Opinion Leader Magazine - Numero 12

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persone e cose che fanno la differenza

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Semestrale - € 10,00

Duemilaetredici o duemilaecredici?

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N.2 - VI Anno - A/I 2012-13

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OL Diamoci del tu

DUEMILAETREDICI o DUEMILAECREDICI A

rriva il 2013, vogliamo leggerlo così: duemilaecredici? Sinceramente mi viene difficile credere che la politica diventi un affare serio, che gli uffici pubblici diventino efficaci ed efficienti, che la politica economica diventi propulsiva e non depressiva, che arrivino dei giovani al governo, che le tasse non aumentino, insomma, tutto quanto abbiamo visto accadere negli ultimi anni. L’altra sera sentendo Benigni in Tv ho pensato che forse l’unico saggio che parla agli italiani è un comico (lui, non l’altro strillone), che è stato addirittura in grado di commentare la Costituzione facendo semplicemente riflettere su valori scritti che oramai non consideriamo più. Detto questo, detto tutto. Oggi è più credibile e ascoltabile un comico che un politico. Curioso e clamoroso. è proprio crisi economica e valoriale, però siamo obbligati dalla vita ad andare avanti. è come essere in salita in bicicletta per farcela ci devi credere! In tutto questo marasma ci salva l’italianità ovvero la clamorosa dote che rende un italiano più bravo degli altri: l’arte di arrangiarsi e di cavarsela sempre nei momenti difficili. Chiamatela creatività o determinazione (crederci) che sfocia in iniziative imprenditoriali di successo. In questo numero Vi parliamo di un ragazzo che è proprio un esempio per tutti. Ha 32 anni (e questo oggi fa la differenza) e soprattutto si è formato professionalmente in Cina. Sì, proprio nel paese più temuto dal mondo intero. Ci è andato a 20 anni, ha imparato e contribuito a creare una società specializzata nell’elettronica di precisione. Si è sposato con una donna cinese, insomma, si è integrato con il tessuto sociale cinese e ha combinato in un mix interessante la creatività italiana con la forza realizzativa cinese. Problemi famigliari l’hanno richiamato in Italia e qui, a Monza, ha deciso di creare una sua azienda per vendere e creare i prodotti che produceva l’azienda di cui era Manager in Cina. Dagli strumenti di precisione, all’ingresso nel mondo della telefonia con un “very smartphone” all’attacco della magica mela e all’impero di Samsung. è una storia che ci fa capire che c’è spazio ma che occorre intraprendere percorsi alternativi che non siano più solo italocentrici. Il

mondo cambia e l’integrazione sinergica tra le competenze di diversi paesi è quasi indispensabile. L’importante è crederci. Abbiamo intervistato Piero Chiambretti e siamo stati affascinati dalla sua intelligenza, simpatia e super ironia. Mi ha colpito una sua frase “che gli esami non finiscono mai e qualche volta in televisione si è anche ripetenti”, con la quale ha mostrato anche grande umiltà. L’altro caso esemplare, da sempre esempio per tutti, è la Ferrari. Parliamo di lusso che il nostro Governo ha completamente ammazzato in Italia ma che fortunatamente veleggia in altri paesi proprio dove Antonello Coletta, responsabile del reparto Corse clienti, ci spiega non esserci crisi ma una interessante e vigorosa crescita. Anche in questo caso la soluzione è un lavoro studiato, pianificato e messo in pratica con estrema e coinvolgente passione. Crederci per superare le difficoltà con estrema dedizione. Dunque il 2013 potrebbe essere l’anno di una timida ripresa solo grazie alla capacità di sopravvivenza economica tipica degli italiani indipendentemente dal Governo che si sono scelti che, peraltro, fino ad oggi ha partorito ben 2000 miliardi di euro di debito.

L’editore Alberto Vergani

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CONTENUTI 8

La cattiva maestra e Pierino la peste Quattro chiacchiere al telefono con Piero Chiambretti

Gold fever Accessori a ventiquattro carati

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Volevo i pantaloncini Due passaggi e un tiro in porta con Analu

La realtà “aumentata” made in Italy Anche noi potremo vantare un giorno di aver conosciuto Davide Erba

Semplicemente Damiani. L’arte orafa Italiana che brilla nel mondo

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Quando l’unione fa la forza… Nasce il più grande network al mondo di agenzie di pubblicità indipendenti

Italiane Sexy Alla scoperta del rosso che infiamma di passione tutti i motociclisti

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Essere 41 volte Campioni del Mondo Nolangroup festeggia all’Eicma con Jorge Lorenzo, Carlos Checa e Marco Melandri

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Il designer di emozioni Intervista a Gianfranco Melegari, l’ideatore delle ruote in lega leggera Mak

52Ferrari scaccia crisi La Rossa non conosce recessione. Anzi, festeggia con le Finali Mondiali gli ottimi risultati della stagione appena conclusa Un evento elettrizzante al Radisson Blu Fisker Karma e Radisson insieme per un evento indimenticabile

63 Neverending fashion Oggi come ieri, accessori dallo stile... senza tempo

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Un personaggio di “spessore” Il Manager di Mediaset Marco Manfredi e la sua vena artistica

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Mito vs Mythè Due capolavori un solo mito: Amore e Psiche

A me gli occhi Immagini dal mondo di Cosimo Buccolieri

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95Vizi privati Sfiziosità che prendono per la gola Seufert, the “tailor made” packaging company Quando confezionare diventa un’arte

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Mountain Therapy Come rigenerarsi alle pendici del Monte Bianco

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Fashion Film Ciak si gira... tra i trend di stagione

122Via le calze ci pensa Red! Accessori in stile Red carpet Una spugna marina stella del cinema Quando dall’amore per il proprio lavoro nasce un capolavoro (cinematografico)

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126 Baby hair Tutto per la cura dei capelli OPINION LEADER 7


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la cattiva maestra e Pierino la

PESTE

Piero Chiambretti, la “piccola peste” della tv italiana, ci racconta 40 anni di storia della televisione, dei suoi mostri sacri, dei suoi programmi cult, di cuori spezzati, progetti top secret e… tutto quanto fa tv

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Piero Chiambretti.


La cattiva maestra e Pierino la peste

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La cattiva maestra e Pierino la peste

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n palinsesto lungo 30 anni quello di Piero Chiambretti, raccontato, con la leggerezza dell’enfant e la sagacia del terrible, in una lunga chiacchierata telefonica. Sintonizzatevi sulle prossime pagine e non cambiate canale! Nel 1982 si è presentato ad un provino in mutande… Cercavo un nuovo look… Sì nel 1982 ho vinto un concorso nazionale su 9000 persone. La prima delle prove da superare era andare al centro RAI di Torino e fare un colloquio con alcuni dirigenti di allora… e come tutti sanno gli artisti passano ma i burocrati restano… ma quei burocrati furono molto brillanti perché mi fecero passare il provino malgrado mi presentai in mutande. E, tra l’altro, mi presentai in mutande pronunciando la frase due punti aperte virgolette: “avevo anche il pianoforte ma è rimasto incastrato nell’ascensore”, cosa alla quale effettivamente credettero. Poi domande di rito, mi fecero fare un piccolo pezzo e superai quella prima selezione e fui mandato a Roma, dove alla fine vinsi il concorso insieme ad altre 4 o 5 persone. Personalmente non mi chiamarono mai, ma la soddisfazione di vincere il concorso fu grande. Però sempre per il discorso che i burocrati restano e gli artisti passano, uno degli esaminatori di quel concorso molti anni più tardi, parliamo di almeno 2, forse anche 4 anni, si ricordò del piccolo Pierino porcospino da Torino. Infatti, quando nacque la terza rete di Angelo Pugliese, forse la rete più bella, più importante, più innovativa di tutta la storia della RAI, l’allora direttore Angelo Guglielmi, chiese ai suoi collaboratori forze nuove per lanciarla, quell’esaminatore che di nome faceva Bruno e di cognome faceva Boglino disse: “Ma io ho conosciuto un ragazzo che anni fa ad un concorso si presentò in mutande dicendo che aveva caldo e che gli piaceva essere sportivo. Io ve lo presenterei…”. E così io fui chiamato a RAI 3. In realtà, nel frattempo, ero già entrato a lavorare a RAI 1, ad un programma della Tv dei Ragazzi. Quindi, mi ritrovai impegnato su RAI 1 dal lunedì al venerdì, nascondendomi dietro ai ragazzi che erano tutti più alti di me, e la domenica su RAI 3 di Angelo Guglielmi, il salotto buono della televisione italiana, con una partecipazione in un programma che si chiamava Va pensiero, con Andrea Barbato, prestigioso giornalista oggi scomparso. è vero che all’inizio della sua carriera ha fatto concorrenza al “Pranzo è servito” di Corrado con un piccolo programma sulla tv locale? In realtà, Corrado non è mai entrato nella mia vita se non oggi… è un fatto abbastanza curioso che lei mi parli di Corrado perché proprio in queste ore si accarezza l’idea di… realizzare… una versione… non so neanche se

Piero Chiambretti in compagnia di Marco Manfredi e Federica Panicucci.

dirlo perché questo è ancora top secret. Diciamo che Corrado è sempre stato un maestro nell’atteggiamento, nei modi sornioni, nella capacità di essere divertente e mai volgare. Però è l’unico dei mostri sacri della televisione con il quale non ho lavorato. In effetti, in una tv locale, poco prima di entrare nella Tv dei Ragazzi, mi inventai un programma a mezzogiorno, a quell’epoca a quell’ora andava in onda soltanto Raffaella (Carrà NdR) che contava i fagioli e Corrado con il Pranzo è servito. Tra questi colossi m’infilai con un programma, assolutamente improbabile, fatto di provocazioni per la strada, video musicali, che allora erano un’assoluta novità, e gente comune che passava davanti alla nostra unica telecamera. Mi misi in mostra proprio a Torino con un programma che fece eco nella città e in tutta la regione, proprio perché fuori dai criteri. A quell’epoca sperimentavo linguaggi che, poi, mi sono tornati utilissimi quando sono entrato nella televisione professionistica. Ricordo che il proprietario di quella televisione aveva un unico sponsor, un negozio di piante e quindi mi pagava con bonsai e con tronchetti della felicità… ero pieno di felicità in casa, molto meno nel portafoglio. Nel 1997 la chiamarono per condurre il Festival di Sanremo. E lei a sua volta chiamò un altro mostro sacro della tv ad affiancarla: Mike Bongiorno. Il quale dichiarerà in seguito di essere stato lui il conduttore e lei il co-conduttore. Sì è vero, ci furono una serie di combinazioni… I successi si fondano sul talento ma anche tanto sulla fortuna… io nella mia vita ne ho avuta abbastanza, non tantissima, però ho conquistato molte cose con sangue e sudore... però in quel caso fui fortunato perché quella edizione del 1997 io dovevo condurla insieme a Raffaella Carrà, ma lei abdicò a un mese dal festival per problemi sentimentali, fa anche sorridere ricordare che Raffa, che piange di solito per problemi degli altri, in quel caso piangeva per se stessa, perché Japino l’aveva lasciata per una ballerina di noccioline. Quindi rimanemmo senza il “big” che doveva aiutare, assecondare, dirigere l’orchestra di quel festival, che era il primo della storia della televisione italiana senza Pippo Baudo, fino a quel momento l’inossidabile uomo di Militello sembrava l’unico che potesse condurre il festival. Un’edizione importante che tagliava in due il prima e dopo Baudo, io, immediatamente, consigliai Mike Bongiorno, l’unico personaggio che poteva battersi con l’immagine popolare ma anche molto vincente di Raffaella Carrà. All’epoca Mike aveva un’esclusiva con Mediaset, ma essendo un bambino mai cresciuto e amando, come tutti i bimbi, la sua mamma RAI, al suo primo richiamo subito disse “obbedisco”, e chiese la liberatoria a Berlusconi per poter tornare

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La cattiva maestra e Pierino la peste

dopo 11 anni in RAI per condurre il festival insieme al sottoscritto e a Valeria Marini. Fu una delle edizioni più strampalate ma anche più importanti e vincenti dell’era moderna del Festival di Sanremo, con degli ascolti oceanici in crescita progressiva dalla prima alla quinta puntata in una forma esponenziale. Quindi niente Carrà? In realtà, incrociai la vita della Carrà nel 2000, perché anche se gli annali non lo ricordano io ho partecipato come ospite fisso a un festival sfortunato dove mi ritagliai uno spazio piuttosto divertente… che fece buoni ascolti risultando come uno che salvò la baracca. Abbiamo evocato anche Pippo Baudo… Pippo Baudo è stato un altro asso nella manica ancora una volta al Festival di Sanremo, ancora una volta ad un festival non propriamente riuscito nel suo complesso, anzi, forse uno di quelli con gli ascolti più bassi della sua storia recente, ma ancora una volta un successo personale del sottoscritto. Forse perché io non ho mai avuto paura di quel palcoscenico, perché per me torinese andare a Sanremo è un po’ come andare in colonia. Ho sempre partecipato in tutte le forme alla kermesse canora, prima come inviato, poi come guastatore, poi come conduttore del Dopofestival, poi come conduttore di commento a Radio 2, poi come conduttore del festival, poi come spalla… quindi ogni volta che torno a Sanremo mi trovo sempre a mio agio anche quando le cose sono andate male. Peraltro, apro una parentesi, ci torno anche quest’anno con Radio 2 commentando il festival di Fazio e la sua gang. L’anno di Mike fu un trionfo, l’anno della Carrà e di Baudo furono due festival molto tormentati, però io, ritagliandomi uno spazio, riuscii a venirne fuori, cosa per altro molto difficile, perché quando ci si imbarca lì ci si imbarca tutti. Ma probabilmente era segnata così la mia vita al festivalone della riviera ligure. Oltre che per la televisione ha una passione anche per il cinema; ha altri progetti dopo l’esperienza di “Ogni lasciato è perso” del 2000? Truffaut, grande regista del cinema francese diceva: “Dopo 40 anni o si fa un figlio o si fa un film”. Io ho fatto un film dopo i 40 e dopo i 50 ho fatto anche il figlio. Quindi non mi manca nulla, a questo punto lungi da me l’idea di fare un film. Forse potrei scrivere per il cinema, ma non ho nessuna voglia di scrivere oggi per girare fra sette mesi e vedere il film tra un anno e mezzo in sala con il rischio che stia su 3 giorni. Soltanto gli schizofrenici possono fare i film…

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Costantino della Gherardesca, i gemelli Ceccarelli, Sabina Negri… Ha creato tanti personaggi, c’è qualcuno che ripudia? No, credo di no, anche perché non sono tutte delle invenzioni ma anche dei recuperi. Nel mio periodo a RAI 3 ho fatto lavorare, togliendo della polvere dai loro curricula che qualcuno aveva, forse, dimenticato in qualche cassetto, Marianini il primo grande dandy della tv italiana, Helenio Herrera il Mago dell’Internazionale di Moratti, Sandro Paternostro… qui Londra vi parla Sandro Paternostro… che era finito in pensione dimenticato, con me ha rivissuto qualche stagione molto importante e poi da lì ha continuato ancora a lavorare, addirittura, trovando un amore gonfiato con quell’attrice a cui scoppiarono le tette in aereo (Angela Cavagna NdR). Poi ho avuto il piacere di lavorare con un mito del cinema e della televisione italiana degli anni ‘60 e ‘70, Nanni Loy, che nel mio programma aveva un ruolo paradossale che gli avevo cucito addosso, cioè doveva dormire per tutto il programma, che si chiamava Prove Tecniche, e alla fine del programma dovevamo svegliarlo e semplicemente ci doveva raccontare il sogno che aveva fatto. Quindi anche qualcosa di metafisico e surreale... Non ci sono stati nella mia vita soltanto personaggi che hanno conosciuto una primavera, come quelli che ho citato, ma ci sono state anche altre figure che in qualche modo ho aiutato a crescere; Paolo Belli ha avuto una consacrazione con me durante “Il Laureato”, Signorini… ahimè…, è nato con “Chiambretti c’è” è diventato un personaggio a 360 gradi della comunicazione, Balestra, lo stilista che ha avuto un vero e proprio lifting all’immagine, la Patrizia De Blank, ma poi ancora tanti altri… è stato un lavoro che comunque ha portato dei risultati e di questo ne sono lieto. Non rimpiango e non ho rimorsi su nessuna delle persone che ho aiutato a crescere, forse il problema è che non tutti se lo ricordano, ma va bene uguale, questo è un mondo dove si dà, si prende… Recentemente c’è stato il tormentone tv della diatriba Arisa-Ventura. Invece, porta la sua firma un cult della tv moderna, ovvero, la lite con Maria SungMilingo. Ma queste scene sono montate o nascono per caso? Nascono per caso, però uno se le va a cercare, perché se uno non invita Milingo non viene al programma neanche la moglie. Bisogna costruire in questo senso certe operazioni. Si sta sempre sul filo del rasoio… la provocazione io la immagino come un filo sottilissimo, dove il provocatore è un equilibrista che deve correre molto rapidamente su questa corda senza cadere mai di sotto, se cadi ti fai male perché

Piero Chiambretti con Kate Winslet.


La cattiva maestra e Pierino la peste

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La CaTTiva maESTra E PiErino La PESTE

non c’è la rete. Quindi nel caso della signora milingo, l’operazione non era stata scritta perché finisse com’è finita, però indubbiamente invitando il cardinale e parlando del suo primo matrimonio con una signora di napoli all’insaputa della seconda moglie coreana in studio, era chiaro che una reazione ci sarebbe stata. Però la costruzione si è limitata a invitare milingo, studiare milingo, conoscere la vita privata di milingo e poi raccontargliela in studio al momento opportuno aspettando, come diceva Jannacci, “per vedere l’effetto che fa”. Lei la televisione la guarda o la fa soltanto? La mia battuta era ”la faccio per non guardarla”. Però poi è chiaro che ogni tanto un occhio lo do anche io per seguire un evento, una partita di calcio, sicuramente fatti legati all’informazione… oppure… guardo un programma perché c’è qualcosa che può diventare uno spunto, una parodia, un paradosso da utilizzare a uso e consumo dei miei programmi. appunto, alcune trasmissioni si guardano per orrore, però poi da quell’orrore può nascere qualcosa e qui possiamo citare dal letame nasce un fiore. Progetti per il 2013? ma i progetti sono molto labili, io credo che chi fa televisione oggi deve sapere che in questo momento c’è un processo in atto di trasformazione da un

sistema televisivo centralizzato a un sistema molto frammentato che vede il televisore non più come un caminetto nel centro della stanza ma come un terminale elettronico, dove puoi mettere anche la frutta a scaldare. Sapendo tutto questo bisogna capire prima di tutto dove va la televisione, secondo quale funzione può assumere ancora la televisione per tenere davanti al teleschermo milioni di persone e poi eventualmente buttarsi nella mischia e provare ancora una volta l’ebrezza dell’esame. Perché gli esami non finiscono mai e qualche volta in televisione si è anche ripetenti. Quindi io dico sempre meglio stare alla finestra, possibilmente chiusa, perché così eviti di buttarti solo per il fatto che non ci sei. io credo che l’assenza sia una grande presenza e quindi dopo tanti anni dove quasi per una sorta di ruolo di ufficio mi sono sempre presentato ai box di partenza con un programma nuovo, oggi non saprei veramente qual è il pubblico della televisione e dei suoi 900 canali che sono stati messi a disposizione, vorrei sapere da chi e soprattutto perché… E poi non dimentichiamoci che c’è il diavolo che si chiama internet, dove uno se vuole può farsi la sua televisione, vederla quando vuole ed eventualmente diventarne protagonista. Per questo oggi siamo tutti in televisione. di Salvatore De Martino

mmi per ragazzi fra cui si contano negli anni ‘80. Per la Rai conduce e partecipa ad alcuni progra Nuovi” “Volti per ale nazion so concor il 1984 nel vinto Tra il 1982 e il 1987 approda in RAI dopo aver “Tivù”, “Magic” e “Big”. Canzoni” come rivelazione televisiva. Benti e Andrea Barbato. Vince il Telegatto di “TV Sorrisi e “Va pensiero” - RAI 3 - 1987, con Oliviero Beha, Galeazzo “Complimenti per la trasmissione”: RAI 3 - 1988/89 io Bic” Testimonial e creatore della campagna pubblicitaria “Raso /90 1989 RAI “Prove tecniche di trasmissione”: “Prove Tecniche Mondiale”: RAI - 1990 “Il Portalettere”: RAI 3 - 1991/92 “Good Bye Cortina”: RAI 3 - 1993 “Miss Italia nel Mondo”: RAI 1 - 1991 “Telegiornale Zero”: Rai 3 - 1992 “Pagine Gialle” Nel 92/93 è protagonista della campagna pubblicitaria delle “Il Laureato” in coppia con Paolo Rossi ni del concerto del 1° Maggio di cui é anche il conduttore Diviene direttore artistico di due edizio a Bongiorno e Valeria Marini “Festival di Sanremo 1997”: 47 edizione al fianco di Mike “Dopo Festival”: RAI 1 - 1998 “Fenomeni”: RAI 1 - 1999 “Orgoglio coatto”: RAI 1 - 1999 “Pronto Chiambretti”: La7 - 2001 Nel 2003 è stato testimonial degli spot della “Ford KA” i “Chiambretti c’è”: RAI 2 - 2001/03 di Gianni Boncompagn 2008 al 2004 dal La7 TV”: in “Markette - Tutto quanto fa brodo - 2006 2 RAI ali”: invern ici Olimp Giochi XX dei “Cerimonia di apertura 2007 1 RAI al”: “DopoFestiv “Festival di Sanremo”: RAI 1 - 2008 “Chiambretti Night “: Italia 1/Canale 5 - 2009/2011 Italia 1 - 2011/2012 “Chiambretti Sunday Show - La Muzika sta cambiando”: “Scherzi a parte”: Canale 5 - 2012 “I soliti idioti“: MTV - 2012

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Nome: “Pietro Giovanni; sono stato un Pierino e per questo sono diventato Piero”. Cognome: “Chiambretti”. Data di Nascita: “30 maggio 1956”. Luogo di nascita: “Aosta”. Segno zodiacale: “Gemelli”. Ascendente: “Pesci”. Legge l’oroscopo: “In passato avevo un’amica che mi preparava le previsioni astrologiche a inizio anno”. Fratelli/Sorelle: “Figlio unico, non sopporterei di vedere un altro uguale a me”. Hobby: “Tennis, calcio, scrivere, su tutto la musica: ho 30.000 dischi”. Programma in corso: “‘Chiambretti ore 10’ su Radio2”. Film preferito: “Blade Runner, Gli intoccabili, C’era una volta in America”. Libro preferito: “Biografia di grandi registi, Coppola, Kubrick, Woody Allen (perché i registi sono dei Deus ex Machina, scrivono, interpretano, sono persone di gusto, sono dei creatori di immagini e nel mio piccolo mi ritengo un regista sul campo, come un capitano giocatore, scrivo e compongo i miei programmi a tavolino e poi li vado a realizzare in scena)”. Colore preferito: “Blu”. Auto posseduta: “500 Granata (Colore del Torino N.d.R.) con tanto di scudetto, l’unica in Italia, fatta apposta dalla Fiat (patron della Juve N.d.R.) su mia richiesta (provocazione N.d.R.) in cambio di una collaborazione per il lancio dell’auto”. C’è una leggenda metropolitana che la riguarda: è vero che ha cantato la sigla dell’Ispettore Gadget? “Io questo non lo so… so di aver lavorato alla Tv dei Ragazzi… c’era il lancio di questo strullo figuro con un cane a forma di tubo. Ma sono sicuro di non essere entrato in uno studio di registrazione e di aver registrato una canzone”.

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GOLD FEVER

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Per la serie, è tutt’oro... quello che luccica!

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volevo i pantaloncini!

analu campos sognava di essere la versione femminile di pelè e invece è diventata una delle modelle più sexy del pianeta. Scommettiamo che farà gol nel vostro cuore?



volevo i pantaloncini

“Non mi sono mai guardata indietro, non ho né rimorsi né rimpianti”

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iove, fa freddo e il cielo è grigio, siamo a Milano non a Rio... Ma all’improvviso le temperature si alzano, sta arrivando l’anticiclone caraibico: Analu Campos. Modella, brasiliana, misteriosa, ama giocare a calcio, astrologicamente scorpione… Cosa desiderate di più? Come hai cominciato a fare la modella? È la solita storia... Io ero molto sportiva, la moda non mi interessava affatto, anzi mi piaceva giocare a calcio. Sognavo di diventare una giocatrice professionista… Poi un giorno ho accompagnato una mia amica a fare un casting e il suo agente mi ha proposto di fare la modella! Ho iniziato così, a Brasilia, e in breve tempo sono arrivata a Milano. Chi è il tuo modello di riferimento? Quando ho cominciato a fare la modella c’erano tante modelle brasiliane bellissime che potevano ispirarmi, ma l’unica persona che mi ha veramente stimolato è stata mia madre, una donna forte e determinata che mi ha spinto a realizzarmi, a cogliere l’opportunità che la vita mi offriva. Ho voluto essere come lei, che purtroppo non c’è più. Adesso sono io la capofamiglia, ho due sorelle ed un fratello e cerco di essere il loro punto di riferimento anche se sono lontana da casa. Il sogno nel cassetto? Nel mio cassetto c’è una famiglia… Il resto l’ho già realizzato sono partita dal Brasile per fare qualcosa di bello! La mia carriera di modella mi ha dato molte soddisfazioni, adesso mi piacerebbe evolvermi e fare del cinema, diventare un’attrice, magari anche di teatro. I tuoi segreti di bellezza? Ormai sono una donna e so come funziona il mio

corpo. Quindi non mi devo sforzare molto… Non faccio nessuna dieta e vado in palestra quando posso a fare yoga. Però dormo, dormire mi piace… Sei fidanzata? No, sono single e alla ricerca dell’amore! E come deve essere un uomo per farti innamorare? Prima di tutto deve essere uomo! Si deve saper comportare, essere galante, educato… e soprattutto simpatico… Perché stare con un uomo noioso è troppo pesante. Non mi piacciono i ragazzi palestrati, preferisco un uomo raffinato… deve essere come Johnny Depp! Cosa pensi che gli uomini amino di te? Devo fare finta che il mio corpo non conti? Allora la simpatia (ride). Sono un mix di tante cose, un po’ ragazzina e un po’ maschiaccio. Ma poi gli uomini sono molto semplici, si accontentano del primo impatto! Hai mai sofferto per amore? Sì! Ho dovuto lasciare il mio primo ragazzo per seguire i miei sogni, è stata molto dura. Il mio problema è la distanza, io sono sempre in movimento e non è facile trovare un uomo che lo accetti. Alla fine sono sempre dovuta scappare. E non mi pento delle scelte che ho fatto! Perché ho realizzato i miei sogni. Sei gelosa? Sicuramente sì. Hai mai tradito? Da buon scorpione… sì. Sei felice? Sono una persona realizzata, che ha fatto e può fare tante cose… Non so se questo significhi essere felice ma sto molto bene!

di Salvatore De Martino

“Non mi piace essere controllata e se mi sento in gabbia scappo!” OPINION LEADER 21


GRanDe ScHeRMo, GRanDe oBiettivo




GRanDe ScHeRMo, GRanDe oBiettivo


la realtà “aumentata” made in

ITALY Alcuni lo paragonano già a Steve Jobs, altri ad una sorta di Archimede moderno. Ci ha incuriosito e abbiamo voluto incontrarlo. Sentite un po’ che storia quella di Davide Erba fondatore di Stonex…

Davide Erba, imprenditore monzese fondatore di Stonex, all’interno del suo studio.

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’era digitale si appresta a passare dalla fase 2.0 alla 3.0. Pochi sanno cosa vuol dire, ancora meno come essere protagonisti. Noi ne abbiamo incontrato sicuramente uno, un imprenditore che ci ha davvero sorpresi, non solo per la sua giovane età e le sue idee, ma soprattutto per i fatti, perché sono quelli che contano alla fine, ma oggi più che mai anche agli esordi! A 32 anni Davide Erba ha creato e consolidato in soli due anni una società, Stonex, che ha delle potenzialità enormi. Un’azienda specializzata nel campo degli strumenti di rilevamento ad altissima precisione per il settore della geomatica che sta sbaragliando la concorrenza e conquistando via via quote di mercato a livello mondiale. Il bello di Davide è che tutto questo per lui non è nient’altro che l’inizio, si vede che ha voglia di fare, di migliorare. Ha numerosi progetti in cantiere, quello più prossimo a diventare realtà è il nuovo smartphone targato Stonex! Andiamo a conoscerlo. Davide, recentemente ho letto una biografia su Steve Jobs, lui, come tanti, aveva un ottimo bagaglio di conoscenze tecniche, ma quello che lo accomunava ai pochi che sono stati capaci di fare la differenza non è stato questo, quanto piuttosto una “visione” di fondo che ha saputo guidarlo nel corso della sua vita. Ora ti chiedo, se ce l’hai, qual è la tua? Ritengo che ogni imprenditore abbia delle proprie visioni, il problema maggiore è passare alla realizzazione materiale delle stesse. Io credo che il device che oggi è definito smartphone abbia delle potenzialità incredibili, intrinseche, non ancora espresse. Sono convinto che il futuro della tecnologia sia la creazione di un “oggetto sempre più intelligente” sotto il profilo dell’hardware, ma che sappia diventare sempre più eclettico. Certo, quello che hanno fatto Apple e Android è stato un incipit fondamentale, ma non è il punto di arrivo. Attraverso le applicazioni sviluppate da terzi per i rispettivi market si è creato un grande ventaglio di verticalizzazione di soluzioni, che vanno dal gaming, alle utility, alla consultazione di contents multimediali. La vera sfida del futuro sarà di implementare l’hardware, rendendolo un vero cervello tecnologico capace di integrare più tecnologie che permettano una gestione intelligente delle interazioni con altri apparecchi. Oggi siamo obbligati ad avere un telefono, un telecomando per accendere la televisione o per aprire il cancello di casa, dobbiamo premere dei tasti per accendere la lavatrice o usare delle chiavi per aprire una porta, una miriade di oggetti che diventeranno assolutamente superflui, come il sistema utilizzato delle carte di credito, perchè potrebbero essere sostituiti da un unico device intelligente che consentirà migliaia d’interazioni in tantissimi ambiti. Noi lavoreremo in questa direzione.

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Sopra, il lettore palmare GPS della serie S7.


LA REALTà “AUMENTATA” MADE IN ITALY Ricordi il primo contatto con il mondo tecnologico? Fin da giovane mi è sempre piaciuta la tecnologia, ricordo il Commodore 64. Un noto quotidiano ti ha paragonato ad Archimede… a scuola eri il classico cervellone da cui tutti cercavano di copiare o preferivi restartene “in garage” a preparare il tuo futuro? Assolutamente il contrario, rendimento scarso, irrequieto, distratto, poco attento ai contenuti didattici, sempre alla ricerca di una mia dimensione e di un mio mondo. Qual è stato il tuo primo computer? L’Amiga. La Cina è stata preziosa nel tuo percorso formativo, sei un po’ in controtendenza, di solito sono i cinesi che vengono da noi per imparare… Effettivamente sì, la Cina è stata la mia palestra di vita lavorativa, perché è dove ho appreso parecchie nozioni che spaziano dalla commercializzazione dei prodotti, alla produzione, alla necessità di individuare soluzioni nuove. Per quanto ancora vi siano dei luoghi comuni su questo paese, la Cina ha messo in atto la più grande rivoluzione industriale della storia dell’uomo dal 1990. Se pensate al gdp (Gross Domestic Product) del 1990 e quello di oggi c’è da meravigliarsi, se si considera che oggi la Cina è il secondo paese al mondo dopo gli Stati Uniti. Se prendiamo come parametro la parità di potere d’acquisto vi è una differenza minima tra Usa e Cina. Rimanendo in territorio asiatico, una ditta legata al governo cinese ti ha commissionato un lavoro prestigioso… ci racconti di cosa si tratta? In Cina è nata una società davvero innovativa, chiamata Tianditu, in prevalenza appartenente al governo cinese, dipendente dal Ministero del Territorio e delle Risorse, la quale sta creando una ricostruzione in 3d di tutto il territorio cinese con una precisione centimetrica, un progetto per certi versi simile a Google Earth ma con una precisione molto più elevata. L’obiettivo è creare un grande database, al quale gli interessati possano accedere tramite abbonamento, senza dover ripetere più volte le misurazioni della stessa area geografica. Per intenderci si tratta di un progetto faraonico che potrà creare un altissimo livello di produttività. I clienti sono le amministrazioni locali, provinciali, nazionali, le aziende di costruzioni locali e non, le aziende telefoniche, piuttosto che gli enti che si occupano della gestione delle varie risorse, gli enti che si occupano di abusivismo, i tax offices e molti altri. Sei un imprenditore di successo, il fatto che tu sia così giovane non ti ha causato qualche difficoltà nel nostro paese, ancora così diffidente nel concedere credito agli emergenti? Assolutamente sì, il nostro è un paese dove è praticamente impossibile emergere per un self-made man soprattutto se si

è giovani. All’inizio ho avuto difficoltà immense perché la forza delle idee purtroppo ha poco valore in Italia, si finisce per guardare solo la concretezza e i risultati nell’immediato. Oggi, con il background che mi sono costruito, mi è molto più facile avendo parecchie referenze, ma se ripenso al passato, effettivamente non è stato per nulla facile. Hai stravolto un settore con dei prodotti che considerare innovativi è dire poco; sarei curioso di sapere cosa pensano i tuoi competitor del perché hai scelto proprio questo mercato... Abbiamo stravolto completamente alcuni segmenti. Con i competitors ho comunque un buon rapporto, perché, nonostante siamo avversari sul campo, vi è reciproco rispetto. Ho scelto questo mercato perché è scarsamente popolato e molto interessante sotto il profilo tecnologico, e la ricerca e lo sviluppo sono un cardine fondamentale. Come si passa da una piccola a una grande azienda? È una domanda difficile, si possono avere diversi approcci alla questione. È molto importante sapersi adattare alle varie situazioni di mercato ed essere in continuo movimento, strutturandosi in maniera intelligente. Oggi non innovare vuole dire immediatamente rimanere indietro. È importante saper prendere decisioni rapide e avere un organigramma non estremamente rigido. Infine, ma non per importanza, bisogna saper costruire una squadra di manager efficiente, fidelizzata e motivata: questa è la grande fortuna che ho avuto. Quali sono le prospettive di crescita per Stonex? Abbiamo infinite possibilità di crescita anche in un momento di mercato drammatico e riteniamo di poter mantenere un trend in doppia cifra per parecchi anni. Ci sono opportunità di lavoro? Sì, stiamo inserendo nuove figure continuamente. Se ti avessero detto qualche anno fa che un giorno qualcuno avrebbe misurato l’altezza esatta (una volta per tutte!) dell’Everest con un tuo strumento, gli avresti creduto? Nello specifico credo di no, però credo di avere ancora tutto da dimostrare. Se dovessi tenere una lezione, su cosa vorresti che gli studenti riflettessero in particolare? Sulla necessità di avere coraggio nella vita e di applicarsi per costruirsi una professionalità, poiché il futuro è poco promettente per la società occidentale. Quali sono i valori che consideri più importanti per emergere nel lavoro? Correttezza, spirito di squadra, innovazione, basso profilo e affabilità con i colleghi. Che cosa visualizzi interiormente quando devi affrontare una difficoltà per superarla? Perché immagino tu abbia parecchie matasse da sbrogliare ogni giorno… Affronto la questione con positività e con tranquillità

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LA REALTà “AUMENTATA” MADE IN ITALY

cercando di fare tesoro dell’esperienza passata laddove ho avuto successo. In questo modo rielaboro alcuni metodi e strumenti, tipici della mia personalità, che mi hanno permesso di gestire nel migliore dei modi le problematiche avute. Facebook, Twitter, solo per citarne alcuni, che rapporto hai con i social network? Non ho mai usato i social network fino a pochi mesi fa, ora sto familiarizzando e devo dire che non sono niente male. Cosa ci puoi dire del tuo nuovo smartphone che presto arriverà in negozio? Dopo il successo ottenuto con i nostri strumenti di misura, abbiamo deciso che era arrivato il momento di diversificare i prodotti e valorizzare la nostra expertise tecnologica in un altro settore. La scelta è ricaduta sugli smartphone perché, come dicevo prima, li considero uno strumento dalle potenzialità ancora inespresse e perciò con un grande futuro. Realizzeremo dei modelli importanti, sempre più evoluti, cominciando con Stonex STX, di fascia alta e dal prezzo competitivo. Un prodotto di questo tipo merita una distribuzione importante, e recentemente abbiamo raggiunto un accordo di distribuzione con uno dei principali big dell’elettronica, Esprinet, consapevoli che grazie al potenziale di entrambi potremmo ambire a grandi risultati. Patron della Fiamma Monza, sponsor del Milan, che rapporto hai con lo sport? Lo sport mi piace parecchio, mi rilassa e mi permette di staccare “ogni tanto” dal lavoro. Hai qualche particolare hobby, come capita spesso fra le persone fuori dal comune? Mi piace molto leggere. Cosa insegna la tua storia? Che grazie all’applicazione è possibile raggiungere traguardi ritenuti impossibili.

di Fabio Operti

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Sopra, l’ultima invenzione, Stonex smartphone STX. A destra, Davide Erba, in posa per promuovere il debutto del nuovo smartphone.


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semplicemente

Damiani

Quando basta un nome per evocare un mondo: i gioielli che tutte le donne sognano, i gioielli di Sharon e Sophia, i gioielli di una famiglia che ha fatto di una passione una storia di successo

Persone e cose che fanno la differenza”: è stato proprio prendendo alla lettera la mission del nostro magazine che abbiamo incontrato Giorgio Damiani, Vice Presidente del gruppo Damiani - la persona appunto - e visto “cose” preziose e uniche, create per fare la differenza nei momenti speciali e… nel porta gioie di ogni donna. L’appuntamento era a Valenza Po, dove tutto è nato e dove ancora oggi, a distanza di quasi un secolo, la famiglia Damiani fa della passione per l’arte orafa un lavoro di caratura mondiale. Qui più di 100 maestri orafi e artigiani ogni giorno valorizzano emozioni e danno forma ai desideri di ogni donna. Tutti i gioielli Damiani rappresentano, infatti, un vero tesoro da tramandare di generazione in generazione: un legame indissolubile tra passato e futuro, un patrimonio, anche affettivo, che porta con sé i valori di un’azienda immutata da tre generazioni. E allora, a Giorgio Damiani, domanda di rito: quella per i gioielli è una passione vera o un’eredità “obbligata”? Passione ereditata. non poteva essere diversamente: mio nonno ha insegnato il mestiere a mio padre, da cui io e i miei fratelli abbiamo ereditato le conoscenze e ovviamente l’amore. Sin da piccolo ho assistito alla creazione di gioielli e alla lavorazione di diamanti e pietre preziose, imparando ad apprezzare una professione e i suoi segreti, prima ancora di iniziare a lavorare attivamente in azienda. La tradizione espressa in tutti i nostri gioielli rappresenta un lascito unico, fatto di passione ed attenzione per i particolari, di cui siamo fieri e che ovviamente trasmetteremo ai nostri figli. è una filosofia che condividiamo tutti da sempre e che dà vita alle nostre creazioni, ancora oggi fatte a mano tutte in italia, una ad una. Quando si dice “Il vero Made in Italy”… assolutamente. i nostri gioielli sono puro prodotto italiano. Sono disegnati e interamente realizzati a mano da designer e artigiani del nostro Bel Paese. il primo valore di un gioiello Damiani è, infatti, la qualità intrinseca che dimostra: quella ineccepibile delle materie prime (oro, pietre, perle…), ma soprattutto quella eccezionale della lavorazione manuale di alta arte orafa. Un’arte che ha messo d’accordo tutte le donne del mondo. Ma c’è un cliente Damiani per eccellenza? Tutte le donne raffinate, ricercate e amanti del bello, che desiderano solo il meglio per sé e per i loro momenti speciali. E ovviamente gli uomini che le accompagnano. È a queste donne che pensate quando create una collezione? Ogni gioiello nasconde un segreto: quello della personalità di chi lo indossa. Per questo, ogni volta che cominciamo a lavorare ad un gioiello,

A sinistra, Giorgio Damiani - Vice Presidente del Gruppo Damiani.

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SEMPLICMENTE DAMIANI

pensiamo alle persone che lo indosseranno. Cerchiamo di immaginare le loro abitudini, i loro desideri, gli oggetti di cui si circondano e che amano. Situazioni, momenti, atmosfere… Sono come istantanee scattate sulla vita. Da queste intuizioni prendono concretezza le idee e da queste idee nasce lo stile Damiani. Uno stile che sembra senza tempo... A me piace definirlo classico-contemporaneo. Le dinamiche del nostro settore sono significativamente differenti da quelle di altri beni di lusso e sono meno esposte al rischio di “obsolescenza”. Il nostro intento è sempre quello di salvaguardare la tradizione: creare, sì, oggetti senza tempo, stando però sempre attenti anche alle tendenze e al mondo che ci circonda. Solo così possiamo proporre qualcosa di autenticamente nuovo ad ogni collezione. Ultima tra tutte la collezione D.Icon… Per l’appunto; una collezione in cui, accanto alla tradizionale lavorazione dell’oro e dei diamanti, sono stati introdotti dei nuovi materiali come la ceramica bianca e nera. Il risultato è molto sobrio ed elegante, ma fortemente riconoscibile: un’icona appunto. E a proposito di icone, non si può non pensare ai volti celebri che spesso accompagnano l’immagine del brand Damiani. Come inizia il rapporto con una star? Dipende… per ogni Vip c’è una storia diversa. Tutte le star che hanno lavorato o lavorano con noi hanno però in comune un modo naturale e spontaneo di essere eleganti. Sophia Loren, ad esempio, è una donna fantastica, meravigliosa diva dalla testa ai piedi, ma prima di tutto è una grande amica della nostra famiglia. è anche la musa ispiratrice di una collezione Damiani che porta il suo nome. Sharon Stone invece è stata nostra testimonial, è amante dei nostri gioielli e con lei abbiamo lanciato una collezione di gioielli firmati “Sharon Stone for Damiani” legata ad un progetto di beneficenza internazionale per portare acqua pulita alle popolazioni africane. Gioielli preziosi, lusso, star internazionali ma… la crisi? Si è fatta sentire nel settore dei gioielli? Lo scenario attuale è sicuramente complesso: lo stato della situazione

A sinistra, Eva Longoria sul red carpet del 65° Festival del cinema di Cannes mette in mostra i pendenti della collezione Damiani Belle Epoque. Sopra, la nuova collezione D.Icon in oro, diamanti e ceramica.

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SEmPLiCmEnTE Damiani

finanziaria ed economica è sotto gli occhi di tutti ed è chiaro che questo si ripercuote anche sul mercato della gioielleria, ma anche in questo tipo di contesto i brand più importanti reagiscono molto meglio rispetto al resto del mercato. il mercato tende a polarizzarsi verso gli estremi: molti gioielli accessibili, alcuni gioielli molto cari, poche vie di mezzo. Approfittando dell’esperienza di Giorgio Damiani in fatto di lusso, ci congediamo con un’ultima domanda: cosa è il vero lusso oggi? il lusso può essere molte cose oggi. C’è un lusso materiale, rappresentato da prodotti di alta gamma e di altissimo valore in termini di design, realizzazione artistica, qualità dei materiali utilizzati. E poi c’è un lusso intangibile, dato dalla preziosità dei momenti, dalla disponibilità del tempo e delle emozioni. Per alcuni aspetti mi considero molto fortunato in quanto il “mio lusso” è dato da una combinazione di questi elementi. di Simona Melli

PAROLA DI GIORGIO DAMIANI. Il gioiello per eccellenza.

rtante e che si indossa per tutta la vita”.

“L’anello di fidanzamento; un gioiello scelto per un momento impo

Il gioiello da avere.

abile”.

“Un anello in oro bianco e diamanti; un grande classico intramont

Il gioiello del desiderio.

ipe William. Adoro le grandi opere “Il diadema indossato da Kate Middleton per il matrimonio con il princ e vorrei portassero la firma Damiani”.

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del passato

A destra, Andie MacDowell indossa bracciale Sahara e orecchini San Lorenzo in oro bianco e diamanti, in occasione del 65° Festival del cinema di Cannes.


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quando l’unIonE fa la forza... a Milano si festeggia la nascita del più importante network di agenzie di pubblicità indipendenti

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ll’Italia è spettato l’onore di ospitare il primo meeting di ICoM+In, la più grande rete al mondo di agenzie di pubblicità indipendenti. In seguito alla fusione annunciata lo scorso luglio due dei principali network di pubblicità, comunicazione e marketing hanno unito le forze per dar vita a una realtà internazionale ancora più potente. Il risultato è la massima copertura geografica mai raggiunta prima da un network globale indipendente grazie al più alto numero di agenzie associate, arrivato a 100 tra le affiliate di ICoM con sede in Colorado (uSa) e quelle di In coordinate da Parigi. nei due giorni (28 e 29 settembre) di agenda fittissima, presso il For You Hotel di Cernusco sul naviglio, le 35 agenzie provenienti dai più diversi paesi dell’area EMEa hanno avuto la possibilità di conoscersi e condividere informazioni e opinioni sulle nuove frontiere della comunicazione nei diversi mercati mondiali. alla presenza dei più alti rappresentanti del network, l’Executive director Gary Burandt, il Presidente di ICoM Patrick Walhain e quello di In Miguel dos Santos, dopo la presentazione delle agenzie il guest speaker John Gleason - ex direttore ufficio acquisti in Procter & Gamble - ha tenuto uno speech sui principali errori commessi dalle agenzie quando partecipano alle gare analizzati dal punto di vista del cliente. Sono seguiti dibattiti a tema, insieme ad attività di team building e proposte di new business. Ma non sono mancati anche i momenti di svago: per celebrare il grande avvenimento i festeggiamenti si sono spostati presso gli uffici di opinion leader per un evento nell’evento. unica rappresentante dell’Italia, membro di ICoM da 13 anni, l’agenzia di comunicazione integrata ha accolto la numerosa rappresentanza internazionale con calici di spumante e stuzzichini per un tipico happy hour alla milanese. Con l’occasione sono stati festeggiati anche i 25 anni di “Emotional Branding” di opinion leader, nata il 9 novembre del 1987. la serata, tutta dedicata alla socialità e al divertimento, si è conclusa in bellezza con una cena all’old Fashion, locale immerso nel Parco Sempione e simbolo della movida meneghina.

di Giovanni Berardi 1 - Gary Burandt, Executive Director ICOM+IN, insieme a Miguel dos Santos, Presidente di IN. 2 - John Gleason, ex Direttore Ufficio Acquisti Procter & Gamble e guest speaker del meeting. 3 - I rappresentanti delle 35 agenzie partecipanti durante un’attività di team building. 4 - Panos Rigas, Direttore Creativo dell’agenzia greca di Atene Aea Relate, e Mareme B. Bosser di ICOM+IN. 5 - Gary Burandt in compagnia del campione Superbike Carlos Checa. 6 - Patrick Walhain, Presidente di ICOM+IN, consegna un cadeau ad Alberto Vergani, Presidente dell’agenzia ospitante Opinion Leader. 7 - L’Account Director di Opinion Leader Leonardo Brambilla in compagnia degli ospiti internazionali. 8 - Gli ospiti internazionali di ICOM+IN in visita negli uffici dell’agenzia italiana Opinion Leader. 9 - Nel reparto creativo di Opinion Leader. 10 - La serata conclusiva presso il noto locale milanese Old Fashion.

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Le Rosse a due ruote che fanno innamorare

Se non hai un iPhone, beh non hai un iPhone”, basterebbe riprendere il geniale claim di Apple per spiegare in una sola frase cos’è il mondo Ducati: “Se non hai una Ducati, beh non hai una Ducati”. Le Rosse di Borgo Panigale sono moto da sogno, frutto della genialità e creatività italiana, veri oggetti del desiderio. Ducati è uno stile di vita e possederne una

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significa vivere una continua esperienza. Un’esperienza di amore incondizionato allo stato puro che va oltre i risultati sulle piste. Basta entrare nella sezione “Experience” all’indirizzo ducati.it per capire che ai veri ducatisti non basta avere le chiavi in mano; il motto è: “Vivi Ducati”! Le esperienze sono tante e diversificate. Si inizia con le


Ducati Riding Experience, giornate di guida in pista dove si possono imparare le tecniche di guida insieme a grandi campioni come Troy Bayliss. Per i meno spericolati si passa ai Ducati Travel, per scoprire il mondo con chi condivide la stessa passione. E poi per tutti, ma davvero per tutti, c’è la World Ducati Week, il raduno internazionale della comunità Ducati. Ogni anno l’appuntamento è al Misano World Circuit per celebrare, sul “Pianeta dei Campioni”, la fede, la passione, l’amore per Ducati e per le mitiche “Rosse di Borgo Panigale”. Una passione che trascina e fa dare i numeri: lo scorso giugno sono state oltre 65.000 le presenze stimate nei quattro giorni. I partecipanti sono arrivati dai cinque continenti, provenendo da 52 nazioni del mondo. Il 70% delle presenze al WDW2012 è sicuramente italiano, ma è il restante 30% a confermare il potere e l’appeal del marchio Ducati. I ducatisti arrivano dagli USA, Europa, Australia, Russia, India, ma anche dal Brasile, Cina, Malesia, o addirittura Gabon, Islanda e Nepal. Tutti appassionati e uniti dal rosso comune A destra, il nuovo Diavel Strada. Sopra, la nuova 1199 Panigale R.

denominatore di passione desmo che, in un evento come questo, trova la sua massima espressione. Il mito Ducati è talmente forte da conquistare anche attori e Vip internazionali come Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, Ryan Reynolds, Gary Dourdan (star della serie CSI), oltre ai nostri Maddalena Corvaglia, Giorgio Pasotti e Fiorello. Tutti appassionati veri che hanno acquistato una Ducati non per ragioni di sponsoring, ma perché spinti da puro desiderio. All’Eicma 2012, alla presentazione dei nuovi modelli per il 2013, c’era persino un ospite preso in prestito da un altro sport: Daniele Molmenti, Medaglia d’Oro alle ultime Olimpiadi (K1 slalom sulla canoa) e grande appassionato ducatista. L’olimpionico, che anche dal podio di Londra aveva dichiarato il proprio amore per le “Rosse di Borgo Panigale” (non è un caso che la sua canoa sia di colore rosso…), ha voluto vedere in anteprima le nuove moto. Come tutti i miti, le Ducati hanno anche i loro detrattori, ma i veri fan sono convinti che sia solo invidia. Chi OPINION LEADER 41


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ITALIANE SEXY sale in sella a una Rossa capisce subito il privilegio, le differenze e il mondo in cui si entra. Il percepito è talmente alto che, malgrado una condizione di mercato ed economica difficile in tutto il mondo, Ducati prosegue la sua fase di crescita e di miglioramento, sia per quanto riguarda le quote di mercato che per i volumi di produzione e vendita. Dati alla mano, Ducati prevede di chiudere il 2012 facendo segnare un 20% in più sul fatturato record registrato nel 2011 e oltre 44.000 moto immatricolate. Anche se nascono sempre a Borgo Panigale, oggi le Ducati sono diventate ancora più “globali”: circa nove moto su dieci sono destinate all’estero e gli USA sono il primo mercato. Il Rosso Ducati è diventato così distintivo che dal 2007 è presente solo sulle carene delle moto di Borgo Panigale. Certo, alcuni mesi fa, l’ingresso di Audi fra gli azionisti ha creato un po’ di scompiglio tra i ducatisti, ma ora Audi è gradita proprio da tutti. Forse qualcuno teme la perdita di italianità nel prodotto, comunque sia molto meglio Audi piuttosto che la crisi! La storia Ducati degli ultimi anni è stata segnata da due modelli amati dalla critica ed osannati dai fan: il Diavel e la Panigale. Due sorelle che hanno catturato i consensi sia degli amanti delle moto da strada che della pista e delle competizioni. Il Diavel è una nuova e rivoluzionaria moto dotata di una tecnologia avanzatissima, design innovativo e piacere

di guida straordinario. Bella come una special, domina la strada pur rimanendo leggera e agile, portando il rapporto pilota/moto, sempre improntato al massimo comfort, a livelli mai raggiunti prima. Grazie al look affascinante e ai 162CV di pura potenza, il Diavel è una lifestyle motorcycle comoda e sportiva. Unica, diversa, innovativa e coraggiosa, è una lezione di stile che ha conquistato i motociclisti di tutto il mondo, creando un nuovo riferimento e aprendo nuovi orizzonti. Dal suo arrivo sul mercato ad oggi, il Diavel è diventato uno dei modelli più desiderati di casa Ducati. Il segreto di tale successo è da attribuire a un concetto di moto completamente nuovo, capace di interpretare perfettamente lo stile squisitamente italiano, reso unico e inimitabile dalla competenza tecnica da Campioni del Mondo. In casa Ducati sono convinti che per dare forma al futuro del motociclismo sia necessario restare ancorati alla tradizione, per questo il nome “Diavel” sottolinea la territorialità bolognese. Un giorno, nelle fasi iniziali del processo di sviluppo, il prototipo ormai completato venne mostrato per la prima volta ad un gruppo di ingegneri e tecnici Ducati. Qualcuno, ammirando le linee del retrotreno, esclamò in dialetto bolognese: “Ignurànt comm’ al diavel!” ovvero: “Cattiva come il diavolo!” Da novembre 2011 invece, la vera aspirazione per i

A destra, Diavel Carbon, dettaglio del design. Sotto, il gruppo ottico posteriore della 1199 Panigale.

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Un suggestivo scatto in esterna della 1199 Panigale S.

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ITALIANE SEXY cultori della pista è la 1199 Panigale, Superbike Ducati di ultima generazione che si esalta superando le barriere ingegneristiche del design motociclistico e tracciando la strada per le sportive del futuro. Sviluppata nell’ambiente delle corse e progettata per alzare ai massimi livelli le prestazioni, utilizza soluzioni innovative di derivazione Ducati Corse per rendere fruibile a tutti una tecnologia da Campioni del Mondo. La 1199 Panigale è equipaggiata con il Superquadro, il bicilindrico di produzione più avanzato e più potente del pianeta, che è parte integrante di un innovativo telaio monoscocca: un’accoppiata che permette di raggiungere un’impressionante potenza di 195CV per 164kg di peso a secco. La 1199 Panigale è una Ducati in tutto e per tutto: racchiude, in ogni componente, tecnologia avanzata ben integrata con entusiasmanti elementi iconici della casa costruttrice. Il suo approccio senza compromessi al design sportivo e la raffinata attenzione anche ai minimi particolari ne fanno l’espressione più pura della migliore tradizione progettistica italiana. Il Diavel e la 1199 Panigale sono le moto che hanno dominato anche la scena di EICMA 2012. La gamma Diavel ha visto l’arrivo del Diavel Strada, una versione totalmente nuova che nasce dall’esigenza di unire le prestazioni da “muscle bike” alla funzionalità e al comfort da touring bike. Questa inedita versione, ideata e disegnata specificatamente per i lunghi viaggi, è equipaggiata con componenti ed accessori di chiara ispirazione turistica. Al Diavel Strada si affianca il Diavel Carbon, un concentrato di stile e prestazioni che lascia senza fiato sia dal punto di vista visivo che prestazionale. A caratterizzarne inconfondibilmente l’aspetto è

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anche la colorazione: rosso lucido su trama matte carbon. Per il 2013, la 1199 Panigale conquista anche la R e lo status di top di gamma. La lettera “R” nei modelli Superbike Ducati è sempre stato un “marchio di fabbrica” per le moto prodotte a Borgo Panigale, perché hanno rappresentato e rappresentano le moto dei sogni per molti appassionati motociclisti. La versione R infatti indica la moto “preparata” dal reparto Ducati Corse e questo si traduce in prestazioni straordinarie, oltre ad una ricca componentistica, necessaria per essere omologata e quindi schierata nell’agguerrito campionato mondiale Superbike. Se Panigale e Diavel stanno delineando il futuro Ducati, c’è invece una moto che nel 2013 festeggia già il 20esimo anniversario: il Monster. Presentato in anteprima mondiale nel novembre del 1992 al Salone di Colonia, il Ducati Monster ha fatto subito breccia nel cuore di molti motociclisti dando vita ad un nuovo segmento di moto, le “naked bike”. Da allora il Monster ha fatto la storia del motociclismo moderno grazie alle sue innumerevoli interpretazioni e alle infinite possibilità di “customizzazione”. Grazie al suo look inconfondibile il Monster è stato per due decenni una delle moto più vendute di sempre. Per celebrare questi successi Ducati ha proposto per il 2013 una speciale edizione caratterizzata da un’inedita livrea: il Monster 20th Anniversary. I nuovi modelli stanno per arrivare nelle concessionarie, ma a Borgo Panigale siamo sicuri che stanno già pensando al nuovo oggetto del desiderio... di Isabella Panzini

Sopra, una vista dall’alto della 1199 Panigale S. A destra, Il Diavel nelle colorazioni blu metallizzato e rosso Ducati.


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EssErE 41 voltE

campioni

dEl mondo ... con Jorge Lorenzo, Casey Stoner, Carlos Checa e Marco Melandri

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Milano, durante Eicma, Nolangroup ha festeggiato con Jorge Lorenzo la conquista del 41° titolo Mondiale, proprio in concomitanza con il 41° anno di vita dell’azienda che produce caschi da moto 100% Made in Italy. All’arrivo di Jorge Lorenzo lo stand è stato letteralmente preso d’assalto: una miriade di fan ha attorniato il pilota spagnolo fresco della conquista del suo secondo titolo di Campione del Mondo MotoGP (tre Mondiali vinti con Nolan dal 2007). Lo stesso Jorge Lorenzo ha affermato che, grazie a questi appuntamenti, ha capito di essere amato anche dal pubblico italiano, anzi forse più che da quello spagnolo. Allo stand Nolangroup l’abbuffata di fan, fotografi e telecamere si è ripetuta quando sono arrivati Marco Melandri e Carlos Checa, ex Campioni del Mondo. Firma dopo firma, i tre piloti hanno voluto accontentare tutti i sostenitori che porgevano loro T-shirt, caschi, poster e macchine fotografiche per immortalare il momento vissuto accanto ai loro idoli. Rari esempi di disponibilità. All’appello di Nolan mancava la leggenda del motociclismo mondiale Casey Stoner che, dal 2013, ha deciso di ritirarsi a vita privata, con grande rammarico di tutti gli appassionati che non avranno più il piacere di vedere un talento puro come il suo.

di Isabella Panzini

1 - Carlos Checa autografa la Replica del suo casco ad un fan. 2 - Marco Melandri si prepara a immergersi nella folla. 3 - Jorge Lorenzo firma autografi ai numerosissimi fan. 4 - Carlos Checa risponde alle domande dei giornalisti. 5 - I fan circondano Marco Melandri. 6 - Jorge Lorenzo impegnato in un’intervista. OPINION LEADER 49


il designer di

emozioni

Un valido interprete delle esigenze del consumatore, capace di anticiparne le necessità . Stiamo parlando di Gianfranco Melegari, designer fondatore di After Design e docente presso l’Accademia di Belle Arti Santagiulia di Brescia 50 OPINION LEADER


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e è vero che i disegni dei bambini raccontano il loro destino, quelli di Gianfranco Melegari non potevano che rappresentare delle automobili: “Sin da piccolo ogni volta che avevo a portata di mano un foglio non perdevo occasione per fare numerosi schizzi di automobili. Fu infatti l’auto l’oggetto di design che segnò il mio futuro e che divenne presto sia una passione che un lavoro”, ci racconta il fondatore dello studio After Design e, guarda caso, mente e mano creativa delle ruote in lega leggera Mak (azienda leader presente in 52 paesi nel mondo). La conoscenza approfondita dell’accessorio auto ha portato il designer cremonese - con laurea all’Istituto Europeo di Milano e una preziosa esperienza presso lo studio Bonetto - alla sperimentazione di tecnologie sempre nuove ed applicate ai più svariati settori merceologici inerenti il product design: “Oggi After Design ha raggiunto una maturità tale da spaziare in diversi ambiti oltre al car design: complemento d’arredo per interni, occhialeria sport e fashion, caschi da sci e moto, casalingo, arredo per centri benessere e spa: sono solo alcuni esempi”. Dalla bozza grafica del concept alle prime proposte di stile, passando per la fase di realizzazione tridimensionale del prodotto, After Design offre per tutti i settori un supporto completo e costante. A ogni creazione, inoltre, Gianfranco Melegari cerca sempre di dare un’interpretazione emozionale perché, per lui, non c’è soddisfazione più grande che il riconoscimento del proprio tocco in un progetto. Un lavoro attento, quindi, che parte dalla testa tanto quanto dal cuore, fatto al 50% di intuizione e al 50% di riflessione, nel quale il più delle volte un’idea nasce quando meno te l’aspetti, come ci confida lui stesso. Qualunque sia l’idea, l’importante è che questa sia il frutto di una stretta interazione con il committente: per Gianfranco Melegari la sintonia con il cliente è infatti fondamentale, perché i risultati migliori si raggiungono quando oltre al rapporto lavorativo, tra i due, si instaura anche una speciale alchimia. Questione di feeling, dunque. Ma quando l’affinità proprio non c’è? “A volte è capitato! Ma questo non è mai stato un deterrente, anzi, diventava una sfida ancor più stimolante. Portare il cliente a sposare punti di vista differenti da quelli inizialmente sostenuti è a volte una missione che il designer ha - e deve secondo me avere - per difendere la professione che ha scelto di fare”. Una professione nella quale, dal punto di vista di Melegari, è indispensabile una grossa dose di umiltà: “Il designer deve essere sempre disposto a imparare e a osservare tutto ciò che lo circonda”. di Silvia Barlascini

A sinistra, Gianfranco Melegari, 42 anni e una lunga passione per il mondo delle auto e per il proprio lavoro. In alto a destra, un’immagine di una ruota in lega leggera Mak, l’azienda di Carpenedolo con la quale il designer ha costruito il rapporto di collaborazione più solido e duraturo. Sopra, la pinza freno Grimeca disegnata da After Design (www.afterdesign.it), frutto della ricerca del perfetto mix tra estetica e funzionalità.

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FERRARI SCACCIA

CRISI Il titolo mondiale per le vetture GT ma anche l’enorme successo in Asia del Ferrari Challenge: sono solo due delle ragioni che hanno portato la Casa di Maranello a festeggiare - con le Finali Mondiali una stagione ricca di successi‌ che guida la ripresa!




FERRARI SCACCIA CRISI

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alle parti di Maranello, in Ferrari, hanno sempre tracciato la rotta. Mai al seguito, mai in scia: sempre là davanti a “tirare il gruppo”, anche se questo significa andare contro tendenza, anche se vuol dire spendere energie per tracciare la strada che gli altri (poi, dopo, per secondi, almeno) sfrutteranno. Così è sempre stato, così è anche oggi. Oggi che tutti pronunciano la parola “crisi” con la stessa frequenza con cui si respira. Oggi che si naviga a vista e si vede sempre e comunque nero. Così è per tutti, o quasi: gli uomini in Rosso, infatti, hanno scelto di percorrere un’altra via, ovvero di porre delle soluzioni agli inevitabili problemi che il periodo storico offre a livello economico. E i risultati di un lavoro studiato, pianificato e messo in pratica, si vedono tutti in quello che è l’evento conclusivo di una stagione ancora una volta di successi: le finali Mondiali Ferrari. Successi sotto tutti i punti di vista. C’è il Ferrari Challenge Asia Pacific in continua crescita. Partito nel 2011 con 20 vetture in griglia, nel 2012 ha raggiunto quota 30 e per il 2013 sono previste ben 40 auto al via. Numeri che lo eleggono monomarca di maggior successo, in Cina. Segnale che non bisogna mai adagiarsi sugli allori, cercare sempre nuove opportunità, proponendo qualità e contenuti. Solo così, a quanto pare, si vince la crisi. I successi, però, sono anche sportivi per la Ferrari che nel 2012 porta a casa il FIA World Endurance Championship nella categoria GTE Pro, grazie alle insuperabili prestazioni della Ferrari 458 del team AF Corse, guidata da Gianmaria Bruni, Giancarlo Fisichella e Toni Vilander. Questo titolo mondiale ha un sapore del tutto particolare, considerato che è stato ottenuto in una categoria di auto a ruote coperte, quindi derivanti dalla serie. Il modo migliore, per un Costruttore, di dimostrare quanto il prodotto in vendita per le strade di tutti i giorni, sia performante e vincente sui campi di gara più selettivi al mondo. I successi delle 458 continuano poi anche alla mitica 24 ore di Le Mans, oltre che dall’altra parte dell’oceano, negli USA, categoria Grand-Am, serie nella quale la Rossa porta a casa il titolo stagionale all’esordio. Ci sono poi dei successi che non si misurano in termini di fatturato o di punti in classifica. Ci sono dei successi a livello di passione: quella che è sempre, da sempre, in grado di suscitare la Ferrari nei cuori dei suoi fan. Tra questi ce ne sono di speciali, coloro i quali partecipano ai programmi Ferrari Corse Clienti denominati “XX” e F1, ovvero quei felici possessori di F1 storiche (con almeno tre anni di anzianità) oppure di Ferrari FXX e 599XX Evo. Sono loro a essere il simbolo Nella pagina precedente, la Città delle Arti e delle Scienze, a Valencia, che ha ospitato le due cene di gala in occasione delle finali mondiali Ferrari. A sinistra, il Presidente Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, durante il suo discorso ai “clienti sportivi” della Casa di Maranello. A destra, una sequenza di immagini che ritraggono Felipe Massa e Antonello Coletta (direttore di Ferrari Corse Clienti), Fernando Alonso in posa per uno scatto di gruppo e la sfilata in pista del Presidente Ferrari a bordo di una California.

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I piloti delle Scuderia Ferrari in posa con i vincitori del Ferrari Challenge.



FERRARI SCACCIA CRISI

della passione che genera il Cavallino nel cuore delle persone: persone che, sicuramente, possono permettersi il lusso di possedere e guidare vetture dal fascino impareggiabile. Appassionati che comprano una Ferrari iper-esclusiva non per correre in una gara, per vincere una coppa, ma semplicemente per guidarla in pista con altri “colleghi”. Per provare quel brivido che la velocità suscita, quella sensazione che si prova solo al volante di una Rossa. E a loro è stata dedicata la prima delle due cene di gala in occasione delle Finali Mondiali. Un evento unico, che tutti i partecipanti ricorderanno, al quale ha preso parte anche il Presidente Luca Cordero di Montezemolo, presente anche alla serata successiva, alla quale hanno partecipato tutti i “clienti sportivi” Ferrari e i concessionari della Casa di Maranello per un totale di 1.300 persone. Tra queste, ovviamente, anche i piloti della Scuderia Ferrari di F1: Fernando Alonso e Felipe Massa. I due sono stati protagonisti di spettacolari esibizioni in pista nella giornata di domenica e anche se non hanno potuto festeggiare con tutto il popolo ferrarista il titolo iridato, con una Ferrari così in forma partono sicuramente con le più alte ambizioni per la stagione 2013.

di Yanek Sterzel

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In alto, foto di gruppo dei piloti GT che con la Ferrari 458 hanno portato tanti successi nel 2012 alla Casa di Maranello. Sopra, parata delle berlinette della Ferrari. A destra, le F1 del programma Corse Clienti in azione sul circuito di Valencia.




un evento elettrizzante al

RADISSON BLU Tanti gli ospiti presenti al primo test drive Fisker Karma aperto al pubblico: appassionati di motori e del mondo luxury hanno vissuto un’esperienza unica

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l Radisson Blu di Milano si accendono le luci della ribalta per Fisker Karma. Durante la serata, il clima che si respira è quello delle grandi occasioni: per la prima volta Fisker Karma apre le portiere al grande pubblico e offre la possibilità ai presenti di fare un test drive con la supercar che ha rivoluzionato il concetto di auto ecologica. Fisker Karma non è una semplice automobile attenta all’ambiente ma è un gioiello della tecnologia, una berlina eco-chic con motore ibrido che cattura gli sguardi di chi la incontra per strada. Un evento di tale prestigio non poteva che svolgersi in un contesto da sogno come quello del Radisson Blu, un Hotel 4 stelle ubicato in un ambiente tranquillo e silenzioso che, pur essendo nella frenetica Milano, permette di staccare la spina usufruendo dei numerosi servizi offerti dalla struttura. La serata ha preso il via con un aperitivo itinerante nelle tre zone chiave del Radisson Blu: al pianoterra lo splendido patio è stato adibito a “Giardino dei Sapori” con specialità bio, al Club Lounge, situato al sesto piano, è stato allestito il “Club del Gusto” con tante delizie salate e fingerfood e nell’esclusiva Penthouse Suite al decimo piano, fiore all’occhiello dell’Hotel, si è svolta “L’Ora delle Bollicine” con le dolci creazioni realizzate dagli chef Radisson e il brindisi firmato Cantine Ferrari. Tantissimi gli ospiti che hanno voluto testare Fisker Karma, l’automobile che, con la sua tecnologia d’avanguardia e il suo design unico, ha catturato gli sguardi di tutti gli invitati ed è stata la grande protagonista della serata insieme al Radisson Blu Milano. La ciliegina sulla torta è stata l’estrazione di tre soggiorni presso alcune strutture Radisson Blu in Europa, tra cui il Radisson Blu a Mosca, considerato uno degli Hotel più belli del mondo. Ad incorniciare questo momento è stata la splendida terrazza della Penthouse Suite, impreziosita dall’esposizione degli orologi GirardPerregaux, icona d’orologeria svizzera ed eleganza classica, che hanno illuminato la terrazza del decimo piano. Il brindisi guidato da Silvia Calciolari, Director of Sales and Marketing di Radisson Blu Milano, ha coinvolto Gianfranco Pizzuto CEO di Gp Supercars, distributore esclusivo di Fisker Automotive per il sud Europa, che ha ringraziato tutti coloro che hanno sempre creduto nella realtà Fisker. Opinion Leader, agenzia di comunicazione integrata, grazie alla divisione IS (Iniziative Speciali) ha seguito l’organizzazione e la creatività della serata, occupandosi inoltre della ricerca degli sponsor. A un parterre ricco di illustri imprenditori si sono aggiunti anche Ludmilla Radchenko e Matteo Viviani delle Iene.

di Vera Vanetti

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NEVERENDING FASHION

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Oggetti che hanno fatto storia? No, oggetti che continuano a farla. 1 - Ripercorrono i capi must di Mila Schön, gli specchi in acciaio e Swarovski di GLOCAL DESIGN (prezzo su richiesta). 2 - Impossibile non pensare alle grandi icone dell’avanspettacolo italiano con i sandali in piume di pavone di COYE NOKES (prezzo su richiesta). 3 - Dagli anni ‘30 ad oggi: lo stile inconfondibile della cloche in feltro BORSALINO continua a far sognare (€365).

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Volume e acrilico, 120x80 su tela.


e r o s s e sp un personaggio di

Marco Manfredi, Vice Direttore Generale Publitalia e Direttore Iniziative Speciali Mediaset, nel tempo libero si diverte a fare l’artista. I suoi quadri sono sensazioni che prendono colore. Vere e proprie superfici dal notevole spessore fisico, che danno valore alla materia e voce alle emozioni

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i origine parmigiane, Marco Manfredi entra nel Gruppo Mediaset quasi per caso. Incontra un amico in Piazza Affari (allora frequentava il mercato caseario in quanto la famiglia produceva Parmigiano Reggiano), ci pranza insieme, un paio di chiacchiere ed ecco che salta fuori una nuova opportunità assolutamente in linea con la sua vecchia passione: il mondo televisivo. Da account manager negli uffici commerciali dell’appena nata Canale 5 al ruolo di Direttore nel Gruppo Mediaset il passo è breve. Certo a patto che ci siano il talento, una grande determinazione e la capacità di trasmettere qualcosa, di emozionare. Pur non definendosi un artista, ma più che altro un “imbrattatore di tele”, questa voglia di emozionare emerge anche quando Marco si dedica, prevalentemente per hobby, alla pittura. In quel momento, la curiosità per la vita che da sempre lo caratterizza e l’amore per tutto ciò che lo circonda si trasformano in materia, diventando immagine su tela... I colori fermano lo sguardo, o almeno, come ci confida lui, ci provano. Attraverso i suoi quadri Manfredi vuole trasmettere qualcosa di gradevole non solo a livello estetico ma anche dal punto di vista dell’attenzione perché, come ci racconta, “troppo spesso si passa sopra le cose senza vederle”. Più che una pittura realista, quella di Marco Manfredi è una pittura figurativa. Lui, che al mondo dell’arte si avvicina fin da bambino, lavora molto il colore e la materia, tramutando l’espressione di quello che prova ad esempio osservando immagini o fotografie, in sensazioni visive. I pigmenti vengono mischiati alle masse oleose o acquose, cambiando l’effetto ottenuto a seconda dello strumento utilizzato (pennello, spatola, lama o altro) e della reazione alla luce. Il bello sta proprio nella sperimentazione. In quest’ottica Marco Manfredi “sporca” la tela e gli può capitare di ridipingere la stessa nuovamente, andando sopra più volte al colore e ottenendo un risultato non previsto. Così come gli capita di tornare un anno dopo su OPINION LEADER 65


“L’interesse e la curiosità per l’arte era qualcosa che avevo dentro e che è cresciuto con me. È un amore abbastanza esteso e lontano nel tempo” una tela incorniciata e appesa in un corridoio e di avere la necessità di aggiungere un dettaglio, una modifica. Per iniziare un quadro, però, deve avere l’ispirazione giusta: “L’aspetto positivo è proprio quello, il non sentire mai il compito, ma poter dipingere liberamente a seconda dello stimolo che mi arriva”. E quindi alcune tele sono ancora bianche, altre - 2 o 3 al momento - invece sono “attive”. Iniziate in momenti diversi a seconda dell’ispirazione, aspettano di essere completate. Alcune di queste poi, com’è già successo, finiranno a casa degli amici più intimi che, per il solo fatto di desiderarne una, rappresentano di per sé la sua gratificazione più grande. Per ora, le opere di Marco Manfredi non sono mai state esposte, anche se la moglie Simona ha una sua galleria a Parma, dove però è presente “Per sempre”, il quadro a cui l’artista tiene di più e che evoca un roseto. Si tratta di una tela un metro per un metro realizzata con la tecnica mista di materia (cera colata e pastelli a cera) che, neanche farlo apposta, è tra i pezzi più richiesti. Ma si sa: gli affetti hanno un valore inestimabile e di venderla non se ne parla proprio! di Silvia Barlascini

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Marco Manfredi posa davanti a una delle sue opere: un quadro ispirato al canale televisivo Rete 4.


UN PERSONAGGIO DI SPESSORE

Tecnica mista: gesso, cera, acrilico, 70x110 su tela.

Creta e pigmenti naturali, 30x40 su tela.

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Volume, cera, acrilico, 100x100 su tela.

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Gesso, cartone, carboncino naturale, acrilico, 100x100 su tela.

Pasta acrilica, pigmenti naturali, carboncino naturale, 100x100 su tela.


UN PERSONAGGIO DI SPESSORE

Tecnica mista: volume, cera, carboncino naturale, acrilico 140x100 su tela.

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Gesso, legno, pigmenti naturali, 120x80 su tela di juta.


UN PERSONAGGIO DI SPESSORE

Acrilico, 80x60 su tela.

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Pasta acrilica, legno, pigmenti naturali, 40x30 su tela.


UN PERSONAGGIO DI SPESSORE

Volume e acrilico, 32x24 su tavola.

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L’identi-art nome: “Marco.” Cognome: “Manfredi.” Soprannome: “Nessuno.” data di nascita: “12/11/57.” Luogo di nascita: “Parma.” Professione: “Manager Mediaset.” Passioni: “Ne ho tante (libri, musica, viaggi).” Libro sul comodino: “La doppia vita dei numeri (Erri De Luca).” Programma tv preferito: “Striscia la Notizia.” il sogno nel cassetto: “Più tempo per viaggiare e per me.” Chiudi gli occhi e sei...: “Una Rock Star.” La colonna sonora della tua vita: “Tunnel of Love (Dire Straits).” La tua carriera in 1 parola: “Fortunata.” La soddisfazione maggiore raggiunta: “Mia moglie e i miei figli.” non puoi uscire di casa senza...: “Il mio profumo.” Chi è Marco Manfredi in una parola: “Non basta una parola per definire una persona.”

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Tecnica mista: pasta acrilica, volume, cera, pigmenti naturali, 100x100 su tela.


UN PERSONAGGIO DI SPESSORE

In questa pagina, Marco Manfredi in compagnia di alcuni amici del mondo dello spettacolo e della sua famiglia.

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e h t y m MITO vs

L’antichissimo mito di Amore e Psiche, simbolo dell’amore eterno, interpretato da Canova e Gérard

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n inedito confronto tra pittura e scultura: da una parte Amore e Psiche, di Antonio Canova, e dall’altra Psyché et l’Amour, di François Gérard. Esse rappresentano entrambe la coppia mitologica e l’amore divino che, dall’antichità all’epoca neoclassica, ha ispirato una miriade di artisti. A Milano i fortunati visitatori della mostra Amore e Psiche, tenutasi a Palazzo Marino, hanno potuto ammirare la delicata tecnica dello scultore italiano e contemplare la purezza dei corpi e dei lineamenti realizzata dal pittore francese. Un accostamento straordinario che ci permette di esaminare le somiglianze e le differenze insite nella maniera in cui i due artisti, che lavorano da una parte e l’altra del confine franco-italiano, hanno raffigurato la stessa scena. La Psiche di Canova, come quella di Gérard, esprime il pudore e l’innocenza della fanciulla, turbata e sorpresa dal tenero gesto di Amore. Entrambi rendono efficacemente la leggerezza e la delicatezza della farfalla, simbolo dell’anima, che Psiche decide di offrire a colui che ama. Eppure, mentre Gérard ritrae l’amore che nasce tra due giovani adulti, le figure di Canova hanno sembianze quasi infantili o quantomeno adolescenziali: le due opere sprigionano quindi una sensualità di natura molto diversa. di Salvatore De Martino

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Psyché et l’Amour (1798) - François Gérard.


Mito vs mythe

Amore e Psiche stanti (1797) - Antonio Canova.

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i h c c o a me gli

Bellezza, eleganza, emozione, sorpresa, ambiguità ‌ Cosa ci vedete voi nelle immagini di Cosimo Buccolieri? Per scoprirlo sfogliate le prossime pagine e lasciatevi incantare dalla sua magia



A ME GLI OCCHI

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e avete visto bellissime fashion victim appese come “chandelier di Murano”, elegantissime signore che una volta spogliate si rivelano efebi senza sesso, ruvidi rugbisti in tacchi alti e collant, una coppia fare l’amore tra migliaia di cubetti di ghiaccio, un autoritratto fatto nel 2059… e se avete visto tutto questo tutto insieme, immagine dopo immagine, pagina dopo pagina, avete probabilmente dato un occhio al portfolio di Cosimo Buccolieri, il giovane fotografo milanese che, con la sua creatività e il suo talento, racconta i desideri, carnali o 100% seta, dell’animo umano. Le sue immagini hanno una strategica equidistanza tra il vero e il finto, il sogno e l’incubo, tra la moda e il resto del mondo… Una mappatura iconografica che percorre secoli d’immagini per rendere, allo sguardo dei suoi spettatori, una visione del mondo poetica e contemporanea. Abbiamo incontrato Cosimo prima della sua partenza per Los Angeles: viaggio di lavoro o di piacere? Vai a capire dove finisce l’uno e inizia l’altro! Chi è stato sui suoi set ha respirato un’atmosfera magica di creazione e divertimento, con un soundtrack rigorosamente italiano che varia da Giuni Russo a Mina, stesso genere musicale che accompagna un’altra sua creatura: il Vogue Ambition, una delle serate più cool e sorprendenti nel panorama della vita notturna milanese. “Botta e risposta” abbiamo conosciuto un uomo innamorato del suo lavoro, mosso da un talento vero, che crede davvero in quello che fa! Lasciatevi sedurre dai (capo)lavori di questo moderno dandy metropolitano. di Salvatore De Martino

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Nella pagina precedente, una ricostruzione degli anni ‘30 realizzata per Focus. In alto, autoritratto 2009. A destra, una modella in versione cartapesta: ricerca realizzata in collaborazione con il celebre Stefano Anselmo utilizzando le pagine del New York Times.



Editoriale realizzato sull’Etna.



Campagna worldwide per la scuola di moda “Istituto Marangoni�.


Statue umane, servizio realizzato per il brand di occhiali neyworkese Natasha Morgan.


Editoriale per White Magazine: servizio militare sovietico.



Editoriale per White Magazine dedicato ad uno sport delle olimpiadi: la scherma.

“I protagonisti del mio mondo iconografico sono figure sono modellate dalla mia fantasia e dallo studio della luce.� 90 OPINION LEADER


A ME GLI OCCHI

camaleontiche che non seguono le leggi della fisica, ma OPINION LEADER 91


Editoriale per Space Magazine: “Frozen�, costumi fotografati sul ghiaccio.


A ME GLI OCCHI

“…Sono un grande ricettore di tutto ciò che accade intorno a me, cerco di elaborare qualsiasi impulso esterno così che possano nascere idee…”

BOTTA E RISPOSTA Il tuo primo click? “è stato per un catalogo, ormai diversi anni fa.” Quando hai capito di essere diventato un vero fotografo? “Quando non ho più avuto ansie il giorno prima dello shooting.” Come hai capito che la fotografia era il tuo “destino”? “Quando ho avuto conferme, apprezzamenti e complimenti sui miei primi lavori.” Hai fotografato per case automobilistiche, compagnie telefoniche, case di moda, scuole... Qual è l’argomento preferito dei tuoi racconti fotografici? “L’eleganza.” Nelle tue immagini abbiamo trovato attrici, top model, registi, rugbisti, schermidori, performer e fashion icons... Quali sono i tuoi soggetti preferiti? “I protagonisti del mio mondo iconografico sono figure camaleontiche che non seguono le leggi della fisica, ma che sono modellate dalla mia fantasia e dallo studio della luce.” Come nasce l’idea di una foto? “Da qualsiasi cosa: un viaggio, un film, da una cena tra amici... Sono un grande ricettore di tutto ciò che accade intorno a me, cerco di elaborare qualsiasi impulso esterno così che possano nascere idee.” Grazie alle nuove tecnologie, al web e ai social media, oggi viviamo in un’epoca dove tutti sono fotografi e modelli. Che cosa deve avere una fotografia per essere “speciale”? “Beh, la fotografia vera e professionale è frutto di ricerca, stimoli e manipolazione della luce. Questa è la differenza.” Qual è la foto che ancora non hai fatto ma che desideri fare? “Ce ne sono ancora tante.” Se domani dovessi essere protagonista di uno shooting fotografico chi sceglieresti come fotografo? “Erwin Olaf.” Sopra, Autoritratto 2059.

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VIZI PRIVATI

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Quando la voglia ti coglie, non resta che scegliere:

DOLCE o SALATO?

1 - Cioccolato al latte puro, friabili wafer e croccanti cereali per una golosa tentazione in formato barretta. LOACKER (€1,60). 2 - Uno snack fatto a regola d’arte? Da Vinci di PATA, la patatina di alta qualità italiana. (€1,40).


Seufert, the “tailor made” packaging

COMPANY

Pensate ad un artigiano, alla cura che mette nei dettagli, alla capacità di rendere unico e inimitabile il prodotto... C’è un’azienda in Germania che è riuscita a trasformare quest’arte in una dimensione industriale; andiamo a scoprirla!

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rosegue il viaggio di Opinion Leader alla ricerca di quelle “eccellenze aziendali” che si sono particolarmente distinte nel proprio settore di appartenenza, diventando veri e propri leader di mercato. Su questo numero abbiamo scelto di parlare di Seufert, la più importante azienda tedesca di packaging trasparenti di altissima qualità, sempre più ramificata nel resto dei paesi dell’Unione Europea e attenta ai mercati emergenti. Per conoscere tutti i segreti di Seufert abbiamo

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intervistato l’Amministratore Delegato Thomas Pfaff, che ci ha permesso di approfondire e scoprire quali sono gli ingredienti necessari per costruire un’azienda di successo. Thomas, tutte le storie hanno un inizio… Com’è cominciata la tua avventura in Seufert? In effetti ci sono 2 storie. La prima è iniziata nel 1983, quando ho cominciato a lavorare come stagista nella direzione vendite di Seufert. Il management,


durante quel periodo, si rese conto delle mie capacità nelle vendite e mi offrì di gestire autonomamente un’area vendita subito dopo la fine dello stage. Il mio compito, come Account Manager, era quello di sviluppare nuove opportunità. Vi lavorai alacremente, riuscendo a conseguire gli obiettivi prefissati. La seconda storia ha inizio nel 1996, quando la società Seufert Verpackungen GmbH andò in amministrazione controllata. Nonostante il verificarsi di questa spiacevole circostanza, tutti noi continuammo, con grande motivazione, a lavorare per trovare una soluzione e consentire al business di sopravvivere. Dal momento che da parte nostra c’era una forte motivazione nel raggiungere questo obiettivo, l’unica preoccupazione era quella di convincere i clienti a restare con noi. Usammo le nostre macchine private - le macchine aziendali erano state restituite alla società di leasing - per incontrare i nostri clienti in Europa e parlare con loro. E riuscimmo nell’opera di convincimento! Più dell’80% dei nostri clienti decise di restare con noi. Successivamente 13 dipendenti di Seufert decisero di acquistare la società della quale sono attualmente a capo insieme al mio collega Thiemo Burkardt da circa 5 anni.

Nella pagina precedente, Thomas Pfaff, Amministratore Delegato di Seufert Transparente Verpackungen GmbH. Sopra, “Take home carton”: presentazione creativa di packaging e soluzione per il trasporto. In alto, elegante presentazione di prelibatezze esclusive.

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Cosa rappresenta Seufert per te? È la mia famiglia. Devo davvero tanto a questa società e a tutte le persone eccezionali che ho incontrato qui. Che cosa rappresenta l’innovazione per Seufert? Creiamo un packaging personalizzato per ciascun prodotto che i clienti ci inviano. Ciò significa che il nostro packaging non è mai presentato sul catalogo ma fatto su misura per meglio rispondere alle specificità di ciascun progetto. In altre parole, dobbiamo essere creativi e sviluppare packaging innovativi ogni giorno. Questo è ciò che i clienti si aspettano ed è ciò che rende così entusiasmante il nostro lavoro. Lo abbiamo denominato “Arte delle soluzioni trasparenti del packaging!”. Quali sono le vostre fonti per l’innovazione? In questo dipendiamo moltissimo dalla passione dei nostri dipendenti e dalle loro collaborazioni interne. L’innovazione non proviene da una sola persona, ma è il risultato del lavoro di più persone provenienti da aree differenti: i creativi per le nuove idee, i tecnici per fare sì che queste idee funzionino e i venditori per catturare l’interesse dei clienti. Mi ritengo molto fortunato ad avere un team così entusiasta e sempre desideroso di dar vita a nuove idee. In oltre 40 anni di attività quali sono state le principali innovazioni del gruppo da te guidato? Ci sono tante innovazioni che abbiamo realizzato in relazione alla tecnologia e alla creatività ma lo sviluppo, messo in atto dalla precedente società Seufert Verpackungen, del “Soft Crease” nel 1970 è stato davvero stupefacente. Si tratta di un sistema ad alta frequenza che permette di montare molto facilmente le scatole in materiali trasparenti. Tale innovazione ha permesso di utilizzare le nostre scatole su qualsiasi macchinario per OPINION LEADER 97


il confezionamento automatico. La tecnologia fu tanto eccellente da convincere molte aziende, sparse nel mondo, a comprare le licenze per poterla utilizzare nelle loro produzioni. Successivamente, Seufert e il suo KLARFALTBOX diventarono un brand conosciuto a livello internazionale. Siete ai primi posti al mondo tra le aziende che adottano soluzioni environmentally friendly, come siete arrivati a questa scelta? Ritengo che tutti siano consapevoli dell’importanza di lavorare in modo ecosostenibile. Il PET sta diventando sempre più importante. Malgrado l’uso di materie plastiche sia ormai quotidiano, la percezione comune di tali materiali non è ancora positiva. Solo per darvi un esempio, pensando alle automobili, uno dei materiali maggiormente utilizzati è la plastica. Nel settore delle bottiglie si sta utilizzando sempre più frequentemente il PET. Più del 50% della produzione globale di poliestere confluisce nell’industria tessile. Ci sono tante possibilità di trasformare il PET in modo ecosostenibile. Seufert è in grado di offrire un materiale R-PET che contiene fino all’85% di PET, riciclato. C’è anche il PLA (acid Polylactic), ottenuto da fonti rinnovabili come i cereali, che è biodegradabile.

Sopra, Seufert porta la propria eccellenza anche negli articoli promozionali e… nei libri. In alto a destra, sede legale e stabilimento di produzione a Rodgau, vicino a Francoforte, Germania.

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Una delle ultime misure adottate è stata quella di arrivare a produrre il nostro packaging ad emissione zero di Co2. I nostri clienti hanno la possibilità di compensare le emissioni di Co2, prodotte durante le diverse fasi produttive, acquistando attestati per progetti di alta qualità per la protezione del clima. Quali Paesi rappresentano il vostro mercato? Il nostro mercato principale è ancora la Germania, ma abbiamo clienti in tanti altri Paesi Europei. Abbiamo venditori ovunque per consentire un contatto diretto con la maggioranza dei nostri clienti, ad esempio in Italia, Francia, Gran Bretagna e Polonia. La vostra qualità si traduce anche nelle diverse applicazioni offerte per i vari materiali disponibili. Quali sono le principali? Il packaging trasparente è utilizzato in molti settori industriali. L’applicazione più frequente è nella cosmesi, dove i profumi o i trucchi sono, ad esempio, presentati in eleganti scatole trasparenti. Il secondo settore è il confectionery seguito a ruota da food e beverage. Le nostre confezioni sono inoltre utilizzate anche per articoli di cancelleria, utensili da cucina, decorazioni e molto altro. Tutto ruota, quindi, attorno alla trasparenza. Ad esempio, abbiamo ideato un packaging speciale per


Seufert, the “tailor made” packaging company.

un’azienda artigianale di porcellane, Kahla. Si tratta di una scatola trasparente che mostra e valorizza le eccezionali tazze e piattini creati con abile maestria. La tazza sembra volare grazie ad un particolare supporto trasparente che permette di vedere le decorazioni sul piattino. È stata la “tazza volante” a vincere un premio nel 2003 nella German Packaging Design e il World Star. Quanto incide la creatività nel vostro lavoro per attirare l’attenzione del consumatore? Il nostro slogan è “Packed with inspiration”. Il packaging aiuta a differenziare un prodotto da un altro, e per questo motivo dobbiamo avere idee innovative

che portino il consumatore ad acquistare il prodotto delle nostre aziende clienti. Il tuo stile direzionale rispecchia l’approccio che hai quotidianamente al di fuori dell’azienda? Questa è una domanda che dovresti fare a mia moglie con la quale vivo da 28 anni. Abbiamo il piacere di avere qui con noi Salvatore Arena, impiegato nel reparto di alta frequenza; chi è Thomas Pfaff nel quotidiano? Conosco Thomas Pfaff da molto tempo, sin da quando ho iniziato a lavorare per Seufert. Conosce i dipendenti e quando cammina lungo i corridoi dell’azienda li incontra tutti personalmente. Si nota chiaramente quanto per lui sia importante ogni singolo e non solo l’azienda nella sua totalità. Cosa significa per te lavorare per Seufert Transparente Verpackungen GmbH? Lavoro da molti anni per Seufert e ciò mi rende molto felice. Così quando l’azienda si trovò in difficoltà, agli inizi del 1990, per me fu naturale far parte del gruppo di dipendenti che la acquistarono. Fu grandioso riuscire a far sopravvivere la società e a consentirle di avere un futuro.

di Fabio Operti

Una confezione regalo per cosmetici.

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Seufert, the “tailor made” packaging

COMPANY

Let’s think about a craftsman’s precision and attention to detail. Let’s focus on the skills that make a product unique and inimitable… Well, in Germany you can find a company that succeeded in bringing these skills to an industrial level! Let’s discover it!

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pinion Leader continues its search for “excellent companies” that stand out in their industry, becoming out and out leaders on the market. And this time we have chosen Seufert Transparente Verpackungen GmbH, the most important German company specialising in high quality transparent packaging solutions. Seufert continues to branch out to many European countries and pays close attention to the emerging

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markets. To find out all about Seufert’s secrets we have interviewed one of the Managing Directors, Thomas Pfaff, who allowed us to investigate and discover the ingredients of building a successful company. Thomas, all stories have their starting point...when did yours begin at Seufert? There are actually two stories. The first one started in 1983 when I began working as an apprentice at Seufert’s sales administration office. After I finished


my apprenticeship the management of the time offered me my own sales area straight away. As an Account Manager my task was to develop new sales opportunities which I worked hard for and delivered. The second story begun in 1996, when the company Seufert Verpackungen GmbH went into receivership. Despite this dreadful fact we were still motivated to find a solution and keep the business alive. As we were highly motivated, we only had to convince our customers to stay with us. Using our own cars - the leased business cars had been returned to the leasing company - we visited all of our customers around Europe and talked to them. And we managed to convince them! More than 80% of our customers stayed with us. Meanwhile, the receiver tried to find third parties to buy our company but no one was interested. So, in the end, thirteen Seufert employees decided to buy their own company, which we did on the 1st of March 1997 as an MBO. I became Sales Director and the right hand man of our new MD, Günther Burkardt as well. After climbing up to the top of the internal corporate ladder, I’ve been leading the company with my colleague Thiemo Burkardt for about five years now. What does Seufert mean to you? It feels like a family to me. I owe a lot to this company and to all the brilliant people I have met there.

Left, elegant presentation of exclusive delicacies. Above, Seufert is not only producing clear folding boxes but also sleeves for promotional items and… books.

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What does innovation represent for Seufert? We develop customised packaging for each product our customers send us. This means our packaging is never from the catalogue but made to measure for each individual project. In other words, we need to be creative and develop innovative packaging every day. This is what our customers expect and that is what makes our work so exciting every day. We call it the “Art of transparent packaging solutions!”. What are your innovation sources? We depend a lot on our passionate employees and on their internal collaboration. Because innovation does not come from one person but is the result of the work of several people from different areas: creative people for the new ideas, technical people for making sure these ideas work and sales people for ensuring the interest of our customer is met. I am very happy to have a very enthusiastic team who are always keen to develop new ideas. Over the last 40 years, which have been the most important innovations made by your company? Oh boy, there are so many innovations we made with regard to technology and creativity. But the development of the “Soft Crease” in the 1970s, during the time of the former company, a high frequency system to effortlessly assemble transparent boxes, was just earth

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Above, promotional cosmetics pack.

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Seufert, the “tailor made” packaging company. shattering. It meant that from then on our transparent plastic boxes could be assembled automatically. The technology was so amazing that a lot of companies in many countries across the globe bought the licence to manufacture their products on the base of this fantastic technology. From then on, Seufert and its KLARFALTBOX was a well-known brand on an international level. You were one of the first companies in the industry to adopt environmentally-friendly solutions; could you tell us about the measures you took? I think everybody is aware of the importance of working in a sustainable way. When talking about PET, this becomes even more important because plastic does not have a good image even though we use it on a daily basis. Just to give you some examples: one of the materials most commonly used in car manufacturing is plastic; the bottle industry is using more and more PET; and more than 50% of the entire global polyester production goes into textile. There are many ways to work with PET in a sustainable manner. We offer the material R-PET which contains up to 85% recycled PET. There is also PLA (Polylactic acid) made by renewable resources such as corn, which is biodegradable. One of our latest measures has been to introduce carbon neutral printing of our packaging. Our customers have now the option of offsetting the CO2 emissions produced during the manufacturing, printing and transformation into its final packaging form, by purchasing certificates of high quality climate protection projects. In which countries are you present? Although our main market is still Germany, we do have customers in many different nations throughout Europe. We have sales representatives in half a dozen countries to allow direct contact with most of our customers, for example in Italy, France, Great Britain and Poland. The company’s quality is clearly visible through the materials used for various applications; which ones are the most important? Transparent packaging is used in many different industries. The first that comes to mind is probably the cosmetics market where perfumes or makeup, for example, are presented in elegant transparent promotional boxes. Then there is the confectionary industry, of course, and food and drinks in general that are promoted in high-quality clear packaging. But you will even find our products in sectors such as stationary, books, cooking utensils, decoration and many more. So it is all about transparent promotion. For example, we developed a special packaging for the porcelain manufacturer Kahla. It is a clear folding box to display their cleverly designed cup and saucer. The cup was “flying” thanks to a special transparent construction so that everybody

could admire the artwork on the saucer. This “flying cup” won an award at the 2003 German Packaging Design competition and the World Star. What kind of impact does creativity have on your day-to-day job of attracting the customer’s attention? Our claim is “Packed with inspiration”. Packaging helps to differentiate one product from another, so we need to be inspired and come up with creative ideas to make the final customer in the shop who wants to buy our customer’s product. Does your professional style reflect your approach to life outside the company? You have to ask this question to my wife who I have been living with for the last 28 years. We have the pleasure of talking to Salvatore Arena, an employee of the high frequency department; Salvatore, what is Thomas Pfaff like in everyday life? I’ve known Thomas Pfaff for a very long time, since I started at Seufert. He knows all the employees and when he walks around the company he greets everybody personally. You see that everybody and the whole company are very important to him. What does working for Seufert Transparente Verpackungen GmbH mean to you? I have spent many years of my life working for Seufert and I am very happy about that. So when the company got into trouble at the beginning of the 1990s, it came naturally to me to be part of the group of employees which bought the company. It felt great being able to help keeping the company alive and give it a future. by Fabio Operti

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MOUNTAIN

THERAPY Alle pendici del Monte Bianco, nella splendida vallata valdostana ricca di storia e tradizioni, sorge una meravigliosa baita. Luogo incontaminato e paradiso per i sensi, vi darà la possibilità di riscoprire voi stessi rigenerando corpo e spirito. Andiamo a scoprire il “Castello di Darany”

N

ascosto in un vecchio borgo, dove il tempo scorre lento e sereno così come i suoi pochi abitanti, il “Castello di Darany” (www.ilcastellodidarany.com) rappresenta un rifugio per certi aspetti quasi fiabesco. Le radici misteriose di questo luogo vi trasporteranno in un’atmosfera magica e un ambiente discreto allo stesso tempo dove nessun rumore, né distrazione, potranno scalfire questo tempio di pace a pochi minuti da Courmayeur e dal centro di Aosta. Pensato per chi desideri ritrovare una dimensione più umana e disintossicarsi dalla città, il “Castello di Darany” è formato da quattro aree ben distinte e indipendenti l’una dall’altra. Al primo piano troviamo l’habitat Giallo, destinato alla famiglia e ai genitori, con una grande zona living con cucina, camera da letto matrimoniale e bagno.

A sinistra, uno scorcio del giardino interno, curato ogni giorno. Sopra, soggiorno con sala da pranzo dell’habitat Giallo.

Adiacente all’habitat Giallo vi è l’habitat Bianco destinato ai giovani e agli amici, con camera da letto, bagno e zona living con cucina e camino. Un ambiente perfetto per le serate in allegria o per un ritaglio di tempo in relax. Al piano terra, invece, troviamo l’habitat Rosso, molto intimo, immaginato per accogliere coppie di qualsiasi età. La grande sala con il camino vi lascerà un ricordo indimenticabile, magari accompagnato dalle prelibatezze dello chef del castello (su richiesta). Inoltre questo appartamento può essere adibito anche a ospitare una zona studio dove ispirarsi nel proprio lavoro e ricercare stimoli creativi. Al piano dell’habitat Rosso si estende un’incantevole area verde, che si sviluppa su tre livelli. Al primo livello “La Terrazza”, caratterizzata dal movimento delle scale ritagliate nella pietra ed esaltate nel loro splendore da punti

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Sopra, una suggestiva stanza dell’habitat Rosso. A destra, angolo relax nel “Giardino Segreto”. Sotto, vasca idromassaggio, sauna e una veduta panoramica della valle che si apprezza dal castello.

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MOUNTAIN THERAPY

luce su ogni gradino; a dominare la terrazza troviamo un maestoso ciliegio. Al secondo “Il Giardino Zen”, pieno di fiori e piante profumate; sotto il glicine si scopre una veranda che domina su tutto il promontorio, con due pareti panoramiche in vetro e un’antica scrivania dove si può apprezzare il calore di un romantico camino. Al terzo livello invece troviamo “Il Giardino Segreto”, in cui verrà naturale rilassarsi all’ombra di un vecchio noce e, volendo, allestire il “cinema sotto le stelle”. Di fianco alla porta dell’habitat Rosso, raggiungiamo l’ultima area dove ci attende un’antica porta in legno che dà accesso alla “Pietra del Sogno”, una taverna dalle volte in pietra. All’interno scoviamo una seconda porta: sembra l’entrata di una locanda, con una lanterna e un vecchio tronco inciso nel 1674, in cui un immaginario viandante può riposare, rinfrescandosi alla fontana e sbirciare i locandieri attraverso i vetri di una finestrella. Sull’altro lato, una porta in cristallo e acciaio invita ad addentrarsi nel cuore della taverna, dove ad attendervi ci saranno una piccola spa con sauna e vasca idromassaggio. Il “Castello di Darany” rappresenta il rifugio per ritrovare il vero benessere, inteso come farsi del bene, stare bene e voler bene. di Fabio Operti

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fashion

FILM Una produzione OPL Magazine. Attori protagonisti: abbigliamento e accessori. Genere: trendy/glamour. Durata: tutta la stagione F/W 2012. Distribuito: solo nei migliori guardaroba. OPINION LEADER 111


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via le calze, ci pensa

RED!

Una serata all’insegna dello stile, dell’innovazione e del divertimento. È così che i due giovani fratelli Marazzini hanno presentato le calze Red

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na serata spensierata e divertente quella che Red - brand del gruppo Rede, storico calzificio di Parabiago - ha organizzato per presentare quello che sarà il prodotto distintivo dell’azienda: una grintosa calza rosso fuoco. Giovanni e Michele Marazzini, i giovanissimi titolari di Red, hanno sfidato l’ormai persistente crisi, creando un marchio forte e innovativo che porta con sé i geni dell’esperienza decennale dell’azienda di famiglia Rede. “RED IS THE NEW BLACK”: è così che recita la provocante campagna pubblicitaria ideata dal Direttore Creativo di Opinion Leader, Salvatore De Martino. All’altezza della provocazione, la sfida lanciata agli ospiti invitati a sedersi su un trono scarlatto per cambiare il loro calzino con una rossissima calza Red. Il nuovo prodotto icona firmato Red non è una semplice “calza” ma un vero e proprio accessorio, pensato per l’uomo di stile che ama distinguersi con un tocco di colore in ogni occasione. Proprio per questo all’evento, un’esclusiva della redazione di Style e del gruppo editoriale RCS, è stato chiesto agli ospiti di “osare” e togliersi le proprie calze per indossarne un paio - rigorosamente rosso - regalato dallo storico calzificio. Il “cambio calza” ha generato grande curiosità e partecipazione anche da parte di tutti gli invitati e alcuni volti noti come la giornalista ed ex Miss Italia Daniela Ferolla, il conduttore e attore comico Paolo Ruffini e il direttore della testata Style Magazine Carlo Montanaro. Giornalisti, ospiti e VIP non sono sfuggiti all’obiettivo del fotografo che li ha catturati mentre hanno provato, indossato e scoperto le fiammeggianti calze Red. Un evento informale e divertente dunque, che si è tenuto nei pressi della nuovissima zona pedonale di Porta Nuova che collega Corso Como alla Stazione Garibaldi. La serata è stata infatti ospitata nell’esclusivo store di High-Tech Milano, l’emporio milanese della creatività e dell’innovazione nel campo degli oggetti e dell’arredamento per la casa. Il multi-open space si è legato perfettamente con il prodotto, gli ospiti e la serata, che sono stati tutti sinonimo di stili innovativi e tendenze d’avanguardia. Una speciale collaborazione con High-Tech, ha inoltre, permesso la vendita esclusiva dei prodotti della collezione Red, per tutto il mese di novembre. La divertente fotogallery della serata è stata pubblicata sul sito aziendale del nuovo calzificio, che riassume appieno la filosofia “RED IS THE NEW BLACK”, nella quale a diventare protagonista è il rosso che irrompe nel guardaroba, rubando la scena ai classici toni scuri dell’inverno. Una cosa è certa: il calzino Red non è la classica calza, ma un prodotto icona con un carattere chic e grintoso, percepibile anche nelle provocatorie campagne pubblicitarie dal titolo “Sox Appeal”, che fanno di questo accessorio un’arma di seduzione.

di Marta Lamanna 1 - Very Red Guests: affiatatissimi e grandi amici, Mario Colangelo, Ruggero Cornetta, Michele Urbino, Chiara Migliardi, Giulia Cestaro, Francesca Personi e Simona Saccone. 2 - La collezione Red da High-Tech Milano. 3 - Giovanni e Michele Marazzini, titolari di Red, con Miss Italia 2001, Daniela Ferolla. 4 - Un simpatico Paolo Ruffini che “assapora” lo stile di Red. 5 - L’ingresso, da Red Carpet, dell’esclusivo store High-Tech Milano. 6 - La campagna pubblicitaria Red che ‘arreda’ lo store. 7 - Carlo Montanaro, Direttore di Style Magazine, seduto sulla poltrona fiammeggiante al centro dell’evento Red. 8 - Un ospite alle prese con il cambio calza! 9 - Belle, sono belle… ma queste calze saranno anche buone? Nella foto Daniele Ruosi. OPINION LEADER 123


una spugna marina stella del

CINEMA

Più di 200 episodi, 13 anni di produzione, 9 stagioni e 3 film: oggi anche un episodio speciale girato in Stop-Motion

È

quadrato e giallo, ha un sorriso smagliante a due denti, vive in un’ananas nella ridente città sottomarina di Bikini Bottom ed è uno dei personaggi animati più amati del momento. SpongeBob Square Pants (questo il nome per esteso) è sicuramente uno degli esempi più lampanti di come dalla passione per il proprio lavoro possa scaturire un gran successo. Creata nel 1999 dal biologo marino con l’hobby del disegno, Stephen Hillenburg, questa simpatica spugna gialla ha catturato l’attenzione di oltre 100.000.000 telespettatori su tutti i canali Nickelodeon nel mondo. L’amore per il mare e la semplicità dei personaggi sono stati sicuramente gli elementi fondamentali che hanno fatto di questa serie animata un grandissimo fenomeno della cultura pop

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che, da oltre 12 anni consecutivi, rappresenta il programma d’animazione numero uno di Nickelodeon per il target bambini 2-11. Dopo cinque anni di serie tv, nel 2004 venne lanciato il primo film di SpongeBob, titolo originale The SpongeBob SquarePants Movie, che ha incassato 140 milioni di dollari nelle sale di tutto il mondo. Ma non è tutto. Dopo più di 200 episodi e 9 stagioni, Nickelodeon - brand numero uno al mondo nell’intrattenimento di ragazzi e famiglie - sorprende il suo pubblico reinventando uno dei personaggi più amati degli ultimi tempi, attraverso la realizzazione di uno speciale episodio tridimensionale che sarà destinato a diventare un classico nella programmazione natalizia. A fine novembre, infatti, sono state terminate a Los Angeles le riprese del nuovissimo episodio girato in


Stop-Motion della fortunata serie animata. La speciale puntata intitolata “Il Natale di SpongeBob” è andata in onda in anteprima proprio questo 25 dicembre. Dopo anni di successi e milioni di telespettatori, SpongeBob e gli abitanti della città sottomarina di Bikini Bottom sono tornati in una puntata inedita, ideata e pensata proprio per celebrare le feste natalizie. L’episodio è stato diretto dal produttore esecutivo Paul Tibbitt, che ha lavorato a stretto contatto con Steve Hillenburg (creatore), Vincent Waller (direttore creativo) e un team di creativi (tra cui lo studio Screen Novelties), per rielaborare tutti i personaggi di Bikini Bottom in figure tridimensionali. L’episodio di 30 minuti, girato con una particolare tecnica di ripresa cinematografica e di animazione, ha richiesto tempistiche di lavorazione molto lunghe: pensate, infatti, che per soli 6 secondi di film servono 24 ore di lavorazione! La trama è stata ideata da Tom Kenny - la voce di SpongeBob - e i nostri amici animati si trovano alle prese con un Natale un po’ movimentato! La sorte del Natale, infatti, dipende

Nella pagina precedente, un’immagine dello speciale episodio di Natale, girato in Stop-Motion. Sopra, i due personaggi più amati della serie: SpongeBob e il suo migliore amico Patrick, con il nuovo look tridimensionale!

interamente da SpongeBob, l’unico in tutta Bikini Bottom a essere immune all’effetto del Malvagionium, la torta che Plankton (l’acerrimo nemico di Mr. Krabs) ha ideato per ottenere la ricetta segreta dello squisito Patty Krabby. Ma c’è un’altra buona notizia. Un nuovo lungometraggio, basato sulle avventure di SpongeBob è infatti previsto per la fine del 2014. Ad annunciare la decisione della Paramount Pictures è stato il presidente della Viacom, Philippe Dauman. Ma l’attesa è ancora lunga e a noi non resta che goderci tutte le fantastiche avventure di Bikini Bottom, in onda solo su Nickelodeon (canale 605-606 di Sky)! Con la sua vocina squillante, il suo spiccato senso pratico e i suoi due occhioni azzurri, SpongeBob ci fa tornare un po’ indietro nel tempo, quando bastava qualche disegno per farci divertire e sorridere. di Marta Lamanna

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SERVIZIO ABBONAMENTI

persone e cose che fanno la differenza

Per abbonarti a OPINION LEADER il magazine dedicato a persone e cose che fanno la differenza: abbonamenti@opinionleader.it

da un’idea di Alberto Vergani Direttore Responsabile Fabio Operti Art Director Alessia Pastori Hanno collaborato Pierfranco Argentiero, Silvia Barlascini, Anna Benzoni, Giovanni Berardi, Marta Lamanna, Salvatore De Martino, Nadia di Mauro, Simona Melli, Isabella Panzini, Maria Papavasileiou, Veronica Sormani, Yanek Sterzel, Vera Vanetti Segreteria Veronica Sormani Relazioni Pubbliche Francesca Andreoni, Isabella Panzini, Vera Vanetti Ufficio Marketing Pia Manzi Responsabile Produzione Pia Manzi Concessionaria Pubblicità Mama Records s.r.l. via Tadino, 20 - 20124 - Milano tel. 02.29406108 Nadia di Mauro Opinion Leader è edito da Opinion Leader s.r.l. via Tadino, 24 - 20124 - Milano tel. 02.29517780 www.opinionleader.it redazione@opinionleader.it Prezzo: 5,00 euro Registrazione Tribunale di Milano n. 446 del 9 luglio 2007 Stampa Linea Grafica S.r.l. - Via Della Borsa, 9 - Castelfranco Veneto (TV) Distributore: Parrini & C. S.p.A. - Divisione New Trade 00060 - Formello (RM) - via di Santa Cornelia, 9 20134 - Milano - viale Forlanini, 23

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