SANTA GIULIA PO DELLA GNOCCA
PUNTA DEL PORTO
SANTA GIULIA (PORTO TOLLE) Sullam ed i Ferrara, famiglia ebrea di Adria, acquistano l’attigua tenuta di Ivica. I terreni erano allora in gran parte paludosi, scanni aperti verso il mare o verso il fiume e solo qualche porzione era tenuta a risaia mentre le abitazioni erano di canna. I Sullam arginarono le terre e le dotarono di canali provvisti di chiaviche ed idrovore per scolare le acque e per l’irrigazione. Nel giro di 20 anni il territorio venne trasformato: le case coloniche in muratura non erano più una rarità, le case padronali (quella visibile a Cassella risale ai primi del 900 mentre quella di Ivica è più recente) avevano ampi granai ed aie selciate. Alla coltura del riso di aggiunsero il granturco, i frutteti, gli ortaggi ed anche qualche vigneto. Nel 1856, per le bonifiche idrauliche ed agrarie, l’Istituto del Veneto di Scienze ed Arti assegnò perciò la Gran Medaglia d’oro, premio per chi più faceva progredire le province venete. Verso il 1865 i Sullam si separano dai Ferrara tenendosi Ivica e Paltanara, territorio che si andava formando alla foce del Po di Canestro e solamente in parte arginato e coltivato. Nel 1912 inizia la bonifica della parte arginata di Paltanara; i lavori furono sospesi per la guerra e terminarono nel 1921 consegnando circa 700 ettari all’agricoltura. All’inizio del secolo le risaie coprivano circa 500 ettari dando lavoro a circa 700 persone stabili ed ad altre famiglie avventizie. Nel 1908 a Scanno (Cassella) iniziarono le colture ortive sperimentali sulle dune. Fino al 1934 il territorio di Santa Giulia era conosciuto come Polesine dei Sospiri: un paio di volte l’anno l’acqua sommergeva le terre e gli abitanti avevano da sospirare e faticare per renderle nuovamente abitabili. La zona era malsana e priva di strade di collegamento: il Po di Canestro separava dall’isola della Donzella e l’unico mezzo di trasporto era la barca. I proprietari delle zone erano i Negrelli e poi i Locatelli che, per onorare una loro sorella, cambiarono il vecchio nome della località con l’attuale. La riforma agraria degli anni ‘50 ha consentito a Cassella di mantenere stabile la popolazione mentre Ivica è pressoché scomparsa. A Cassella è ancora presente un residuo di pineta, luogo di intensa visitazione. Una curiosità è destata dall’isola del Bacucco: il Po ha creato il territorio ma per poi sdoppiarsi originando Punta Polesine e non è del tutto chiaro se l’isola appartenga a Porto Tolle o a Taglio di Po anche se, come sviluppo del confine, spetterebbe a Porto Tolle. La frazione di Santa Giulia è collegata al Comune di Taglio di Po con un ponte in barche che, se necessario, viene sollevato per consentire il transito delle imbarcazioni.
RESIDENZA TRADIZIONALE
PO DI GNOCCA
Descrizione paesaggistico-naturalistica. Il Po di Gnocca (o della Donzella) convoglia il 17% della portata del Po. Per “pregio naturalistico”, può essere considerato il terzo dei rami del Grande Fiume, dopo il Po di Maistra e quello di Goro. E’ infatti, almeno nel primo tratto, sufficientemente “selvaggio” e ricco di alberi. E’ caratterizzato da salici, pioppi bianchi, canneti e pioppeti coltivati. Vi sono estese golene. Nel tratto intermedio esso si allarga e si riduce la vegetazione (si ha prevalenza di indaco bastardo), anche a causa delle opere di regimazione e della presenza del solito pietrame di difesa idraulica. Successivamente ricompaiono saliceti e canneti e, nella parte terminale, come sempre, predominano questi ultimi. Anche nel Po di Gnocca sono facilmente osservabili Anatidi, Ardeidi, limicoli e Passeriformi vari. In prossimità della riva sinistra si passa vicino agli abitati di: Borgo Molo, Donzella, Cassella, Gnocchetta e Santa Giulia (in Comune di Porto Tolle), nelle adiacenze di quella destra si affiancano i paesi di: Cà Vendramin, Pisana, Polesinello, Oca, Cà Latis e Gorino Sullam (S. Rocco) (in Comune di Taglio di Po).
PERCORSO IN CANOA
Dall’imbarco dirigetevi per circa 50 m. controcorrente, sino all’incile (vedasi foto nr. 221), in maniera da fare lo stesso percorso del fiume per tutta la sua lunghezza. A sinistra rispetto all’incile è stato costruito un pennello che guida l’incanalamento delle acque nel Po di Gnocca. Sino a non molto tempo fa, prima della costruzione del nuovo ponte della S.P. 38 (vedasi foto nr. 222), vicino al pennello, vi era quello vecchio (del quale si possono vedere ancora i resti dei piloni), detto “Ponte Molo” perché, molti anni orsono, quando non era sviluppato come ora il trasporto su gomma, vi era un attracco per i barconi commerciali di allora (ancora oggi, quella vecchia località di Cà Tiepolo è conosciu¬ta con il toponimo di Borgo Molo). Dall’incile, quindi, iniziate la discesa a favore di corrente. Dopo 100 m. passerete sotto il ponte della S. P. 38. A 500 m. dal ponte (a 0,6 km. dalla partenza), transiterete sotto una linea elettrica. A 600 m. da essa (ossia a 1,2 km. dall’incile), vi troverete sotto un’altra linea elettrica. Dopo ulteriori 4,3 km. (cioè a 5,5 km. dalla partenza), ne incrocerete di nuovo una. Dopo 900 m. da quest’ultima (a 6,4 km. dall’incile), circolerete sotto la quarta linea dell’alta tensione. Dopo 4 km. (a 10,4 km. dalla partenza), passerete sotto l’ennesimo elettrodotto. Dopo 4,9 km. (ossia a 15,3 km. dall’incile), incontrerete il ponte di barche (vedasi foto nr. 47) che mette in comunicazione S. Giulia (sulla riva destra), con Gorino Sullam (sulla riva sinistra). Dopo 900 m., sulla destra, a 16,2 km. dalla partenza, c’è l’approdo fluviale di Gorino Sullam (vedasi foto nr. 225). Dopo 2,9 km. (ossia a 19 km. dall’incile), vi è una barriera contro la risalienza del cuneo salino (vedasi foto nr. 226). Dopo altri 500 m. (a 19,5 km. dalla partenza), raggiungerete la cuspide del Bacucco, dove il Po di Gnocca si divide in due rami: uno (di sinistra) va direttamente in mare, l’ altro (di destra) comunica con il Po di Goro (parte di quest’ultimo forma il “ramo morto del Po di Gnocca”, interratosi nel corso degli ultimi anni). Imboccate il ramo di sinistra e, dopo due chilometri circa, costeggiando il Bonello Bacucco (che manterrete alla vostra destra), arriverete alla foce. Sbarcate sullo scanno del Bacucco e, come d’abitudine, vi consiglio di fare il solito bagno e la consueta passeggiata sulla spiaggia. Per arrivare allo sbarco, tornate indietro, sino alla barriera contro la risalineza, superatela e, costeggiando la riva sinistra del Po di Gnocca (in senso idrografico), che avrete alla vostra destra, quando troverete il primo paradelo, imboccatelo, girate a destra e proseguite sino a giungere allo scivolo dell’arrivo.
RIALLAGAMENTO Valli di Mirandola
LE VALLI DI MIRANDOLA (1) (1) F. Lui, C. Giannella – “Le Valli di Mirandola (Modena)” Quaderni di birdwatching anno V vol. 9 – aprile 2003 L’Oasi provinciale di protezione della fauna selvatica delle Valli di Mortizzuolo e le zone ad essa contigue, situate nel settore nord orientale del Comune di Mirandola, costituiscono il più vasto comprensorio, tra i più estesi della Regione Emilia Romagna, caratterizzato da numerose aree umide permanenti e temporanee, piccoli stagni, siepi, filari alberati, boschetti, prati stabili con macchie e fasce di arbusti. Le Valli sono così definite perché rappresentano aree depresse racchiuse tra percorsi fluviali attuali ed estinti corrispondenti a zone di esondazione dei fiumi Secchia, Panaro e Po, che nel corso degli anni hanno contribuito alla formazione di un territorio caratterizzato da un’alternanza di rilievi e depressioni, di dossi e di valli. In passato, per questa sua conformazione, l’area delle Valli si presentava come una vasta zona umida incisa da piccoli e grandi corsi d’acqua e da canali di scolo di diversa dimensione. Solamente nei primi decenni del ‘900 l’intera zona venne definitivamente bonificata per opera del Consorzio di Burana, questo portò ad una totale modificazione del territorio con la conseguente perdita dell’ambiente naturale e di un ecosistema unico come quello acquatico delle zone umide. Dal 1994, grazie ad alcuni interventi agroambientali del Regolamento CEE 2078/92, per l’incentivazione della messa a riposo dei terreni agricoli, attraverso la realizzazione
di ampie zone riallagate, è stata ricreata ex-novo un’area naturale, dai terreni precedentemente coltivati, con finalità di ripristino e gestione di habitat per la salvaguardia della biodiversità attraverso interventi di rinaturalizzazione e poi alla creazione delle Oasi, che sono tuttavia ancora circondate da aziende faunisticovenatorie. Le opere di rinaturalizzazione hanno favorito lo sviluppo di un’avifauna ricchissima sino a consentire la nidificazione di specie di rilevante interesse scientifico. In questa area scarsamente coltivata, molti animali hanno trovato il loro habitat ideale. Per valorizzare questa zona del proprio territorio, il Comune di Mirandola ha intrapreso da diversi anni azioni ed interventi concreti di recupero, come la ristrutturazione del Barchessone Vecchio, situato proprio al centro di queste Valli e la realizzazione di un piano progettuale di itinerari naturalistici percorribili sia in bicicletta sia a piedi. Occorre inoltrerilevare che larga parte dell’area è posta sotto tutela grazie al Decreto Galasso ed al Piano Paesistico Regionale come zona di particolare interesse paesaggistico-ambientale e storicoarcheologico.
RIALLAGAMENTO Valle Vecchia
RIALLAGAMENTO Valle Vecchia
Valle Vecchia immagine degli anni ‘80 e progetto di riallagamento.
RIALLAGAMENTO Valle Vecchia
Valle Vecchia immagine attuale.
RIALLAGAMENTO Valle Vecchia LA RINATURALIZZAZIONE DI VALLE VECCHIA (CAORLE) Il 14 novembre 1998 si è dato l’avvio alle opere di rinaturalizzazione di Valle Vecchia. Si tratta di una vasta area, circa 700 ettari, circondata da un paesaggio lagunare di straordinaria bellezza e prospiciente il mare Adriatico tra le località balneari di Caorle e Bibione, in provincia di Venezia. Occupata oggi da un’azienda agricola che attua principalmente un’agricoltura estensiva con qualche sperimentazione di produzioni eco compatibili, Valle Vecchia comprende anche uno degli ultimi lembi di pineta litoranea (artificiale) dell’alto Adriatico. Prima delle bonifiche attuate negli anni ’60, quando questi terreni, considerati preziosi per l’agricoltura, vennero faticosamente conquistati grazie a un sistema di arginature, idrovore e canali scolanti, Valle Vecchia era un cordone di dune a ridosso del mare che vi fluiva liberamente. Oggi, cambiate radicalmente le condizioni, Veneto Agricoltura e il Consorzio di Bonifica Pianura Veneta tra Livenza e Tagliamento, gli enti che hanno la responsabilità gestionale, stanno avviando un interessante piano di interventi allo scopo di sostituire alle finalità produttive quelle della valorizzazione ambientale, dell’agricoltura eco ambientale e del turismo naturalistico. Tra gli interventi previsti, è di grande interesse la restituzione di un ambito di 28 ettari a ridosso della laguna alla sua identità di luogo d’acqua, di zona umida al limite tra la terra e il mare. Grazie a un sifone idraulico, l’acqua salmastra della laguna sarà immessa nella futura zona umida mentre l’approvvigionamento di acqua dolce è garantito da un pozzo artesiano. L’apporto idrico di circa 200 litri al secondo permetterà il raggiungimento del livello previsto in circa 15 giorni, assicurando la condizione di base necessaria per il ripristino, ovviamente in tempi molto più lunghi, dei meccanismi naturali. Durante la affollatissima cerimonia inaugurale, il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, ha orgogliosamente messo in moto il sifone idraulico: dopo pochi minuti l’acqua ha iniziato a scorrere nei solchi predisposti invadendo le zone dalle quali era stata forzatamente respinta per decenni.
PROGETTO concept
PROGETTO programma funzionale SEZIONE LONGITUDINALE A-A’
SEZIONE TRASVERSALE B-B’
SEZIONE TRASVERSALE C-C’
PROGETTO sezioni
SEZIONE LONGITUDINALE A-A’
PARTICOLARE_1
SEZIONE TRASVERSALE B-B’
SEZIONE TRASVERSALE C-C’
PROGETTO alloggi su palafitte
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PROGETTO alloggi in linea
PROGETTO percorsi
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PROGETTO argine
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PROGETTO argine
PROGETTO programma funzionale
PROGETTO porto turistico
PROGETTO porto turistico
PROGETTO porto turistico