N. 5-8 Maggio Agosto
2017
Esce dal 1949
Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (Conv. In L. 27/02/04) Art. 1 Comma 1 - MP-NO / MENSILE - GENOVA ANNO LXVIII- N. 5-8/2017
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ollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria
IL RISCHIO CASE CONDONATE? UN FAKE LA SOLUZIONE? IL FASCICOLO DEL FAbBRICATO Gli ingegneri genovesi: «Cari ministri Padoan e Galletti, invitateci a fare gratis quello di casa vostra. Capirete» Sismica
Edilizia
Nautico
Ordine
Domande e risposte dopo la riclassificazione regionale
La legge 16 perde 60 articoli e tante contraddizioni: tutte le novità
Bolkestein: conoscerla meglio per difendersi
I programmi dei quattro Consigli liguri rinnovati
Mensile a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova
IL RULLO DI... ROLLI
Stefano Rolli Stefano Rolli, vignettista satirico, pubblica ogni giorno i suoi lavori sulla prima pagina del Secolo XIX commentando i fatti della politica e del costume locale, nazionale e internazionale. Inoltre collabora con alcune tra le maggiori testate ilaliane ed estere.
QUANDO L’ITALIA GIUNGE AL TERMINE – Come ci viene spesso ricordato, la lingua italiana è fra le belle e più ricche del mondo. Tanto che a volte ci si confonde. Prendiamo qualche termine rilanciato dai media dopo i crolli avvenuti nel corso del terremoto di agosto a Ischia, e diamo un’occhiata al dizionario (Rusconi, 2004) Abusivo: agg. fatto in modo illecito – Sinonimi: illegale, indebito, irregolare. Condóno: s.m. (giur.1) remissione parziale o totale di una pena; (giur.2) risarcimento in denaro di una irregolarità o di un illecito; Pericolo: s.m. situazione che può portare dei danni, non sicuro, che comporta danno; Rischio: s.m. eventualità di subire un danno, pericolo incombente – Sinonimi: Azzardo, ventura, avventato, aleatorio, temerario, imprudente; Sicuro: agg. di cosa che non presenta pericolo Sinonimi: Certo, confermato, garantito. Ne consegue che una costruzione può essere abusiva, perché costruita in maniera “illecita, illegale, indebita, irregolare”, o in alternativa “fuori norma”, in quanto mancante delle prescritte autorizzazioni amministrative: ma non è detto che per questo sia pericolosa. Anzi, avendo magari tutti i requisiti antisismici e statici, può essere sanata pagando una sanzione. Allo stesso modo, un immobile non abusivo, dotato di
tutti i permessi, può non offrire garanzie di resistenza strutturale, semplicemente perché quando è stato costruito nessuna legge le imponeva. Quindi sarà pure “a norma”, ma se arriva un terremoto crolla, mentre quello abusivo no. Ergo: è tecnicamente sbagliato considerare “tout court” insicuro un immobile costruito abusivamente e poi condonato o in attesa di condono (un recente studio Sogeea ci ha informati che in Italia sono 5 milioni gli immobili in questa situazione) come spesso abbiamo letto e sentito. Essere “a norma” ed essere “al sicuro” sono due concetti molto diversi (la sicurezza assoluta non esiste, quindi, più che “mettere in sicurezza” bisognerebbe dire “mitigare il rischio”, altrimenti si diffonde l’idea che la legge garantisce al 100% e ci si dimentica che in presenza di pericoli prevenire salva la vita). Con questo non si vuole certo giustificare in alcun modo l’abusivismo edilizio, ovviamente. Ma se imparassimo a usare le parole in modo corretto non contribuiremmo a distogliere l’attenzione dai veri problemi. Che in questo caso sono relativi alla conoscenza delle reali proprietà del patrimonio edilizio italiano. Il modo migliore per non guarire è non sapere di essere malati. G. San.
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post rullo LA STRANA RESISTENZA DEI PROPRIETARI A CONOSCERE LO STATO DEI PROPRI EDIFICI
IL FASCICOLO DEL FABBRICATO? SÌ, MA NIENTE CALCI NEGLI STINCHI Mentre torna il ciclico dibattito sulla “carta d’identità degli immobili”, stimolato anche da gravi fatti di cronaca come il recente terremoto, basta una cena in casa di amici per scoprire come per comprare un’auto o una moto sia normale fare una verifica preventiva, che i check-up sanitari siano ormai una norma, ma che valutare lo stato della propria abitazione sia un tabù che fa paura a molti. MAURIZIO MICHELINI
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ono a tavola, a casa di un amico. C’è tutta la sua felice famigliola. La televisione è accesa. Al telegiornale si ritorna sul recente terremoto a Ischia e lui mi chiede: «Ma è mai possibile che con una scossa così leggera crollino interi edifici? Queste cose non si potrebbero sapere prima?» Io, fiero di essere Ingegnere, rispondo: «Certo, cominciamo pure da casa tua. Noi conosciamo lo stato del nostro patrimonio immobiliare più sugli aspetti di natura burocratico-amministrativa che per quelli, come li chiamiamo tecnicamente, “prestazionali”. Questo perché, quando si acquista, ci si preoccupa dell’estetica, della vista, del prezzo, ma molto poco delle condizioni di salute reale dell’immobile e del livello di rischio del contesto in cui è stato costruito, come quello idrogeologico e sismico». Interviene la moglie, stranamente irritata dalla mia risposta: «Giusto per chiarire, guarda che questa casa l’abbiamo comprata con i soldi di mia madre, è stata ristrutturata da poco e il notaio ha detto che le carte sono tutte a posto, che siamo a norma, quindi NOI siamo al sicuro». La nonna, seduta su una poltrona più in là, con voce forte ma tremolante per i noti problemi alla dentiera, esclama: «Ingegnere, tutti questi problemi… ma ci faccia dormire tranquilli... è meglio non sapere... che se poi ci fosse davvero qualcosa che non va la casa si deprezza...» Sotto al tavolo mi arriva un calcione in una caviglia. È mia moglie e il messaggio è chiaro: chiudi la bocca! Ben presto avrei capito che come sempre aveva ragione. Ma sul momento replico convinto: «Mi scusi, Signora, è suo genero ad aver posto la domanda, che non è per nulla banale. Un immobile privo dei requisiti 2/
antisismici, se è stato realizzato prima della legge che li ha imposti, è a norma, ma non è certo sicuro! Sono concetti diversi, che vengono spesso confusi. Vede, questo fa parte proprio del mio lavoro: conoscere le prestazioni e le criticità dell’immobile e cercare le soluzioni per mitigare il rischio. Lei davvero non vorrebbe sapere se questa casa ha delle vulnerabilità che, ad occhio o dalle carte, non avete mai percepito? Magari c’è davvero un pericolo di crollo, giusto perché il vicino di sotto ha demolito maldestramente una parete e voi non lo avete mai saputo, o perché la collina di fronte è instabile e può franare. Non vorrebbe conoscere la portata del solaio prima di acquistare una piscinetta da terrazzo? Oppure, sapere se l’impianto di riscaldamento condominiale è giunto a fine vita e, prossimamente, rischiate di rimanere al freddo o di dover affrontare una spesa per cambiarlo?». Le mie parole si spengono nel silenzio generale. Le facce dei miei amici e della nonna, sono perplesse e intuisco che del ragionamento hanno capito solo la parte negativa, e che non gli è piaciuta
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affatto, menagramo che non sono altro... Cambio tattica, anche perché le mie caviglie, per quanto abituate… Così mi rivolgo alla nonna con un esempio che sembra proprio calzante: «Tra l’altro, proprio suo genero, grazie ad una visita preventiva in ospedale, ha scongiurato un brutto male, e questa sera stiamo festeggiando la sua completa guarigione. Cosa gli sarebbe successo se avesse preferito “non sapere”? Se avesse rifiutato gli esami del sangue, la biopsia e l’intervento chirurgico? Se avesse trattato il suo corpo così come lei si pone nei confronti della casa in cui vivete?». Con un tempismo insperato, uno dei due nipoti, quello più piccolo e vivace, proprio in quel momento indica col dito il grande lampadario antico appeso alla meglio proprio sopra alla testa della nonna, ed esclama: «Papà, guarda che quello prima o poi cade! Non è meglio spostare la poltrona?» L’anziana signora bisbiglia qualcosa che solo la figlia riesce a capire, io mi guadagno il secondo calcione sotto al (continua a pag. 4)
«Cari Ministri Padoan e Galletti, possiamo fare il fascicolo di casa vostra? Siamo convinti che capirete» Caro ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, caro ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Di “fascicolo del fabbricato”, ovvero della necessità di fornire di una sorta di carta di identità ogni immobile del nostro Paese, si parla ormai da circa vent’anni. Un argomento accompagnato da polemiche, progetti e audizioni parlamentari (dove ho avuto l’onore di partecipare direttamente, prima il con l’Associazione dei Master in Diritto Tributario dell’Università di Genova e poi con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e la Rete delle Professioni Tecniche, nella seduta n. 107 del 1.7.2014 della Commissione 6ª - Finanze e tesoro, dove abbiamo proposto di inserire il fascicolo del fabbricato nel cassetto fiscale, ampliando la scheda per la dichiarazione catastale già prevista dall’art. 56 del D.P.R. 1142/1949). Non so in quante aule parlamentari se n’è discusso, quanti governi ha attraversato. So che in questo momento, in Parlamento, giacciono un tot di proposte in attesa di discussione, che l’ANCI ha redatto uno studio sui tentativi, per lo più falliti, di diverse Regioni e di quelli realizzati con successo in qualche Comune (come l’art. 47 del Regolamento Edilizio del Comune di Milano, che già lo prevede come obbligo per gli edifici di nuova costruzione oppure oggetto di sostituzione o ristrutturazione edilizia e ampliamento). E intanto, ogni volta che succede un disastro, come gli ultimi terremoti, l’argomento torna dirompente sui giornali per qualche giorno, gli esperti riempiono di parole radio, Tg, carta stampata e siti internet, e poi tutto torna come prima. Così ho pensato che noi ingegneri genovesi e liguri, che siamo conosciuti come gente pragmatica e di poche parole, potremmo dare un contributo facendo qualcosa di concreto: Invitateci a casa vostra, cari Ministri, e ci faremo a carico di ogni onere tecnico ed economico occorrente per redigere un fascicolo del fabbricato di primo livello della vostra abitazione, per un’azione a beneficio della collettività. Garantiamo velocità, pulizia e massimo riserbo... Vi verrà consegnato un documento, regolarmente firmato e timbrato, contenente: - individuazione catastale, georeferenziazione, tipologia strutturale e fondazionale, epoca di costruzione, legittimazione realizzativa; - caratteristiche geometriche (rilievo dello stato attuale, con pianta e sezione); - regime vincolistico e rischi esterni (es. idrogeologico, sismico); - caratteristiche prestazionali (tipologia strutturale, portata solai, efficienza energetica e acustica, tipologia impianti, accessibilità in riferimento alle varie disabilità, requisiti di sicurezza antincendio e igienico sanitari); - eventuali elementi di criticità rispetto ai requisiti richiesti per considerare agibile e commerciabile l’immobile (il minimo per rispettare le norme cogenti ed essere in regola) e proposte di miglioramento;
- eventuali elementi di criticità rispetto ai requisiti richiesti per considerare l’immobile efficiente e sicuro (necessari per essere in regola e vivere sereni e sicuri) e proposte di miglioramento; - potenzialità di incremento volumetrico dell’immobile consentiti dallo strumento urbanistico o da altre norme di incentivazione (es. piano casa). Ci penseranno professionisti abilitati per le materie di propria competenza. Non fatevi intimorire dai termini, è un po’ come andare dal medico. E non prendetelo come un regalo immorale: stiamo parlando di qualche giorno di lavoro, a seconda del grado di conoscenza che si intende raggiungere e delle verifiche che occorre eseguire. Per noi l’importante è far capire quante informazioni da quel libretto possono uscire e che nemmeno voi magari sospettavate: se la casa può resistere o meno a un sisma, se è possibile installare una vasca con idromassaggio senza che crolli nell’appartamento del vicino di sotto, ecc. Come farlo diventare legge sarà affare vostro ma, per cortesia, fate in modo che stavolta si chiuda la partita. Può andare nella nuova delega al Governo per la riforma del catasto (quella contenuta nella Legge 23/2014 è scaduta). Oppure può essere istituito con una norma ad hoc, come il Disegno di Legge S.2826 “Misure in materia di tutela del territorio e disposizioni volte a istituire il fascicolo del fabbricato”, che delega le Regioni, presentato in Senato il 10.5.2017 ma non ancora esaminato. Noi chiediamo solo due cose: 1 - Che, su questo argomento, Pubblicità Progresso faccia una vasta campagna di informazione diretta ai cittadini, perché comprendano che conoscere le condizioni della casa in cui vivono è un atto di sicurezza come tenere in ordine l’auto, la moto o controllare il seno o la prostata. 2 - Che il governo ristabilisca le tariffe minime obbligatorie per le professioni tecniche, come mezzo di garanzia per i cittadini contro gli effetti della concorrenza sleale, in modo che non cadano nella trappola dei soliti stampatori di patacche che, con 50 euro, senza nemmeno andare sul posto, certificano e “mettono a norma” qualunque cosa, come già è successo per la certificazione energetica e per altri delicati settori professionali, perpetrando vere e proprie truffe. E non dite che l’Europa non consente i tariffari, perchè non è vero (vedi art. 5, comma 2, lettera g e comma 3 della Dir. 2006/123/CE c.d. Bolkestein; al punto 40 dei “Considerando” è previsto che la prevenzione dalla concorrenza sleale rientri tra i motivi imperativi di interesse generale che legittimano l’esistenza delle tariffe). Per il “libretto” di casa vostra, quando possiamo venire? Attendo un cortese cenno di riscontro, anche telefonico (347.1028993), e porgo i più cordiali saluti. Maurizio Michelini Presidente Ordine Ingegneri Genova
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tavolo, ma ormai sono lanciato: «Bravo - gli dico sei un grande, hai capito tutto! Ma lo sai che noi che studiamo queste cose chiamiamo quello che hai appena detto “consapevolezza del rischio” e “resilienza”? Tu hai individuato il pericolo e hai trovato una soluzione rapida, efficace ed economica per mitigarne gli effetti e poterci convivere. Però a quel lampadario, in effetti, una controllatina io la darei… ma una soluzione si trova sempre; noi ingegneri, del resto, ci siamo per questo!», concludo ridendo. Poi, rivolto al mio amico e alla moglie: «Allora, vi siete convinti? Lo facciamo un check-up di questo appartamento? Poi scriviamo tutto su un documento, e così avrete il vostro bel fascicolo del fabbricato. In una sezione indichiamo le caratteristiche prestazionali e i limiti di esercizio, come se fosse un manuale d’uso e manutenzione, e in un’altra ci mettiamo le eventuali criticità e i rimedi. Anche gli immobili si ammalano, ma esistono le cure, prescritte da noi professionisti tecnici e somministrate da artigiani e imprenditori edili. È come fare il tagliando-auto. Questo sarà il tagliando-casa. Poi ci sono io, siamo amici da anni, vi posso aiutare eccezionalmente anche gratis!». Pensavo di rilassarli, invece finisco in una tensione palpabile. La moglie del mio amico afferra rapidamente il telecomando, mette i cartoni animati e lo ammonisce, ma è chiaro che il destinatario sia io: «Perchè non cambiamo discorso? Ma cosa ti è saltato in mente di tirare fuori il terremoto adesso? Non vedi che stai spaventando i bambini... Mia madre ha ragione, cosa c’entra casa nostra, non è mica abusiva o condonata come quelle di cui parlano al telegiornale! E poi il tagliando auto è obbligatorio ma il fascicolo del fabbricato ho letto di no. Quando lo sarà penseremo anche a questa nuova gabella, come è stato per il bollino della caldaia e per tutte le altre burocrazie che ci propinano ogni anno. E il lampadario va bene così, c’è la dichiarazione di conformità dell’elettricista! Se non fossimo stati in regola il notaio non avrebbe rogitato!» Imbarazzato e perplesso, cado in un silenzio che, nonostante il senso di colpa, non mi si addice. Inizio a meditare. Penso che bisognerebbe parlarne in un convegno congiunto tra gli Ordini degli Ingegneri e degli Psicologi, per capire il motivo per cui, quando si acquista un’auto usata, la si verifica in ogni parte, magari chiamando un 4/
meccanico di fiducia, e la si sottopone a verifiche periodiche per viaggiare in sicurezza; mentre, quando si parla di immobili, la paura di scoprire una verità che non ci piace è così forte da indurre a decidere di non sapere quale siano le reali condizioni in cui versano e sperare che “vada tutto bene”. Avrei voluto dire che la dichiarazione di conformità del lampadario si riferisce solo alla parte elettrica, e non all’affidabilità dei sistemi di ancoraggio al soffitto. Avrei voluto precisare che avere una casa abusiva e poi condonata non vuol dire che questa sia a rischio di crollo. Avrei voluto aggiungere che non ho letto un solo articolo o visto un solo servizio tv che abbia spiegato che questo argomento è un ginepraio, che c’è molta superficialità e confusione, e che il rischio di procurare allarmismi non giustificati è altissimo. Non difendo certo coloro che commettono gli abusi, ma chi è del mestiere sa benissimo che, nell’ambito della procedura di sanatoria edilizia e urbanistica, deve essere accertato il pieno rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza statica e di prevenzione degli incendi e degli infortuni (vedi Legge 47/1985 c.d. primo condono, art. 35, comma 16). Al contrario, esistono migliaia di immobili costruiti alle pendici dei vulcani e in zone ad alta pericolosità sismica che, essendo antecedenti alle disposizioni di tutela (es. Legge 64/1974 anti sismica, Legge 1150/1942 urbanistica, ecc.), non possiedono alcun requisito di sicurezza, ma sono legittimamente agibili e commerciabili. Non sono edifici abusivi e non necessitano di condoni o verifiche statiche, ma chi li abita corre costantemente il rischio di morire. Però perfettamente “a norma”. Ed era proprio questo il caso del mio amico. Avrei voluto ricordare che molte delle verifiche che si intende rendere obbligatorie con il fascicolo del fabbricato lo sono già. Lo prevede l’art. 1130 c.c., comma 1, punto 6, che pone in capo all’amministratore l’obbligo di curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale, che deve contenere “ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza delle parti comuni dell’edificio”. Se entrasse in vigore la proposta di legge A.C. 3112 dell’11.5.2015, l’amministratore potrebbe incaricare il tecnico senza neppure la necessità dell’approvazione assembleare, vista l’importanza degli interessi da tute-
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lare. Costerebbe poco estenderla alle singole unità immobiliari, su richiesta dei proprietari. Lo prevede, nei luoghi di lavoro, l’art. 17 del D.Lgs. 81/2008, che pone in capo al datore di lavoro l’obbligo indelegabile di valutare tutti i rischi e redigere un documento. Invece finisco per dare retta a mia moglie… – anche perché non sembra, ma ha una potenza di tiro agli stinchi che fa paura - e cambiare discorso. Così noi maschi abbiamo virato a bomba sul calcio e le femmine sulle vacanze. I bambini si sono brasati davanti allo schermo della Tv e i ragazzini sullo smartphone, e la serata è tornata “nella norma”... Evidentemente, se si tenta di affrontare le cose in modo concreto e propositivo, partendo dal basso e invitando i singoli cittadini ad informarsi e adottare piccoli comportamenti virtuosi quotidiani, allora le persone tendono a chiudersi nel loro mondo di incertezza e di paura dell’ignoto, spaventate dalla consapevolezza di essere loro stesse parte del problema e di non avere la capacità o la voglia di impegnarsi per risolverlo. Probabilmente siamo ad un punto in cui il cittadino medio è mentalmente stanco per affrontare problemi che neppure sa di avere, vittima di una società sempre più governata da semplicismo e demagogia. Vede marcio ovunque, vive nel terrore di essere fregato, generando un clima di sospetto e pregiudizio talmente pressante da causare l’effetto contrario, ossia, la fuga di molti professionisti onesti e preparati che non sono disposti a svendersi, a sottoporsi ad estenuanti interrogatori assembleari e a difendersi da continui processi alle intenzioni. In particolare, tende a vedere noi tecnici come una lobby beneficiata dalla burocrazia, da interpellare solo se c’è un obbligo di legge. E, quando gli diamo l’agognata relazione, educatamente ci ringrazia, la mette in un cassetto senza leggerla e pensa: bene, finalmente sono in regola, ma non mi va proprio giù di dover pagare tutti questi soldi di onorario per un pezzo di carta... Deontologia vuole che proviamo a spiegargli cosa abbiamo scritto e a cosa serva il nostro lavoro, ma la risposta è quasi sempre la stessa: non si disturbi, tanto sono cose tecniche che non possiamo capire, l’importante è aver finalmente “chiuso la pratica”. «A proposito, se la pago in nero mi fa lo sconto?»
EDITORIALE IL VOTO PER I NUOVI CONSIGLI E LE NOVITÀ PER IL GIORNALE
ORDINI: DOPO ELEZIONI E CONGRESSI SI RIPARTE CON UNA NUOVA UNITÀ GIANFRANCO SANSALONE Direttore responsabile di A&B
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na sosta per A&B lunga quattro mesi, che necessita di alcune spiegazioni. L’ultimo numero è uscito con la copertina dedicata a un’analisi – ripresa da qualche testata nazionale – su come sia stato fuorviante attribuire in generale la caduta di ponti e viadotti autostradali a un fenomeno tipicamente italiano, mentre purtroppo episodi di questo tipo avvengono costantemente in ogni parte del mondo ed è studiando a fondo i casi più eclatanti che l’ingegneria ha fatto grandi passi avanti in questo ed altri settori. Questa è una rivista che si sforza di affrontare la cronaca, oltre che con i criteri giornalistici, applicando la visione “ingegneristica”; non cerca il colpevole di turno, ma tenta di spingersi a fondo nell’analisi dei fenomeni dannosi, non solo per individuarne le cause tecniche, ma anche per comprendere il contesto sociale e politico che li ha favoriti o ne impedisce la prevenzione. Ora, a fine agosto, A&B dedica buona parte della sua attenzione a un altro grande tema legato al terremoto di Ischia: le case sono crollate nonostante la scossa relativamente bassa. Da qui, la criminalizzazione dell’immobile abusivo e condonato o in attesa di condono. Ma se crollassero invece per problemi strutturali sconosciuti ai proprietari? Forse, sapendolo, li sistemerebbero, magari per non rischiare la vita… Anche da qui partono gli ingegneri genovesi per fare ad alcuni ministri una proposta provocatoria, ma non troppo (V. pag. 3), con l’intento di far approvare finalmente quel fascicolo del fabbricato di cui si parla da oltre vent’anni, e che sia una cosa seria, come un check-up medico. Ma torniamo alla sosta nell’uscita di A&B. In questi mesi le novità, all’interno dei quattro Ordini che compongono la Federazione ligure degli Ingegneri, non sono mancate, e purtroppo hanno avuto ripercussioni dirette sulla produzione del giornale, che si è trovato, per vari motivi, in condizioni di non uscire. Prima fra tutte la competizione elettorale, iniziata a maggio dall’Ordine di Imperia e terminata a fine luglio da quello di Savona, con un sistema di voto tra i più complessi della storia (due turni con quorum
molto alti e solo il terzo senza quorum, tutti con numerose giornate di votazione). Una campagna che in parte ha coinciso con quella delle “amministrative” in tutt’Italia, per il rinnovo di sindaci e Consigli comunali (voto dell’11 e del 25 giugno, che in Liguria ha determinato sensibili variazioni al quadro politico). Tornando agli Ordini, il “clima interno” non è stato tranquillo ovunque. Ovvia rivalità fra due formazioni elettorali alla Spezia e invece una forte tensione a Genova, dove il Consiglio uscente si è spaccato convergendo in due liste contrapposte: i contraccolpi sono stati rilevati da un quotidiano che nel titolo ha parlato di “veleni” in casa degli Ingegneri, e in effetti lettere, social e prese di posizione anche istituzionali hanno portato a un finale di campagna incandescente. I risultati sono stati “per fortuna” (detto senza alcun giudizio) così netti da evitare conteggi, polemiche e ricorsi, e tutto sembra essere subito rientrato nella normalità. Non rimane da augurarsi che i nuovi Consigli liguri sappiano affrontare nel miglior modo i nodi complessi di un territorio difficile, dialogando adeguatamente con le Istituzioni. Per tutto questo periodo è stato deciso dalla proprietà di non uscire con A&B. Intanto in settembre sarà rinnovata, com’è normale, anche la Federazione Regionale – organo associativo di diritto privato che rappresenta tutti gli Ordini provinciali liguri – ed è in corso un dibattito interno dei quattro Ordini sulla revisione dello Statuto per favorirne un’azione più snella, dinamica ed efficace. Dibattito su cui ha pesato anche la posizione di Savona, che da tempo chiedeva radicali modifiche statutarie fino a manifestare la decisione di uscire dal sodalizio, come si può leggere su A&B n. 3/42017 (pag. 15). Da qui un’ulteriore novità che riguarda direttamente il giornale: da questo numero l’Ordine degli Ingegneri di Genova ha esercitato il diritto statutario di riacquisire la proprietà esclusiva della testata, tornando all’assetto in cui era prima di porla in capo alla Federazione. Riguardo i contenuti, A&B continuerà a mantenere il suo respiro regionale, con i contributi dei quattro Ordini, e anzi amplierà ancora il suo sguardo. Presto un nuovo piano editoriale.
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EDITORIALE IL PROGRAMMA DI LAVORO DEL CNI DOPO IL CONGRESSO IN UMBRIA
ZAMBRANO: «DALLA MITIGAZIONE DEL RISCHIO, LE NOSTRE PRIORITÀ» Le politiche di prevenzione legati a sismica e problemi idrogeologici al centro di un piano a medio-lungo termine, che ha il fascicolo del fabbricato fra i primi obiettivi degli Ingegneri. Fra gli impegni più importanti: fiscalità semplificata e incentivi per l’aggregazione fra professionisti, parametri di riferimento per i compensi, certificazione delle competenze professionali, carta dei servizi con un elevato standard di prestazioni per gli iscritti.
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l rischio. Un elemento sempre presente nelle riflessioni degli ingegneri italiani, che operano in un Paese in larga parte legato alla cultura dell’emergenza, o almeno dovrebbe esserlo. Non per caso alla fine di giugno – dal 27 al 30 – abbiamo scelto per il nostro il Congresso nazionale un contesto ambientale, quello dell’Umbria, che questo concetto lo conosce assai bene. Accompagnati dalla splendida e rassicurante vista di quel gioiello architettonico che è Assisi, ci siamo interrogati sulle varie declinazioni proprio del rischio. Mi riferisco, certo, a quelli sismico e idrogeologico, che riguardano da vicino larghi tratti del nostro territorio, ma anche alle sfide che nel prossimo futuro noi ingegneri siamo chiamati ad affrontare e a vincere. Ne è scaturita una discussione ricca e vivace, cui hanno dato il loro prezioso contributo i relatori e, al tempo stesso, i partecipanti che per tre giorni hanno affollato la platea del Teatro Lyrick. Nella giornata conclusiva abbiamo tirato le fila del dibattito fissando una serie di punti che costituiranno l’indirizzo politico del Consiglio Nazionale e degli Ordini territoriali nell’immediato futuro. Uno dei temi centrali, naturalmente, resta quello delle politiche di prevenzione dal rischio. In questo senso proseguiremo
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ARMANDO ZAMBRANO Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri
nella nostra intensa azione presso le forze di Governo, in sinergia con la Rete delle Professioni Tecniche. L’obiettivo è porre in essere concretamente un piano a medio-lungo termine di prevenzione e di mitigazione del rischio sismico. Ciò dovrà avvenire attraverso una politica diagnostica e di conoscenza che, a nostro avviso, dovrà necessariamente sfociare nell’attuazione del fascicolo del fabbricato, uno strumento che gli ingegneri e tutti i professionisti tecnici ritengono indispensabile. La nostra attenzione, poi, sarà rivolta alle mutate esigenze degli ingegneri, provati, al pari degli altri professionisti, da anni di crisi economica. Promuoveremo, presso tutte le sedi istituzionali, l’adozione di misure di incentivazione economica ed una fiscalità semplificata per le forme di aggregazione tra professionisti, anche sull’esempio delle agevolazioni previste per le start-up innovative. Inoltre punteremo a definire gli standard prestazionali degli ingegneri, anche facendo tesoro delle esperienze maturate in altri Paesi europei, ai quali dovranno corrispondere parametri economici di riferimento relativi ai compensi. Infine, è necessario proiettare verso il futuro l’attività e l’organizzazione degli Ordini che, con una formula sintetica, dovranno diventare Ordini 2.0. A partire dalla questione della formazione che dovrà essere finalizzata al rafforzamento dell’identità della figura dell’ingegnere. In questo senso ci impegneremo a promuovere la certificazione delle competenze professionali su base volontaria. Inoltre lavoreremo allo sviluppo di una Carta dei servizi che garantisca a tutti gli iscritti uno standard di prestazioni che il sistema ordinistico deve garantire uniformemente su tutto il territorio nazionale. Sono tutte sfide importanti che comportano rischi, ma gli ingegneri italiani sono pronte a raccoglierle.
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Qui Ordine GENOVA – IL RINNOVO DEL CONSIGLIO DELL’ORDINE
MICHELINI: «FACCIAMO VINCERE L’ORGOGLIO DELLA PROFESSIONE» Con la nostra autonomia, ma anche con le regole deontologiche e gli obblighi che ci derivano dalle responsabilità verso la categoria, la pubblica amministrazione e i cittadini, rafforziamo il nostro ruolo di punto di riferimento che ci viene dalla conoscenza e dalla funzione di risolutori di problemi MAURIZIO MICHELINI Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Genova dal 7 luglio 2017 Cell 347.1028993
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arissimi colleghi, amici e lettori, il più antico documento italiano in cui appaia il termine di Ingegnere è un rogito steso nella casa dei canonici di San Lorenzo a Genova, il 19 aprile 1195 (rif. Treccani). Non può essere un caso... L’ingegneria è la disciplina, a forte connotazione tecnicoscientifica, che ha come obiettivo l’applicazione di conoscenze e risultati delle scienze matematiche, fisiche e naturali per produrre sistemi e soluzioni in grado di soddisfare esigenze tecniche e materiali della società attraverso le fasi della progettazione, realizzazione e gestione degli stessi (rif. Wikipedia). L’Ingegneria è ovunque, ci circonda, ci avvolge. Ma essere Ingegnere non vuol dire solo praticare l’Ingegneria. L’Ingegnere supera il concetto stesso di Ingegneria e, grazie alla sua impostazione mentale tesa alla ricerca di soluzioni innovative, può contribuire allo sviluppo di qualsiasi altra disciplina, e non solo tecnica. Non si tratta solo di un titolo di studio, ma di un modo di vivere e di pensare, che dura per sempre.
Ed è qui che può e deve intervenire l’Ordine professionale, inteso come casa e punto di riferimento per tutti coloro che hanno scelto di laurearsi e di sostenere l’esame di Stato, e non solo come ente pubblico custode e controllore di un elenco di nominativi abilitati a svolgere la professione. Sarebbe riduttivo e anacronistico. L’Ordine deve stare a fianco dei colleghi per accrescerne le competenze e favorire nuove e migliori opportunità lavorative, affinché sia garantito il diritto Costituzionale ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto nell’esercizio della professione in ogni sua forma, libera o subordinata, pubblica o privata. Lavorare bene, con soddisfazione, per vivere con dignità e contribuire allo sviluppo sostenibile della società. L’iscrizione all’Ordine deve andare oltre al mero elemento impositivo che la legge prevede per chi vuole esercitare la professione. Deve essere un piacere più che un dovere. L’Ordine di Genova ha già dimostrato di essere un luogo sinergico dove condividere le proprie esperienze con i colleghi, nei gruppi di lavoro o nelle tavole rotonde, per sentirsi parte di una comunità che si evolve, che cresce culturalmente, aperta al mondo esterno e sempre pronta a trovare soluzioni efficaci a qualsiasi problema. Continueremo su questa strada, sfruttando appieno l’autonomia che la legge ci attribuisce, consentendoci di disciplinare con regolamenti le nostre attribuzioni. Siamo “una città nella città”, con obblighi di legge affiancati da regole di convivenza dettate dal codice deontologico, predisposto e approvato da un Consiglio Da sinistra, seduti, gli Ingegneri: Vittorio Bruzzo, Matteo Gentile, Michele Lanza, Gianni Vernazza, Claudio eletto dagli iscritti, e sanzioni per chi non le osserFirpo, Felice Lombardo. In piedi, sempre da sinistra: Fausto Aristide Massardo, Andrea Chiaiso, Greta Gualco, Maurizio Michelini, Paolo Costa, Enrico Sterpi, Deborah Savio, Alfonso Russo, Arturo Antonelli.
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Qui Ordine va, comminate a seguito di giudizio da parte di un Consiglio di disciplina terzo e indipendente. C’è poi l’obbligo di formazione professionale obbligatoria, che intendiamo valorizzare coinvolgendo nelle docenze le eccellenze presenti tra i nostri iscritti, anche grazie ad una sempre più stretta sinergia con l’Università e con il mondo della ricerca. Per questo ritengo che un Ordinamento professionale moderno, oltre ai tradizionali compiti d’ufficio, debba costituire fonte di ispirazione e supporto per la Politica e la Pubblica Amministrazione, nell’ottica dell’efficienza e della semplificazione normativa, nell’interesse della nostra categoria e dell’intera collettività. Lo dice il buon senso. Ma lo dice anche la legge. Il Regio Decreto 23 ottobre 1925, n. 2537, all’art. 37 punto 6, pone tra i doveri d’ufficio dell’Ordine degli Ingegneri e degli Architetti quello di dare «i pareri che fossero richiesti dalle pubbliche amministrazioni su argomenti attinenti alle professioni di ingegnere e di architetto». La Legge 24 giugno 1923, n. 1395, all’art. 5 punto 3, prevede che l’Ordine dia, a richiesta, «parere sulle controversie professionali e sulla liquidazione degli onorari e spese». Da quanto mi risulta, i pareri vengono principalmente chiesti dai colleghi per la taratura delle parcelle, mentre è raro che i cittadini si rivolgano all’Ordine per contribuire al chiarimento
il risultato del voto
Per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine di Genova si sono presentate due liste e alcuni candidati indipendenti. Nelle prime c’è stata la convergenza di alcuni componenti del Consiglio uscente, che si sono divisi presentando programmi elettorali separati: “Ingegneri sempre” guidata da Maurizio Michelini (15 candidati, tanti quanti i seggi disponibili), e “Ingegneri per il rinnovamento”, senza alcun capolista designato presidente. Per il complesso meccanismo delle elezioni dell’Ordine degli ingegneri (50% degli iscritti votanti al primo turno, fissato dal 3 giugno; 25% al secondo turno, fissato dal 6 giugno) il voto è stato valido al terzo turno, senza quorum, fissato con inizio il 15 e fine il 27 giugno. Nel grafico sono riportati i cognomi dei candidati delle due liste (il primo blocco è quella che ha vinto) e quelli indipendenti (gli ultimi tre) con in fondo i voti riportati.
di una controversia professionale prima di procedere per le vie legali. Mi rivolgo agli amministratori di condominio: pensate quante cause potrebbero essere evitate prima ancora di nascere chiedendo un parere all’Ordine non appena sorge una controversia... Mi rivolgo alla Pubblica Amministrazione: pensate all’opportunità tecnica e politica di assumere decisioni sulla base di un parere autorevole e super partes dell’ente pubblico preposto per legge a rilasciarlo. Mi rivolgo all’intera cittadinanza: affidatevi a professionisti iscritti all’albo, secondo le specifiche competenze, che siano in regola con i crediti formativi professionali e assicurati, badando più alla serietà e alla preparazione piuttosto che all’entità del compenso. Mi rivolgo a tutti i colleghi: grazie per aver dato fiducia al Consiglio neo eletto; consultate costantemente il sito dell’Ordine, perché costituisce albo pretorio per le comunicazioni ufficiali nei confronti degli iscritti; verificate la pec ogni mattina, perchè ciò che arriva ha valore legale equivalente a quello della raccomandata AR ed ogni iscritto all’albo deve averla; utilizzate gli strumenti di semplificazione che la legge mette a disposizione; improntate la vostra attività in modo da evitare conflitti, fraintendimenti e fonti di contenzioso, noi Ingegneri i problemi non li creiamo, li risolviamo; leggete e rispettate il codice deontologico, affinché l’attività professionale sia svolta con probità e diligenza; partecipate alla vita dell’Ordine e, se avete qualcosa da dire, ditelo, in modo chiaro e con spirito costruttivo. Mi rivolgo ai neo laureati in Ingegneria: sostenete l’esame di Stato, iscrivetevi all’Ordine (costa pochissimo...) e partecipate ai gruppi di lavoro e alle tavole rotonde; sarà un percorso di crescita costante che durerà per tutta la vita, per non dimenticare mai di essere Ingegneri. Mi rivolgo ai colleghi Consiglieri dell’Ordine degli Ingegneri di Genova: grazie per aver supportato appassionatamente l’intera lista e di avermi dato fiducia eleggendomi come Presidente; siamo una squadra unita e tosta, scelta democraticamente dagli iscritti, che ha una responsabilità e un dovere di servizio nei confronti di tutti, anche di quelli che non hanno votato (che si confida votino al prossimo turno) o che si sono schierati contro di noi con lealtà e onestà intellettuale.
IL NUOVO CONSIGLIO DI genova
PRESIDENTE Ing. Maurizio Michelini, delega “semplificazione normativa, rapporti con le istituzioni, materie non delegate” VICE PRESIDENTI Ing. Paolo Costa, “attività civili: sismica e strutture” ing.Greta Gualco, “appalti e contratti” TESORIERE ing. Claudio Firpo, “pareri su onorari e spese” SEGRETARIO ing. Enrico Sterpi, “trasporti” CONSIGLIERI: ing. Arturo Antonelli, “sicurezza antincendio”; ing. Vittorio Bruzzo, “ambiente e fonti rinnovabili”; ing. Andrea Chiaiso, “ingegneria forense”, sezione B; ing. Matteo Gentile , “information and communications technology”; ing. Michele Lanza, “controllo, qualità e certificazioni”; ing. Felice Lombardo, “ingegneria navale e portuale”; ing. Aristide Fausto Massardo, “aggiornamento professionale e formazione, produzione dell’energia”; ing. Alfonso Russo, “attività civili: edilizia e urbanistica”; ing. Deborah Savio, “Impianti negli edifici e usi finali dell’energia”; ing. Gianni Vernazza, “bioingegneria”.
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Qui Ordine GENOVA – COME CAMBIANO I SISTEMI GESTIONALI
DIGITALIZZAZIONE: COSÌ STA NASCENDO L’«ORDINE 4.0» ENRICO STERPI - Segretario Ordine Ingegneri Genova
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evoluzione degli Ordini professionali è stata negli ultimi anni tale da stravolgere Migliorare i servizi e la loro gestione imponendo di fatto il processo di adeguamento digitale che la l’interazione con gli iscritti, Pubblica Amministrazione ha intrapreso già da tempo. Per gli Ordini la digitalizzazione è iniziata con l’obbligo di adottare la fatturazione eletle Istituzioni, i cittadini: tronica, con l’ultima declinazione – entrata in vigore in pieno agosto - che ha imposto sono alcuni fra gli obiettivi l’applicazione dello split payment per la liquidazione dell’Iva, ovvero il suo versamento non più al fornitore che poi versa allo Stato, ma direttamente allo Stato da parte dell’Ordella rivoluzione informatica dine. che dalla fattura elettronica In un’ottica di adeguamento alle nuove esigenze, non certo previste al tempo della riforin poi sta portando a ma generale delle professioni, ma frutto di varie fasi di adeguamento che si succedono dal 2012, come Ordine degli Ingegneri territoriale abbiamo impostato una nuova visione una trasformazione delle del modo di procedere, valutando codici gestionali che permettano la digitalizzazione metodologie per la gestione delle attività ordinistiche a partire dalla creazione dell’anagrafica e dala protocollazione elettronica, alla possibilità di effettuare istanze secondo procedure informatizzate sendi compiti sempre più za doversi necessariamente presentare al front desk di Piazza della Vittoria. impegnativi. Gli obiettivi del Da questo punto di vista, insomma, stiamo impostando questo nuovo quadriennio di atnuovo Consiglio genovese tività adottando metodologie informatiche che ci consentano di conciliare gli strumenti che abbiamo già e che hanno consentito di raggiungere finora molti risultati importanti dal punto di vista gestionale, con nuovi sistemi che ci aprano la strada a una nuova impostazione più flessibile verso il traguardo del miglioramento del rapporto e dell’interazione con gli iscritti, con le istituzioni e con i cittadini anche in presenza di eventuali novità sul fronte normativo, senza per questo dover rallentare, o peggio fermare, l’attività. Intanto vediamo nell’applicazione della cosiddetta Agenda Digitale un’occasione di rinnovamento per rivedere, ed eventualmente trovare il modo di velocizzare maggiormente le procedure previste dalle normative istitutive alle esigenze odierne, mantenendo i buoni principi di semplicità a cui queste, ormai, antiche norme erano ispirate. Un impegno e un onore per me – eletto segretario dell’Ordine degli Ingegneri col maggior numero di iscritti in Liguria, raccogliendo l’eredità storica della carica di Roberto Zanardi e affiancando la Presidenza di Maurizio Michelini, una garanzia per la capacità di interazione con le Istituzioni – seguire la modernizzazione delle procedure di gestione per dare ai colleghi, assieme a tutto il Consiglio, un Ordine che sia davvero 4.0. Per scegliere il prodotto migliore, stiamo ascoltando società specializzate – che spesso hanno già lavorato per altri Ordini – dalle quali raccogliamo non solo le offerte poi da confrontare, ma soprattutto le indicazioni di possibilità di customerizzazione dei prodotti durante le presentazioni dei software, che partono ovviamente dal dati dall’iscritto fino alla gestione di tutti i servizi, soprattutto quelli automatizzati, che l’Ordine può offrirgli. Un lavoro che impegna, ovviamente, soprattutto la struttura tecnico-amministrativa, che sarà poi adeguatamente formata. La presentazione di uno dei nuovi sistemi gestionali. Ph Aba News
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Qui Ordine IMPERIA - IL RINNOVO DEI CONSIGLI PROVINCIALI LIGURI
INGENITO: «PROBLEMI TANTI, MA SIAMO CARICHI DI ENTUSIASMO» Tra maggio e luglio si sono svolte, in date diverse e in tre turni successivi con validità del voto prevista secondo la percentuale degli iscritti votanti, le elezioni per il rinnovo di tutti gli Ordini provinciali liguri. A consultazioni ultimate abbiamo chiesto a tutti i risultati del voto, una foto del nuovo Consiglio e un contributo del Presidente sul programma di lavoro che attende i neo-eletti a breve e medio termine, che pubblichiamo a partire da questa pagina. ENRICO INGENITO Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Imperia
è più vicino e preparato. Per un principio di totale condivisione, il lavoro verrà portato tempestivamente a a nuova squadra del tutto il gruppo di consiglieri Consiglio dell’Ordine degli per ulteriori approfondimenti. Ingegneri di Imperia, Oggi stiamo già lavorando eletta alla fine di maggio al su diversi piani e su fronti primo turno e insediata il differenti, abbiamo urgenze 13 giugno con l’elezione dei da trattare e affrontare con rappresentanti, segna un immediatezza, ma siamo netto cambiamento: molti impegnati anche su progetti di nuovo Consiglio. Da sinistra gli Ingegneri: Giovanni neoeletti non hanno precedenti IlRolando, respiro più ampio. La gestione Fabio Sappia, Riccardo Restani, Marco Savini, esperienze di questo tipo e per Fabiano Boeri, Enrico Ingenito, Simone Dimarcoberardino; delle pratiche soggette ad la prima volta fra i consiglieri Autorizzazione antisismica davanti Maria Ramella e Stefàna Rossi ci sono donne. Rinnovamento preventiva rappresenta quindi, ma anche continuità e professionalità: certamente la sfida maggiore per la nostra squadra, e le cariche principali sono rivestite da consiglieri al l’abbiamo affrontata subito sia per avere un riscontro a secondo mandato e nel gruppo è rientrato anche breve termine, sia per cercare di costruire un rapporto l’ing. Giovanni Rolando, con una lunga esperienza sia collaborativo con gli uffici delegati a livello provinciale a livello provinciale che nazionale. L’attività ordinistica e regionale. È ormai convinzione condivisa che la negli ultimi anni ha subito notevoli cambiamenti e a razionalizzazione del procedimento amministrativo nome di tutto il nuovo Consiglio, voglio innanzitutto per velocizzare il rilascio delle autorizzazioni sismiche, ringraziare sia il Presidente che i Consiglieri uscenti passi necessariamente attraverso l’adozione di per come hanno saputo affrontarli, soprattutto in un regolamenti tecnici chiari e procedure più snelle, e in Ordine fra i più piccoli come il nostro. questo l’Ordine e la Federazione Regionale possono Il nuovo Consiglio, dopo i primi incontri svolgere un ruolo importantissimo. programmatici, ha iniziato a lavorare affidando le Fra gli altri impegni, la stesura di regolamenti deleghe, secondo il criterio della professionalità: interni e la programmazione di eventi formativi ogni consigliere si occuperà degli argomenti ai quali di alto livello: è nostra intenzione trovare nuove collaborazioni e sviluppare ulteriormente i rapporti con Università e Centri di ricerca, condividendo gli eventi con gli altri Ordini territorialmente più IL NUOVO CONSIGLIO DI IMPERIA raggiungibili. La formazione ha permesso all’Ordine PRESIDENTE Ing. Enrico Ingenito di essere più vicino ai suoi iscritti, ed è comunque VICE PRESIDENTE Ing. Riccardo Restani importante saldare ulteriormente i nostri legami, TESORIERE Ing. Simone Dimarcoberardino curando maggiormente la comunicazione e SEGRETARIO Ing. Fabio Sappia rendendola più interattiva. Cercheremo inoltre di CONSIGLIERI SEZ. A offrire ulteriori servizi, acquistando ad esempio Ing. Maria Ramella strumenti di misura da mettere a disposizione degli Ing. Giovanni Rolando iscritti. Ing. Stefàna Rossi Questi primi giorni di presidenza mi hanno fatto capire Ing. Marco Savini quanto sia intenso e continuo l’impegno per l’Ordine, CONSIGLIERE SEZ. B che si unisce all’entusiasmo, alla professionalità e alla Ing. Fabiano Boeri passione dei miei Consiglieri per migliorare e crescere sempre.
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Qui Ordine LA SPEZIA - IL RINNOVO DEI CONSIGLI PROVINCIALI LIGURI
FRANCHETTI: «POTENZIAMENTO DEI SERVIZI E DELLA SEZIONE IPE» PIETRO FRANCHETTI ROSADA Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Spezia n seguito alle elezioni, valide in seconda convocazione dal 17 al 21 giugno, il nuovo Consigli o dell’Ordine Ingegneri della Spezia per il quadriennio 2017-2021 si è insediato nella seduta del 26 luglio eleggendo le cariche istituzionali. Il nuovo organismo, nel corso del mandato, sarà principalmente concentrato – oltre che sui temi che riguardano il territorio e ci toccano per il contributo che potremo dare nel nostro ruolo di ingegneri - nelle attività di rappresentanza della categoria, impegnandosi costantemente nel perseguire obiettivi di crescita professionale, rafforzamento dei rapporti istituzionali secondo canoni di correttezza e trasparenza ed, anche alla luce dei recenti eventi calamitosi, promuovere iniziative atte a garantire la sicurezza e la salvaguardia del patrimonio territoriale. Per questo, riteniamo strategici i seguenti obiettivi: - Aggiornamento professionale: per garantire agli iscritti un’offerta formativa quanto più mirata e di qualità, capace di coprire tutti i vari settori dell’ingegneria; - Sostegno agli iscritti all’Albo, affinché venga garantito il riconoscimento della professionalità nel rispetto della tutela del cliente; - Mantenimento di saldi rapporti con tutte le istituzioni, oltre che con Federazione Ingegneri, Cni ed Inarcassa; - Potenziamento dei Servizi e ovviamente della fruibilità degli stessi da parte degli iscritti; - Attività aggregative e di promozione della partecipazione; - Attività di supporto agli iscritti in merito alle significative innovazioni in corso in campo normativo, sia nel settore tecnico che in quello degli appalti pubblici. È intendimento del nuovo Consiglio dare impulso al lavoro, proficuamente avviato nel tempo dall’Ordine della Spezia, che ha portato alla costituzione della prima sezione IPE (Ingegneri per la Prevenzione e le Emergenze) della Liguria, contribuendo, in occasione del sisma che ha colpito il centro Italia, alla gestione dell’emergenza con l’esecuzione di oltre 200 sopralluoghi. A questo fine, nell’ambito delle attività di formazione, sarà riservato spazio a corsi specifici per ottenere l’abilitazione ad intervenire, a supporto della Protezione Civile, in caso di eventi calamitosi (sismici, alluvionali, ecc.) ed alla redazione delle schede Aedes.
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Nei programmi della consigliatura uno sguardo particolare rivolto agli iscritti e all’emergenza. Ma anche ai rapporti con le istituzioni e gli organismi di categoria, oltre che al contributo riguardo i problemi del territorio
IL NUOVO CONSIGLIO DELLA SPEZIA PRESIDENTE Ing. Pietro Franchetti Rosada VICE PRESIDENTE Ing. Nicola Brizzi SEGRETARIO Michele Ing. Michele Codeglia (Sez. B) TESORIERE Ing. Simone Tesconi CONSIGLIERI SEZ. A Ing. Claudia Bedini Ing. Paolo Ferrari Ing. Stefano Fusi Ing. Riccardo Marangoni Ing. Pietro Muscinesi Ing. Claudio Rocca Ing. Roberto Vallarino
Pietro Franchetti Rosada
Nicola Brizzi
Michele Codeglia
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Qui Ordine SAVONA - IL RINNOVO DEI CONSIGLI PROVINCIALI LIGURI
PASTORINO: «UN SUPPORTO PER NUOVE CHANCES DI LAVORO» DIEGO PASTORINO Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Savona
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l nuovo Consiglio si è insediato nella riunione di mercoledì 26 Luglio convalidando le elezioni che si sono svolte, con esito valido raggiungendo il quorum del 25% degli iscritti votanti, in seconda convocazione l’1, il 3, il 4 e il 5 luglio. I nuovi consiglieri e i dirigenti eletti in carica per questo nuovo mandato, hanno deciso che si muoveranno in continuità con il Consiglio precedente, che tanto ha fatto in termini di linee guida strategiche (e di questo non si può che ringraziare in primis il Presidente uscente, Fulvio Ricci) e hanno preso atto che tanto rimane da fare per portare l’Ordine degli Ingegneri ad essere un elemento attivo della Società ed un sempre più solido supporto a tutti i colleghi iscritti. Il nuovo Consiglio agirà tuttavia con una propria forte personalità: pur rimanendo ferme le attribuzioni di legge (sostanzialmente legate ancora ad un Regio Decreto del 1938) verrà identificata chiaramente una propensione al business, mondo dal quale io provengo e nel quale opero a livello internazionale da anni. L’Ordine dovrà identificare appunto e talvolta creare opportunità di business per gli Ingegneri e supportare gli stessi affinché possano cogliere queste opportunità. Il primo obiettivo si otterrà partecipando in maniera attiva alla comunità locale (Istituzioni, aziende, privati…) con azioni di comunicazione relative alle opportunità che si possono cogliere (finanziamenti, azioni atte al risparmio e all’efficienza, ecc.) ma anche alle professionalità che gli ingegneri possono mettere a disposizione (in particolare con team multidisciplinari) unite ad un’etica del lavoro che mai deve essere compromessa. Il secondo obiettivo si otterrà con azioni di formazione mirata alla conoscenza degli aspetti tecnici, normativi ma anche le cosiddette “competenze trasversali” (o soft skills) che permettano agli Ingegneri iscritti un più semplice accesso alle opportunità di cui sopra. Siamo un team giovane ed estremamente competente, agiremo in maniera coesa e congiunta per raggiungere questi obiettivi senza badare ai ruoli predefiniti. Vogliamo che gli Ingegneri siano orgogliosi di appartenere all’Ordine, e non costretti dalle incombenze di legge.
La creazione di opportunità di business tra i programmi del nuovo Ordine savonese, che si apre in maniera attiva alla comunità locale. La formazione? Sarà «mirata alla conoscenza degli aspetti tecnici, normativi ma anche alle cosiddette competenze trasversali»
IL NUOVO CONSIGLIO DI SAVONA PRESIDENTE Ing. Diego Pastorino TESORIERE Ing. Diego Bergero SEGRETARIO Ing. Maria Alessandra Binaghi CONSIGLIERI SEZ. A Ing. Sara Arri Ing. Ingrid Bonino Ing. Gabriele Calzavara Ing. Marcello Macciò Ing. Federico Mazzetta Ing. Piero Siccardi Ing. Luciano Vicinanza
Il nuovo Consiglio. In piedi da sinistra gli Ingegneri: Gabriele Calzavara Diego Pastorino, Maria Alessandra Binaghi, Federico Mazzetta, Sara Arri, Piero Siccardi, Diego Bergero, Luciano Vicinanza. In seconda fila da sinistra: Danilo Muraglia, Marcello Macciò, Ingrid Bonino
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CONSIGLIERE SEZ. B Ing. Danilo Muraglia
Random INGEGNERIA ELETTRICA: MONICA, LA MIGLIORE LAUREATA D’ITALIA Dal 1989, ogni anno la Fondazione Marisa Bellisario premia con le sue prestigiose “Mele d’oro” le donne che hanno saputo distinguersi in ambito professionale, economico, del management o sociale. Una di queste è dedicata alla migliore neolaureata, e in questo 2017 la vincitrice è Monica Crosa, genovese di 24 anni, ultima di cinque fratelli. Si è iscritta a Ingegneria Elettrica nel 2011, ha completato la laurea triennale nel settembre 2014 (110/110), e la Magistrale in Ingegneria Elettrica nell’ottobre 2016 (110 e lode) all’Università degli Studi di Genova con la tesi “Strategia di controllo della risposta inerziale di un parco eolico e del suo contributo alla regolazione della frequenza”. Nella sua tesi ha sviluppato, spiega Monica, «un algoritmo con l’obiettivo di effettuare un controllo, il più preciso possibile, della centrale eolica (sapendo che il vento si può monitorare sino a un certo punto) in modo da garantire la stabilità della rete elettrica. Infatti, le centrali che usano energie alternative non forniscono gli stessi servizi di quelle tradizionali, ma in futuro saranno tenute a farlo». Dal suo lavoro accademico ha ricavato un articolo scientifico pubblicato nei Proceedings della conferenza General Meeting 2017 dell’IEEE a Chicago. Nel novembre dello scorso anno si è classificata prima in Ateneo nel bando per l’assegnazione della borsa di studio finanziata dalle imprese sul territorio: la sua è finanziata dalla ABB, leader nel settore elettrico, e prevede un impegno della durata di tre anni. Studierà le tematiche inerenti il controllo della rete elettrica, la gestione del carico e l’integrazione delle risorse rinnovabili, con particolari riferimenti alle Microgrid terrestri e navali (all electric ship). Monica è stata premiata a Roma lo scorso 19 giugno in Senato, alla presenza del presidente Pietro Grasso, con una cerimonia trasmessa in diretta su Rai2. L’iniziativa di segnalarla alla commissione selezionatrice della Fondazione Bellisario è partita dalla Scuola Politecnica dell’Università di Genova. Quindi, passo dopo passo, la neolaureata ha inviato il proprio curriculum, sostenuto due colloqui e infine il suo profilo è stato scelto tra le centinaia di candidature giunte da tutta Italia. «Ho deciso di fare ricerca, e di farla in Italia – dice Monica a proposito della scelta di dedicarsi al dottorato – perché mi consente di lavorare con le imprese, di realizzare brevetti e progetti che poi le stesse aziende usano concretamente. All’estero, invece, spesso ci si focalizza su un solo argomento, si fa ricerca più teorica e il
dottorato ha spesso una durata maggiore. Mi piace l’idea di studiare cose nuove, il mio obiettivo non è però quello di proseguire la carriera accademica, ma di iniziare a lavorare in azienda una volta finiti gli studi». Il curriculum di Monica elenca già diverse esperienze all’estero: l’intero anno della quarta superiore del Liceo scientifico M. L. King ospite di una famiglia nello Stato di Washington e un periodo di sette mesi all’Università tecnologica di Zurigo, dove ha superato gli ultimi esami iniziando a lavorare alla tesi di laurea. Sempre Monica: «Tutte esperienze che mi hanno consentito prima di tutto di imparare alla perfezione la lingua, competenza fondamentale visto che oggi lavoro praticamente solo in inglese. Inoltre, soprattutto l’esperienza negli Stati Uniti è stata fondamentale per la mia autonomia e per assumere una mentalità più aperta». Decisamente positivo è comunque il giudizio sulla formazione italiana, e su quella della Scuola Politecnica in particolare: «All’estero non ho mai avuto alcun problema, anzi mi sono spesso trovata ad avere conoscenze più ampie rispetto agli studenti non italiani, in genere più concentrati su aspetti specifici della materia. La formazione italiana, e quella genovese in particolare per quel che riguarda ingegneria è molto
Monica Crosa, 24 anni, risultati eccezionali alla Scuola Politecnica di Genova, ha vinto il concorso le “Mele d’Oro” della “Fondazione Marisa Bellisario”. Sotto, la premiazione in Senato, con il Presidente Pietro Grasso
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Random apprezzata». Un’opinione condivisa da Stefano Massucco, professore ordinario di automazione di sistemi elettrici e coordinatore del Consiglio dei Corsi di Studio in Ingegneria Elettrica: «Stiamo attraversando un periodo di grandi cambiamenti nel settore del mondo industriale, dell’energia e dei trasporti. Il corso in ingegneria elettrica raccoglie grande apprezzamento dall’industria nazionale e locale, che su questi temi opera anche a livello internazionale: Il laureato ha ampi e rapidi sbocchi lavorativi».
«Ma è in generale l’ingegnere che esce dalla Scuola Politecnica – aggiunge il preside Aristide Fausto Massardo, neo-consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Genova - che si ritrova con una flessibilità mentale che gli consente di affrontare qualunque attività. Per questo la nostra è una Facoltà al primo posto nella garanzia di occupazione, ed è sempre al centro dell’attenzioni delle imprese che operano sul territorio e che spesso individuano i giovani da assumere ancor prima della laurea». Luca Lottero
GENOVA, IN VISITA ALL’ORDINE IL PRESIDE DI INGENERIA DI TRIPOLI Invitato dalla Scuola Politecnica dell’ateneo genovese mediterranea. come visiting professor l’11 maggio scorso, il prof. Inoltre, ha partecipato al progetto MESP “Managing Walid Kamali, preside della Facoltà di Ingegneria the Environmental Sustainability of Ports for a della Al-Manar University di Tripoli (Lebanon) e durable development”, che ha visto cooperare, con presidente della Sezione Libanese del Settore il coordinamento del prof. Schenone, Porto di Energia dell’IEEE, accompagnato dal Prof Corrado Tripoli (Libano), Marine Science Station di Aqaba Schenone - Phd al DIME, il Dipartimento Ingegneria (Giordania), Porto di Patras (Grecia), Porto di Spezia Meccanica - ha visitato anche la sede genovese e Università di Genova. dell’Ordine degli Ingegneri, incontrando il segretario Durante l’incontro tra Zanardi, Schenone e Kamali, in carica ing. Roberto Zanardi. sono state vagliate le diverse iniziative di livello A Genova il prof. Kamali ha tenuto seminari internazionale che potrebbero coinvolgere gli Ordini nell’ambito dei corsi di Fisica Tecnica e Acustica degli Ingegneri di Genova e di Tripoli, esaminando gli Applicata e delle iniziative per l’internazionalizzazione elementi comuni e specifici dell’attività tecnica nei della didattica promosse dall’Università. due ambiti territoriali. Oltre al ruolo accademico ricoperto, l’ospite libanese L’incontro si è concluso con la condivisa intenzione di è una personalità fortemente impegnata in ambito rafforzare le relazioni tra i due Ordini professionali e professionale e coinvolta nelle attività dell’Ordine con l’invito rivolto al prof. Kamali a tenere lezioni per degli Ingegneri e degli Architetti del Nord Libano, i colleghi genovesi durante il suo prossimo periodo di dove è membro del comitato scientifico per il docenza presso l’Università di Genova. settore Ingegneria Elettrica ed Elettronica. Con circa 7 mila iscritti tra ingegneri e architetti – più o meno quanti ne sono iscritti agli Albi provinciali degli Ingegneri di tutta la Liguria - l’Ordine degli Ingegneri del Nord Libano svolge una rilevante funzione professionale e culturale, promuovendo iniziative nell’ambito della formazione, incontri di aggiornamento, mostre culturali, eventi di promozione e disseminazione. La Al Manar University, sotto la guida del prof. Kamali, ha collaborato con la Scuola Politecnica dell’ateneo genovese all’interno dei progetti ENPI CBC MED, finanziati dell’Unione Un momento della visita avvenuta a maggio del prof. Walid Kamali (al centro) all’Ordine degli Ingegneri di Genova, accolto dal segretario ing. Roberto Zanardi (alla Europea per favorire la sua sinistra) e con il prof. Corrado Schenone, del DIME. L’ospite libanese ha tenuto cooperazione internazionale una serie di seminari agli studenti dei corsi di Fisica Tecnica e Acustica applicata nell’ambito della ricerca e dello dell’Ateneo genovese, che lo ha invitato nell’ambito degli scambi e delle attività sviluppo sostenibile nell’area internazionali. 14/
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Professione SALONE NAUTICO 2017 – LA PRESENZA DELL’ORDINE DI GENOVA
BOLKESTEIN, QUESTA SCONOSCIUTA: MA QUALCUNO L’HA LETTA?
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na tavola rotonda dedicata agli aspetti più scottanti della Bolkestein, senza fare teoria o demagogia. Si lamentano tutti dicendo che deve essere cambiata, perché danneggia ambulanti, balneari, professionisti, lo strato di ozono dell’atmosfera... Ma sarà proprio vero? E in caso affermativo, in quali termini? Qualcuno l’ha letta? Qualcuno ha letto il D.Lgs. 59/2010 che l’ha attuata in Italia? Si è chiesto se ci sono spazi di manovra per applicarla meglio? Il dubbio nasce, ad esempio, quando, per anni, abbiamo sentito dire che l’abolizione delle tariffe professionali “ce la chiedeva l’Europa” - così nel 2006 le abbiamo rese derogabili (Bersani) e nel 2012 le abbiamo tolte (Monti) - salvo poi scoprire che altri Stati membri le hanno mantenute e la Corte di Giustizia UE, con sentenza dell’8.12.2016, ha dato loro ragione. Allora ci siamo messi a leggere sia la direttiva che la norma italiana di attuazione, scoprendo una verità completamente diversa. Per esempio che agli Stati membri è consentito mantenere o introdurre «tariffe obbligatorie minime o massime che il prestatore deve rispettare» quando vi siano motivi imperativi di interesse generale - tra i quali la salvaguardia dalla concorrenza sleale e dalla frode ma, anche, la tutela della proprietà intellettuale - rispettando i principi di proporzionalità e non discriminazione. È testualmente scritto all’art. 15 e nel “Considerando” n. 40 della Bolkestein! Evidentemente lo scopo delle tariffe non è garantire all’operatore economico un interesse privato di guadagno certo limitando la concorrenza, come in molti probabilmente pensavano, ma tutelare la collettività rispetto a prestazioni di bassa qualità che, in alcuni casi, possono provocare danni irreparabili. Esiste infatti un livello minimo di compenso al di sotto del quale è ragionevole pensare che il servizio possa essere svolto frettolosamente o con mezzi inadeguati, facendo aumentare le probabilità di errore; ciò non deve accadere, specie quando si possono causare danni per carenze non immediatamente percepibili da chiunque, come, ad esempio, la
Anche quest’anno gli Ingegneri genovesi sono presenti alla Fiera Internazionale. Domenica 24 settembre nella sala Forum Ucina, incontro sulla contestata direttiva 2006/123/CE, per approfondire i temi delle concessioni demaniali marittime e delle tariffe, in collaborazione con la Camera di Commercio di Genova.
Un particolare dello Spazio Ingegneria al Salone Nautico dello scorso anno n. 5-8 - Maggio-Agosto 2017 -
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Professione mancata stabilità di una struttura rispetto al sisma, la protezione dei dati, la pianificazione economica di un investimento, la valutazione di impatto ambientale, la difesa legale in un processo, ecc. Siamo sempre in tempo a rimediare, anzi, dopo questo periodo di sperimentazione senza tariffe, possiamo ben dimostrare che la concorrenza sleale e la frode hanno dilagato in ogni ambito della professione, approfittando della tendenza dei clienti a favorire chi chiede compensi irrisori e, di conseguenza, non può che fornire pessime prestazioni. Ma non è finita. Per l’intera estate del 2011 abbiamo sentito dire che l’Europa ci chiedeva di abolire gli Ordini professionali.
Strano anche questo, visto che nei “Considerando” n. 113, 114 e 115 della Bolkestein si parla di Ordini professionali, di norme di deontologia giuridicamente vincolanti e di codici di condotta, con invito a promuovere la qualità dei servizi tenendo conto delle caratteristiche specifiche di ciascuna professione e garantire l’indipendenza, l’imparzialità e il segreto professionale mediante regole complementari ai requisiti di legge degli Stati membri. Discorso simile, ma più articolato, per le concessioni demaniali in scadenza: vero è che la direttiva Bolkestein vieta il rinnovo automatico e l’accordo di “vantaggi” al prestatore uscente, ma l’autorità competente può stabilire regole di selezione e di
QUANDO, DOVE, COME, CON CHI «Bolkestein, questa sconosciuta: è possibile rinnovare le concessioni demaniali marittime? È possibile reintrodurre le tariffe minime obbligatorie?». È il tema della tavola rotonda che si terrà domenica 24 settembre, alle 14,30 organizzata dall’Ordine degli Ingegneri e in collaborazione con la Camera di Commercio di Genova. DOVE: Fiera di Genova, Piazzale Kennedy, Padiglione B, piano mezzanino (si entra dalla scala esterna angolo sud est), sala Forum Ucina, capienza 100 posti. COME: Iscrizione mediante modulo pubblicato sul sito dell’Ordine di Genova: http://www.ordineingegneri. genova.it Sono previsti 3 CFP per gli Ingegneri iscritti all’albo. Per partecipare è necessario ritirare il titolo di accesso presso il desk “Ordine Ingegneri”, nella reception
all’ingresso della fiera, il giorno dell’evento, ore 10-16. CON CHI: Invitati per i saluti istituzionali: Marina Stella (Direttore Generale UCINA); Edoardo Rixi (assessore Regione Liguria, Sviluppo economico e Imprenditoria); Marco Scajola (assessore Regione Liguria, Urbanistica, Pianificazione territoriale e Edilizia); Paolo Odone (Presidente Camera Commercio Genova). Introduzione: Angelo Valsecchi (Segretario Consiglio Nazionale Ingegneri). Relatore per gli aspetti tecnici e professionali: Maurizio Michelini, Presidente Ordine Ingegneri Genova. Relatore per gli aspetti giuridici: Stefano Betti, Avvocato in Genova. Moderatore: Gianfranco Sansalone, giornalista, Direttore A&B.
La planimetria della Fiera Internazionale di Genova con le strutture destinate al 57° Salone Nautico, che si terrà dal 21 al 26 settembre 2017. Il Padiglione B, dove si svolgerà il dibattito dell’Ordine degli Ingegneri, è contrassegnato con il n. 2. In fondo a destra l’ingresso al complesso fieristico.
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Professione durata che tengano conto di motivi imperativi d’interesse generale. Si pensi al caso di uno stabilimento balneare dove il titolare ha investito per pubblicizzare il proprio marchio e per realizzare e manutenere le infrastrutture; al termine della concessione, se la selezione viene vinta da un altro, si trova a perdere tutto, e questo pone un serio problema di concorrenza sleale ma, anche, di disincentivo ad investire in un settore chiave dell’economia nazionale. La domanda sorge spontanea: potrebbe essere consentito un bando che preveda l’obbligo di risarcire il concessionario uscente? Non certo a caso, ma in base ad una perizia tecnico-economica di stima delle immobilizzazioni, proporzionata all’impegno che ha assunto negli anni per valorizzare il bene pubblico che gli è stato affidato, redatta da professionisti indipendenti (designati dall’Ordine competente, come avviene per il collaudo statico quando il costruttore esegue in proprio l’opera). Così come ci si domanda: potrebbe l’autorità, in base alla perizia, individuare ed escludere dalla Bolkestein le concessioni dove il titolare svolge servizi assimilabili a quelli d’interesse economico generale? Sarebbe così possibile procedere al rinnovo o al prolungamento senza particolari formalità, rimodulando il canone secondo i valori di mercato indicati in perizia, così da contemperare gli interessi economici pubblici con quelli privati. Nella tavola rotonda si partirà da queste semplici considerazioni per vedere come spesso le direttive comunitarie vengono recepite in Italia senza compiere il necessario sforzo culturale per adattarle alla nostra realtà economica, sociale e territoriale. Si tratta di idee da sviluppare, ma che possono essere messe in pratica anche a legislazione invariata, se c’è la volontà politica da parte delle amministrazioni competenti e la consapevolezza degli operatori di settore che in questo campo non possono essere assicurate certezze, così da “prendere con le pinze” chi propone soluzioni semplicistiche di deroghe o proroghe non motivate.
Da sinistra il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Genova Maurizio Michelini (relatore per gli aspetti tecnici e professionali) e l’avv. Stefano Betti (relatore per gli aspetti giuridici) sulla Bolkestein
Piacere, Bolkestein! Com’è noto, la Direttiva 2006/123/CE, che prende il nome dal Commissario europeo per il mercato interno della “Commissione Prodi”, Frits Bolkestein, che l’ha seguita nel suo lungo e travagliato percorso (presentata nel 2004, approvata ed emanata due anni dopo - 12 dicembre 2006 - in Italia è stata recepita nel 2010 con il D.Lgs. n. 59 entrato in vigore l’8 maggio) regola i servizi nel mercato interno dei Paesi comunitari. La novità è l’introduzione del principio della libertà di stabilimento dei prestatori negli Stati membri e della libera circolazione dei servizi tra Stati membri, oltre a garantire ai destinatari e ai prestatori la certezza giuridica necessaria all’effettivo esercizio di queste due libertà fondamentali del trattato che istituisce la Comunità europea. Sussiste, pertanto, il divieto per gli Stati di imporre al prestatore di servizi di un altro Stato membro ulteriori requisiti burocratici rispetto a quelli richiesti ai propri operatori, a meno che non siano giustificati da motivi imperativi di interesse generale come ragioni di pubblica sicurezza, protezione della salute e dell’ambiente. Questo per garantire la libera circolazione cogliendo le occasioni offerte dal mercato unico, con benefici per le imprese e i consumatori in un’ottica di maggiore competitività ed equilibrio dei mercati. Ma la direttiva non è stata accolta con entusiasmo da tutti, per via dei nuovi canali di concorrenza - in molti casi tutt’altro che leale e a discapito della qualità dei servizi che si sono aperti, e ancora oggi il dibattito è acceso; molti sottolineano le contraddizioni che la Bolkestein ha creato e non sono state sciolte a livello legislativo o amministrativo, come la direttiva consente secondo margini di intervento lasciati ai Paesi aderenti. Per capire qualcosa di più, occorre leggere il D.Lgs. 59/2010 ma, anche, la Direttiva 2006/123/CE e i principi e criteri di delega al Governo per la sua attuazione, contenuti all’art. 41 della Legge 88/2009 (comunitaria 2008), che evidenziano la ratio legis e consentono di procedere ad una corretta applicazione della norma. I siti ufficiali sono: http://www.normattiva.it http://eur-lex.europa.eu/homepage. html?locale=it
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Professione LE RISPOSTE AI QUESITI PiÙ COMUNI SUI CAMBIAMENTI DOVUTI ALLA NUOVA CLASSIFICAZIONE
LA REGIONE LIGURIA, LA SISMICA E LE DOMANDE DEL SIG. ALFREDO ANTONIO BRENCICH Professore di Tecnica delle Costruzioni presso l’Università di Genova ENRICO STERPI Libero professionista, Dottore di Ricerca in Ingegneria Civile e Ambientale, Segretario Ordine Ingegneri Genova
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eliberazione di giunta Regionale n. 216 del 17/03/2017 “OPCM 3519/2006. Aggiornamento classificazione sismica del territorio della Regione Liguria”: è l’ora del bilancio. La domanda che “l’uomo della strada” (che chiameremo il sig. Alfredo) si pone, è se questo nuovo cambiamento nella classificazione sismica della Liguria fosse proprio necessario… se dovesse essere concepito in modo quasi “sordo” per la cittadinanza pur avendo ripercussioni tutt’altro che limitate. La risposta non è sì e neppure no in quanto, come già accaduto, la Regione Liguria sul tema della classificazione sismica riesce a fornire prestazioni, come dire, non proprio eccelse, e questo indipendentemente dal colore politico della Giunta. Analizziamo il tema per gradi. 1. Certo, vi era la possibilità di rivedere alcune classificazioni adottate in passato per le zone 3S che, con accelerazioni attese tipiche della zona 2, avrebbero dovuto essere ricomprese nelle zone 2. La Regione aveva già tentato di sanare questa anomalia con la L.R. 21 dicembre 2012, n. 50 mediante l’inserimento dell’art. 6bis nella L.R. 21 luglio 1983, n. 29, e predisponendo un elenco dei Comuni in cui diventava obbligatoria la richiesta di autorizzazione preventiva. Un gioco legislativo a dir poco rocambolesco che, di fatto, aveva già modificato, nella sostanza, la classificazione sismica per i Comuni che da metà luglio di quest’anno sono passati in zona 2 grazie alla D.G.R. 216/2017. In questo caso la riposta alla domanda del sig. Alfredo è: «Si era necessario introdurre una nuova classificazione». 2. Un secondo aspetto che la D.G.R. 216/2017 ha portato con sé, sembra
Prof. Antonio Brencich
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Ing. Enrico Sterpi
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A Genova, passata da zona 4 a 3 (rischio più alto), aumenterà la sicurezza? Per ora solo la burocrazia, ecco perché. Molti disagi si sarebbero evitati accogliendo alcune proposte degli Ingegneri, che hanno dedicato al caso 4 tavole rotonde frequentate da 240 iscritti. Si prevedono aumenti dei costi e maggiore complessità progettuale, ma non tutto è negativo: la qualità dei lavori edili aumenterà ed emergeranno le imprese più preparate.
Professione essere la volontà politica di non volere più adottare la tolleranza di zona stabilita proprio dall’OPCM 3519/2006 in 0,025g per la classificazione sismica. Su questo tema, dobbiamo dire al sig. Alfredo che «No, non era necessario procedere alla riclassificazione. È stata una scelta politica». Una modifica così radicale della classificazione sismica avrebbe potuto essere evitata, mantenendo le zone 4 sfruttando le tolleranze messe a disposizione della citata OPCM. Per amore di semplicità e “zelo” di maggiore sicurezza, si sarebbe potuto reintrodurre l’obbligo di progettazione sismica nella zona 4, come ammesso nella O.P.C.M. 3274/2003 art. 2 c.1. La Regione in generale ed il suo staff tecnico in particolare non sembrano essersi accorti che, sotto il profilo tecnico e operativo, chi impone le azioni di calcolo e il dimensionamento delle strutture sismo-resistenti è il reticolo nazionale che definisce le accelerazioni al suolo ed i parametri per la definizione degli spettri sismici. Sotto questo punto di vista, la zonazione sismica regionale di fatto definisce solo le regole amministrative a cui si deve sottostare, ma non quelle tecniche di analisi e dimensionamento. Per questo, di fatto, non aggiunge proprio nulla alla sicurezza, ma molto alla burocrazia. Lo sapeva sig. Alfredo? Questa, però, è stata la scelta politica della Regione Liguria: per tutte quelle zone che hanno subito una riclassificazione di zona con aumento della sismicità verranno applicate le procedure previste dall’art. 104 del D.P.R. 380/01. Questa scelta è stata tutt’altro che facile ed è stata caratterizzata da un percorso ad ostacoli che, di certo, non ha brillato per chiarezza: pensi, sig. Alfredo, che il giorno dopo l’entrata in vigore della nuova zonazione, la Regione ha risposto ai quesiti posti nelle settimane precedenti. Ma le indicazioni degli Ingegneri sono state accolte solo parzialmente Facendo un bilancio di quanto fatto, l’Ordine degli Ingegneri di Genova può vantare di essere stato alquanto attivo con la prima richiesta alla Regione di differimento dei termini di entrata in vigore della D.G.R. 216/17. Purtroppo non tutte le indicazioni proposte sono state considerate dal legislatore, il che ha generato un transitorio burrascoso che, a ben pensare, si poteva (e si sarebbe dovuto) evitare anche alla luce del recente passato. Ad esempio era stata proposta da subito l’entrata a regime della zonazione solo per le nuove costruzioni, mentre si era chiesto di lasciare terminare la costruzioni già in corso con la precedente normativa. In altri termini, si chiedeva di non dare alla nuova zonazione un valore retroattivo. Questo avrebbe agevolato tutti, in primis la Città Metropolitana nei controlli e nell’applicazione dell’art. 104 D.P.R. 380/01. Tuttavia la Regione Liguria con D.G.R. 297/2017 non ha
Un intervento con un telaio sismico per l’apertura di varchi su pareti in muratura (foto Enrico Sterpi)
recepito questa richiesta e ha, solo, posticipato l’entrata in vigore della D.G.R. 216/2017 al 19 Luglio 2017. Tuttavia, caro sig. Alfredo, in questa vicenda ci sono anche aspetti positivi. Sulle modifiche che la nuova zonazione, e la sovrapposizione di diversi disposti normativi, porta con sé, si sono tenute ben 4 tavole rotonde presso l’Ordine degli Ingegneri di Genova. Incontri particolarmente apprezzati se hanno portato nella Sala della sede circa 240 iscritti. Argomento, quello della sismica, ampiamente affrontato anche da questo giornale nel n. 3-4/2017. La Città Metropolitana di Genova, con nota nr. 30659 del 5 giugno 2017, ha chiesto ulteriori chiarimenti alla Regione Liguria sull’applicazione dell’art. 104. Chiarimenti che, nonostante l’attenzione riservata dai giornali all’evento e alle note inoltrate anche l’11 luglio dall’Ordine degli Ingegneri genovese, giungeranno solo il 20 luglio
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Professione successivo, ossia il giorno dopo l’entrata in vigore del provvedimento di nuova classificazione. Per quanto riguarda il capoluogo ligure, il processo di transizione ha visto rafforzata la collaborazione tra Ordine degli Ingegneri e Città Metropolitana di Genova, soprattutto nei giorni precedenti ed in quelli immediatamente successivi il 19 luglio scorso, per dare massima diffusione tra gli iscritti all’Albo dei provvedimenti e delle note interpretative che si sono succeduti fino al 31 luglio (chiarimenti della Regione Liguria PG/2017/273752). Ma come cambia la vita per chi vive a Genova, ora classificata come zona 3? Dopo tutte queste belle parole, il sig. Alfredo, che abita a Genova, continua a domandarsi come è cambiata la sua vita. Caro sig. Alfredo, lei ora si trova ad abitare in una zona indicata classificata come zona 3. Questo cambia molte cose, vediamo di elencarle in ordine. A - Qualunque opera edile lei intenda eseguire, anche spostare una parete interna o aprire una nuova porta in una parete con funzione strutturale, per non dire se intende costruire il garage o farsi una casetta in campagna, dovrà rivolgersi ad un tecnico abilitato sia per le pratiche amministrative, sia per la redazione di un progetto strutturale (che avrebbe dovuto fare anche prima; chiariamoci: non si costruisce nulla senza progetto e calcoli!), ma che ora dovrà seguire le ben più stringenti norme tecniche vigenti in zona sismica. Ad esempio, se lei voleva aprire una porta in un muro di spina, dovrà tenerla a non meno di 1 metro dalla parete perpendicolare in cui la parete si va ad intestare. Per rimuovere una parete non potrà più sostituirla con una semplice “putrella” ma con un telaio chiuso in acciaio o in cemento armato... Non aumentano solo i costi insomma, ma è molto probabile che il progetto che lei, sig. Alfredo, aveva in mente, non possa più essere realizzato esattamente come se lo immaginava e lo voleva. B - Le altre modifiche non riguardano lei, sig. Alfredo, ma il tecnico a cui lei si rivolgerà e che, visto chi scrive, si spera sia un ingegnere. Il quale dovrà prevedere specifiche strutture a cui demandare la resistenza alle azioni del sisma (struttura principale). Dovrà seguire specifiche regole di sagomatura dei ferri, adottare materiali di qualità più elevata e comunque più controllati. Se il suo tecnico (o lei, sig. Alfredo, perché spesso il committente crede di saperne più dell’ingegnere) volesse proseguire «come ho fatto da 30 anni», ovvero realizzare un edificio con travi e pilastri, potrà farlo ma con calcoli alquanto complessi (gerarchia delle resistenze) e dovendo seguire regole di dettaglio piuttosto onerose (ad esempio: l’entità della staffatura nei 20/
Applicazione di placcaggio in FRP con matrice cementizia per rinforzo antisismico in edificio storico residenziale (foto Enrico Sterpi)
pilastri, nonché la staffatura anche nel nodo trave-pilastro). Inutile qui proseguire, sig. Alfredo, perché le nuove regole sono tutte elencate nel capitolo 7 della normativa tecnica DM 14.1.2008. Semmai, lo segnali al suo tecnico. C - Solo fastidi, lungaggini, burocrazia e aumenti di costo? Non proprio, sig. Alfredo, e cerchiamo di spiegarglielo: 1) Imporre maggiore attenzione alla progettazione, all’esecuzione e alla qualità dei materiali produce, nel tempo, un miglioramento della qualità dei lavori edili, che oggi è tutt’altro che alta. Lei dice che forse ne siamo un po’ colpevoli noi ingegneri che chiudiamo troppo gli occhi? Chi lo sa, forse potrebbe avere anche ragione lei, sig. Alfredo, certo è che la nuova zonazione dovrebbe far migliorare la situazione generale. Che faccia migliorare anche la sua non sappiamo: per ora, lo possiamo solo sperare. 2) L’effetto maggiore dovrebbe essere, in tempi che è difficile definire, quello di selezionare i progettisti di maggiori capacità e le imprese migliori, smuovendo quel sottobosco di imprese improvvisate e di tecnici buoni per ogni lavoro che oggi alimentano il sottobosco edilizio. E chissà poi che, se dovesse venire una scossa sismica seria, casa sua non ne risulti più sicura e subisca meno danni…
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Professione
Qui le istruzioni e le informazioni per l’utenza in ogni provincia ligure Modulistica, autorizzazioni, procedimenti da seguire, norme da leggere e tutto quanto da sapere in materia sismica quando bisogna mettere mano a opere edilizie nella città metropolitana di Genova e nelle varie Province liguri. Al di là della legge regionale, ci sono una serie di adempimenti che è bene conoscere per non incorrere nei problemi legati alle solite differenze territoriali che si pongono come “barriere” dovute a una burocrazie, spesso discendente dall’organizzazione che nasce da carenze di personale o altri motivi. Ecco una breve “guida” ai link che portano alle “istruzioni per l’uso” dedicate agli utenti. Genova: http://www.cittametropolitana.genova.it/it/content/sismica-cemento-armato Savona: http://www.provincia.savona.it/servizi-modulistica/procedimenti-modulistica/ procedimenti/materia/cementi-armati-zona-sismica Imperia: http://www.provincia.imperia.it/DesktopDefault.aspx?tabID=10151 La Spezia: http://www.provincia.sp.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/271
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Professione GLI EVENTI SISMICI, MA NON SOLO, E LE LORO CONSEGUENZE: COME COMPORTARSI
RISCHIO FRANE: PIANIFICARE LA MITIGAZIONE E INFORMARE SARA FRUMENTO Ingegnere Civile strutturista
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l 22 agosto 2017 il terremoto a Ischia ha provocato vittime e feriti. Uno scenario che tragicamente si ripropone a un anno esatto dalla prima scossa che 24 agosto interessò il Centro Italia per poi ripresentarsi il 30 agosto ed il 26 ottobre successivi. Il sisma è un evento naturale non prevedibile che ne comporta altri potenzialmente correlati, come ad esempio frane, cedimenti e crolli che si ripercuotono sulle persone, sulle attività, sulle infrastrutture e sulle costruzioni civili e non. Quest’ultima estate, inoltre, è stata particolarmente calda, caratterizzata da una forte siccità e da eventi incendiari di origine dolosa (in particolare in Campania e Sicilia). La ripercussione sul terreno è immediata: siccità e fuoco provocano il degrado della capacità di intercettare l’acqua dovuta alle prime piogge, in particolare se torrenziali (grandi intensità concentrate in un breve periodo temporale). Un possibile scenario? Frane o movimenti gravitativi del terreno a valle, causate da un elevato ruscellamento dell’acqua piovana in superficie che asporta e trasporta lo strato di terreno incoerente, nonché l’eventuale riattivazione di movimenti franosi. Ma chi e cosa coinvolge la frana? Come contrastare questo potenziale rischio? Domande apparentemente ingenue e provocatorie, ma che servono a contestualizzare il pericolo a cui è esposto il singolo cittadino ad un evento franoso, alluvionale e sismico. Tre eventi diversi che però si possono presentare in modo concatenato e/o distinto ma che coinvolgono immobili “particolari” (fra i quali ad esempio ospedali, scuole, teatri, bibliotecche, caserme…) e infrastrutture (ponti, viadotti). Da qui la logica conseguenza, non tanto scontata, che i suddetti devono sorgere in siti sicuri. Ma sicuri quanto? Ecco: la pianificazione territoriale è uno strumento dinamico, che deve essere mantenuto in continuo aggiornamento, che le Pubbliche Amministrazioni devono fornire al cittadino affinché quest’ultimo sia informato sui rischi a cui è potenzialmente esposto. Il rischio è scandito da quattro livelli: moderato (R1), medio (R2), elevato (R3) e molto elevato (R4); solitamente è rappresentato mediante una cartografia amministrativa suddivisa in fasce a diversa campitura a cui corrisponde un preciso livello di rischio. Il percorso metodologico e i criteri per l’individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico sono quelli stabiliti dall’Atto di indirizzo e coordinamento del D.L. 180/98 (D.P.C.M. del 29 settembre 1998) che prevede le seguenti fasi: 1 - individuazione delle aree soggette a rischio idrogeologico attraverso l’acquisizione delle informazioni disponibili sullo stato di dissesto; 2 - perimetrazione, valutazione dei livelli di rischio e definizione delle conseguenti misure di salvaguardia, ovvero la carta della perimetrazione delle aree a rischio (che assume il significato di strumento di previsione) e le misure di salvaguardia (che si configurano quale strumento di prevenzione). 3 - programmazione della mitigazione del rischio. Cosa significa mitigazione del rischio? Il verbo mitigare, scelto non a caso, non significa eliminare totalmente la possibilità che si verifichi un determinato evento (frana, alluvione
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La collocazione di infrastrutture e immobili “particolari” (come ospedali, scuole, biblioteche, caserme, ecc.) e infrastrutture viarie deve avvenire in siti a basso rischio e deve nascere da un processo di aggiornamenti degli strumenti pubblici che tengano conto della necessità della consapevolezza dei cittadini. Le regole da osservare per applicare corrette regole di salvaguardia
L’ing. Sara Frumento
Professione e terremoto) ma che la probabilità che la persona, unitamente ai beni ed alle strutture stanziate su quella determinata area, siano al più colpite in modo lieve e assolutamente reversibile, ovvero attraverso un veloce ripristino del suo ambiente quotidiano. Ciò implica che costruzioni che sorgono in aree a rischio elevato (R3) e molto elevato (R4) siano talvolta oggetto di demolizione e di una successiva delocalizzazione, non vengano consentiti interventi di ampliamento e/o sopraelevazioni ma soprattutto venga operata una manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere esistenti. È per questo motivo che, a livello di pianificazione territoriale, non si deve ammettere ignoranza ed arroganza a consentire interventi edilizi su aree ritenute non sicure; la conoscenza dell’area, presuppone l’accettazione all’esposizione ad un rischio
più o meno elevato. Strutture pubbliche, quali ad esempio scuole ed ospedali, devono sorgere in siti a basso rischio, la scelta di acquisto di un immobile deve essere dettata non dalle sole rifiniture architettoniche ma soprattutto dal sito dove sorge la costruzione e dalle sue problematiche idro-geo-morfologighe e dalla possibilità a porre in atto interventi di riduzione del rischio a livelli accettabili. Le misure di salvaguardia nei confronti delle frane, possono finalizzarsi ad esempio a: - non incrementare (ovvero mantenere o meglio ridurre) il carico urbanistico esistente; - non incrementare la vulnerabilità degli elementi esposti al rischio (in particolare gli edifici e le opere pubbliche o di interesse pubblico); - ridurre la probabilità di accadimento dei fenomeni franosi (V. box).
SCALA DI LAVORO PER DELIMITARE LE AREE A RISCHIO FRANA R=P×E×V
Rischio = Pericolosità x Esposizione x Vulnerabilità
Figura 1 - Strategie di mitigazione del rischio da frana e scale di lavoro (Ferlisi S., Valutazione e mitigazione del rischio da frana a differenti scale di riferimento”, 17-19/02/2016 Udine)
All’aumentare dell’area di studio e al diminuire della scala di riferimento, si moltiplicano sia le disomogeneità e le eterogeneità delle informazioni sia le fenomenologie da analizzare. Devono, quindi, cambiare gli obiettivi da perseguire e l’approccio con il quale perseguirli. Una scala di lavoro piccola (1:100.000), non consente di perimetrare il singolo fenomeno avente un’estensione limitata e quindi si osserva la globalità del potenziale evento, non permettendo la stima delle velocità di propagazione e delle intensità delle singole frane (Cascini, 2016). Tuttavia il vantaggio di utilizzare aree vaste è quello di individuare le aree amministrative o omogenee soggette al rischio frana. Le pubbliche amministrazioni mettono a disposizione diversi strumenti di conoscenza delle aree, che grazie ai sistemi G.I.S. sono facilmente consultabili. La conoscenza e l’accettazione del rischio non sono però ancora patrimonio di conoscenza comune. Tali aspetti sono piuttosto sviluppati in ambito di prevenzione incendi e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma non a livello territoriale, quanto meno in Liguria, in cui dovrebbe essere svolta una campagna di sensibilizzazione e si dovrebbe accettare il messaggio che il rischio zero non esiste. Quest’ultimo punto è forse il più difficile in quanto si scontra, spesso, con le ambizioni politiche di voler risolvere in via definitiva il rischio; operazione di fatto impossibile in quanto si può solo mitigare a livelli di accettabilità, tenendo ben in considerazione che qualora si eseguano delle opere è necessario poi mantenerle in efficienza per garantire la permanenza del livello di rischio raggiunta.
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Professione EDILIZIA – LA LEGGE REGIONALE 16 DEL 6 GIUGNO 2008
DIMAGRITA E PIÙ SEMPLICE, LA NORMA HA CAMBIATO LOOK ELENA BARDONESCHI Il 28 giugno 2017 è stata predisposta l’integrazione della Legge Regionale 6 giugno 2008 n. 16 tramite la L.R. 28 giugno 2017 n. 15, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria n. 9 del 30 giugno ed entrata in vigore il giorno stesso. Si tratta di un provvedimento che rivede sostanzialmente l’impalcato normativo della legge regionale che disciplina l’attività edilizia. L’integrazione è frutto di un importante lavoro dell’organo legislativo regionale e dei funzionari per rivedere la disciplina specifica e riallinearne i principi alla normativa nazionale, in particolare al DPR 380/2001. Dalla sua prima pubblicazione, la L.R. 16/08 ha visto diversi aggiornamenti e revisioni, come si riscontra dalle quasi due pagine di elencazione di provvedimenti normativi che ne hanno definito la sua evoluzione. Quest’ultimo passaggio dovrebbe essere il primo a riportare i titoli edilizi secondo le previsioni nazionali senza nuovi inserimenti o singolarità locali. Più che di integrazione, si dovrebbe parlare di una vera e propria semplificazione eseguita con un “colpo di falce” che ha portato con sé l’abrogazione di oltre 60 articoli, mantenendo in vigore e migliorando quelle parti che caratterizzano le specificità liguri. Rimangono cinque procedure edilizie principali In virtù degli obiettivi di uniformità in tutt’Italia, le disposizioni regionali lasciano infatti il campo alla nuova disciplina generale dei regimi amministrativi, che prevede cinque procedure edilizie principali: Attività di edilizia libera Comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) Permesso di costruire Scia alternativa al permesso di costruire. Inoltre la legge stabilisce: la realizzabilità con Scia dei cambi di destinazione d’uso funzionali, cioè quelli effettuati senza opere edilizie; che negli interventi di nuova costruzione, sostituzione edilizia e ristrutturazione edilizia senza sopraelevazioni o ampliamenti in senso
Il nuovo disposto sull’attività edilizia, in vigore dal 30 giugno, ha oltre 60 articoli in meno su 89, e rivolve finalmente le contraddizioni con la disciplina nazionale. Ecco le variazioni più importanti, le abrogazioni che facilitano davvero il settore e qualche “feticcio” rimasto a ricordare il passato L’ing. Elena Bardoneschi
Il contributo degli Ingegneri La semplificazione legislativa. Un termine che si è letto spesso su questo giornale. Su editoriali, servizi, inchieste. E da queste pagine è rimbalzato più volte nel mondo politico ligure trainando vere e proprie proposte che dai saloni delle Commissioni sono approdati nell’aula verde del Consiglio regionale diventando leggi. Anche sulla legge edilizia 16/2008 gli ingegneri hanno chiesto più volte una decisa semplificazione per evitare quel conflitto con la normativa nazionale che da quasi un decennio creava in Liguria situazioni paradossali, e lo sfoltimento di 60 articoli con un testo composto da soli 23 sugli originati 89, dimostra che quando c’è la volontà politica di affrontare i problemi reali, niente è impossibile.
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Sulla Legge 16 e sulla necessità di abrogarne una parte, l’Ordine degli Ingegneri di Genova aveva tentato di chiamare a raccolta i colleghi liguri con alcuni incontri appositamente dedicati, ma purtroppo il clima teso della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio, non aveva giocato a favore dell’iniziativa, che non si era tenuta. Un’occasione di dibattito persa. Ma l’attività è ripartita con grande unità e gli Ordini liguri e la Federazione ribadiscono ancora quello che hanno sempre detto a chi decide in nome dei cittadini: gli Ingegneri, come dice la legge, e le rappresentanze delle professioni tecniche sono gratuitamente a disposizione della pubblica amministrazione. Red.
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Professione SCIA con attestazione del professionista. Viene inoltre introdotto il comma 3 nel quale le varianti in corso d’opera relative ad interventi oggetto di CILA, sempre che siano consistenti in opere rientranti nel relativo campo di applicazione, possono essere eseguite purché attestate con apposito elaborato grafico in sede di comunicazione di fine lavori, da effettuarsi nel termine di 60 giorni decorrente dalla data di ultimazione. E questo spinge tutti gli attori del processo edilizio a porre maggiore attenzione sulla scelta delle opere da eseguire e a presentare per tempo le eventuali modifiche. Sempre in merito all’art. 25, va correttamente citato che le varianti in corso d’opera possono essere attuate comunque dopo l’ottenimento degli atti di assenso prescritti dalla legge, per cui si ritiene - pure se non specificato - anche susseguiti al deposito delle strutture variate qualora le modifiche abbiano rilevanza strutturale.
Un cantiere in via Borzoli a Genova
orizzontale, la distanza minima tra pareti finestrate e pareti, deve essere di almeno 10 metri. Il PUC può comunque fissare distanze inferiori per gruppi di edifici. Tra le principali novità inoltre sono da sottolineare: * L’art. 2, relativo all’adozione da parte dei Comuni del Regolamento Edilizio tipo, uniformando di fatto i regolamenti edilizi, e quindi creando le basi di una semplificazione delle consultazioni; * L’art. 5 bis, che per l’individuazione del regime giuridico delle opere edilizie, rimanda alle definizione dell’art. 3 del DPR 380/2001 e al Glossario unico nazionale di cui al D.Lgs. 222/2016, omogenizzando di fatto le tipologie delle opere edilizie a quelle previste a livello nazionale e risolvendo in sostanza le incongruità che si creavano tra le indicazioni nazionali e quelle regionali determinando contraddizione sul tipo di titolo edilizio da adottare con tutte le relative conseguenze, tra cui quelle del regime sanzionatorio da adottare con contenzioso conseguente; * L’art. 22 permane nella sua interezza, e pertanto è lasciata la possibilità di eseguire la comunicazione per opere interne eseguite prima del 1° gennaio 2005 secondo le modalità previgenti; * L’art. 25 relativo alle varianti in corso d’opera è stato profondamente rivisto; in particolare si segnala che a differenza delle versioni precedenti, il comma 2 esclude per DIA e SCIA la possibilità di regolarizzare a fine lavori le varianti in corso d’opera (quelle che non comportino le modifiche di cui al comma 1 e, per quanto concerne gli spazi esterni agli edifici, non alterino le loro caratteristiche architettoniche essenziali). Ora queste possono essere comunicate a fine lavori, ma con apposita
Semplificazione apprezzabile ma era meglio riscrivere ex novo Inoltre, a seguito dell’abrogazione dell’art. 37 della L.R. 16/2008 disposta dall’art. 23 della L.R. 15/2017 per la disciplina dell’agibilità degli edifici, trova applicazione l’art. 24 del DPR 380/2001 come modificato dal D.Lgs. 222/2016 con la nuova procedura della segnalazione certificata di agibilità. La legge regionale continua invece a disciplinare le modalità di controllo su tali segnalazioni (art. 39 ter L.R. 16 introdotto dall’art. 26 della L.R. 15/2017). In sintesi, degli 89 articoli vigenti prima del 30 giugno 2017, con la nuova versione ne sopravvivono 23, dimostrando di fatto un’importante semplificazione normativa che speriamo sia mantenuta nell’applicazione da parte dei Comuni. Rimane un interrogativo solo sulla forma con cui è stata proposta l’integrazione, che di fatto è stata una riscrittura piuttosto sostanziale della norma che, forse, avrebbe giustificato l’abrogazione integrale del vecchio testo normativo e l’emissione di un nuovo testo al fine di rinunciare ai suffissi bis, ter, etc. e magari evitare la riscrittura delle parti abrogate quasi a significare un “feticcio” residuale del passato.
Lavori in un cantiere nel Comune di Laigueglia per l’eliminazione di barriere architettoniche
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Professione IL DPR 177/2011 TRA PUNTI DI FORZA E DUBBI INTERPRETATIVI
AMBIENTI CONFINATI: SE IL LAVORO DIVENTA UNA TRAPPOLA MORTALE GABRIELE MERCURIO Dirigente Ing. Struttura complessa Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro
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ra le casistiche di infortunio sul lavoro, gli incidenti occorsi in ambienti confinati (ovvero cisterne, silos, vasche, ecc.) presentano spesso caratteri di elevata drammaticità, ovvero con esiti mortali plurimi e coinvolgimento dei primi soccorritori occasionali, che hanno determinato un’attenzione privilegiata dei mezzi di comunicazione e una conseguente percezione - anche da parte dei non addetti ai lavori - degli elevati rischi connessi alle attività lavorative che si svolgono in questi contesti. Da un’elaborazione di dati INAIL del periodo 2005-2010 (intervento C. Mora e L. Botti, “La banca delle Soluzioni, Ambienti Confinati” al Seminario “Ambienti Confinati: un tema sempre attuale”, Milano, 25 maggio 2017), sono stati selezionati 29 infortuni mortali in ambienti confinati con 43 decessi complessivi, di cui oltre la metà dovuti a contatto con gas asfissianti ed oltre un quarto per caduta dall’alto o in profondità provocata dall’esposizione a gas. Il legislatore, proprio in conseguenza ad una serie di tragici eventi, ha introdotto una speciale disciplina con il DPR 14 settembre 2011, n. 177: “Regolamento recante Norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati, a norma dell’articolo 6, comma 8, lettera g), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”. In realtà le disposizioni per questi casi erano già contenute nel D.Lgs. 81/2008 agli artt. 66 (Lavori in ambienti sospetti di inquinamento), 121 (Presenza di gas negli scavi) e al punto 3 dell’allegato IV (Vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti, silos), che peraltro riprendono prescrizioni tecniche della legislazione previgente degli anni Cinquanta. Perciò quali sono le novità introdotte dal DPR 177/2011? La principale novella è, per le imprese ed i lavoratori autonomi che eseguono lavori in ambienti confinati o sospetti di inquinamento, l’obbligo di qualificazione sulla base di specifici requisiti. Si tratta di un’anticipazione in attesa della definizione di un complessivo sistema di qualificazione per gli stessi soggetti, come previsto dagli articoli 6, comma 8, lettera g), e 27 del D.Lgs. 81/2008. I requisiti di qualificazione sono contenuti nel comma 1 dell’art. 2 e attengono diversi aspetti, ritenuti particolarmente rilevanti anche con riguardo ai principali fattori causali riscontrati negli infortuni: - presenza di personale, in misura non inferiore al 30% della forza lavoro, con esperienza almeno triennale relativa a lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati; - formazione ed informazione dei lavoratori e del datore di lavoro, specificamente mirate alla conoscenza dei fattori di rischio propri di tali attività, nonché addestramento alle procedure di sicurezza; - dotazione di idonei D.P.I. e attrezzature di sicurezza (ad esempio autorespiratori, sistemi di recupero, rivelatori di gas e/o di ossigeno) necessari per garantire attività prive di rischi; - nel caso di imprese familiari e lavoratori autonomi, integrale e vincolante applicazione anche del comma 2 dell’art. 21 del D.Lgs. 81/2008. Di rilievo, inoltre, è l’obbligo (art. 3 comma 3) di adozione ed attuazione 26/
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Gli infortuni in cisterne, silos, vasche, serbatoi, depuratori e così via, spesso coinvolgono tragicamente anche i primi soccorritori. L’esperto della “Prevenzione sicurezza ambienti lavoro”, ci guida nella complessa normativa che regola l’attività in spazi pericolosi che spesso non vengono valutati adeguatamente. Fra diritti e doveri, come tutelare la vita dei lavoratori.
L’Ing. Gabriele Mercurio
Professione
Nelle foto, alcuni esempi di rivi tombinati, che presentano i pericoli tipici degli ambienti confinati per chi dovesse eseguire dei lavori al loro interno senza le adeguate misure di sicurezza
di una procedura di lavoro diretta a eliminare o, ove impossibile, ridurre al minimo i rischi propri delle attività in ambienti confinati, comprensiva della eventuale fase di soccorso e di coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco. Perciò le imprese che intendono eseguire lavori in questi ambienti, devono necessariamente essere in possesso dei requisiti di cui al comma 1 dell’art. 2 del DPR 177/2011 e devono adottare una specifica procedura di sicurezza. Non solo, quando i lavori si svolgono nell’ambito dell’affidamento da parte del datore di lavoro committente di lavori, servizi e forniture all’impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi all’interno della propria azienda o nell’ambito dell’intero ciclo produttivo dell’azienda, nei termini di cui all’art. 26 del D.Lgs. 81/20 08, il DPR 177/2011 prevede ulteriori misure: il divieto di subappalto, se non autorizzato espressamente dal datore di lavoro committente e certificato ai sensi del Titolo VIII, Capo I, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 e s.m.i., fermo restando il medesimo obbligo di qualificazione per le imprese subappaltatrici (art. 2 comma 2); la puntuale e dettagliata informazione da parte del datore di lavoro committente a tutti i lavoratori impiegati dall’impresa appaltatrice, compreso il datore di lavoro,
sulle caratteristiche dei luoghi e sui rischi esistenti, fissando per tale attività una durata non inferiore ad un giorno (art. 3 comma 1); l’individuazione da parte del datore di lavoro committente, di un proprio rappresentante, in possesso di adeguate competenze, formato ed informato, nonché a conoscenza dei rischi presenti negli ambienti confinati, che vigili in funzione di indirizzo e coordinamento delle attività svolte dai lavoratori impiegati dalla impresa appaltatrice o dai lavoratori autonomi e per limitare il rischio da interferenza di tali lavorazioni con quelle del personale impiegato dal datore di lavoro committente. Il quadro normativo, condivisibile nelle intenzioni, ha tuttavia incontrato difficoltà interpretative nell’applicazione. In effetti il primo passo per la corretta applicazione consiste nel riconoscimento dell’ambiente confinato o sospetto di inquinamento, ma le diverse disposizioni non forniscono una definizione di questi ambienti. L’ambiente confinato è descrivibile come «uno spazio circoscritto, caratterizzato da limitate aperture di accesso e da una ventilazione naturale sfavorevole, in cui può verificarsi un evento incidentale importante, che può portare ad un infortunio grave o mortale, in presenza di agenti chimici pericolosi (ad esempio, gas, vapori, polveri)», secondo la descrizione della “Guida operativa - Rischi specifici nell’accesso a silos, vasche e fosse biologiche, collettori fognari, depuratori e serbatoi utilizzati per lo stoccaggio e il trasporto di sostanze pericolose” - Art. 66 del D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 - “Lavori in ambienti sospetti di inquinamento” – (ISPESL, 2008). Va da sé che alcuni ambienti confinati siano facilmente identificabili come tali (ad es. serbatoi, silos, fogne, ecc.), mentre per altri una prima valutazione superficiale potrebbe eluderne il riconoscimento (ad es. depuratori, vasche, canali o camere con scarsa ventilazione, ecc.), con le ovvie conseguenze circa la sottovalutazione dei rischi connessi. Alcune risposte a dubbi interpretativi sono arrivate dalla Commissione per gli interpelli (art. 12 D.Lgs. 81/2008) che si è espressa con l’interpello n. 23/2014 in merito a informazione e coordinamento da parte del datore di lavoro committente e con l’interpello n. 10/2015 in merito al campo di applicazione. E proprio con quest’ultima pronuncia la Commissione ha osservato che il DPR 177/2011 «[…] limita il proprio ambito di applicazione esclusivamente agli ambienti di lavoro sospetti di inquinamento di cui agli articoli 66 e 121, nonché a quelli confinati di cui all’allegato IV, punto 3 del medesimo decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81». Questa lettura ha aperto un dibattito perché esclude l’applicabilità del DPR 177/2011, per esempio, alle navi ed ai mezzi di trasporto in genere, ambiti nei quali, come è ben noto anche alle cronache, molto spesso si sono verificati gravissimi incidenti.
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Professione COSA INSEGNA IL ROGO DI UN DEPOSITO DI MATERIE PLASTICHE
QUELLE TANTE BOMBE INNESCATE CHE SONO UN PERICOLO COSTANTE Secondo un censimento del “Sole 24 Ore”, in tre mesi a partire da maggio, in Italia sarebbero andati a fuoco non meno di una trentina di «impianti di raccolta, riciclo, selezione, smaltimento o trattamento dei rifiuti o dei materiali da rigenerare»: in alcuni casi si è trattato di incendi dolosi, in altri di incidenti o avarie. Comunque sia, i danni all’ambiente, alle persone e alle imprese sono stati quasi sempre significativi. Il quotidiano economico sostiene anche che sono stati circa 100-150 gli impianti distrutti o danneggiate dal fuoco negli ultimi due anni, considerando anche le discariche. Un fenomeno che induce molte considerazioni – prime fra tutte quelle sui controlli e il rispetto dei protocolli di intervento - fino alle più elementari conoscenze di chimica per limitare i danni. È il caso dell’incendio che il 5 maggio scorso ha distrutto l’impianto di stoccaggio rifiuti “Eco X” di Pomezia, sulla via Pontina Vecchia, alle porte di Roma. Una colonna di fumo nero con un’enorme nube si è alzata minacciosa: per i vigili del fuoco l’inizio di un lungo e difficile lavoro. Si è cominciato a parlare subito di diossina e rischio amianto, gli abitanti della zona sono stati invitati a non aprire le finestre in casa; nei giorni successivi alcune scuole sono state chiuse. Abbiamo deciso di soffermarci su questa vicenda perché – nonostante gli esiti fossero chiari da subito – si sono attesi per una settimana i risultati degli esami per avere la conferma della presenza di diossina. L’ing. Gian Giorgio Parodi, esperto di temi ambientali, analizza per “A&B” il caso di Pomezia e rileva come in alcune circostanze ci siano protocolli di intervento che devono scattare senza aspettare il disastro provocato da un incendio.
GIAN GIORGIO PARODI
È
apparsa sui media nazionali per qualche giorno, come una notizia di cronaca. In apparenza una notizia come tante altre di questi tempi, dichiarazioni immediate dal tono rassicurante, nessun pericolo per la qualità dell’aria, già il primo giorno; altre più caute; d’altra parte si tratta pur sempre di un incidente, di quelli che purtroppo possono accadere: l’incendio di un deposito o di uno stabilimento. Forse un deposito di materiali in plastica di vario tipo provenienti dalla raccolta differenziata ed in attesa di essere avviati agli impianti di trattamento per la corretta ed innocua distruzione. Quanto sopra e le considerazioni che seguono prendono spunto soltanto dalle notizie di stampa, cioè da quello che viene comunicato ai cittadini, che non sono tutti esperti di chimica o di patologie di origine ambientale. Immediate indagini dei Vigili del Fuoco e della magistratura, come è logico. Si parla di diffusione di fibre di amianto e solo con molta cautela si pronuncia la parola ”diossina”. Le riprese televisive inquadrano la fumata molto densa e di notevole portata, incessantemente alimentata per circa due giorni in direzione del vento, nonostante l’opera ed il sacrificio dei Vigili del Fuoco. Viene divulgato il nome dell’azienda titolare del deposito ed anche il fatto che ad aver preso fuoco sono centinaia di tonnellate di materiali in plastica. Da qualche foto e da spezzoni video si possono distinguere alcune balle di bottiglie di plastica 28/
pressate, ma possono esserci anche altri tipi di materiali plastici o di altro genere, mentre il titolare – che poi verrà indagato – minimizza. Certo sarà esistito, o esisterà, un elenco accurato di carico e scarico di tutti i materiali ad alto rischio in caso di eventi accidentali, ma prevedibili, come un incendio. È noto infatti che con il termine generico materie plastiche, o più comunemente plastica, vengono indicati molti materiali impiegati per la fabbricazione di innumerevoli e svariati oggetti ad uso sia industriale (auto, elettrotecnica, cantieristica, avio, audiovisivi), sia attinente la sfera casalinga, gli imballaggi, l’arredamento, la nautica ecc. Ebbene le sostanze più diffuse per fabbricare oggetti molto vicini a noi e comunemente conosciuti con nomi commerciali, sono il polietilene tereftalato (PET), il cloruro di polivinile (PVC), il polistirene e polimeri (con vari nomi commerciali), il polimetilmetacrilato (plexiglas o perspex). Altre sostanze sono il poliammide (nylon), il politetrafluoroetilene (teflon), e altre ancora. A queste sostanze-base, nel processo produttivo vengono aggiunti additivi coloranti, plasticizzanti, stabilizzanti, e così via. Tutte sostanze create dall’intelligenza umana, che hanno contribuito in modo sostanziale a migliorare la vita dell’uomo, a ridurne le fatiche, a semplificare il conseguimento di dignitosi livelli d’igiene. Ma queste sostanze devono essere rispettate poiché, come per la loro produzione sono richiesti raffinati processi chimico-fisici, messi a punto con lunghe ricerche
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Professione scientifiche ed industriali; per il loro smaltimento sostenibile e per il loro riciclo e riutilizzo sono indispensabili processi industriali ben individuati e rigorosi che in altri Paesi hanno dato luogo a nuove fiorenti industrie. Un incendio più o meno accidentale non è un processo controllabile, e la distruzione attraverso il fuoco di più sostanze contemporaneamente determina complesse interazioni e soprattutto condizioni di incompleta combustione a temperature non controllate. L’incendio di un deposito di materiali “plastici”, come mediamente risultanti dalla raccolta dei rifiuti, dà sempre luogo a emissioni seriamente nocive per la salute umana e per quella animale, e produce effetti persistenti nel tempo riguardo le deposizioni sul territorio circostante. La formazione di policlorodibenzodiossine e di policlorodibenzofurani è stata dimostrata con certezza da vari autori. Un esempio tratto dalla letteratura: «Dopo Il rogo di Pomezia un incendio in un deposito di materiali contenenti PVC, una considerevole contaminazione da PCDD e da PCDF è stata rilevata in animali domestici usati per l’alimentazione ed in animali selvatici fino ad una distanza di 2,5 km ca. dall’incendio». Altri tipi di contaminanti diffusi a causa di incendi accidentali di materiali in plastica sono il mercurio, ed i bifenili policlorurati (PCB). Tornando al caso da cui siamo partiti, il 12 maggio si apprende che Arpa Lazio ha determinato nella zona dell’incendio la presenza di diossine ad un livello a dir poco sconcertante, pari a circa 700 volte il valore della soglia di rischio indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, valore associato ad altri molto anomali come quello relativo al PCB, più nocivo delle diossine. Questi dati sono riferiti al mc d’aria, ma non si sa se ne è stato determinato il “rateo di deposizione al suolo”, parametro molto più importante ai fini della vivibilità del territorio e dell’esposizione della popolazione,
come suggerisce l’Istituto Superiore di Sanità. Nel nostro Paese è nata la Legge Seveso che tutto il mondo ha copiato e la diossina più tossica e cancerogena viene chiamata “Diossina Seveso”. Che sia stata necessaria più di una settimana per accertare la presenza di diossine, di PCB e di altre sostanze, nel 2017, è gravissimo. Tanto più grave se il deposito era autorizzato ed esistevano registri ufficiali da cui ricavare i materiali stoccati. L’impianto era infatti ben conosciuto, e in ogni caso rappresentava un’emergenza ambientale di enormi proporzioni: anche se non fosse scoppiato l’incendio. Si sarebbero dovute adottare immediatamente tutte le misure, ben note a livello internazionale, a tutela della salute dei cittadini, non essendo certamente necessario, oggi, attendere i tempi di esecuzione delle analisi per essere certi della presenza di emissioni molto tossiche in una simile circostanza. Il timore di creare allarmismi deve portare sì a gestire una corretta comunicazione, ma i cittadini devono essere informati tempestivamente. Tanto più che in questo caso si era in presenza di un disastro incombente ancor prima che si verificasse l’evento. Ma quante situazioni emergenziali del genere esistono ancora oggi nel nostro Paese? E come si intende gestirle? Purtroppo le situazioni simili sono drammaticamente molte. Basta una rapida ricognizione su Google per rendersi conto della situazione di caos che regna nel settore della raccolta differenziata in Italia! Sono stati richiesti inutili sacrifici ai cittadini poi vanificarli consentendo che i rifiuti “differenziati” vengano dolosamente abbandonati al fuoco anziché costruire gli impianti chimici opportuni per il corretto smaltimento come fanno ormai tutti gli altri Paesi. E non si ha neppure notizia di alcuna interrogazione parlamentare!
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Qui Federazione
FEDERAZIONE REGIONALE DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIA Piazza della Vittoria, 11/10 – 16121 Genova - C.F. 95045940103 www.federazioneingegneri.liguria.it -PEC federazione.liguria@ingpec.eu
Dopo le consultazioni che hanno portato all’elezione di nuovi Consigli e cariche rappresentative dei quattro Ordini provinciali liguri, è in costituzione la nuova Federazione regionale, con la designazione di nuovi consiglieri che eleggeranno i nuovi dirigenti federativi. Alla chiusura di questo numero, 30 agosto 2017, il presidente Paolo Caruana e la segretaria Claudia Bedini gestiscono l’ordinaria amministrazione. Le nuove nomine sono previste per la prima decade di settembre.
ISCRITTI COMPLESSIVI ALBI PROFESSIONALI INGEGNERI LIGURIA Sezione A 6.802 - Sezione B 235 – TOTALE 7.037 (di cui 6.045 uomini e 992 donne)
GENOVA
IMPERIA
Piazza della Vittoria, 11/10 16121 Genova Tel. 010.593840 - 010.593978 Fax 010.5536129 - C.F. 80039470101 www.ordineingegneri.genova.it PEC ordine.genova@ingpec.eu ordine@ordingenova.it info@ordineingegneri.genova.it Presidente Maurizio Michelini Vice Presidenti Paolo Costa, Greta Gualco Segretario Enrico Sterpi Tesoriere Claudio Firpo Consiglieri Arturo Antonelli, Vittorio Bruzzo, Andrea Chiaiso, Matteo Gentile, Michele Lanza, Felice Lombardo, Aristide Fausto Massardo, Alfonso Russo, Deborah Savio, Gianni Vernazza Consigliere Nazionale CNI Roberto Orvieto ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE Sezione A 4.571 - Sezione B 115 TOTALE 4.686 (di cui 4.032 uomini e 654 donne) al 31 luglio 2017
Via della Repubblica, 11 18038 Sanremo (Imperia) Tel e Fax 0184.530799 - C.F. 81001410083 www.ordineingegneriimperia.it PEC ordine.imperia@ingpec.eu info@ordineingegneriimperia.it loredana@ordineingegneriimperia.it Presidente Enrico Ingenito Vice Presidente Riccardo Restani Segretario Franco Sappia Tesoriere Simone Dimarcoberardino Consiglieri Fabiano Boeri, Maria Ramella, Giovanni Rolando, Stefàna Rossi, Marco Savini. ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE Sezione A 462 - Sezione B 21 TOTALE 483 (di cui 417 uomini e 66 donne) al 31 luglio 2017
LA SPEZIA
SAVONA
Via Vittorio Veneto, 99/2 - 19124 La Spezia Tel. e Fax 0187.732768 - C.F. 80017220114 www.ordineingegnerilaspezia.it PEC ordine.laspezia@ingpec.eu segreteria@ordineingsp.com
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Presidente Pietro Franchetti Rosada Vice Presidente Nicola Brizzi Segretario Michele Cordeglia Tesoriere Simone Tesconi Consiglieri Claudia Bedini, Paolo Ferrari, Stefano Fusi, Riccardo Marangoni, Pietro Muscinesi, Claudio Rocca, Roberto Vallarino
Presidente Diego Pastorino Segretario Maria Alessandra Binaghi Tesoriere Diego Bergero Consiglieri Sara Arri, Ingrid Bonino, Gabriele Calzavara, Marcello Macciò, Federico Mazzetta, Danilo Muraglia, Piero Siccardi, Luciano Vicinanza.
ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE Sezione A 705 - Sezione B 27 TOTALE 732 (di cui 642 uomini e 90 donne) al 31 luglio 2017
ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE Sezione A 1.064 - Sezione B 72 TOTALE 1.136 (di cui 954 uomini e 182 donne) al 31 luglio 2017
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n. 5-8 - Maggio-Agosto 2017 -
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Sommario
SOMMARIO 1 Il Rullo... di Rolli Vignetta a cura di S. Rolli 2 Post-Rullo 2 Il fascicolo del fabbricato? Si, ma niente calci negli stinchi - Maurizio Michelini 3 «Cari ministri Padoan e Galletti, possiamo fare il fascicolo di casa vostra? Siamo convinti che capirete» - Maurizio Michelini 5 Editoriale 5 Ordini: dopo elezioni e congressi si riparte con una nuova unità – G. Sansalone 6 Zambrano: «Dalla mitigazione del rischio le nostre priorità» - A. Zambrano 7 Qui Ordine 7 Facciamo vincere l’orgoglio della Professione Maurizio Michelini 9 Genova – Digitalizzazione: così sta nascendo l’Ordine 4.0 – E Sterpi 10 Imperia – Ingenito: «Problemi tanti, ma siamo carichi di entusiasmo» 11 La Spezia - Franchetti: «Potenziamento dei servizi e della sezione Ipe» 12 Savona – Pastorino: «Un supporto per nuove chances di lavoro»
Mensile a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova Codice Fiscale 95045940103 PEC: ordine.genova@ingpec.eu www.ordineingegneri.genova.it Reg. Tribunale Genova n. 64 del 25 marzo 1949 Anno LXVIII In attesa di variazione, presso il Tribunale di Genova, del proprietario dalla Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri della Liguria all’Ordine degli Ingegneri di Genova N. 5-8 Maggio-Agosto 2017 Chiuso in redazione il 30 Agosto 2017 Direzione e Redazione: Piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 Genova redazione@abanews.it Editore, impaginazione, stampa: Grafica LP Via Pastorino, 200-202 r - 16162 Genova E-mail: graficalp@graficalp.191.it Direttore Responsabile: Gianfranco Sansalone Hanno collaborato: Elena Bardoneschi, Antonio Brencich, Enrico Ingenito, Pietro Franchetti Rosada, Sara Frumento, Luca Lottero, Gabriele Mercurio, Maurizio Michelini, Gian Giorgio Parodi, Diego Pastorino, Enrico Sterpi, Stefano Rolli, Roberto Zanardi, Armando Zambrano Grazie per la collaborazione alle segreterie degli Ordini degli Ingegneri di Genova, Imperia, La Spezia e Savona Progetto editoriale: Agenzia Aba News abanews@abacomunicazione.it www.abacomunicazione.it In copertina: Panoramica aerea di Genova (Foto Aba News)
13 Random 13 Ingegneria Elettrica: Monica, la migliore laureata d’Italia – L. Lottero 14 Genova, in visita all’Ordine il Preside di Ingegneria di Tripoli 15 Professione 15 Gli Ingegneri genovesi al Salone Nautico 2017 18 La Regione Liguria, la sismica e le domande del Sig. Alfredo – A. Brencich, E. Sterpi 22 Rischio frane: pianificare la mitigazione e informare – S. Frumento 25 Edilizia – Dimagrita e più semplice, la norma ha cambiato look – E. Bardoneschi 26 Ambienti confinati: se il lavoro diventa una trappola mortale – G. Mercurio 28 Ambiente: quelle tante bombe innescate che sono un pericolo costante – Gian Giorgio Parodi 30 Qui Federazione 30 I dati di Froil e Ordini provinciali
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A&B - Atti e Bollettino di Informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria
n. 5-8 - Maggio-Agosto 2017
Di questo numero, scaricabile in pdf dal sito dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, vengono spedite 6.900 copie cartacee a tutti gli iscritti all’Albo degli Ingegneri di Genova, alle pubbliche istituzioni, ai giornalisti e ai soggetti di interesse per la categoria, oltre alle copie che gli altri Ordini della Liguria decidono autonomamente di inviare ai loro contatti. La riproduzione, anche parziale, del testo e delle immagini è consentita purché siano espressamente e citati la fonte e gli autori. È vietato riprodurre, anche in modo parziale, l’impaginazione grafica senza espressa autorizzazione della proprietà. Le immagini riprodotte sono della Federazione, di autori o di archivi regolarmente consultati, o sono state reperite presso fonti pubbliche e libere. I marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari. Nel caso non sia stato possibile rintracciare eventuali detentori di diritti, l’editore si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi. Il prezzo dell’abbonamento è compreso nella quota di iscrizione annuale all’albo, le copie in abbonamento a titolo oneroso sono in percentuale non inferiore al 50% del totale delle copie spedite.
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