JIŘÍ KOLÁŘ
Francesca Pola
JIŘÍ KOLÁŘ
MUSEO DI PITTURA MURALE IN S. DOMENICO, PRATO GALLERIA OPEN ART, PRATO 18 April - 28 June 2015
JIŘÍ KOLÁŘ MUSEO DI PITTURA MURALE IN S. DOMENICO, PRATO GALLERIA OPEN ART, PRATO 18 April - 28 June 2015
Testi a cura di | texts by Francesca Pola Alessandro Botta (apparati | appendix) Volume realizzato in occasione della mostra Published on the occasion of the exhibition Produzione e coordinamento Production and coordination Mauro Stefanini Realizzazione grafica | Graphics-layout Andrea Giurintano Supervisione | Supervision Giovanni Carfagnini Traduzione e revisione in lingua inglese Translation and English-language editing Paula Boomsliter per Lexis srl, Firenze Edizioni | Publisher Carlo Cambi Editore, Poggibonsi (SI) Stampa | Printing Tap Grafiche, Poggibonsi (SI) Assicurazioni | Insurance Axa Art Digital cromalin | Digital chromalin Tap Grafiche, Poggibonsi (SI) Copertina | Cover Ricordo di Venezia | Memory of Venice 1969 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 84,5 x 140 cm © 2015 Galleria Open Art © 2015 Carlo Cambi Editore www.carlocambieditore.it Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. L’editore resta a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile identificare o rintracciare. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form or by any means, whether electronic, mechanical, or otherwise, without the written permission of the copyright holders and the publisher. Every effort has been made to trace copyright holders. The publisher apologizes for any errors or omissions and would be grateful if notified of any corrections that should be incorporated in future reprints or editions.
INDICE CONTENTS
Prefazione | Preface
Apparati | Appendices
Claudio Cerretelli
Alessandro Botta
3 L’officina immaginifica di Jiří Kolář 4 Jiří Kolář’s workshop of the imagination
Francesca Pola
39 Forse niente, forse qualcosa 40 Perhaps nothing, perhaps something
Jiří Kolář
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Conversazione tra Jiří Kolář e Vladimir Burda a proposito della “poesia evidente” Vladimir Burda, a conversation with Jiří Kolář concerning ‘evident poetry’
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Jiří Kolář si presenta da sé Jiří Kolář introduces himself
Jiří Kolář
175 L’arte può continuare 184 Art can carry on
Jiří Kolář
205 Dizionario di 77 metodi di collage (selezione) 206 Dictionary of 77 methods of collage (selection)
Jiří Kolář
219 Qualche nota sull’arte “difettosa” 220 A few notes on ‘defective’ art
Jiří Kolář
229 Un’intervista epistolare 230 An epistolary interview
Pavel Büchler
254 Elenco delle opere di Jiří Kolář List of works by Jiří Kolář
279 Biografia 280 Biography 285 Scritti e interviste 284 Writings and interviews 286 Poesia visuale e verbale Verbal and visual poetry 288 Esposizioni personali Solo exhibitions 294 Esposizioni collettive Group exhibitions 296 Libri e monografie Books and monographs
PREFAZIONE
UN PERSONALE ALFABETO PER RILEGGERE IL MONDO Claudio Cerretelli Direttore dei Musei Diocesiani di Prato
Per il Museo di San Domenico, ancora in ristrutturazione, ecco un’altra notevole opportunità offerta da Open Art e da Mauro Stefanini: un’importante retrospettiva dedicata a Jiří Kolář (Protivín 1914 – Praga 2002), artista colto e complesso che pagò la sua convinta rivendicazione della libertà di espressione, ritenuta pericolosa nella Praga stalinista, col carcere e con la censura più stretta. Messo al bando in patria fino all’89, fu invece apprezzatissimo in Francia e negli Stati Uniti. Di famiglia modesta, esercitò numerosi mestieri che lo formarono, senza però sopprimere la prepotente vocazione alla poesia; avvicinatosi all’arte moderna, dal cubismo al surrealismo, a Baudelaire, Mallarmé, Apollinaire, fino ad Arp e Schwitters, aderì alla “poesia evidente”, convinto che le esperienze più forti non si possono condividere con parole, bensì con frammenti di immagine. Mise perciò a punto diverse tecniche di collage (per le quali è universalmente noto e che divulgò nel suo Dizionario dei metodi), puntando a un linguaggio capace comunque di comunicare e di formare. L’impatto delle sue moltissime, diversificate opere presenti in mostra ci lascia sconcertati, turbati, facendoci interrogare sulle diverse realtà ed esigenze espressive che fanno emergere. Come base di molte sue composizioni Kolář non usa immagini che ritiene prive di anima - legate a consumismo, pubblicità, fumetti - bensì capolavori emblematici dell’arte, dal Pollaiolo a Botticelli, Brueghel, Bosch, fino a Klee e Miró. Queste opere, che sembrano aver già dispiegato a pieno il loro messaggio, ma che per l’artista ne celavano fin dall’origine molti altri inespressi, sono rimesse in discussione, esplodono, si sfibrano e compattano, si sganciano dal proprio tempo, tagliate a strisce, slittate, abbinate (rollage),
trovando fra loro nuove corrispondenze e vibrazioni. Jiří Kolář dà all’arte una struttura equivalente ai segni della scrittura, e come tale la seziona e ricompone; l’immagine statica si fa movimento, dubbio, si apre a letture diverse, non convenzionali, per ricreare la complessità delle molteplici realtà che viviamo, introducendo anche la dimensione del tempo, il trascorrere della vita nel sovrapporsi di strati (chiasmage), nell’usura (frottage) o nelle pieghe (froissage). In altre opere l’artista richiama alla memoria oggetti ed esperienze della vita, frammenti di una identità dispersa che divengono un caleidoscopio di segni, talvolta ossessivi, nei minuziosissimi, labirintici chiasmages fatti di frammenti di libri in lingue e caratteri diversi. Questi, privati della capacità di raccontare, assumono nuovo senso nel ritmo e nella musicalità della disposizione, rivestendo superfici o oggetti (fino a una forma di pane, nell’Omaggio a mio padre). L’artista offre - nelle complesse connessioni tra frammenti di parole e immagini, musica, movimento - una personale sintesi della propria cultura e civiltà, rinnovando un linguaggio che si era logorato e immagini che avevano perso senso (divenendo strumenti di regime), grazie alla poesia (poiesis-creazione) che li riscatta e li fa rivivere: è così che sagome di farfalle catturano brani di capolavori o di carte geografiche, mentre Courbet dipinge Modigliani e il Pollaiolo dialoga con Miró. Aprile 2015
PREFACE
A PERSONAL ALPHABET FOR RE-READING THE WORLD Claudio Cerretelli Director, Musei Diocesani of Prato
For the San Domenico museum, at the time of writing still undergoing restructuring, another extraordinary opportunity offered by Open Art and Mauro Stefanini: an important retrospective exhibition dedicated to Jiří Kolář (Protivín 1914 – Prague 2002), a cultured, complex artist who paid for his outspoken defence of freedom of expression, a dangerous freedom in Stalinist Prague, with incarceration and ferocious censure. Although banned from his native country until 1989, his works won high acclaim in France and the United States. From a humble family, Kolář worked at many jobs and crafts which forged his character without ever suffocating his compelling vocation for poetry. He approached modern art, from Cubism to Surrealism, and Baudelaire, Mallarmé, Apollinaire, Arp and Schwitters; he advocated an ‘evident poetry’ in the belief that most powerful experiences cannot be shared through words but can be communicated with fragments of images. And so he perfected various types of collage (for which he is universally known and which he set forth in his Dictionary of Methods) as means of creating a language capable of communicating with and touching anyone. The impact of the many and diversified works at this exhibition leaves us off balance, troubled; it forces us to reflect on the different realities and expressive needs it brings to the surface. As the bases of many of his compositions Kolář does not use images he feels are ‘soulless’ – linked to consumerism, advertising, cartoons – but masterpieces emblematic of Art, from Pollaiolo to Botticelli, Brueghel, Bosch, through to Klee and Miró. These works, which would seem to have already unfolded all the creases of their messages but which for Kolář
always hid many others yet unexpressed, are taken to task, exploded, picked apart and re-compacted, unhooked from their time, cut into strips, shifted, matched up (rollage) – and find new, reciprocal correspondences and vibrations. Jiří Kolář gives to art a structure equivalent to that of the signs of writing and as such he dissects and recomposes it; the static image becomes movement, doubt; it admits of new, unconventional readings to recreate the complexity of the multiple realities we all experience; he introduces the temporal dimension, the flow of life as overlapping layers (chiasmage), wear and tear (frottage) or folds and creases (froissage). In other works, the artist elicits memories of objects and life experiences, fragments of a dispersed identity which become a kaleidoscope of sometimes-obsessive signs in the minutely meticulous, labyrinthine chiasmages made of fragments of books in different languages and characters. Deprived of their capacity to recount, the signs take on new meanings in the rhythm and musicality of their arrangements as coverings of surfaces or objects (including a loaf of bread, in Homage to My Father). Kolář’s complex connections among fragments of words and images, music, movement, offer a personal synthesis of his culture and civilisation as he renews a tired language and images whose meanings were lost (becoming tools of a regime) through ‘poetry’ (poiesis-creation), redeeming them and giving them new life: thus outlines of butterflies capture scraps of masterpieces or maps, while Courbet paints Modigliani and Pollaiolo converses with Miró. April 2015
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L’OFFICINA IMMAGINIFICA DI JIŘÍ KOLÁŘ Francesca Pola Finché ci riusciamo, portiamo in noi stessi la storia del mondo. Jiří Kolář1 C’è un paradosso intrinseco e ricorrente che accompagna l’esperienza dell’opera di Jiří Kolář a ogni nuovo incontro con le sue immagini: la sensazione di un qualcosa d’inconfondibile, unico, che appartiene specificamente alla sua vicenda di uomo e artista, si accompagna costantemente all’impressione di trovarci di fronte a qualcosa di familiare, nel quale riconosciamo tracce intermittenti eppure ineludibili di noi stessi, della nostra vicenda umana e storica, del nostro essere cittadini del mondo. Questo è Kolář: intellettuale insieme cosmopolita e, al contempo, inesorabilmente innestato in una storia di tradizione alle radici dell’Europa moderna, nel cuore di un secolo sopravvissuto a due conflitti planetari. Un interprete altissimo di quell’inquietudine culturale che ha connotato il XX secolo, ancora tutto da scoprire e indagare nella sua importanza storica e nel suo ruolo cruciale per le generazioni a venire, profondamente calato in una tradizione europea da lui acquisita e rivisitata non semplicemente in termini formali, ma soprattutto come portato permanente di un pensiero che nelle immagini si sedimenta e custodisce, per riattivarsi a ogni nuova stagione di umanità che in quelle immagini possa riconosce la propria “appartenenza” a una vicenda di civiltà. Le immagini sono per Kolář il luogo privilegiato in cui condensare la complessità del pensiero umano: vi si raccolgono e mescolano frammenti e tracce di scrittura, arte, comunicazione - lacerti parlanti che richiamano il paesaggio del mondo. Egli le costruisce secondo distruzione, attraverso una radicalità tecnica riconducibile alla pratica del collage, declinata in un proliferare pressoché inesauribile di variazioni 1 Jiří Kolář, 1969
operative, tese a corrispondere il più possibile al divenire stesso del mondo, alle sue dinamiche di unione e separazione,
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JIŘÍ KOLÁŘ’S WORKSHOP OF THE IMAGINATION Francesca Pola We carry the history of the world in ourselves, as far as we are capable of it. Jiří Kolář1 Every time we encounter a work by Jiří Kolář we are beset by an recurring intrinsic paradox: the feeling that we are seeing something unique and unmistakable, derived specifically from Kolář’s experiences as a man and an artist, always coupled with the near-certainty that we are standing before something very familiar, in which we see intermittent yet inescapable traces of ourselves, of our human and historic existence, of our place as citizens of the world. This is Kolář: intellectual and cosmopolite and yet, in the heart of a century which survived two planetary conflicts, inexorably grafted to the history and the traditions at the root of modern Europe. A masterful interpreter of that cultural disquietude which connoted the 20th century, Kolář is an artist whose historic importance and the pivotal role he will surely play for future generations has yet to be fully discovered and investigated; whose art is profoundly steeped in a European tradition he acquired and revisited, not merely in formal terms but above all as though perennially driven by a thought which settles and lies latent, smouldering in the image until it bursts into new life in every new season in which humanity comes to see, in the image, its ‘place’ in a cycle of civilisation. Images, for Kolář, make up the substrate on which the complexity of human thought ideally condenses. They catch and mix droplets and traces of writing, art and communication as talking fractals of the landscape of the world. He builds them according to a canon of destruction, by radical techniques harking to the practice of collage, inflected in an almost inexhaustible proliferation of operational variants, to catch the nuances of the ‘becoming’ 4
of the world itself, its dynamics of union and separation,
2 Senza titolo | Untitled 1951-67 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 150 x 120 cm
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composizione e conflitto, per rigenerarlo continuamente in nuove proposizioni immaginifiche. Il collage come metafora e insieme figura autentica del mondo è il cuore dell’opera di Kolář: ne costituisce insieme il presupposto teorico e la modalità espressiva, che si dispiega nella ricchezza di un linguaggio che amplifica l’immagine in un sincretismo che è visivo e culturale insieme. Ogni immagine è portata costantemente da Kolář al punto massimo d’inclusività e densità possibile, dando vita a una sorta di entropia permanente e labirintica, che esprime l’urgenza di entrare nelle cose del mondo, di penetrare il segreto della sua ricchezza: “Per Kolář, il collage è più di una tecnica; è piuttosto un principio di pensiero e creatività che è intrinsecamente creativo ed inventivo quanto più umanamente possibile”.2 Il collage, con tutte le sue derivazioni e variazioni, è per Kolář il solo tramite possibile all’espressione di un pensiero molteplice e plurale, che nasce come esigenza di relazione con le cose attraverso le immagini. Il collage è certamente uno dei procedimenti linguistici più emblematici del XX secolo: lo hanno usato i Cubisti come strumento di realismo, per reinnestare un frammento di realtà nella scomposizione analitica degli oggetti, ma anche i Dadaisti come dispositivo di casualità e i Surrealisti come procedimento automatico associativo. Da qui riparte Kolář per farne uno strumento di pensiero attivo, una modalità di rigenerazione del mondo, secondo numerose e significanti invenzioni poetiche.3 Una delle prime e più elementari, è quella del “confrontage”, cui l’artista si dedica dagli anni Quaranta: prevede la giustapposizione di almeno due immagini che mostrano attività simili, ma in circostanze diverse e con personaggi differenti. Diverso è il principio del “chiasmage”, dal 1964 una delle sue modalità espressive più ricorrenti, dove parti di testo (libri, giornali, spartiti musicali...) sono tagliate o lacerate in frammenti, a formare insieme una figura o coprire superfici e oggetti: “Con il suo principio di ‘labirinticità’ assoluta, il chiasmage metteva tutta la storia dell’arte moderna a mia disposizione”.4 Ulteriore variante 3 Ryby a Lide Pesce e persone | Fish and People 1951-67 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 140 x 105 cm
è quella del “rollage”, che prevede la giustapposizione alternata di almeno due riproduzioni, tagliate a strisce, in una composizione unica: “L’essenza del rollage non è visuale, perché viviamo sempre in almeno due realtà”.5 E le descrizioni
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4 Maria Magdalena 1958 Confrontage su cartone Confrontage on cardboard 22,6 x 28,2 cm
potrebbero continuare... Sempre e comunque, quello di Kolář è un creare che non si accontenta di riprodurre.6 Kolář procede per tagli, lacerazioni, pieghe, sgualciture, schiacciamenti. Assume l’immagine, in particolare nella sua identità comunicativa e mediatica, e la sottopone a un processo di deformazione, a uno slittamento di ritmo: mediante l’inserimento di riproduzioni di quadri dentro profili di oggetti, nella moltiplicazione reciproca di visioni simultanee. Lo spazio diviene curvo e dinamico, come un vortice; plastico, come una scultura. È come se Kolář intendesse immettere una nuova dimensione nell’immagine: quella della vita attraverso il tempo, traducibile solo in una visione a decifrazione insieme progressiva e istantanea. Un’onda, che è il risultato ottico dei suoi “rollage”, ed è anche e soprattutto la forma del suo vedere – anzi, del suo farci vedere: come se le radici di questo suo linguaggio andassero rintracciate non solo nel fotomontaggio delle avanguardie, quanto nel vero e proprio montaggio filmico. La realtà è per lui qualcosa di multidimensionale e in divenire, e come tale va restituita in immagini che non possono essere semplici metafore, perché troppo narrative, ma si offrono come giustapposizioni significanti e attive. Kolář frantuma e ricompone lo spazio per moltiplicarlo, in una dimensionalità costantemente anti-statica e felicemente rivoluzionaria. Proprio questa sorta di straordinaria attualità permanente dell’opera di Kolář, la sua freschezza inventiva così contemporanea, è paradossalmente fra le cause di una storicizzazione ancora parziale del suo percorso, che è stato costantemente riportato (anche dall’artista stesso, durante la sua vita) a una lettura che ne privilegiasse la dimensione atemporale e assoluta, il messaggio di flagranza e aderenza all’uomo, inteso come fattore di continuità nella storia del mondo. Questo libro intende essere un primo tentativo di risposta a una crescente esigenza di puntuale e dettagliata contestualizzazione storico-artistica che la qualità e l’importanza dell’opera di Kolář impongono, raccogliendo, insieme a un corpus di opere estremamente significativo ed emblematico della sua intera produzione, una serie di scritti dell’artista e documenti d’epoca che possano costituire un contributo a una più completa lettura della sua
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composition and conflict; to regenerate it over and over again in new propositions abounding in imaginative values. The core of Kolář’s work is collage as a metaphor of the world and at the same time as an authentic figuration of it: it is at once his theoretical premise and mode of expression – and it explodes in the fullness of a language which amplifies the image in a syncretism both visual and cultural. Kolář constantly takes every image to its maximum possible point of inclusivity and density, giving life to a sort of permanent, labyrinthine entropy which expresses an urgency to enter into the things of the world, to penetrate the secrets of its plenty: ‘For Kolář, collage is more than a technique; rather, it is a principle of thought and creativity which is intrinsically as creative and inventive as is humanly possible.’2 The collage, with all its derivations and variations, is, for Kolář, the only possible go-between for expressing multiple, plural thought, born from a need to relate with things through images. Collage is certainly one of the most emblematic linguistic processes of the 20th century: the Cubists used it as an instrument of realism, to reinsert a fragment of reality into their analytic breakdown of objects, but the Dadaists used it also, as a ‘randomness device’, and so did the Surrealists, as an automatic associative technique. This was Kolář’s starting point for making it a tool in the service of active thought, a procedure for regenerating the world in the light of numerous, noteworthy poetic inventions.3 One of the earliest and most elementary is the ‘confrontage’ used by the artist in the Forties: it calls for juxtaposition of at least two images depicting similar activities carried on in different circumstances and by different characters. The principle of ‘chiasmage’, from 1964 onward one of Kolář’s most recurrent modes of expression, is different: texts (books, newspapers, musical scores, . . .) are cut or lacerated into fragments and used together to form a figure or to cover surfaces and objects: ‘With its principle of absolute “labyrinthicity”, chiasmage placed the entire history of modern art at my disposal.’4 Another variant is ‘rollage’, which prescribes alternating juxtaposition of at least two reproductions, cut into strips, in a single composition: ‘The essence of rollage is not visual, because we always live in at least two realities.’5 And the 10
descriptions could go on and on . . . Always, in all cases,
5 Senza titolo | Untitled 1959 Rollage su cartone Rollage on cardboard 29,7 x 24,7 cm
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opera. La quale, e questo è il punto cruciale che s’intende qui sottolineare, pur nella sua fortissima riconoscibilità individuale, non è mai stata avulsa da un dialogo serrato e ininterrotto con i movimenti e le tendenze dei decenni che ha attraversato, ma anzi vi si è sempre confrontata esplicitamente, si potrebbe dire secondo una modalità di parallelismo oppositivo, interpretandone i mutevoli Zeitgeister secondo coordinate particolarissime. Ad esempio negli anni Sessanta, quando all’onnipresente strapotere dell’oggetto di consumo e dell’icona mass-mediatica, evidente ad esempio in Nouveau Réalisme e Pop-Art, egli propone l’alternativa di un iconismo e una figurazione da cui è assente qualsiasi accenno di rappresentazione. Oppure negli anni Settanta, quando il suo lavoro sulla scomposizione e ricomposizione d’immagini e metodi si pone come consapevole via analitica del procedere artistico, parallela all’annullamento iconico del concettualismo puro. O ancora negli anni Ottanta, dove il rinnovato trionfo della pittura e del colore viene filtrato attraverso frammenti intenzionalmente riconoscibilissimi di riproduzioni, nelle sue meravigliose gallerie di capolavori che ci appaiono attraverso sagome di farfalle o altre figure di rigenerazione. Le radici di questo linguaggio si collocano nell’idea della cultura come rinascita democratica dalle rovine della guerra, dell’arte come espressione di libertà,7 con la fondazione a Praga del Gruppo 42 (Skupina 42), teso a restituire un nuovo realismo delle cose, senza letterarietà. Le sue “poesie del silenzio” (nate dalle esperienze parolibere di Filippo Tommaso Marinetti), che dal 1959 si collocano parallele alle poetiche europee dell’azzeramento espressivo, coniugano questa esigenza di nuovo realismo con una contaminazione interdisciplinare, un’indagine percettiva e una componente mentale che accompagneranno tutto il suo percorso successivo. Il 1968 è l’anno cruciale per la sua consacrazione: dopo la Primavera di Praga, la sua partecipazione alla Biennale di Venezia e a Documenta IV di Kassel, a cui segue la sua prima importante mostra museale, con oltre 170 6 Dans le Double Paradis Nel Doppio Paradiso | In the Double Heaven 1959 Rollage su cartone Rollage on cardboard 45 x 33 cm
opere, all’Institut für Moderne Kunst di Norimberga, e l’anno successivo quella alla Kestner-Gesellschaft di Hannover. Del 1973 è la straordinaria mostra al museo di Krefeld, in cui era esposto il nucleo meraviglioso già in collezione Lauffs
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Kolář’s is a creativity which is not content just to reproduce.6 Kolář proceeds by cuts, lacerations, folds, wrinkles, compressions. He ‘recruits’ the image, and in particular its communicative or ‘mediatic’ identity, and he subjects it to a process of deformation, to slippage, of its rhythm by inserting reproductions of paintings into outlines of objects, by reciprocally multiplying simultaneous visions. Space becomes curved and dynamic, like a tourbillion; plastic, like a sculpture. It is as though Kolář intends to introduce into the image a new dimension: life through time, translatable only as a vision decipherable both progressively and instantaneously. A wave, the optical result of his ‘rollage’ and also, and primarily, the form his vision takes – or better, of how he shows himself as though the roots of this language of his were to be found not only in the avant-garde’s photomontages but also in true film editing. Reality is, for him, something multidimensional and ‘in progress’, and as such it should be represented in images which cannot be simple metaphors, because metaphor is overly narrative, but which instead offer themselves up as meaningful, active juxtapositions. Kolář fragments and recomposes space in order to multiply it, in a constantly anti-static and felicitously revolutionary dimensionality. It is just this sort of extraordinary permanent topical validity in Kolář’s work, an ultra-contemporary inventive freshness, which is, paradoxically, among the causes of the (still partial) historicisation of his art. An art constantly edged sideways (even by the artist himself, during his lifetime) toward a reading emphasising its atemporal, absolute dimension, its message of flagrancy and its adhesion to man understood as an element of continuity in the history of the world. This volume intends to provide some preliminary responses to the growing need for that precise and detailed historic-artistic contextualisation demanded by the very quality and importance of Kolář’s art and to bring together a corpus of extremely important works emblematic of his entire production, writings by the artist and documents from his times which can contribute to a more complete reading of his art. Which – and this is the essential point – while possessed of a strong individual identity, never 14
disdained a fast-paced, uninterrupted dialogue with the
7 Webern 1959 ca. Poema dattiloscritto su carta Typewritten poem on paper 29,3 x 21,1 cm 8 Senza titolo | Untitled 1959 ca. Poema del silenzio su cartoncino Poem of silence on paper 26 x 19,5 cm
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9 Senza titolo (busto) | Untitled (bust) 1960 ca. Oggetto chiasmage Chiasmage object 47 x 39 x 19,5 cm
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10 Stupore | Astonishment 1960 Intercollage su cartoncino Intercollage on thin cardboard 45 x 33 cm
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movements and the trends through which it sailed over the decades; rather, it always explicitly measured itself against them – we might say, by a sort of ‘oppositional parallelism’ – interpreting the changing Zeitgeists according to peculiarly selective coordinates. For example, in the Sixties, when he proposed a recourse to icons and figuration lacking any hint of representation as an alternative to the omnipresent excessive power of consumables and the mass-media icons so evident, for example, in Nouveau Réalisme and Pop Art. Or in the Seventies, when his work on deconstruction and recomposition of images and methods stood as a consciously-taken analytic path in the art-making process, parallel to the iconic annulment of pure conceptualism. Or again in the Eighties, when the renewed triumph of painting and colour is filtered through intentionally-recognisable fragments of reproductions in his marvellous gallery of masterpieces shown to us through the outlines of butterflies and other figures symbolic of regeneration. The roots of this language lie in the idea of culture as democratic rebirth, from the ashes of war, of art as an expression of freedom,7 and with the formation, in Prague, of ‘Group 42’ (Skupina 42), whose intention was to convey a new realism of things, without literary conceits. Kolář’s ‘poems of silence’, born from the Filippo Tommaso Marinetti’s experiences with ‘words in freedom’ and which after 1959 stood parallel to the European poetics touting annulment of expressivity, united this need for a new realism with interdisciplinary contamination, studies of perception and a rational component which accompanied all of his later work. The year 1968 was crucial to his consecration: after the Prague Spring, his participation in the Venice Biennale and in Documenta IV in Kassel was followed by his first important museum exhibition, with upwards of 170 works, at the Institut für Moderne Kunst of Nuremberg and, a year later, the show at the Kestner-Gesellschaft of Hannover. The year 1973 brought the extraordinary exhibition, in Krefeld, of the marvellous nucleus formerly in the Lauffs collection and reproduced in this volume; the year 1975, a one-man show at the Solomon R. Guggenheim Museum of New York, on occasion of which Thomas M. Messer acknowledged the uniqueness and the universality of Kolář’s art,8 18
which has continued to be shown throughout the successive
11 Senza titolo | Untitled 1960 ca. Collage su cartone Collage on cardboard 32,4 x 44,4 cm
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12 Senza titolo | Untitled 1960 Collage su cartone Collage on cardboard 20,2 x 17 cm 13 Kamil Lhoták, Jiří Kolář, Vladimir Fuka, 1950
e riprodotto in questo volume; del 1975 la sua personale al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, in occasione della quale Thomas M. Messer riconosce l’unicità e universalità della sua opera,8 che continuerà a essere presente anche nei decenni successivi in alcuni dei più importanti musei del mondo. Prelievo e sogno si saldano nell’opera di Jiři Kolář, proiettandosi in un futuro immaginato. Ogni sua opera è un dispositivo complesso, un congegno costituito da frammenti significanti, un caleidoscopico proliferare di pensiero. S’intrecciano in questo libro testi dell’autore e immagini in progressione cronologica, con qualche richiamo storico alla loro contestualizzazione. Un tentativo, primo e di necessità non esaustivo, di sistematizzare un lavoro creativo non sistematizzabile, che vive d’insistenze e ritorni, allusioni interne e ricorsive, sublimi ciclicità di sguardi. Un lavoro che ha cercato di penetrare il mondo attraverso i suoi dettagli iconici più minuti, i suoi frammenti psichici, i suoi interstizi emotivi, i suoi evocativi spiragli. Questa l’opera di Jiři Kolář: un’officina immaginifica che squaderna e dispiega al nostro sguardo, con cristallina esattezza e inesauribile ricchezza, il ritmo della vita stessa, l’autentico e profondo respiro del mondo.
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decades in some of the world’s most important museums. Requisition and dream meld in Jiři Kolář’s art and project out into an imagined future. Each of his works is a complex device, a mechanism built of significant fragments, a kaleidoscopic proliferation of thought. In this volume, texts by the author interweave with images in chronological progression and some historic references in the interests of contextualisation. An attempt, preliminary and necessarily incomplete, to systematise an unsystematisable creative corpus which draws its life force from insistences, reiterations, internal and recursive allusions, sublime cyclings of viewpoints. Each is a work which has attempted to penetrate into the world through its most minute iconic details, its psychic fragments, its emotive interstices, its intriguing chinks. This is the art of Jiři Kolář: a workshop of imagination which opens its doors that a breeze might lay open, unfold to our view, with crystalline exactitude and inexhaustible abundance, the rhythm of life itself, the authentic and profound sighing 22
breath of the world.
14 Poema a moduli | Modular poem 1962 Poema su carta Poem on paper 29,6 x 21,5 cm 15 Senza titolo | Untitled 1962 Poema ad uso dei ciechi su carta Poem for the blind on paper 29,5 x 21,5 cm 16 Senza titolo | Untitled 1962 Poema ad uso dei ciechi su carta Poem for the blind on paper 80 x 60 cm
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NOTE 1 Jiří Kolář, An Epistolary Interview (Una intervista epistolare), intervista con Pavel Büchler, aprile 1989, pubblicata nel catalogo della mostra Jiří Kolář. The end of words. Selected works 1947-1970, Londra, ICA, 12 aprile - 27 maggio 1990, pp. 65-70 (riprodotto integralmente in questo volume come 1989 T7). 2 Dietrich Mahlow, in Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Objekte, catalogo della mostra, Norimberga, Institut für moderne Kunst, 30 ottobre 1968 - 12 gennaio 1969.
17 Senza titolo | Untitled 1961 Rollage su cartone Rollage on cardboard 32,4 x 23,4 cm 18 Sorriso di Leda | Leda’s Smile 1961 Rollage su cartone Rollage on cardboard 23,5 x 34,5 cm
3 Per un approfondimento specifico sulle tecniche dell’artista, cfr. Jiří Kolář, Dizionario di 77 metodi di collage, Edizioni Giancarlo Politi, Milano, 1986 (in parte riprodotto in questo volume come 1986 T5) e il Glossario a cura di Vladimir Burda in Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of freedom, catalogo della mostra, Milano, Galleria Schwarz, 2-31 marzo, 1972. 4 Jiři Kolář, Chiasmage, in Jiři Kolář. Chiasmage, catalogo della mostra, Galleria Melesi, Lecco, 20 marzo – 5 giugno 2010, (SabinaMelesiEdizioni, Lecco), p. 7. Il testo riprende quello dedicato al chiasmage in Jiři Kolář, Dizionario di 77 metodi di collage, Giancarlo Politi Editore, Milano, 1986. 5 I Rented in that Madhouse an Attic in the Apartment House of the Poetry of the Evident, intervista di Helena Kontova a Jiři Kolář, “Flash Art”, Milano, n. 68-69, ottobre-novembre 1976, ora in Jiři Kolář. Collage with an Ermine, catalogo della mostra, MOCAK Museum of Contemporary Art, Krakow, 19 ottobre 2012 - 27 gennaio 2013, p. 24.
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NOTES 1 Jiří Kolář, ‘An Epistolary Interview’. An interview with Pavel Büchler, April 1989. Published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář. The End of Words. Selected Works 1947-1970, London, ICA, 12 April - 27 May 1990, pp. 65-70 and reproduced in its entirety in this volume as 1989 T7. 2 Dietrich Mahlow, in Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Objekte, Catalogue of the exhibition held in Nuremberg, Institut für moderne Kunst, 30 October 1968 12 January 1969. 3 For further reading on the artist’s techniques, see Jiří Kolář, Dizionario di 77 metodi di collage. Milan, Edizioni Giancarlo Politi, 1986 (an excerpt from which is included in this volume as 1986 T5) and the ‘Entries from Jiří Kolář’s Glossary’ by Vladimir Burda in Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de là liberté. Art as the Form of freedom, Catalogue of the exhibition, Milan, Galleria Schwarz, 2-31 March 1972. 4 Jiři Kolář, ‘Chiasmage’, in Jiři Kolář. Chiasmage, Catalogue of the exhibition held at the Galleria Melesi, Lecco, 20 March – 5 June 2010 (Lecco, SabinaMelesiEdizioni), p. 7. The main text follows that on chiasmage in Jiři Kolář, Dizionario di 77 metodi di collage. Milan, Giancarlo Politi Editore, 1986. 5 ‘I Rented in that Madhouse an Attic in the Apartment House of the Poetry of the Evident’. An interview by Helena Kontova with Jiři Kolář. Flash Art (Milan), no. 68-69, October-November 1976 and now in Jiři Kolář. Collage with an Ermine. Catalogue of the exhibition held at the MOCAK Museum of Contemporary Art, Krakow, 19 October 2012 – 27 January 2013, p. 24.
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19 Senza titolo | Untitled 1962 Poema del silenzio su carta Poem of silence on paper 11 x 14 cm 20 Senza titolo | Untitled 1962 Poema su carta Poem on paper 29,5 x 21,5 cm
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6 ‘He used a variety of instruments of expression to erect a bridge between media, with its pillars resting firmly on, first, the collage techniques of the Dadaists and the Surrealists; second, the exploration of visual and concrete poetry of the Fifties; third, the intensive development of the American and European neo-avant-garde happening formula of the Sixties; and, fourth, existential philosophy. Kolář was not merely an “artist of twin spaces” on the borderline between literature and the visual arts, but rather one of those undisputed innovators who questioned the divisibility of object from movement, text from image, and being from becoming.’ Jakub Kornhauser, ‘Mark on the Map or Describe the Spot Where You Would Place or Set Down a Hundred-Meter Banana: Jiři Kolář - Instructions’ in Jiři Kolář. Collage with an Ermine. Catalogue of the exhibition held at the MOCAK Museum of Contemporary Art, Krakow, 19 October 2012 – 27 January 2013, p. 38. 7 Cfr. Arturo Schwarz, Jiři Kolář. L’arte come forma della libertà, in Jiři Kolář. L’arte come forma della libertà. Catalogue of the exhibition held at the Galleria Schwarz, Milan, 2-31 March 1972, pp. 10-15. 8 ‘By daringly transcending established categories, through a sovereign indifference toward aesthetic hierarchies, and as a result of his promiscuous utilisation of the most diverse and varied visual stimuli, Jiři Kolář’s art speaks to us as an effective witness of collective meanings and verities. What matters to Jiři Kolář is “to make ordinary what was eccentric, to complicate and concentrate what was naive, simplistic and shallow, and to animate what was lifeless; to render tuneful the monotonous and colourful the gray – and all of it magic, if I may use this term”’ (Thomas M. Messer, ‘Introductory Collage’ in Jiři Kolář. Catalogue of the exhibition at the Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 12 September 16 November 1975, p. 15).
Page 28 22 Senza titolo | Untitled 1962 Collage su cartone Collage on cardboard 80 x 60 cm Page 29 21 Omaggio a Chartres | Homage to Chartres 1962 Chiasmage su cartone Chiasmage on cardboard 80 x 60 cm
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23 Senza titolo | Untitled 1963 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 38,5 x 25,7 cm
24 N Degas 1963 Collage su carta Collage on paper 30 x 21,5 cm Page 32 25 Orbis Pictus 1963 Collage e chiasmage su carta Collage and chiasmage on paper 100 x 70 cm
6 “Ha usato una varietà di strumenti d’espressione per erigere un ponte tra i linguaggi, con i suoi pilastri che si fondano primo sulle tecniche a collage di dadaisti e surrealisti; secondo, l’esplorazione della poesia visiva e concreta degli anni Cinquanta; terzo, l’intenso sviluppo della formula happening nella neoavanguardia americana ed europea degli anni Sessanta; e quarto, la filosofia esistenzialista. Kolář non era semplicemente un artista di spazi gemelli’ sul crinale tra letteratura e arti visive, ma piuttosto uno di quegli indiscussi innovatori che hanno messo in questione la divisibilità dell’oggetto dal movimento, del testo dall’immagine, dell’essere dal divenire” (Jakub Kornhauser, Mark on the Map or Describe the Spot Where You Would Place or Set Down a Hundred-Meter Banana: Jiři Kolář - Instructions, in Jiři Kolář. Collage with an Ermine, catalogo della mostra, MOCAK Museum of Contemporary Art, Krakow, 19 ottobre 2012 – 27 gennaio 2013, p. 38). 7 Cfr. Arturo Schwarz, Jiři Kolář. L’arte come forma della libertà, in Jiři Kolář. L’arte come forma della libertà, catalogo della mostra, Galleria Schwarz, Milano, 2-31 marzo 1972, pp. 10-15. 8 “Trascendendo audacemente le categorie stabilite, attraverso un’indifferenza sovrana verso le gerarchie estetiche e come risultato dell’uso promiscuo degli stimoli visuali più diversi e variati, l’arte di Jiři Kolář ci parla come un testimone effettivo di significati e verità collettivi. Ciò che importa a Jiři Kolář è ‘rendere ordinario ciò che era eccentrico, complicare e concentrare ciò che era ingenuo, semplicistico e superficiale, e animare ciò che era senza vita; rendere armonioso il monotono e colorato il grigio - e rendere tutto questo magico, se si può usare questo termine’” (Thomas M. Messer, Introductory Collage, in Jiři Kolář, catalogo della mostra, The Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 12 settembre - 16 novembre 1975, p. 15).
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Page 33 26 Haare Capelli | Hair 1964 Collage narrativo Narrative-Collage 100 x 70 cm
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27 Senza titolo | Untitled 1964 Rapportage su cartone Rapportage on cardboard 27 x 34,5 cm
28 RRRR (Raphael, La Belle Jardinière) Raffaello, La bella giardiniera | Raphael, The Beautiful Gardener 1964 Rollage su cartone Rollage on cardboard 90 x 34,1 cm 29 Senza titolo | Untitled 1964 Rollage su cartone Rollage on cardboard 23 x 31 cm
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30 La Naissance de Venus La Nascita di Venere | The Birth of Venus 1964 Rollage su cartone Rollage on cardboard 36 x 52 cm 31 Senza titolo | Untitled 1964 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 38 x 25 cm
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32 Senza titolo | Untitled 1965 Crumplage su cartone Crumplage on cardboard 35 x 27,5 cm 33 Jiří Kolář al Café Slavia di Praga Jiří Kolář at the Café Slavia in Prague, 1965
FORSE NIENTE, FORSE QUALCOSA
Dalla comparsa della Terra desolata di Eliot, la poesia non ha progredito di un centimetro – questa frase che mi sono annotato nel 1957 è uno dei guanti che, in spirito, gettavo in faccia a tutto ciò che leggevo allora e che continuava a chiamarsi poesia. Una delle frasi che mi hanno portato sulla strada della poesia evidente. E che cos’è la poesia evidente? Tutta la poesia che esclude la parola scritta come elemento portante della cultura e della comunicazione. Questa «parola» deve restare nell’uomo e condurre un monologo con lui. Sono persuaso infatti che, fatta eccezione per alcune opere di poeti concreti — cito per tutti Gerhard Rühm e Franz Mon — ciò che le poesie d’oggi dicono lo può esprimere la prosa senza la minima difficoltà; perfino meglio, come dimostra Beckett in Comment c’est. Verso la fine del 1961 ho letto una qualche statistica, la quale voleva dimostrare che la grandissima maggioranza
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PERHAPS NOTHING, PERHAPS SOMETHING
Since the publication of Eliot’s The Waste Land, poetry has not advanced by a single centimetre – this note I made in 1957 is one of the metaphorical gloves I threw in the face of everything I was reading at that time and which continued to call itself poetry; it was one of the notes that put me on the road to evident poetry. And what is evident poetry? It is all poetry that excludes the written word as a bearing structure of culture and mutual understanding. This ‘word’ must stay in man and conduct a monologue with him. I am convinced, in fact, that with the exception of the works of a few of the concrete poets – Gerhard Rühm and Franz Mon are good examples – what poetry has to say today can be expressed in prose without the slightest difficulty, and indeed still better, as Beckett has demonstrated in How It Is. Towards the end of 1961 I read some statistics which attempted to prove that the vast majority of mankind today can neither read nor write. And so it occurred to me to try to produce poetry as an illiterate would write it. Nothing prevented me from doing this and my previous work was almost an anticipation of the fact. I had already completed my First Manifesto of Evident Poetry, at that time still composed on the typewriter and still relying on the word as symbol: poems evoking portraits by abstract painters, portraits drawn from the names of poets and musicians, sign-poems, number-poems, content-less poems, puzzle-poems, picture-poems and colour-poems. I remember that it took me an entire week to pluck up the courage to take this step, and when I finally completed my attempt I called these poems ‘illiterogrammes’. It only took me one night; that it was possible to write the kind of poetry a mentally deranged man might write disturbed me. I called these poems Cvokogramy (‘crazygrammes’). After this series came blind man’s poems, transparent poems, dot-poems, hidden poems, etc. This effort spurred me on to study the origin of writing in general. I was attracted more by the friction surfaces in the succession of individual periods of evolution than by the 40
writing in itself, and especially by petroglyphs and ‘talking knots’.
34 Senza titolo | Untitled 1965 Froissage su cartoncino Froissage on thin cardboard 35 x 27 cm Page 42 35 Senza titolo | Untitled 1965 Intercalage su cartoncino Intercalage on thin cardboard 27,7 x 19,6 cm
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Page 43 36 Nemocna La Paziente | The Patient 1965-69 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 135 x 95 cm
37 recto 37 verso Uccello | Bird 1965 Collage e chiasmage su legno Collage and chiasmage on wood 77 x 150,2 cm 38 L’artista con Uccello sullo sfondo The artist with Bird in the background, 1971-72
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My first knot-poems, razor-blade poems and key-poems date from this period (1962-63); these led me on to the depth poems, and a year later, to object-poetry. I called one of these early efforts ‘Object Poem’ in honour of the inventors. One day it will be possible to make poetry out of anything. I myself have made it out of all sorts of things. The difficulty will consist only in the arrangement of the objects in a compositive order, in the order of verse, in the order of poetry. I don’t know whether I would have come to this kind of poetry without the experience I gained from the discovery of rollage, chiasmage, stratification and assemblage. One thing is certain, however: rollage has enabled me to always see the world in at least two dimensions and has shown me that multiple realities are possible. Chiasmage has taught me to observe myself and 46
the world around me from a thousand and one angles; it has
39 Omaggio a Mondrian | Homage to Mondrian 1966 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 43,8 x 55,8 cm
dell’umanità odierna non sa leggere né scrivere. E così mi venne in mente di cercare di fare una poesia come la scriverebbe un analfabeta. Niente mi ha ostacolato nel farlo, il mio lavoro precedente era quasi in attesa di questo fatto. Avevo alle spalle il Primo manifesto della poesia evidente, a quell’epoca redatto ancora con la macchina da scrivere, poggiato sulla parola come su un simbolo: poesie d’evocazione di ritratti di pittori astratti, ritratti da nomi di poeti e musicisti, poesie-segno, poesie numeriche, poesie senza contenuto, poesie-rebus, poesie-immagini e poesie a colori. Ricordo che per indurmi a questo passo ho dovuto farmi coraggio per tutta la settimana, e quando poi terminai il mio tentativo chiamai queste poesie Analfabetogrammi. 40 Copertina e frontespizio del catalogo della mostra “Kolář ”, Genova, La Carabaga club d’arte, 18-30 novembre 1965 Cover and title page of the catalogue of the exhibition Kolář, Genoa, La Carabaga Club d’Arte, 18-30 November 1965
Una notte bastò e m’inquietava la possibilità di scrivere poesie di un uomo affetto da turbe mentali. A queste poesie diedi il nome di Cvokogramy (Balengogrammi). Dopo questa serie vennero poesie dell’uomo cieco, poesie
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41 Mela | Apple 1966 Oggetto chiasmage Chiasmage object 31,5 x 30 x 30 cm 42 Copertina e pagine dal catalogo della mostra “Jiří Kolář ”, Torino, Studio di informazione estetica, marzo 1966 Cover and pages from the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, Turin, Studio di Informazione Estetica, March 1966
trasparenti, poesie a punti, poesie nascoste, ecc. Questo sforzo mi spinse a studiare l’origine della scrittura in generale. Mi attiravano più le superfici d’attrito dei trapassi di singole epoche d’evoluzione che non la scrittura in sé, e soprattutto i petroglifi e la scrittura a nodi. Risalgono a questo periodo (1962-63) le mie prime poesie a nodi, poesie-lamette-di-rasoio e poesie-chiavi, che mi portarono alle poesie del profondo, e un anno dopo alla poesia dell’oggetto. Una di queste prime poesie dell’oggetto l’ho chiamata, in onore degli inventori, Poesie degli oggetti. Un giorno sarà possibile fare poesie da qualunque cosa. Io stesso le ho fatte da cose qualsiasi, la difficoltà consisterà soltanto nel disporre gli oggetti nell’ordine compositivo, nell’ordine dei versi, nell’ordine della poesia. Non so se sarei giunto a questa specie di poesia senza l’esperienza che mi veniva dalla scoperta dei rollage, chiasmage, stratificazioni e assemblage. Una cosa è certa però, il rollage mi ha dato la possibilità di vedere sempre il mondo in almeno due dimensioni e mi ha mostrato possibile la molteplicità della realtà. Il chiasmage mi ha insegnato a osservare me e il mondo da mille e un angolo visuale, mi ha costretto a fare i conti con mille e una esperienza, con mille destini, ecc. Le stratificazioni mi hanno rivelato quanti strati ignoti costituiscono la vita, quanti depositi sconosciuti vivono in ognuno di noi, qualora ci riesca di svelarne qualcuno.
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forced me to come to terms with thousands of experiences, thousands of destinies. The stratifications made me realize just how many unknown layers make up life and just how many unknown deposits exist within each of us, should we succeed in revealing any of them. I was led to the assemblages by my visit to the Auschwitz Museum. It was one of the greatest shocks of my life. Vast, glass-walled rooms filled with hair, shoes, suitcases, clothes, artificial limbs, dishes, spectacles, toys and the like. All of it marked by a terrible fate, by something with which art has been unable to cope and with which it may never be able to cope. It was there that I was finally convinced of the futility of any art which tries to shock, to incite, to provoke; of the pointlessness of exhibitionism in general. As always, reality has caught the artist by surprise. Not all of them, thank God. Mallarme’s ‘perhaps nothing, perhaps something almost like art’ did not spring from a falsehood; it came from that realm whence comes the unexpected, in which conscious experience, the deliberate act, can be revealed and made visible. This has drawn me still closer to those artists who have succeeded in standing silently behind their work, with themselves, rejecting all escape into love, faith, solitude, dreams, nature, death, meditation or memory; into fantasy or history. Closer to those who knew that art is not a matter of private or public, political or poetic, beautiful or ugly, everyday or absurd, real or symbolic; but of that in which the private and the public, the political and the poetic, the beautiful and the ugly, the everyday and the absurd, the real and the symbolic – and beauty and death, history and nature, fantasy and reality, dream and memory – do not admit of separation. I have copied these lines from notes I made when I was working on the poetry of instructions. This was in 1954-57, and I read many of these instructions, beginning with food cans and packaging, then in cookery books and books on technology, in home health handbooks and in a wide variety of manuals, ending up with alchemistic, popular and ritual literature. One of these poems is expressly entitled ‘Instructions for Use’. These poetically-leaning early sorties made me want to involve the reader directly in poetry. In 1958-59 a number of ‘comparison’ texts were born. 50
The word ‘Comparisons’ appeared in the title of each poem.
43 Ein Naratives Gedicht Un Poema Narrativo | A Narrative Poem 1967 Collage, chiasmage e cuborollage su cartone Collage, chiasmage and cuborollage on cardboard 30 x 21,4 cm
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44 1914-1914-1914 1967 Collage e rollage su oggetto a colonna Collage and rollage on a column object 43,8 x 55,8 cm 45 Veduta della sala di Jiří Kolář alla mostra collettiva “Nové výtvarné postupy”, Brno, Dům umění, 11 maggio-11 giugno 1967 Installation view of the Jiří Kolář room at the group show Nové výtvarné postupy, Brno, Dům umění, 11 May - 11 June 1967
Agli assemblage mi ha portato la visita del Museo di Auschwitz. È stata una delle scosse più violente della mia vita: i giganteschi locali vetrati pieni di capelli, scarpe, valige, abiti, protesi, vasi, occhiali, giocattoli, ecc. Tutto segnato dall’orribile destino, tracciato da qualcosa per cui l’arte non è mai bastata e forse non basterà mai. Qui è diventato definitivo il mio scetticismo verso tutto ciò che lavorava e lavora basandosi su uno choc artificiale, verso tutto ciò che ha sempre voluto e vuole épater, attirare, provocare, verso ogni specie di esibizionismo. Come sempre, la realtà ha preso l’artista alle spalle. Non tutti, grazie a Dio. Il «forse niente, forse qualcosa quasi come l’arte» di Mallarmé non è cresciuto sul terreno concimato con l’aspirazione a stupire, ma è uscito dal laboratorio, da ciò che reca l’imprevedibile, svela il tentativo cosciente e lo rende visibile. Questo mi ha avvicinato ancora di più agli artisti che riuscirono a restare in silenzio in un qualche luogo dietro la loro opera, con se stessi, a respingere ogni fuga nell’amore, nella fede, nella solitudine, nei sogni, nella natura, nella morte, nelle meditazioni o nel ricordo, nella fantasia o nella storia. A quelli che sapevano che l’arte non è questione di privato o pubblico, di politico
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They were straightforward texts in which, for example, the reader had to compare curses I had heard with curses heard by him. The poem would have been finished when the reader had completed this comparison (clearly, evoking the event, the time and the place). The second variant was given by my gesture poems. These are poems I defined for myself as a sort of mobile poetry and which subsequently drew me into the circle of ‘de-static’ poetry. I know that this poetry will perhaps appeal primarily to those who surprise the world with what we sum up in the term ‘happening’, and I should therefore like to remind readers why I call this kind of poetry ‘de-static’. First of all, to carefully distinguish it from other poetry, more classical and the more ‘artistic’ – which, when I try it, comes out hopelessly static. Secondly, because it admits chance only 54
to the extent that life admits it; in any event, it steers clear of
46 Vstup Volny Ingresso Libero | Free Entrance 1967 Collage e chiasmage su cartone Collage and chiasmage on cardboard 36,5 x 25,5 cm 47 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář ”, Norimberga, Galerie Johanna Ricard, 1979 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, 1979 48 Uccelli | Birds 1967 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 105 x 63,5 cm
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all forms of shock and exhibitionism because it is perforce private, unencumbered by any accessory intention; because it is intended to be accessible and asymbolic; because it thwarts narcissism and rejects any pattern whatsoever. In the third place, because it proceeds programmatically from the reality of human vicissitudes, remaining as pure as possible, like children’s games, completely disconnected from human activity, and because – except in the case of parallel poetry – it devolves from the reader. He must fecundate it with his own destiny and life, so that this poetry will have no director, so that it will not be the work of an actor, so that it will be unable to count on anything but impermanence. Fourthly, because it has nothing with which to defend its existence, its being, if not the aspiration to arouse in man at least a frisson of tension and sheer joy – or a peaceful smile. If it succeeds, it has accomplished the essential. What better showing can art make in this world of desolation? [1965 T1]
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o poetico, di bello o brutto, quotidiano o assurdo, nudo o simbolico, ma di ciò in cui il privato e il pubblico, il politico e il poetico, il bello e il brutto, il quotidiano e l’assurdo, il sodo e il simbolico, la bellezza e la morte, la storia e la natura, la fantasia e la realtà, il sogno e il ricordo non si lasciano separare. Ho copiato queste righe da appunti dell’epoca in cui mi occupavo di poesia delle istruzioni. Erano gli anni 1954-57, e ho letto molte di queste istruzioni, cominciando dalle scatole di conserve e dagli imballaggi, nei libri di cucina e di tecnologia, nel «Medico in casa» e nei manuali più diversi, per finire con la letteratura alchimistica, popolare e rituale. Una di queste poesie ha esplicitamente per titolo Istruzioni per l’uso. Questi esordi poeticheggianti mi hanno dato il desiderio di impegnare direttamente il lettore nella poesia. Nel 1958-59 sono nati alcuni testi di paragone. La parola «Paragoni» era nel titolo di ogni poesia. Erano testi semplici, nei quali per esempio il lettore doveva paragonare imprecazioni ch’io sentivo dire con imprecazioni ch’egli sentiva. La poesia sarebbe stata finita quando il lettore avesse compiuto questo paragone (evidentemente evocando l’evento, il tempo e il luogo). La seconda variante era data dalle poesie mimiche. Sono poesie che ho definito per me come una sorta di poesia mobile, e che più tardi mi hanno attirato nella cerchia della poesia de-statica. Io so che questa poesia attirerà forse soprattutto coloro che sorprendono il mondo con ciò che noi riassumiamo nel termine happening, e perciò vorrei ricordare perché chiamo poesia de-statica questa specie di poesia. Anzitutto per distinguerla esattamente da ogni altra poesia, più classica e più artistica, che mi riesce davvero statica senza speranza. In secondo luogo perché ammette il caso solo nella misura in cui lo ammette la vita; in ogni caso evita ogni genere di choc 49 Schmetterlinge Farfalle | Butterflies 1967 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 31 x 24 x 4 cm 50 Papillons Farfalle | Butterflies 1967 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 44,7 x 33 cm
e di esibizionismo, perché dev’essere privata, scaricata d’ogni intenzione accessoria, vuol essere accessibile e asimbolica, avversa il narcisismo e rifiuta modelli d’ogni genere. In terzo luogo, perché procede programmaticamente dalla realtà delle vicende umane, pura per quanto è possibile come lo sono i giochi dei bambini, completamente libera dall’attività umana, e perché tutto, all’infuori della poesia parallela, dipende dal lettore.
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Egli deve fecondarla con il suo destino e la sua vita, in modo che questa poesia non ha un regista, non è l’opera di un attore e non conta che sull’aleatorietà. In quarto luogo, perché non ha altro per difendere la sua esistenza, il suo essere, se non l’aspirazione a destare nell’uomo almeno un fremito di tensione e di pura gioia o un sorriso sereno. Se ci riesce, ha raggiunto l’essenziale. Perché quale altra prova più grande può dare l’arte in questo mondo di desolazione? [1965 T1]
51 Papillons Farfalle | Butterflies 1968 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 29,5 x 23 cm
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VLADIMIR BURDA, A CONVERSATION WITH JIŘÍ KOLÁŘ CONCERNING ‘EVIDENT POETRY’
Vladimir Burda: You belonged to ‘Group 42’, which explored the influence of urban life on art. Could you explain your interest in the city and in what is commonly called ‘urban folklore’? Jiří Kolár: First of all, I would like to remind readers of a remark by Chesterton which seems to sum up the researches of my youth quite well: ‘I prefer the philosophy of bricks and mortar to the philosophy of turnips’. I have made this adage my own, for I spent my youth in the city and virtually nothing ties me to the countryside. I would, for that matter, willingly adopt Poe’s expression ‘the man in the crowd’ to define myself. Solitude weighs heavy on me and I only feel the need for it when I am working. It is this attitude to life which binds me to my friends in ‘Group 42’. A small volume dedicated to this group is due to be published shortly, so there
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CONVERSAZIONE TRA JIŘÍ KOLÁŘ E VLADIMIR BURDA A PROPOSITO DELLA “POESIA EVIDENTE”
Vladimir Burda: Lei ha fatto parte del Gruppo 42 che scoprì l’influenza della vita urbana sull’arte. Può spiegarci il suo interesse per la città e per quello che viene chiamato il “folclore urbano”? Jiří Kolár: Innanzitutto vorrei ricordare al lettore un’osservazione di Chesterlon che sembra corrispondere abbastanza bene alle ricerche della mia giovinezza: “La filosofia della calce e dei mattoni mi è più vicina della filosofia della barbabietola”. Mi sono appropriato di questa dichiarazione poiché ho trascorso la giovinezza in città e niente, o quasi niente, mi lega alla campagna. Adopererò del resto volentieri l’espressione di Poe “un uomo nella folla” per definirmi. La solitudine mi pesa e ne sento il bisogno soltanto quando lavoro. È questo atteggiamento verso la vita che mi ha legato ai miei amici del Gruppo 42: un volumetto dedicato a questo gruppo sarà pubblicato prossimamente ed è quindi inutile parlarne più a lungo. L’influenza dominante dei pittori, numerosi in seno al gruppo, mi giovava più di quanto pensassi. Per prima cosa, sin dalla giovinezza mi ero interessato ai collage e mi sembrava altrettanto importante avvicinarmi ai problemi dell’arte plastica quanto alla conoscenza del linguaggio poetico. L’interesse che avevo per la città era la fonte del mio linguaggio poetico e del mio interesse per quello che chiamo il “folclore urbano”. Ero anche aiutato dalla lettura di qualche grande poeta americano dove trovavo l’espressione più fedele del sentimento della vita che provavo io stesso e che provavano anche le persone del mio ambiente. Mi ripetevo anche molto spesso ciò che diceva Baudelaire: un forte ideale poetico nasce spesso nella vita di una grande città, negli innumerevoli rapporti che ne sono la conseguenza. Mi interessavo al folclore urbano per opposizione al folclore popolare. Un certo anonimato, caratteristico dei creatori del folclore delle grandi città, mi turbava e nello stesso tempo vi scoprivo nuove fonti 52 Senza titolo | Untitled 1968 Chiasmage su cartone Chiasmage on cardboard 39,9 x 39,8 cm
d’ispirazione, quasi inaccessibili ai poeti che cercavano la loro nel folclore polare. Vorrei insistere su un aspetto particolare dì questo folclore, specialmente all’epoca del suo inizio, nel
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is really no point in talking about it at length. The predominant influence of the painters, who were many in the group, was more useful to me than I might have supposed. In the first place, ever since my youth I have been interested in collage, and I felt that an acquaintance with the problems of plastic art was just as important as knowledge of poetic language. My interest in the city was the source of my poetic language and of my interest in what I call ‘urban folklore’. I was also helped by reading some great American poets in whose works I found the most faithful expression of my own feeling for life, a feeling shared by the people in my circle. I often repeated to myself what Baudelaire said: a powerful poetic ideal often springs from the life of a big city, from the innumerable relations that issue from it. I was interested in urban folklore as the opposite of popular folklore. That certain anonymity characteristic of the creators of the folklore of the big cities disturbed me – yet at the same time I discovered in it new sources of inspiration which were almost inaccessible to those poets whose muses resided in popular folklore. I would like to insist on a particular aspect of this folklore, especially at the time of its beginnings in the last century: that is, that it has always, in some way, influenced human destinies. The horoscopes – and the popular books on interpretation of dreams – of this period help us to understand how urban folklore provided a sort of guide, which people followed in order to live and to choose the directions their lives would take. People consulted their ‘dream interpretation’ texts before betting on the lottery, or predicting the future – or even revealing the past. Alongside this ‘literary material’ there was, of course, ‘artistic material’; its evolution laid a foundation around a kind of obscure spring from which there issued a whole stream of modern art, from Dada and Surrealism to Pop Art and to the happenings of our own time. It confirmed what Picabia said when he claimed that fifty years on, many things will appear to be charged with poetry. What passed yesterday for a stereotype or something utterly absurd now seems to be poetry. Some of the most striking examples today are postcards, stamps, old illustrations, photographs and thousands of miscellaneous objects, very often with no clearlydefined use. 62
V.B.: Most people believe that you only began to produce
53 Copertina del volume di Miroslav Lamač e Dietrich Mahlow, Jiří Kolář, Verlag M. DuMont Schauber, Colonia, 1968 Cover of the volume by Miroslav Lamač and Dietrich Mahlow, Jiří Kolář, Verlag M. DuMont Schauber, Cologne, 1968
secolo scorso, vale a dire che influenzava sempre, in un certo modo, ì destini umani. Gli oroscopi astrologici - o Chiavi dei Sogni - di quest’epoca ci insegnano come costituisse una specie di guida alla quale l’uomo si conformava per vivere e orientare la sua esistenza. La gente consultava le Chiavi dei Sogni prima di giocare alla lotteria o predire il futuro, o persino svelare il passato. Accanto a questa “materia letteraria” esisteva evidentemente anche una “materia artistica”; la sua evoluzione doveva costituire un fondamento, una specie di sorgente oscura da cui doveva nascere tutta una corrente d’arte moderna che va dal dadaismo al surrealismo fino alla pop art e all’happening della nostra epoca. Conferma ciò che dice giustamente Picabia quando pretende che, a cinquant’anni di distanza, molte cose ci appaiono piene di poesia. Quello che ieri sembrava un luogo comune o qualcosa di profondamente assurdo, oggi sembra poesia. Cartoline illustrate, francobolli, vecchie illustrazioni, fotografie e mille oggetti diversi, il più delle volte senza un uso ben definito, ne sono oggi gli esempi evidenti. V.B.: La maggior parte della gente pensa che lei abbia
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your collages towards the end of the 1950s. But in fact you exhibited your first collages before the war in a foyer corridor at E. F. Burian’s theatre at the Mozarteum in Prague. Which works were they? J.K.: Those collages were really a sort of epilogue to my Surrealist enchantment; for that matter, most of them owed a great deal to Surrealism. However, unlike Max Ernst and the majority of the Surrealists, I did not use prints but reproductions of paintings. And it is odd that at that time some critics, though advocates of ‘audacity’ in modern art, saw my works solely as deformations of masterpieces of the past. Incidentally, I came up against this ridiculous objection again twenty years later, when I began making my ‘rollages’.
54 Milenci - Les Amoureux Gli Amanti | The Lovers 1968 Rollage su cartone Rollage on cardboard 60 x 41,9 cm
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55 Omaggio a Henri Rousseau | Homage to Henri Rousseau 1968 Rollage su cartone Rollage on cardboard 95 x 54 cm
cominciato a realizzare collage soltanto verso la fine degli anni Cinquanta, mentre lei esponeva già i suoi primi collage prima della guerra nel ridotto del Mozarteum di Praga di E. F. Burian. Di quali lavori si trattava? J.K.: In fondo questi collage formavano una specie di epilogo del mio incanto surrealista: la maggior parte di questi doveva del resto molto al surrealismo. Però, a differenza di Max Ernst e della maggior parte dei surrealisti, non utilizzavo delle stampe ma delle riproduzioni di dipinti. Ed è strano che a quell’epoca i critici, nonostante siano partigiani dell’audacia dell’arte moderna, non vedessero nei miei collage che una deformazione dei capolavori del passato. Del resto questa obiezione assurda mi è stata rifatta vent’anni dopo, quando ho cominciato a fare i rollage. V.B.: Credo che, come le sue esperienze artistiche, anche le sue esperienze linguistiche non siano state capite. Esperienze linguistiche che troviamo, per esempio, nella poesia finale della sua prima raccolta, intitolata Estratto dell’atto di nascita (1941), uno dei primi tentativi, se non il primo, di un testo detto topologico, basandosi sulla teoria generale dei rapporti fra posizioni vicine, testo del quale i critici non dovevano occuparsi che molto più tardi: L’infelicità che seguei sentieri battutti Tardi terrificata e rimpianta Non predice nulla del già detto A quello che si precipita Il cuore sonnecchia? Vive? Cosa forgia col metallo della volontà? (Appena lo scheletro) J.K.: Così come oggi la maggior parte dei miei libri è pubblicata con enorme ritardo, ho dovuto aspettare di avere 27 anni per vedere pubblicata la mia prima raccolta di poesie. Un altro compito mi aspettava. Bisognava prima di tutto cercare di trovare una nuova costruzione di quel verso ed estenderla poi a delle poesie intere, persino ad altre raccolte. Queste ricerche mi obbligarono a rinunciare ai miei vagabondaggi passati per cercare delle vie nuove e superare degli ostacoli sempre rinnovati. Desidero sottolineare che mai nessun argomento o tema mi ha causato delle preoccupazioni. Appoggiandomi prima a Mallarmé, Joyce, poi sull’esperienza
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V.B.: I believe that your artistic experiments were no better understood than your linguistic ones. For example, the last poem in your first collection of poetry, Baptism Certificate (1941), was one of the first sorties, if not the first, into what we might call the ‘topological’ text, based on a general theory of relations between neighbouring positions – but the critics did not have to deal with it until very much later: Unhappiness that follows the beaten tracks Late terrified and mourned Foretells nothing already said To him who precipitates Does the heart sleep? Does it live? What does it forge from the metal of will? (Hardly the Skeleton) J.K.: Just as today most of my books are published very belatedly, I had to wait until I was 27 years old to see my first collection of poetry in print. I had other work to do. First of all, 66
to set about finding a new construction for that verse; then to
di numerosi artisti, trovavo esempi validi in numero sufficiente per non provare vergogna di continuare queste ricerche. V.B.: Fa allusione ad altri artisti, ma nelle sue prime raccolte, lei applicava la poesia a delle forme musicali. J.K.: SÏ, all’epoca in cui scrivevo Odi e Variazioni e in particolare Limbo, ero letteralmente immerso in opere concernenti le composizioni musicali o la teoria della musica. Questo corrispondeva al mio desiderio di liberare il verso e la poesia dalla sua vecchia melodia e dalla sua composizione tradizionale. Se sentivo il bisogno di scrivere diversamente dovevo garantire il rinnovamento della composizione e del linguaggio poetico. Intraprendendo questa via, fui molto aiutato dalla teoria dell’opera poetica elaborata da Poe. Ho
56 Venere (da Botticelli) | Venus (after Botticelli) 1968 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 60,5 x 100 cm 57 Dvojnice Sosia | Double 1968 Rollage su cartone Rollage on cardboard 60 x 41,9 cm
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extend it to complete poems and even to other collections. These studies forced me to give up my past wanderings, to seek new paths and to jump the hurdles that kept appearing. Let me say that no subject or theme, as such, has ever caused me any trouble. In Mallarmé and Joyce and, later, in the experience of various artists, I always found a sufficient number of worthwhile examples to not feel ashamed at carrying on this research. V.B.: You mention other visual artists, but in your earliest collections you applied poetry to musical forms. J.K.: Yes, when I was writing Odes and Variations, and especially Limb, I was literally immersed in works on musical composition and the theory of music. It fit in well with my desire to liberate verse and poetry from its old melodies and traditional compositive forms. Were I to write differently, I would have to guarantee renewal of the compositive and poetic languages I used. When I started along this path, I was very much aided by the theory of poetic work devised by Poe. I tried express my thoughts on this subject in my book Years in Days (1946-1947), publication of which was, as it happens, forbidden. My interest in the rules of music has never waned, and what I am doing at present is still affected by it, even though to a less apparent extent. V.B.: By what route, how did you arrive at this diary form you adopted in Days in a Year, Years in Days and in others of your books – a form you used later on in your collages as well? J.K.: When I came across Edgar Lee Masters’ Spoon River Anthology, I wanted to write some sort of modern Metamorphoses. Incidentally, I regard Ovid as one of greatest poets literature has ever known. The idea of writing some new ‘metamorphoses’ came to me as a desire to create an equivalent, in poetry, of Joyce’s Ulysses. I set to work without too much ado and very soon I knew what I had to do. I felt that by recording impressions in diary form I could more closely approach ‘metamorphosis’. An advantage of this approach was that I was not tethered a priori to a subject and, conversely, I would have to bear in mind the unexpected events that overtake all men, every day. I must also make it clear that I was fascinated by the layouts of the big dailies. All newspapers write about politics, finance, 68
the arts and sport; all publish classified columns, obituaries,
cercato di esprimere il mio pensiero su questo argomento nel mio libro Anni nei Giorni (1946-1947) la cui pubblicazione fu proibita del resto. Ho sempre avuto lo stesso interesse per le regole musicali, quello che faccio attualmente ne risente anche se è meno evidente. V.B.: Per quale via o per quale ragione lei è arrivato a questa forma giornalistica che adotta per Giorni nell’Anno, per Anni nei Giorni e per altri suoi libri, forma che lei applicherà più tardi anche ai suoi collage? J.K.: Quando ebbi tra le mani l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters mi venne voglia di scrivere una sorta di “Metamorfosi” moderne. In quanto Ovidio, sia detto incidentalmente, lo considero come uno dei più grandi poeti che la letteratura abbia avuto. Mi venne l’idea di scrivere delle nuove “Metamorfosi” poiché desideravo creare un equivalente poetico dell’Ulisse di Joyce. Ho cominciato a lavorare senza riflettere troppo e seppi molto presto quello che dovevo fare. Mi sembrava infatti che annotando delle impressioni sotto forma di diario, mi sarei avvicinato maggiormente alle metamorfosi. Questo aveva un vantaggio, non ero legato a priori all’argomento e inversamente dovevo tener conto dell’imprevisto che accade ogni giorno a ogni uomo. Devo anche precisare che ero affascinato dalla composizione dei grandi quotidiani. Qualsiasi giornale parla di politica, finanza, arti, sport; vi si trovano annunci economici, necrologi, la cronaca mondana, la cronaca nera, la pubblicità. Che lo voglia o no, il lettore è obbligato a ingoiare tutto questo ogni giorno. La forma giornalistica poteva darmi l’occasione di prendere in considerazione tutto ciò nello spazio di un anno. Giorni nell’Anno e Anni nei Giorni non sono gli unici diari che abbia scritto. Ne scrissi altri già nel 1953 (Il fegato di Prometeo), e ho ripreso questa forma l’anno scorso (1967) per il ciclo di collage intitolato Settimanale, che fu esposto alla Galleria Spála. Ma questo Settimanale mirava già a esprimere qualcosa d’altro, benché il significato fosse sempre lo stesso. Dovevo tentare di dare un’interpretazione artistica a tutto quello che avevo vissuto nel 1967. V.B.: Lei ha pronunciato la parola “interpretazione”. Era questa la prima interpretazione del genere? J.K.: Nel 1949 mi ero posto la domanda di sapere se ero in grado di interpretare alcune mie poesie con l’aiuto di
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58 Jiří Kolář nel suo studio, 1969 (foto Emanuela Křenka) Jiří Kolář in his studio, 1969 (photo Emanuela Křenka) 59 Orfeo 1968 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 100 x 140 cm
immagini. Cerchi di capirmi: per i musicisti questa è una cosa corrente. Ma per i poeti? Ho sfogliato parecchie mie raccolte e un brano del 12 marzo 1947 di Giorni nell’Anno, intitolato E le pietre hanno incominciato a rivivere, mi è parso il più consone a questa esperienza: La pietra è stata toccata Da una mano umana, e risuscitava secondo l’amore Di cui l’uomo l’aveva un giorno gratificata Ha teso le mani, gli artigli, le ali, Gli zoccoli, le pinne, la corazza, La pelle, le piume, le squame o il pelo. I templi sono scoppiati, il selciato Ha preso il volo, i palazzi si sono dispersi, Le case sono scomparse strisciando al suolo…
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gossip columns, miscellaneous features, and advertising. Whether he likes it or not, the reader is forced to swallow all this every day. The diary, or journal(istic), form offered me the opportunity to take all that into consideration, over the span of a year. Days in a Year and Years in Days are not the only diaries I have written; I wrote others up until 1953 (Prometheus’ Liver) and I resurrected the form last year [1967] for the collage cycle entitled Weekly, which was exhibited at the Špála Gallery. But though the essence was still the same, this ‘Weekly’ aimed at rendering something else. It was an attempt to interpret, in art, everything I had occasion to experience in 1967. V.B.: You used the word ‘interpret’. Was this your first interpretation of this kind? J.K.: I had asked myself in 1949 whether I would be capable of interpreting some of my poems with the aid of images. Try to understand: these are everyday matters for musicians. But what about the poet? I went through several of my collections and in the end I decided that a passage from Days in a Year, dated 12 March 1947 and entitled ‘And the stones came back to life’, was the best suited to this experiment: The stone has been touched By a human hand, resuscitated and according to the love With which man had once gratified it Stretched out its hands, its claws, its wings, Its hoofs, its fins, its shell Its skin, its feathers, its scales or fur. The temples have split, the paving-stones Have flown away, the palaces have dispersed, The houses have disappeared crawling off the ground . . . And then the God of the stones said: ‘Come back into your places, come back!’ Have pity on us. Lord, have pity, Have pity, prayed the stones Come back, insisted God, Come back once more, for the last time, And if now . . . Lord, Lord, Do you know what you are saying? groaned the stones Have pity; but the last ones 72
Had already turned their heads . . .
E allora il Dio delle pietre disse: Tornate ai vostri posti, tornate! Abbi pietà di noi, Signore, abbi pietà Abbi pietà, pregavano le pietre, Tornate, insisteva Dio, Tornate ancora una volta, per l’ultima volta, E se ora… Signore, Signore, Sai quello che dici? Gemevano le pietre Abbi pietà: ma le ultime Avevano già voltato la testa… V.B.: E subito dopo le interpretazioni nasceranno i suoi confrontage e i suoi rapportage se non mi sbaglio? J.K.: Il rapportage è un’invenzione di Zdenĕk Urbánek. Mentre riflettavamo sulla necessità di sostituire il collage detto surrealista con qualcosa di nuovo, dopo una notte trascorsa nello studio di Vladimír Fuka - c’erano anche Kamil Lhoták, Jan 60 Mondrian 1969 Rollage su cartone Rollage on cardboard 42 x 59,9 cm
Rychlík e Joseph Schwarz - Zdenĕk Urbánek ci invitò a passare il pomeriggio a casa sua e ci mostrò come due riproduzioni o due fotografie, giustapposte senza alcun intervento
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V.B.: And right after the interpretations came your ‘confrontages’ and your ‘rapportages’, if I’m not mistaken? J.K.: The ‘rapportage’ was invented by Zdeněk Urbánek. We were pondering the need to replace the so-called ‘Surrealist collage’ with something new. After a night spent at Vladimir Fuka’s studio – Kamil Lhoták, Jan Rythlík and Josef Schwarz were there too – Zdeněk Urbánek invited us to spend the afternoon at his house. He showed us how two reproductions or two photographs, juxtaposed without any artificial intervention, can create a new anecdote; and how these two images, when simply placed next to each other, begin to ‘talk’ to each other, to ‘communicate’. We worked to perfect this method and subsequently extended it to ‘confrontage’ and ‘chiasmage’. V.B.: If by ‘evident poetry’ we mean poetry that takes visual material as its point of departure, these were primary insights. J.K.: Yes, and in my written poetry, work of this sort was preceded by variations and then by transposed text, in Prometheus’ Liver in 1950. V.B.: When did you first feel the need to abandon the word? JK.: It was long in coming. I was in no hurry; as my books were not being published I was not driven by any particular need and I could devote my time to what interested me. I went back to basics: to the significance of the poetic work in general and the poet’s attitude towards life and society. It was then that I wrote Master Sun and Epictetus. But the rules I set out to follow in these books outdistanced me. Rules were rules, but life was life. Don’t forget that we were interested in everything that was happening in modern art in every country. And in my view, more things were happening in the plastic arts and music than in literature. Here is what I wrote recently when I participated in a survey by the literary weekly Listy on the modern art situation: ‘The poem, the painting, the musical score, the statue and the collage had to exist to translate and to attempt to express everything man has borne, everything he will bear: the whip, the beatings, the flayings, the dismemberments, the blows of axes, the burns, the kicks; man is soiled by everything that happens, by everything from saliva to excrement. Men have had to tolerate the effects of cold and fire, poisons and acids, 74
drubbings of every kind; and they have had to taste blood.
artificiale, possono creare un nuovo aneddoto, e come queste due immagini, semplicemente giustapposte, si mettono a dialogare, a “comunicare”. Ci siamo sforzati di mettere a punto questo metodo e l’abbiamo in seguito esteso al “confrontage” e al “chiasmage”. V.B.: Se per poesia evidente si intende una poesia che utilizza del materiale visuale come punto di partenza, si tratta di realizzazioni primarie. J.K.: Sì, e nella poesia scritta questo lavoro è stato preceduto da delle varianti, poi da testi trasposti nel 1950 in Il fegato di Prometeo. V.B.: Quando ha sentito il bisogno per la prima volta di abbandonate la parola? J.K.: Fu una lunga tappa. Non avevo fretta siccome nessuno dei miei libri veniva pubblicato, non ero spinto da alcuna necessità e potevo dedicarmi a ciò che mi interessava. Sono tornato nuovamente sul principio del significato dell’opera poetica in generale e sull’atteggiamento del poeta verso la vita e la società. Fu allora che scrissi Maitre Sun e Epitteto. Le leggi che mi ero imposto di rispettare in questi libri mi superavano. Le leggi erano le leggi, la vita era la vita. Non dimentichi che ci interessava tutto quello che succedeva nell’arte moderna di ogni paese. A mio parere accadevano più cose nel campo delle arti plastiche e della musica che in quello della letteratura. Ecco del resto ciò che ho scritto recentemente per rispondere a un’inchiesta del settimanale letterario “Listy” sulla situazione dell’arte moderna: “La poesia, il quadro, lo spartito, la statua, il collage dovevano esistere per tradurre e tentare di esprimere tutto ciò che l’uomo ha subìto e subirà: la frusta, le bastonate, lo scorticamento della pelle, lo strappamento delle membra, i colpi di scure, le ustioni, i calci; l’uomo viene insudiciato da tutto ciò che succede, dalla saliva fino agli escrementi. Gli uomini hanno dovuto sopportare gli effetti del freddo e del fuoco, dei veleni e degli acidi, ogni sorta di colpi e hanno dovuto sentire il sapore del sangue. Hanno fatto l’esperienza delle risorse dell’elettricità, hanno imparato a muoversi, a camminare, a volare, a respirare, a parlare, a cantare sott’acqua; hanno fatto indietreggiare i loro limiti, hanno distrutto le barriere che li separavano, sono stati fecondati e hanno fecondato a loro volta, hanno
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‘They have experimented with the resources of electricity, they have learned to move, walk, fly, breathe, speak, and to sing under water; they have driven back their limits, they have torn down the barriers that separate them, they have been fecundated and have fecundated in turn, they have forged their own laws and have been further subjugated, they have profaned the saints and accepted the clichés and the exposure they demand, they have grown accustomed to commerce and speculation; they have betrayed their dreams, ridiculed the prophecies, overstepped the limits; they flock to the drawingrooms; they are good-for-nothings and they fill their moneybags; they have transformed community into bread and freedom into water, they have equated love and indifference, they have destroyed the myths, they have given wings to larval forms, they have learned to make use of the elements, they recreate bacilli and infections, they glorify the commonplace and the sensational, they have made of their own destruction a masterpiece . . . ‘We understand, therefore, that modern art must pursue a better understanding of man. Suffering, humiliation and the desire to live are too strong to be expressed clearly in any other way. The destiny of the new work of art depends, today, on the destiny of man and perhaps even on that of society, of mankind.’ This interest of mine in man’s destiny also urged me to write works for the theatre. My feeling was that the theatre had not gone much beyond what Shakespeare had done. The theatre had even become a sort of absurd academic activity despite striving to use modern means of expression. I realized what profound alterations Beckett and Ionesco had made to its inner structure. But they both left the classical layout of dramatic construction in place. I took it upon myself to change this layout and to devise a new one. I chose collage to make this change. One day’s close observation was enough to verify the exactness of this method. Try it yourself and you will see how many adventures – and destinies – you can experience simultaneously. Imagine you are in good health or that you are ill, that you are in love or that you have suffered some misfortune. Get onto a tram and observe the people around you. They all live lives more or less the same as yours, but each 76
experiences his in his own way. While the tram carries you
61 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář: Collagen, Rollagen, Objekte”, Norimberga, Institut für moderne Kunst, 30 ottobre 1968 - 12 gennaio 1969 Cover of the catalogue of the exhibition Jiří Kolář: Collagen, Rollagen, Objekte, Nuremberg, Institut für moderne Kunst, 30 October 1968 - 12 January 1969 62 Papillons (Hommage á Botticelli) Farfalle (Omaggio a Botticelli) Butterflies (Homage to Botticelli) 1969 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 29,5 x 23 cm
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forgiato le proprie leggi e si sono sottomessi maggiormente, hanno profanato i santi e hanno accettato il luogo comune e la pubblicità che esigono, si sono abituati al commercio e alla speculazione; hanno tradito i sogni, deriso le profezie, distrutto le barriere; si riversano nei salotti, sono degli inutili e riempiono le loro cassaforti, hanno trasformato la comunità e la libertà in acqua, hanno unito l’amore e l’indifferenza, hanno distrutto i miti, hanno dato le ali a quello che era primitivo, hanno imparato a servirsi degli elementi, ricreano i bacilli e le infezioni, hanno glorificato il luogo comune e le sensazioni, hanno fatto un capolavoro della loro stessa distruzione, ecc. Noi comprendiamo quindi come l’arte moderna si avvii verso una migliore comprensione dell’uomo. La sofferenza, l’umiliazione, il desiderio di vivere rimangono troppo potenti perché sia possibile esprimerli altrimenti in modo chiaro. Il destino della nuova opera d’arte dipende oggi dal destino dell’uomo e forse anche da quello della società, dell’umanità”. L’interesse che avevo per il destino dell’uomo mi incitò anche a scrivere dei lavori per il teatro. Avevo l’impressione che il teatro non fosse andato molto più lontano di quanto avesse fatto Shakespeare. Il teatro è persino arrivato a una specie di attività didattica assurda nonostante si sia sforzato di adoperare dei mezzi d’espressione moderni. Mi sono accorto delle profonde modifiche che Beckett e Ionesco hanno apportato alla sua struttura interna. Ma entrambi hanno conservato il vecchio impianto della costruzione del dramma. Mi sono preposto come scopo di cambiare questo impianto e di elaborarne uno nuovo. Ho scelto il collage per operare questo cambiamento. Una giornata di assidua osservazione mi è bastata per verificare l’esattezza di questo metodo. Provate voi stessi e vedrete il numero di avventure, di destini che è possibile vivere contemporaneamente. Immaginate di essere in buona salute o di essere ammalati, di essere innamorati o che vi sia accaduta una disgrazia. Salite sul tram e osservate quelli che vi circondano. Tutti conducono su per giù la vostra stessa vita, ma ognuno vive a suo modo. Mentre il tram vi porta da un luogo all’altro, voi leggete un libro o un giornale, 63 Papillons Farfalle | Butterflies 1969 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 29,5 x 21 cm
ma registrate anche tutto quello che si svolge all’esterno della vettura. La vostra memoria è attiva quanto il vostro inconscio e voi non andate affatto verso quello che vorreste fare, ma lì dove la società vi trascina. Dite delle cose diverse da quelle
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along, you read a book or a newspaper but you also record everything that goes on outside the vehicle; your memory is as active as your unconscious; you are not going towards what you would like to be doing, but where society takes you. You say things that are different from what you would like to say; you do things that are different from what you would like to do. And what you would like to be saying or doing ricochets ceaselessly inside you. Reflection and poetry have nothing to do with all this. The world attacks us, tears us to pieces, and reassembles us. That’s why I thought the collage was the most appropriate medium to express this state of affairs. V.B.: So collage became the medium for your evident poetry. When did you adopt it as a form of expression? JK.: Claude Levi-Strauss, whom I met only many years later, wrote: ‘The one phenomenon which has invariably accompanied the appearance of writing is the formation of cities and empires: the integration into a political system, that is to say, of a considerable number of individuals, and the distribution of those individuals into a hierarchy of castes and classes. Such is, at any rate, the type of development which we find, from Egypt right across to China, at the moment when writing makes its debuts; it seems to favour rather the exploitation than the enlightenment of mankind. This exploitation made it possible to assemble workpeople by the thousand and set them tasks that taxed them to the limits of their strength: to this, surely, we must attribute the beginnings of architecture as we know it. If my hypothesis is correct, the primary function of writing, as a means of communication, is to facilitate the enslavement of other human beings. The use of writing for disinterested ends, and with a view to satisfactions of the mind in the fields either of science or the arts, is a secondary result of its invention and may even be no more than a way of reinforcing, justifying, or dissimulating its primary function.’ And this reflects my state of mind at that time. The idea that literature could be exploited as a means of reducing man to slavery came to me after I had already written Homage to Malevich and Y61. V.B.: Is that the only reason for the transformation of your thought and of your form of expression? JK.: No. Any poet committed to modern poetry is bound, 80
sooner or later, like it or not, to try to launch a revolution
che vorreste dire, fate cose diverse da quelle che vorreste fare. Quello che vorreste dire o fare si urta in voi senza tregua. E la riflessione e la poesia non hanno nulla a che vedere con tutto questo. Il mondo vi assale, vi squarcia, vi ricompone. Per questo ho pensato che il collage fosse il modo d’espressione più adatto per esprimere questo stato. V.B.: E il collage è diventato il modo d’espressione più appropriato alla sua poesia evidente. Quando è iniziata per lei questa forma d’espressione? J.K.: Claude Levi-Strauss, che dovevo incontrare soltanto molti anni dopo ha detto: “La formazione delle città e degli imperi è l’unico fenomeno che si sia manifestato contemporaneamente alla nascita della scrittura, vale a dire il lavoro di un gran numero di individui all’interno di un sistema politico determinato e la loro divisione in caste e in classi. Tale fu l’evoluzione dell’Egitto e della Cina nel momento in cui la scrittura fece il suo ingresso nella storia. Essa segna lo sfruttamento dell’uomo più che lo sviluppo della sua conoscenza. Ed è questo sfruttamento di migliaia di operai sopraffatti da lavori sfibranti che spiega la nascita dell’architettura. Se ciò è esatto, bisognerebbe quindi ammettere che il ruolo della scrittura è prima di tutto quello di facilitare la schiavitù. Il suo uso per fini non lucrativi, cioè per giungere grazie ad essa al godimento intellettuale ed estetico, non è che secondario; la sua prima funzione, il più delle volte, viene rafforzata, giustificata o mascherata”. E questo riflette il mio stato d’animo a quell’epoca. L’idea dello sfruttamento della letteratura, come mezzo di riduzione alla schiavitù, mi è venuta quando avevo già scritto Omaggio a Malevich e Y 61. V.B.: Questa è l’unica ragione della trasformazione del suo pensiero e dei suoi modi d’espressione? J.K.: No, ogni poeta impegnato nella poesia moderna è obbligato, a un certo momento, che lo voglia o no, a tentare di adoperarsi per operare una rivoluzione che miri alla trasformazione dell’arte della sua epoca e alla sua riedificazione. Questo proposito può apparire enfatico, ma non è così. Questo coraggio è fatto di poesia e di filosofia. Tengo a ricordare che questa rivoluzione è il compito di ogni poeta, che ne porterà una grande responsabilità in ogni circostanza. È quindi necessario porre la massima riflessione a questo
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to transform, and rebuild, the art he finds in his time. This may sound overly emphatic, but it is not. Such courage is made of poetry and philosophy. We must not forget that such revolution is the duty of every poet, and his ultimate responsibility for it will be enormous. It is therefore necessary that he devote the utmost reflection to this endeavour, that he should not see it fail. Let’s take a passage from my diary, which specifies the dates and the manners in which this transformation came about in my work: On 15 November 1961, among the advertisements in Zlatá Praha (‘Golden Prague’) magazine, I noticed one by Otto Publications for Vilém Mrštík’s novel Zumři, framed as a death notice. This was my first ‘found poem’. On 16 November, I composed my first ‘puzzle-poem’. On 18 December, one month after talking with the painter Richard Fremund about the possibility of composing a private alphabet in colours, I produced ‘Rimbaud’s Nightingale’ with coloured vowels. On 19 December came the poem ‘Violin with a Melting Melody’. On 20 December, I pasted my first poem in images or picturepoem. On 21 December, I produced my first colour-poem. On 22 December, I made my first envelope-poem. On 24 December, I did my first ‘illiterogramme’ and pointed out the title of the poem with three little crosses. My elation at this discovery sprang less from the poem itself than from my realisation that I had found the way I had been seeking to achieve something which had been worrying at me for many years: how to produce poetry liberated from printed phrases, how to create a poem which would be immediately evident to any reader, a poem freed of the shackles of language and writing. I wanted to find a way of doing everything I had occasion to do in an ‘evident’ manner. And now I had found it. All my picture-poems, and my colourpoems in particular, seemed to point in this direction, but I did not feel they were expressive enough; they seemed to me to be merely the logical continuation of my Poetry of Silence and particularly of the non-narrative poems that made up the most substantial part of this collection. I had the impression that the mechanism at work in the non-narrative poems and the 82
colour-poems was ‘de-realization’ of the content, whereas in
64 Papillons (Hommage á Botticelli) Farfalle (Omaggio a Botticelli) Butterflies (Homage to Botticelli) 1969 Collage su cartone Collage on cardboard 44 x 34 cm
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tentativo, se non lo si vuole vedere fallire. Prendiamo ora un brano dal mio diario che precisa la data e il modo in cui questa trasformazione si è verificata nella mia opera: 15 novembre 1961, tra gli annunci economici della rivista “Zlatá Praha” (Praga dorata) ho notato la pubblicità delle Edizioni Otto per il un romanzo di Mrštik, Zumři!, pubblicità alla quale hanno dato l’aspetto di un annuncio di morte. Questa fu la mia prima “poesia trovata”. 16 novembre, compongo la prima “poesia-rebus”. 18 dicembre, un mese dopo aver parlato con il pittore Richard Fremund a proposito della possibile elaborazione di un alfabeto personale a colori, ho realizzato L’Usignolo di Rimbaud, con vocali colorate. 19 dicembre, ecco la poesia Violino dalla melodia sciolta. 20 dicembre, incollo la mia prima poesia a immagini. 21 dicembre, faccio la prima poesia a colori. 22 dicembre, ecco la prima “poesia-busta”. 24 dicembre, faccio il primo “analfabetogramma”, indicando il titolo della poesia con tre crocette. L’emozione che ho provato in seguito a questa scoperta scaturiva meno dalla poesia stessa che dal fatto di avere trovato la strada che cercavo per raggiungere quella che era stata la mia preoccupazione per molti anni e la giustificavo in questo modo: fare una poesia liberata dalle frasi stampate, creando una poesia resa evidente a tutti nell’immediato, una poesia affrancata dalle catene del linguaggio e della scrittura. Desideravo compiere allora tutto quello che mi era dato fare in maniera evidente; ed ecco che avevo trovato la maniera. Tutte le mie poesie a immagini, e le mie poesie a colori in particolare, sembravano voler indicare questa direzione, ma non mi parevano abbastanza espressive, sembravano essere la continuazione logica delle mie “Poesie del silenzio” e particolarmente delle poesie senza racconto che formavano la parte più importante di questa raccolta. Avevo l’impressione che con le poesie senza racconto e le poesie a colori si trattasse soprattutto di “derealizzazione” del contenuto, mentre gli analfabetogrammi rivelavano una “derealizzazione” 65 Papillons (Hommage á Botticelli) Farfalle (Omaggio a Botticelli) Butterflies (Homage to Botticelli) 1969 Collage su cartone Collage on cardboard 44 x 34 cm
della forma – almeno io la pensavo così. Mi è bastata una notte per riprendere coraggio e comporre la poesia delle turbe mentali dell’uomo. Ed è così che il 25 dicembre scrissi il primo “balengogramma”.
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the illerograms it was ‘de-realisation’ of the form - at least that’s how I saw it. It only took me one night to muster my courage again and compose poetry reflecting man’s mental disorders. So it was that on 25 December I wrote my first ‘crazygramme’. Only those who have known the thrill of discovery and the joy of being able to implement an idea can understand the passion and concentration with which I worked during the following days. I thought of nothing else; I had no time for anything else. On 29 January 1962, I began producing ‘crazygrammatic’ prose. Towards midnight on 30 January, while I was engrossed in this work, I was distracted by the thought of creating a poem for a blind man. The idea came to me after I had heard a passerby under my window ask, ‘and afterwards?’. A crescent moon illuminated a sky full of stars. What could a blind man know about the arrangement of the stars in the sky? The next morning, 31 January, I produced the first of my poems for the blind, ‘showing’ the composition of the starry sky. A new folly, produced this time with a pointed tool and later on, with various engraver’s burins. On 4 February, I brought this cycle to a close when I discovered kinetic poems. Then came the knotpoems, the razor-blade poems, the key-poems and the depth poems. A year later, the object-poems, and so on . . . V.B.: It is difficult to classify evident poetry in a known aesthetic category. Where would you place it?
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66 Omaggio alla Maya Desnuda (Goya) Homage to La Maya Desnuda (Goya) 1969 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 32 x 66,1 cm
Soltanto chi ha provato l’emozione che suscita la scoperta e la gioia di poterla attuare, può capire la passione e l’esclusivismo con i quali lavoravo durante i giorni che seguirono. Non pensavo ad altro e non avevo tempo per nient’altro. Il 29 gennaio 1962, cominciai a scrivere della prosa “balengogrammatica”. Il 30 gennaio, verso mezzanotte, mentre ero immerso in questo lavoro, mi preoccupava molto il pensiero di creare una poesia per l’uomo cieco. Mi venne l’idea dopo aver sentito domandare “e dopo?” da qualcuno che stava sotto la mia finestra. Uno spicchio di luna illuminava il cielo stellato: cosa poteva afferrare un cieco della disposizione delle stelle nel cielo? La mattina dopo, il 31 gennaio, feci la prima delle mie poesie per ciechi con la composizione del cielo stellato. Nuova follia, realizzata questa volta con uno strumento appuntito e in seguito con diversi strumenti da incisore. Il 4 febbraio terminavo questo ciclo scoprendo le poesie cinetiche. Poi vennero le poesie a nodi, poesie-lamette-di-rasoio, poesie-chiavi, poesie del profondo. Un anno dopo ci furono le poesie-oggetti, ecc. V.B.: È difficile classificare la poesia evidente in una delle categorie estetiche conosciute. A quale corrente appartiene? J.K.: Si considera il collage come la più grande scoperta artistica del nostro secolo, e questo è senz’altro vero, ma converrebbe aggiungere che esso occupa questa terra di nessuno che esiste tra le diverse discipline artistiche. Nel collage, la poesia è considerata come una specie di meditazione. La meditazione può anche essere causa di illustrazione, (così come i collage di Max Ernst). Ma è a Schwìtters che si deve il tentativo della meditazione pura nel collage. È lui inoltre che capì per primo che era possibile isolarla, e la sua opera ne è la prova ineluttabile. Questa poesia evidente ha lo scopo di abolire il peso del legame poesia-parola. V.B.: Era inutile interrogare Jiří Kolář sulla natura dell’arte moderna e la posizione dell’artista in seno a quest’arte, sul ruolo del sogno, ecc., dacché egli ha già risposto a tutto questo nel saggio Forse niente, forse qualcosa. J.K.: È sempre stato così, la realtà ha preso l’artista alle spalle. Non tutti, grazie a Dio! Il “forse niente, forse qualcosa quasi come l’arte” di Mallarmé non è cresciuto sul terreno concimato con l’aspirazione
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JK.: The collage has been described as the greatest artistic discovery of our century. This is certainly true, but it would be worth adding that it occupies a no-man’s-land in the cracks between the different artistic disciplines. In collage, poetry is considered a sort of meditation. Meditation can also be a cause for illustration (as in the case of Max Ernst’s collages). But it is to Schwitters that we owe the attempt at pure meditation in the collage. He was also the first to realize that it was possible to isolate meditation: his work is ineluctable proof of that. ‘Evident’ poetry would counteract the dead weight of the poetry-word liason. V.B.: There was no point in asking Jiří Kolář about the nature of modern art and the position of the artist within this art, the role of dreams, etc., since he has already addressed all this in his essay Perhaps Nothing, Perhaps Something. JK.: As always, reality has caught the artist by surprise. Not all of them, thank God! As always, reality has caught the artist by surprise. Not all of them, thank God. Mallarme’s ‘perhaps nothing, perhaps something almost like art’ did not spring from a falsehood; it came from that realm whence comes the unexpected, in which conscious experience, the deliberate act, can be revealed and made visible. This has drawn me still closer to those artists who have succeeded in standing silently behind their work, with themselves, rejecting all escape into love, faith, solitude, dreams, nature, death, meditation or memory; into fantasy or history. Closer to those who knew that art is not a matter of private or public, political or poetic, beautiful or ugly, everyday or absurd, real or symbolic; but of that in which the private and the public, the political and the poetic, the beautiful and the ugly, the everyday and the absurd, the real and the symbolic – and beauty and death, history and nature, fantasy and reality, dream and memory – do not admit of separation. [1968 T2]
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67 Veduta della sala di Jiří Kolář alla mostra collettiva “Quelque chose - quelque part”, Praga, Galerie Václava Špály, 14-31 agosto 1969 Installation view of the Jiří Kolář room at the group show Quelque chose - quelque part, Prague, Galerie Václava Špály, 14-31 August 1969
a stupire, ma è uscito dal laboratorio, da ciò che reca l’imprevedibile, svela il tentativo cosciente e lo rende visibile. Questo mi ha avvicinato ancora di più agli artisti che riuscirono a restare in silenzio in un qualche luogo dietro la loro opera, con sé stessi, a respingere ogni fuga nell’amore, nella fede, nella solitudine, nei sogni, nella natura, nella morte, nelle meditazioni o nel ricordo, nella fantasia o nella storia. A quelli che sapevano che l’arte non è questione di privato o di pubblico, di politico o poetico, di bello o brutto, quotidiano o assurdo, nudo o simbolico, ma di ciò in cui il privato e il pubblico, il politico e il poetico, il bello e il brutto, il quotidiano e l’assurdo, in nudo e il simbolico, la bellezza e la morte, la storia e la natura, la fantasia e la realtà, il sogno e il ricordo, non si lasciano separare. [1968 T2]
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68 Quadriritratto | Quadruple Portait 1969 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 136 x 100 cm
JIŘÍ KOLÁŘ SI PRESENTA DA SÉ
Sono nato in guerra. Oggi ho 55 anni, ho scritto dieci libri e da oltre dieci anni faccio collage. A 35 anni mi sono sposato. Nel 1953 sono stato imprigionato, ma rilasciato presto. È stata per me un’esperienza decisiva. Ho capelli grigi, occhi grigi. Ho il respiro pesante e un’andatura pesante. Ma sono allegro e rido volentieri. Ho cambiato spesso mestiere. Ognuno di questi mestieri mi ha lasciato qualcosa. Naturalmente amo i libri e tutto ciò che ha a che fare con l’arte moderna. Del resto l’arte moderna ha influito parecchio su di me. Il mio interesse in proposito risale a quando andavo a scuola. Mi attirano le grandi città. La vita e soprattutto le persone mi affascinano. Frequento regolarmente i caffè e ho continui contatti con i miei amici. Ho molti amici. Le amicizie non mi hanno mai deluso. C’è da sperare che tutto continui cosi - fino alla fine dei miei giorni. Ciò che mi inquieta di più è il mio lavoro. Ho ancora così tanti progetti che non so se basterò a tutto. [1968 T3]
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JIŘÍ KOLÁŘ INTRODUCES HIMSELF
I was born in wartime. Now I’m 55, I have written 10 books and I have been making collages for over 10 years. I married when I was 35. In 1953 I was imprisoned, but soon released. It was a decisive experience for me. I have grey hair and grey eyes. My breathing is heavy, like my step. But I am cheerful and I laugh easily. I have changed jobs many times. Each of these jobs has given me something. I love books and everything that has to do with modern art. And modern art has influenced me considerably. It has interested me since I was at school. I am attracted by big cities. I am fascinated by life and above all by people. I am a habitué of the cafés and I keep in contact with my friends. I have many friends. My friendships have never disappointed me. I hope none of this will ever change - until the end of my days. What worries me most is my work. I still have so many plans; I don’t know if I will be able to get everything done. [1968 T3]
69 Allons-y, Monsieur Courbet Andiamo, Monsieur Courbet | Let’s Go, Monsieur Courbet 1969 Collage su cartoncino Collage on thin cardboard 45 x 32,4 cm
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Pages 94-95 70 Ricordo di Venezia | Memory of Venice 1969 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 84,5 x 140 cm
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71 Couchant du Soleil de Pain d’Epices Tramonto di Pan di Zenzero Gingerbread Sunset 1969 Collage su cartone Collage on cardboard 33 x 45 cm 72 Pagine dal libro d’artista Hinauf und hinunter Tiefengedicht, 13 stampe fustellate sciolte, 9 rilegate, 300 esemplari di cui 200 firmati e numerati dall’artista, Bong & Co, Uelzen 1969 Pages from the artist’s book Hinauf und hinunter Tiefengedicht, 13 unbound punched prints, 9 bound, 300 copies of which 200 signed and numbered by the artist, Uelzen, Bong & Co., 1969
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73 Veduta della mostra personale di Jiří Kolář presso il Museum Haus Lange, Krefeld, 8 aprile – 17 giugno 1973 Installation view of Jiří Kolář ’s solo exhibition at the Museum Haus Lange, Krefeld. 8 April – 17 June 1973 74 L’artista con Uovo Macchiato The artist with Spotted Egg
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75 Uovo Macchiato | Spotted Egg 1969 Collage su oggetto chiasmage Collage on chiasmage object 80 x 60 cm
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76 Co Bylo Driv Chi è nato prima? | Who Was Born First? 1969 Oggetti chiasmage su tavola Chiasmage objects on board 53 x 40 x 15 cm 77 Vyhnani z Pekla Scacciato dall’inferno | Banished from Hell 1971 Oggetti chiasmage su tavola Chiasmage objects on board 100,2 x 71,4 cm 78 Jiří Kolář, 1970
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79 Copertina e pagina del volume di Miroslav Lamač, Jiří Kolář, Obelisk, Praga 1970 Cover and page of the volume by Miroslav Lamač, Jiří Kolář, Prague, Obelisk, 1970 80 Manifesto della mostra “Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Objekte”, Düsseldorf, Galerie Ursula Wentdorf und Franz Svetec, 29 maggio - 18 agosto 1970 Poster for the exhibition Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Objekte, Düsseldorf, Galerie Ursula Wentdorf und Franz Svetec, 29 May - 18 August 1970 81 Upper Village 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
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Page 104 82 Pamet Memoria | Memory 1970 Oggetto chiasmage su collage su tavola Chiasmage object on collage on board 100 x 71 cm
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Page 105 83 Navrat Ritorno | Return 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm 84 Zrozeni Motyla Nascita di una farfalla | Birth of a Butterfly 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm 85 Quadruplice Ritratto | Quadruple Portait 1970 Collage su cartoncino Collage on thin cardboard 33,3 x 45,5 cm
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86 Tri Vlajky Tre Bandiere | Three Flags 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
87 Zeme Mezapadajici Manulosti Il paese la cui storia non si eclissa The Country Whose History Does Not Eclipse 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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Pages 110-111 88 Veduta della mostra personale di Jiří Kolář presso il Museum Haus Lange Krefeld, 8 aprile – 17 giugno 1973 Installation view of Jiří Kolář ’s solo exhibition at the Museum Haus Lange, Krefeld. 8 April – 17 June 1973
89 Valcha S Kterou Si Haala Ger. Steinova Asse per lavare con la quale ha giocato Gertrude Stein The Washboard with which Gertrude Stein Played 1970 Collage, chiasmage e crumblage su tavola Collage, chiasmage and crumblage on board 100 x 71 cm
90 VlnenÎ pod Slovy - Tokyo L’ondulazione al di sotto delle parole - Tokyo The Wave underneath the Words - Tokyo 1970 Oggetto chiasmage su chiasmage su tavola Chiasmage object on chiasmage on board 100 x 71 cm
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91 Stale si Nekdo Pod Sebou Urezava Vetev - Amman Sempre qualcuno taglia il ramo su cui è seduto - Amman Someone Always Cuts Off the Branch on Which He Is Sitting 1970 Oggetto chiasmage su chiasmage su tavola Chiasmage object on chiasmage on board 100 x 71 cm
92 Kniha Libro | Book 1970 Oggetto chiasmage su chiasmage su tavola Chiasmage object on chiasmage on board 100 x 71 cm
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93 Smlouva Il Contratto | The Contract 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
94 Cerna Pecet Sigillo Nero | Black Seal 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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95 Smrt Rukojmiho La morte di un ostaggio | The Death of a Hostage 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
96 Fudzijama Hikari Fujiyama da Hikari | Fujiyama from Hikari 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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97 Mustr Na Rozum Cartamodello per la comprensione Paper Pattern for Understanding 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
98 Klin Grembo | Womb 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
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99 Colera Couva Stredovek Trva Il colera regredisce, il Medioevo persiste Cholera Regresses, the Middle Ages Persists 1970 Collage a rilievo e chiasmage su tavola Collage a rilievo and chiasmage on board 100 x 71 cm
100 Hnev Zeme V Turecku La collera della terra turca | Wrath of the Turkish Land 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
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101 Panychida Cerimonia funebre | Funeral 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
102 Pocta Bozene NemcovĂŠ Omaggio a Bozena Nemcova | Homage to Bozena Nemcova 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
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103 Jiří Kolář al lavoro su un chiasmage, tra il 1970 ed il 1977 Jiří Kolář working on a chiasmage, between 1970 and 1977
104 Apollo 13 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
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105 Rekviem Biafra Requiem per il Biafra | Requiem for Biafra 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
106 Pismo Pismo Pismo Lettere, lettere, lettere | Letters, Letters, Letters 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
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107 Klid Zbrani Il Silenzio delle Armi | The Silence of Weapons 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
108 Prikazany Smer Direzione ordinata | Mandatory Direction 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
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109 Pocta Vladimiru Burdovi Omaggio a Vladimir Burda | Homage to Vladimir Burda 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
110 Opomenuty Cil Obiettivo dimenticato | Forgotten Destination 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
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111 Slunce Noveno Sueta Il sole di un mondo nuovo The Sun of a New World 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
112 Stara Pecet Vecchio Sigillo | Old Seal 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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113 Hodinka Za Obeti V Peru Un’ora di silenzio per le vittime del PerÚ An Hour of Silence for the Victims of Peru 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
114 Terc Pro Smich Bersaglio per la risata | Target for Laughter 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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115 Indianske Jaro Primavera indiana | Indian Spring 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
116 Pamatce Micka In ricordo di Miroslav Micka In Memory of Miroslav Micka 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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117 Stale Rozpolceny Svet Un mondo sempre diviso A Perpetually Divided World 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
118 Podel ZDI Lungo la parete | Along the Wall 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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119 N. Y. 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
120 Stavka Postaku Lo sciopero del postino | The Postmen’s Strike 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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121 Man and His World L’Uomo e il suo Mondo 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
122 Terre des Hommes Terra degli uomini | Land of Men 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
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123 Vlajka Kravlosvi Kucharu La bandiera del regno dei cuochi The Flag of the Kingdom of Cooks 1970 Collage e chiasmage su oggetto su tavola Collage and object chiasmage on board 100 x 71 cm
124 Vlajka Unie Hospo Dynek Bandiera del sindacato delle casalinghe The Flag of the Housewives’ Union 1970 Collage e chiasmage su oggetto su tavola Collage and object chiasmage on board 100 x 71 cm
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125 Vlajka Zasterkaru Bandiera del donnaiolo | The Flag of the Womaniser 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
126 Vlajka Pytlaku Bandiera dei bracconieri | The Flag of the Poachers 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
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127 Vlajka Kapsaru Bandiera dei borseggiatori | The Flag of the Pickpockets 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
128 Neznama Vlajka Bandiera sconosciuta | No-Name Flag 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
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129 Erb Pradlen Lo scudo delle lavandaie | The Washerwonen’s Coat-of-Arms 1970 Collage su tavola (opera corredata da un oggetto chiasmage) Collage on board (work including with a chiasmage object) 100 x 71 cm
130 Balada Ballata | Ballad 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
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131 Krace Jici Vez N. Y. Passeggiare sulla torre | Walking on the Tower 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
132 Scarpa | Shoe 1970 Oggetto chiasmage Chiasmage object 32 x 12,5 x 11,5 cm
133 Un Cavallo Cinese A Chinese Horse 1970 Oggetto chiasmage Chiasmage object 21,5 x 30 x 6,5 cm
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134 Rugby-Spieler Giocatore di Rugby | Rugby Player 1970 Rollage su cartone Rollage on cardboard 27 x 90,4 cm
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135 Senza titolo | Untitled 1970 Rollage su cartone Rollage on cardboard 21,5 x 34 cm
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136 Il Riposo | Rest 1970 Collage su cartone Collage on cardboard 45 x 33 cm
137 Omaggio a Mio Padre Homage to My Father 1971 Oggetto chiasmage (pane) Chiasmage object (bread) 26 x 26 x 9,3 cm
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138 Omaggio a Monna Lisa Homage to the Mona Lisa 1971 Rollage su cartone Rollage on cardboard 27 x 46 cm
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139 Omaggio a D체rer e Giotto Homage to D체rer and Giotto 1971 Rollage su cartone Rollage on cardboard 41,8 x 59,3 cm
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140 Ritratto di Carl Laszlo n째 1 Portrait of Carl Laszlo n째 1 1971 Chiasmage a rilievo su cartone Relief chiasmage on cardboard 29 x 20,5 cm
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141 Piramide | Pyramid 1971 Oggetto chiasmage Chiasmage object 100 x 79 x 79 cm
142 Piramide | Pyramid 1971 Collage su legno sagomato Collage on shaped wood 51 x 40 x 40 cm in alto | top: Particolare della base Detail of the base
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143 Piramide | Pyramid 1971 Chiasmage e collage su legno sagomato Chiasmage and collage on shaped wood 52 x 40 x 40 cm
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in alto | top: Particolare della base Detail of the base
144 recto 144 verso Violoncello | Cello 1971 Oggetto chiasmage Chiasmage object 79,1 x 42,9 x 2,9 cm
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145 Senza titolo | Untitled 1972 Collage su cartone Collage on cardboard 17,5 x 28 cm 146 Copertina e pagina del catalogo della mostra “Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of freedom”, Milano, Galleria Schwarz, 2-31 marzo, 1972 Cover and page from the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of freedom, Milan, Galleria Schwarz, 2-31 March 1972 147 Les Fleurs du Mal (Hommage à Baudelaire) I Fiori del Male | Flowers of Evil 1972 Rollage su cartone Rollage on cardboard 26,6 x 42,3 cm
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148 Olympijske Zlato Oro olimpico | Olympic Gold 1972 Rollage su cartone Rollage on cardboard 25,5 x 32 cm
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149 Copertina del volume di Louis Aragon e Raoul-Jean Moulin, Jiří Kolář, Editions Georges Fall, Bibli Opus, Parigi 1973 Cover of the volume by Louis Aragon and RaoulJean Moulin, Jiří Kolář, Paris, Editions Georges Fall, Bibli Opus, 1973 150 Di Cosa Sogna la Mezzanotte 1973 Rollage su cartone Rollage on cardboard 41,7 x 60 cm
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151 recto 151 verso Violino nella Notte | Violin in the Night 1973 Collage e chiasmage su legno (oggetto chiasmage) Collage and chiasmage on wood (chiasmage object) 75,4 x 42,8 x 1,5 cm
152 Wiener Zylinder Cilindro Viennese | Viennese Top Hat 1973 Oggetto chiasmage Chiasmage object 14 x 28 x 21 cm
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153 Alcune poesie della raccolta Mode d’emploi pubblicate nel volume di Louis Aragon e Raoul-Jean Moulin, Jiří Kolář, Editions Georges Fall, Bibli Opus, Parigi 1973 Poems from the collection Mode d’emploi published in the volume by Louis Aragon and Raoul-Jean Moulin, Jiří Kolář, Paris, Editions Georges Fall, Bibli Opus, 1973 154 Flacon de Demoiselle Bottiglia di Demoiselle | Bottle of Demoiselle 1974 Collage su cartone Collage on cardboard 27 x 21 cm 155 Copertina della rivista “Lotta poetica” e pubblicità dello Studio Brescia, numero monografico su Jiří Kolář, nn. 49-50, giugno-luglio 1975 Cover of the magazine Lotta poetica, monograpghic issue on Jiří Kolář, nos. 49-50, and poster for Studio Brescia,, June-July 1975
L’ARTE PUÒ CONTINUARE
L’arte può continuare la conoscenza quotidiana del mondo come parte integrante dell’aspirazione all’universalità della conoscenza in generale, quale che sia l’oggetto di questo scopo, che si tratti della scienza o d’altro. Ecco perché l’arte non può permettersi nulla di arbitrario, alcun passo, alcuna nuova partenza che le siano estranei. Il punto di partenza e il passo devono essere inclusi come tali nella natura dell’arte. Come nella scienza, nulla può avere inizio dal nulla, ma solo se si trova insito nella natura della cosa stessa (per esempio nella matematica). Certo, tutto dipende sempre dal movimento delle cose. Senza questo movimento, ogni forza creatrice sarebbe priva di senso. In fondo, non si può inventare mai nulla di veramente nuovo. [1973 T4]
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156 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář ”, New York, The Solomon R. Guggenheim Museum, 12 settembre-16 novembre 1975 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, New York, The Solomon R. Guggenheim Museum, 12 September - 16 November 1975 157 “Jiří Kolář ”, The Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975. Comunicato stampa Jiří Kolář, The Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975. Press release 158 Jiří Kolář e il Direttore del Guggenheim Museum, Thomas M. Messer, 1978. Thomas M. Messer records. A0007. Solomon R. Guggenheim Museum Archives. New York, NY. Jiří Kolář and Guggenheim Museum Director Thomas M. Messer, 1978. Thomas M. Messer records. A0007. Solomon R. Guggenheim Museum Archives. New York, NY. Pages 178-179 159-160-161 Vedute della mostra “Jiří Kolář ” The Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975 Installation views of the exhibition Jiří Kolář The Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975
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162 M. E. V Kopané Campionato Europeo di Calcio European Football Championship 1976 Collage, chiasmage e rollage su tavola Collage, chiasmage and rollage on board 70 x 100 cm 163 Copertina del volume, “Jiří Kolář. Collages”, con uno scritto di Angelo Maria Ripellino, Einaudi Letteratura, 48, Torino 1976. Cover of the volume Jiří Kolář. Collages with a text by Angelo Maria Ripellino, Turin, Einaudi Letteratura, 48, 1976
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164 Senza titolo | Untitled 1976 Crumplage su carta Crumplage on paper 21,5 x 13 cm
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165 Senza titolo | Untitled 1977 Crumplage su cartone Crumplage on cardboard 23,5 x 23,5 cm
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166 Jiří Kolář nel suo studio di Praga, febbraio 1977 Jiří Kolář in his studio, Prague, February 1977
167 Senza titolo | Untitled 1977 Rollage su cartone Rollage on cardboard 31,6 x 42,6 cm 168 Copertina della rivista “Bolaffiarte”, n. 71, giugno-luglio 1977 Cover of the magazine Bolaffiarte, n° 71, June-July 1977
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ART CAN CARRY ON Art can pursue day-to-day knowledge of the world as an integral part of man’s aspiration to embrace the whole of knowledge, whatever the reason, be it for science or something else. This is why art cannot permit itself anything arbitrary, no step, no new start extraneous to itself. Both the point of departure and the step must be implicit in the nature of the art. As in science, no thing can spring from nothing but can arise only if it is inherent in the nature of the thing itself (for example, in mathematics). Certainly, everything depends, always, on the movement of things. Without this movement, any creative force would be pointless. The bottom line: nothing truly new can ever be invented. [1973 T4]
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169 Nello studio dell’artista, 1977 In the artist’s studio, 1977
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170 La pentola per cucinare l’anatra The Pot for Cooking the Duck 1978 Collage su oggetti Collage on objects 10 x 38 x 19 cm
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171 André Villers, Jiří Kolář, 1977 fotografia | photograph
172 Pagine dal catalogo della mostra “Jiří Kolář. Materialbilder, Chiasmagen, Objekte, Collagen, Rollagen, Crumblagen, Seriphotos”, Düsseldorf, Galerie Schoeller, 5 aprile-31 maggio 1978 Pages from the exhibition catalogue Jiří Kolář. Materialbilder, Chiasmagen, Objekte, Collagen, Rollagen, Crumblagen, Seriphotos, Düsseldorf, Galerie Schoeller, 5 April - 31 May 1978
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173 Albero imprigionato Imprisoned Tree 1979 Chiasmage e rollage su cartone Chiasmage and rollage on cardboard 51 x 72,8 cm
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174-175 Vedute della mostra “Jiří Kolář, Transformations”, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery, 28 aprile-29 maggio 1978 Installation views of the exhibition Jiří Kolář, Transformations, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery, 28 April-29 May 1978 Images courtesy of the Albright-Knox Art Gallery Digital Assets Collection and Gallery Archives, Buffalo, New York. © 2015 Albright-Knox Art Gallery 176 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář, Transformations”, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery, 28 aprile-29 maggio 1978 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, Transformations, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery, 28 April-29 May 1978
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177-178-179-180 Vedute della mostra “Jiří Kolář, Transformations”, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery, 28 aprile-29 maggio 1978 Installation views of the exhibition Jiří Kolář, Transformations, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery, 28 April-29 May 1978
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Images courtesy of the Albright-Knox Art Gallery Digital Assets Collection and Gallery Archives, Buffalo, New York. © 2015 Albright-Knox Art Gallery
181 Lavatoio Washboard 1980 Oggetto chiasmage Chiasmage object 74 x 21 x 3 cm
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182 Mademoiselles 1980 Chiasmage e froissage su tavola Chiasmage and froissage on board 30,4 x 40,3 cm 183 Jiří Kolář fotografato a Norimberga, il 27 settembre 1979 (foto Peter Vrbata) Jiří Kolář photographed in Nuremberg, 27 September 1979 (photo: Peter Vrbata) 184 Divka V Zrcadle Ragazza allo specchio | Girl in the Mirror 1980 Rollage su carta Rollage on paper 39,9 x 59,8 cm (rollage 30,5 x 38,6 cm)
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185 Scomposizione d’Auto Decomposition of a Car 1980 Froissage su carta Froissage on paper 27,5 x 43 cm 186 Scomposizione d’Auto Decomposition of a Car 1980 Froissage su carta Froissage on paper 27 x 30,5 cm 187 Autoritratto | Self-portrait 1979
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188 Senza titolo | Untitled 1980 Collage su cartone Collage on cardboard 50,2 x 34,8 cm
189 Miroir Parlant Specchio Parlante | Talking Mirror 1981 Poema a nodi, lame di rasoio, chiasmage e collage su tavola Knot-poem, razor blades, chiasmage and collage on board 40 x 30 cm
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190 Copertina del volume di Janus, “Jiří Kolář ”, Le Grandi Monografie, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano 1981 Cover of the volume by Janus, Jiří Kolář, Milan, Le Grandi Monografie, Gruppo Editoriale Fabbri, 1981 191 Scarpa | Shoe 1986 Oggetto chiasmage Chiasmage object 10 x 23,5 x 8 cm
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192 Jiří Kolář (foto Eva Fuka). Jiří Kolář (photo: Eva Fuka).
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193 A za Dveřmi Čekal Přízrak E dietro la porta aspettava un fantasma And a Ghost was waiting behind the Door 1983 Collage, chiasmage e rollage su tavola Collage, chiasmage and rollage on board 50 x 65 cm 194 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář”, Parigi, Galerie Maeght 7 ottobre-16 novembre 1981 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, Paris, Galerie Maeght, 7 October - 16 November 1981
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195 Sur le théâtre de marionnettes, di Heinrich Von Kleist, tradotto dal tedesco e presentato da Roger Munier, in copertina Hommage aux Nus Bleus de Matisse di Jiří Kolář, Édition traversière, Parigi 1982 Sur le théâtre de marionnettes by Heinrich Von Kleist, translated from the German and presented by Roger Munier Cover: Hommage aux Nus Bleus de Matisse by Jiří Kolář, Paris, Édition traversière 1982
196 Un racconto su Les Demoiselles d’Avignon A Tale about Les Demoiselles d’Avignon 1986 Intercalage su cartoncino (5 elementi intercambiabili) Intercalage on thin cardboard (5 interchangeable elements) 29,4 x 22,4 cm
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197 Pred Bouri Prima della Tempesta | Before the Storm 1986 Intercalage su cartone (3 elementi intercambiabili) Intercalage on cardboard (3 interchangeable elements) 40 x 32,6 cm
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198 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář ”, Milano, PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea, 30 settembre-31 ottobre 1982 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, Milan, PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea, 30 September-31 October 1982
DIZIONARIO DI 77 METODI DI COLLAGE (selezione)
ANNODAMENTI Un’idea mi si parava innanzi alla strada come una “vacca di ferro”: fare una poesia non fine a se stessa. Chi arriva al burrone dal quale nasce la scrittura trova una scala di corda. Cominciai a discendere questa scala. Tanti nodi facevo, tante volte ero uomo. Ho avuto un nodo al fazzoletto in tasca, un nodo gordiano in testa, un nodo sulla cravatta, dall’infanzia sentivo il richiamo del signor Seton. Poi mi venne l’idea che si comincia con il nodo dei pannolini e si finisce con il capestro. Quel capestro era fatale per il mio lavoro. Quando inciampai nei nodi della vita, quando vite intere mi sembrarono come corde piene di nodi, quando mi formai nella mente un contatore per nodi e lentamente trovai la mia propria scrittura “nodale”, osai anche scrivere. Quella fatalità che ho menzionato era anche nel fatto che tutti i fittizi versi o frasi “nodali” mi finivano in un capestro, c’era sempre un laccio da stringere e così rinunciai a questi esperimenti. Naturalmente non rinunciai completamente e non potei fare a meno di realizzare una poesia da capestro. CHIASMAGE Il fantasma della polifonia mi tormentava ininterrottamente non solo per il contenuto, ma anche formalmente. Le difficoltà sono inevitabili: in ogni parola, in ogni pezzetto di carta. Una volta scrissi che il chiasmage mi ha permesso di vedere me e il mondo sotto mille e uno profili. Mi ha costretto a prendere in considerazione mille e una esperienza, mille e uno destini diversi. Ho imparato che comprendendo me stesso, così come svelando il mondo in tutte le sue mutazioni, sono capace di chiarire, svelare e accettare come onnipresente tutto ciò che mi ha preceduto e mi seguirà. Il chiasmage, che eleva a un livello assoluto il principio del labirinto, mi ha presentato tutta la storia dell’arte su un vassoio d’argento: potevo prenderne un po’ quando volevo senza
199 Copertina e quarta di copertina di Repères. Cahiers d’art contemporain n°8. Jiří Kolář, Galerie Maeght Lelong, Parigi, settembre 1983 Front and back covers of Repères. Cahiers d’art contemporain n°8. Jiří Kolář, Paris, Galerie Maeght Lelong, September 1983
esserne sazio. Potevo partecipare a ogni gruppo e potevo creare “ismi” su richiesta. Potevo predire la fine di movimenti e scuole di modo che ogni artista avrebbe avuto -doveva avere- il proprio “ismo” e non dipendere da o servire idee
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DICTIONARY OF 77 METHODS OF COLLAGE (selection)
KNOT POEMS An idea stood blocking the road ahead of me like some monstrous old tractor: to make a poem which was not an end in itself. At the ravine where writing was born, travellers will find a rope ladder. I began to descend this ladder. The more knots I made, the more I became a man. I had a knotted handkerchief in my pocket, a Gordian knot in my head, a knot in my tie; and Mr. Seton called out to me from my childhood. Then it occurred to me that life begins with a knotted nappy and ends with a noose. That noose was fated to influence my work. When I stumbled over the knots of life, when whole lives appeared to me as knotted pieces of rope, when I mentally constructed a knot-counting device and gradually invented my own knot script, I dared to write as well. That fatality I mentioned also lay in the fact that all my sham verses or ‘knot’ stanzas ended in a noose; there was always that eye waiting to be tightened. So I stopped making them. Not altogether, of course, and I couldn’t resist making a poem entirely of nooses. CHIASMAGE The phantom of polyphony haunted me ceaselessly, with its content and in its formal aspect. Difficulties are unavoidable, in every word, in each scrap of paper. I once wrote that chiasmage enabled me to view myself and the world from a thousand and one angles. It forced me to consider a thousand and one experiences, a thousand and one different destinies. I learned that by understanding myself, just as by revealing the world in all its mutations, I am capable of clarifying, revealing and accepting, as perpetually present, everything which came before me and which will follow me. Chiasmage, which raises the principle of the labyrinth to an absolute degree, offered me the whole history of modern art on a silver platter: I could partake of it whenever I wished and never be satiated. I could become a member of any school whenever I felt the need and I could create new ‘isms’ on demand. I could predict the end of movements and schools so that every artist would have had – had to have – his own 206
‘ism’ and not depend on or serve others’ ideas, no matter
200 Copertina del catalogo della mostra “Hommage à Jiří Kolář. Tagebuch 1968”, Norimberga, Kunsthalle Nürnberg, 15 giugno-19 agosto 1984 Cover of the catalogue of the exhibiton Hommage à Jiří Kolář. Tagebuch 1968, Nuremberg, Kunsthalle Nürnberg, 15 June-19 August 1984 201 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář: diary 1968”, Oxford, Museum of Modern Art, 7 ottobre-2 dicembre 1984. Cover of the catalogue of the exhibition Jiří Kolář: Diary 1968, Oxford, Museum of Modern Art, 7 October-2 December 1984
altrui, a dispetto delle affinità che poteva condividere con costoro. Senza queste capacità , era solo un ricettatore di beni di seconda mano. COLLAGES DI CERNIERE LAMPO Dai veli ai collages di cerniere lampo e bottoni il passo fu brevissimo. Quante mani di giovani uomini fremono tutti i giorni al miracolo della camicetta sbottonata, e quanti uomini sono rimasti stupefatti dal miraggio del corpo che si fa carne semplicemente tirando una cerniera lampo? COLLAGES DI FORI Questi collages non esprimevano soltanto lo stato del mio animo - che mi sentivo come traforato dal tempo che dovevo vivere; non riuscivo a sfuggire all’immagine secondo cui attraverso questi fori fluisce la sporcizia e passa la peggiore ciurmaglia. Ma rappresentavano anche forme vaghe che chiedevano di essere riempite oppure un modello che esigeva una base. Lo spostamento dei cerchi scardinati dai propri fori mi diceva
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how deep a kinship he might have felt with them. Without this potential, he was a mere fence for second-hand goods. ZIPPER COLLAGES The step from the veils to the zipper and button collages was very short. How many young men’s hands tremble daily over the miracle of the unbuttoned blouse, and how many men have been paralysed by the mirage of the body made flesh by a simple pull of a zipper? HOLE COLLAGES These collages expressed my feeling that the age I had to live in was riddled with holes – and I could not escape the conviction that through these holes the worst kind of filth and vermin passed. But not just that. These collages also represented vaguely-sketched forms crying out to be filled in or stencils in search of a background. Turning cut-out circles in their own holes told me more about the state of my mind than I could describe. Interchanging the circles depicted something more unreal than my reason could admit. And when I placed the resulting stencils over a different text or especially over a reproduction, analogies with life appeared without my even having to think. CONFRONTAGE People say I look like a fox. I have found thousands of things that look like something utterly different from what they are. I have looked for these unwitting, antithetical, contradictory ‘lovers’ everywhere. Preferably in pictures. The printed page, especially in the photo journals, has created this world of odd kinships. Every joy has its grief, every encounter has two sides. We live in constant confrontation with the world. We always want to be something and never do we want to be someone else. Always, those clashes of events. Always, the same problem: to choose what do we not wish to live with and what must we live with; or, as they say, ‘to be or not to be’. THINGS We may tear a thing out of the context of its destiny or slow down 208
its time. A thing is always separated from its destiny when it no
202 Jiří Kolář e Pierre Alechinsky, Clavicembalo, 1986 Collezione Pierre Alechinsky, Bougival Jiří Kolář and Pierre Alechinsky, Harpsicord, 1986 Collection Pierre Alechinsky, Bougival
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longer serves its original purpose, when its aesthetic value is set above its function, or when we attribute it a symbolic meaning. We may slow down the destiny of a thing if we attribute to it any kind of purpose or value, and if we conserve it on account of those purposes or values (as museums and collectors do). A thing may last forever or never attract so much as a glance. Then, everything is done and nothing is accomplished. We may capture a thing, as we may capture life, in a particular state or a particular phase, and follow or map its path. This type of ‘following’ is as difficult and precious as revealing the destiny of a man who leaves nothing behind him but evidence in scars and scratches. A thing is intended to be used; only through use does it season and mature. Thus, even its bare core can recount something of its destiny. If hands had not touched the handle and had not shaped its surface, the handle would have remained a mere product, just a piece of wood. A cup never touched by the lips can be a precious discovery but can never bear witness to destiny, never be taken for something written by life, whose writing we often recognise and yet find hard to read. This is why I
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203 Manifesto realizzato da Jiří Kolář per il torneo “Roland Garros”, Parigi 1986. Poster by Jiří Kolář for the ‘Roland Garros’ tournament, Paris 1986
sullo stato della mia mente più di quanto fossi capace di descrivere. La sostituzione del cerchio raffigurava qualche cosa di più irreale di quello che riuscissi ad ammettere intellettualmente. E quando poi mettevo i modelli su un altro testo e soprattutto su una riproduzione non era più neanche necessario meditare sulle analogie con la vita. CONFRONTAGE Dicono che ho l’aspetto di una volpe. Trovato migliaia di cose che assomigliano a qualcosa di completamente diverso. E cercavo questi “amanti” involontari, antitetici e contrastanti dappertutto. Preferibilmente disegnati. Galvanotipie, cioè riprese fotografiche, hanno infatti creato questo mondo delle similitudini. Ogni gioia ha il suo dolore, ogni scontro ha qualcosa di comune. Viviamo in un continuo confronto con il mondo. Vogliamo sempre essere qualcosa e sempre non vogliamo essere qualcuno. Sempre quei confronti degli avvenimenti. Sempre lo stesso problema – che cosa non vogliamo vivere e che cosa dobbiamo vivere, oppure come quel vecchio “Essere o non essere”. COSE Possiamo strappare una cosa dal suo destino oppure rallentare il suo tempo. La cosa è sempre strappata dal suo destino quando non serve più a quanto era destinata, quando il suo valore estetico è preposto alla sua funzione oppure oppure quando le assegnamo un certo senso simbolico. Possiamo rallentare il destino della cosa se le riconosciamo una qualsiasi sorta di scopo o valore e se la conserviamo per questi valori e per questi scopi (musei e collezionisti). La cosa può durare eternamente oppure può finire senza aver attirato uno sguardo. Allora, tutto è fatto e nulla è compiuto. Possiamo cogliere la cosa, come anche la vita, in un certo stato, in una determinata fase e seguire o disegnare piante dei suo cammino. Questo seguire è altrettanto difficile e prezioso quanto la rivelazione del destino di un uomo che non lasciò dietro di sé che una testimonianza di cicatrici e di graffi. La cosa è destinata ad essere utilizzata; solo utilizzandola stagiona e matura. Perciò 204 Copertina del volume, Jiří Kolář, Giancarlo Politi Editore, Milano 1986 Cover of the volume Jiří Kolář, Milan, Giancarlo Politi Editore, 1986
anche il suo torso può raccontare del suo destino. Se le mani non avessero toccato il manico e non avessero formato la sua superficie, il manico sarebbe rimasto solo un
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feel it is pointless, and even stupid, to multiply the ‘readymade’. Because only the degree of wear, freely offered up to life, differentiates one thing from another. I wanted to somehow point up this differentiation, this peculiarity, and make it more evident. Reflections on the history of ‘things’ would merit a treatise apart. NARRATIVE POEMS All the collages in which I used more than one type of ‘material’ – such as script, musical notes, numbers, reproductions, other collages, etc. – I called ‘narrative poems’. They were frequently anecdotal and I gave them the working designation of ‘sketches’ or ‘trial collages’: they always preceded larger works. As to the tradition of narrative art, I will say only that reading this genre of narrative works excites me no end. The legibility of my works, if they are indeed legible, derives from the work that goes into them. In any case, I was happy when viewers reacted at all, if only with a smile. ROLLAGE When I combined my first two reproductions, I couldn’t believe my eyes. My mind seemed to be exploding as the multiple variations appeared beneath my hands. From that moment on I became penetrable; the whole world became penetrable. It was possible to create a non-illusory space and it was possible to point out the analogies with a finger. Something different shone through every person, and things began to speak a different language. Time could be cut up any way I wished and dovetailed in or hooked on anywhere at all. I did not see this contrast merely as the sine qua non of every step forward; it became the moving force behind everything. Nothing is born without strife – and not only internal and external contrasts. If a being were not in a state of agitation, no force whatsoever could succeed in budging it. Agitation presupposes a certain harmony if unexpected strokes are to act. I could multiply everything I could see. Even a mote in my eye expanded within me and covered the horizon. The cities’ teeth chattered every morning and evening with the rattle of shop shutters being raised and lowered. 212
My ears were filled with the voices of these roll-up metal
prodotto, solo un pezzo di legno. Una tazza mai toccata dalle labbra può servire come scoperta preziosa, non può però essere presa come testimone del destino, non può essere presa per qualcosa di scritto dalla vita, la cui scrittura spesso conosciamo e che però molto poco sappiamo leggere. Perciò mi pare inutile o perfino stupido moltiplicare il “ready-made”. Perché solo il grado di usura diversifica una cosa dall’altra, il che è dato in dote alla vita. Volevo in qualche modo mettere in evidenza questa diversità, questa peculiarità e renderla più evidente. Le riflessioni sulla storia delle cose meriterebbero una monografia. POESIE NARRATIVE Ho denominato narrativi tutti i collages nei quali ho usato più tipi di materiale, per esempio: scrittura, note musicali, numeri, riproduzioni, collages, ecc. Molte volte erano aneddotici, e nel lavoro li indicavo come schizzi oppure come collages di prova: sempre precedevano opere più grandi. Per quanto riguarda la tradizione dell’arte narrativa, mi limiterò a dire che leggere questo genere di opere narrative mi eccitava in modo indescrivibile. Ed ero contento quando gli spettatori reagivano, magari soltanto con un sorriso. ROLLAGE Quando misi insieme le mie prime due riproduzioni, non credetti ai miei occhi. Mancò poco che la testa non mi scoppiasse davanti alle variazioni che si moltiplicavano sotto le mani. Da quel momento diventai penetrabile e penetrabile diventò tutto il mondo. Era possibile creare uno spazio non illusorio ed era possibile additare le analogie. Attraverso ogni persona traspariva qualcosa di diverso e le cose cominciavano a parlare con un linguaggio diverso. Era possibile tagliare il tempo a richiesta e cacciarlo dentro oppure agganciarlo dovunque. Questo contrasto non mi apparve soltanto come la condizione di ogni passo avanti, ma diventò la forza animatrice di tutto. Niente nasce senza contrasto, e non soltanto contrasto interno ed esterno. Se un essere non fosse in stato di agitazione, nessuna forza riuscirebbe a muoverlo. L’agitazione presuppone una certa armonia, perchè qualsiasi colpo di imprevedibilità possa agire. Potevo moltiplicare tutto quello che raggiungevo con il mio sguardo. Anche un granello
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di polvere nell’occhio si ingrandiva in me e copriva l’orizzonte. Le città battevano i denti ogni mattina e sera a causa delle persiane che salivano e scendevano. Mi rimaneva nelle orecchie il rumore di questi paraventi a pieghe decorati con i dipinti dei maestri del folclore cittadino. Quando inventavo il nome per i miei immaginari collages a pieghe, volevo distinguere chiaramente le mie opere dagli esperimenti del “Bauhaus” e dall’esperimento fotografico di John McHal, del quale l’almanacco UPPERCASE pubblicò alcune riproduzioni; perciò scelsi il nome rollage. Tipi: 1. Verticali, 2. Orizzontali, 3. Quadrati, 4. Obliqui, 5. Interrotti, 6. Elementari, 7. A due dimensioni, 8. A tre dimensioni, 9. Senza dimensioni, 10. Molteplici, 11. Cinetici, 12. Caotici. SGUALCIAGE Gli sgualciages mi assalirono durante l’ondata dell’arte gestuale ai tempi in cui in Boemia il grafico Vladimir Boudnik corse la sua Maratona con la testa piena di cariche di esplosionalismo e di grafica strutturale. I primi sgualciages li facevo monocromi, principalmente bianchi o neri. Ciascuno riesce a sgualcire una carta ben inumidita e, se non ci riesce, basta gettare una pagina di una rivista sul marciapiede durante la pioggia. La pioggia e le orme dei pedoni o i pneumatici delle automobili lo faranno per lui. Mi si può credere; l’ho provato personalmente molte volte e tutti, eccetto il menzionato Boudnik, arricciavano il naso verso di me. Non mi meraviglio. Pochi sapevano leggere così bene come lui 205 La Favola del Bastone di Marte The Tale of the Stick of Mars 1987 Chiasmage a rilievo su legno Relief chiasmage on wood 61 x 41 x 5 cm
nei disegni delle sgualciture, dei muri, ecc. Usando per lo sgualciage una riproduzione, mediante la quale riuscivo ad addolcire le pieghe, si creavano “sgualciages in rilievo”.
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screens [called rolety in Czech] decorated with paintings by the masters of urban folklore. When I was trying to come up with a name for my fancifully-corrugated paper collages, I wanted something that would clearly distinguish my works from the Bauhaus experiments and from the experimental photographs by John McHale I had seen in a spread in UPPERCASE magazine. So I chose the name rollage. Types: 1. Vertical 2. Horizontal 3. Square 4. Oblique 5. Interrupted 6. Elementary 7. Two-dimensional 8. Three-dimensional 9. Non-dimensional 10. Multiple 11. Kinetic 12. Chaotic CRUMPLAGE Crumplage came to me on the wave of gestural art at a time when graphic artist Vladimir Boudnik was running his personal marathon in Bohemia, his head charged with Explosionism and structural graphics. The first crumplages I made were monochrome, largely in black or white. Anyone can crumple a damp piece of paper, or, if he can’t, can toss a page from a magazine onto the sidewalk or into the street on a rainy day; the rain, the pedestrians, and the cars will do the work for him. Believe me: I tried this myself many times. Everyone but Boudnik turned up their noses at me. I was not surprised. Very few people could read the shapes and patterns of crumpled things, cracked walls, etc., as well as he. When I used reproductions for my crumplages, I was able to soften out the folds to create ‘relief crumplages’. The analogy with life and with its events and explosions of destiny, sudden storms which crumple one so abruptly and so profoundly that one is never able to straighten or smooth out the consequences, convinced me that my method had led me to some practical insights after all. 216
[1986 T5]
L’analogia con la vita e con gli avvenimenti e le esplosioni del destino, che sgualciscono l’uomo così improvvisamente e così profondamente che non riuscirà mai più a raddrizzare e spianare in sé le conseguenze di tali tornadi, mi convinse che il mio modo di agire fosse pure utile per raggiungere una nuova conoscenza.
206 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář ”, Milano, Galleria Tega, ottobre-novembre 1989. Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, Milan, Galleria Tega, October-November 1989 207 Fable de la Reine des Etoils Filantes sur Rail de Chemin de Fer 1987 Chiasmage a rilievo su legno Relief chiasmage on wood 65 x 93 x 10 cm
[1986 T5]
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208 Attaccapanni Arcaico | Archaic Hanger 1987 Collage su carta Collage on paper 26 x 17,5 cm
QUALCHE NOTA SULL’ARTE “DIFETTOSA”
Quando si realizza un rollage, è essenziale mantenere la massima concentrazione, altrimenti ti potrebbe sfuggire un errore commesso nella fase iniziale di composizione, prima che tutto sia incollato assieme. Va da sé che più di una volta mi è successo di comporre, incollare e mettere tutto contento in pressa un rollage completo che celava un errore di cui mi sono accorto solo troppo tardi. Spesso mi è parso un peccato gettare nella spazzatura dei rollage ultimati e, quindi, ne ho tenuti un paio che ho appeso nel mio studio a mo’ di ammonimento; altri, invece, li ho regalati. Nulla descrive meglio l’ondata di barbarie che ha portato al danneggiamento o alla completa distruzione di sculture, dipinti, templi, ecc. Oggi, un brivido mi percorre ogni volta che entro in cattedrali apparentemente “resuscitate” ma che, in realtà, sono state piuttosto “eviscerate”; ammutolisco alla vista delle cose più comuni sminuite dall’indifferenza e non riesco a parlare senza provare angoscia di coloro che, marchiati dai propri natali, dalla sciagura, vessati dalle tenaglie del destino e dal martello della vita, scottati dalla malevolenza dell’uomo, sono afflitti in modo più crudele di quanto chi non è assalito da queste tribolazioni possa lontanamente immaginare. Naturalmente, tutto questo è parte integrante di quel substrato da cui, fra le altre cose, ha origine l’arte; perché mai oggi dovrei preferire tutto ciò che è “insultato e umiliato”? Mentre scrivo queste parole, mi tornano alla mente alcune memorie del passato; dopo la Grande Guerra, quando ero ancora un bambino, nel sud della Boemia vivevano alcuni invalidi di guerra, gente che aveva perso un arto o la cui mente era rimasta ferita a morte. Ce n’erano così tanti da essere addirittura diventati argomento dei nostri giochi. Pensate agli storpi di Bruegel o al suo “carnevale” di immagini viste attraverso gli occhi di ragazzini dalle tasche gonfie di corde, intenti a scaldarsi le fionde contro il petto, sempre affamati, sempre pronti a giocare a qualcuno un altro scherzo puerile, cattivo, disinibito... Non siamo forse tutti piuttosto fragili, perlopiù colti alla sprovvista dalla malattia, dalla perdita; non conviviamo forse con una coscienza dilaniata, un cuore sfregiato; non curiamo forse i nostri tumori rigonfi di invidia, l’adorazione per il dio denaro, il nostro spirito amputato e smembrato mentre sediamo sotto l’albero abbattuto della conoscenza o ci sorreggiamo sulle
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A FEW NOTES ON ‘DEFECTIVE’ ART
Total concentration is imperative when making a rollage; otherwise, you might miss an error made in the initial stages of composition, before it is all pasted together. It goes without saying that more than once I have composed, pasted up and happily put into the press a complete rollage with a mistake lurking inside, only to discover the error when it was too late. I often thought it a shame to throw away a completed rollage, so I kept a couple and hung them on the wall of my studio as admonishments; others I gave away. Nothing speaks more aptly to that frenzy of barbarity that damaged or completely destroyed sculptures, paintings, temples, etc. I shudder nowadays as I enter apparently ‘resurrected’ but actually ‘eviscerated’ cathedrals; I stand mute at the sight of the most ordinary things diminished by indifference and I cannot speak, without anxiety, about people who, branded by their birth or by catastrophe, held down by the tongs of fate and battered by the hammer of life, scorched by human malevolence, are marked more cruelly than anyone not so afflicted can ever fathom. Naturally, all this forms an integral part of that substrate from which art, among other things, is born; why is it that I should now prefer all that is ‘insulted and humiliated’? As I write these words, some memories of my past come to mind; after the Great War, when I was still a little boy, a number of war invalids, people who lost limbs or whose minds were mortally wounded, lived in South Bohemia. There were so many of them they had even become a subject of our games. Think of Brueghel’s maimed figures or his ‘carnival’ of images, seen through the eyes of young boys, pockets bulging with oddments of string, warming their slingshots against their chests; always hungry, always ready for another prank, childish, malicious, uninhibited . . . Are we not all rather brittle, are not most of us caught unawares by disease, by loss; do we not live with a conscience that is torn, a heart that is scarred; do we not nurse our cancerous envies, our money-hunger, our amputated and limbless spirits as we sit under the felled tree of knowledge or stand on the artificial legs of a dream, of a sweet scent of success? 220
Does not the greater part of humanity still live in the Stone Age
gambe artificiali di un sogno, del dolce profumo del successo? Non vive, forse, la stragrande maggioranza dell’umanità ancora all’età della pietra, mentre ai pochi che rimangono non manca altro che qualcuno, dietro lauto compenso, vada in bagno al posto loro? Non considero l’arte “difettosa” come fatta su misura per i fantasmi, come un silo di provocazioni, una motosega mutilante o un’accademia per disertori; né la vedo come cibo per obitori; se il nostro spirito trasformasse tutto ciò che ha vissuto, compreso e sognato, tutto ciò che ha scoperto in una perpetua proprietà, non potrebbe che rendersi conto che, posta di fronte al diluvio, la nostra civiltà andrebbe avanti come ha sempre fatto. Quando accettiamo che l’arte ci aiuta ad avvicinarci al mistero della vita, non possiamo più prescindere dal comprendere come tutto ciò che nasce dal caso o che prende vita da un’idea non sia altro che un’idea; dal comprendere come vi sia un abisso insormontabile fra il riflettere sulle cose e la contemplazione, oppure come, specialmente nel nostro secolo, nell’era della fotografia, del cinema, della televisione, dell’artificiale e del meramente proiettato, occorra prestare attenzione al “saper vedere” tanto quanto al saper ascoltare e come la capacità di ascoltare o percepire vada a pesare sulla nostra memoria già gravata, una memoria cui piace incasellare le cose in un contesto fallace pur se animato da buone intenzioni. Avendo l’arte il potere di far sentire la sua voce, anche se frammentata, e di non perderla quando è riprodotta o imprigionata nelle imitazioni, la sua grandezza può essere portata ad un livello ancora più alto da un impedimento cosciente, controllato; in special modo quando si ha la possibilità di infliggere una tale ferita trasformando immagini rese ormai banali dalla straordinaria varietà di tecniche di stampa e dalla falsa presunzione di perfezione di cui abbonda la nostra società. Sono consapevole di scrivere queste parole in un’epoca in cui l’arte, come disse una volta Burckhardt, sta “inciampando sui propri piedi” e del fatto che il mio stesso lavoro nasca proprio da questa esitazione; ma so anche che è il risultato della mia età, della fatica con cui sto restituendo agli artisti e, forse, anche al resto del mondo, ciò che da loro ho preso in prestito. Pages 222-223 209 Copertina e pagine dal volume, “Poèmes du silence”, traduzione di Erika Abrams, postfazione di Vladimir Burda, Éditions de la différence, Parigi, 1988 Cover and pages from the volume, Poèmes du silence, translation by Erika Abrams, afterword by Vladimir Burda. Paris, Éditions de la Différence, 1988
Prendete una copia della vostra opera d’arte preferita e strappatela nella punto più significativo oppure strappatela da parte a parte e rimettetela assieme utilizzando del semplice nastro adesivo. Vedrete come la copia non avrà poi perso molto del suo aspetto originale e come, dal vostro personalissimo
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while the few who don’t, lack nothing but a hireling to go to the lavatory in their stead? I don’t see ‘defective’ art as something tailor-made for ghosts, as a silo of provocations, as a mutilating chainsaw or an academy for deserters; nor do I see it as food for morgues; were our spirit able to transform everything that it has lived through, understood and dreamt about, everything that it has discovered, into property held in perpetuity, it could not but also realise that even should it face another Flood, our civilisation would carry on as it always has. Once we accept the fact that art helps us to approach the mystery of life, we cannot escape the realisation that everything born of chance or which springs from an idea is nothing more than an idea; the realisation that there is an unspannable chasm between thinking things over and contemplation; or that, especially in our century, in the era of photography, film, television, of the artificial and the merely projected, we must be careful to ensure that we ‘know how to see’ as well as how to listen; that the ability to listen or to perceive weighs on our already-burdened memory, a memory which, in turn, likes to slot things into pigeonholes in a fallacious, albeit wellintentioned, context. Since art has the power to make its voice heard, however fragmented that voice may be, and does not lose its voice when it is reproduced or imprisoned in imitations, its greatness can be carried to an even higher level if we impose on it controlled, conscious defects, especially if we can inflict such injury by transforming images which have been trivialised by the extraordinary variety of printing techniques and false presumptions of perfection which abound in our society. I am aware of the fact that I am writing these words at a time when art is ‘stumbling over its own feet’, as Burckhardt once put it, and that my own work is the result of such stumbling; but I also know that it is the result of my years, of the effort it costs me to give back to the artists – and perhaps to the rest of the world as well – what I borrowed from them. Take a copy of your favourite work of art and tear it just where it is most significant or tear it right across, and then stick it back together with ordinary tape. You will see that the copy will not have lost much of its original look and that, from your very 224
personal point of view, will even have acquired some quality it
210 Prijde jaro Vieni Primavera | Come Spring 1989 Collage su tavola Collage on board 40 x 30 cm
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lacked before, just as it will have become truly ‘yours’ – because the manner in which you tore it is as unique and unrepeatable as the work itself. Beware, however: in order to tear, puncture, crumple, doodle on, singe, or otherwise alter a copy of an artwork, you have to first learn how. When I began working on the ‘defective’ art volumes of my monograph, I stressed that, as far as I know, today not even the most zealous members of the avant-garde, for whom nothing used to be sufficiently bold or immune from damnation, these discoverers of the charm of an apparent and inner impurity, not even the most unrestrained of them, would dare to ‘devalue’ the sanctity of their art with a slap in the face. The time is approaching when it will be normal to produce copies identical in all respects to the originals. And sooner or later, people will have their fill of this kind of perfection. [1987 T6]
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211 recto 211 verso Fabel über den Schwan der nicht singen konnte Fiaba del cigno che non sapeva cantare Tale of the Swan that Couldn’t Sing 1989 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 66 x 88 x 10 cm
punto di vista, avrà addirittura guadagnato qualcosa che prima non aveva, come sarà diventata veramente “vostra”, perché il mondo in cui l’avete strappata è altrettanto unico e irripetibile. Tenete, in ogni caso, a mente che per strappare, forare, accartocciare, scarabocchiare, bruciacchiare, ecc. la copia di un’opera d’arte, occorre prima imparare a farlo. Quando ho iniziato a lavorare ai volumi dell’arte “difettosa” della mia monografia, ho ribadito come ritenga che, per quanto ne sappia, oggi neppure i più accaniti membri dell’avanguardia per cui nulla era abbastanza ardito o immune dalla dannazione, questi scopritori del fascino di un’impurità apparente ed interiore, neppure i più sfrenati di loro oserebbero “svalutare”, schiaffeggiare in faccia, la santità della propria arte. Ci stiamo avvicinando ad un’era in cui sarà normale produrre copie esattamente identiche all’originale. E prima o poi la gente ne avrà abbastanza di questo tipo di perfezione. [1987 T6]
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UN’INTERVISTA EPISTOLARE
Pavel Büchler: Ha iniziato a lavorare con le immagini visive perché ormai insoddisfatto dei limiti del linguaggio verbale, del linguaggio della prosa e della poesia. In quale misura il suo esperimento è stato un tentativo di sviluppare un “linguaggio” alternativo, un sistema di segni? Jiří Kolář: Non si è trattato tanto di insoddisfazione quanto della scoperta di una diversa possibilità di esprimere la poesia. Che la utilizziamo o meno, la parola è continuamente all’opera dentro di noi. Non ho mai pensato di creare un sistema e associo questi linguaggi alternativi ad affermazioni poetiche fra cui la più nota è quella che dice che “tutti faranno poesia”. Perché tutti fanno poesia ma solo alcuni sono capaci di esprimerla. Inizialmente, ho provato ad identificare uno spazio che si collocasse tra la letteratura e le arti visive; presto, però, mi sono accorto come la maggior parte degli artisti non siano altro che semplici illustratori delle proprie visioni, della propria spiritualità, delle proprie intuizioni, ecc., ivi inclusi gli aspetti positivi e quelli negativi, mentre l’opera di pochi stimola la trasformazione spirituale ed intellettuale. P.B.: Qual è il suo atteggiamento verso le possibilità di espressione verbale e l’uso del linguaggio verbale nell’arte odierna? J.K.: La maggior parte di ciò che può essere definito come “uso del linguaggio”, nel panorama dell’arte contemporanea ed in quello dell’arte del passato, si rivela fallimentare nel suo compito di comunicare. Un bombardamento di zavorra verbale non è sinonimo di perdita del proprio significato da parte della parola. È come una malattia che arriva a piedi per 212 recto 212 verso Fabel über den Ausschank zum Himmel Schluck wo Herr Ch. D seinen Standplatz hatte La fiaba della mescita “Al sorso divino” dove il signor Ch. D. aveva il suo posto fisso The Tale of the ‘At the Divine Sip’ Tavern, where Mr. Ch. D. Had a Customary Place 1989 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 68 x 87,5 x 8 cm
andarsene a cavallo. P.B.: Ha elaborato un imponente arsenale di “tecniche di collage” che spaziano dalla “semplice” presentazione del materiale di partenza così com’è, a metodi più sofisticati che prevedono un’importante manipolazione del materiale con diverse modalità. Tuttavia, sarebbe possibile suddividere la
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AN EPISTOLARY INTERVIEW
Pavel Büchler: You have arrived at working with visual images through your dissatisfaction with the limitations of verbal language, the language of poetry and literature. How far has your experiment been an attempt to develop an alternative ‘language’, a system of signs? Jiří Kolář: It was not dissatisfaction but rather a discovery of a different possibility to express poetry. The word works within us continuously, whether we use it or not. I have never thought of creating a system, and I associate such alternative languages with poetic statements, of which the best known one is that ‘everyone will make poetry’. Because we all make poetry but only some are capable of expressing it. At the beginning I tried to find a space between literature and visual arts, but I soon discovered that most artists are simply illustrators of their visions, their spirituality, their intuitions etc., including the positive and negative aspects, while the work of a few stimulates spiritual and intellectual transformation. P.B.: What is your attitude to the possibilities of verbal expression and the use of verbal language in art now? J.K.: Most of what can be termed as the use of language in contemporary art and in the art of the past fails to communicate. Bombardment with verbal ballast does not mean that the word has lost its significance. It is like a disease which arrives on foot and leaves on horseback. P.B.: You have developed an impressive array of ‘collage techniques’, from a ‘simple’ presentation of the source material as found to the rather sophisticated methods in which the material is heavily manipulated in a variety of ways. However, it would be possible to divide most of your visual work into two broad areas: the works which use a single image or a piece of text (crumplage, chiasmage, etc.) and those which are based on a juxtaposition of two or more images or texts. In your terminology, the former could all be described as, in principle, ‘found poems’, the latter 230
as various formats of the confrontage. There seems to be a
213 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář: Ode aan Van Gogh Hommage à Van Gogh”, Venlo, Museum van Bommel van Dam, 25 marzo-6 giugno 1990 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář: Ode aan Van Gogh Hommage à Van Gogh, Venlo, Museum van Bommel van Dam, 25 March-6 June 1990 214 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář. The End of Words”, Londra, ICA, 12 aprile-27 maggio 1990 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář. The End of Words, London, ICA, 12 April-27 May 1990
215 Vino Kaciru Vino degli eretici | Wine of Heretics 1990 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 40 x 30 cm
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maggior parte della sua opera visiva in due vaste categorie: le opere che si avvalgono di una singola immagine o di un singolo frammento di testo (“crumplage”, “chiasmage” ecc.) e quelle che si basano sull’accostamento di due o più immagini o frammenti di testo. Nella sua terminologia, in linea di massima le prime potrebbero essere descritte nel loro insieme come “found poems” (poesie trovate), le seconde come diversi formati di “confrontage”. Sembra vi sia qualche tipo di differenza tra le due strategie. Ci parlerebbe del ruolo che l’autenticità del materiale di partenza riveste nel suo lavoro, del ruolo del suo contesto culturale originale? J.K.: Se fra le varianti di “found poems”, come scrive, si possono inserire anche il museo di Auschwitz, un deposito di rottami, le adunate di massa, le accumulazioni in stile “Arman” che ogni mattina ricoprono i marciapiedi di Parigi fino all’arrivo dei camion della nettezza urbana, allora mi trova d’accordo; e se si può vedere un “confrontage” in ogni trasformazione, in ogni “anti-anatomia”, in ogni difetto più o meno controllato, mi trova d’accordo anche in questo caso; infatti, siamo in grado di trasformare, come si dice, di punto in bianco. Il materiale di partenza è un po’ come il primo verso di una poesia (Paul Valéry si era avvicinato alla verità scrivendo che viene da Dio), come la prima pennellata di un quadro, il primo accordo di una composizione musicale, la prima formula. Ciò che il materiale di partenza evoca in me è un’altra cosa, e come scelgo di elaborarlo un’altra ancora ... E la sua autenticità? Ogniqualvolta attingo al lavoro di altri autori, si tratta del lavoro di artisti che conosco o di cui conosco qualcosa; in ogni caso, il lavoro di artisti che mi hanno aperto gli occhi su qualcosa. Ovunque ci troviamo, qualsiasi cosa stiamo facendo o vivendo, possiamo evocare dalla nostra mente ciò che vogliamo e che non vogliamo, ciò che si presenta autonomamente e ciò che questa evocazione ci indica. In altre parole, finché ci riusciamo, portiamo in noi stessi la storia del mondo, non solo la storia della Cultura, e tutti i nostri sensi si vanno ad attivare in relazione ad essa ogniqualvolta qualcosa richiama la nostra 216 Lippi 1991 Collage, chiasmage e cuborollage su tavola Collage, chiasmage and cuborollage on board 50 x 40 cm
attenzione, ogniqualvolta ci fermiamo a riflettere su qualcosa, ogniqualvolta qualcosa ci capita d’improvviso o perseguiamo un obiettivo.
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difference of a kind between the two strategies. Would you like to comment on the role of authenticity of the source material in your work, the role of its original cultural context? J.K.: If you can fit into the variants of found poems, as you write, the museum in Auschwitz, scrap-yards, mass gatherings, the Armanesque accumulations stretching along the pavements of Paris every morning until the rubbish removal trucks arrive, then I agree; and if we can see a confrontage in every transformation, every anti-anatomy, in every controlled or uncontrolled defect, then I also agree; because we can transform, as they say, at the drop of a hat. Source material is something like the first line of a poem (Paul ValĂŠry was close to the truth when he wrote that it comes from God), like the first brushstroke in a painting, the first chord in a piece of music, the first formulation. What the source material evokes in me is another thing, and how I choose to process it yet another . . . And its authenticity? Whenever I draw upon the work of other authors, it is the work of those I know or those I know something about, but in any case, it is the work of
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P.B.: Nel suo lavoro si è avvalso di una ben definita gamma di materiali. Si tratta consuetamente di riproduzioni di (spesso ben note) opere d’arte, testi scritti o a stampa, carte geografiche, fotografie di moda o per la stampa e stampe da collezione. Al contempo, pare ne abbia evitati altri come, per esempio, materiali pubblicitari, fumetti, fotogrammi di pellicole cinematografiche, ecc. Quali sono i motivi di queste “esclusioni”? Come si pone l’omissione di una ragguardevole fetta dell’immaginario visivo cui attinge la cultura popolare rispetto alla sua dichiarata ambizione di produrre una poesia che chiunque sia in grado di “leggere”? J.K.: Ogni materiale si presta soltanto ad un certo metodo di interpretazione. Ammetto di selezionare i materiali con grande 217 Copertina del catalogo della mostra, “Jiří Kolář. Cristalli di genio dal collage Boemo”, 5 ottobre-19 novembre, 2002, testi di T. Trini, V. Burda. Prato, Galleria Open Art Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář. Crystals of a Genius From Bohemian Collage, texts by T. Trini, V. Burda. Prato, Galleria Open Art. 5 October-19 November 2002 218 Omaggio a Gabo | Homage to Gabo 1991 Rollage su cartone Rollage on cardboard 14,5 x 29,5 cm
attenzione e di evitarne alcuni. Evito tutto ciò che è privo di anima, ciò che promuove il banale come utile, la sfacciataggine come “pensiero liberale”, lo scialbo come esclusivo, la brutalità come forza, i trucchetti da fiera di paese come intelligenza... Al di fuori dell’arte sacra, le mie fonti di ispirazione sono state i Proverbi Fiamminghi, i Giochi di Bambini e la Lotta tra Carnevale e Quaresima di Bruegel, i proverbi ed i detti di Bosch, le “trasformazioni” di Klee e Miró. Si tratta di quadri che risultano
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219 Mestolo | Ladle 1992 Oggetto chiasmage Chiasmage object 40 x 6,5 x 4,5 cm 220 Jiří Kolář nel suo studio a Parigi, 1992 (foto Pavel Jasansky) Jiří Kolář in his studio in Paris, 1992 (photo: Pavel Jasansky)
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artists who have made me aware of something. Wherever we are, whatever we are doing or experiencing, we can evoke from our memory the wanted and unwanted, what comes by itself, and what this evocation points to. In other words, we carry the history of the world in ourselves, as far as we are capable of it, not only the history of Culture, and each of our senses becomes engaged in connection with this history every time something claims our attention, every time we stop and think about something, every time something comes upon us suddenly or we pursue something. P.B.: You have used a well-defined range of material in your work. Typically reproductions of (often well known) works of art, printed or written texts, maps, fashion or press photographs, and printed ephemera. At the same time, you seem to have avoided some others, for example advertising, cartoon strips, film stills etc. What are the reasons for these ‘exclusions’? And how does this omission of a considerable portion of visual imagery associated with popular culture relate to your declared ambition to make poetry that anybody can ‘read’? J.K.: Each material is suitable only for a certain method of interpretation. I have to admit that I choose material carefully and I avoid some. What I avoid is everything soulless, everything that promotes banality as usefulness, shamelessness as liberal thinking, the uninspired as the exclusive, brutality as strength, fair-ground gimmick as wit . . . Religious art aside, my sources were Brueghel’s Proverbs, Children’s Games and the Carnival, Bosch’s sayings, Klee’s and Miró’s ‘transformations’. These paintings can be read by anyone who is capable of reading, and by reading their paintings one learns to recognise poetry in matters of the world and of life. P.B.: Given that the material of your collages Is culturally quite specific, how do you feel about a culturally specific interpretation of your work? J.K.: The work of every artist is conditioned by cultural experience, in the same measure as by life experience, the artist’s own as well as the experience of others; it all depends 238
on which we consider the determining force.
leggibili a chiunque sia in grado di leggere e leggendo le loro opere si impara a riconoscere la poesia nelle questioni del mondo e della vita. P.B.: Posto che il materiale dei suoi collages ha una specifica collocazione culturale, cosa ne pensa di una specifica interpretazione culturale del suo lavoro? J.K.: Il lavoro di ogni artista è condizionato tanto dalle sue esperienze culturali quanto dalle sue esperienze di vita, dalle esperienze dell’artista e quelle degli altri; dipende da quale riteniamo sia la forza determinante. P.B.: La sua opera pare essere pervasa in larga misura dalla tradizione dell’avanguardia europea la quale, a sua volta, affonda le proprie radici in una più antica gerarchia culturale in cui l’arte funge da mezzo attraverso il quale comprendere le realtà socio-storiche del mondo. Quali sono, a suo parere, le possibilità dell’avanguardia in un mondo in cui gli sviluppi dell’arte sono sempre più governati dalle condizioni e dagli standard di un discorso professionale? J.K.: Penso che, innanzitutto, l’arte aiuti a comprendere la vita in un’ottica spirituale; il resto è una questione di altre discipline i cui praticanti sono insostituibili quanto lo sono gli artisti. L’esperienza mi insegna che nell’arte ciò che conta è sempre spostare le cose da qualche parte e che il termine “avanguardia” non è altro che un vecchio, debole quanto irrequieto, con un piede ormai nella fossa. P.B.: A tale riguardo, quale importanza ha avuto per Lei il fatto che il processo di riproduzione abbia consentito di trasformare le opere d’arte in immagini che costituiscono ormai, quasi letteralmente, il tessuto del nostro mondo quotidiano e che nella loro molteplicità sono ormai divenute “proprietà di tutti”? J.K.: Non sono in grado di esprimere un giudizio al riguardo. Vengo da una generazione cresciuta a riproduzioni in bianco e nero, film muti, registrazioni tecnicamente scadenti, ecc. Non avevamo molto a nostra disposizione e, fra le altre cose, ci trovavamo a dove usare l’immaginazione ben più di quanto
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P.B.: Your art seems to have been informed to a large extent by the tradition of the European avant-garde, which itself has its roots in an older tradition of a cultural hierarchy in which art serves as a means of understanding the world’s sociohistorical realities. What are, in your opinion, the possibilities of the avant-garde in the world in which the developments in art are increasingly governed by the conditions and standards of a professional discourse? J.K.: I believe that, above all, art assists in a spiritual understanding of life; the rest is a matter of other disciplines, the practitioners of which are as irreplaceable as artists. My experience tells me that what always matters in art is to move things somewhere, and that the word ‘avant-garde’ is a feeble, albeit fidgety old man with one foot in the grave. P.B.: In relation to this, how important is it for you, that through the process of reproduction, works of art have been made into ‘images’ which, almost literally, constitute the fabric of the everyday world, and in their multiplicity have become 240
‘common property’?
221 Senza titolo | Untitled 1992 Froissage su carta Froissage on paper 32,4 x 24,9 cm 222 Senza titolo | Untitled 1995 Collage su cartone Collage on cardboard 29 x 39 cm
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J.K.: I am not in a position to judge this. I come from a generation brought up on black and white reproductions, silent film, technically bad recordings etc. Little was available to us, and amongst other things we had to exercise our imagination with greater effort than today’s youth, the world held more miracles for us but unfortunately also more disenchantment. It is up to you to judge what will become of this fabric of the everyday life, it is a question for your generation. P.B.: You have frequently used the term ‘urban folklore’ and defined it as a product of a cross-breeding of a large number of anonymous influences. How would you amend your definition in view of the notion that the modern urban model in the western world is the result of communication and information technologies? J.K.: What I was referring to was the cross-breeding of innumerable relationships in large cities, as Baudelaire writes in his introduction to the Petits poémes en prose: ‘Which of us has never imagined in his more ambitious moments the miracle of a poetic prose, musical though rhythmless, flexible yet strong enough to identify with the lyrical impulses of the soul, the ebbs and flows of reverie, the pangs of conscience? This notion of such an obsessive ideal has its origins above all in our experience of the life of great cities, the confluence and interactions of the countless relationships within them.’ Therefore we are not speaking about folklore but about the miracle of poetic prose! And I may add, not only prose but art on the whole, because Baudelaire himself dealt a mortal blow to everything pastoral, didactic and in any way subservient. Man created the city and the city transformed man; as Chesterton says, ‘I prefer the philosophy of bricks and mortar to the philosophy of turnips’. And if you add computers and the media to the bricks and mortar and the tractor to the turnip, you will see that Chesterton’s definition still holds. P.B.: Your ‘urban folklore’ seems to be mainly the product of the ‘industrial age’. What is, in your opinion, the folklore of the 242
postindustrial city?
lo debbano fare i giovani di oggi; il mondo ci riservava più miracoli ma, purtroppo, anche più disincanto. A Lei giudicare cosa ne sarà di questo tessuto della vita quotidiana; è un quesito riservato alla sua generazione. P.B.: Ha spesso utilizzato il termine “folklore urbano” definendolo il prodotto dell’incrocio di un gran numero di influenze anonime. Come modificherebbe la sua definizione alla luce della nozione secondo cui il moderno modello urbano occidentale sarebbe figlio delle tecnologie informatiche e della comunicazione? J.K.: Ciò cui mi riferivo era l’incrocio degli innumerevoli rapporti che si intersecano nelle grandi città, ciò di cui Baudelaire scrive nella sua introduzione ai “Petits poémes en prose”: “Chi di noi non ha sognato in quest’epoca di ambizioni una prosa poetica musicale ma senza rima e senza ritmo costante, abbastanza flessibile e spezzata da adattarsi ai movimenti lirici dell’anima, alle oscillazioni del fantasticare, ai soprassalti della coscienza? È soprattutto dalla frequentazione delle città enormi e dall’incrociarsi dei loro rapporti innumerevoli che nasce questo ideale ossessivo”. Pertanto, non parliamo di folklore ma del miracolo della prosa poetica! E potrei aggiungere, non solo della prosa ma dell’arte nel suo complesso, perché Baudelaire stesso sferrò un colpo mortale a tutto ciò che fosse pastorale, didattico ed in qualsiasi modo asservito. L’uomo ha creato la città e la città ha trasformato l’uomo; come diceva Chesterton: “Sono più vicino alla filosofia del mattone che a quella della rapa”. E se a malta e mattoni si sostituiscono computer e mezzi di comunicazione ed alla rapa il trattore, si vede chiaramente come la definizione di Chesterton risulti ancora perfettamente calzante. P.B.: Il suo “folklore urbano” pare essere soprattutto prodotto dell’“era industriale”. Qual è, a suo parere, il folklore della città post-industriale? J.K.: Non saprei. So soltanto che ha partecipato alla comunione ed alla cresima della Pop-Art e degli altri movimenti, nonmovimenti ed “ismi” di ieri e di oggi; che è presente in opere di cui si potrebbe rimuovere qualsiasi parte senza creare alcun danno, in opere che sono la somma di singoli oggetti privi
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223-224-225 Vedute della mostra “Jiří Kolář - Objetos y Collages”, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, aprile - maggio 1996 Installation views of the exhibition Jiří Kolář - Objetos y Collages. Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, April - May 1996 226 Veduta della mostra “Příběhy Jiřího Koláře/The Stories of Jiří Kolář ”, Praga, Veletržním palác, 21 dicembre 1999-15 marzo 2000. Installation view of the exhibition Příběhy Jiřího Koláře/ The Stories of Jiří Kolář, Prague, Veletržním Palác, 21 December 1999 -15 March 2000
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J.K.: I don’t know. I only know that it was present at the moment of christening and confirmation of Pop-Art and other movements, non-movements and isms of today and yesterday, that it is present in works from which you can remove any part or a number of parts without causing harm, in works which are the sum of individual objects without any value in themselves, that it performs its tricks in works dependent on the supply of energy, but in the long run it will most probably find its place in advertising. This is difficult to predict. Creators of Utopias have until now been telling us everything but what art will be like in the distant or not so distant future. P.B.: Like all similar records, your diaries/weeklies were made in response to, and give a testimony about, the ‘everyday events’ of the world and the times in which they were made. How far does your current work reflect the fact that you now live and work in a different country and a different cultural and political climate? J.K.: I wrote on the last page of my first diary from 1946-1947: Take state after state, nation after nation, continent after continent, and take man after man; never in the history of mankind had freedom been endangered as it is today. Gone are the times, when states, when nations, continents and when men decided their fate themselves. The world is as if ridden by one collective Quixotism, one desire for freedom the sun of which has set probably for the rest of this century. And look, look around yourselves, not even the womb of mankind is safe, even the life of the unborn 246
is at stake.
di qualsiasi valore in se stessi, che esegue i suoi “trucchi” in opere alimentate dall’energia; ma penso che, alla lunga, molto probabilmente troverà una sua collocazione nella pubblicità. È difficile fare previsioni. Finora, i Creatori di Utopie tutto ci hanno raccontato tranne cosa ne sarà dell’arte nel futuro più o meno remoto. P.B.: Come tutti i documenti del genere, anche i suoi diari/ settimanali nascono da e testimoniano gli “eventi quotidiani” del mondo e dei tempi in cui sono stati scritti. In quale misura il suo attuale lavoro riflette il fatto che oggi Lei viva e lavori in un paese diverso ed in un diverso clima politico e culturale? J.K.: Sull’ultima pagina del mio primo diario dal 1946-1947 scrissi: Prendete stato dopo stato, nazione dopo nazione, continente dopo continente, prendete uomo dopo uomo; mai, nella storia dell’umanità, la libertà è stata in pericolo come oggi. Sono lontani i tempi in cui gli stati, le nazioni, i continenti e gli uomini decidevano loro stessi il proprio destino. Il mondo è come percorso da un donchisciottismo collettivo, un anelito di libertà il cui sole è tramontato probabilmente per il resto di questo secolo. E guardate, guardatevi attorno, neppure il grembo dell’umanità è al sicuro, persino la vita dei nascituri è a rischio. Da una parte, per necessità, perché il socialismo non può esistere senza libertà, dall’altra, per la paura di perdere quello che c’è di più sacro. Ma grazie alla vita, la vita mortale,
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On the one hand, of necessity, for socialism cannot exist without freedom, and on the other hand, for fear of loss of the most sacred. But thanks to life, mortal life, thanks to man simple and forlorn, thanks to woman and man who are just, this sun, this child will be born, without the help of the first and the latter, it will see the light of the world with the help of woman and man on their own. The second collection, already using collage, came into being between 1966-1967, the third was made in 1968 and I call it the ‘Nuremberg Diary’ because that is where it was exhibited twenty years later, and then there was the last ‘large’ one, now in the Krefeld museum. Note the dates: 1946-1947, 1966-1967, 1968, 1970 and compare them with the history of our country and with my own history, it may have been inspiration or something like necessity, I don’t know . . . At the age of 65, I realised what civil liberty was, and I did not have to go on imagining it any longer, I realised what it was like to be able to wear your heart on your sleeve. I had waited 35 years for some of my books to be published and they are now coming out. I live in the midst of a real life, not under police or other harassment etc. . . . God willing, all this will be reflected in my work. April 1989 P. S. When I asked Jiří Kolář in late December what his reaction was to the political change in Czechoslovakia, he replied: ‘All my life, whatever I did, whatever I thought and whatever I spoke was on the verge of criminality, now, whatever I do, think or speak is taking place in the realm of freedom.’ 248
[1989 T7]
grazie all’uomo semplice e disperato, grazie alla donna e all’uomo che sono giusti, questo sole, questo bambino nascerà, senza l’aiuto del primo e del secondo, vedrà la luce del mondo con l’aiuto della donna e dell’uomo da soli. La seconda collezione, in cui si fa già uso del collage, ha visto la luce nel 1966-1967, la terza nel 1968; io la chiamo il Diario di Norimberga, perché è lì che è stata esposta venti anni dopo; poi, è venuta l’ultima “grande” collezione, oggi in mostra al museo di Krefeld. Noti le date: 1946-1947, 1966-1967, 1968, 1970 e le confronti con la storia del nostro paese e con la mia storia personale; potrebbe essersi trattato di ispirazione o di qualcosa di simile alla necessità, non so... Giunto all’età di 65 anni, mi sono reso conto di cosa fosse la libertà civile, e non ho più dovuto continuare ad immaginare di cosa si trattasse; mi sono reso conto cosa volesse dire essere in grado di mostrare i propri sentimenti. Erano 35 anni che attendevo che i miei libri fossero pubblicati e oggi finalmente stanno uscendo. Vivo al centro di una vita reale, non in uno stato di polizia o vittima di altre vessazioni, ecc. ... Se Dio vuole, tutto questo andrà a riflettersi sul mio lavoro. Aprile 1989 P.S. Quando, a fine dicembre, ho chiesto a Jiří Kolář quale fosse stata la sua reazione ai cambiamenti politici in corso in Cecoslovacchia, lui mi ha risposto: “Tutta la vita, qualsiasi cosa facessi, qualsiasi cosa pensassi e qualsiasi cosa dicessi era considerato quasi criminale; oggi tutto ciò che faccio, penso o dico avviene nel regno della libertà”. [1989 T7] Pages 250-251 227 Jiří Kolář nel suo studio (foto Emanuela Křenka) Jiří Kolář in his studio (photo: Emanuela Křenka)
249
250
251
How many jobs have I done? When I was seven, I started work as a baker’s shop boy,
then I was taken on to harvest fruit;
I have pressed cabbages, retrieved golf balls, studied to be a woodworker; I have written cowboy stories and mysteries;
I have been on the dole, an assistant labourer at a building site, an editor, servant, layabout, sewer worker, waiter’s assistant;
I have lent a hand in the fields and the forests; I have pushed wheel-barrows, worked as a carpenter, driven lorries, worked with bulldozers,
tarmacked roads, worked metals;
I have been a watchman, waiter, writer, nurse,
official in a youth organisation;
I have hung around a butcher shop, at a barber’s, in various editorial offices; I have been a door-to-door salesman, an emcee, the editor of a weekly, editor at publishing house;
and I write poems. ^
^
Jirí Kolár
Quanti lavori ho fatto? A sette anni ho cominciato come garzone di panetteria, poi mi hanno preso per la raccolta della frutta, ho pestato cavoli,
raccolto palle da tennis,
ho studiato da falegname, ho scritto storie di cowboy e gialli,
stato disoccupato,
aiuto operaio in un cantiere,
redattore, servo, perdigiorno, operaio addetto alle fognature, inserviente,
ho dato una mano nei campi e nel bosco,
ho spinto la carriola, fatto il falegname, ho guidato i camion, ho lavorato come manovale alla ruspa, ho bitumato strade,
fatto il carpentiere, sono stato guardiano,
cameriere, scrittore, infermiere, funzionario di un’organizzazione giovanile,
ho bighellonato in una macelleria, in un negozio di barbiere, in varie redazioni, ho fatto il venditore porta a porta, il presentatore, ho diretto un settimanale, la redazione di una casa editrice
e scrivo poesie. ^
^
JirĂ KolĂĄr
Senza titolo | Untitled 1951-67 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 150 x 120 cm Galerie Schoeller, Düsseldorf Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato (Fig. 2)
Ryby a Lide Pesce e persone | Fish and People 1951-67 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 140 x 105 cm
Maria Magdalena 1958 Confrontage su cartone Confrontage on cardboard 22,6 x 28,2 cm
Senza titolo | Untitled 1959 Rollage su cartone Rollage on cardboard 29,7 x 24,7 cm
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galerie Ursula Wendtorf + Franz Swetec, Düsseldorf Galleria Open Art, Prato
(Fig. 4)
(Fig. 5)
Webern 1959 ca. Poema dattiloscritto su carta Typewritten poem on paper 29,3 x 21,1 cm
Senza titolo | Untitled 1959 ca. Poema del silenzio su cartoncino Poem of silence on paper 26 x 19,5 cm
Galleria Open Art, Prato
Grosvenor Gallery, London Galleria Open Art, Prato
Senza titolo (busto) Untitled (bust) 1960 ca. Oggetto chiasmage Chiasmage object 47 x 39 x 19,5 cm
“Jiří Kolář - Eine Monografie von Miroslav Lamač und Dietrich Mahlow”, Dumont, Cologne, 1969, Institut für moderne Kunst, Nuremberg, p. 50 (Fig. 3)
Dans le Double Paradis Nel Doppio Paradiso In the Double Heaven 1959 Rollage su cartone Rollage on cardboard 45 x 33 cm Galleria Schwarz, Milano Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář” testo a cura di Arturo Schwarz edito in occasione della mostra monografica presso il P.A.C. di Milano, 30 sett. – 31 ott. 1982. (ill.) ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 8-9 (Fig. 6)
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(Fig. 7)
(Fig. 8)
Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 10-11 (Fig. 9)
Stupore | Astonishment 1960 Intercollage su cartoncino Intercollage on thin cardboard 45 x 33 cm
Senza titolo | Untitled 1960 ca. Collage su cartone Collage on cardboard 32,4 x 44,4 cm
Senza titolo | Untitled 1960 Collage su cartone Collage on cardboard 20,2 x 17 cm
Senza titolo | Untitled 1961 Rollage su cartone Rollage on cardboard 32,4 x 23,4 cm
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
“Omaggio a Jiří Kolář” a cura di L. Carluccio, 1978, Gazzetta del Popolo, Torino
(Fig. 11)
(Fig. 12)
Galleria Open Art, Prato Private collection, Mestre
Sorriso di Leda Leda’s Smile 1961 Rollage su cartone Rollage on cardboard 23,5 x 34,5 cm
Poema a moduli Modular poem 1962 Poema su carta Poem on paper 29,6 x 21,5 cm
Senza titolo | Untitled 1962 Poema ad uso dei ciechi su carta Poem for the blind on paper 29,5 x 21,5 cm
Senza titolo | Untitled 1962 Poema ad uso dei ciechi su carta Poem for the blind on paper 80 x 60 cm
Galleria Schwarz, Milano Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
(Fig. 15)
Galerie Wendtorf+Swetec, Düsseldorf Galerie Schoeller, Düsseldorf Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato
(Fig. 17)
(Fig. 10)
“Jiří Kolář” testo a cura di Arturo Schwarz edito in occasione della mostra monografica presso il P.A.C. di Milano, 30 sett. – 31 ott. 1982. (ill.) ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 12-13
(Fig. 14)
“Jiří Kolář”, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975 (ill. cat. p. 44) (Fig. 16)
(Fig. 18)
255
Senza titolo | Untitled 1962 Poema del silenzio su carta Poem of silence on paper 11 x 14 cm
Senza titolo | Untitled 1962 Poema su carta Poem on paper 29,5 x 21,5 cm
Senza titolo | Untitled 1962 Collage su cartone Collage on cardboard 80 x 60 cm
Private collection, London Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato Private collection, Milan
(Fig. 19)
(Fig. 20)
Omaggio a Chartres Homage to Chartres 1962 Chiasmage su cartone Chiasmage on cardboard 80 x 60 cm Galleria Open Art, Prato
(Fig. 21)
(Fig. 22)
Haare Capelli | Hair 1964 Collage narrativo Narrative-Collage 100 x 70 cm
Senza titolo | Untitled 1963 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 38,5 x 25,7 cm
N Degas 1963 Collage su carta Collage on paper 30 x 21,5 cm
Orbis Pictus 1963 Collage e chiasmage su carta Collage and chiasmage on paper 100 x 70 cm
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
(Fig. 23)
(Fig. 24)
(Fig. 25)
Galerie Schoeller, Düsseldorf Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář”, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Paris, 1973, p. 48 “Jiří Kolář” Galerie Schoeller, Düsseldorf, Apr-May 1978 “Jiří Kolář” text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed.,p. 160 fig. 226 “JK Unterwegs ins Paradies”: Gutenberg Museum, Magonza e Kunstverein, Wolfsburg, 1980 “Jiří Kolář“ texts by J. Chalupecký, J. Padrta, M. Lamač, R. J.Moulin, Odeon, Prague, 1993, p. 36 (Fig. 26)
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Senza titolo | Untitled 1964 Rapportage su cartone Rapportage on cardboard 27 x 34,5 cm Private collection, Paris Galleria Open Art, Prato Private collection, Milan (Fig. 27)
RRRR (Raphael, La Belle Jardinière) Raffaello, La bella giardiniera Raphael, The Beautiful Gardener 1964 Rollage su cartone Rollage on cardboard 90 x 34,1 cm
Senza titolo | Untitled 1964 Rollage su cartone Rollage on cardboard 23 x 31 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 29)
Galerie Karsten Greve, Siegen Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
La Naissance de Venus La Nascita di Venere The Birth of Venus 1964 Rollage su cartone Rollage on cardboard 36 x 52 cm Galleria Open Art, Prato Private collection (Fig. 30)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 53 (no ill.) (Fig. 28)
Senza titolo | Untitled 1964 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 38 x 25 cm
Senza titolo | Untitled 1965 Crumplage su cartone Crumplage on cardboard 35 x 27,5 cm
Senza titolo | Untitled 1965 Froissage su cartoncino Froissage on thin cardboard 35 x 27 cm
Senza titolo | Untitled 1965 Intercalage su cartoncino Intercalage on thin cardboard 27,7 x 19,6 cm
Private collection, USA Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato Private collection, Modena
Galleria Open Art, Prato Private collection, Milan
(Fig. 34)
(Fig. 35)
(Fig. 31)
(Fig. 32)
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Nemocna La Paziente | The Patient 1965-69 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 135 x 95 cm Galerie Wendtorf+Swetec, Düsseldorf Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nurnberg, Galerie Johanna Ricard, Nurnberg, 1979, Zirndorf Ed.,p. 113 fig. 189 Jiří Kolář, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Parigi, 1973, ill. “Jiří Kolář - Collagen, Rollagen, Objekte”, Jun-Aug 1970, Galerie Wendtorf, Düsseldorf XXXV Biennale di Venezia 1970 pag.23 n. 47 (not ill.) “Quindici Gallerie Quindici Artisti” Forte Belvedere, Firenze, aprile-maggio 2007, (ill.) (Fig. 36)
Mela | Apple 1966 Oggetto chiasmage Chiasmage object 31,5 x 30 x 30 cm Private collection, Germany Galleria Open Art, Prato Private collection, Genova “Jiří Kolář” Kestner-Gesellschaft, Hannover, 7 feb. - 15 mar 1969, p. 50 “Jiří Kolář - Collagen Rollagen Objekte”, Institut für modern Kunst, Nuremberg, 1968/1969, fig. 141 (Fig. 41)
Uccello | Bird 1965 Collage e chiasmage su legno Collage and chiasmage on wood 77 x 150,2 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Galleria Open Art, Prato Private collection, Aicurzio “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed.,p. 232-233 “Jiří Kolář – Tydenyk 1968“ texts by A. Porhibný, Torst, Prague, 1993, p. 55 “Jiří Kolář “ texts by J. Chalupecký, J. Padrta, M. Lamač, R. J.Moulin, Odeon, Prague, 1993, p. 140-141
Muestrario con la Bella Herrera Sampler of the “Bella Herrera 1965-66 Rollage e chiasmage su tavola Rollage and chiasmage on board 200 x 130 cm
Omaggio a Mondrian Homage to Mondrian 1966 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 43,8 x 55,8 cm
Galleria Schwarz, Milan Collection Guido Peruz, Milan
Private collection, London Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Objetos y Collages” Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, texts by J. Dupin, S. Borova, R.J. Moulin, J. Kolář, J.M. Ullán, 18 April - May, 1996, p. 150
(Fig. 39)
*
(Fig. 37)
Ein Naratives Gedicht Un Poema Narrativo A Narrative Poem 1967 Collage, chiasmage e cuborollage su cartone Collage, chiasmage and cuborollage on cardboard 30 x 21,4 cm Galerie Wendtorf+Swetec, Düsseldorf Galleria Open Art, Prato Private collection, Turin “Jiří Kolář - Collagen, Rollagen, Objekte”, Jun-Aug 1970, Galerie Wendtorf, Düsseldorf, p. 9 (Fig. 43)
1914-1914-1914 1967 Collage e rollage su oggetto a colonna Collage and rollage on a column object 43,8 x 55,8 cm
Vstup Volny Ingresso Libero | Free Entrance 1967 Collage e chiasmage su cartone Collage and chiasmage on cardboard 36,5 x 25,5 cm
Galleria Open Art, Prato
Galerie Johanna Ricard, Norimberga Galleria Open Art, Prato Private collection, Acqui Terme
“Jiří Kolář” Kestner Gesellschaft, Hannover, 7 feb. - 15 mar 1969, pp. 27,58-59 ill. “Jiří Kolář - Eine Monografie von Miroslav Lamač und Dietrich Mahlow”, Dumont, Cologne, 1969, Institut für moderne Kunst Nuremberg, p. 42 “Jiří Kolář - Collagen Rollagen Objekte”, Institut für modern Kunst, Nuremberg, 1968/1969, fig. 141
“Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nurnberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., Cover Design (Fig. 46)
(Fig. 44)
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* Le opere contrassegnate da asterisco non sono pubblicate nel corpus principale della presente monografia, ma sono qui incluse in quanto costituiscono parte integrante del percorso espositivo della retrospettiva. * The works marked with an asterisk are not published in the main corpus of this monograph but are included here since they are integral parts of the exhibition itinerary.
Uccelli | Birds 1967 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 105 x 63,5 cm Galerie Riehentor, Basel Galerie Burkard, Lucerne Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato (Fig. 48)
Schmetterlinge Farfalle | Butterflies 1967 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 31 x 24 x 4 cm
Papillons Farfalle | Butterflies 1967 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 44,7 x 33 cm
Private collection, London Galleria Open Art, Prato
Private collection, London Galleria Open Art, Prato
(Fig. 49)
(Fig. 50)
Konfrontation Confronto | Confrontation 1967 Chiasmage e cuborollage su tavola Chiasmage and cuborollage on board 100 x 70 cm Galerie Schoeller, Dusseldorf Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář... unterwegs ins Paradies, Collagen und Objekte” texts by K. Gröger, F.W. Heckmanns, S. Hohestein, H.P. Riese., Gutemberg Museum, Magonza, 15 August - 28 September, 1980 [then Kunstverein Wolfsburg, Wolfsburg, 26 October - 23 November], p. 13
*
Menhir 1967 Collage e rollage su oggetto a colonna Collage and rollage on a column object 167 x 28 x 22 cm Galleria Schwarz, Milan Collection Guido Peruz, Milan “Jiří Kolář – Objetos y Collages” Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, texts by J. Dupin, S. Borova, R.J. Moulin, J. Kolář, J.M. Ullán, 18 April - May, 1996, p. 155 “La parola nell’arte” Rovereto, Mart, , 10 novembre 2007- 6 aprile 2008, p. 621
Mill Macinino | Mill 1967 Oggetto chiasmage Chiasmage object 50 x 30 x 10 cm
Papillons Farfalle | Butterflies 1968 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 29,5 x 23 cm
Galerie Art, Chrudim Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato
Collection Solomon R. Guggenheim Museum, New York City Galleria Open Art, Prato
*
”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 36-37
Senza titolo | Untitled 1968 Chiasmage su cartone Chiasmage on cardboard 39,9 x 39,8 cm Private collection, Germany Galleria Open Art, Prato (Fig. 52)
(Fig. 51)
*
259
Milenci - Les Amoureux Gli Amanti | The Lovers 1968 Rollage su cartone Rollage on cardboard 60 x 41,9 cm
Omaggio a Henri Rousseau Homage to Henri Rousseau 1968 Rollage su cartone Rollage on cardboard 95 x 54 cm
Venere (da Botticelli) Venus (after Botticelli) 1968 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 60,5 x 100 cm
Dvojnice Sosia | Double 1968 Rollage su cartone Rollage on cardboard 60 x 41,9 cm
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
(Fig. 54)
(Fig. 55)
Galerie Riehentor, Basel Galerie Burkard, Lucerne Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato
(Fig. 57)
”Jiří Kolář” Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975 (Fig. 56)
Orfeo 1968 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 100 x 140 cm
Mondrian 1969 Rollage su cartone Rollage on cardboard 42 x 59,9 cm
Private collection, Germany Galleria Open Art, Prato Private collection, Switzerland
Galleria Open Art, Prato Private collection
XXXV Biennale di Venezia 1970 XXXV Biennale di Venezia 1970 pag. 23, n. 45 (not ill.) (Fig. 59)
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(Fig. 60)
Papillons (Hommage á Botticelli) Farfalle (Omaggio a Botticelli) Butterflies (Homage to Botticelli) 1969 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 29,5 x 23 cm Collection George Baker, Washington D.C. Collection Solomon R. Guggenheim Museum, New York City Galleria Open Art, Prato Private collection, Seano (Fig. 62)
Papillons Farfalle | Butterflies 1969 Intercalage su cartone Intercalage on cardboard 29,5 x 21 cm Collection George Baker, Washington D.C. Collection Solomon R. Guggenheim Museum, New York City Galleria Open Art, Prato Private collection, Seano (Fig. 63)
Papillons (Hommage á Botticelli) Farfalle (Omaggio a Botticelli) Butterflies (Homage to Botticelli) 1969 Collage su cartone Collage on cardboard 44 x 34 cm
Papillons (Hommage á Botticelli) Farfalle (Omaggio a Botticelli) Butterflies (Homage to Botticelli) 1969 Collage su cartone Collage on cardboard 44 x 34 cm
Galleria Open Art, Prato
Galerie Johanna Ricard, Norimberga Galleria Open Art, Prato
(Fig. 64)
(Fig. 65)
Omaggio alla Maya Desnuda (Goya) Homage to La Maya Desnuda (Goya) 1969 Cuborollage su cartone Cuborollage on cardboard 32 x 66,1 cm Private collection, New York City Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář e il Collage Ceco”, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini, Rome, May-June 1998 (Fig. 66)
Omaggio a Morgenstern (Ponte) Homage to Morgenstern (Bridge) 1969 Collage su oggetto Collage on object 84 x 70 x 5 cm Galleria Schwarz, Milan Collection Guido Peruz, Milan “La parola nell’arte” Rovereto, Mart, 10 novembre 2007-6 aprile 2008, p. 622 “Wunderkammer – Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi” a cura di L. Galli, M. Mazzotta, Museo Poldi Pezzoli, Milano; Gallerie d’Italia, Piazza Scala, Milano, 13 novembre-2 marzo 2014, Skira, Milano, p. 100 X Biennale, São Paulo, Brazil, 1969
*
Omaggio a Morgenstern (Mela) Homage to Morgenstern (Apple) 1969 Collage su oggetto Collage on object 55 x 55 x 55 cm Galleria Schwarz, Milan Collection Guido Peruz, Milan “Voi (non) siete qui – Estetica dei non luoghi” a cura di M. Bettini, Omar Calabrese, Skira ed., Milano, settembre 2006, p. 39 “La parola nell’arte” Rovereto, Mart, 10 novembre 2007-6 aprile 2008, p. 622 “Il mondo ridisegnato – Arte e Geografia nella contemporaneità”, a cura di F. Tedeschi, V & P Ed., novembre 2011, p. 167 “Wunderkammer – Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi” a cura di L. Galli, M. Mazzotta, Museo Poldi Pezzoli, Milano; Gallerie d’Italia, Piazza Scala, Milano, 13 novembre-2 marzo 2014, Skira, Milano, p. 100 X Biennale, São Paulo, Brazil, 1969
*
Omaggio a Morgenstern (Mappa) Homage to Morgenstern (Map) 1969 Collage su tavola Collage on board 191 x 120 cm Galleria Schwarz, Milan Collection Guido Peruz, Milan “La parola nell’arte” Rovereto, Mart, 10 novembre 2007-6 aprile 2008, p. 622 “Wunderkammer – Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi” a cura di L. Galli, M. Mazzotta, Museo Poldi Pezzoli, Milano; Gallerie d’Italia, Piazza Scala, Milano, 13 novembre-2 marzo 2014, Skira, Milano, p. 100 X Biennale, São Paulo, Brazil, 1969
*
Quadriritratto Quadruple Portait 1969 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 136 x 100 cm Galleria Open Art, Prato Private collection “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nurnberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 115, fig. 192 “XXXV Biennale di Venezia 1970”, pag. 23, n. 43 (not ill.) Regensburg, Kunstforum Ostdeutsche Galerie, Jiří Kolář (1914-2002). Collagen, 24 novembre 2012-23 febbraio 2013. Catalogo, testi di J. Frémon, G. Kašková, J. Kolář, J. Machalický, N. Nekula, A. Tieze, D. Uher, p. 157
Allons-y, Monsieur Courbet Andiamo, Monsieur Courbet Let’s Go, Monsieur Courbet 1969 Collage su cartoncino Collage on thin cardboard 45 x 32,4 cm Galleria Open Art, Prato Private collection, Acqui Terme (AL) (Fig. 69)
XXXV Biennale di Venezia 1970 (Fig. 68)
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Ricordo di Venezia Memory of Venice 1969 Emulsione fotografica su tela Photographic emulsion on canvas 84,5 x 140 cm Galleria Open Art, Prato XXXV Biennale di Venezia 1970 pag. 23, n. 15 (ill.)
Couchant du Soleil de Pain d’Epices Tramonto di Pan di Zenzero Gingerbread Sunset 1969 Collage su cartone Collage on cardboard 33 x 45 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 71)
“XXXV Biennale di Venezia 1970” (Fig. 70)
Uovo Macchiato Spotted Egg 1969 Collage su oggetto chiasmage Collage on chiasmage object 80 x 60 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange, Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, Germania, (plate 45) “Jiří Kolář” text by Janus, 1981, Fabbri Ed., Milano, p. 192
Co Bylo Driv Chi è nato prima? Who Was Born First? 1969 Oggetti chiasmage su tavola Chiasmage objects on board 53 x 40 x 15 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 76)
(Fig. 75)
Vyhnani z Pekla Scacciato dall’inferno Banished from Hell 1971 Oggetti chiasmage su tavola Chiasmage objects on board 100,2 x 71,4 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 51 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nurnberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 237 fig. 326 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 204, no ill.) (Fig. 77)
262
Upper Village 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange, Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 120 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 24, no ill.) (Fig. 81)
Pamet Memoria | Memory 1970 Oggetto chiasmage su collage su tavola Chiasmage object on collage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange, Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 137 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 41, no ill.) (Fig. 82)
Navrat Ritorno | Return 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 126 (plate 39) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 221 fig. 304 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 30, no ill.) (Fig. 83)
Zrozeni Motyla Nascita di una farfalla Birth of a Butterfly 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Quadruplice Ritratto Quadruple Portait 1970 Collage su cartoncino Collage on thin cardboard 33,3 x 45,5 cm
Tri Vlajky Tre Bandiere | Three Flags 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
Galleria Open Art, Prato Private collection, Castiglione d’Adda (LO)
Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
(Fig. 85)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 126 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 221 fig. 304 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 30, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 132 (plate 45) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 36, no ill.) (Fig. 84)
Zeme Mezapadajici Manulosti Il paese la cui storia non si eclissa The Country Whose History Does Not Eclipse 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 108 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 12, no ill.) (Fig. 87)
(Fig. 86)
Valcha S Kterou Si Haala Ger. Steinova Asse per lavare con la quale ha giocato Gertrude Stein The Washboard with which Gertrude Stein Played 1970 Collage, chiasmage e crumblage su tavola Collage, chiasmage and crumblage on board 100 x 71 cm
Vlnenî pod Slovy - Tokyo L’ondulazione al di sotto delle parole - Tokyo The Wave underneath the Words Tokyo 1970 Oggetto chiasmage su chiasmage su tavola Chiasmage object on chiasmage on board 100 x 71 cm
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 124 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 28, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 134 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 38, no ill.)
(Fig. 89)
(Fig. 90)
Stale si Nekdo Pod Sebou Urezava Vetev - Amman Sempre qualcuno taglia il ramo su cui è seduto - Amman Someone Always Cuts Off the Branch on Which He Is Sitting 1970 Oggetto chiasmage su chiasmage su tavola Chiasmage object on chiasmage on board 100 x 71 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 136 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 164 fig. 234 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 40, no ill.) (Fig. 91)
Kniha Libro | Book 1970 Oggetto chiasmage su chiasmage su tavola Chiasmage object on chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 131 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 35, no ill.) (Fig. 92)
263
Smlouva Il Contratto | The Contract 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
Cerna Pecet Sigillo Nero | Black Seal 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 129 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 33, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 139 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 43, no ill.)
(Fig. 93)
(Fig. 94)
Smrt Rukojmiho La morte di un ostaggio The Death of a Hostage 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 112 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 221 fig. 285 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 16, no ill.) (Fig. 95)
Mustr Na Rozum Cartamodello per la comprensione Paper Pattern for Understanding 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 98 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 2, no ill.) (Fig. 97)
Klin Grembo | Womb 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 105 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 9, no ill.) (Fig. 98)
Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 110 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 227 fig. 313 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 14, no ill.) (Fig. 96)
Colera Couva Stredovek Trva Il colera regredisce, il Medioevo persiste Cholera Regresses, the Middle Ages Persists 1970 Collage a rilievo e chiasmage su tavola Collage a rilievo and chiasmage on board 100 x 71 cm
Hnev Zeme V Turecku La collera della terra turca The anger of Turkish land 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 111 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 15, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 135 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 39, no ill.) (Fig. 99)
264
Fudzijama Hikari Fujiyama da Hikari Fujiyama from Hikari 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
(Fig. 100)
Panychida Cerimonia funebre | Funeral 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 99 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 3, no ill.) (Fig. 101)
Pocta Bozene Nemcové Omaggio a Bozena Nemcova Homage to Bozena Nemcova 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 103 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 7, no ill.)
Apollo 13 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 114 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 18, no ill.) (Fig. 104)
(Fig. 102)
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 100 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 4, no ill.) (Fig. 105)
Pismo Pismo Pismo Lettere, lettere, lettere Letters, Letters, Letters 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
Klid Zbrani Il Silenzio delle Armi The Silence of Weapons 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
Prikazany Smer Direzione ordinata Mandatory Direction 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm
Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 133 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 37, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 138 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 42, no ill.)
(Fig. 107)
(Fig. 108)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 106 (no ill.) “Jiří Kolář”, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Paris, 1973, p. 43 “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 213 fig. 287 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 10, no ill.)
Rekviem Biafra Requiem per il Biafra Requiem for Biafra 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm
Pocta Vladimiru Burdovi Omaggio a Vladimir Burda Homage to Vladimir Burda 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 141 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 225 fig. 310 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 45, no ill.) (Fig. 109)
(Fig. 106)
265
Opomenuty Cil Obiettivo dimenticato Forgotten Destination 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 130 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 200 fig. 270 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 197 (ill.) and 233 n. 44)
Slunce Noveno Sueta Il sole di un mondo nuovo The Sun of a New World 1970 Chiasmage su tavola Chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 125 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 29, no ill.) (Fig. 111)
Stara Pecet Vecchio Sigillo | Old Seal 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 101 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 5, no ill.) (Fig. 112)
(Fig. 110)
266
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 101 (plates 39, 127) “Jiří Kolář”, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Parigi, 1973, ill. “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 5, no ill.) “Jiří Kolář” text by Janus, 1981, Fabbri Ed., Milan, fig. 168 (Fig. 113)
Terc Pro Smich Bersaglio per la risata Target for Laughter 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
Indianske Jaro Primavera indiana Indian Spring 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
Pamatce Micka In ricordo di Miroslav Micka In Memory of Miroslav Micka 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 128 (plate 39) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 171 fig. 249 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 32, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 119 (plate 39) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 23, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 113 (no ill.) “Jiří Kolář”, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Parigi, 1973, ill. “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 17, no ill.)
(Fig. 114)
Hodinka Za Obeti V Peru Un’ora di silenzio per le vittime del Perù An Hour of Silence for the Victims of Peru 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm
(Fig. 115)
(Fig. 116)
Stale Rozpolceny Svet Un mondo sempre diviso A Perpetually Divided World 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 97 (no ill.) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 207 fig. 281 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 1, no ill.) (Fig. 117)
Podel ZDI Lungo la parete Along the Wall 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 115 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 19, no ill.) (Fig. 118)
N. Y. 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 122 (plate 39) “Jiří Kolář”, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Paris, 1973, p. 43 “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nuremberg, Galerie Johanna Ricard, Nuremberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 212 fig. 286 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 26, no ill.)
Stavka Postaku Lo sciopero del postino The Postmen’s Strike 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 121 (plate 39) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 25, no ill.) (Fig. 120)
Man and His World L’Uomo e il suo Mondo 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 117 (plate 39) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 21, no ill.) (Fig. 121)
(Fig. 119)
Terre des Hommes Terra degli uomini Land of Men 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 118 (plate 39) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 22, ill.) (Fig. 122)
Vlajka Kravlosvi Kucharu La bandiera del regno dei cuochi The Flag of the Kingdom of Cooks 1970 Collage e chiasmage su oggetto su tavola Collage and object chiasmage on board 100 x 71 cm
Vlajka Unie Hospo Dynek Bandiera del sindacato delle casalinghe The Flag of the Housewives’ Union 1970 Collage e chiasmage su oggetto su tavola Collage and object chiasmage on board 100 x 71 cm
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 147 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 51, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 148 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 52, no ill.)
(Fig. 123)
(Fig. 124)
Vlajka Zasterkaru Bandiera del donnaiolo The Flag of the Womaniser 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 144 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 48, no ill.) (Fig. 125)
267
Vlajka Pytlaku Bandiera dei bracconieri The Flag of the Poachers 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
Vlajka Kapsaru Bandiera dei borseggiatori The Flag of the Pickpockets 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
Neznama Vlajka Bandiera sconosciuta No-Name Flag 1970 Collage su tavola Collage on board 100 x 71 cm
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 146 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 50, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 145 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 49, no ill.)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 142 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 196, 233 (n. 46 ill.)
(Fig. 126)
(Fig. 127)
(Fig. 128)
Erb Pradlen Lo scudo delle lavandaie The Washerwonen’s Coat-of-Arms 1970 Collage su tavola (opera corredata da un oggetto chiasmage) Collage on board (work including with a chiasmage object) 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 143 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 47, no ill.) (Fig. 129)
Balada Ballata | Ballad 1970 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 116 (plate 39) “Jiří Kolář”, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Paris, 1973, p. 43 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 195, 233 (n. 20 ill.) (Fig. 130)
268
Krace Jici Vez N. Y. Passeggiare sulla torre Walking on the Tower 1970 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 100 x 71 cm Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 123 (plate 39) “Jiří Kolář”, Aragon e Raoul-Jean Moulin, Editions Georges Fall, Paris, 1973, p. 43 “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 27, no ill.) (Fig. 131)
Scarpa | Shoe 1970 Oggetto chiasmage Chiasmage object 32 x 12,5 x 11,5 cm Collection Sybil Edwards, USA Galleria Open Art, Prato (Fig. 132)
Un Cavallo Cinese A Chinese Horse 1970 Oggetto chiasmage Chiasmage object 21,5 x 30 x 6,5 cm Private collection, New York City Galleria Open Art, Prato (Fig. 133)
Rugby-Spieler Giocatore di Rugby Rugby Player 1970 Rollage su cartone Rollage on cardboard 27 x 90,4 cm Galerie Karsten Greve, Siegen Helga and Walther Lauffs Collection Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato
Senza titolo | Untitled 1970 Rollage su cartone Rollage on cardboard 21,5 x 34 cm
Il Riposo | Rest 1970 Collage su cartone Collage on cardboard 45 x 33 cm
Galleria Open Art, Prato Private collection, Mestre
Galleria Open Art, Prato
(Fig. 135)
”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 48-49 (Fig. 136)
“Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, rif. n. 54 (no ill.) “Jiří Kolář – Sammlung Lauffs im Kaiser Wilhelm Museum Krefeld”, Nov. 1983 - April 1984, Museum Haus Lange, Krefeld, p. 233 (n. 211, not ill.)
Omaggio a Mio Padre Homage to My Father 1971 Oggetto chiasmage (pane) Chiasmage object (bread) 26 x 26 x 9,3 cm Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 56-57 (Fig. 137)
(Fig. 134)
Omaggio a Monna Lisa Homage to the Mona Lisa 1971 Rollage su cartone Rollage on cardboard 27 x 46 cm
Omaggio a Dürer e Giotto Homage to Dürer and Giotto 1971 Rollage su cartone Rollage on cardboard 41,8 x 59,3 cm
Ritratto di Carl Laszlo n° 1 Portrait of Carl Laszlo n° 1 1971 Chiasmage a rilievo su cartone Relief chiasmage on cardboard 29 x 20,5 cm
Senza titolo | Untitled 1971 Rollage e chiasmage su tavola Rollage and chiasmage on board 125 x 75 cm
Galleria Open Art, Prato
Private collection, Chicago Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
“Jiří Kolář” testo di M. Cescon, Studio Gastaldelli, Milano, 25 ottobre - 24 novembre, 2001, n. 1 “Jiří Kolář - Velo d’amore” testo a cura di M. L. Gelmini, Galleria Melesi, Lecco, 19 novembre-24 dicembre, 2005, pp. 36-37
”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 54-55 “Quindici Gallerie Quindici Artisti” Forte Belvedere, Firenze, aprile-maggio 2007, (ill.) (Fig. 138)
(Fig. 139)
(Fig. 140)
Archivio Jiri Kolar, Lecco
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269
Piramide | Pyramid 1971 Oggetto chiasmage Chiasmage object 100 x 79 x 79 cm
Piramide | Pyramid 1971 Collage su legno sagomato Collage on shaped wood 51 x 40 x 40 cm
Galerie Schoeller, Düsseldorf Galerie Burkard, Luzern Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato (Fig. 142)
Piramide | Pyramid 1971 Chiasmage e collage su legno sagomato Chiasmage and collage on shaped wood 52 x 40 x 40 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 143)
“Jiří Kolář” text by Janus, 1981, Fabbri Ed., Milan, fig. 178 (Fig. 141)
La Molletta di Gulliver Gulliver ’s Clothes Peg 1971-72 Collage su oggetto chiasmage Collage on chiasmage object 181 x 36,5 x 9 cm Galleria Schwarz, Milan Collection Guido Peruz, Milan “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nurnberg, Galerie Johanna Ricard, Nurnberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 232-233, p. 239, n. 331 “Jiří Kolář “ texts by J. Chalupecký, J. Padrta, M. Lamač, R. J.Moulin, Odeon, Prague, 1993, p. 110 “Jiří Kolář – Objetos y Collages” Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, texts by J. Dupin, S. Borova, R.J. Moulin, J. Kolář, J.M. Ullán, 18 April - May, 1996, p. 177 “La parola nell’arte” Rovereto, Mart, , 10 novembre 2007- 6 aprile 2008, p. 623
270
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Violoncello | Cello 1971 Oggetto chiasmage Chiasmage object 79,1 x 42,9 x 2,9 cm Collection Carl Barnett, USA Leonard Hutton Galleries, New York Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář” Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975 The Meadows Gallery, Dallas, 1982 (Fig. 144)
La cicogna che ha portato l’arte moderna | The Stork that Brought Modern Art 1972 Collage su oggetto chiasmage Collage on chiasmage object 150 x 78 cm
Senza titolo | Untitled 1972 Collage su cartone Collage on cardboard 17,5 x 28 cm
Galleria Schwarz, Milan Collection Guido Peruz, Milan
”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 60-61
“Jiří Kolář”, the Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1975 (n. 253, p. 116) “Jiří Kolář” - text by M. Butor, Institut fur moderne Kunst, Nurnberg, Galerie Johanna Ricard, Nurnberg, 1979, Zirndorf Ed., p. 232-233, p. 234, n. 319 “Jiří Kolář – Týdeník 1968“ texts by A. Porhibný, Torst, Prague, 1993, p. 55 “Jiří Kolář “ texts by J. Chalupecký, J. Padrta, M. Lamač, R. J.Moulin, Odeon, Prague, 1993, p. 140-141 “Jiří Kolář – Objetos y Collages” Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, texts by J. Dupin, S. Borova, R.J. Moulin, J. Kolář, J.M. Ullán, 18 April - May, 1996, p. 181
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Galleria Open Art, Prato
(Fig. 145)
Les Fleurs du Mal (Hommage à Baudelaire) I Fiori del Male | Flowers of Evil 1972 Rollage su cartone Rollage on cardboard 26,6 x 42,3 cm Galerie Johanna Ricard, Nuremberg Museum Haus Lange Krefeld Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář – Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen” April-June 1973, Museum Haus Lange Krefeld, “Series Les Fleurs du Mal” (Fig. 147)
Olympijske Zlato Oro olimpico | Olympic Gold 1972 Rollage su cartone Rollage on cardboard 25,5 x 32 cm Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 58-59 “Jiří Kolář” text by Janus, 1981, Fabbri Ed., Milan, fig. 189
Di Cosa Sogna la Mezzanotte What midnight is dreaming about 1973 Rollage su cartone Rollage on cardboard 41,7 x 60 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 150)
Violino nella Notte Violin in the Night 1973 Collage e chiasmage su legno (oggetto chiasmage) Collage and chiasmage on wood (chiasmage object) 75,4 x 42,8 x 1,5 cm Private collection, Massachusetts Galleria Open Art, Prato (Fig. 151)
(Fig. 148)
Wiener Zylinder Cilindro Viennese Viennese Top Hat 1973 Oggetto chiasmage Chiasmage object 14 x 28 x 21 cm Galerie Schreiner, Basel Galleria Open Art, Prato Private collection, Prague ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 58-59 “Jiří Kolář” exhibition catalogue, Galerie Schreiner, Basel, Centre d’Art de Fleine, Paris, 1979, (ill) (Fig. 152)
Flacon de Demoiselle Bottiglia di Demoiselle Bottle of Demoiselle 1974 Collage su cartone Collage on cardboard 27 x 21 cm Galleria Open Art, Prato ”Omaggio a Jiří Kolář” a cura di L. Carluccio, 1978, Gazzetta del Popolo, Torino (ill.) (Fig. 154)
Senza titolo | Untitled 1975 Rollage su cartone Rollage on cardboard 78 x 31 cm
Senza titolo | Untitled 1975 Rollage su cartone Rollage on cardboard 46 x 73 cm
Archivio Jiri Kolar, Lecco
Archivio Jiri Kolar, Lecco
“Jiří Kolář - Velo d’amore” testo a cura di M. L. Gelmini, Galleria Melesi, Lecco, 19 novembre-24 dicembre, 2005, pp. 29
“Jiří Kolář - Velo d’amore” testo a cura di M. L. Gelmini, Galleria Melesi, Lecco, 19 novembre-24 dicembre, 2005, pp. 28
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M. E. V Kopané Campionato Europeo di Calcio European Football Championship 1976 Collage, chiasmage e rollage su tavola Collage, chiasmage and rollage on board 70 x 100 cm Galerie Schreiner, Basel Hokin Gallery, Palm Beach Galerie Maeght Lelong, New York Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář” exhibition catalogue, Galerie Schreiner, Basel, at Centre d’Art de Fleine, Paris, 1979, (ill. in a double page) “Jiří Kolář” text by Janus, 1981, Fabbri Ed., Milano, fig. 223 “Jiří Kolář - Poetry of Vision, Poetry of Silence” Vancouver Art Gallery, 1984, ill. ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 66-67 “Quindici Gallerie Quindici Artisti” Forte Belvedere, Firenze, aprile-maggio 2007, (ill.) (Fig. 162)
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Senza titolo | Untitled 1976 Crumplage su carta Crumplage on paper 21,5 x 13 cm
Senza titolo | Untitled 1977 Crumplage su cartone Crumplage on cardboard 23,5 x 23,5 cm
Senza titolo | Untitled 1977 Rollage su cartone Rollage on cardboard 31,6 x 42,6 cm
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
(Fig. 164)
(Fig. 165)
(Fig. 167)
Treppe in den Himmel La scala per il paradiso Stairs to Heaven 1979 Collage su oggetto chiasmage Collage on chiasmage object 175 x 48 x 15 cm
Albero imprigionato Imprisoned Tree 1979 Chiasmage e rollage su cartone Chiasmage and rollage on cardboard 51 x 72,8 cm
Lavatoio Washboard 1980 Oggetto chiasmage Chiasmage object 74 x 21 x 3 cm
Galleria Open Art, Prato
Private collection, United States Galleria Open Art, Prato
Grosvenor Gallery, London Galerie Ernst Hilger, Vienna Private collection, Switzerland Galleria Open Art, Prato “Jiří Kolář... unterwegs ins Paradies, Collagen und Objekte” texts by K. Gröger, F.W. Heckmanns, S. Hohestein, H.P. Riese., Gutemberg Museum, Magonza, 15 August - 28 September, 1980 [then Kunstverein Wolfsburg, Wolfsburg, 26 October - 23 November], p. 49
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272
”Quindici Gallerie Quindici Artisti” Forte Belvedere, Firenze, aprile-maggio 2007, (ill.) (Fig. 173)
(Fig. 181)
La pentola per cucinare l’anatra The Pot for Cooking the Duck 1978 Collage su oggetti Collage on objects 10 x 38 x 19 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 170)
Mademoiselles 1980 Chiasmage e froissage su tavola Chiasmage and froissage on board 30,4 x 40,3 cm Hokin Gallery, Palm Beach Galerie Maeght Lelong, Paris Private collection, Chicago Galleria Open Art, Prato Private collection, Padova (Fig. 182)
Divka V Zrcadle Ragazza allo specchio Girl in the Mirror 1980 Rollage su carta Rollage on paper 39,9 x 59,8 cm (rollage 30,5 x 38,6 cm) Galleria Open Art, Prato (Fig. 184)
Miroir Parlant Specchio Parlante Talking Mirror 1981 Poema a nodi, lame di rasoio, chiasmage e collage su tavola Knot-poem, razor blades, chiasmage and collage on board 40 x 30 cm Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 74-75 (Fig. 189)
Scomposizione d’Auto Decomposition of a Car 1980 Froissage su carta Froissage on paper 27,5 x 43 cm
Scomposizione d’Auto Decomposition of a Car 1980 Froissage su carta Froissage on paper 27 x 30,5 cm
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 68-69
”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 70-71
(Fig. 185)
(Fig. 186)
Dal ciclo dei sensi - L’Olfatto From the cycle ‘The Senses’ - The Sense of Smell 1981 Chiasmage a rilievo e collage su tavola Relief chiasmage and collage on board 125 x 75 cm
Omaggio a Henri Matisse 1 Homage to Henri Matisse 1 1981 Chiasmage a rilievo positivo su tavola Positive-relief chiasmage on board 100 x 70 cm
Omaggio a Henri Matisse 3 Homage to Henri Matisse 3 1981 Chiasmage a rilievo negativo su tavola Negative-relief chiasmage on board 100 x 70 cm
Galerie Maeght Lelong, Paris Archivio Jiri Kolar, Lecco
Galerie Maeght Lelong, Paris Archivio Jiri Kolar, Lecco
“Sur le théâtre de marionnettes”, a cura di Heinrich Von Kleist, Édition traversière, Paris, 1982 “Jiří Kolář. Chiasmage”, testi di J. Kolář, C. Parmiggiani, Galleria Melesi, Lecco, 20 marzo-5 giugno, 2010, p. 28
“Sur le théâtre de marionnettes”, a cura di Heinrich Von Kleist, Édition traversière, Paris, 1982 “Jiří Kolář. Chiasmage”, testi di J. Kolář, C. Parmiggiani, Galleria Melesi, Lecco, 20 marzo-5 giugno, 2010, p. 29
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Galerie Maeght, Barcelona Galerie Maeght Lelong, Paris Archivio Jiri Kolar, Lecco
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Senza titolo | Untitled 1980 Collage su cartone Collage on cardboard 50,2 x 34,8 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 188)
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Omaggio ad Antonello da Messina Homage to Antonello da Messina 1981 Rollage e chiasmage su tavola Rollage and chiasmage on board 75 x 125 cm Archivio Jiri Kolar, Lecco “Jiří Kolář - Velo d’amore” testo a cura di M. L. Gelmini, Galleria Melesi, Lecco, 19 novembre-24 dicembre, 2005, pp. 14-15 “Jiří Kolář” testi di F. Fournier, J. Kolář, F. Lorenzi. Brescia, Galleria AAB Associazione Artisti Bresciani, 6-24 aprile, 1996
Hommage à Manet Omaggio a Manet Homage to Manet 1981 Chiasmage a rilievo e rollage su tavola Relief chiasmage and rollage on board 120 x 80 cm Galerie Schoeller, Düsseldorf Archivio Jiri Kolar, Lecco
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Scarpa | Shoe 1986 Oggetto chiasmage Chiasmage object 10 x 23,5 x 8 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 191)
Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 72-73
Il sogno in bianco e nero non è durato che poco tempo The black-and-white dream Lasted Only a Short While 1984 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 80,5 x 120 cm Archivio Jiri Kolar, Lecco “Jiří Kolář. Chiasmage”, testi di J. Kolář, C. Parmiggiani, Galleria Melesi, Lecco, 20 marzo - 5 giugno, 2010, p. 10
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(Fig. 193)
Un racconto su Les Demoiselles d’Avignon A Tale about Les Demoiselles d’Avignon 1986 Intercalage su cartoncino (5 elementi intercambiabili) Intercalage on thin cardboard (5 interchangeable elements) 29,4 x 22,4 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 196)
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A za Dveřmi Čekal Přízrak E dietro la porta aspettava un fantasma And a Ghost was waiting behind the Door 1983 Collage, chiasmage e rollage su tavola Collage, chiasmage and rollage on board 50 x 65 cm
Pred Bouri Prima della Tempesta Before the Storm 1986 Intercalage su cartone (3 elementi intercambiabili) Intercalage on cardboard (3 interchangeable elements) 40 x 32,6 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 197)
La Favola del Bastone di Marte The Tale of the Stick of Mars 1987 Chiasmage a rilievo su legno Relief chiasmage on wood 61 x 41 x 5 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 205)
Fable de la Reine des Etoils Filantes sur Rail de Chemin de Fer 1987 Chiasmage a rilievo su legno Relief chiasmage on wood 65 x 93 x 10 cm
Attaccapanni Arcaico Archaic Hanger 1987 Collage su carta Collage on paper 26 x 17,5 cm
Prijde jaro Vieni Primavera | Come Spring 1989 Collage su tavola Collage on board 40 x 30 cm
Galleria Tega, Milan Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato
Galleria Open Art, Prato Private collection, Prato
”Jiří Kolář” Galleria Tega, Milan, 1989 (ill. in cover)
”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 78 – 79
(Fig. 207)
(Fig. 208)
(Fig. 210)
La favola di una sarta che lavorando cantava The Tale of a Dressmaker Who Sang while She Worked 1989 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 68 x 89,5 x 9 cm Archivio Jiri Kolar, Lecco “Jiří Kolář. Chiasmage”, testi di J. Kolář, C. Parmiggiani, Galleria Melesi, Lecco, 20 marzo - 5 giugno, 2010, p. 42
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La favola dell’autobus che portava gli uomini in cielo The Tale of the Bus That Took Men to the Sky 1989 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 68 x 90 x 9 cm Archivio Jiri Kolar, Lecco “Jiří Kolář. Chiasmage”, testi di J. Kolář, C. Parmiggiani, Galleria Melesi, Lecco, 20 marzo - 5 giugno, 2010, p. 43 XLIV Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, Padiglione Cecoslovacchia, 1990, p. 128 n. 23
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Fabel über den Schwan der nicht singen konnte Fiaba del cigno che non sapeva cantare Tale of the Swan that Couldn’t Sing 1989 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 66 x 88 x 10 cm “Jiří Kolář. Nové koláže / Neue Collagen” Passau, text by A. Diekmann, W. Schmied, MMK Museum Moderner Kunst, 13 October-30 November, 1998. “Jiří Kolář e il Collage Ceco”, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini, Rome, May-June 1998 (Ill.) “Jiri Kolar und seine poetische Bidwelt: Werkübersicht 1960-1996” Kulturhaus der Stadt, Graz, Austria, 1999. Galerie Hilger, Vienna Private collection, Svizzera Galleria Open Art, Prato (Fig. 211)
Fabel über den Ausschank zum Himmel Schluck wo Herr Ch. D seinen Standplatz hatte La fiaba della mescita “Al sorso divino” dove il signor Ch. D. aveva il suo posto fisso The Tale of the ‘At the Divine Sip’ Tavern, where Mr. Ch. D. Had a Customary Place 1989 Chiasmage a rilievo su tavola Relief chiasmage on board 68 x 87,5 x 8 cm “Jiří Kolář. Nové koláže / Neue Collagen” Passau, text by A. Diekmann, W. Schmied, MMK Museum Moderner Kunst, 13 October-30 November, 1998. “Jiří Kolář e il Collage Ceco”, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini, Rome, May-June 1998 (Ill.)
Vino Kaciru Vino degli eretici Wine of Heretics 1990 Collage e chiasmage su tavola Collage and chiasmage on board 40 x 30 cm Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 80-81 (Fig. 215)
“Jiri Kolar und seine poetische Bidwelt: Werkübersicht 1960-1996” Kulturhaus der Stadt, Graz, Austria, 1999. Grosvenor Gallery, London Galerie Hilger, Vienna Private collection, Svizzera Galleria Open Art, Prato (Fig. 212)
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Lippi 1991 Collage, chiasmage e cuborollage su tavola Collage, chiasmage and cuborollage on board 50 x 40 cm Galleria Melesi, Lecco Galleria Open Art, Prato Private collection, Seano (Fig. 216)
Omaggio a Gabo Homage to Gabo 1991 Rollage su cartone Rollage on cardboard 14,5 x 29,5 cm Private collection, London Galleria Open Art, Prato ”Jiří Kolář - Cristalli di genio dal collage Boemo” a cura di T. Trini, 2002, Masso delle Fate, Signa (FI), pp. 82-83 (Fig. 218)
Senza titolo | Untitled 1995 Collage su cartone Collage on cardboard 29 x 39 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 222)
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Mestolo | Ladle 1992 Oggetto chiasmage Chiasmage object 40 x 6,5 x 4,5 cm Galleria Open Art, Prato (Fig. 219)
Senza titolo | Untitled 1992 Froissage su carta Froissage on paper 32,4 x 24,9 cm Galleria Open Art, Prato Private collection (Fig. 221)
228-229-230 Vedute della mostra “Jiří Kolář - From the Jan and Meda Mládek Collection”, Museum Kampa, Prague, 23 settembre 2014 - 08 febbraio 2015 © Archive of Museum Kampa (photo: Oto Palan) Installation views of the exhibition Jiří Kolář - From the Jan and Meda Mládek Collection. Prague, Museum Kampa, 23 September 2014 - 08 February 2015 © Archive of Museum Kampa (photo: Oto Palan)
231 Jiří Kolář, 1981
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Apparati
BIOGRAFIA
a cura di Alessandro Botta
Quando Jiří Kolář nasce, il 24 settembre 1914, la prima guerra mondiale è già scoppiata. Il suo luogo d’origine è Protivín, un piccolo centro della Boemia del Sud, distretto di Pisek. Il padre è di professione panettiere e la madre fa la lavandaia. Gente povera e modesta. Quando ancora non ha otto anni, nel 1922, la famiglia si trasferisce a Kladno, nell’immediata periferia Nord di Praga. Terminata la scuola primaria, nel 1929 il quindicenne Jiří vorrebbe indirizzarsi all’attività di stampatore, ma impara invece il mestiere di falegname. Gli viene insegnato da un vicino di casa, che lo assume sin da subito come apprendista. Rimane presto disoccupato e per tirare avanti deve esercitare parecchi lavori, anche molto umili (sterratore, cameriere, ferroviere, badilante). È nel 1934 che comincia a scrivere poesie (influenzato dalla traduzione ceca delle “Parole in libertà” di Filippo Tommaso Marinetti) e realizzare collage (che sono la conseguenza del suo incontro con il Surrealismo). Ha 22 anni quando gli muore la madre. E ne ha 23 quando, nel 1937, presenta i suoi collages nella prima mostra personale che tiene al Mozarteum di Praga. Negli anni immediatamente successivi matura nella conoscenza della lingua, della letteratura e dell’arte. È nel corso del 1941 che, durante l’occupazione tedesca, conosce František Halas, il direttore editoriale di una collana, “Primi libri”, impegnata nel divulgare le opere di scrittori esordienti. Pubblica con Halas, che lo introduce nella società letteraria praghese, la prima raccolta di poesie Estratto di nascita. Ma i poeti di Praga non apprezzano i suoi componimenti e lo considerano, per le sue origini, uno “zoticone”. Jiří è timido, introverso e silenzioso, come timide e introverse sono le sue poesie, costruite col linguaggio della gente. Nel 1942 fonda, con altri artisti, poeti e
fotografi, il “Gruppo 42”, che contesta l’accademismo dell’arte moderna nella prospettiva di una più concreta e sistematica interpretazione del mondo contemporaneo: dimentica momentaneamente le sue esperienze plastiche ed introduce tra i sui interessi anche la musica. Compone le poesie del ciclo Odi e variazioni (che verranno pubblicate soltanto dopo la fine della guerra). Due anni dopo è alle prese con la compilazione del suo primo libro di metamorfosi poetiche, dal titolo Limbi e altri poemi, che vedrà la stampa nel 1945. È in questo periodo che partecipa alla liberazione del campo di Auschwitz -la definisce “un’esperienza traumatica” che avrà conseguenze sulla sua arte- per poi trasferirsi a Praga, dov’è assunto come lettore presso una casa editrice. Pubblica la raccolta Sette cantate, che riflette le sue esperienze belliche. Iniziano i suoi viaggi, prima a Parigi, nel 1946 e 1947, attraverso una Germania devastata, quindi in Inghilterra e Scozia, nel 1948, dove compila un diario in versi, Giorni dell’anno, ed uno in prosa, del suo inverso, Anni nei giorni (che viene sequestrato). È l’anno successivo quando si sposa con Běla Kolářová e si dedica alla realizzazione di forme plastiche su testi poetici. Passa un anno (1950) e viene licenziato dal suo impiego. Mentre torna a realizzare i suoi collages (che diventano confrontages, rapportages, chiasmages e histoires), scrive Il fegato di Prometeo che assembla prosa, poesia ed immagini, documentando la campagna d’odio nei suoi confronti da parte degli scrittori cecoslovacchi. Considerato un sovversivo, Jiří Kolář viene arrestato: “Nel 1953 fui imprigionato -scrive-, ma rilasciato presto”. Trascorre in carcere nove mesi. L’istruttoria contro di lui dura un anno e si conclude con la condanna ad altrettanto: in considerazione
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Appendix
BIOGRAPHY
edited by Alessandro Botta
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When Jiří Kolář was born, on 24 September 1914, World War I had already broken out. He was from Protivín, a small centre in the Písek district in South Bohemia; his father was a baker and his mother a washerwoman. A poor, hardworking family. He was not yet eight years old when his family moved to Kladno, a city to the north of Prague. When he concluded his compulsory schooling in 1929, at age fifteen, Jiří wanted to learn the printer ’s trade, but was instead trained as a carpenter, taught by a neighbour who took him on as an apprentice. But he was soon out of work and tried his hand at many jobs, even the most humble (navvy, waiter, railway labourer, excavation worker). In 1934, he began writing poetry (influenced by the Czech translation of Filippo Tommaso Marinetti’s Les Mots en Liberté [Words in Freedom]) and constructing collages (a consequence of his encounter with Surrealism). He was 22 when his mother died and 23 when, in 1937, he presented his collages at his first solo exhibition, held at the Mozarteum of Prague. In the next few years he refined his knowledge of language, literature and art. In 1941, during the German occupation, he met František Halas, the editorial director of a series entitled ‘First Books’ committed to publishing the works of debuting writers. With Halas, who introduced him to Prague’s literary circles, he published his first poetry collection, Baptism Certificate. But Prague’s poets did not appreciate his compositions and, due to his humble origins, labelled him a boor and a simpleton. Jiří was timid, introverted, quiet – as his poems, in the language of the common people, are timid and introverted. In 1942, he and other artists, poets and photographers founded ‘Group 42’, which contested the academism of
modern art, calling for a more concrete and systematic interpretation of the contemporary world. He momentarily abandoned his plastic experiences and introduced music to his repertoire of interests. He composed the Odes and Variations cycle of poems (published only after the war). Two years later, he was immersed in composition of his first book of poetic metamorphoses, entitled Limb and Other Poems, which was published in 1945. In this period, he participated in the liberation of the camp at Auschwitz – he defined it as ‘a traumatic experience’, one which had repercussions on his art – and then moved to Prague, where he was hired as a reader at a publishing house. He published his collection entitled Seven Cantatas, which reflects his war experiences. He began to travel. First to Paris, in 1946 and 1947, through a wardevastated Germany; then, in 1948, to England and Scotland, where he kept a diary in verse, Days in a Year, and another in prose, the inverse, Years in Days (which was confiscated). In 1949 he married Běla Kolářová and began to create plastic works based on poetic texts. A year later (1950), he was fired from his job. He returned to creating collages (which became confrontages, rapportages, chiasmages and histoires) and wrote Prometheus’ Liver, an assemblage of prose, poetry and images documenting the hate campaign against him launched by Czech writers. Considered a subversive element, Jiří Kolář was arrested: ‘In 1953 I was imprisoned,’ he wrote, ‘but soon released.’ He spent nine months in prison. The investigation lasted a year and concluded with a one-year sentence; in view of time served, he was sent home but prohibited from publishing his texts until 1964. And he commented, reluctantly, ‘It was
dell’arresto preventivo viene rispedito a casa, ma è sottoposto al divieto alla pubblicazione dei suoi testi sino al 1964. Commenta mal volentieri: “È stata per me un’esperienza decisiva”. Scrive ancora alcuni trattati poetici ed alcuni saggi, ma è un’altra cosa. Inizia nel 1954 la raccolta l’Esopo di Vrsovice e l’anno dopo, con la morte del padre, intraprende l’esecuzione di schizzi per il teatro. Nel biennio a seguire ha l’occasione di incontrarsi con alcuni dipinti di Mark Rothko, che sono letteralmente identici ai suoi e che lo convincono a rinunciare alla pittura. Scrive però L’arte poetica di Maître Sum e le Nouvel Epictète e compone, per il teatro, Il nostro pane quotidiano e La Peste di Atene. Comincia a concepire sulla macchina da scrivere i suoi “Lieder” (canzoni tedesche con voce e solo piano) che sono poemi senza parole, “composizioni”, basate esclusivamente sulla disposizione delle lettere, della punteggiatura e dei numeri nello spazio del foglio. Li definisce “poesie del silenzio”, “poesie vuote”, “poesie evidenti”. Li dedica a Kazimir Malevich, pioniere del suprematismo. I suoi Poemi del silenzio del 1959 e 1960 rappresentano l’abbandono della poesia tradizionale e la trasformazione della medesima in poesia d’immagini, “poesia visiva”. La sua evoluzione si concretizza poi con gli “analfabetogrammi” e con i “balengogrammi”, poesie senza parole, scritte a mano. Si tratta di anticollages, ventilages, stratificazioni, persiflages, partitions, froissages, disinformazioni, rollages, poemi perforati, che utilizzano diversi materiali e si realizzano in aree fisiche definite e indefinite, esplosi nello spazio, adoperando caratteri e testi in lingua straniera, tedesca, latina, greca, ebraica, cinese, alternata alle note musicali o alla scrittura Braille. È tutto un susseguirsi di comunicazioni innovative, nelle quali la sostanza del
pensiero si organizza e riorganizza in segni geometrici e assume la forma di spirali, di onde, di stelle, di segni simbolici nei quali le parole perdono il loro significato e le forme, attraverso vecchi incisioni o riproduzioni di dipinti celebri, tendono a diventare tattili e narrative. Allestisce un’esposizione dal titolo “Depatesie”, che riprende l’espressione di una poesia “liberata” dalle parole. I suoi collages diventano «en profondeur», «chiasmages-reliefs», «tactiles» e «spéculaires» e le sue realizzazioni «drapeaux», «banderoles» ed altro, con esposizioni alla Arthur Jeffress Gallery di Londra ed al Museo di Arte Moderna di Miami. L’evoluzione lo porta, nel 1965 e 1966, ad affrontare i grandi formati e, nell’anno successivo, ad inventarsi il primo giornale di collage, che intitola Hebdomadaire 67. La critica ed il mercato guardano a lui con grande interesse ed i riconoscimenti gli giungono un po’ da ovunque. Nel 1968 espone a Praga, all’Istituto d’Arte Moderna di Norimberga e partecipa a “Documenta 4” a Kassel con Hebdomadaire 68. Nel 1969 è in Brasile, dove vince il premio della X Biennale di San Paolo; l’anno successivo è negli Stati Uniti e in Giappone. Il 2 novembre è costretto a fermarsi perché colpito da emorragia cerebrale. Mentre la Cecoslovacchia proibisce la pubblicazione ed esposizione delle sue opere, l’Università di Vienna nel 1971 gli conferisce il Premio Herder; realizza i collages caotici e appellativi e i rollages cinetici per il ciclo Omaggio a Baudelaire ed espone a Parigi al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. La sua attività è in frenetico crescendo. Così come le mostre. A Milano, alla Galleria Schwarz (1972), a Krefeld, al Museum Haus Lange (1973), a New York, al Guggenheim Museum (1975; vi terrà altre due mostre nel 1978 e 1985).
Insieme a Václav Havel, Jan Patocka ed altri artisti e intellettuali di “Charta 77” firma il documento col quale si chiede ai governanti cechi il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili e per questo viene messo al bando dal mondo artistico ufficiale della Cecoslovacchia. Nonostante ciò, la sua attività subisce un ulteriore incremento, naturalmente altrove: New York (1978), Norimberga (1979) e Parigi (1980). La moglie Bela torna a Praga per salvare le opere del marito e le autorità le impediscono per tre anni di uscire dal Paese. Kolář è a Barcellona, Parigi e Milano (1982), Parigi (1983), Norimberga (1984). Ottiene la nazionalità francese nel 1984; nel 1985 torna a esporre le sue opere al Guggenheim di New York. L’anno successivo pubblica il Dizionario dei metodi in quattro lingue. Espone un po’ ovunque. Dopo le partecipazioni del 1968, 1970, 1986, nel, 1990 è presente alla Biennale di Venezia e, dopo dieci anni di assenza, rimette piede nel Paese d’origine, dove gli viene riconosciuto il suo impegno nella difesa dei diritti umani con la nomina a cittadino onorario di Praga e la consegna del Premio Seifert, il più prestigioso premio nazionale. La sua attenzione, pur continuando ad essere rivolta ai centri universali dell’arte, guarda con sempre più attenzione al luogo che gli ha dato i natali, dove torna, per abitare a Praga con la moglie Běla, nel 1999. La capitale della neonata Repubblica Ceca gli dedica una retrospettiva al Veletržní palác. Muore a Praga l’11 agosto 2002.
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a decisive experience for me.’ He produced several more poems and several essays, but things had changed. In 1954 he began the collection entitled Aesop of Vršovice and a year later, with the death of his father, began writing sketches for theatre. During the next two years he had occasion to view several paintings by Mark Rothko, which he found to be virtually identical to his, and renounced painting. He wrote, however: Master Sun on the Art of Poetry and The New Epictetus and, for the theatre, Our Daily Bread and The Plague in Athens. On his typewriter, he began to create his Lieder (songs for voice and solo piano), wordless poems, ‘compositions’ based solely on the arrangement of letters, punctuation marks and numbers within the space of the page. He defined them ‘poems of silence’, ‘empty poems’, ‘evident poems’. And dedicated them to pioneering Suprematist Kazimir Malevich. His Poems of Silence (1959 and 1960) represent Kolář ’s definitive abandonment of traditional poetry and his transformation of it into a poetry of images, ‘visual poetry’. He evolved other forms such as the ‘illiterogrammes’ and ‘crazygrammes’, poems without words, handwritten. These are anticollages, ventilages, stratifications, persiflages, partitions, froissages, désinformations, rollages, ‘perforated poems’ which make use of different materials and come into being in defined and indefinite physical areas alike, exploding into space, making use of characters and texts from foreign languages, German, Latin, Greek, Hebrew, Chinese, alternating with musical notes or Braille characters. A cascade of innovative communications in which the substance of thought organises and reorganises itself into geometric signs and take form in spirals, waves, stars, symbolic signs; in which words lose their significance
and, by using old etchings or reproductions of famous paintings, the forms tend to become tactile and narrative. He organised an exhibition entitled Depatesie, an exploration of the expression of a poetry ‘freed’ from words. His collages became ‘en profondeur ’, ‘chiasmages-reliefs’, ‘tactiles’ and ‘spéculaires’ and his creations, ‘drapeaux’, ‘banderoles’ and more – and they appeared at the Arthur Jeffress Gallery in London and at the Miami Museum of Modern Art. This evolutionary line led him, in 1965 and 1966, to tackle large formats and, a year later, to invent the first collage ‘journal’, Hebdomadaire 67. Criticism and the market alike began to regard him with interest and his work won acclaim from every quarter. In 1968 he exhibited in Prague, at the Nuremberg Institute of Modern Art and participated in a ‘Documenta 4’ group exhibition, in Kassel, with Hebdomadaire 68. In 1969 he was in Brazil, where he took first prize at the X Bienal de São Paulo; a year later, he visited the U.S. and Japan. On 2 November he suffered a stroke and was forced to stop working for a time. While Czechoslovakia once again banned publication and exposition of his works, the University of Vienna awarded him the Herder Prize in 1971; he produced chaotic and ‘appellative’ collages and kinetic rollages for his Hommage à Baudelaire cycle and exhibited in Paris at the Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. He worked in a frenetic crescendo. And exhibited just as feverishly: in Milan, at the Galleria Schwarz (1972); in Krefeld, at the Museum Haus Lange (1973); in New York, at the Solomon R. Guggenheim Museum (1975; and again in 1978 and 1985). Together with Václav Havel, Jan Patocka and other artists and intellectuals, he was a signatory of
the ‘Charta 77’ document demanding that the Czech government implement human rights and civil liberties provisions – and for his pains, was again banned from the official Czech art world. In response, he only picked up the pace of his activity everywhere else: he showed in New York (1978), Nuremberg (1979) and Paris (1980). When his wife Béla returned to Prague to reclaim her husband’s works, the authorities prevented her from leaving Czechoslovakia for three years. In the meantime, Kolář was in Barcelona, Paris and Milan (1982), Paris again (1983) and Nuremberg (1984). He was granted French citizenship in 1984; in 1985 he exhibited again at the Guggenheim in New York. The next year, he published his Dictionary of Methods in four languages. And he continued to exhibit in many cities. After participating in the Venice Biennale in 1968, 1970 and 1986, he returned again in 1990. The same year, after ten years’ absence, he returned to his native country where, in recognition of his commitment to defending human rights, he was awarded honorary citizenship and, in 1991, the Seifert Prize, the country’s most prestigious award. Although he continued to reference the universal centres of art, he devoted more and more of his attention to his native land, to which he returned in 1999 to make his home with his wife Běla, in Prague. The capital of the new Czech Republic organised the artist’s first Czech retrospective at the Veletržní palác. Jiří Kolář died in Prague on 11 August 2002.
232 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář, hommage aan Baudelaire”, Rotterdam, Museum Boymans-Van Beuningen, 14 Settembre-4 novembre 1973 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, hommage aan Baudelaire. Rotterdam, Museum Boymans-Van Beuningen, 14 September-4 November 1973 233 Copertina del catalogo della mostra “Jiří Kolář ”, Willard Gallery, New York, 20 September – 25 October 197 Cover of the exhibition catalogue Jiří Kolář, New York, Willard Gallery, 20 September – 25 October 1975
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WRITINGS AND INTERVIEWS
Poezie Města [Poetry of the City]. Kvart, vol. 5, no. 1 (Prague, 1949): 40-43. Z deniku [From the Diary]. Kvart, vol. 5, no. 6 (Prague, 1949): 337-342. Excerpt from the unpublished manuscript Years in Days. Hlas očí [The Voice of the Eyes]. Prague, 1959. Preface to the volume on photographer Miroslav Hák. Trvalý okamžik [The Perpetual Instant]. Prague, 1960. Preface to the volume on photographer Václav Chochola. Snad nic snad něco (Perhaps Nothing, Perhaps Something]. Literární noviny no. 36 (September 1965). Reproduced in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of Freedom, Milan, Galleria Schwarz, 2-31 March 1972, pp. 42-45. Also published in Argon and Raoul-Jean Moulin, Jiří Kolář. Paris, Éditions Georges Fall, 1973. [1965 T1, p. 40] S Jiřím Kolářem o evidentní poezíi [A Conversation with Jiří Kolář Concerning Evident Poetry], interview with Vladimir Burda in Výtvarné umění, no. 9-10 (Prague, 1968). Reproduced in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of Freedom, Milan, Galleria Schwarz, 2-31 March 1972, pp. 56-82. Also published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, Hannover, Kestner Gesellschaft, 7 February - 15 March 1969. [1968 T2, p. 60]
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Jiří Kolář stellt sich selbst vor [Jiří Kolář Introduces Himself] (1968), in Miroslav Lamač and Dietrich Mahlow, Jiří Kolář. Cologne, Dumont, 1968. Reproduced in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of Freedom, Milan, Galleria Schwarz, 2-31 March 1972, pp. 16-17. [1968 T3, p.92]
Das Schicksal des Gedichtes… [The Destiny of Poetry . . .] published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, Hannover, Kestner Gesellschaft, 7 February-15 March 1969, p. 22. Die Rollage [Rollage] published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, Hannover, Kestner Gesellschaft, 7 February -15 March, 1969, p. 23. K problematice básnické stavby [On the Problems of Poetic Composition] in Jak se delá báseň [How to Write a Poem]. Prague, Ceskoslovensky spisovatel, 1970, pp. 67-94. Excerpt from the unpublished manuscript Roky v dnech [Years in Days]. Aus einem Interview mít Jiří Kolář [From an Interview with Jiří Kolář], excerpt from an interview with Jiří Kolář, 19721973, published in the catalogue of the exhibition Hommage à Baudelaire, Jiří Kolář, Krefeld, Museum Haus Lange, 8 April-17 June 1973 and Rotterdam, Museum Boymans van Beuningen, 15 September-4 November, 1973], n.p. Odpovědi [Answers]. Comment in an interview with Jiri Padrta, 1973. Prague, Edice Kvart [samizdat published by Jan Vladislav], 1975. Typescript. L’art peut continuer. Chaque nouvelle connaissance acquise dans l’art [Art Can Carry On. New Knowledge Grows in Art]. Lézard, no. 8 (Montbéliard, 1985). Reproduced in Michel Butor, Jiří Kolář, L’oeil de Prague (Paris, Éditions de la Différence, 1986). Also published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář, Milan, Galleria Tega, 1989. [1973 T4, p. 184] Jiří Kolář, Dizionario di 77 metodi di collage [Dictionary of 77 Collage Methods]. Milan, Edizioni Giancarlo Politi, 1986. [1986 T5, p. 206]
A Few Notes on Defective Art (1987) published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář. Defective Art 19861990. London, Albemarle Gallery, 2-25 May 1990, pp. 4-5. [1987 T6, p. 220] Un sens de la variation [A Sense of Variation]. Comment in an interview with Judith Miller and Louis Soler; Roman Kames, interpreter. L‘Ane 29 (JanuaryMarch 1987). An Epistolary Interview. Interview with Pavel Büchler, April 1989. Published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář. The End of Words. Selected Works 1947-1970. London, ICA, 12 April-17 May 1990, pp. 65-70. [1989 T7, p. 230] Le 30 février [February 30th]. Brussels, La Pierre d’Alun, 1990. Opere postume del Signor A. [The Posthumous Works of Mr. A]. Alfortville, Éditions Revue K, 1990. Dictionnaire des méthodes [Dictionary of Methods]. Alfortville, Éditions Revue K, 1991. Slovnik metod [Dictionary of Methods]. Prague, Vdala Gallery, 1991. Quanti lavori ho fatto? [How Many Jobs Have I Done?]. Comment published in the catalogue of the exhibition Jiří Kolář. Rome, Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d’Arte Antica, 21 May-28 June 1998, n.p. [N.d. T8, p. 252]
SCRITTI E INTERVISTE
Poezie Města (La poesia della città), in “Kvart“, n. 1, a. V, Praga, 1949, pp. 40-43. Z deniku (Dal Diario), in “Kvart“, n. 6, a. V, Praga, 1949, pp. 337-342. Estratto dal manoscritto non pubblicato Anni nei giorni. Hlas očí (La voce degli occhi), Praga, 1959. Prefazione al volume dedicato al fotografo Miroslav Hák. Trvalý okamžik (L’istante sussistente), Praga, 1960. Prefazione al volume dedicato al fotografo Václav Chochola. Snad nic snad něco (Forse niente, forse qualcosa), in “Literární noviny”, n. 36, settembre 1965. Scritto riprodotto nel catalogo della mostra Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of freedom, Milano, Galleria Schwarz, 2-31 marzo, 1972, pp. 42-45; poi in Argon e Raoul-Jean Moulin, Jiří Kolář, Editions Georges Fall, Parigi, 1973. [1965 T1, p. 39] S Jiřím Kolářem o evidentní poezíi (Conversazione con Jiří Kolář a proposito della “poesia evidente”), intervista con Vladimir Burda, in “Výtvarné umění”, n. 9-10, Praga, 1968. Riprodotto nel catalogo della mostra Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of freedom, Milano, Galleria Schwarz, 2-31 marzo, 1972, pp. 56-82; anche nel catalogo della mostra Jiří Kolář, Hannover, Kestner Gesellschaft, 7 febbraio-15 marzo, 1969. [1968 T2, p. 61] Jiří Kolář stellt sich selbst vor (Jiří Kolář si presenta da sé) (1968), in Miroslav Lamač e Dietrich Mahlow, Jiří Kolář, Dumont, Colonia, 1968. Scritto riprodotto nel catalogo della mostra Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of freedom, Milano, Galleria Schwarz, 2-31 marzo, 1972, pp. 16-17. [1968 T3, p. 91]
Das Schicksal des Gedichtes… (Il destino della poesia…), scritto pubblicato nel catalogo della mostra Jiří Kolář, Hannover, Kestner Gesellschaft, 7 febbraio-15 marzo, 1969, p. 22. Die Rollage (Il Rollage), scritto pubblicato nel catalogo della mostra Jiří Kolář, Hannover, Kestner Gesellschaft, 7 febbraio-15 marzo, 1969, p. 23. K problematice básnické stavby (Sulla problematica della composizione poetica), in Jak se delá báseň (Come scrivere una poesia), Praga, Edizioni Ceskoslovensky spisovatel, 1970, pp. 67-94. Estratto dal manoscritto inedito Roky v dnech (Anni nei giorni). Aus einem Interview mít Jiří Kolář (Da un’intervista Jiří Kolář), estratti di una intervista a Jiří Kolář, 1972-1973, pubblicata nel catalogo della mostra Hommage à Baudelaire, Jiří Kolář, Krefeld, Museum Haus Lange, 8 aprile-17 giugno 1973. [poi Rotterdam, Museum Boymans van Beuningen, 15 settembre-4 novembre, 1973], p. n.n. Odpovědi (Risposte), proposito raccolto da Jiri Padrta, 1973, Praga, Kvart (Edizioni Samizdat di Jan Vladislav), 1975. Dattilografato. L’art peut continuer. Chaque nouvelle connaissance acquise dans l’art (L’arte può continuare. Ogni nuova conoscenza acquisita in arte), in “Lézard”, n. 8, Montbéliard, 1985. Scritto riprodotto in Michel Butor, Jiří Kolář, l’oeil de Prague, Edizioni de La Différence, Parigi, 1986; poi nel catalogo della mostra Jiří Kolář, Milano, Galleria Tega, 1989. [1973 T4, p. 175] Jiří Kolář, Dizionario di 77 metodi di collage, Edizioni Giancarlo Politi, Milano, 1986. [1986 T5, p. 205]
A Few Notes on Defective Art (1987), scritto pubblicato nel catalogo della mostra Jiří Kolář. Defective Art 1986-1990, Londra, Albemarle Gallery, 2-25 maggio, 1990, pp. 4-5. [1987 T6, p. 219] Un sens de la variation (Un senso della variazione), proposito raccolto da Judith Miller e Louis Soler, interpretato da Roman Kames, in “L‘Ane”, n. 29, gennaio-marzo 1987. An Epistolary Interview, intervista con Pavel Büchler, aprile 1989, pubblicata nel catalogo della mostra Jiří Kolář. The end of words. Selected works 1947-1970, Londra, ICA, 12 aprile-27 maggio 1990, pp. 65-70. [1989 T7, p. 229] Le 30 février, La Pierre d’Alun, Bruxelles, 1990. Opere postume del Signor A., Revue K, Alfortville, 1990. Dictionnaire des méthodes, Revue K, Alfortville, 1991. Slovnik metod, Vdala Gallery, Praga, 1991. Quanti lavori ho fatto?, proposito pubblicato nel catalogo della mostra Jiří Kolář, Roma, Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d’Arte Antica, 21 maggio-28 giugno, 1998, p. n.n. [sd T8, p. 253]
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POESIA VISUALE E VERBALE VERBAL AND VISUAL POETRY
Křestny list (Estratto di nascita), poesie, 1937-1939, Praga, Edizioni Vaclav Petr, 1941. Noc (La notte), poesie della raccolta Odi e variazioni, 1940-1941, Praga, pubblicazione non diffusa del “Gruppo 42”, 1943. Limb a jine basne (Limbi ed altri poemi), poesie, 1944-1945, Praga, Edizioni B. Styblo, 1945. Illustrazioni di Frantisek Gross.
Vršovický Ezop (Esopo di Vrsovice), raccolta di poesie, 1954-1957, Praga, Edizioni Mlada Fronta, 1966. Collages dell’autore.
Sedm kantát (Sette cantate), poesie, 1945, Praga, Edizioni Dilo, 1945. Frontespizio di Frantisek Hudecek.
Gersaintu výuěstný štít (L’insegna di Gersaint), prima parte inedita delle Poesie del silenzio, 1959-1961, Praga, Edizioni Artia, 1966. Riedizione, Milano Edizioni TAU/MA, 1976.
Ody a variace (Odi e variazioni), poesie, 1940-1942, Praga, Edizioni Dilo, 1946. Illustrazioni di Frantisek Hudecek.
Poster-Poem (Poema poster), “Poème papillon figuratiflettriste”, Milano, Edizioni ED 912, 1967.
Dny v roce (Giorni dell’anno), poesie, 1946-1947 Praga, Edizioni F. Borovy, 1948.
Nový Epiklet (Il nuovo Epitteto), 1956-1957, Praga, Edizioni Mlada Fronta, 1968.
Tri basne, 1947: Jediny z R., Kadzy den pred ctvrtou, Matka a syn (Tre poemi: Il Solo di R., Tutti i giorni prima delle quattro, madre e figlio), Praga, pubblicazione non diffusa del “Gruppo 42”, 1948.
Návod k upotřebení (Mode d’emploi), “poesie déstatique”, 1965, hebdomadairecollages, 1967, Usti nad Lamben, Edizioni Dialog, 1969. Prefazione di Josef Hlavacek.
Roky v dnech - prozy, 1946-1947 (Anni nei giorni - testi, 1946-1947), Praga, Edizioni F. Borovy, 1949. Tiratura confiscata. Mistr Sun o básnickém umění (L’Arte Poetica di Maître Sun), Praga, Edizioni Ceskoslovensky Spisovatel, 1957. Náhodný Svědek (Testimone inopinabile), scelta di poesie dalle raccolte Estratto di Nascita, Sette cantate, Limbi ed altre poemi, Giorni dell’anno, 1937-1947, Praga, Edizioni Malda Fronta, 1964. Prefazione di Jean Grossman.
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Evidentní básně (Poesie evidenti), nove poesie, 1959-1961, Praga, presso l’autore, 1965. Tiratura a 50 esemplari. Basen R, (Poema R), “poéme en profondeur”, 1963, Copenaghen, Eric Andersen, 1965.
Básně ticha (Poesie del silenzio), otto poesie, 1959-1961, Praga, Edizioni Umelecka Beseda, 1965.
Hinouf and hinunter (Sotto sopra), “poème en profondeur”, 1963, Hannover, Edizioni H, 1969. 10 Blätter aus Gersaints Aushängeschild (Dieci fogli dell’insegna di Gersaint), “Poèmes évidents”, 1959-1961, Kassel, Edizioni Bockowski, 1969. Prométheova játra (Il fegato di Prometeo), poesie del 1950, Praga, Edizioni Ceskoslovensky Spisovatel, 1970. Prefazione di Emanuel Frynta. Das sprechende Bild. Poeme – Collagen Poeme (L’immagine parlante), collages e “poesie déstatique et évidente”, Francoforte sul Meno, Edizioni Suhrkamp, 1971. Traduzione e prefazione di K.B. Schäuffen.
Omaggio a Baudelaire, partitura per un “poema uditivo”, 1963, Norimberga, Edizione “R”-Galerie Ricard, 1972. Wahlverwandschaften (Affinità elettive), dieci cartoni di cinque opere originali, Norimberga, Galerie Ricard, 1972. To be compared with your own Experien ce. Playing at Acting (Confrontati con se stesso. Gioca a recitare), in “Tracks. A journal of artists’ writings”, New York , vol. 2, n. 2, , primavera 1976. Traduzione di William E. Harkins. Statue in the Air. Cross out or Add (Statua nell’aria. Cancella o aggiungi), poesia della raccolta “Mode d’emploi”, in “Tracks. A journal of artists’ writings”, New York , vol. 3, n. 1-2, , primavera 1977. Traduzione di William E. Harkins. Suite, poesie della raccolta Esopo di Vrsovice, Berlino, Literarisches Colloquium (Berliner Künstlerprogramm des DAAD), 1980. Traduzione, prefazione e note di Ruth Kotikova. Authentische Poesie. Sprechende Bilder. Collagen (Poesia autentica. Immagini parlanti. Collages), in “Sprache im technischen Zeitalter”, Berlino, n. 73, 15 marzo 1980. Traduzione di Ruth Kotikova. Mel isem na krku tri donasece. Podespani herci prosi. Kolaze. Evidentní basen (Avevo tre spie alle spalle. Gli attori sottoscritti raccomandano. Collages. Poesie evidente), in “Promeny”, Washington (Czechoslovak Society of Arts and Sciences), XVII (1980), n. 1. 20 Gedichten (Venti poemi), poesie della raccolta “Mode d’emploi”, Rotterdam, Cultura Slavica, 1981. Traduzione di Jana Beranova. Collages dell’autore. L’Art poétiquè de maître Sun, “Revue K”, Parigi, numero speciale, giugno 1982. Traduzione di Erika Abrams.
Le Nouvel Epictète, “Revue K”, Parigi, numero speciale, luglio 1982. Traduzione di Erika Abrams. La Lyre noire. Suite tchèque, poesie della raccolta Esopo di Vrsovice, “Revue K”, Parigi, numero speciale, dicembre 1982. Traduzione di Erika Abrams. Note di Ruth Kotikova. Limbe (extraits), poesie delle raccolte Limbes e Jours de l’année, Liberté, Quebec (Bibliothèque natìonale), XXV (1983), n. 5. Traduzione di Petr Kral. Ocity svedek (Testimone oculare), diario, 1949, Monaco, Edizioni Arkyr-Karel Jadrny, 1983. Postfazione di Jan Vladislav. Collages dell’autore. Témoin oculaire, diario, 1949, Parigi, Edizioni de La Différence (Cantos), 1983. Traduzione di Erika Abrams. Souviens-toi de moi, poesia tratta da Témoin oculaire, in “La Quinzaine littéraire”, Parigi, n. 413, 16-31 marzo 1984. Traduzione di Erika Abrams. Jours de l’année, poesie 1946-1947 (estratti), collages, AEncrages & Co, Bruyères, 1984, n. 6. Traduzione di Erika Abrams.
La Foie de Prométhée, diario, 1950, Praigi, Editions de la Différence, 1985. Traduzione e note di Erika Abrams. Seguito da un frammento di Evénement réel survenu en postmortalie di Ladislav Klima. Promethova jatra, Toronto, Sixty-eight Publischer, 1985. Posfazione di Emanuel Frynta, Jiří Kolář, poète par essence. Collages dell’autore. Chapitre trezième (estratto di L’Art poétique de maître Sun) in Jacques Dongy, Une génération 1960-1985, Parigi, Henry Veyrier, 1985. Traduzione di Erika Abrams. Jours de l’années – Années des jours, Parigi, Repères – Daniel Lelong Editeur, 1986. Traduzione di Erika Abrams. Copertina e collages dell’autore. Vrsovicky Ezop, seconda edizione rivista dall’autore, Monaco, Edizioni PmD Poezie mimo domov, 1986. Collages dell’autore. Jiří Kolář. Poèmes du silence, Editions de la Différence, 1988. Traduzione di Erika Abrams, postfazione di Vladimir Burda.
L’Art poétique de maître Sun. Le Nouvel Epictère. La Lyre noire. Suite tchèque, preceduti da una intervista con Jiří Kolář, “Tribu”, Tolosa, 1984, n. 4. Tradu zione di Erika Abrams. Note di Ruth Kotikova e Erika Abrams. Collages dell’autore. Roky v dnech (Anni nei giorni), testi, 19461947, “Promeny”, Flushing, N. Y. (Cze choslovak Society of Arts and Sciences), XXI (1984), n. 4.
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ESPOSIZIONI PERSONALI SOLO EXHIBITIONS
Praga, Mozarteum, Salón na chodbě, 24 settembre-ottobre, 1937. Praga, Klub VU Mánes, Jiří Kolář. Depatesie, 31 maggio-13 giugno, 1962. Londra, The Arthur Jeffress Gallery, The Visual Images of a Poet, 28 marzo-19 aprile, 1963. Miami, Miami Museum of Modern Art, Bizarre Photo-montage, 28 maggio-30 giugno, 1963. Invito. Alpbach, Europäisches Forum, Kollagen, agosto, 1963. Liberec, Oblastní galerie, Jiří Kolář. Roláže, 6 dicembre 1963-15 gennaio 1964. Catalogo, testi di V. Burda, Č. Krátký, L. Novák. Lisbona, Galeria Gravura, Poemas visuais, colagens, rolagens de Jiří Kolář, 20 febbraio-marzo, 1964. Catalogo, testo di N. di Maggio. Louny, Městská galerie, Koláže Jiřiho Kolář e, giugno 1964. Catalogo, testi di J. Hlaváček, E. Juliš. Vienna, Die kleine Galerie, Kollagen von Jiří Kolář, 8-20 gennaio, 1965. Catalogo, testo di E. Jandl. Praga, Klub VU Mánes, Partitůra pro vokálni skladbu na jméno Baudelaire: soubor 23 koláži, maggio, 1965. Genova, La Carabaga club d’arte, Jiří Kolář, 18-30 novembre, 1965. Catalogo, testi di J. Padrta, L. Tola.
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Hannover, Galerie “h”, Jiří Kolář, 25 marzo-30 aprile, 1966. Catalogo, testi di J. Kolář, J. Padrta.
Brema, Kleine Grafik Galerie, Rollagen, Collage, Objekte, 26 settembre-1° novembre, 1969.
Torino, Studio di informazione estetica, Jiří Kolář, marzo, 1966. Catalogo, testo di A. Lora Totino. [anche a Firenze, Centro proposte].
Baden-Baden, Die weisse Haus, Jiří Kolář. Objekte, Collagen, Rollagen, 22 ottobre-21 novembre, 1969.
Ústí nad Orlicí, Klub přátel výtvarného umění, Koláže a objeckty z let 1963-1966, 11-28 marzo, 1967. Catalogo, testo di J. Padrta. Monaco di Baviera, Seyfried Galerie - Alten Galerie Neuhaus, Jiří Kolář, Kollagen und Objekte aus den Jahren 1963-1967, 13 giugno-14 luglio, 1967. Catalogo, testo di K. Balder Schäffelen. Praga, Galerie Václav Špála, Jiří Kolář, 1° agosto-3 settembre, 1968. Catalogo, testo di M. Lamač. Norimberga, Institut für moderne Kunst, Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Objekte, 30 ottobre 1968-12 gennaio 1969. Catalogo, testi di F. Zdeněk, J. Kolář, D. Mahlow, H. Neidel, W. Schmied. Hannover, Kestner Gesellschaft, Jiří Kolář, 7 febbraio-15 marzo, 1969. Catalogo, testi di D. Mahlow, W. Schmied. Kassel, Junge Galerie-Ernst Hühn Buchhandlung, Jiří Kolář, Rollagen, Chiasmagen, 7-21 febbraio, 1969. Invito.
Parigi, La Galerie Riquelme, 68 Collages de Jiří Kolář, 11 gennaio-2 febbraio, 1966. Catalogo, testo di H. Chopin.
Lubecca, Overbeck Gesellschaft, Collagen, Assemblagen, Rollagen, Objekte, 23 marzo-20 aprile, 1969. Invito. [poi Jiří Kolář, Ulm, Ulmer Städtisches Museum, 4 maggio-8 giugno].
Essen, Galerie M.E. Thelen, Jiří Kolář, 25 marzo-30 aprile, 1966. Catalogo, testo di H. Heissenbüttel.
Monaco di Baviera, Kunstverein, Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Objekte, 18 giugno-3 agosto, 1969.
Amburgo, Galerie am Klosterstern, Jiří Kolář, 12 novembre-5 dicembre, 1969. Catalogo, testo di H. Neidel. Stoccarda, Galerie Hansjörg Mayer, Jiří Kolář, dicembre, 1969. New York, Willard Gallery, Chiasmagen, Collages, Objects, Muchlages, Photo Screen, Rollages, 1966-1969, 2 dicembre 1969-3 gennaio 1970. Catalogo, testi di J. Chalupecký, J. Kolář. Opava, Památník Petra Bezruče, Jiří Kolář -Básně Koláž, 1969. Opava, Památník Petra Bezruče, Jiří Kolář. Literární a výtvarné práce, 19-25 gennaio, 1970. Invito. Düsseldorf, Galerie Ursula Wentdorf und Franz Svetec, Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Objekte, 5 giugno-15 agosto, 1970. Catalogo, testi di J. Kolář, H. Neidel. Aachen, Galerie Gmurzynska, Jiří Kolář. Collagen und Rollagen, 10 luglio-8 agosto, 1970. Invito. Soest, Städtischer Kunstpavilon-TheodorHeuss-Park, Jiří Kolář. Rollagen, Collagen, Druckgrafik, 15 aprile-10 maggio, 1971. Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Jiří Kolář. Collages, 11 maggio-6 giugno, 1971. Catalogo, testo di R.J. Moulin. Parigi, Librairie La Hune, Collages à La Hume, 7 maggio-3 giugno, 1971.
Catalogo, testo di L. Aragon. Magonza, Galerie “K”, Jiří Kolář, 15 settembre-7 ottobre, 1971. Hof, Hofer Galerie Hans Weinet, Jiří Kolář‘s Hommage à Dürer, 27-30 ottobre, 1971. Milano, Galleria Schwarz, Jiří Kolář, l’Arte come Forma della libertà. L’Art comme Forme de la liberté. Art as the Form of freedom, 2-31 marzo, 1972. Catalogo, testi di V. Burda, J. Chalupecký, J. Kolář, B. Kolářová, A. Schwarz. Kaiserslautern, Galerie Marisa Goebels, Jiří Kolář. Collagen, 25 marzo-27 aprile, 1972. Invito. Brema, Kleine Grafik Galerie, Jiří Kolář. Graphic, Kollagen, Rollagen, Chiasmagen, 7 aprile-6 maggio, 1972. Invito. Berna, Aktionsgalerie, Jiří Kolář, 17 agosto-13 settembre, 1972. Catalogo, testo di F. Zdeněk. Aarhus, Galerie Dierks, Jiří Kolář, novembre-dicembre, 1972. New York, La Boétie Gallery, Jiří Kolář, gennaio-febbraio, 1973. Laubheim bei Ulm, Kunstverein Schranne, Jiří Kolář, 2-25 febbraio, 1973. Invito. Krefeld, Museum Haus Lange, Jiří Kolář, Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen, 8 aprile-17 giugno, 1973. Catalogo, testo di P. Wember. Krefeld, Museum Haus Lange, Hommage à Baudelaire, Jiří Kolář, 1973. Catalogo. Catalogo, testo di M. Butor. [poi Rotterdam, Museum Boymans van Beuningen, 15 settembre-4 novembre]. Amburgo, Galerie Günter Sachs, Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen, dal 12 dicembre, 1973. Saint-Etienne-du-Rouvray, L’Union des Arts Plastiques, Jiří Kolář, 9-24 febbraio, 1974. Catalogo. Zurigo, Galerie Suzanne Bollag, Jiří Kolář, Collagem um 1960, 10 maggio-11 giugno, 1974. Norimberga, Galerie “R” Johanna Ricard, Jiří Kolář-Hommage à Baudelaire, 31 maggio-3 ottobre, 1974. Invito.
Collagen, Objekte, 20 febbraio-15 aprile, 1975. New York, The Solomon R. Guggenheim Museum, Jiří Kolář, 12 settembre-16 novembre, 1975. Catalogo, testi di J. Chalupecký, R.J. Moulin, W. Schmied, J. Kolář. New York, Champlain Ravagnan Gallery, Jiří Kolář. Butterflies, The History of Contemporary Art, 13 settembre-25 ottobre, 1975. New York, Harriet Griffin Gallery, Jiří Kolář. Collage, Rollage, Objects, Poems, 20 settembre-ottobre, 1975. Invito. New York, Willard Gallery, Jiří Kolář, 20 settembre-25 ottobre, 1975. Colonia, Galerie Karsten Greve, Jiří Kolář, dal 6 novembre, 1975. Invito. Monaco di Baviera, Jasa Fine Art, Collagen, Rollagen, Chiasmagen und Objecte von Jiří Kolář, 20 febbraio-31 marzo, 1976. Catalogo. Düsseldorf, Galerie Wendtorf & Franz Swetec, Jiří Kolář “35”, 9 aprile-25 maggio, 1976. Catalogo. Helsinki, Halvat Huvit, Jiří Kolář, 8-26 settembre, 1976. Catalogo, testo di J. Pallasmaa. Stoccolma, Galerie Löwenadler, Jiří Kolář, novembre, 1976. Catalogo. Brescia, La nuova città galleria d’arte contemporanea, Jiří Kolář, 26 marzo-28 aprile, 1977. Catalogo. Chicago, Fairweather Hardin Gallery, Jiří Kolář, 19 aprile-14 maggio, 1977. Invito. Genève, Université de Genève, Jiří Kolář, 8-18 giugno, 1977. Parigi, Art Moderne à Clairet, Jiří Kolář, 22-29 settembre, 1977. Firenze, Galleria Rebus, Jiří Kolář, ottobre, 1977. Basilea, Galerie Schreiner, Jiří Kolář, [novembre], 1977. Zurigo, Modern Art Gallerie, Jiří Kolář, [dicembre], 1977.
Siegen, Städtische Galerie, Jiří Kolář, giugno-luglio, 1974.
New York, The Solomon R. Guggenheim Museum, Jiří Kolář at the Guggenheim, 19 gennaio-26 marzo, 1978. Invito.
Berlino, Galerie Werner Kunze, Jiří Kolář. Hommage a Baudelaire, Rollagen,
Bruxelles, Galerie Isy Brachot, Jiří Kolář, febbraio, 1978.
Düsseldorf, Galerie Schoeller, Jiří Kolář. Materialbilder, Chiasmagen, Objekte, Collagen, Rollagen, Crumblagen, Seriphotos, 5 aprile-31 maggio, 1978. Catalogo. Buffalo, Albright-Knox Art Gallery, Jiří Kolář. Transformations, 28 aprile-29 maggio, 1978. Catalogo, testo di C. Kotik. [poi Toronto, Art Gallery of Ontario, 9 giugno-9 luglio; Athens, Georgia Museum of Art, 29 ottobre-3 dicembre]. Torino, Gazzetta del Popolo, Omaggio a Jiří Kolář, [luglio], 1978. Catalogo, testo di L. Carluccio. Hagen, Galerie Oben, Jiří Kolář, [agosto], 1978. Kaarst, Gallery 44, Jiří Kolář, 15 settembre-28 ottobre, 1978. Genova, Galleria Cesarea, Jiří Kolář. 20 Opere 1965 - 1978, Collage, Chiasmage, Rollage, Prollage, Anticollage, ottobrenovembre, 1978. Catalogo. Parigi, Centre d’Art de Flaine, Jiří Kolář. Et qu’es-ce que la poésie évidente donc?, Chiasmages, Voiles. Méta-formats, febbraio, 1979. Parigi, Galerie “C”, Jiří Kolář, 20 febbraio-31 marzo, 1979. Cannes, Galerie Candela, Jiří Kolář, 5 maggio-9 giugno, 1979. Invito. Norimberga, Galerie Edition R Johanna Ricard e Galerie in Schmidtbank, Jiří Kolář, seine Techniken und Arbeiten aus den Jahren 1952 bis 1979, 27 settembre-16 novembre, 1979. Monaco di Baviera, Galerie Gunzenhauser, Jiří Kolář. Objekte und Collagen, gennaio, 1980. Recklinghausen, Städtische Kunsthalle, Jiří Kolář, 27 gennaio-2 marzo, 1980. Catalogo, testi di T. Grochowlak, J. Kolář, M. Lamač, D. Mahlow. Montbéliard, Centre d’Action Culturelle, Bonjour Jiří Kolář, 23 febbraio-23 marzo, 1980. Oberhausen, Städtische Galerie Schloss, Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Objekte, Materialbilder, 8 marzo-7 aprile, 1980. Colonia, Galerie Osper, Jiří Kolář 19641980, giugno-luglio, 1980. Parigi, Galerie Prints, Jiří Kolář. Froissages, Regrets éternels, 5 giugno-10 luglio, 1980.
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Magonza, Gutemberg Museum, Jiří Kolář ... unterwegs ins Paradies, Collagen und Objekte, 15 agosto-28 settembre, 1980. Catalogo, testi di K. Gröger, F.W. Heckmanns, S. Hohestein, H.P. Riese. [poi Wolfsburg, Kunstverein Wolfsburg, 26 ottobre-23 novembre]. Berlino, Zellermayer Lorenzen Galerie, Jiří Kolář. Collagen, Rollagen, Chiasmagen, Crumblagen, 12 settembre-24 ottobre, 1980. Berlino, Neuer Berliner Kunstverein, Jiří Kolář. Berliner Sammlung, 13 settembre-21 ottobre, 1980. Düsseldorf, Kunstmuseum Düsseldorf, Jiří Kolář. 100 Froissagen, Das Lied der Lieder, 14 settembre-5 ottobre, 1980. Bruxelles, Atelier rue Sainte-Anne, Jiří Kolář, 14 ottobre-1° novembre, 1980. Bochum, Galerie Inge Beacker, Jiří Kolář, [novembre], 1980. Besançon, Galerie Mathieu, Jiří Kolář, 1° febbraio-28 febbraio, 1981. Kassel, Kasseler Kunstverein, Jiří Kolář. Berliner Sammlung 1979-1980, 7 marzo-5 aprile, 1981. Barcellona, Metronom, Espai del CDAA, Jiří Kolář. Collages, Froissages, 31 marzo-30 aprile, 1981. Catalogo, testo di G. Picazo. Essen, Museum Folkwang, Jiří Kolář. Collagen und Objekte aus Berlin und Paris, 10 maggio-21 giugno, 1981. Catalogo, testi di F. Zdeněk, H. Heissenbüttel. Pamplona, Castillo de Maya, Jiří Kolář, 2331 maggio, 1981. Colonia, Galerie Jöllenbeck, Jiří Kolář. Arbeiten aus 1967-1971, dal 26 maggio, 1981. Invito. Friburgo, Galerie Eberwein, Jiří Kolář. Collagen, 19 giugno-31 luglio, 1981. Parigi, Galerie Maeght, Jiří Kolář. Hommage a Mademoiselle Riviere et autres collages, 7 ottobre-28 ottobre, 1981. Catalogo, testi di T.M. Messer, R. Micha. Parigi, Galerie d’Orsay, Jiří Kolář, l’auteur du calendrier chronolux 1982, 4-30 dicembre, 1981. Invito. Napoli, Studio Morra, Jiří Kolář. Opere 1959-1976, dal 17 dicembre, 1981.
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Iserlohn, Die Elle Galerie der Stadt, Jiří Kolář, 4-31 gennaio, 1982.
Monaco di Baviera, Galerie Schiessel, Jiří Kolář. Arbeiten von 1964-1978, 14 gennaio-13 febbraio, 1982.
Düren, Leopold-Hoesch-Museum, Jiří Kolář. Tagebuch 1968, 27 gennaio-8 aprile, 1985. Invito.
Roma, Galleria Primo Piano, Jiří Kolář, marzo, 1982.
Kronberg, Galerie Rafay, Jiří Kolář. Collagen, 31 marzo-10 maggio, 1985. Invito.
Barcellona, Galerie Maeght, Jiří Kolář. Collages i objectes, 10 marzo-30 aprile, 1982. Invito. Livorno, Galleria Peccolo, Jiří Kolář, maggio-giugno, 1982. Parigi, Centre Georges Pompidou-Petit foyer, Jiří Kolář, 15-20 settembre, 1982. Dallas, The Meadows Gallery, Jiří Kolář, 29 settembre-31 ottobre, 1982. Catalogo. Milano, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Jiří Kolář, 30 settembre-31 ottobre, 1982. Catalogo, testi di J. Kolář, A. Schwarz. Palm Beach, Hokin Gallery, Jiří Kolář, dicembre, 1982. Brema, Galerie Slavia, Galerie Kunsthandlung Roche e Institut Français, Jiří Kolář. Collagen, 21 gennaio-15 marzo, 1983. Catalogo. Milano, Galleria Zarathustra, Arte Incontro, Jiří Kolář. Con opere dal 1959 al 1972, 10 marzo-30 aprile, 1983. Bergisch Gladbach, Städtische Galerie Villa Zanders, Jiří Kolář. Arbeiten aus Papier, 24 settembre-6 novembre, 1983. Invito. Parigi, Galerie Maeght-Lelong, Jiří Kolář, 27 settembre-18 novembre, 1983. Catalogo.
Heilbronn, Kunsthalle in der Harmonie, Hommage a Jiří Kolář. Tagebuch 1968, Collagen, 31 marzo-10 maggio, 1985. Parigi, Galerie Maeght, Jiří Kolář, 25 aprile-12 giugno, 1985. Monaco di Baviera, Galerie Svetlana, Jiří Kolář, 25 aprile-12 giugno, 1985. Siracusa, Centro d’Arte Contemporanea, Jiří Kolář. Amicalement a vous, 18-30 maggio, 1985. Salisburgo, Museum der Moderne, Jiří Kolář. Tagebuch 1968, novembre, 1985. New York, The Solomon R. Guggenheim Museum, Jiří Kolář. Chiasmages, 15 novembre 1985-5 gennaio 1986. Vienna, Galerie Grita Insam, Jiří Kolář, 23 ottobre-6 dicembre, 1986. Lecco, Galleria Ariete, Jiří Kolář, 24 ottobre-9 dicembre, 1986. Ginevra, Librairie Comestibles, Jiří Kolář, dicembre, 1986. Berlino, Haus am Checkpoint Charlie, Jiří Kolář. Tagebuch 1968, 22 marzo-22 maggio, 1987. Berlino, Zellermayer Lorenzen Galerie, Jiří Kolář, 30 aprile-20 maggio, 1987.
Essen, Galerie Praxis C. Schüppenhauer, Neue Arbeiten Paris 1980-1983, 22 gennaio-10 marzo, 1984.
Londra, Albemarle Gallery, Jiří Kolář. Collages 1952-1982, 3 giugno-3 luglio, 1987. Catalogo, testo di R. Alley.
Bologna, Stamparte Libreria-Galleria, Jiří Kolář, febbraio, 1984.
Saint-Etienne-du-Rouvray, Hôtel de Ville, Jiří Kolář, 31 ottobre-22 novembre, 1987.
Norimberga, Kunsthalle Nürenberg, Hommage a Jiří Kolář. Tagebuch 1968, 15 giugno-19 agosto, 1984. Catalogo.
Osnabrück, Kulturgeschichtliches Museum, Jiří Kolář. Bildgeschichte und Wahlverwand-schaften, 8-31 gennaio, 1988.
Vancouver, Vancouver Art Gallery, Jiří Kolář. Poetry of Vision, Poetry of Silence, 7 settembre-21 ottobre, 1984. Oxford, Museum of Modern Art, Jiří Kolář. Diary 1968, 7 ottobre-2 dicembre, 1984. Catalogo, testo di A. Pohribny. Düsseldorf, Galerie Schoeller, Jiří Kolář. Chiasmagen, Objekte, Collagen 1979-1984, 30 novembre 1984-19 gennaio 1985.
Düsseldorf, Galerie Schoeller, Jiří Kolář, 6-26 maggio, 1988. Parigi, Galerie Lelong, Jiří Kolář. Poémes du Silence, dal 26 maggio, 1988. Invito. Katonah, The Katonah Gallery, Jiří Kolář. Chiasmages, 7 agosto-18 settembre, 1988. Invito.
Brescia, Sincron-Centro Culturale Arte Contemporanea, Jiří Kolář, dicembre, 1988. Vitry-sur-Seine, Galerie Municipale, Jiří Kolář. Question de collage 1979-1989, 4 marzo-9 aprile, 1989. Catalogo, testi di R.J. Moulin, J. Chalupecký, J. Kolář.
Boskovice, Městská knihovna Boskovice, Jiří Kolář. Koláže, knihy, dokumenty, 22 gennaio-28 febbraio, 1991. Catalogo, testo di L. Kundera.
Praga, Galerie Hollar, Jiří Kolář. 4 cykly koláží na dané téma, 28 aprile-23 maggio, 1993. Catalogo, testo di F. Dvořák.
Bergamo, Galleria Elleni, Jiří Kolář, [marzo], 1991.
Colomiers, Espace des Arts, Jiří Kolář. Dictionnaire des méthodes, 30 aprile-5 giugno, 1993. Catalogo, testo di S. Borova.
Douarnenez, Musée du Bateau, Le rameau de l’espoir, Un gouvernail, settembre, 1989.
Stoccolma, Historiska Museet, Bildens poet Jiří Kolář. Collage och skulptur 1981-1991, 24 maggio-23 giugno, 1991. Catalogo.
Pisek, Výstavní a koncertní síň nejsvětější Trojice, Jiří Kolář. Koláže, 15 maggio-30 giugno, 1993. Invito.
Milano, Galleria Tega, Jiří Kolář, ottobrenovembre, 1989. Catalogo, testi di J. Chalupecký, J. Kolář.
Klatovy, Galerie U Bílého jednorožce, Jiří Kolář. Koláže, 29 settembre-24 novembre, 1991. Catalogo, testi di V. Burda, J. Hlaváček, J. Kolář.
Torino, Tauro Arte Centro Scultura, Jiří Kolář, 3 giugno-7 luglio, 1993.
Osnabrück, Kulturgeschichtliches Museum, Jiří Kolář. Das Buch, 15 ottobre-5 novembre, 1989. Brno, Dům Pánů z Kunštátu, Jiří Kolář. Práce z počátku šedesátých let ze sbírky Ladislava Nováka, 12 dicembre 1989-14 gennaio 1990. Catalogo, testo di J. Valoch. Cambridge, Kettle’s Yard Gallery, Jiří Kolář, 13 gennaio-25 febbraio, 1990. Invito. Torino, Free Art, Jiří Kolář, 28 febbraio-28 marzo, 1990. Catalogo, testi di A. Botturi, A. Lora Torino, V. Burda.
Parigi, Art Culture et Foi, Jiří Kolář. Les instruments de la Passion, novembre, 1991. Bratislava, Galerie Gerulata, Jiří Kolář zo súkromných bratislavských zbierok, 5-30 novembre, 1991. Invito. Parigi, Galerie Le Pont Neuf, Jiří Kolář. Cartes postales inedites, 27 novembre-27 dicembre, 1991. Invito. Parigi, Galerie Isy Brachot, Jiří Kolář, 26 febbraio-11 aprile, 1992.
Elbeuf, Lycée Ferdinand-Buisso, Jiří Kolář, 3-17 marzo, 1990.
Praga, Galerie Štěpánská 35 / Galerie 35, Jiří Kolář. Cartes postales/Pohlednice, 12 maggio-26 giugno, 1992. Catalogo.
Van Dam Venlo, Museum Van Bomel, Jiří Kolář. Ode aan Van Gogh, 25 marzo-6 giugno, 1990. Catalogo, testo di M. Sicard.
Parigi, Galerie Lelong, Jiří Kolář. Dictionnaire des méthodes, 21 maggio-24 giugno, 1992. Invito.
Londra, ICA Institute of Contemporary Art, Jiří Kolář. The End of Words, 12 aprile-27 maggio, 1990. Catalogo, testi di P. Büchler, J. Lingwood, Jan Vladislav, intervista a J. Kolář.
Praga, Galerie ‘60/’70, Jiří Kolář. Roláže, chiasmáže a závěsné básně, 14 settembrenovembre, 1992. Catalogo, testo di J. Hlaváček.
Londra, Albemarle Gallery, Jiří Kolář. Defective Art 1986-1990, 3-25 maggio, 1990. Catalogo, testo di J. Kolář. Milano, Arte Centro, Jiří Kolář, 18 maggio-16 giugno, 1990. Catalogo, testo di E. Pontiggia. Helsinki, Gallerie Kaj Forsblum, Jiří Kolář, luglio, 1990. Lecco, Galleria Ariete, Jiří Kolář, novembre-dicembre, 1990. Catalogo, testo di E. Pontiggia. Brescia, Sincron, Centro Culturale Arte Contemporanea, Jiří Kolář. Homage to van Gogh, dal 1° dicembre, 1990. Invito. Třebíč, Malovaný dům, Jiří Kolář ze sbírky Ladislava Nováka, 16 gennaio-10 febbraio, 1991. Invito.
Naarden, Comenius Museum, Jiří Kolář, 27 settembre-13 dicembre, 1992. Catalogo, testi di F.R.J. Hövell tot Westerflier, R. Perrée. Roma, Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Jiří Kolář. Dictionnaire des méthodes, 12 gennaio-20 febbraio, 1993. Catalogo. Lecco, Musei Civici di Lecco-Villa Manzoni, Jiří Kolář. Nelle collezioni della provincia di Lecco, 12 febbraio-14 marzo, 1993. Catalogo, testi di L. Cavadini, L. Erba, intervista di V. Burda a J. Kolář. Praga, Palác Kinských, Jiří Kolář. Koláže, objekty, 18 marzo-2 maggio, 1993. Catalogo, testi di S. Borova, E. Neumannová Švaňková. [poi Hradec Králové, Krajská galerie, 20 maggio-11 giugno].
Marsiglia, Centre International de poésie, Jiří Kolář. Chiasmages les mots à la casse, 2 luglio-28 agosto, 1993. Catalogo. Malmö, Malmö Konsthall, Jiří Kolář. Motodernas encklopedi, 23 luglio-5 settembre, 1993. Žďár nad Sázavou, Art Galerie, Jiří Kolář, 12 settembre-9 ottobre, 1993. Invito. Lecco, Galleria Melesi, Jiří Kolář. Grandi opere, 16 settembre-24 ottobre, 1993. La Spezia, Circolo culturale II Gabbiano, Jiří Kolář. Hommage a Mademoiselle Riviere, 9-28 ottobre, 1993. Barcellona, Fundació Joan Miró, Jiří Kolář. Dictionnaire des méthodes, 15 dicembre 1993-30 gennaio 1994. Valenciennes, École des beaux-arts, Jiří Kolář, febbraio, 1994. Ljubljana, Visconti fine art kolizej, Jiří Kolář. Objekti i koláži, marzo, 1994. Kronenberg, Galerie Paul Sties, Jiří Kolář, marzo, 1994. Brno, Dům umění města Brna, Jiří Kolář, 15 marzo-24 aprile, 1994. Catalogo, testo di J. Valoch. [poi Třebíč, Galerie Malovaný dům, 4-29 maggio]. Udine, Galleria Colusa, Jiří Kolář. Objekti i koláži, aprile, 1994. Schiedam, Stedelijk Museum, Jiří Kolář, 29 parile-5 giugno, 1994. Montreal, Galerie de L’UQAM, Jiří Kolář. Dictionnaire des méthodes, 22 settembre-5 novembre, 1994. Milano, Studio d’Arte Zanoletti, Jiří Kolář. Un poeta, 23 settembre-30 novembre, 1994. Catalogo. Žďár nad Sázavou, Dům kultury, Jiří Kolář. Pohlednicová koláže, 4-23 ottobre, 1994.
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Colonia, Galerie Schüppenhauer, Jiří Kolář. Zwischen Prag und Paris, 7 ottobre-5 novembre, 1994. Catalogo. Testi di J. Gruša, D. Mahlow, T. Messer, H-P. Riese, C. Schüppenhauer. Apeldoorn, Gemeentejlik van Reekum Museum, Dit is geen Mondrian, collages van Jiří Kolář, 8 ottobre-5 dicembre, 1994. [poi Beyerdbreda, Centrum voor Beldence Kunst, 18 dicembre 1994-30 gennaio 1995]. Praga, Dům U Černé Matky Boží, Jiří Kolář ve sbírce Jana a Medy Mládkových, 18 ottobre 1994-15 gennaio 1995. Catalogo, testi di M. Mládková, E. Neumannová Švaňková, J. Sekera. Plzeň, Trigon Gallery, Jiří Kolář. Ven ze stránky, 11 novembre 1994-6 gennaio 1995. Invito. Prostějov, Muzeum Prostějovska, Jiří Kolář jubiluje, 15 dicembre 1994-29 gennaio 1995. Bruxelles, Le salon d’art, Jiří Kolář. Froissage et autocollages, 30 gennaio-18 marzo, 1995. Cheb, Státní galerie výtvarného umění v Chebu, Jiří Kolář ve sbírce Jana a Medy Mládkových, dal 2 marzo, 1995. Invito.
Bítov, Hrad Bítov, Autokoláže Jiřího Koláře, 26 giugno-30 settembre, 1998. Catalogo, testi di J. Hlaváček, J. Kolář.
Chateauroux, Couvent des Cordeliers, Jiří Kolář. Cent méthodes pour sortir du discours, 25 gennaio-10 marzo, 1996.
Passau, MMK Museum Moderner Kunst, Jiří Kolář. Nové koláže / Neue Collagen, 13 ottobre-30 novembre, 1998. Catalogo, testi di A. Diekmann, W. Schmied.
Goslar, Mönchehaus-Museum für moderne Kunst, Jiří Kolář. Bilder und Objekte, 3 febbraio-21 giugno, 1996. Le Blanc-Mesnil, Galerie du Forum Culturel, Jíří Kolář. Ce que m’a conseillé Monsieur Mondrian du ciel, 21 marzo-20 aprile, 1996. Catalogo. Prachatice, Galerie nahoře, Jiří Kolář. Koláže, dal 4 aprile, 1996. Invito. Brescia, Galleria AAB Associazione Artisti Bresciani, Jiří Kolář, 6-24 aprile, 1996. Catalogo, testi di F. Fournier, J. Kolář, F. Lorenzi. Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Jiří Kolář. Objetos y collages, 18 aprile-maggio, 1996. Catalogo, testi di J. Dupin, S. Borova, R.J. Moulin, J. Kolář, J.M. Ullán. Ostrava, Výtvarné centrum Chagall, Jiří Kolář, 2 maggio-2 giugno, 1996.
Düsseldorf, Galerie Franz Swetec, Jiří Kolář. Objekte, Schriftcollagen, Collagen, 11 aprile-8 giugno, 1995. Invito.
Dessau, Anhaltische Gemäldegalerie, Jiří Kolář. Collagen und objekte, 17 giugno-6 agosto, 1996.
Londra, Francis Graham-Dixon Gallery, Jiří Kolář. Autocollages 1994-1995, [maggio], 1995.
Hradec Králové, Galerie Rondo, Jiří Kolář. Koláže a objekty, dal 5 settembre, 1996. Invito.
Bratislava, Mirbachov palác, Jiří Kolář jubiluje, 24 maggio-24 giugno, 1995. Invito.
Praga, Galerie U prstenu, Jiří Kolář. Ornitologie moderního umění, 16 aprile-5 maggio, 1997. Catalogo, testo di E. Petrova.
Dessau, Anhaltische Gemäldegalerie, Jiří Kolář. Collagen und Objekte, Frühe Werke aus der Sammlug Schäuffelen, 17 giugno-6 agosto, 1995. Catalogo, testi di B. Grögerová, M. Norbert.
Czech Krumlov, Egon Schiele Art Centrum, Jiří Kolář. Přehled díla 1960-1997, 23 maggio-28 ottobre, 1997. Invito.
Svitavy, Zámek Litomyšl, Obrazy Jiřího Koláře ze sbírky Medy a Jana Mládkových, 16 settembre-31 ottobre, 1995. Invito. Darmstadt, Galerie Franz Swetec, Jiří Kolář. Objekte, Schriftcollagen, Collagen, 17 settembre-novembre, 1995.
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Praga, Palác Kinských, Jiří Kolář. Pocta Boženě Němcové, 16 novembre-dicembre, 1995. Invito.
Pardubice, Východočeská galerie v Pardubicích, Jiří Kolář ve sbírce Jana a Medy Mládkových, 18 settembre-5 novembre, 1995 [poi Bytom, Muzeum Górnośląskiego w Bytomiu, 15 novembre 1995-14 gennaio 1996].
New York, Serge Sorokko Gallery, Jiří Kolář. Objects and collages, dal 9 ottobre, 1997. Česká Třebová, Galerie Ještěr, Jiří Kolář. Básník a výtvarník, 1° dicembre 1997-15 gennaio 1998. Catalogo. Finale Ligure, Valente Artecontemporanea, Jiří Kolář, marzo-aprile, 1998. Karviná, Zámecká galerie Chagall, Jiří Kolář, 9 maggio-7 giugno, 1998. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica Palazzo Barberini, Jiří Kolář, 21 maggio-28 giugno, 1998. Catalogo, testi di V. Karfík, J. Kolář, J. Machalický, A. Perilli, G. Sonnberger.
Budapest, Ludwig Museum of Contemporary Art, Jiří Kolář. Kollazsok Jan és Meda Mladek gyülteményéböl, 22 ottobre-29 novembre, 1998. Invito. Pechino, Ambasciata della Repubblica Ceca, Jiří Kolář, dal 28 ottobre, 1998. Lecco, Effe Arte Contemporanea, Jiří Kolář. Praga anni 60-70, 19 dicembre 1998-28 febbraio 1999. Graz, Kunsthaus, Jiří Kolář. Werhübersicht 1960-1995, 4 febbraio-7 marzo, 1999. Reggio Emilia, Omega è vento di cultura, Jiří Kolář, 25 febbraio-3 aprile, 1999. Catalogo, testo di W. Guadagnini. Praga, Veletržní palác - Národní technické muzeum, Jiří Kolář. Obrazové básně, 21 ottobre-28 novembre, 1999. Ústí nad Orlicí, Galerie pod radnicí, Jiří Kolář. Pocta Picassovi, 28 ottobre-28 novembre, 1999. Invito. Bremgarten, Bramgartenhaus des Architekten Marian Ludik, Jiří Kolář. Paris-Prag, Arbeiten von 1959-1999, 5-21 dicembre, 1999. Lecco, Galleria Melesi, Jiří Kolář, 1999. Praga, The National Gallery, Příběhy Jiřího Koláře / The Stories of Jiří Kolář, 20 dicembre 1999-15 marzo 2000 [poi Brno, Moravian Gallery, 14 settembre-19 novembre]. Catalogo, testi di J. Hlaváček, V. Karfík. Olomouc, Galerie Mona Lisa, Jiří Kolář. Jasnozřivý písař, 6 marzo-1° aprile, 2000. Brescia, Sincron-Centro Culturale Arte Contemporanea, Omaggio a Jiří Kolář, dal 16 aprile, 2000. České Budějovice, Galerie Hrozen, Jiří Kolář. Koláže a objekty, 27 giugno-29 luglio, 2000. Invito. Praga, Galerie Jiřího a Běly Kolářových, Jiří Kolář 60.-80. Léta, 6 settembre-1° ottobre, 2000. Invito. Vienna, Tschechisches Zentrum Wien, Jiří Kolář. 29 koláží ze sbírky Marie Vaculíkové, ottobre, 2000.
Bruxelles, Le salon d’art, Jiří Kolář. Siamiace, Collages sours, 16 ottobre-2 dicembre, 2000. Invito.
Helsinki, Amos Anderson Art Museum, Jiří Kolář 1914-2002, 16 maggio-10 agosto, 2003. Catalogo.
Chrudim, Galerie Art, Jiří Kolář. Koláže, chiasmáže a objekty, 6 aprile-29 maggio, 2010.
Parigi, Centre tchèque, Jiří Kolář. Koláže a objekty, 8 gennaio-4 febbraio, 2001.
Lerici, Castello di Lerici, Jiří Kolář. L’antro del mago, 20 luglio-14 settembre, 2003. Catalogo, testo di E. Pontiggia.
Bergamo, GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Jirí Kolár. 99 Collage, 9 giugno-25 luglio, 2010.
Lingen, Kunsthalle Lingen Kunstverein, Jíří Kolář (1916-2002). Späte Werke, 26 ottobre-21 dicembre, 2003.
Praga, Reznichenko Collection, Jiří Kolář. Master of Collage, 29 giugno-3 agosto, 2011. Catalogo.
Revel, Galerie sur les Quais, Jiří Kolář. Koláže, 28 novembre 2003-25 gennaio 2004. Invito.
Roma, Gallerja, Jiří Kolář, 9 maggio-29 luglio, 2011.
Hradec Králové, Galerie Koruna, Jiří Kolář. Koláže, 24 gennaio-4 marzo, 2001. Invito. Praga, Památník národního písemnictví, Jiří Kolář. Pocta Boženě Němcové, 3 maggio-1° luglio, 2001. Catalogo, testi di H. František, J. Kolář, Z. Sedláček, J. Seifert. Blansko, Galerie města Blanska, Jiří Kolář. Koláže, 6 giugno-22 luglio, 2001. Přerov, Galerie Atrax, Jiří Kolář. Koláže, 1122 giugno, 2001. Chrudim, Galerie Art, Jiří Kolář. Velké ticho, 25 giugno-31 agosto, 2001. Invito. Plzeň, Výstavní síň 13, Jiří Kolář. Výběr ze sbírky Západočeské energetiky, 11 settembre-14 ottobre, 2001. Olomouc, Divadlo hudby OKS, Koláže Jiřího Koláře, dal 16 ottobre, 2001. Milano, Studio Gastaldelli, Jiří Kolář, 25 ottobre-24 novembre, 2001. Catalogo, testo di M. Cescon. Prato, Galleria Open Art-Arte moderna e contemporanea, Jiří Kolář, 2001. Prato, Galleria Open Art-Arte moderna e contemporanea, Jiří Kolář. Cristalli di genio dal collage Boemo, 5 ottobre-19 novembre, 2002. Catalogo, testi di T. Trini, V. Burda. Dijon, Musée des Beaux-Arts, L’oeil éphémere. Oeuvres de Jiří Kolář, 28 giugno-30 settembre, 2002. Catalogo, testi di J. Hlaváček, M. Klimešová. Mantova, Museo d’Arte Moderna Gazoldo degli Ippoliti, Jiří Kolář 1914-2002, 28 dicembre 2002-2 febbraio 2003. Catalogo, testo di R. Margorari.
Paullac, La Liberté en colere, Jiří Kolář, 15 maggio-15 ottobre, 2005. Protivín, Muzeum, Jiří Kolář. Ze světa zpět do rodného města, 30 luglio-30 settembre, 2005. Invito. Lecco, Galleria Melesi, Jiří Kolář, Velo d’amore, 19 novembre-24 dicembre, 2005. Catalogo, testo di M.L. Gelmini. Trutnov, Galerie města Trutnova, Procházka s Jiřím Kolářem - koláže ze sbírky Jana a Medy Mládkových, 29 marzo-6 maggio, 2006. Praga, Museum Kampa, Procházka s Jiřím Kolářem, 17 maggio-18 giugno, 2006. Livorno, Galleria Peccolo, Jiří Kolář, 24 marzo-21 maggio, 2007. Catalogo, testi di R. Ferrario, J. Kolář.
Padova, Maab Studio d’arte, Jiří Kolář, 18 febbraio-31 marzo, 2012. Cracovia, MOCAK Museum of Contemporary Art of Cracovia, Jiří Kolář. Collage with an Ermine, 19 ottobre 201227 gennaio 2013. Catalogo, testi di J. Kolář, H. Kontova, Z. Machej, J. Kornhauser, A. Nollert, Maria Anna Potocka. Regensburg, Kunstforum Ostdeutsche Galerie, Jiří Kolář (1914-2002). Collagen, 24 novembre 2012-23 febbraio 2013. Catalogo, testi di J. Frémon, G. Kašková, J. Kolář, J. Machalický, N. Nekula, A. Tieze, D. Uher. Louny, Galerie města Loun, Jiří Kolář. The Other Worlds, 3 febbraio-31 marzo, 2014.
New York, Pavel Zoubok Gallery, Jiří Kolář, 19 aprile-26 maggio, 2007. Catalogo.
New York, Pavel Zoubok Gallery, Jiří Kolář. Lexicon, 29 maggio-28 giugno, 2014.
Chrudim, Galerie Art, Jiří Kolář. Přeskládaná historie / Rearranged History, 11 settembre-20 ottobre, 2007. Catalogo, testo di M. Klimešová.
Praga, Museum Kampa, Jiří Kolář - From the Jan and Meda Mládek Collection, 23 settembre 2014-8 febbraio 2015. Catalogo.
Acqui Terme, Galleria Repetto, Jiří Kolář, 8 marzo-19 aprile, 2008.
Prato, Museo di pittura murale in S. Domenico e Galleria Open Art, Jiří Kolář, 18 aprile-28 giugno 2015. Catalogo.
Milano, Arte Centro, Jiří Kolář. Un cuore a pezzi, 28 maggio-31 luglio, 2008. Catalogo.
Praga, Galerie Štěpánská 35-Institut Français de Prague, Letmá pocta Jiřímu Kolářovi. Neznámé práce z 50. až 70. let/ Jiří Kolář hommage furtif: oeuvres inédites des années 50-70, 27 gennaio-2 marzo, 2003. Catalogo, testo di M. Klimešová.
Parigi, Galerie Lelong, Jiří Kolář, 5 settembre-11 ottobre, 2008.
Bruxelles, Centre culturel tchèque, Jiří Kolář, 28 febbraio-25 marzo, 2003. Invito.
Lecco, Galleria Melesi, Jiří Kolář. Chiasmage, 20 marzo-5 giugno, 2010. Catalogo, testi di J. Kolář, C. Parmiggiani.
Vienna, Galerie Ernst Hilger, Jiří Kolář. Gedicht oder Bild, 27 marzo-24 aprile, 2003.
Karlovy Vary, Galerie umění Karlovy Vary, Jiří Kolář. Proměny, 16 febbraio-8 aprile, 2012. Invito.
New York, Pavel Zoubok Gallery, Jiří Kolář. The poetics of silence, 19 novembre-19 dicembre, 2009.
Havlíčkův Brod, Muzeum Vysočiny, Jiří Kolář, 27 aprile-16 maggio, 2010. Invito.
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ESPOSIZIONI COLLETTIVE GROUP EXHIBITIONS
Berlino, Haus am Waldsee, Skripturale Malerei, 25 settembre-20 novembre, 1962. Catalogo.
Praga, Národní muzeum, Umění písmapoezie písma, settembre-ottobre, 1966. Catalogo.
Venezia, XXXIV Esposizione Internazionale d’Arte. Biennale di Venezia, 22 giugno-20 ottobre, 1968. Catalogo.
Praga, Výstavní sin Mánes, Skupina Umělecká beseda, gennaio-febbraio, 1963. Catalogo.
Città del Messico, Museo de Arte Moderno, Arte actual Checoslovaco, settembre 1966. Catalogo.
Kassel, 4 Documenta Internationale Ausstellung, 27 giugno-6 ottobre, 1968. Catalogo.
Baden-Baden, Staatliche Kunsthalle, Illustrationen, 21-27 febbraio, 1963. Catalogo.
Praga, Klub Mánes, Aktuální tendence českého umění, 23 settembre-16 ottobre, 1966. Catalogo.
Lignano, Azienda Autonoma di Lignano Sabbiadoro, Lignano Biennale I, 25 agosto-6 ottobre, 1968. Catalogo.
Praga, Galerie Václav Spála, Křižovatka, marzo, 1964. Catalogo.
Tokyo, Tokyo International Exhibition of Art 1966, 7-19 ottobre, 1966. Catalogo.
Bochum, Städtische Kunstgalerie, Tschechoslowakische Kunst Heute, 16 maggio-25 luglio, 1965. Catalogo.
Torino, Promotrice delle Belle Arti al Valentino, Mostra d’arte contemporanea cecoslovacca, marzo, 1967. Catalogo.
Rotterdam, Museum Boijmans-van Beuningen, 3 Kunstenaars uit Praag (Grafiek en Collages), 6 settembre-20 ottobre, 1968. Catalogo.
Praga, Galerie Václav Spála, Objekt, 27 agosto-30 settembre, 1965. Catalogo.
Norimberga, Kunsthalle, Licht-BewegungFarbe, 28 aprile-18 giugno, 1967. Catalogo.
Londra, Institute of Contemporary Art, Between Poetry and Painting, 22 ottobre-27 novembre, 1965. Catalogo.
Brno, Dům umění, Nové výtvarné postupy, 11 maggio-11 giugno, 1967.
Praga, Galerie Václav Spála, Obraz a písmo, 14 gennaio-6 febbraio, 1966. Catalogo. [poi Vysočiny Jihlava, Oblastní Galerie, 13 febbraio-13 marzo; Kolín, Muzeum Kolín, aprile-maggio]. Praga, Klub Mánes, Skupina Umělecká beseda, marzo, 1966. Catalogo. Roudnice nad Labem, Galene výtvarného umění, Konstruktivní tendence, maggio, 1966. Catalogo [poi Vysočiny Jihlava, Oblastní galerie, 3 luglio-7 agosto; Louny, Galerie Benedikta Rejta, ottobre]. Berlino, Akademie der Künste, Tschechoslowakische Kunst der Gegenwart, 17 luglio-21 agosto, 1966. Catalogo.
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Gottwaldov, Dům umění, Nové cesty, 12 giugno-4 settembre, 1966. Catalogo.
Castelfranco Veneto, Palazzo Monte de Pietà, Poesia sperimentale: esposizione internazionale, 14 maggio-4 giugno, 1967. Catalogo. Francoforte sul Meno, Studio Galerie, Serielle Formationen, 22 maggio-30 giugno, 1967. Catalogo. Trieste, Castello di San Giusto, Segni nello spazio: esposizione internazionale, 8-31 luglio, 1967. Catalogo.
Washington D.C., Corcoran Gallery, Recent Graphics from Prague, 10 ottobre-17 novembre, 1968. Catalogo. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Arte Contemporanea in Cecoslovacchia, 17 maggio-15 giugno, 1969. Catalogo. San Paolo del Brasile, X Bienal de São Paolo, settembre-dicembre, 1969. Catalogo. Venezia, Ca’ Giustinian, Mostra di poesia concreta, 25 settembre-10 ottobre, 1969. Catalogo. Osaka, Czechoslovakian Pavillon, EXPO 70, 15 marzo-13 settembre, 1970. New York, Jewish Museum, The Word as Image, 18 marzo-21 maggio, 1970.
Bergamo, Studio 2B, Mostra internazionale di poesia concreta e musica elettronica, 10-15 dicembre, 1967. Catalogo.
Venezia, XXXV Esposizione Internazionale d’Arte. Biennale di Venezia, 24 giugno-25 ottobre, 1970. Catalogo.
Roma, Galleria Ferro di Cavallo, Collages a Praga: 1923-1967, febbraio, 1968. Catalogo.
Ginevra, Musée Rath, Art tchèque du XXe siècle, 26 maggio-28 giugno, 1970. Catalogo.
Norimberga, Institut für Moderne Kunst, Von der Collage zur Assemblage, 4 aprile-12 maggio, 1968. Catalogo.
Londra, Whitechapel Art Gallery, New Multiple Art, 19 novembre 1970-3 gennaio 1971. Catalogo.
Amsterdam, Stedelijk Museum, Akustische texte-Konkrete poesie-Visuelle, 7 novembre-13 dicembre, 1970. Catalogo. Parigi, Musée du Louvre, Le Bain turc d’Ingres, aprile, 1971. Catalogo.
Collection, 1° novembre-23 dicembre, 1988. Catalogo. Berlino, Martin-Gropius-Bau, Polymorphism. Art as a subversive Element of Czechoslovakia 1939-1990, 16 giugno-8 luglio, 1990.
Bruxelles, Palais des Beaux Arts, Métamorphose de l’Objet: Art et AntiArt 1910-1970, 22 aprile-6 giugno, 1971. Catalogo. [poi Rotterdam, Museum Boymans van Beuningen, 25 giugno-15 agosto; Berlino, Nationalgalerie, 11 settembre-7 novembre; Milano, Palazzo Reale, 15 dicembre-10 febbraio, 1972; Basilea, Kunsthalle, 4 marzo-22 aprile, 1972; Parigi, Musée des Arts Décoratifs, maggio-giugno, 1972].
Venezia, XLIV Esposizione Internazionale d’Arte. Biennale di Venezia, 27 giugno-30 settembre, 1990. Catalogo.
Francoforte sul Meno, Kunstverein, Zauber des Papiers, maggio-giugno 1973. Catalogo.
Düsseldorf, Galerie Wendtorf-Swetec, Zwischen Zeit Raum I, 11 marzo-27 agosto, 1994.
Le Havre, Musée des Beaux-Arts du Havre, Michel Butor et ses peintres, 12 marzo-15 aprile, 1973. Catalogo. [poi Bruxelles, Palais des Beaux Arts, aprile-maggio; Nizza, Musée Masséna, 19 giugno-22 luglio].
Trevi, Flash Art Museum, Ritratto Autoritratto, 10 luglio-30 agosto, 1994. Catalogo.
Düsseldorf, Galerie Wendtorf-Swetec, Tschechische Künstler, 13 dicembre 197428 febbraio 1975.
New York, New Museum, Rhetorical Image, 9 dicembre 1990-3 febbraio 1991. Catalogo. Novara, Palazzo del Broletto, Arte contemporanea ceca e slovacca 1950-1992, 28 marzo-30 settembre, 1992. Catalogo.
Londra, British Museum, Time machine, Ancient Egypt and Contemporary Art, 1° dicembre 1994-26 febbraio 1995. Catalogo.
Nuremburg, Germanisches Nationalmuseum, Bild-Text-Text-Bild, 9 luglio-26 settembre, 1976. Catalogo.
Verona, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti, Dadaismo Dadaismi da Duchamp a Warhol, 18 luglio-9 novembre, 1997. Catalogo.
New York, James Yu Gallery, Reality Plus. The New Pluralism 1966-1976, 2-23 ottobre, 1976.
Parigi, Centre Pompidou, Le regard égoiste 1 (Carte blanche à Ch. Boltanski), 1° gennaio-6 marzo, 2000.
Düsseldorf, Städtische Kunsthalle, The Museum of Drawers, 4-27 marzo, 1977.
Mantova, Casa del Mantegna, Omaggio a Tazio Nuvolari, Il mito della velocità, L’arte del movimento, 11 maggio-6 ottobre, 2003. Catalogo.
Zurigo, Kunsthaus Zürich, Malerei und Photographie im Dialog, 13 maggio-24 luglio, 1977. Catalogo. Kassel, Documenta 6, 24 giugno-2 ottobre, 1977. Catalogo. Parigi, Centre Pompidou, Dessins tchèques du 20e siècle, 12 ottobre-12 dicembre, 1983. Catalogo.
Genova, Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Attraversare Genova. Percorsi e linguaggi internazionali del contemporaneo. Anni ’60-’70, 10 novembre 2004-27 febbraio 2005. Catalogo. New York, Pavel Zoubok gallery, Collagesigns & surfaces, 22 aprile-21 maggio, 2005.
Krefeld, Kaiser Wilhelm Museum, Sammlung Helga und Walther Lauffs, 13 novembre 1983-8 aprile 1984. Catalogo.
Pavia, Castello Visconteo, DADADA. Dada e dadaismi del contemporaneo. 1916-2006, 7 settembre-17 dicembre, 2006. Catalogo.
Venezia, XLII Esposizione Internazionale d’Arte. Biennale di Venezia, 29 giugno-28 settembre, 1986. Catalogo.
Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Collage/Collages dal Cubismo al New Dada, 9 ottobre 2007-6 gennaio 2008. Catalogo.
New York, Herbert F. Johnson Museum of Art, Contemporary Art in Czechoslovakia. Selections from the Jan and Meda Mladek
Rovereto, Mart, La parola nell’arte, 10 novembre 2007-6 aprile 2008. Catalogo.
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LIBRI E MONOGRAFIE BOOKS AND MONOGRAPHS
U. Kultermann, Neue Dimensionen der Plastik, Verlag Ernst Wasmuth, Tubingen, 1967, pp. 64-66. M. Lamač, D. Marlow, Jiří Kolář, DuMont, Colonia, 1968. U. Kultermann, Neue Formen des Bildes, Verlag Ernst Wasmuth, Tubingen, 1967, pp. 36, 61. A. Spatola, Verso la poesia totale, Rumma, Salerno, 1969, pp. 8-10, 88. M. Lamač, Jiří Kolář, Obelisk, Praga, 1970. L. Ochrymčuk, Nápady pro malé výtvarníky, Státní pedagogické nakladatelství, Praga, 1971, pp. 47, 48, 51, 52.
J. Chalupecký, J. Padrta, M. Lamač, R. J. Moulin, Jiří Kolář, Odeon, Praga, 1993. V. Karfík, Jiří Kolář, Český spisovatel, Praga, 1994. J. Hlaváček, V. Karfík, J. Machalický, J. Rous, Příběhy Jiřího Koláře, Gallery, Praga, 1999. T. Trini, Jiří Kolář – Cristalli di genio dal collage Boemo, Galleria Open Art, Prato, 2002. A. Winter, Metamorphosen des Wortes. Der Medienwechsel im Shaffen Jiří Kolář, Gottingen, 2006.
K. Thomas, Bis heute: Stilgeschichte der bildenden Kunst im 20. Jahrhundert, DuMont Schauberg, Colonia, 1971, pp. 36, 146-147.
J. Weiss, B. Gross, G. Strobel, The Helga and Walther Lauffs Collection, Steidl Zwirner Wirth, Gottingen, vol. II, 2009, pp. 138-139.
L. Aragon, R. J. Moulin, Jiří Kolář, Bibliopus, editions Georges Fall, Parigi, 1973.
Jiri Machalicky, Jiří Kolář – From the Jan and Meda Mladek Collection, Museum Kampa, Praga, 2014.
P. Wember, Kunst in Krefeld, Verlag M. DuMont Schauberg, Colonia, 1973, pp. 47, 108, 129, 130.
Francesca Pola, Jiří Kolář, Carlo Cambi Editore, Poggibonsi (SI), 2015, monografia pubblicata in occasione della mostra, Museo di pittura murale in S. Domenico e Galleria Open Art, Prato, 2015.
Jiří Kolář, [numero monografico], “Lotta Poetica”, nn. 49-50, 1975. A.M. Ripellino, Jiří Kolář, Collages, Einaudi, Torino, 1976. M. Butor, J. Chalupecký, J. Padrta, Jiří Kolář, Verlag für moderne Kunst, Zirndorf, 1979. Janus, Jiří Kolář, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano, 1981.
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J. Chalupecký, Na hranicích umění, Prostor, Praga, 1990.
J. Chalupecký, Jiří Kolář, Revue K, Parigi, 1987.
RINGRAZIAMENTI ACKNOWLEDGMENTS Ignazio Basile, Laura Colnaghi Calissoni, Flavio Ciozzani, Paolo Garrone, Martin e Laura Glaettli, Luciano Lanfranchi, Carla e Marcello Lastrucci, Luciano Mazzonetto, Paolo Montaldo, Massimo Neri, Guido Peruz, Giampiero e Isabella Pratesi, Vincenzo Rosso, Paolo Spinelli, Martina e Ilaria Stefanini, Mario e Cristina Zanobini
con il patrocinio di under the auspices of
Assessorato alla Cultura
e a tutti coloro che hanno voluto mantenere l’anonimato and all the others who wish to remain anonymous UNO SPECIALE RINGRAZIAMENTO A WITH SPECIAL THANKS TO
Consolato Onorario della Repubblica Ceca per la Toscana
Roman Kames, Sabina Melesi,
ARCHIVIO JIŘÍ KOLÁŘ CREDITI FOTOGRAFICI PHOTO CREDITS Albright-Knox Art Gallery, Buffalo Museum Haus Lange, Krefeld Museum Kampa, Prague Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa, Madrid The Solomon R. Guggenheim Museum, New York City
via Mugellese, 42 50010 Capalle (FI) - ITALY Tel. +39 055 898247 - 8985619 Fax +39 055 898251 e-mail: info@ilcampionario.it
GALLERIA OPEN ART
Viale della Repubblica, 24 - 59100 Prato (PO) tel.+39 0574 538003 - fax.+39 0574 537808 galleria@openart.it
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Finito di stampare nel mese di aprile 2015 presso Printing completed in April 2015 by Tap Grafiche - Poggibonsi (SI)