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ALEC ULMANN E IL SOGNO AMERICANO

A 84 anni, Hans Hermann è entrato nella Hall of Fame di Sebring. Primo nel ’60 con Gendebien e nel 1968 con Siffert, sempre su Porsche, nel 1970 con una 917 ha vinto la 24 Ore di Le Mans in coppia con Attwood. Edizione della gara che fu lo scenario del film Le Mans di Steve McQueen. Dopo il successo in Francia, come promesso a sua moglie, annunciò il ritiro. Nella foto, posa davanti alla 917 di Elford/Larrousse del ‘71.

QUELL’EX-AEREOPORTO MILITARE...

A volte i sogni coltivati quando eravamo monelli, sull’onda della fantasia, si realizzano in progetti concreti. A volte alcuni di questi si elevano ad essenza planetaria del loro settore. Il giovane Alec Ulmann spendeva ore a divorare le poche riviste di tecnica meccanica che il babbo riusciva a trovare nella Russia prerivoluzionaria degli inizi del 1900. Queste riviste profumavano di futuro e velocità. La prima goffa Mg era di la da venire, ma la tecnica motoristica sportiva era già la sua passione effervescente. Il ragazzo è sveglio ed alla meditazione preferisce l’iniziativa, così mentre studia tecnica aeronautica al M.I.T., assieme ad un gruppo di amici fonda lo Sport Car Club of America. Da laureato trova occupazione presso la Goodyear Tyres Co. di Akron e contribuisce ad aggiornare i regolamenti dell’Automobil Racing Club of America seguendo le nuove innovazioni applicate nel Vecchio Continente; la sua passione rimangono le lunghe corse su strada alle quali ha avuto occasione di assistere negli ultimi anni vissuti in Europa prima della guerra. Fra gli amici dello Sport Car Club uno è più sportivo degli altri, il suo nome è Briggs Cunningham, Briggs costruisce le sue vetture, e sono grandi, bianche e blu come il sogno americano e quando fonda un suo team vuole proprio Alec come manager. La magia non sono i cartoni di Walt Disney, ma i bolidi sparati nel bosco a bruciare olio, il vibrare dei timpani non è fastidio, ma estasi sonora. La fatica è l’essenza stessa della sfida. Sulla strada di casa non ci saranno ricordi sbiaditi, ma un tumulto di emozioni, tale da spingerlo assieme agli amici del Club, nell’impresa di organizzare qualcosa di simile sul continente americano. Il suo lavoro nel settore aeronautico, lo aveva tenuto in contatto con il Colonello C.D. Richardson, che accudiva amorevolmente un surplus di bombardieri, tra cui diversi B17, in un aeroporto vicino alla cittadina di Sebring nella Florida centrale. Finite le necessità della guerra, l’Hendrick Field, questo il nome della base, era il terreno ideale con il suo groviglio di piste, fra cui due lunghi rettilinei, per una competizione automobilistica stile Le Mans. Di li a poco, il 31 dicembre 1950 , ebbe luogo una prima prova sulla distanza delle sei ore per mettere a punto l’organizzazione. Per la cronaca, fra le 28 vetture alla partenza, vinse la piccola Crosley di solamente 724 cc., guidata da Fritz Koster e Ralph Deshon. Recita un vecchio adagio, batti il ferro finchè è caldo, così ricapitolate le idee, applicati i necessari aggiustamenti alla macchina organizzativa, con lo slogan “Noon to Midnight“, il 15 marzo 1952 ci fu bandiera verde sulla prima edizione della 12 ore di Sebring, Florida. Per un più dettagliato resoconto degli avvenimenti consiglio la lettura del libro di Alec Ulmann “The Sebring story“. Gli appassionati di statistiche troveranno la loro gioia con “The Official Record Book of America’s Greatest Sport Car Race Sebring 12 Hours “ a firma di Ken Breslauer, responsabile dell’Uffico Stampa del circuito.

Testo e foto di Stefano Iori/Motorsport, www.motorsportpicturecorner.it

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