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GAULDEN MEMORIES

JIM CLARK E LA LYCOMING SPECIAL. JACKIE STEWART E LA LOTUS F.1

Testo e foto di Graham Gauld

Tanti anni fa, quando i piloti non erano “strozzati” da contratti che vietano tutto e da clausole assicurative rigide e vincolanti, c’è stata un’epoca nella quale i piloti si divertivano veramente; in gara, ma anche fuori dai circuiti, dove potevano sfruttare tutte le opportunità che il successo e la fama offrivano loro. Jim Clark una volta mi spiegò che uno dei grandi vantaggi dell’essere Campione del Mondo, era quello di poter provare qualsiasi tipo di auto. Spesso capitava di andare a vedere giornate di prove o eventi di altre categorie, e sovente ci si soffermava a osservare qualche vettura particolare. Immancabilmente, il proprietario della stessa si dichiarava lusingato per l’attenzione e ti offriva la possibilità di provarla. L’interesse di Clark spaziava da vetture stock-car tipo Nascar, fino a biposto “esotiche” come la Lycoming Special del neo-zelandese Ralph Watson. Watson era un ingegnere di talento, che iniziò a correre alla fine della II Guerra Mondiale con una Singer a Le Mans. Era un buon pilota, tanto che il connazionale Ron Roycroft gli chiese di entrare a far parte del suo team per sviluppare la Roycroft Austin Seven turbo. Dal quel momento anche a Ralph venne il pallino di realizzare una propria macchina, e scelse come base un telaio BSA a trazione anteriore che aveva messo insieme con l’intento di correrci. La sua vettura più famosa è comunque la Lycoming, che nacque quando Watson era alla ricerca di un motore attorno al quale dar vita ad una nuova “special”. Trovò in Nuova Zelanda una compagnia aerea che disponeva di una coppia di Auster, con due motori 4 cilindri Lycoming in vendita. Si trattava di 4 cilindri di tipo piatto, e dal momento che Watson necessitava di costruire un’auto che potesse anche circolare su strada (per recarsi a correre usando la stessa automobile) scelse un telaio da sport biposto, che dotò di quattro piccoli parafanghi tipo bicicletta. Era la soluzione ideale, visto che il motore Lycoming misurava circa un metro e sarebbe stato davvero poco adatto ad una monoposto. Fini per creare una sport con un rapporto peso/potenza eccezionale, vicino a quello di una Cooper F.2 dell’epoca. Quando la vettura venne pronta, alla fine del 1956, si presentò al via di una gara sprint dove tenne una velocità media di 200 km orari sul quarto di miglio lanciato. Il debutto reale avvenne però in Nuova Zelanda nel G.P. di Ardmore 1957. Watson si piazzò settimo, nonostante avesse dovuto guidare con estrema cautela, dal momento che il suo motore era raffreddato ad aria e quindi il pilota doveva continuamente variare la regolazione della miscela aria/benzina, proprio come sui go-kart di una volta. Nel 1960 Watson cedette la macchina a Malcolm Gill, che la offrì a Bruce McLaren per disputare il Wigram Trophy, sempre in NZ. McLaren era rimasto appiedato dalla rottura del motore Climax sulla sua Cooper. McLaren fù quarto in gara, prima di doversi ritirare. Nel 1965 la Lycoming Special cambiò ancora proprietario e Jim Boyd fu la persona che la fece scoprire a Jim Clark. La pista era quella di Teretonga e tutti i piloti europei che disputavano la Tasmania Cup erano nei paraggi. Era in programma una giornata di test, con Jackie Stewart al volante di una BRM. Clark si ricordava di quella vettura, piuttosto grezza, allo sguardo. Ne era affascinato soprattutto per il fatto che avesse un motore di derivazione aeronautica. Voleva provarla e Boyd gli diede questa opportunità per pochi giri. Stewart non voleva credere ai propri occhi, quando vide Clark scendere in pista. Lui non sarebbe mai salito su un’auto di quel genere! Clark fece un primo giro di ricognizione, poi sfrecciò davanti alla pit-lane sorridendo a tutti e mostrando il pollice in alto. Iniziò a girare sempre più forte, fino a quando il proprietario gli sventolò la bandiera a scacchi. Jim era felicissimo e spessò parlò di quella esperienza in Nuova Zelanda, su quella macchina che Stewart non avrebbe guidato per nessun motivo! Nella foto in basso, solidarietà scozzese. Jim Clark dà qualche consiglio a Jackie Stewart, nell’abitacolo della Tojeiro-Ford dell’Ecurie Ecosse, prima della gara di contorno del G.P. di Gran Bretagna 1964 a Brands Hatch. Clark era ovviamente tra i partenti con una Lotus. Sulla sinistra, Hugh Dibley, che vinse quella gara di contorno con una Brabham Climax sport. Quando le qualifiche per il G.P. si conclusero, Clark convinse Colin Chapman a far girare Stewart con una Lotus di F.1. La direzione gara chiese ai commissari di rimanere a bordo pista per un’altra mezz’ora, in modo di consentire a Stewart di fare il suo debutto con una F.1. Percorse pochi giri, poi il motore iniziò ad avere problemi e ritornò ai box. Cinque mesi dopo Chapman fece disputare a Stewart il suo primo G.P. a Kyalami in Sud Africa, nel Rand Grand Prix, gara della Springbok Series, ai tempi molto rinomata come la Coppa Tasmania. Stewart fece la pole della prima gara, ma la sua auto si ruppe. Stabilì il giro più veloce e vinse invece la seconda manche. Fù l’inizio di una carriera folgorante, che però non vide più Jackie al volante di una Lotus F.1.

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