NEUROBIOLOGIA DEL LABIRINTO ED INTERAZIONI SENSOMOTORIE: UN NETWORK COMPLESSO
Ipoacusia e acufeni: il caso dell’aspirina Nuove evidenze cliniche e della ricerca di base nello studio della ototossicità dei farmaci Giorgio Guidetti Servizio di Audio-Vestibologia e Rieducazione Vestibolare, Azienda Unitaria Sanitaria Locale di Modena
M essaggi chiave 1. Gli effetti ototossici dell’acido acetilsalicilico (principio attivo dell’aspirina) associati a dosi elevate del farmaco sono ben noti e si manifestano prevalentemente con acufeni, perdita d’udito e alterazioni dei suoni percepiti. 2. I principali risultati di uno studio clinico osservazionale appena pubblicato, condotto su quasi 27.000 uomini, confermano che l’uso regolare di dosaggi elevati di acido acetilsalicilico, paracetamolo o FANS è associato ad un aumentato rischio di perdita stabile d’udito. Rischio che tende ad essere maggiore negli uomini più giovani. 3. Recenti studi pre-clinici su modelli animali e in vitro, portano nuovi contributi alla comprensione dei possibili meccanismi neurofisiopatologici con cui i salicilati producono i danni delle strutture della via uditiva responsabili di ipoacusia e tinnito.
I I poacusia e tinnito L’ipoacusia è uno dei disturbi sensoriali più comuni, da cui sono affetti, ad esempio negli USA, più di 36 milioni di persone. L’American Survey (NHANES) ha dimostrato che l’ipoacusia non solo prevale principalmente tra gli anziani, ma approssimativamente un terzo delle persone dai 40 ai 49 anni già soffre di questo disturbo. Negli adulti di 48 anni e oltre, l’incidenza a 5 anni di sviluppare perdita di udito è del 21%. Perfino una perdita di udito moderata può compromettere la capacità di comprendere un discorso in presenza di rumore di sottofondo o quando parlano più persone contemporaneamente, circostanza che induce isolamento sociale, depressione e qualità della vita più scarsa (1). L’improvvisa perdita d’udito neurosensoriale solitamente è unilaterale e può essere associata a tinnito e vertigini. Nella maggior parte dei casi la causa non è definita e vengono ipotizzate cause infettive, vascolari e immunitarie (2). L’acufene o tinnito, caratterizzato dalla percezione di suono in assenza di stimoli esterni, è stato riscontrato in circa il 10% della popolazione almeno in un momento della loro vita. Esso può essere temporaneo o di lunga durata; approssimativamente il 5% degli adulti è colpito da acufene grave e persistente, tanto da condizionare lo stile di vita. Infatti, nonostante molti riescano ad adattarsi positivamente a questa situazione neurosensoriale, altri vivono questa esperienza come una condizione invalidante (3). La prevalenza del tinnito aumenta con l’età e vi è un’alta incidenza associata a ipoacusia sia indotta da rumore sia correlata all’età. Nonostante vi siano molte teorie che riguardano la fisiopatologia
del tinnito, il meccanismo preciso resta ancora da spiegare. La più consistente di queste è l’ipotesi che il tinnito si presenti come risultato di un’attività neurale aberrante in qualche sede lungo l’asse uditivo e di abnormi meccanismi centrali di risposta a questa condizione, con coinvolgimento anche di network limbici ed emozionali. La terapia degli acufeni rimane incerta, nonostante il gran numero di interventi terapeutici e studi che vengono proposti come efficaci (4).
O totossicità dell’aspirina Poco dopo la sintesi della molecola dell’acido acetilsalicilico (ASA) (Figura 1) comunemente noto con il nome commerciale di aspirina, quasi 150 anni fa, furono riferiti i suoi effetti ototossici, associati a dosi elevate del farmaco impiegate nel trattamento di malattie croniche infiammatorie. Tinnito, perdita della sensibilità acustica assoluta e alterazioni dei suoni percepiti sono i tre disturbi uditivi descritti nell’uomo dopo l’assunzione di dosi elevate di salicilato. Queste alterazioni si sviluppano nei primi giorni del trattamento ma possono poi stabilizzarsi, presentare livelli variabili o diminuire, e sono reversibili nel giro di pochi giorni dalla sospensione del trattamento. Posso presentarsi anche a poche ore dall’assunzione di una dose estremamente elevata. Le reazioni individuali variano notevolmente a seconda della specifica suscettibilità alla ototossicità indotta da salicilato (5). Gli effetti ototossici dei salicilati a dosi elevate, la perdita d’udito reversibile e l’acufene sono ben documentati. Nei modelli animali, la Otoneurologia 2000 Giugno 2010 n. 31
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