L’ARCHITETTURA DI PIETRA IN LESSINIA P e rc o r s o n e l l a t r a d i z i o n e a rc h i t e t t o n i c a d e l l a L e s s i n i a Ve r o n e s e
NUMEROUNO DESIGN BOOK EDITORE
L’ARCHITETTURA DI PIETRA IN LESSINIA
Un incontro con la pietra, la cultura, l’ingegno, a ritroso nel tempo
Vincenzo Pavan, Eugenio Turri, Corrado Balistreri Trincanato
Il settore delle pietre e del marmo nella nostra
percentuali. Per gli Stati Uniti si registra una situa-
provincia ha origini antiche. Oggi, sono quasi
zione di stazionarietà, mentre sono da tenere sotto
500 le imprese che operano nel settore della lavo-
osservazione mercati come il Canada, la Corea del
razione della pietra, e se si contano le unità loca-
Sud (che nell’ultimo anno, con oltre 10milioni di
li il numero supera le 600 unità. Il 61% di queste
Euro, ha registrato un aumento del 40%) e Austra-
unità locali opera in gran parte nei comuni della
lia (7,4 milioni di Euro, +37,8%).
Lessinia.
Il 2002 è stato un anno difficile per l’intera eco-
Anche per quanto riguarda l’estrazione della
nomia mondiale, ed è inevitabile che le esportazio-
pietra, su 53 imprese presenti nella provincia scali-
ni di marmo, come quelle di altri importanti pro-
gera, 33 sono concentrate nei Comuni di Grezzana,
dotti, ne abbiano risentito, ma credo che sia ne-
Sant’Anna d’Alfaedo, Fumane, Negrar e Sant’Am-
cessario guardare avanti, puntare su nuovi mercati
brogio di Valpolicella.
di sbocco, sull’innovazione e la ricerca. Strumenti
Le attività di estrazione e di lavorazione della
come la Videomarmoteca possono contribuire a
pietra sono strettamente correlate. Ma anche l’im-
dare i giusti impulsi al comparto, in termini di idee
piego dei prodotti lavorati, delle pietre e dei marmi,
e proposte di qualità. Lo scopo che la Camera di
è partito da questi luoghi. Dalla Lessinia a Verona e
Commercio di Verona si propone è quello di creare
al resto della Provincia, per poi arrivare all’intero
i presupposti necessari per intraprendere un percor-
territorio nazionale e all’impiego di questa pietra al
so di ricerca, promozione e sviluppo comuni per
di fuori dell’Italia.
questo settore così importante per la nostra storia e
La pietra della Lessinia è oggi conosciuta ed
per la nostra economia.
esportata in tutto il mondo. La propensione all’e-
Sono convinto che questo volume sul patrimo-
sportazione del settore del marmo è notevole: circa
nio architettonico della Lessinia Veronese e sull’im-
l’80% del prodotto lavorato viene esportato all’e-
piego delle pietre e dei marmi in questo territorio,
stero. Il valore delle esportazioni di marmo nel
parlando di passato, potrà dare idee e suggerimenti
2002 è stato di 494,8 milioni di Euro, con una di-
per il futuro.
minuzione del 4,9% rispetto al 2001. Tale andamento rispecchia la situazione di crisi che sta vivendo il nostro partner commerciale privilegiato, la
Il Presidente della Camera di Commercio
Germania, che con 170milioni di Euro ha visto una
I.A.A. di Verona
diminuzione, rispetto al 2001, di quasi 16 punti
Fabio Bortolazzi
INTRODUZIONE
Questa pubblicazione fa seguito ad una serie di attività, realizzate dal Consorzio Marmisti del
cavatore, oggi fondamentale per l’economia dell’intera area.
Veneto, volte a ricostruire i passaggi fondamentali
Tra gli obiettivi di questa edizione il tema del
che hanno dato origine al patrimonio culturale
recupero ambientale, fondamentale per impostare
lapideo della Lessinia, e che è diventato uno tra i
una fattiva collaborazione il Consorzio Marmisti
più importanti sistemi industriali del mondo per la
del Veneto e le istituzioni locali, modalità già
lavorazione di marmi e pietre.
sperimentata con successo nelle province limitrofe.
La Lessinia è il luogo in cui, fin da tempi
Conoscere oggi tutte le applicazioni e le
remoti, le risorse estrattive hanno creato le basi per
lavorazioni
la formazione dei primi insediamenti urbani locali
presentare nel migliore modo, i prodotti che
e del fondovalle.
hanno reso Verona centro mondiale della ricerca e
Grazie alle caratteristiche tecniche ed estetiche, la Pietra della Lessinia è stata, nel passato, il logico
impiegate
nel
passato,
significa
della lavorazione dei materiali lapidei. Tali tecniche di lavorazione, hanno ispirato
strumento per la realizzazione delle opere
rinomati
architettoniche della città di Verona, mentre oggi,
ricordiamo Carlo Scarpa, che ha saputo innovare
gode del meritato riconoscimento in tutto il
con grande sapienza tali metodi, senza trascurare
mondo grazie al suo utilizzo in importanti progetti.
gli elementi tradizionali già riconosciuti nelle
Inedita nel suo genere, questa nostra edizione si
architetti
contemporanei
tra
cui
architetture del territorio.
la
Ci proponiamo quindi di raccontare di una
catalogazione del patrimonio architettonico del
lunga storia di architettura, e di segnare un
territorio, e si propone quale approfondita analisi
percorso che possa trasformarsi in uno stimolo ad
per un consapevole recupero dello stesso.
un giusto utilizzo della Pietra della Lessinia.
offre
come
importante
documento
per
Scrivere la storia dell’impiego delle pietre e dei marmi in Lessinia, significa riconoscere i valori di una ricchezza culturale, e rendere omaggio agli
Il Presidente di Progetto Marmo
uomini che hanno dato vita al mestiere di
Roberto Bianconi
Redazione ed impaginazione: ABC.Studi Copertina: Foto di Nicola Rovetti Ufficio Stampa: Progetto grafico: ABC.studi Traduzioni: Marcus Peryman Fotocomposizione: Grafica 90 Elaborazione triplex: Filtro Blu Produzione: Alberto Cafaro Si ringraziano: Il volume è pubblicato con il contributo di: Stampa: Grafiche SIZ
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o utilizzata attraverso, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale e parziale con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione scritta dell’editore.
All rights reserved under international copyright conventions. No part of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or any information storage and retrieval system, without permission in writting from the publisher. © 2003 NUMEROUNO DESIGN BOOK
INDICE
Il paesaggio della pietra...........................................................................................................pag
09
Eugenio Turri L’architettura della Lessinia e la pietra globale........................................................................pag
27
Vincenzo Pavan La Lessinia e l’architettura utilitaria ........................................................................................pag
51
Corrado Balistrieri Trincanato
Rilievi e disegni .......................................................................................................................pag
59
Vulnerant omnes ultima necat....................................................................................pag
60
Luciano Bogoni Tavole .......................................................................................................................pag
64
Segni di pietra .........................................................................................................................pag
111
Alberto Cafaro, Nicola Rovetti
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
Eugenio Turri
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
da una parte all’altra. Però l’essenza vera, la quin-
L’ORIGINALITÀ LESSINICA
tessenza del paesaggio lessinico è in quella fascia in Il paesaggio dei Monti Lessini ha, come suo
cui il denudamento vegetale operato dall’uomo ha
principale tratto caratteristico, l’essenzialità. Ciò
messo allo scoperto il corpo vero del rilievo, quel-
significa che esso è interamente espresso dalle cose
le dolci e distese dorsali che si allungano in senso
che gli danno forma, che non c’è nulla di super-
meridiano, come membra di un grande corpo dis-
fluo, di non funzionale al suo essere, al suo espri-
teso sopra la geografia prealpina e planiziaria ve-
mersi. Questo a sua volta è il risultato del partico-
neta.
lare modo di configurarsi dell’opera umana in un
A questa essenzialità del corpo fisico fa riscon-
territorio fisico che ha la forma più elementare del
tro la essenzialità magica, un po’ metafisica, delle
rilievo, in quanto privo di accentuazioni, di verti-
edificazioni umane: le solitarie case o i baiti fatti
calizzazioni o altre morfologie spettacolari che su-
con il lastame e poi le case aggregate nelle contra-
perino ogni essenzialità di fronte al nostro sguar-
de, grumi di forme geometriche dove, anche lì,
do. Tutto è dolce, disteso, essenziale. Mancano per-
non vi è nulla di superfluo, dove tutto è funziona-
fino o sono limitati, sui Monti Lessini, i boschi che
le, semplice, essenziale. Costruite con la pietra di
solitamente ammantano i rilievi e, come ogni ve-
cui è fatto il corpo del rilievo, sembrano emana-
stimento, tali da distrarre
lo sguardo. Il rilievo
zioni, proliferazioni del rilievo stesso, che è un
svela della Lessinia, in quanto microregione, l’es-
modo dell’insediamento umano di celarsi o con-
senza rocciosa, calcarea, sedimentaria, tabulare, ri-
fondersi, in senso mimetico. Il colore degli edifici
velata dalla stessa nudità del paesaggio, dalla sua
è il colore stesso della roccia, e il geometrismo con-
conformazione tettonicamente semplice, priva di
sentito dal lastame è il geometrismo delle sedi-
ogni virulenza.
mentazioni calcaree di cui è formato il rilievo. Al-
Questa essenzialità, a dire il vero, non è del-
lora è come se l’essenzialità che dà forma ai monti
l’intera Lessinia, la quale si presenta con una certa
sia stata trasferita alle costruzioni umane, e ciò in
molteplicità di aspetti legati sia ai livelli altitudi-
quel modo in cui opera l’uomo quando deve im-
nali diversi sia alla varietà del rapporto antropico
battersi in una realtà fisica, naturale, che gli sugge-
10
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
risce direttamente i modi del suo agire. C’è un
orizzontale che fornisce un materiale semplice, es-
esempio o un modello che esplicita meglio d’altri
senziale, facilmente estraibile e maneggevole,
questa adesione o armonizzazione dell’opera
pronto per l’uso, che la natura ha messo a disposi-
umana alla natura, ed è quell’edificio fatto di la-
zione per l’uomo.
stame che serve da ricovero, da dimora elementa-
Questo è l’esempio primo dell’uso originario
re per l’uomo, costruito semplicemente con cin-
della pietra, a cui via via si aggiungeranno nel
que lastre di calcare scollate in forma rettangolare
tempo forme d’uso più complesse, suggerite dalla
o quadrata dai giacimenti geologici ed unite insie-
cultura borghese, cittadina, che però non riguarde-
me a formare un cubo, una scatola, un riparo ele-
ranno tanto la struttura degli edifici, sempre sem-
mentare.
plice, essenziale, quanto particolari relativi al de-
Arechetipo di ogni archetipo, prima costruzio-
coro delle abitazioni, come ad esempio l’uso di
ne dell’uomo, prima umanizzazione dello spazio,
cornici barocche intorno alle porte, di chiavi di pi-
anche se con capacità di contenimento tanto ri-
glio ornamentale negli archi, e in genere una lavo-
dotte. Traduzione verticale, cubica, di una geologia
razione della pietra ispirata ai modelli cittadini. Ma
Paesaggio attuale della Lessinia abitata.
11
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
siamo già in una fase di dissoluzione delle origina-
avesse avuto la forza di sconvolgere più di tanto la
rie e più singolari edificazioni lessiniche, tra Sette-
massiccia struttura degli strati. Nel complesso il ri-
cento e Ottocento. In seguito, nel Novecento, sarà
lievo lessinico risulta apparentato a quegli altipia-
tutta una devastazione dell’originario e più auten-
ni che formano le Prealpi venete (Sette Comuni,
tico paesaggio,
che traeva le sue determinanti
Cansiglio) e che ne rappresentano la tipica morfo-
prime, le sue prime ispirazioni nell’ambito stesso
logia. C’è perfino chi della Lessinia parla in gene-
in cui le popolazioni vivevano, pur avendo memo-
rale come di un altipiano, anche se la sua com-
ria di altre precedenti esperienze culturali, come
plessiva inclinazione finisce con il dare forma ad
quella “cimbrica”, legata alle culture forestali, o
un rilievo ascendente, visto da sud, così da far sem-
come quella della ruralità collinare veneta influen-
brare l’insieme come un rilievo che gradatamente
zata dall’urbanesimo pedemontano.
si elevi, a partire dalla prima fascia collinare affogata nelle alluvioni dell’alta pianura atesina, sino al ciglio più elevato del supposto altipiano. Ma in
LA STRUTTURA GEOLOGICA:
realtà l’insieme di strati conserva una sua origina-
UNA STRATIFICAZIONE TABULARE
ria compattezza, benchè attraversato, in senso prevalentemente meridiano, da una serie di fratture e
Tutto nella Lessinia ha il suo principio in una
faglie a cuneo che sono responsabili del disegno
geologia tra le più elementari. Essa notoriamente è
delle vallate e delle movimentate morfologie mon-
formata da un blocco monoclinale di stratificazio-
tuose che pure non mancano nella geografia lessi-
ne mesozoiche che si presenta tettonicamente
nica (come non mancano formazioni endogene,
poco
legate a intrusioni e a espandimenti basaltici, par-
movimentato, semplicemente inclinato
ticolarmente estesi sul lato orientale).
verso sud, quasi che la spinta orogenetica non
Specialmente se lo si osserva dallo spazio, come ci consentono oggi di fare le immagini satellitari, risalta la sostanziale unità e compattezza del rilievo lessinico, che nel complesso si configura come un trapezio che ha il suo lato meridionale maggiore nella linea dei colli che si saldano alle alluvioni atesine a sud, e il lato opposto, a nord, che corre lungo l’orlo superiore dell’altipiano che dà sulle valli trentine confluenti nella Valle dell’Adige, mentre a est e a ovest due profondi intagli vallivi (Val d’Illasi o valle di Chiampo a est, Val Lagarina Roccie calcaree lastriformi
12
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
a ovest) formano i due restanti lati del trapezio.
se forme di occupazione e di valorizzazione del
Orograficameente l’unità morfologica la si perce-
territorio da parte dell’uomo.
pisce soprattutto nella fascia superiore, più eleva-
La sostanziale compattezza del rilievo non
ta, del complesso, da cui si dipartono le digitazio-
esclude neanche la presenza di piegamenti, tra cui
ni che danno origine alle vallate aperte a sud
il più vistoso è quello che si impone come salto o
come fossero delle ingolfature della pianura. Ca-
scarpata, corrispondente ad una lunga piega a gi-
ratteristica delle valli, infatti, è di essere ampie,
nocchio che si sviluppa lungo la linea Corno d’A-
con un fondovalle che si restringe soltanto verso
quilio-Corno Mozzo. Essa separa la Lessinia delle
nord e che a partire da un certo punto in poi tra-
vallate e dei vaj da quella più elevata, che si pre-
passano in anguste vallate e poi nei vaj, sorta di
senta come un grande e unico balcone, magnifica-
canyon male accessibili, quindi tendenzialmente
mente spalancato verso gli spazi alpini e padani.
selvaggi e boscosi. Questa morfologia particolare è
All’interno di questo corpo orogenetico la com-
poi all’origine della geografia umana, delle diver-
pattezza non significa eguaglianza o unità di ma-
Emersione di roccie stratificate dovuta all’erosione e al dilavamento
13
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
teriali geologici. La sua formazione sedimentaria
quanto separati da un’intercapedine argillosa,
ha conosciuto fasi diverse, sia in senso temporale
straordinariamente adatti ai fini edificatori.
che spaziale, ed inoltre l’aggressione esogena ha
Le formazioni superiori, terziarie, eoceniche e
eroso e distrutto molte delle coperture calcaree
più limitatamente mioceniche, rimandano ai mari
che stavano al di sopra della successione di strati.
in cui si verificò l’orogenesi lessinica: sono signifi-
Questa si rivela nel paesaggio a cominciare dalle
cativamente rappresentate dai giacimenti fossilife-
formazioni inferiori del Giura (calcari oolitici del
ri, straordinari, di Bolca, sia, in diverso modo, da
Dogger) che si possono vedere là dove gli intagli
stratificazioni calcaree fossilifere varie presenti so-
erosivi dei vaj le hanno messe in luce in corri-
prattutto sulle colline, mentre
spondenza degli approfondimenti
maggiori
sono state quasi ovunque distrutte dai processi
(come ad esempio nell’alta Valpantena, sopra Do-
erosivi. È pertanto alla scaglia veneta, che forma
righi, o nell’alta valle di Fumane). Superiormente
gli impilamenti della zona di Prun e Sant’Anna
si trovano le formazioni del Malm, le più ricche di
d’Alfaedo, cioè entro un’area ben precisa, che si
ammoniti, i cefalopodi fossili corrispondenti alle
collega l’edilizia lessinica più originale e caratteri-
più diffusa specie pelagica che fra 500 e 150 mi-
stica, benché in forme relativamente omologhe,
lioni di anni fa popolava i mari da cui ha preso
anche se più frammentarie, essa si estenda sino ai
forma la geologia lessinica. Queste stesse forma-
limiti più orientali dell’alta Lessinia e sullo stesso
zioni stratificate (corrispondenti al cosiddetto
altipiano superiore, dove si trovano le lastre del
“rosso ammonitico”), ricompaiono nella parte
rosso ammonitico, anche se più spesse, rugose e
più elevata, cioè sull’altopiano superiore, dove
più difficilmente estraibili. Dove invece affiora il
sono state messe allo scoperto dallo smantella-
calcare oolitico, non lastriforme, il paesaggio cam-
mento degli strati sovrastanti. Estese sono poi le
bia totalmente, perché l’uomo ha utilizzato i bloc-
formazioni del Cretacico, che nel paesaggio intro-
chi di disgregazione della roccia per la costruzione
ducono quella biancheggiante presenza dovuta al
dei muretti divisori e delle case: c’è tutto un altro
cosiddetto “biancone”, roccia scagliosa e marnosa
ordine, un altro stile, un altro colore, pure a di-
rintracciabile sia nelle dorsali mediane che nel-
stanza magari poche centinaia di metri.
superiormente
l’altipiano superiore, dove tra gli ammanti prativi,
La successione degli strati della scaglia veneta
l’erosione espurga qua e là del materiale quasi
appare diversificata sia per lo spessore degli strati
fossero delle ferite del paesaggio. Al Cretacico ap-
sia per la loro composizione. Ciò dipende dal pe-
partengono anche le stratificazioni della scaglia
riodo e dai modi diversi di sedimentazione legata a
veneta, che includono la Pietra di Prun, la fitta
condizione ambientali marine differenziate nel
successione di strati di piccolo spessore (dai 3 ai
tempo e nello spazio, trattandosi di formazioni co-
10 cm) facilmente scollabili l’uno dall’altrao in
stituitesi in un mare aperto ma poco profondo e
14
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
quindi soggetto ai mutamenti climatici e morfolo-
stanziale orizzontalità del sistema stratigrafico sia
gici. Si riconoscono, ai fini della loro utilizzazione,
della sua generale inclinazione verso sud. L’attività
almeno una ventina di strati, ognuno dei quali ha
esogena ha intaccato gli strati dell’altipiano inci-
una sua denominazione popolare legata agli usi
dendolo con solchi che, come si è detto, diventa-
tradizionali della pietra.
no via via più profondi, verso sud, mentre nella parte elevata disegnano un reticolo di piccole valli che si sviluppano intorno alle sommità emergenti, cupoliformi (monti Sparavieri, Malera, Tomba, Ca-
LE FORME FISICHE DEL PAESAGGIO
stelberto, Cornetto, ecc, le cui quote si aggirano tra La struttura geologica della Lessinia si riflette
i 1600 e i 1700 m), al di sopra della piega che divi-
nelle forme assunte dal paesaggio in un modo che
de l’altipiano dalle sottostanti dorsali della Lessi-
fa ancora parte della essenzialità caratteristica della
nia mediana. Le piccole valli scolano i versanti
nostra montagna. Esse sono il risultato sia della so-
delle sommità che hanno forme arrotondate, pendenze lievi, e una morfologia tutto sommato morbida, distesa, fenomeno dovuto alla presenza delle formazioni scagliose, poco tenaci e fittamente stratificate, che favoriscono la formazione di versanti a morfologia lene. Spuntano qua e là, creando effetti paesistici curiosi (valle delle Sfingi e città incantate), relitti della copertura del Malm, che si presentano come campi carreggiati su cui hanno agito però congiuntamente sia azioni termoclastiche che carsismo. Sulle morfologie di questa parte della Lessinia hanno inciso sia l’azione glaciale che nivale pleistocenica, come si vede ad esempio nei solchi pianeggianti che separano un dosso dall’altro, in certe forme dolinari, in nicchie di deposito nivale, in abissi (come quello della Preta), in deposizioni moreniche che si trovano nei solchi più in ombra, come nel valon del Malera e in quelli gravitanti verso l’orlo trentino dell’altipiano. Sul versante opposto, meridionale, di questo, la fenomenologia
Veduta aerea della Lessinia
15
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
vaj, che hanno tutti uno sviluppo tendenzialmente meridiano, si sviluppano le vallecole laterali che incidono i versanti delle dorsali, con semplici reticoli, sfociando spesso in forme sospese sopra i vaj stessi (da ciò le cascate d’acqua che talora si formano alla confluenza). Il più marcato di questi vaj è quello dell’Anguilla, tratto superiore del bacino idrografico della Valpantena, che funge da elemento divisorio dell’alta Lessinia, divisione percepibile nel paesaggio stesso per certi aspetti legati agli usi del suolo, allo stile delle edificazioni, anche perché più a ovest dell’incisione si passa nell’area dove più diffuso è l’uso tradizionale del lastame. Le carattersitiche dei vaj, pressoché tutti privi di insediamenti umani, sta, come già detto, nella loro difficile accessibilità, nei loro angusti letti, ghiaiosi e generalmente asciutti. Nella Lessinia le acque di precipitazioni sono assorbite verticalmen-
Vajo dell’Anguilla
te nei reticoli carsici e quindi sono rari i corsi d’accarsica è diversa. Anzitutto comincia la serie dei
qua perenni: i progni, termine che si riferisce più
vaj, gli approfondimenti che incidono in modo se-
ai greti dei torrenti che ai torrenti stessi (progno
riale il trapezio lessinico: essi isolano le lunghe
appare nelle vecchie cartografie come prugno, cioè
dorsali che assumono anch’esse, superiormente,
luogo dove crescono alberi selvatici come i pru-
forme dolci, arrotondate, ma che in basso lasciano
gni), sono privi d’acqua se non quando ci sono
il posto a versanti abrupti, verticali, dovuti alla te-
prolungate precipitazioni o in occasione di grossi
nacità delle formazioni giurassiche: è questa la
temporali estivi.
morfologia dei vaj, elementi caratteristici del pae-
Non mancano neppure in queste aree le forme
saggio lessinico che peraltro sembrano propri di
superficiali dell’erosione carsica, e a parte le doline
tutte le incisioni in complessi tabulari, come si può
sulle dorsali, si hanno nei vaj gole e morfologie di-
vedere ad esempio, in Francia, nella regione del
verse e, fenomeno raro per la selvaggia bellezza
Giura (che oltretutto è costituito dalle stesse for-
dell’ambiente, con le sue cascatelle d’acqua e le
mazioni geologiche della Lessinia). Alla ricerca dei
evocazioni druidiche che suscitano le rocce anti-
16
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
che e la folta vegetazione, è il famoso ponte di
tendenzialmente poco umide, data anche la natu-
Veja, costruzione carsica corrispondente al relitto
ra carsica dei suoli, poco profondi, non ha la ric-
di una cavità il cui tetto è crollato. Si dice che esso
chezza di specie floristiche di altre montagne ma è
abbia ispirato il Mategna nella rappresentazione
generalmente buona per il pascolo (bovino e ovino
dei suoi fantastici paesaggi. Notevole per spettaco-
più in alto). Una maggior ricchezza floristica però
larità è anche il parco delle cascate di Molina, serie
si trova nelle zone più fresche a tramontana, sul
di salti superati dalle acque di un progno laterale
fondo delle depressioni carsiche e delle vallecole,
della val di Fumane.
ai margini delle macchie di bosco in cui allignano le conifere.
Scendendo ulteriormente verso sud la geografia non cambia sostanzialmente: continuano le dorsali, sia pure non in forme regolari come più a nord,
L’INSEDIAMENTO
in quanto interessate da movimenti e salti tettoni-
DELLE POPOLAZIONI LESSINICHE
ci, mentre si allargano i fondi dei vaj, che alla fine sfociano nei più ampi fondovalle alluvionali di
Il popolamento umano che ha trasformato in
quelle che abbiamo definito ingolfature della pia-
senso antropico il paesaggio lessinico e al quale
nura atesina.
sono legate le edificazioni che gli conferiscono
Il vestimento vegetale della montagna lessinica
tanta originalità, ha i suoi inizi fondamentalmen-
è boschivo ma diversisficato secondo l’altitudine e
te nel medioevo, anche se la frequentazione della
l’esposizione. Verso i 900 metri d’altezza termina la
zona inizia già nella preistoria. Secondo le indica-
fascia del castagno, nella quale si trovano associa-
zioni che provengono dal paesaggio stesso, e già ri-
te specie forestali temperate come la quercia, il car-
chiamate più sopra, la storia e i caratteri del popo-
pino, il nocciolo, ecc. A questa stessa quota co-
lamento sono diversi tra la parte orientale e quella
mincia la fascia del faggio che si spinge sino all’al-
occidentale. In entrambi i casi, prima del popola-
tipiano, denudato attraverso i secoli per far posto
mento a cui è legato l’insediamento stabile nella
al pascolo, secondo un processo di riconversione
fascia montana si ebbe una frequentazione di tipo
ambientale che ha lasciato il segno incancellabile
temporaneo o nomadico che portava gli uomini
nel nome stesso della nostra montagna, il cui
delle valli (dove il primo consistente popolamento
nome Lessinia deriva da un aggettivo di oscura ori-
è legato all’organizzazione territoriale di base ro-
gine ma che stava a indicare una montagna per il
mana) a risalire le pendici lessiniche per sfruttare
pascolo, o, detto appropriatamente, una terra “les-
le risorse offerte dai boschi che coprivano per inte-
siniva”. Qui (dove un tempo la faggeta si incontra-
ro la montagna: pastori transumanti, raccoglitori
va con i primi mughi) venne via via costituendosi
di frutta e erbe essenziali, boscaioli che portavano
una prateria montana che, seppure in condizioni
giù nelle valli o in pianura o in città legname o car-
17
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
bone di legna, selciaioli che estraevano la selce
nianze archeologiche riguardano la sezione lessini-
(cercata sin dalla preistoria), cacciatori, commer-
ca occidentale, benché un popolamento dell’età
cianti di neve o di ghiaccio, ecc. Alcuni di questi,
del ferro esistesse anche in quella orientale, come
soprattutto i pastori, trovato un sito adatto, finiva-
è testimoniato, tra l’altro, dagli scavi sulla Purga di
no con il fermarsi e fondare i primi insediamenti
Velo, dove sono venute in luce tracce dell’età del
stabili. Ad essi si deve pertanto il primo uso del la-
ferro e romana.
stame, come è testimoniato sin dall’età del ferro
Nel corso del Medioevo il popolamento in tutta
nel castelliere delle Gaite studiato da F.Zorzi e in
la fascia intermedia della sezione occidentale con-
quello di Sottosengia oltre che in quelli del Monte
tinuò, anche per gli apporti di popolazioni prove-
Loffa sopra Sant’Anna d’Alfaedo. Queste testimo-
nienti dal Trentino (pastori transumanti dalla valle
Insediamento primitivo
18
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
dell’Adige) e ce lo confermano gli stessi toponimi,
sui Lessini per le loro attività predatorie, sfruttan-
come, tra gli altri, ad esempio, quelli delle contra-
do liberamente le risorse montane (erano ariman-
de Morandini, Franciosi, Ledro, Meneghei, ecc.,
ni, uomini liberi, fiscalmente non soggetti ad ob-
nomi presenti nelle valli trentine.
blighi paricolari). Ma la pentrazione fu lenta, silenziosa e segnata da episodi particolari, cioè non
Nella sezione orientale il popolamento derivò
massiccia e prepotente.
da una diversa vicenda. La zona, tutta coperta di boschi come e più della parte occidentale, nel me-
Essa può rimandare, nei suoi caratteri, ad ana-
dioevo apparteneva all’autorità regia, ma venne
loghe vicende studiate per altre zone d’Europa, che
acquisita in seguito dai monasteri di Verona e in
videro dei capifamiglia impegnati nella ricerca di
seguito ancora dal comune di Verona per effetto di
un luogo in cui svolgere la loro attività. Questa ri-
una donazione dei religiosi. Per la città di Verona
cerca probabilmente seguiva delle direttrici viarie
quei boschi (Selva Frizzolana, o Selva Communis
già esistenti lungo le dorsali (escludendo i vaj più
Veronae dal XIII secolo) erano importanti perché
difficili da percorrere) e tracciate dagli arimanni.
da essi la città ricavava risorse importanti, legnami,
Ma essi scelsero via via le località più adatte, non
selvaggina, oltre che i prodotti caseari commercia-
solo per la ricchezza delle risorse che cercavano (i
ti dai pastori che estivavano sulla montagna. Ma
boschi per far legna e carbone di legna) ma anche
qui poi il popolamento assunse un carattere diver-
per insediarsi, per aprire brevi spazi per praticarvi
so rispetto alla parte orientale. Ciò a seguito della
l’agricoltura, per non distaccarsi troppo dagli altri
concessione, da parte del vescovo di Verona, a fa-
alloglotti, così da dare vita ad una rete di insedia-
miglie d’origine tedesca di insediarsi nella fascia
menti che via via finirono con l’occupare l’intera
dei boschi (la fascia della faggeta) a partire dal XII-
fascia compresa nella faggeta, delimitata a sud
XIII secolo. Si trattava di famiglie che ne facevano
dalle popolazioni risalite dalle valli e dalla pianura,
richiesta in quanto boscaioli e produttori di car-
a nord dalla fascia degli alti pascoli che era rimasta
bone di legna che alimentavano gli approvvigio-
di proprietà cittadina. Luoghi privilegiati dell’in-
namenti per la città di Verona. Essi rappresentava-
sediamento furono, sulle belle dorsali lessiniche, le
no le punte avanzate di quella diaspora di genti
piccole conche laterali che facevano parte della
d’origine germanica che cercavano di spingersi
rete delle vallecole sfocianti nei vaj.
verso sud e che avevano già in parte popolato l’al-
Dei veri e propri centri di gravitazione di que-
tipiano dei Sette Comuni e altre montagne del Vi-
sto insediamento sparso non esistevano, ma quan-
centino. Per lungo tempo sentiti come stranieri e
do il popolamento raggiunse una certa consistenza
avversari (“gentaglia” li definirà nel Quattrocento
e fu riconosciuta la necessità di una pieve, o di una
Corna da Sonicino), non furono ben accetti dagli
cappella, queste divennero il punto d’incontro
uomini delle valli che si recavano saltuariamente
della popolazione che, etnicamente unitaria, con
19
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
una sua lingua (un alto tedesco bavarese), si di-
mento si infittisce in condizioni morfologiche e
stingueva dalle sottostanti popolazioni di lingua
ambientali favorevoli. Anche più in basso, del
italiana (veneta), difendendo la propria identità at-
resto, le forme di insediamento si ripetono allo
traverso istituti propri, come l’endogamia. Tuttavia
stesso modo, con la serie dei piccoli centri ubicati
la compattezza etnica e culturale, sia per i contatti
in luoghi favorevoli, sia dal punto di vista morfo-
commerciali continui con le popolazioni vallive e
logico sia per la presenza di sorgenti d’acqua. La serie di piccoli centri che si succedono da
cittadine sia per la stessa dispersione degli insediamenti non si protrasse a lungo nel tempo. L’italia-
Santa’Anna d’Alfaedo, verso il basso,
sino a
nizzazione, se così si può dire, sembra che, nel
Cerna, è un esempio straordinario di territorio
Quattrocento, fosse già compiuta.
continuo su dorsale che accoglie una rete di inse-
Tutta la fascia degli insediamenti delle popola-
diamenti che si dipanano in gradini altitudinali
zioni di origine tedesca (chiamate ancor oggi cim-
diversi sin verso la bassa collina, secondo oppor-
briche, perché nell’Ottocento si riteneva che quel-
tunità diverse (sfruttando sia il suolo dal punto di
le popolazioni, che parlavano una lingua scono-
vista agricolo, sia i giacimenti di pietra lastrificata
sciuita, fossero i discendenti degli antichi Cimbri
che ha fornito materiale non solo per la costru-
sconfitti dal console Mario nel 101 a.C.), è marca-
zione dei centri abitati locali ma anche per le ri-
tamente indicata dalla presenza di toponimi signi-
chieste urbane e vallive). Però qui tutto la conqui-
ficativi, d’origine patronimica, tra cui, ad esem-
sta territoriale si collega alla risalita di popolazio-
pio, quelli presenti in gran numero nella zona
ni dal basso in funzione dei rapporti con i centri
compresa tra Velo, Valdiporro, Roverè Veronese:
della Valpolicella e la città. Del resto anche nella sezione orientale la fascia
Erbisti, Spietner, Snel, Jegher, ecc. Nella sezione occidentale non cambiano so-
dell’alta collina sottostante alla fascia del faggio
stanzialmente le forme di popolamento, anche se
presenta caratteri diversi da quest’ultima, con una
il numero degli insediamenti è minore, a causa
serie di centri che escludono la estrema dispersio-
della ristrettezza della fascia, che si stende sotto i
ne dell’insediamento propria della soprastante fa-
versanti che si allineano a sud della scarpata che
scia, dove in molti casi vi è solo una casa o poche
separa la zona degli stessi insediamenti dall’alto-
case a dare corpo alla geografia antropica. Ora la
piano superiore occupato dagli alti pascoli. Anche
frammentazione si lega all’origine patriarcale del-
qui vengono selezionati i centri di gravitazione,
l’insediamento, pur nell’adesione alle relazioni co-
segnati ancor oggi dalle chiese e divenuti centri
munitarie, alla sua fondazione da parte di un pater
parrocchiali, tra cui Sant’Anna d’Alfaedo è il prin-
familiae
cipale, mentre gli altri, come Fosse, Cerna, Vaggi-
come appunto le vallecole, riparate dai venti e pro-
mal, Ronconi, sono soltanto aree in cui l’insedia-
tette nella loro stessa chiusura, oltre che adatte nei
20
spinto a cercare il sito più favorevole,
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
versanti a solatio per coltivare quel poco che si po-
sfruttato in antico il suolo, quali fossero le sue ca-
teva data l’altitudine ormai elevata.
ratteristiche pedologiche, quali fossero le zone per i campi coltivati (broli) o per il prato, quali le macchie di bosco, quali i pascoli e così via, toponimi che spesso hanno una radice tedesca.
L’ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO
La contrada, in altre parole, era il ganglio della Questa distribuzione dell’insediamento indica
vita lessinica la cellula prima della sua organizza-
come esso stia in stretto rapporto con la morfolo-
zione territoriale, riflesso della vita e dell’economia
gia e con l’altitudine, cioè con le condizioni am-
dei suoi abitanti. Essi, cresciuti via via nel tempo,
bientali. Ma queste non hanno dettato solo la dis-
spesso a partire da un’unica famiglia patriarcale,
tribuzione delle contrade, bensì anche le forme
hanno dato forma a insiemi di abitazioni sovente
d’uso del suolo, destinato al pascolo, al bosco, alla
a schiera, o disposte in altro modo ma sempre ag-
coltivazione, all’attività estrattiva. La stessa distri-
gregate, con la casa dei figli e dei nipoti costruita
buzione del regime proprietario è condizionato
accanto a quella originaria del padre o del nonno.
dalle opportunità ambientali, con il latifondo pa-
Spesso i figli e i nipoti lasciavano la casa parterna e
storale di dominio signorile nella parte più elevata
andavano a fondare una nuova contrada, e questa
dei Lessini e la piccola proprietà familiare, dissolu-
sorta di partenogenesi rimanda all’occupazione
zione di quella comunitaria d’origine, nella fascia
territoriale propria delle zadruga slave o dello stes-
del faggio e in quella dell’alta collina.
so Weiler del mondo germanico.
Indicazioni che riguardano le forme d’uso del
Ma qui siamo in montagna e in funzione alti-
suolo e il corrispondente paesaggio si possono tro-
tudinale si è avuta un’adeguata organizzazione ter-
vare in senso residuale, quasi archeologico, attra-
ritoriale soprattutto quando gli abitanti, venute
verso una ricerca che porta a scoprire l’organizza-
meno le attività forestali, si sono impegnati nel-
zione delle contrade, le tracce delle antiche zone di coltivazione, i resti di recinzioni, i passati usi del bosco, i rapporti tra sorgenti d’acqua e insediamento; tutto ciò è testimoniato dalla sopravvivenza di toponimi molto significativi. In una ricerca fatta da chi scrive si scopre che nell’insieme delle contrade con i loro territori sussistono, a memorie delle persone che vi hanno abitato sino ad alcune decine di anni fa, alcune decine di microtoponimi utili agli usi degli abitanti. Essi ci rivelano come era Contrada in alta Lessinia
21
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
l’allevamento e nell’agricoltura. In funzione pasto-
locali (case, marogne, acciottolati, vasche, sec-
rale hanno cercato di spingersi verso l’alto, annet-
chiai, fontane, ecc.), ma anche per rispondere alle
tendosi quei territori di “mezza montagna” (tra i
richieste urbane, un tempo soddisfatte dall’area di
1200 e i 1300 metri) utilizzati come maggenghi
Sant’Ambrogio. Altra forma d’integrazione era rap-
che nel paesaggio lessinico sono oggi indicati dalla
presentata dalla produzione del ghiaccio, ricavato
presenza di un baito (stalla con fienile) al centro di
nei mesi invernali da apposite pozze d’acqua e
un’area prativa circondata dal bosco di faggi o, tal-
conservato in adatti depositi fino all’estate. La pro-
volta, fiancheggiato da qualche faggio secolare. Più
duzione avveniva sulla base di forme di organizza-
sopra comincia il dominio degli alpeggi, anche
zione particolari e con tecniche che comprende-
questi in qualche caso annessi all’organizzazione
vano anche il trasporto del ghiaccio, che veniva
delle contrade benché i pascoli migliori siano ri-
commerciato in città (non solo a Verona, ma
masti sotto regime latifondista e utilizzati dai gran-
esportato sino in Egitto nella seconda metà del-
di allevamenti transumanti dalla pianura.
l’Ottocento). Quasi tutte le ghiacciaie oggi sono
La Lessinia collinare, al di sotto dei 900 metri,
scomparse, tranne alcune mantenute ad usi mu-
è stata, diversamente da quella compresa nella fa-
seografici, e tuttavia restano a testimonianza le cu-
scia del faggio, utilizzata essenzialmente dal
riose architetture, di cui l’attività si era attrezzata,
punto di vista agricolo. E anche qui la contrada e
come i luoghi di deposito del ghiaccio, costituti da
la casa isolata, sparsa, non mancano, ma ponen-
profondi pozzi circolari foderati di lastame ed esca-
dosi al centro delle pendici coltivate, spesso ter-
vati a fianco delle vasche d’acqua, ombreggiate da
razzate con una serie, qualche volta estesa e labo-
pioppi (albare).
riosa, di marogne (muri a secco) a protezione dal dilavamento. I tipi di colture dipendevano dai suoli (sempre piuttosto poveri, di debole spessore)
LA PIETRA LASTRIFORME
e dall’altitudine. La vite non superava in altezza i
E LO STILE DEL PAESAGGIO
700 metri e alle stessa quota non arrivava il mais, sostituito dall’orzo, dalle segale e da una coltura
In tutte queste attività, non solo di tipo edili-
come la patata (quando, come il mais, si è diffuso
zio, come si può capire, la materia prima d’uso era
nel Veneto).
la pietra lastriforme, il lastame. E il rapporto con
Ad integrazione di queste attivitàprimarie però
questa pietra, con la sua essenza calcarea, oltre che
si ebbe, in condizione peraltro difficili, lo sviluppo
con le sue magnifiche opportunità edificatorie, di-
dell’attività estrattiva riguardante per un certo pe-
venne così profondo ed esperto come può capitare
riodo la selce (le folende) e soprattutto la pietra la-
soltanto a chi abbia, con il materiale costruttivo,
striforme. Questa non era solo destinata agli usi
un contatto continuo, quotidiano.
22
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
ni, resteranno sempre un mistero racchiuso nelle tombe di tanti uomini lessinici che sulla pietra hanno trascorso l’intera esistenza, vedendo apparire, allo scollamento di uno strato dall’altro, ammoniti e altre forme animali, tracce misteriose come proiezioni stesse del mistero del mondo e della vita. Di essi ci restano solo i manufatti, l’uso sapiente delle lastre, la funzionalità essenziale che solo un rapporto tattile continuo poteva suggerire. Certamente quando si parla di un “uomo della pietra” o “uomo del lastame” si pensa ai lapicidi che hanno operato nel cuore della zona lessinica, Muro divisorio di proprietà in lastame
lì tra Prun e San’Anna d’Alfaedo, tra Fane e Giare, dove le dorsali lessiniche si esprimono attraverso
Sorprendentemente nessuno ha mai indagato
la ripetizione stratigrafica che sembra la successio-
per capire come l’uomo lessinico abbia percepito la
ne delle pagine di un libro, un libro infinito, in-
pietra che estraeva e lavorava, quale il senso che
terminabile, secondo la misura del tempo geologi-
coglieva della consistenza geologica, temporale,
co, eppure finito nella realtà di una vicenda sedi-
racchiuso negli strati, il perché della presenza dei
mentaria che proprio gli scavatori lessinici sanno
fossili, volgarmente le bogonele, che relazione
raccontare attraverso le discriminazioni ravvisabi-
avessero con le storie che rimandavano alla bibbia
li tra gli strati.
e ai misteri che solo la religione poteva svelare.
Per ciò che riguarda la costruzione del paesaggio
Queste percezioni geologiche erano comunque
è in questa stessa sezione occidentale che è stato
estranee alle interpretazioni dotte della cultura
sperimentato attraverso i secoli l’uso più sorpren-
borghese, che l’abitante lessinico ignorava; nep-
dente del lastame per la edificazione delle case o di
pure erano riflessioni come quelle fatte nel corso di
edifici semplicissimi, elementari, come quello cita-
una vita intellettualmente intensa come quella di
to all’inizio; non solo, ma il suo uso è stato piega-
don Attilioo Benedetti, che pure tra queste pietre
to a tutte le forme a cui la pietra si prestava, come i
nacque e meditò. No, e tuttavia è impossibile che
selciati dei cortili, le barriere protettive degli orti, i
non abbia mai fatto pensieri su questi misteri chi
muri a secco delle marogne, le linee confinarie
dalla mattina alla sera aveva tra le mani fossili o
delle proprietà comunali, la costruzione di vasche,
pietre piene di tracce che rimandavano ad una vita
recipienti, fontane, secchiai, o altro. Il tutto in
remota. E tuttavia questi pensieri, queste percezio-
modi essenziali, funzionali, al di fuori di ogni aspi-
23
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
sembrano scolpite più nel legno che nella pietra.
razione decorativa od estetica. L’estetica però è espressa inconsapevolmente dalla bellezza funzio-
Sono dunque gli elementi stilistici, che riman-
nale della pietra, dal suo aderire ad un disegno edi-
dano in qualche modo al mondo gotico, d’oltral-
ficatorio, sempre di una chiarezza mirabile.
pe, oltre che un uso non pieno, totale, del lastame
Sul lato orientale lessinico l’uso della pietra la-
nelle edificazioni, ciò che distingue l’area orienta-
strificata obbedisce ad altre spinte, ad altre aspira-
le da quella occidentale, tra loro separate, come già
zioni. Anzitutto esso è stato perseguito da genti
si è detto, dal vajo dell’Anguilla, elemento morfo-
d’origine cimbrica, cioè legate in qualche modo al
logico centrale della Lessinia. Entrambe le aree
mondo germanico, un mondo di cultura forestale
sono interessanti in diverse modo, e tuttavia a
che aveva nel legno, ovviamente, il materiale da
fronte di una certa primordialità dell’uso del lasta-
costruzione a portata di mano ed impiegato per
me della sezione orientale sta quello più scaltro,
ogni sorta di manufatto oltre che per le abitazioni.
esperto, totalizzante di quella occidentale.
Il Baragiola ci ha raccontato, a seguito delle sue ricerche, quale fosse l’originaria abitazione delle case cimbriche. Case di legno, con tetti di paglia e
L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA
d’erba, come si potevano vedere sino a cinquan-
E SALVAGUARDIA DEL PAESAGGIO
t’anni fa, in qualche caso, le case lessiniche nella zona di Velo e Roverè di Velo o di Campofontana.
Nella sezione occidentale della Lessinia ancor
È evidente che poi, con il venir meno delle foreste,
oggi l’attività estrattiva è intensa e continua in
sfruttate da boscaioli e carbonari, oltre che dalle ri-
certo modo una tradizione millenaria. Però essa è
chieste della Repubblica Veneta, quella materia
ormai troppo intensa considerate le lacerazioni
prima cominciò a ridursi. Per di più a contatto con
che le cave introducono nel paesaggio, ancora ab-
gli uomini del lastame anche i “cimbri” comincia-
bastanza integro invece in tutta la parte orientale,
rono ad utilizzare sempre più la pietra, ed ecco le
dove tuttavia si ha un abbandono delle contrade.
case lessiniche dell’area orientale con i colmi dei
Molte di esse sono abitate solo nei mesi estivi dai
tetti gotici fatti di pietra e poi con l’uso sempre più
vecchi proprietari che sono emigrati lontano, e che
importante del lastame, oltre che per i tetti, per i
tornano alle case native per delle vacanze. Altre
selciati e per tanti altri elementi delle contrade. A
sono state acquistate da gente da fuori, spesso cit-
ricordo dell’originario uso del legno stanno diversi
tadini, che le abitano solo perché hanno potuto
motivi, tra cui, ad esempio, lo stile delle sculture
modernizzare le abitazioni: ciò, peraltro, in modi
(crocifissioni, madonne e altro) che si trovano fre-
che spesso ne distruggono le forme originarie, la
quentemente nell’area orientale (mentre significa-
bellezza funzionale, la essenzialità, che di quella
tivamente mancano in quella occidentale) e che
bellezza è il fattore proiettivo. Ma generalmente si
24
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
Cave di Prun
può dire che le contrade muoiono e questo, insie-
valorizzi come testimonianza di una storia legata
me alle devastazioni provocate dall’attività estrat-
agli uomini del lastame, gli uomini che hanno
tiva, sta profondamente cambiando il paesaggio
amato e trattato magistralmente la pietra dei nostri
lessinico, sulle cui dinamiche demografiche, eco-
monti.
nomiche e sociali chi scrive ha pubblicato di re-
Forse per non deturpare ulteriormente il pae-
cente uno studio, al quale si rimanda. Ciò che si
saggio e per non sprecare le straordinarie qualità
auspica è che il parco della Lessinia rivolga alle
della pietra lessinica sarebbe bene riservarla ormai
contrade e alle straordinarie testimonianze paesi-
per usi più qualificati, evitando di banalizzarla im-
stiche del passato una qualche attenzione (sotto-
mettendola in un circuito commerciale al di fuori
ponendo subito, ad esempio, a una attenta piani-
di una cultura architettonica e paesaggistica che la
ficazione l’attività estrattiva) e che, come si fa in
sappia valorizzare come essa merita, non solo
altri contesti, e in altri parchi, possa acquisire ad
come pietra da costruzione ma anche come rac-
esempio una delle contrade più significatiove e la
conto geologico.
preservi dal generale naufragio degradatorio e la
25
IL PAESAGGIO DELLA PIETRA
BIBLIOGRAFIA
AA.VV, Verona e il suo territorio, I vol., con testi
Gatti E. e Zuccolotto M., Paesaggio tra identità e
di A.Pasa, S.Ruffo, M.F.Durante Pasa, F.Zorzi,
tecnologia. La Valpolicella occidentale, tesi di
Istituto di Studi Storici, Verona, 1960.
laurea, IUAV, Venezia, 1996-97. Sauro A., Le origini della popolazione dei Tredi-
AA.VV., Architettura nei Monti Lessini, Ente
ci Comuni Veronesi, Bosco Chiesanuova,
Marmi Veronese, Verona, 1961.
1988.
AA.VV., Grezzana e la Valpantena, a cura di
Sauro U., Il paesaggio degli Alti Lessini, Mem.
E.Turri, Cierre, Verona, 1991.
Del Museo Civico di Storia Naturale di Verona,
AA.VV., Gli alti pascoli dei Lessini Veronesi, a
Verona, 1973.
cura di P. Berni, U. Sauro, G.M. Varanini, La
Silvestri G., Edilizia e paesaggio della Lessinia,
Grafica, Lavagno di Verona, 1991.
Accademia Agr. Sc. Lett., Verona, 1970.
AA.VV., L’architettura di pietra in Lessinia. Un patrimonio unico da valorizzare, Atti del
Turri E., La Lessinia, Vita Veronese, Verona, 1968.
Convegno di Erbezzo 1996, C,T.G., Verona,
Turri E., Permanenze cimbriche nel paesaggio lessinico, in Lessinia terra dei Cimbri, op.cit.
1997.
Curatorium Cimbricum Veronense, a cura di
AA.VV., La Lessinia, terra dei Cimbri, X, 19,
G.Volpato, Verona, 1987.
1998.
Turri E., Un’attività scomparsa sui Lessini: la pro-
Avesani B. e Zanini F., Quando il freddo era una
duzione e il commercio del ghiaccio, Memorie
risorsa, Edizioni Scaligere, Verona, 1990. Baragiola A., La casa villereccia delle colonie te-
dell’Accademia di Agr. Sc. Lett., XXIII, 1972.
desche veneto-tridentine, Gergamo, 1908.
Turri E., Vérone: une ville à la conquete de la montagne, Revue de Géographie alpine, Gre-
Filippi E., La pietra di Prun, in “Marmi, graniti,
noble, 4,8, 1999.
pietre”, 45, 1968.
Turri E., La Lessinia e la città: una rifunzionaliz-
Franzoni L., Scultura popolare dei Lessini, Vita
zazione territoriale continua, in La Lessinia,
Veronese, Verona, 1964.
ieri, oggi, domani, 25, 2002.
26
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
Vincenzo Pavan
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
Nel vario e articolato insieme di culture e pae-
dalla sovrapposizione di strati sottili e regolari di
saggi che connota le aree alpine, l’architettura po-
pietra interconnessi da un velo di argilla che rende
polare della Lessinia rappresenta un caso unico e
agevole la loro separazione. In un certo senso la
straordinario.
natura ha fornito in questi luoghi una pietra già
Ciò è dovuto in parte al concorso di importan-
“tagliata” in lastre pronte ad essere sezionate,
ti fattori quali la conformazione fisica del luogo, le
anche in grandi dimensioni, per la messa in opera.
condizioni climatiche, la storia economica, pro-
Con questo materiale, attraverso la sua sapien-
duttiva e culturale delle popolazioni, ma sopratut-
te lavorazione ed impiego, si è formata nel corso
to alla diffusa presenza sul territorio di materiali la-
dei secoli una “cultura della pietra” che ha local-
pidei particolarmente adatti alla costruzione e al-
mente prodotto un linguaggio costruttivo origina-
l’uso intelligente e creativo che ne hanno fatto le
le con cui anonimi scalpellini e umili muratori
popolazioni della Lessinia. Infatti la inedita quali-
hanno “disegnato” l’architettura e il paesaggio di
tà dell’architettura lessinica non risiede tanto nella
vaste aree del territorio montuoso veronese.
originalità delle tipologie edilizie rispetto a quelle
L’abbondanza, la comodità di approvvigiona-
di altre aree situate in analoghe condizioni geogra-
mento e la versalità di lavorazione dei materiali
fiche, anche se non mancano sotto questo aspetto
lapidei lasteolari hanno dato luogo all’altro tratto
elementi rilevanti, ma è dovuta essenzialmente
di originalità dell’architettura tradizionale e del
alla particolare tipologia costruttiva localmente
paesaggio lessinici. Ossia l’uso globale della pietra
realizzata con alcune varietà di calcari sedimentari
in tutte le parti degli edifici, dalle murature alle
a struttura lasteolare, tra i quali soprattutto la Sca-
coperture dei tetti, ai pavimenti e solai (salvo le
glia Rossa Veneta del periodo cretacico e il Rosso
travi), agli elementi architettonici interni ed ester-
Ammonitico del giurassico. La loro estesa diffusio-
ni e ad ogni aspetto del paesaggio costruito, dalle
ne e l’ampia varietà del loro impiego sono stati resi
pavimentazioni dei cortili e delle aie, ai ricoveri
possibili grazie alla singolare conformazione geo-
per gli attrezzi, ai muri divisori delle proprietà e ai
logica con cui si presentano sul territorio. Il banco
terrazzamenti agricoli, fino alle palificazioni dei
roccioso che li contiene è infatti caratterizzato
vigneti.
28
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
L’ESTRAZIONE DEI MATERIALI
sa le tracce di una piccola cava abbandonata che
E L’ARCHITETTURA SCAVATA
forniva il materiale lapideo necessario alle costruzioni del luogo. L’estrazione a cielo aperto avveni-
Per comprendere il significato e il valore di que-
va rimovendo i sottili strati superficiali di terra e di
sta architettura è indispensabile qualche cenno sul
pietra incoerente fino alla messa a nudo di un’am-
processo di estrazione e lavorazione del materiale
pia porzione dello strato più alto di pietra utile. Le
lapideo che ne costituisce la base costruttiva.
lastre venivano quindi staccate dal piano tabulare
Le varietà tabulari più utilizzate, la Scaglia
attraverso la percussione di una serie di cunei di
Rossa Veneta o lastame, comunemente denomina-
ferro inseriti in fori praticati lungo il perimetro
ta Pietra di Prun e commercialmente nota come
della superficie lapidea che si voleva recuperare.
Pietra della Lessinia, insieme al Rosso Ammonitico
Dopo la fratturazione le lastre venivano separate
e ad altri calcari giurassici, nella loro forma lasteo-
dallo strato inferiore sollevandole facilmente gra-
lare presentano una localizzazione assai dissemina-
zie al velo di argilla interposto che contraddistin-
ta nel territorio, in alcuni casi sotto forma di rocce
gue la stratificazione.
affioranti e in altri di bancate nascoste in strati
Il secondo sistema fu utilizzato fino agli anni
profondi del terreno. Tale condizione ha storica-
’50 del secolo scorso principalmente in due aree
mente determinato lo sviluppo di due distinti si-
della bassa dorsale lessinica: a Prun, nella valle di
stemi estrattivi: a cielo aperto e in galleria.
Negrar, e a Sant’Ambrogio di Valpolicella, presso
Il primo è stato in passato talmente diffuso da
San Giorgio e intorno al Monte Solane. Le cave in
lasciare presso quasi ogni villaggio o contrada spar-
galleria, le cui testimonianze più interessanti sono visibili nella zona di Prun, rispondevano alla necessità di reperire materiale di qualità più alta, in gran parte destinato alla commercializzazione nei centri della pianura. Per questo venivano scelti degli strati, compressi in bancate di spessore costante (circa 6÷7 metri), localizzati in giaciture così profonde da rendere economicamente non conveniente la rimozione del “cappellaccio”, ossia degli strati lapidei superiori non utilizzabili. Individuati gli strati utili nelle pareti rocciose affioranti sul fianco delle valli, la cava veniva localizzata nei siti più favorevoli e accessibili, e l’escavazione procedeva verso l’interno del monte con rudimentali
Immagine degli anni ‘60 di una cava di lastame a cielo aperto sul Monte Loffa presso Sant’Anna d’Alfaedo.
29
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
Immagine degli anni ‘60 dell’escavazione della Pietra di Prun
Stratificazione della pietra
ma efficaci attrezzature manuali. Praticata una
talvolta bizzarre. Spesso lo scavo era agevolato
prima nicchia nello strato utile più alto, il prelievo
dalla presenza di fessurazioni verticali che offriva-
delle lastre avveniva “staccandole” una dall’altra,
no ai cavatori il vantaggio di un lato già tagliato.
procedendo verso il basso fino a raggiungere l’ulti-
Procedendo per gallerie parallele, nelle quali veni-
mo strato utile che formava il pavimento della
vano praticati collegamenti trasversali, molte cave
cava. Nell’alta valle di Negrar le lastre venivano
hanno assunto le grandiose sembianze di uno spa-
estratte da 73 strati rocciosi di spessore variabile da
zio interno basilicale denso di suggestione, vere
4 a 15 cm. circa, a ognuno dei quali era stato asse-
opere di architettura ottenute per sottrazione di
gnato un nome che ne connotava le caratteristiche
materiale. Divenute produttivamente obsolete in seguito
fisico-meccaniche o l’uso a cui era destinato. Mano a mano che lo scavo avanzava verso l’in-
all’immissione sul mercato di macchine da escava-
terno, per reggere il soffitto lapideo venivano rica-
zione, che consentono di raggiungere e cavare con
vati dei pilastri che, per le caratteristiche stesse
minor costo dall’esterno gli strati di pietra com-
della escavazione, risultavano di forme irregolari e
mercialmente utili, le cave in galleria sono state
30
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
definitivamente dismesse alla metà degli anni Cin-
venivano trasformate nel “piazzale” antistante l’in-
quanta. Abbandonate ad un rapido degrado solo
gresso della cava o in laboratori poco lontani. Gli
oggi le cave di Prun si rivelano ai nostri occhi come
strumenti di escavazione e di lavorazione manuali,
straordinarie testimonianze di intelligenza, ingegno
in uso fino agli anni ’50, sono stati progressivamen-
e capacità delle maestranze che le hanno prodotte;
te sostituiti prima da rudimentali meccanismi co-
in quanto opere che racchiudono la perfetta coinci-
struiti sul luogo e, successivamente, da moderne
denza tra programma funzionale e forma architet-
macchine per la segagione della pietra e per il suo
tonica, costituiscono una delle espressioni più alte
trattamento superficiale.
dell’architettura di pietra della Lessinia. Come tali
L’escavazione meccanica moderna, oggi esclusi-
vanno considerate importanti risorse culturali del
vamente utilizzata per il sistema a cielo aperto, men-
territorio veronese da tutelare e valorizzare.
tre ha ridotto la fatica muscolare degli uomini, ha
Anche la lavorazione delle lastre estratte con i
ampliato la dimensione e la scala degli interventi sul
due sistemi ha conosciuto una profonda trasforma-
territorio, rendendo ormai urgente un sistema nor-
zione. Fino a circa mezzo secolo fa le lastre estratte
mativo più maturo e adeguato alle esigenze di tutela
a cielo aperto venivano principalmente lavorate
e di trasformazione consapevole del paesaggio.
nella cava stessa, mentre quelle ricavate in galleria
Interno di una cava di Pietra di Prun in galleria, oggi dismessa.
31
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
eretta, per le piccole costruzioni per il ricovero di
TIPOLOGIE COSTRUTTIVE
attrezzi o per i muri di divisione delle proprietà.
E LINGUAGGI DELLA PIETRA
Ciò che più connota percettivamente queste Come ogni cultura costruttiva popolare quella
costruzioni lapidee sono gli aspetti sensoriali del
della pietra lessinica è principalmente fondata
materiale: la sua nuda essenzialità, la superficie lu-
sulla fusione e la connessione di due aspetti: la di-
minosa e ruvida, il senso di potenza tettonica e di
sciplina del materiale e la tradizione culturale.
preziosa matericità. Nel loro insieme concorrono a
La prima nasce da una serie di regole trasmesse
formare quelle qualità “decorative” contenute nel
dalla pratica costruttiva collegata all’uso del mate-
materiale stesso e assenti nel “disegno” architetto-
riale lapideo e da questo determinate in modo ri-
nico degli edifici; per ciò stesso vicine alla nostra
goroso. Si tratta dell’utilizzazione più idonea delle caratteristiche fisiche e meccaniche della pietra, del modo di prepararla, assemblarla e legarla ai fini della costruzione. L’applicazione rigorosa di tale disciplina ha dato luogo ai caratteri distintivi dell’architettura popolare della Lessinia, alla sua severa arcaicità, alla assenza di ogni elemento superfluo, al suo apparire assolutamente essenziale e funzionale. L’applicazione costruttiva del lastame si è infatti sviluppata secondo due semplici modalità. Una riguarda la ristratificazione della pietra, ossia il montaggio blocco su blocco, dopo la sua separazione dalla bancata e riduzione in conci. In un certo senso questa tecnica assai comune, riferita al lastame che rappresenta una sorta di ricostituzione delle condizioni geologiche originarie di giacitura per strati, come si percepisce nelle murature legate in pietra a vista degli edifici e in quelle a secco dei terrazzamenti. L’altra si manifesta nell’ uso tabulare del materiale lapideo, ossia nell’assemblaggio di lastre, talvolta di dimensioni molto grandi, utilizzate in diagonale per le coperture degli edifici, in Laste posate verticalmente in un edificio di Vaona
orizzonatale per le pavimentazioni, o, in posizione
32
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
moderna sensibilità architettonica che ricerca il massimo risultato estetico con il minimo “dispendio” formale. L’altra componente principale, la tradizione culturale, incide nella pratica costruttiva attraverso la permanenza in alcuni luoghi di culture costruttive dovute all’impiego di altri materiali, come il legno, anticamente presenti nel territorio. È il caso di numerose costruzioni diffuse in vaste aree del territorio lessinico che, senza modificare la tipologia dell’organismo edilizio, utilizzano insieme alla disciplina lapidea aspetti di sistemi costruttivi tipici dell’architettura lignea. La compresenza di questi fondamentali componenti della cultura costruttiva locale ha dato
Immagine di una costruzione in lastre di pietra a Vaggimal, demolita negli anni ’60.
luogo ad un linguaggio, il linguaggio della pietra lessinica, che si manifesta con tratti identificativi
delle tipologie edilizie e alla loro distribuzione ter-
ben riconoscibili e straordinariamente originali.
ritoriale. Sul tema delle tipologie edilizie si sono
Ad una più attenta osservazione degli elemen-
infatti concentrati negli ultimi decenni numerosi
ti costitutivi di tale linguaggio, ci si accorge della
e autorevoli studi che hanno affrontato i diversi
presenza di variazioni significative degli aspetti
aspetti di una disciplina dalle lontane radici, men-
“originali” della cultura costruttiva lapidea talvol-
tre un nuovo spazio di studio si sta oggi aprendo
ta rintracciabili in siti poco lontani tra di loro. Va-
nei confronti dei valori dei materiali e della co-
riazioni che attengono a fattori diversi tra cui le
struzione come ricerca di una mutata sensibilità
particolari condizioni geologiche in cui si trovano
nel costruire odierno ma che investe anche lo
le tipologie lasteolari sopra descritte, i problemi di
sguardo e quindi il giudizio sull’architettura del
abbondanza o scarsità di approvvigionamento dei
passato.
materiali, una maggiore influenza di altre culture,
Aspetto basilare per la lettura e comprensione
ecc. Più che di un linguaggio potremmo quindi
dei linguaggi costruttivi dell’architettura tradizio-
parlare di linguaggi della pietra lessinica, e, attra-
nale lessinica è la identificazione e la localizzazio-
verso l’analisi dei loro caratteri, fornire una lettu-
ne sul territorio delle varietà di pietre lasteolari,
ra che si sovrappone e si sviluppa in modo auto-
perché da queste (ma non solo) discendono le di-
nomo rispetto alla pur importante classificazione
verse declinazioni che li distinguono.
33
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
Una sintetica visione della carta geologica del territorio, che selezioni ed evidenzi i tipi di pietra utilizzati nell’architettura popolare, disegna tre grandi aree nelle quali la presenza di tali materiali si differenzia per qualità e distribuzione. La prima, corrispondente alla regione occidentale inclusa in senso meridiano tra la Val d’Adige e il Vaio dell’Anguilla, delimita il territorio in cui è dominante la Scaglia Rossa Veneta, o Pietra di Prun, la cui presenza è caratterizzata dalla costanza geometrica dello spessore della bancata e dalla regolarità degli strati, sia in affioramento che in profondità. Ciò significa anche una sostanziale costanza delle caratteristiche fisico-meccaniche della pietra lasteolare in tutta questa porzione di territorio, dalle basse propaggini collinari della Valpolicella fino allo zoccolo di base del grande terrazzamento dei pascoli alti.
Aperture in una concimaia a Vaona
L’altra grande area, compresa tra il Vaio dell’Anguilla e la Valle d’Illasi, corrisponde al territorio orientale della Lessinia, nel quale la pietra lasteolare cambia caratteristiche geo-meccaniche, essendo principalmente composta dal Rosso Ammonitico, ma anche da altre formazioni calcaree di diversa età geologica. Contrariamente all’area occidentale qui le bancate di calcare e gli stessi strati variano continuamente di spessore e si presentano discontinui sia nella quantità che nella distribuzione spaziale. La sua diffusa presenza in superficie ne facilita l’estraibilità ma, essendo gli strati meno uniformi, la pietra non risulta idonea ad essere commercializzata e, anche nell’impiego locale, è disponibile in quantità meno abbondante di quanAngolo di un edificio in pietra presso contrada Cona
34
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
to è invece la Pietra di Prun nell’area occidentale.
trambe le categorie di litotipi, sia alla presenza di
Rientra nelle caratteristiche geologiche sopra
de-
altri tipi di rocce non lastriformi e a diversa con-
scritte anche una fascia di territorio dislocata sul
formazione geologica che hanno determinato epi-
versante orientale della valle d’Illasi, al confine
sodi distinti di impiego non omologabili a quelli
con il territorio montuoso vicentino.
dell’area principale.
Una terza area, anche se avente caratteristiche geologiche non difformi da quella orientale, va considerata distintamente. Si tratta della larga fascia di altopiano corrispondente ai pascoli alti che chiude a Nord il sistema montuoso lessinico, e i cui confini settentrionali coincidono con le pieghe profonde che separano il territorio veronese da quello trentino, mentre i suoi due lati meridiani corrispondono alla Val d’Adige e all’alta Valle d’Illasi. Su questi declivi prativi, che spazialmente si estendono al di sopra delle due aree precedentemente descritte, è diffusa una cultura costruttiva sostanzialmente uniforme che possiede certi aspetti peculiari dovuti sia ad una più ricca disponibiliCopertura in lastame di un tetto nella Lessinia occidentale.
tà di Rosso Ammonitico e di altre formazioni calcaree affioranti in bancate facilmente suddivisibili in lastre, sia ad una situazione culturale più omogenea essendo i collegamenti semplificati dall’orografia del terreno. Entro questa griglia geologico - spaziale sono stati “scritti” con specifici caratteri e stili i linguaggi costruttivi dell’architettura popolare lessinica. L’evidente schematicità della suddivisione delle tre aree è intesa a dare una visione sinteticamente incisiva delle scritture lapidee e di evidenziarne meglio i tratti identificativi. In realtà all’interno di ciascuna si possono rilevare ulteriori differenziazioni, dovute sia alla compresenza di en-
Pavimentazione in lastre a Vaona
35
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
a) L’area occidentale
positi di attrezzi, porcilaie e pollai, fontane e lava-
È in questo settore che il linguaggio costruttivo
toi, realizzati con lastre di pietra conficcate nel ter-
della pietra lastriforme ha assunto i connotati di
reno. La loro posizione eretta consente alla luce ra-
maggiore chiarezza ed essenzialità e prodotto i più
dente del sole di rivelare l’impasto prezioso della
significativi sviluppi creativi.
materia, la ruvidezza del piano di giacitura che il
La uniformità stratigrafica del materiale e il se-
dilavamento secolare della pioggia ha ulteriormen-
colare magistero di tagliapietre e muratori locali
te sbiancato e ripulito di scorie e di frammenti sca-
hanno dato luogo nel corso dei secoli ad una sin-
gliosi, rendendo queste lastre sottili straordinaria-
tassi costruttiva talmente coerente da rendere chia-
mente delicate fin quasi a far percepire la loro inti-
ramente identificabili le costruzioni di questi luo-
ma fragilità. La meccanica tradizionale di taglio
ghi rispetto ad altri della Lessinia.
eseguita manualmente con attrezzi a percussione
Il primo aspetto che colpisce è la qualità e la fi-
ha preservato le lastre usate nelle costruzioni
nitezza del materiale lapideo, la Scaglia Rossa, sem-
“preindustriali” dalla sgradevole freddezza che ve-
pre rigorosamente applicato a vista, di un colore
diamo oggi in quelle modernamente tagliate a
mutante da bianco luminoso a rosato assai tenue
sega, spesso utilizzate a cingere i piccoli giardini o
che stacca gli edifici dai dossi e dai declivi prativi
a pavimentare i percorsi delle case per week-end
su cui sorgono delineandone l’essenzialità della
disseminate sulle colline veronesi.
forma. Questa impressione si fa ancora più forte
Ma ciò che riassume la poetica costruttiva del-
osservando gli elementi costruiti del paesaggio
l’architettura lessinica è la compresenza armoniosa
come muri divisori di orti e proprietà, piccoli de-
e coerente delle due principali modalità d’impiego
Esterno di ghiacciaia presso Vaona
Esterno di ghiacciaia presso Vaona
36
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
una consistenza analoga a un conglomerato naturale con una grana e cromia in straordinario accordo con il materiale lapideo. Le murature, di spessore variabile a seconda delle esigenze costruttive, venivano elevate a formare la scatola muraria partendo dagli angoli perimetrali, i quali, formati da conci di pietra, spesso squadrata, generalmente di dimensioni maggiori rispetto a quelli usati per il corpo della parete, dovevano irrobustire la parte più esposta dell’edificio. Realizzati con una morfologia “dentata” adatta ad immorsare solidamente il tratto di parete tra uno spigolo e l’altro, gli angoli costituivano la parte della muratura eseguita più accuratamente. Il muro così strutturato veniva elevato a corsi di pietra rifiniti nella facciata esterna per essere lasciati a vista. In molti casi i muri esibiscono un allineamento dei corsi così preciso da evocare la regolari-
Interno di ghiacciaia presso Vaona
tà della stratificazione naturale della roccia. Questo del lastame negli edifici: la forma stratificata e
effetto è rafforzato in alcuni edifici nei quali lo
quella lasteolare.
spessore dei corsi continua anche sugli spigoli.
La prima è intimamente legata all’atto arcaico
L’esempio più straordinario ed antico di questo
del costruire pietra su pietra. Negli edifici di abita-
ordine costruttivo è la pieve romanica di San Gior-
zione o in quelli adibiti alle attività produttive,
gio di Valpolicella, ma edifici costruiti con corsi di
come stalle, fienili, baiti per la lavorazione del for-
raffinata precisione sono rintracciabili in numero-
maggio o depositi per la conservazione del ghiac-
si villaggi e contrade sorti in prossimità delle prin-
cio, la muratura stratificata è in genere formata da
cipali cave come Prun, Gorgusello, Cona, Vaona,
conci ricavati dagli scarti di lavorazione delle la-
Giare e altri, dove operavano le maestranze più
stre. I conci sbozzati e tagliati accuratamente veni-
esperte. Certamente questa relativa uniformità dei
vano legati con una malta di calce, prodotta con
corsi lapidei, che rappresenta uno dei tratti carat-
frammenti della stessa pietra raccolti nei prati e nei
teristici dell’architettura dell’area occidentale della
boschi, mescolata con un terriccio sabbioso raccol-
Lessinia, era consentita dalla regolarità di spessore
to ai margini delle strade grazie al quale assumeva
degli strati di lastame da cui i conci derivavano.
37
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
Alle strutture verticali si collegavano quelle orizzontali. Al pavimento lapideo del piano terra, formato da grandi lastre, disposte nella posizione tabulare di giacitura, corrispondeva spesso un solaio del primo piano formato anch’esso da lastre sostenute da una travatura in legno. Una vera e propria estensione del pavimento lapideo interno è il lastricato esterno posato sulle corti e sulle aie dei casolari. Formato da lastre di grandi dimensioni, costituiva il parterre solido e pulito per accedere alla casa, senza trascinare il fango all’interno, e un luogo in cui si potevano essiccare dei prodotti agricoli. Un caso esemplare è Vaona, un villaggio nelle vicinanze delle cave a cielo aperto del Monte Loffa, presso Sant’Anna d’Alfaedo, nel quale tutti gli
Muro a spina di pesce nei pressi di Prun
spazi aperti sono raccordati con un unico suolo pietroso che lega gli edifici saldando le lastre dal
ticate nella pietra a ulteriore protezione. Risulta
parterre ai muri e ai tetti in una costruzione lapi-
anche evidente dalle dimensioni delle lastre usate
dea globale.
come si sia imposta nella Lessinia un’unica tipolo-
Ma il fondamentale elemento distintivo ed
gia di copertura: il tetto a capanna. Letti nel con-
identificativo dell’architettura lessinica è indub-
testo del paesaggio lessinico questi tetti lapidei,
biamente la copertura lastriforme degli edifici.
scanditi dalla rigorosa griglia geometrica del siste-
Questa consiste in una griglia di grandi lastre ap-
ma di piani lastriformi, rivelano con estrema chia-
poggiate ad una orditura di travi di legno che reg-
rezza ed incisività la ratio dell’artefatto e l’efficacia
gono le due falde inclinate dei tetti. Le lastre, dis-
della sua funzionalità.
poste in file regolari, in una sorta di accordo pla-
Per tali caratteristiche essi costituiscono l’ele-
nimetrico con il lastricato dei cortili, si sormonta-
mento identificativo più forte dell’architettura po-
no come grandi tegole piane formando una scali-
polare della Lessinia e nel contempo l’aspetto uni-
natura inclinata su cui scorre l’acqua piovana. Le
ficante delle tre fondamentali aree di diversa decli-
linee di giunzione tra una lastra e l’altra sono pro-
nazione del linguaggio lapideo. Infatti lo stesso
tette dall’infiltrazione dell’acqua con lastre copri-
tipo di copertura lastriforme, originata forse da
giunto connesse alle sottostanti da scanalature pra-
una rielaborazione dei tetti a “scandola” (sia in
38
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
piccole tavole di legno, sia in ridotte scaglie di pietra), diffusi in varie aree dell’arco alpino, è stato adottato con analoghe modalità su tutto il territorio lessinico, tanto da rendere identificabile il perimetro che delinea l’area di sviluppo dell’architettura popolare della Lessinia con la presenza di edifici a copertura tabulare. Una originale applicazione di questa tecnica riguarda singolarissime costruzioni disseminate in La corte Zivelongo in una immagine degli anni ‘60
alcune aree della montagna veronese: le ghiacciaie. Si tratta di costruzioni di pietra a forma cilindrica,
concepite come grandi pozzi o cisterne, conficcate nel terreno fin quasi al tetto ed adibite allo stoccaggio del ghiaccio naturale che veniva raccolto durante l’inverno in vicine pozze d’acqua appositamente realizzate e ivi conservato fino all’estate per essere poi trasportato nelle città della pianura. Una tipologia questa funzionale ad un piccolo ma significativo segmento di attività economica montana, di cui è rimasto solo qualche raro esempio, come la bellissima costruzione presso Vaona. Il rapporto tra la muratura stratificata in corsi perfetti ed il tetto tabulare a falde, ritagliato seguendo la pianta circolare della ghiacciaia, ha dato luogo all’interno della costruzione ad una avvolgente muratura circolare che evoca l’area absidata di una chiesa romanica e all’esterno ad una copertura circolare ripiegata nelle due falde che ricorda la struttura geometrica di una grande foglia pietrificata appoggiata ai declivi erbosi. L’altro aspetto in cui l’applicazione della Pietra della Lessinia ha assunto singolari caratteri di originalità riguarda le aperture degli edifici. Oltre alle differenziazioni funzionali, che contraddistinguo-
Particolare di un pilastro del porticato della corte Zivelongo
39
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
no le tipologie edilizie più semplici e ripetitive
chitettonico praticamente privo di elementi deco-
(case di abitazione, stalle, fienili, colombaie, mal-
rativi. Una analoga originale connotazione arcaica
ghe, ecc.) si possono, sotto questo profilo, eviden-
delle strutture ad arco è rintracciabile in molti altri
ziare due categorie fondamentali di edifici: quelli
edifici appartenenti a tipologie diverse dislocati in
che presentano la rielaborazione di elementi archi-
aree e gradini altitudinali differenziati compresi i
tettonici della tradizione colta urbana o di villa,
pascoli alti, a riprova di una autonoma quanto ri-
come portici, portali ad arco e pilastri, e quelli che
gorosa capacità delle maestranze locali di rielabo-
esprimono un proprio linguaggio funzionale di
rare in termini di essenziale funzionalità anche
straordinaria originalità.
temi costruttivi trasmessi dall’architettura “colta”.
Al primo caso appartengono quei complessi di
Dove invece è meno presente l’influenza della
edifici a corte di antica origine, che spesso hanno
cultura di pianura, come in molti edifici rurali in-
rappresentato il nucleo aggregativo di villaggi e
dividuali o in certi raggruppamenti di cellule a
centri rurali della montagna veronese, e che hanno
schiera, il tema delle aperture è regolato dal siste-
le loro espressioni più ricche e compiute nelle con-
ma trilitico, e in alcune aree trova originali solu-
trade di Zivelongo e Vallene. In entrambe il carat-
zioni come l’invenzione del triangolo di scarico
tere introverso, di chiara matrice autoprotettiva, è
del peso della muratura sugli architravi di porte e
ben evidenziato dalla contrapposta tipologia di aperture tra esterno ed interno della corte. Nei muri rivolti all’esterno compaiono quasi esclusivamente poche e piccole finestre incorniciate da pietre strombate, mentre verso il cortile le cortine murarie si aprono con robusti archi che inquadrano porticati profondi e con porte ad architravi monolitici che collegano gli interni dell’edificio con l’esterno. Zivelongo in particolare, il complesso a corte più antico ed importante della Lessinia occidentale, oggi completamente in rovina ivi compresi gli affreschi interni del XV e XVI secolo, presenta una efficace elaborazione degli archi lapidei. Realizzati in Rosso Ammonitico tramite il montaggio di blocchi “pietra su pietra”, secondo un arcaico quanto efficace sistema costruttivo, denotano la assoluta sobrietà ed essenzialità di un partito arParticolare dei portici della contrada Biancari
40
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
finestre. Con una semplice e chiara soluzione, che in tempi più recenti si è adattata alle mutate esigenze di organizzazione del lavoro agricolo, il sistema di scarico delle forze sulla muratura è divenuto anche un elemento stilistico del linguaggio costruttivo della Lessinia occidentale. In stalle e fienili costruiti tra gli anni ‘30 e ‘50 la necessità di ampliare le dimensioni delle aperture sui muri ha portato ad adottare soluzioni di semplice o doppia struttura di alleggerimento del carico sull’architrave con timpani e aperture scalinate. Ci riferiamo ad alcuni edifici costruiti nelle zone tra Sant’Anna d’Alfaedo e Fosse, in villaggi posti in prossimità di cave importanti a cielo aperto, dove la presenza di maestranze particolarmente esperte, attive fino all’inizio degli anni ‘60, ha saputo produrre una interessante innovazione creativa, che esprime una chiara conoscenza delle proprietà meccaniche
Tetti in paglia in una contrada di Campofontana in una foto degli anni ‘30 di B. Schweizer.
della pietra. Sempre nel settore occidentale della Lessinia
lenti capacità di coesione. Altri interventi di con-
troviamo anche gli esempi più originali di muri a
tenimento del terreno sono stati invece risolti con-
secco, tecnica costruttiva assai diffusa in tutta la fa-
ficcando a monte di margini stradali o di terrazza-
scia collinare veronese, tradizionalmente usata per
menti spesse lastre in posizione inclinata. In modo
contenere l’erosione meteorica dei terrazzamenti
analogo sono stati realizzati muri divisori delle
coltivati o per il consolidamento degli sbancamen-
proprietà accostando grandi lastre erette conficca-
ti nelle opere stradali.
te sui pendii prativi e lungo i margini di viottoli e
Nelle zone di San Giorgio di Valpolicella e di
sentieri. Questa originale soluzione costruttiva che
Prun, lungo alcune strade che collegano altri pic-
segna il paesaggio lessinico occidentale è ripresa in
coli centri dell’alta valle di Negrar, una inedita ti-
un altro contesto spaziale nei “pascoli alti”.
pologia di muri a “spina di pesce” rappresenta una raffinata soluzione costruttiva composta dall’in-
b) L’area orientale
treccio diagonale di conci di lastame per formare
Ciò che più colpisce nell’approccio all’archi-
lunghi tratti di muratura compatta dotata di eccel-
tettura di pietra del settore orientale della Lessinia
41
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
è la netta cesura di linguaggio che la separa da quella occidentale. Poco dopo Erbezzo, a partire dal Vaio dell’Anguilla, la profonda incisione che separa gli altopiani lessinici dalla fascia pedemontana ai pascoli alti, spostandoci verso Est si ha improvvisamente la percezione di un repentino mutamento nel linguaggio costruttivo degli edifici, e anche nel paesaggio. Di fatto si tratta di un cambiamento di cui in buona parte è responsabile la diversa conformazione geologica del territorio. Ce lo indica innanzitutto la differente consistenza della pietra, la quale conserva comunque il carattere stratiforme, ma acquista uno spessore maggiore, una coloritura più calda e rosata ed una compattezza, percepibile anche visivamente, che la rende lavorabile con maggiore fatica. Si tratta del Rosso Ammonitico, una pietra che nella sua stratificazione più spessa e massiccia acquista il nome ben più noto e rinomato di marmo Rosso Verona. Ma una componente importante del mutamento va anche attribuita ad Fienile nei pressi di Stander
alcune permanenze della cultura costruttiva precedente fondata su altro materiale, il legno. Una lettura della carta geologica ci fornisce al-
cazione locale non avviene più da cave vere e pro-
cuni dati importanti: la distribuzione sul territorio
prie, ma utilizzando occasionali affioramenti di
orientale di materiali lasteolari è meno compatta e
pochi limitati strati utili localizzati nei pressi degli
continua rispetto all’area occidentale; si estende in
edifici o delle contrade. Elementi questi che nel
modo frammentario, per così dire “a pelle di leo-
loro insieme contribuiscono a spiegare la specifici-
pardo”, con discontinuità negli spessori e nelle ca-
tà del linguaggio orientale e le differenze con quel-
ratteristiche meccaniche che rendono più scarsa la
lo della Lessinia occidentale.
disponibilità e meno conveniente l’impiego di ma-
Innanzitutto le murature, che, composte degli
teriale lasteolare ai fini costruttivi. In questo con-
scarti di scavo, presentano in genere minore rego-
testo geologico il prelievo dei materiali per l’edifi-
larità nel calibro dei conci e quindi nella tessitura
42
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
dei corsi sulla parete. Ciò determina un palese
come cerniere dell’edificio. Queste soluzioni che
squilibrio di texture tra la precisione dei conci
suppliscono con intelligenza e creatività alla scar-
d’angolo e l’irregolarità di quelli di cucitura, che
sità di materiali lapidei “naturalmente” regolariz-
rende non più percepibile la “ristratificazione”
zati hanno dato luogo ad uno stile delle murature
della pietra nelle murature come è invece visibile
che possiamo ravvisare nel corpo murario di nu-
nell’area occidentale; effetto questo sottolineato
merosi piccoli insediamenti situati tra Boscochie-
da una maggiore presenza di legante nel corpo mu-
sanuova e Velo Veronese, tra i quali un livello
rario. Su tale aspetto va anche però segnalato il
espressivo particolarmente rilevante, quasi simbo-
tratto di originalità fornito da certe soluzioni d’an-
lico, assume la antica contrada Bortoletti, una
golo, “a cerniera”, di alcuni edifici. In questa parte
schiera isolata di case del XVI-XVIII secolo di cui la
strategica e delicata della scatola muraria, i blocchi
parte più antica è oggi completamente distrutta
squadrati, montati “pietra su pietra” per rinforzare
dal crollo delle strutture. In altri casi il compito di
gli spigoli, sono sostituiti da lastre “salvaspigolo”
“salvaspigolo” è stato assegnato a lastre verticali in
montate verticalmente “a coltello” in modo alter-
forma di lunghe strisce inserite in uno dei due lati
nato sulle due facciate, visivamente percepite
dello spigolo. L’altro aspetto originale è la conformazione dei tetti di molti edifici, in particolare di stalle e fienili, i quali costituiscono la figura architettonica tipica dell’area orientale lessinica. Si tratta della cosiddetta “tesa gotica”, oggi così chiamata per la inclinazione delle falde dei tetti più acuta rispetto a quella degli edifici dell’area occidentale. Una soluzione che deriva dalla cultura costruttiva del legno di cui furono portatrici le popolazioni cimbriche anticamente insediate nei comuni della Lessinia orientale, quando gli altopiani erano coperti di boschi fino ad alte quote. Da una prevalente cultura lignea, inizialmente forse estesa a tutta la costruzione, si è progressivamente passati ad una cultura mista nella quale la compresenza di pietra e legno hanno dato vita ad una originale tipologia costruttiva. La logica costruttiva degli edifici operava per i
Soluzione d’angolo con lastre a “coltello” nella contrada Garzon
43
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
materiali utilizzati una netta divisione di compiti,
sotto di esse) o tegole piane, hanno quindi mante-
assegnando alla pietra le strutture verticali , mura-
nuto la pendenza acuta delle precedenti costruzio-
ture ed elementi di contorno delle aperture, men-
ni, mentre alla pietra lasteolare, per la sua relativa-
tre al legno era attribuita la struttura del tetto ed il
mente scarsa reperibilità, è stato assegnato il com-
manto di copertura. Essendo quest’ultimo formato
pito di proteggere dalle infiltrazioni delle acque
da fasci di sottile canna di palude, materiale di
meteoriche la parte terminale del perimetro mura-
scarsa impermeabilità ma di facile installazione e
rio, più facilmente degradabile. Si è venuto così a
sostituzione, la falda veniva inclinata con la grada-
costituire il caratteristico profilo della “tesa gotica”
zione adeguata a produrre un rapido scorrimento
formato da falde in materiale misto con inclina-
delle acque meteoriche. Alcuni esempi superstiti di
zione discontinua, di cui quella lapidea meno
questo stadio costruttivo precedente, ben docu-
acuta. Ciò è dovuto alle diverse caratteristiche dei
mentati da una campagna fotografica degli anni
due materiali: la copertura in canna di palude, fa-
Trenta del Novecento, ci mostrano alcune malghe
cilmente legabile alla struttura lignea del tetto, è
dell’alta Lessinia con muratura in pietra e tetto a
stata posata con una inclinazione più acuta per fa-
padiglione, formato da quattro falde fortemente
vorire il rapido scorrimento delle acque piovane,
inclinate, interamente ricoperte di canniccio di palude, alla maniera dei “casoni” della pianura veneta. Un materiale questo reperibile in piccole zone acquitrinose delle vallate o direttamente portato dalla pianura dai mandriani durante la transumanza. Il sopravvento della pietra come materiale costruttivo, in seguito al progressivo impoverimento delle aree boschive, ha prodotto le tipologie oggi visibili un po’ in tutta l’area orientale lessinica. La scatola muraria in conci di Rosso Ammonitico, ma anche di altri calcari della stessa varietà geologica, in alcuni casi misti persino a rocce vulcaniche, nella sua stringente logica funzionale ha ricondotto la struttura del tetto alla propria ratio costruttiva imponendo la soluzione a capanna. Le due falde ancora ricoperte dal manto di canniccio, oggi sostituito da lamiere di zinco (o nascosto Contrafforti per gli archi interni a Malga Fittanze
44
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
mentre le lastre lapidee, che poggiano sulla som-
cale e orizzontale di grandi lastre. Le pavimenta-
mità della muratura lungo i due lati di falda, ne-
zioni esterne sono assai ridotte, se non scomparse,
cessitano, per non scivolare, di una minore incli-
dai cortili e dalle aie ed il paesaggio in genere è
nazione. Infatti per le lastre che coprono i due lati
meno globalmente “pietrificato”, mentre è più
del muro a profilo triangolare acuto si rendeva ne-
ricca la vegetazione e più esteso il bosco. Cambia
cessaria una operazione più complessa di ancorag-
comunque il senso del materiale, declinato in que-
gio alla testata.
sti luoghi in modo più arcaico, anche se non man-
Uno straordinario repertorio di varianti sul
cano esempi “colti” come le costruzioni porticate
tema delle inclinate dei tetti, reperibile nelle di-
con archi pilastrati visibili nelle contrade Biancari
verse contrade, ci dà la misura della frammenta-
presso Boscochiesanuova, o i Gaspari di Roverè.
rietà dei processi di ibridazione delle due culture
Anche questa area orientale possiede quindi
costruttive. Troviamo così delle costruzioni con
una propria spiccata identità che contribuisce ad
coperture a struttura mista nelle quali il manto di
arricchire ed articolare un panorama architettoni-
lastre si spinge ben oltre il riparo delle testate dei
co che muta mantenendo la propria identità di
muri, andando a occupare più di metà della falda,
base.
mentre la parte in canna di palude si riduce a coprire una piccola porzione del tetto. Siamo in
c) L’altopiano settentrionale
questi casi probabilmente di fronte o ad una ri-
Per la sua conformazione morfologica ondulata
composizione della struttura muraria che mantie-
e continua, mai interrotta da incisioni o da pro-
ne o ingloba una parte della precedente costru-
fonde pieghe vallive, come sono invece le altre due
zione mutando sistema di copertura, o semplice-
aree della Lessinia precedentemente trattate, l’alto-
mente ad una minore disponibilità di materiale
piano settentrionale dei “pascoli alti”, pur essendo
lasteolare che ha suggerito di mantenere la strut-
il più esteso, rappresenta anche il luogo di più fa-
tura mista ligneo-lapidea in quantità dettate dalla
cile contatto delle culture e dei linguaggi dell’ar-
convenienza immediata.
chitettura di pietra. L’assenza di aree boschive o di
La relativa scarsità di materiale lasteolare utile
barriere fisiche consente allo sguardo di spingersi
alla costruzione, specie nelle quote altimetriche
su tutto l’arco dell’orizzonte, quasi di abbracciare
medio-basse, ha sensibilmente differenziato anche
l’intero paesaggio dell’altopiano e di identificare
il paesaggio del settore orientale rispetto a quello
ad uno ad uno i radi e minuscoli insediamenti dis-
occidentale. Sono infatti assenti, o quasi, i muri di-
seminati sulle immense superfici prative che rive-
visori dei fondi, formati dalla sequenza di lastre
stono l’estremo altopiano lessinico. Anche la con-
erette, così come le costruzioni di depositi, barac-
formazione geologica superficiale del terreno sem-
che, ecc., ricavate dal semplice montaggio in verti-
bra aver assecondato i contatti e i legami fra gli uo-
45
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
mini spargendo le risorse lapidee su tutto il territorio in modo quasi uniforme, così com’è per le vaste distese a prato, vera materia prima dell’economia alpestre distribuita uniformemente su tutta la superficie dell’altopiano. L’organica saldatura delle due risorse ha avuto come esito un paesaggio inedito, perché ancora diverso da quelli delle fasce lessiniche più basse, mentre la sua costruzione è indubbiamente stata favorita dalla disseminazione su gran parte del territorio delle formazioni calcaree stratiformi, praticamente identica a quella reperibile a quote più basse nell’area orientale. La roccia stratificata si presenta qui in sottili bancate affioranti con caratteristiche non adatte allo sfruttamento commerciale del materiale ma certamente in una condizione estrattiva assai favorevole all’impiego locale, oltre che in disponibilità
Interno della malga Fittanze
maggiori rispetto alla sottostante area orientale. La condizione relativamente paritaria di distri-
sola costruzione interamente costruita in materia-
buzione delle risorse litiche, ha contribuito a uni-
le lapideo, ivi compreso il tetto, e con l’aggiunta ri-
ficare il linguaggio costruttivo nell’altopiano, in
spetto alle tradizionali costruzioni delle altre due
ciò favorito anche dalla semplificazione delle tipo-
aree di una tettoia lapidea sporgente, retta da pos-
logie edilizie, essendo storicamente la produzione
senti mensoloni, posta a riparo del luogo dove av-
casearia l’unica attività economica della zona fino
viene la mungitura. In altri casi invece sono divise
alla metà del secolo scorso. Sede dell’economia
in più corpi edilizi che, strettamente connessi tra
dell’alpeggio è a tutt’oggi la “malga”, e i luoghi del
di loro, costituiscono la presenza puntuale dell’in-
ciclo produttivo sono costituiti dalla casera, dove
sediamento produttivo sulla superficie prativa dei
avviene la lavorazione del latte, dal baito, dove
pascoli alti.
sono fatti maturare i formaggi, talvolta anche dalla
Nella evoluzione secolare degli insediamenti di
stalla per il riparo dei bovini, mentre l’alloggio dei
alpeggio, che ha visto dei mutamenti tipologici e
“malgari” è ricavato all’interno di uno degli edifi-
strutturali in alcuni edifici, si può percepire una
ci. Spesso troviamo riunite queste funzioni in una
certa unità del linguaggio costruttivo che denota
46
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
un sostanziale assorbimento delle permanenze
struttura dell’edificio non consente di percepire gli
della cultura lignea in quella lapidea. Infatti, in al-
archi, mancando la visibilità dei contrafforti di
cune più rare costruzioni delle aree orientali del-
contenimento della spinta sui muri. In realtà i con-
l’altopiano le pendenze di falda dei tetti rivelano
trafforti esistono, ma il loro compito è stato affida-
una chiara derivazione, o un probabile adattamen-
to, con una arguta invenzione, a delle strette lastre
to, da una precedente copertura in canna palustre.
di pietra appoggiate alla muratura in posizione in-
Anche se la totale scomparsa di tali strutture ha
clinata in modo da assorbire la traiettoria della spinta dell’arco e scaricarla a terra.
portato alla omologazione delle attuali coperture in lastame dell’altopiano a quelle delle costruzioni
Con questa ingegnosa soluzione i due muri
lessiniche dell’area occidentale, si è prodotta sui
longitudinali dell’impianto perimetrale da cui par-
pascoli alti una tipologia costruttiva assolutamen-
tono gli archi cessano la loro funzione portante e
te originale, di straordinario interesse e di grande
possono essere sostituiti, tra un arco e l’altro, da
qualità architettonica. Si tratta di una soluzione
sottili lastre di tamponamento posizionate verti-
strutturale nata dalla necessità di coprire con pe-
calmente su cui è più semplice ricavare delle fora-
santi rivestimenti lapidei spazi interni di ampia di-
ture di areazione dell’ambiente. Anche su questa
mensione, non interrotti da divisioni murarie,
audace tipologia strutturale si possono individuare
senza ricorrere a una complessa struttura lignea a
numerose varianti tra le quali l’impianto a due
capriate, economicamente non conveniente.
“navate” che caratterizza l’interno di malga Bolde-
In sostituzione della tradizionale scatola mura-
ra dove il tetto è sostenuto da una doppia serie di
ria portante, nella quale ai muri perimetrali posti
archi “gotici” retti al centro da una fila di possenti
alle estremità era assegnato il compito di reggere le
pilastri lapidei forniti di base e pulvino, poggianti
travi su cui poggia il manto lasteolare della coper-
su un ruvido pavimento pietroso che lega a terra
tura, troviamo possenti strutture arcate che parto-
tutta la costruzione.
no da nervature indipendenti dalla muratura e che
Altro importante elemento architettonico che
reggono le travi longitudinali del tetto senza ne-
caratterizza l’architettura delle malghe lessiniche è
cessità di interrompere lo spazio interno con muri
il portale di ingresso ad arco. La sua ampia dimen-
d’appoggio. La fattura di questi grandi archi, in al-
sione, resa necessaria dalla funzionalità del ciclo di
cuni casi a tutto sesto, in altri a sesto acuto, dise-
lavorazione casearia, ha trovato nella tipologia del-
gna dei grandi vani interni che trasmettono un in-
l’arco a tutto sesto una alternativa efficiente alla
tenso pathos in ragione della loro analogia con
fragilità dell’architrave monolitico, inadatto a reg-
l’interno di arcaiche architetture sacre, romaniche
gere la compressione del muro sovrastante su una
o gotiche. A potenziare questa sensazione contri-
luce così ampia. Non mancano inoltre esempi di modernizza-
buisce un effetto di sorpresa perché all’esterno la
47
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
zione e razionalizzazione di questi complessi pro-
terventi ottocenteschi di riorganizzazione dell’eco-
duttivi che dal punto di vista del modello architet-
nomia di malga che denotano un “disegno” preor-
tonico e della loro destinazione funzionale po-
dinato, frutto forse di un consapevole atteggia-
tremmo in un certo senso considerare come
mento progettuale che ci ha lasciato alcune co-
espressione di una archeologia industriale lessinica
struzioni di pietra esemplari come il baito di Malga
mai dismessa. Si tratta di costruzioni legate ad in-
Brancon. All’interno dell’edificio una struttura in
“Navata”e archi ogivali all’interno della stalla di Camporetratto
48
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
blocchi di pietra squadrati si configura come una
tiche delle lastre per la realizzazione di ripari per at-
successione, a distanza regolare e relativamente
trezzi o per animali, come le porcilaie. Ma l’aspetto
ravvicinata, di setti arcati a sesto acuto che fuorie-
più visibile di questo particolare impiego della pie-
scono dalla muratura non portante con una lese-
tra è costituito dai muri divisori di proprietà, di de-
natura profonda lungo i due fianchi longitudinali
limitazione di tratturi e dei percorsi di transuman-
dell’edificio. Le stesse aperture di ventilazione
za del bestiame. Nuovamente, ad una quota più
degli spazi in cui avviene la lavorazione del latte,
alta, in un paesaggio metafisico, aperto sui grandi
concepite come feritoie orizzontali allineate, più
spazi silenziosi dell’alpeggio, la pietra lasteolare se-
che come finestre, denotano l’ordinato impiego di
parata dalla sua giacitura orizzontale, ridotta alla
un principio di razionalità che riesce ad inglobare
forma di monoliti sottili ed eretta dagli uomini per
in modo esemplare la disciplina lapidea e lo stile
le necessità della loro vita dispiega le sue qualità se-
del linguaggio.
grete più importanti nella rete di segni e punti che fanno dei pascoli alti della Lessinia una unica e ir-
Altro aspetto che connota l’architettura e il
ripetibile opera collettiva di land-art.
paesaggio dei “pascoli alti”, soprattutto nelle sue aree orientali è l’impiego delle lastre di pietra in posizione verticale o nel sistema trilitico di montaggio, analogamente a quanto è visibile nell’area lessinica occidentale. Troviamo infatti frequentemente affiancati agli edifici in muratura stratificata (baiti, casare, stalle) delle costruzioni che sfruttano le proprietà monoli-
49
L’ARCHITETTURA DELLA LESSINIA E LA PIETRA GLOBALE
BIBLIOGRAFIA
Pavan V., Monumenti dell’architettura di pietra,
Avesani B. e Zanini F., Quando il freddo era una
in AA.VV., Architettura scavata, Cierre Edizioni,
risorsa, Edizioni Scaligere, Verona, 1990.
Verona, 2002.
Brugnoli P. & Alii, Marmi e lapicidi di Sant’Ambrogio in Valpolicella, Comune di Sant’Am-
Pavan V., Strutture urbanistiche nei monti Les-
brogio in Valpolicella, Centro di Documenta-
sini, in AA.VV., Architettura nei Monti Lessini,
zione per la storia della Valpolicella, Sant’Am-
Neri Pozza, Vicenza, 1963. Righetti P., L’architettura popolare nell’area dei
brogio, 1999.
Cimbri, Taucias Garëida Edizioni, Verona,
Carbognin R., Gli edifici dell’alpeggio, una lettu-
1989.
ra architettonica, in AA.VV., Gli alti pascoli
Silvestri G., Edilizia e paesaggio della Lessinia,
dei Lessini Veronesi, Storia Natura Cultura, La
Accademia Agr. Sc. Lett., Verona, 1970.
Grafica Editrice, Verona, 1991.
Turri E., La Lessinia, Edizioni di Vita Veronese,
Magagnato L., Architettura nei Lessini, in Archi-
1968.
tetti Verona, n. 9, Verona, 1960. Pavan V., Cattedrali del lavoro; Le cave in galleria di Pietra di Prun, in AA.VV., La montagna magica, USA Books, Cierre Edizioni, Verona, 2002.
50
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
Corrado Balistreri Trincanato
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
Ha scritto Giuseppe Pagano1:
perficie della terra diventa fattore determinante che
“… Dove le condizioni climatiche, le abitudini di
influenza la forma della casa: clima e venti, monti e mari, boschi e campi.
vita, le condizioni economiche non hanno subito sostanziali modificazioni, le risultanti edilizie dell’archi-
Infine la struttura economica del paese e della so-
tettura utilitaria non cambiano; dove la costruzione è
cietà umana completa la serie degli elementi principa-
interpretata come strumento di lavoro, e conseguenza
li che modellano questa unità organica e complessa: la
della logica istintiva e primordiale dell’uomo, scaturi-
casa. Con il variare di uno di questi tipici fattori va-
scono ancor oggi le stesse risultanti edilizie. Questo
rieranno le risultanti edilizie.… ”.
immenso dizionario della logica costruttiva dell’uo-
Partendo proprio da tale enunciato, che codificava
mo, creatore di forme astratte e di fantasie plastiche
ed evidenziava l’esistenza di tre tipi di architetture abi-
spiegabili con evidenti legami col suolo, col clima,
tative ovvero quella aulica urbana ed extraurbana dei
con l’economia, con la tecnica, ci è aperto davanti agli
palazzi e delle ville, quella minore delle residenze dif-
occhi con l’architettura rurale. Un esame perciò del-
fuse (di singoli, condominiali o collettive), che costi-
l’architettura rurale, condotto con questi criteri, può
tuiscono il continuum urbano (così ben evidenziata
essere non soltanto utile ma necessario per compren-
dalla professoressa Egle Renata Trincanato2, la quale
dere quei rapporti tra causa ed effetto che lo studio
fu tra i capostipiti negli studi di detta architettura),
della sola architettura stilistica ci ha fatto dimenticare.
quella rurale, isolata o costituente piccolissimi nuclei
L’architettura rurale rappresenta la prima e immediata
abitativi (che comunemente vengono indicati come
vittoria dell’uomo che trae dalla terra il proprio so-
frazioni o borgate sparse e lontane da un centro urba-
stentamento. Vittoria dettata da una necessità, ma sa-
no esso sia di città o di paese), è stata sottolineata al
tura di evoluzioni artistiche. …
mondo accademico delle facoltà di Architettura e di
La casa rurale, pur rimanendo opera onesta di ar-
Ingegneria ed ai professionisti da queste formate l’im-
chitettura, rappresenta il legame vivente fra la terra e
portanza che lo studio svolto sino allora, relativo alla
l’uomo che la coltiva. Dalla terra si ricavano i mate-
storia e agli stili dell’architettura classica dall’evo anti-
riali di costruzione; in relazione al percorso del sole si
co all’evo moderno sino al periodo eclettico, si esten-
ordinano i vani; e tutto quanto copre e circonda la su-
desse anche ai manufatti che venivano considerati
52
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
mera edilizia corrente pur contenendo alle volte ele-
torno al quale viene ammucchiato il fieno. È logico
menti compositivi e decorativi degni di una certa at-
che, in questo modo, data la relativa uniformità dei
tenzione.
singoli fuscelli, si ottiene una forma cilindrica. La ne-
Riportiamo un altro brano di Pagano:
cessità di proteggere il fieno contro le piogge, gli dà la
“La storia dell’architettura si occupa quasi senza
forma cupolare o conica, che facilita lo scolo delle
eccezioni dell’architettura stilistica, cioè di quella
acque, senza farle penetrare nell’interno del pagliaio.
forma d’arte edilizia ritenuta meritevole di attenzione
Potrebbe darsi che primitivamente i pagliai servivano
per il suo valore intenzionalmente estetico e palese-
anche come ripari per l’uomo, il quale scavava una
mente orientato a forme decorative. Nella storia della
specie di grotta nell’interno, usanza che esiste ancora
architettura noi studiamo generalmente la storia del
in certe regioni (Veneto) per farne dei ripostigli. Fatto
gusto architettonico attraverso le forme auliche adot-
sta che esiste un legame strettissimo fra la capanna pri-
tate dalle costruzioni maggiori: i templi, le chiese, i
mitiva e il pagliaio, poiché anche per la capanna si pre-
palazzi. Quali ragioni tecniche, quali rapporti di tradi-
sentano le stesse necessità: protezione dalle intemperie
zione formale e quali influenze di carattere economi-
(pioggia, sole, freddo) e stabilità contro i venti. Non
co e funzionale abbiano originato queste manifesta-
sorprende quindi se la sua forma esterna è identica a
zioni non interessano per lo più né il mondo degli stu-
quella del pagliaio. Un albero o un palo in mezzo,
diosi né quello degli artisti. Nell’esame dell’architettu-
regge una struttura di bastoni infissi nel terreno, …”. Il pensiero di Pagano era condiviso anche da altri
ra stilistica ci interessa enormemente il «come», ma
all’epoca, seppure una ristretta minoranza tra cui l’in-
non il «perché». …”. Per Pagano la progettazione contemporanea non
gegnere Guido Sullam, docente dal 1928 in varie di-
doveva quindi limitarsi ad osservare “il classico” estra-
scipline al Regio Istituto Superiore di Architettura di
polato dal contesto bensì partire dal contesto e da più
Venezia, il quale nell’a.a. 1933-’34 durante il Corso di
discipline per comprendere appieno come si era evo-
Elementi Costruttivi (1° anno) affrontò i seguenti ar-
luta l’arte edificatoria, infatti scriveva:
gomenti:
“… Quando l’uomo ha cominciato ad occuparsi
“Introduzione: L’edificio – sua costituzione e fun-
non più esclusivamente della caccia e della pesca, ma
zione. Principali criteri dai quali derivano le norme
ad allevare mandrie di bestiame, la sua preoccupazione
costruttive – illustrazione sommaria di questi concetti
doveva essere quella di provvedersi della necessaria
negli edifici, dai periodi passati, ai nostri giorni.
quantità di mangime anche per la stagione invernale
Parte I – materiali litosi: naturali ed artificiali; a)
che non offre pascoli sufficienti. Primaria necessità
Pietre naturali: caratteristiche per qualità ed utilizza-
quindi quella di immagazzinare la raccolta del fieno e
zione, in generale e secondo le varie regioni; estrazio-
di proteggerla dalle intemperie: così fu creato il pa-
ne – lavorazione e modo di applicazione; taglio delle
gliaio. La sua forma primitiva è cilindrica: un palo at-
pietre. Ecc.
53
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
Parte II – Muri e murature: caratteristiche costrut-
li sin nei particolari costruttivi e decorativi più minu-
tive e funzionali; a) In pietra naturale; b) In pietra ar-
ti, nel 1938, il Sullam, a seguito delle leggi fasciste an-
tificiale. Ecc.”.
tisemite, essendo di origine ebraica, venne sospeso dall’insegnamento che riprese solo nel 1945 con la Li-
Il Sullam nello svolgimento delle lezioni non solo
berazione dopo la caduta della Repubblica di Salò.
citò esempi di edifici aulici ma richiamò l’attenzione sui materiali usati per la loro costruzione e sui luoghi
Il Sullam, per tutte le doti qui sopra enunciate,
d’origine; nell’elencazione delle pietre e dei marmi
forte anche della Libera Docenza in Architettura Tec-
evidenziava quelli provenienti da siti veneti spiegan-
nica, sollecitava i propri studenti d’Architettura fre-
done le caratteristiche ed i modi d’uso.
quentanti il primo anno ad un attento approfondi-
Tale attenzione ai materiali ed ai loro luoghi d’ori-
mento delle tecniche costruttive e dei materiali usati
gine scaturiva dal fatto che Guido Sullam (Venezia
anche in riferimento all’Architettura Utilitaria, spa-
1873 – 1949), laureatosi in ingegneria civile a Padova
ziando dai casoni veneti, allora fortemente presenti
nel 1895 e iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Ve-
nelle pianure veneziane e padovane, alle case a ele-
nezia conseguendo nel 1902 il titolo di professore di
menti giustapposti, alle boarie, ai rustici collinari ove
disegno architettonico, aveva maturato una esperien-
era forte la presenza dei ciotoli morenici nelle mura-
za lavorativa nell’opera di restauro e di consolida-
ture, ai tabià lignei bellunesi, sino alle casare verone-
mento della Basilica di San Marco acrescendo la pro-
si, sottolineando l’uso dei marmi rossi e bianchi pro-
pria conoscenza nei laterizi, nelle tessere musive, nelle
venienti dalle cave della Valpolicella e della Valle di
pietre e nei marmi, materiali provenienti dai più dis-
Chiampo ed evidenziando come nella Lessinia tutti
parati luoghi, di cui è ricca la Basilica; svolta tra il
gli edifici fossero realizzati con lastre di pietra locale
1904 ed il 1919 la libera professione, dopo l’incontro
dai pavimenti, alle murature, ai gradini, agli stipiti
con le architetture di Joseph Maria Olbrich (Troppau
delle porte e delle finestre, agli acquai ed ai focolari,
1867, Düsseldorf 1908) ne aveva subito l’influenza di-
alle coperture dei tetti sino ai comignoli.
venendo un propugnatore dell’architettura Liberty
Vi era stato in quel ventennio, 1920-’40, oltre alla
nel Veneto; dal 1919 al 1927 aveva svolto la carriera di
spinta della ricostruzione postbellica nei territori friu-
docente di Arti Applicate presso vari istituti artistici
lani, giuliani, trentini e veneti (territori in cui erano
professionali valorizzando le attività artigianali, dal-
andati distrutti interi paesi dai bombardamenti dei
l’oggettistica agli arredi, e nel contempo l’importanza
contrapposti eserciti ma anche moltissime piccole
della conoscenza dei materiali.
borgate ed edifici rurali isolati saccheggiati per trarne
Contemporaneo di Guido Cirilli (Ancona 1871,
materiale da costruzione per le trincee e per i depositi
Roma 1954) e Giuseppe Torres (Venezia 1872 – 1935),
di munizioni), anche l’incremento della politica delle
Maestri di straordinaria perizia nel disegno, nell’orga-
bonifiche delle aree paludose e/o malariche che aveva
nizzazione dei volumi e nell’uso sapiente dei materia-
portato in evidenza la necessità di una nuova proget-
54
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
tazione di architetture rurali rispetto a quelle tradizio-
nomica prodotta da attività agricole sopportando per
nali affiancando allo slogan “Utilità, Tecnica, Forma”
decenni un forte pendolarismo giornaliero dal paese
quello della “Salubrità, Produttività”; ma tale necessi-
alla fabbrica per ritornare al paese dopo le ore lavora-
tà di ricostruire o costruire aveva indotto le menti più
tive cercando anche di conciliare i momenti topici
fini ad iniziare a studiare in modo approfondito le ar-
delle stagioni agricole con quelli produttivi delle in-
chitetture rurali presenti nelle varie regioni d’Italia,
dustrie.
uno studio dal lentissimo avvio che trovò una reale
Prima che avvenissero tali sovvertimenti vi fu chi
accelerazione solo dopo il secondo postguerra; il
sentì la necessità di raccogliere il maggior numero di
primo libro edito dal Consiglio Nazionale delle Ricer-
informazioni ed in riferimento alle architetture utili-
che. Comitato per la Geografia, la Geologia e la Ta-
tarie lessiniche è significativo l’ottavo volume della
lassografia. Ricerche sulle dimore rurali in Italia, fu
collana sulle Ricerche sulle dimore rurali in Italia, di
quello di Renato Biasutti , La casa rurale in Toscana,
Elda Padovan4, libro in cui il professor Biasutti scrive
Leo S. Olschki Editore, Firenze, 19383.
nella Prefazione:
In questa opera di ricostruzione di tutto il territo-
“Questa breve memoria della Prof.ssa Elda Pado-
rio nazionale, mentre da un lato attenti studiosi e re-
van, …, è tratta da un lavoro di mole assai maggiore
stauratori si accingevano a recuperare e risanare le
che attendeva da vari anni la pubblicazione. Di fronte
opere d’arte ed i monumenti danneggiati dalla guerra,
alle difficoltà finanziarie che si opponevano alla pub-
dall’altro studiosi di pari livello riprendevano le Ricer-
blicazione integrale di esso, l’autrice ha consentito,
che sulle dimore rurali in Italia ben comprendendo
prontamente e modestamente, a estrarne la presente
che a breve grandi mutamenti sociali ed economici
sinossi, rinunziando al minuto resoconto dell’esplora-
avrebbero modificato profondamente il mondo con-
zione da lei condotta valle per valle, con pari vivo
tadino.
amore per la sua regione e per la ricerca intrapresa.”.
Già dalle prime fasi della ricostruzione fu evidente
Nel ventesimo volume, quello di Luigi Candida,
che l’attrazione delle grandi industrie, dei commerci e
La casa rurale nella pianura e nella collina veneta5, nel
delle città avrebbe portato ad un abbandono delle
Capitolo VI, Il territorio veronese, di Vittorio Casta-
campagne per modelli di vita ritenuti meno faticosi e
gna, viene ripresa l’analisi di questo territorio dalla
più remunerativi, che sarebbero avvenuti massicci
Zona di collina: anfiteatro morenico del Garda e Val
spostamenti di residenze e di attività lavorative dal
d’Adige a La riviera Gardesana.
Sud al Nord d’Italia, che le classi più giovani non
In parallelo al lavoro del Consiglio Nazionale delle
avrebbero più seguito i modelli ed i modi di vivere
Ricerche ed ai venti testi della Collana, l’Istituto Nazio-
proposti da quelle più anziane, che i grandi poli indu-
nale di Urbanistica procedeva con i propri studi a pro-
striali avrebbero fruito di una classe operaia costretta
tezione delle cose di interesse storico ed artistico e delle
ad affiancare al salario operaio una integrazione eco-
bellezze naturali e panoramiche; è significativo come al
55
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
VI Convegno, Difesa e valorizzazione del paesaggio ur-
tro, Fumane, Marano, S. Anna, Negrar) della Valpoli-
bano e rurale, tenutosi a Lucca tra il 9 e l’11 novembre
cella, vincolati di recente per l’intero complesso dei
del 1957, nella Relazione di apertura del VI Convegno,
loro territori amministrativi, è significativo per un
il professor Giuseppe Samonà sottolineasse:
altro verso.
“… La nostra difesa di uomini di cultura è dunque
Interessati dal tracciato di nuove strade in pro-
una difesa contro il vuoto che sentiamo prodursi nel-
getto presso la Provincia, e non volendo la Sovrin-
l’ambiente moderno, contro la dispersione di caratte-
tendenza che si ripetesse, in un territorio così ricco
ristiche vivissime per secoli, alle quali non abbiamo
di ville, parchi e bellezze d’insieme, lo scempio della
ancora saputo sostituire altre più attuali per la nostra
Gardesana, l’unica prassi per poter intervenire con
vita, che abbiano significato umano coerente a nuove
funzione consultiva negli studi di progettazione è
relazioni non ancora scoperte tra gli uomini. Queste
stata l’imposizione di questo vincolo. L’inclusione
relazioni dovrebbero superare, secondo l’aspirazione
della totalità dei territori si giustifica con l’urgenza
della nostra cultura, l’ottusità del comportamentismo
del provvedimento. La legge oggi non concede altro
per generi sociologici e, sia pur in diversa dimensione,
strumento più efficace, anche in casi di emergenza
dare agli uomini la coscienza che vivere insieme in un
come questo. …”.
determinato gruppo li distingue e li caratterizza per at-
Tale intervento riconosceva l’alto valore di quei
tività e per costume, da qualsiasi altro gruppo vivente
siti, non preoccupandosi dei restanti comuni della
sulla terra. …”, evidenziando così la necessità di sal-
Lessinia poiché allora non erano sottoposti a grandi
vaguardare il meglio di quanto era pervenuto dal pas-
mutamenti e ci si affidava alla cultura locale ed alla
sato negli usi, nei costumi, ma anche nell’architettura
tradizione storica nel conservare e preservare sia il
e nel paesaggio, sapendo nel contempo proporre
paesaggio sia le architetture, anche quelle “utilitarie”,
nuovi modelli che conservassero tutti i “valori alti”
ivi presenti. L’interesse attento per il Territorio nel 1963 si
del genere umano. Nello stesso convegno a nome della Sezione Ve-
concretizzò nella Mostra Architettura nei monti Les-
neta dell’INU la professoressa Egle Renata Trincanato,
sini, tenuta a Palazzo Forti a Verona nel settembre di
nella disamina sul territorio delle undici provincie
quell’anno e nel catalogo della Mostra pubblicato a
delle Tre Venezie ai fini della determinazione dei vin-
cura dell’Ente Marmi Veronese nella veste di Quader-
coli paesistici imposti in base alla legge 29 giugno
no N.1, ove erano presenti gli scritti di Licisco Maga-
1939 n° 1497 attuata attraverso una attenta scheda-
gnato, Calogero Muscarà, Angelo Pasa, Vincenzo
tura accompagnata da cartografia adeguata, affron-
Pavan e Francesco Zorzi, accompagnati da fotografie,
tando le realtà presenti nella Provincia di Verona evi-
cartografie e disegni di alcuni edifici e planimetrie di
denziava:
alcune Corti. Tale volumetto di 90 pagine ricco di 143 tavole
“… L’esempio dei 6 comuni (S. Ambrogio, S. Pie-
56
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
apriva al vasto pubblico la bellezza e l’originalità delle
principe è quello manuale e solo quello manuale e per
architetture della Lessinia Occidentale tant’è che, nel
tanto rappresenta una vera disciplina di laboratorio.”.
suo intervento I villaggi di pietra della Lessinia Occi-
Sempre il professor Samonà scriveva che “… dare agli uomini la coscienza che vivere insieme in un de-
dentale, il professor Licisco Magagnato scrisse: “… Non speravamo certo, stendendo tre anni fa
terminato gruppo li distingue e li caratterizza per atti-
questa prima notizia sull’architettura della Lessinia,
vità e per costume, da qualsiasi altro gruppo vivente
che l’appello a interessarsi dell’argomento da tutti i
sulla terra. …”, quindi il formarsi delle comunità trova
punti di vista – studio, conservazione, restauro –
il legante nelle forme espressive, nei suoni che escono
avrebbe potuto trovare così pronta risposta.
dalla nostra bocca, dal muoversi dei nostri corpi, dai
Le memorie che seguono, a commento del mate-
colori dei nostri abbigliamenti, dalle architetture che
riale esposto alla mostra e illustrato sono il tentativo
vengono realizzate e da quelle ricevute dagli ascen-
di approfondire la conoscenza dell’ambiente e studia-
denti; in fondo, non siamo che delle “moderne picco-
re, anche, qualche modo di rivalorizzazione del terri-
le tribù” in territori antropizzati che dovrebbero aver
torio e del materiale di cui sono fatti il suolo, il sot-
sempre presente il valore di ciò che riceviamo e di ciò
tofondo e lo sfondo nonché le mura di questi paesi di
che lasceremo ai nostri discendenti. Grandi passi sono stati compiuti da quando Fran-
pietra. …”. Da quel 1963 vi è stato un alternarsi di intensità
cesco Milizia nel 1781 descriveva nei Principj di Ar-
di interessi per le architetture lessiniche, dal cospicuo
chitettura Civile come dovessero essere costruite le
materiale fotografico raccolto dalla professoressa
Case rustiche e le Giacciaie (ghiacciaie), delineando
Giorgia Scattolin, docente di Disegno e Rilievo all’I-
così le basi per una maggiore attenzione per le archi-
stituto Universitario di Architettura di Venezia, poi
tetture utilitarie. Comunque la accresciuta odierna
andato disperso, ai convegni ed alle mostre sull’ar-
sensibilità può sempre scontrarsi col convincimento
chitettura rurale veneta , alla Campagna di Rilievi
che si possa impunemente sconvolgere un territorio
Territoriali svoltasi in Lessinia dall’a.a. 1991-‘92
od abbandonare al loro destino quelle strutture che
all’a.a. 1995-’96, con il motto “Rilievo è poesia”, forti
non rientrano nella momentanea logica di una eco-
del concetto espresso dal professor Giuseppe Samonà:
nomia vissuta solo a breve termine proprio perché in
“Il rilievo manuale è una conoscenza percettiva
Italia vi è chi vorrebbe introdurre nei telegiornali la
che viene esercitata attraverso questo mezzo, mentre
lingua dialettale, pensando così di promuovere il re-
le altre forme di conoscenza sono meccanizzate e
gionalismo e la cultura locale, quando dal buon senso
quindi tecnicamente più valide ma non hanno alcuna
emerge che in ogni luogo, pur piccolo, le parlate, gli
validità nella conoscenza diretta ed istintiva delle cose
usi, i costumi, l’architettura, i paesaggi, si differenzia-
che è data soltanto dalla percezione e che soltanto at-
no e pertanto non possono essere contenute in pochi
traverso questo tipo di rilievo si esercita. L’elemento
contenitori tesi a produrre delle culture astoriche.
6
57
LA LESSINIA E L’ARCHITETTURA UTILITARIA
BIBLIOGRAFIA
1) Giuseppe Pagano, Guarniero Daniel, Architet-
il Convegno patrocinato dalla Provincia Autono-
tura Rurale Italiana, Quaderni della triennale,
ma di Trento, Maria Carla Giuliani (a cura di),
Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1936.
Architettura delle Alpi. Tradizione e innovazio-
2) Egle Renata Trincanato, Venezia Minore, Edi-
ne. Atti del Convegno, Trento 6 ottobre 2000,
zioni del Milione, Milano, 1948.
Giunta della Provincia Autonoma di Trento,
3) A cui seguiranno B. Nice, La casa rurale nella
Trento, 2001.
Venezia Giulia, 1940, L. Franciosa, La casa ru-
Due interessanti interventi riguardanti uno dei Co-
rale nella Lucania, 1942, E. Scarin, La casa ru-
muni della Lessinia possono essere considerati
rale nel Friuli, 1943
i due volumi:
4) Elda Padovan, La casa rurale nelle Valli dei
Piepaolo Brugnoli (a cura di), Fumane e le sue co-
Lessini. Illustrato da 19 figure e 4 tavole, con
munità. Volume I, Fumane, Cavallo, Mazzure-
una prefazione di Renato Biasutti, Centro di
ga, Comune di Fumane, Centro di Documenta-
studi per la geografia etnologica, Firenze, 1950.
zione per la Storia della Valpolicella, Arbizzano
5) Luigi Candida, La casa rurale nella pianura e
(VR), 1990;
nella collina veneta. Con i contributi di: E. Be-
Giovanni Viviani (a cura di), Fumane e le sue co-
vilacqua, V. Castagna, C. Cavalca, P. Dagradi,
munità. Volume II, Breonio, Molina, Comune
G. Mansoldo, Leo S. Olschki Editore, Firenze,
di Fumane, Pro Loco di Breonio, Pro Loco di
1959, con 76 illustrazioni e XXXVI tavole.
Molina, Centro di Documentazione per la Sto-
6) Ad esempio:
ria della Valpolicella, Novastampa, Verona, 1999.
la Mostra-Convegno presieduta dalla Giunta Regionale della Regione del Veneto, raccolta nel volume,
Si rinvia l’elenco delle edizioni minori prodotte dai
AA.VV., La casa rurale nel Veneto. Valori culturali
vari Comuni con l’aiuto degli studiosi locali,
sociali ed economici dell’ambiente rurale e recu-
alla vasta letteratura reperibile nelle Biblioteche
pero del suo patrimonio edilizio. Catalogo e atti
Nazionali, quali La Marciana di Venezia.
della mostra-convegno di Treviso 6 – 22 aprile 1979, Edizioni Multigraf, Spinea (Venezia), 1983;
58
RILIEVI E DISEGNI
Luciano Bogoni
RILIEVI E DISEGNI
pria acutezza, sensibilità e passione a noi ed al loro
“Vulnerant omnes ultima necat”
prodotto finale d’esame. Non avevamo certo previsto la quantità di di-
Per tutti coloro che svolsero le esercitazioni di
segni prodotti quando, il primo anno, abbiamo
rilievo in Lessinia era la prima volta che toccavano
iniziato con i rilievi in Lessinia.
con mano i vari materiali da costruzione, che ne
Il prof. Arch. Corrado Balistreri aveva accetta-
osservavano le forme, i colori, la grana, nonché le
to di buon grado di inserire la Lessinia tra le aree
tecniche costruttive usate dalle maestranze locali
territoriali da proporre agli studenti anche perché,
avvalendosi quasi sempre di materiali poveri e re-
oltre alle aree delle provincie di Treviso, Venezia e
peribili in loco. Scoprirono che non ci potevano essere capriate
Vicenza, avevamo qualcosa da proporre anche per
a sostenere le “laste”, bensì servivano dei bei tra-
quelli più vicini a Verona. Gli studenti erano seguiti dall’arch. Demetrio
voni orizzontali e la lunghezza di questi determi-
Viviani e dal sottoscritto ma ben presto Corrado
nava le dimensioni della stanza e che questi tron-
Balistreri ed i coordinatori delle altre aree territo-
chi di forma conica venivano posti in opera con la
riali (arch. Daniele Molinaro, Paolo Pizzati e Dario
parte più sottile alternata in modo da sopportare
Zanverdiani), affascinati dal paesaggio di pietra, ci
uniformemente il peso delle “laste”.
convinsero a continuare per altri anni con questa
Conobbero che cosa erano le “quintane” e a
esperienza in modo da poter rilevare e disegnare il
che cosa servivano le scanalature sotto le “quinta-
maggior numero possibile di fabbricati.
ne”; come si costruivano i muri a secco e quelli a
La volontà e l’impegno col quale sia le studen-
sacco; come veniva effettuata la posa delle pavi-
tesse, sia gli studenti, hanno lavorato in Lessinia
mentazioni, la costruzione dei comignoli, delle re-
sono dimostrati dai disegni prodotti; tutti doveva-
cinzioni, dei lavatoi, delle fontane, dei pozzi con
no attenersi a delle regole grafiche unitarie, tant’è
elementi in pietra assemblabili ed i relativi sistemi
che la enorme mole degli elaborati sembra a prima
di sollevamento.
vista eseguita dalla stessa mano; in realtà a ben os-
Il testo guida più consultato era quello di Paolo
servare ogni gruppo ha saputo trasmettere la pro-
Righetti; gli studenti, per maggiore comodità, gira-
60
RILIEVI E DISEGNI
vano per le Corti con gli strumenti per il rilievo e
padiglione con pilastri sottilissimi di marmo rosso
parti fotocopiate del libro.
di Verona che dovevano sostenere una serie di tetti
Molti di loro tornarono negli anni successivi ad
a doppia onda; dove le “onde” si intersecavano, si
aiutare le nuove matricole ed alcuni tra questi, af-
formavano delle grandi lunette che sarebbero ser-
fascinati dai luoghi e dalle architetture, sviluppa-
vite da finestre.
rono le loro tesi di laurea sulle architetture della
Il padiglione fu poi adibito ad esposizione di
Lessinia avendo come relatore il prof. Balistreri e
materiale scenografico e, dal momento che servi-
come correlatori gli architetti Daniele Molinaro,
va luce artificiale, chiusero le finestre con enormi
Paolo Pizzati, Luciano Bogoni, Demetrio Viviani:
teli neri.
Architettura montana della Lessinia; la contrada
Leon Krier, che non aspettava altro, iniziò il
Pagani a Campofontana (1° e 2° volume) Lessinia
suo intervento facendo i complimenti per il pro-
Occidentale e Centrale (3° volume) Lessinia Orien-
getto, anche se, come disse testualmente, non ca-
tale (4° volume); di Silvia Lazzeretti e Filippo Zuc-
piva: “Come si dovesse necessariamente unire il
chetti: Corte Zivelongo in Lessinia Occidentale; di
facile col difficile, passando per l’inutile”.
Nicola Gambin e Fabiano Schiarante: L’architettu-
Già molti anni prima Adolf Loos criticava colo-
ra di pietra nella cultura delle popolazioni cimbre
ro che usavano i materiali contraffatti; coloro che,
della Lessinia - Uno studio dei materiali, degli stru-
ad esempio, per rendere più bello il legno, lo tin-
menti e dei metodi del costruire tradizionale.
teggiavano di “finto legno”; così come oggi sareb-
Attraverso quell’intensa attività di rilievo gli
be critico nei confronti del designer attuale che
studenti furono indotti ad osservare i fabbricati
propone dei bicchieri di forma quadrata, che sa-
sotto l’aspetto più profondo ed erano sollecitati,
ranno anche originali ma che non serviranno mai
una volta a casa, ad annotare ogni piccolo partico-
per degustare nessuno degli ottimi vini veronesi.
lare di architettura sia aulica sia minore che non
Tra il 1991 ed il 1996 abbiamo rilevato e dise-
avevano mai notato sino ad allora e soprattutto ap-
gnato una grande quantità di fabbricati (quelli qui
presero, sin dal primo anno, come l’architettura
riprodotti nella pubblicazione sono solo una pic-
potesse essere eseguita anche con materiali e mezzi
cola parte); alcuni di questi in buone condizioni
semplici, senza nulla togliere alla forma compositi-
statiche (le stalle e le malghe che per ragioni eco-
va ed alla bellezza architettonica.
nomiche dovevano durare più a lungo), altri invece in cattive condizioni e/o parzialmente crollati.
Raccontammo loro come, ad un convegno organizzato dall’Ente Marmi Veronese, Leon Krier (il
Grazie al nostro assiduo lavoro siamo stati in-
cosiddetto “architetto del principe”) ascoltasse pa-
vitati a molti convegni sulla salvaguardia del patri-
zientemente il relatore che lo precedeva (Bohigas),
monio architettonico della Lessinia, non ottenen-
il quale stava spiegando come avesse progettato un
do nulla se non gli atti dei convegni. Le lentezze
61
RILIEVI E DISEGNI
burocratiche continuano a non tutelare in modo
fabbricati in modo da poterli liberare da inutili e
adeguato i manufatti e la cultura costruttiva del
superati vincoli burocratici che si limitano ad ap-
passato.
plicare le norme di regolamenti edilizi, confacenti
Ogni tanto, attraverso la stampa locale e/o le
all’edilizia contemporanea ma dannose e stravol-
associazioni naturalistiche, viene lanciato l’allar-
genti per i manufatti storici; servirebbero invece
me poichè un vecchio fabbricato, sito nella vici-
delle normative per incentivare la valorizzazione
nanze di una cava, è in procinto di crollare .
delle caratteristiche ambientali e della tradizione. La tesi di laurea già citata di Nicola Gambin e
E tutti gli altri? Tutti quelli che attraverso i restauri invasivi
Fabiano Schiarante, ora architetti, prevedeva una
che snaturano completamente il loro status d’ori-
parte dedicata ai regolamenti edilizi di sette dei
gine vengono trasformati in “ville rustiche” per
principali Comuni della Lessinia. I vincoli imposti
vacanzieri?
da detti regolamenti, sommati ai vincoli derivanti
Alcuni prendono posizione contro le cave “tout
dalle leggi nazionali,(barriere architettoniche, Ulss
court” senza proporre delle valide alternative che
ecc.), hanno costretto un edificio campione a mu-
tengano in conto, nello stesso momento, sia l’im-
tare la sua fisionomia in sette modi diversi, con so-
portanza economica di queste, sia la necessità di
luzioni aberranti ma dettate dalla necessità di do-
conservare la tradizione di costruire con i materia-
versi adattare alle norme.
li del posto, sia la necessità di restaurare gli edifici
La provincia autonoma di Trento ha dato il via
storici con le tecniche del passato ed i materiali
con molto successo ad un progetto di recupero or-
corrispondenti.
dinato dalla responsabile del settore urbanistica
Dai tempi dei Romani, ed anche prima, la Les-
Arch. Maria Carlas Giuliani.Per attuare progettto e
sinia ha fornito pietre e marmi pregiati con cui
stata modificata la norma che impediva il cambio
sono state realizzate delle architetture che tuttora
di destinazione, permettendo così che i vecchi fab-
ammiriamo in città quali Verona, Vicenza, Venezia
bricati agricoli possano essere trasformati in “abi-
e molte altre. Nessun grido d’allarme,invece, per
tazioni temporanee”.
impedire la scomparsa o l’abbandono di quegli
Non sarà così in Lessinia poiché i nostri fabbri-
edifici che appartengono all’architettura sponta-
cati, anche a motivo della loro localizzazione, non
nea, utilitaristica, quella comunemente indicata
sono così appetibili come in Trentino; pur tuttavia
come architettura minore che è però l’amalgama
uno studio di attuabilità si potrebbe forse tentare.
delle nostre città, dei nostri territori. In molti continuiamo a sostenere nei convegni
“Vulnerant omnes ultima necat”, questa scritta
e nei dibattiti che servirebbe una regolamentazio-
è scolpita vicino all’orologio di un campanile re-
ne “ad hoc” per salvaguardare e preservare questi
centemente restaurato; tutte le ore (ed il passare
62
RILIEVI E DISEGNI
del tempo) fanno male ma la peggiore, quella che arriva per ultima, è quella che uccide. Dopo tanti anni di convegni ed incontri è arrivata purtroppo l’ultima ora per contrada Bortoletti; per il tetto in “canel” con gran parte della costruzione della baita sopra contrada Pagani verso il monte Lobbia e per molti altri edifici di cui rimangono solo dei cumuli di pietre e laste. Quale ironia della sorte, la contrada Bortoletti è crollata proprio il giorno del Convegno “Architetture di pietra della Lessinia tra conservazione e recupero: il caso di Gorgusello” tenutosi nella Sala Consiliare del Municipio di Fumane il 19 ottobre 2002. Come cittadini, professionisti e studiosi, stiamo assistendo impotenti al crollo annunciato di Contrada Zivelongo e della torre di Gorgusello che rovinerà sopra il fabbricato sottostante. Dobbiamo purtroppo constatare che le nostre parole sono state, finora, come quelle di Adolf Loos: “PAROLE NEL VUOTO”.
63
RILIEVI E DISEGNI
CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. Lo spaccato assonometrico evidenzia nel suo insieme tutte le singole funzioni alle quali era destinato l’edificio. Al centro si trova la stalla con il sovrastante fienile; a destra la cucina con sopra le camere da letto; a sinistra un’altra stalla con fienile.
64
RILIEVI E DISEGNI
CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. Il fronte Sud (sopra) mostra tutti gli elementi principali realizzati in pietra come i contorni a porte e finestre, le pietre angolari, i “bocaroi” o piccole finestre che garantiscono il ricambio d’aria nel fienile, il tetto in “laste” con relative “quintane” (1/5 della “lasta”). Il fronte Nord (sotto) ha il piano terreno completamente interrato. In questo modo le porte di accessso ai fienili si trovano a livello terreno.
65
RILIEVI E DISEGNI
CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. I fronti Est ed Ovest hanno “bocaroi” di forma triangolare. Qui è evidente come la naturale pendenza del terreno permetta di accedere dall’esterno a tutti e due i livelli. Il tetto, ora ricoperto di tegole e lamiera, era in “canel” ovvero canna di palude intrecciata.
66
RILIEVI E DISEGNI
CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova - mt 1042 s.l.m. Le grosse travi in legno che si notano in sezione sostengono le pesanti “laste” mentre l’orditura più leggera sosteneva il tetto in paglia o “canel”. La parete tra cucina e retrocucina è in legno. Qui è evidente la quota alla quale sono poste le porte di accesso ai fienili.
67
RILIEVI E DISEGNI
CASA, STALLA, FIENILE LOCALITÁ CRECI, Boscochiesanuova mt 1042 s.l.m. 60 Dall’alto in basso, si vedono i due piani dell’edificio, oltre all’orditura del coperto. Al piano terra si nota il pavimento in pietra che delimita le scoline dei liquami e le “poste “delle mucche.. Il foro, visibile nel solaio al piano primo, serviva per far scendere il fieno nella stalla sottostante. Dall’orditura principale e secondaria della copertura, si intuisce quali fossero i pesi che gravavano sul coperto.
68
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BRANCON - Boscochiesanuova - mt 1564 s.l.m. Vista assonometrica dal basso che evidenzia il sistema costruttivo con i solidi contrafforti che assorbono la spinta laterale degli archi “gotici”. Il sistema funzionale è costituito dall’ingresso centrale con a destra il “logo del fogo” (stanza del fuoco) ed a sinistra il “logo del late” (dove si trasforma il latte in burro e formaggio).
69
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BRANCON - Boscochiesanuova - mt 1564 s.l.m. Dai prospetti si nota come i contrafforti scandiscano perfettamente il ritmo degli archi interni i quali, a loro volta, sostengono le “laste” e le “quintane” del coperto. Le finestre a forma di feritoia sono situate alle varie altezze del “logo del late” così da permettere maggiore o minore aerazione alla stanza. Per conservare il formaggio serve una determinata temperatura che si ottiene appunto, nelle varie stagioni, aprendo o chiudendo più feritoie, provocando così maggiore o minore “corrente d’aria”.
70
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BRANCON - Boscochiesanuova - mt 1564 s.l.m. La sezione longitudinale mostra con maggiore evidenza il sistema costruttivo a contrafforti con gli archi di forma ogivale che sostengono la copertura. Si nota l’ingresso al centro, dove solitamente si “sbatte” il latte per ottenere il burro; a sinistra il “logo del fogo” ed a destra, con le feritoie, il “logo del late”. Al piano superiore le camere da letto. Le sezioni trasversali sono state eseguite nel “logo del late” (a sinistra) e nel “logo del fogo” (a destra). La scala che collega il “logo del late” col piano superiore, è completamente in pietra.
71
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BRANCON Boscochiesanuova mt 1564 s.l.m. Dall’alto in basso le piante del piano terra con a destra il “logo del late” ed a sinistra il “logo del fogo”. Si nota il notevole spessore dei contrafforti. I muri laterali diventano così dei semplici muri di tamponamento e non hanno alcuna funzione statica. Le altre piante riguardano l’impalcato in legno con la scala in pietra ed il tetto in “laste” e “quintane”.
72
RILIEVI E DISEGNI
73
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Anche in questo caso, lo spaccato assonometrico mette in evidenza tutte le funzioni dell’edificio che, in questo caso, è provvisto di stalle e ricoveri anche per ovini e suini. Al piano primo un arco a sesto ribassato sostiene il pavimento in pietra mentre, all’ultimo piano un arco ogivale sostiene la copertura.
74
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Il fronte sud (in alto) è dotato di ingresso con ampio portone voltato. Sopra i piedritti, l’imposta dell’arco è stata realizzata con due lunghe lastre di pietra che tagliano completamente la facciata. Questo elemento decorativo era sicuramente più evidente quando la facciata era ancora intonacata. Sotto l’ingresso esiste un’altra grande apertura che serve da aerazione al locale di deposito e conservazione del formaggio.
75
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. La notevole pendenza del coperto fa intuire come il fabbricato sia situato negli alti pascoli dove la neve è più abbondante. La porta e le finestre sotto la tettoia in pietra del fronte nord (in alto), sono corrispondenti alla grossa apertura di aerazione del fronte sud. Anche in questo caso la naturale pendenza del terreno permette l’accesso a tutte le funzioni dell’edificio distribuite nei vari livelli.
76
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Dalla sezione si nota maggiormente come la pendenza del terreno venga sfruttata per disporre in modo razionale i vari livelli e le diverse funzioni dei fabbricati.
77
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL Boscochiesanuova mt 1470 s.l.m. La pianta del piano terra, pavimentato in lastre di pietra, comprende il ricovero attrezzi con i ricoveri per ovini e suini.
78
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL Boscochiesanuova mt 1470 s.l.m.
79
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m. Il piano terreno del fabbricato principale comprende la stalla, il “logo del fogo” ed il “logo del late” con l’originale sistema di aerazione in direzione nord-sud.
80
RILIEVI E DISEGNI
MALGA BROL - Boscochiesanuova - mt 1470 s.l.m.
81
RILIEVI E DISEGNI
RIPARO A VAGGIMAL – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 750 s.l.m. Costruzione in lastame utilizzata come riparo per l’attesa dei pullman nella frazione di Vaggimal. Costruita nel 1950 fu demolita nel 1963. I muri stratificati a secco formano la parete portante a monte e lo zoccolo di contenimento del terreno a valle mentre le lastre monolitiche posizionate verticalmente “a coltello” fungono da tamponamento e svolgono anch’esse funzione portante del tetto. Le lastre conficcate nel terreno sono tra di loro stabilizzate da grappature in ferro. Il pilastro d’angolo delimita l’accesso al riparo.
82
RILIEVI E DISEGNI
RIPARO A VAGGIMAL Sant’Anna d’Alfaedo mt 750 s.l.m. Le due sezioni longitudinale e trasversale evidenziano l’assemblaggio dei materiali lapidei, stratificati e lastriformi, rispetto al terreno inclinato e alla copertura a falda unica, anch’essa in lastame.
83
RILIEVI E DISEGNI
RIPARO A VAGGIMAL Sant’Anna d’Alfaedo mt 750 s.l.m. Piante del manto di copertura in lastame, delle strutture murarie e dell’orditura delle travi in legno. La pianta della costruzione evidenzia come l’orditura delle travi della copertura appoggia principalmente sui monoliti verticali mentre solo su due punti poggia su muratura e pilastro.
84
RILIEVI E DISEGNI
VAONA – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Pianta alla quota del piano terra degli edifici della contrada di Vaona. Posta su una lieve altura tondeggiante, a brevissima distanza dalle cave di lastame del Monte Loffa, Vaona si è sviluppata come molti altri villaggi lessinici, da un semplice impianto originario a corte, al quale si sono aggiunte in epoche diverse altre unità. Si è così formato un aggregato complesso caratterizzato da una serie di piccole corti interconnesse e tra di loro legate da una pavimentazione continua di lastre di Pietra di Prun. Nel suo lato orientale l’aggregato risulta cinto da muri formati da sequenze di lastre conficcate verticalmente nel terreno. Nel suo svolgimento circolare la struttura tipologica dell’impianto edilizio di Vaona è facilmente individuabile: verso l’interno sono insediate le abitazioni mentre nelle parti periferiche e marginali sono distribuite, stalle, fienili, concimaie, porcili e depositi per attrezzi.
85
RILIEVI E DISEGNI
VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Vaona è il nucleo abitato più “pavimentato” di tutta la Lessinia. La pianta del piano terreno mostra parte di questa pavimentazione esterna.
86
RILIEVI E DISEGNI
VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. La pianta del piano primo, come quella precedente, mostra chiaramente i segni di recenti interventi eseguiti su parte del fabbricato.
87
RILIEVI E DISEGNI
VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Anche in questo caso alcune “quintane” sono sparite ed al loro posto troviamo file di coppi. Si notano, sopra alcune porte e finestre, elementi lignei o lapidei, posti in orizzontale o in diagonale che servono per scaricare lateralmente il peso della muratura soprastante. In questo modo il contorno in pietra delle finestre non potrà rompersi a causa del peso eccessivo.
88
RILIEVI E DISEGNI
VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Il particolare più interessante è la piccola costruzione accessoria realizzata completamente in “laste” verticali giuntate tra di loro che sostengono la solita copertura in “laste” e “quintane”.
89
RILIEVI E DISEGNI
VAONA - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Dalle sezioni si notano i rimaneggiamenti recenti subiti dalla costruzione, specialmente nella parte destinata all’abitazione.
90
RILIEVI E DISEGNI
VAONA Sant’Anna d’Alfaedo mt 972 s.l.m. Lo spaccato assonometrico, non dissimile da tutti gli altri, mostra con immediatezza tutte le funzioni dell’edificio nonché i materiali con i quali lo stesso è stato realizzato.
91
RILIEVI E DISEGNI
GHIACCIAIA DI VAONA – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Planimetria dell’area in cui si trova la ghiacciaia di Vaona. Alla costruzione circolare è affiancata una pozza d’acqua costruita artificialmente per raccogliere il ghiaccio formatosi durante l’inverno.
92
RILIEVI E DISEGNI
GHIACCIAIA DI VAONA Sant’Anna d’Alfaedo mt 972 s.l.m. L’edificio a pianta circolare è concepito come una grande cisterna cilindrica per lo stoccaggio del ghiaccio. La forma circolare della pianta risulta la più idonea ad assorbire le spinte del terreno sulle pareti formate da una muratura in conci di Pietra di Prun, legati con malta. La costruzione, quasi interamente interrata, per mantenere una temperatura costante, ha due aperture: una verso la pozza d’acqua per l’immissione delle lastre di ghiaccio; l’altra, opposta alla prima, serve al prelievo del ghiaccio ed è coperta da un corpo edilizio. Le due piante in basso rappresentano l’orditura delle travi del tetto e il manto di copertura in lastame.
93
RILIEVI E DISEGNI
GHIACCIAIA DI VAONA – Sant’Anna d’Alfaedo - mt 972 s.l.m. Due prospetti della ghiacciaia.
94
RILIEVI E DISEGNI
GHIACCIAIA DI VAONA Sant’Anna d’Alfaedo mt 972 s.l.m. Due sezioni della ghiacciaia: una sul corpo cilindrico dove veniva conservato il ghiaccio e l’altra sullo spazio coperto dove si svolgeva il prelievo. In quest’ultimo troviamo due livelli di pavimentazione: il più alto corrispondeva alla quota del piano del carro su cui il ghiaccio veniva caricato.
95
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Planimetria della contrada di Zivelongo. L’insediamento è composto di due complessi a corte organizzati come entità autonome. La corte più antica, a Sud, rappresenta uno dei complessi architettonici più importanti della Lessinia sia dal punto di vista storico (alcune sue parti risalgono al sec. XV) sia dal punto di vista tipologico. Tra le due corti è posta la fontana-lavatoio e, in un punto dominante, una piccola chiesa.
96
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Pianta alla quota del piano terra degli edifici della corte sud. Il complesso da decenni in stato di abbandono e degrado, è composto da una serie di edifici formati da aggregazioni, avvenute in epoche diverse, che racchiudono un ampio spazio centrale lastricato. A nord il corpo edilizio principale presenta una tipologia a schiera, un tempo destinata a funzioni miste comprendenti residenze, stalle, fienili e, probabilmente uno spazio per il culto. Le numerose trasformazioni edilizie e funzionali rendono difficile una puntuale lettura dell’ordine distributivo. Il piano terra presenta degli spazi aperti a porticato verso la corte. I corpi a sud sono formati da edifici adibiti a ricovero di animali e attrezzi tra i quali emerge una torre colombaia del sec. XV . Tra due corpi edilizi sul lato occidentale la presenza di un arco in pietra, con cardini in fianco alle spalle, sottolinea l’originario carattere “chiuso” della corte.
97
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Prospetto sud degli edifici meridionali della corte. Sulla sinistra la “colombara” del sec. XV.
98
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Pianta alla quota del piano secondo degli edifici della corte sud.
99
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Pianta alla quota del piano terra degli edifici della corte sud. Il complesso da decenni in stato di abbandono e degrado, è composto da una serie di edifici formati da aggregazioni, avvenute in epoche diverse, che racchiudono un ampio spazio centrale lastricato. A nord il corpo edilizio principale presenta una tipologia a schiera, un tempo destinata a funzioni miste comprendenti residenze, stalle, fienili e, probabilmente uno spazio per il culto. Le numerose trasformazioni edilizie e funzionali rendono difficile una puntuale lettura dell’ordine distributivo. Il piano terra presenta degli spazi aperti a porticato verso la corte. I corpi a sud sono formati da edifici adibiti a ricovero di animali e attrezzi tra i quali emerge una torre colombaia del sec. XV . Tra due corpi edilizi sul lato occidentale la presenza di un arco in pietra, con cardini in fianco alle spalle, sottolinea l’originario carattere “chiuso” della corte.
100
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. In alto prospetto nord del corpo edilizio principale “a schiera”. La cortina muraria della schiera priva di porte di accesso, sottolinea il carattere introverso del complesso edilizio. Al centro prospetto sud dello stesso corpo edilizio. Sul fronte si aprono numerose porte di accesso alle unità abitative. Due archi in Rosso Ammonitico sottolineano un’area porticata a piano terra. In basso prospetto sud degli edifici meridionali della corte. Sulla sinistra la “colombara” del sec. XV.
101
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Sezioni longitudinali del corpo edilizio principale “a schiera” tagliate verso l’interno della corte (disegno in alto) e verso l’esterno (in basso). Numerosi spazi al piano terra sono coperti con volte a “botte”.
102
RILIEVI E DISEGNI
ZIVELONGO - Sant’Anna d’Alfaedo - mt 722 s.l.m. Sezioni trasversali della corte in due punti diversi. In alto, a sinistra, è visibile lo spaccato della “colombara”. In basso, la parte in prospetto rappresenta la “colombara” e l’arco di accesso alla corte.
103
RILIEVI E DISEGNI
CASA DEI MASCHERONI - Cerna - mt 731 s.l.m. Pianta del piano terreno con l’immediato intorno. Dal momento che si trattava di due proprietà distinte, osserviamo al piano terra una cucina (a sinistra) mentre sulla destra troviamo una stalla e dei piccoli magazzini sottoscala.
104
RILIEVI E DISEGNI
CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Piante del primo e secondo piano dove la divisione in due unità immobiliari è ancora più evidente.
105
RILIEVI E DISEGNI
CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Di notevole interesse in questo fabbricato è il fatto che parte del pavimento del primo piano sia stato realizzato in lastre di pietra sostenute da travi in legno. Un motivo inusuale per la Lessinia è la scala esterna con sottoscala così come appare in questo fabbricato.
106
RILIEVI E DISEGNI
CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. L’incuria e l’abbandono per mancanza di redditività fa sì che questi fabbricati subiscano rimaneggiamenti mirati a prolungare il più possibile un intervento radicale. Questi piccoli interventi sono quasi sempre eseguiti con materiali (lamiera, coppi) che non fanno parte della tradizione e quindi snaturano le caratteristiche peculiari di queste costruzioni.
107
RILIEVI E DISEGNI
CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Dal prospetto e dalle sezioni si nota lo stato di degrado dell’edificio con, in primo piano, le pericolose fessurazioni al primo e secondo livello del fabbricato.
108
RILIEVI E DISEGNI
CASA DEI MASCHERONI Cerna - mt 731 s.l.m. Veduta prospettica (sopra) della cosiddetta “casa dei mascheroni” e, (sotto) la stessa casa inserita nel contesto urbano di Cerna.
109
RILIEVI E DISEGNI
I rilievi da verificare sono di Tullio Pasotto e Vincenzo Pavan
110
SEGNI DI PIETRA
L’anima di un territorio nella pietra della Lessinia
Alberto Cafaro, Nicola Rovetti
SEGNI DI PIETRA
Finto testo conclusivo della sezione fotografica
zione fotografica e del libro, Finto testo conclusivo
e del libro, Finto testo conclusivo della sezione fo-
della sezione fotografica e del libro, Finto testo
tografica e del libro, Finto testo conclusivo della
conclusivo della sezione fotografica e del libro,
sezione fotografica e del libro, Finto testo conclu-
Finto testo conclusivo della sezione fotografica e
sivo della sezione fotografica e del libro, Finto testo
del libro, Finto testo conclusivo della sezione foto-
conclusivo della sezione fotografica e del libro,
grafica e del libro, Finto testo conclusivo della se-
Finto testo conclusivo della sezione fotografica e
zione fotografica e del libro, Finto testo conclusivo
del libro, Finto testo conclusivo della sezione foto-
della sezione fotografica e del libro.
grafica e del libro, Finto testo conclusivo della se-
Finto testo conclusivo della sezione fotografica
zione fotografica e del libro, Finto testo conclusivo
e del libro, Finto testo conclusivo della sezione fo-
della sezione fotografica e del libro, Finto testo
tografica e del libro, Finto testo conclusivo della
conclusivo della sezione fotografica e del libro,
sezione fotografica e del libro, Finto testo conclu-
Finto testo conclusivo della sezione fotografica e
sivo della sezione fotografica e del libro, Finto testo
del libro, Finto testo conclusivo della sezione foto-
conclusivo della sezione fotografica e del libro,
grafica e del libro, Finto testo conclusivo della se-
Finto testo conclusivo della sezione fotografica e
zione fotografica e del libro, Finto testo conclusivo
del libro, Finto testo conclusivo della sezione foto-
della sezione fotografica e del libro.
grafica e del libro, Finto testo conclusivo della se-
Finto testo conclusivo della sezione fotografica
zione fotografica e del libro, Finto testo conclusivo
e del libro, Finto testo conclusivo della sezione fo-
della sezione fotografica e del libro, Finto testo
tografica e del libro, Finto testo conclusivo della
conclusivo della sezione fotografica e del libro,
sezione fotografica e del libro, Finto testo conclu-
Finto testo conclusivo della sezione fotografica e
sivo della sezione fotografica e del libro, Finto testo
del libro, Finto testo conclusivo della sezione foto-
conclusivo della sezione fotografica e del libro,
grafica.
Finto testo conclusivo della sezione fotografica e del libro, Finto testo conclusivo della sezione fotoAlberto Cafaro, Nicola Rovetti
grafica e del libro, Finto testo conclusivo della se-
144