A&B n. 2 anno 2020

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Professioni

Formazione

Inarcassa

Superbonus 110%

Così la Rete “tecnica” nasce in Liguria

La “rivoluzione” contagiosa di Genova

Una presenza più pressante sul territorio

Il Vademecum per i condomini

ISSN 2611-2337

ESCE DAL 1946 REGISTRATO NEL 1949

Atti e Bollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

n. 2 I aprile-giugno 2020

Covid 19: la ripresa. «Codice appalti: l’inghippo dell’Europa ignorata» VIADOTTO POLCEVERA: Con 2 robot e 250 sensori è tecnologicamente il più innovativo al mondo

Modello Genova Michelini: «Mala burocrazia e finta legalità, combattiamole con l’ingegneria» Trimestrale di informazione a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova

Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento PostaleDL353/2003(Conv.InL.27/02/04)Art.1Comma 1-MP-NO/TRIMESTRALE-GENOVAANNOLXXI-N.2/2020



il rullo di Rolli

Stefano Rolli Vignettista satirico

COME RISPARMIARE TEMPO E PERDERE DENARO Può capitare - diciamo che è capitato - che il proprietario di un nuovo albergo sia così preso che si dimentichi del fatto che la sicurezza antincendio è argomento serio, da approfondire personalmente, in progress, per tutta la vita dell’attività. Così, ad albergo finito, arriva la solita telefonata: «Ingegnere, ho letto su internet che se superiamo i 25 posti letto serve il CPI. Pensavo di no, ma la ditta che ha fatto i lavori dice che contano anche i letti aggiuntivi e che ci vuole una nuova scala esterna. Alle

pratiche ci pensa lei?» A questo punto l’Ingegnere spiega che il CPI (certificato di prevenzione incendi) non c’è più, in quanto sostituito dalla SCIA nel 2011, e chiede un appuntamento per capire quanti siano i letti in più, per spiegare come aprire ugualmente usando letti aggiuntivi in alternativa agli altri posti letto e per verificare se le misure di sicurezza in essere non siano già sufficienti per un affollamento superiore, senza una nuova scala.

Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2

Come risposta, un classico: «Ingegnere, io sono un delegato, il titolare è l’amministratore della società alberghiera e non ha tempo; si metta d’accordo con l’impresa, che si occupano di tutto, che son loro che mi han parlato di CPI». Insiste l’Ingegnere: «Mi scusi, ma la SCIA di prevenzione incendi la deve firmare il titolare, non l’appaltatore. Se non si superano i 25 letti utilizzati non serve. Potete aprire anche ora, basta imporre la limitazione nel DVR (documento di valutazione del rischio). Poi, se davvero necessita, presentiamo un progetto per legittimare la contemporaneità tra letti ordinari e letti aggiuntivi e, solo se indispensabile e conveniente in termini di costi - benefici, pensiamo alla scala esterna, che siamo peraltro in zona vincolata e di difficile realizzabilità. Mi faccia parlare col titolare». E il delegato: “Ah, il DVR, allora deve chiamare con lo studio che si occupa della 626, ma, per cortesia, non insista nel chiedere un incontro con il titolare; gestisce una catena di alberghi e non può certo pensare a queste cose. Ci dica quanto vuole per fare tutto lei, senza chiederci più niente. Ma vogliamo essere a posto con le carte prima dell’apertura, entro un mese, massimo due». I termini usati e il modo di interloquire denota la mancanza di conoscenza della materia, e questo è particolarmente grave quando si tratta di sicurezza. Tutto ciò mi fa pensare che alcuni imprenditori sottovalutino il valore aggiunto che il dialogo con il professionista può portare in termini economici e culturali, non rendendosi conto che alcune attività non sono delegabili e restano nella responsabilità del titolare, come la valutazione dei rischi, e che per risparmiare un’ora spesso fanno perdere due mesi di fatturato. Come uno che a pranzo rifiutasse di leggere il menù e dicesse: «Portatemi quello che volete, purché siate veloci e non mi avveleniate, non ho tempo da perdere». Poi quel che arriva arriva... M.M.

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inter vista

Gianfranco Sansalone Maurizio Michelini

Direttore Responsabile

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE, ING. MAURIZIO MICHELINI, SU BUROCRAZIA E “MODELLO GENOVA”

«Mala burocrazia e finta legalità: combattiamole con l’ingegneria»

«Una procedura semplice e ingegnerizzata vale più di mille adempimenti burocratici e garantisce efficacia e legalità. Le regole in eccesso non tutelano dal crimine, ma sono esse stesse crimine: perfino la DIA esalta ufficialmente le nostre procedure! Un appello agli Ingegneri: come cittadini, seguite l’art. 49 della Costituzione e candidatevi alle elezioni, portate idee ai programmi elettorali, entrate nelle istituzioni con la missione di semplificare e ingegnerizzare il sistema con competenza, etica e passione. Mai come oggi il Paese ha bisogno di una “rivoluzione” culturale: facciamola». Ingegner Michelini, il 15 novembre 2018 è stata nominata la struttura di supporto al Commissario Straordinario Marco Bucci per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera, di cui lei fa parte con il ruolo di RUP (responsabile del procedimento) per l’appalto di costruzione. Dopo meno di due anni state per finire, in anticipo rispetto ai tre anni di durata massima del commissariamento, nonostante le problematiche tipiche di un grande cantiere cittadino. A cosa attribuisce questo risultato in un Paese dove due anni ci vogliono solitamente per progettare la riparazione di una strada dissestata? C’è nel “Decreto Genova” una disposizione semplice, efficace e politicamente coraggiosa, che ha dato al Commissario e alla sua squadra l’opportunità di operare secondo buon senso e buona prassi, nel rispetto del diritto UE (in primis, la Direttiva 2014/24/UE) e degli orientamenti attuativi validi in tutta Europa, che consentono ad altri Paesi, che li applicano, di essere più competitivi di noi. È questa: D.L. 109/2018, art. 1, comma 5: «... il Commissario straordinario opera in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea». Non si tratta di una “deregulation”, come alcuni erroneamente sostengono, perché i limiti di esercizio del potere commissariale sono ben chiari e non consentono di superare la barriera delle disposizioni presidiate da sanzioni penali, come quelle di tutela di interessi pubblici preminenti come salute, ambiente, paesaggio, sismica, ecc. Meglio sarebbe parlare di disapplicazione delle disposizioni nazionali in contrasto o in più rispetto al diritto UE (c.d. gold plating). Si tratta, invece, di un cambio di metodo e di impostazione mentale, dal rigido approccio “burocratico prescrittivo” fatto di regole cogenti e stratificate, tipico del nostro Paese, a quello “prestazionale finalistico” basato su orientamenti e linee guida, tipico del diritto UE.

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Nell’approccio “burocratico prescrittivo” il legislatore prevede una griglia di regole cogenti che impongono nel minimo dettaglio cosa si deve fare e come farlo, tendenzialmente immutabili nel tempo, che noi cerchiamo di rispettare pedissequamente, quasi in forma meccanica, per non essere sanzionati, per essere “a norma”. Un sistema come questo mal si concilia con il dinamismo richiesto oggi dall’economia internazionale, in particolare nei settori maggiormente sensibili all’evoluzione della scienza e della tecnica, come, ad esempio, gli appalti delle costruzioni; da qui il ricorso sempre più diffuso all’istituto della “deroga”, non per disattendere gli interessi pubblici tutelati dalla norma, ma per superare le criticità applicative delle innumerevoli disposizioni anacronistiche e mal adattabili alle concrete esigenze di un Paese che mira allo sviluppo sostenibile e non all’ingessamento economico. Nell’approccio “prestazionale finalistico”, invece, il legislatore propone un ventaglio di orientamenti non cogenti per affrontare casi tipo, costituenti buona prassi, lasciando la libertà di seguirli, interpretarli o trovare soluzioni su misura, motivate scientificamente, per ottenere in concreto l’obiettivo prefissato nel rispetto dei principi inderogabili di tutela fissati nella norma. In questo modo viene affermata la supremazia del principio e rispetto alla regola, eliminando il concetto stesso di deroga, secondo il principio per cui è permesso tutto ciò che non è vietato dalla legge per motivi imperativi di interesse generale; e ciò che è permesso deve poter essere fatto seguendo orientamenti non cogenti di buona prassi, così da poter mirare alla prestazione e al risultato senza l’incubo costante di finire sotto indagine per non aver rispettato una vecchia regola nascosta nei meandri del nostro diritto. Si vedano: Costituzione, art. 41: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”. D.L. 138/2011, art. 3: “1. Comuni, Province, Regioni e Stato, entro il 30 settembre 2012, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica

privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge... 2. Il comma 1 costituisce principio fondamentale per lo sviluppo economico e attua la piena tutela della concorrenza tra le imprese.”. Lo ha già detto molte volte, lo ripeta: che cos’è il cosiddetto modello Genova? Per capirlo, e per capire il contesto “di buona prassi” nel quale abbiamo operato, è utile leggere i documenti «Relazione unica sulla procedura di aggiudicazione dell’appalto di costruzione», da me sottoscritto come RUP, e «Orientamenti in materia di appalti pubblici per professionisti», edito dalla Commissione europea nel febbraio 2018, pubblicati sul sito commissariale, sezione progetto, ricostruzione, punto 1 (http://www.commissario.ricostruzione.genova.it/contenuto/ricostruzione). Questo è il modello Genova: consentire alle persone perbene di esprimersi al massimo e assumere le responsabilità senza l’incubo di finire sotto processo e con i lavori bloccati, operare con procedure semplici, parallelizzare i processi e adattarsi agli imprevisti, secondo criteri di best option e best planning. Il Commissario ha adottato il metodo manageriale tipico del settore privato, mirando all’obiettivo e ricercando la qualità, con il supporto di due sub Commissari, dell’Avvocatura dello Stato e di una struttura di 20 esperti, che ha liberamente scelto attingendo all’interno e all’esterno della Pubblica Amministrazione. Non sono mancati i pareri del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, della Commissione ministeriale per la valutazione di impatto ambientale e di altri importanti enti pubblici coinvolti, sotto forma di raccomandazioni utilizzate in corso di progettazione per ottimizzare qualità e i tempi. L’estrema urgenza ha giustificato il ricorso al capitolato prestazionale e all’appalto “con qualsiasi mezzo”, dove l’onere progettuale è carico del contraente, ma la qualità è garantita dall’assiduo controllo del committente per mezzo del Project Management Consulting (PMC) e di un ente terzo per la validazione. La fase negoziale è stata preceduta da una libera consultazione del mercato mondiale, che ha consentito di disporre della reale dimensione dei costi; appalti aggiudicati con

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inter vista ribassi sproporzionati, talvolta tali da azzerare l’utile di impresa, sono forieri di contenzioso in corso d’opera e difficilmente consentono di raggiungere l’obiettivo nei tempi contrattuali. Non c’è stata la gara solo perché si è trattato di un evento eccezionale dove sussisteva il carattere di estrema urgenza (ex art. 32, Dir. 2014/24/UE), così come stabilito dal Parlamento, ma, anche se ci fosse stata, stimo che i tempi si sarebbero allungati di poco, grazie all’ottimizzazione di tutte le altre fasi di preparazione e di esecuzione dell’appalto. In sintesi, abbiamo operato in un “microcosmo” disciplinato da poche e chiare regole, affiatati e motivati da un obiettivo comune: ripristinare la ferita infrastrutturale facendo presto e bene, nel ricordo delle 43 persone che ci hanno lasciati e delle altre sofferenze, perché le costruzioni devono proteggere, non uccidere. C’è qualcosa che più di altre l’hanno colpita, dal punto di vista professionale, durante questa esperienza? Fare il RUP in queste particolari condizioni non è stato solo un affascinante lavoro di ingegneria gestionale ma, anche, un banco di prova per una riforma generale di semplificazione normativa e amministrativa di cui il nostro Paese ha tanto bisogno, basata su tre elementi fondamentali: 1) Norme cogenti limitate allo stretto necessario per tutelare gli interessi collettivi preminenti senza invadere la libertà individuale ed economica, con conseguente azzeramento della burocrazia non finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo, secondo il principio per cui è consentito tutto ciò che non è vietato. 2) Certezza del diritto e presunzione di innocenza, limitando la responsabilità oggettiva, i reati omissivi e di pericolo; chi sbaglia deve pagare, ma chi lavora con responsabilità non deve vivere nell’incubo quotidiano di divenire per un non nulla un capro espiatorio o un perseguitato. 3) Premialità e garanzia della giusta remunerazione per gli operatori economici, coinvolgendo i corpi intermedi dello Stato (ordini, associazioni, ecc.) e utilizzando codici etici per diffondere la cultura del buon senso, della regola dell’arte e dell’educazione civica, così da non mettere fuori mercato onestà e competenza. Sembra quasi un programma elettorale, e le regionali si avvicinano. Non è che...? Non è un programma elettorale, è un’accorata richiesta di cambiamento. Poi, chi legge questa rivista sa benissimo che la semplificazione normativa e amministrativa è sempre stata trattata con molta attenzione. Ci rendiamo conto che nel 2020 l’economia trasportistica ligure è legata all’interpretazione di una circolare del 1967 che disciplina i controlli delle gallerie autostradali? Ma, poi, siamo proprio sicuri che i rischi di incidente derivanti dalle deviazioni e dalle code legate alla contemporaneità dei cantieri per la “messa in sicurezza” non configurino un pericolo complessivo maggiore rispetto ad una

«MALA BUROCRAZIA E FINTA LEGALITÀ: COMBATTIAMOLE CON L’INGEGNERIA»

calendarizzazione meno intensiva? Su questa rivista, avvisi per evitare di “morire a norma” o che la “messa a norma” non si trasformi in una “messa funebre” ne abbiamo scritti tanti e, sinceramente, vorrei non scriverne più. Il problema è serio, perché la scelta tecnica - come la frequenza e le modalità di verifica strutturale - è anche una scelta politica, per le ripercussioni sui tempi di chiusura e sull’economia, ma tecnici e politici, ultimamente, si parlano poco e si capiscono ancor meno... Io avrei da terminare la presidenza dell’Ordine e altri incarichi, ma confido che i colleghi già attivi in politica e quelli che intendono entrarci facciano propri questi temi e li portino al centro del dibattito, in ogni sede, anche chiedendo all’Ordine uno spazio pubblico e indipendente di confronto. Del resto è un diritto/dovere di tutti. Costituzione, art. 49: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Quindi, per il bene comune, in questo particolare contesto di emergenza che riguarda la salute delle costruzioni, mi sento di esortare i colleghi ingegneri a portare idee per i programmi elettorali, candidarsi, entrare nelle istituzioni con la missione di semplificare e ingegnerizzare il sistema con competenza, etica e passione. Non importa il colore politico, ma lo scopo per cui lo si fa. Mai come oggi il Paese ha bisogno di una “rivoluzione” culturale, facciamola. Ingegner Michelini, il “modello Genova” che avete usato per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera sembra diventato una sciarada impossibile. Da politici a commentatori, da giornalisti ad amministratori pubblici, da associazioni fino a chi ha il compito di combattere la corruzione e la mafia, ognuno ha una definizione e arriva a conclusioni diametralmente opposte; dalla lode, in quanto esempio virtuoso da replicare, alla critica, ad esempio, per i potenziali comportamenti criminali che il sistema derogatorio potrebbe favorire. Il tutto in un singolare clima di confusione collettiva di informazioni, dove si è sentito addirittura che questo sarebbe una “festa per le organizzazioni criminali“. Cosa ne dice? Che sono disgustato. Criminale è intanto la burocrazia che ha portato alla morte di 43 persone, e questo è avvenuto in vigenza delle leggi ordinarie che tanto piacciono a coloro che trovano da dire sul “modello Genova”, probabilmente senza aver letto la norma che lo istituisce, visto che non consente di derogare alle norme penali e antimafia. E basta a coloro che dicono che le cose sono andate bene ma il modello non è replicabile perché prevede poche regole, come se togliere la burocrazia inutile fosse una cosa negativa. Il “ponte Morandi” è crollato sotto i loro occhi, alla faccia del codice dei contratti e dei vincoli burocratici cui siamo tutti sottoposti. Vedo tanta finta severità da parte di taluni che inneggiano all’anticorruzione per poi alimentare una burocrazia che è essa stessa fonte di corruzione, non capendo - o, forse,

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non volendo capire - che il “rischio zero” non esiste in nessun campo, neppure in quello della prevenzione dal crimine, a meno da non rendere i controlli ex ante talmente oppressivi da allontanare le persone oneste che non ci stanno ad essere viste tutte come “potenziali delinquenti”. In questo modo si ottiene l’effetto opposto: ossia, un mercato sempre più affollato di persone senza scrupoli, disposte a firmare qualsiasi documento e a lavorare a qualsiasi prezzo, risultando formalmente “a norma”, in quanto dotate dell’autocertificazione antimafia e di tutte le altre scartoffie burocratiche ipocritamente spacciate come presidio di legalità. Che fare, dunque? Intanto a queste persone dico di leggere la relazione della Direzione Investigativa Antimafia del 2° semestre 2019, che a pag. 26, testualmente recita: «Sul piano generale, si deve però tendere ad una radicale semplificazione delle procedure di affidamento di tutti gli appalti e servizi pubblici – necessaria per una rapida assegnazione delle risorse – replicando il modello già positivamente sperimentato per il Ponte Morandi di Genova, dove si è raggiunta una perfetta sintesi tra efficacia delle procedure di monitoraggio antimafia e celerità nell’esecuzione dei lavori». È la DIA che parla! A queste persone dico di leggere il testo Prevenire la corruzione negli appalti pubblici, edito da OCSE nel 2016, che, a pag. 20, si esprime in termini di “bureaucratic corruption” come freno dell’economia, specie per le piccole e medie imprese. È dall’inizio dell’esperienza di RUP che leggo notizie false sul nuovo viadotto, come queste, puntualmente smentite nella sezione notizie del sito commissariale. Quando si parla di appalti e di cantieri pubblici, mi farebbe piacere che le prime cose che venissero in mente fossero gru, betoniere, cemento e tante persone che mettono cervello e muscoli a servizio dello sviluppo sostenibile, pensieri positivi e costruttivi, e non il crimine e la mafia, che vanno combattuti, ci mancherebbe, ma sul campo, con agenti in divisa e intelligence. L’eccesso di regole, la loro rigidità, la burocrazia non tutelano dal crimine, ma sono essi stessi il crimine. Pensa a speculazioni politiche dietro a questi attacchi, amplificati dai media? Un viadotto non è di destra né di sinistra. Se qualche esponente politico ritiene lo sia, basta che l’esponente di segno opposto si comporti di conseguenza, per bilanciare. È sempre stato così. Nulla mi sorprende. Diciamo che se il viadotto è di destra, il sottostante parco è di sinistra, come il culatello che è di destra e la mortadella è di sinistra. Rido per non piangere, nel bel ricordo di Giorgio Gaber.

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random BLOCK NOTES: LA GUIDA AL SUPERBONUS 110% CONDOMINI CON INTERPRETAZIONI NORMATIVE E CONSIGLI TECNICI il frutto di un’esperienza che vie›Sono ne da lontano e si vede. Dai seminari

“Ingegneria & Condominio”, nascono infatti gli appositi inserti di “A&B” dedicati all’interpretazione del Superbonus 110% previsto dal Decreto Rilancio (DL 19 maggio 2020, n. 34) dopo la terribile fase acuta della pandemia di coronavirus. Questi seminari, che rientrano ovviamente nella formazione degli Ingegneri, sono aperti anche agli altri Ordini, agli amministratori di condominio e ai cittadini, e sono incontri specifici tenuti settimanalmente all’Ordine di Genova - nella Sala Frixia della sede di piazza della Vittoria prima e attraverso le call-conference in conseguenza dell’emergenza Covid - coordinati dall’ing. Deborah Savio e di cui è ora relatore l’ing. Raffaele Forte, autore delle pubblicazioni. I “Block Notes”, in sostanza, seguiranno l’andamento del decreto fino alla sua conversione in legge che, dopo l’approvazione alla Camera e in Senato, dovrebbe essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, con le eventuali modifiche, si prevede attorno a metà luglio. L’allegato a questo numero (il “Block Notes” n. 11 - “Vademecum Superbonus Condomini - Le norme commentate” https://www.ordineingegneri.genova. it/atto/ab-block-notes-n-11/) è dedicato all’interpretazione di due articoli del Decreto Rilancio, il 119, che definisce gli interventi ammessi, i beneficiari e i requisiti prestazionali tecno-economici per l’accesso al beneficio, e l’art. 121, che rivoluziona l’esercizio dell’opzione di cessione del credito e dello sconto in fattura. In entrambi i casi, le norme sono illustrate comma per comma, e per ognuno di essi è proposto un commento che entra nel merito di quanto disposto dal legislatore e oltre che proporne un’interpretazione esemplificativa, mette in risalto sia i punti che si prestano a equivoci, sia quelli non del tutto definiti, sia quelli

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che presumibilmente dovranno essere completati con la riconversione del decreto, appunto per luglio. Uno strumento prezioso, perciò, non solo per i tecnici (dagli ingegneri agli stessi amministratori di condominio) che stanno già lavorando, o si apprestano a farlo, sui vari benefici previsti dalla legge, ma anche per i cittadini che possono fare una prima verifica sia se rientrano nei requisiti richiesti sia su cosa comporta, in termini pratici, ricorrere al Superbonus 110%. Il quale, come è ormai ampiamente noto, consente di dotare i condomini di misure per una maggior Efficienza energetica, la Riduzione del rischio sismico, di Installare impianti fotovoltaici e colonnine per la ricarica di veicoli elettrici. Ovviamente con tutte le numerose varianti e integrazioni legate a ognuna di queste voci, dalla sostituzione degli impianti di climatizzazione ai casi di esclusione dei benefici sulle abitazioni secondarie, solo per citarne un paio. Ma che cosa si intende per “condominio”? Secondo una definizione ripresa dall’autore dal D. Lgs 102/2014 (Attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica), art. 2, comma 2, lettera f, si tratta di un «edificio con almeno due unità immobiliari, di proprietà in via esclusiva di soggetti che sono anche comproprietari delle parti comuni». La seconda parte della pubblicazione tratta, come abbiamo detto, in maniera dettagliata la cessione del credito di imposta e lo sconto in fattura, due delle forme di rimborso attraverso cui lo Stato consente di eseguire questi lavori prati-

camente senza oneri a carico dei proprietari. Anche in questo caso le spiegazioni sono dettagliate e con numerosi esempi. Le informazioni contenute nello “speciale”, come viene anche segnalato in copertina, sono aggiornate al 15 maggio 2020. Eventuali aggiornamenti conseguenti alla conversione del “Decreto Rilancio” o a nuovi provvedimenti legislativi, come dicevamo, saranno riportati in successive apposite edizioni del “Block Notes”, che sarà dunque uno strumento di lavoro sempre aggiornato. Per l’edizione definitiva, da fine luglio in avanti, consultate la pagina https://www. ordineingegneri.genova.it/atti-e-bollettino/, del sito dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, e troverete il relativo “Block Notes”, con la copertina di un altro colore e la data di aggiornamento evidenziata rispetto al precedente, da scaricare e tenere come vero e proprio vademecum, siate voi tecnici che lavorano su questo tema, sia amministratori di condominio, sia semplici cittadini.

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random MORANDI: CAVALIERE DELLA REPUBBLICA AL MERITO IL CONSIGLIERE DELL’ORDINE ING. ARTURO ANTONELLI Arturo Antonelli, consigliere ›L’Ing. dell’Ordine di Genova e Primo Dirigente del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco in servizio presso il Comando Provinciale genovese (nella foto, a destra, con il prefetto del capoluogo ligure dott.ssa Carmen Perrotta e il comandante provinciale dei VVFF ing. Fabrizio Piccinini, in partenza per Milano dove assumerà il comando lasciando il posto a Vincenzo Lolito) è

stato insignito del titolo di Cavaliere con la consegna dell’onoreficenza al Merito della Repubblica. Antonelli fa parte del gruppo di “eroi del Morandi”, di coloro che dopo il tragico crollo del 14 agosto 2018 hanno prestato con abnegazione la loro opera di soccorso fra le macerie del viadotto del Polcevera salvando molte vite umane, estraendo i corpi di chi non ce l’ha fatta o prestando soccorso alle famiglie rimaste senza casa. Con Antonelli hanno ricevuto l’onoreficenza

anche altri Vigili del Fuoco (gli ingegneri Francesco Filippone, Sonia Noci, Amalia Tedeschi, del Comando provinciale di Genova, e Andrea Ronconi della direzione regionale ligure). Il titolo di Cavaliere della Repubblica è stato conferito ad appartenenti alle forze dell’ordine e dell’Esercito, magistrati, manager, funzionari pubblici, operatori della Protezione civile e del servizio Genova Soccorso 118, dirigenti della Struttura commissariale per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera, pensionati, e volontari. La cerimonia si è svolta in tre momenti diversi (martedì 16 giugno, mercoledì 17 e venerdì 19) nella Sala del Consiglio di Palazzo Doria Spinola, sede della Prefettura, in seguito al decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’ing. Antonelli ha ricevuto la benemerenza il 17 giugno, dalle mani del prefetto Perrotta, alla presenza del Direttore Regionale dei Vigili del Fuoco, del Direttore Generale dell›Anci e del Sindaco del Comune di Rapallo, oltre a numerose altre autorità. Un ricordo commosso alle 43 persone che hanno perso la vita nel crollo del viadotto, è stato rivolto dal rappresentante del Governo ai rappresentanti del “Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi!”. «Con questa cerimonia - ha detto la dott.ssa Perrotta rivolgendosi agli insigniti - intendiamo esprimere pubblicamente, a nome

della Nazione, la gratitudine collettiva, l’apprezzamento corale e l’orgoglio per l’esempio di altissimo servizio da voi offerto in un’esperienza drammatica che rimarrà legata per sempre alla storia di questa città». Antonelli (nella foto), laureato in ingegneria Civile Edile, prima di arrivare al Comando provinciale di Genova come dirigente nel 2017 per essere promosso dirigente vicario nel 2019, era stato comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Savona (dal 2011) e di Verbania (dal 2009). Nel suo curriculum,

oltre a pubblicazioni tecniche, figurano numerosi corsi di qualificazione e di formazione in varie discipline.

UN DECALOGO ANTIPANICO DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI PER AFFRONTARE LE EMOZIONI DI FRONTE AL CORONAVIRUS Un decalogo antipanico elaborato e diffuso, anche attraverso il proprio sito internet (https://www.psy.it/wp-content/uploads/2020/02/ vademecum-cnop.pdf) dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi come «contributo per riflettere ed orientare al meglio i nostri ›pensieri, emozioni e comportamenti - individuali e collettivi - di fronte al problema Covid-19».

In rapida sintesi, fra i dieci punti - che sono contenuti e meglio argomentati nel documento che si può scaricare al link riportato sopra - ne citiamo alcuni: - Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. - Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi. - Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi. - Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci. - In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni.. - È difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo. - (…) L’indignazione pubblica sui media accentua alcune paure, come quelle per gli attacchi terroristici e i criminali armati, e induce a sottovalutare altri pericoli oggettivi a cui siamo abituati. Le caratteristiche del panico per coronavirus lo avvicinano ai fenomeni improvvisi e impressionanti che inducono panico perché sollevano l’indignazione pubblica. - Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi. Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2

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cover COVID 19 / LA RIPRESA 1 - PERCHÉ È COLLASSATO IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE

Medicina del territorio: La grande assente che ha favorito la pandemia Gli sprechi che hanno condannato il Paese a convivere con ben 21 opere ospedaliere incompiute in presenza di una contemporanea provata incapacità a spendere i fondi stanziati per la Sanità. Dal dopoguerra a oggi sono stati costruiti 1.100 ospedali in Italia, con i 15 miliardi di euro disponibili e mai spesi potevano nascerne altri cento migliorando la carente medicina del territorio. Stefano Scillieri

Docente di Ingegneria clinica Corso di laurea magistrale in Bioingegneria DIBRIS UNIGE

Nell’Era moderna il fenomeno pandemico Covid 19 non ha precedenti: gli scienziati hanno opinioni diverse circa un suo possibile virulento ritorno in autunno. Chi scrive è impegnato nella scrittura di un’Appendice al proprio libro “Ingegneria clinica ed ingegneria per la sanità“, appena pubblicato per Flaccovio Editore, dedicata all’ingegneria clinica post Coronavirus. A noi ingegneri clinici (che come è noto ci occupiamo di apparecchiature e dei sistemi ed organizzazioni nell’ambito dei quali le stesse sono utilizzate con un occhio costante all’assessment tecnico e gestionale) importa relativamente dove sia nato il virus: a noi interessa capire, con un occhio allo sviluppo di cure e vaccini, come il sistema nel suo complesso abbia saputo far fronte all’evento e soprattutto come lo stesso dovrà essere progettato per migliorarne quanto possibile la risposta. L’impatto pandemico di questo virus è stato così violento da mettere in crisi il nostro Servizio Sanitario Nazionale ed è apparso evidente per qualche settimana che lo stesso cominciasse addirittura a non farcela. A parte la virulenza del fenomeno, è un dato di fatto che il SSN Italiano sia fortemente ospedalocentrico: un modello che trascura la medicina del territorio e vede nell’ospedale il riferimento per le cure della popolazione. Questa concezione progettuale è stata la causa che ha permesso al fenomeno di espandersi senza trovare ostacoli. Alcuni scienziati ci indicano oggi che la pandemia è superata; altri che potrà però riprendere

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con intensità ancor maggiore. Appartiene a questa seconda scuola di pensiero il Direttore Regionale Europa dell’OMS, il dr Hans Kluge il quale, dichiarando che in autunno la “seconda ondata” sarà peggiore della prima, invita i Governi Europei ad approfittare di quella che secondo lui è solo una quiete prima di una nuova tempesta, per adeguare i propri SSN. Naturale che un’ingegneria clinica doverosamente protettiva verso la popolazione debba parametrarsi - per quanto fattibile e possibile alla peggiore delle due ipotesi. Il Governo ha reagito sul tema con lentezza, pubblicando in G.U. il DL n 34 del 19 maggio 2020 contenente “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”. Le misure sono diverse; quelle destinate alla Sanìtà comprendono essenzialmente quattro pacchetti: 1,256 miliardi per l’assistenza territoriale, 1,467 miliardi per gli ospedali, 430,9 milioni per interventi sul personale sanitario, 92 milioni per finanziare 4.200 nuovi contratti di specializzazione per i medici. Ma la burocrazia non sarà sensibile, per propria inerzia, ai richiami del dr Kluge: per mettere in atto le misure urgenti, il Decreto prevede che entro 30 giorni Regioni e PA presentino il loro piano realizzativo e che entro i successivi 30 giorni il Ministero lo approvi (o commenti, dal che la giostra delle ri-proposte delle ri-approvazioni ricomincierà a girare). Quindi anche con la reazione più efficace (da noi rara) le misure saranno approvate a settembre: poi bisogna realizzarle con gare, acquisti, lavori. Certo se Kluge e gli scienziati italiani che parlano di una ripresa dell’epidemia a fine autunno avessero ragione,

non ce la faremmo di nuovo. Vero che il già citato DL autorizza poi il Commissario Straordinario a spendere, successivamente, con una certa deroga; ma quanto abbiamo visto succedere con i ventilatori e le mascherine in piena pandemia non genera alcuna fiducia. Saranno le Procure che hanno indagato su cosa è successo a dire la verità (tra qualche lustro). Molte fonti anche autorevoli si sono affrettate a dire che il SSN è andato al collasso a causa dei continui presunti o reali tagli alla sanità. Chi scrive non condivide completamente questa tesi ed è convinto che siano state la provata incapacità del nostro Paese a spendere fondi stanziati e l’altrettanto provata incapacità ad eliminare sprechi le responsabili: per non parlare di un diffuso persistente malcostume. E bisogna comunque dividere in due questo delicato argomento dei veri o presunti tagli, facendo distinzione tra i fondi destinati agli investimenti e quelli per la spesa corrente (i 114 miliardi annui, per intenderci, del SSN). Circa i primi basterà percorrere il nostro Paese e censire quante strutture, anche imponenti, siano state avviate e non completate o addirittura completate e mai aperte. Non c’è Regione Italiana che non annoveri sul suo territorio almeno un progetto ospedaliero incompiuto. Un recente articolo di Quotidiano Sanità indicava in 21 le opere ospedaliere incompiute: un indegno spreco di centinaia di milioni di euro del contribuente. Per non parlare di ben 15 miliardi di euro stanziati dall’art. 20 della Finanziaria 1988 spesi per nemmeno un terzo dopo ben 11 anni: programma ripescato dopo 30 anni dall’atto di indirizzo 2019 del Ministero della Salute che annuncia il proseguimento del programma del

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cover 1988. Chi scrive è stato testimone diretto di questo inaccettabile disservizio avendo girato per settimane la Regione Liguria su mandato dell’assessore alla Sanità agli albori del 2000 proprio per verificare perché le varie ASL non avessero mandato a Genova, all’Assessorato, i progetti da trasmettere a Roma per chiedere la copertura finanziaria “ex articolo 20” perdendo, di conseguenza, ogni opportunità. Non basterebbe un libro per descrivere quella esperienza diretta che mi permette oggi di contraddire chi sostiene, per ignoranza o perché troppo giovane, che stanziamenti non ce ne siano stati. Con quei 15 miliardi di euro si potevano fare dall’89 in poi 100 ospedali nuovi e migliorare la carente medicina del territorio. Ricordiamo che dei circa 1.100 ospedali disponibili oggi sul territorio nazionale circa 700 sono stati progettati prima della seconda Guerra Mondiale. Certamente hanno avuto luogo delle ristrutturazioni, ma chi legge sa cosa vuol dire se una progettazione sia stata fatta prima della Grande Guerra, specie in termini di antisismica. La rete ospedaliera italiana non è adeguata? Vero, ma non per mancanza di fondi. Il fallimento della ristrutturazione degli ospedali italiani si chiama “incapacità di Project Management”. Alcune fonti giornalistiche, e non solo, hanno menzionato il deciso taglio dei posti letto in Italia quale causa dei disservizi: chi ha ispirato questi studi non conosce o dimentica quello che è stato il vero motivo dei tagli dei posti letto (certamente e giustamente avvenuto): i giorni di degenza media post intervento sono molto diminuiti e poiché il numero di posti letto è direttamente proporzionale a questo valore, è ovvio che la necessità di posti letto sia diminuita. Ma bisogna inoltre saper leggere i dati: l’Italia ha un coefficiente di 3,6 posti letto per 1.000 abitanti, contro i 13 del Giappone. Ma se uno non sa che lì gli anziani lungodegenti, in gran numero come da noi in Liguria, vengono assistiti in ospedale legge male i dati. Diversa attenzione merita la carenza - reale - di posti di terapia intensiva (TI) manifestatasi durante il picco della pandemia. L’Italia con un coefficiente di 12,5 posti per 100.000 abitanti è assolutamente in linea con la media europea. E anche qui bisogna saper leggere le statistiche: alcuni Paesi

Ingegneria Biomedica e Clinica vs coronavirus Il bilancio delle iniziative organizzate della Commissione dell’Ordine con il coinvolgimento di molti esperti su vari temi. Seminari, anche in call-conference, per approfondire anche il ruolo degli strumenti propri della sanità, fra scienza e tecnologia. La collaborazione con l’Ordine dei Medici

Gianni Vernazza

Delega “Bioingegneria” Ordine Ingegneri Genova Docente Scuola Politecnica Unige

Come gli altri settori ingegneristici, anche la Bioingegneria, per effetto dell’emergenza Covid-19 è stata molto coinvolta sugli aspetti della sicurezza e della riorganizzazione gestionale. La nostra Commissione Ordinariale di Genova ha per questo avviato una serie di seminari formativi (con CFP) dal titolo generale di riferimento “Ingegneria Biomedica e Clinica vs Covid-19”, tenendo conto anche dei risultati di un questionario inoltrato a fine 2019 a tutti gli interessati del settore Bioingegneria: anche per le segnalazioni ricevute, è stata avviata una collaborazione più diretta con i Medici. E diverse sono state le riunioni (telematiche) con la partecipazione del Vice Presidente-Presidente F.F. dell’Ordine dei Medici Prof. Alessandro Bonsignore, in cui sono emerse l’utilità e la necessità di un rapporto professionale più stretto tra medico e bioingegnere. In particolare, il 28 maggio, sotto la regia dell’Ing. Matteo Gentile, nel corso del seminario su “Nuovi approcci al project management ed ingegnerizzazione dei processi sanitari (Fad-Covid 19)”, sono stati illustrati due esempi tratti dall’Ente Ospedali Galliera; infatti le organizzazioni sanitarie sono da sempre sistemi complessi e le risorse ad essi destinati sono in costante diminuzione. Anche se la variabilità naturale degli eventi, in particolare in situazione di emergenza, è sempre intrinsecamente pesante, molto si può fare per gestire al meglio le risorse (umane ed infrastrutturali).

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Due casi, seguiti dall’Ing. Carlotta Patrone, riguardano i temi “Business Process Reingineering dell’intero percorso chirurgico: l’evoluzione in 10 anni di attività” e “Il Nuovo Ospedale e l’individuazione di una soluzione organizzativa per la gestione dell’approvvigionamento durante la fase del nuovo building tramite le tecniche Lean ed il Business Project Management”. L’11 giugno, nuovo seminario su “Automazione del controllo accessi (Fad Covid 19)”, sotto la regia dell’Ing. Claudio Firpo, con una prima parte orientata a favorire la comunicazione in ambito inter-professionale (dalla definizione di controllo accessi tradizionale e di quello richiesto in ambito sanitario per Covid-19, con particolare attenzione alle relative linee guida) e una seconda, a cura dell’Ing. Stefano Pischiutta, sugli aspetti specifici e le innovazioni per ottemperare alle esigenze tipiche degli ambienti sanitari (con illustrazione dei dispositivi di automazione, che combinano diverse tecnologie, settori e sensori, e della possibilità di integrazione in sistemi di livello superiore e più complessi). Il 30 giugno, seminario su “Tecnologie sanitarie (Fad-Covid 19)” guidato dell’Ing. Gabriella Paoli, in collaborazione con l’Ordine dei Medici (ECM). Sei le relazioni: Illustrazione di uno dei metodi matematici pubblicati di previsione della pandemia (Dr. Musso); il percorso territoriale (Dr. Bussesco) e il percorso ospedaliero (Dr. Flego) in epoca Covid-19; Due approfondimenti per il distanziamento: dispositivi di protezione individuale (Dr. Aloi); Il fascicolo sanitario elettronico (Prof. Giacomini). Il 17 luglio, infine, convegno internazionale organizzato dall’European Federation for Medical Informatics (di cui fa parte il Prof. Mauro Giacomini) dal titolo “Managing Knowledge-Based Interoperability in P5 Medicine”. Dopo l’estate il programma di incontri è ancora da definire, ma si sta organizzando un evento con aspetti multidisciplinari su “Telemedicina/Teleconsulto”, con implicazioni tecnologiche, mediche, giuridiche. Inoltre sono in fase di studio possibilità di collegamenti live tra sale regia e reparti ospedalieri per dimostrare la validità e l’utilità di metodologie tecnologiche e strumenti propri dell’Ingegneria Biomedica (ref. Ing. Fisher/ Saddemi).

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cover contano i letti disponibili, altri gli occupati e poiché in tempi normali l’occupazione dei posti di TI viaggia sotto il 50%, si capisce come la statistiche, in assenza di una lettura intelligente, non siano assolutamente affidabili. Il nostro sistema italiano contabilizza i posti occupati; basterebbe che la Germania con i suoi 29 censiti contabilizzasse (e non abbiamo evidenza alcuna della metodologia) i letti disponibili per far comprendere questa enorme differenza. Comunque ora l’Italia, pur essendo in ordine per numero necessario per la gestione normale, si è dotata (grazie in buona parte a donazioni private) di un gran numero di posti di TI, che in diversi casi saranno tenuti in stand by per le emergenze (parliamo degli ospedali Covid di Fiera Milano, 221 posti; di Civitanova Marche, 80 posti; di Verduno in Piemonte, di diversi casi della Campania). Ed eventuali emergenze potranno contare, come è successo, su ospedali da campo militari o sul supporto di traghetti, vedi il caso Genova. Ci troviamo in conclusione, su questo tema, di fronte ad una discussione sterile: un servizio sanitario nazionale non poteva essere dimensionato per le catastrofi. Chi

MEDICINA DEL TERRITORIO: LA GRANDE ASSENTE CHE HA FAVORITO LA PANDEMIA ha retto meglio aveva una medicina del territorio adeguata che noi non abbiamo, come più sotto diremo. Parlando ora di spesa corrente: quella italiana è in linea in termini di percentuale del PIL con quella OECD: anche qui la mala gestione, gli sprechi, la corruzione giocano un ruolo fondamentale. Alti stipendi ad un numero sproporzionato di alti dirigenti, premi erogati anche in mancanza di raggiungimento di obiettivi, acquisti mal gestiti, sprechi, inclusi 11 miliardi della cosiddetta medicina difensiva (gli esami inutili per intendersi) e incapacità della gestione delle liste di attesa sono sotto gli occhi di tutti. Come detto in apertura, la pandemia ha potuto rapidamente espandersi per la debolezza della medicina del territorio: mancando questo importantissimo filtro, la popolazione è andata o è stata inviata dagli stessi medici generalisti all’Ospedale. Con la conseguenza che i pronto soccorso e le strutture ospedaliere, non dotati di DPI (dispositivi per protezione individuale) in numero adeguato ad una pandemia, sono diventati addirittura un amplificatore del contagio. Per non parlare della follia di aver inviato, in alcuni casi, malati Covid alle RSA (residenze protette per

anziani) ponendo le premesse per un’infinità di decessi. Anche qui la Magistratura, già all’opera, tra qualche lustro potrà fare chiarezza. La medicina del territorio va dunque rafforzata se non addirittura ripensata: il fatto che un paziente in difficoltà abbia come unica soluzione recarsi al Pronto soccorso è un meccanismo che va demolito, fornendo ai cittadini un reale servizio sul territorio a partire dall’alternativa potenziale dei circa 46.000 medici di medicina generale (MMG). Il Ministero in realtà aveva stanziato per il rafforzamento delle strutture territoriali dei MMG somme non trascurabili: ma non basta fornire un ecografo ad un medico di famiglia per trasformarlo in un radiologo. Bisogna formarlo alla lettura delle immagini, e bisogna assisterlo adeguatamente in remoto. Senza considerare, per il momento, il tema essenziale della telemedicina, che costituirà uno dei pilasti per il rafforzamento della medicina del territorio, vero filtro all’espandersi delle epidemie.

L’Ospedale dell’Associazione Nazionale Alpini in allestimento all’interno dei padiglioni della Fiera di Bergamo

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cover COVID 19 / LA RIPRESA 2 - CANTIERI E LEGISLAZIONE, INTERVISTA AL GIURISTA ANDREA NAPOLEONE

«Il Codice degli appalti? Guardiamo verso l’Europa» La lotta a corruzione e criminalità? Si concentra sulla fase della gara, mentre la maggior parte degli illeciti si consuma durante l’esecuzione del contratto, quasi in assenza di controlli esterni. Primo strumento di lotta per la legalità è la trasparenza dell’azione amministrativa, ma l’assillante richiesta di documenti è inutile: bisogna spiegare chiaramente le ragioni dell’azione pubblica, renderne conto, e permettere un forte controllo sociale. L’appesantimento burocratico della nostra normativa nasce dal proliferare di leggi che a volte ledono il principio del divieto di “gold plating”. Gli organismi di controllo, preventivo e successivo, sono troppi. La disciplina dei contenziosi, delle riserve e del capitolato deve avere un unico modello di riferimento, e ancora non è operativa una Centrale unica di progettazione pubblica. Il modello Genova? Una delle migliori esperienze, sotto il profilo giuridico, finora viste nel settore degli appalti. L’esempio della Scuola di Kehl in Germania.

Gianfranco Sansalone

Avvocato, con la passione per il diritto e lo studio dell’iter che porta alla scrittura delle leggi al punto da scegliere, per il suo primo stage formativo nell’ambito del Seminario di studi e ricerche parlamentari “S. Tosi” dell’Università di Firenze, il Senato della Repubblica, la Camera dei Deputati e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un mondo dove torna, dopo appena 5 anni, nel 2008, e ci rimane per 6 come Giurista della Segreteria tecnica del Ministro dello Sviluppo Economico, dopo il praticantato presso un prestigioso studio legale romano, e quasi due anni, grazie a una borsa di studio, presso l’Avvocatura del Comune di Roma. Andrea Napoleone, le scienze giuridiche le ha nel sangue. Relatore in numerosi convegni sulle tematiche del diritto; attualmente Giurista della Struttura Tecnica di Missione per l’indirizzo strategico e l’Alta sorveglianza presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti; esperto di appalti e con esperienze professionali in società come Stretto di Messina Spa, Anas Spa, dove è tutt’ora attivo nell’Avvocatura interna, Dottore di ricerca in Diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tor Vergata a Roma, l’avv. Napoleone ha accettato di darci il suo parere su alcuni temi di attualità come sburocratizzazione normativa, codice degli appalti, “modello Genova”. Negli ultimi mesi si è parlato molto e con insistenza, a vari livelli, dell’esigenza di sburocratizzare la legislazione italiana, in senso generale, ma con un riferimento particolare al codice degli appalti. A un esperto come lei chiedo subito cosa fa da zavorra, all’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, per essere costretta a ricorrere a leggi particolari e commissari pur di poter svolgere velocemente e “in emergenza” lavori che dovrebbero essere la norma. Io penso che questo appesantimento della normativa in materia di appalti sia stato causato sostanzialmente da due questioni principali. La prima è una lotta alla corruzione non ancora pienamente efficace in quanto non orientata al vero bersaglio. L’intero sistema di norme vigente in materia, assai più restrittivo rispetto agli altri Paesi,

deriva dal giusto desiderio del legislatore di combattere i numerosi fenomeni di corruzione e infiltrazione mafiosa che purtroppo si verificano e continuano a verificarsi negli appalti. Ma per farlo si è fino ad ora legiferato guardando soprattutto agli aspetti critici relativi alla gara, all’aggiudicazione della commissione pubblica, credendo che ricorrano maggiormente in questa fase i maggiori fenomeni corruttivi. Invece? Invece, in base alla mia esperienza e ad un esame “postumo” dell’andamento degli appalti, anche alla luce del contenzioso che ne è scaturito, posso affermare che non solo la corruzione, ma anche le cause che determinano maggiori costi e tempi nella realizzazione dell’opera pubblica rispetto a quanto preventivato, non si annidano tanto nella fase di gara, dove sono previsti penetranti controlli pubblici (peraltro di natura documentale), ma in quella di esecuzione del contratto di appalto, dove, purtroppo, sono invece quasi del tutto assenti controlli pubblici ulteriori rispetto a quelli esercitati dai direttori dei lavori. Un simile sbilanciamento si è di fatto tradotto in un’arma “spuntata” di lotta ai fenomeni corruttivi, in quanto per il corruttore è molto più difficile alterare i bandi o corrompere tutti i pubblici funzionari componenti una commissione di gara, che non agire in sede di esecuzione del contratto, quando ad esempio si approvano la qualità dei materiali, le perizie di variante, la corretta posa in opera, il collaudo, dove interlocutori esclusivi dell’impresa sono il direttore dei lavori e il RUP. Il vero punto della questione, dunque, non è soltanto sburocratizzare, ma anche legiferare in ambiti di disciplina realmente funzionali alla lotta alla corruzione. In quest’ottica, occorre porre rimedio alla costante opera di burocratizzazione cui rischia di continuare anche oggi ad essere sottoposto il Codice degli appalti. Si pensi, ad esempio, all’emanando suo Regolamento di attuazione composto da oltre 300 articoli che, pur volendo nelle intenzioni razionalizzare la materia, di fatto, nei contenuti non sembra superare le “linee guida” dell’Anac, che per i Direttori dei lavori e per i Rup (i Responsabili unici del procedimento) hanno creato nella prassi di cantiere una

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L’avv. Andrea Napoleone

notevole confusione disciplinare. Penso ad esempio, per tutte, alla disciplina sui limiti di ammissibilità delle cosiddette “riserve”, che sono stati addirittura abrogati in sede di normazione primaria e rimessi solo alla disciplina speciale dei capitolati d’appalto. Lei parlava di due questioni principali che hanno determinato l’appesantimento della normativa italiana in materia di appalti. Qual è la seconda? Si. L’altra è che in Italia ci sono molteplici centri burocratici di potere difficili da “snellire”, perché ognuno vuole, nel processo di realizzazione dell’opera pubblica, dire legittimamente la sua. Consideri il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il Cipe, l’Anac, la Corte dei conti... Questo proliferare di organi di supervisione preventiva e successiva sull’azione della PA, finisce spesso per diventare un appesantimento enorme in termini di costi e tempi, e quando si cerca di snellire alcuni passaggi, alcuni controlli ad esempio per singole categorie di progetto, magari per commesse pubbliche di importo al di sotto di una determinata soglia, si attuano comprensibili azioni corporativistiche per ribadire ruoli e funzioni. Il punto però è che se ogni organo vuole sempre pronunciarsi sulle varie fasi della realizzazione dell’opera pubblica, dal progetto al collaudo, atomizzando così i vari controlli e perdendo di vista anche l’obiettivo finale che è realizzare l’opera pubblica presto e bene, è ovvio che diventa tutto più complesso e farraginoso, tanto più che tutte le fasi di verifica hanno scadenze piut-

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cover tosto lunghe per i pronunciamenti, e che chi viene prima vincola chi segue negli step successivi. Analisi chiarissima. Ma non si può negare che il timore dell’infiltrazione delle organizzazioni criminali come mafia, camorra e ‘ndrangheta - soprattutto quest’ultima - che proprio sugli appalti pubblici fanno i migliori affari, è più che reale. Non per ricorrere sempre allo stesso esempio, ma l’autostrada Salerno-Reggio Calabria - quasi 55 anni di lavori dalla prima pietra del 1962 alla consegna nel 2016, per 443 km costati (pur con tutte le sue oggettive difficoltà) 368 miliardi di lire di realizzazione e altri 7,5 miliardi di euro (dagli anni Novanta) di ammodernamento, è stata un bell’affare per le cosche. Come salvarsi da questa palla al piede - che per altro abbiamo esportato meravigliosamente anche in altri Paesi - senza farci del male anche con la burocratizzazione? Guardi, dalla mia esperienza le posso dire che l’eccessiva burocrazia non è mai uno strumento efficace di lotta alla corruzione e ai fenomeni mafiosi. Anzi: è la modalità migliore attraverso cui questi si innestano nella PA., perché dove c’è solo un controllo documentale da parte dell’appaltatore, le carte possono essere facilmente alterate. E aggiungere controlli esterni che poi si concretizzano nell’ulteriore produzione di documentazione, non elimina la corruzione, ma anzi rischia di aumentarla. Con un’altra conseguenza negativa: l’assenza di un reale controllo sociale sull’operato della PA, che quando interloquisce con il privato mediante la mera e pedissequa richiesta di moduli, documenti, aggiunte, integrazioni, considerazioni, allegati, può rischiare di annacquare le tracce delle proprie motivazioni, delle ragioni per le quali agisce in quel determinato modo e non in un altro. In termini concreti? Voglio dire che la lotta alla corruzione e ai fenomeni mafiosi si realizza anzitutto con la trasparenza, e che questa si concretizza in primo luogo nella motivazione del provvedimento amministrativo e non in un astratto esame delle carte. La PA deve sempre rendere chiare le ragioni del proprio agire sulla base di un assunto che mi piace spesso ricordare: “tutto ciò che non si può scrivere non si deve neanche attuare”. Vede, in Italia la pubblica amministrazione è portata a chiedere agli altri di scrivere e di documentare il proprio operato, ma sulle proprie azioni, sulle motivazioni delle proprie scelte, scrive e si espone spesso pochissimo, sottraendosi a volte ad un controllo sociale più penetrante. Nei Paesi in cui vige un sistema di common law - cioè di una legislazione che nasce alla luce delle decisioni dei giudici capaci in quanto tali di creare diritto - dare evidenza del proprio operato pubblico è la prassi, ed è infatti l’agire concreto che crea la norma. Invece, nel nostro sistema di civil law, soprattutto in Italia, ciò che rileva è anzitutto il diritto positivo (generale ed astratto) e, dunque, quanto

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«IL CODICE DEGLI APPALTI? GUARDIAMO VERSO L’EUROPA»

risulta dalla documentazione prodotta “ai sensi di legge” , di per sé potrebbe essere sufficiente a rendere ragione dell’agire amministrativo. In realtà, però, non dovrebbe essere così e non dovrebbe essere soltanto il privato a rendere dichiarazioni che lo riguardano, ma anche la stessa PA a dover dire all’esterno ciò che sta facendo e il perché: la trasparenza, come fondamento del “buon andamento della pubblica amministrazione” in quanto principio di derivazione costituzionale (art. 97), non può essere inteso solo come un agire in senso astratto e “ricevente”, ma dev’essere diretto anche verso l’esterno, se davvero vogliamo che la PA sia una “casa di vetro”, dove tutti vedono tutto, realizzandosi così - come dicevo prima - un controllo sociale da parte di cittadini, operatori economici, rappresentanti politici, istituzionali, associazioni. In questo modo tutti possono vedere e controllare i motivi delle scelte e degli incarichi, i metodi seguiti, le valutazioni fatte… Ma se la produzione spasmodica di documentazione va più che altro nel senso di farsi seppellire dalle carte, allora non si fa altro che rendere più facile intorbidire le acque e produrre provvedimenti amministrativi di scarsissima qualità anche sotto il profilo tecnico. È un po’ il concetto di “mettersi a posto” con le richieste documentali prescritte dai vari enti così si è a norma… Si, solo che la ratio della legislazione in materia verrebbe così rispettata solo formalmente, mentre sostanzialmente si sarebbe in contrasto con gli stessi principi costituzionali che informano la materia. Ma c’è un Paese in Europa a cui potremmo ispirarci per efficienza, poca burocrazia, per una buona pratica negli appalti pubblici rispetto anche alle norme europee? Non dimentichiamo che nel diritto comunitario c’è il principio del divieto di gold plating, che impedisce di introdurre, nel recepimento delle direttive europee, normative più stringenti di quelle già previste a livello Ue. Purtroppo, spesso ci sono state procedure d’infrazione della Commissione Europea contro l’Italia perché questo divieto non è stato rispettato. Detto questo, per risponderle, io penso che il Paese europeo più efficiente sotto questo profilo sia sicuramente la Germania, che peraltro ha un sistema sugli appalti molto efficace, perché la normazione di settore si fonda essenzialmente sulla redazione accurata dei capitolati. Inoltre, sempre in Germania, c’è un’alta scuola di formazione per i funzionari della pubblica amministrazione che si occuperanno di appalti, la Scuola di Kehl nel land del Baden-Württemberg sul Reno, al confine con la Francia, parte dell’area metropolitana di Strasburgo - un’eccellenza europea che prepara i funzionari del domani, dallo svolgimento delle gare alla fase di collaudo; uno dei cardini di questa scuola è il corretto utilizzo proprio del capitolato speciale. In Italia non abbiamo purtroppo previsto ex lege un capitolato speciale-tipo, ed è una grave carenza della nostra legi-

slazione che dovremmo colmare quanto prima, perché non tutte le PP.AA. hanno la volontà e le risorse per scrivere bene e a fondo il capitolato che è “la legge del contratto”, disciplinante in tutti i dettagli esecutivi i rapporti tra appaltatore e stazione appaltante. Da noi i capitolati sono generici, spesso copia/incolla di precedenti contratti. Ed è chiaro che dove i rapporti tra appaltatore e stazione appaltante non sono ben normati, accuratamente e concretamente disciplinati nel dettaglio, i tempi si allungano perché non è prevista a monte una tempistica specifica, tetti di spesa non valicabili, modalità concreta di esecuzione di una determinata lavorazione ecc. Ma i temi sono tanti, importanti, complessi e difficili da gestire perché ormai si sono cristallizzate tante sfumature e purtroppo anche tante inefficienze. Ad esempio, deve essere data alla PA la possibilità di assumere personale fortemente specializzato e motivato, oppure nella gestione degli appalti sarà impossibile realizzare progetti e strutture di livello elevato. Per questo, occorrerebbe valorizzare anche nel nostro Paese lo spirito di chi frequenta la Scuola di Kehl, introdurre nei ranghi della PA persone che vogliono fare quel lavoro perché a loro piace, sono motivati, credono nel ruolo dello Stato, nell’importanza di essere al servizio del bene comune. Uscire da una formazione di alto livello con una specializzazione negli appalti ed avere questo spirito, significa già essere potenziali innovatori. Senta Avvocato Napoleone, lei avrà seguito le vicende del cosiddetto “modello Genova” alla base della costruzione del nuovo viadotto sul Polcevera, polemiche comprese. Dal suo osservatorio giuridico, quale idea si è fatto? Si, ho seguito le principali questioni giuridiche emerse in relazione al cantiere del viadotto Polcevera. Posso dirle, per collegarmi a quanto le dicevo, che la prima cosa a colpirmi è stata la modalità con cui erano redatti i decreti commissariali. È davvero raro vedere atti della PA scritti e ”confezionati” così bene. Questo sembra un dettaglio ma non lo è, perché noi ci concentriamo sempre su un modello giuridico di riferimento, ad esempio sulle norme da applicare, sui poteri da dare, sulle deroghe da fare, e questo è giusto, ma è troppo poco perché occorre concentrarsi anche su come agire nel concreto. Vede, a fronte di deroghe amplissime al Codice degli appalti e alla normazione attuale, la PA, quando agisce con poteri commissariali deve, come dire, proporzionalmente aumentare la trasparenza della propria azione. Quello che ho notato, dunque, non è tanto il modello giuridico di riferimento usato, ma l’utilizzo chiaro e trasparente delle decretazione oltre che di alcuni istituiti, pure presenti nel nostro codice vigente, che, tuttavia, quasi mai vengono considerati. Penso, ad esempio, al capitolato prestazionale, cioè di uno strumento che consente alla PA, nelle indagini di mercato funzionali all’espletamento

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cover di procedure negoziate, di non chiedere all’appaltatore la formulazione di un’offerta astratta, ma di cosa occorre in concreto in base alle reali esigenze di lavorazione. La logica usata a Genova è stata inversa a quella usualmente utilizzata: la struttura commissariale non ha fatto le sue valutazioni sulle offerte ex ante e in astratto, ma in relazione alle finalità del suo agire; libero il partecipante di offrire il mezzo da lui ritenuto più idoneo per raggiungerle. Questo approccio è totalmente differente da quelli generalmente usati: è finalistico, appunto, ed è davvero una piccola “rivoluzione” che rientra nello spirito delle direttive comunitarie, e io ritengo anche di una visione originaria del Codice degli appalti. Un’altra cosa che mi è balzata agli occhi, è la qualità giuridica del provvedimento di scelta dell’appaltatore: l’aggiudicatario di una commessa pubblica pari ad oltre 200 milioni di euro è stato individuato con procedura negoziata senza pubblicazione del bando di gara, tramite indagini brevi di mercato; il punto è che, correttamente, a tale estrema agevolezza nella conduzione dell’iter di “affidamento” è corrisposta una motivazione quanto mai ampia e articolata che ha esposto analiticamente tutte le ragioni giuridiche e fattuali poste a base della scelta, vieppiù rese note e pubblicate sul sito del commissario straordinario. Bisogna dire che quest’ultimo ha a disposizione una ben dotata struttura di funzionari, tecnici e consulenti esterni - nello staff, ad esempio, c’è anche un ex Procuratore della Repubblica - grazie ai quali ha potuto non solo contare su varie competenze, ma anche affrontare alcune fasi piuttosto delicate… Certo, è chiaro. Purtroppo non tutte le piccole e medie stazioni appaltanti pubbliche hanno il personale idoneo per effettuare queste valutazioni, però è anche vero che nell’utilizzo delle norme europee sul commissariamento, in Italia finora è stata dominante una cultura amministrativistica totalmente diversa da quella utilizzata a Genova. Io penso ci sia bisogno di un cambio culturale prima ancora che giuridico, ed è quello che dicevo all’inizio sulla lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata attraverso la trasparenza dell’azione amministrativa e la qualità tecnica dei provvedimenti. Fra i nostri pubblici funzionari a volte (non sempre) viene ripetuto un detto: «meno si scrive meglio è». Questo per non esporsi ed esporre il proprio ente a censure: se non dico non presto il fianco ad attacchi. Ma questo dimostra anche che non si ha chiaro che cosa si sta facendo, oppure, peggio, che non lo si vuole dire. Ed è qui che si nasconde il possibile illecito. Forse qualcuno non prenderà bene la sua visione di trasparenza riguardo la scelta degli appaltatori fatta senza una gara: questo è stato uno dei motivi di maggiore contestazione verso il commissario, con attacchi dal mondo politico, imprenditoriale e professionale, qualche ingegnere compreso…

«IL CODICE DEGLI APPALTI? GUARDIAMO VERSO L’EUROPA»

Misure di prevenzione e sicurezza nei cantieri I protocolli condivisi fra le parti sociali individuano e illustrano le misure di contrasto al coronavirus nei luoghi di lavoro, dalla modifica dell’organizzazione alle misure igieniche. Ecco quello che bisogna sapere.

Gabriele Mercurio

Ingegnere, Direttore Struttura Complessa PSAL (Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro) Asl3 Lo strumento con il quale le misure precauzionali di contrasto alla pandemia in ambito lavorativo sono state individuate, è quello dei protocolli condivisi fra le parti sociali. Sebbene siano stipulati fra le parti sociali, questi hanno assunto natura normativa per effetto del DPCM 26 aprile 2020 e del DL 19/20 convertito con Legge 35/20. Nello specifico dei cantieri edili, il protocollo di riferimento è stato sottoscritto in data 24 aprile 2020 quale integrazione ed aggiornamento del previgente testo del 19 marzo 2020. Ma quali sono i contenuti salienti del protocollo? In esso sono fornite indicazioni operative perché siano attuate nei cantieri quelle misure igieniche e di distanziamento sociale, che ciascuno ha imparato a conoscere in questi mesi e che rappresentano le precauzioni di contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2. Per traguardare tale obiettivo è indispensabile che ciascun soggetto contribuisca nell’ambito del proprio ruolo e responsabilità: committenza, coordinatore per l’esecuzione, datori di lavoro e lavoratori. Si tratta, infatti, di modificare l’organizzazione del lavoro e di implementare le dotazioni del cantiere, ma anche di attenersi a comportamenti di distanziamento e prassi igieniche corrette.

Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2

La centralità del confronto e della partecipazione è sancita dalla previsione di protocollo, innovativa e qualificante, di costituzione del “Comitato” di cantiere, con la concreta partecipazione dei lavoratori, attraverso le loro rappresentanze, per l’applicazione e la verifica della regolamentazione anti-contagio. Parimenti essenziale è l’informazione: il comportamento corretto del singolo discende, infatti, dalla conoscenza delle regole e dalla consapevolezza del significato e dell’importanza delle stesse. Sotto il profilo logistico, il cantiere deve essere attrezzato con gli apprestamenti, i presidi ed i dispositivi necessari a rendere effettive ed attuabili le misure igieniche, implementando ciò che è già previsto dall’Allegato XIII del D. Lgs. 81/08: dalla misurazione obbligatoria della temperatura per tutte le persone all’ingresso in cantiere, alla messa a disposizione di lavabi e/o dispencer con soluzioni detergenti per le mani e servizi igienico-assistenziali, adeguati per dimensione, ventilati, puliti giornalmente e sanificati. Occorrerà, inoltre, una ricognizione delle situazioni critiche per il rispetto della distanza di 1 m fra i lavoratori, provvedendo a studiare ed applicare i necessari correttivi (ad esempio sfasamento temporale o spaziale delle lavorazioni; modifica delle modalità lavorative; utilizzo contingentato dei servizi, utilizzo di DPI - dispositivi di protezione individuale, secondo i casi guanti, maschere, occhiali, visiere, maschere facciali filtranti, scarpe, ecc, come da prescrizioni Inail su questo link https://www.inail.it/cs/ internet/attivita/ricerca-e-tecnologia/ certificazione-verifica-e-innovazione/ validazione-in-deroga-dpi-covid19. html - se ci fosse impossibilità a rispettare la distanza interpersonale, ecc.). Le misure adottate potranno comportare costi da individuare nell’ambito della stima degli oneri di sicurezza del PSC (Piano di sicurezza e coordinamento).

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cover E intanto non tutti sono d’accordo sulla possibile “ripetitività” del metodo. Le cose vanno viste in maniera distinta. Da una parte c’è il ponte di Genova, che è un unicum anche nella sua configurazione giuridica, perché è stato costruito attraverso un decreto ad hoc che in parte delineava il percorso da compiere; dall’altra, le faccio un esempio: ove si commissariassero contemporaneamente più opere pubbliche, come si vorrebbe fare con i contratti di programma Anas ed Rfi, è chiaro che le procedure negoziate applicate diffusamente andrebbero orientate e perimetrate in modo corretto, per esempio mediante l’individuazione e la pubblicazione ex ante di un elenco di imprese dal quale attingere per le indagini di mercato, in un’ottica di massima trasparenza amministrativa e rotazione. Come si evita che una doppia legislazione (nazionale e regionale) sullo stesso tema parliamo sempre di appalti pubblici - crei disparità fra PA che operano in territori diversi?

«IL CODICE DEGLI APPALTI? GUARDIAMO VERSO L’EUROPA»

Per razionalizzare la materia, ci sono dei settori di disciplina che il legislatore deve normare necessariamente a livello nazionale senza lasciare ai territori alcun ampio margine di deroga. Faccio un esempio su un argomento che ho toccato prima: la disciplina sulle riserve, che è la prima fonte di contenzioso per la PA. L’uso strumentale del contenzioso - attraverso proprio le riserve appunto - è un altro grande capitolo che rallenta le opere pubbliche in Italia, e deve essere affrontato legislativamente in modo uniforme, anche in sede di disciplina dei poteri di possibili futuri commissari straordinari, senza lasciarlo alla libera determinazione delle stazioni appaltanti. Per accelerare e sburocratizzare, bisogna dunque intervenire uniformemente non solo nella fase di finanziamento dell’opera, ma anche in quella di esecuzione, cercando pure di limitare ed evitare la proposizione di ricorsi pretestuosi e finalizzati a rallentare il corso dei lavori. Ecco, tutto ciò deve essere valutato a livello nazionale, così come nello stesso modo

deve essere disciplinato e uniformato il capitolato speciale d’appalto-tipo di cui parlavamo prima, che dev’essere redatto in maniera migliore e aggiornato soprattutto nelle Regioni e nelle PA medie e piccole dei Comuni, che sono le stazioni appaltanti più diffuse sul territorio e devono poter beneficiare di una disciplina uniforme che consenta anche lo svolgimento più rapido delle gare. In tale contesto, un altro elemento di uniformità in questa direzione potrebbe essere l’avvio effettivo della Centrale unica di progettazione in grado di svolgere attività di service alle piccole/medie stazioni appaltanti (come del resto era già stato previsto in passato, senza essere mai realizzata) grazie alla messa a disposizione di personale tecnico specializzato dedicato a supportare a livello centrale le amministrazioni carenti di adeguate risorse soprattutto nella fase complicatissima e delicata della redazione, validazione e approvazione dei progetti.

I CANTIERI: VITO MANGANO, PRESIDENTE CONFARTIGIANATO LIGURIA COSTRUZIONI

«Per i piccoli troppi oneri, le chances sono poche»

Non c’è lavoro e non si può partecipare agli appalti, impossibile l’accesso al credito, nei cantieri ci si scontra col rispetto delle prescrizioni di sicurezza perché i presidi sanitari obbligatori non si trovano oppure sono molto costosi. Intanto, assieme alla filiera ligure dell’Edilizia, si è aperto un confronto con la Regione

Geom. Vito Mangano, Presidente di Confartigianato Liguria Costruzioni, in poche parole il quadro della situazione del vostro settore. In Liguria la nostra associazione conta, fra piccole e medie imprese, circa 40 mila iscritti, 10 mila solo a Genova. Molti non hanno riaperto, e dall’anno scorso c’è un’emorragia di aziende attive per le conseguenze della pandemia. Al momento, fra i nostri iscritti ha ripreso l’attività circa il 60%, il resto è in attesa. Non abbiamo avuto ancora comunicazioni di chiusure definitive, ma è presto per dire cosa succederà. Per ora sappiamo di quelli che sono rimasti fermi perché non ce l’hanno fatta a riprendere. Circolano solo voci su tanti che aspettano il prestito di 25 mila euro per avere la liquidità necessaria a riaffrontare il mercato, ma al di là di tutto quello che si è detto, avere questi soldi è come scalare una montagna, e anche da qui il serio pericolo di chiusure. Il problema è la mancata disponibilità della banche? Non solo. Il problema è anche che poi questi soldi bisogna restituirli. Ma se una piccola o media azienda è già indebitata, e per ripartire si indebita ulteriormente, come si fa a non pensare che arriverà inevitabilmente il momento - se non ci sarà una seria ripresa del mercato - in cui non le rimarrà che fallire? Senza considerare che chi ha ripreso ha grandi difficoltà a reperire i presidi sanitari obbligatori, e chi li trova sul mercato si vede chiedere cifre enormi.

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Se a questo si aggiungono le difficoltà che c’erano già prima che accadesse rutto questo… Fra l’altro gli aiuti concreti promessi non sono arrivati né dal governo né dalla Regione, e noi continuiamo a ricevere migliaia di telefonate da tutta la Liguria da artigiani che dicono che non sanno quanto riusciranno ancora a reggere. Anche perché non abbiamo nessuna possibilità, in queste condizioni, di partecipare agli appalti pubblici, neppure quelli di piccola entità. Che cosa avete intenzione di fare? Intanto abbiamo prima stilato un documento sulla sicurezza e sugli oneri che questa comporta, chiedendo che nel Preziario regionale venga inserito un addendum in modo che venga riconosciuto da tutti, investendo anche le altre categorie della filiera ligure dell’Edilizia di cui sono coordinatore regionale, come Ance, Cna, Confagricoltura, gli Ordini degli Architetti, degli Ingegneri, dei Periti Industriali, Collegio dei Geometri; anche le organizzazioni sindacali di categoria ci appoggiano in questa nostra azione. Abbiamo redatto un primo documento avviando un confronto con la Regione Liguria e abbiamo avviato un confronto chiedendo interventi concreti. Per quanto riguarda i piccoli e medi artigiani, ho in programma di premere sulla PA, e soprattutto sul Comune di Genova perché si superi con un accordo, in determinate situazioni, il sistema “economicamente più vantaggioso”, che è un massimo ribasso nascosto, dove viene chiesto ad aziendine che hanno già fatto miracoli per stare in piedi e mantenersi anche una SOA (Società Organismo di Attestazione), una montagna di documenti e attestati per poter partecipare alle gare! In passato, con l’assessore Fanghella del Comune di Genova, eravamo riusciti ad essere considerati sulle negoziate, sulle gare libere e anche a fare un accordo per partecipazione a rotazione alle gare di una percentuale di imprese del territorio, e questo ci aiutava. Ora, con l’offerta economicamente più vantaggiosa, per i piccoli non c’è più speranza. Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2


cover I CANTIERI: FILIPPO DELLE PIANE, PRESIDENTE DI ANCE GENOVA

I costruttori edili: «Non è il momento dell’ottimismo» Dopo una prima fase in cui soccomberanno le imprese più deboli, nel medio periodo quelle più strutturate forse riusciranno ad andare avanti. La speranza che viene dall’Europa. Il Superbonus 110%? Una buona opportunità, ma è un’occasione che va colta e fatta funzionare molto velocemente. Secondo un sondaggio fra le imprese associate nella provincia genovese, nella prima fase, fino al 20 marzo, le difficoltà maggiori erano legate all’impossibilità di reperire i DPI (in particolare le mascherine, 86%), seguite dall’impossibilità di mantenere il distanziamento sociale di 1 metro (73%) nei cantieri che avevano riaperto e di rifornirsi per lavorare (64%). In maggio, sul 65% dei cantieri riaperti, il 5% denunciava forti difficoltà a stare sul mercato, il 79% aveva problemi a coprire i costi aggiuntivi per garantire la sicurezza, il 76% per reperire i DPI, il 69% sia per far rispettare la distanza interpersonale nelle attività sia per attuare le complesse procedure di accesso nei cantieri sia per far fronte al calo della produzione (in media del 36%); il 48% non riusciva a interloquire con la PA. Una situazione non certo confortante. Non per niente l’Ing. Filippo Delle Piane, Presidente di Ance Genova e vice presidente nazionale dell’associazione dei costruttori edili, non sembra per niente ottimista sul futuro.

L’Ing. Filippo Dellepiane, presidente ANCE Genova

«La sensazione - afferma - non è positiva, anche se ci sono settori che sono più colpiti del nostro e mi riferisco al ricettivo alberghiero, a tutto il commercio al minuto, al mondo del turismo per il quale si prevedono tempi duri. Ma anche per noi la ripresa dipende da tante cose e non partiamo certo in vantaggio». Non crede che il fenomeno dello smart working continuerà anche dopo il Covid, provocando cambiamenti negli edifici che ospitano uffici, e questo potrebbe determinare delle ristrutturazioni, contribuendo a rilanciare il settore? Più che negli uffici, che può darsi in futuro potranno avere bisogno di superfici minori, io penso soprattutto alle abitazioni: aver dovuto starci dentro per mesi ha fatto capire che spesso sono inadatte anche per il lavoro, perché vetuste, non abbastanza confortevoli, senza spazi pensati per lo smart working e nemmeno per le lezioni a distanza dei ragazzi, che magari dovranno continuare a fare lezioni a distanza;

non sono cablate con fibra, insomma non sono all’altezza del mondo che si trasforma. Quindi potenzialmente una nuova domanda potrebbe portare mercato. Però prima che questo arrivi al nostro settore delle imprese, è necessario che rinasca un po’ di fiducia: se si continua a leggere sui giornali che vivremo “la più grave crisi dal 1929”, che “ci sarà un picco di disoccupazione”, che “mancherà la liquidità”, chiunque prima di muoversi aspetterà di capire che cosa succede, perché per accollarsi un mutuo e fare un investimento bisogna avere delle certezze, non essere in preda alla paura. Io credo che a breve avremo una moria di imprese, soprattutto piccole e piccolissime, poi nel medio periodo probabilmente le aziende un po’ più strutturate che riusciranno a resistere si troveranno davanti un mercato che ricomincerà in qualche modo ad andare avanti. Un barlume di speranza arriva dall’Europa, dove quello che sta succedendo va oltre le più rosee aspettative: si comincia davvero a parlare di credito europeo, di Recovery fund, che vedono un aiuto concreto ai Paesi più in difficoltà tra i quali ovviamente il nostro, e da lì può arrivare la speranza che la crisi sia meno grave di quello che noi crediamo, ma ciò non toglie che nel breve molte aziende falliranno. Lei non ha citato il Superbonus 110% per gli interventi antisismici, il miglioramento energetico e la ristrutturazione degli edifici, che potrebbe diventare un polmone enorme per il settore edilizio. Ha dei dubbi sulla sua efficacia? Ha ragione, non l’ho citato ed è un provvedimento con enormi potenzialità, ma ha bisogno di alcuni ingredienti per funzionare. Le cito il sisma bonus, che già esisteva con percentuali di credito di imposta già molti alti, perché si arrivava all’80%, ma di fatto ha funzionato? No. Perché? Prenda il caso del condomino che vuole cedere il credito d’imposta all’impresa, ma questa arranca dal 2008 con bilanci negativi - sono stati anni molto duri - e non ha la capienza per scaricarlo: di fatto l’operazione non è possibile. Oggi invece la novità è la possibilità di cedere il credito d’imposta alle banche, e questo è un aspetto sicuramente positivo. Ma abbiamo fatto un webinar col vice ministro Fraccaro e i rappresentanti di Abi e di Ania, che si è concluso con la considerazione che questo “bazooka” può diventare una cerbottana se non si crea il clima per farlo funzionare velocemente, anche perché non dimentichiamo che la chance finisce il 31-12-2021. Quindi, o riusciamo a renderlo attivo molto in fretta o rischiamo che ci scappi prima che ce la facciamo ad aggrapparci al poco denaro in circolazione, se ci sarà. Quindi è potenzialmente un’arma potente, ma dobbiamo non farla naufragare nel mare della burocrazia, come

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purtroppo in Italia troppo spesso accade. Le chiedo solo un breve giudizio sul dibattito in corso relativo al cosiddetto modello Genova. Cosa pensa sulla sua “applicabilità” a livello nazionale? Il modello Genova è stato straordinario, ma proprio per questo ritengo non sia replicabile. Abbiamo avuto un progettista che ha regalato il progetto; un secondo classificato che per amore della professione ha deciso di non fare ricorso, le aziende che hanno dimostrato grande professionalità, il tutto nell’ottica di un situazione veramente straordinaria. Ma quello che mi preme più sottolineare, è che se nel 2016 facciamo un nuovo Codice degli appalti, nel 2019 lo modifichiamo, e oggi arriviamo a dire che l’unico modo per fare le infrastrutture è derogarlo completamente, allora forse questo strumento non funziona. E non mi sta bene dire “lo teniamo ma andiamo a derogare”, creando un’Italia di serie A dove si può derogare e una di serie B che deve invece rispettare tutto il sistema di regole, dato che di fatto non va bene. Allora, se abbiamo urgenze particolari in qualche struttura strategica va bene il commissariamento e va bene la corsia preferenziale, ma il Paese non può funzionare dicendo “le regole le ho scritte ma non funzionano, e allora faccio finta che non esistono e avanti così. No. Semmai riscrivo regole che funzionino, altrimenti continuiamo a vivere di emergenze. Scusi, ma le regole che funzionano non potrebbero essere quelle europee, senza gli orpelli burocratici di cui sono state caricate in fase di recepimento? Di base il Codice degli appalti è emanazione di principi europei. Purtroppo l’Italia si distingue per la corruzione, che ha portato all’emanazione di linee guida da parte dell’Anac, da applicare al Codice, e da qui nasce tutto. Perché per combattere la corruzione andiamo a incancrenirci in un sistema di regole sempre più specioso, di certificati, controlli, misure antimafia e alla fine ci ritroviamo in una situazione talmente spaventosa in cui o non funziona niente, quindi si blocca tutto, o perché funzioni si dice “via, liberi tutti, niente regole”. Questo mi sembra un rimedio peggiore del male… La corruzione è una patologia che va assolutamente combattuta perché mina la concorrenza, però non si può farne il mantra attorno a cui gira tutto. Grazie al modello Genova avremo a breve il ponte che sostituirà il Morandi e in tempi straordinari rispetto al normale, però ribadisco che lo straordinario non può diventare ordinario. Dobbiamo essere talmente bravi da avere una gestione normale dell’ordinario. Per avere risultati normali, non straordinari. G. San.

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cover COVID 19 / LA RIPRESA 3 / IL MERCATO IMMOBILIARE DOPO LA PANDEMIA: LUCI E OMBRE

Superbonus, un treno da tenere d’occhio Per le evoluzioni e trasformazioni sul fronte degli affitti, dopo i cambiamenti determinati dal coronavirus, come il ricorso al lavoro a distanza, abbiamo chiesto l’opinione delle maggiori associazioni condominiali, e dell’Ingegnere che segue i corsi “Ingegneria e Condominio” per conto dell’Ordine, ma è ancora presto per prevedere gli orientamenti. I rimborsi per i lavori antisismici, l’energia e le ristrutturazioni si presenta come un’ottima occasione, ma molti aspetti sono da chiarire. Marco Manara

Un treno che passa. La canzone era bella (La mia banda suona il rock di Ivano Fossati) ma «bisognerà essere puntuali ed evitare “eravamo alla stazione, sì ma dormivamo tutti”». Il telelavoro o le nuove forme di lavoro “a domicilio” (imposte ma ancora con poche regole nell’emergenza virus) potrebbero invece «essere la vera “Gronda” di Genova», dove si iniziano a lanciare i primi timidi segnali al mercato. Con la ricerca di informazioni su case con spazi esterni, balconi e una stanza in più per lavorare: «È come se ti fosse nato un nuovo figlio». Le osservazioni-provocazioni sono di Raffaele Forte, relatore dei seminari ordinistici sul tema “Ingegneria & Condominio” e di Eugenio Del Gaizo, Presidente provinciale FIAIP, la Federazione degli agenti immobiliari professionali di Genova. L’ing. Forte non gira troppo attorno al problema. Il treno è quello del “Superbonus 110%” (nella forma più diretta e socialmente utile, i condomini che decidono degli interventi cedono il loro credito d’imposta alla ditta esecutrice dei lavori o ad una banca) che potrebbe far viaggiare interessanti prospettive nel settore. Ma con alcune preoccupazioni sul passaggio decisionale dei condomini. Del Gaizo invece lancia un’immagine e una speranza suggestive: «Il telelavoro potrebbe essere la nostra Gronda, ovvero rilanciare Genova sul piano dell’opportunità abitativa legata alle nuove forme di lavoro». Un esempio? Se l’area milanese conferma la scelta dello smart working, «chi oggi impiega 45 minuti per andare in ufficio, potrebbe decidere di venire ad abitare nella nostra regione. Un cambio di vita in tutti i sensi: a Genova, in Liguria, quando finisci il lavoro, esci e te ne vai al mare; a Milano a prendere l’aperitivo in attesa della discoteca o di andare a dormire». «Le cose - aggiunge Forte - dobbiamo prima sognarle per poterle realizzare. Abbiamo un’opportunità di rilancio unica e irripetibile di riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale, senza spendere un euro o spendendone

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una manciata per le opere accessorie o di residui costi finanziari. Con le possibilità offerte dagli articoli 119 e 121 del D.L. Rilancio. I proprietari e gli amministratori dei condominii devono fare scelte importanti rispetto alle opzioni offerte dal superbonus, per i quali sarà fondamentale il ruolo dei professionisti del settore, ma occorre un cambio “culturale”: fidarsi dei professionisti, diversamente rischiano di perdere sei mesi solo per decidere cosa fare in un’assemblea condominiale. Mai come adesso il ruolo di professionisti e imprese assume un ruolo fondamentale. Non sarà più necessario chiedere preventivi al massimo ribasso a professionisti e imprese, ma sarà fondamentale affidarsi a professionisti in grado di saper progettare bene ed a imprese con la necessaria esperienza ad eseguire lavorazioni specialistiche allo stato dell’arte, al fine di garantire i severi requisiti prestazionali richiesti in contropartita per poter fruire del superbonus». Il passaggio “condominiale” rispetto a lavori in cui non “spendi” direttamente, è uno dei temi centrali. Pierluigi D’Angelo presidente genovese dell’ANACI - l’Associazione degli amministratori condominiali - condivide dal canto suo «l’opportunità offerta a fronte delle crisi patite dal settore edile, che potrebbe tornare a muovere un po’ il Paese sul fronte economico, occupazionale e delle famiglie: il tasso di insolvenza condominiale a livello genovese si è attestato al 25%, purtroppo spesso con tagli di utenze a interi caseggiati», ma ha qualche dubbio sul passaggio assembleare tecnologico. «Genova - spiega - è una realtà particolare, molti sono anziani, non tutti sono in grado di partecipare a un’assemblea in video conferenza o mista (frontale e con collegamenti). E poi noi amministratori abbiamo non una, ma 89 tipologie di responsabilità penale, certificate dal nostro Centro studi. Il rischio di un’assemblea “tecnologica” potrebbe essere quello di molti ricorsi, magari perché a un partecipante si è interrotto il collegamento». Allora è un’anatra zoppa il Superbonus?

Raffaele Forte

«L’opportunità c’è - sottolinea l’avvocato Vincenzo Nasini, presidente dell’Ape, l’Associazione della proprietà edilizia - e non va persa. Le assemblee frontali dovrebbero tornare possibili, ma serve comunque un chiarimento legislativo perché la deci-

Pierluigi D’Angelo

sione assembleare è delicata e importante». Anche perché è la sede in cui il direttore dei lavori, responsabile per le certificazione riguardo ad esempio proprio il Superbonus previsto dal Decreto Rilancio, dovrà confermare che i lavori consentiranno il passaggio di due classi energetiche, condizione per ottenere il rimborso, «e sarà necessario e saranno accolte le richieste avanzate al governo da tutte le associazioni del nostro settore, attestare l’eventuale necessità di un arco di tempo più lungo, rispetto ai 18 mesi

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Eugenio Del Gaizo

attuali che scadono a fine 2021, per eseguire i lavori». Insomma, Nasini ha una “realistica speranza”: «Come in

Vincenzo Nasini

tutte le cose tra il dire e il fare… Le ricadute positive potranno certamente esserci, come nel settore commer-

SUPERBONUS, UN TRENO DA TENERE D’OCCHIO

ciale, ma certo ci saranno ancora dei problemi». Qualche numero per tracciare un quadro della situazione in questa fase, soprattutto per quanto riguarda la situazione della riapertura negli uffici, dei nuovi bisogni di spazi dopo l’esperienza dello smart working e della nuova situazione che si potrebbe determinare negli appartamenti privati fra condivisione degli spazi abitazione-lavoro e ristrutturazioni dovute al Superbonus? Troppo presto, spiega Raffaele Forte per poterne fare «con serietà e certezza. Intanto credo sia necessario che per un provvedimento così importante, che mira ad una profonda riqualificazione del sistema edificio-impianto, il termine di validità debba essere portato almeno a tutto il 2022, perché rischiamo diversamente l’imbuto delle decisioni condominiali. Ancor meglio sarebbe dare una valenza strutturale al superbonus, estendendone la validità a tutto il 2023». Vincenzo Nasini concorda sulla fiducia nei professionisti: «Esiste una realtà seria e consolidata di settore. La crisi è concreta, accentuata dalla pandemia con inquilini in difficoltà a pagare i canoni, che poi ricade sui proprietari che non sanno cosa fare. Questo provvedimento, ben chiarito, potrebbe però fare vedere anche a loro delle ricadute concrete». Ma l’amministratore di condominio che finisce nell’imbuto delle assemblee, finisce anche per diventare uno… psicoterapeuta: «Nel 2019 – ricorda D’Angelo – io ho toccato un record a livello nazionale con 332 assemblee

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di condominio con emergenze diverse. Mi perdoni il termine, non è facile perché oggi in assemblea arrivano tutti arrabbiati…. Se solo si fidassero un po’ di più …». La possibile riconversione di uffici con minori esigenze di spazio? La città vecchia potrebbe vedere il recupero di molti immobili oggi “tenuti” fatiscenti? «È tutto da verificare - risponde Raffaele Forte - ma sia istituti proprietari di immobili che privati potrebbero accedere al Superbonus, così come in altre realtà più periferiche e popolari». Riconvertire sarà un’occasione? «La verità in tasca non ce l’ha nessuno - aggiunge Eugenio Del Gaizo ma onestamente a Genova non vedevo prima richieste di spazi e, a oggi, non vedo quelle di riconversione». Realtà come il Wtc o il Matitone? «Andrà valutato l’impatto dei nuovi lavori, ma sono strutture i cui costi di un eventuale intervento sarebbero molto alti. Ci sono invece i primi segnali di cambiamento nelle richieste immobiliari. Se prima avevi un alloggio alla genovese di sei vani e ora lavori a casa, ti servirà un vano in più. È come se ti fosse nato un altro figlio. Stesso discorso per gli spazi esterni. Chi non li aveva o era senza balcone, in questa situazione di emergenza ha passato tre mesi da recluso». Abbiamo cercato più volte e in varie sedi, per avere anche la sua opinione su questi temi, il presidente Gesticond, Bargiacchi, ma non ha mai risposto.

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cover COVID 19 / LA RIPRESA 4 / SANITÀ ED ECONOMIA, WEBINAR DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI GENOVA

Chiarezza e tutele per comunicare “smart” I rappresentanti degli Ordini tecnici a confronto, via call-conferenze, sulla situazione e le incombenze imposte dalle misure anti-coronavirus. Proposta una Faq per battere le sanzioni da burocrazia, mentre emergono criticità e proposte da ogni categoria La fase 2 con le sue prime timide aperture, in attesa di passi più decisi legati all’evolversi della crisi sanitaria? Per poter dare delle risposte in una situazione di così grande imprevedibilità bisogna crederci con molta chiarezza e una diversa comunicazione e informazione. Le categorie professionali tecniche, rispondono compatte - il 16 maggio - all’appello lanciato dalla Camera di Commercio genovese, che sul tema “Covid 19: sviluppo economico e tutela della salute” riunisce i rappresentanti di Ordini e Collegi per guardarsi in faccia, o meglio sullo schermo della piattaforma che attraverso Youtube li mette a confronto su un tema la cui attualità non cederà mai il passo: come contemperare il principio di tutela della salute (art. 32 della Costituzione) con quello della libertà dell’iniziativa economica. I professionisti non si nascondono nel grande “cantiere” in cui si muovono nuove norme, risposte da dare a 200 quesiti entro 48 ore, con il timore di possibili sanzioni. La contromossa? Realizzare Faq condivise e comuni, con parti specifiche per le singole realtà. Nel “cantiere” ci sono pure i riflessi sui costi per le nuove procedure di sicurezza e prevenzione anti-Covid che si abbattono su «incarichi e lavori “pattuiti” in tempo di pace - come spiega Maurizio Michelini, presidente dell’Ordine degli Ingegneri, che introduce e modera i lavori - cioè nell’ordinarietà pre-Covid. Quanto era stato contrattualizzato non ha nulla a che vedere con cosa accade oggi. Noi vogliamo lavorare con onestà e competenza. In troppi danno per scontato massimo ribasso e pagare poco qualunque 16

cosa; questa logica e la concorrenza sleale mettono fuori mercato l’operare con diligenza e precauzione nell’interesse della comunità». Con un allarme psicosociale per le difficoltà di chi non ce la fa a riaprire. Dietro le quinte del webinar, che per 2 ore e mezza riesce a catalizzare l’attenzione degli operatori economici con riflessioni ed approfondimenti (si può vedere qui: https://youtu.be/ YJZW5kTonP4), il segretario generale della Camera di Commercio genovese Maurizio Caviglia, motore dell’iniziativa. «Il lavoro fatto dalle Asl – evidenzia subito l’ing. Gabriele Mercurio, Direttore della Struttura Complessa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro di Asl3 – ha avuto due principi. Il primo legato all’informazione e comunicazione delle misure con messaggi semplici, efficaci e immediati sia per l’azienda sia per il lavoratore. Il secondo alla verifica della fase applicativa dei protocolli con la rappresentanza dei lavoratori: un elemento qualificante perché è un valore aggiunto per una corretta gestione». Altri temi trattati: le misure igieniche personali e di sistema (pulizia, sanificazione quando necessaria, salubrità azienda), distanziamento sociale, corretta gestione attività lavorativa e ricognizione situazioni più critiche; gestione spazi comuni da servizio mense a spogliatoi, angoli relax bibite; ingressi-uscite sino ad aspetti relativi a gestione sanitaria persona sintomatica. Sullo scherma passa Paolo Durando, ordinario di Medicina del lavoro, e chiarisce anche un aspetto solo apparentemente banale, quello del distanziamento sociale: uno o due metri?

«Se ne parla e rimangono dubbi nella popolazione, sui media e tra tanti tecnici». Un giallo? No, perché «ci sono organizzazioni scientifiche internazionali che hanno derivato la loro indicazione riferendosi alla misura anglosassone che indica la distanza in “piedi”». Da qui il dato di 1,80 mt, poi diventato 2 nella traduzione mediatica. «La corretta informazione e comunicazione alla popolazione - aggiunge - è una competenza della sanità di fronte all’evento pandemico. Il lookdown preventivo ha ridotto l’incidenza ma anche nella fase 2, lasciata la strategia estrema per motivi socioeconomici, bisogna continuare con pratiche che dovrebbero essere ordinarie come quella dell’igiene delle mani». Alessandro Bonsignore, presidente dell’Ordine dei Medici di Genova si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Spero che l’emergenza coronavirus non faccia dimenticare ai cittadini che la salute è un bene primario. L’attenzione da dedicare al mondo della sanità è dirimente, perché senza sanità non c’è economia, non c’è nulla. Per fortuna qui siamo capaci di fare squadra. Ascoltando molti colleghi ospedalieri, bisogna scongiurare i rischi di una seconda ondata. La prevenzione e la sinergia - cito gli ingegneri per la telemedicina – sono imprescindibili correggendo una delle carenze della fase precedente». E le istituzioni? «Se vorranno venire dietro a quanto di buono stiamo facendo in varie realtà sarà un bene, non possiamo correre il rischio di cadere in difformità a livello regionale o addirittura interprovinciale: sarebbero pericolose mettendo in ulteriore difficoltà il sistema economico».

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cover Regole, circolari, controlli e … sanzioni sono però temi caldi. «Un ventaglio di competenze, vigilanza e collaborazione tra le parti», spiega Maurizio Bosìa, dell’Ispettorato del lavoro di Genova. Ma non mancano i problemi, come denunciano i periti industriali per «un utilizzo repressivo delle norme con un alto tasso di burocrazia», come spiega Mauro Veneziani, presidente dell’Ordine dei Periti industriali citando un esempio. «Un organo di vigilanza fa una verifica d’ufficio: non fa il sopralluogo, ma invia una Pec e chiede le fatture di acquisto dei vari dispositivi di protezione. Il datore di lavoro dice: “non le ho più, ho gli scontrini parlanti della farmacia”; loro insistono con le fatture anche per la sanificazione (ma non chiedono come è stata fatta). Tutto preteso entro 48 ore. Ma la vigilanza non può essere così, altrimenti salta lo spirito di collaborazione». Chiarezza condivisa da Paolo Ghigliotti, presidente del Collegio dei Geometri genovese e sollecitata da Stefano Galati (tesoriere Ordine Architetti Genova), che cita «la scheda controllo Covid da parte di un

CHIAREZZA E TUTELE PER COMUNICARE “SMART”

organo ispettivo con richiesta di dichiarazione sostitutiva di notorietà di chi la compila, con circa 16 pagine di adempimenti in cantiere, sempre in 48 ore». A rilanciare l’importanza del fronte dell’informazione è la presidente dell’Ordine degli psicologi di Genova, Mara Fiaschi con Fabio Palazzo (Presidente Ordine Agronomi e forestali). «L’informazione è un caposaldo - spiega la prima - la psicologia ha un suo ruolo. Vorremmo lavorare a un protocollo che possa aiutare chi è in grande disagio rispetto alla ripresa che per molti sarà difficile o addirittura impossibile. Occorre prevenire il disagio psicosociale, le cronache hanno già evidenziato reazioni di disperazione». «Va migliorata – incalza Palazzo anche la comunicazione alla società civile. Abbiamo paradossali deformazioni del sapere sui social ma purtroppo anche sui mezzi di comunicazione mainstream». La strada dello scambio di esperienze vale per tutti i settori. «L’Emilia Romagna – ricordano Franco Cavalli e Andrea Bocciarelli dell’Ordine dei Tecnici alimentari di Lombardia e Liguria – ha dato delle linee guida per la

ristorazione che sono state una buona base di partenza per la nostra linea regionale». Il virus ha anche inciso su ogni “voce” dei lavori, ha evidenziato Vito Mangano della Confartigianato Costruzioni e presidente del Prezziario Ligure: «Abbiamo creato un gruppo di lavoro dell’edilizia che non si occupa solo di grandi opere, perchè all’80% si tratta di opere medio piccole seguite da piccole imprese, elaborando un documento unico con un’indagine sui costi, che abbiamo presentato in Regione, chiedendo che venga recepito». Difficoltà anche per chi deve dare assistenza, come i Consulenti del lavoro, come ha sottolineato il presidente dell’Ordine, Fabrizio Marti: «La nostra categoria deve confrontarsi con realtà diverse, fra difficoltà per gestire tutte le normative legate a queste fasi, come ad esempio gli infortuni sul lavoro Covid-dipendenti. Gli imprenditori sono preoccupati perché c’è ancora troppa confusione, e sono auspicabili più chiarezza e linearità perché le aziende possano riprendere - quelle che lo faranno - con tranquillità». Mo. Z.

Una composizione degli schermi dei partecipanti al webinar della Camera di Commercio di Genova

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genova 2018-2048 IL PRIMATO PER MANUTENZIONE E SICUREZZA DELLA NUOVA STRUTTURA SUL POLCEVERA

Con 4 robot e 250 sensori il viadotto diventa “unico” L’ingegneria fa un passo avanti con soluzioni pionieristiche, volute da Renzo Piano e implementate e ideate da IIT con una complessa rete di imprese specializzate. La novità assoluta di Robot Inspection e Robot Wash, per l’ispezione fotografica dell’impalcato e il lavaggio automatico dei vetri antivento e dei pannelli solari a nord e a sud del tratto stradale. Parlano i responsabili dei lavori delle varie imprese. costituita dai contruttori Salini Impregilo e Fincantieri) sono impegnati a vario titolo Quanto sarà ultimato si presenterà come nella realizzazione del sistema integrato di una piccola casa bianca alta 3 metri, lunga monitoraggio: una volta completato e aper15 e larga 5, sotto l’uscita dalla galleria di to al traffico con tutta la sua tecnologia, Certosa, sulla destra, vicino all’autosilos. il viadotto di Genova sarà il più innovativo Si chiama “fabbricato tecnologico” e conal mondo. Un vero passo avanti per l’interrà il “cuore” informatico ed elettrico del gegneria: se per la sensoristica raccolta e nuovo viadotto sul Polcevera. Da qui partianalisi dei dati per la prima volta costituranno due dorsali elettriche dell’Enel che iranno una memoria storica e una fonte correranno lungo tutto l’impalcato e qui per trarre rapide conclusioni confrontando ci saranno i quadri di bassa, media e alta situazioni anche lontane nel tempo, per la tensione e gli accumulatori attraverso cui robotica tutto questo sarà applicato a due si consumerà il processo di scambio che macchine mai usate prima, completamenrende l’infrastruttura “green”: dai pannelli te automatiche, frutto della collaborazione solari installati nel perimetro del viadotto di aziende “top” nel settore in Europa. l’energia si riverserà infatti nella rete e da Per l’Ing. Raffaele Iaccarino, Project Maquesta sarà “restituita” secondo il fabbisonager di Cetena Spa per la parte Sistema di Monitoraggio Strutturale, curato assieme a Seastema Spa (entrambe controllate da Fincantieri) attraverso un’ATI che ha gestito tutto il progetto, «il nuovo Ponte di Genova rappresenta il primo viadotto in Italia ad essere stato progettato contestualmente a sistemi di monitoraggio e ispezione che forniranno le informazioni per consentire al gestore di controllare in modo continuativo lo stato di salute dell’opera fin dall’inizio della sua vita operativa. Le nostre due società hanno Il fabbricato tecnologico quasi ultimato (Ph. Struttura Commissario messo a disposizione tutto il loro per la costruzione) know-how concettuale e tecnologico sviluppato nel corso degli anni per il mondo navale. gno di corrente elettrica per far funzionare Concettualmente, il punto di forza del qualunque impianto dentro e fuori i 1.067 sistema è di essere stato pensato e svimetri di viadotto misto acciaio-cemento luppato in stretta correlazione con il proche poggia su 19 campate: dai centinaia getto stesso dell’opera. In accordo col di sensori distribuiti su tutta la struttura progettista, sono state infatti individuate all’illuminazione stradale e decorativa, dai le posizioni più idonee per l’installazione deumidificatori collocati nella “pancia” di circa 250 sensori di acquisizione, tra metallica ai quattro innovativi robot adibiti cui estensimetri, accelerometri, velocimealla pulizia esterna e al monitoraggio per tri, inclinometri, rilevatori differenziali di la manutenzione dell’impalcato. Nel fabspostamento tra pile e impalcato, stazioni bricato, avranno sede naturalmente anche metereologiche e sistema di rilevamento / i terminali elettronici di tutte queste macpesatura dei veicoli in transito. Inoltre, il chine e gli elaboratori che raccoglieranno i sistema è aperto a upgrade futuri per l’edati, li studieranno e li manderanno a chi ventuale aggiunta di nuovi sensori di quagestirà il viadotto. lunque tipologia, e questa è una nostra Su una cosa sono d’accordo ingegneri e arinnovazione. chitetti che, per conto di PerGenova (l’ATI

Gianfranco Sansalone

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Da un punto di vista tecnologico, è innovativo aver utilizzato ed integrato in un unico sistema il meglio dello stato dell’arte esistente: sia la maggior parte della componentistica sia la trasmissione dei dati sono basate infatti sulla tecnologia a fibra ottica» I vantaggi di tutto questo? «Ad esempio la stabilità dei sensori nel tempo, la trasmissione dei segnali più efficiente e scevra da disturbi, anche su lunghe distanze, la maggiore durabilità e possibilità di integrare il sistema con sensori addizionali con impatto minimo sull’architettura esistente. Il sistema di monitoraggio, consentirà di tenere sotto continuo controllo (sia statico che dinamico), le strutture del ponte permettendo di individuare eventuali scostamenti dal comportamento progettuale (alert) e di costituire un data-base di dati storici. Proprio la costruzione day-by-day di un repository di dati e informazioni fin dai primi giorni di funzionamento dell’infrastruttura, sarà estremamente utile per la programmazione di interventi ispettivi / manutentivi dell’opera stessa e per la messa a punto di nuove linee guida per la progettazione di opere future». Ma sono i due Robot, Wash e Inspection quattro in tutto, uno per tipo da ogni lato - che rappresentano il “colpo d’ala” grazie al quale la nuova infrastruttura, una volta completata e aperta al traffico con tutta le sua tecnologia funzionante, diventerà la più innovativa al mondo. Un deciso passo avanti per l’ingegneria, dicono i tecnici,

L’Ing. Raffaele Iaccarino (Ph. Cetena Spa)

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L’ing. Ferdinando Cannella (Ph IIT Genova)

verso cui non si potrà non guardare nelle future realizzazioni. Spiega l’ing. Ferdinando Cannella, responsabile del Laboratorio di robotica industriale dell’IIT e referente di questo progetto per conto dei ricercatori di Morego, che, pur avendo brevettato le licenze dei due Robot, hanno deciso - come Renzo Piano - di regalare il loro lavoro alla città di Genova e di non prendere alcun compenso per l’ideazione e il coordinamento: «Il nostro Istituto è stato coinvolto direttamente da Renzo Piano. All’epoca direttore scientifico era Roberto Cingolani, al quale l’architetto disse che voleva realizzare un meccanismo che tenesse pulite le barriere antivento e i pannelli solari sui due lati del viadotto dato che, nella sua esperienza, che non è certo poca, non aveva mai visto in funzione una cosa del genere. Quindi bisognava partire da zero, perché non c’erano riferimenti. Cingolani accettò. Noi facevamo sia robotica umanoide che per le industrie, e cominciammo a discuterne. Subito ci venne in mente che, dovendo costruire dei binari per far scorrere la macchina sul bordo superiore, potevamo approfittarne per costruirne altri per un secondo robot, che dal bordo inferiore percorresse tutto l’impalcato per ispezionarlo dall’alto in basso, visto che Piano era stato chiaro sul fatto che la parte metallica doveva rimanere liscia e senza nessuna applicazione, pulita come la carena di una nave, chiara, semplice e lucente come l’aveva sempre immaginata

Il rendering del robot Inspection (Ph Gruppo Camozzi)

CON 4 ROBOT E 250 SENSORI IL VIADOTTO DIVENTA “UNICO”

lui. Così abbiamo proposto due guide e il robot aggiuntivo, che è stato accettato perché risolveva il problema dell’ispezione per la manutenzione, che era abbastanza complesso, e abbiamo realizzato tutto con la direzione artistica di Piano e il coinvolgimento delle maggiori aziende specializzate europee: dal gruppo Camozzi Automation di Brescia per la parte strutturale e di automazione industriale (attraverso le controllate Innse-Berardi e Ingersoll) a SDA Engeneering di Cittadella di Padova, dalla Ubivise che ha realizzato il software a numerose altre. E così, grazie a partner veramente eccezionali è stato fatto un lavoro davvero notevole, anche se, e lo scriva, essendo la prima volta che vengono prodotte macchine del genere, le consideriamo quasi dei prototipi, e sappiamo che dobbiamo vederle lavorare sul campo. Comunque rispondono perfettamente a quanto concordato: sono autonome e all’operatore spetta solo la decisione se e quando farle partire, in ragione di condizioni meteo, traffico, ragioni di forza maggiore come incidenti o altro che ne sconsiglino l’uso. Tutti e 4 avranno una loro base di parcheggio, vicino a una spalla del viadotto, che sarà l’ultima ad essere completata. E una volta partiti faranno tutto da soli. Sono dotati una pila al litio di lunga durata e quando starà per esaurirsi andranno da soli in una delle 18 stazioni di ricarica (9 per lato) da 5 KW collegate al fabbricato tecnologico, a cui si attaccheranno finché non saranno di nuovo pienamente operative. Robo Wash, che è alto 3,5 metri e largo circa 4, è assolutamente ecologico: per pulire i vetri antivento verticali e i pannelli fotovoltaici alla base, inclinati a 45°, nelle stagioni fredde sfrutterà la rugiada prima dell’alba o l’acqua del dopo-pioggia, usando spazzoloni meccanici e senza alcun tipo di detersivo; mentre d’estate se sarà tempo secco metterà in moto dei soffioni che spazzeranno via polvere e inquinamento. Partirà alcune volte l’anno o quando i sensori ci diranno che è il caso di farlo. Robot Inspection, invece, supera non solo i tradizionali cesti per l’ispezione in quota o i semi-robot che oggi al massimo consentono di portare più comodamente e con qualche attrezzo gli operatori, ma fa tutto lui in automatico girando video con 10 frames al secondo, per circa 35 mila frames (sui 35 mila metri quadri di superficie ispezionata, circa uno ogni metro quadro, con cambiamenti di angolazione) perfettamente sovrapponibili, e nelle stesse condizioni di luce e quindi di leggibili-

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tà grazie a macchine di ripresa molto avanzate; uscirà secondo un calendario preciso, e in più quando l’operatore deciderà di farlo». In che senso secondo un calendario prestabilito? «Ogni costruzione civile, nel corso del tempo subisce dei movimenti di assestamento nel terreno, che sono calcolati. Bisogna controllare che questi non si discostino dai calcoli, e la cosa non è banale. Per cui diciamo che il primo anno bisogna fare 2-3 ispezioni, poi un paio negli anni successivi fino al sesto anno e poi uno ogni sei anni. Ma ogni ponte ha una storia a sé, quindi questo è un esempio di massima per far capire. Lei quindi immagini come avendo uno strumento di questo tipo - a fronte di una struttura che nei primi anni subirà carichi dovuti al traffico, al vento,

Uno dei rendering di Robo Wash (Ati Seastema-Cetena)

alla pioggia, forse anche alla neve, per cui l’assestamento sarà abbastanza veloce ed elevato - i controlli strutturali soprattutto all’inizio saranno fatti con maggiore frequenza. Tanto più che il robot è sempre lì, non bisogna ricostruirlo ogni volta come le impalcature, le messe in sicurezza, le squadre specializzate. No, parte e manda i dati su tutto, integrando quelli dei sensori: condizioni e deformazioni delle superfici, spessore e deterioramento delle vernici, elementi di corrosione delle strutture metalliche, stato delle saldature, dei giunti e dei bulloni, eventuali crepe o anomalie di qualunque tipo…». «Per i Robot Inspection - interviene l’ing. Luca Molinari, Direttore generale e Ceo di Insse, del gruppo Camozzi per la realizzazione dei robot genovesi - dovendo poter ispezionare un impalcato profondo 30 metri - 15 dal lato sud e altrettanti da quello nord - abbiamo dovuto progettare strutture leggere, con sbalzi pronunciati, usando la nostra tecnologia per il settore aeronautico e aerospaziale, applicata su Boeing e altre società per profili alari, fusoliere, e

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CON 4 ROBOT E 250 SENSORI IL VIADOTTO DIVENTA “UNICO”

le macchine ad accogliere eventuali novità tecnologiche - o maggiore intelligenza artificiale rispetto all’attuale - che dovessero presentarsi in futuro. I test - per capire bene le loro performance, non avendo mai fatto prima una cosa del genere - si svolgono nel Centro ricerche Camozzi di via Rubattino a Milano, dove abbiamo costruito un mock up del ponte». Per l’Inspection, è stato già predisposto, ma non sarà montato, un terzo asse, verticale, che può ospitare, collegabile con qualunque tecnologia, eventuali nuove macchine di ripresa che possono così arrivare fino a poco più di un metro dalla “carena” per scatti parI pannelli antivento e il guard-rail del viadotto (Ph sito PerGenova) ticolari, tipo dettagli o immagini in infrarosso a altre parti. Abbiamo quindi creato travi in più alta definizione, da inviare alla control fibra di carbonio, ed è stata la cosa tecroom. nologicamente più lunga e complessa. Le «Col nostro Scada - spiega dal canto suo travi hanno la stessa curvatura della pancia l’Ing. Stefano Nervi, responsabile del prodell’impalcato, sono una fissa e una mobigetto per Seastema Spa - figlio di una le, possono scorrere una sull’altra e - dolunga esperienza in campo marittimo, abtate degli apparecchi di ripresa - arrivano biamo sviluppato una stazione di controllo, a fotografare fino alla mezzeria dell’impalreal time, che si adatta completamente a cato; quando incontrano una pila rientrano tutti gli impianti che saranno installati nel automaticamente e continuano a lavorare “fabbricato tecnologico”, e può integrare senza urtarla. Hanno quindi leggerezza tutti quelli che si aggiungeranno strada strutturale, rigidezza, geometria con bassa facendo. Scada è una nostra innovazione resistenza al vento e una certa aerodinamie le informazione che da tutti i sistemi del cità, soddisfacendo anche adeguati canoviadotto, dopo essere passati dai rispettine estetici, con un design approvato dalla vi computer, finiranno su questa potente direzione artistica dell’arch. Piano. Una banca dati che li conserva, li elabora e novità è che abbiamo realizzato per la prifornisce - attraverso un’interfaccia grafica ma volta travi curve in pezzo unico lunghe molto completa e divisa per settore - sia quasi 22 metri. Partendo dagli stampi fino uno stato dell’arte immediato sia una loro alle travi in fibra è tutta tecnologia nostra. interpretazione. In caso di avaria di qualInoltre, le foto vengono fatte in condizioni siasi tipo lancia subito un segnale di avdi luminosità costante, con appositi povertimento warming o uno di allarme alert tentissimi led. Abbiamo curato anche il se vengono superati dei range predefiniti. software, e abbiamo predisposto entrambe Segnali che consentiranno di decidere cosa fare. Una volta finito e sperimentato, tutto il sistema di monitoraggio strutturale affidato all’ATI Seastema-Cetena, verrà collaudo e consegnato al gestore del viadotto, chiunque sarà, con tutti i manuali di istruzione che lo renderanno in grado di gestirlo perfettamente. Ci saranno due posti operatore con monitor e computer per lavorare in loco, ma tutto sarà gestibile anche in remoto, con login e password, da qualunque parte del mondo».

Questo riguarderà anche i macchinari dentro la “chiglia” dell’impalcato, dove ci sono tre corridoi di camminamento, gli im-

L’arch. Stefano Russo, Studio RPBW (Ph Enrico Cano)

pianti di deumidificazione e i sensori che mandano alla control room i dati relativi a umidità, ristagni dell’acqua, temperatura interna ed esterna del cassone, e se i valori supereranno quelli predeterminati si attiverà un sistema di ventilazione per evitare formazione di condense e ristagni d’acqua, e conseguenti fenomeni di corrosione. Infine, una valutazione generale all’Arch Strefano Russo, responsabile del progetto per il “RPBW, Renzo Piano Building Workshop”: «Dal punto di vista tecnologico, il salto in avanti è fatto guardando all’indietro, a tutto quello che fino ad ora non è andato nelle nostre infrastrutture. Facendo tesoro degli errori si è cercato di capire quale potesse essere una cosa giusta per il futuro, ma con lo spirito banale di chi si prende cura di sé, della propria salute. Lo stesso dovremmo fare della nostra casa, delle nostre cose, di quello che riguarda la nostra vita e anche delle infrastrutture: dovrebbe essere naturale, ma ahimè non lo è stato e non lo è». Si riferisce al Morandi crollato? In fondo bastava qualche sensore rilevatore di movimento per far bloccare il traffico in tempo… «No io mi riferisco a tutto. Oggi vediamo i disastri che riguardano la regione Liguria, dalle gallerie ai ponti, ai viadotti… Morandi è un estremizzazione di una noncuranza ma anche chiaramente un aspetto di un viadotto bellissimo, costruito negli Anni Sessanta, sperimentale e all’avanguardia. Morandi per me era un genio del suo tempo. Oggi, dopo 70 anni, si capisce che il cemento armato ha dei grossi problemi… Secondo me quest’idea è nata guardando indietro, cercando di migliorare la situazione in cui versano le nostre infrastrutture. Non è un caso la presenza di tutta la tecnologia innovativa che c’è in un ponte lineare, semplice, in cui l’automazione industriale semplificherà le ispezioni, la manutenzione, e sarà implementabie secondo il progredire della ricerca».

L’ing. Stefano Nervi accanto ai monitor di Scada (Ph. Seastema Spa)

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professione L’IMPEGNO DELLE DUE ORGANIZZAZIONI PER UN’AZIONE UNITARIA E SOLUZIONI CONCRETE ED EFFICACI

Professioni: manifesto nazionale di RPT e CUP L’intenso lavoro, al tempo del lockdown, per far fronte ai problemi originati dall’emergenza per gli iscritti a Ordini e Collegi. Il coinvolgimento, nelle videoconferenze periodiche, della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e del vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani. Le proposte avanzate al governo in occasione degli Stati Generali del 4 giugno Andrea Ferro

Rappresentante nel CUP del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Volti incasellati nella griglia colorata dello schermo, figurine appiccicate in ordine sparso dentro un album telematico aperto all’improvviso per necessità, i sorrisi e le paure condensati negli sguardi e nelle espressioni ancor più che nelle parole con scene e suoni di vita domestica a fare da quinta a postazioni (talvolta) di fortuna. Al tempo del lockdown, dell’incertezza, del mondo che ruota smarrito nella prospettiva del tutto inimmaginabile, le professioni si sono fatte comunità: virtuale nell’incontro veicolato dalle opportunità offerte dalla rete, più che mai (forse come mai) autentica nella condivisione solidale della sfida più difficile ed impegnativa. Per mesi è andata (e va) avanti così. Presidenti e rappresentanti di 23 ordini professionali collegati in videoconferenza a cadenza anche bi-settimanale sotto il coordinamento della presidente del Cup (Comitato Unitario delle Professioni), Marina Calderone e del coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche, Armando Zambrano. Tutti incamminati lungo la strada, accidentata e costellata di trappole e ostacoli, della salvaguardia della dignità, morale, sociale ed economica, di 2,3 milioni di professionisti, molti dei quali (a partire dalle professioni socio-sanitarie) schiera-

ti in prima linea a salvare vite e tenere in piedi il Paese. E contemporaneamente chiamati a garantire, in una situazione di totale emergenza, funzioni essenziali per la gestione degli Enti, per l’assistenza (in taluni casi il “conforto”) ai colleghi, funzioni e obblighi magari imposti dalle leggi che non contemplano deroghe automatiche oppure che vanno di volta in volta interpretate nelle pieghe del reticolato di norme incardinate nella decretazione governativa. Che fare con la convocazione delle assemblee di bilancio? Come regolarsi con il PagoPa? E gli esami di Stato e di idoneità professionale già fissati o interrotti forzatamente? Quando, come svolgerli? Esempi di questioni, apparentemente secondarie rispetto al contesto generale, eppur ineludibili da parte dell’amministratore di un ente pubblico a fronte, spesso, della latitanza degli uffici ministeriali rispetto a ogni tentativo di chiarimento. Con il passare delle settimane, il confronto è uscito dal contesto degli Ordini e ha coinvolto direttamente alcuni rappresentanti del governo, all’interno del quale il pregiudizio nei confronti dei professionisti ha preso forma sin dall’inizio diventando poi un, malcelato, indirizzo politico. Prima l’esclusione del bonus dei 600 euro, al quale l’esecutivo ha successivamente rimediato grazie all’intervento efficace di Cup e Rete delle Professioni. Poi un nuovo pesante atto discriminatorio contemplato nel Decre-

Schermata di una Call-conference di Rete delle professioni e CUP. Terzo nella prima fila in alto, il Presidente Zambrano

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to Rilancio: l’esclusione dei professionisti ordinistici dal contributo a fondo perduto in forza di un’interpretazione dello status del professionista e della sua attività di impresa più volte smentiti a livello comunitario eppur ancora “vigente”. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani, hanno accettato l’invito e sono intervenuti alle nostre riunioni tra assicurazioni e impegni a favore dei professionisti, declamati ma alla fine sostanzialmente spiaggiati nella risacca delle buone intenzioni rispetto all’onda d’urto dei fatti e dei decreti. Di qui l’esigenza sempre più forte di ribadire il senso, il ruolo, la ricchezza delle competenze che le professioni esprimono in un contesto, sempre più spesso, di difficoltà e sofferenza, a prescindere dall’emergenza sanitaria che non ha fatto altro che aggravare (o svelare) le forme di precarietà strutturale. Esigenza che ha trovato forma ed espressione il 4 giugno, con la convocazione degli Stati Generali delle Professioni e la presentazione alla politica e all’opinione pubblica (attraverso una diretta su Youtube) del Manifesto delle Professioni articolato in una decina di punti: una visione precisa dell’Italia travolta dall’emergenza sanitaria, uno stimolo per la ripartenza nel segno della modernizzazione, della semplificazione normativa, della sostenibilità, di una fiscalità meno opprimente, di una politica di investimenti sociali e infrastrutturali, il varo di incentivi e di misure di sostegno subito disponibili a favore di chi è stato espulso dal mondo del lavoro, la riaffermazione del principio della sussidarietà. Un quadro complessivo e organico di proposte e soluzioni concrete che trova il suo baricentro nella valorizzazione delle competenze, patrimonio da mettere a frutto scrollando atavici preconcetti che ancora tendono a raffigurare il mondo delle professioni, dei saperi alla stregua di una “casta” da sfidare e contrastare e non una ricchezza da valorizzare nell’interesse della comunità nell’ora più buia della sua storia recente.

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professione

Così la Rete nasce anche in Liguria Dopo un anno di incontri, è stato approvato lo statuto e l’atto costitutivo: manca solo il passaggio dal notaio e l’assemblea per la costituzione ufficiale. Parla Veneziani, presidente dell’Ordine Periti industriali Genova L’idea? È venuta quasi per caso, quando ai margini di una riunione in Camera di Commercio, in via Garibaldi a Genova, il Presidente dell’Ordine dei Periti Industriali genovesi, Mauro Veneziani, chiese a quello dei Geometri, Luciano Piccinelli, come mai non esistesse a Genova e in Liguria la Rete delle Professioni tecniche, che invece è presente in numerose regioni italiane. «Mah - rispose Piccinelli - qualcosa si è tentato di fare nel passato, ma sai, ognuno ha le sue cose da vedere, il tempo manca, alla fine nessuno si è messo seriamente a provarci». E fu così che a provarci fu proprio Veneziani, fra qualche dubbio e cominciando a parlare con i colleghi degli altri Ordini fra i quali non ha trovato grandi opposizioni. Tirata già la lista dei nomi, passato alla sua segreteria l’incarico di spedire una serie di mail, in poco tempo, eccoli riuniti i presidenti non solo degli Ordini e Collegi professionali tecnici di tutta la Liguria (alcuni hanno una dimensione regionale, altri sono provinciali), ma anche i rappresentanti delle Federazioni di categoria, come gli Ingegneri, gli Architetti… E, chiariti gli obiettivi - presentarsi tutti uniti ai rappresentanti istituzionali per porre con più forza una piattaforma di proposte per valorizzare e sostenere il ruolo dei professionisti - dopo oltre un anno di incontri, a volte anche non facili per le diverse finalità specifiche, nel paniere dei professionisti tecnici liguri oggi ci sono uno Statuto approvato a stragrande maggioranza - oltre il 90% - una bozza di atto costitutivo e gli ultimi dettagli da definire che se non ci fosse stato lo sbandamento e la brusca frenata imposta dal Covid 19, che ha costretto tutti a dare priorità all’emergenza interna dei propri Ordini, sarebbero capitoli sciolti già da tempo. «È stato un percorso complesso per diversi aspetti - spiega Mauro Veneziani, il quale precisa subito di non aver alcun incarico e di parlare a nome personale, essendosi solo assunto volontariamente, con Il Presidente Mauro Veneziani (Ph da Primocanale) l’aiuto fra gli altri dell’agronomo Fabio Palazzo e del presidente degli Ingegneri Maurizio Michelini, il compito di favorire un dialogo per verificare la possibilità di fare rete - ma tutti insieme siamo arrivati all’ultima fase: il passaggio dal notaio per la registrazione dell’atto costitutivo e la costituzione ufficiale dell’associazione, con la convocazione dell’assemblea e distribuzione degli incarichi». Gli Ordini tecnici che fino ad ora hanno aderito al percorso per la costituzione della Rete in Liguria sono 7 (Architetti, Chimici, Fisici, Geologi, Geometri, Ingegneri, Periti Industriali) e, secondo Veneziani, è realistico pensare che prima dell’estate si arriverà alla costituzione ufficiale. Col rammarico che se ci fosse stata un’avvisaglia di quello che avrebbe comportato il coronavirus, forse si sarebbe potuto accelerare e arrivare alla “quarantena” con il sodalizio già operativo, unito e pronto a rivestire un ruolo importante, ad esempio nei confronti della Regione, in un momento in cui i professionisti avevano bisogno di presentarsi più forti davanti a un interlocutore istituzionale per affrontare problemi comuni non certo di second’ordine. G. San.

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CHI C’È NELLA RETE NAZIONALE DELLE PROFESSIONI TECNICHE

http://www.reteprofessionitecniche.it Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori; Chimici; Dottori Agronomi e Dottori Forestali; Geologi; Geometri e Geometri Laureati; Ingegneri; Periti Agrari e Periti Agrari Laureati; Periti Industriali e Periti Industriali Laureati; Tecnologi Alimentari.

ED ECCO GLI ADERENTI AL CUP

Comitato Unitario Professioni

http://www.cuprofessioni.it Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche; Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica; Consiglio Nazionale Ordine Psicologi; Federazione Nazionale Ordini dei TSRM e delle Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione; Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani; Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali; Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Biologi; Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati; Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori; Consiglio Nazionale del Notariato; Consiglio Nazionale degli Attuari; Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro; Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti; Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali.

Ph PublicDomainPictures da Pixabay

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professione IL PROGETTO EUROPEO ROBINS PER UN’ALTERNATIVA ALLE LUNGHE E COSTOSE ISPEZIONI NAVALI

Verifiche tecnologiche a bordo: quanto sono umani quei robot All’introduzione di soluzioni integrative per facilitare il lavoro delle persone nelle complesse e rischiose attività periodiche di verifica delle grandi imbarcazioni, partecipa anche l’Università di Genova. Ecco la testing facility, prima piattaforma di prova per unità robotizzate nel settore, proposta e operativa a livello internazionale. Automazione, robotica e ingegneria navale per scoprire fin dove è possibile comparare le prestazioni dell’uomo e quelle della macchina.

Laura Poggi

Ing. Assegnista di ricerca Unige

Cesare Mario Rizzo

Ing. Prof. Università Unige L’ispezione e la manutenzione delle navi in servizio sono tra le attività a più alto rischio per chi opera in cantieri allestiti con mezzi di vario genere, usati per raggiungere le strutture in quota (ponteggi, cestelli delle gru e battellini gonfiabili). Sebbene in Europa si utilizzino prevalentemente impalcature in alluminio, meno precarie di quelle realizzate in bambù in Cina, si tratta comunque di costruzioni complesse da installare e potenzialmente pericolose da usare. Occorre, infatti, un mese di lavoro soltanto per predisporre le strutture necessarie a ispezionare l’interno di una stiva o cisterna. Pertanto, i tempi necessari per le ispezioni rimangono ancora oggi relativamente lunghi e i costi per gli armatori elevati, considerando sia le spese dirette che quelle relative al fermo nave. Le ispezioni navali hanno cadenza annuale, ma solo ogni cinque anni una nave mercantile viene messa a secco per esaminarne le strutture in dettaglio alla ricerca di corrosione, lesioni e altri danneggiamenti. In una nave “giovane” solo alcune parti sono oggetto d’ispezione, mentre quando supera dieci anni di età si effettua una visita completa della durata di almeno dieci giorni, che coinvolge un team ispettivo di alcune persone, con costi di diverse decine di migliaia di euro. I risultati sono, tuttavia, soddisfacenti considerando il basso indice di incidenti in

relazione al numero di ispezioni svolte. È quindi auspicabile mantenere l’efficacia del regime ispettivo, possibilmente incrementandone il livello di sicurezza ed ottimizzandone i tempi e i costi. Il progetto europeo ROBINS (ROBotics technology for INspection of Ships), cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito delle attività del Research and Innovation Programme Horizon 2020, attivo dal 2018, ha tra i suoi principali obiettivi quello di costruire e sviluppare una testing facility dove testare ausili robotici per l’ispezione delle navi. L’intento finale del progetto è verificare che, con l’ausilio di tali strumenti, sia possibile acquisire informazioni equivalenti a quelle ottenute con tecniche tradizionali di ispezione. Un risultato di questo tipo porterebbe all’introduzione di ausili robotici certificati all’interno del processo ispettivo navale, limitando il numero delle operazioni attualmente svolte da ispettori a bordo. L’Università di Genova partecipa alle attività del progetto con i laboratori MaSTeL (Marine Structures Testing Lab) e DREAMS (Drives and Experimental Automation for Marine Systems Lab). Con la testing facility, il progetto propone una soluzione innovativa e pragmatica per “collaudare” le tecnologie robotiche in

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sperimentazione in un apposito ambiente, economico e disponibile, con lo scopo di favorire estese e articolate campagne di prova. La testing facility rappresenta la prima piattaforma di prova per unità robotizzate in ambito navale, proposta e operativa a livello internazionale. Si tratta di una costruzione modulare, costituita da differenti stazioni operative, con la possibilità di modificare le caratteristiche ambientali al fine di simulare le condizioni reali di un’ispezione (luminosità, umidità, agenti atmosferici, depositi, ecc.). La testing facility è divisa in tre principali sezioni: Sezione A: riproduzione di diversi ambienti di bordo (una tipica stiva di carico di una nave portarinfuse, un doppio fondo, un doppio fianco e una cassa di zavorra), con volumi chiusi e stretti passaggi bui, in varie condizioni di degrado. Un tale scenario, sufficientemente complesso, consente di valutare le capacità di localizzazione del robot nello spazio, la pianificazione del percorso e le possibilità di copertura ispettiva, sia con pilotaggio remoto da parte di un operatore, sia autonomo. Nella sezione A è possibile eseguire vere e proprie simulazioni di un evento ispettivo, proponendo una buona varietà di difetti

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professione tipici, tra cui corrosione nelle sue diverse forme, danneggiamento della pitturazione, cricche, fratture, distorsioni e danni meccanici, in genere causati da impatti o eccessive sollecitazioni sulla struttura. Sezione B: composta da strutture appositamente realizzate al fine di verificare alcune caratteristiche delle piattaforme robotiche: abilità nel superamento di ostacoli, moto su superfici inclinate, oleose o arrugginite, rilievo di spessori, volo in zone con correnti d’aria o acqua nebulizzata, ecc. Sezione C: formata da una serie di pannelli nervati che riproducono tipiche geometrie di strutture navali destinate allo sviluppo delle funzioni autonome dei robot, tra cui la capacità di localizzazione del robot stesso e dei difetti rilevati in un ambiente a struttura ripetitiva. Le particolarità degli ambienti navali, gli spazi operativi e il tipo di ispezione richiesta, solitamente, non consentono di poter operare con un’unica tipologia di unità robotizzata. L’analisi visiva di danni e difetti deve spesso essere accompagnata da un rilievo degli spessori dei fasciami e dei rinforzi, mentre gli ambienti confinati di

VERIFICHE TECNOLOGICHE A BORDO: QUANTO SONO UMANI QUEI ROBOT

stive, doppifondi e doppi scafi impongono condizioni di mobilità e destrezza molto diversificate. Queste caratteristiche delle piattaforme robotiche non esauriscono, peraltro, le problematiche da affrontare. A causa di problemi logistici e commerciali di un cantiere navale, eseguire prove sperimentali di tali unità a bordo è di solito un atto impegnativo, soprattutto a causa della breve permanenza in porto della nave e della limitata disponibilità degli spazi fruibili. Un primo risultato fondamentale del progetto ha dimostrato che le unità robotizzate per ispezione navale necessitano di “integrarsi” con procedure e metodi definiti nelle norme e nei regolamenti applicati attualmente da ispettori. L’essere umano con la sua sensibilità, esperienza e abilità è, ad oggi, il migliore strumento di analisi nella pratica delle ispezioni navali. Il superamento di una tradizione consolidata da decenni implica, in prima battuta, la capacità di comunicare efficacemente tra due ambiti scientifici relativamente lontani tra loro, quello dell’ingegneria navale e quello dell’automazione e della robotica. Lo stesso linguaggio, non solo

i contenuti tecnologici, è differente: l’ispettore “umano” è per sua definizione “analogico” mentre l’unità robotizzata è intrinsecamente “digitale”. Pertanto, risulta necessario dapprima instaurare una comune piattaforma di scambio delle informazioni. Se l’interazione uomo-macchina è ormai un argomento di studio relativamente ben sviluppato, la relazione tra l’operatore del sistema di ispezione robotica per ispezione navale e di un ispettore navale non è altrettanto approfondita. La testing facility e i protocolli di prova proposti (V. Schema) potranno essere utilizzati con duplice finalità: sviluppare e certificare le capacità dei robot, valutando l’accuratezza e l’affidabilità di quanto rilevato e formare personale specializzato nell’esecuzione di determinate tipologie di ispezioni navali. L’intenzione è quella di creare, attorno alla testing facility, un centro di competenza in cui l’ambiente e i protocolli di prova specifici per ispezioni robotizzate siano continuamente sviluppati, contestualmente al miglioramento degli standard prestazionali dei robot.

Schema del processo di verifica di ausili robotici per l’ispezione delle navi

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professione PARLA IL PRESIDENTE LIGURE DELL’ASSOCIAZIONE FONDATA DA GALILEO FERRARIS 123 ANNI FA

AEIT, dai convegni ai webinar la divulgazione non si ferma L’ing. Alberto Birga racconta come l’attività formativa e culturale - con il riferimento dell’Ordine degli Ingegneri e la collaborazione fra gli altri di Periti industriali e Università - non si sia fermata per il Covid ma abbia rispettato quasi tutti gli appuntamenti in calendario grazie alla tecnologia. Un ampio programma di iniziative aperto a tutti, di cui uno dei segreti è la comunicazione adeguata al pubblico eterogeneo che segue argomenti che vanno dalle scoperte scientifiche alle risorse del territorio. Marco Manara

«Usare il linguaggio giusto? Vuol dire saper divulgare adeguatamente, e questo a sua volta significa saper rendere accessibili a tutti concetti e conoscenze che possono riguardare la scoperta scientifica o la tecnologia. Parlarne in modo appropriato aiuta a diffondere la conoscenza, e favorire il confronto attorno agli scopi che noi vogliamo perseguire, con i relativi effetti nel bene e nel male».

L’Ingegnere Alberto Birga

Ha le idee chiare l’ing. Alberto Birga, presidente dell’AEIT Liguria, Associazione Italiana di elettrotecnica, elettronica, automazione, informatica e telecomunicazioni (https://www.facebook.com/aeitliguria/ ) dalla prestigiosa storia ultracentenaria: la sua fondazione,

a Torino, risale infatti al gennaio 1897, per iniziativa di Galileo Ferraris, inventore del campo elettromagnetico rotante, “padre” di tutto quello che sarebbe venuto dopo con i motori elettrici e non solo. Oggi l’associazione è anche un motore…divulgativo. «Le attività che svolgiamo - spiega Birga - sono il mix di competenze e disponibilità volontarie di più persone. Fondamentale per noi sono il riferimento del nostro Ordine professionale e la collaborazione dell’ateneo genovese e dell’ordine dei Periti Industriali. Il nostro programma di attività prevede attività formative e culturali, con iniziative aperte a tutti, non solo ai professionisti». Per questo il linguaggio è un elemento importante per rivolgersi a un’utenza eterogenea ed interessata in vario modo ai diversi aspetti degli eventi. L’emergenza in corso legata al Covid19 non ha fermato le iniziative AEIT. «Lo strumento del webinar - spiega Birga - è stato un alleato formidabile, perché abbiamo incrementato il numero degli eventi culturali realizzando finora 10 webinar consecutivi a cadenza settimanale, che hanno avuto molto successo a livello nazionale, con oltre 100 iscritti provenienti dalle varie Regioni Italiane. Tra questi numerosi professionisti, studenti o chi voleva, per esempio, informarsi o saperne di più su molti temi di attualità, tra cui energia rinnovabile, impatto ambientale dei trasporti marittimi, nanotecnologie, realtà virtuale, criptovalute, cyber security, sicurezza sul lavoro, ecc.

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Purtroppo la pandemia ha bloccato temporaneamente alcune attività già in calendario che prevedono il coinvolgimento in presenza fisica di numerosi relatori e rappresentanti di istituzioni ed aziende; tra questi l’importante convegno che era previsto a marzo, organizzato con Liguria Digitale, sul tema dell’evoluzione dei porti in campo digitale, energetico ed ambientale che verrà proposto subito dopo l’estate». L’offerta culturale di AEIT, come sostiene il Presidente, ha previsto negli ultimi anni iniziative molto importanti, tra le quali mobilità sostenibile, navi del futuro, generazione elettrica distribuita, telecomunicazioni in 5G, applicazioni digitali in ambito power e water, generazione idroelettrica e dighe, monitoraggio ambientale via satellite, e così via: «Le nostre proposte culturali, sia in presenza che a distanza, così come le visite tecniche guidate su impianti, prevedono anche il riconoscimento di crediti professionali da parte degli Ordini». Con il webinar è stato “battuto” l’isolamento da virus ma anche il programma per il “dopo”, anticipa l’Ing. Birga, è molto ricco ed ambizioso. Così è possibile parlare di esperienze diverse e avere pure qualche anticipazione sulle nuove frontiere della ricerca e della tecnologia, grazie alla partecipazione di esponenti di alto livello del mondo accademico ed industriale, alcuni dei quali fanno parte del Consiglio di AEIT Liguria e collaborano attivamente alla definizione del programma degli eventi. «Sono un appassionato di energia ed applicazioni digitali - continua Birga - e sono convinto che la forte evoluzione in questi settori ci porterà a raggiungere nel breve periodo traguardi sempre più importanti, in grado di incidere significativamente sulla nostra vita quotidiana, e tro-

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professione

AEIT, DAI CONVEGNI AI WEBINAR LA DIVULGAZIONE NON SI FERMA

Uno degli incontri dell’associazione (ph dal profilo Facebook AEIT Sezione Ligure)

vo la tecnologia molto affascinante. Un esempio? Le applicazioni di realtà virtuale ed aumentata che oggi consentono di addestrare il personale allo svolgimento di attività impegnative e rischiose attraverso simulazioni molto realistiche ottenute indossando dispositivi tecnologici; da anni esistono i simulatori di volo ma oggi si sono moltiplicate le applicazioni di ogni tipo, per formare chi deve operare in sicurezza negli ambienti più disparati, ad esempio anche in elevazione sui tralicci di un elettrodotto, con sensazione di vertigini compresa…». Nella serie di eventi di AEIT ci sono state (e ci saranno) altre “chicche”, assicura l’ing. Birga. «Abbiamo affrontato le applicazioni e la tecnologia in campo medico per la sicurezza in sala operatoria, la cyber security, le nanotecnologie per umani e umanoidi con Alberto Diaspro». Energie alternative e mobilità «con le auto a idrogeno o elettriche e i trasporti marittimi». Curiosità: «Negli Usa nel 1882 co-

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struirono la prima centrale, l’energia elettrica era poco conosciuta dal popolo e suscitava curiosità e timori… eppure le classi sociali più benestanti si dotarono negli anni a venire di qualche impianto di illuminazione domestica e guardarono con interesse alle prime auto elettriche, preferite negli Stati Uniti soprattutto dalle prime donne guidatrici, che le trovavano più pulite e non richiedevano il faticoso avvio a manovella. Inoltre si ricaricavano a casa mentre la benzina non era facile da trovare, essendo acquistabile solo in… farmacia perché era il farmacista a distillare il petrolio». Per il presidente, entrare a far parte di AEIT e seguirne gli eventi culturali significa non solo immergersi nelle novità tecnologiche ma anche entrare a far parte di una rete di esperti ed appassionati con cui condividere e coltivare i propri interessi. Ad esempio consente di comprendere come la tecnologia riesce anche ad evitare guai in remote loca-

lità del pianeta, come ad esempio una centrale elettrica in Siria, zona di devastante guerra ormai colpevolmente lontana dalle nostre coscienze. «Ansaldo - conclude Birga - gestisce diverse centrali in giro per il mondo. Tempo fa si sono trovati con una seria emergenza perché un impianto in Siria non era raggiungibile con internet e non era possibile operare da remoto per realizzare un intervento molto urgente; non essendo disponibili specialisti in loco si è fatto ricorso ad applicazioni avanzate di realtà virtuale che hanno consentito di configurare e spedire un casco da lavoro dotato di tutta la tecnologia necessaria per guidare l’operatore: istruzioni, dati, dispositivi». Fantascienza? Come si diceva un tempo, è importante essere protagonisti e saper governare i processi di cambiamento per non esserne travolti. AEIT è un buon palcoscenico sul quale seguirne i vari aspetti.

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qui ordine L’ING. DEBORAH SAVIO: GLI ELEMENTI DEL SUCCESSO DEI CORSI NONOSTANTE I DISAGI DELLA PANDEMIA

Formazione: la “rivoluzione” di Genova attira gli altri Ordini «Assenteismo ridotto e partecipazione in aumento». Le esperienze dei corsi “sincroni” nell’ambito della FAD, i metodi per assicurare una corretta partecipazione “a distanza”, il successo di “Ingegneria & Condominio”, gli eventi con il codice “Fad-Covid 19”. La formazione ai tempi della pandemia. Quella degli ingegneri genovesi ha saputo reinventarsi all’interno delle deroghe (per ora in scadenza al prossimo 30 settembre) durante la quarantena. La scelta vincente, spiega Deborah Savio, tesoriere dell’Ordine genovese e referente per la formazione assieme al segretario Enrico Sterpi, «è stata il sapersi adattare - con ritorni positivi dei colleghi, sia nella partecipazione sia nell’apprezzamento - con una formula “a distanza” che speriamo possa diventare una modalità stabile, integrata dalla modalità mista, parte dei discenti in presenza e parte collegati in FAD sicrona, perché consente anche a chi è lontano da Genova di poter seguire un evento senza doversi spostare, con minori costi e con le stesse ricadute di conoscenza. La nostra proposta formativa è di alto livello, e interessa sempre più anche categorie professionali diverse, con iscrizioni che arrivano in piattaforma anche da altre città». Con dei “tutto esaurito” che hanno costretto a riservare, comunque, una quota dei posti agli iscritti all’Albo della provincia genovese, che altrimenti sarebbero rimasti fuori. Genova potrebbe aprire a una piccola grande rivoluzione nella collaborazione con Ordini e Collegi: «Abbiamo sottoscritto protocolli - ricorda l’ing. Savio - con gli Architetti, i Geometri ed i Periti, con cui stiamo studiando modalità per ampliare la partecipazione in sinergia aprendo anche a figure non direttamente professionali. Esempio: sono un impiegato dello studio di un ingegnere o di un architetto che ha la necessità di seguire uno dei corsi

a pagamento, fino ad oggi non era possibile... con la modifica che stiamo elaborando, rimuoveremo l’ostacolo e sarà davvero una “notizia”». La formazione passa anche per quella a distanza (Fad): «Abbiamo ripreso la cadenza settimanale dei corsi “Ingegneria & Condominio”, tutti gratuiti. C’è stata meno dispersione. Chi si iscrive, partecipa». Nella Fad “sincrona” vengono affrontati altri temi operativi: «Il nostro regolamento è molto restrittivo; per esempio la tipologia del convegno oggi prevede come tetto 9 crediti annui con un massimo di 3 crediti ad evento. fino al 30 settembre gli eventi con il codice FAD-COVID 19 sono da considerare frontali, e non sussiste il problema del limite dei 9 crediti annui; speriamo che, vista l’esperienza positiva fatta, si possa modificare almeno parzialmente il nostro regolamento della formazione». L’esperienza è positiva in tutti i suoi aspetti: «Abbiamo fatto il primo consiglio telematico e deliberato la FAD, testato una piattaforma utile (Zoom con alcuni adattamenti anti intrusione, sicurezza, privacy, ecc.) per tutti». Deborah Savio ha fatto da cavia: «Io abito in campagna, non c’è la fibra e Zoom si è rivelata la piattaforma più stabile per tutte le condizioni anche prive di fibra». Il valore aggiunto di questi eventi è stata l’apertura ai “babbani” come direbbe Harry Potter, ovvero ai non ingegneri, «condomini e amministratori di condominio interessati ad avere risposte o a seguire quello specifico tema. Con una

tendenza a salire dei partecipanti passati da 30/40 del periodo normale a 90/100. Non è un lavoro semplice, perché va garantita la sicurezza ed evitate intrusioni, per così dire, imbarazzanti». Quando c’è la necessità di un test finale, come nel caso della formazione per i progettisti antincendio e per i responsabili della sicurezza, si utilizzano i moduli Google, così come per il controllo delle presenze. Per la “fase 2” sono stati ad esempio riprogrammati «gli eventi del 9 e 16 giugno e altri che erano stati congelati da febbraio». Sui grandi numeri l’Ordine degli Ingegneri genovese per ora ha fatto scelte diverse. «Tendiamo a mantenere il tetto delle iscrizioni - spiega Savio - a quota 100, e se c’è molta lista di attesa l’evento viene replicato, sia esso gratuito o a pagamento». Le richieste però sono molte, come accade per gli eventi della Commissione biomedica in collaborazione con i medici e i giornalisti: «In questo caso abbiamo l’opportunità di salire sino a 250 iscritti utilizzando i pacchetti ancora offerti in periodo Covid da Google, garantendo peraltro sempre le solite soglie di alta sicurezza». Gratuiti o a pagamento? «Abbiamo sperimentato come in quelli gratuiti la soglia di assenteismo (chi si iscrive e poi non partecipa) arriva al 20%, mentre in quelli a pagamento oscilla tra l’1 e il 2% e, comunque, se il collega comunica la sua disdetta si apre un posto a chi è in lista d’attesa». Marco Manara

CON IL CODICE “FAD-COVID 19”, FORMAZIONE PER QUASI 3.000 ALLERTA SULLE MAIL PER I BLOCCHI SPAM DI ALCUNI OPERATORI

Quasi quota tremila (2.887) iscritti ai vari corsi “FAD-COVID 19” dal 22 aprile ai primi di giugno. Quasi 700 per quelli ancora aperti comprese le nuove date degli eventi bloccati dalla pandemia: 47 proposte formative dal 22 aprile, di cui 14 con disponibilità di posti. Un buon risultato. Ma con un alert importante lanciato dall’ing. Deborah Savio: «Facendo spedizione massiva di posta elettronica legata alla formazione, a volte incontriamo problemi con alcuni operatori di rete che nel loro sistema mail non hanno lo spam. Se io mando a tutti gli iscritti la comunicazione per accedere al corso, ci sono infatti operatori che mi considerano come spammer, ma non visualizzano la mail nella cartella dello spam. Il destinatario non ha quindi modo di capire che è iscritto o di recuperare la comunicazione. In un caso (Fastweb, che appunto non ha casella spam) se io faccio invii massivi per confermare l’iscrizione a un evento, il destinatario è tagliato fuori». Altre difficoltà ci sono anche con altri sistemi «per i tempi di consegna ritardata, ad esempio con Hotmail, Yahoo, Alice…». La soluzione? «Fare attenzione, chi non ha casella spam, se iscritto a un corso e non riceve comunicazioni, deve contattarci per accertarsi dell’avvenuta iscrizione. Spesso mi sono trovata costretta ad aggirare l’ostacolo effettuando invii singoli dalla mia mail personale, al momento il provider di posta che dà meno problemi è gmail…». M. Ma. Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2

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qui ordine LE PRIME DECISIONI DEL NUOVO CONSIGLIO DOPO LE ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL CND

Inarcassa: «Una presenza più pressante sul territorio» Gli Ingegneri eletti in Liguria per l’ente previdenziale e le prime decisioni del nuovo Consiglio. I primi passi dei nuovi delegati, in tempi di Covid, con gli incontri a distanza in modalità call-conference e gli stanziamenti per i professionisti. Una realtà solida per chi svolge la libera professione. Il resoconto del nuovo referente territoriale genovese.

Gianluigi Calzetta Delegato Inarcassa Provinciale Genova

Le votazioni online per il rinnovo del Consiglio nazionale dei delegati Inarcassa (Architetti e Ingegneri), per quanto riguarda il seggio spettante al nostro Ordine provinciale, hanno determinato la mia elezione per il quinquennio 2020-2025.

Il sito di Inarcassa, https://www.inarcassa.it

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Nel ringraziare i Colleghi per le manifestazioni di stima e di affetto ricevute, confermo che sarà mia cura approfondire e risolvere, tra le altre, le tematiche già evidenziate ed importanti per gli iscritti, quali la Polizza RC Professionale e Tutela legale, la Convenzione RBM Salute, il Regolamento elettorale Inarcassa. Una breve descrizione di cosa sia il nostro ente previdenziale. Inarcassa è stata fondata nel 1958 (Legge 4 marzo 1958, n. 179) quale ente pubblico denominato Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti. Dal primo gennaio 1995 è diventata un’associazione privata, basata su uno Statuto ed un Regolamento Generale di Previdenza disposti dal Comitato Nazionale dei Delegati e approvati dai Ministeri vigilanti, a seguito dell’entrata in vigore del D. Lgs. 30 giugno 1994 n. 509, in attuazione della delega conferita in materia di trasformazione in persone

giuridiche private di enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza. È quindi un organismo in grado di operare in autonomia in favore della categoria a cui si riferisce, sotto il controllo pubblico dei Ministeri vigilanti (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Ministero dell’Economia e delle Finanze). Assicura la tutela previdenziale degli ingegneri ed architetti che svolgono la libera professione e non godono di altra copertura previdenziale; l’iscrizione a Inarcassa non è né facoltativa, né volontaria, ma costituisce un obbligo che nasce al verificarsi di condizioni oggettive, definite dal possesso di requisiti specifici, che sono l’iscrizione all’albo professionale, il non assoggettamento ad altra forma di previdenza obbligatoria, ed il possesso di partita IVA individuale, e/o di associazione o società di professionisti o società tra professionisti. Attualmente gli iscritti sono circa 168.500, dei quali i pensionati costituiscono il 22% (36.269). Il suo patrimonio netto ammonta a oltre 11,4 miliardi di euro. A conclusione della breve descrizione dell’istituto previdenziale, segnalo che i ministeri vigilanti, lo scorso 26 marzo, hanno approvato, oltre all’introduzione della deroga di versamento della contribuzione minima, altre importanti modifiche al Regolamento Generale di Previdenza 2012, relativamente alla Pensione di Vecchiaia Unificata (art. 20 RGP 2012), alla Pensione Minima (art. 28 RGP 2012) e alle Pensioni di inabilità e invalidità (artt. 21 e 22 RGP 2012), che avremo modo di approfondire. Successivamente alla conclusione delle votazioni Inarcassa on line, il CdA ha proclamato, nella riunione del 20 aprile, entro i termini previsti dall’art. 11 del Regolamento Elettorale, gli eletti alla carica di rappresentante provinciale e ha formalizzato l’avvenuta ricostituzione del CND per il quinquennio 20202025. Sono stati organizzati diversi incontri tra i delegati, che, stante la

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qui ordine

INARCASSA: «UNA PRESENZA PIÙ PRESSANTE SUL TERRITORIO»

I RAPPRESENTANTI DELL’ENTE IN LIGURIA Ph Shutterstock

situazione relativa all’emergenza Covid 19, si sono svolti in modalità call-conference web, con l’utilizzo delle varie piattaforme disponibili (Skype, Webex, etc). Vi sono stati quindi meeting sia a livello nazionale che di Delegati regionali. Sono stati affrontati i vari temi aperti sui tavoli di lavoro, relativi alla Previdenza, all’Assistenza, alla Rappresentanza. In particolare è emerso, su quest’ultimo punto - a livelli diversi - il difficile rapporto con il territorio; l’impegno è di una maggiore presenza, per raccordare le esigenze degli iscritti con quelle di tutti Organi Collegiali. Relativamente alle decisioni operative assunte dal CDN, nella seduta dell’11-12 maggio 2020, a larghissima maggioranza, è stato varato l’impiego dello stanziamento di 100 milioni di euro, derivante dalla variazione al bilancio di previsione 2020 per le iniziative di sostegno agli architetti e ingegneri iscritti, danneggiati dall’emergenza Coronavirus. Come sempre, occorre il riscontro positivo dei Ministeri vigilanti per dare corso ai finanziamenti e alle molte altre forme di assistenza previste a favore degli associati. Si tratta di una decisione che permette di guardare al futuro con maggiore fiducia. Precedentemente, a seguito delle disposizioni normative del Governo (Decreto Liquidità Reddito di ultima istanza), conseguenti all’emergenza Covid 19, è stato erogato il Bonus 600 euro, relativo al mese di marzo. Lo stesso Governo, mediante il Decreto Rilancio (D.L. n. 34/2020), ha confermato l’erogazione di indennità governative ai liberi professionisti iscritti alle Casse private anche per i mesi di aprile e maggio. L’importo dei bonus, i requisiti di accesso, così come le modalità operative per inoltrare le richieste, sono regolamentati da un nuovo Decreto attuativo interministeriale. Con rinnovato entusiasmo, a disposizione dei Colleghi, di seguito ìndico i riferimenti in modo da poter essere contattato per la risoluzione di eventuali problematiche. Tel: 335.242973 email: gianluigi.calzetta@gmail.com Pec: gianluigi.calzetta@ingpec.eu Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2

La procedura per le elezioni del CND per il quinquennio 2020-2025, è iniziata il 24 ottobre 2019 quando il CdA ha indetto le consultazioni, che si sono svolte online, stabilendo la prima tornata dal 16 al 20 marzo 2020, e le eventuali ulteriori tornate, nel caso di mancato raggiungimento del quorum di 1/5, dal 6 al 10 aprile e dal 4 all’8 maggio 2020. Nelle votazioni regionali per il CND Inarcassa svolte in prima tornata hanno raggiunto il quorum 215 categorie su 220, rimanendo esclusi 5 seggi che hanno proseguito le votazioni e raggiunto il quorum alla fine della seconda. A livello genovese, i votanti sono stati il 30%, su un totale di aventi diritto di 1.135, ossia 345. A livello nazionale i votanti sono stati 61.469 su un totale di aventi diritto di 164.760, rappresentando il 37%. A livello ligure risultano eletti gli ingegneri: Gianluigi Calzetta (Genova), Luca Tarantino, (Imperia) Giorgio Franchetti Rosada, (La Spezia) e Marco Gaminara (Savona). A Genova è doveroso segnalare l’ottimo riscontro di consensi ottenuto anche dal secondo candidato ing. Andrea Chiaiso.

BILANCIO: AVANZO ECONOMICO DI OLTRE 800 MILIONI

Nella seduta dell’11-12 maggio 2020, il Comitato Nazionale dei Delegati ha approvato il Bilancio consuntivo per l’esercizio 2019. Si evidenzia un avanzo economico di 805,9 milioni di euro e un patrimonio netto di oltre 11,4 miliardi di euro. Questi numeri rappresentano garanzie reali per il futuro previdenziale degli iscritti che risultano in totale 168.501 (di cui 36.269 pensionati). Il Conto Economico evidenzia Proventi del servizio (+) per € 1.170.355.000, di cui Entrate contributive € 1.138.351.000, Costi del servizio (-) per € 810.698.000 di cui Prestazioni istituzionali € 734.067.000, Proventi e Oneri Finanziari (+) per € 424.631.000, Rettifiche di valore di attività finanziarie (+) per € 39.302.000, Imposte dell’esercizio (-) per € 17.649.000, per cui risulta: Totale entrate (a) € 1.634.288.000, Totale uscite (b) € 828.347.000 e quindi un Avanzo Economico (a-b) di € 805.940.000. G. Cal.

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Lettere alla redazione

Lavori pubblici: quel modo errato di calcolare i costi che continua a penalizzare chi esegue la progettazione Dott. Ing. Simone Costa, Arquata Scrivia (AL) - Spett.le Ordine Ingegneri Genova, alla c.a. del Presidente e del Consiglio, del Referente Lavori Pubblici; al CNI; alla FROIL, agli Ordini degli Ingegneri di Alessandria, Milano e Torino, al Consigliere CNI Dott Ing. Michele Lapenna, autore dell’articolo citato in questa mia. Da un paio di anni mi sto occupando di lavori pubblici, sempre più spesso riscontro problemi nel calcolo della parcella da parte dell’Ente banditore. Ho letto sulla pubblicazione del CNI che riguarda “I servizi di Ingegneria e Architettura dopo la conversione in legge dello Sblocca Cantieri”, nell’articolo che segnalo al seguente link, https://www.cni.it/images/ pubblicazioni_cni/SIAsbloccacantierionline.pdf, quanto riporto di seguito : «...Altro tema è la non corretta applicazione del comma 4 dell’Art. 23 del Codice, che si concretizza nell’esclusione di alcune fasi progettuali. È opportuno ricordare che la normativa sulla progettazione delle opere pubbliche, articolata in tre fasi distinte e caratterizzata da un sempre maggiore grado di definizione e di dettaglio, è finalizzata, essenzialmente, a evitare che, in corso di realizzazione e a causa di una eccessiva approssimazione della progettazione sulla base della quale è stata eseguita la stima degli oneri, i costi dell’opera possano lievitare o addirittura divenire incontrollabili. Ogni approfondimento successivo, dal progetto di fattibilità tecnica ed economica, al progetto definitivo, al progetto esecutivo, si basa sul precedente, lo comprende e lo integra: il percorso progettuale globale parte infatti da zero e si sviluppa fino al suo compimento massimo. Questo processo avviene sempre, sia che vengano formalizzati step intermedi oppure solo quello finale. A tale riguardo occorre richiamare che la normativa consente di “accorpare” alcuni livelli di progettazione, laddove “accorpare” significa inglobare, unificare, sommare e non saltare o

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dimenticare il livello precedente. Infatti il comma 4 dell’Art. 23 del D.L. 50/2016 cita testualmente: «...È consentita, altresì, l’omissione di uno o di entrambi i primi due livelli di progettazione, purché il livello successivo contenga tutti gli elementi previsti per il livello omesso, salvaguardando la qualità della progettazione...». Quindi nella fase di “progettazione del servizio”, l’Ente banditore deve dettagliare l’elenco delle prestazioni richieste relative ai singoli livelli di progettazione, escludendo soltanto le prestazioni già eseguite precedentemente da altri soggetti (se, e soltanto se, effettivamente esistenti e fornite al professionista). Solo così la Stazione Appaltante evidenzia in modo chiaro ai concorrenti ciò che viene fornito e/o richiesto e come sia stato calcolato il corrispettivo, affinché ognuno possa valutare correttamente tutti gli elementi per formulare un’offerta ponderata...» Purtroppo però non faccio altro che trovarmi in situazioni in cui non viene rispettato quanto sopra. Io segnalo sempre all’Ente banditore l’errore, ma il risultato è solo che probabilmente vengo inserito nella “lista nera dei rompi scatole da non invitare più”. Tanto possono rispettare il principio di rotazione anche senza invitare me, visto che siamo sempre in tanti o comunque vengo subito preso “male” dalla PA, invece che sentirmi dire “scusa e grazie”. Da una parte meglio perderli che trovarli lavori del genere, ma sono la stragrande maggioranza, ed io ho una famiglia da man-

tenere. Quando mia figlia che ha 22 mesi ha fame, devo darle da mangiare, non posso risponderle: “Eh, guarda, è una questione di principio/ deontologia ecc., quindi non ho potuto prendere nessun lavoro”. Inoltre non posso fare causa a tutte le PA. Ritengo che tutti gli Ordini Provinciali, insieme a CNI, altre professioni tecniche ed ANAC debbano urgentemente intervenire, e chiedo a tutti di prestare il loro prezioso contributo. Mi scuso per il tono informale ma approfitto che siamo Colleghi per non fare troppi discorsi ma andare dritto al sodo...siamo Ingegneri. Chiedo che il tutto venga pubblicato sulla prossima edizione della rivista “A&B” ed ovunque riteniate possa essere condiviso dai Colleghi: metto in indirizzo e faccio pervenire a tutti gli interessati. Resto disponibile Grazie, cordiali saluti.

Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2


qui federazione FEDERAZIONE REGIONALE DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIA Piazza della Vittoria, 11/10 16121 Genova C.F. 95045940103 www.federazioneingegneri.liguria.it PEC federazione.liguria@ingpec.eu

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI GENOVA Piazza della Vittoria, 11/10 16121 Genova Tel. 010.593840 / 010.593978 Fax 010.5536129 C.F. 80039470101 www.ordineingegneri.genova.it PEC ordine.genova@ingpec.eu ordine@ordingenova.it info@ordineingegneri.genova.it

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI IMPERIA Via della Repubblica, 11 18038 Sanremo (Imperia) Tel e Fax 0184.530799 C.F. 81001410083 www.ordineingegneriimperia.it PEC ordine.imperia@ingpec.eu info@ordineingegneriimperia.it loredana@ordineingegneriimperia.it

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI LA SPEZIA Via Vittorio Veneto, 99/2 19124 La Spezia Tel. e Fax 0187.732768 C.F. 80017220114 www.ordineingegnerilaspezia.it PEC ordine.laspezia@ingpec.eu segreteria@ordineingsp.com

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI SAVONA Corso Italia, 8/11 17100 Savona Tel. 019.822678, Fax 019.822696 C.F. 80003460096 www.ordineingegnerisavona.it PEC ordine.savona@ingpec.eu ingegneri.savona@ordineingegnerisavona.it

Presidente Gianni Rolando (IM) Consiglieri GENOVA Maurizio Michelini, Alfonso Russo, Deborah Savio IMPERIA Riccardo Restani LA SPEZIA Pietro Franchetti Rosada, Claudia Bedini SAVONA Diego Pastorino, Marcello Macciò

Presidente Maurizio Michelini Vice Presidenti Paolo Costa, Greta Gualco Segretario Enrico Sterpi Tesoriere Deborah Savio Consiglieri Arturo Antonelli, Vittorio Bruzzo, Andrea Chiaiso, Matteo Gentile, Claudio Firpo, Michele Lanza, Felice Lombardo, Aristide Fausto Massardo, Alfonso Russo, Gianni Vernazza Consigliere Nazionale CNI Roberto Orvieto

Presidente Riccardo Restani Vice Presidente Simone Di Marcoberardino Segretario Fabio Sappia Tesoriere Simone Dimarcoberardino Consiglieri Fabiano Boeri, Enrico Ingenito, Maria Ramella, Giovanni Rolando, Stefàna Rossi, Marco Savini

Presidente Pietro Franchetti Rosada Vice Presidente Nicola Brizzi Segretario Michele Codeglia Tesoriere Simone Tesconi Consiglieri Claudia Bedini, Paolo Ferrari, Stefano Fusi, Riccardo Marangoni, Pietro Muscinesi, Roberto Vallarino, Marco Vescovi

Presidente Diego Pastorino Segretario Maria Alessandra Binaghi Tesoriere Diego Bergero Consiglieri Sara Arri, Ingrid Bonino, Gabriele Calzavara, Marcello Macciò, Federico Mazzetta, Danilo Muraglia, Piero Siccardi, Luciano Vicinanza

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE

al 20 giugno 2020

Genova

Imperia

La Spezia

Savona

Liguria

Sezione A Sezione B

4.473 114

459 22

700 31

1.014 73

6.646 240

Totale

4.587 di cui 696 donne

481 di cui 73 donne

731 di cui 109 donne

1.087 di cui 178 donne

6.886 di cui 2.101 donne

Ordine Ingegneri Genova / aprile-giugno 2020 / n° 2

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sommario A&B - Atti e Bollettino di Informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria Periodico a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova Codice Fiscale 95045940103 www.ordineingegneri.genova.it - PEC: ordine.genova@ingpec.eu Presidente: Maurizio Michelini Direttore Editoriale: Felice Lombardo Reg. Tribunale Genova n. 64 del 25 marzo 1949 Anno LXXI - Trimestrale Proprietà: Ordine Ingegneri provincia di Genova Rappresentante legale: Maurizio Michelini N. 2 - Aprile-Giugno 2020 Chiuso in redazione il 30 giugno 2020 Direzione e Redazione: Piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 Genova rivistaingegneri@ordineingegneri.genova.it Editore, impaginazione, stampa: Microart Srl - Il Geko Edizioni - Recco www.ilgekoedizioni.com - info@ilgekoedizioni.com Direttore Responsabile: Gianfranco Sansalone Hanno collaborato: Gianluigi Calzetta, Andrea Ferro, Felice Lombardo, Marco Manara, Maurizio Michelini, Gabriele Mercurio, Laura Poggi, Cesare Mario Rizzo, Stefano Rolli, Stefano Scillieri, Gianni Vernazza, Monica Zunino. Foto: Aba News, Mimmo Giordano, Cesare Mario Rizzo, Struttura Commissario Straordinario Ricostruzione viadotto Polcevera. Grazie per la collaborazione alle segreterie degli Ordini degli Ingegneri di Genova, Imperia, La Spezia e Savona Progetto editoriale: Agenzia Aba Comunicazione www.abacomunicazione.it - info@abacomunicazione.it Redazione giornalistica: redazione@abanews.it In copertina: Una visione d’insieme del nuovo viadotto sul Polcevera (render Renzo Piano)

Questo numero è scaricabile in pdf dal sito dell’Ordine degli Ingegneri di Genova e viene spedito in formato pdf a tutti gli oltre 4.600 iscritti all’Albo degli Ingegneri di Genova e agli altri Ordini provinciali Liguri per l’inoltro ai propri iscritti e ai propri contatti. Viene anche mandato agli Ordini tecnici liguri e nazionali, alle pubbliche istituzioni, ai giornalisti e ai soggetti di interesse per la categoria. Inoltre una apposita tiratura stampata su carta viene diffusa a vari soggetti e attraverso le attività formative interne e gli eventi organizzati o a cui l’Ordine di Genova partecipa. La riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei testi è consentita purché siano espressamente citati la fonte e gli autori. È vietato riprodurre, anche in modo parziale, l’impaginazione grafica senza espressa autorizzazione della proprietà. Le immagini riprodotte sono dell'Ordine, di autori regolarmente retribuiti o di archivi, oppure sono state reperite presso fonti pubbliche e libere. I marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari. Nel caso non sia stato possibile rintracciare eventuali detentori di diritti, l’editore si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi. Il prezzo dell’abbonamento è compreso nella quota di iscrizione annuale all’albo, le copie in abbonamento a titolo oneroso sono in percentuale non inferiore al 50% del totale delle copie spedite.

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1 Il Rullo... di Rolli Vignetta a cura di Stefano Rolli 2 Intervista Modello Genova, Michelini: «Mala burocrazia e finta legalità: combattiamole con l’ingegneria» di Gianfranco Sansalone 4 Random 6 Cover COVID 19 / LA RIPRESA Medicina del territorio: La grande assente che ha favorito la pandemia di Stefano Scillieri 7 Ingegneria Biomedica e Clinica vs coronavirus di Gianni Vernazza 9 «Il Codice degli appalti? Guardiamo verso l’Europa» di Gianfranco Sansalone 11 Misure di prevenzione e sicurezza nei cantieri di Gabriele Mercurio 12 «Per i piccoli troppi oneri, le chances sono poche» di Vito Mangano 13 I costruttori edili: «Non è il momento dell’ottimismo» di Gianfranco Sansalone 14 Superbonus, un treno da tenere d’occhio di Marco Manara 16 Chiarezza e tutele per comunicare “smart” di Monica Zunino 18 Genova 2018-2048 Il viadotto di Genova diventa “unico” di Gianfranco Sansalone 21 Professione Professioni: manifesto nazionale di RPT e CUP di Andrea Ferro 22 Così la Rete delle professioni tecniche nasce anche in Liguria di Gianfranco Sansalone 23 Verifiche tecnologiche a bordo: quanto sono umani quei robot di Laura Poggi e Cesare Mario Rizzo 25 AEIT, dai convegni ai webinar la divulgazione non si ferma di Marco Manara 27 Qui Ordine Formazione: la “rivoluzione” di Genova attira gli altri Ordini di Marco Manara 28 Inarcassa: «Una presenza più pressante sul territorio» di Gianluigi Calzetta 30 Mail box - I lettori ci scrivono 31 Qui FROIL - Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria Nomi e dati degli Ordini provinciali della Liguria

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n. 1-3 - Gennaio-Marzo 2018


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