Editoriale Q2S-2019

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L’Editoriale Ing. Francesco Marinuzzi Ph.D.

Il valore dei brevetti nella nuova era digitale Il mondo moderno è sempre più dominato da processi globali governati da complessi algoritmi software. Molte aziende fondano il loro successo e la loro competitività sull’algoritmo sottostante i servizi erogati. Ad esempio, Google, si è potuto affermare nel mercato, diventando rapidamente uno standard “de facto”, grazie alla qualità dei risultati selezionati dal suo algoritmo. Questo fenomeno rende sempre più importante prevedere, al riguardo, adeguate forme di tutela legale e protezione. È stata sempre complessa e controversa la possibilità di brevettare il software ed oggi abbiamo posizioni difformi nei vari paesi. In Europa, per la brevettabilità, è necessario che si abbia un ulteriore effetto tecnico. Invece in America abbiamo una posizione meno restrittiva e, ad esempio, a suo tempo fece scalpore il caso Zimmerman autore del programma di crittografia PGP. Alcuni vedono il “copyright” come potenziale forma di tutela del software equiparandolo ad un’opera dell’ingegno, cosi come se fosse un’ opera letteraria. I limiti di questo approccio, però, sono dovuti al fatto che il vero valore aggiunto del software sta nell’algoritmo e nell’idea sottostante piuttosto che nella sua implementazione in un linguaggio di programmazione specifico. Pertanto, può risultare facile aggirare questa tutela semplicemente riscrivendo il programma in un altro linguaggio.


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Esiste oggi giorno, soprattutto in Europa e dunque in Italia, un problema oggettivo e complesso, di non facile soluzione, per la tutela dei beni intangibili delle aziende rappresentati dagli algoritmi software spesso oggetto di investimenti sempre più cospicui. Questo valore se da una parte è prezioso e garantisce una competitività sempre maggiore dall’altra necessita di forti protezioni legali, organizzative e non solo. Far firmare un semplice Accordo di Riservatezza a tutti i dipendenti e collaboratori si è dimostrato non essere una misura efficacie. Anzi, nella trattativa per ottenere un altro lavoro più remunerativo, troppo spesso, oltre al curriculum vitae e alle competenze vengono valutati e valorizzati questi beni immateriali portati in dote che cosi vanno ad arricchire l’azienda concorrente senza che questa abbia investito alcun denaro per la loro creazione. Occorre, pertanto, illustrare ed articolare la necessità di un ulteriore effetto tecnico in uno spazio più lontano da quello tradizionalmente chiamato reale, verso uno più vicino alle nuove realtà digitali di maggiore valore aggiunto, sia con argomentazioni giuridiche sia e soprattutto tecniche da parte di ingegneri competenti anche per fornire alla società civile, al capitale umano e alle aziende più innovative il necessario supporto legale di tutela e garanzia dei loro beni più preziosi sempre più intangibili.

Francesco Marinuzzi Ph.D. Direttore Editoriale


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