Titolo originale dell’opera Harold and Maude © 1971 by Colin Higgins Traduzione di Davide Martirani © Omero Editore, Roma 2011 2a edizione Roma 2013 Tutti i diritti riservati www.omero.it Isbn: 978-88-964500-5-5 Impaginazione e grafica di Luigi Annibaldi
HAROLD E MAUDE Colin Higgins Traduzione di Davide Martirani
– È molto seccante – disse Humpty Dumpty dopo un lungo silenzio, parlando senza guardare Alice – sentirsi dare dell'uovo. Molto seccante! Lewis Carroll, Attraverso lo specchio
Harold Chasen salì sulla sedia e si sistemò il cappio intorno al collo. Lo strinse bene e diede uno strattone al nodo. Teneva. Diede un’occhiata allo studio. La musica di Chopin si diffondeva dolcemente. La busta era poggiata sul tavolo. Tutto era pronto. Attese. Una macchina entrò nel vialetto, là fuori. Si fermò e Harold sentì sua madre che usciva. Con un lieve sorriso scalciò via la sedia e cadde di colpo nel vuoto. Dopo qualche istante i piedi smisero di agitarsi e il corpo rimase a dondolare appeso alla corda. La signora Chasen posò le chiavi sul tavolino all’ingresso e chiamò la cameriera per prendere i pacchetti dalla macchina. Era stato un pranzo noioso ed era stanca. Si guardò nello specchio e con un gesto meccanico si ravviò i capelli. Decise che la parrucca con i colpi di sole era perfetta per la cena. Avrebbe disdetto l’appuntamento con René e si sarebbe messa a riposare per il resto del pomeriggio. Si meritava di trattarsi bene ogni tanto, dopo tutto. Entrò nello studio e si sedette alla scrivania. Mentre sfogliava la rubrica per trovare il numero della parrucchiera sentì la musica di Chopin che si diffondeva dolcemente. Com’è rilassante, pensò, e compose il numero. René si sarebbe 5
infuriato, ma non poteva farci niente. Il telefono squillò e la signora Chasen si appoggiò allo schienale, tamburellando le dita sul bracciolo della sedia. Notò sul tavolo la busta con scritto il suo nome. Alzò la testa e vide il corpo di suo figlio che pendeva dal soffitto. Si bloccò. Il corpo ondeggiava lentamente da una parte all’altra, facendo scricchiolare la corda intorno alla grande trave di quercia, a tempo con il pianoforte. La signora Chasen fissò gli occhi strabuzzati, la lingua che sporgeva, il nodo stretto intorno al collo piegato in modo innaturale. – Siamo spiacenti, – disse una vocina – il numero da lei chiamato non è attivo. La preghiamo di controllare che il numero sia corretto. Questa è… La signora Chasen mise giù il telefono. – Davvero, Harold, – disse mentre componeva di nuovo il numero – suppongo che trovi tutto questo molto divertente. A quanto pare non significa nulla per te che abbiamo i Crawford ospiti a cena. *** – Oh, Harold è sempre stato un ragazzo ben educato, – disse la signora Chasen all’anziana signora Crawford, quella sera a cena – assolutamente, sì. Gli ho insegnato a usare forchetta e coltello all’età di tre anni. Non ha mai dato problemi da bambino, anche se forse era un po’ più cagionevole di salute della 6
media. L’avrà preso dal padre perché io non mi sono mai ammalata nemmeno un giorno in vita mia. E da suo padre, naturalmente, ha ereditato il suo strano senso dei valori, quell’inclinazione all’assurdo. Mi ricordo una volta che eravamo a Parigi, Charlie uscì per comprare le sigarette e poco dopo ho saputo che era stato arrestato perché nuotava nudo nella Senna facendo esperimenti sulle correnti del fiume con indosso un paio di braccioli di plastica gialla. Be’, ce n’è voluta di enfluence e di argent per mettere a tacere la cosa, credetemi. La nuora della signora Crawford fece una risata di apprezzamento e così fecero pure il signor Crawford, il signor Fisher e i signori Truscott-Jones. L’anziana signora Crawford sorseggiò lo champagne e sorrise. – È pronta per il dessert? – le chiese la signora Chasen. – Tutti pronti per una deliziosa pesca melba? Harold, tesoro, non hai finito le barbabietole. Harold alzò lo sguardo dal fondo del tavolo. – Mi hai sentito, tesoro? Finisci di mangiare le barbabietole. Sono molto nutrienti. Fanno benissimo all’organismo. Harold guardò sua madre e poi abbassò piano la forchetta. – Qual è adesso il problema? – chiese la signora Chasen – Non ti senti bene? – Ho mal di gola – rispose Harold a bassa voce. – Oh, tesoro, allora forse faresti meglio ad andartene subito a letto. Chiedi scusa e dai la buonanotte a tutti. – Scusatemi – disse Harold – e buonanotte a tutti. Si alzò dal tavolo e uscì dalla stanza. – Buonanotte – gli fecero eco tutti quanti. 7
– Prendi un’aspirina – gli gridò dietro la signora Chasen – e tanta acqua. Tornò ai suoi ospiti. – Povera me, – disse – non so che fare con quel ragazzo. Ultimamente è diventato davvero pesante. Lo mando dal dottor Harley, il mio psichiatra, e naturalmente mio fratello Victor, il generale di brigata, continua a ripetermi che l’unica soluzione è l’esercito. Ma non voglio che Harold finisca in mezzo a una giungla a combattere con degli indigeni. È così che ho perso Charlie. Naturalmente non stava combattendo: fotografava pappagalli in Polinesia quando quel… – Altro champagne – urlò la vecchia signora Crawford, e fece un rutto. – Mamma! – disse la nuora. – Mamma, per favore! – disse il signor Crawford. – Scusate, – disse la vecchia signora Crawford – mi era parso di vedere un pipistrello. Un momentaneo silenzio si impossessò della tavolata finché il signor Truscott-Jones disse che non aveva mai mangiato una pesca melba così eccezionale e la signora Chasen raccontò la storia di come aveva avuto la ricetta da un tenore, a Tokio, che affermava di essere il figlio illegittimo di Nellie Melba. *** Perché mai portino quella vecchia a cena fuori, pensò la signora Chasen mentre si sedeva alla toeletta e si toglieva la parrucca, è al di là della comprensione umana. Dopo tutto è 8
praticamente rimbambita. È sempre così imbarazzante, soprattutto per la famiglia, e naturalmente mette a dura prova la padrona di casa. Perché non la mettono in una casa di riposo? Si chiese tirando su dal letto la vestaglia. Là se ne prenderebbero cura per bene e potrebbe vivere con altra gente come lei finché non viene il suo momento. Si fermò accanto alla porta del bagno e si guardò nello specchio a figura intera. Gettando indietro le spalle, si battè con la mano sullo stomaco. Non male, pensò. Restare giovani sta tutto nel restare snelli. Aprì la porta e accese la luce del bagno. Harold era disteso con gli occhi sbarrati nella vasca, la gola squarciata, il sangue che gli colava dal collo e dai polsi. – Mio Dio! Mio Dio! – strillò la signora Chasen. – Oh! Questo è troppo. Troppo! Girò sui tacchi e fuggì piangendo per il corridoio. Harold ruotò la testa e rimase ad ascoltare. In lontananza riusciva a sentire i lamenti isterici di sua madre. Guardò il suo riflesso nello specchio rigato di sangue e accennò un sorriso di soddisfazione. ***
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Harold e Maude Colin Higgins Se hai visto il film non puoi perdere il romanzo. Se non l’hai visto scoprirai un capolavoro. La speranza in un mondo migliore non è stata più raccontata con tanta ironica grazia come in Harold e Maude, cult del 1971. Harold ha diciotto anni, una madre ricchissima attenta alle apparenze e una passione per la morte che sublima inscenando finti suicidi. Maude è una settantanovenne anticonformista che si gode la vita. Entrambi frequentano funerali di persone che non conoscono ed è proprio questa insana passione la spia dell’affinità elettiva che li lega. La prima macchina di Harold del resto è un carro funebre. Maude guida qualsiasi modello, non si pone il problema di acquistarle né di essere in regola. Celebre lo scambio di battute tra il poliziotto e Maude: – La patente, per favore. – Non ce l’ho. Non credo nelle patenti. Per acquistare l’intero libro: www.omeroeditore.it 12€ - pp. 144 - 15x21cm www.omero.it www.omeroeditore.it www.fantareale.it