Camminiamo Insieme marzo 2023

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Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli

TUTTI INSIEME

CATECHESI da pagina 3 EVENTI a pagina 19 FORMAZIONE a pagina 9 ORATORIO a pagina 14
Camminiamo Insieme
MARZO n. 20 2023

IL RE È NUDO

Èstato Sammy, un giovane di Cento che frequenta una delle nostre parrocchie, a dire con toni piuttosto sostenuti questa frase: “Ma non ve ne accorgete? Se non cambiate al più presto il vostro modo di fare, il vostro modo strano di parlare, le vecchie tradizioni, nel giro di tre anni non ci sarà più nessuno in Chiesa”. Caro Sammy, lo sappiamo benissimo e ce ne rendiamo tutti conto, ma abbiamo paura di cambiare, perché abbiamo legato la nostra identità di cristiani alle forme esterne della tradizione. È come la storia del re nudo: tutti lo vedevano, ma solo un bambino ha avuto il coraggio di gridare: il re è nudo! Che bella l’innocenza dei giovani che ci stanno gridando quello che anche noi sappiamo e non vogliamo ammettere. Ce lo gridano con la loro assenza, che è sempre più visibile. È triste frequentare le stazioni quaresimali nel tempo di quaresima e constatare l’assenza quasi totale di giovani. Poi, se si osservano queste celebrazioni, si capiscono anche i motivi. Riproduciamo uno stile di celebrare che è lo stesso di cinquant’anni fa, riproponendo anche, come se non bastasse, elementi della liturgia del medioevo, come i personaggi con i medaglio-

ni, gli incappucciati e roba del genere. Nei consigli pastorali dovremmo avere il coraggio di interrogarci sul nostro modo di proporre il mistero di Cristo nella liturgia eucaristica. Basterebbe riprendere in mano le bellissime pagine della Sacrosanctum Concilium del Vaticano II per capire che cosa dovremmo ritoccare. È il desiderio di annunciare il Vangelo a tutti che dovrebbe stimolarci a pensare modalità nuove. Del resto, era questo lo stile di Gesù: cercava l’aggancio con l’interlocutore per riuscire a proporre la novità del Regno dei cieli. Del resto, l’aveva detto Lui: vino nuovo in otri nuovi. Il vino nuovo del Vangelo necessita di liturgie rinnovate. Pensiamoci...

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editoriale

A PICCOLI PASSI VERSO LA CRESIMA

di ragazzi che occupavano tutta la Cattedrale, alcuni seduti per terra, attenti e composti nel seguire le indicazione degli organizzatori sia per le prove dei canti previsti all’arrivo del vescovo, che alla visione

composizione del crisma…). L’arrivo del vescovo è stato accolto con grande festa da parte dei ragazzi che si sono successivamente messi in ascolto della sua parola. Zuppi ha ricordato ai ragazzi che, con la cresima, Gesù consegna loro le “chiavi” della comunità di dove sono in quel momento ma anche di dove saranno in futuro, una comunità che dovrà essere sempre una casa di amore, visto la presenza di Dio e dove, se qualcuno bussa, dovrà sempre sentirsi accolto.

Domenica 12 Marzo il nostro Arcivescovo Matteo Maria Zuppi ha invitato i ragazzi cresimandi del nostro e di altri vicariati, assieme ai loro genitori a partecipare ad un incontro con lui. Con molto piacere abbiamo accolto il suo invito, abbiamo creato un bel gruppo delle nostre quattro parrocchie e ci siamo diretti verso Bologna. Il programma prevedeva che il vescovo incontrasse prima i genitori in San Petronio e poi successivamente i ragazzi in Cattedrale. Mentre Don Paolo accompagnava i genitori in Basilica, noi catechisti siamo rimasti con i ragazzi. E’ stato assolutamente piacevole vedere una moltitudine

di filmati che avevano predisposto per loro. Interessante il gioco finale, affrontato in due squadre, in cui i ragazzi (ma anche i catechisti!) si sono cimentati sulle loro conoscenze di catechismo; peccato aver perso per un punto!! (troppo difficile la domanda sulla

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Elena
catechesi

San Francesco e la pace

il Sultano d’Egitto. Questa è stata una missione di pace che Francesco desiderava per scardinare la catena di guerra e di odio che si era creata tra i crociati e i musulmani. Francesco arriva a Il Cairo con un suo fratello e chiede di annunciare al Sultano la bella Notizia dell’Amore di Dio per ogni uomo e la salvezza dell’anima. Senza forzature da entrambe le parti, i due uomini allacciano un legame di amicizia e di stima che ancora oggi resta nella storia. La Pace è possibile solo quando tutte le parti coinvolte la desiderano. Al termine abbiamo consegnato un piccolo segno ai bambini con un invito ad essere seminatori di pace. Abbiamo terminato con la merenda in allegria. Questo tema ha coinvolto i bambini, che hanno ascoltato con interesse e attenzione, dimostrando di aver colto il messaggio che Giorgia e Cecilia hanno voluto lasciarci.

Sabato 18 marzo a Dodici Morelli abbiamo tenuto un incontro di catechismo speciale con i bambini di tutti i gruppi uniti. Noi catechisti abbiamo deciso il tema dell’incontro: la Pace. Abbiamo invitato Cecilia e Giorgia dell’associazione “Oltre l’Ascolto” a tenere questo incontro. Ci siamo ritrovati in oratorio, abbiamo suddiviso i bambini in gruppi e chiesto loro di scrivere cosa significa per loro la parola PACE. Dopo aver letto quello che i bambini hanno scritto, Cecilia e Giorgia ci hanno raccontato dell’incontro di San Francesco con

Perchè noi 2011 vogliamo cresimarci?

Noi 2011 vogliamo cresimarsi perché vogliamo seguire, ascoltare la parola di Gesù e Dio, imitarli ed essere come loro... Chiediamo di essere cresimati perché desideriamo appartenere alla Chiesa, la nostra comunità, ecco perché riceveremo il sacramento dal vescovo. La cresima infatti finalizza il percorso dell’iniziazione cristiana, che comincia con il battesimo, continua con l’eucaristia e termina con la confermazione. Grazie a Don Paolo riusciremo a raggiungere questi obiettivi e non vediamo l’ora di cominciare questo nuovo cammino!!

Valentina Fallavena

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catechesi

PENSIERI SPARSI DAI CRESIMANDI

Il primo tema che abbiamo analizzato della predicazione di Paolo è L’AMORE. Per San Paolo l’amore è paziente, non è invidioso di una persona, l’amore significa anche dare rispetto agli altri e non dimostrare di essere superiori a niente. L’amore non cerca i suoi interessi, si dà senza pretendere niente in cambio. L’amore non si vendica e non si arrabbia per il male ricevuto, ma perdona. Tante cose hanno un fine, ma l’amore no, perché è infinito.

Paolo si convertì al cristianesimo e andò a Gerusalemme per parlare di Gesù e così Paolo vide una luce fortissima che lo accecò che disse: “Saulo, Saulo perché mi perseguiti?” e rispose: “Chi sei, o Signore?” Gesù rispose:” Sono Gesù e tu mi perseguiti”. Paolo diventò cieco per un po’ di tempo ma poi si scusò con Gesù e promise di non perseguitare più e così fu per sempre.

CATECHISMO CLASSE TERZA

Quest’anno, con i bambini di terza, abbiamo introdotto il tema del Perdono, e lo facciamo attraverso la lettura e la comprensione delle tre parabole della Misericordia. Tre racconti che ci fanno capire come il Signore agisca in modo del tutto diverso dal nostro modo di vivere il perdono. Il lavoro che faccio con loro prevede la lettura della Parola, accompagnata sempre dalla visione di un video animato inerente. Poi la riflessione, cercando di capire il suo messaggio, analizzando tutti i personaggi e attualizzarlo nel nostro quotidiano con piccoli esempi, poi in conclusione un lavoro di gruppo, che racchiude il percorso, creando anche momenti di svago e complicità. Sto

cercando di trasmettere loro l’unico messaggio che secondo me veramente conta cioè che Dio salva con l’Amore! Sempre pronto ad accogliere gli ultimi e a perdonarli. L’Amore di Dio è impresso nei nostri cuori, prima che noi venissimo al mondo, e ci conosce e conosce bene le nostre azioni, prima che noi ce ne rendiamo conto. I cuori dei bambini sono molto predisposti ad accogliere questo messaggio, con la loro innocenza, la loro gioia e la voglia di conoscenza, lasciano sempre senza parole perchè fanno scoprire quanto il mondo possa essere bello visto dai loro occhi.

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Martina M.
catechesi

I bambini della prima comunione coinvolti nella stazione quaresimale a Dodici Morelli

Pranzo con le famiglie della prima comunione a Bevilacqua

RITIRO SPIRITUALE CRESIMANDI GALEAZZA

DOMENICA 16 APRILE 2023

Sabato a Dodici Morelli prima del catechismo

RITIRO SPIRITUALE PRIMA COMUNIONE GALEAZZA

DOMENICA 2 APRILE 2023

Dalle 16 alle 18

Tema: Sui passi di san Paolo

Dalle 16 alle 18

Tema: L’ABBIAMO RICONOSCIUTO MENTRE SPEZZAVA IL PANE

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Il Centro di Ascolto Caritas incontra gli assistenti sociali

E’ stato un bell’incontro. Che sicuramente ci ha arricchito. E che spero abbia arricchito anche i quattro assistenti sociali del Comune di Cento, peraltro molto giovani ch ai primi di marzo, abbiamo incontrato in parrocchia a XII Morelli. Era presente anche don Paolo. Un bel momento di confronto. Era la prima volta che venivano da noi. Hanno saputo solamente qualche mese prima della nostra “esistenza”. O meglio, che nelle 4 Parrocchie che amministra don Paolo è presente un punto di ascolto Caritas. Dopo due anni che ci diamo da fare per alleviare le sofferenze e aiutare chi si rivolge a noi, è un gran bel successo! Diverse persone in questi mesi si sono complimentate con don Paolo per quanto il Centro di Ascolto fa e per quanto le 4 Comunità riescono a fornire, in termini di contributi, per finanziare e sostenere l’opera della Caritas. Quando però anche le istituzioni, nelle persone che agiscono sul campo, bussano alla tua porta e ti dicono: Possiamo incontrarci?, è motivo di gioia. Ci siamo confrontati molto velocemente sul tipo di servizio che prestiamo, su quante persone assistiamo, sulla modalità che applichiamo nei vari casi e su come poter interagire per fare rete. Parola magica che spesso viene pronunciata ma che poi si perde tanto più sono larghe le maglie

che la compongono. In quest’occasione ci è sembrato invece ci sia davvero la volontà di costruire qualcosa assieme per il bene di chi ha bisogno di ogni bene. Dicevamo che gli assistenti sociali

incontrati sono molto giovani. E la cosa è di buon auspicio per due motivi. La giovane età porta con sé l’entusiasmo di quegli anni. Dovrebbero inoltre restare qui a Cento per un po’ di tempo, quantomeno quello necessario per costruire qualcosa di buo-

no insieme. Più che soffermarci sui singoli casi, considerato che era un primo incontro, ci si è scambiate alcune valutazioni sul come approcciarsi in determinate situazioni. In quali circostanze conviene chiedere l’aiuto dei servizi sociali e quando invece operare, quantomeno in prima battuta, come centro Caritas. La cosa che ha sorpreso questi ragazzi è che da XII Morelli non siano state tante le persone che si sono rivolte agli assistenti sociali in questo periodo (le altre parrocchie di don Paolo fanno parte del Comune di Crevalcore). Diversi dei nostri assistiti erano “sconosciuti” a questi operatori. Il che testimonia ancora una volta il buon lavoro che, grazie al contributo dei parrocchiani, riusciamo a costruire nelle 4 Parrocchie. Come sempre, nei prossimi numeri, racconteremo e documenteremo quanto stiamo facendo. In primis il Mercatino di Pasqua pro Caritas che abbiamo qui a XII Morelli all’uscita dalla Messa di sabato 1 aprile (non è un pesce!) e Domenica 2 aprile. Vi aspettiamo numerosi!!

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MADELEINE DELBREL E LA PREGHIERA

Madeleine Delbrel non è sempre stata fervente nella preghiera anzi, durante la sua giovinezza, professa con convinzione un ateismo disincantato. Dopo quegli anni, però, alcune vicende dolorose e deludenti della vita insieme alla conoscenza di alcuni amici furono per lei determinanti e segnarono una svolta. Così racconta: “Mi era accaduto l’incontro con parecchi cristiani né più vecchi, né più stupidi, né più idealisti di me, che vivevano la mia stessa vita, discutevano quanto me, danzavano quanto me. Anzi, avevano al loro attivo alcune superiorità: lavoravano più di me, avevano una formazione scientifica e tecnica che io non avevo, convinzioni

politiche che io non avevo... Parlavano di tutto, ma anche di Dio che pareva essere a loro indispensabile come l’aria. Erano a loro agio con tutti, ma - con una impertinenza che arrivava fino a scusarsi - mescolavano in tutte le discussioni, nei progetti e nei ricordi, parole, idee, messe a punto di Gesù Cristo. Cristo avrebbero potuto invitarlo a sedersi, non sarebbe sembrato più vivo...». Così Madeleine a 20 anni decide di pregare e si converte. Non si può dire semplicemente che iniziò a dire delle preghiere, ma lasciò che la sua vita affondasse nella preghiera. Scopre che non era stata lei a trovare Dio ma piuttosto Dio a trovarla e ad abbagliarla. Da allora la sua vita, non ritmata dalle campanelle dei monaci, è chiamata a inventare nuovi modi di stare davanti a Dio non a dispetto della vita ma interpretando la vita. ”Parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina. Tutto ciò non è che la scorza della realtà splendida, l’incontro dell’anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, che ad ogni minuto si accresce in grazia, sempre più bella per il suo Dio.” Preghiera è l’incontro e l’incontro è provocato da ogni minuto della vita. Madeleine ci indica che non ci sono vite in cui la preghiera può estendersi ed altre che devono rinunciarvi. Ognuno di noi è chiamato alla mistica della vita quotidiana, con i suoi incontri e i suoi eventi che la provocano all’intimità con Dio. Tutti, ci dice, siamo chiamati all’estasi.

Ritiro Spirituale di Quaresima 2023

In una giornata turbolenta di tempo e di spirito, decido di accettare l’invito di Don Paolo a partecipare al ritiro spirituale in occasione dell’inizio della Quaresima. La prima meditazione la facciamo analizzando e riflettendo sul capitolo 11 del Vangelo di Giovanni sulla morte e risurrezione di Lazzaro; un episodio che viene raccontato solo nel suo vangelo e, come tutti gli eventi raccontati da Giovanni, anche questo viene riletto alla luce della Risurrezione di Cristo. La prima comunità cristiana aveva capito che Gesù è la

vita eterna che inizia nel momento in cui diventiamo suoi discepoli e non muore mai. La vita che riceviamo dal Signore può trasformare qualsiasi persona e, una volta ricevuta, possiamo darne testimonianza vivendo secondo il suo stile. Nel vangelo, Giovanni ben evidenzia i nomi dei cari amici di Gesù che possiamo essere ciascuno di noi, non a caso nel capitolo precedente il buon pastore conosce le sue pecore per nome, e sottolinea quanto li amava. Gesù, pur addolorato, non corre immediatamente da Lazzaro (secondo la tradizione solo dopo quattro giorni si era realmente morti con la morte dell’anima) per

poter dare testimonianza della manifestazione di Dio. Gesù parte, pur sapendo di essere cercato per essere lapidato ed è sostenuto da Tommaso. Tommaso, nel vangelo di Giovanni, è un apostolo molto importante, è il più fedele, quello che per primo capisce che Gesù è Dio quando gli mette il dito nelle piaghe. Arriva nel villaggio ma se ne sta appositamente fuori perché la sua presenza crea scompiglio, simbolo di come la presenza di Gesù destabilizza le tradizioni ed è Marta che gli va incontro seguita poi successivamente da Maria; Gesù annuncia loro: “Io sono la risurrezione e la vita e chi crede in me anche se muore vivrà”. Le amiche sono inizialmente incredule, ma poi si fidano e tolgono la pietra. La puzza di Lazzaro è il profumo di Maria che sparge nei piedi di Gesù; è il profumo della vita di Gesù che fa uscire Lazzaro dalla sua tomba.

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Elena

LA FORZA DELLA PAROLA

“Quando si ama si vuole ascoltare l’altro, solo, senza che voci estranee ci vengano a turbare. Per questo coloro che amano Dio hanno sempre sognato il deserto”. Queste le parole di Madeleine Delbrel, personaggio scelto da Don Paolo come tema per il catechismo dei bambini di quinta elementare di Dodici Morelli. Ripercorrendo la sua storia e i suoi ideali, questi ultimi consonanti con quelli di Papa Francesco, è possibile trarre importanti spunti e riflessioni su cosa è, e come vivere la fede. In un primo momento si è cercato di far accostare i bambini alla sua biografia. Delbrel nasce a Mussidan, in Francia, nel 1904 e vive un’infanzia errante, all’insegna di trasferimenti dettati dal lavoro del padre ferroviere. Ciò determina per Madeleine una formazione vissuta in solitudine, con maestri privati e senza compagni. Appassionata di filosofia studia diversi autori, tra cui Nietzsche e diversi positivisti e, complice anche il generale clima primonovecentesco, matura un ideale di vita prettamente ateo. Trasferitasi a Parigi, nel 1923 vive un’estate d’amore e di spensieratezza con il suo fidanzato e con i suoi nuovi

amici. Madeleine vede in loro persone compiutamente felici e capisce che, pur essendo a lei accomunati dall’amore per la cultura, hanno anche una profonda fede. Il suo fidanzato, infatti, decide un anno dopo di diventare padre domenicano, lasciando Madeleine in un immenso dolore e in una profonda crisi esistenziale. L’unica consolazione che riesce a trovare è nella preghiera, che la porta poi alla conversione, caratterizzata questa dal sentirsi profondamente amata da Dio. Madeleine sente di dover riversare questo amore sugli altri, specialmente sugli ultimi. Insieme al vicario della sua parrocchia, padre Lorenzo, inizia a conoscere il Vangelo e, non potendosi far suora a causa dell’arrivo della cecità per il padre, decide di attuarne ciò che lei recepisce del messaggio evangelico da laica. Da questo momento lo scopo della sua vita, all’insegna dell’essenzialità, sarà quello di dedicarsi agli altri, da qui la decisione di diventare assistente sociale, votata a portare conforto nelle vite delle persone, amandole incondizionatamente, senza mai giudicare nessuno. Questo per lei sarebbe dovuto essere anche lo scopo di tutti gli ecclesiastici, nella sua visione di Chiesa aperta e attiva sulle problematiche sociali. Al catechismo si sta cercando di trasmettere ai bambini i suoi aspetti umani e la sua eredità spirituale, seguiranno poi alcuni incontri con esperti di Madeleine e una gita a Reggio Emilia, sperando che i bambini possano cogliere alcuni insegnamenti e messaggi.

La mia esperienza dei circoli biblici

Bellissima l’iniziativa di portare avanti i circoli biblici nelle famiglie anche nel tempo di quaresima, come già sperimentati in Avvento!!!! Così avevo pensato quando don Paolo ha lanciato la proposta alle famiglie di aprire le loro case all’ascolto della parola di Dio invitando parenti, amici

e vicini di casa.... Non credevo di poter gustare così profondamente questa esperienza e di aspettare con ansia il momento serale dell’incontro, così come invece mi è capitato. È stato bello davvero: Antonella ci riceve nella sua casa con la sua naturale ospitalità, con la sua ben conosciuta simpatia e con un bel sorriso amichevole. Siamo amiche da una vita e, pur conoscendola bene, non sapevo che il suo studio biblico, curato in tanti anni, avesse raggiunto una profondità e conoscenza della Parola così incisiva. La sua spiegazione ha affascinato tutte noi signore presenti, tenendo sveglia e concentrata la mente, nonostante le fatiche della giornata appena trascorsa. E questo è un risultato importantissimo, perché insieme abbiamo scoperto quanto sia bello conoscere la parola di Dio, condividerla e parlarne insieme. Abbiamo

scoperto tante sfumature del messaggio di Gesù che ci erano sfuggite, tanti approfondimenti su episodi che, pur conosciuti, non avevamo capito fino in fondo. Tutto ciò è scaturito dal colloquio che abbiamo avviato dopo l’ ascolto del Vangelo della domenica, dalla condivisione delle nostre riflessioni, dalle domande che abbiamo posto, dai pensieri sul nostro vissuto. E tutto in un’atmosfera di accoglienza fraterna dei nostri interventi semplici o profondi, sentendoci in grande libertà di espressione. L’obiettivo dei circoli biblici è di portare la parola di Dio dentro la vita di ciascuno di noi, per illuminare le nostre giornate e le nostre azioni, per poter essere portatori della luce di Dio al prossimo. I circoli biblici possono aiutarci a raggiungere questi obiettivi, perciò spero che tale esperienza venga riproposta ogni anno nei momenti forti del tempo liturgico.

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Il circolo biblico a XII Morelli

Anche in Quaresima, come in Avvento, sono partiti i circoli biblici. Tutti i lunedì, al posto del consueto e settimanale studio biblico sul Vangelo di Giovanni, ci troviamo presso una famiglia che apre la propria casa per ascoltare e meditare la Parola di Dio che verrà proclamata nella Messa della successiva Domenica. Dopo una preghiera iniziale, a volte un canto, ascoltiamo le Letture proposte dalla Chiesa. Un momento di silenzio per meditare quanto ascoltato e poi, dopo aver letto una possibile chiave di riflessione che don Paolo ci fornisce nel suo blog, chi vuole interviene per condividere una riflessione legata al suo vissuto personale. Cosa ci dice la Parola di Dio? In che modo è entrata nella mia vita? Come

avrete capito, come sa chi vi ha partecipato, è un modo diverso di accostarsi al Vangelo rispetto al tradizionale studio biblico. Per chi come me è sempre stato riservato, è il modo per aprirsi agli altri, fiduciosa di essere ascoltata ma non giudicata. Ecco, questo è quello che di bello ho fatto mio in questo periodo. Nel Vangelo, Gesù usa un modo nuovo di approcciarsi alle persone. Specialmente, quasi sempre, ai peccatori, ai poveri, agli ultimi. Li ascolta. Non li giudica. Li ama. Condivide una parte del loro vissuto. Il circolo biblico mi aiuta ad illuminare la mia vita attraverso la Parola di Dio. Con tutti i miei limiti e le mie debolezze. Ma certo che, insieme agli amici che settimanalmente incontro, tutto diventa più facile perché condiviso. Al termine, dopo l’ultima preghiera o un canto conclusivo, non manca mai il momento festaiolo. Io non sono una grande cuoca ma abbiamo la fortuna che Cristina o Barbara in primis, ci coccolano con un dolce preparato espressamente per noi. E come ogni salmo finisce in gloria, il brindisi finale suggella la serata in attesa di incontrarci il lunedì prossimo. p.s.: nella foto manca il fotografo. Impegnato ad immortalare il momento e a tenere il bicchiere con l’altra mano.

Chiara&Grazia

Circoli biblici di Quaresima 2023

Sono ripartiti, con grande entusiasmo, i circoli biblici che vengono svolti nei tempi forti per la Chiesa: in Avvento e in Quaresima. Io partecipo al circolo biblico a casa di Pina. Ci ritroviamo in 8 o 9

INSIEME

è un periodico mensile delle Quattro Parrocchie.

Direttore Responsabile

don Paolo Cugini

Capo Redattore

Massimiliano Borghi

Segretaria di Redazione

Mariarosa Nannetti

per info e contributi

mail:quattroparrocc@gmail.com

persone, iniziamo invocando lo Spirito Santo, leggiamo le letture e il Vangelo della Domenica successiva e poi condividiamo le nostre riflessioni. Al termine del confronto non manca mai un momento conviviale offerto dalla famiglia ospitante e dagli ospiti che fanno parte del circolo biblico.

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Paolo

CONSIGLIO PASTORALE SUI MINISTERI

Ma i presidenti di zona pastorale, che cosa fanno? Me lo aveva chiesto Mariarosa durante l’intervista pubblicata nel numero di dicembre del nostro giornale delle 4 parrocchie. Fra le altre cose, ogni due o tre mesi tutti i presidenti si incontrano con il Cardinale per ascoltare, elaborare, percorrere assieme un tratto di strada come Chiesa di Bologna. A metà febbraio, nel Seminario regionale, ci siamo riuniti per riflettere sul tema dei ministri istituiti a partire dalle indicazioni date dal Papa due anni fa con il Motu Proprio «Spiritus Domini », riguardante l’ammissione delle donne al ministero istituito del Lettorato e dell’Accolitato e con il Motu

Proprio «Antiquum ministerium», circa l’istituzione del ministero del catechista. Anche la Cei, presieduta ora dal nostro Arcivescovo, le ha recepite lo scorso anno nella Nota «I ministeri istituiti del Lettore, dell’Accolito e del Catechista per le Chiese che sono in Italia». Il Cardinale Zuppi ci ha esortato a vivere il Consiglio pastorale come esperienza di comunità e ad imparare a “vedere ciò che c’è di bello” nel nostro quotidiano, sottolineando come la settimana prima avesse istituito le prime donne Lettrici della Chiesa bolognese. A seguire, don Pietro Giuseppe Scotti, che si occupa della formazione dei Ministri istituiti, ha tenuto una

bella relazione su «Chiesa sinodale e ministeri istituiti», in cui ha ripercorso le tappe salienti della “storia” dei ministeri nella nostra diocesi. Fra l’altro ha snocciolato alcuni dati interessanti. Ad oggi i ministri istituiti sono 722, di cui 494 Accoliti, 228 Lettori e 4 Lettrici, istituite a gennaio 2023. Al termine, si è aperto un interessante confronto fra i vari membri del Consiglio Diocesano. E’ emerso, in particolare, che se la chiesa di Bologna ha molti ministri istituiti, non sempre i fedeli hanno ben chiaro il ruolo che essi rivestono all’interno delle loro comunità. Altro punto affrontato, è stata la difficoltà per chi come noi vive nel forese, a partecipare al corso di formazione per poter accedere al vario grado dei ministeri. Se ricordate, l’anno scorso, dopo un’attenta informazione al termine delle Messe delle nostre 4 parrocchie, sul giornale e sul blog di don Paolo, erano state votate alcune persone per ricoprire il ruolo di ministro istituito. Successivamente contattate da don Paolo, si era costituito un gruppo di 15 persone. Tutti avevano però lamentato la difficoltà ad andare a Bologna, in particolare alla sera, per partecipare ai corsi formativi. Il Cardinale ha raccolto tutte queste nostre considerazioni, comprendendo il disagio e dicendosi pronto ad affrontare con i presbiteri le opportune valutazioni per facilitare la partecipazione di nuove persone alla vita dei ministeri istituiti.

Massimiliano Borghi Presidente zona pastorale

Ritiro di Quaresima -26 febbraio 2023

Nella seconda parte del ritiro quaresimale abbiamo meditato il capitolo 12 del Vangelo di Giovanni. In questo capitolo troviamo molto chiara la tensione di Gesù con le autorità dell’epoca. Gesù è in Betania e viene ospitato da Maria, Marta e Lazzaro. Maria, durante la cena, unge con olio profumato, molto costoso, i piedi di Gesù, poi li asciuga con i suoi capelli. Questa discepola di Gesù ha molto da insegnarci, ci indica la vera figura del discepolo che segue il Signore: è riconoscente e non bada a spese, per amore dona quello che ha di più prezioso, senza chiedere niente in cambio. Quante volte siamo capaci di donare? Le nostre comunità sono accoglienti? Sono pronte ad aprirsi a tutti? Si preoccupano degli ultimi, di coloro che sono nella solitudine? Per seguire l’esempio di Maria, dobbiamo assimilare il Vangelo, dobbiamo chiedere l’aiuto dello Spirito Santo affinchè ci apra la mente e il cuore. Proseguendo il capitolo al versetto 23, Gesù dice “è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”. Al versetto 24 dice “in verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, se

invece muore produce molto frutto”. Il versetto 24 mi ha sempre molto colpito e fatto riflettere. La nostra vita è un seme che porta in sé un potenziale pazzesco; quando ci si dona, quando ci si spende per gli altri, quando il seme muore può far sbocciare una nuova vita. Lo Spirito Santo ci aiuta ad uscire dalla logica del “solo per me”. La vita è piena di scelte, quante volte non scegliamo le vie del Signore? Per fare le giuste scelte abbiamo bisogno di interiorizzare il suo messaggio, quindi cosa c’è di meglio che partecipare ad un ritiro spirituale, specialmente nel periodo di Quaresima in preparazione alla Pasqua?

12 Camminiamo Insieme formazione

incontro sulla Shoah

Stazione quaresimale a Dodici Morelli del 10 marzo

13 Camminiamo Insieme formazione

Le ragazze mentre cercano di farsi belle prima dell’incontro

incontro 2009-2010

Thè con biscotti in oratorio a Bevilaqua tutti i venerdì

incontro superiori

14 Camminiamo Insieme oratorio

COME SI OTTIENE IL RISPETTO?

Incontro con i 2010-09 – Sabato 11 marzo 2023

Stiamo continuando a vedere, quando ci incontriamo, alcuni video su tematiche che hanno un significato per la vita. Questa volta abbiamo visto un video di Filippo Ongaro, medico e autore di diversi libri su tematiche esistenziali. Ci siamo soffermati a riflettere sul significato del rispetto. Ongaro ha indicato cinque comportamenti per farsi rispettare. Il primo è la gentilezza. Il secondo è l’affidabilità, che significa la coerenza con la parola data. Il terzo comportamento importante per ottenere il rispetto è la credibilità. Non possiamo pensare di creare relazioni durature nel tempo se cerchiamo di far passare un’immagine di noi stessi che non corrisponde alla realtà. Prima o poi la verità viene al pettine. Quarto elemento importante, che si collega agli altri, è l’onestà. Infine, l’empatia dice della capacità di metterci nei panni degli altri, dello sforzo che facciamo per camminare insieme alle persone che ci sono vicine. Alla fine della visione del video, avvenuta dopo la pizzata, c’è stato il tempo per il gioco e il divertimento.

La Fondazione CRCento finanzia la sala musica dell’oratorio di XII Morelli

Nella riunione dei primi di marzo, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione CRCento presieduto da Raffaella Cavicchi, ha deciso di finanziare con un contributo di 16.500€ la realizzazione di due sale musica all’interno dell’oratorio parrocchiale. La cosa ci rende particolarmente felici perché dimostra la bontà del progetto oratoriale a cui, don Paolo in primis, ha voluto dare ulteriore slancio da due anni a questa parte. L’oratorio è la massima espressione di una comunità cristiana che pur fra mille difficoltà, anche economiche, non si ripiega su se stessa ma apre le

porte ad ogni giovane senza nessuna preclusione. La strada che da dieci anni a questa parte, con l’inizio dell’attività del Doposcuola, pietra cardine del progetto oratoriale, si è deciso di percorrere, è il bene di ogni bambino, di ogni ragazzo. Per questo motivo, nessuno si dovrà mai sentire escluso dall’oratorio. Questa è la casa particolare di ogni ragazzo. Un porto sicuro, un approdo a cui fare ritorno e sostare nei momenti della giovinezza. Nello specifico, il progetto del laboratorio musicale e delle due sale musica, una in cui i vari musicisti possono svolgere le loro prove e un’altra in cui si può studiare e ascoltare musica, è stato curato da Gianni Govoni, noto a tutti come John Strada. Assieme ad altri volontari musicofili, hanno smantellato una vecchia sala prove in disuso, gestita dall’associazione ExiiT di cui tutti loro fanno parte, per dare vita a questa nuova realtà musicale parrocchiale. Ovviamente, mancano ancora diverse attrezzature indispensabili per completare la sala musicale ed è qui che interverrà la Fondazione CRCento, con il contributo di cui sopra dicevamo. Occorre infatti ammodernare una parte degli infissi, acquistare un amplificatore, un mixer, varie casse, predisporre un impianto di filodiffusione. Insomma, di cose da fare ce ne sono ancora. Tutto questo per far sì che la sala musica dell’oratorio permetta a musicisti “in erba” di formarsi e che possano continuare la lunga tradizione musicale che sin dal dopoguerra, con il maestro Bellini che impartiva lezioni a tutti i bambini del territorio, ha permesso si creassero vari gruppi di musicisti.

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ELLY SCHLEIN NUOVA SEGRETARIA DEL PD

Contro ogni pronostico, Elly Schlein è la nuova Segretaria del Partito Democratico. E’ la prima donna a riuscire in questa impresa. Ha scalzato il predestinato: Stefano Bonaccini. Il Presidente della Regione Emilia-Romagna aveva vinto le primarie che si erano svolte fra i tesserati dei vari Circoli PD, con una netta maggioranza. Il voto popolare ha però ribaltato il risultato portando la 37enne nata a Lugano, alla guida dello storico partito della sinistra italiana. Figlia di due professori universitari, nel 2008 ha partecipato a Chicago come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama per le elezioni presidenziali statunitensi di quell’anno; nel 2012, sempre a Chicago, ha contribuito alla campagna di Obama per la sua rielezione alle presidenziali. Nel 2014 inizia la sua avventura politica, venendo eletta europarlamentare nelle file del PD. Nel 2020 si candida alle elezioni regionali con una piccola lista ecologista e progressista, ricevendo più di 22000 preferenze personali, che la fanno eleggere con il più alto numero di preferenze mai avute da un candidato consigliere. Bonaccini la nomina Vicepresidente della Regione e assessore al welfare. Nell’ultima tornata elettorale, le politiche dell’autunno del 2022, candidata nelle file del PD, viene eletta Deputata del Parlamento italiano. Potremmo dire una carriera politica da predestinata. Ritornando alla sua elezione e al pronostico soverchiato, se ne sono sentite di tutti i colori. La più colorita mi pare quella dei simpatizzanti 5 stelle che sarebbero andati in massa a votare per lei. Credo invece, a buona ragione, che Elly Schlein abbia saputo portare una ventata di novità nella sinistra italiana. Senza entrare nella bontà o meno delle proposte che ha sponsorizzato durante

la sua campagna elettorale, tanti elettori di quell’ala che da anni non andavano più a votare perché stanchi di un partito che aveva abdicato in larga parte a “difendere” i diritti sociali, si sono ritrovati improvvisamente a vedere una di loro candidata alla guida del partito. E sono andati a votarla! Bonaccini, il suo sfidante, sicuramente preparato e capace, è sempre stato “visto” come il candidato moderato che piace alla classe medio borghese e all’imprenditoria. Basti vedere le molte simpatie e consensi che raccoglie fra l’elettorato di centro-destra. Al momento è impensabile sapere quale opposizione farà la neo-segretaria del Partito Democratico, con quali caratteristiche e quali risultati. Dalle prime battute, pare evidente come la Schlein sceglierà di mantenere una netta contrapposizione all’attuale governo Meloni. E che i temi sociali, vedi il salario minimo, un migliore sanità pubblica che non penalizzi chi ha un basso reddito, la difesa dell’istruzione pubblica (che non vuol dire statale), l’abolizione quanto più possibile dei contratti a termine, fonte di precariato specie fra i giovani, saranno al primo punto della sua agenda politica. Piccola digressione. Ma chi l’avrebbe pensato solo un anno fa che i due principali leader della politica italiana sarebbero state due donne? Concludendo, mi vien da dire che se giudicare dalle prime uscite la neo segretaria del PD è arduo oltre che prematuro, il contesto internazionale, vedi la guerra in Ucraina e il problema dell’immigrazione e le conseguenti prese di posizione di Elly Schlein, saranno una limpida cartina al tornasole di quale azione politica intenderà proporre all’attenzione di noi cittadini chiamati già il prossimo anno al voto per il rinnovo del Parlamento Europeo.

Transizione energetica

Che cosa significa? Letteralmente consiste nel passare dalle attuali modalità di approvvigionamento e produzione delle fonti energetiche verso fonti alternative in grado di produrre e convogliare ogni genere di energia pulita ad impatto ambientale molto ridotto o addirittura nullo. Tutto ciò è senz’altro realizzabile e auspicabile ma non dall’oggi al domani. È noto che il problema è gravoso e alquanto impattante non solo nei Paesi a tecnologia più evoluta, come gli Stati Uniti, l’Europa o il Giappone ma ancor di più nei Paesi ad economie emergenti, come l’India o il Brasile. Si tratta di un fenomeno che riguarda il pianeta Terra nel suo insieme. I tempi per l’attuazione energetica sono sempre più impellenti in quanto, se da un lato sono in atto vari cambiamenti climatici a livello globale, dall’altro lato la popolazione mondiale è in grande crescita. Potremmo dire che, se i Paesi più industrializzati producono inquinanti di tipo chimicominerale, gas e polveri sottili - all’altro capo del mondo i Paesi emergenti producono inquinamenti di tipo antro-biologico in quantità più che proporziona-

le alla loro densità di popolazione, vedi India e Cina. Ne consegue che, essendo le due concause fra loro connesse, l’inquinamento da anidride carbonica cresce in maniera esponenziale fino a creare squilibri meteorologici ed elettromagnetici su tutto il pianeta. Per controbilanciare il fenomeno dovremmo piantumare alberi per enormi estensioni e sfruttarne così la fotosintesi clorofilliana al fine di incrementare la quantità di ossigeno nell’atmosfera. Allo stesso tempo dovremmo abbandonare le tradizionali fonti energetiche - carbone, petrolio, energia nucleare da fissioneper inoltrarci sempre più verso fonti alternative ecosostenibili come l’energia solare, l’energia eolica, l’energia geotermica, ma anche l’energia nucleare da fusione “pulita”, come da sempre avviene all’interno del Sole che è pressoché inesauribile. In realtà, la transizione energetica e la fame nel mondo sono le due facce d’una stessa medaglia: in tutte le parti del pianeta i popoli sono affezionati ai loro ritmi di vita e alle loro consuetudini. Ciò implica delle inerzie temporali che purtroppo sono in contra-

sto con le criticità del pianeta Terra, con il rischio concreto di generare ulteriori discordie dagli sviluppi imprevedibili.

Le due principali strade per arrivare alla transizione energetica, riguardano il comfort abitativo (riscaldamento e climatizzazione) e quella che attiene alla mobilità (trasporti pubblici e privati e movimentazione merci). Il comfort abitativo comporta notevoli spese per i proprietari di case e di difficile ammortizzazione in tempi brevi. Lo vediamo ogni giorno qui da noi. Per quanto concerne la mobilità, si potranno accorciare i tempi soprattutto nei trasporti pubblici, ma il trasporto privato è in funzione delle inclinazioni dei cittadini che troppo spesso non sono propensi a cambiare le loro abitudini in tempi brevi e ad aprirsi ad una mentalità “green”. Riusciremo ad assopire l’egoismo delle nostre propensioni a vantaggio di condizio- ni di vivibilità migliori per tutti? È la sfida dei prossimi anni, ma attenzione alla frettolosità che potrebbe essere una cattiva consigliera.

17 Camminiamo Insieme sociopolitica

“I TRAFFICANTI DI UOMINI SIANO FERMATI E I VIAGGI DELLA SPERANZA NON

SI TRASFORMINO PIÙ IN ACQUE DELLA MORTE”

Nell’assurdo teatrino della politica italiana dove la morte di 75 persone, naufragate sulla spiaggia di Curto, fra le quali dei bambini, si trasforma in un atto d’accusa nei confronti dell’avversario politico, dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto gli eletti siano spesso persone mediocri, le parole di Papa Francesco, che possono sembrare banali, mettono il dito nella piaga: uomini, donne, bambini che diventano numeri per alimentare il business, subdolo e disumano che ricorda la tratta degli schiavi. Pare che gli occupanti del barcone naufragato a Cutro abbiano pagato 8/9 mila euro a testa per il “biglietto” di sola andata, che per tanti si è trasformato nell’ultimo viaggio, quello della morte. Il problema dell’immigrazione non è semplice, nessuno ha la bacchetta magica, spesso si scontra con l’egoismo dei popoli benestanti i quali preferiscono occuparsi del problema in maniera superficiale, cercando di assecondare i propri interessi di bottega. Il problema dei migranti sembra sia limitato dal porto di partenza a quello d’arrivo, senza preoccuparci di ciò che sta a monte e a valle del fenomeno. A monte ci sono nazioni in guerra, nazioni che vengono sfruttate per le ricchezze delle proprie materie prime, utilizzando manodopera locale e distruggendo l’ambiente; a valle ci sono persone che, giunte nei porti d’arrivo, vengono sfruttate per attività illecite quali spaccio di droga, prostituzione, raccolta di prodotti agricoli a pochi euro giornalieri, ecc. Ciò che avviene a monte ce lo ha raccontato, lo scorso anno, Don Davide Marcheselli, missionario in Congo; la ricerca di ma-

terie prime, in particolare delle terre rare, fatta con la complicità di politici locali, che mira a depredare le proprietà dei contadini, sfruttando a costi irrisori la manodopera locale. La Cina è al momento la nazione che sta agendo in quelle zone senza controllo, per reperire quelle indispensabili materie prime utilizzate per la realizzazione dei componenti che servono per realizzare le vetture e la tecnologia cosiddetta green, perché la parola d’ordine oggi è elettrico senza se e senza ma, poi come viene prodotto e a che costi in vite umane non interessa. Ciò che avviene a valle l’ho vissuto in prima persona intervenendo, in più occasioni, in supporto di altre forze di polizia, per lo sgombero di abitazioni fatiscenti occupate da persone in difficoltà, con storie drammatiche alle spalle e con fedine penali lunghissime. In una di queste operazioni ricordo la presenza di due ragazzi che avevano perso il lavoro, erano stati sfrattati in quanto non riuscivano a pagare l’affitto per cui si sono trovati clandestini in mezzo alla strada. Non riuscendo a trovare un’occupazione e non potendo affittare casa si sono arrangiati in uno stabile fatiscente e inagibile a causa del terremoto e campando con “lavori” in nero o illegali. Le parole del Papa dovrebbero indurci alla riflessione. L’essere umano non è uno schiavo: ricordo i colossal cinematografici di un tempo, con gli schiavi che venivano messi incatenati ai remi nelle stive delle navi così, se la stessa affondava, morivano annegati. Cos’è cambiato? Sfruttati, umiliati e cacciati dai loro paesi, stipati su barche come sardine per realizzare guadagni sempre maggiori poi, dopo un illusorio viaggio della speranza, sfruttati dalla malavita e da gente senza scrupoli per realizzare loschi guadagni. Concludo con le parole di Primo Levi, scritte in altro periodo storico e in circostanze diverse, ma più che mai attuali:

“Voi che vivete sicuri nelle vostre case riscaldate, voi che tornando a casa la sera trovate un piatto caldo e facce amichevoli: considerate se questo è un uomo che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per un pezzo di pane, che muore per un sì o per un no di qualcun altro.”

TUTTI INSIEME PER MANTENERE IL PUNTO NASCITE DELL’OSPEDALE DI CENTO

Nel Consiglio Comunale tenutosi il 15 marzo è stato presentato, a nome di tutti i gruppi consiliari, un ordine del giorno molto importante avente ad oggetto il Punto nascita dell’Ospedale di Cento. Da diversi anni il Punto nascita del nostro ospedale vive una situazione di difficoltà causata dal calo della natalità (fenomeno di rilevanza nazionale) e da problematiche strutturali derivate dalla pandemia, la quale ha peggiorato notevolmente le dinamiche di reperimento del personale sanitario. Negli ultimi mesi del 2022, un comitato ministeriale ha deciso la chiusura del punto nascita di Cento, assieme a quelli di Mirandola e Faenza, in quanto non viene raggiunta la soglia prevista di almeno 500 parti annui. Fino ad oggi è stato possibile mantenere in vita il servizio perché il nostro comune fa ancora parte del cratere sismico e gode così di alcune deroghe, che però stanno per arrivare a scadenza. Il Governo Meloni ha appena deciso di prolungare la dichiarazione di emergenza sismica e la Regione Emilia-Romagna si è subito adoperata per inoltrare la richiesta di deroga alla chiusura, richiesta che in

questo momento è al vaglio del Ministero della Salute. Tutti gli schieramenti che compongono il Consiglio Comunale sostengono con convinzione questo percorso: è di fondamentale importanza opporsi alla chiusura del Punto nascita,

il quale deve continuare ad essere un riferimento per la cittadinanza del nostro territorio. Tutti assieme dobbiamo essere uniti e determinati nel portare avanti le nostre ragioni, con l’auspicio che il Ministero accolga la proposta di proroga presentata dalla Regione. Una donna che aspetta un bambino si trova ad affrontare mesi difficili, spesso caratte-

rizzati da insicurezze, paure, solitudini … anche quando si ha la fortuna che la gravidanza proceda nel migliore dei modi, è auspicabile che la gestante possa usufruire di un supporto qualificato e di prossimità rispetto alla propria abitazione. Ecco, il Punto nascita di Cento rappresenta questo servizio indispensabile: la sicurezza di poter raggiungere in breve tempo il luogo che fornirà accoglienza e supporto al parto, il conforto di poter avere i familiari il più vicino possibile e, contemporaneamente, avere la certezza di essere seguiti da professionisti e personale sanitario competente. Inoltre, vista la strategica posizione del Comune di Cento, questa è un’opportunità di cui possono usufruire anche numerose donne residenti nelle province di Modena e Bologna. Io ho scelto di partorire nel nostro ospedale proprio perché desideravo essere accolta in un luogo che mi facesse sentire “a casa”. Sono stata seguita in modo ottimale durante tutto il percorso, grazie alle visite di routine e ai corsi pre-parto; nel momento decisivo ho avuto accanto ostetriche e medici di qualità, che hanno saputo affrontare e risolvere brillantemente anche qualche piccolo intoppo che spesso si presenta nel concitato e intenso momento del parto. La mia speranza è che tante altre donne come me vogliano e possano essere accompagnate nel meraviglioso viaggio della gravidanza sentendosi a casa.

18 Camminiamo Insieme sociopolitica

LUCIO DALLA, IL «GRAZIE» DEL CARDINALE ZUPPI

Il 4 marzo scorso Lucio Dalla avrebbe compiuto 80 anni e Bologna si è mobilitata per ricordare il cantautore, morto nel 2012.

In Piazza Cavour, a pochi passi dalla casa dove era cresciuto, è stata posta una targa, quasi a voler chiarire che è quella la Piazza Grande di una delle sue canzoni più famose. In via Stalingrado è stato restaurato il murales che lo ritrae e a lui è stata dedicata la Bologna Marathon. Anche il cardinale Matteo Zuppi ha voluto rivolgergli un pensiero e lo ha fatto attraverso un articolo pubblicato sull’Osservatore Romano con il titolo «Caro amico ti scrivo di Dio», esplicito richiamo all’incipit di «L’anno che verrà». «Bologna per me, come per tanti - ha spiegato - è legata a Lucio Dalla, e viceversa Lucio rappresenta Bologna, tanto che la sua casa e i suoi itinerari sono meta di visita di tanti che non smettono di volergli bene e di vivere nei luoghi la magia delle sue canzoni». «La prima volta che mi sono perduto nel centro storico – scrive il Cardinale – ho pensato che non era affatto vero che “nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”! E quando ho attraversato Piazza Maggiore o Piazza San Francesco o Piazza Cavour, ho immaginato di incontrare quell’uomo che la viveva come la sua casa e che continua ad insegnare che la piazza è abitata, e quindi a pensarci meno anonimi usuari di luoghi comuni, ma membri di

quella famiglia che si forma proprio a partire da chi aveva fatto della panchina il suo salotto». Le parole dell’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei si mescolano ai versi del musicista. «Lucio Dalla ha saputo riempire di sogni la vita di chi ne aveva pochiafferma - In fondo ero anche io, giovane, quell’amico cui scrisse “per distrarsi un po’”. Anche a me preoccupava tanto che si vivesse “con i sacchi di sabbia alla finestra” e che “si uscisse poco la sera (compreso quando è festa)”».

«Caro amico ti scrivo - dice ancora Zuppi - e ringrazio Dio perché il 4 marzo “un dono di amore” ha reso più pieno di stelle il mondo e ci ha aiutato a vederle. Grazie, caro amico, perché dicevi che Dio più che una ricerca è una presenza e lo sentivi nelle cose della vita, nel lavoro, negli esseri umani, nel fatto che c’è il sole la mattina e la luna di notte. Caro amico dicesti che cercavi - a volte non coerentemente, come me - di vivere da cristiano. E hai cercato di interpretare l’aspetto di Dio più legato agli uomini, quindi, per forza di cose, legato a Lui». Infine, prima di congedarsi, l’Arcivescovo si rivolge ancora direttamente a Dalla: «Ti scrivo ricordandoti come, dopo avere incontrato Padre Casali, fondatore del Centro San Domenico, hai pensato che “sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno”. Caro amico, il mondo intorno di sacchi di sabbia ne ha cominciato a mettere di nuovi e a volte vuole costruire muri e scavare trincee per seppellire l’amore. Caro amico, che hai vissuto “in maniera laica senza dimenticare di essere credente” e che dicevi che “sotto ogni forma d’arte c’è Dio e l’arte stessa è un dono divino che unisce la gente e la fa vibrare” ti scrivo che ti ringrazio adesso che sono vecchio, ma continuo a cercare l’anno e l’uomo che verrà, per continuare a sperare, perché ci fa contenti in questo momento, cioè per sempre».

(Da Avvenire ed. Bologna)

BIMBILACQUA FA IL PIENO DI DONAZIONI

Domenica 12 Marzo si è tenuto il pranzo dei soci e sostenitori di Bimbilacqua O.D.V. La giornata è stata occasione per riunire i destinatari delle donazioni raccolte durante le attività organizzate lo scorso anno 2022. I 7000 euro devoluti in beneficenza sono stati così suddivisi: 1000 euro destinati a sostenere progetti delle scuole dell’Infanzia e Primaria di Bevilacqua, 3000 euro destinati al progetto Protocollo Sarcoma del Policlinico di Padova per studi di ricerca sui tumori rari e sarcomi infantili, 1000 euro destinati al reparto di Pediatria dell’Ospedale di Cona e 2000 euro destinati a borse di studio per studenti meritevoli della facoltà di Infermieristica dell’U-

niversità di Bologna. Presenti al pranzo anche i Sindaci di Crevalcore e Cento e l’Assessore al Bilancio della Regione Emilia-Romagna. A tutti i presenti rivolgiamo un sentito grazie: eravate tantissimi! Crediamo fortemente in ciò che facciamo e ricevere un riscontro così caloroso da parte della Comunità, di parenti, amici e autorità locali è per noi motivo di grande orgoglio e spinta per continuare a fare del bene. Senza tutti voi sarebbe impossibile. È stata una giornata meravigliosa e contiamo sui nostri sostenitori e partner affinchè ne seguano infinite altre. Bimbilacqua è una piccola grande realtà che può diventare ancora più grande accogliendo chiunque abbia voglia di intraprendere insieme a noi

un percorso fatto di solidarietà e anche amicizia. Sarete tutti i benvenuti! Arrivederci alla prossima iniziativa.

19 Camminiamo Insieme eventi
Carlotta Gilli Bimbilacqua O.D.V.

IL CIRCOLO ADELANTE, LA BUONA MUSICA E LA BELLA TAVOLA

Nonostante i ripetuti inviti di don Paolo a scrivere delle tante attività che facciamo al Circolo Adelante, ammetto che sono latitante nel fornire le dovute informazioni. Il lavoro, la gestione del Circolo stesso e la mia attività di Consigliere Comunale mi impediscono spesso, forse troppe volte, di fare quello che più mi piace. Condividere con voi lettori la soddisfazione delle belle serate che organizziamo al Circolo. Ma potrei fare ben poco se non avessi uno staff di collaboratori di prim’ordine. Sono ragazze e ragazzi stupendi! Senza di loro quanto di bello fatto in questi due anni, mi riferisco soprattutto alle serate musicali, non si sarebbe potuto fare. Non faccio nomi perché poi se mi dimentico di qualcuno “prenderei il mio avere”. Se però passate per un caffè o un prosecco, ve li faccio conoscere. Al Circolo,

oltre alla musica, abbiamo tante altre iniziative interessanti. Il campionato di freccette dove i nostri giocatori primeggiano a livello nazionale, il campionato di biliardo dove, ad anni alterni, siamo protagonisti in provincia, il torneo di briscola che, generalmente di venerdì, vede sfidarsi i soci in partite memorabili. Per tornare alla musica, vi voglio raccontare di come a fine febbraio abbiamo avuto nel nostro locale un quartetto di cantautori di prim’ordine. Un palco, quattro sedie, una chitarra e tante canzoni originali da cantare e raccontare. Sara Romano, la cantastorie delle arance (viene dalla Sicilia), Elisa Erin Bonomo, la cantantessa Veneziana, Marco Sforza, l’istrione di pianura e il mitico artista morellese John Strada, per due ore, hanno allietato e fatto emozionare gli oltre cinquanta soci che per primi si sono accaparrati i posti a sedere. A dire il vero, qualcuno ha assistito al concerto stando in piedi. Prima di questo momento, una cena “contadina” ha allietato chi si era prenotato per l’abbuffata di gnocchini e salumi. Soprattutto donne, come potete vedere dalla foto. Senza tralasciare un buon bicchiere di lambrusco. Siamo emiliani. Nella cucina e nel canto. Controllate la nostra pagina facebook per non perdervi i prossimi eventi. In esclusiva per i soci. Ma di tessere ne abbiamo ancora.

20 Camminiamo Insieme
pellegrini di Assisi a Palata Pepoli
per la Pace zona Renazzo
redazione
Insieme
Gianluca eventi
Inconto
Veglia
Inconto
Camminiamo
Compleanno di
Vittorio
21 Camminiamo Insieme
eventi
Compleanno don Paolo

UNA VENDETTA INUTILE

La Lettera del Vescovo di Modena alla Città è stata una bella occasione per incontrare i ragazzi di seconda superiore per riflettere sul tema della misericordia e della vendetta. Dopo una breve lettura e riflessione è iniziata una condivisione su questi argomenti molto attuali tra i giovani. Dai loro pensieri è poi scaturita la domanda da rivolgere al Vescovo Erio Castellucci la sera del 28 febbraio. Oggi però vorremmo condividere con voi altri pensieri, sempre inerenti a questa Lettera, ma scaturiti dai più piccoli, ovvero dai ragazzini di seconda media. L’argomento sul quale hanno riflettuto è stato la vendetta. Forse noi adulti, mentre stiamo leggendo, e memori dei fatti accaduti nel mondo della scuola, avremo già formulato nella nostra mente pensieri del tipo: “I giovani di oggi sono violenti, amano vendicarsi, chissà che parole usciranno dalla loro bocca…”. Ogni tanto però, e per fortuna, sono i giovani a darci lezioni di vita e a scardinare i nostri pregiudizi stratificati nel tempo. Questo articolo ne vuole essere la prova riportando, direttamente dalla loro penna, i loro pensieri. Non faremo nomi in quanto ragazzini minorenni, ma vi assicuriamo che i loro pensieri sono limpidi e genuini. Una ragazzina scrive: “Una volta mi è stato fatto un torto da una mia amica e subito volevo dirle in faccia brutte parole, ma sono riuscita a fermarmi perché pensavo che dopo ci sarebbe rimasta male e che non saremmo più state amiche come prima”. Interessante soffermarci su ciò che per lei è stato più importante del torto: l’amicizia. Un dono essenziale per tutti e soprattutto per la loro età in cui iniziano ad aprirsi al mondo e alle relazioni extra-familiari. In questo caso il torto subito è passato in secondo piano, per far posto a un valore fondamentale per ogni essere umano. Un ragazzino dice: “La vendetta è inutile perché se qualcuno si vendica, poi seguirà sicuramente qualcosa di peggio e si andrà avanti fino all’eternità e nessuno riuscirà a fermare il conflitto.” Frase stimolante e sicuramente molto attuale quella di questo pre-adolescente: pare che per lui la vendetta sia come un boomerang che torna indietro e che crea un circolo vizioso di conflitti continui, senza fine. Questa frase apparentemente ingenua ci dona una grande lezione che ha il sapore del Vangelo, infatti Gesù nel Vangelo di Matteo si rivolge a Pietro dicendo: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno.” (Mt. 26,52)

Giorgia e Cecilia

22 Camminiamo
Insieme oltre l’ascolto

LA SALVEZZA DEL MONDO È UN ATTO COMPIUTO

NON SOLTANTO DA DIO MA ANCHE DALL’UOMO

“La salvezza del mondo è un atto compiuto non soltanto da Dio ma anche dall’uomo, dalla sua libertà e da quella di Cristo-Uomo Assoluto, in cui riposa l’intero genere umano, tutta l’umanità partecipa in comunione attraverso Cristo all’opera di salvezza e di liberazione del mondo...

Se il Figlio di Dio, il Messia, fosse giunto in potenza e gloria, come re del mondo e vincitore, ciò avrebbe segnato la fine della libertà dello spirito umano e il regno di Dio si sarebbe realizzato per mezzo della necessità, della violenza e della costrizione… Ma la religione della verità crocifissa è la religione della libertà dello spirito. La verità crocifissa non esercita costrizione logica né giuridica: essa è apparsa al mondo come amore infinito.”

Queste parole sono di Berdjaev, filosofo russo a cavallo tra ’800 e ’900; la sua fortuna è stata quella di non essere deportato nei campi sovietici ma di essere espulso come dissidente assieme ad altri intellettuali del tempo. Forse, una delle opere più celebri, è quella che porta il titolo “Filosofia dello spirito libero”. Ci avviciniamo alla Pasqua, momento in cui facciamo memoria della morte e risurrezione di Gesù. Abbiamo parlato tanto della salvezza che Lui è venuto a portare ma quasi sempre siamo partiti dalla parte sbagliata, dal peccato e dalla colpa. Qui si parla di salvezza come atto comune, compiuto insieme da Dio e dall’uomo; abbiamo bisogno di ripensarla come umanizzazione che possiamo costruire attraverso un cammino di amore e di accoglienza perché la fraternità degli esseri umani dipende da noi e Dio come atto che lui compie in noi e attraverso la nostra libertà. Non siamo chiamati a risolvere tutto e per tutti, ma a fare il possibile di oggi, a partire dalle situazioni che conosciamo e aprendoci al bisogno profondo del nostro cuore che dall’amore viene spinto a dilatarsi. Salvezza come accoglienza di ogni singolarità, a partire dalla nostra, legittimandoci

a realizzare i desideri belli e veri che portiamo nel cuore attraverso la nostra libertà e creatività; sono il lavoro che fai, la famiglia che ti trovi a vivere, le relazioni che costruisci, le passioni che fai maturare. Poi Berdjaev parla della venuta di Gesù come evento che ha segnato la fine della religione come sistema che opprime, o detto nelle sue parole: la religione della verità crocifissa. Con la sua morte e risurrezione vuole indicarci che siamo umani solo quando siamo liberi e che la libertà è autentica quando è mossa dall’amore. La crocifissione non ci sta davanti per farci sentire in colpa, o per vedere quanto l’uomo è cattivo o magari quanto Dio ha dovuto penare per noi. Ci sta di fronte come segno di un amore, quello di Dio, che sa di tutti i nostri drammi e delle complessità che ci abitano e vuole comunicarci che tutto questo chiede misericordia non giudizio, cammini di rinascita non sentenze di condanna; e questo, non lo dobbiamo credere per obbedienza ad un’autorità ma lo possiamo accogliere perché ci corrisponde nell’intimo del cuore.

23 Camminiamo Insieme parole che nutrono

CAMMINARE COME CHIESA VERSO LA PASQUA

Ormai alle soglie della Pasqua, ci prepariamo a rivivere la Passione di Gesù. In quella storia d’Amore si intrecciano le mille storie degli uomini e l’unica storia di Dio che Ama, che Ama sempre, che Ama con tutto sé stesso, che Ama fino in fondo. Una gran bella storia, verrebbe da dire, ma sarebbe più corretto dire, la “solita” storia: Lui ama, noi meno. Guardare alla Passione si può fare in più di un modo. Usando gli occhi di Maria, per esempio, che sta, che non si muove, non scappa da quella croce, che Spera, che Ama, che è distrutta ma ancora non scappa. Ma, per guardare la Passione così, dovrei fingere di essere quello che non sono. Io sento che le gambe non reggono davanti all’umiliazione. Io scappo, non resto. Questo è il mio limite davanti alla croce, e non solo. No, devo preferire altri occhi. Maria non se ne avrà a male, anzi: una delle litanie lauretane la chiamano avvocata nostra ed aiuto dei cristiani. La mia debolezza non toglie ma conferma la forza di Maria! Devo però scartare, dopo gli occhi di Maria, anche quelli del discepolo amato, anche lui sotto la croce, anche lui sempre a fianco di Gesù perché non mi ci vedo: conosco le mie sbandate! E persino Giovanni forse dovrebbe essere “un po’ meno” per essere più accessibile. E simpatico! Posso scegliere piuttosto gli occhi di Pietro che segue tutto da lontano, come la folla, ma che poi si avvicina e nega e rinnega. La cosa che mi colpisce di lui è che, pur dopo aver pianto amaramente, dopo il terzo canto del gallo, sotto la croce poi nemmeno lui va. Gli occhi di Pietro sento che mi stanno bene addosso: sembrano avere una giusta forma per me. Posso però ancora scegliere lo sguardo di Giuda che Gesù non lo segue nemmeno da lontano e che è pronto a venderlo per poco per poi pentirsi ma non abbastanza. Ma scegliere i suoi occhi

mi farebbe sentire troppo in colpa e quindi direi no, solo per evitare i sensi di colpa. E che dire a questo punto, quasi come ultima chance, dello sguardo del Centurione, l’unico che vede in quella morte in croce, prima di ogni discepolo, che Gesù è veramente il Figlio di Dio? Ma poi sento che tutto questo cercare di guardare, in fondo, è esercizio pio ma inutile. E’ più forte e consolante lasciare che Gesù guardi me, così come sono, e tutti noi, dalla croce e nella sua Passione. Mi piace quando parla ai suoi del tradimento di Giuda: soffre per lui, per Giuda, come per la morte di un amico, tanto che ritroviamo in quel testo lo stesso dolore e gli stessi verbi del dolore di Gesù davanti alla morte dell’amico Lazzaro. Giuda, il colpevole, è guardato ancora come l’amico a cui Gesù dona un boccone di sé perché in quel buio in cui Giuda cade ci sia una mano pronta a raccoglierlo. È grandioso farsi guardare (non farsi vedere!) da Gesù, nella Passione, con occhi d’amore. Questo conta e non io che cerco lo sguardo giusto per vedere lui. Anche Pietro se ne accorge quando, dopo il terzo canto del gallo, incontra lo sguardo di Gesù, lo stesso che Gesù aveva riservato al giovane ricco vedendo che ancora gli mancava qualcosa! Lui il rinnegatore ancora fissato con amore! Ecco, camminare come Chiesa verso la Pasqua, è sforzarci di far nostri gli sguardi di Gesù su quelli che tutti giudicano sbagliati per guardarli con lo stesso amore con cui Lui vuole guardare noi. Un po’ di quegli occhi allenterebbe il giudizio, renderebbe essenziale il nostro essere e celebrare e ci renderebbe capaci di amare il mondo come Dio ama noi: così come siamo.

24 Camminiamo Insieme la parola al vicario

dalla diocesi

APUNTAMENTI DELLA CHIESA DI BOLOGNA

Da Marzo è online la nuova App per leggere Avvenire .

Questo strumento di consultazione della versione digitale del quotidiano e di tutte le edizioni ad esso collegate, è stato pensato per consentire al lettore di personalizzare il suo percorso di lettura e rendere più agevole la navigazione tra le varie sezioni. In particolare, la nuova App pone subito al centro della navigazione l’accesso alle edizioni diocesane edite con Avvenire, e consente di averle sempre immediatamente disponibili all’accesso e alla lettura.

Sabato 25 febbraio alle ore 12, volontari e senza fissa dimora hanno ricordato, insieme, nella Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano, in strada Maggiore 4, chi ha perso la vita negli ultimi anni a Bologna a causa della povertà e della durezza della vita per strada.

In occasione della Giornata mondiale del malato, l’arcivescovo Matteo Zuppi ha presieduto la Messa nella basilica di San Paolo Maggiore dei padri Barnabiti, dove viene venerata con particolare solennità la Madonna di Lourdes. Alla celebrazione erano presenti anche alcuni degli ammalati assistiti da Unitalsi e i membri del Centro Volontari della Sofferenza.

Venerdì 24 febbraio lungo via Indipendenza, fino a Piazza Nettuno, sono sfilati migliaia di bolognesi per la marcia proposta dalla rete «Europe for Peace» e «Bologna for Peace» insieme a 55 associazioni e movimenti; titolo, «La pace è la vittoria di cui abbiamo bisogno! Fermiamo la guerra!». Al termine del corteo, in solidarietà al popolo ucraino e alle vittime di tutte le guerre, sono intervenuti l’arcivescovo Matteo Zuppi, il sindaco Matteo Lepore, l’artista Alessandro Bergonzoni, Enrico Bassani, segretario Cisl Bologna, per i sindacati, una delegata sindacale ucraina, Giampiero Cofano della comunità Giovanni XXIII a nome di «Stop war now» e Giulio Marcon, coordinatore di «Sbilanciamoci». A seguire la veglia ecumenica per la pace in Cattedrale animata dalla Consulta diocesana delle aggregazioni locali e alla quale hanno partecipato diverse confessioni cristiane presenti nella diocesi e numerosissimi fedeli.

Dal Discorso del vescovo Zuppi: «Rilanciare e mantenere l’impegno per destinare lo 0,70% del Reddito nazionale lordo alla solidarietà internazionale non è un’elemosina, ma un’azione di pace da compiere insieme agli organismi internazionali, tenendo conto dei

tanti missionari presenti in tutto il mondo, e attraverso interventi che possano aiutare le persone a partire e a restare. Bisogna passare dalle enunciazioni agli impegni precisi, a progetti di cooperazione internazionale che sostengano lo sviluppo. Perché se non c’è sviluppo non c’è pace e non c’è giustizia».

Nelle domeniche 5 marzo e 12 marzo il Vescovo ha incontrato in Cattedrale i cresimandi. La preparazione al sacramento della Confermazione è per tutti una bella occasione per riconoscere la buona notizia del dono di Dio: si tratta dell’annuncio di un dono speciale, quello dello Spirito Santo, che già nel Battesimo ha iniziato a vivere in noi per divenire casa ospitale per il Signore Nota del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, sul naufragio avvenuto il 26 febbraio, davanti alle coste di Cutro (Crotone): “Una profonda tristezza e un acuto dolore attraversano il Paese per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste. Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre. Il bilancio è drammatico e sale di ora in ora. Ci uniamo alla preghiera del Santo Padre per ognuno di loro, per quanti sono ancora dispersi e per i sopravvissuti. Li affidiamo a Dio con un pensiero per le loro famiglie. Questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe. L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale. Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza”.

Domenica 12 marzo in occasione della 49ª «Giornata di Solidarietà Bologna Iringa Chiese sorelle» il cardinale Matteo Zuppi ha presieduto la Messa alle ore 17.30 nella Cattedrale di San Pietro. Eugenio

25 Camminiamo Insieme notizie

PILLOLE DI STORIA DI XII MORELLI I SACERDOTI DELLA NOSTRA PARROCCHIA

solo nel 1941 ma anche prima di questa data era presente un’attività pastorale; infatti, XII Morelli era parte della parrocchia di Renazzo che inviava un cappellano a XII Morelli per tutte le necessità pastorali dei Tiramollesi.

Nel bollettino di fine 1981, Don Benea ha elencato i sacerdoti a partire dal 1900 in poi.

Don Guglielmo Lolli – cappellano sussidiario dal 1895 al 1902

Don Umberto Balboni – cappellano sussidiario dal 1902 al 1904, morto dopo solo due anni di sacerdozio

Don Giacinto Benea – parroco di XII Morelli dal 2 ottobre 1963 al 15 settembre 2001 (circa 38 anni!)

Fino a qui l’elenco stilato da don Giacinto nel 1981; di seguito invece sono elencati i sacerdoti arrivati a XII Morelli dopo don Benea:

Don Mauro Pizzotti –parroco dal 2001 al 2009

Don Giampiero Sarti – parroco da ottobre 2009 a gennaio 2012

Don Fabrizio Peli –amministratore della parrocchia da ottobre 2012 a ottobre 2013

Don Victor Saul Meneses Moscoso – amministratore della parrocchia dal 2014 al 2020

Recentemente, nel sistemare alcuni locali della Parrocchia, è stato trovato un vecchio archivio: si tratta della raccolta dei Bollettini Parrocchiali, redatti e mandati in stampa da don Giacinto Benea, nella sua più che trentennale presenza nel nostro paese. Tutti noi di una certa età ricordiamo questi bollettini, solitamente pubblicati a fine anno e distribuiti nelle case. Si trattava solitamente di quattro pagine scritte da don Giacinto e che toccavano diversi aspetti della vita parrocchiale. Ho pensato di ridare vita al contenuto di questi bollettini riportandone parte su Camminiamo Insieme, che possiamo considerare la naturale prosecuzione di quei bollettini. In questa prima sezione riporto la sequenza dei sacerdoti che hanno prestato la loro opera in XII Morelli. Giova ricordare che la nostra Parrocchia è diventata tale

Don Giuseppe Antonio Contri – cappellano sussidiario dal 1904 al 1914

Don Giacomo Sangiorgi – cappellano sussidiario dal 1914 al 1925

Don Francesco Pasti – cappellano sussidiario dal 1926 al 1931

Don Giuseppe Antonio Contri – ritornato nel nostro paese nel 1931, divenne Rettore della chiesa nel 1934 e riuscì a costituire XII Morelli parrocchia autonoma l’1 novembre 1941. Morì nel 1950

Don Marino Capra – parroco dal 1950 al 1963. (ndr fu molto legato a XII Morelli tanto che volle farsi seppellire presso il cimitero locale)

Don Paolo Cugini –il nostro attuale parroco è arrivato a dicembre 2020

26 Camminiamo Insieme la nostra storia
Claudio Malaguti don Giacinto Benea

LE SUORE E L’ASILO

CONGREGAZIONE SUORE DI CARITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE D’IVREA

Le suore arrivarono a Palata intorno al 1930, fu un grande evento e un grande beneficio per tutta la comunità sia dal punto di vista cristiano che pratico. In quel periodo era parroco don Lodovico Avoni: le famiglie patriarcali iniziavano a dividersi, si formavano le famiglie bracciantili con diversi figli e, per mantenere la famiglia, molte volte oltre al padre, lavorava fuori casa anche la madre. Nelle famiglie bracciantili, quando andava bene, i bimbi erano affidati ai nonni oppure ai vicini di casa. Quando non c’era nessuno, neppure i fratelli maggiori perché era il periodo in cui frequentavano la scuola, i bimbi venivano lasciati in casa fino al rientro dei genitori. C’era bisogno di un ente che si prendesse cura dei bimbi ancora in età prescolare per dare loro le prime nozioni di vita sociale e cristiana. Alla fine degli anni Venti del ‘900, grazie alla munificenza di un nostro paesano, il Cav. Colombo Paltrinieri, fu costruito un asilo infantile per i bimbi di Palata.

La fondatrice della Congregazione delle suore che erano a Palata fu la Beata Antonia Maria Verna nel 1823, di origine contadina, nata nel 1773 e morta nel 1838 a Rivarolo Canavese. La Beata operava in Piemonte, educando cristianamente molti bimbi di povera gente, assistendo malati di ogni genere, aprendo scuole e asili dove non c’erano e sempre gratuitamente.

La porta esterna a sinistra era l’ingresso dei bimbi all’asilo e si immetteva in un corridoio che collegava la struttura bassa a sinistra con la struttura bassa a destra. Le due finestre, sotto al porticato, davano luce alla Cappellina. La porta a destra era l’ingresso privato delle suore; appena si entrava sulla sinistra c’erano le scale per scendere nelle cantine e quelle per salire alle camere del primo piano e al granaio, sulla destra c’era la porta per entrare in cucina. E così finalmente arrivarono le suore che da subito iniziarono ad accogliere i bimbi, togliendo un grande peso alle famiglie, specialmente a quelle bisognose. I genitori portavano al mattino i loro bimbi all’asilo e li andavano a riprendere nel tardo pomeriggio, sicuri di averli lasciati in buone mani senza chiedere la carità ad altri. I bimbi a mezzogiorno rimanevano a mangiare all’asilo, mangiavano tutti insieme in refettorio un pasto preparato dalle suore.

Sotto la guida esperta di Clementina (Tina), le ragazze in poco tempo impararono a ricamare. A quei tempi era un’attività molto importante, in quanto era ancora usanza che le ragazze “future spose”, nel tempo libero, si preparassero la dote.

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Palata 1931, una delle prime foto dell’asilo Infantile “Colombo Paltrinieri” 1952 Asilo di Palata: scuola di ricamo. Palata 1954. Asilo di Palata incontro con altre suore

In occasione della prima Comunione o della Cresima i bimbi si trovavano dalle suore, poi, ordinatamente in fila, andavano in chiesa. A Palata le suore erano molto ben volute da tutti e prima che arrivasse il parroco Don Giorgio Ghirardato, l’unico ritrovo dei ragazzi era dalle suore. Alla domenica pomeriggio, oppure in occasione di qualche festa, le suore o Tina organizzavano degli incontri all’asilo con l’intento di tenere occupati i ragazzi in attività sane e di gruppo. Dalle suore si andava periodicamente a fare le prove di canto per la

Le suore curavano anche e con molto amore la chiesa parrocchiale, seguivano i bimbi nei periodi dei loro Sacramenti, gestivano i fiori per l’altare, i paramenti ed erano sempre presenti nelle cerimonie. Nel periodo in cui era parroco don Giorgio Ghirardato, la messa feriale veniva celebrata nella Cappella incorporata nell’edificio dell’asilo.

Santa Messa della domenica che erano tenute sempre da Tina con la sua immancabile pianola. In occasione del Santo Natale, le suore insegnavano ai bimbi dell’asilo i sermoni o delle canzoni natalizie da recitare in chiesa nel pomeriggio del giorno di Natale. A metà degli anni Sessanta, grazie agli spazi dell’asilo messi a disposizione, agli insegnamenti delle suore e di Tina Vincenzi, i ragazzi impararono dei canti e delle commedie che furono presentate nella sala del cinema Eva con grande partecipazione di pubblico. - Famoso fu il coro fondato da Tina con ragazzi e adulti della nostra parrocchia. Il coro era chiamato a cantare in moltissime chiese della provincia con trasferte anche ad Ivrea e a Roma (nelle case madre delle nostre suore).

Nonostante il bisogno che avevamo della presenza delle suore, dimostrandolo anche con una visita presso la casa madre di Roma, non ci fu nulla da fare; le suore con molto rammarico furono obbligate a ritirarsi per mancanza di vocazioni, questo non solo a Palata. Le suore a Palata rimasero sino al 1980, le ultime furono: suor Luisa (superiora), suor Carmela e l’indimenticabile suor Piera.

Tratto dal libro “Palata nella Storia II” di Daniele Gallerani (finito di stampare Dicembre 2021)

28 Camminiamo Insieme
Palata inizio anni Settanta Palata 1930, vista posteriore dell’asilo e il suo grande cortile, una parte era utilizzato dalle suore come orto. L’angelo che era all’asilo. La Beata Antonia Maria Verna, quadro che si trovava nell’asilo. Trasferta canora a Roma
la nostra storia

l’angolo della poesia

Melodia del silenzio

Fiori bianchi, fiori rosa, fiori rossi, della vostra innocenza profuma questa aria inquieta, e dal vento soavemente mossi, a pia madre natura chiedete licenza che la mano brutale non vi mieta.

Armonia divina

il vostro immortale cantare muto, dal cielo gelosamente custodito e di ogni anima la rinascita e la rovina, perché rifugio ideale e inesaurito di ogni uomo dal tempo tradito.

Dannato uomo

il tuo fracasso, perché questo silente universo tormenti e affoghi nel tuo stridore di parole In un mondo di parole il silenzio

fa rumore e soltanto l’armonia di un fiore può parlare d’amore.

29 Camminiamo Insieme

IRELAND’S CALL - L’INNO CHE UNISCE

Durante il mese di marzo si conclude puntualmente come ogni anno dal 2000 ad oggi, il torneo europeo di rugby denominato 6 NAZIONI. La sua origine è molto più antica, si parte infatti dalla fine dell’800 quando in gioco vi erano solo i 4 stati del Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda), in seguito l’invito a partecipare fu esteso alla Francia ed infine, appunto dal 2000, all’Italia. Si tratta della competizione rugbystica più prestigiosa al mondo, ma purtroppo nel nostro piccolo (e ottuso) Paese l’attenzione mediatica non gli dà alcuno spazio. Potrei scrivere per ore osannando lo spirito di questo che, fra le tante cose, è anche uno sport, ma mi soffermerò su un particolare davvero originale e meraviglioso che ha come protagonista la musica. Gli inni cantati dalle rispettive squadre prima degli incontri, sono quelli ufficiali della nazione di appartenenza, tutti ad eccezione di uno: quello irlandese che, oltre a quello ufficiale, ne ha uno dedicato esclusivamente alla squadra di rugby, composto appunto ad hoc: Ireland’s Call. Perché? Perché il rugby è l’unico sport che unisce nella rappresentanza nazionale atleti provenienti dall’Ulster e dall’Eire! C’è chi le chiama “le due Irlande”, ma l’Irlanda è una ed una soltanto, governata da due stati differenti e gli atleti che indossano la maglia verde con cucito sul petto un trifoglio (e non i colori di una o dell’altra bandiera) giocano orgogliosi per quell’unica ed unita meravigliosa isola.

“…

Arriva il giorno e arriva l’ora

Arriva il coraggio e la gloria

Dove dobbiamo rispondere alla chiamata del nostro paese

Dalle quattro orgogliose province dell’Irlanda Irlanda, Irlanda Insieme

Con coraggio

Spalla a spalla

Uniti insieme

Rispondiamo alla chiamata dell’Irlanda

…”

Tante sono le ingiustizie e i soprusi che il popolo irlandese ha dovuto subire durante l’occupazione britannica e troppo alto è stato il prezzo che si è dovuto pagare per raggiungere un compromesso ed ottenere così l’indipendenza. Infatti, nel 1922 venne proclamato lo Stato Libero d’Irlanda (Eire), dovendo però cedere la porzione a nord est dell’isola (Ulster) al dominio inglese. La guerra civile (che si ha avuto pure il coraggio di classificare assurdamente come una battaglia fra Cattolici e Protestanti) ha portato tragiche conseguenze in ogni dove e strascichi di odio e sentimento di vendetta che a lungo si sono protratti e che, purtroppo, non si sono ancora del tutto sedati. Di questi terribili eventi non è stato risparmiato neppure lo sport: nel 1920 a Dublino carri armati britannici entrarono nello stadio di Croke Park sparando sulla folla e sui giocatori durante una partita di calcio gaelico, uccidendo 15 persone. Da allora suddetto stadio fu chiuso agli sport inglesi. Gli anni son passati e la storia è andata lentamente assorbita tanto che, nel 2007, durante la costruzione del nuovo stadio, le partite del 6 Nazioni si dovettero disputare a Croke Park, nel luogo diventato simbolo delle angherie britanniche e destino volle che il primo incontro da disputare fu proprio Irlanda vs Inghilterra! Lo spettacolo fu quello che offre sempre un incontro a tali livelli: la prestazione atletica, la correttezza, il rispetto, la birra a fiumi e quel sentimento di riscatto che ogni irlandese portava nel cuore. Terminò con una vittoria senza mezzi termini dei padroni di casa e mai come quel giorno Ireland’s Call echeggiò così forte!

“IL FIORE NERO” DEI NOMADI E IL SENSO DELLA NOSTRA FEDE

Sono i vini dal carattere forte, in particolar modo quelli rossi ricchi di tannini che, al trascorrere degli anni, meglio sprigionano la loro potenzialità. Ci sono però canzoni che non sono da meno. Un paio di settimane fa alla radio hanno proposto una canzone che ascoltavo da bambino quando mia sorella e le sue amiche mi permettevano di stare qualche minuto in sala con loro, mentre preparavano gli esami universitari. Non ho mai capito se il merito del risultato dei loro studi sia stata la musica o la loro capacità logico-analitica. La canzone che ho riascoltato dopo 40 anni è “Il Fiore Nero” dei Nomadi. La composero nel lontano 1977. La ascoltai qualche anno dopo. Di certo non mi soffermai sul significato del testo, cosa che ho fatto ora. E’ una canzone stupenda. Qualcuno la ricorda? “Così quando il sole muore fiore perdi il tuo colore… le qualità che ti hanno reso vero, ma chi lo dice che il fiore è nero? Come un popolo sotto

l’oppressione, come un asino sotto il bastone, come un bimbo sotto l’educazione, come uno schiavo sotto il padrone… Come il corpo sotto la morale, come il lavoro sotto il capitale, come il diverso sotto l’uguale, come l’imprevisto sotto il normale…”. Non tutto è come appare se lo si guarda di sfuggita. Senza passione. Senza amore. Non sempre, quasi mai, è come ce lo racconta il “popolino”. Ogni cosa dev’essere osservata ma soprattutto amata per quello che è. Perché, “il diverso sotto l’uguale”, ci viene presentato come tale dalla maggioranza ma siamo sicuri che la maggioranza abbia sempre ragione? Chi lo dice che “è diverso”? Diverso da chi o da cosa? E poi parla del “normale”. Ma anche qui non è che spesso il “normale” di cui parliamo sia un semplice o complesso stereotipo?

Il fiore, quando manca il sole, sembra nero ma se illuminato anche lui ha il suo colore!! Sappiamo vederlo il colore del cuore di chi incontriamo o ancor più di chi ci sta accanto? Riusciamo a capire

cosa prova o cosa lo rende felice? I Nomadi, continuano poi a cantare le ulteriori strofe di questo stupendo pezzo e ci invitano a riflettere cosa sia “Dio sotto la religione, l’amore sotto la convenzione, la realtà sotto l’illusione…”. Dio sotto la religione. Ero fermo al semaforo e per un istante nello specchietto retrovisore mi è apparsa la faccia di Cugini (il nostro don). Che l’abbia scritta lui? Mmmh... il sospetto è molto forte! Se non è opera sua, mi sa che in uno dei prossimi momenti riflessivi ci troveremo i Nomadi a spiegarci il senso della nostra fede. Spero di avervi incuriosito un po’ e che abbiate voglia di andarvi ad ascoltare questo stupendo brano. Sempre e solo Nomadi!

30 Camminiamo Insieme musica e fede
Massimiliano Borghi

cicloturismo

culturale

IN GIRO PER LA BASSA ALLA SCOPERTA DI…

FINALE EMILIA

Superato il Ponte sul Panaro (ora a transito limitato a pedoni e ciclisti) entriamo a Finale Emilia (che significa “luogo di confine”). Fino al 1863 si chiamava “Finale di Modena” ed acquisì l’attuale appellativo con la sua inclusione nel Regno d’Italia. Vi sono testimonianze di insediamenti urbani nella zona che risalgono all’età del bronzo ( 3400-600 a.C.). Le Terre di Finale Emilia infatti si trovano su di un contrafforte roccioso presente da millenni, e che faceva da argine invalicabile ai terreni paludosi dove scorrevano il Panaro ed il Reno, corsi d’acqua che piano piano hanno colmato la zona bassa e paludosa del Centopievese. Qui venivano ad accumularsi i milioni di metri cubi di terra, sabbia e detriti trascinati a valle dai fiumi citati. In questo modo ora ci troviamo di fronte ad una continuità territoriale fra i Comuni di Cento e Finale, con la presenza soltanto di alcune “terre basse” nelle località XII Morelli, Alberone e Buonacompra.

I Monumenti di maggiore interesse a Finale Emilia sono:

1) Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo Apostoli, del XIII° secolo. Questa è la parrocchiale ed il luogo principale di culto a Finale Emilia. Si trova in via Duomo.

2) Chiesa di Sant’Agostino, in Piazza Don Bosco. E’ chiamata anche la Chiesa del Seminario e risale al XVII° secolo. Anticamente (antecedentemente al 1624)

era un Ospizio dei Minori Osservanti e la nuova Chiesa venne dedicata alla Santissima Trinità. Fra il 1708 ed il 1722 vennero apportate migliorie e venne eretta la Torre Campanaria. All’interno vi sono stucchi e gli altari hanno decorazioni a scagliola risalenti al XVIII° secolo. Nel 1913 l’intero complesso fu affidato ai Salesiani.

3) Chiesa di San Bartolomeo in via Gen. Bruno Malaguti. Si trova al centro della Piazza più grande di Finale Emilia. Fu edificata nel 1504 e consacrata nel 1518, ad una sola navata con 4 altari laterali e vi si trova l’Organo di Domenico Traeri (1736). Nella prima cappella di sinistra splendida tela che raffigura la Madonna con bambino ed i santi Giovanni Nepomuceno e Andrea Avellino in adorazione, attribuita a Luigi e Giuseppe Maria Crespi.

4) Castello delle Rocche. Di grande importanza

storico-artistica, è considerato uno dei più belli della zona. E’ di origine longobarda! Venne ricostruito dagli Estensi nel 1402. Ha subito purtroppo grandi danni durante il terremoto del 2012 ed ancora adesso, ad 11 anni dal sisma, è in fase di ristrutturazione.

31 Camminiamo Insieme

Centro di Spiritualità Ferdinando M. Baccilieri

Celebrazione “ORA della MADRE ”

Sabato Santo 8 Aprile 2023 ore 10,00

Le suore Serve di Maria di Galeazza Vi invitano a partecipare alla celebrazione de “L’Ora della Madre” presso la chiesa parrocchiale di Galeazza.

E’ una celebrazione che dà il giusto rilievo alla presenza della Vergine Maria nel mistero pasquale.

La Chiesa, fin dai primi secoli, ha sentito e celebrato questo misterioso legame che unisce, come ponte, il Venerdì Santo alla Domenica di Pasqua, passando attraverso il cuore di Maria.

Guardiamo alla Vergine come rappresentante ed espressione di tutta la Chiesa redenta che attende l’ alba della Risurrezione.

Partecipa il coro

“I Castellani della Valle “ di Crevalcore (Bo) diretto dalla M° Angela Troilo

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Camminiamo Insieme avvisi

CONSIGLIO PASTORALE UNIFICATO

Mercoledì 12 aprile ore 21

In meet: https://meet.google.com/rhv-smys-kbe

Ordine del giorno:

1. Mese di maggio

2. Estate Ragazzi 2023

3. GMG 2023 Lisbona

4. percorsi formativi per giovani e adulti

5. Giornale Camminiamo Insieme

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UNA DONNA A SERVIZIO DEGLI ULTIMI:

MADELEINE DELBREL

Ne parliamo con Edi Natali, autrice di un libro che presenta l’opera e il pensiero di Madeleine Delbrel

TEATRO DODICI MORELLI

Seguirà pizza insieme

36 Camminiamo Insieme
SABAT0 15 APRILE 2023 ORE 18,30
avvisi

SETTIMANA SANTA 2023

DOMENICA 2 APRILE Domenica delle Palme

Ore 8,30: Messa a Dodici Morelli

Ore 9,30: inizio quarant’ore a Dodici Morelli

Ore 10: Messa a Galeazza

Ore 11: inizio quarant’ore a Galeazza

Ore 10: Messa a Palata Pepoli

Ore 11: inizio quarant’ore a Palata Pepoli

Ore 11,30: Messa a Bevilacqua

Ore 12,30: inizio quarant’ore a Bevilacqua

LUNEDÌ 3 APRILE

Ore 7: lodi ed esposizione del Santissimo (Palata Pepoli, Galeazza e Bevilacqua)

Ore 7: lodi, messa ed esposizione Santissimo a Dodici Morelli

Ore 17: reposizione a Galeazza

Ore 19: vespri e reposizione a Bevilacqua, Palata Pepoli e Dodici Morelli

MARTEDÌ 4 APRILE

Ore 7: lodi ed esposizione del Santissimo nelle parrocchie dove si stanno facendo le quarant’ore

Ore 19: conclusione delle quarant’ore in tutte le parrocchie (Bevilacqua, Dodici Morelli, Galeazza e Palata Pepoli)

MERCOLEDÌ 5 APRILE

Ore 17: Messa e vespri Galeazza

Ore 17-19: confessioni in canonica a Galeazza

GIOVEDÌ SANTO 6 APRILE

Ore 15-17: confessioni in chiesa a Palata Pepoli

Ore 18: messa Galeazza (don Remo)

Ore 20,30: messa del Giovedì Santo delle 4 parrocchie a Palata Pepoli (con la presenza dei bambini delle 4 parrocchie che faranno la prima comunione assieme ai loro genitori)

VENERDÌ SANTO 7 APRILE

Ore 10-12: confessioni a Bevilacqua

Ore 15: Palata (Via Crucis fatta dai laici)

Ore 16,30: celebrazione Galeazza (don Remo)

Ore 20,30 celebrazione del Cristo morto a Dodici Morelli (don Paolo)

SABATO SANTO 8 APRILE

benedizione uova

Ore 10: a Palata Pepoli (Brunino)

Ore 11: Dodici Morelli (don Paolo)

Ore 10-11,30: ora della Madre a Galeazza

Ore 11,45: benedizioni uova Galeazza (Giovanni)

Ore 15: Bevilacqua (Eugenio)

Messa della veglia pasquale:

Ore 18: Galeazza (don Remo)

Ore 23: messa della Veglia Pasquale 4 parrocchie a Bevilacqua

Altri appuntamenti di Sabato Santo

Ore 16-18: confessioni a Dodici Morelli

DOMENICA DI PASQUA 9 APRILE

Ore 8,30: Messa a Dodici Morelli

Ore 10: Messa a Palata Pepoli

Ore 10: Messa a Galeazza (don Remo)

Ore 11,30: Messa a Bevilacqua

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UNA VITA PAZZESCA

Con queste parole Don Paolo, più volte, mi aveva invitato ad intervistare Mauro Fabbri di Bevilacqua. E, alla fine di quest’intervista, non ho potuto che dargli ragione.

Cominciamo dagli inizi…

Sono nato all’estero, nel ‘36 mio padre, ufficiale, originario di Renazzo, fu inviato in Africa. Nel ‘38 fu convocato dalla Farnesina la quale gli chiese di prendere il posto del suo superiore che era stato ucciso. Incarico che accettò. Nello stesso anno conobbe all’Abetone mia madre, modenese, si piacquero e, una volta ritornato in Africa, la sposò per procura. Mia madre, la cui famiglia, in centro a Modena possedeva una grossa attività di vendita di ricami e pizzi, ha venduto tutto e ha raggiunto mio padre che faceva parte dei servizi segreti dell’Africa orientale italiana. Era un personaggio: sopra tutto c’era Dio e poi l’Italia. Mi ha cresciuto così.

Là comincia anche la sua storia.

Sono nato ad Asmara e cresciuto lì, spostandomi tra diversi centri. Di Asmara ho un ricordo forte, il mio cuore era lì. Mia madre mi ha sempre detto: “Non dimenticare che quando sarai anziano avrai un forte richiamo verso il luogo nel quale è stata seppellita la placenta che ti nutriva”: devo dire che aveva ragione. Asmara, un luogo unico, si viveva molto bene, una città bellissima.

Come si è formato?

A 17 anni e mezzo mio padre mi ha mandato a studiare al MIT a Boston negli Stati Uniti. Dopo un mese e mezzo dalla laurea ho ricevuto una proposta dall’azionista di maggioranza della General Motors. Il responsabile della selezione del personale mi propose di aprire delle filiali in Asia. Accettai e fui mandato nelle Filippine. Avevo 23 anni.

Comincia la sua carriera.

Da allora ho cominciato a girare i mercati dell’Asia come responsabile delle vendite della General Motors. Dopo due anni mi arrivò una proposta dell’università di Boston di far parte di un gruppo di ricerca, ma mio padre mi fermò dicendo che ne avrebbe parlato con l’amico Giuseppe Zwirner, docente di analisi matematica all’Università di Padova. Entrai così a far parte di un gruppo di ricerca scientifica di Padova per un anno, per poi continuare il lavoro a Roma. Ero nel frattempo diventato assistente del titolare di elettrotecnica che avevo aiutato nella ristrutturazione della sua casa. In occasione dell’inaugurazione della stessa fui avvicinato dall’ingegner Camillo Crociani, Presidente di Finmeccanica, impressionato dall’inglese fluente con il quale stavo intrattenendo l’ambasciatore indiano in Italia.

Il lavoro presso Finmeccanica.

In un colloquio mi propose di aprire filiali in giro per il mondo: Africa, Asia, America. Accettai. Dopo qualche anno mi convocò nuovamente e mi avanzò un’altra richie-

sta: di andare a lavorare per la VM di Cento. Tornavo a casa, nel paese del papà: si chiudeva un cerchio. Acquisite diverse aziende ci si proponeva di produrre un motore che andasse dai 5 ai 50.000 cavalli. Io, responsabile commerciale estero, vendevo questi motori in tutto il mondo.

Il mio impegno successivo fu quello di potenziare l’Isotta Fraschini e mi trasferii a Saronno.

Qui mi fu sottoposta una cartella con all’interno un progetto di motore amagnetico: studio di un geniale tecnico interno che lo aveva brevettato per cacciamine o dragamine. Era un motore più leggero, più affidabile e meno costoso. Lo sperimentammo con la Marina italiana e poi con quella americana. Quest’ultima promosse una gara internazionale a cui ci fu chiesto di partecipare e vincemmo una commissione per 188 milioni di dollari. Di conseguenza si aprirono tutti gli altri mercati. Il passaggio dell’Isotta Fraschini alla Fincantieri sancì la fine del mio rapporto di lavoro.

Ma la storia continua…

Ad una settimana dal mio addio alla Fraschini mi cercò un cacciatore di teste tedesco che aveva bisogno del mio profilo professionale e di un responsabile di produzione per la Berco di Copparo, acquisita da un grande gruppo tedesco. Fino alla pensione sono rimasto lì, lasciando una realtà in forte crescita (decuplicata rispetto agli inizi). E’ stato un forte lavoro di squadra che ha reso la Berco leader mondiale del settore. In pensione, ho aperto la mia attività di consulenza, con continue richieste da parte della mia fitta rete di relazioni intrecciate in tanti anni. Continuavo anche a vendere i prodotti della Berco. … fino al punto di rottura.

Ho continuato fino a circa tre anni fa quando l’Italia è entrata in crisi perché ha una produttività molto bassa e il costo di trasformazione del prodotto è il più alto al mondo. Inoltre studi recenti attestano che per mille euro corrisposti all’operaio o all’impiegato, il costo a carico del datore di lavoro è di 2300 euro. Ormai la mia attività di consulenza è finita, anche se continuo a ricevere importanti richieste da attori di primo piano dell’imprenditoria che mi chiedono di fornire loro prodotti. Li pretendono asiatici, cinesi o coreani, perché quelli italiani sono troppo cari e chiedono una qualità differenziata sulla base della disponibilità economica dell’acquirente. Conosco aziende che importano quasi esclusivamente dalla Cina.

Guardandosi indietro ha qualche rimpianto? Lei ha fatto il percorso inverso di molti giovani di oggi che dall’Italia fuggono.

In Italia sono stato bene, ho avuto la fortuna di fare incontri eccezionali. Nel nostro Paese ci sono dei geni, ho avuto a che fare con personalità uniche. Oltre a quelle già citate penso ad Antonino Zichichi e Luigi Broglio. Il secondo mi mandava spesso a Malindi dove c’era una piattaforma da cui si lanciavano i satelliti. Era di un’intelligenza superio-

38 Camminiamo Insieme l’intervitsa del mese

re. Insieme a Zichichi avevamo studiato un nucleare pulito ma il referendum e altri interessi hanno segnato il destino energetico del nostro Paese.

Dall’immenso al piccolo, dall’America a Bevilacqua.

Io sto bene qui con la famiglia anche se molti amici che conosco hanno scelto di andarsene all’estero. Vivo in Italia con piacere e ho ristrutturato spazi per la mia famiglia e per i miei figli. Mi sento riconoscente verso l’Italia che mi ha fatto incontrare e conoscere personalità eccezionali.

Un episodio da raccontare.

Non dimenticherò mai quando venni invitato dal Presidente in Giappone della Komatsu, produttrice di macchine movimento terra. Una sera, ad una cena, nel grattacielo sede dell’azienda a Tokyo e dalla terrazza mi fa notare un palazzo di design a lato, più basso. Mi chiede cos’è secondo me. Io abbozzo che mi sembra una discoteca, un locale alla moda. Lui, sorprendendomi, mi dice che è l’inceneritore della città con emissioni quasi nulle. Sai chi l’ha progettato? Un’azienda italiana. Ecco: noi italiani siamo in grado di fare cose eccezionali.

39 Camminiamo Insieme l’intervista del mese
Intervista raccolta da Mariarosa Nannetti

BERGAMO

CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2023

SABAT0 13 MAGGIO 2023

Le gite che organizziamo per gli adulti delle quattro parrocchie hanno un valore pastorale, hanno come obiettivo fornire del momenti per meglio conoscerci, per stare insieme. Molte attività vengono proposte per i ragazzi: è giusto che ci siano anche dei momenti per gli adulti.

Bergamo è suddivisa in due parti distinte, la «Città Bassa» e la «Città Alta»; quest'ultima è posta in altitudine più elevata e ospita la maggioranza dei monumenti più significativi, mentre la Città Bassa – benché sia anch'essa di antica origine e conservi i suoi nuclei storici – è stata resa in parte più moderna da alcuni interventi di urbanizzazione. Le due porzioni dell'abitato sono separate dalle mura venete, annoverate dal 2017 fra i patrimoni dell'umanità tutelati dall'UNESCO.

Obiettivo: visitare la Città Alta e, in modo particolare:

Piazza vecchia Palazzo della Ragione Torre Civica Duomo Palazzo Nuovo

Pranzo: è prevista un’unica opzione in un ristorante locale (sarà comunicato al più presto il locale).

Partenza: ore 7 in piazza Dodici Morelli

Ritorno: al punto di partenza alle ore 20 ca. NB: NO fermate intermedie (non siamo il bus di linea)

Costo previsto: 60 euro a testa.

Iscrizioni: In segreteria a XII Morelli, fino ad esaurim. posti, con acconto di 20 euro

GITA ADULTI DELLE 4 PARROCCHIE

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