La palestra dello scrittore

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La palestra dello scrittore a cura di Enrico Valenzi


La palestra dello scrittore a cura di Enrico Valenzi Prima edizione 2001 Seconda edizione luglio 2010 Š Omero, Roma 2010. Tutti i diritti riservati. www.omero.it www.omeroeditore.it Isbn: 978-88-964500-0-0 Illustrazione di copertina di Flavia Brandi Impaginazione e graďŹ ca di Luigi Annibaldi


Indice

Lezione 1 - Prima di scrivere I ferri del mestiere: parole, idee e movimento La forma racconto Le idee narrative L’incipit o inizio del racconto Esercizio 1 Come iniziare un racconto secondo Abraham B. Yehoshua L’importanza dell’incipit Notizia dolorosa Flashback Il particolare racconta Visione in prima persona Terza persona frenetica Terza persona impressa nella prima Ricordando un altro inizio Lezione 2 - Cercatori di storie e personaggi Cercatori di storie Cercatori di personaggi Racconto in prima persona Racconto in terza persona Prima persona fantumoristica (fantastica e umoristica) Prima persona spregiudicata e vitale Seconda persona confidenzial-sconcertante, voce fuori campo Terza persona visionaria o apocalittica Esercizio 2 Esercizio 3 Esercizio 4

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Lezione 3 - Il suono delle parole Clima narrativo Lingua opaca e lingua trasparente Lingua opaca Lingua trasparente Il racconto e il lettore Il ritmo Qualche ripasso sulla punteggiatura o segni di interpunzione La musica e il suono delle parole Le parole dei racconti Due esempi di clima narrativo Esercizio 5 Esercizio 6

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Piccolo promemoria di Jack London

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Lezione 4 - Il punto di vista

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Il tono del racconto Il punto di vista nella storia Soluzione esercizio 6 Esercizio 7 Esercizio 8 Lezione 5 - La descrizione Le descrizioni di ambienti (naturali e/o architettonici) Due maestri del racconto: Maupassant e Carver La descrizione secondo Maupassant La descrizione secondo Carver Imparare a servirsi dei propri occhi Esercizio 9 Le descrizioni secondo Georges Simenon A scuola di descrizione Ritratto di Jules Maigret

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Autoritratto incrinato Indice Strane associazioni mentali Dentro a uno specchio Sguardo risucchiato dal sesso Vuoto, buio, attesa: l’incantesimo delle ombre Scaramanzie Cominciare a vedersi Sguardi lieto fine Lezione 6 - Il dialogo Alla ricerca di un dialogo asciutto e naturale In ogni dialogo deve esserci più di una verità Dialogo e movimento dei personaggi Dialoghi tra personaggi che non si conoscono Esercizio 10 Lezione 7 - Il monologo Il monologo: verso l’esterno e verso l’interno Monologo verso l’interno Considerazioni tra sé e sé della voce narrante Esercizio 11 Esercizio 12 Lezione 8 - Il tempo delle storie Tanti modi per dare il tempo alle storie Esercizio 13 Esercizio 14 Lezione 9 - Quante parole? Quante parole per scrivere un racconto La scelta dei nomi dei personaggi Esercizio 15 Esercizio 16

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I nomi dei personaggi secondo Flannery O’ Connor La nominazione per prima Istruzioni per l’uso Il suono dei nomi Fatti per ingannare A immagine e somiglianza Un cognome una stirpe; due cognomi una stirpe di troppo Sacro e profano Lezione 10 - Il finale Il finale La scelta del titolo Rilettura e riscrittura A chi far leggere i racconti finiti Epilogo Consigli per scrittori in erba

Dodici consigli per scrittori principianti di R. Moody Gli scrittori sono ladri di storie di A. Camilleri Come sono diventato scrittore di E. Keret Le buone storie devono sempre spiazzare chi le scrive di E. Keret Il peggio di noi conviene darlo ai nostri protagonisti di V. Evangelisti Leggere e scrivere per diventare persone migliori di C. Kinder Le mie proposte per liberare la fantasia degli scrittori di A. Bergonzoni Bibliografia

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Lezione 1 Prima di scrivere

Questa lezione di apertura si muove sulle questioni principali che riguardano l’arte della narrativa e cioè: i ferri del mestiere necessari per scrivere storie, cosa caratterizza la forma racconto rispetto a quella del romanzo, l’inizio di una storia e le idee per cominciarla. Su questi concetti fondamentali della narrativa torneremo in ognuna delle 10 lezioni del nostro corso.

I ferri del mestiere: parole, idee e movimento Nella cassetta degli attrezzi di uno scrittore non può mancare un bel campionario di parole. Più parole si hanno nel proprio bagaglio e maggiore è la gamma di emozioni e sensazioni che si possono dare ai lettori. Parole di tutti i tipi, anche appartenenti alla sfera dialettale, giovanile, televisiva, ecc., ma che abbiano una coerenza espressiva con il racconto che decidiamo di scrivere. Le parole che compongono un racconto devono essere in grado di riproporre in maniera credibile quel mondo che cercano di rappresentare. Per esempio, se si scrive un racconto ambientato in una discoteca bisogna avere le parole giuste per farla “vedere” e farla riconoscere a tutti i lettori, anche a quelli che non sono mai stati in una discoteca. Nessun problema se per ora quelle parole non le abbiamo pronte. Ci si può, anzi ci si deve documentare su quello che si vuole raccontare. Con questo processo di ricerca le parole a nostra disposizione si arricchiscono di nuovi significati e di nuova esperienza. Il critico francese Roland Barthes ha scritto che il massimo sogno di uno scrittore è che “il linguaggio letterario raggiunga la naturalezza dei linguaggi sociali”. Ma si può anche sostenere il contrario e aver ragione lo stesso come recitano i versi del poeta Montale: Le parole sono di tutti e invano si celano nei dizionari

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Prima di scrivere

perché c’è sempre il marrano che dissotterra i tartufi più puzzolenti e più rari.

Le parole da sole non bastano. È necessario trovare gli spunti e le idee per avere una buona trama da raccontare. Non bisogna aver paura di riprendere storie già lette, ascoltate e viste altrove o vissute direttamente. Hemingway diceva che è essenziale per ogni scrittore “…vedere e udire e imparare e capire, e scrivere quando si sa qualcosa; e non prima; e, porco cane, non troppo dopo”. Tutto probabilmente è stato già raccontato. La novità vera può stare solo nel modo col quale noi narriamo ed esponiamo le storie. Però, oltre alle idee, per un buon racconto è fondamentale che ci sia un movimento. Che il racconto abbia un inizio, un centro e una fine. Ossia che la storia e i personaggi abbiano una loro evoluzione (o involuzione) dall’inizio del racconto all’epilogo. Un elemento decisivo in tutte le storie è la presenza di un conflitto o di un contrasto. In genere se sono conflitti interni al protagonista della storia si tratta di un racconto di tipo introspettivo-psicologico, se sono conflitti esterni al protagonista la storia è di genere più avventuroso e spettacolare. Ma non è sempre così e le regole della narrativa sono fatte per essere infrante e via via lo verificheremo insieme.

La forma racconto Dare una definizione “esatta” della forma racconto non è facile come non è nostra intenzione nasconderci dietro formulette esemplari. Su un vocabolario della lingua italiana come lo Zingarelli si legge ad esempio alla voce racconto: componimento letterario in prosa più breve di un romanzo. Se guardiamo al numero delle pagine di un racconto particolarmente icastico e incisivo questo può chiudersi anche in una sola pagina, mentre un racconto lungo può arrivare a 80-100 pagine, lambendo l’ampiezza della forma romanzo. Ma ormai oggi siamo abituati a considerare come forma standard di racconto quella che va dalle 5 alle 20 pagine. Sul nostro tema sono senz’altro più d’aiuto i pensieri e le descrizioni di alcuni scrittori. Secondo la scrittrice americana Flannery O’Connor: il racconto è un’azione drammatica compiuta, e in quelli più riusciti i personaggi si svelano mediante l’azione.

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Lezione 1

Secondo lo scrittore argentino Julio Cortázar: il romanzo vince sempre ai punti mentre il racconto deve vincere per k.o.

Per lo scrittore Giulio Mozzi: il racconto è un tentativo di dire una cosa sul mondo.

Per John Irving, autore americano: l’arte del racconto consiste innanzitutto nel creare qualcosa che amiamo, e poi il mostro che la minaccia. Le gioie sono tangibili quanto fragili.

Le idee narrative Una grande scrittrice americana di gialli come Patricia Highsmith (è suo L’amico americano, diventato poi un film di Wim Wenders, o Sconosciuti in treno, poi film di Alfred Hitchcock L’altro uomo) ha scritto che il germe delle idee per una storia può essere piccolo o grande, semplice o complesso, frammentario o completo, fermo o in movimento. L’importante è riconoscerlo.

Certo un buon metodo per non trovarsi a corto di idee è quello di abituarsi a prendere appunti ogni volta che ci si imbatte in una storia che ci attrae e che ci dà una specie di eccitazione nel trasferirla su carta. Trasformare spunti interessanti in un racconto è però un compito successivo mentre ora è bene introdurre il tema dell’incipit o inizio del racconto.

L’incipit o inizio del racconto Come sostiene lo scrittore americano Raymond Carver: l’inizio è importantissimo. Un racconto può ricevere o una benedizione o una maledizione dalle sue battute d’inizio.

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Prima di scrivere

Il regista cinematografico tedesco Edgar Reitz ha scritto: Ogni momento della vita può diventare la scena iniziale di un film, dipende solo dall’importanza che gli si attribuisce. Da quando ho fatto questa scoperta raccolgo inizi. Ne ho un’intera collezione.

Le battute iniziali di un racconto imprimono al ritmo, ai suoni e al senso della storia un cammino che raramente può cambiare più di tanto all’interno della narrazione. Una storia può nascere direttamente da un dialogo espresso in prima persona: Il direttore mi disse: “Non vi licenzio per riguardo al vostro rispettabile genitore; altrimenti già da tempo vi avrei fatto volar via.” Gli risposi: “Mi lusingate pensando che io possa volare via”. Poi sentii che aggiungeva “Fate uscire quell’uomo. Mi dà ai nervi.” Anton Čechov, La mia vita, racconto 1896, ed. Garzanti, 1993, Racconti, vol. II, pag 980, traduzione Ercole Reggio e Marussia Shkirmantova.

Oppure con una descrizione svolta in seconda persona plurale, dal tono confidenziale: Un pomeriggio tardi della seconda settimana di marzo del 1993 - la vecchia Bologna marciva sotto un folle temporale - potevano essere le cinque, cinque e mezzo, e chi vi telefona mentre stavate mangiando del certosino, da sole, senza berci niente dietro e quindi con tutta la bocca incementata e dei canditi più che appiccicosi, adesivi per Giove, sui polpastrelli delle mani prensili? Silvia Ballestra, Gli orsi, racconto dalla raccolta omonima, ed. Feltrinelli, 1994, pag 9.

E ancora in forma epistolare: Gentile signorina, le restituisco le due lettere qui allegate (immagino che lei le avrà riconosciute subito) essenzialmente perché credo di non correre nessun rischio. Giulio Mozzi, Lettera accompagnatoria, racconto da Questo è il giardino, 1993, ed. eoria, pag 9.

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Lezione 1

Esercizio 1 Sui due esempi di inizio che seguono, quello di Ernest Hemingway in terza persona e quello di Katherine Mansfield in prima, l’esercizio da sviluppare per la prossima volta consiste nel continuare per circa altre 15 righe, da 60 battute, ognuno dei due brani. Ovviamente cercando di rimanere legati al ritmo del periodo e all’atmosfera dei due racconti. Questi esercizi di imitazione stilistica sono molto comuni in tutte le scuole di scrittura e hanno la funzione di sblocco contro le fobie da pagina bianca e rappresentano un buon “riscaldamento” narrativo per chi li svolge sforzandosi di rimanere accanto al passo magistrale dei grandi scrittori. Con l’imitazione dei maestri si comincia a capire meglio e nel concreto cosa significa scrivere racconti. I due brani hanno un’ambientazione simile, due caffè, ma sono raccontati uno in prima persona e l’altro in terza. Uno dà una visione oggettiva di un vecchio seduto in una zona d’ombra, l’altro “vede” il caffè da un punto di vista legato a un proprio sentimento. Era tardi e tutti se n’erano andati dal caffè, meno un vecchio seduto nella zona d’ombra che le foglie dell’albero formavano sotto la luce elettrica. Un posto pulito illuminato bene dai 49 racconti di Ernest Hemingway, 1938, ed. Oscar Mondadori, pag 453, traduzione di Giuseppe Trevisani.

Chissà perché questo piccolo caffè mi piace tanto. È sporco e triste, triste. Se almeno qualcosa lo distinguesse da centinaia di altri: macché. Je ne parle pas français da Tutti i racconti di Katherine Mansfield, 1920, ed. Adelphi, pag 61, traduzione di Cristina Campo.

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La palestra dello scrittore a cura di Enrico Valenzi La Palestra è il corso di narrativa che è stato testato con successo, come si fa per shampoo e creme, su decine di partecipanti ai laboratori in aula e ai corsi via Internet della Scuola Omero. Utilizzato nei work-shop svolti nella scuola pubblica, dedicati sia ai professori che agli studenti di medie e superiori. Nel libro vengono trattati gli argomenti principali di un laboratorio di scrittura con i relativi esercizi. Nell’ultima sezione del libro, nuova rispetto alle precedenti edizioni, sono pubblicate interviste e contributi sull’arte della scrittura a cura di Rick Moody, Andrea Camilleri, Etgar Keret, Valerio Evangelisti, Chuck Kinder, Alessandro Bergonzoni. Per acquistare l’intero libro: www.omeroeditore.it 10€ - pp. 106 - 17x24cm www.omero.it www.omeroeditore.it www.fantareale.it


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