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Cultura di Massimo Schira – pag
Tempo di lettura 5’23’’ Agente zero zero Svizzera, sessant’anni all’ombra delle Alpi
Di Massimo Schira Foto Irv P. Mamma vodese, studi (forse) a Ginevra, molti nemici «bernesi». Alla spia più famosa del mondo piace davvero molto casa nostra.
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Monique Delacroix. Il nome vi suggerisce qualcosa? Probabilmente no. A meno che non siate anche voi «Al servizio segreto di Sua Maestà». Sì, perché Monique Delacroix altri non è se non la mamma dell’agente segreto più famoso in assoluto, quel James Bond tornato a rimbalzare agli onori della cronaca - soprattutto online - nei giorni della scomparsa della Regina Elisabetta II, grazie all’ormai famosissimo video girato in occasione delle Olimpiadi di Londra del 2012. Quello in cui Bond, interpretato nell’occasione da Daniel Craig, «preleva» la sovrana da Buckingham Palace per paracadutarsi con lei sulla cerimonia d’apertura dei Giochi. Per gli appassionati del genere, come chi scrive, un autentico capolavoro. Tornando a Monique Delacroix, a suo marito Andrew Bond e a loro figlio James - che in questi giorni ha compiuto 60 anni (piuttosto ben portati) - quello che ancora in meno sanno è che il personaggio di «mamma Bond» pensato da Ian Fleming era vodese (franco-vodese, per la precisione). In pratica, il legame che diventerà storico tra James Bond e la Svizzera, Ticino per una volta compreso, ha origine ancor prima della nascita di 007 come personaggio letterario dalla penna di Ian Fleming.
Anche perché le cronache mondane degli anni Trenta narrano di un giovane Fleming particolarmente presente nel gossip rosa all’Università di Ginevra, dove studia per un breve periodo e da dove parte spesso per uscite sugli sci, una sua grande passione che troverà ampio sbocco nei romanzi e nei film di 007. Non è quindi un caso se, come conferma anche il saggista «bondiano» britannico John George Pearson, tutti gli indizi letterari portano a pensare che anche James Bond - in uno dei molti nessi autobiografici con il suo creatore - abbia studiato a Ginevra. Il legame con il nostro paese andrà rinsaldandosi negli anni, con le Alpi a fare spesso da panorama - anche se sovente geograficamente fuori contesto - a scene entrate nella storia del cinema, come gli inseguimenti sulla neve di «La spia che mi amava» (1977), oltre a quelle precedenti di «Dalla Russia con amore» (1963) e successive di «Bersaglio mobile» (1985).
Questo fil rouge Svizzera-007 è del resto facilmente individuabile seguendo tutta la filmografia legata all’agente segreto. Qualche esempio? Fin dai suoi esordi, al polso di Bond c’è spesso (non sempre) un orologio svizzero. Dal Rolex Submariner delle origini all’attuale Omega Seamaster, per non citare che i più noti (ci sono in realtà anche Breitling e Tag Heuer). La prima «Bond girl» della storia è la bernese Ursula Andress, che interpreta la commerciante di conchiglie Honey Ryder in «Licenza di uccidere» , proprio il film d’esordio della saga, nel 1962 con Sean Connery. Due anni dopo, è il 1964, il legame con la Svizzera si rinsalda ulteriormente, quando Bond sfreccia sulla leggendaria Aston Martin DB5 sulle strade vallesane e del passo della Furka, diretto verso gli stabilimenti della Auric Enterprises AG a Stans, dove indagherà su uno dei suoi nemici più emblematici di sempre: Goldfinger. Le tracce più tangibili del passaggio di Bond
dalla Svizzera sono però visibili, ancora oggi, nel Canton Berna, dove sono state girate molte scene della pellicola «Al servizio segreto di Sua Maestà», uscita nel 1969. Oltre a Berna e Mürren, infatti, lo spettacolare edificio sulla vetta dello Schilthorn-Piz Gloria, a quasi 3000 metri di quota, ospita un’interessante mostra permanente sul film, diventata vero e proprio luogo di pellegrinaggio per gli appassionati del genere.
«Last, but not least», per dirla all’inglese, troviamo la diga della Verzasca (per l’occasione «spostata» in Unione Sovietica), protagonista delle scene iniziali di «Goldeneye», pellicola del 1995, con un tuffo nel vuoto diventato famoso in tutto il mondo (eseguito per la prima volta dallo stuntman britannico Wayne Michaels) e poi riprodotto da decine di temerari del Bungee Jumping. Nelle ultime pellicole della saga, Bond ha invece un po’ snobbato le Alpi svizzere. Per il suo atteso ritorno sulla neve in «Spectre» (2015), infatti, la scelta è caduta - sponsoring oblige - su Sölden, in Austria, dove è stata girata un’impressionante sequenza di inseguimento. E in futuro? Difficile intuire le intenzioni dell’industria cinematografica. È probabile, vista la forte componente tradizionale della saga, che le «location» svizzere torneranno a fare da sfondo ai film di 007. Marketing, ovviamente, permettendo. Quel che è certo è che, dopo la scomparsa di Elisabetta II anche la spia più famosa del mondo sarà chiamata in qualche modo a reinventarsi. Ma sempre al servizio segreto di Sua Maestà. Anche sessant’anni dopo. ■
I luoghi simbolo della saga di James Bond sono attrazioni internazionali. Anche in Ticino
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