edifici della corte sud. Il complesso da decenni in stato di abbandono e degrado, è composto da una serie di edifici formati da aggregazioni, avvenute in epoche diverse, che racchiudono un ampio spazio centrale lastricato. A nord il corpo edilizio principale presenta una tipologia a schiera, un tempo destinata a funzioni miste comprendenti residenze, stalle, fienili e, probabilmente uno spazio per il culto. Le numerose trasformazioni edilizie e funzionali rendono difficile una puntuale lettura dell’ordine distributivo. Il piano terra presenta degli spazi aperti a porticato verso la corte. I corpi a sud sono formati da edifici adibiti a ricovero di animali e attrezzi tra i quali emerge una torre colombaia del sec. XV . Tra due corpi edilizi sul lato occidentale la presenza di un arco in pietra, con cardini in fianco alle spalle, sottolinea l’originario carattere “chiuso” della corte.

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RILIEVI E DISEGNI

ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Prospetto sud degli edifici meridionali della corte. Sulla sinistra la “colombara” del sec. XV.

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RILIEVI E DISEGNI

ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Pianta alla quota del piano secondo degli edifici della corte sud.

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RILIEVI E DISEGNI

ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Pianta alla quota del piano terra degli edifici della corte sud. Il complesso da decenni in stato di abbandono e degrado, è composto da una serie di edifici formati da aggregazioni, avvenute in epoche diverse, che racchiudono un ampio spazio centrale lastricato. A nord il corpo edilizio principale presenta una tipologia a schiera, un tempo destinata a funzioni miste comprendenti residenze, stalle, fienili e, probabilmente uno spazio per il culto. Le numerose trasformazioni edilizie e funzionali rendono difficile una puntuale lettura dell’ordine distributivo. Il piano terra presenta degli spazi aperti a porticato verso la corte. I corpi a sud sono formati da edifici adibiti a ricovero di animali e attrezzi tra i quali emerge una torre colombaia del sec. XV . Tra due corpi edilizi sul lato occidentale la presenza di un arco in pietra, con cardini in fianco alle spalle, sottolinea l’originario carattere “chiuso” della corte.

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RILIEVI E DISEGNI

ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. In alto prospetto nord del corpo edilizio principale “a schiera”. La cortina muraria della schiera priva di porte di accesso, sottolinea il carattere introverso del complesso edilizio. Al centro prospetto sud dello stesso corpo edilizio. Sul fronte si aprono numerose porte di accesso alle unità abitative. Due archi in Rosso Ammonitico sottolineano un’area porticata a piano terra. In basso prospetto sud degli edifici meridionali della corte. Sulla sinistra la “colombara” del sec. XV.

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RILIEVI E DISEGNI

ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Sezioni longitudinali del corpo edilizio principale “a schiera” tagliate verso l’interno della corte (disegno in alto) e verso l’esterno (in basso). Numerosi spazi al piano terra sono coperti con volte a “botte”.

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RILIEVI E DISEGNI

ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Sezioni trasversali della corte in due punti diversi. In alto, a sinistra, è visibile lo spaccato della “colombara”. In basso, la parte in prospetto rappresenta la “colombara” e l’arco di accesso alla corte.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA DEI MASCHERONI - Cerna - mt 731 s.l.m. Pianta del piano terreno con l’immediato intorno. Dal momento che si trattava di due proprietà distinte, osserviamo al piano terra una cucina (a sinistra) mentre sulla destra troviamo una stalla e dei piccoli magazzini sottoscala.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Piante del primo e secondo piano dove la divisione in due unità immobiliari è ancora più evidente.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Di notevole interesse in questo fabbricato è il fatto che parte del pavimento del primo piano sia stato realizzato in lastre di pietra sostenute da travi in legno. Un motivo inusuale per la Lessinia è la scala esterna con sottoscala così come appare in questo fabbricato.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. L’incuria e l’abbandono per mancanza di redditività fa sì che questi fabbricati subiscano rimaneggiamenti mirati a prolungare il più possibile un intervento radicale. Questi piccoli interventi sono quasi sempre eseguiti con materiali (lamiera, coppi) che non fanno parte della tradizione e quindi snaturano le caratteristiche peculiari di queste costruzioni.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Dal prospetto e dalle sezioni si nota lo stato di degrado dell’edificio con, in primo piano, le pericolose fessurazioni al primo e secondo livello del fabbricato.

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RILIEVI E DISEGNI

CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Veduta prospettica (sopra) della cosiddetta “casa dei mascheroni” e, (sotto) la stessa casa inserita nel contesto urbano di Cerna.

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RILIEVI E DISEGNI

I rilievi da verificare sono di Tullio Pasotto e Vincenzo Pavan

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SEGNI DI PIETRA

L’anima di un territorio nella pietra della Lessinia

Alberto Cafaro, Nicola Rovetti


































SEGNI DI PIETRA

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