Camminiamo Insieme aprile 2022

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Camminiamo

Insieme

Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli APRILE n. 11 2022

EDITORIALE

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CATECHESI

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UCRAINA

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FORMAZIONE

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Camminiamo

editoriale

Insieme

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PASQUA: LA VITA CHE VINCE LA MORTE

econdo l’annuncio pasquale, c’è una frattura nel mondo. Il cerchio delle azioni e reazioni, delle nascite e delle morti, delle incessanti trasformazioni della materia, questo ciclo è spezzato. C’è un punto, nel mondo, dove un pezzo di mondo è sfuggito alla legge dell’esistenza mondana ed è diventato eterno. Ma il messaggio non è comprensibile se non si aggiunge subito l’altra domanda: come? Come è avvenuto che l’umanità di Gesù, un’umanità che appartiene davvero a questo mondo, sia sfuggita alla presa del mondo? La risposta del Nuovo Testamento è chiara: anzitutto vivendo in questo mondo secondo la volontà di Dio; in secondo luogo (ma è la stessa cosa vista da un’altra prospettiva) amando fino a fare della morte stessa un’offerta di amore. È interessante: l’umanità di Gesù diventa eterna non attraverso l’impiego di qualche amuleto magico, nemmeno attraverso l’esecuzione di un’azione miracolosa,

nemmeno sfoderando un potere sovrumano, e nemmeno per una misteriosa conoscenza dei misteri che avrebbe posseduto. Diventa eterna trasformando ogni sua scelta in amore. È possibile comprendere questo ricordando l’affermazione di Giovanni: «L’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio (…) perché Dio è amore» (1 Gv 4, 7-8). Stiamo parlando di quell’amore che è fatto di gratuità e non solo di desiderio, di dono libero e non di possesso ansioso. Questo amore, anche quando si manifesta nel mondo, ha in realtà la sua vera origine in Dio. La via che conduce a Dio non è quindi la via del conoscere, nemmeno quella del possedere, nemmeno quella del potere: è la via del donare. Sia questo stile di vita il senso della nostra Pasqua. Don Paolo

Progetto don Milani a … Bevilacqua

I bambini della quinta elementare di Bevilacqua, dopo avere assistito alla visione del film su don Milani, hanno iniziato un percorso formativo per conoscere meglio la persona del parroco di Barbiana, il suo pensiero e le sue opere. L’obiettivo finale di questo progetto è quello di presentare una sua opera e poi fare uno spettacolo. Dopo la visione del film, catechisti e bambini si sono già incontrati diverse volte per individuare quale opera fare e come creare lo spettacolo. Il lavoro scelto e condiviso è quello di costruire il mosaico raffigurante il santo scolaro che si trova nella chiesa di sant’Andrea di Barbiana e fatto interamente dai suoi scolari. Don Milani nel 1961 andò, con i suoi primi sei scolari della scuola di Barbiana, in Germania e a Monaco visitarono una scuola dove si insegnavano a fare dei mosaici in vetro. La tecnica era quella di mettere un disegno sotto ad un vetro trasparente e con una colla si incollavano i pezzetti di vetro colorato che corrispondevano al colore del disegno. Al ritorno a Barbiana, i bambini hanno iniziato a costruire un mosaico in vetro che rappresentava un angelo ad altezza naturale che poi in corso d’opera è stato rinominato il santo scolaro. Sicuramente questo santo è stato il primo in tutte le chiese del mondo e si trova proprio a Barbiana dove era presente la scuola di don Milani. Persone esperte ci stanno aiutando in questo progetto che, per ragioni di sicurezza dei bambini, non sarà un mosaico fatto con pezzi in vetro ma di carta colorata. Alla fine dei lavori, il mosaico sarà esposto in chiesa dove faremo anche uno spettacolo per fare conoscere ai parrocchiani la figura di don Milani e quanto è stato importante per i suoi ragazzi, per il mondo della scuola e per la sua totale disponibilità verso i poveri e i bisognosi. È un percorso impegnativo ma, con l’entusiasmo e la volontà dei bambin,i porteremo a termine questo progetto entro l’estate o con l’inizio del nuovo anno scolastico. Gianni Battaglioli

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catechesi

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Percorso di fede a Galeazza nella catechesi “Tu ci chiami, Signore, ad aprire il grande cantiere della vita ai più piccoli tra noi, quelli che più Tu ami.” La vita dei ragazzi (8- 11 anni) è ricca di tante proposte, attività, impegni e fra questi gli “incontri di catechesi” perché… anche se il pensiero comune è la preparazione ai sacramenti, lo scopo è di aprirli alla vita come un dono d’amore di Dio. A Galeazza un piccolo gruppetto di bambini, quest’anno sei soltanto, di tre parrocchie limitrofe, si incontra da tre anni per un percorso di vita che li porti alla conoscenza e alla sequela di Gesù. Sono ragazzini di IV e di e di V elementare, sempre molto interessati e, avendo in quest’ultimo periodo, un tempo lungo (h. 1,30) riusciamo a fare esperienza di preghiera, di uso della Bibbia, di attività. Il “testo” usato quest’anno è stata la Bibbia da cui attingevamo i Vangeli domenicali (N.T.) e i personaggi biblici per i periodi liturgici (A.T.). Immagini, quadri, simboli, disegni e giochi sono stati strumenti efficaci e tutti orientati a suscitare percorsi di fede. L’obiettivo è stato di iniziare i bambini alla vita cristiana, ad un rapporto personale con Gesù e, pian piano, a una libera e consapevole accoglienza della fede, dono di Dio. Ho sentito coinvolte anche le famiglie che hanno seguito i figli nella lettura di un Vangelo. Dalla voce dei bambini ho raccolto semplici espressioni sul perché partecipano: “Impariamo ad essere più vicino a Dio e a Gesù, perché ci sono dei bei momenti come la prima Confessione e Comunione, si sta insieme con gli amici”, “Il catechismo è sempre bello specie quando posso disegnare”, “Mi piace quando andiamo nella cappella a pregare, quando ciascuno di noi ha costruito e esposto il presepe in chiesa e quando andiamo a giocare nel parco”, “I progetti speciali che a volte facciamo, abbiamo un po’ di tempo per parlare e mi piace sempre venire” “ Mi piace ascoltare quello che la suora dice …”. Espressioni che suscitano in me stupore e ringraziamento allo

Spirito Santo che opera e illumina e, ne sono certa, guiderà questi ragazzi nel cantiere della vita. sr.

M. Norberta

CONOSCENDO DON LORENZO MILANI In armonia i bambini di quinta elementare del catechismo delle parrocchie di Dodici Morelli e Galeazza stanno preparando i cartelloni per lo spettacolo sulla vita di Don Milani che verrà messo in scena con l’aiuto

dei genitori prossimamente. Prima dello spettacolo, a Dio piacendo, il 29 maggio andremo in gita con i genitori e don Paolo a Barbiana Paolo e Elena

È bello lavorare nella vigna del Signore

Mi presento: sono Manuela, ho intrapreso quest’anno il percorso catechistico con i bambini di classe quarta di Dodici Morelli, lo considero un grande

dono per me. Preparo con gioia tutti gli incontri di catechismo, che si tengono al sabato pomeriggio prima della messa. Sono affiancata da Manuel, un ragazzo che fin da piccolo ha sempre collaborato con la parrocchia. Grazie alla sua figura di ragazzo giovane è più facile attuare un insegnamento cosiddetto “alla pari”, accorciando quell’inevitabile distanza tra un adulto e i bambini. Importanti per noi catechisti sono gli incontri di formazione di don Paolo, nei quali meditiamo la Parola. Questo approccio di lettura e di meditazione sulla Bibbia è lo stesso che sto affrontando coi bambini. In particolare, stiamo rivolgendo

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l’attenzione ai Vangeli. Loro sono molto interessati e hanno dimestichezza nel cercare i brani con le letture sulle tematiche che affrontiamo insieme. È come scoprire a poco a poco un grande tesoro. Questo nuovo metodo è stato una felice scoperta per loro e per me. Con entusiasmo e gioia di stare insieme, il nostro percorso in questo momento è incentrato sulla preparazione per ricevere il sacramento dell’Eucarestia, che si svolgerà domenica 24 aprile. Alex, Cristian, Giada, Gaia, Thomas, Noemi, Anna, Arianna, Agata e Tommaso saranno presentati alla comunità parrocchiale il 14 Aprile, in occasione della celebrazione del Giovedì Santo. Manuela


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AUGURI DI CUORE

Ci siamo trovati sabato 2 aprile nel salone parrocchiale di Dodici Morelli con i genitori delle quattro parrocchie per prepararci all’evento della prima Eucaristia dei loro bambini. Abbiamo ascoltato il brano del Vangelo di Luca 22,14 in cui si narra l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. Qui ci sia-

mo soffermati e abbiamo sottolineato tre punti, che vorremmo fossero presenti nelle celebrazioni che realizzeremo nelle quattro parrocchie. Il primo è la preparazione. Ci ha colpiti il fatto che Gesù invia i suoi discepoli per preparare la cena. Questa prima dimensione è molto importante, perché ci ricorda che nella messa non siamo meri spettatori, ma siamo chiamati a partecipare attivamente. Per questa partecipazione attiva è necessario prepararsi, individuare i momenti in cui l’assemblea può intervenire e, in modo specifico, in quali momenti intervenire durante la messa di prima Eucare-

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stia dei propri figli. Il secondo aspetto che ci ha colpiti è il clima di amicizia e di relazione fraterna che Gesù ha istituito con i suoi, evidenziato molto bene nel contesto dell’ultima cena. Andare a messa non è solo compiere un precetto, ma vivere con i fratelli della comunità che si riconosce nel Vangelo di Gesù. Le relazioni umane vissute nella comunità dicono e rivelano la presenza del Risorto. Proprio Gesù nell’ultima cena, conforme alla narrazione di Giovanni, disse: “da questo sapranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri” (Gv 13,35). L’ultimo aspetto evidenziato durante l’incontro è stato l’Eucarestia come condivisione, dono di sé. L’Eucarestia è il simbolo della vita di Gesù, del suo messaggio per l’umanità: un corpo spezzato per tutti, un sangue sparso per gli altri. Ricevere il corpo di Cristo e dire Amen, significa essere disponibili a continuare nella propria vita il mistero d’amore realizzato nella vita di Gesù. Per questo, abbiamo pensato ad un gesto concreto da condividere durante la messa di prima Eucarestia.

GITA ALLA BASILICA DI SANTO STEFANO Con i bambini della prima eucarestia Nelle nostre quattro parrocchie tra domenica 24 aprile e domenica primo maggio ci saranno le prime comunioni. Per questo motivo abbiamo pensato ad una piccola gita nel pomeriggio di domenica primo maggio alla Basilica di santo Stefano a Bologna, per trascorrere un pomeriggio insieme con le famiglie dei bambini della prima comunione. Partenza alle ore 15 davanti al piazzale della chiesa di Dodici Morelli. Andremo con le nostre machine. La basilica di Santo Stefano, conosciuta anche come complesso delle Sette Chiese, è senza alcun dubbio uno dei luoghi più interessanti di Bologna. La struttura ha il fascino dell’antico e del vissuto e tra le sue mura si può leggere lo scorrere del tempo che muta la città di secolo in secolo. Infatti il suo aspetto, apparentemente disordinato, cattura l’attenzione di chi visita piazza Santo Stefano. La visione promette misteri e segreti celati, chi visita il suo interno non resterà deluso.

Catechismo Prima Media Bevilacqua

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Cena con le famiglie della catechesi


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La missione della casa d’accoglienza River of Life in Romania ta insieme, Roberta dice che la casa d’accoglienza è proprio come una grande famiglia. Lo staff, insieme alle mamme, preparano i bambini per portarli a scuola, preparano loro da mangiare, fanno i compiti, fanno attività ludiche ed oltre a tutto questo, si fanno studi biblici ed imparano insieme la Parola di Dio. Oltre a tutto ciò, la fondazione prepara regali di Natale per 20 famiglie (con in totale 69 bambini) del villaggio. Oltre alle spese di vitto ed alloggio, ci sono spese per quanto riguarda il personale, spese per i materiali scolastici dei bambini, spese mediche, di riscaldamento e manutenzione della casa, etc. Il sostentamento della casa d’accoglienza è possibile solo grazie alle generose donazioni di altre comunità in America e dell’aiuto di altre chiese in Europa. L’87% delle donazioni a sostegno della fondazione provengono da donatori individuali e il 13% del finanziamento proviene da altre chiese. Attualmente si sta lavorando al progetto di costruire una nuova casa per accogliere più mamme e bambini e per questo sono necessari ca ca. 50.000 di dollari. Come possiamo aiutarli noi concretamente? Si potrebbe fare una colletta oppure una donazione parrocchiale all’indirizzo bancario sottostante. Inoltre, durante le vacanze estive Doug e Roberta cercano volontari per poter intrattenere i bambini. Se qualcuno avesse intenzione di aiutare economicamente, oppure avesse interesse nell’offrirsi come volontario, anche solo per una settimana, non esiti a contattarmi personalmente (radoi.anamaria@ yahoo.it), oppure le E-Mail sottostanti (qui è necessario comunicare in inglese, dato che Doug e Roberta sono americani). INFORMAZIONI: • Intestatario: River of Life Humanitarian Foundation (in rumeno: Fundația Umanitară Râul Vieți) • IBAN: RO34WBAN003636602987EU02 • SWIFT CODE: WBAN RO22XX • Sede bancaria: via Take Ionescu, Nr.36, Timisoara (Regione: Timis), Romania • Contatto: cristizah@yahoo.com oppure dougandroberta@gmail.com • Pagina web: https://www.internationalmessengers.org/rolmin/ Io conosco personalmente i due fondatori e sono in stretto contatto con loro, quindi per qualsiasi cosa, mi rendo disponibile ad aiutare anche dalla Germania.

Aiutare mamme e bambini che arrivano dall’Ucraina durante questo ultimo periodo di guerra è diventata la priorità di tutti. Ora più che mai bisogna dimostrare sostegno e dare una speranza a chi è in difficoltà. Doug e Roberta Moore (nella foto, 70 e 64 anni), fondatori della fondazione umanitaria River of Life in Romania ad inizio marzo 2022 sono andati in Moldavia, ai confini con l’Ucraina, ed hanno portato in salvo una mamma con cinque figli, di rispettivamente 4,7,11,16 e 18 anni. Loro provengono dalla regione Odessa, una delle regioni più colpite dal conflitto. Purtroppo, il padre deve rimanere in Ucraina a combattere e non sanno quando si rivedranno. Nonostante tutto questo, Doug e Roberta cercano di rendere le loro giornate più piacevoli presso la casa d’accoglienza a Cornesti, Timisoara (vedi foto). La mamma ucraina è un’insegnante e anche se non sa molto bene l´inglese, sta facendo fare delle attività ai bambini del centro. Doug e Roberta sono molto felici di questa integrazione e vorrebbero assumerla da loro. Oltre a loro, ci sono tante altre mamme, bambini ed anziani che vengono accuditi lì. La storia della casa d’accoglienza cristiana di Doug e Roberta è inizia nel 1998, quando sono stati mandati in missione in Romania dall´organizzazione senza scopo di lucro chiamata “International Messengers” dagli Stati Uniti, presso Clear Lake, Iowa. La missione della fondazione “River of Life” è quella di creare nella casa d’accoglienza una comunità amorevole e centrata su Cristo per aiutare le donne, i bambini e gli anziani bisognosi a trovare un posto sicuro in cui vivere. La casa d’accoglienza è accreditata come centro di servizi sociali e si fa conoscere attraverso le chiese, il centro di gravidanza e la protezione bambini in Timisoara. La fondazione, istanziata a Timisoara, Romania più di vent’anni fa è conosciuta dalle comunità limitrofe e le persone più bisognose vengono indirizzate lì per trovare supporto ed un luogo sicuro. La Romania è uno dei paesi europei con il più alto tasso di aborti e lo scopo della casa d’accoglienza è quella di aiutare le donne maltrattate, abusate, in condizioni di povertà oppure con problemi mentali che hanno enormi difficoltà nel poter tenere e mantenere i propri bambini. Mediamente le mamme si fermano lì per un anno, finché non si riconciliano con la famiglia oppure trovano un altro posto sicuro, ma non c’è un periodo preciso di alloggio. Le mamme ed i loro piccoli possono soggiornare lì per tutto il periodo necessario. Nel corso degli ultimi 20 anni, sono state aiutate 83 mamme, 132 bambini e 26 donne anziane. Attualmente vivono nella casa d’accoglienza 38 persone tra mamme e bambini. L’età dei bambini va dai 5 mesi fino a ragazzi di 19 anni. Quattro delle mamme hanno certificati per disabilità mentali e fisiche e dipendono dal sostegno del personale per aiutarle a prendersi cura dei loro bambini. Doug e Roberta, assieme allo staff di nove persone si occupano di loro sotto tutti i punti di vista. Nell’intervista fat-

Ana-Maria Radoi

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UNA NUOVA ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO SUL TERRITORIO DI CREVALCORE : SEMI DI PACE

Semi di Pace è un’associazione umanitaria nata a Tarquinia, nella Diocesi di Civitavecchia - Tarquinia, nel 1980, dall’esperienza di un gruppo di giovani. Pace, fratellanza e unità tra i singoli e i popoli sono i valori che hanno ispirato il cammino nel corso degli anni. Il brano del Vangelo di San Matteo, al Capitolo 25, Le Opere di Misericordia, ha costituito, in questo lungo cammino di servizio, il riferimento ideale e la spiritualità della Comunità. Nel mese di Dicembre 2021 il Consiglio Direttivo di Semi di Pace ha deliberato l’istituzione della Rete territoriale dell’Associazione, che ha individuato la propria sede in via Biancaneve 308, a Crevalcore e conta già 17 volontarie attive. Nello stesso mese, in occasione del Natale e nel mese di Aprile in occasione delle Festività Pasquali e di primavera, la Rete ha raccolto fondi per sostenere progetti di servizio per i bambini, attivati nella sede centrale e nel mondo, oltre a livello locale, coinvolgendo nella organizzazione delle attività laboratoriali an-

che persone seguite dai Servizi sociali territoriali, che hanno così potuto trascorrere momenti importanti di socializzazione. L’intento è infatti realizzare Progetti locali che, in sintonia con le finalità dell’Associazione, rispondano ai bisogni del territorio, mettendosi al servizio della collettività e dei più bisognosi. I volontari della rete territoriale si incontrano periodicamente per organizzare le proprie attività. Nel mese di marzo 2022 abbiamo avuto la visita del Presidente Luca Bondi e di sua moglie, per conoscere la sede e le volontarie impegnate. Si sono svolti diversi momenti di incontro e formazione per riflettere sulle finalità dell’associazione e sugli obiettivi che ci poniamo nel corso dell’anno. Abbiamo avuto l’opportunità di presentare la storia, i progetti e l’impegno di Semi di Pace, in diversi incontri istituzionali con il Sindaco Marco Martelli, l’Assessore ai Servizi alla persona Emma Monfredini, il parroco di Crevalcore Don Simone e di Palata Pepoli Don Paolo. L’attenzione è stata rivolta soprattutto alla situazione drammatica dell’Ucraina, per la quale l’Associazione si è attivata con il progetto “Cuori e mani per l’Ucraina”, che ha già permesso l’invio di numerosi donativi. Semi di Pace sta svolgendo infatti diverse azioni umanitarie verso l’Ucraina partecipando alla raccolta di beni primari e fondi per supportare le popolazioni rifugiate, anche attraverso una Rete territoriale che l’Associazione ha in Romania e che ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento per gli aiuti umanitari alle popolazioni colpite dalla guerra.

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A Crevalcore abbiamo inoltre partecipato ad un incontro con il Comune e con le altre associazioni di volontariato, per fare il punto sulla situazione dell’emergenza. La Rete di Crevalcore vorrebbe collaborare nell’ambito della organizzazione delle azioni di accoglienza di mamme e bambini proponendo progetti di incontro e aggregazione presso la Sede, per dare loro la possibilità di poter avere momenti di socializzazione e supporto psicologico da parte nostra, organizzando anche attività laboratoriali e per il tempo libero soprattutto a favore dei bambini. Per partecipare al fondo per l’emergenza Ucraina, istituito da Semi di pace, è possibile utilizzare il seguente Conto corrente bancario n.20180 presso BCC ROMA AG.TARQUINIA IBAN IT 78V0832773290000000020180 INTESTATO AD ASSOCIAZIONE UMANITARIA SEMI DI PACE ODV CAUSALE PRO-UCRAINA e successivamente comunicarcelo nella mail seguente: emergenzaucraina@semidipace.org. Puoi sostenerci anche con il 5 per mille con il seguente codice fiscale 90030440565 SEMI DI PACE. Il 15 aprile alle 19,00 ci incontriamo in Sede per concordare le prossime attività territoriali, se vuoi conoscerci ti aspettiamo con gioia! Chiamaci per accordarci al tel. 335/6488584, Paola. Ti aspettiamo! Responsabile Rete di Crevalcore Semi di Pace Paola Lodi


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CENTRO DI ASCOLTO DELLE POVERTA’ DODICI MORELLI - FERRARA

Responsabile del progetto: Paolo Cugini Il centro di ascolto delle povertà di Dodici Morelli è l’orecchio sulle povertà delle località di Galeazza, Palata Pepoli, Bevilacqua e Dodici Morelli. Sono quattro comunità con una popolazione di circa 5000 abitanti, tra i quali circa 300 sono stranieri, di cui la maggior parte sono marocchini e pachistani. Indirizzo: Lo sportello, situato nei pressi della parrocchia di Dodici Morelli, in via Maestrola 4, 44045 Cento (FE), è aperto ogni due settimane a lunedì dalle 18 alle 19.

edifici abbandonati, che richiederebbero interventi, ma che vengono lasciati in uno stato di decadenza sempre a causa del fatto che nessun comune si sente responsabile della ristrutturazione dell’opera. L’altro aspetto importante che incide sulla situazione sociale del territorio è il processo di spopolamento in atto da circa trent’anni. Essendo comunità lontane dai servizi fondamentali come ospedali, scuole medie e superiori, supermercati e altro, le famiglie tendono a spostarsi verso i centri maggiori come Cento (FE), Crevalcore (BO), Finale Emilia (MO) e San Giovanni in Persiceto (BO). La conseguenza è Le operatrici del Centro d’ascolto sono: Chiara Ferioli la sensazione di vivere in un territorio che sta morendo e e Grazia Tassinari che ha un’alta percentuale di persone anziane, mentre i gioCollabora con le seguenti entità presenti sul territorio: vani, appena possono, tendono a spostarsi nei grand centri. 1. Caritas Diocesana 2. Comune di Crevalcore Descrizione del progetto: 3. Comune di Cento Il centro di ascolto delle povertà di Dodici Morelli, aper4. Osservatorio Interreligioso sulla Violen- to nel mese di aprile del 2021, è lo strumento pastorale za alle Donne (OIVD), con sede a Bologna, presidente: espressione della comunità cristiana che ha il compito di Paola Cavallari accogliere, ascoltare, orientare, avviare a prima soluzione, 5. Associazione Culturale Palata e dintor- prendersi carico e accompagnare le persone che vivono uno ni, con sede a Palata Pepoli (Crevalcore-BO), presidente: stato di disagio. Nei primi dieci mesi di attività abbiamo acRita Lamberti compagnato 20 persone, 3 singoli e 7 nuclei famigliari. Ab6. Associazione Semi di Pace, con sede a biamo pagato bollette, affitti, distribuito buoni per la speCrevalcore sa, farmacia e benzina per un totale di 4700 euro. Ci siam interfacciate con le amministrazioni comunali di Cento e Descrizione del territorio. Crevalcore per risolvere un paio di problemi burocratici. Le comunità di Palata Pepoli, Bevilacqua, Galeazza e Do- Realtà Giovanile. Sul nostro territorio sono presenti gruppi dici Morelli hanno come caratteristica peculiare di essere di preadolescenti e di adolescenti accompagnati della pasituate in un territorio di confine, tra Bologna e Ferrara. storale giovanile della zona. Durante l’anno vengono orQuesto aspetto incide notevolmente sia sulla situazione ganizzati momenti formativi e ricreativi. Anche i giovani sociale che infrastrutturale. Di fatto, diversi progetti che tendono a spostarsi verso i grandi centri citati sopra, sia richiederebbero interventi tempestivi, non ricevono ausi- per lo studio, che per le attività sportive e i divertimenti. In lio a causa della disputa tra i due comuni di Cento e di questi ultimi anni, a causa anche della situazione venutasi Crevalcore, ai quali fanno riferimento le quatto comunità a creare con il Covid, il disagio giovanile ha assunto aspetin questione. Il caso eclatante e scandaloso è la palestra ti allarmanti. Il disagio si manifesta nella difficoltà degli di Bevilacqua che da circa cinque anni è in via di realiz- adolescenti ad uscire di casa e alla conseguente crescente zazione, ma che subisce costanti arresti nei lavori a causa dipendenza dai social. dell’ambiguità delle due amministrazioni nella gestione degli appalti. Lo stesso discorso vale per le strade, o di

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L’Ucraina e la nostra umanità

A vedere le immagini e a leggere le cronache della guerra in Ucraina mi è venuta in mente una frase di una canzone di Vecchioni: “Difendi questa umanità, anche restasse un solo uomo”. Una semplice preghiera pensando a chi soffre, all’ipotesi di un allargamento del conflitto, allo spettro della guerra nucleare. Di fronti a questi scenari orribili, non possiamo che sentirci coinvolti e disgustati da tanta violenza. E qui potremmo parlare di tante cose: le sanzioni occidentali, la questione energetica, i massacri contro la popolazione civile, l’invio di armi in sostegno alla resistenza ucraina. Mi voglio soffermare però sull’aspetto che più sta rendendo onore all’Italia e all’Europa, e che ha maggiormente a che fare con l’essere umano: la mobilitazione della macchina dell’aiuto umanitario, dell’accoglienza di chi fugge, in primo luogo delle persone indifese. Di fronte a una popolazione in fuga non è scontato trovare braccia aperte: l’accoglienza richiede organizzazione, richiede risorse. Ma soprattutto richiede che le popolazioni dei Paesi che accolgono (Italia e Europa nel nostro caso) siano coinvolte nella causa. E lo siamo davvero: dai livelli politici a quelli più bassi, che sono poi quelli più veri, il coinvolgimento c’è ed è profondo. Anche nella nostra Cento abbiamo visto una grande mobilitazione: il Comune ha aperto uno sportello apposito, coordinando le azioni necessarie, cercando la disponibilità di alloggi; le parrocchie e le associazioni hanno promosso raccolte di generi umanitari; singole famiglie hanno ospitato i parenti delle loro badanti. Si dirà: di fronte a una catastrofe del genere è ovvio che ci mobilitiamo. In realtà non è così ovvio, anche perché non lo è sempre stato. Nel passato recente in Italia abbiamo spesso sentito parlare di “invasione” con riferimento al fenomeno dell’immigrazione (paragone che oggi suona più che mai stonato), mentre oggi i profughi ucraini che sono giunti in Italia sono già più numerosi degli

immigrati giunti in Italia lungo tutto il 2021: è la prova che l’Italia può e sa accogliere. Piuttosto andrebbe rilanciato un altro aspetto per rendere più efficaci sia l’accoglienza sia il sistema di difesa, e cioè l’aspetto europeo: di fronte a questi scenari di guerra molti si chiedono perché l’Europa non disponga di una vera politica estera comune. Ma spesso quelli che si meravigliano di questo sono gli stessi che non hanno mai voluto riconoscerlo: gli Stati europei, per poter creare davvero una difesa comune devono mettere in comune una parte della loro sovranità. Cosa che vari Stati e varie parti politiche non hanno mai voluto fare in nome del “sovranismo” . Allora servirebbe un po’ più di umiltà e di concretezza, e rendersi conto che certe scelte bisogna farle al di là delle ideologie. Come diceva David Sassoli, “il nazionalismo, che si fa ideologia e idolatria, produce virus”. Ripartiamo allora dall’unità dell’Europa. Ripartiamo da quel senso di umanità che ora ci unisce più che mai. Nonostante il pericolo e la distruzione, non ci manchi il coraggio di aiutare e di costruire. Nonostante il male più grande, non ci manchi la capacità ci intravedere il bene che c’è. Allora “proteggi questa umanità, anche restasse un solo uomo”: sia il nostro pensiero più vero, e la nostra preghiera, per il popolo ucraino. Mattia Franceschelli

ACCOGLIENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE La risposta dei consigli pastorali

Nei giorni scorsi si è riunito il Consiglio Pastorale delle 4 parrocchie per riflettere sulla delicata situazione venutasi a creare con la guerra della Russia in Ucraina, che ha provocato e continua a provocare la fuga di migliaia di famiglie. La Caritas di Bologna, oltre a raccogliere fondi per aiutare le famiglie in difficoltà, sta articolando l’accoglienza, collaborando con istituzioni civili presenti sul territorio. Nelle nostre quattro parrocchie abbiamo deciso che a Dodici Morelli e a Palata Pepoli è possibile ospitare una famiglia in ogni struttura. La decisione è poi stata discussa nei singoli consigli pastorali avvenuti alle fine di marzo. Si è deciso che si entrerà in contatto con la Caritas diocesana per mettere a disposizione queste due strutture, solamente quan-

do ci saranno 6-7 persone per ogni parrocchia che si renderanno disponibili ad accompagnare il progetto di accoglienza. Alcuni operatori della Caritas delle nostre parrocchie hanno partecipato all’incontro straordinario organizzato dalla Caritas diocesana e ci hanno spiegato che non basta mettere a disposizione una struttura, ma occorrono anche persone disponibili ad accompagnare il progetto. Siccome arrivano persone dall’Ucraina che non conoscono l’italiano e hanno perso tutto, occorre una disponibilità per accompagnare le persone nei vari ambiti della vita sociale: scuola, municipio, mercato, ecc. Il problema è che le nostre parrocchie sono piuttosto isolate e lontane dai centri con i servizi e, di conseguenza, occorre la disponibilità di persone con le macchine per gli spostamenti. Per questo, in questa prima fase, cerchiamo persone disponibili e più sono meglio è. Chi si rende disponibile ad accompagnare il progetto può entrare in contatto con me o con i riferenti Caritas delle parrocchie. Don Paolo

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UKRAINA: UN INCUBO CHIAMATO GUERRA Una storia fra le tante: il distacco e la separazione

Sembra ieri che durante una visita medica ad una Sig.ra anziana di Cento mi ritrovo una badante di nome Luba. “ Si vengo dalla Ukraina ed ho lasciato le mie due figlie. Vengo in Italia perché in Ukraina non ci sono prospettive di alcun genere. Non si lavora, c’è povertà, ci sono disagi e nel nostro nord est cominciano a fare guerra” . ( La guerra ufficialmente nel Dombass è iniziata nel 2014, ma altre donne ukraine che provenivano da Kharkiv mi dicevano

che vivevano in mezzo a battaglie e scaramucce nei quartieri fra Ukraini e Filorussi già dal 2010!). E la collaborazione con Luba è continuata nei mesi. Addirittura nel 2017 la figlia Giulia viene in Italia con il marito e poco dopo nasce Karolina ( che adesso ha 5 anni ). Le prospettive però non sono buone per la famiglia di Giulia qui in Italia e dopo pochi mesi hanno preferito tornare in Ukraina. Alla fine anche Luba aveva deciso di tornare in Ukraina avviando una attività in proprio. Ma il 24 febbraio 2022 è piombata la guerra, inaspettata, improvvisa e violenta. Già dopo pochi giorni si capiva che la Russia aveva innestato un processo di grande violenza, per cui tutti coloro fra Donne e bambini con un corridoio libero ( ben sapete che purtroppo molte città sono state “blindate”) si sono precipitate o allo sbaraglio o con un indirizzo preciso. Io avevo inviato ad alcune “ex badanti” un messaggio in cui mettevo a disposizione il mio appartamento di XII Morelli da pochissi-

mo libero. E Luba è stata la prima a rispondere. Per cui dopo alcuni giorni ci siamo messi in contatto in modo tale che, dopo un trasferimento a Leopoli ed un viaggio di un paio di giorni in pullman sono arrivate a Trieste. Da qui con il treno a Ferrara e poi le sono andato a prendere alla stazione di Ferrara. E adesso sono qui a XII Morelli, in un ambiente fatto da decine di persone con un cuore grandissimo e sempre in mano. E con una Caritas veramente sempre presente. Hanno avuto aiuto da tutti e loro stesse sono entusiaste di far parte di una comunità di Cristiani ( loro sono di rito Ortodosso ) e parlando con loro riconoscono un solo Dio. Quel Dio che ci dà la vita e che ci sprona a migliorare, donando la nostra vita per il prossimo. Il GRANDE DISTACCO con i parenti c’è e si sente ( il desiderio è quello di portare qui appena possibile anche il marito di Giulia), ma il nostro compito è quello di far superare loro la grande sensazione di isolamento e lontananza dagli affetti! Non devono essere “SPERDUTE”, ma legate con un grosso filo che va da XII MORELLI a KREMENCUK ( la loro città a 330 km a sud di Kiev). Viva la Pace!!! Antonio Gallerani

Emergenza Ucraina: l’accoglienza

Continua l’impegno della Caritas diocesana di Bologna, in coordinamento con Prefettura e Comune, per l’accoglienza temporanea, da parte di comunità parrocchiali o famiglie del territorio, dei nuclei familiari ucraini in fuga dalla guerra che non hanno potuto accedere ai Centri di accoglienza straordinaria (Cas). Sono oltre 150 le disponibilità raccolte per ospitare; si tratta di famiglie che generosamente aprono le porte di casa e mettono a disposizione un divano, una camera o una casa. Molte parrocchie stanno già accogliendo e stanno organizzando reti di famiglie che supportano chi accoglie direttamente in casa. Nel corso dell’ultimo consiglio pastorale di Dodici Morelli, Don Paolo ha proposto di aderire a questo progetto mettendo a disposizione l’appartamento della canonica o altra sala. La disponibilità dei locali però di per sé non basta, occorre la disponibilità e il coinvolgimento della comunità, diversamente non se ne fa nulla. Ognuno di noi è Caritas, ognuno di noi deve sentirsi chiamato ad aprirsi all’accoglienza mettendo a disposizione un po’ di tempo e un pò di energie per donarsi. Aprirsi, entrare in una relazione viva con queste persone. Che sono volti e storie, prima ancora che profughi. Che bello sarebbe riuscire in questo progetto! Sarebbe un segno distintivo forte dell’amore verso l’altro che ogni comunità cristiana è chiamata ad esprimere. Se qualcuno, e speriamo siano tanti, vorrà rendersi disponibile può rivolgersi al centro di ascolto Caritas nelle giornate di apertura o comunicarlo alla segreteria della parrocchia. Occorre infine ricordare, che sono già state tante le manifestazioni

di solidarietà e sostegno concreto arrivate alla Caritas Diocesana, tramite la raccolta fondi, tuttora aperta, per progetti di aiuto specifici da destinare quando si apriranno i canali diretti con l’Ucraina o i Paesi ospitanti. Il conto corrente è intestato a: Arcidiocesi di Bologna - Caritas diocesana Iban: IT94U0538702400000001449308 Causale: “Europa/Ucraina”. Chiara e Grazia

UKRAINA: UN INCUBO CHIAMATO GUERRA Una giovane famiglia Ucraina è “approdata” a Bevilacqua Una storia fra le tante: il distacco e la separazione

Alla soglia degli ottant’anni non avrei mai pensato di rivedere e di riascoltare quelle atrocità che sentivo raccontare quando ero bambino e che poi vedevo anche in filmati o fotografie quando ero in età scolare. Ora, da vecchio, purtroppo, rivedo in diretta, attraverso quegli infernali e insensibili mezzi di comunicazione che le nove tecnologie ci mettono a disposizione, le stesse sconvolgenti atrocità. Così a fine febbraio abbiamo incominciato a vedere interminabili file di persone che volevano fare provviste ai super-

mercati, file di persone che con zaino sulle spalle, trascinavano una valigia con una mano e con l’altra tenevano ben salda la mano di un piccolo bambino e file interminabili di auto che volevano uscire dalle città ucraine per mettersi al riparo dagli attacchi dei militari russi. Fra queste macchine probabilmente c’era la berlina WV che, dopo un viaggio di circa 1500 km. è arrivata a Cento il 7 marzo trasportando un papà di 32 anni, una mamma di 30 e due meravigliose bambine di tre e quattro anni. Il papà è invalido in quanto affetto da emofilia (per questo motivo ha potuto uscire dal suo paese) ha scelto di approdare a Cento in quanto un suo amico ucraino, affetto dello stesso disturbo, abita a Cento da circa 10 anni. Il suo amico però abita in un appartamento molto piccolo ed inadeguato per poterli accogliere tutti. Venuti a conoscenza della situazione, ci siamo offerti di accoglierli nella nostra famiglia in quanto le camere libere vengono occupate dalle famiglie dei nostri figli solo quando ci vengono a far visita. Direi che dopo un primo momento di timidezza da parte dei genitori, di stupore ed incredulità da parte delle due bimbe per l’affetto con il quale la nostra Mia (cane pastore tedesco femmina di tre anni) le ha accolte, le eccessive iniziali premure

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da parte nostra, in seguito poi la situazione si è normalizzata e la vita ha ripreso a trascorrere abbastanza normalmente. Non essendoci la famiglia stata assegnata da una associazione accreditata nel mondo del volontariato, abbiamo agito di nostra iniziativa facendoli registrare nel comune di Crevalcore, comune nel quale noi abitiamo, alle bimbe è stato assegnato subito il medico pediatra e ai genitori l’assistenza sanitaria. In seguito la piccola ha completato le vaccinazioni previste dalla nostra legislazione per l’entrata nel mondo scolastico. Purtroppo quella che sembrava essere una guerra di breve durata non si può ancora prevederne la fine, così altri profughi sono arrivati ed altre famiglie stanno facendo la nostra bella esperienza. Si sono incominciati a formare gruppi di famiglie ospitanti e, con il passa parola, cominciano ad esserci appartamenti che molto generosamente vengono messi a disposizione in maniera gratuita. Per fortuna che c’è l’iniziativa privata…. Proprio oggi, 09 Aprile, una generosa famiglia di Crevalcore ha concesso l’uso gratuito ai nostri ospiti di un bel appartamentino arredato in Crevalcore. Nei prossimi giorni completeremo l’arredamento di stoviglie e biancheria poi una nova famiglia si inserirà nel nostro comune. Speriamo che rimanga in loro quella voglia di vivere liberi e indipendenti che li ha fatti scappare da un mondo barbaro ed oppressivo. Carlo Malaguti


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Guerra Ucraina arrivata a Leopoli carovana di organizzazioni umanitarie italiane

Carichi carichi carichi , dentro di noi e dentro i pulmini…due i pulmini.. 1 ragazza, sei uomini consapevoli che questi tre giorni praticamente tutti nei mezzi avrebbero segnato le nostre forze e chissà che altro Dopo 13 ore di guida dall’ultimo lembo di Italia fino all’ultimo lembo di Polonia attraversando 4 stati nel cuore dell’Europa mangiamo furtivamente quello che ci siamo portati dall’Italia…scatolame, taralli, frutta, su un tavolino messo in un angolo stretto di una delle due camere a cui affideremo da lì a poco il nostro breve riposo prima di entrare in Ucraina. Molto prima dell’alba raggiungiamo quella linea tratteggiata che vediamo solo noi esseri umani che si chiama confine, gli uccelli per esempio migrano attraverso ogni anno seguendo il rito naturale delle cose …spostarsi senza chiedere. Noi invece, siamo esseri umani, e pur essendo arrivati alle 3,30 al di qua di quella linea tratteggiata riusciamo a muovere tutti e i 66 mezzi della carovana al di là di quella stessa linea tratteggiata non prima delle 8. Va bene, stanchezza, muscoli atrofizzati, pochissimo sonno, tanto freddo, e lunga burocrazia…che vuoi che sia In marcia, tutti assieme, come quegli uccelli migratori che ci volavano sopra domandandosi ma perché siete così voi esseri umani?...così come?... inutilmente complicati. Dicevo in marcia, facendo a zig Zag tra sacchi di sabbia e uomini con fucili entrambi infreddoliti…arriviamo tra pozzanghere di acqua e fango sparse come mine anticarro al centro Caritas di Leopoli. Improvvisamente appena scesi tutta quella stanchezza sparisce, e d’improvviso tutti a dare una mano a scaricare i pacchi, ordinarli, trasportarli al riparo dalle propabili pioggie… cibo, pannolini, medicine, saponi, e persino un liquido magico per la dialisi(avanzo di qualche corsia) sono diventati come per miracolo il collettore attorno al quale , più di 250 volontari si sono ritrovati senza il bisogno di doversi presentare. Eravamo tutti per lo stesso scopo, quello scopo finalmente si materializzava, e non avevamo bisogno di altro… immediatamente mi sono ricordato dei racconti di mio papà di quando giovane parti per Firenze in occasione dell’alluvione…si ritrovarono tantissimi attorno uno stesso scopo…esserci. Sciolta la catena umana ci spostiamo finalmente nel luogo della stazione di Leopoli dove l’umanità di gente sfrattata dalla guerra rumorosa nelle bombe scomoda nella sua cecità si ritrova tutti i giorni a tutte le ore. In quel luogo ho trovato una energia unica che aveva le sembianze della speranza e del dolore di aver lasciato praticamente tutto indietro senza alcuna possibilità di parola. Finalmente ci assegnano le famiglie che porteremo nei nostri mezzi. Una donna anziana disabile dagli occhi vispi e dalla lingua veloce e il suo gatto. Una mamma con i suoi tre figli, due piccoli e una quasi adolescente. Una mamma e il suo piccolino. Ci dividiamo viveri, carichiamo quel poco che hanno con se …è talmente poco che il baule stracarico dell’andata al ritorno quasi ha delle voragini. Partiamo appena in tempo, dietro gli allarmi(quotidiani) di incursioni aeree davanti la leggera ansia del coprifuoco che ci complicherebbe e non poco le cose. I nostri due pulmini si mettono in marcia verso quella stessa linea tratteggiata carica di stupida burocrazia che poche ore prima aveva messo a dura prova la nostra resistenza, ma che al ritorno ci vede molto ma molto ottimisti. Nulla di nulla, col nostro ottimismo ci friggiamo l’aria.Quella macchina incomprensibile costruita su quella linea tratteggiata chiamata confine, dopo 3

ore di attesa(o di prigionia) vede un verdetto atroce. La mamma che col figlioletto piccolo di sei anni, ha deciso di scappare dal dombas perché quel bum bum si era fatto pericolosissimo ha perso in questa corsa di sopravvivenza di cui non ha alcuna colpa, il suo stesso passaporto…. Nulla per i tutori impettiti della più stupida delle burocrazia, quella donna andava fatta scendere, e senza alcun mezzo di ritorno con un figlio piccolo col freddo che se ne frega delle burocrazie con un coprifuoco ormai scattato…dicevo quella donna e suo figlio devono tornarsene a Leopoli….COLPEVOLI DI AVER CORSO TALMENTE TANTO NELLA FUGA CHE IL PASSAPORTO (ALTRA FORMA DI STUPIDA BUROCRAZIA) NON REGGEVA IL LORO PASSO E SI È FERMATO CHISSÀ DOVE IN QUALCHE POZZANGHERA SCAVATA DA CHISSÀ QUALE BOMBA CHE CADENDO HA FATTO BUM BUM. Noi

non possiamo fare altro che renderle quel poco che aveva, aricchicchirlo di una coperta colorata che avevamo portato per loro nel viaggio di ritorno, 100€ nella speranza servissero a fare arrivare un taxi in pieno coprifuoco e un abbraccio a testa che aveva il confine del STIAMO MORENDO DENTRO PER NON AVER FATTO ABBASTANZA. Ripartiamo domandandoci tante tante tante cose, prima fra tutte domani quella donna e suo figlio…Suo figlio, appunto, svegliato da una mamma in lacrime, circondato dal freddo e da una soldatessa della sua stessa terra che lo riportava nella stessa terra dalla quale stavano cercando di strapparsi. Cosa si porterà nei ricordi, della sua testa quel figlio che vede sua madre piangere senza capire il perché…esattamente come gli uccelli migratori che passando sopra quella linea tratteggiata si domandano ma cosa stanno facendo quegli esseri umani, Perché fanno tutto questo? Sono stato figlio, e mentre guidavo e tutti gli altri dormivano mi sono chiesto da figlio, tutto questo… e ho ricavato un semplice NON SO. Al risveglio, siamo in Slovenia, che ha i tratti del Natale…decidiamo di fermarci per un cafe e forse per iniziare a conoscerci meglio con Natascia, la signora anziana deambulante che fortunatamente ci hanno lasciato. Appena esce dal pulmino mi guarda con quegli occhi vivi, e nella sua lingua mi fa capire benissimo che sia lei che Sofia la sua amatissima gattina apprezzano quel silenzio…non ci sono i suoni del Bum Bum che hanno circondato casa sua in questo mese. E da qui ci spiega che la sua gattina le ha salvato la vita, perché mentre lei dormiva è stata Sofia a svegliarla e dirle alzati che qui Bum Bum è vicino…è il momento di correre. E ha corso davvero Natasha, col suo deambulatore e Sofia al suo passo. Sono salve, Sofia dorme, Natasha parla tanto e impara tantissimo E soprattutto ci fa innamorare tutti e tre, Anzi tutti e quattro, don Mario compreso, di sua figlia migrata in Bielorussia col suo Giulio Cesare appena scoppiata la guerra nel Dombass nel 2014. Se non fosse stato per quel Giulio Cesare di mezzo il lieto fine di tutto questo sarebbe stato abbastanza promettente…amen .. non ci resterà che prenderci cura di lei e di Sofia…ma ho come l’impressione che sarà lei a prendersi cura di tutti noi. Con affetto Silvio

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GESÙ È RISORTO E CI PARLA

“Avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo”. Questa frase del capitolo 25 degli atti degli Apostoli, ci interroga oggi più che mai sul senso della nostra fede. Sul senso della vita di ogni uomo. Gesù è vivo o è morto? Questo è lo spartiacque della storia. Che lo si riconosca o meno. Non c’è divisione più lacerante di questa. Chi celebra la Pasqua è certo che Gesù, il Crocifisso, è vivo. “E’ risorto” ha detto l’angelo alle donne che 2000 anni fa corsero nel luogo del sepolcro. E’ ritornato in vita. E questa è la condizione che attende ognuno di noi. Non per i nostri meriti. Ma per l’infinito amore di quel Gesù che accettando la morte in croce ha permesso che ad ognuno di noi la parola morte non facesse più solamente paura ma che avesse un alone di speranza. Una speranza certa: la risurrezione. D’altronde, se il fine ultimo del vivere fosse il morire, se lo scopo della vita fosse venire dal nulla per tornare nel nulla, tanto vorrebbe non venire al mondo. E’ una questione di logica. Non di fede. Supportata dai racconti documentati di chi quel Gesù Risorto lo ha incontrato. E ha pranzato e cenato con lui. Le prime comunità cristiane si sono fortificate sulla testimonianza audace, esuberante, gene-

rosa fino al martirio, degli apostoli. Prima avviliti, paurosi, scoraggiati, rinchiusi in casa per paura e poi pronti a morire per annunciare ciò di cui erano stati partecipi: una presenza certa, in carne e ossa, Gesù. Insomma, credere nella Resurrezione non è esser creduloni ma avere una ragionevole certezza. Ecco quindi che la missione di ognuno di noi, che vien ad essere al tempo stesso una grande responsabilità, è quella di annunciare la gioia della Pasqua, la Risurrezione, a chiunque incontriamo. Una storia, che è il cuore della storia. Qualcuno, forse più di uno, probabilmente tanti, ci chiederanno dov’è ora quel Gesù, che cosa fa, perché tace di fronte ai crimini che stanno avvenendo in Ucraina. Il silenzio di Dio. Il suo non intervenire nelle vicende umane per risolvere ogni problema. Credo che la domanda si potrebbe facilmente ribaltare, cambiando prospettiva: è Dio che non parla o non siam forse noi che non siamo capaci, che non vogliamo ascoltarlo? Dio non sta in silenzio. Ci ha lasciato la sua Parola che continuamente parla al cuore di ogni persona di buona volontà. Questa credo sia anche la grande lezione che don Paolo ci ha portato in questo anno di presenza fra noi. Non abbiamo bisogno di porci mille domande. Cerchiamo piuttosto la sola risposta plausibile in quel libro della vita che ci è stato donato. Mettiamolo alla prova. Vediamo se in quelle pagine c’è la riposta ai nostri problemi. Alle nostre paure. Alle nostre fatiche. Sarebbe bello se questo lungo periodo di Pasqua fosse occasione per ricentrarci su ciò che veramente è importante nella nostra vita. Smettiamola di incolpare Dio di mutismo. Non attribuiamogli il vuoto del nostro cuore, non pretendiamo da Lui una parola plasmata sui nostri desideri. Guardiamo alla realtà dei fatti. Gesù, morto e Risorto, è qui fra noi pronto a parlarci e ad accompagnarci con il suo amore, per vivere una vita piena di gioia. Massimiliano Borghi

CAMMINANDO… IN QUARESIMA

Nel cammino quaresimale di quest’anno, lunedì 04 aprile 2022 a Dodici Morelli si è svolta, con la guida di Don Paolo, la celebrazione penitenziale incentrata sull’ascolto e meditazione di alcune letture. Un momento che, a mio avviso, ha coinvolto e portato le persone presenti ad interrogare sé stessi. È stato bello vedere in chiesa tanta partecipazione in un clima di ascolto, di silenzio intervallato dai canti del nostro coro parrocchiale. Meditare la Parola di Dio aiuta ad incontrare il proprio IO, a farci fare quell’esame di coscienza che troppe volte non facciamo. La cultura del benessere ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili al prossimo, ci fa vivere bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del provvisorio che porta all’indifferenza verso gli altri. Sono rimasto colpito da una frase che ha pronunciato Papa Francesco e che voglio condividere con voi: “La Quaresima è un cammino di conversione che ha come centro il cuore, che deve essere custodito perché non diventi una piazza dove vanno e vengono tutti tranne il Signore !Che il Signore ci insegni con la sua saggezza ad andare su questa via”. Sauro

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Papa Francesco pro umanità

Fra le caratteristiche che più contraddistinguono il mandato apostolico di Papa Francesco, non mancano la sollecitudine e la tempestività ad opporsi alle minacce contro l’umanità. In tante occasioni ha dimostrato di aver a cuore le sorti delle popolazioni che vivono situazioni di sofferenza, e ogni volta che è messa a rischio la sopravvivenza del genere umano. E’ d’uopo citare almeno due date in cui ha meravigliato i cittadini di tutto il mondo. Si tratta del 27 marzo 2020 e del 25 marzo 2022. Che cosa hanno in comune queste due date, oltre all’essersi verificate nel periodo quaresimale? Nella prima ha inteso sollecitare le coscienze dell’Umanità contro il progredire della pandemia che imperversava in quelle giornate, specie per la mancanza di un vaccino appropriato per arginare la malattia e le morti. Papa Francesco, ha sfidato la pioggia battente per attraversare piazza San Pietro e impartire la benedizione del Cristo in Croce. Nella seconda data ha voluto mettere in guardia tutta l’umanità circa le conseguenze della guerra in Ucraina, del rischio di un’eventuale degenerazione verso il nucleare, mediante l’affidamento al cuore di Maria della Russia e dell’Ucraina. In casi come questi la Chiesa mostra al mondo intero che è sempre pronta ad occuparsi e preoccuparsi delle profanazioni di quella cosa sacra che è “la vita” di tanti esseri umani. Il cristianesimo mostra la sua universalità inducendo i suoi praticanti ad interrogarsi su quello che è il più grande dono ricevuto da Dio. A noi mortali non resta

che avere cura di quel bene unico che è la vita e lottare per difenderla! Già, ma ciò significa impegnarsi per una cultura di pace: tutti, credenti e non credenti, senza eccezione alcuna. Il motivo per cui non si è mai sviluppata una vera concezione di pace ma solo una cultura di guerra, sta proprio nei narcisismi e nelle paranoie di taluni uomini di potere. Pertanto, può bastare un banale malinteso o un procurato equivoco per scatenare una guerra nucleare. Ebbene, è opportuno, che i cristiano-cattolici facciano sentire la loro voce a tutto il mondo, non solo tramite le vie della diplomazia, ma anche con opere umanitarie, come Papa

Francesco ci ha indicato! La Caritas si sta muovendo con tutte le sue potenzialità e con lodevoli iniziative; altrettanto encomiabile è l’intraprendenza della Croce Rossa internazionale. E’ opportuno chiedersi perché mai certi enti internazionali preposti alla non belligeranza (ONU) siano latitanti: ma questo è un altro discorso. Nell’attesa dell’evolversi degli eventi, non ci resta che invocare il Padre Eterno, onde evitare il peggio. Solo la meditazione cui ci induce la preghiera, può essere di aiuto a riscoprire l’essenza della vita umana. Lucio Garutti

LE OMELIE DELLE DONNE NELLA QUARESIMA DELLE NOSTRE COMUNITÀ

Tra le fondamentali considerazioni emerse nel contesto del Concilio Vaticano II (1962-1965), una delle più attuali in ambito ecclesiale e pastorale è senza dubbio quella riferita alla dignità, alla missione, ai compiti dei laici all’interno della Chiesa, alla cui organizzazione sono chiamati in quanto «partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo» (LG 31). Don Paolo ha deciso di dare un valore concreto alle parole del Concilio invitando alcune donne appartenenti alle parrocchie

di Dodici Morelli, Bevilacqua, Palata a prendere parte attiva alla celebrazione preparando le omelie delle messe del periodo di Quaresima. Quando mi è stata chiesta la disponibilità a prendere parte a questa iniziativa, mi sono sentita onorata dalla fiducia che Don Paolo ha dimostrato di avere nei miei confronti e, allo stesso tempo, ho sentito l’emozione data dalla consapevolezza di poter essere una delle protagoniste di quello che considero un vero e proprio “atto ecclesiale rivoluzionario”. Sono estremamente felice, infatti, che la Chiesa stia iniziando ad aprirsi sempre più alle enormi potenzialità racchiuse nelle figure dei laici e al contributo che, secondo i rispettivi carismi descritti da San Paolo, questi possono offrire nei vari ambiti di gestione e animazione delle celebrazioni eucaristiche. A questo si aggiunge anche la personale soddisfazione dovuta al fatto che Don Paolo abbia deciso di compiere questo atto di apertura partendo da noi donne, che in questa Quaresima siamo state invitate a condividere con le diverse comunità la nostra personale lettura del Vangelo, sentendoci così chiamate a un compito che ci ha permesso di esprimere le nostre storie, le nostre visioni, le nostre capacità e, appunto, i nostri rispettivi carismi. Alice Baraldi

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RITIRO QUARESIMALE A GALEAZZA

La seconda meditazione del Ritiro è stata un inno alla speranza e come ne abbiamo bisogno in questo tempo così tragico. Nella sua Prima Lettera Pietro afferma che con « la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, Dio ci ha fatto rinascere “per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” (1 Pt 1, 3.4). Ma cosa significa questa promessa di una speranza di vita nuova, di una speranza che si può definire eterna?

Non solo che essa va oltre la morte, ma che ci viene donata una qualità di vita diversa. Come Gesù, noi uomini possiamo vivere una vita divina, una vita cioè che ha l’impronta dell’amore di Dio per l’uomo: la disponibilità verso tutti, la capacità di perdonare, ….. Quando Gesù ha incontrato il male non è diventato cattivo, ma ha saputo assumere il male sopra di sé portandolo con sofferenza ma accompagnandola con il perdono (cfr. Fil 2, 6-8). Così anche noi potremo portare nel mondo qualche briciolo di bontà. Certo la vita di Gesù è terminata con una morte dolorosa e vergognosa, ma Dio lo ha risuscitato e quindi ha dato ragione a Lui e alla sua vita. La potenza della vita di Dio, dell’amore di Dio, ha trionfato sull’ingiustizia e sulla cattiveria degli uomini: è questa la speranza che ci viene data. La Pasqua è allora un invito a cambiare il modo di pensare e di valutare. Se ci apriamo alla speranza della vita di Dio, allora molte cose che comportano anche sofferenza diventano preziose e, come dice S. Paolo, la nostra vita sarà piena di «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5, 22).

LASCIARE ENTRARE IN NOI LA LUCE DI DIO

… nel ritiro spirituale a Galeazza di domenica 3 Aprile 2022 Un momento sempre speciale, di incontro intimo con Gesù, il ritiro spirituale che si è svolto a Galeazza domenica 03 aprile 2022. Una parentesi di SILENZIO dai rumori e dalla confusione della vita quotidiana. Per la meditazione della mattina Don Paolo ha scelto una pagina del Vangelo di Giovanni che racconta il colloquio tra Gesù e Nicodemo (GV 3, 1-21). Nicodemo, un anziano signore della legge e uomo autorevole, rimane scosso al vedere i segni compiuti da Gesù. Si sente inquieto, ha tanti dubbi così decide, di notte, di incontrare Gesù e interrogarlo. Nicodemo può rappresentare noi cristiani di oggi, in cerca di un’esperienza religiosa che ci scalda il cuore dopo periodi di sofferenza, di delusione e di stanchezza. Lasciare che l’amore di Dio, che ha inviato Gesù per salvarci, entri in noi e ci aiuti a vedere le cose con la luce vera e non con le tenebre, è la strada giusta da seguire.

Nella nostra vita cristiana tante volte ci fermiamo come Nicodemo, non sappiamo il passo da fare, non sappiamo come farlo o non abbiamo la fiducia in Dio per fare questo passo e lasciare entrare lo Spirito. Non può esistere una relazione autentica con Dio se non abbandoniamo una vita

centrata esclusivamente su noi stessi, sulle nostre certezze e abitudini. Nascere di nuovo è lasciare che lo Spirito entri in noi e che sia Lui a guidarci nella piena libertà. Barbara

LETTURA DEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

Circa sei mesi fa è arrivato il primo invito a partecipare alla lettura commentata degli Atti degli Apostoli. Un’occasione da non perdere per imparare quanto avrei dovuto apprendere tanti anni fa, ma non si dà mai abbastanza importanza alla vita di fede. Alle persone della mia generazione non hanno insegnato a leggere le Scritture e, se proprio lo si fa, è solo in senso letterale senza contesto, cioè senza capire da dove derivano i concetti espressi.

E così, con la guida di don Paolo, è stato bello scoprire gli “Atti degli Apostoli” di solito un po’ trascurati. Dal punto di vista umano è stato interessante confrontare le discussioni interne alle prime comunità cristiane con le nostre. Degni di nota anche il metodo e la potenza della predicazione di San Paolo. Marcella, Castelnuovo Sotto-RE

I martedì dello studio biblico Nel mese di aprile si è concluso il nostro cammino dello studio biblico degli Atti degli Apostoli sulle orme di un cammino ben più impegnativo intrapreso da Paolo di Tarso. Grazie a questi incontri settimanali sono venuta a conoscenza della figura di

Paolo a cui viene riconosciuta la funzione di evangelizzatore. Ciò che più mi ha colpito è il suo infaticabile viaggio missionario che ha toccato diversi paesi dell’Impero, dove è riuscito a convertire gruppi di differenti origini culturali. È riuscito a dare

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a questi diversi popoli un’identità comune perché il messaggio di Gesù, da lui divulgato, è destinato a tutti, la salvezza è per tutti nella fede in Gesù. Rita Ardizzoni


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Un viaggio tra gli Atti degli Apostoli Don Paolo ci ha accompagnato, da ottobre ad aprile, in un viaggio attraverso gli Atti degli Apostoli, come se insieme ci fossimo potuti addentrare all’interno delle prime comunità cristiane, dalla Palestina fino ad arrivare alle coste del Mediterraneo. Una predicazione aperta a tutti, dedicata a tutti, bastava soltanto il desiderio di ascoltare. Come i frati predicatori si servivano delle piazze per incontrare il maggior numero di persone interessate, incuriosite, desiderose di approfondire nella semplicità, per noi la piazza della predicazione è stata una piattaforma web, dove abbiamo potuto ascoltare don Paolo. Le esigenze contingenti dovute alla pandemia hanno concesso le modalità più fruibili e creative per tenerci in contatto e conoscere cose nuove, come anche la Parola di Dio. Preziosa e bellissima occasione!! Questo ci ha permesso di essere numerosi e partecipi allo stesso tempo. Un’opportunità che ha arricchito non solo le nostre conoscenze in merito alla Scrittura, in particolare alle prime comunità cristiane e San Paolo, grazie alle meditazioni di don Paolo, ma ci ha anche permesso di arricchirci a vicenda con il confronto reciproco e con lo

scambio di osservazioni che sono nate dalla lettura e dall’ascolto. Questo percorso ci ha portato a riflettere sulla concreta ed attuale realtà delle nostre comunità e di una Chiesa che vive difficoltà profonde e complesse. La lettura e il commento di questo libro del Nuovo Testamento ci ha stimolato a prendere atto della necessità di portare la nostra creatività all’interno delle comunità, anche là dove è più difficile. Ogni vita vissuta nell’annuncio del Vangelo, ovunque sia il contesto in cui possiamo sperimentarla, è testimonianza. Così come siamo, nella nostra semplicità, in quanto cristiani, parte di qualcosa di grande, anche se sentiamo che si sta sgretolando. La condivisione di questo percorso ci ha dato la possibilità di sentirci parte di un gruppo che cammina insieme, che cerca, che prova a metterci del suo nel cammino cristiano della propria vita e della propria comunità. Lasciamoci guidare da chi all’inizio del cammino cristiano è partito, lasciamoci motivare dalla perseveranza e dalla forza di coloro che hanno continuato a viaggiare, senza mollare, di fronte a situazioni difficilissime: ostacoli, persecuzioni, viaggi pericolosi. Teniamo presente, con forza, la capacità di condivisione delle prime comunità, perché possa continuare a motivare ciascuno di noi anche di fronte alle difficoltà e alle fragilità della Chiesa di oggi. Cecilia e Giorgia

(Da) gli Atti degli apostoli Al termine dello studio biblico sul libro “Gli Atti degli apostoli” mi rendo conto che c’è un limite nelle modalità con cui la liturgia ci propone l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio: utilizzando parti del testo utili per richiamare un insegnamento o un evento e concatenarlo con altri testi non si percepisce l’impostazione globale del libro, perché è stato tramandato e quale importanza ha nella Bibbia - Parola di Dio. Per questo motivo serve leggere per intero nella sua completezza i libri della Bibbia, capire come Dio ha parlato alle persone in quel preciso

momento storico, conoscere il genere letterario utilizzato, per sfrondarlo di quegli elementi legati al periodo culturale e adattare il testo alla nostra realtà che stiamo vivendo nel presente, perché Dio continua a parlarci adesso e sempre indipendentemente dalla nostra volontà: a noi cristiani il compito di percepire le sue parole. Per me è stato molto utile leggere per intero il libro degli Atti anche se a volte poco interessante o stimolante; mi ha aiutato molto e aperto la mente la lettura personale integrale dei quattro vangeli che ho avuto modo e tempo di fare in un momento di ritiro in un ambiente isolato ad

inizio anno. Auspico che si diffonda nelle nostre comunità l’iniziativa di lettura pubblica integrale dei libri della Bibbia.

LA PAROLA DI DIO SI DIFFONDE

Martedì 5 aprile abbiamo terminato lo studio biblico sul libro “Gli Atti degli Apostoli”, guidato da Don Paolo. Il libro, fino all’ultimo capitolo non mi aveva particolarmente colpito, lo vedevo come la raccolta di fatti storici e di racconti accaduti in quell’epoca, più o meno dimostrabili. Luca narra nella prima parte del libro la vita degli Apostoli dopo la morte di Gesù, e nella seconda parte la vita di San Paolo. Non riuscivo a capire il significato del libro fino all’ultima serata di studio quando, grazie all’aiuto di alcune “chiavi di letture” date da Don Paolo Cugini, forse sono riuscito a cogliere il senso del testo. A mio avviso il messaggio che il testo vuole darci è il “passaggio di testimone” che avviene fra i primi Apostoli, quelli che avevano vissuto con Gesù, avevano visto le

sue opere, erano stati testimoni della resurrezione di Gesù, e San Paolo che non aveva vissuto con Gesù , non lo aveva conosciuto, anzi dopo la morte di Gesù era stato un accanito persecutore dei suoi discepoli. Dio non abbandona Paolo, lo vuole e Gesù gli appare, lo sconvolge e lo converte, facendolo diventare il suo nuovo “Apostolo”, colui che divulgherà la Parola di Dio a tutti. Ecco il messaggio che Luca vuole darci negli Atti degli Apostoli è questo: la Parola di Dio si diffonde e continua a crescere per mezzo dello Spirito Santo attraverso tutti gli uomini che sanno accogliere Gesù e mettono in pratica la sua Parola, come ha fatto San Paolo. Gli “Atti degli Apostoli” diventano l’anello di congiunzione fra il passato e il nuovo, a conferma che la Parola di Dio non muore con gli uomini ma continua a diffondersi di generazione in generazione. Brunino

Lettura degli ATTI DEGLI APOSTOLI Un appuntamento per noi caro al martedì sera guidato da Don Paolo Cugini, sulla lettura e commento degli Atti degli Apostoli in compagnia virtuale di tante persone con cui condividiamo la stessa passione per la Parola. L’iniziativa di leggere in modo continuativo l’intero libro degli Atti è stata fruttuosa perché • ci ha sostenuto in un impegno di fedeltà settimanale, da soli a volte ci si scoraggia... • offerta una lettura d’insieme del testo e poi pillole settimanali suddivise (1 o 2 cap alla volta ) • contestualizzazione, anche dal punto di vista filosofico, che offre una migliore comprensio-

ne del senso di lettura e delle tradizioni • ci ha fatto gustare l’energia e l’entusiasmo delle prime Comunità, infondendo speranza nel farcela anche noi. Il format dell’incontro on line è stato perfetto • per il momento storico in cui l’ha proposto • ha permesso a tutti di poterlo seguire • non c’è stato un limite geografico, stagionale, di spazi, ecc • nel gruppo allargato si è sconfinato dagli angusti limiti della Parrocchia • possibilità di ascoltare esperienze di diversa

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estrazione e provenienza • l’impeccabile puntualità ed il rigore. Il tempo di un’ora ( alla sera ) è quello giusto. Mai ha sforato ed annoiato chi era all’ascolto. •L’incontro online, non impedisce l’eventuale convivenza in presenza per il futuro Per queste e tante altre ragioni, ci sentiamo un po’ svuotati da questo edificante appuntamento ma trepidanti per la nuova ed impegnativa proposta della lettura continuata del Vangelo di Giovanni. Grazie. Grazie. Grazie! Loredana, Camposanto (Modena)


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Lo spirito (lo stile) di Estate Ragazzi

Giornata a Galeazza (Dodici Morelli), luoghi nel verde (Bevilacqua e Palata Pepoli) GITE DODICI MORELLI – BEVILACQUA: Mantova, Lago delle Ninfe PLATA PEPOLI: Ravenna, Albering

Venerdì 8 aprile, presso il salone parrocchiale di Dodici Morelli è avvenuto l’incontro di presentazione di ER 2022 con i genitori delle 4 parrocchie. Dopo aver sottolineato quattro punti fondamentali che ispirano il progetto di matrice cristiani, prendendo come riferimento alcuni brani del Nuovo Testamento, abbiamo presentato il progetto che stiamo costruendo assieme ai ragazzi delle superiori. • Siamo una comunità cristiana che si prende cura dei piccoli Mt 10, 1316. • Siamo una comunità: le caratteristiche della comunità cristiana: At 2,42 • Tutto è gratuito Mt 10,8 (8 ore al giorno per 5 giorni). • Una comunità è come una famiglia: funziona quando tutti partecipano (meno pretese, più coinvolgimento personale) • Ciò significa che un genitore viene ad ER 2022 non solo per portare il proprio figlio, ma anche per collaborare alla riuscita del progetto. Non si viene ad ER 2022 ad esigere dei servizi, ma a collaborare perché il progetto venga bene. • Tutto è gratuito e nessuno ci guadagna niente. È bene ricordare questo aspetto, per evitare equivoci e pretesa. Tra tutti coloro che lavorano a ER (animatori, cuochi, servizio di pulizie, sorveglianza, ecc.) non c’è nessuno che guadagna un salario o un compenso: è tutto gratis! È bene ricordarsi di questo aspetto, prima di venire a reclamare con delle pretese: vieni con un fiorellino e, soprattutto, vieni a collaborare, grazie. Alcuni brani del Nuovo Testamento che fondano le scelte di ER 2022 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. (Mc 10, 13-14). Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. 43Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. (Atti 2,42s). Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10,8). 44Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; 45vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascu-

ISCRIZIONI ER 2022 Costo settimanale: 30 + 25 del pasto (quattro giorni escluso gita). Pranzo e due merende). Nei 30 sono inclusi i costi dell’assicurazione. Le gite non sono incluse, ma vengono pagate a parte. Importante: al momento dell’iscrizione si scelgono (Atti 2,44s). no i laboratori che i bambini desiderano fare per ogni settimana. Una volta scelto il laboratorio, STRUTTURA ESTATE RAGAZZI non può essere cambiato. 2022 Gite: Mantova, Ravenna, Lago delle Ninfe, AlbeQuest’anno abbiamo pensato di strut- ring turare il percorso di Estate Ragazzi in modo tale da rispettare la proposta Le iscrizioni per ESTATE RAGAZZI 2022 sarandella pastorale giovanile della dioce- no nelle seguenti date: si di Bologna che spalma il percorso durante quattro settimane. ESTATE RAGAZZI a DODICI MORELLI: sabaIl percorso estio per i bambini coprirà to 7 MAGGIO 9-12; 15.18 presso segreteria parcirca due mesi con due modalità dif- rocchiale ferenti: Estate Ragazzi e Restate Ra- ESTATE RAGAZZI a BEVILACQUA: sabato 7 gazzi. MAGGIO 9-12; 15.18 presso l’oratorio Tenendo conto delle nostre realtà parrocchiali abbiamo pensato questo itinerario: ESTATE RAGAZZI 2022 O R A RIO 8-16,30 con pranzo incluso PRIMA SETTIMANA 6-10 giugno: solo con gli animatori Con i bambini: SECONDA E TERZA SETTIMANA 13-24 giugno: in contemporanea a Dodici Morelli e Bevilacqua QUARTA E QUINTA SETTIMANA 27 giugno-8 luglio: Palata Pepoli

ESTATE RAGAZZI a PALATA PEPOLI: sabato 21 MAGGIO 9-12; 15-18 presso l’oratorio È possibile scaricare il modulo d’iscrizione dal blog e consegnarlo firmato (appena sarà inserito nel blog vi daremo l’annuncio)

Terminato il cammino di Estate Ra- NOTA BENE gazzi aprirà: • I genitori non entrano negli spaRESTATE RAGAZZI: 11-29 luglio a zi di ER Palata Pepoli (gestito dall’associazio• Non ci sarà alcun tipo di rimne Palata e dintorni…) e dodici Mo- borso relli (gestito dalla parrocchia). • I bambini e gli animatori partecipano a ER 2022 senza il cellulare. In caso di neGiornata tipo cessità potete entrare in contatto con i responsabili • Accoglienza di ogni parrocchia. Vi forniremo i numeri prima • Momento di spiritualità dell’inizio. • Scenetta sul tema di ER • Inno INCOTRI CON GLI ADULTI CHE DESIDERA• Merenda NO AIUTARE DURANTE ER 2022 • Gioco • Pranzo DODICI MORELLI: martedì 19 aprile ore 21 in • Laboratori del pomeriggio oratorio • Gioco BEVILACQUA: mercoledì 20 aprile ore 21 cin • Merenda oratorio PALATA PEPOLI: giovedì 21 aprile ore 21 in oraSettimana tipo torio Gita settimanale

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ESTATE RAGAZZI 2022• INCONTRO 27 MARZO Continua il lavoro di costruzione di ER 2022. Questa è la novità più importante di quest’anno: lo stiamo costruendo insieme. Il primo momento, come sempre, è quello formativo. Abbiamo riflettuto sul tema della costruzione dell’identità dell’adolescente, prendendola da due prospettiva diverse. La prima, quella biblica, che sostiene l’idea di un progetto di Dio per ogni persona, progetto che va scoperto, proprio nel periodo dell’adolescenza e della gioventù. L’altra prospettiva, quella filosofica, sostiene che l’identità è un processo di riconoscimento sociale, che dipende dal giudizio che ci danno gli altri. Tutte e due le prospettive possono aiutarci in questo cammino. Nel secondo momento ci siamo divisi in gruppi per rispondere ad alcune domande e scegliere le gite da fare durante le settimane di ER. Infine, abbiamo cercato d’individuare i settori che necessitano di un coordinazione da parte dei ragazzi. Prima parte Momento di spiritualità Tema: identità Scambio d’idee: che cos’è l’identità? Come avviene il processo di formazione della nostra identità? Canto iniziale: prodigio Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni”. Risposi: “Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane”. Ma il Signore mi disse: “Non dire: “Sono giovane”.

Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò (Ger 1,4-6). Identità: Umberto Galimberti (filosofo) L’identità è il frutto del riconoscimento. L’identità ce la danno gli altri. Occorre creare delle figure di riconoscimento Creazioni di luoghi in cui il figlio può essere riconosciuto L’io muta con il tempo L’io è lo pseudonimo di tanti moti d’animo. L’io è il percorso della nostra esistenza Seconda parte: lavori di gruppo: domande e risposte Quali sono i fattori che rendono ER un’esperienza bella? I giochi, laboratori, amicizie, educare i bambini, i sorrisi, le attività, giocare in compagnia, stare insieme, sperimentare nuove attività, sapersi mettere in gioco, collaborazione tra animatori, gite. Quali sono i fattori che rendono ER un’esperienza negativa, da dimenticare? I momenti di preghiera, il caldo, i pochi momenti di gioco libero, incompetenza, competitività, momento spirituale, i litigi tra gli animatori, disorganizzazione, i genitori che commentano, gli animatori che considerano pochi i bambini, isolarsi, litigare, non trovarsi bene nei laboratori, sono troppo limitati i giochi d’acqua. Terza parte Coordinatori di laboratori: a che punto siamo? Cosa serve? • Individuare il luogo • Lista del materiale necessario • Una bozza di progetto dove vengono scritti gli obiettivi del laboratorio e le attività

Iniziata la preparazione a Estate Ragazzi Più di quaranta ragazzi dei primi tre anni delle superiori delle 4 parrocchie si sono trovati domenica 20 marzo nel pomeriggio presso l’oratorio di Bevilacqua per iniziare a preparare ER 2022. Dopo aver riflettuto sul contesto nel quale ci troviamo, segnato da due anni di pandemia, dalla guerra in Ucraina e dal territorio segnato da un processo di spopolamento, ci siamo confrontati sulle nostre motivazioni a riguardo di ER 2022. Poi è iniziato il lavoro di strutturazione del progetto, individuando i laboratori e le équipes di lavoro. Continueremo la costruzione del progetto ER 2022 domenica prossima 27 marzo alle ore 19 presso l’oratorio di Dodici Morelli.

GITA A PADOVA: LUNEDI 25 APRILE

La gita è rivolta ai 2009 delle 4 parrocchie

Partenza. Ore 8,30 davanti alla chiesa di Dodici Morelli Costo 25 euro se siamo almeno in 20, altrimenti il prezzo cresce Ritorno previsto per le ore 20 Iscrizioni sabato 16 aprile dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Mercoledì 20 dalle 9 alle 12 16


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ADOLESCENZA E AFFETTIVITA’: PARLIAMONE INSIEME Molto interessante e ricco di spunti l’incontro di domenica 10 aprile al pomeriggio presso l’oratorio di Dodici Morelli con gli animatori di ER 2022. A condividere il cammino c’era con noi la pediatra e sessuologa Elena Ferrari, che sin dall’inizio ci ha ricordato he l’affettività ci accompagna tuta la vita. È difficile incontrare qualcuno durante la vita – ci ha ricordato Elena - che c’insegni ad avere belle relazioni”. Le persone felici sono persone che hanno delle belle relazioni, che hanno dedicato tempo a curare le relazioni. Per questo, il dramma peggiore avvenuto durante la pandemia è da individuare nel fatto che diverse persone sono morte nel più totale isolamento, senza la compagnia di parenti e amici.

Nel cammino verso la maturità, che è il cammino che dall’adolescenza ci porta verso l’età adulta passando per la giovinezza, è importante capire chi siamo per poi riuscire a capire chi ci piace, verso chi desideriamo dirigere le nostre attenzioni. Solo in questo percorso di maturazione potremo renderci conto che: “l’amore esige l’accettazione dell’altro così com’è”. È sempre in questo cammino che dobbiamo imparare a fare la pace con i nostri limiti, valorizzare le cose belle che scopriamo di noi. Solo così potremo scoprire che la sessualità e l’affettività sono le cose più belle che il Signore ci ha dato. I lavori di gruppo hanno completato il pomeriggio. L’idea è quella di continuare la chiacchierata con Elena il prossimo mese.

DIALOGO DEI GENITORI CON LA SESSUOLOGA E PEDIATRA ELENA FERRARI GIOVEDI 28 APRILE ORE 20,30 A DODICI MORELLI

PROSSIMO INCONTRI FORMATIVI

2010: Domenica 24 aprile ore 20 a Bevilacqua 2009: Sabato 30 aprile ore 20 a Palata Pepoli Superiori: sabato 23 aprile ore 20 a Dodici Morelli

Molto positivo è stato l’incontro di ieri pomeriggio con i ragazzi e le ragazze che stanno facendo un percorso formativo per essere animatori di Estate Ragazzi 2022. Abbiamo parlato di affettività nella vita degli adolescenti con la sessuologa e pediatra Elena Ferrari di Reggio Emilia. Prima di continuare il discorso abbiamo concordato che Elena un incontro in cui dialoghiamo con i genitori per pensare insieme la proposta formativa sul tema dell’affettività e sessualità. Percorso che vorrei proporre anche ai ragazzi/ di prima e seconda media, in due momenti differenti. Per questo sarebbe importante esserci Giovedì 28 aprile alle ore 20,30 nel teatro di Dodici Morelli.

Incontro con i capi scout

Incontro 2009 a Bevilaqua

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Incontro dei 2010 delle quattro parrocchie


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BABY GANG:UNA REALTÀ PREOCCUPANTE

Le chiamano baby gang, in italiano, bande giovanili. Fino a qualche tempo fa se ne sentiva parlare nei notiziari ma, ormai, il fenomeno si sta via via diffondendo anche nei piccoli centri, dove esistono poli d’aggregazione, istituti scolastici ecc. Problematica, questa, amplificata dallo spirito di emulazione che trova ispirazione attraverso i social e da un lungo periodo di “reclusione” causata dal diffondersi del Covid. L’esperienza professionale, nella cittadina dove presto servizio, mi ha fatto conoscere più da vicino questa realtà. Non passa giorno senza che arrivino chiamate da parte di cittadini, commercianti, ecc. preoccupati e impauriti che chiedono l’intervento delle forze dell’ordine. Carabinieri, Polizia e Polizia Locale, quotidianamente, intervengono su risse, aggressioni e quant’altro che hanno come soggetti i giovani, spesso minorenni. Qualche giorno fa, ad esempio, nel piazzale di un noto marchio che si occupa d’intrattenimento per giovani, una semplice spallata si è trasformata in una rissa; un vero e proprio regolamento di conti, con spranghe e pugni e il conseguente ferimento di un ragazzo medicato al pronto soccorso. La sera prima in un locale di una nota catena di ristorazione, frequentata da famiglie e giovani, si è scatenata una rissa fra un gruppo di ragazzi, degenerata con lancio di vassoi ed altro, costringendo le famiglie presenti a uscire con i figli piccoli impauriti e in lacrime. Come sono formate queste baby gang? Da gruppi di ragazzi, prevalentemente stranieri, qualche giovane italiano e con la presenza, sempre più consueta, di ragazze italiane. Queste risse, sovente, nascondono ben altri “commerci” quali: spaccio di droga, furti nei centri commerciali, aggressioni alle persone anziane e il controllo del territorio. Di chi sono le responsabilità? Non mancano da questo punto di vista coloro i quali hanno certezze assolute, che hanno la verità in tasca e quindi, comodamente seduti davanti ad una tastiera, mettono all’indice i responsabili: la famiglia, la scuola, la società, i Sindaci che non sanno essere “sceriffi”, le forze dell’ordine che non sono in grado di intervenire; per poi, come nel gioco dell’oca, si ricomincia: famiglia, scuola ecc. Si è, a mio avviso, costruito, alcuni lustri fa, un modello di società basato sulle concentrazioni verso i paesi più grandi, dove maggiore è l’offerta di luoghi d’aggregazione, privati o pubblici, poli scolastici con il conseguente svuotamento dei piccoli paesi, dove si sono, nel tempo, chiusi i luoghi di incontro come:

gli oratori nelle parrocchie, le scuole nelle frazioni, favorendo, di fatto, il pendolarismo e la concentrazione di tanti ragazzi nei centri più grandi, formando così piccole “cittadelle”, senza ordine e controllo. A ciò va aggiunto un modello di integrazione che presenta tutti i suoi limiti. Si diceva all’inizio che queste baby gang sono spesso formate da giovani stranieri, nati in Italia, la terza generazione per intenderci, che hanno difficoltà ad amalgamarsi e non trovano dall’altra parte la giusta attenzione. Le forze dell’ordine? Sono nella condizione di impotenza poiché, spesso, si tratta di minorenni i quali, prontamente, rispondono dicendo:” io sono minorenne e non mi puoi fare niente”. Sono pronti a filmare ogni azione, con i genitori schierati al loro fianco, senza se e senza ma. Pericoloso è il bullo, il capo-branco, che si fa grosso affrontando le forze dell’ordine, così da dimostrare al branco chi comanda. Ritengo, in conclusione, positivo il messaggio delle nostre quattro parrocchie: rilanciare gli oratori! Un importante investimento e un segnale, luoghi di piccole dimensioni dove poter studiare, svagarsi e socializzare. Nessuno ha la verità in tasca e spesso sono le piccole cose a favorire i cambiamenti. Concludo con una citazione di Madre Teresa di Calcutta che dice: “Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore.” Giulio Bedendi

QUANDO MADRE TERRA CHIEDE AIUTO, RIUSCIAMO A SENTIRLA?

Il giorno 04. 02. 2022 è stata emessa un’ordinanza del sindaco del comune di Crevalcore, avente come oggetto: INCONVENIENTE IGIENICO SANITARIO. L’area interessata si trova a Bevilacqua, frazione di Crevalcore. Il tutto è partito con una segnalazione sulla presenza di un liquido scuro e maleodorante che si immetteva nel canale di bonifica denominato:

collettore delle acque basse di destra, lasciando una scia evidente di colore scuro e schiuma bianca, in particolare nel punto di immissione. I responsabili sono stati individuati dagli enti preposti, invitandoli a procedere alla Bonifica dei Fossi di campagna interessati. Ma come diceva mio nonno, si chiude la stalla quando i buoi sono scappati. Visto che purtroppo non è la prima volta che queste cose succedono nel nostro territorio, nello specifico parlo di Bevilacqua e Palata Pepoli, due frazioni di Crevalcore molto vicine una all’altra, le quali ospitano impianti importanti adibiti allo stoccaggio e trasformazione di materiali ritenuti di scarto. Una riflessione su questi fatti accaduti nel 2020. 2021.2022 è dovuta. Dobbiamo con-

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siderare che la nostra terra è indifesa ed è compito di noi umani di proteggerla, non di stuprarla. Mi auspico che i nostri amministratori locali preposti a vigilare, aumentino i controlli al fine di evitare queste piccole catastrofi che sommate diventano enormi. Giancarlo Balboni


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sociopolitica

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Con guerra e pandemia Dio se n’è andato via… Stiamo vivendo un tempo in cui il monoteismo cristiano e la sua forma cattolica stanno attraversando una profonda crisi. Il cattolicesimo cerca di sopravvivere alle bastonate di pandemia e ora della guerra in Ucraina, riproponendo una mistura di emozioni/ poetiche e religione per far fronte ad una vera e propria dissonanza cognitiva con la realtà. La preghiera è la forma “tipica” di una religione. Come preghi esprimi cosa credi. Lex orandi statuat legem credendi. Sia l’Arcivescovo di Napoli che il Papa pregano, pregano, pregano. Consacrano, consacrano, consacrano. Ma mi chiedo: tutto questo Kyrie eleison, Perdonaci, Abbi pietà ... che senso ha? Ma Dio non sa già tutto questo e non vuole già il nostro bene? A parole lo diciamo, ma nei nostri pensieri e nelle nostre orazioni, lo neghiamo. Allora, mi chiedo, perché esprimersi così? Mi si dice: Perché la preghiera rivela il nostro malessere. Ma a chi? A Dio o a noi? Perché esprime la protesta contro il male. Ma a chi è rivolta questa protesta? A Dio o a noi stessi? In tutte queste litanie – già iniziate al tempo della Pandemia e ora proseguono – c’è un Elefante nella Chiesa di cui non si vuole parlare. Cioè… “DIO”. Continuiamo a pregare e a scrivere poesie come se 2000 anni di cristianesimo non fossero passati. Cosa direste voi a un tizio che incontrate ogni mattino fuori della sua casa in ginocchio verso oriente? “Cosa stai facendo lì?” – gli chiediamo – ed egli vi risponde: “Sto pregando il Sole perché sorga”. Convinto che la sua preghiera è efficace, poiché si è reso conto che “ogni” giorno – poiché così ha pregato – il Sole di fatto sorge. La sua fede è ferma più che mai in questa sua convinzione. Poiché prega… il Sole sorge. Così anche noi quando preghiamo Dio perché faccia smettere la guerra, perché intervenga a togliere la pandemia, perché ci perdoni dato che siamo cattivi con il nostro prossimo. Siamo convinti che solo pregando “così”, Dio farà smettere la guerra, toglierà la pandemia e ci renderà buoni. Ma se Dio è per sua “natura” buono (Dio è amore), non potrà non amarci “sempre” e “comunque”. Come il Sole non può non sorgere ogni giorno - e non perché mi auguro che sorga -, così Dio mi ama e vuole sempre il mio bene. E allora – ecco la domanda essenziale – perché “questo” Dio, che è buono per sua natura, non fa nulla? Risposta, anche questa essenziale: Dio “non” risponde e “mai” risponderà al tuo e nostro posto. Dunque a questa preghiera “non risponderà mai”, non perché non vuole rispondere (chissà per quale motivo…) ma non risponde per necessità interna, potremmo dire. Come Dio non può far sì che il vero sia falso, che 5+2 non sia 7, così Dio non può far sì che la sua “onni-potenza” (in tedesco: Allmächtig) sia esercitata come fosse una “mono-potenza” (in te-

desco: Allein-mächtig), potente da solo. La potenza di Dio è essenzialmente un “rendere potenti” le creature ad amare, volersi bene gli uni gli altri, ad essere ciò per cui sono create. Realizzare se stessi e fiorire. Questa è la potenza che si attribuisce a Dio. E noi che siamo a Sua immagine, siamo abituati ad agire con questo tipo di potenza, che non è “mono-potenza”, potenza da solo, ma essere potenti-con-altri, facendo potenti le altre creature. Con guerra e pandemia, Dio se n’è andato via! Dio non c’entra un bel nulla con la guerra, la pandemia e con tutti i nostri casini! Non ha alcuna responsabilità e nemmeno deve essere “supplicato” (Kyrie eleison!) perché si coinvolga “di più” nella vita delle creature. Dio è da sempre coinvolto nella vita delle creature, ma lo è “da creatura” e non da Dio solitario. Le creature sono la mano di Dio, il volto di Dio, il naso di Dio, il gusto di Dio, il braccio di Dio… Le creature sono “il corpo di Dio”. Dio è Dio mai senza di noi. Pregare non è un atto “irrazionale” ma esprime la consapevolezza che siamo di natura divina. Più che preghiere poetiche/emotive, viviamo “poeticamente” nella “póiesis” dell’agire potente con cui Dio ha abilitato l’essere di noi creature. Dall’intercessione alla consapevolezza. Piuttosto che “Kyrie, eleison” … “diventiamo Cristo!” Paolo Gamberini S.J. ____________________________________________________ Riflessione pubblicata il 17.3.2022 sulla pagina Facebook dell’autore, gesuita e docente di teologia

Consulta delle frazioni: un’opportunità per crescere insieme

Sul finire del 2020 l’Amministrazione comunale di Crevalcore ha ri-istituito, dopo anni di inattività, le due Consulte delle frazioni: Bevilacqua, Galeazza e Palata

Pepoli e Bolognina, Caselle e Sammartini. Le Consulte “svolgono funzioni consultive e propositive relativamente al processo di programmazione […] di attività e obiettivi di carattere generale e riguardanti il territorio di competenza” (art. 3 del Regolamento). La “nostra” è composta da quindici abitanti delle tre frazioni e solitamente si riunisce in quello che oggi è diventato l’oratorio di Palata (via G. Calanca 57). Le sedute - che sono aperte al pubblico - vengono convocate dandone pubblico avviso sul sito del Comune di Crevalcore e sulla pagina facebook dello stesso; i verbali vengono pubblicati sul sito.

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Durante questi mesi abbiamo portato all’attenzione di sindaco e giunta svariate problematiche e suggerimenti (legati a viabilità, fibra ottica, manutenzioni, cura del verde…) e abbiamo collaborato alla stesura del progetto di riqualificazione dell’area delle ex scuole di Palata. Tale progetto prevede la ristrutturazione dell’edificio della materna e la demolizione di quello delle elementari, con conseguente creazione di uno spazio definito dai progettisti “piazza-giardino”. Infine, insieme all’altra Consulta abbiamo organizzato delle giornate di raccolta dei rifiuti abbandonati lungo le strade, un gesto concreto verso il territorio e la natura. La partecipazione è stata numerosa e il raccolto - purtroppo - abbondante. In foto i volontari riuniti in uno dei pomeriggi di raccolta. Samuele Ferranti


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eventi

ADELANTE TRA PASSATO E FUTURO È stato davvero un periodo complicato. Le chiusure legate all’emergenza covid ci hanno davvero messo in difficoltà, ora però a distanza di qualche mese dalla riapertura pare davvero che il peggio sia rimasto alle spalle e gradualmente il nostro circolo ha ripreso ogni attività. Quelle sportive con il biliardo e le freccette si sono svolte con una certa regolarità e grazie all’impegno delle nostre squadre hanno dato anche delle buone soddisfazioni. Nonostante il periodo complicato non ci siamo fatti mancare delle novità, innanzitutto nell’ambito musicale con una serie di concerti ai quali abbiamo abbinato le nostre cene e devo dire che serata dopo serata sono andati via via crescendo. Siamo partiti il 27 novembre con una quartetta di appuntamenti legati ai concerti di Natale e nonostante sia stato necessario modificare più volte le date devo dire che sono state serate veramente partecipate. Gli appuntamenti di concerto cena sono poi continuati anche nei primi mesi del 2022 fino all’ultimo che si è svolto due settimane fa. Oltre la musica, abbiamo avviato anche un altro interessante percorso. Il 12 marzo scorso, assieme all’associazione Plastic Free si è tenuta la prima spedizione per ripulire le strade e i fossi del nostro paese. Plastic Free è un’associazione a livello nazionale che negli ultimi tempi si sta affacciando anche nel nostro comune. Quella del 12 marzo scorso è stata la prima di una serie di uscite che si ripeteranno con una frequenza che stabiliremo in base alle esigenze e che consolideranno la nostra collaborazione con Plastic Free. Le prossime uscite

verranno a breve rese visibili in calendario. Altro evento degno di interesse è la mini rassegna cinematografica che abbiamo chiamato “ I viaggi che cambiano la vita” , tre serate, 13, 20 e 27 aprile con tre proiezioni veramente interessanti. Trovate la locandina della rassegna sulla nostra pagina facebook. Poi, ultima cosa ma di certo non meno importante, in queste sere stiamo imbastendo l’Adelante Summer Festival edizione 2022. Sarà un programma decisamente ricco e di qualità, frutto della ormai collaudata collaborazione tra lo staff Adelante e John Strada. Nelle prossime settimane vedrete il programma ovunque. Un caro saluto a tutti. Vittorio.

Leda e Roberto: 50 anni di matrimonio

Domenica 3 aprile Leda e Roberto si sono presentati davanti a Don Paolo per chiedere la benedizione sulla loro unione, che ha raggiunto l’invidiabile traguardo dei 50 anni. La Parrocchia SS. Trinità di XII Morelli era piena di amici e parenti, che non sono voluti mancare in un giorno così speciale per gli sposi. La celebrazione è stata magistralmente accompagnata dal coro inter-parrocchiale, che ha dato prova ancora una volta della sua indiscussa bravura. Don Paolo ha portato Leda e Roberto come esempio di unione e perseveranza coniugale, ricordando la loro entusiastica disponibilità e partecipazione a tutte le attività parrocchiali, soprattutto culinarie. La benedizione agli sposi è giunta anche da Papa Francesco, le cui parole sono state lette dal Parroco durante la cerimonia. Come da tradizione per i matrimoni, non è mancato il classico lancio del riso e un piccolo rinfresco con amici e parenti, pieno di allegria, canzoni e risate. Silvia Tassinari

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eventi

BIMBILACQUA A CENA

Sabato 26 marzo, presso il teatro parrocchiale di XII Morelli, l’Associazione di Volontariato Bimbilacqua OdV ha riportato in scena l’iniziativa “Bimbilacqua a Cena”, la tradizionale cena sociale che ogni anno viene svolta per riunire i soci e non solo. Il teatro ha fatto da cornice ad una serata spensierata in cui si sono riuniti tutti coloro che avevano il desiderio di trascorrere qualche ora in compagnia di vecchi e nuovi amici. Non sono mancate le occasioni per ridere e scherzare in totale serenità e sicurezza, permettendo a bambini e adulti di divertirsi e giocare insieme, il tutto corredato da un coinvolgente sottofondo musicale creato dal DJ set di Mattia Santi. A compimento di uno

degli obiettivi che l’associazione si pone, ovvero quello della beneficenza, la serata ha avuto tra gli ospiti il Prof. Gianni Bisogno, rappresentante del gruppo di ricerca che si occupa del progetto sarcoma, al quale è stato consegnato l’assegno, simbolo della donazione che Bimbilacqua ha devoluto al centro di ricerca a sostegno del progetto. La serata è stata anche una valida occasione per illustrare i risultati del progetto “Accendi l’arcobaleno” nato dagli infermieri del “Coro in Corsia”, altro progetto in cui l’Associazione ha creduto fin dall’inizio e grazie al quale sono state finanziate tre borse di studio, vinte da tre studentesse della facoltà di Infermieristica dell’Università degli Studi di Bologna.

FESTA PER I SESSANT’ANNI DI DON PAOLO

gli amici di Reggio

festa di primavera

al compleanno di don Paolo c’erano anche i comunisti

il coro

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incontro sul Sinodo a Galeazza


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la nostra storia

IL TRIDUO PASQUALE A BEVILACQUA ricordi

La settimana che precede la Pasqua è il momento culminante nel percorso di preparazione dei fedeli alla festa più importante dell’anno liturgico: la Resurrezione di Gesù. La mia domenica delle Palme iniziava così, con un grande cassone pieno di fronde di ulivo, posto nel piazzale della Chiesa. Un anticipo della festa, era riunirsi attorno ai quei rami argentati, per trovare quello giusto, da portare a casa alla nonna, alla mamma e a chi ne aveva fatto richiesta. Durante la domenica delle Palme, Gesù conclude il suo digiuno nel deserto ed entra acclamato in Gerusalemme. Allo stesso modo, anche noi celebravamo questo momento, in un clima di gioia che arrivava ad alleggerire il percorso penitenziale, ormai prossimo alla conclusione. Prima della S.Messa, Don Silvio era solito benedire l’ulivo direttamente nel piazzale, coinvolgendo bambini e ragazzi che, tra canti e acclamazioni, sventolando l’ulivo tra le mani, in una Chiesa sempre piuttosto gremita, ridavano vita al clima festoso dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme: “Osanna al Figlio di David, Osanna al Redentor”. A conclusione della celebrazione delle Palme, veniva coperta la croce di Gesù intonando il canto “Ti saluto o Croce Santa” La Settimana Santa era caratterizzata dal rito penitenziale, in cui ogni fedele poteva trovare un sacerdote per la propria confessione, ed arrivare pronto alle celebrazioni pasquali. Il triduo Pasquale ha inizio con la S.Messa in “Coena Domini” il Giovedì Santo in memoria del rituale della Lavanda dei piedi e dell’Ultima Cena di Gesù. In questa occasione, i bambini che si preparavano alla Prima Comunione, venivano raccolti intorno all’altare e il sacerdote lavava loro i piedi, come Gesù aveva fatto con i suoi discepoli. Dopo il terremoto, durante la Pasqua del 2013, Don Silvio riuscì a realizzare, per la prima volta, il suo desiderio di celebrare anche il rituale della Prima S.Comunione, in forma semplice, proprio durante le celebrazioni del Giovedì Santo. Ricordo una S.Comunione raccolta e informale, in cui tutta l’attenzione dei bambini era rivolta al corpo di Gesù che stavano ricevendo, senza distrazioni ed esteriorità. Sempre durante la messa della cena, al canto del Gloria, venivano legate le campane, che sarebbero rimaste “mute” fino alla notte di Pasqua. Al posto delle campane, in quei giorni, si suonava uno strumento molto particolare chiamato “Batla”. Al termine della celebrazione del Giovedì, le ostie consacrate venivano poste in un altare detto “della Riposizione”. I banchi venivano girati di fronte al Tabernacolo per l’adorazione. La chiesa restava aperta fino alle ore 22.00 e i fedeli si alternavano nella preghiera. In tutti gli altari presenti in chiesa, venivano rimosse le tovaglie e spalancati i Tabernacoli a simboleggiare l’assenza di Gesù, come è usanza fare tuttora. Il Venerdì Santo era l’occasione in cui ci si recava in chiesa a fare visita all’altare della riposizione per un momento di adorazione. Alle 15.00 si celebrava la Via Crucis all’interno della Chiesa stessa, seguendo il percorso della Passione di Cristo, rappresentato nei quadri appesi alle navate. Alla sera ci si ritrovava nuovamente tutti in Chiesa per la celebrazione della Passione di Gesù Cristo, attraverso la lettura a più voci del Vangelo. Seguiva la processione dei fedeli, con l’immagine del Cristo Morto per le vie del paese.

Ricordo l’atmosfera toccante di quelle sere di primavera dove anche il vento partecipava della sofferenza di Gesù e, nel buio, le candele poste dalle famiglie sui davanzali delle loro finestre, in segno di devozione e rispetto, indicavano il percorso dei fedeli. Al termine, sempre in ordinata processione, si dava il bacio al corpo di Gesù posizionato al centro della navata, di fronte all’altare. Con le ostie consacrate il giorno precedente e conservate all’altare della Riposizione, il celebrante dava la comunione ai fedeli. La celebrazione si concludeva in silenzio, senza canti, riponendo il corpo di Gesù nel Sepolcro. Il sabato, definito aliturgico, portava con sé i colori delle uova decorate dai bambini e le carte brillanti di quelle di cioccolato, portate con orgoglio dai bambini stessi, insieme a nonni e genitori, in chiesa per la benedizione. Quella era anche l’ultima occasione per una buona confessione “last minute”! Nella notte di Pasqua, Don Silvio era solito ripetere che “Non è lecito andare a dormire quando Cristo risorge dai morti” e per lui era molto importante che tutti i fedeli fossero presenti. Alle 23.00 ci si ritrovava nel piazzale della Chiesa: venivano spente le luci della chiesa e si accendeva il braciere che era stato precedentemente preparato. I fedeli con le candele in mano, si riunivano intorno al fuoco e si passavano l’un l’altro la luce della Resurrezione. In particolare, ricordo il rito dei cresimandi, testimoni di Cristo, che in quella notte, venivano invitati ad accendere la prima candela di Pasqua e i S. Battesimi che sempre in questa importante ricorrenza, Don Silvio ebbe modo di celebrare. Una volta entrati in Chiesa ci si disponeva all’ascolto della parola, le letture tratte dall’Antico Testamento, ripercorrevano le tappe della Creazione. Tra una lettura e l’altra, uno sbadiglio mal celato ed un colpo di sonno, si arrivava alla mezzanotte, momento in cui al canto del Gloria, venivano slegate le campane e il loro suono gioioso e cristallino, riempiva il cuore del messaggio di Gesù risorto.I canti tornavano gioiosi e il clima della notte veniva illuminato da una rinnovata consapevolezza: “Che gioia ci hai dato, vestito di luce, adesso ti avremo per sempre”. Al termine della celebrazione, la comunità in festa si attardava ancora un po’ sul piazzale della chiesa, per scambiare i rituali auguri, ma più di tutto per condividere almeno un piccolo pezzettino del mega uovo di Pasqua che, ogni anno, Don Silvio non tralasciava di far trovare, in bella mostra di sé, all’esterno della chiesa. Tra l’ilarità generale, Don Silvio affrontava quei 15 kg di cioccolato fondente, armato di un formidabile martello! Al malcapitato uovo, non restava che capitolare sotto i fendenti decisi e andare dolcemente a macchiare un po’ le dita ed i bordi delle bocche di tutti i presenti, senza distinzione di età! Anche questo era don Silvio, anche questa era la Pasqua a Bevilacqua! Infine, ricordo le tradizionali “40 ore” che avevano inizio la domenica alle ore 15.00 e terminavano il martedì alle ore 18.00 con la S. Messa. Molto sentiti e partecipati i turni di adorazione svolti da numerosi fedeli: il Santissimo esposto non veniva mai lasciato solo. Quella a Bevilacqua era proprio una ricca settimana santa, piena di appuntamenti: alla fine si arrivava stanchi, ma felici per tutti i momenti condivisi in nome di Gesù. Vedersi tutti i giorni ormai era diventata quasi un’abitudine! Auguri di una Felice Pasqua di Resurrezione a tutti voi! Valeria Foceri - Claudia Tassinari - Daniele Pirani

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SACERDOTI DEFUNTI CHE HANNO RETTO LA PARROCCHIA Canonico Giuseppe Monsignor. Cavazzuti (Comm. al Merito della Repubblica)

drale di Tarquinia e nella Collegiata di S. Biagio in Cento e fu decorato della Commenda dell’Ordine al Merito della Repubblica. Canonico Don Giorgio Ghirardato (1937/ 2008) Don Ghirardato prese possesso della C a n o n i c o parrocchia di Palata nell’Ottobre del G i u s e p p e 1967 e rimase a Palata fino al 1988. M o n s i g n o r Don Giorgio proveniva dalla parrocCavazzuti (1 897/1972) Il Canonico Cavazzuti fu parroco di Palata Pepoli dal 1963 al 1966. Don Cavazzuti rimase pochi anni a Palata per motivi di salute, non certo per contrasti. Il Canonico, benvoluto da tutti, era una persona molto posata, di animo mite e si ascoltava con molto piacere. Le sue omelie erano principalmente orientate sul valore della famiglia e molte volte, quando portava esempi riferiti alla propria mamma, si emozionava al limite del pianto. In casa con il Canonico Cavazzuti c’era anche una sua sorella, molto ammalata, nell’accudirla era aiutato dalla famiglia di Alvisi Giuseppe e da alcune parrocchiane. Era piacevole vedere il Canonico in certi pomeriggi, di bella stagione, con chia di San Cristoforo, quartiere della sua bicicletta nera lucente (bicicletta la Bolognina (BO), dove ricopriva la da donna con le protezioni sulla ruota funzione di cappellano sotto la guida posteriore per salvaguardare la veste) dell’allora parroco Mons. Luigi Camandare a visitare gli ammalati e anche i pagnoli. parrocchiani. Il Canonico non aveva la Il giorno del suo insediamento noi rimacchina. manemmo sorpresi dalla moltitudine L’unica pecca del Canonico è che si la- di persone che erano al suo seguito, sciò convincere a demolire il vecchio specialmente ragazzi e ragazze e ci mealtare maggiore, per poi ricostruirvi un ravigliò la gioia che sprigionava sia il altare che era in contrasto con lo stile Don che la gente che lo accompagnainterno della chiesa. Il vecchio altare era va; sembravano tutti suoi famigliari. l’originale della chiesa. A San Cristoforo gli volevano un sacDon Giuseppe nato a Corlo in provin- co di bene e, sapendo che Don Giorcia di Modena nel 1897, fu formato da gio sarebbe stato solo in canonica, si Mons. Cottafavi, Vescovo di Tarquinia e organizzarono: una loro parrocchiana Civitavecchia, ricevette il sacerdozio nel si rese disponibile a trasferirsi per un 1927 a Carpi da Mons. Giovanni Pran- certo periodo a Palata per insegnare al zini. Seguì Mons. Cottafavi a Tarquinia Don ad essere indipendente nei lavori come segretario, alla morte del prelato, domestici. fu accolto nell’Archidiocesi di Bologna Per diversi mesi la Signora Biagi, come Parroco di Galeazza Pepoli dal già avanti con l’età, visse in canoni1935 al 1941. Successivamente fu Par- ca in qualità di governante. Subito roco di Recovato in comune di Castel- dopo la signora Biagi venne a vivefranco, da qui fu trasferito a Marano di re in canonica un altro parrocchiano Castenaso e, per motivi di salute, non di San Cristoforo, un certo Ottoripoté reggere a lungo quest’ultima comu- no Salicini, un artista che intaglianità. Accettò vari incarichi provvisori per va il legno ed era un ex costruttore offrire il servizio pastorale compatibil- di strumenti a percussione (batterie). mente con quanto la salute gli consenti- Già la prima sera del suo arrivo, Don va. Giorgio si presentò al bar A.C.L.I. e, Fu temporaneamente a Castelfranco, a dopo i convenevoli d’obbligo, si riBonconvento e infine a Palata Pepoli, da volse a noi ragazzi dicendo che la cui si congedò per ritirarsi a Formigine, porta della canonica era aperta a tutove morì il 26 luglio del 1972. Don Ca- ti e che gli avrebbe fatto piacere se vazzuti ebbe un canonicato nella Catte- alla sera lo fossimo andati a trovare.

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Così fu: noi giovani ci trovammo bene, si formò un bellissimo gruppo, si dialogava, ascoltavamo della musica, si organizzavano gli eventi imminenti, si festeggiava per qualche avvenimento importante come un anniversario, un compleanno, una promozione, ecc. Poi c’era anche il lato educativo con catechesi, dialoghi educativi, insegnamenti di comportamento e onesta vita sociale. A sinistra don Giorgio Ghirardato. Per tutti i suoi 21 anni di permanen-

za a Palata fu sempre un susseguirsi di generazioni di giovani che varcavano la porta della canonica, giovani che venivano interessati e impegnati in una miriade di attività. In canonica con Don Giorgio non ti annoiavi mai. Dopo alcuni anni, sempre con la supervisione del Don, i gruppi più grandi, insegnavano ai gruppi più giovani, i gruppi più giovani insegnavano ai piccolini e così via. Don Giorgio fu il promotore dei campi estivi per ragazzi a Casigno, delle olimpiadi dei bimbi, delle prime gare ciclistiche parrocchiali per la festa del Nome di Maria, delle pesche di beneficenza, della gara dei presepi per Natale ecc. Nel mese di Gennaio del 1989 Don Giorgio prese possesso nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Bologna e vi rimase fino al 2006/2007, anni in cui si ammalò gravemente. Dopo vari ricoveri in ospedali e ristabilitosi un po’ nella salute, ma non più autosufficiente, decise, anche su consiglio dei suoi familiari di andare presso la casa protetta di Santa Clelia a Vidiciatico, dove poi il 5 Gennaio del 2008 morì. Don Giorgio è sepolto nel cimitero di Lizzano in Belvedere. Tratto dal libro “Palata nella Storia II” di Daniele Gallerani


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la nostra storia PILLOLE DI STORIA

RENO CENTESE -LA CHIESA DI S.ANNA E LA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO Nell’anno 1821 il Duca di Modena Francesco IV, in accordo con la Santa Sede, stabilì che l’Abbazia di Nonantola venisse confermata Diocesi ma che il suo Plebanato non dovesse oltrepassare i confini di competenza della Diocesi modenese e, conseguentemente, Monsignor Tiburzio Cortese, Vescovo di Modena, aggiudicò quindi alla Diocesi bolognese il Castello di Crevalcore e le Parrocchie di Palata, Bevilacqua, Galeazza, Sammartini e Caselle. A seguito di tali accadimenti molte terre, con popolazione superiore ai 1.000 abitanti, che si trovarono a dover passare sotto la Diocesi bolognese (e tra le quali Reno Centese), non riuscivano nell’intento di reperire Chiese in grado di accogliere i propri fedeli. Il Cardinale Oppizzoni, Arcivescovo di Bologna, chiese allora a Don Giacomo Dosi, rettore della Chiesa di S.Elisabetta di Reno Modenese, di provvedere al bene spirituale di detti cittadini ma, nonostante i tentativi fatti, non riuscì ad ottenere i risultati sperati. Gli abitanti di Reno Centese non si persero comunque d’animo ed iniziarono a sollecitare il Cardinale Oppizzoni affinché inviasse un Pastore sul loro territorio offrendogli in cambio denaro ed aiuto al fine di poter erigere la Canonica, mantenere il Parroco ed ampliare l’esistente Oratorio di S.Anna, costruito da Luigi Salvi e da Isaia Carassiti nel 1872, e che, fino al 1882, era assoggettato alla cura del Parroco di Reno Modenese. Finalmente, con bolla del 1842, il Cardinale Oppizzoni dichiarò di accettare la proposta proveniente dagli abitanti di Reno Centese stabilendo, inoltre, i confini di competenza della nuova Parrocchia: a levante la Parrocchia di Casumaro, a mezzogiorno quella di Cento (presso lo stradello della Campedella ed il Condotto Generale) ed infine, a ponente e a settentrione, il confine Estense presso via Imperiale (oggi via Correggio). Il Giuspatronato della nuova Chiesa rimaneva pertanto per metà in diritto ai Capi Famiglia di Reno Centese e per metà all’Arcivescovo pro-tempore di Bologna. I lavori di costruzione del nuovo edificio terminarono nell’anno 1847 ed il popolo di Reno Centese come primo Pastore ebbe Don Filippo Balboni.

LA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO Nel mese di marzo dell’anno 1833 un frate, tal Giovanni Zerbin, portò nella Chiesa di S.Anna (che in quegli anni era diventata Oratorio di proprietà Salvi) l’immagine in tela

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raffigurante la B.V del Buon Consiglio. Il frate disse di averla ricevuta in dono da una monaca in fin di vita e che, nel consegnargliela, aveva pronunciato queste parole “...Questa immagine della B.V del Buon Consiglio sono anni che la posseggo e la custodisco gelosamente nella mia umile cella. Da essa ho ricevuto lumi, consigli e grazie e mi ha fatto comprendere che vorrebbe essere pubblicamente venerata, per questo ve la consegno con la preghiera di collocarla sopra qualche altare...”. Il frate confessò di possederla da 18 anni e che tante persone, nel corso di quel lungo periodo, lo avevano pregato di collocarla in sontuose Chiese. Egli però ritenne di affidarla a Don Sante Pignati, parroco di Reno Modenese, che rimase dubbioso e perplesso sulla giusta collocazione dell’oggetto ed affermò: “Crederei più opportuno portarla nell’Oratorio di Reno Centese”. E così fu fatto. L’immagine fu posta sopra l’altare dell’Oratorio e ben presto venne istituita una Congregazione a sostegno della stessa e che, in breve tempo, raggiunse un ragguardevole numero di adepti. Nell’anno 1880 si diede inizio ai lavori di costruzione di una nuova cappella dedicata alla B.V del Buon Consiglio, lavori che terminarono nell’anno 1884 con la definitiva collocazione della B.V nell’altare a Lei dedicato. Tante furono le grazie dispensate a coloro che si rivolgevano alla Madonna e tanti coloro i quali, in seguito alla grazia ricevuta, facevano dono di una tavoletta dipinta raffigurante il beneficiato e la relativa grazia ricevuta. (Fonte Ex Voto della B.V del Buon Consiglio di Don Guaraldi) Franco Contri


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notizie dalla diocesi

DALL’AGENDA DEGLI IMPEGNI DELL’ARCIVESCOVO • 20 Marzo Pellegrinaggio diocesano con anche le comunità ortodosse alla Madonna di San Luca per la Pace. Moltissima gente, presente anche una rappresentanza delle nostre 4 comunità • 25 Marzo Preghiera per la pace a Montesole e suono della campana della pace donata anni fa dalla Russia e fusa in titanio (materiale usato per carri armati e missili ). Consacrazione a Maria di Russia e Ucraina • Incontro con il Patriarca Latino su “Pace per Gerusalemme” • Incontro con cresimandi della diocesi e genitori • 3 Aprile Mandato ai Missionari che andranno nelle famiglie di città ad annunciare la Pasqua • Messaggio alla comunità Islamica per l’inizio del Ramadan (2 aprile) in segno di amicizia fra i popoli contro le guerre • 21 Marzo 18° anniversario nascita FTER (Facoltà di Teologia dell’Emilia Romagna) • Sabato 9 Veglia delle Palme nella Basilica di S. Petronio e poi in Piazza Maggiore

ghetta nominativa di ogni persona sul crescentone. Visita in memoria di autorità religiose di varie confessioni e civili.

Il 18 Marzo in piazza Maggiore commemorazione delle vittime del Covid a Bologna (oltre 3700) con posa di tar-

La parola al vicario

Pasqua e passaggio sono sinonimi. La Pasqua è infatti una grande passaggio. Lo è stato per la Gente di Israele che, per mano di Dio attraverso Mosè, fu liberata dalla schiavitù dell’Egitto. Lo è stato e lo è per Gesù che passa dalla Morte alla Vita e in quel Passaggio carica tutti perché nessuno sia più schiavo della Morte come ultima parola sulla no-

stra esistenza. Ma noi non siamo più semplicemente Israeliti né siamo Gesù. Per cui, qual è il passaggio che spetta a noi nella Pasqua? Meglio: qual è il passaggio che spetta a noi nella Pasqua dopo che Cristo già ha fatto gran parte del lavoro? È il passaggio prima di tutto della volontà, quella di far diventare nostra questa Storia che Cristo ha conquistato a caro prezzo. È il passaggio dall’accettazione immobile di ogni limite e fatica e tristezza alla forza di guardare oltre, di camminare con Lui superando il limite per quello che ci è concesso. È vivere da risorti cercando le cose di lassù, dice l’Apostolo. È il passaggio da vivere di passaggio e vivere da protagonisti il nostro dono di essere su questa Terra, per quanto di passaggio. È in questa prospettiva che tutto diventa Grazia. Anche quello che celebriamo, impedendo alle nostre muffe e ruggini di celebrare in maniera asettica, senza 25

che nulla della Vita Reale sia toccato. È in questa prospettiva, allora, che si abbatte la distanza tra quello che celebriamo e quello che viviamo. E questo è talmente vero che la situazione reale che viviamo -che racconta ancora una storia di guerra- entra addirittura nelle Preghiere Universali del Venerdì Santo chiedendo la Pace, spaccando una tradizione statuaria nelle sue Preghiere fisse. È il passaggio tra ciò che celebriamo celebrando a ciò che celebriamo vivendo rendendo ciò che celebriamo vivo, reale ed efficace. È il passaggio necessario per vivere Cristo presente e reale tanto più ora che in tutta la Diocesi, come in tutta Italia, cadono molti vincoli (non tutti) che hanno modificato la nostra quotidianità ecclesiale, a volte dividendoci. Sia la Pasqua del passaggio, allora, da una Fede stantia e pretenziosa ad una Fede viva di Cristo vivo in tutto ciò che viviamo. Don Marco Ceccarelli Vicario pastorale


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oltre l’ascolto

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SAN FRANCESCO: OLTRE IL DOLORE

Eccoci alla nostra rubrica di Oltre l’Ascolto. Come piccola, o meglio minuscola, fraternità di stampo francescano, ci piace raccontarvi quel pizzico di San Francesco che ognuno di noi può riconoscere nella celebrazione della Pasqua di nostro Signore. La Pasqua: un passaggio, una trasformazione, la risurrezione. La potenza di Dio che è tale da trasformare la morte, da non voler lasciare alla morte l’ultima parola. Mentre celebriamo la Risurrezione di Gesù, dalla morte alla vita nuova, è bello scoprire come San Francesco, come uomo e come santo, sia una figura che ci aiuta a vivere la Pasqua, intesa come passaggio da “morte” a “vita”, nelle nostre situazioni quotidiane, nelle vicissitudini difficili della vita. Francesco infatti sa aiutarci ad aprire lo sguardo sugli eventi dolorosi, per riuscire a riconoscere, proprio lì, la presenza di Dio, di Cristo. L’esperienza di Francesco è segnata da numerose difficoltà, non solo fisiche, era infatti molto malato e viveva gravi sofferenze a causa delle malattie, anche emotive. Gli ultimi anni della sua vita, in modo particolare, Francesco ha toccato un punto di dolore molto alto, molto profondo. Vedeva il suo corpo 26

sgretolarsi, ma allo stesso tempo vedeva sgretolarsi tutto il suo sogno, vedeva che le cose erano andate in modo così diverso da come avrebbe voluto, che la fraternità, in cui lui aveva creduto, lo stava rifiutando e cacciando. Insomma, dolore e delusione su tutti i fronti per frate Francesco. Ma c’è qualcosa di speciale nello sguardo del santo: non smette mai di cercare Dio in quello che vive. Non smette mai di cercare Dio nel dolore, nelle piaghe del suo corpo, nelle ferite sanguinanti e invisibili del suo cuore. Ecco allora che, proprio in questo momento di profondo fallimento, sente Dio così vicino a sé, da riconoscerne la presenza quasi fisica. E questa sua capacità di sentire accanto il suo Signore proprio nella sofferenza profonda, gli consente di vivere l’ultimo periodo della sua vita in modo più sereno. Questo non significa che non soffrisse più, ma che viveva la sofferenza ed il dolore in un altro modo, quel modo che lo ha reso capace di scrivere un canto di lode a Dio per il creato, pur essendo ormai cieco e sofferente. Francesco aveva un modo tutto suo e particolare di lodare Dio, tanto che, persino nella liturgia delle ore (le lodi e i vespri che ancora oggi noi possiamo celebrare nelle nostre case o nelle nostre comunità), aveva creato una salmodia tutta particolare per i tre giorni focali della passione durante la Settimana Santa. Nella nostra minuscola comunità di Cadecoppi celebriamo, durante il Triduo Pasquale, le lodi, al mattino, recitando i componimenti che Francesco aveva creato unendo i salmi che secondo lui rendevano grazie a Dio, a Gesù, che è andato avanti nella sua missione, per mostrarci la sua missione d’Amore e il volto del Padre. Un augurio di una buona Pasqua a tutti! Che la Risurrezione di Gesù possa aprirci occhi nuovi verso il mondo e verso i nostri compagni nel cammino della vita! Cecilia e Giorgia – Oltre l’Ascolto


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fede e musica

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GRIDERANNO LE PIETRE

“Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e INVISIBILI...” Questo è quanto recitiamo nel “Credo” ad ogni Messa. Il pensiero occidentale materialista ha grosse difficoltà riguardo al credere alle “cose invisibili”. Ma la Sacra Scrittura e la fede GiudaicoCristiana hanno una visione molto più ampia della realtà rispetto al pensiero razionalista contemporaneo. Nel podcast “Lord of Spirits”, i sacerdoti ortodossi Fr. Stephen e Fr. Andrew, dicono che i giudei e i cristiani erano d’accordo con i pagani sul fatto che gli umani e l’intero cosmo fossero coabitanti con esseri spirituali. Il disaccordo riguardava il ruolo di tali esseri: i pagani li consideravano dèi, mentre per i giudei e i cristiani si trattava di varie categorie di creature angeliche che collaboravano - oppure si erano ribellate - al ruolo di servitori del Creatore e del creato. Dr Michael Heiser, biblista evangelico nelle sue lezioni internet “Unseen Realm” (Regno Invisibile), porta luce ai passaggi biblici che appaiono oscuri al lettore moderno occidentale, evidenziando la dimensione cosmica della Salvezza dal male, sottolineando il ruolo delle figure angeliche nella battaglia spirituale contro

le forze angeliche decadute e... vinta definitivamente dal Cristo “crocifisso per noi”. “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori”. (Gv 12:31). Jean Daniélou, teologo cattolico nel suo libro “La teologia del giudeo-cristianesimo” egregiamente dice: “La teologia giudeo-cristiana si esprime nel contesto del pensiero giudaico del tempo, cioè dell’apocalittica. È una teologia VISIONARIA. Tale metodologia implica concezioni come quella di RIVELAZIONE nel senso letterale del termine, cioè di SVELAMENTO DEI SEGRETI CELESTI. Questi segreti riguardano il cosmo sacro, le dimore degli angeli, dei demoni e delle anime. Il visionario li percorre durante un’ascensione “con o senza il proprio corpo”: non lo sa. Egli prende conoscenza dei LIBRI CELESTI, che contengono i segreti della storia. L’essenza della fede cristiana consiste nell’”AFFERMARE CHE SOLTANTO IL CRISTO HA OLTREPASSATO IL VELO E CHE EGLI SOLO HA APERTO I SIGILLI DEL LIBRO”. Lauro Govoni

Jesus Christ Superstar

L’opera rock Jesus Christ Superstar è un musical messo in scena da quei geni di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice nel 1970 poi, tre anni dopo, fu esposto anche sul grande schermo. La storia inizia con un gruppo di ragazzi hippie che preparano la messa in scena dello spettacolo ed ecco che arriva Giuda Iscariota (forse il vero protagonista del lavoro) che inizia subito a mettere in discussione la verità del Messia o, meglio, si pone tanti quesiti non dando nulla per scontato. Il musical narra dell’ultima settimana di vita di Gesù vista proprio dagli occhi critici di Giuda mettendo in evidenza le differenze fra i due personaggi, i conflitti umani e le ideologie. Durante lo svolgimento della trama Giuda mette in discussione l’operato del figlio di Dio, dubitando appunto della sua veridicità, si oppone fortemente alla presenza femminile di Maria Maddalena cercando di far notare agli apostoli quante attenzioni il Messia le porga e, allontanato da questi, si rifugia da Caifa il quale sta già progettando di eliminare Gesù.

Poi la storia continua come tutti conosciamo, con la cattura e la condanna di Gesù ed il suicidio di Giuda. D u -

rante tutto lo spettacolo non si fa mai riferimento alla resurrezione. Questo avvalora maggiormente quello che il musical vuole mostrare, quello cioè che Giuda vedeva, quello che Maria Maddalena vede-

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va: un uomo, semplicemente un uomo di cui entrambi erano innamorati, il primo non capisce perché non approfitti del proprio divino potere per far sì che le cose vadano diversamente, la seconda lo ama come una donna ama un uomo, attraverso la sua sessualità. La colonna sonora è bellissima tant’è che rimase in vetta alle classifiche per parecchie settimane e vinse il Disco d’Oro. Ma suscitò anche parecchie polemiche per la sua trasposizione a dir poco anticonvenzionale e ricevette pesanti critiche tanto da essere censurata in alcuni Paesi. Credo invece che il vedere e, soprattutto, il sentire un Gesù con tutte quelle debolezze umane che ci contraddistinguono ci avvicini sempre più a quella croce su cui Egli ha dato la vita. E la consapevolezza che il Cristo è risorto fa venir voglia di salire sul palco, prendere per mano Giuda ed accompagnarlo davanti a quel vuoto sepolcro. Tanti auguri per una Pasqua di pace. Elisa Ardizzoni


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TU

l’angolo della poesia

Ti passano accanto uomini e donne perduti, pezzi di vita da ricostruire, sogni spezzati, speranze che vanno a svanire, giorni diversi e lontani e il buio ti scorre vicino. Ti guarda dall’ombra tua madre, e può asorreggerti, come quando cadevi, bambino. Ti abbiamo ascoltato, amato, sorriso e pure tradito; gli amici che ti hanno seguito ora sono lontani, il cuore che trema impaurito. Tu no. Tu sei lì. Tu sei solo ma resti. Tu sei uomo ma offri. Tu sei Dio, ti condannano eppure perdoni. In un giorno di sole il cielo di ferma e si spezza, e tutto riparte dall’Amore che tu, morendo, immensamente ci doni. Lucia G.

Il disgelo

Fredda questa neve, gelido l’inverno, di pietra questa terra. Pallide ombre senza identità, come cani odo abbaiare. Ma la primavera arriverà più calda e più viva, per sgelare anche questo inverno Sarà un trionfare di colori e una nuova melodia di suoni e profumati campi in fiore e liberi uccelli in amore Perché ci sarà sempre un inverno, ma anche una primavera, per risvegliare in noi la vita sepolta dal dolore di questo mondo A.P. 28


cicloturismo culturale

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IN GIRO PER LA BASSA ALLA SCOPERTA DI … PIEVE DI CENTO ( 2ª PARTE)

“DALLA CHIESA DI SAN ROCCO ALLA CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ” Vicino alla Rocca incontriamo la Chiesa di San Rocco e San Sebastiano. Riedificata nel 1615, come voto ai santi deputati a preservare dal contagio della peste. In seguito divenne Centro di Accoglienza, data l’ubicazione prossima all’antico Ospedale situato proprio in via San Carlo nei pressi del Vecchio Comune. All’interno altare maggiore del 1644, opera del ferrarese Antonio Porri. Sempre in via San Carlo era l’antica sede del Comune, di struttura gentilizia Basso-Medievale, con portico in legno (XIV° SECOLO). Seguendo Via Matteotti raggiungiamo la Piazza Andrea Costa, dove incontriamo subito a destra la Collegiata di Santa Maria Maggiore. Questa Chiesa è sicuramente la più antica Chiesa del CentoPievese. Vi è una testimonianza di una Cona (1365-1370, ora scomparsa) identificabile con un Polittico. Nell’altare principale poi, citato per la prima volta nel 1405, vi era una Statua della Madonna, la Madonna reliquiaria, poi detta Madonna della Provvidenza, largamente diffusa lungo la via dei Pellegrini Europei. Una via dei Pellegrini attraversava sicuramente Pieve e Cento (a Cento vi è la Crocetta, una piccola Chiesa in via del Penzale, che contiene significative testimonianze del passaggio dei Pellegrini in una antica via di collegamento fra Bologna-Cento-il Veneto e Aquileia). Aveva l’unico fonte battesimale fino al 27/12/1378 quando ne fu eretto uno anche a San Biagio a Cento. Ma solo dagli inizi del ‘200 abbiamo precisi e continui riferimenti all’esistenza della Chiesa di Pieve. Ancor di più nel ‘300 e via via sempre di più. Nel 1702 in lavori di scavo delle fondamenta vennero ritrovati elementi architettonici assai vetusti (< 1000 d.C.) Importanti restauri vennero effettuati nel 1417, 1467, 1596-97 e nel 1662. Ma nel 1697 l’Architetto Piacentini disse che l’edificio doveva essere ABBANDONATO!!! La Chiesa quindi venne vietata al culto e nel 1702 fu posta la prima pietra della Nuova Collegiata che venne consacrata nel 1710. All’interno, oltre il Crocifisso del XIV° secolo (che si trova conservato nella 4ª Cappella Laterale a sinistra di chi entra: esso è antichissimo giacchè pare essere stato inciso ai primi del ‘200 ed intagliato nel legno di cipresso) si trova il dipinto dell’ASSUNTA di Guido Reni (1600) e l’ANNUNCIAZIONE del Guercino (1646), La NATIVITA’ DELLA VERGINE (Scarsellino 1605) e opere di Bartolomeo Passerotti, Lavinia Fontana, dei Gennari e di altri (in totale circa 40 dipinti). In originale stile romanico è il Campanile (alto 31 metri) ed è un rifacimento del 1487. Già nel 1329 venne fatto un primo restauro (erano rimasti solo 7-8 metri allora). Sempre nella Piazza principale si trova il Palazzo Comunale, la cui pianta risale al 1612. Venne completato nel ‘700 e racchiude al suo interno il secondo

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teatro in Italia per ampiezza tra quelli costruiti all’interno di una sede municipale. Il teatro venne inaugurato solo nel 1856 con la rappresentazione del Trovatore di Giuseppe Verdi. Il fondale storico è un telero di fine ‘800 composto dall’assemblaggio di 11 tele sul quale è rappresentato “ESOPO CHE PARLA AI PASTORI”, opera del pittore modenese Adeodato Malatesta. L’attuale intitolazione ad Alice Zeppilli celebra un insuperato soprano dalla carriera internazionale, che si trasferì e visse a Pieve. La comunità le ha dedicato anche una sala del Museo della Musica. Il teatro è visitabile con l’acquisto del biglietto unico per i musei pievesi presso il Museo delle Storie, in Rocca. MUNICIPIO: MUSEO DELLA MUSICA Situato all’interno del foyer del teatro, il museo racconta la tradizione musicale attraverso strumenti d’epoca, oggetti, fotografie e documenti. Dalla tradizione campanaria datata 1330 all’attuale Congregazione dei Campanari, dalla Banda Musicale del paese del 1831 (fra le più antiche costituite in Italia) alla liuteria ancora oggi praticata, che vede come capostipite il pievese Michele Angelo Garani, uno dei migliori liutai del Settecento. La collezione Zeppilli è situata al 2° piano del Museo, dove sono esposti cimeli della soprano e del marito violoncellista G i u s e p p e Alberghini, all’interno della riproduzione di un ideale camerino. Seguendo Via Gramsci sulla destra scopriamo P A L A Z Z O GOVONI, sede dell’Opera Pia Galuppi, Istituzione che si occupa dell’assistenza e cura degli anziani. Ospitò nel 1857 Papa Pio IX PORTA ASIA Questa porta è datata 1328, e venne raddoppiata nel 1342 (anticamente si chiamava Porta San Michele). È considerata un piccolo castelletto fortificato. Contiene ora il Museo della Canapa e ripercorre pertanto, attraverso gli attrezzi e le foto, le fasi della lavorazione della canapa, che tanta importanza ebbe dal 1300 fino al secondo dopoguerra (circa 1960). CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ È una Chiesa di straordinario valore artistico! Costruita nel 1580, ha uno splendido interno barocco e sarà sempre più arricchito da un notevole CORO LIGNEO intarsiato e da un ORATORIO (1603) decorato da due artisti bolognesi ( Leonello Spada e Francesco Brizio). Vi si trova pure la pala d’altare di Lucio Massari (sec. XVI). La Confraternita aveva carattere assistenziale. Soccorreva i malati e ricoverava i convalescenti dimessi dall’Ospedale. Antonio Gallerani


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intervista del mese

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LA PASSIONE PER LA SCIENZA

Laura Bandiera di Galeazza, sposata a XII Morelli, come dice lei: “Ho solo attraversato la strada”. La incontro perchè incuriosita dal suo percorso di studio e dal suo lavoro. Laura è travolgente, la sua passione per la scienza, per la fisica è un fiume in piena ben contento di uscire dagli argini.

Il tuo percorso. La mia passione è la scienza, la fisica. Fin da piccola, alle elementari, si è visto che ero portata per le materie scientifiche. Convinzione che si è rafforzata alle medie. Poi mi sono iscritta al Liceo scientifico Morandi. Ed è stata un’ottima scelta. Era ed è una scuola di altissimo livello che non ha nulla da invidiare ai licei cittadini. Organizzo seminari per professori di fisica e per studenti di quarta e quinta superiori con test finale. Gli studenti del liceo di Finale Emilia registrano spesso i risultati migliori. Qual era il tuo obiettivo? Pensavo di fare il magistrato nella vita. Al terzo anno invece ho incontrato la fisica e tutto è cambiato. In seconda alle Olimpiadi della matematica avevo battuto le quinte e sono andata alle selezioni provinciali. Ho fatto anche le Archimede che sono le Olimpiadi della fisica. Non venivo mai interrogata e facevo lezione ai miei compagni nel pomeriggio. Cos’è la fisica? Non sono formule. È capire il senso della natura, i suoi principi fondamentali e la matematica è il linguaggio della scienza. Nel Dialogo sopra i massimi sistemi di Galilei non c’è una formula. La matematica è un linguaggio potentissimo, universale, compreso da tutti. Ma la matematica non è una scienza vera e propria perché è un linguaggio, una struttura; la fisica invece è la scienza base della natura. Aver capito questo, per me, è stata una grande rivelazione. La mia formazione mi porta ad aver l’amore per il dubbio: dell’universo conosciamo il 5% e anche male; le teorie sono temporanee perchè ne arriveranno altre che dimostreranno che le precedenti sono valide ma limitatamente a determinati contesti e condizioni. La forma mentis di un fisico è aperta alla scoperta, al nuovo, al dubbio, all’ignoto. Più ignoto c’è più divertente è. Di cosa ti occupi? Di fisica delle particelle, ho frequentato la facoltà di fisica nucleare e subnucleare, specialistica e dottorato a Ferrara, poi ho vinto un concorso da ricercatore all’Istituto Nazionale di fisica nucleare. Questa è la mia attività dal 2017. Mi occupo di interazione di fisica delle particelle con acceleratori facendo esperimenti al CERN di Ginevra anche per possibili applicazioni in campo medico (produzione di raggi X e gamma ad alta intensità per la fisica medica). Donne e scienza. In fisica e chimica i numeri stanno aumentando, in matematica sono già la maggioranza. La precarietà, al termine degli studi, mal si concilia con le esigenze familiari e inoltre se non sei determinata, tenace e ben strutturata sei messa da parte. Bisogna tirare

fuori le unghie e avere una consapevolezza molto forte delle proprie capacità e competenze. Rimane molto forte la convinzione che l’uomo è geniale mentre la donna è brava perché ha studiato ed è volenterosa. C’è ancora la convinzione molto forte che le donne siano inadatte a questi ruoli. Dalle donne si pretende una straordinarietà non richiesta agli uomini. Quanto ha contato la tua famiglia nella tua formazione? Molto la mamma. Lei non ha potuto studiare, pur essendo molto portata in matematica, perché doveva andare a lavorare. Doveva occuparsi della contabilità dell’azienda del padre. Avrebbe voluto frequentare ragioneria ma si è dovuta fermare a due anni di Morisi e accontentarsi della qualifica di segretaria d’azienda. Lei era un continuo di giochi matematici, di tabelline, di elencazione delle province italiane, un’attività che mi ha molto stimolato. Con due bambini piccoli come concili lavoro e famiglia? Con la babysitter e il marito. Quando ci siamo conosciuti lui è rimasto affascinato dal fatto che parlassi e mi nutrissi di fisica. Lo appassionava questo mio aspetto. Mi supporta in tutto e per tutto. Se mi assento per partecipare a conferenze, mi sostituisce in toto. Mi spinge sempre a fare, a non rinunciare a niente. Progetti futuri? Non mi pongo limiti. Finchè quello che faccio mi piace, lo continuo a fare. La fortuna di un ricercatore è che ogni anno puoi decidere dove mettere le percentuali del tuo tempo. Io sono responsabile di un gruppo ed è un lavoro che mi appassiona molto. Organizzo anche corsi divulgativi all’Università aperta di Cento: tanti studenti che mi emozionano: non pensavo ci fosse tanto interesse e passione per la fisica. Ho sentito l’esigenza di questi incontri perché c’è un’ignoranza scientifica diffusa. La gente ha paura dei 5G che sono microonde: le spiego al primo incontro. Perché non possono fare male? Perché ci sono leggi della fisica quantistica che conosciamo da 120 anni a dirlo. Faccio laboratori anche per i più piccoli: mi accorgo che i genitori si stupiscono di quello che stai insegnando ai loro figli. La scuola dovrebbe togliere tutte le formule dai suoi programmi e insegnare i fondamenti della scienza che possano rimanere e aiutare nella vita concreta. me si appassiona i ragazzi alla scienza? Togliendo la struttura matematica, facendo esperimenti e utilizzando un metodo empirico, partendo da ciò che conoscono, spiegando loro ciò che vedono. Il mio fisico preferito Richard Feynman, premio Nobel per la fisica, ricorda come suo padre, da piccolo, gli facesse osservare la natura. Per esempio gli faceva osservare gli uccelli e gli diceva che non era importante sapere come si chiamassero perché in ogni lingua hanno un nome diverso; quello che lo fa essere un uccello è il suo comportamento e questo si deve osservare. Piccoli esempi con cui cerchi di interagire con il bambino che è un piccolo scienziato.

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Intervista raccolta da Mariarosa Nannetti


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ORATORIANDO 2022

Il progetto: è la terza fase della proposta della catechesi delle 4 parrocchia. Dopo la celebrazione dei sacramenti – domenica24 aprile – nei sabati del mese di maggio s’invitano i bambini ad un pomeriggio di gioco con i ragazzi/e delle superiori, che saranno animatori durante Estate Ragazzi 2022. Luogo: il progetto sarà realizzato al sabato nelle parrocchie di Palata Pepoli, Dodici Morelli e Bevilacqua. Orari: ogni parrocchia comunicherà i propri. A Dodici Morelli sarà un’ora prima della messa prefestiva e, quindi, dalle 17,30 alle 18,30. Inizio e fine del progetto: inizierà sabato 30 aprile e terminerà sabato 28 maggio Ai genitori viene chiesta una presenza per garantire la tutela dei bambini, oltre che garantire un’accoglienza

adeguata (verificare la pulizia dei locali, ecc.). Obiettivi: • creare un momento in cui i bambini interagisco con i ragazzi delle superiori e dell’università • Offrire l’opportunità ai ragazzi delle superiori e agli universitari di essere protagonisti di un progetto educativo messo a disposizione della parrocchia • Imparare giocando Schema del pomeriggio: ✓ Accoglienza ✓ Momento di spiritualità ✓ Gioco o attività del pomeriggio previamente preparata ✓ Momento finale di saluti (ogni tanto una merenda preparata dalle mamme)

GITA DI PRIMAVERA DELLE QUATTRO PARROCCHIE SALO’ LAGO DI GARDA SABATO 4 GIUGNO 2022 Partenza ore 7 dal piazzale della Chiesa di Dodici Morelli (si parte tutti da questo punto) Visita al santuario della Madonna del Frassino Abazia di Maguzzano Duomo di Salò Pranzo sul lago Pomeriggio visita al lago Rientro previsto ore 20 nel piazzale della chiesa di Dodici Morelli (si arriva tutti qui e non facciamo soste intermedie) L’abbazia di Maguzzano venne fondata dai monaci benedettini nel IX secolo sopra un complesso sorto in epoca longobarda. Venne distrutto da Ungari nel 922 e ricostruita intor-

no all’anno 1000. Nel 1438 fu distrutto dalle truppe viscontee. Nel 1491 passò sotto la giurisdizione dell’Abbazia di San Benedetto in Polirone di San Benedetto Po e l’anno dopo fu riedificata. Nel 1796 il monastero venne soppresso a disposizione dei decreti napoleonici. Attualmente ospita una comunità dei Poveri Servi della Divina Provvidenza di don Calabria. La Madonna del Frassino è l’appellativo con cui, nell’omonimo santuario di Peschiera del Garda, si venera una statuetta di circa 14 cm, raffigurante Maria che regge tra le braccia il bambino Gesù e comparsa miracolosamente, secondo la tradizione, l’11 maggio 1510 tra i rami di un albero di frassino.

CAMPI ESTIVI PARROCCHIALI

MEDIE: 18-23 LUGLIO 2022 VILLA BERZA (COLLINE DI REGGIO EMILIA) Villa Berza è una località del Comune di CASTELNOVO NE’ MONTI (RE). Dista 61.03 Km dal capoluogo di regione (Bologna). La casa dove verrà svolto il campo estivo delle medie è totalmente immersa nella natura e dotato di grandi spazi verdi intorno. Il luogo si presta per delle bellissime passeggiate. La casa è in autogestione. Partenza: lunedì 18 luglio ore 18 Ritorno: sabato 23 luglio ore 12

novo ne’ Monti, provincia di Reggio Emilia. Il paese sorge alle falde del castello cosiddetto “Salame di Felina” per la sua forma caratteristica a cono arrotondato situato a NE del paese. L’abitato un tempo era attraversato dalla Strada del Cerreto, frequentata sin dall’epoca romana, mentre ora il nuovo percorso tangenziale evita il passaggio all’interno del paese. La casa è in autogestione.

SUPERIORI: 25-30 LUGLIO 2022 a FELINA (COLLINE DI REGGIO EMILIA) Felina è posta a 664 m s.l.m., è una località nel comune di Castel-

Sabato 9 aprile dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18,30 Le iscrizioni si effettuano con la quota intera presso la Segreteria di XII Morelli.

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Per entrambi i campi: Costo: 250 euro Iscrizioni: Venerdì 8 aprile dalle 18 alle

BILANCIO GALEAZZA 31


Camminiamo

InsiemePALATA PEPOLI, BEVILACQUA, GALEAZZA, DODICI MORELLI

I VENERDÌ TEOLOGICI

CREDO NELLA RISURREZIONE DELLA CARNE TRE SERATE CON LA TEOLOGA

CRISTINA SIMONELLI

VENERDÌ 29 APRILE MARTEDÌ 3 MAGGIO VENERDÌ 13 MAGGIO

Gli incontri saranno in meet a partire dalle ore 21

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