Gino Vercelli| Rainbow Rock

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PER INFORMAZIONI SULLE OPERE PUBBLICATE www.ginovercelli.it Le immagini, i loghi e i testi, sono proprietà esclusiva dell’autore Luigi Vercelli, garante dell’autenticità e provenienza delle opere e delle immagini pubblicate. Il possesso di questo catalogo non costituisce l’acquisizione dei diritti delle immagini pubblicate. Vietata la copia, la distribuzione e la diffusione non autorizzata. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.


Le canzoni che hanno fatto la storia del rock spesso prendono spunto dai colori. Colori, che mescolandosi e interagendo tra loro, producono una sorta di ritmicità nel quadro, vortici e armonie, intricate suggestioni di composizioni, sono il mezzo per rendere esplicita l’essenza della musica in pittura, incentrandosi sul colore e sulla non forma. Sembra che le pennellate, spatolate, colate, dell’artista Gino Vercelli, abbiano vita propria, sono intense e materiche, la tela rimane solo e semplicemente un supporto su cui la forza delle emozioni scaturite dalla musica Rock si esprime per entrare in comunicazione con il fruitore. La pittura astratta rende visibile l’invisibile, sosteneva Kandinskij, e gli ultimi quadri di Gino Vercelli sono proiezione concettuale di essenze interiori, rimandi vibranti di musica rock da lui amata e di ispirazione. Vercelli spinge il colore ad articolarsi in immagini visionarie, trame di colore che imprigionano il cromatismo della musica, visionarie esplorazioni, scivolano nei sensi, trame dissolventi e linee di colore che si allontanano dal fondamento narrativo e si fanno inquietudine.

Per informazioni: ossimoro.art@gmail.com Direzione artistica e curatela Cinzia Sauli


Una action painting dell’anima, quella di Gino Vercelli, che lascia che il colore si posizioni in vario modo sul supporto attraverso il suo gesto che diventa parte integrante dell’opera. Una danza propiziatoria della libertà di espressione, dell’Io e dell’Arte. Il corpo, a differenza del suo lavoro di fumettista, non è rappresentato, ma è parte, corpo in azione e l’opera che ne risulta è solo la traccia finale del gesto eseguito dal corpo. Un approccio non convenzionale che si libera della mediazione del pennello e restituisce dimensione alla creatività vista come impulso ed esigenza di espressione che non ha tempo da perdere con i mezzi tradizionali ma deve subito essere fermata come un attimo fugace. La rottura degli schemi sta anche nell’approccio al supporto e al cosa viene rappresentato: Gino Vercelli non vuole più qualcosa che può essere codificato e non vuole che ci sia un elemento che cattura immediatamente l’occhio, per intenderci il soggetto principale di un dipinto tradizionale. Sul supporto non c’è una gerarchia di segni ma è un tutt’uno, un movimento che riempie lo spazio vuoto di colore e di materia. Non c’è un centro o una periferia e il nostro occhio si perde come in un labirinto se non abbandoniamo l’estetica tradizionale per approcciarci in maniera nuova ad un astrattismo indicale che non contiene in nessun modo immagini riconoscibili di oggetti o individui. Gino Vercelli abbandona le icone protagoniste dei suoi fumetti e li sostituisce con indici che hanno un solo punto in comune con il mondo figurativo: il luogo in cui prendono vita. Estratto da un’intervista di Paola Doria pubblicata su www.iridenews.it, per gentile concessione.






















Nasce il 17-06-1961 a Mombercelli (AT). Si scrive all'Istituto Statale d'Arte che termina nel 1978 diplomandosi Maestro d’Arte. Dal 1981 al 1988, alterna l'attività di grafico pubblicitario alla realizzazione di brevi storie per “Boy Music” della Rizzoli, per la “Edifumetto” di Renzo Barbieri e per “Lancio Story”. Il suo esordio alla Sergio Bonelli Editore avviene tramite lo “Staff di If” nel 1988, quando realizza la storia “Operazione Godzilla”, per il quadrimestrale “Zona X”. Nel 1989 entra a far parte del gruppo di disegnatori di Martin Mystére. Nel Marzo 1996 pubblica lo speciale “Prigioniero del futuro” dove Martin Mystére incontra Nathan Never, seguito nel 2001 dal secondo speciale intitolato “Il segreto di Altrove”. Suo è il primo numero di un nuovo personaggio della Sergio Bonelli Editore uscito del 1999 chiamato: “Jonathan Steele”, a cui collabora sino alla chiusura della serie.

Passa poi alla testata “Nathan Never”, successivamente disegna la mini-serie “Dipartimento 51” e poi “ Dampyr “ e “ Zagor “. E' uno dei fondatori della scuola “Scuola di Fumetto di Asti” per la quale ha curato il libro “ Musica e Nuvole, le canzoni di Paolo Conte a fumetti “. Con il giornalista Armando Brignolo ha realizzato il libro a fumetti“ Van Gogh, ipotesi di un> delitto “ per Daniela Piazza Editore. Nel 2015 fonda una propia compagnia teatrale chiamata “ Roccaroiu” dove si cimenta sia come regista che come attore portando in scena spettacoli originali legati alle tradizioni del territorio dove vive oppure su tematiche sociali. Dal 2018 insegna Fumetto e Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Cuneo, nelle succursali di Asti e Milano. Parallelamente al fumetto porta avanti anche una propia ricerca pittorica informale sui colori esponendo le propie opere sia in mostre collettive che personali in Asti, Canelli, Milano, Firenze e in Svizzera.



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