Una pianura color muschio, un inverno con molti verdi e gialli nelle stagioni in cui la luce è meno radente e con un grande fiume che arriva a destinazione aprendosi a ventaglio in sei bracci: come se questa fosse la tendenza di tutto qui, aprirsi Gianni Celati, Verso la foce, 1989.
«Linee di campi a perdita d’occhio, di canali stretti tra gli argini, di strade con poco traffico in queste campagne. E una qualità del cielo più fresca, grazie ai venti che circolano senza ostacoli»
Gianni Celati, Verso la foce, 1989.
«Quei frastagliamenti sono terreni incerti, e quanto si vede oggi l’anno prossimo sarà diverso, quanto si vede oggi è un’apparizione di grazia»
Gianni Celati, Verso la foce, 1989.
«Qui è così piatto che si è sempre esposti in qualsiasi punto all’orizzonte, non ci si può sottrarre al funzionamento generale che là fuori continua sempre, come un fischio o una lunghissima chiacchiera» Gianni Celati, Verso la foce, 1989.
«Intorno intorno fin che l’ocio ariva a non gh’è gnanca un gnente che se veda e ‘na voçe no gh’è perchè se creda d’essare al mondo come roba viva. Ma mi pur sento de’ sta vale morta tuti i suspiri e nel scoltar m’incanto.»
Gino Piva, Vale Salsa.
«e candide mani di quiete ninfee offrire chissà quali sogni nel tempo scandito dai remi»
Giovanna Manzelli, Delta.