Op. cit., 114, maggio 2002

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Op.cit. rivista quadrimestrale di selezione della critica d'arte contemporanea Direttore: Renato De Fusco Redattori: Roberta Amirante, Alessandro Castagnaro, Alessandra de Martini

Marina Montuori, Livio Sacchi Segretaria di redazione: Rosa Losito Redazione: 80123 Napoli, Via Vincenzo Padula, 2-Tel. 081/7690783

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Electa Napoli


R. DE Fusco, A. DE MARTIN), F. RINALDI, l. FORINO,

L. SACCHI, A. CASTAGNARO,

L'italianitĂ dell'architettura italiana Il mito della lingua europea Quello che non vogliamo fare Cultura del recupero e cultura dello sviluppo I giovani e l'Europa Il punto di vista formativo e professionale

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La rivista si avvale del contributo economico delle seguenti Aziende:

Alessi Driade




L'avversione al «contestualismo» paradossalmente ve­ niva non dagli sprovveduti o dagli indifferenti, ma da alcuni maestri della critica quali Cesare Brandi e Bruno Zevi. Il primo, grande conoscitore della produzione nazionale, come si evince dal saggio Disegno dell'architettura ita­ liana, quando si trovò ad affrontare la coesistenza di antico e nuovo nei centri storici - che beninteso è solo un problema della più vasta questione che qui poniamo - la negò perché, a suo dire, le quattro dimensioni dell'architettura nuova erano incompatibili con le tre della visione prospettica pro­ pria della tradizione. Ponendola in questi termini del tutto teorici, Brandi non accennava neanche al tema dell'ambien­ tamento che invece era esplicitamente combattuto da Zevi. Nel suo saggio intitolato Contro ogni teoria dell'ambienta­ mento, leggiamo: occorre fissare con spregiudicatezza tre punti: 1) tutte le teorie miranti ad un ambientamento del nuovo nell'antico - tutte: dalle più retrive a quelle in apparenza progressiste - conducono a reprimere o, peg­ gio, a corrompere il nuovo senza perciò rispettare l'an­ tico; 2) l'incontro fra antico e nuovo non può concretarsi senza alti costi, strappi e squilibri. Gli interventi archi­ tettonici, se necessari devono essere francamente mo­ derni, puntando sulla creazione di un panorama alter­ nativo, in larga misura antitetico a quello preesistente; 3) non ci sono facili metri di giudizio per stabilire ciò che si può o non si può fare inserendo opere moderne nei centri storici. U problema rimanda alla qualità e non è soggetto a generiche normative [B.ZEVI, Leggere, scri­

vere, parlare architettura, Marsilio Editore, Venezia 1997, p. 144). Se il passo citato combatte l'ambientamento nel ti­ more che esso impedisca l'inserimento di fabbriche dalla più flagrante modernità in ambienti contrassegnati da co­ struzioni antiche, il tema della incompatibilità è stato svolto in cento modi: dalla menzionata teoria di Brandi alla critica dell'accademismo fascista che, volendo conciliare tradi­ zione e modernità, produceva compromessi mostruosi; dal feticismo per l'antico alla lotta contro l'edilizia di sostituzione, intesa tout court come speculazione edilizia, ecc.

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