PADRE KOSMAS, Aghiorita e Magnogreco

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MAGNA GRÆCIA

MONTE ATHOS

Padre Kosmàs Aghiorita e Magnogreco

Monatero Greco-Ortodosso San Giovanni Theristis

1953-2010

ortodossia.it PATRIARCATO ECUMENICO DI CONSTANTINOPOLI S A C R A A R D I D I O C E S I O R T O D O S S A D’ I TA L I A



“perché non vacillerà mai; il giusto sarà ricordato per sempre” (salmo 111).

Il Sud Italia,

conosciuto sin dall’antichità come Magna Græcia, costituì durante l’epoca bizantina la palestra ascetica, lo stadio spirituale dentro al quale lottarono migliaia di monaci e monache italogreci. La moltitudine degli eremi, dei monasteri così come di personalità sante, che lì risplesero con la loro vita simile a quella degli angeli, resero il Meridione d’Italia simile alla Tebaide, al deserto della Palestina, al Monte Olimpo della Bitinia e al monte Athos. Sui monti impervi della Calabria e della Sicilia così come nelle cripte pugliesi si sviluppò un’importante tradizione monastica che fiorì per circa mille anni, sino a spegnersi con la successiva latinizzazione di queste regioni.


Ai giorni nostri, mentre tutto faceva sembrare oramai conclusa, in maniera definitiva, la storia del glorioso monachesimo italogreco, ridotto oramai ad un relitto del passato, a mero elemento di studio per archeologi e specialisti, ad un tratto, accadde qualcosa che fece cambiare il corso della storia. Infatti, agli inizi degli anni ‘90, un monaco Aghiorita decise di stabilirsi definitivamente in Calabria. Questo monaco si chiamava padre Cosmàs

Lavriotis,

al secolo Andrea Papapetru, originario di Gkrimpovo in Epiro (Grecia), il quale, prima del suo trasferimento in Italia, viveva nell’eremo di san Basilio nel deserto di Kapsala sul Monte Athos. Padre Cosmàs era un monaco letterato, laureato della Facoltà di Filosofia di Atene, con studi specialistici a Roma. Era un profondo conoscitore e studioso dei testi liturgici e patristici, degli autori dell’Antica Grecia, del canto popolare, così come anche

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della letteratura e della storia. Attraverso i suoi studi, infatti, padre Cosmàs riscoprì l’Ellenismo della Magna Græcia, da secoli caduto in oblio, e lo servì con tutte le sue forze. Quando nel 1994, infiammato dal suo grande amore per il Sud Italia, decise di trasferirsi per sempre in Calabria, scelse come luogo le rovine di un antico monastero bizantino, vicino al paese di Bivongi (RC). Il monastero era quello di san Giovanni Theristìs da secoli in rovina, trasformato in una stalla. Lì, in condizioni disumane, in dura ascesi e povertà, padre Cosmàs visse per ben undici anni.

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Così lo stesso descrive le sue prime impressioni pochi giorni dopo il suo arrivo: “Appena giunsi per stabilirmi tra le rovine del Monastero rimasi affascinato dalla solitudine ... desideravo che risuonassero nuovamente i nostri canti, la lingua greca. Ricordo con nostalgia i primi anni nel monastero, quando la chiesa era priva del tetto e vi faceva il nido all’assiolo. Senza acqua, senza luce

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elettrica. Ma la grazia del Santo era visibile. Ho preferito il ruolo del sacrestano e non quello del missionario. Qui vissero molti santi”. Presto il monastero di san Giovanni di Theristìs divenne un faro spirituale della spiritualità e del monachesimo ortodosso, attirando la gente del posto, letterati e gente umile, che riscoprirono le loro radici spirituali e la ricca storia locale. Padre Cosmàs svegliò dentro di loro l’amore e l’interesse per i santi locali. La figura del povero monaco affascinava i pellegrini e rendeva la visita al monastero una tra le più importanti esperienze spirituali della loro vita. L’impressione di trovarsi nelle zone ascetiche del Monte Athos era davvero forte. Un vero e proprio miracolo! Il

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genuino monachesimo italogreco riprendeva vita dopo secoli sulle montagne calabresi! Ecco come lo stesso descrive i motivi del suo trasferimento in Calabria:

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“Non siamo pervasi da ansie missionarie. Cinque anni fa ci siamo trasferiti in Calabria, con la benedizione del Patriarca Ecumenico, alla cui giurisdizione questa regione apparteneva dall’ VIII secolo all’ XI, apparteniamo ecclesiastica mente alla Metropoli d’Italia e siamo lì per custodire le rovine che sprigionano


plurisecolari memorie elleniche Il nostro obiettivo non è il proselitismo, come ci hanno accusato inizialmente i romano-cattolici, ma la continuazione della storia, che è incisa sulle rovine. In Calabria, la civiltà greco-cristiana è stata violentemente imbavagliata con l’abolizione del rito greco. Oggi riportiamo il rito greco e questo commuove la gente del posto poiché esso emana spiritualità”.

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Altrettanto importante è stata l’attività di pubblicazione da parte di padre Cosmàs riguardante soprattutto le vite dei santi italogreci alle quali si interessò ancor prima della sua venuta in Calabria, culla di Santi. Infatti, già nel 1992, pubblicò con la casa editrice “Orthodoxos Kipseli” il libro dal titolo “San Luca, vescovo delle Saline di Calabria (XI secolo)”. Padre Cosmàs non solo ne scrisse il prologo ma lo tradusse in greco moderno. Lo stesso libro fu poi ripubblicato nel 2002 dalle edizioni “Migdonia” con il titolo “San Luca il Grammatico, il Calabro”. Nel 1993 pubblicò l’opera bilingue


(greco antico e moderno, italiano) “Vita e miracoli del nostro santo padre Elia il Giovane (il Siceliota)”, edizioni “Akrìtas” in collaborazione con la casa editrice “Giuseppe Pontari”. Nel 2003, poco prima di lasciare il suo amato monastero, pubblica “San Elia lo Speleota, Vita, Ufficiatura” così come il libro“Vita e Ufficiatura di san Giovanni di Theristì” sotto lo pseudonimo di “Nicodemo Notturno”. Attraverso queste opere, padre Cosmàs presentò al vasto pubblico (greco e italiano) le vite e le importanti figure dei Santi dimenticati del Meridione d’Italia.

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Nel 2005, dopo una serie di avvenimenti, padre Cosmàs fu costretto a ritornare al Monte Athos dove si stabilì nell’eremo dell’Ingresso al Tempio della Madre di Dio, nel deserto di Kapsala, lì dove aveva vissuto prima del trasferimento in Calabria.

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Il suo sogno circa la rinascita del monachesimo italogreco in Magna Græcia sembrò spegnersi e lo stesso, dopo alcuni anni, non riuscendo più a ritornare nel suo amato monastero, quello di san Giovanni di Theristì, lasciò il suo ultimo respiro il 12 dicembre 2010. Quel giorno poté finalmente realizzare il suo antico desiderio che aveva confidato nei suoi scritti: “Vorrei tantissimo incontrare i monaci morti del monastero: come parlavano greco? come cantavano? come sopportavano l’imminente scomparsa dell’Ellenismo e l’espandersi della latinizzazione. Ricordo l’incontro di Ulisse con sua madre nell’Ade”.


Nonostante la fine “ingloriosa” dell’opera di padre Cosmàs in Calabria, le tracce del suo passaggio sono ancora forti e hanno lasciato una traccia indelebile negli animi di quanti lo hanno conosciuto. Studenti greci, pellegrini, turisti italiani, storici di passaggio, tutti custodiscono nel loro cuore i migliori ricordi del loro incontro con questo stravagante monaco Aghiorita. Gli Ortodossi del Sud Italia ancora oggi raccontano, narrano e ricordano il periodo della presenza di questo vero monaco nella terra di Calabria.

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“Fu singolare il momento in cui, per la prima volta, attaccai una candela sua una pietra vicino ad una fessura. Vidi allora il segno lasciato dal fumo (delle candele accese nel passato N.d.T). Avevo oltrepassato l’archeologia”

Tutto l’Ellenismo deve riconoscenza a questo monaco epirota il quale, per ben 10 anni, con immensa abnegazione, ha tenuto accesa la lampada di san Giovanni Theristìs. Ha vissuto sui monti selvaggi della Calabria per amore dell’Ellenismo e dei Santi del Sud Italia. Ha portato dalla Grecia sacerdoti, monaci, pellegrini, ha celebrato con i padri del posto liturgie e ufficiature nelle grotte proprio lì dove i nostri santi padri vissero, ha visitato e incoraggiato spiritualmente i paesi grecofoni del Sud Italia.

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Il suo pluriennale contributo all’Ellenismo e all’Ortodossia è di valore incommensurabile. Anche per i Calabresi padre Cosmàs ha costituito lo stimolo grazie al quale essi hanno riscoperto la loro identità e radici. Attraverso indicibili sofferenze e difficoltà padre Cosmàs è riuscito a tenere viva la memoria di italiani e greci.

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“Tutte le bellezze di questo mondo mi hanno lasciato un residuo di amarezza e avvizzimento... Al di là di una baldoria, al di là di un piacere estetico, al di là di un supremo piacere carnale, Dio ci aspetta sempre sull’altra sponda quando ci sentiamo insoddisfatti del insoddisfatta la nostra gelida solitudine... Una finestra buia ma vera si apre sempre e ci mostra se vogliamo vedere le cose diversamente. Non aver paura di tali finestre o cancella dalla tua memoria la morte improvvisa di un concittadino perché perderai un prezioso campo visivo. Le disgrazie sono vicine, pronte ad aprire una spaccatura nella nostra concreta fiducia in noi stessi. Attraverso queste “terribili” fratture arriva il Dio che rispetta e ama la nostra solitudine. Niente di più forte della disperazione»

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“Alla conoscenza della verità” MONTE ATHOS-SALONICCO-VOLOS-CALABRIA Τ: +30 2371 200 377 Μ: +30 6978 550 908 Ε: vivlos.net@gmail.com

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