STEPHEN KING HARUKI MURAKAMI PAUL AUSTER MARIO VARGAS LLOSA JONATHAN LETHEM RODDY DOYLE MICHAEL CHABON e tanti altri
COME SI SCRIVE UN ROMANZO manuale di scrittura creativa a pi霉 voci a cura di Daniel Alarc贸n OMERO F A N T A R
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A L E
OMERO S C R I T T U R A C R E A T I V A S C R I T T U R A C R E A T I V A S C R I T T U R A C R E A T I V A
Come si scrive un romanzo. Manuale di scrittura creativa a più voci. (Titolo originale e secret miracle: the novelist’s handbook ) a cura di Daniel Alarcón Traduzione di Davide Martirani © 2010 by 826 National, All rights reserved Published by arrangement with Marco Vigevani Agenzia Letteraria and Ted Weinstein Literary Management © Omero Editore, Roma 2011. Tutti i diritti riservati. www.omero.it www.omeroeditore.it Isbn: 978-88-964500-6-2 Impaginazione e grafica di Luigi Annibaldi
INDICE
Introduzione di Daniel Alarcón Gli scrittori - Scoprite i nostri esperti dell’Arte del Romanzo Capitolo 1 - Letture e influenze Capitolo 2 - Cominciare Capitolo 3 - Struttura e trama Capitolo 4 - Personaggi e scene Capitolo 5 - Scrivere Capitolo 6 - Revisione Capitolo 7 - La fine La risposta di Mario Bellatin Diagramma de Il soccombente Indice analitico Ringraziamenti Sul curatore A proposito di 826 National
INTRODuzIONE di Daniel Alarcón
A parte alcune amicizie e molte abitudini, il problematico esercizio della lettura era tutta la sua vita; come ogni scrittore, misurava le virtù degli altri dalle loro opere, e chiedeva che gli altri misurassero lui dalle sue intenzioni e illuminazioni. Il miracolo segreto di Jorge Luis Borges
Nel Dicembre del 2004, appena prima di Natale, scrissi l’ultima frase del mio primo (e per ora unico) romanzo. Non avevo finito, né quella era proprio una prima stesura, ma comporre quella frase di sette parole sembrò di certo una specie di pietra miliare. All’epoca avevo in affitto una stanza in una grande casa isolata nel quartiere di Eastlake a Oakland, California. C’era un cortile invaso dalle erbacce sul retro in cui non ho mai messo piede. La padrona di casa era una donna della mia età, con i capelli color sabbia e una vocetta da topolino, educata al punto da essere quasi invisibile e ci dividevamo lo spazio come due persone nella sala d’aspetto di uno studio medico. Il suo ragazzo abitava a Los Angeles e a intervalli di poche settimane andava a trovarlo lasciando me a badare alla casa, compito che consisteva nel non fare assolutamente nulla. Le luci e il riscaldamento erano regolati da un timer elettronico, non c’erano animali domestici, né piante. Che lei fosse in casa o meno non faceva alcuna differenza per me: in ogni caso passavo quasi tutto il giorno dentro la mia stanza avventurandomi in cucina solo per farmi un caffè o per prepararmi il pranzo. Scrivevo tutta la mattina fino a quando ero troppo affamato per andare avanti. Non avevo distrazioni: il campionato di baseball era finito, le deludenti elezioni presidenziali erano passate in un attimo e a parte le mie sorelle, non avevo praticamente amici nella baia. Per mesi questa situazione non aveva avuto importanza: avevo il mio romanzo. E sapevo di esserci quasi, sapevo che mi stavo avvicinando alla fine di qualcosa, ma quando alla fine accadde, fui colto proprio di sorpresa. Salvai il documento e spensi il computer. Passeggiai nervosamente in giro per casa per un’oretta, poi tornai a sedermi per rileggere l’ultimo paragrafo, incerto su quello che avrei trovato. Con mia grande sorpresa quell’ultima frase era ancora lì e la sensazione che ebbi non assomigliava a niente che avessi provato prima o che abbia provato
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Come si scrive un romanzo
dopo di allora. Non era felicità, né orgoglio, né paura o abbandono, ma una spaventosa combinazione di tutte e quattro queste distinte emozioni. Avevo pensato a questo libro per cinque anni, avevo passato a scriverlo più di due e all’improvviso ero arrivato alla fine. Le dita mi formicolavano. La testa mi faceva male. Non avevo niente da fare. Il giorno successivo misi il documento su una chiavetta uSB e andai in bicicletta fino a una copisteria sulla Grand Avenue per farmene stampare alcune copie. Era una bella giornata, tersa e soleggiata, quel tipo di mattinata di dicembre che fa apprezzare il fatto di vivere in California. Il resto del paese rabbrividiva per l’inverno, ma io indossavo t-shirt e occhiali da sole e avevo finito un romanzo (o una versione di qualcosa che tre anni dopo sarebbe stato un romanzo). Continuavo a ripetermelo, sentendomi allo stesso tempo spensierato e agitato. Solo a lavoro fatto, quando il commesso della copisteria mi passò le tre copie, mi resi conto di quanto pesavano. Non avevo mai visto l’intero lavoro stampato, né l’avevo tenuto tra le mani e nella fretta non avevo portato niente in cui metterlo per portarlo a casa. Non potevo mica pedalare con tutta quella carta sotto il braccio, no? Ero troppo impaziente per lasciare le copie nel negozio e tornare più tardi, così trovammo una busta di plastica, ci mettemmo dentro il romanzo e io pedalai verso casa con le tre copie del manoscritto che dondolavano allegramente appese al manubrio. Ero appena a un isolato dal negozio e mi sentivo molto soddisfatto quando il romanzo si incastrò tra i raggi della ruota anteriore. La bici si fermò con un sobbalzo, si ribaltò completamente e mi catapultò sull’asfalto. Non mi ero fatto molto male e la strada perlomeno era calda. Restai disteso sulla schiena per un momento, trattenendo il respiro, mentre le macchine intorno a me sterzavano, passando sulle pagine del manoscritto sparpagliate sulla strada. Qualcuno venne a chiedermi se era tutto a posto. “Sto bene”, dissi, ed era vero, avevo solo i gomiti spellati e i polsi doloranti, ma la caduta doveva essere stata spettacolare. una piccola folla si era radunata a guardarmi. uno sconosciuto mi aiutò gentilmente a raccogliere le mie cose e a spingere la bici distrutta verso la relativa sicurezza del marciapiede. La ruota anteriore era irrimediabilmente piegata, la bici non si poteva montare. una delle copie del romanzo era rovinata; le altre due, per fortuna, erano a posto. *** Questo piccolo episodio era così spiacevolmente, così evidentemente significativo (un uomo quasi ucciso dal suo romanzo) che decisi di fare un viaggetto. Lasciai la stanza, misi il libro da parte e volai a Buenos Aires dove passai una settimana senza parlare con nessuno. Senza i miei personaggi mi sentivo molto solo, ma in quel momento stavo piangendo per molte cose, non solo per aver finito un libro. Bevevo molto; guardavo la gente; cercavo di divertirmi. Quando mi annoiai andai in Cile e pochi mesi
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Introduzione
dopo mi ritrovai in una piccola città sulla costa del Pacifico chiamata La Serena. C’era la Feria International del Libro, benché la mia sembrasse l’unica presenza internazionale in città e io fossi lì solo per caso. Alejandra, una scrittrice mia amica, era venuta su da Santiago per fare una lettura e dopo il festival dovevamo incontrarci con alcune persone che lei conosceva e andare in spiaggia. O qualcosa del genere. Non ricordo esattamente. Ricordo, invece, molto chiaramente, di aver notato, mentre gironzolavo dopo la lettura, un uomo piuttosto piccolo, curvo, dall’aria nervosa che ronzava al margine del gruppo. Era sui cinquant’anni, aveva corti capelli castano chiaro e una faccia segnata dall’ansia. Gli occhiali dalla montatura di metallo continuavano a scivolargli sul naso. Alejandra stava firmando i libri e parlava con gli scrittori che avevano appena partecipato al dibattito con lei e quest’uomo girava intorno a loro, cercando il modo di unirsi alla conversazione. Tutti lo ignoravano deliberatamente e in modo molto evidente. Lo conoscevano. Alla fine si arrese e si rivolse a me. Mi chiese se poteva darmi un libro. “Certo”, dissi. Era cominciata allora una lettura di poesia e noi ci fermammo ad ascoltare. I romanzieri continuarono la conversazione fuori della portata del nostro orecchio e l’uomo che regalava i suoi libri li guardò con invidia mentre si allontanavano. I cileni, Dio li benedica, vivono e respirano poesia e una folla molto attenta si era raccolta per ascoltare la lettura, ma l’uomo vicino a me non si fece impressionare. Parlava, bisbigliando con insistenza. Il verso libero aveva rovinato la poesia, mi disse, e ora chiunque poteva fregiarsi del titolo di poeta. “Lo senti?”, disse, facendo un gesto sprezzante verso il palco. Provai ad ascoltare. La lettura lo disgustava. “Sonetti, ragazzo! Sonetti! Il classico non passa mai di moda”. Annuii, e lui colse l’occasione per presentarsi. “Enrique … lo scrittore più pubblicato dell’America Latina”. “Quanti libri?” “Trecentosessantatre,” disse Enrique, raggiante, poi si mise ad elencare alcune cifre degne di nota riferite alla sua vasta bibliografia: novantatrè libri di saggi, sessantasette sulle donne, quaranta romanzi, un centinaio di libri di sonetti. Naturalmente lo lasciai parlare. Era venuto in Cile una trentina di anni prima, cioé aveva lasciato la Spagna appena dopo la morte di Franco e si era trasferito nel Cile di Pinochet. Io feci i calcoli e tornai un passo indietro. Possedeva alcuni immobili e viveva degli affitti che gli permettevano di dedicare tutto il suo tempo alla letteratura. Aveva cominciato a scrivere nel 1998, mi disse, e impiegava un giorno o due per ogni libro. “Io penso in metrica”, disse a un certo punto, con una voce che si può definire solo straziante. Quando gli dissi che ero peruviano affermò di aver scritto alcuni romanzi sul mio paese ed erano quelli che avrebbe voluto darmi. Se ero d’accordo. Alcuni romanzi, questa era l’espressione che aveva usato. La trovai incredibile.
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Come si scrive un romanzo
Non è nemmeno il suo paese, pensavo, e quest’uomo ci ha scritto sopra alcuni romanzi? Che cosa ho fatto io? “Naturalmente,” dissi. Venne al mio hotel la mattina seguente con due libri: uno intitolato Risentimento, su un peruviano che odia gli spagnoli per via della Conquista e un altro intitolato 28 Luglio, giornata del Perù, un romanzo-sonetto in onore delle bellezze naturali del mio paese. Entrambi i libri erano sottili, stampati a caratteri giganteschi e lungi da me la pretesa di stabilire cosa sia o non sia un romanzo, ma... Naturalmente, ora è tutto molto chiaro: Enrique era pazzo. Nella sua follia emanava una vulnerabilità e una tristezza che forse tutti gli scrittori condividono in qualche misura. Fece scorrere amorevolmente le sue dita sul cartoncino delle copertine dei suoi libri e spiegò come fosse arrivato a scriverli, cosa stesse cercando di dire con ognuno di essi. Io sedevo nella hall dell’hotel, sorseggiando caffé, ascoltando la sua recita dolorante e mi commossi. In ogni altra circostanza Enrique parlava bruscamente, senza ornamenti, ma ora c’era una grande tenerezza nella sua voce, mentre discuteva del processo, della scoperta, della gioia con una sorta di incertezza che riconoscevo. Noi non sappiamo cosa stiamo facendo e proprio per questa ragione ci è impossibile smettere. E quando parliamo dello scrivere siamo spesso ridotti a questo: al sentimento invece che alla comprensione profonda, perché descrivere quello che realmente accade, e come, è praticamente impossibile. Dato che stavo facendo tardi mi feci dare un passaggio alla radio locale dove la mia amica veniva intervistata. Dovevamo lasciare la città nel pomeriggio. Enrique parlò senza interruzioni, raccontando come fosse stato espulso da diversi laboratori di scrittura (gelosia, diceva) e di come avesse combattuto con il sindaco e con il direttore del giornale a causa di controversie sulla politica locale in cui non valeva la pena di addentrarsi. Aveva scritto un libro intitolato Lettera al Papa che aveva spedito in Vaticano, ricevendo persino in risposta un biglietto da parte di un rappresentante di Giovanni Paolo II. una lettera molto bella, disse, che gli aveva fatto scrivere il seguito Risposta a una lettera dal Papa, il “romanzo” di cui era più orgoglioso. “Dovrei esserci io in quelle tavole rotonde alla fiera del libro,” disse. E dopotutto aveva il maggior numero di libri nella biblioteca locale! Io stavo in silenzio. Non avevo portato il mio manoscritto con me. Avevo fatto del mio meglio per allontanarlo dalla mia mente e per non essere uno scrittore almeno per un po’. A dispetto delle mie migliori intenzioni pensavo ai miei personaggi tutti i santi giorni. “Sto andando al mare”, dissi. “Sono in vacanza.” “Per quanto tempo?” “Tre giorni. Forse quattro.” Enrique sorrise. “Prima che tu sia di ritorno, avrò finito un altro romanzo.” “Stupefacente,” dissi, annuendo. Scrollò le spalle e tutto a un tratto sembrò stanco. “Se la tua amica Alejandra vuole
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Introduzione
lasciarmi un libro, può farlo,” disse. Per un momento, pensai che potesse mettersi a piangere. La faccia rannuvolata, gli occhi chiusi, ma poi passò e fu di nuovo se stesso. “Se non vuole, va bene lo stesso. Io ho pubblicato molti più libri di lei.” *** Era l’intera premessa dello scrivere ad essere capovolta: l’obiettivo era quello di produrre pagine, metri, rime e, infine, libri in quantità industriali, pieni di parole prive di valore, a meno che non fossero rilegate e allineate lungo gli scaffali della propria casa. C’è qualcosa di narcisistico nello scrivere un romanzo, senza dubbio, ma non l’ho mai sentito manifestare con un’onestà così plateale. La mia esperienza (ho abbandonato più di cinque romanzi e ne ho finito solo uno) non avrebbe potuto essere più diversa. Sono consapevole, naturalmente, di quanto sia ridicolo per qualcuno che ha scritto un unico romanzo ricevere il compito di curare un libro su come scriverne uno. Mentre lavoravo a questo progetto stavo tentando di scrivere il mio secondo romanzo ed è stato illuminante lavorare contemporaneamente a entrambi i progetti. Forse quest’affermazione richiede una piccola precisazione: illuminante nel senso che man mano che riesamino le risposte che i miei colleghi mi hanno così generosamente offerto sono ancora più consapevole di quanto sia difficile descrivere cos’è che accade quando una persona è attivamente in stretto rapporto con un dato testo. Credo che nessuno di noi sappia realmente qualcosa di come si svolga questo processo e in questo senso può darsi che chi è al suo primo romanzo sia la persona migliore per questo lavoro. Forse sarei ancora più qualificato per questo ruolo se non avessi mai scritto un romanzo o nemmeno tentato di scriverne uno. Forse se avessi scritto trecentosessanta romanzi il mistero sarebbe chiarito, ma ne dubito. Man mano che sono arrivate le risposte sono diventato sempre più consapevole di quanto fosse scorretto chiedere ai miei colleghi di alzare il sipario e sono stato più volte sbalordito dall’onestà, dallo humour e dall’eleganza con cui hanno descritto quello che avevano trovato dietro la tenda. È rassicurante che ci venga ricordato che ognuno lavora in maniera diversa, che non c’è un unico modo per arrivare a destinazione e che, infatti, la tua destinazione è necessariamente un posto molto diverso da quella di chiunque altro. Questo libro non è un manuale. Non esiste un libro del genere perché non può essere scritto. Gli avvertimenti che lo precederebbero dovrebbero essere più lunghi del libro stesso, rendendo l’intero progetto inutile. Questo libro non è inutile, spero. Mi auguro che ispiri, consoli, spaventi, sproni, faccia arrabbiare ed entusiasmi molti di voi quando lo utilizzerete. Spero che vi conduca alle opere degli eccellenti romanzieri che hanno dato così generosamente il loro tempo e la loro saggezza per fare di questo libro una
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Come si scrive un romanzo
realtà, e se non alle loro opere almeno a quelle dei molti scrittori che hanno raccomandato. Siamo andati alla ricerca delle opinioni e delle intuizioni di più di cinquanta scrittori americani e internazionali, una vasta raccolta di romanzieri esperti e alle prime armi, di autori che lavorano utilizzando lingue e tradizioni differenti, al fine di sottolineare l’universalità del romanzo come genere. È una forma quasi infinitamente duttile e la sua flessibilità è la chiave della sua sopravvivenza e della sua importanza: perfino oggi ci sono persone tra noi che tentano di capire il senso del mondo (il suo orrore, l’umorismo, la bellezza) leggendo e scrivendo romanzi. Spesso scrivere può sembrare un’attività straordinariamente solitaria, un’impresa inutile, ed è gratificante che ci venga ricordato che in ciascun momento ci sono migliaia di altri, in centinaia di lingue in tutto il mondo, impegnati più o meno nella stessa impresa. Come tutti noi, anche loro hanno giornate buone, giornate cattive e giornate in cui è più utile sedere tranquilli e leggere, far attendere la scrittura. I romanzi sono scritti dialogando con altri romanzi e questa conversazione può essere una gara a chi grida di più, o una confessione sussurrata, o una via di mezzo. Può essere una gioia o una tortura e nessuna delle voci di questo libro descriverà la vostra esperienza o il vostro rapporto con la scrittura. Non è questo il punto. L’obiettivo di questo libro è semplicemente quello di dare un’occhiata al modo in cui altri si avvicinano allo stesso compito. Forse l’insieme delle loro conoscenze ed esperienze avrà qualcosa da offrirvi. Sinceramente lo spero.
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GLI SCRITTORI Scoprite i nostri esperti dell’Arte del Romanzo
Ogni mese, all’826 di Valencia Street di San Francisco, organizziamo una tavola rotonda con la presenza di autori pubblicati, davanti a una platea di aspiranti scrittori. Per tre ore facciamo il terzo grado agli autori, costringendoli a parlare di cose concrete. Com’è che fanno, esattamente, quello che fanno? Come fa un’idea vaga a diventare un manoscritto finito? Come cominciano? Come finiscono? Come fanno tutto il resto e come se la cavano una volta che è tutto finito? È una discussione magnifica, che ha un solo grande difetto: possiamo far entrare nell’aula solo una cinquantina di persone. Volevamo far provare questa esperienza anche a tutti gli altri, ed è quello che abbiamo tentato di fare con “Come si scrive un romanzo. Manuale di scrittura a più voci.” Abbiamo messo insieme qualche dozzina dei nostri autori preferiti per un’intervista/tavola rotonda sulle caratteristiche che deve avere la scrittura di romanzi, da quelle più personali e riservate a quelle più pratiche. Tutto sarà rivelato: come cominciare e dove cominciare; come conoscere i propri personaggi e come capire chi dovrà raccontare la storia; come finire e dove finire; e perché tutto questo abbia importanza.
CHRIS ABANI
Le opere di Chris Abani includono Canzone per la notte (Fanucci 2010), Abigail. una storia vera (Fanucci 2008), L’ambigua follia di Mr. Black (Fanucci 2007), GraceLand (Terre di Mezzo 2006) e Masters of the Board (Delta, 1985). Le sue raccolte di poesie sono Hands washing water (Copper Canyon 2006), Dog woman (Red Hen 2004), Daphne’s lot (Red Hen 2003) e Kalakuta republic (Saqi 2001). È professore alla university of California, Riverside e ha ricevuto il PEN uSA Freedom-to-Write Award, il Prince Claus Award, una Lannan Literary Fellowship, un California Book Award, uno Hurston/Wright Legacy Award, un PEN Beyond the Margins Award, il PEN Hemingway Book Prize e un Guggenheim Award.
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Come si scrive un romanzo
CHRIS ADRIAN
Chris Adrian è autore dei romanzi Gob’s grief e The children’s hospital, e della recente raccolta di racconti A better angel. I suoi racconti sono apparsi sulla “Paris Review”, su “zoetrope”, su “McSweeney’s” e sul “New Yorker”. Ha terminato di recente il suo periodo di addestramento pediatrico presso la university of California, San Francisco, e studia attualmente alla Harvard Divinity School.
ALAA AL ASWANY
Alaa Al Aswany è autore di molti romanzi, fra cui Palazzo Yacoubian (Feltrinelli 2006), che è stato un bestseller nel mondo arabo, è stato tradotto in nove lingue e da cui è stato tratto un film. Tiene una rubrica mensile di opposizione politica in Egitto e i suoi articoli di critica letteraria appaiono regolarmente su “El Araby El Nassery”. Il suo romanzo più recente, Chicago, è stato pubblicato da Feltrinelli nel 2008. Vive al Cairo.
RABIH ALAMEDDINE
Rabih Alameddine è autore di molti romanzi e racconti, fra cui Koolaids: the art of the war, The Perv e I, the Divine: a novel in first chapters. Ha ricevuto la Guggenheim Fellowship e divide il suo tempo fra Beirut e San Francisco. Il suo romanzo più recente, Hakawati. Il cantore di storie, è stato pubblicato nel 2008 da Bompiani.
PAuL AuSTER
Paul Auster è autore di quattordici romanzi, fra cui Trilogia di New York (Einaudi 1996), Leviatano (Einaudi 2003), Moon palace (Einaudi 1997) e uomo nel buio (Einaudi 2008). Fra i molti premi che ha ricevuto si ricordano il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura e il Prix Médicis Étranger. Vive a Brooklyn.
TASH AW
Tash Aw è autore di La vera storia di Johnny Lim (Fazi 2006), che ha vinto il Whitbread First Novel Award e il Commonwealth Writers Prize for Best First Novel. Le sue
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Gli scrittori
opere sono state tradotte in venti lingue. Il suo ultimo romanzo, Mappa del mondo invisibile, è stato pubblicato da Fazi nel 2009.
MARIO BELLATIN
Mario Bellatin è autore di Flowers che ha vinto lo Xavier Villaurrutia Prize nel 2002. Le sue opere sono state tradotte in tedesco, francese e inglese. Fra i suoi altri libri: Dama cinese (Bookever 2007), Pinocchio tales, Hero dogs, Lessons for a dead hare e Beauty salon. Vive a Città del Messico.
MICHAEL CHABON
Michael Chabon è autore di I misteri di Pittsburgh (Rizzoli 2003), Wonder boys (Rizzoli 2002), e recentemente della raccolta di saggi Maps and legends. Il suo bestseller Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay (Rizzoli 2003) ha vinto il Premio Pulitzer nel 2001. Vive a Berkeley, California.
SuSAN CHOI
Susan Choi è autrice di tre romanzi, The foreign student, che ha vinto l’Asian American Literary Award nel 1999; American woman, finalista al Premio Pulitzer 2004, e A person of interest, finalista al PEN/Faulkner award 2009. Vive a Brooklyn, New York, con suo marito e i suoi figli.
T COOPER
T Cooper è autore dei romanzi Ognuno di loro (Scritturapura 2003) e Due biondi pieni di rabbia (Mondadori 2007), bestseller del “Los Angeles Times” e scelto come miglior libro del 2006 da “The Believer” e “The Austin Chronicle”. Cooper è co-curatore dell’antologia A fictional history of the united States with huge chunks missing e ha scritto per varie testate fra cui il “New Yorker”, il “New York Times”, “Out” e “The Believer”. Cooper vive a New York.
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Come si scrive un romanzo
ANN CuMMINS
Ann Cummins è autrice di una raccolta di racconti, Red ant house e di un romanzo, Yellowcake. Suoi scritti sono apparsi sul “New Yorker”, “McSweeney’s”, “Quarterly West” e la “Sonora Review”. Ha ricevuto una Lannan Fellowship e insegna alla Northern Arizona university. EDWIDGE DANTICAT
Edwidge Danticat è autrice di tre romanzi, fra cui Parla con la mia stessa voce (Baldini Castoldi Dalai 1995), e della raccolta di racconti Krik? Krak! (Baldini Castoldi Dalai 1996), che ha ricevuto una nomination al National Book Award. Il suo secondo romanzo, La fattoria delle ossa (Piemme 2005), ha vinto l’American Book Award nel 1999, e il suo libro più recente, il memoir Fratello, sto morendo (Piemme 2008), ha vinto il National Book Critics Circle Award per la saggistica nel 2007.
RODDY DOYLE
Roddy Doyle è autore di diversi romanzi, fra cui I Commitments (Guida 1993) e Paddy Clarke Ah Ah Ah (Guanda 1994), vincitore del Booker Prize 1993. I suoi racconti appaiono regolarmente sul “New Yorker”.
JENNIFER EGAN
Jennifer Egan è autrice di La figlia dei fiori (Piemme 2003), Emerald city and other stories, Look at me, che ha ricevuto una nomination per il National Book Award nel 2001. Il suo romanzo A Visit from the Goon Squad ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa 2011. Di recente ha pubblicato il bestseller The keep. Giornalista, scrive spesso per il “New York Times Magazine”. Vive a Brooklyn con suo marito e i suoi figli. JOSH EMMONS
Josh Emmons è autore di due romanzi, The loss of Leon Meed e, più recentemente, Prescription for a superior existence. Vive a Philadelphia con sua moglie, la poetessa Katie Ford.
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Gli scrittori
ANNE ENRIGHT
Anne Enright è autrice di quattro romanzi, tra cui La veglia (Bompiani 2008), che ha vinto il Man Booker Prize nel 2007. Suoi scritti sono apparsi in diverse riviste, fra cui il “New Yorker”, la “Paris Review”, “Granta”, e la “London Review of Books”. Nel 2004 ha vinto il Davy Byrne’s Irish Writing Award e un Royal Society of Authors Encore Prize. AuRA ESTRADA
Aura Estrada (1977-2007) è nata a Leon, Guanajuato, in Messico, ed è cresciuta a Città del Messico. Si è laureata e specializzata presso la uNAM, e studiava per il suo PhD in letteratura latino-americana presso la Columbia university, e contemporaneamente per il suo MFA in scrittura creativa allo Hunter College. Ha pubblicato narrativa e saggistica in diverse riviste sudamericane e statunitensi, fra cui “Etiqueta Negra”, “Letras Libres”, “Gatopardo”, “Wordswithoutborders”, “Book Forum” e la “Boston Review”. Suo marito, il romanziere Francisco Goldman, ha istituito insieme ai suoi amici il premio Aura Estrada (www.auraestradaprize.org), in sua memoria.
RODRIGO FRESÁN
Rodrigo Fresán, noto romanziere e giornalista, vive a Barcellona. È autore di diversi romanzi, fra cui Historia argentina, The velocity of things, Esperanto (Einaudi 2000) e, ultimamente, I giardini di Kensington (Einaudi 2006), pubblicato negli Stati uniti nel 2006. NELL FREuDENBERGER
Nell Freudenberger è autrice di Ragazze fortunate (Mondadori 2004), vincitore del premio PEN/Malamud. Il suo romanzo The dissident è stato un Notable Book del “New York Times”, e nel 2005 Nell ha ricevuto un Whiting Writers’ Award. Nel 2007 è stata inserita da “Granta” fra i Migliori Giovani Romanzieri Americani. Vive a New York.
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Come si scrive un romanzo
RIVKA GALCHEN
Il primo romanzo di Rivka Galchen, Effetti collaterali dell’amore quando finisce (Piemme 2010) ha ricevuto molti elogi ed è stato tradotto in una dozzina di lingue. Suoi racconti e saggi sono apparsi su “The Believer”, “The New Yorker”, “Scientific American”, “zoetrope” e il “New York Times”.
CRISTINA GARCIA
Cristina Garcia è autrice di quattro romanzi, fra cui il bestseller Questa notte ho sognato in cubano (Mondadori 1999), finalista al National Book Award nel 1992. Il suo ultimo romanzo, A handbook to luck, ha vinto il Northern California Book Award nel 2008. Cristina vive attualmente a Los Angeles, California.
GLEN DAVID GOLD
Glen David Gold è autore dei romanzi Carter e il diavolo (Baldini Castoldi Dalai 2004) e Sunnyside. Ha scritto fumetti per Dark Horse e DC, e suoi racconti, saggi, memoir e articoli sono apparsi su “Playboy”, “McSweeney’s”, “Tin House” e il “New York Times Magazine”. Vive a San Francisco.
FRANCISCO GOLDMAN
Francisco Goldman è autore di tre romanzi, fra cui The long night of white chickens che ha vinto il premio Sue Kaufman for First Fiction nel 1993. Il suo secondo romanzo, The ordinary seaman, è stato finalista al premio PEN/Faulkner nel 1997 e all’International IMPAC Dublin Literary Award. Il suo ultimo libro di saggistica, L’arte dell’omicidio politico (Il Saggiatore 2008), è stato pubblicato nel 2007.
ALLEGRA GOODMAN
Allegra Goodman è autrice dei romanzi Intuition, bestseller del “New York Times”, Paradise Park (Fazi 2003) e Kaaterskill falls, finalista al National Book Award. Ha scritto inoltre due raccolte di racconti, The family Markowitz e Total immersion, e
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Gli scrittori
The other side of the island, il suo primo libro per lettori più giovani. Le sue storie sono apparse sul “New Yorker”, “Commentary”, “Ploughshares”, “Prize stories: the O. Henry Awards”, e “Best American Short Stories”. Vive con la famiglia a Cambridge, Massachusetts.
ANDREW SEAN GREER
Andrew Sean Greer è autore di tre romanzi, fra cui Le confessioni di Max Tivoli (Adelphi 2004), nominato Miglior Libro del 2004 dal “San Francisco Chronicle” e dal “Chicago Tribune”. I suoi racconti sono apparsi su “Esquire”, sulla “Paris Review” e sul “New Yorker”. Ha ricevuto la California Book Award Gold Medal in Fiction e il New York Public Library Young Lions Award. Vive a San Francisco.
DANIEL HANDLER
Daniel Handler è autore dei romanzi The basic eight, Watch your mouth e Avverbi (Alet 2007), e di fin troppi libri con lo pseudonimo di Lemony Snicket. Vive a San Francisco con sua moglie e il suo bambino.
YAEL HEDAYA
Yael Hedaya è autrice della raccolta di racconti Animali domestici (Einaudi 2001) e di due romanzi, Accidents e Die Sache mit dem Glück. Vive a Tel Aviv.
ALEKSANDAR HEMON
Scritti di Aleksandar Hemon sono apparsi sul “New Yorker”, “Esquire”, “Granta” e sulla “Paris Review”. È l’autore della raccolta di racconti Spie di Dio (Einaudi 2000), e dei romanzi Nowhere man (Einaudi 2004) e Il progetto Lazarus (Einaudi 2010), finalista al National Book Award 2008. Nel 2004 ha ricevuto una borsa di studio “Genius” dalla MacArthur Foundation.
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Come si scrive un romanzo
A.M. HOMES
A.M. Homes è autrice dei romanzi La fine di Alice (minimum fax 2005), Music for torching e Jack (minimum fax 2004), e di due raccolte di racconti. Le sue opere sono apparse su “Vanity Fair”, “McSweeney’s” e sul “New Yorker”. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui una Guggenheim Fellowship e una National Endowment for the Arts Fellowship. Il suo memoir La figlia dell’altra (Feltrinelli 2007) è stato pubblicato con successo nel 2007.
SHELLEY JACKSON
Shelley Jackson è autrice della raccolta di racconti La melancolia del corpo (minimum fax 2004), del romanzo Half life e di vari ipertesti fra cui Patchwork girl. Ha ricevuto una borsa di studio dalla Howard Foundation, un Pushcart Prize e un James Tiptree Jr. Award nel 2006. Ha inoltre scritto e illustrato diversi libri per bambini, fra cui The old woman and the wave; Sophia, the alchemist’s dog e Mimi’s dada catifesto. Suoi scritti sono apparsi su “Conjunctions”, “McSweeney’s”, la “Paris Review” e “Cabinet Magazine”. Nel 2004 ha lanciato il progetto SKIN, un racconto pubblicato sotto forma di tatuaggi su 2095 volontari. Vive a Brooklyn.
TAYARI JONES
Tayari Jones è autrice di Leaving Atlanta, vincitore dello Hurston/Wright Legacy Award for Debut Fiction. Il suo romanzo The untelling, pubblicato nel 2005, ha vinto il Lillian C. Smith Award for New Voices. Jones insegna presso il programma MFA alla Rutgers-Newark university.
STEPHEN KING
Stephen King è uno dei più famosi scrittori d’America. È autore di oltre quaranta romanzi, fra cui Carrie (Bompiani 2000), Shining (Bompiani 2001), Cuori in Atlantide (Sperling & Kupfer 2000) e L’acchiappasogni (Sperling & Kupfer 2001). Nel 2003 è stato insignito del National Book Foundation Lifetime Achievement Award. Vive a Bangor, nel Maine.
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Gli scrittori
LAILA LALAMI
Laila Lailami è autrice di romanzi e saggi. La sua prima raccolta di racconti, La speranza e altri sogni pericolosi (Fusi Orari 2007) è stata pubblicata nel 2005 e tradotta in sei lingue. Il suo primo romanzo, Secret son, è uscito nel 2009. Ha ricevuto una British Council Fellowship e una Fulbright Fellowship; vive a Los Angeles e insegna Scrittura creativa presso la university of California, Riverside.
JONATHAN LETHEM
Jonathan Lethem è l’autore di Testadipazzo (Tropea 2001, poi ripubblicato come Brooklyn senza madre, Il Saggiatore Tascabili 2008), nominato Romanzo dell’anno da “Esquire” e vincitore del National Book Critics Circle Award nel 1999. È anche autore di La fortezza della solitudine (Tropea 2004), bestseller del “New York Times” e, recentemente, di Non mi ami ancora (Il Saggiatore Tascabili 2011), romanzo uscito nel 2007. Suoi scritti sono apparsi sul “New Yorker”, “Rolling Stone”, “Harper’s” e “McSweeney’s”. Vive a Brooklyn.
YIYuN LI
Il primo libro di Yiyun Li, Mille anni di preghiere (Einaudi 2007), ha vinto, tra gli altri premi, il Frank O’Connor International Short Story Award, e dal racconto che dà il titolo alla raccolta è stato tratto un film dal regista Wayne Wang. Li è stata inserita da “Granta” fra i 21 Migliori Giovani Scrittori Americani nel 2007, e nel 2009 è uscito il suo primo romanzo, I girovaghi (Einaudi 2010). Vive a Oakland, in California.
ADAM MANSBACH
L’ultimo romanzo di Adam Mansbach, La fine degli ebrei (minimum fax 2009) ha vinto la California Book Award Gold Medal in Fiction. Il romanzo precedente, Angry black white boy, è stato uno dei Best Book del “San Francisco Chronicle” nel 2005, ed è stato adottato come libro di testo in più di sessanta scuole. Mansbach ha ricevuto il Future Aesthetics Artist Regrant dalla Ford Foundation, ed è New Voices Professor of Fiction presso la Rutgers university.
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Come si scrive un romanzo
DINAW MENGESTu
Dinaw Mengestu è autore di Le cose che porta il cielo (Piemme 2009), che è stato selezionato tra i Notable Book del 2007 dal “New York Times”. Nel 2006 ha ricevuto una borsa di studio in scrittura creativa dalla New York Foundation for the Arts. Vive a Parigi.
CLAIRE MESSuD
I romanzi di Claire Messud comprendono The last life, When the world was steady e I figli dell’imperatore (Mondadori 2007), uno dei Best Book del “New York Times” del 2006. Ha ricevuto una Guggenheim Fellowship, una Radcliffe Fellowship e uno Strauss Living Award dalla American Academy of Arts and Letters. Vive con la sua famiglia a Cambridge, in Massachusetts.
SuSAN MINOT
Susan Minot è autrice di quattro romanzi, tra cui Scimmie (Mondadori 1987), vincitore del Prix Fémina nel 1988. Ha scritto la sceneggiature del film Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci, e ha ricevuto l’O.Henry Prize e il Pushcart Prize per i suoi racconti. Il suo romanzo più recente, Rapture, è uscito nel 2002.
RICK MOODY
Rick Moody è autore di diversi romanzi, fra cui Tempesta di ghiaccio (Bompiani 2003), da cui è stato tratto un film, e Diviners. I rabdomanti (Bompiani 2007). Il suo memoir Il velo nero (Bompiani 2005) ha vinto il premio PEN/Marta Albrand. I suoi lavori sono apparsi su varie riviste, fra cui il “New Yorker”, “Esquire”, “Harper’s” e il “New York Times”. Vive a Brooklyn.
HARuKI MuRAKAMI
Haruki Murakami è autore di molti romanzi fra cui Nel segno della pecora (Einaudi 2010), Norwegian wood. Tokyo blues (Einaudi 2006), L’uccello che girava le viti del
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Gli scrittori
mondo (Baldini Castoldi Dalai, 2001), Kafka sulla spiaggia (Einaudi 2008) e After dark (Einaudi 2008). È uno dei più famosi autori giapponesi e le sue opere sono state tradotte in più di trentacinque lingue.
GEORGE PELECANOS
George Pelecanos è autore di numerosi romanzi, tra cui The way home, The turnaround e Il giardiniere notturno (Piemme 2007). Il suo romanzo del 2003, Angeli neri (Piemme 2005), ha ricevuto il “Los Angeles Times” Book Award. The big blowdown ha vinto il premio International Crime Novel of the Year in Francia, Germania e Giappone. Suoi articoli e saggi sono apparsi sul “New York Times”, sul “Washington Post”, su “GQ” e su “Mojo”; ha ricevuto una nomination agli Emmy per il suo contributo alla serie poliziesca della HBO, The wire.
JOSÉ MANuEL PRIETO
José Manuel Prieto è autore di romanzi, saggi e traduzioni dal russo allo spagnolo. Tra i suoi romanzi ci sono Rex, Le farfalle notturne dell’impero russo (Tropea 2003) e Encyclopedia of a life in Russia. Ha ricevuto diversi premi, fra cui una Guggenheim fellowship. Vive a New York.
SANTIAGO RONCAGLIOLO
Dal primo romanzo di Santiago Roncagliolo, Pudore (Garzanti 2009), è stato tratto un film. Il suo secondo libro, il thriller politico I delitti della settimana santa (Garzanti 2008), ha ricevuto il prestigioso Alfaguara Novel Prize, ed è stato tradotto in inglese da Edith Grossman. I suoi libri sono stati tradotti in tredici lingue. Scrive regolarmente per “El País”, uno dei maggiori quotidiani spagnoli.
AKHIL SHARMA
Akhil Sharma è autore del romanzo un padre obbediente (Einaudi 2001), vincitore di diversi premi. I suoi racconti sono apparsi su riviste come il “New Yorker” e l’”Atlantic Monthly”. Attualmente vive con sua moglie a New York.
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Come si scrive un romanzo
ADANIA SHIBLI
Adania Shibli ha ricevuto due volte il premio Giovani Scrittori Palestinesi, dalla Fondazione A.M. Qattan. È autrice dei romanzi Sensi (Argo 2007) e We are all equally far from love. Alcuni dei suoi pezzi brevi sono apparsi negli Stati uniti sulla “Iowa Review” e su “World Literature Today”.
GARY SHTEYNGART
Gary Shteyngart è autore di due romanzi, Il manuale del debuttante russo (Mondadori 2003) e Absurdistan (Guanda 2007), che è stato Best Book of the Year del “New York Times” nel 2006. Le sue opere sono apparse sul “New Yorker”, “Granta”, “Travel + Leisure” e sul “New York Times”.
CuRTIS SITTENFELD
Curtis Sittenfeld è autrice di tre romanzi, fra cui Prep (Rizzoli 2006), che è stato nominato fra i dieci migliori libri dell’anno 2005 dal “New York Times”. Ha scritto per il “New York Times” e per il “Washington Post”, e il suo ultimo romanzo, American wife è uscito nel 2008.
MEHMET MuRAT SOMER
Mehmet Murat Somer è uno degli scrittori turchi più di successo. È autore della serie di romanzi gialli gay Hop-Çiki-Yaya, che include Gli assassini del profeta (Bompiani 2010) e Scandaloso omicidio a Istanbul (Sellerio 2009).
SAŠA STANIŠIĆ
Saša Staniši è l’autore di La storia del soldato che riparò il grammofono (Frassinelli 2007), segnalato per il German Book Award e in corso di traduzione in trenta lingue. Vive in Germania.
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Gli scrittori
AMY TAN
Il primo romanzo di Amy Tan, Il circolo della fortuna e della felicità (Feltrinelli 2001) è stato finalista al National Book Award e al National Book Critics Circle Award nel 1989 ed è stato scelto dal programma Big Read dell’Istituto Nazionale Sovvenzioni alle Arti. I suoi lavori sono stati tradotti in trentacinque lingue. Ha scritto anche un memoir, dei saggi, racconti, una sceneggiatura e un libretto d’opera.
COLM TÓIBÍN
Colm Tóibín è autore di numerosi romanzi, fra cui Sud (Fazi 1999), Fuochi in lontananza (Fazi 2008) e Il faro di Blackwater (Fazi 2002), e di una raccolta di racconti. Il suo romanzo The master (Fazi 2004), un ritratto di Henry James, ha vinto l’International IMPAC Dublin Literary Award, è stato nominato Romanzo dell’anno dal “Los Angeles Times”, ed è stato segnalato dal “New York Times” fra i dieci libri più interessanti del 2004. Vive in Irlanda.
MARIO VARGAS LLOSA
Mario Vargas Llosa è uno dei più acclamati scrittori di lingua spagnola, ha ricevuto il Premio Cervantes nel 1994 e il Premio Nobel per la Letteratura nel 2010. È autore di moltissimi libri di narrativa, critica e informazione giornalistica, tra cui i romanzi La città e i cani (Feltrinelli 1967), La casa verde (Einaudi 1970), La zia Julia e lo scribacchino (Einaudi 1979), La guerra della fine del mondo (Einaudi 1983) e La festa del caprone (Einaudi 2000).
ALEJANDRO zAMBRA
Alejandro zambra è autore dei romanzi Bonsai (Neri Pozza 2007) e The private life of trees. Vive a Santiago del Cile. Le sue opere sono state tradotte in cinque lingue.
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1 LETTuRE E INFLuENzE
Cosa cerchi in un romanzo?
MARIO VARGAS LLOSA: Cerco la stessa cosa che provo a ottenere quando ne scrivo uno:
una storia ben raccontata. Credo che sia la cosa più difficile quella di raccontare una storia in modo che sia del tutto convincente. Farla vivere ai lettori non solo da lettori, ma come se stessero facendo davvero un’esperienza di vita. I romanzi che ci riescono sono quelli che trovo più coinvolgenti, quelli che mi lasciano un’impressione duratura nella memoria. PAuL AuSTER: Passione, potenza, onestà, bellezza. STEPHEN KING: Intrattenimento
e buona scrittura.
MICHAEL CHABON:
Frasi impeccabili, ben fornite di parole ed espressioni vivide. La sensazione di vivere la vita di qualcun altro. una storia buona ma non troppo. una struttura intricata ma che sembri costruita alla buona. RODDY DOYLE: Sorpresa
e rassicurazione.
HARuKI MuRAKAMI: Se mi viene voglia di rileggerlo dev’essere per forza un bel romanzo. YIYuN LI:
Cerco un mondo: a volte un mondo familiare come quello in cui viviamo, altre volte un mondo strano, di quelli che possono esistere solo nei sogni. Ma in entrambi i casi, quando leggo un romanzo, voglio che mi faccia vivere in quel mondo insieme ai suoi personaggi.
CHRIS ABANI:
La cosa più importante per me è che un romanziere abbia una visione filosofica dell’esistenza, una ricerca profonda su quale sia il suo posto nel mondo, che emerga in modo sottile e armonico attraverso il suo lavoro, a prescindere da quale sia l’argomento che sta trattando. Ad esempio, Toni Morrison vuole capire cos’è l’amore e cosa significa per noi e come arriviamo a capirlo, usarlo e a tenerlo sotto controllo. Per lei i traumi, la violenza e l’odio sono sintomi della nostra incapacità di affrontare e accettare tutte le sfaccettature dell’amore.
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Come si scrive un romanzo
un’altra cosa essenziale è la lingua, la raffinatezza della scrittura: non riesco più a leggere un libro solo per la trama, non importa quanto sia appassionante. E poi amo i libri che mettono alla prova le nostre convenzioni; i romanzi (novels ) dovrebbero essere, per l’appunto, originali (novel ). A.M. HOMES: Mi piace quando un libro mi fa pensare, mi fa ridere. E voglio disperatamente essere sbalordita. RICK MOODY:
un certo tipo di irriducibile complessità, un insieme di prosa molto buona e memorabile, originalità nella forma e densità di tematiche. Ciò di cui non sento il bisogno e che non considero rilevante, sono: personaggi “piacevoli”, naturalismo, trasformazioni epifaniche, una trama elaborata, una lezione su quello che sta succedendo nel mondo intorno a noi. JONATHAN LETHEM: La sensazione di un mondo creato con una sua vita interna e una costante possibilità di sorprendere. ADANIA SHIBLI: Di solito riesco a vedere solo le parole, il modo in cui arrivano a espri-
mere ciò che esprimono. È raro che mi interessi quello che esprimono. Mi interessa la sostanza delle parole, non tanto quello che raccontano. COLM TÓIBÍN:
un romanzo cerca qualcosa dentro di me. Non c’è un particolare tipo di romanzo che mi piace o di cui vado in cerca, né un insieme di situazioni emotive o ambientali. Ma se ciò che viene fuori dal romanzo non è stato vissuto abbastanza seriamente o profondamente dallo scrittore questa cosa verrà fuori e io sarò terribilmente annoiato e infastidito. CRISTINA GARCIA:
In un romanzo cerco la poesia. E questo vuol dire che dall’inizio devo sentire un canto, una sua voce particolare, specifica. Se questo non c’è, difficilmente il libro mi interessa.
SANTIAGO RONCAGLIOLO:
Emozioni e idee. Voglio una storia impossibile da interrompere e che mi faccia dimenticare il mondo reale ma che al tempo stesso, come ha detto Richard Ford, mi riporti nel mondo reale più preparato a viverci dentro. Cerco un’esperienza che mi trasporti in altre vite e che mi faccia ritornare alla mia dopo averla osservata dall’esterno. JOSH EMMONS: Cerco una lingua ben forgiata e un autore intelligente; con queste due cose al posto giusto ogni storia può dare quella beatitudine estetica che Nabokov indicava come la più grande ricompensa della letteratura.
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Letture e influenze
ALAA AL ASWANY:
A questo punto della mia esperienza considero un romanzo alla stregua della vita delle persone: simile alle nostre vite quotidiane ma più complesso, più significativo, più bello. Cosa mi interessa nel leggere un romanzo? L’esperienza umana, i sentimenti umani, la logica umana. Questa è la vera sfida del romanziere. SuSAN MINOT: Passione. Incanto. Insegnamento. Piacere. Bellezza. Originalità. Intrattenimento. Fascino. Poesia. Verità. Conforto. Intelligenza. Saggezza. JENNIFER EGAN: Ciò che desidero ardentemente è di essere risucchiata da un romanzo e sentire di non avere altra scelta che continuare a leggere e che farei qualsiasi cosa – rinuncerei senza dubbio a una notte di sonno – per proseguire la lettura. Se faccio un passo indietro per capire quali caratteristiche di un romanzo mi ispirino questa sensazione di urgenza (e vorrei che fosse capitato più spesso), direi che quella principale è la sorpresa. La sorpresa può avere diverse forme: una voce fresca, riconoscibile; una storia che si sviluppa in modo inaspettato, imprevedibile; una lingua che si impone come originale, innovativa. Quello che mi eccita di più come lettrice è la sensazione di incontrare qualcosa che non ho mai visto prima. JOSÉ MANuEL PRIETO: un modo diverso di guardare il mondo che allarghi la prospet-
tiva in cui lo vedo – non attraverso la conoscenza di fatti (informazioni, date, eventi storici) ma con una filosofia nuova, una personale grammatica dell’esistenza. GLEN DAVID GOLD: Puro
intrattenimento.
ADAM MANSBACH: Verità e bellezza. Profondità di sentimento. Onestà. Risonanza emotiva. uno sguardo penetrante sulla condizione umana espresso in una prosa originale e ben lavorata – e divertente, se possibile. Oltre a questo non credo di avere dei criteri particolari. Di sicuro ci sono argomenti che mi spingono a prendere in mano un libro perché combaciano con i miei interessi – la complessità delle questioni razziali in America, ad esempio – o perché offrono degli indizi su problemi che sto cercando di risolvere nel mio lavoro. Ma sto imparando anche a non fidarmi troppo dei miei interessi: leggere solo libri che hanno un’attrattiva evidente significa perdersi molte altre cose. SAŠA STANIŠIĆ: Voglio
che un romanzo mi intrattenga e mi illumini.
RABIH ALAMEDDINE: Dopo
aver letto un grande romanzo non sono più la stessa persona che ero prima di leggerlo. Ora, tutto ciò che diamo per scontato – una grande storia, un’eccellente struttura, una scrittura superba – è tutta roba che serve a fare un ottimo
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Come si scrive un romanzo
romanzo. Ma un grande romanzo non è quello che trasforma il personaggio, ma quello che trasforma il lettore. In molti laboratori di scrittura ti dicono che ci dev’essere una trasformazione nella voce narrante. Per me questo è secondario. ALEKSANDAR HEMON: Cerco
qualcosa che non mi aspetto. I grandi romanzi ti fanno cambiare idea su quello che sai e su quello che ti aspetti. Ti insegnano il modo giusto per leggerli, cioè ti costringono ad abbandonare le tue aspettative e i tuoi pregiudizi estetici; ti obbligano a leggere in un modo diverso da quello cui sei abituato. Voglio che la lettura di un romanzo sia un’esperienza di trasformazione. MEHMET MuRAT SOMER:
È da un po’ di tempo che faccio distinzione tra ciò che apprezzo e ciò che mi piace. Come lettore cerco ciò che mi piace: cioè la gioia. È davvero essenziale per me. E l’arguzia. Mi piace avere un sorriso in faccia mentre leggo e anche dopo, per un po’ di tempo, come qualcosa che mi rimanga nella memoria. Come autore apprezzo molti libri, a volte invidio pure il modo in cui sono scritti, ma non tutti mi piacciono. Non sono a mio agio con quelli che agiscono come schiaffi in faccia o pugni nello stomaco. Forse è perché sono ancora nel mio interminabile periodo rosa.
CLAIRE MESSuD: Ah!
Soddisfazione e sfida, insieme. Cosa significhino esattamente è impossibile da argomentare con precisione. Ma mi basta dire questo: che nessun romanzo dà soddisfazione senza una qualche forma di sfida. Che sia narrativa o strutturale o linguistica o intellettuale, o un misto di queste cose. Ma d’altra parte, se un romanzo mi dà l’impressione di essere interamente una sfida – cioè privo di qualsiasi tangibile soddisfazione narrativa – allora è difficile che riesca a conquistarmi.
TAYARI JONES: Mi attirano i romanzi sulle famiglie – mi piace la continuità dei rapporti,
il modo in cui tendono a imprigionare i personaggi costringendoli ad andare avanti finché la relazione arriva al punto di rottura. Mi piacciono le storie tristi e difficili. Se leggo sulla quarta di copertina che si tratta di una storia ottimistica e fiduciosa mi allontano subito. Voglio che la storia mi dica la dura verità. Voglio un romanzo che non abbia paura di seguire la storia fino alla sua vera fine, anche se quello che c’è da scoprire non è una buona notizia. T COOPER:
A volte non cerco niente di più che uscire dalla mia testa per un po’. Ma, in fondo, suppongo di desiderare un po’ quello che vogliono tutti da un romanzo: che mi sorprenda e mi emozioni, che mi ispiri a pensare in modo diverso a qualche cosa – e credo anche di desiderare segretamente che un romanzo mi ispiri un po’ di invidia (capisco che è il libro giusto quando scopro di averci instaurato un rapporto di amore/odio da cui non c’è speranza di uscire).
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Letture e influenze
DINAW MENGESTu: Quando leggo, in generale, faccio attenzione innanzitutto alla lin-
gua: cerco uno stile forte, distinto, accurato e anche bello. E poi penso di avere la tendenza a cercare romanzi che abbiano un rapporto di confronto autentico con il mondo, romanzi che guardano oltre un certo tipo di convenzioni o di ambientazione. EDWIDGE DANTICAT:
una grande storia. una buona trama. Bel linguaggio e buon passo. Voglio che un romanzo mi afferri alla gola e mi impedisca di metterlo giù.
GEORGE PELECANOS: una
voce originale.
NELL FREuDENBERGER: In un romanzo cerco i personaggi. È il mio limite, lo so, ma una bella scrittura o un’ambientazione particolarmente intrigante (e io adoro i libri che si svolgono in paesi e città che non ho mai visitato) non è sufficiente per me. Mi piace lo shock di riconoscere delle cose sugli esseri umani che sembrano vere, anche se non le ho mai avute abbastanza chiare da scriverle io stessa. Considero George Eliot la maestra di questa peculiare abilità romanzesca. SuSAN CHOI:
Quando leggo tendo a seguire le mie voglie del momento piuttosto che leggere ciò che dovrei teoricamente leggere e queste voglie in genere sono altrettanto irresistibili e inspiegabili quanto la brama di mangiare cinese invece che pizza. A volte ho voglia solo di salotti arredati con tutti i fronzoli, altre volte di politica selvaggia e quindi cerco in giro, in genere piuttosto alla cieca, per trovare il libro che mi soddisfi.
RODRIGO FRESÁN: Credo di cercare la stessa cosa che ho sempre cercato: una possibilità
sicura di viaggiare su altri pianeti senza dovermi sottoporre a un brutale addestramento fisico. RIVKA GALCHEN: A quanto pare, l’incipit della Metafisica di Aristotele viene tradotto
generalmente in modo sbagliato con qualcosa tipo “La Filosofia ha origine dalla Meraviglia”, o “La Filosofia ha origine dalla Curiosità”, ma sembra che (non sono sicura, ma me l’hanno detto) l’originale greco in realtà significhi più “La Filosofia ha origine nella Stranezza”. Ha origine, cioè, nel momento in cui riusciamo a vedere ciò che ci è familiare come qualcosa di effettivamente strano. E credo che sia più o meno questo ciò che mi attrae di più nei romanzi, a prescindere da come viene realizzato (magari con i personaggi che sono tutti dei conigli oppure attraverso un’attenzione al dettaglio di tipo nabokoviano o magari con un’esagerazione del parlato informale… ci sono infiniti modi, suppongo). Amo quando un romanzo crea un mondo che in parte riconosco e in parte no. O quando un romanzo dà un colore brillante a qualcosa che normalmente sarebbe per me opaco. O viceversa. O quando un romanzo prende una situazione o una
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Come si scrive un romanzo
persona che credo di conoscere e ne rivela una sorta di fondo alieno. Mi piace, ad esempio, il modo in cui Kazuo Ishiguro inizia il suo romanzo Gli inconsolabili, quando sei lì nell’ascensore col fattorino dell’albergo per un tempo che sembra infinitamente troppo lungo, il dialogo che continua ad andare avanti, le valigie che cominciano a sembrare pesantissime e mentre leggi pensi qualcosa del tipo “ok, riconosco questo universo – è esattamente come il mio – ma non è il mio, qui il tempo si muove in modo strano, forse ci sono stata prima in un sogno o in un incubo che ho dimenticato. È come la stranezza di vedersi riflessi in uno di quegli specchi al contrario, quelli che mostrano la tua immagine non nel modo in cui sei abituato a vederla, ma nel modo in cui tutti gli altri ti vedono; ti vedi come appari veramente, ed è assolutamente sconvolgente! O come in America di Kafka, la genialità (forse casuale, ma io sospetto di no) della Statua della Libertà che ha in mano una spada e il Ponte di Brooklyn che collega New York a Brooklyn. Questo tipo di aberrazioni funzionano alla grande. ANN CuMMINS: Voglio personaggi furbi, psicologicamente incasinati, con una naturale inclinazione a mettersi nei guai. Mi piacciono le frasi e i paragrafi interessanti, imprevedibili. Amo quella fluidità drammatica in cui le frasi, i personaggi, gli eventi, tutto quanto contribuisce a creare un libro trascinante, ma voglio che a trascinarmi sia tanto il desiderio di riflettere sullo stile e sulle idee quanto quello di scoprire come si risolverà la trama. YAEL HEDAYA: Potenza, un senso di claustrofobia, una narrazione che sia un po’ violenta,
che ti afferri per il collo e non ti lasci andare. Per me è più una faccenda di voce che di trama.
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Come si scrive un romanzo. Manuale di scrittura creativa a più voci a cura di Daniel Alarcón Leggere come il premio Nobel Mario Vargas Llosa lavora ai suoi romanzi. Seguire le battute di Stephen King sulla tecnica della scrittura. Sapere dalle sue vive parole cosa fa Paul Auster per valutare una sua prima bozza. Divertirsi agli acidi e illuminanti commenti di Haruki Murakami. Approfondire con Jonathan Lethem i momenti più esaltanti del mestiere dello scrittore. Vivere con A.M. Homes la passione e l’immedesimazione con i personaggi. Insomma leggere questo libro significa imparare l’arte di scrivere da 54 grandi scrittori, famosi, celebri o solo promesse su cui tutti gli editori puntano. Daniel Alarcón ha puntato sulla vitalità, sull’ironia e sui sentimenti degli scrittori. Ma anche sui loro consigli e sulle loro esperienze pratiche. In questo manuale a più voci, praticamente unico nel panorama della scrittura creativa, il lettore proverà il piacere di “sentir discutere” contemporaneamente di grande letteratura e di come si fa a scrivere un’opera complessa e difficile come un romanzo. Per acquistare l’intero libro: www.omeroeditore.it 20€ - pp. 304 - 17x24cm www.omero.it www.omeroeditore.it www.fantareale.it