TEMPO DI SPERANZA
Dire Natale significa dire tante cose, anche perché si è perso il significato originario ed è divenuto simbolo, per lo meno in Occidente, di un tempo prolungato di ferie. Ci sono dei significati, però, che non sono stati scalfiti dalla pesantezza consumistica che ha ingoiato l’evento del Natale. Uno di questi è la pace. Il giorno di Natale viene percepito come un giorno di pace e questo è interessante, perché la pace è uno dei messaggi portanti del Vangelo. Gesù ne parla a più riprese durante la sua attività pubblica ed è la prima parola che pronuncia quando appare ai suoi discepoli dopo la resurrezione. La pace di cui il Signore parla è un dono da accogliere, più che una situazione da conquistare. Abbiamo pace in noi quando abbiamo imparato a dare significato alla nostra vita non per le cose materiali che ci offrono una sicurezza temporale, ma perché abbiamo scoperto la bellezza della nostra dignità di donne e uomini, contemplando nel Vangelo la bellezza della dignità del Signore. Questo è il senso dei cammini che stiamo facendo, che hanno come obiet-
tivo quello di aiutarci ad approfondire la Parola di Dio, sia in famiglia attraverso i circoli biblici, sia insieme nei ritiri ed esercizi spirituali e attraverso lo studio biblico settimanale. Sono convinto che i frutti di questi percorsi non sono immediati, ma sono una certezza che potremo verificare con il tempo. Lo potremo verificare nelle nostre scelte quotidiane, nel nostro modo di valutare ciò su cui vale la pena davvero investire. Vedremo, anche, l’effetto di questi percorsi di conoscenza del Vangelo nel nostro modo di vivere in comunità e di approcciarsi alla parrocchia. Probabilmente con il tempo, scompariranno coloro che si avvicinano alla comunità in modo interessato per ottenere favori, mentre aumenteranno coloro che capiscono sempre di più il valore di un percorso gratuito e disinteressato. Quando impariamo a vivere della gratuità del Signore e meno di pretese, molte tensioni si stemperano e la pace del Signore diventa realtà. Buon Natale.
Don Paolocatechesi
IL PRESEPE DI PALATA PEPOLI
Presepe dei bambini del catechismo di Palata Pepoli. Durante queste domeniche d’Avvento ci siamo preparati al Natale, oltre che approfondendo il significato della nascita di Gesù, anche costruendo questo presepe da mettere in chiesa. Il presepe è stato fotografato e trasformato in un biglietto d’ auguri che verrà distribuito durante la messa del giorno di Natale.
Festa dei Battesimi
Dopo lo stop forzato dovuto all’emergenza Covid, la nostra parrocchia riprende la tradizione di festeggiare i bambini battezzati nella parrocchia negli ultimi cinque anni. Sabato 7 gennaio alla messa delle ore 17,30 sono invitati i genitori e i bam-
bini. Durante la messa si farà memoria del loro battesimo. Per organizzare meglio la cerimonia si prega di dare conferma a Testoni Paolo (3283115684) entro giovedì 5 gennaio. Dopo la cerimonia presso la sala po-
livalente “Gianfranco Alberghini” ci sarà un momento conviviale per le famiglie Un ringraziamento particolare a Giuseppina e Denise che negli anni scorsi hanno curato la preparazione alla festa.
Paolo TestoniUN GRANDE GESTO DI SOLIDARIETA’ caritas e missioni
Sabato 26 novembre in tutt’Italia davanti a supermercati e ad altri punti vendita più piccoli, si è svolta la 26ª Giornata Nazionale della Colletta Alimentare 2022. L’evento è stato fortemente voluto, sin dal lontano 1996, dalla Fondazione Banco Alimentare e ha costituito un gesto capace di unire tutti in un momento in cui le difficoltà legate principalmente alla guerra in Ucraina e alla situazione economica caratterizzata da un forte aumento dell’inflazione, sembrano volerci dividere. In questo contesto, la giornata della Colletta Alimentare ha evidenziato come il gesto del dono, della carità, prima di tutto educa noi, i nostri figli e tutti in generale, contribuendo a realizzare autentica solidarietà e coesione sociale. La generosità, il piccolo aiuto è una grande solidarietà che permette a tutti di guardare con meno preoccupazione al proprio presente e futuro. I prodotti alimentari non deperibili raccolti consentono di donare alle persone in difficoltà, aiutate dalle strutture caritative quali mense per i poveri, case famiglia, comunità per i minori, centri di ascolto, unità di strada, ecc. In tutta Italia sono stati raccolti circa 67.000 quintali di cibo, l’equivalente di 13,4 milioni di pasti, che verranno distribuiti in circa 7600 strutture caritative che assistono 1.700.000
persone. Considerando la situazione di evidente difficoltà economica, con un’inflazione per gli alimenti che ha superato il + 13,5% rispetto allo scorso anno, il risultato è molto positivo. Anche noi di Dodici Morelli abbiamo partecipato fattivamente alla Colletta come gruppo di volontari davanti al supermercato MD di Cento, piccola ma significativa parte dei 140.000 volontari che hanno fattivamente operato per questa straordinaria iniziativa caritativa, come avvalorato dalle parole di Papa Francesco espresse per la Giornata Mondiale dei Poveri: “Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Come membri della società civile manteniamo vivo il richiamo ai valori di libertà, responsabilità, fratellanza e solidarietà. E come cristiani, ritroviamo sempre nella carità, nella fede e nella speranza il fondamento del nostro essere e del nostro agire. Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. Non è l’attivismo che salva ma l’attenzione sincera e generosa… nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale”. Per la cronaca, noi volontari di Dodici Morelli, abbiamo raccolto 546 Kg di cibo (pasta, olio, riso, biscotti, tonno e carne in scatola, pomodori pelati, legumi in scatola e omogeneizzati per l’infanzia), con un aumento del 20% rispetto allo scorso anno. Con gli altri 25 punti di raccolta del Centese, sono stati raccolti complessivamente 10.204 Kg di prodotti con il coinvolgimento di oltre 300 volontari.
DI FRONTE ALLA POVERTA’ NON SI POSSONO ACCAMPARE SCUSE, BISOGNA AGIRE!! UN GRAZIE A TUTTI, VOLONTARI E CITTADINI CHE HANNO DONATO IN QUESTA GIORNATA
INDIMENTICABILE.
I mercatini delle nostre parrocchie
formazione
Circoli biblici a Bevilacqua nel tempo di Avvento
Dopo il periodo del covid e delle paure che hanno stravolto la vita di tutti, modificandone le abitudini e le scelte, finalmente ritorniamo a frequentarci nelle famiglie per leggere insieme la Bibbia. Il periodo migliore per aprirsi al Signore è il tempo di Avvento, tempo liturgico di preparazione al Natale in cui si ricorda la prima venuta del figlio di Dio fra gli uomini. Contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo,
lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi. Questa iniziativa, nata ed approvata dal consiglio pastorale unificato delle quattro parrocchie, è sicuramente un segnale forte del periodo di Avvento. A Bevilacqua alcune famiglie hanno aperto le loro case per ospitare amici, vicini e parenti. Ogni lunedì ci troviamo per leggere le letture della domenica successiva, segue un momento di condivisione in cui i partecipanti interagiscono tra loro con riflessioni e domande. L’obiettivo è che la parola di Dio entri nei nostri cuori e nella nostra vita. Al ciclo biblico partecipa un facilitatore che guida il gruppo nei vari momenti dell’incontro, che spiega le letture e invita i partecipanti alla riflessione anche con esperienze personali. Questa bella esperienza ci arricchisce interiormente ma anche fraternamente e alcuni hanno già aperto la possibilità di proseguire gli incontri anche fuori dal periodo di Avvento.
Chiara BoselliCircolo biblico in famiglia
Durante il Consiglio Pastorale Unificato, don Paolo ha proposto di attivare dei circoli biblici nelle case nei lunedì di Avvento, al posto del consueto studio biblico. Quando don Paolo ci ha chiesto se fossimo state disponibili ad aprire casa nostra per ospitare persone per il circolo biblico, abbiamo accolto l’invito con piacere. Abbiamo invitato amici e lunedì 28 novembre ci siamo trovati in 9 persone. Abbiamo iniziato con una preghiera, letto le letture della domenica successiva e riflettuto, aiutati anche dalla traccia preparata da don Paolo. Si è creata
una bella atmosfera dove tutti abbiamo potuto esprimere il nostro pensiero senza difficoltà. E’ stato un momento di condivisione, di confronto, dove il contributo di ciascuno è diventato essenziale per l’inizio di questo cammino che dovrebbe aiutarci ad acquisire una familiarità nuova con la Parola di Dio. Abbiamo concluso la serata con un momento di convivialità. Speriamo di poter ripetere questa esperienza anche in altri momenti dell’anno liturgico.
Quella strana idea…
Quando Don Paolo, con il sostegno del Consiglio pastorale delle 4P, ha proposto i circoli biblici nelle famiglie ho pensato: “Per il numero che saremo, basterebbe ritrovarci tutti in una sala parrocchiale…”. E non credo di essere stata l’unica a pensarlo. Ma questa strana idea ha portato con sé interrogativi a cui ho dato risposta masticando molti pensieri. Non credo che Don Paolo non ricordasse gli ampi spazi a disposizione… semplicemente aveva in mente altro. Aprire le porte delle nostre case e imparare a pregare, a riflettere sul testo biblico tra le mura domestiche. Imparare ad accogliere per pregare anche con chi quella casa non la frequenta. Tra le tante incrostazioni della nostra vita di fede c’è più che mai sedimentata l’idea che la preghiera comunitaria si debba svolgere in chiesa. Quando mai pensiamo di invitare qualcuno a casa nostra per pregare? Questa, per le nostre realtà, è una piccola rivoluzione. Se la chiesa è della comunità, la casa è di qualcuno. Quel qualcuno vorrà accogliermi? Chi ospita deve invitarmi? Se mi invita mi devo sentire “obbligato” ad andare? Tutte domande che non si fanno per andare in chiesa. Don Paolo ha chiesto delle disponibilità e ha ricevuto dei sì. La sera del primo circolo avevo deciso di andare a casa di Lucia: avevamo cercato di distribuirci tra le diverse case. “Rosy, ci siamo io e te… che facciamo?” “Andiamo dall’Angela…” Prima di uscire Lucia mi fa vedere che aveva preparato una sala al piano terra, l’aveva riscaldata, disponendo le sedie intorno a un bel tavolo ovale. C’era stata tanta cura e attenzione nei preparativi.
Chiamo Angela e le dico di aspettarci. Ci ospita nella tavernetta: c’è calore nell’ambiente… non solo per il fuoco nel camino. Cominciamo a turno a leggere le letture della domenica e, dopo una pausa, cominciamo a confrontarci tra noi. A differenza dello studio biblico, io mi sento “alleggerita” da una comprensione puntuale e contestualizzata della Sacra Scrittura. Cerco di focalizzarmi su quello che più parla a me, alla mia vita. C’è più immediatezza, più scioltezza: l’ambiente familiare aiuta a essere meno ingessati. Tra noi ci siamo detti che ci piace incontrarci, parlare di Dio tra noi, mettendo anche molto in discussione come abbiamo vissuto fino ad ora il nostro percorso di fede. Al termine ci ricaviamo un po’ di tempo per qualche chiacchiera meno impegnata e, nel primo incontro, persino per festeggiare il compleanno della padrona di casa.
Mariarosa NannettiI circoli biblici di Palata Pepoli
I Circoli Biblici, del periodo di Avvento nelle famiglie, sono iniziati lunedì 28 novembre e termineranno lunedì 19 dicembre. Essi consistono nella lettura ed approfondimento delle sacre letture della domenica successiva, facendo poi riferimento ai “Commenti” e conseguente “Domanda Finale” preparati da Don Paolo allo scopo di guidare e stimolare le riflessioni scaturite dalla lettura dei testi stessi. Questa nuova esperienza di lettura e riflessione sui testi sacri fa seguito agli studi biblici che si tenevano tutti i lunedì sera in meet, e che erano iniziati lo scorso anno con la lettura ed approfondimento degli Atti degli Apostoli, e che poi erano proseguiti quest’anno con il vangelo di Giovanni. L’esperienza dei Circoli Biblici di Avvento, almeno per quanto riguarda l’ambito del nostro paese (Palata P.), è stata senz’altro un’esperienza positiva, con una buona partecipazione delle persone (a casa nostra ad esempio si è avuta una media di 10 persone presenti ogni lunedì sera) ed i commenti che abbiamo potuto raccogliere dai partecipanti sono stati tutti positivi. E’ stato fatto notare da alcuni partecipanti che questo tipo di esperienza c’era già stata anche in passato, e quindi le persone hanno accolto di buon grado la sua riproposizione. Uno dei principali punti di forza di questa iniziativa è, a nostro avviso, quello di riunire le persone in presenza (e non via web) e di essere in un ambiente
famigliare, anche se i partecipanti non fanno parte della famiglia ospitante. Tutto questo ha reso più facile a tutti i presenti, visto anche il numero ristretto rispetto agli incontri in Meet, di esprimere le proprie impressioni scaturite dalle letture e “guidate” dai commenti di don Paolo. Anche il fatto di poterci vedere tutti in viso, cogliendo qualche dettaglio nelle espressioni dei volti e nella gestualità delle mani, ha senz’altro contribuito a favorire l’analisi e gli approfondimenti reciproci. Questo ovviamente non significa che la metodologia degli incontri via web sia da scartare, anzi tutt’altro, in quanto risulta praticamente l’unica possibile quando i partecipanti sono numerosi e dislocati in posti distanti gli uni dagli altri. Da alcuni dei partecipanti è stato fatto un solo “appunto” a questa iniziativa: si è sentita la mancanza di una persona esperta e preparata che potesse, partendo dai testi, dare una spiegazione e guidare un approfondimento più esauriente (purtroppo però don Paolo non ha ancora il dono dell’“ubiquità”!!). Per concludere segnaliamo poi la bontà dell’idea di terminare la serata con un piccolo momento conviviale (“il buffettino”, nel nostro caso preparato da Rita) che ha ulteriormente migliorato quel senso di essere praticamente in un incontro “familiare”, anche se non si era tra parenti.
Dalla terra al Cielo, dalla materia allo Spirito
Domenica 4 dicembre, al ritiro spirituale d’Avvento a Galeazza, Don Paolo ci ha guidato attraverso Isaia, San Paolo e San Giovanni dell’Apocalisse a riconoscere il valore profondo della vita di fede. “Venite , saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”: la vita come salita… faticosa… per staccarci da quello che, come una zavorra, ci tiene ancorati alla terra. Tanta fatica per quale meta? Per prendere le distanze dalla vita materiale, valorizzare la vita interiore, farsi attrarre da Dio, fare spazio prendendosi tempo per invocare lo Spirito Santo, l’unico in grado di trasformare la nostra vita, rendendola carica di misericordia. Come fare? Dedichiamo tempo a noi stessi, impariamo ad amarci, come Gesù che prendendosi tante ore per sé ha alimentato il suo amore per gli altri. Solo così “spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”. Se frequenteremo Dio, a lungo, creando occasioni, in un lento e
quotidiano lavoro di assimilazione del Vangelo, potremo dire con San Giovanni:“E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo”. Tutta la realtà passa, rimane solo la Parola del Signore che ci insegna ad amare. Ma cos’è l’amore? Lo stare insieme agli altri, come Gesù che ha condiviso con uomini e donne una vita di relazioni. “Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito Santo”: affrontiamo la salita, superiamo la fatica, facciamoci accompagnare dal Vangelo e lo Spirito Santo ci trasformerà in quello che contempliamo.
Mariarosa Nannettifoto dei circoli biblici a Dodici Morelli in mezzo il Caporedattore di “Camminiamo Insieme”
Ampi stralci dell’omelia pronunciata dal cardinale Matteo Zuppi. Basilica di San Petronio in occasione della Solennità dell’Immacolata
La festa di oggi ci aiuta a comprendere la bellezza e il mistero della nostra vita. È la luce che viene nelle tenebre per illuminare l’oscurità insostenibile che fa smarrire e sprofondare nella rassegnazione e nella paura. «Io sono» ci fa «essere». La voce di Dio si fa carne per insegnarci a combattere il male che continua a dividerci e a offuscare la bellezza della vita, tanto che non sappiamo riconoscerla. Maria è Immacolata dal suo concepimento per generare Dio e l’uomo nuovo che dona speranza a quello vecchio segnato com’è dal peccato e dalla morte. Ecco, Maria ricostruisce il legame pieno che ci unisce a Dio, puro, amore senza macchia, nonostante i nostri limiti, le fragilità, le contraddizioni. Gesù, verità, ama e cerca anche il più piccolo segno di amore per restituire alla persona la sua bellezza. Il suo perdono salva, rende immacolato il nostro cuore, restituisce l’innocenza al peccatore, come canta la Pasqua. La salvezza, il giardino che ci accoglie di nuovo e la terra che anticipa il giardino del paradiso, è essere amati da Lui, senza paura, anzi con la gioia di un bambino che si affida interamente al Padre così com’è. Questo avviene non perché abbiamo capito tutto, ma perché pieni di amore e per questo non scappiamo più da Lui che ci viene a cercare. Ecco la grandezza di Maria, donna grande perché umile: si abbandona alla volontà di Dio. «Non temere», dice l’angelo. Non avere paura, ripeterà Gesù a uomini e donne di poca fede perché pieni di sé, alla ricerca di una forza che eviti l’amore, tanto che pensano di vincere la paura con la spada, con il potere o con l’apparenza. Essere suoi non significa essere perfetti, ma amati e amanti. Dav-
vero, come canta l’apostolo, è Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. Il suo canto ci ricorda che siamo scelti prima della creazione del mondo proprio per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità. Siamo perdonati solo per amore, mai per merito, e siamo noi con la nostra umanità piena di peccati lo «splendore della sua grazia». Maria dice: «Avvenga di me secondo la tua parola». La sua volontà e quella di Dio si uniscono di nuovo pienamente. Gesù spiegherà che la sua beatitudine è di tutti coloro che ascoltano e mettono in pratica la parola. Come Maria e come Lei apriamo il nostro cuore allo Spirito, liberandoci dalla paura che fa pensare che niente può cambiare. Nulla è impossibile a Dio e tutto può cambiare! Con Papa Francesco ripetiamo le parole della supplica a Maria. «Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica. Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra. Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione. Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono. Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare. Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare. Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità».
MATTEO ZUPPI ArcivescovoUn’immersione spirituale nel documento della Gaudium et Spes
mo. Essendo stato emanato nel 1965 potrebbe apparire inadatto ai giorni nostri, e qui commettiamo un grave errore!!!! Niente di più attuale.
Oggi più di ieri il cuore dell’uomo soffre di un profondo squilibrio dovuto ad una società legata al materialismo, all’apparire e non all’essere.
espresse dalla Gaudium et Spes non potranno essere realizzate senza Cristo e senza l’accoglienza della sua Grazia che lavora nell’uomo. Questa convinzione guida il cammino della Chiesa segnato da ombre ed incertezze ma anche da un diffuso risveglio della fede e dal desiderio di costruire un mondo più fraterno.
Sabato 26 Novembre nelle sale parrocchiali di Palata Pepoli, noi catechiste, abbiamo partecipato con gioia, ad una giornata formativa sul “Testo Pastorale” del Concilio Vaticano II: Gaudium Et Spes.
Queste le nostre riflessioni.
E’ un documento suddiviso in vari articoli ognuno dei quali analizza in modo specifico i temi fondamentali dell’uo-
La Chiesa ci dà la chiave di volta mettendo al centro l’uomo e la sua coscienza, infatti soltanto nell’ intimità più profonda del suo cuore, l’uomo incontra Dio. Ci è sembrato un documento di ampio respiro che riporta alle origini una Chiesa essenziale, più attenta alla spiritualità individuale e meno al formalismo. Le speranze per un mondo più umano
CARD. ERNEST SIMONI: I REGIMI CONTRO DIO
Lo scorso primo dicembre ho avuto la fortuna di incontrare, per la seconda volta, il Card. Ernest Simoni; di lui non conoscevo l’esistenza fino al primo incontro avvenuto nel settembre del 2020. Mi hanno colpito la sua storia, la sua pacatezza, la sua forza e la sua lucidità dall’alto dei suoi 94 anni. Nato nel 1928 in Albania, fin da piccolo si era avvicinato alla fede e a Dio. Entrò in una sorta di seminario guidato da religiosi dove furono mandati dei soldati dal regime comunista di Enver Hoxha, che aveva proclamato l’Albania il “primo Stato ateo al mondo”, con il compito di giustiziare gli stessi religiosi davanti ai giovani studenti; Ernest non si spaventò di tale violenza, proseguì il percorso di fede diventando sacerdote. Ordinato il 7 aprile 1956, per oltre sette anni ha guidato varie parrocchie. Don Ernest fu arrestato dalle autorità del regime comunista il 24 dicembre 1963, mentre celebrava la Messa della Vigilia di Natale, con l’accusa di averla celebrata in suffragio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy assassinato pochi mesi prima, come richiesto da Papa Paolo VI. Incarcerato, fu condannato alla pena di morte per ben due volte. Gli furono messi come compagni di cella delle spie con il compito di provocarlo e registrare, con delle “cimici”, la sua “prevedibile rabbia”, ma dalla bocca del sacerdote sono uscite sempre e solo parole di perdono e di preghiera. Il presidente albanese commutò la pena di morte in carcere a vita ai lavori forzati; nei quasi trent’anni di carcere ha continuato a celebrare la messa, in latino, cuocendo le Ostie su piccoli fornelli di lavoro, mentre per
il vino si serviva del succo di chicchi d’uva. Lavorava in una cava spaccando le pietre, prima nelle gallerie buie delle miniere di Spac e poi nelle fogne di Scutari. Fame: “Quando qualcuno vomitava si correva per mangiare il vomito!”; freddo: “I vestiti erano sempre quelli sia per l’estate che per l’inverno”; punizioni: “Una delle più dolorose era quella di colpire ripetutamente i talloni con i manganelli”. Fu definitivamente liberato nel 1990. Nel 2014 a Tirana incontra Papa Francesco, il quale si commuove ascoltando il racconto delle violenze del regime comunista. Nel 2016 fu nominato Cardinale. Questa è la storia della sua vita, ma ciò che mi ha colpito è stato il suo sguardo, la calma, le sue parole semplici ma che arrivano al cuore. “Nessuno muore, si cambia e si continua a vivere nello spirito”, parole queste che dette da lui hanno un sapore particolare, per un attimo ti sembra di toccare un’altra realtà, quella che ci attende per l’eternità. Oggi Don Ernest vive in Toscana, ma è sempre su e giù per l’Italia, va a trovare persone in difficoltà, malati, familiari di persone decedute prematuramente alle quali porta una parola di conforto. Nel mondo i regimi sono ancora tanti, penso all’Iran per citarne uno, dove una giovane ragazza, Hadis Najafi, che protestava contro il velo, con la testa scoperta alla maniera delle donne occidentali, è stata brutalmente uccisa. Credo quindi che l’esperienza del Card. Ernest Simoni ci possa dare la forza e la fede per liberare i popoli oppressi dai regimi.
Giulio BedendiMISSIONARI SENZA BATTELLO
Madeleine e le sue sorelle si trovano a vivere in un ambiente scristianizzato, simile a quello dei nostri giorni, in città dove Dio è esiliato dall’uomo. Lì Madeleine matura la consapevolezza che, ognuno è posto in un luogo dove la provvidenza lo ha collocato. Quel luogo è il luogo della sua missione e il suo compito sarà quello di restare accanto ad un’umanità sofferente, con una presenza fraterna lontano da ogni sforzo di aggregazione e da ogni tentazione di isolamento. Non metterà in atto nessuna fuga dal mondo né si adopererà per la costruzione di strutture che si impongono come cristiane. ”La speranza cristiana ci assegna per posto quella stretta linea di crinale, quella frontiera dove la nostra vocazione esige che noi sceglia-
mo ogni giorno, ogni ora di essere fedeli alla fedeltà di Dio per noi.”. Madeleine si accorge, a malincuore, che la chiesa è timorosa e arroccata e teme le contaminazioni anche quando sono luogo di nuove promesse. Madeleine sarà sempre fedele alla chiesa ma nella chiesa si è sempre sentita missionaria. Per costruire la Chiesa occorre andare in profondità. Madeleine passa dall’idea di una missione in estensione con partenze verso luoghi lontani a missione in profondità: «Ci dicono che vi sono i missionari nella Chiesa. (…) Sappiamo che da Bordeaux, da Marsiglia o da Le Havre si imbarcheranno per andare verso popoli da salvare. Pensiamo che essi devono partire e che noi dobbiamo restare, che essi sono chiamati e noi non siamo chiamati; che essi devono prendere le loro barche e che noi dobbiamo leggere, accanto al fuoco, gli “Annali delle missioni estere”. (…) Eppure, noi non abbiamo il diritto di scegliere fra partire o restare. Noi siamo inseriti nell’eterna missione della Chiesa. Siamo il minuscolo dito di un corpo immenso». Madeleine colloca la missione là dove è presente l’uomo, là dove lo spirito dell’uomo interroga il mondo e oscilla fra il mistero di un Dio che lo vuole piccolo e spoglio e il mistero del mondo che lo vuole grande e potente. Lì la Chiesa è chiamata ad essere missionaria senza battello.
Maura M.GESÙ ACCENDIMI LA LUCE
Salita, cima, tenebre, luce, Parola, Gesù, io, “gli altri” sembrano parole buttate lì come tasselli di un puzzle da ricostruire. Sono le parole che hanno risuonato più volte nel ritiro spirituale di domenica; sono anche le parole della mia vita, tutta da costruire come un puzzle. Sembrano parole senza grandi connessioni tra loro, mentre in realtà hanno tutte un grande filo conduttore: la ricerca della felicità nell’incontro con Dio. Iniziamo in salita, parlando del senso di “Salita”: è un percorso da fare partendo da un punto più basso per arrivare ad uno più alto, di solito la cima. Dalla cima vedi tutto con un’altra prospettiva, con un’altra luce; in cima ci sono i panorami più belli, i cieli più azzurri. Arrivare in cima è fatica fisica, mentale ed anche spirituale e presto si inizia a sudare… per questo ti devi spogliare! Spogliare non solo dei vestiti, ma anche del fardello delle incrostazioni delle tribolazioni della vita di tutti i giorni: il lavoro, i problemi economici, le difficoltà familiari e nei rapporti umani… del fardello di una religione vissuta in modo convenzionale-abitudinario.
Nel viaggio bisogna portarsi solo l’essenziale, proprio come Giovanni Battista che viveva in semplicità e nell’austerità, vestito soltanto di peli di cammello. Quando si parte per un lungo viaggio si parte col buio, nelle “tenebre”, ma si è anche certi che il giorno arriverà e la Luce della cima ci ripagherà della fatica. C’è poco da fare, Dio è là in cima alla montagna ed il sentiero è lungo e stretto (vedi anche parabole varie che parlano di sentieri da prendere, mai quelli larghi e comodi, sempre quelli stretti ed irti!!!).
Le “Tenebre”: sono un grande esperto in materia. Da piccolo avevo il terrore del buio, da adolescente ho sperimentato il buio assoluto, cioè la “depressione”: un immenso buco nero che assorbe tutta la luce e annienta la tua vita, senza lasciarti vedere alcuna speranza. Il male dei mali, il vero inferno sulla terra: se vuoi augurare il male più grande (cosa assolutamente da non fare come cristiani!!), non augurare un “un cancher”, ma la depressione! Chi l’ha vissuta sicuramente mi darà ragione.
Sorella Tenebra, mi accompagna ogni giorno come un cagnolino fedele, sono un “portatore sano”; “sano” perché consapevole delle tenebre che convivono in me e per questo cerco ogni giorno di spingerle vie, di comprimerle, di addomesticarle, di renderle meno maleducate. Ho cercato tante cure, tanti rimedi (lo sport, la pittura, la poesia, ecc.), ma la medi-
cina in assoluto migliore è Dio. Dio infatti è la Vera Luce e Gesù disceso sulla terra è il suo “Tecnico Luci “ venuto per illuminarci con le sue luci stroboscopiche: amore, speranza, carità, misericordia, pace, il Vangelo. Queste luci si fondono insieme in un unico grande bagliore: la Pace. La pace con se stessi, la pace con gli altri. Gesù risorge in una luce abbagliante, così potente da impregnare il lenzuolo con la sua immagine. Anche noi dovremmo lasciarci impregnare, abbronzare, “sbruciacchiare” dalla luce della risurrezione di Gesù.
Mi sovviene il testo di una famosa canzone di Vasco Rossi, Toffee, dove si percepisce l’intima domestica quotidianità di due innamorati. Una strofa recita: “Toffee, passami l’asciugamano, … quello bianco, lì sul divano”. Vorrei raggiungere questa intimità con Gesù e potergli dire: “Gesù accendimi la luce, l’interruttore è lì a portata di mano ”; sì accendimi la luce della mia vita, della mia fede spenta, aiutami a sfrattare le mie tenebre, per giungere alla vetta per abbronzarmi alla luce di Dio.
Mi sono sempre chiesto come si fa a pregare bene… Forse basterebbe chiedere a Gesù di “accenderci la luce!”
Sono nato in una valle di tenebre ed ho iniziato a salire il sentiero stretto che sale alla cima, dove spero un giorno di arrivare, per vedere la luce di Dio, illuminato dalla luce di Gesù in armonia con me stesso e gli altri.
Che cos’è in fondo il Paradiso? Riposarsi, abbronzandosi alla Luce di Dio, in pace con se stessi e gli altri, mentre si legge la Parola di Dio e si ascolta con le cuffiette l’ultimo album del coretto di Dodici Morelli, in cima alla montagna. Quella montagna della vita che, con tanta fatica, abbiamo scalato per scrollarci di dosso le tenebre e giungere alla Luce della Vita eterna.
Andrea PasseriniSCUOLA DEL MERITO?
Gent.mo caporedattore, faccio riferimento al suo art. sul n. 16 “La scuola del merito e la sottana del prete” per esprimere il mio dissenso sulla sua opinione circa la “sterile” polemica venutasi a creare dalla nomina del ministero dell’istruzione e del merito. Da madre di un bambino che sta frequentando la scuola dell’obbligo mi preme molto l’argomento. Credo che un ministero dell’istruzione debba garantire a tutti i ragazzi, attraver-
so la scuola, il poter scoprire le proprie motivazioni, i propri interessi e che alla fine del loro percorso possano diventare cittadini responsabili, capaci di compiere scelte motivate e capaci di operare nel rispetto di tutti. La scuola non deve essere un posto dove si vanno a selezionare i migliori. Lontano da me il pensiero che la scuola debba promuovere tutti, ma cadere nel vortice della competizione e sentirsi i migliori per essere valutati un 9 rispetto
ad un 5, è un attimo, sia per i bambini e ahimè anche per i genitori. Diceva don Milani, la cui foto lei ha accostato al suo articolo, che “se la scuola perde i ragazzi difficili non è più una scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. So cosa sta pensando, ma le garantisco che il mio pensiero non abbraccia nessuna ideologia politica ma è sola una riflessione nata nel leggere il suo articolo.
Una mammaIl caporedattore risponde…
Cara mamma, innanzitutto grazie!! Perché hai letto il mio articolo e perché, non condividendone alcuni aspetti, hai preso carta e penna argomentando il tuo dissenso in modo garbato e puntuale. Solo vivendo i propri dubbi si può migliorare. Pensa che nelle pagine dei lavori preparatori alla Costituzione, alcuni legislatori avevano il desiderio di inserire l’avverbio “solo” davanti a “capaci e
meritevoli”. Insensibilità e disuguaglianza? Non credo, specialmente da parte di chi era appena uscito da una guerra atroce e fratricida. Il merito deve stimolare gli educatori a migliorarsi e far comprendere ai ragazzi che la scuola è l’ascensore sociale per eccellenza. Molte imprese familiari chiudono perché i figli non hanno le competenze per continuare l’opera dei padri. Ti pare giusto? Quando vorrai,
passa a visitare il doposcuola parrocchiale. E’ aperto a tutti. Qui sta la vera “battaglia”: impegnarci perché tutti i bambini, tutti i giovani, possano avere le stesse condizioni di partenza.
Max BorghiN.B. è la risposta alla lettera della mamma che ha scritto “Scuola del merito?”
ASSOCIAZIONE PALATA E DINTORNI
In collaborazione con ASSOCIAZIONE LA TENDA DI
GIONATA ORGANIZZANO
CICLO DI INCONTRI SU FEDE E OMOSESSUALITA’ GENNAIO 2023
1. CHE COSA DICE LA BIBBIA? Con don Gianluca Carrega (biblista di Torino)
Venerdì 13 gennaio 2023 ore 21 in meet https://meet. google.com/rhv-smys-kbe
2. CHE COSA DICE LA CHIESA? (magistero e teologia) con don Paolo Cugini (direttivo Tenda di Gionata)
Venerdì 20 gennaio 2023 ore 21 nel salone di Palata Pepoli
3. CHE COSA DICONO LORO, LESBICHE E OMOSESUALI E I LORO GENITORI? (con Luca, Beatrice e Giampiero)
Venerdì 27 gennaio 2023 alle 21 nel salone di Palata Pepoli
Obiettivo del percorso: fornire un materiale di qualità affinché le persone che frequentano le nostre comunità possano avere strumenti per comprendere meglio il problema della relazione tra fede e omosessualità.
Un breve corso per saperne un po’ di più
Il progetto che proponiamo nasce dall’idea, maturata in alcune parrocchie, di approfondire il tema fede e omosessualità da quei punti di vista che possono aiutare a comprendere meglio la tematica. Abbiamo, inoltre, cercato di elaborare un percorso breve ma, allo stesso tempo, in grado di fornire contenuti di qualità. Il percorso si snoda sulle risposte a tre domande: che cosa dice la Bibbia, che cosa dice la Chiesa e che cosa dicono loro, vale a dire, i diretti interessati: lesbiche, omosessuali e loro genitori. Per la prima risposta sfoglieremo quei passi della Bibbia che toccano il tema omosessualità e cercheremo di analizzarli tenendo conto gli studi più avanzati dell’esegesi biblica. Nel secondo, partiremo dalle pagine del Magistero della Chiesa proponendone una lettura critica alla luce del cammino della teologia attuale, per cogliere gli snodi problematici e le possibili soluzioni che vengono presentate. Infine, daremo la parola ai diretti interessati per ascoltare da loro come vivono il cammino di fede nella comunità cristiana. La proposta è stata analizzata dall’équipe formativa della Tenda di Gionata e ha avuto il parere positivo del direttivo che ha deciso di sostenerla e divulgarla. Ciò significa che la parrocchia, gruppo scout, o qualsiasi tipo di associazione o movimento che volesse richiedere il breve percorso proposto, può entrare in contatto con l’équipe formativa della Tenda di Gionata che, insieme, provvederà a costruire il progetto tenendo conto del contesto.
Paolo Spina: paolospina86@yahoo.it Paolo Cugini: sempreprese@gmail.com
PRESEPIANDO
pali di questo gruppo sono la collaborazione, l’eterogeneità e l’impegno. Ogni ragazzo e ragazza ha messo a disposizione le proprie capacità e qualità differenti in nome di Gesù che nasce, in modo semplice e gratuito. Ci teniamo a ringraziare tutti i nostri ragazzi Emma, Chiara, Gabriele, Manuel ed Emanuele per l’impegno, il tempo e soprattutto la passione che hanno messo a disposizione dell’intera comunità. Per questo invitiamo tutti i nostri fratelli e sorelle a visitarlo e, chi vuole, può attaccare anche una foto del proprio presepe sulla bacheca allestita ai lati.
Alex e MatteoPer il secondo anno il progetto presepiando ha dato i suoi frutti. Alcuni ragazzi della nostra parrocchia, con impegno e dedizione, si sono ritrovati ed hanno allestito all’interno della chiesa di Dodici Morelli, il presepe. I nostri incontri settimanali sono stati caratterizzati da tanto impegno e da bei momenti in cui i ragazzi si sono divertiti, affinando anche alcune tecniche artigianali che hanno fatto sì che il tempo impegnato fosse altamente istruttivo per loro. Anche noi adulti che li abbiamo seguiti, abbiamo vissuto momenti di pura spensieratezza perché la loro voglia di fare ci ha fatto tornare a sentirci dei ragazzini. Le caratteristiche princi-
Palata Pepoli, aggiornamento Dicembre 2022
Sono finalmente terminati i lavori di ampliamento e sistemazione della sala ‘ex-sacrestia’.
Sono stati smontati i mobili e svuotata la sala, poi sono stati eseguiti lavori di muratura: il muro è stato intonacato e il pavimento piastrellato, grazie all’aiuto di un paesano esperto in questi lavori e che si è messo a disposizione della parrocchia.
I giovani hanno poi provveduto a pulire le bellissime travi in legno e a stendere l’impregnante, infine si sono trasformati in abili imbianchini dipingendo le pareti di arancione e bianco, e in mobilieri smontando e rimontando armadi e completando così il completo rinnovamento del locale. La
nuova sala giochi è finalmente pronta, lì è stato sistemato un nuovissimo tavolo da biliardo che si affiancherà al già esistente tavolo da ping pong e al calcio balilla: pronti a dare il via a fantastici tornei e sfide tra i giovani e i ‘diversamente giovani’. L’armadio, che prima occupava l’intera parete, è stato ridotto allo stretto necessario per lasciare spazio al posizionamento del frigorifero. Ma non solo, nella sala è stato predisposto un angolo ‘segreteria’ con tavolo da lavoro, fotocopiatrice (anche questa revisionata), stampante e quanto necessario per predisporre i documenti utili alla parrocchia. Finalmente la sala principale è stata quindi liberata, pulita e ordinata affinché sia fruibile per futuri eventi: incontri, corsi, e semplicemente accoglienza. Nel frattempo, anche la sala principale oltre alla televisione 82 pollici posizionata sul camino si è arricchita di un fantastico impianto di home theatre che permetterà di vedere e sentire film come al cinema e partite
come se si fosse allo stadio! I ragazzi hanno continuato a sfruttare questi locali anche mentre erano in fase di sistemazione per varie attività e come punto di ritrovo e aggregazione; a questo punto i locali sono davvero pronti per accogliere tutte le iniziative che si troverà la forza di organizzare, iniziando proprio dall’evento di domenica 18 Dicembre (dalle 15.00 alle 17.00) XMAS-TIME rivolto ai bambini e bambine per un pomeriggio di divertimento in compagnia.
I giovani dell’oratorio
ARRIVA BABBO NATALE A PALATA PEPOLI!
Un bel pomeriggio, aspettando Babbo Natale, quello trascorso dai bambini della materna e delle elementari domenica 18 dicembre presso l’oratorio e il cortile della chiesa. Organizzato dall’associazione Palata e… dintorni, con il fondamentale contributo del gruppo giovani, i quali
alle 15 hanno accolto, nel salone dell’oratorio, i bambini per la realizzazione di lavoretti: renne, triangoli colorati, stelle e addobbi vari per poi abbellire l’albero allestito nel giardino. Palata è ormai super specializzata in rinfreschi, in questo caso si è preparata la merenda che è stata particolarmente gradita; cioccolata in tazza, thè, biscotti ma la novità sono stati i dolci, preparati dalle signore marocchine, accompagnati dal caratteristico thè con la menta servito con le brocche marocchine. Davvero buoni e molto
graditi! Dopo la merenda e dopo aver addobbato l’albero con i lavoretti fatti dai bambini, ecco che alla guida di un trattorino trainante un carretto con i doni, arriva Babbo Natale per la gioia di tutti i bambini. Sono stati momenti molto belli, soprattutto per i bambini che hanno ricevuto da Babbo Natale tanti doni e si sono divertiti nel preparare gli addobbi di Natale. L’Associazione Palata… e dintorni insieme al gruppo giovani, augura a tutti un buon Natale e un felice 2023!
sociopolitica
Nuova vita per le ex scuole di Palata Pepoli
La rigenerazione delle ex scuole di Palata si avvicina. A inizio novembre si è svolto il secondo incontro informativo aperto alla cittadinanza e gestito dai facilitatori di Kiez Agency (che avevano organizzato il primo circa un anno fa). Erano presenti anche il Sindaco di Crevalcore e l’Architetto responsabile del settore Lavori pubblici del Comune, la quale ha illustrato gli avanzamenti del progetto e le varie fasi che questo sta per affrontare (il bando di gara a febbraio, l’assegnazione dei lavori, ecc.). La buona notizia è che per questo intervento, per il quale il comune aveva originariamente stanziato 800.000 euro, è stato anche vinto un bando della Città metropolitana di Bologna che ne aggiungerà un altro milione circa. In questo modo lo stabile dell’ex Scuola dell’Infanzia verrà recuperato come centro civico, con un ambulatorio medico, spazi utilizzabili da cittadini e asso-
ciazioni, studenti e anziani, mentre quello dell’ex Scuola Primaria verrà a breve demolito per lasciare poi spazio a una “piazza-giardino”. A inizio dicembre, invece, un altro appuntamento più operativo ha visto i partecipanti impegnati a cercare di dare un’identità al nuovo centro civico, ipotizzandone usi, attività al suo interno, princìpi che quel luogo (o meglio chi lo userà) dovrebbe trasmettere e infine addirittura un nuovo nome. Un’attività tutt’altro che semplice, ma molto importante, che sarà perfezionata e conclusa al terzo incontro pubblico l’anno prossimo. Un particolare ringraziamento va alla Parrocchia di S. Giovanni Battista per aver concesso l’uso degli spazi dell’oratorio per questi momenti di confronto.
Samuele Ferranti1° Gennaio: Giornata Mondiale della Pace
Ogni anno, ricorre il 1° Gennaio, la Giornata Mondiale della Pace, istituita da Paolo VI ormai 56 anni fa. Mi sono sempre chiesta perché proprio in quella data, disturbata dagli echi dei veglioni notturni, più adatta ad auguri generici e impersonali piuttosto che a marce di molti audaci pronti a sfilare nelle nostre infreddolite città. Un evento decontestualizzato si potrebbe dire. Perché la Chiesa ci chiama a riflettere sulla Pace proprio in quella data? Mi piace pensare perché è il primo obiettivo, il più importante che ognuno di noi si deve prefiggere per il nuovo anno. Senza delegarlo soltanto a chi ha responsabilità più grandi ma sentendolo impegno per ognuno di noi che deve improntare le proprie ordinarie e quotidiane relazioni con l’altro all’ascolto, all’accoglienza, al confronto. Il Vescovo di Bologna e Presidente della CEI Matteo Zuppi il 3 novembre scorso ha scritto una lettera rivolgendosi direttamente a quanti, 2 giorni dopo, avrebbero manifestato per la Pace.
Cara amica e caro amico,
sono contento che ti metti in marcia per la pace. Qualunque sia la tua età e condizione, permettimi di darti del “tu”.
Non tragga in inganno la richiesta del tu del nostro Vescovo. Abituati al suo approccio “caldo”, empatico verso tutti potremmo esserne ingannati.
Il desiderio di entrare in confidenza è un piantarti gli occhi addosso, è una chiamata diretta in causa, che non ti permette di nascondersi né di cercare via di fuga. Non ci si rivolge genericamente a tutti né a un qualcuno indefinito ma a te, proprio a te che stai leggendo e non puoi startene tranquillo.
Desidero dirti, chiunque tu sia –perché la pace è di tutti e ha bisogno di tutti – che invece è importante che tutti vedano quanto è grande la nostra voglia di pace.
Siamo soliti pensare che noi abbiamo bisogno della pace ma qui la visione viene sorprendentemente ribaltata: la pace ha bisogno di noi che dobbiamo ogni giorno costruirla, salvaguardarla, non darla mai per conquistata una volta per tutte.
Le strade della pace esistono davvero, perché il mondo non può vivere senza pace. Adesso sono nascoste, ma ci sono. Non aspettiamo una tragedia peggiore.
Cerchiamo di percorrerle noi per primi, perché altri abbiamo il coraggio di farlo.
Facciamo capire da che parte vogliamo stare e dove bisogna andare. E questo è importante perché nessuno dica che lo sapevamo, ma non abbiamo detto o fatto niente.
Da che parte stiamo? Dalla parte degli ultimi, dei deboli, di quelli che non girano la testa dall’altra parte.
Chi lotta per la pace è realista, anzi è il vero realista perché sa che non c’è futuro se non insieme.
Quante volte ci siamo sentiti dire che le nostre azioni sono inutili, che tanto non cambierà niente perché le decisioni sono prese da ben altri livelli, che le guerre ci sono sempre state e sempre ci saranno e che è da sognatori pensare a un mondo di pace???!!!
Il Vescovo Matteo ci indica come fare… L’unica strada è quella di riscoprirci “Fratelli tutti”. L’uomo di pace è sempre benedetto e diventa una benedizione per gli altri.
Mariarosa NannettiIl Natale di chi non festeggia Gesù
Si può festeggiare il Natale se non si festeggia Gesù? Razionalmente, diremmo di no. Ma si sa, che il razionale non sempre prevale. Specialmente se il Festeggiato è colui che ha fatto dell’amore e della misericordia uno stile di vita. Incarnandoli. E allora mi vien da pensare che anche chi non riconosce il nostro Gesù quale Figlio di Dio, abbia motivo di festeggiare. Di certo potrà fermarsi a invocare Dio perché faccia cessare questa guerra atroce che da quasi un anno sta martoriando il popolo ucraino. La povertà e la miseria, in tutte le sue forme, è un “sacramento” che ci accompagna sempre. Come per Maria e Giuseppe non c’era posto nell’albergo, così oggi giorno, per tanti, troppi, non c’è posto nel mondo. Ecco quindi che anche chi non si sente di Cristo, gli appartiene perché Lui stesso ha detto che i “poveri” sono i suoi prediletti. E a chi non è povero, ha chiesto di prendersi cura di loro. Quasi a disegnare un insieme, dove gli uni e gli altri si completano per racchiudere l’umanità intera. Cristo, lo si riconosca o meno, è presente nella nostra povertà. Per questo motivo il 25 dicembre tutti possono festeggiare. Ed è di consolazione pensare che, anche in un momento in cui l’umanità intera è messa a dura
prova, con la più o meno ventilata minaccia nucleare, non siamo soli su questa barca. Forse, in un mondo che pare costruito sul denaro e improntato al successo, in un mondo che alla sera ha distrutto ciò che aveva appena creato al mattino, diventa difficile riconoscere nel Bambino Gesù il vero Figlio di Dio. Un Dio che si fa uomo, può esser concepito solamente da chi si spoglia della propria superbia e si fa umile. Ecco, sarebbe bello se in questo Natale riuscissimo a spogliarci del nostro io, per mostrare a tutti, nella nostra povertà e nella nostra miseria, il vero Dio.
Massimiliano BorghiIl nudo Natale delle tasse
Piccole considerazioni di fine anno. Leggevo sul Corriere del mese scorso una lettera di un artigiano (vero o presunto, poco importa) in cui raccontava come fatturasse solo una piccola parte delle entrate. Riesce così a risparmiare Iva, contributi e Irpef. Facendo risparmiare qualcosa ai suoi clienti (noi!!) che non potendo portare nulla in detrazione, sono ben felici di pagarlo in contanti a fronte di uno sconto. Insomma, un elogio all’aumento del limite sull’uso del contante, messo a punto dal Go-
verno in questi giorni. Parafrasando il bambino della favola di Andersen che gridava che “il re è nudo”, potremmo gridare che il Natale è nudo. Giornali, media, studiosi tacciono. Beh, qualche disquisizione sull’uso del contante la sentiamo. Ma nessuno che si azzardi a proporre una seria riforma del fisco. Viviamo in un paese dove l’80% dell’evasione è dovuta al mancato versamento dell’Irpef dei lavoratori autonomi e dell’Iva. Lavoratori dipendenti e pensionati, pagando le imposte sul reddito alla fonte, non possono eva-
dere. La solita storia del “pagassimo tutti, pagheremmo meno” resta ancora una volta una bella favola. A seconda di chi la legge. Perché per gli onesti, la tassazione è davvero alta. Ricordo che la prima volta che mi appassionai di politica, avevo 18 anni e a una mia specifica domanda, un professore di scienze delle finanze della Statale di Milano, rispose che la lotta all’evasione è particolarmente difficile. Ora, che sia difficile, è assodato. Ma se dopo 30 anni non si è ancora fatto nulla di particolarmente rilevante, la cosa è preoccupante. E il Natale, per chi le tasse le paga, resta ancora una volta “nudo”
Massimiliano Borghi
La Consulta di XII Morelli ha eletto il suo Presidente
Ai primi di dicembre i sette consiglieri eletti nella Consulta di XII Morelli si sono riuniti sotto la presidenza di Carlotta Gaiani, assessore al bilancio, per eleggere il nuovo Presidente. E’ stato votato Matteo Malaguti e come suo vice Manuel Govoni, che era il presidente uscente. Avendo Matteo già
ricoperto l’incarico per un breve periodo anni fa, saprà sicuramente svolgere proficuamente il ruolo di Presidente. Noi partiamo subito segnalando due o tre cose su cui vorremmo la Consulta interrogasse l’amministrazione. In prima battuta la nuova palestra che sorgerà dietro il circolo Arci. Nell’ultimo Question Time consiliare, l’assessore competente, ha detto che il progetto sarà finanziato tramite 1,3 milioni di euro provenienti dal PNRR. Benissimo! Ma… un crono-progamma possiamo saperlo? Per quanto concerne la
riqualificazione dell’ex macello, sono stati riallacciati i rapporti con l’attuale proprietà che si era resa disponibile a trovare una soluzione? Altro annoso problema, riguarda l’allagamento di via Giraldi - incrocio via Maestra Grande. Il Sindaco disse che stava prendendo contatti con i vari attori. Ci sono novità? Non va poi scordata la sistemazione di via Casabianca. Il Sindaco aveva scritto in Partecipanza per arrivare a chiarire a chi competesse la sistemazione della strada. Ora che in Partecipanza, da alcuni mesi c’è un Commissario, si sa quale risposta ha dato? Pare che la Cispadana si faccia. Visto che ci “attraverserà”, riusciamo ad avere qualche informazione al riguardo? Buon lavoro consultori.
Massimiliano Borghisocipolitica
Siamo tutti marocchini
Una partita di calcio, un bicchiere di prosecco e un quarto di finale mondiale: Marocco – Portogallo. Eravamo in tanti a guardare una partita che non vedeva scendere in campo la nazionale italiana. La nostra nazionale. E così, spontaneamente, delle due contendenti scegli di tifare per quella che ti sta più simpatica. O per la più debole. Spesso le due caratteristiche coincidono. E poi, diciamolo. Qui a XII Morelli ci sono parecchi marocchini che da diversi anni vivono qui e si sono integrati bene. Ci si vede spesso al bar e diventa naturale tifare con loro. E così, per una sera, Tiramolla diventa internazionale. Diventa più araba. Il calcio allarga i confini. Muta la geografia. Cristiani e musulmani seduti accanto. Se possiamo noi, perché non possono anche
gli altri? Certo, è più facile tifare per il Paese arabo più vicino all’Europa (Non ti fidi? Controlla su wikipedia). Il Marocco giocava in due case. In Qatar per il numero altissimo di tifosi presenti allo stadio e qui in Europa per i tanti immigrati presenti fra noi. Non è solo calcio. Ma il desiderio di poter rivendicare un’appartenenza. Noi fatichiamo a distinguere le varie nazionalità di chi vive nel continente africano. Credo che, per una sera, anche loro si siano sentiti tutti indistintamente marocchini. E le tante bandiere che sventolavano per le strade di tutta Europa, di tutta l’Africa e del mondo intero, erano lì a testimoniare che le divisioni che uomini creano, possono essere sanate da altri uomini. Che pensano che non esistano razze diverse ma un solo e unico genere: l’umano. Donne e uomini. La prima olimpiade che ho seguito con trasporto e partecipazione, è stata quella di Los Angeles ’84. Quante imprese italiane ci sarebbero da ricordare. Eppure l’altra sera mi è venuto naturale ripensare al più grande mezzofondista che ricordi: Said Aouita. Un marocchino. Vinse i 5 mila e per un sacco di anni nessuno riuscì a batterlo. Dopo di lui ci fu un altro marocchino che mi impressionò: El Guerrouj. Vinse i 1.500 e 5.000 ad Atene 2004. Il suo record del mondo sui 1.500 resiste tutt’oggi. Lo ricordo perché in un’intervista disse che per riuscire a vincere, oltre che ad allenarsi sulle montagne anche in pieno inverno, aveva letto Paulo Coelho. E qualcuno dice ancora che con la cultura non si mangia. Chiedetelo a lui. Forza Marocco. Sarebbe bello se nel calcio dei miliardari e dei conti (a volte) truccati, vincessero i “più poveri”.
Massimiliano BorghiI CANALI DI CENTO: SPERPERO O MANUTENZIONE?
22/NOVEMBRE/2022, giorno per il quale erano previste piogge per tutto il giorno (i controlli con il pluviometro hanno dato circa 75/80 mm di acqua piovana). I risultati sono documentati da decine di foto e brevi filmati realizzati da una decina di persone interessate alla Salvaguardia del Territorio Centese. E’ stato tutto molto regolare, senza problemi. Ed il paventato “ruscellamento “ dalla zona di Reno Vecchio non si è verificato. Rimangono comunque tre grandi problemi: il Canalazzo ha dimostrato problemi di “Bassa portata” perché appena la pioggia si è intensificata il canalazzo si è riempito fin oltre metà della capienza. Il canale Rigone non è valutabile perché tutto tombinato ma ha sempre dimostrato carenze nella portata.
Infine il CANALE DI CENTO, non valutabile perché lasciato vuoto in questo periodo e riempito, il 22 novembre durante le piogge, da una quantità “scarsa” di acqua, in quanto da tutte le osservazioni da noi fatte lo scorrere delle acque era caratterizzato da un flusso lamellare di non oltre 6-7 cm. che è andato aumentando più come velocità che come quantità di flusso: quindi uno spessore di 6-7 cm per una larghezza di 2 metri e mezzo viene sopportato dal Canale di Cento. Di più non lo sappiamo.
Ben sappiamo che in Italia e nel Mondo si verificano eventi atmosferici a volte imponenti e catastrofici. Ne abbiamo un esempio in questi giorni con le piogge e le mareggiate della nostra costa ferrarese. Ovviamente, parlando di Cento, noi cittadini ci preoccupiamo della capacità dei nostri canali di far defluire, senza danni alla popolazione ed alla città, le acque che dovessero cadere su Cento e nelle zone ad ovest un po’ più alte s.l.m. (vedi San Matteo della Decima). Per garantire questo la Bonifica propone, dopo aver realizzato negli anni 2 casse di espansione a est di Cento ed il Reno Canale servito da migliori condutture, di realizzare a nord/ovest di Cento un nuovo canale, il DIVERSIVO CANALAZZO. Si tratterebbe di un canale ( che avrà dimensioni anche di 12 metri di larghezza) che avrebbe origine dal canale di Cento poco dopo la zona Morando e, attraversando via del Curato, si porterebbe in zona Villa Cremona. Poi attraverserebbe via Giovannina e si porterebbe in zona Monteborre per poi riversarsi nel Canale Guadora (via Pecore) che verrebbe risagomato ed ampliato per poi raggiungere il CONDOTTO GENERALE. Dopo aver recepito queste intenzioni della Bonifica, Mauro Bernardi (portavoce del Gruppo di cittadini interessati alla salvaguardia del territorio centese composto da 24 cittadini) ed io abbiamo pensato di lanciare una giornata di “CONTROLLO SERRATO“ della situazione idraulica di Cento e dintorni per il giorno
Noi cittadini chiediamo quindi che i tre canali citati vengano controllati e puliti regolarmente e che il Canale di Cento, che è stato tombinato in alcuni tratti più di 40 anni fa, venga riaperto e reso fruibile anche dal punto di vista turistico per tratti di 5-20 metri in almeno 4 punti da me già individuati e non impattanti sulla capacità di accogliere macchine in parcheggio. Ricordiamo che il CANALE DI CENTO per vari secoli è stato il motore trainante della nostra economia e senza di lui nessuno avrebbe potuto conoscere ed apprezzare la nostra canapa (da Venezia e da Londra volevano solo la nostra perché la migliore del mondo!!!)
Conclusioni: Nelle condizioni attuali dei canali, una pioggia concentrata in 24 ore fino a 100-120 mm è sopportata con disagi minimi. Se venissero controllati e puliti il Canalazzo Inferiore ed il Rigone la capacità diverrebbe notevolmente superiore.
Se venisse ripristinato e migliorato il Canale Guadora fra via Pecore e Renazzo, la situazione diverrebbe ancora migliore ed un altro miglioramento ulteriore ci sarebbe se venisse migliorato il collegamento Canalazzo-Guadora in zona Crocetta.
Il vero salto verso una sicurezza idraulica sarebbe la riapertura di alcuni brevi tratti del Canale di Cento con la possibilità concreta di fare vera manutenzione e vera pulizia di un manufatto che di sicuro ha ostacoli al suo interno.
Il DIVERSIVO CANALAZZO non ha ragione nemmeno di essere pensato. Sarebbe un’opera dispendiosa ed inutile!!!
Dott. Antonio Gallerani“Palata nella Memoria”:Il Campo d’Aviazione della Luftwaffe
del Museo Agricolo Ferrarese Gian Paolo Borghi, il comandante della polizia locale di Mirandola Gianni Doni, il sindaco di Crevalcore Marco Martelli.
Le testimonianze raccolte nel libro ci descrivono il paese ai primi del Novecento, ricco di vie d’acqua, dove si pescava e si trasportavano cose e persone.
Il misterioso tubo del nonno di Giulio ci riporta ai tempi della seconda guerra mondiale, dove, a Palata, per qualche tempo, c’è stato un campo di aviazione tedesco. I tedeschi, nel 1943 e ‘44 occupavano il Palazzo Pepoli, la Palazzina e molte case del paese.
“Nonno, ma quel tubo strano a cosa serviva?”
A volte gli oggetti ci parlano, se li sappiamo ascoltare, ci raccontano storie di luoghi e di persone che diventano patrimonio di tutti noi.
Sabato 4 dicembre, a Palata, nelle sale della Parrocchia, care a molti, si è svolta la presentazione del libro ‘Il Campo di Aviazione della Luftwaffe’, di Giulio Bedendi. Erano presenti, insieme all’autore, l’assessore alla cultura del Comune di Crevalcore Mariarosa Nannetti, il coordinatore
Le storie che si intrecciano nel libro sono fili preziosi che giungono fino a noi e ai nostri figli e nipoti, guai a spezzarli. La serata è stata davvero speciale, abbiamo partecipato in tanti, l’atmosfera era quella della Palata di una volta… c’era Don Giorgio, che con affetto guardava i suoi ragazzi e il nonno di Giulio che suggeriva di leggere il libro, davvero prezioso, per capire la storia del tubo misterioso e quella della Bassa durante la guerra.
Non poteva mancare un raffinato ricevimento a fine serata, dove abbiamo potuto fare un brindisi, due chiacchiere e assaggiare i manicaretti delle signore di Palata.
Il libro è stato promosso dall’Associazione Palata… e dintorni con il contributo economico di Banca Centro Emilia. Chi fosse interessato alla pubblicazione può contattare il numero 3391509738.
Rosse di Vita: un valore aggiunto per tutti
Il percorso delle Pari Opportunità sul territorio di Crevalcore parte da lontano: dal 1992 ad oggi molti sono stati gli eventi finalizzati alla sensibilizzazione di tutta la cittadinanza. Continuano infatti il sostegno alla Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna, al gruppo di auto mutuo aiuto “Mai più” e la proposta di progetti di educazione alla parità di genere all’interno del nostro Istituto Comprensivo. Tre anni fa, quando il Sindaco Martelli mi ha conferito l’incarico alle Pari Opportunità, mi sono chiesta quali potessero essere le chiavi di volta per una materia già così strutturata sul nostro territorio. Il fatto, a mio avviso, è che il 25 novembre e l’8 marzo non sono e non devono essere solo ricorrenze: le idee ispiratrici devono necessariamente entrare a far parte della nostra cultura. Da qui è nata l’idea di implementare la rete tra persone ed associazioni, una collaborazione fattiva per agevolare questo cambiamento culturale. Ma non solo. Come valorizzare lo spazio pubblico? Come essere tutti partecipi di una mo-
bilitazione sfruttando questo spazio e tornando a viverlo? Non c’è solo UDI, che ringrazio nuovamente per la costante presenza e per l’impegno profuso nell’iniziativa Rosse di Vita. Ci sono donne e uomini, associazioni, desiderosi di partecipare alla vita collettiva, alle mobilitazioni politiche svolte proprio in nome di quegli obiettivi che anche le Pari Opportunità perseguono quotidianamente. Le recenti collaborazioni con il collettivo “All’ultimo grido!”, con l’associazione “Il giardino dei sensi” e con le Sementerie Artistiche, tra le altre, sicuramente ci hanno insegnato molto soprattutto sulla collettivizzazione dei progetti, motore dell’iniziativa che ha portato alla realizzazione di questo albero di Natale. Sembra scontato ma non lo è: creare opere collettive implica passione, sentimento, abbattimento delle barriere generazionali, condivisione, forza. Sono molto fiera che questo sia successo proprio attorno al 25 novembre, giornata che è sì dedicata al contrasto della violenza sulle donne ma che dovrebbe anche rivolgersi agli uomini portatori di odio e da qui partire verso un percorso che appunto vada ad accrescere culturalmente e migliorare questa collettività. E qui torna l’importante lavoro delle reti di persone, del riconoscimento di concetti necessariamente trasversali.L’albero di Natale di Palata Pepoli quest’anno è ricco di significato per molteplici aspetti: è simbolico per il messaggio rivolto alla cittadinanza, è stato creato con il contributo di tante mani non solo
crevalcoresi, è frutto della volontà di più associazioni e gruppi operanti sul territorio. L’aver coltivato reti di persone, aver conosciuto diverse realtà in questi anni, ci ha portato a rafforzare associazioni ed a crearne nuove, desiderose di ampliare lo spazio d’azione arrivando fino alle nostre frazioni. Per questo è un valore aggiunto avere sul nostro territorio associazioni forti e coese che, grazie ad un importante lavoro di squadra hanno realizzato l’albero di Palata e, precedentemente, il flash mob presso il parco “Ivano Cinelli” di Caselle oltre all’iniziativa in piazza Malpighi. Voglio ringraziare l’associazione “Palata e Dintorni”, la parrocchia di Palata Pepoli e l’UDI di Crevalcore per aver lavorato alla riuscita di queste iniziative.
La violenza passa anche attraverso le parole ed i gesti quotidiani. Spero che questo albero e questa sinergia siano portatrici di dialogo, confronto e crescita, di una reale vicinanza a chi è vittima tutti i giorni e non solo durante una ricorrenza.
Gessica BarbieriNATALE CON VOI
autorità del territorio, il Sindaco del Comune di Crevalcore Martelli, l’Assessore alla Cultura Nannetti e l’Assessore Salatiello del Comune di Cento.
Domenica 18 Dicembre - Bevilacqua (BO)
“La Casa di Babbo Natale”, così l’O.D.V. Bimbilacqua ha voluto intitolare questa domenica pomeriggio patrocinata dai Comuni di Cento e Crevalcore e dedicata a tutti i bambini. Un modo per riunire grandi e piccini a trascorrere del tempo in compagnia.
Sabato 17 Dicembre - Galeazza (BO)
È stato un po’ come tornare indietro nel tempo ed è stato bellissimo. Tutto merito del video - concerto “Natale con voi”, tenutosi lo scorso sabato 17 dicembre a Galeazza, presso la splendida cornice del teatrino delle suore Serve di Maria.
La serata, organizzata dall’Associazione di Volontariato Bimbilacqua, ha visto esibirsi il coro “Vecchioni di Mariele”, ex coristi del Piccolo Coro dell’Antoniano. “Vecchioni”, così era solita chiamarli Mariele Ventre, storica direttrice dell’Antoniano, quando ormai grandi lasciavano il coro. E così, tra qualche brano dello Zecchino d’Oro, un medley Disney e canzoni natalizie, è stato impossibile non far cantare anche tutto il pubblico.
Grande successo per l’Organizzazione Bimbilacqua che ha ripreso la sua attività lo scorso autunno, dopo il rinnovo del consiglio direttivo. La serata è stata inaugurata proprio con la presentazione dei progetti sostenuti attivamente dall’organizzazione: “Una bella occasione questa per scambiarsi un augurio di Natale”, così il neo Presidente Paolo Gilli ha voluto ringraziare tutti i presenti per la partecipazione, a partire da alcune
E così ci si è ritrovati presso il ricreatorio di Bevilacqua per assistere a poesie e canti natalizi, recitati dalle classi delle scuole dell’Infanzia e Primaria di Bevilacqua, guidate dalle loro maestre. Complice lo splendido pomeriggio di sole, la partecipazione è stata tanta.
Immancabile l’arrivo di Babbo Natale che, aiutato dai suoi elfi, ha consegnato biscotti a tutti i bimbi presenti con sottofondo la cornamusa di Mark Alberghini.
Durante il pomeriggio si sono susseguiti anche il laboratorio ludico curato da “Libri in giostra” di Sarah Montorsi, grazie alla quale i bambini hanno potuto realizzare lavoretti
Carlotta GilliVisto il buon risultato ottenuto nel 2021, anche quest’anno la Proloco Tiramòla ha riproposto la Sagra della Polenta. A differenza dell’anno scorso, dove a causa di alcune circostanze legate alle restrizioni Covid ed alla poca
IL RITORNO DELLA PROLOCO
esperienza è stato possibile realizzare solo quattro appuntamenti in due weekend, quest’anno, forti dell’intraprendenza e del forte spirito del gruppo di volontari della Proloco, è stato possibile proporre sei appuntamenti in tre weekend. La protagonista di questa sagra? La regina dell’autunno: la polenta, servita in tante forme diverse, una più gustosa dell’altra, dal ragù tradizionale a quello di funghi, dal ragù di cinghiale al baccalà alla “Tinlén”, dalla polenta arrostita con i formaggi alla polenta fritta. Insomma, un’esperienza che, accompagnata anche da ottimi dolci tradizionali e non, ha permesso di raccogliere numerose partecipazioni e commenti positivi, che stimola ulteriormente tutti i volontari a dare sempre il meglio. Un grosso supporto, oltre che dai volontari in cucina, è arrivato anche ad un gruppo di ragazzi in gamba, che hanno saputo
svolgere al meglio le mansioni a loro assegnate. Come già avvenuto l’anno scorso, la Proloco farà beneficenza ad un’associazione. Quest’anno il contributo andrà devoluto all’ASSOCIAZIONE GIULIA ODV, che concentra la propria attività mirata ai bambini oncologici, mettendo a disposizione figure professionali per sostenere i piccoli pazienti e le loro famiglie. Un doveroso ringraziamento va quindi a tutti i volontari che hanno contribuito alla realizzazione di questo evento, ed in particolare al presidente Enrico Govoni ed al vicepresidente Michele Guerra, punti cardine dell’evento. L’anno prossimo non si sa ancora dove si potrà tenere la Sagra della Polenta, non essendoci ancora la sicurezza di poter usufruire nuovamente dei locali parrocchiali, ma sicuramente la Proloco metterà in gioco tutta sé stessa per poter realizzare nuovamente questo storico evento. Augurando a tutti un Sereno Natale ed un Felice Anno Nuovo, la Proloco vi aspetta nel 2023!
Roberta C.parole che nutrono
Il cuore nascosto è sacro… se solo riuscissimo a intravvederne la luce
“La signora credeva che ciascuno di noi avesse due cuori. Diceva sempre che però, uno dei due eclissa l’altro, ma se ognuno di noi, diceva, riuscisse anche solo un istante a intravvedere la luce del suo cuore nascosto, allora capirebbe che quello è un cuore sacro e non potrebbe più fare a meno del calore della sua luce”. Queste parole sono prese dal film “cuore sacro” di Ozpetek.
Le ho scelte perchè posso aiutarci ad entrare dentro l’evento del Natale con l’attenzione di una coscienza pronta e il calore di un cuore che arde.
Siamo spesso portati a pensare che il cuore buono, generoso e altruista sia questione di comportamenti da assumere; siamo facilmente spinti a pensare che l’alternativa a questo modo di fare sia il capriccio e l’individualismo mentre più comunemente sono l’espressione di un cuore atrofizzato.
Quanta fatica e tempo sprecati nel cercare di indossare e cercare di convincere altri ad assumere comportamenti invece di aiutarli a guardare al proprio cuore. I successi degli altri, il consenso della maggioranza e le opinioni che tirano, rischiano di illuminare così tanto da, senza che ce ne accorgiamo, oscurare la bellezza e la grazia che sono nascoste dentro di noi e possono darci calore.
Abbagliati dalla luce del sistema politico o religioso con le sue insegne, i suoi riti e la sua visibilità, non riusciamo a vedere la luce della persona nascosta dentro la normalità del vivere.
In questo Natale vogliamo aiutarci e aiutare a intravvedere la luce del proprio cuore nascosto, quello che spesso non vogliamo vedere perché abbiamo paura che non sia abbastanza forte e capace e ci possa mettere in difficoltà.
In questo tempo natalizio vogliamo fermarci e avere il coraggio di guardare la luce del nostro cuore nascosto dietro le paure e vedere che proprio queste ci possono indicare la direzione verso la quale siamo chiamati a procedere mentre noi le vorremmo evadere.
Desideriamo sostare per avere il coraggio di riconoscere la luce nascosta nelle nostre fragilità che spesso cerchiamo di occultare; è quella che ci permette di scoprire che abbiamo bisogno di avere misericordia verso noi stessi e ci insegna ad accogliere in modo nuovo i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino. Speriamo di intravvedere la luce che si nasconde nella nostra sete di amore che vorremmo estinguere mentre è quella che ci mantiene vivi, ci aiuta a non adagiarci sulle nostre comodità ma a rimanere in cammino verso il nuovo, l’inedito e l’altro da noi.
Ci auguriamo di scorgere la luce che si nasconde dietro al nostro sentire profondo che spesso boicottiamo perché non conta molti “follower” e non sappiamo dove ci porterà; ma è quello che ci incoraggia nel connetterci nuovamente con noi stessi, a sintonizzarci con il nostro “sè” più vero e a de-sintonizzarci da tutte quelle maschere che eclissano la vita.
Pietro Rabittila parola al vicario
NATALE È IL DONO DI DIO IN MEZZO A NOI
Per chi soffre di diabete il Natale è una tortura! Ma non per pandori, panettoni e pan pepati ma per il modo diffuso di raccontarlo: melenso, sdolcinato e carichissimo di dolcezza. Gli spot tv, le luci, le cartoline… tutto trabocca di dolcezza e persino di bontà. Il che, intendiamoci, non guasta. Ma come per lo zucchero così anche per il Natale raccontato in questo modo il troppo stroppia. Il Natale c’entra di sicuro con il bene e guai se non fosse così ma non del bene patinato che, per altro, non esiste in natura. Natale c’entra con l’Emmanuele, il Dio con noi ma con noi davvero, per quello che siamo, per il tempo reale, per la nostra quotidianità che non è mai patinata. Ma questo è ovvio. Lo ribadiamo sempre. Conviene allora ricordare non quello che ogni anno ricordiamo, ma quello che poi ogni giorno scordiamo. Il Natale è il dono di Dio in mezzo a noi ma è anche il racconto di una povertà grande, di un rifiuto disumano, di un vagare senza essere accolti. E’ l’esperienza dell’ultimo posto, della condizione dell’uomo ridotto a bestialità, dell’unico calore ricevuto da una stalla non da una casa.
Il Dio del Cielo scende in mezzo al buio e alla povertà
per essere il più vicino possibile a chi è stato messo il più lontano possibile. E da quel piccolo spazio che occupa il bambino Gesù si allarga a tutto il mondo perché nessuno sia lasciato fuori. Il Natale è universale, è il Dio in mezzo a tutti noi. Il Natale, al di là di ogni moralismo, è il grido fatto a tutti che Dio non è il Dio dei buoni, come credono certuni che pur dicendosi Chiesa hanno sempre da giudicare e puntare il dito: no, non il Dio dei buoni ma il Dio buono ci è donato che ama allo stesso modo il giusto ed il peccatore! Il grido del Natale dice che Dio non è il Dio dei giusti ma il Dio giusto, non il Dio di chi ha capito tutto ma il Dio che capisce tutto e, in quel capire, ama e perdona. Il Natale è l’evento ed allo stesso tempo il Sacramento dell’Universalità dell’Amore di Dio. Nella misura in cui sceglieremo, come Giuseppe, di non prendere le distanze dal Mistero della Vergine che dona l’Emmanuele al mondo intero, allora anche noi potremo guardare all’altro vedendo un fratello e a Dio vedendo un Padre.
Don MarcoCALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI DIOCESANI notizie dalla diocesi
Mercoledì 23 novembre alle 17.30 nell’Aula Santa Clelia un incontro dedicato alle offerte per il sostentamento dei preti. “Un gesto che genera un ritorno alla comunità come sostegno rivolto a tutti. La Chiesa rimane uno spazio di umanità - ha osservato Zuppi - nonostante i suoi limiti e le sue debolezze, e il frutto del donare ritorna. La Chiesa resta un luogo dove trovare qualcuno che ti abbraccia, in cui c’è attenzione e gratuità Fare il sacerdote non è un mestiere. Contribuire al suo sostentamento contribuisce a questo circolo del dono. È sempre più importante domandarsi se abbiamo preso o perso la coscienza di capire che i sacerdoti ci sono affidati anche nella loro cura e nel loro sostentamento.”
La Coldiretti celebra a Bologna la 72esima Giornata in cui si esprime gratitudine per i doni della campagna agraria appena conclusa e per quelli che arriveranno in futuro: «Il Giorno del Ringraziamento è una giornata molto importante per la nostra organizzazione – spiega Maria Cerabona, direttrice di Coldiretti Bologna – una giornata in cui ringraziamo il Signore per i doni della campagna agraria appena conclusa e per quelli che vorrà donarci in quella successiva».
“Donne insieme tra arte e vita” è il titolo della lettura-concerto organizzata dal Centro italiano femminile (Cif) e dall’Unione donne italiane (Udi), in collaborazione con il teatro Comunale di Bologna, nell’Oratorio San Rocco (via Calari 4) alle 18 di venerdì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
i l 23 novembre 2022 c’è stata la fiaccolata verso il luogo dell’uccisione di Christina Tepuru in Via delle Serre alla periferia di Bologna. Ha partecipato il card. Zuppi insieme a un folto numero di fedeli. Una toccante invocazione mariana in lingua romena, la fiaccolata con la preghiera del Rosario proprio sul ciglio di quelle strade sulle quali si consuma il turpe mercato della prostituzione, fino alla sosta accanto al monumento in via delle Serre, a due passi dalla rotonda
del Camionista che ricorda il massacro di Christina Tepuru, che 13 anni fa venne uccisa a coltellate da un cliente.
Giovedì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Alle 16.15 in Piazza Malpighi tradizionale omaggio floreale alla statua dell’Immacolata da parte del Cardinale con l’assistenza dei Vigili del fuoco che collocano un mazzo di fiori sulla colonna con la statua di Maria.
Il 2 dicembre si sono conclusi i lavori di spostamento della statua di San Petronio. Dopo il primo trasferimento dalle Due Torri (dove sarà posizionata una copia) alla Basilica di San Petronio, diversi mesi orsono, e dopo i necessari restauri, la statua è stata posizionata sul proprio piedistallo all’interno della Cappella di San Rocco.
Il parroco della chiesa greco-ortodossa di Bologna, padre Dionisios Papavasilieou è stato eletto all’episcopato: infatti il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico ha approvato la sua elezione come vescovo ausiliare del Metropolita d’Italia, Polikarpos, assegnandogli il titolo dell’antica diocesi di Kotyeon.
Ormai è una frase «storica»: con l’Avvento torna la Gara diocesana “Il Presepio nelle Famiglie e nelle Collettività”, annunciata da una Lettera del Cardinale, che invita a partecipare.
La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è ripartita senza le restrizioni determinate dal Covid degli ultimi due anni: una giornata resa possibile dalle tantissime persone che hanno scelto ancora una volta di rimboccarsi le maniche per un gesto di solidarietà capace di educare alla carità e quindi di costruire. In una situazione di evidente difficoltà economica, conforta il fatto che le quantità raccolte siano state circa 6.700 tonnellate.
la nostra storia
Il Natale di ieri e di oggi
Nel calendario non vi è data più solenne del Natale. Per un cristiano-cattolico la mente corre alla nascita di Gesù di Betlemme e il presepe lo rimanda immediatamente a qualche flash d’infanzia. Tuttavia, col trascorrere degli anni, molte persone si rendono conto che il Natale esercita una funzione trascendentale anche nei miscredenti. Anzi, è l’unica delle festività cristiane che, quasi sempre, fa breccia anche nelle menti più nichiliste della nostra società. La nascita di una “creatura” è il fatto più vero di questo mondo. Induce a riflettere sul senso della vita anche coloro che vivono un’esistenza prevalentemente virtuale. Si può dire che il Natale sia l’unica ricorrenza in grado di spingere l’animo umano ad una sorta di esercizio spirituale, divenendo l’emblema di un immaginario cordone ombelicale che collega la vita terrena a quella spirituale di ogni uomo. Va da sé che gli uomini mettano in atto queste pratiche mentali a seconda della loro intelligenza o della loro fede religiosa. La ricorrenza della Natività di un “pargoletto” che, nell’arco della sua esistenza terrena, ha rivoluzionato il mondo da duemila anni a questa parte, riporta un po’ tutti su di una momentanea linea di partenza verso mete migliori. Infatti, se il Natale viene festeggiato in ogni parte del globo terrestre, anche da altre confessioni religiose oltre alla nostra, sta a significare che il desiderio di rigenerare la propria vita spirituale è un’esigenza che accomuna i cittadini a livello planetario. Per chi come me affonda le proprie radici negli anni ’50 e ’60, viene spontaneo confrontare gli anni della propria infanzia e adolescenza con il Natale dei tempi attuali. Il contesto di quei lontani anni era molto sobrio e parsimonioso: predominavano la schiettezza e la sincerità d’animo delle persone non dimentiche degli incomodi dell’ultima guerra mondiale. Il Natale, oltre ad essere una rigenerazione spirituale, fungeva anche da rivalsa di tutti i patimenti subiti in quel funesto lustro e i nostri
animi sembravano risollevarsi nella circostanza. La liturgia, oltre ad essere solenne in sé, era speciale per la notevole partecipazione di tanti che si accalcavano in ogni spazio della chiesa in cui il celebrante officiava in lingua latina e al quale i fedeli, con un autentico “maccheronico” latinorum, gli facevano eco. La sera della vigilia di Natale trascorreva in Veglia tra orazioni e recita del Rosario (rigorosamente in latino) secondo le indicazioni del capofamiglia, prima di accingersi ad un pasto frugale a base di anguilla. Alla fine degli anni ’60 il tenore di vita prese un ritmo più sostenuto. Una diversa organizzazione del lavoro, più moderna e meccanizzata, ha indotto mutamenti anche nell’assetto della famiglia. Proprio questa, che da sempre è stata la cellula basilare della società, è entrata in crisi. Ha accresciuto il suo bagaglio culturale ed economico ma ha smarrito le sue certezze spirituali. A onore del vero occorre rilevare che le tecnologie digitali di ultima generazione (anni 2000) hanno dato un contributo elevato all’isolamento delle persone, specialmente i giovani e di conseguenza alla disarticolazione della famiglia e alla perdita dei suoi antichi valori. Tutto questo si ripercuote sulla società di oggi e su quella del futuro. Riusciremo a rimediare a tutto ciò? Buon Natale a tutti.
Lucio GaruttiUNA STOLA PER MARIA
L’8 dicembre sarà una data da ricordare per la parrocchia S. Sebastiano di Renazzo. Infatti, insieme ai nuovi confratelli, per la prima volta le donne entreranno a far parte della secolare (500 anni) Compagnia del Santissimo Sacramento. Lungo
i secoli la Compagnia SS ha sempre svolto un prezioso servizio alla Chiesa e alla comunità tutta, adeguandosi ai cambiamenti, semplificando anche la sua immagine, oggi rappresentata da un sobrio medaglione su stola viola al collo. Alle nuove consorelle la stola sarà consegnata con un semplice rito, durante la celebrazione dell’Immacolata Concezione. Ancora una volta la Compagnia SS si adegua ai cambiamenti, ma sempre fedele alla Chiesa di Cristo e con la certezza
che la novità femminile migliorerà il decoro e la sensibilità.
D.R.EX ATTIVITÀ SPORTIVE A PALATA PEPOLI SOCIETÀ PESCA SPORTIVA “IL LUCCIO”
La società sportiva Il Luccio fu fondata il 24 febbraio del 1969 da Giuseppe Breveglieri all’indomani della sua uscita dalla Polisportiva di Palata, una reggenza durata quasi un ventennio. Giuseppe, grandissimo organizzatore e operatore condusse la presidenza della Polisportiva con grande ardore dalla sua fondazione nel 1951 fino a quando lasciò la società nelle mani del nuovo presidente nel 1969. Giuseppe Breveglieri, una fonte di risorse, anzi un vulcano di idee e di progetti, non stette tanto con le mani in mano, aveva già visto da lontano (come si dice dalle nostre parti) il problema civile emergente: l’inquinamento delle acque dei fiumi provocato da scarichi nocivi non solo ai pesci ma a tutti gli esseri viventi. Giuseppe arrivò presto ad una conclusione: era necessario interessare, in modo civile ma prorompente, l’opinione pubblica. La via giusta per Giuseppe fu di dare vita ad una società di pesca sportiva che potesse soddisfare gli appassionati di pesca (uno sport a contatto con la natura che iniziava ad appassionare molta gente) e, con questa attivi-
tà, sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità interessate contro l’inquinamento delle acque. Oltre alla pesca, nell’associazione si viveva un perfetto clima di solidarietà. Nel 1993 dopo ventiquattro anni di attività di questo genere, l’associazione il Luccio si poteva ritenere soddisfatta dei risultati ottenuti. In concomitanza delle manifestazioni contro l’inquinamento, i soci del Luccio organizzavano gare di pesca per ragazzi in fiume (accompagnati dai genitori). Finite le gare, tutti i ragazzi venivano premiati. Normalmente venivano preparati per tutti e gratuitamente gnocchi fritti e bevande a volontà. Alla fine degli anni Sessanta del ‘900… era impensabile ipotizzare di fare una gara di pesca sportiva nella bonifica di Palata, ma grazie a queste attività che si svolgevano in tutta la bassa bolognese, nel giro di 20 anni migliorò moltissimo lo stato dell’inquinamento dei fiumi. Nel 1971, il presidente del Luccio, fedele ai suoi princìpi di sportivo ma anche promotore civile nella campagna contro l’inquinamento delle acque, nell’ambito della società Pesca Sportiva il Luccio, riuscì a formare tre sezioni di pescatori per gare: la sezione di Palata, la sezione di Galeazza e la sezione di Bevilacqua. A soli tre anni dalla sua fondazione il Luccio si presentava sui campi di gara con oltre 20 partecipanti e tanti altri tesserati impegnati nella campagna contro l’inquinamento. L’associazione di pesca sportiva il Luccio, nelle tante attività, ha sempre avuto un occhio di riguardo per i giovani, con l’intento di impegnarli in discipline sportive a contatto con la natura e in attività formative. Negli anni si sono tenuti corsi di pesca, gare di pesca, corsi di ginnastica, scampagnate con merende gratuite, delle bellissime manifestazioni sul fiume Po, sul Cavo Napoleonico, sulle bonifiche di Galeazza e Palata. Indimenticabili i ristori nei maestosi pioppeti lungo le golene del Po.
la nostra storia
un’attività piacevole a contatto con la natura che desse benessere al fisico e lotta civile contro qualsiasi forma di inquinamento. Dopo quasi un trentennio di attività, entrati nella logica fondamentale di essere al servizio del bene sociale, alle tante attività si aggiunse la beneficenza. Dopo una visita all’Istituto Ramazzini di Bentivoglio (BO) diretto dal fu Prof. Cesare Maltoni, (scienziato di fama mondiale nel campo Oncologico), verificato che il loro unico obbiettivo era quello di salvaguardare la salute dell’intera umanità contro i tumori causati anche dall’inquinamento del nostro pianeta, la società il Luccio decise di creare delle attività di beneficenza per aiutare economicamente il Ramazzini.
Il presidente Breveglieri, al “Laghetto Azzurro” di Crevalcore, tenne un corso di pesca per bambini e ragazzi.
La Società il Luccio oltre alla pesca sportiva, si dedicava ad altre attività. Negli anni furono organizzate molte gite turistiche, richieste specialmente dai soci simpatizzanti (soci che non praticavano l’attività della pesca). Furono organizzate gite nelle più belle città d’Italia, molti pellegrinaggi, gite in località marittime con grandi mangiate di pesce. Alle gite, per statuto e regolamento nazionale, potevano aderire solo i tesserati del Luccio; le gite venivano organizzate con il metodo casalingo: la colazione e anche qualche intermezzo veniva preparato dai soci a base di salame, prosciutto, gnocchi fritti, ciambella e buon vino. Nei tanti anni di attività la Società Sportiva il Luccio non dimenticò i princìpi per cui fu fondata: fare
Nell’ambito della beneficenza, la Società il Luccio si diede molto da fare per racimolare dei fondi da consegnare alla nostra compaesana Suor Bianca Lodi, missionaria in Kenya e Tanzania per moltissimi anni. Il Luccio, per aiutare i bimbi africani poveri di Suor Bianca, organizzò scampagnate, cene con orchestra e tante altre attività.
Grazie di cuore Sig. Presidente Giuseppe Breveglieri, per la tua inesauribile forza, volontà e dedizione che in tanti anni ci hai dimostrato insegnandoci la strada giusta, non per il bene personale, ma per tutta la comunità.
Tratto dal libro “Palata nella Storia II” DI Daniele Gallerani (finito di stampare Dicembre 2021)
PERCHÈ MI PICCHI? l’angolo della poesia
Perché mi picchi se mi ami?
Ci sono i miei capelli strappati nelle tue mani.
Perché mi urli se mi vuoi bene?
Basterebbero dolci parole per affrontare tutte le pene e insieme vivere bene.
Perché mi minacci se mi vuoi tua?
Basterebbe solo-tanto amore, baci-abbracci.
Perchè mi vuoi possedere come fossi una cosa, un oggetto, un bicchiere, dove tu ubriaco possa bere?
Non sono un jukebox, metti il gettone e te la do; spingi il bottone e mi possiedi come fossi il tuo montone, poi mi calci via come il tuo pallone.
Perché mi vuoi annientare? Non mi dovevi solo amare? Perché tanta violenza?
Basterebbe solo gentilezza e pazienza Lasciami andare, lasciami volare, questo non è amare, è solo sopportare, è solo voglia di scappare da questo incubo infinito di amore marcito.
Non è la mia vita, non sono la tua vita, non sono una cosa delle tue cose, sono una vita, sono una rosa, una donna, una sposa.
Non mi urlare, non mi strattonare, non mi picchiare, non mi violentare,
non mi strozzare. Semplicemente lasciami andare povero uccellino ferito e smarrito; lasciami volare lontano, piccolo uccellino infreddolito, da questo gelido inverno di amore tradito.
QUANDO GIANNI CANTÒ IL NATALE musica e fede
Nel 2014 John Strada pubblicò l’album “Meticcio” il terzultimo in ordine di tempo dal 2002 ad oggi, un album che porto nel cuore e al quale sono particolarmente affezionata per svariati motivi, alcuni sentimentali, altri prettamente musicali ed altri ancora semplicemente frivoli.
Non sono certo un critico musicale e quindi non mi addentrerò nel tentativo di descrivere le sonorità dei vari brani o ad elogiare gli assoli di chitarra e tantomeno mi soffermerò nel presentare l’artista che Gianni è. Credo infatti non abbia bisogno di presentazione alcuna perché tutti già dovremmo conoscere quale persona speciale egli sia, basterebbe conoscere il brano di cui sotto per capire di quale e quanta sensibilità sia dotato.
Vorrei infatti condividere le emozioni e le riflessioni che una particolare canzone presente in questo album mi ha portato a vivere, si tratta di “È Natale in Maghreb”.
La musica che accompagna il testo è dolcissima e rende il motivo ancora più toccante, tanto da commuovere. È il racconto di un istante, un frame, durante la notte di Natale, in cui una giovane ragazza magrebina, che porta in grembo il frutto di un amore incomprensibile ed inaccettabile agli occhi di tanti, attraversa le vie del centro di Milano, sola, sospingendo una carrozzina vuota.
L’atmosfera intorno è quella calda e colorata dei giorni di festa e qui l’autore ha voluto evidenziare l’apatia e il disinteresse che spinge alcune persone ad ignorare i reali bisogni del prossimo, traducendosi così, nel contesto natalizio, in ipocrisia.
La cosa che invece più mi ha colpito è questa donna estremamente fiera e coraggiosa, che ha deciso di dare alla luce un figlio nonostante tutto e nonostante tutti, un bambino che forse solo lei saprà amare, ma è certa di poterlo fare.
Vedo il suo sorriso e sento la smania gioiosa mentre immagina quale meraviglia riempirà il vuoto in quella carrozzina, sento il suo passo accelerare ad ogni piccolo movimento che sente in grembo e sento ogni suo sospiro mentre si dirige verso quello che desidera, ma che ancora non conosce.
Ma soprattutto vedo una donna che ha potuto decidere! Una donna libera di scegliere.
E Aisha, così si chiama la protagonista della canzone, ha scelto: ha deciso, da sola, di rispondere “sì” alla vita.
Che lo spirito del Natale possa avvolgere i nostri cuori così che nessuna Aisha possa mai sentirsi più sola nel vivere il proprio Natale in Maghreb.
Auguri!
Elisa A.cicloturismo culturale
IL MIGLIOR COLLEGAMENTO
FRA CICLOVIA DEL SOLE-CENTO E BOLOGNA
Nella ricerca dei nuovi tratti di strade ciclabili o di nuovi collegamenti fra Province o Regioni, essendo io di Cento, ed avendo un’esperienza di oltre 30 anni nella ricerca di itinerari cicloturistici e nell’organizzazione anche internazionale di spedizioni ciclistiche in tutta Europa, mi butto stavolta nel suggerimento di un itinerario furbo e simpatico. Per tutti coloro infatti che avessero nel loro programma quello di scendere a Bologna provenendo da Mantova o Verona (comunque da una zona che si trovi a nord del Po, anche seguendo la Ven-To), io propongo , una volta superato il paese di Camposanto (ponte in ferro sul Panaro), di uscire dalla Ciclovia del Sole nella località di Bolognina (5 km. prima di Crevalcore) e di dirigersi attraverso la via Moriglia a Sammartini e, una volta svoltato a sx subito dopo la chiesa, di svoltare a dx in via Spalletti ed in fondo a questa a sinistra su via Signata. Fatti 500 metri si svolta a dx su via Rangona e raggiunto il Ponte di Guazzaloca si tiene la sx e si giunge in 2 km sulla SP 10 nei pressi del paese di Bevilacqua (2 bar e vari negozi per rifocillarsi). Appena svoltato a sx, dopo soli 100 metri si incontra la segnaletica di collegamento fra Cento e Bolo-
gnina voluta dalla Amministrazione Toselli di Cento e proposta dal sottoscritto appena si seppe che sarebbe stata realizzata la Ciclovia del Sole. Quindi seguendo detta segnaletica si raggiunge prima Cento (bella città storica piena di monumenti importantissimi e patria del grande pittore Guercino e “città del Carnevale”, uno dei più importanti e seguiti d’Italia) ed in seguito, dopo la bella piazza, si raggiunge il “Ponte Vecchio” sul Reno.
Dopo la bella “passerella sul Reno”, restando sull’argine del fiume Reno in destra orografica, svoltando a destra ci si dirige su nuova ciclabile fino al paese di Trebbo di Reno e da qui Corticella e poi il Centro di Bologna con percorsi protetti. Questo è un collegamento molto vario e con la possibilità di visitare (o fermarsi per la notte) nelle Città di Cento e Pieve di Cento, oltre che di gustare i vari panorami dall’argine del fiume Reno. Deve essere precisato che, a tutt’oggi, la ciclovia del Reno da Cento a Trebbo di Reno non è ancora completamente realizzata!
Si prevede che i lavori siano terminati nel periodo maggio-giugno 2023. Ma intanto possiamo cominciare a pregustare il periodo, ormai in un domani molto prossimo, nel quale potremo con le nostre bici partire per andare, in tutta sicurezza, a prenderci un bel caffè in Piazza a Bologna. E per voi cicloturisti, alla ricerca di bei percorsi nuovi di zecca, potrete percorrere la bella pianura Bolognese e ferrarese in tranquillità.
Antonio GalleraniAREE VERDI: PARTE SECONDA
Parco del Reno
Molto interessante per la Città di Cento è il Parco del Reno, una struttura multifunzione ricavata fra la via Malpighi nella sua parte finale a nord ( nei pressi del Cimitero di Cento) e l’Argine del Reno a sud/est e la via Parco del Reno e via Einstein a sud. E’ un’area molto versatile per la possibilità di svolgere attività sportive quali calcio, mountain bike, atletica etc. e contemporaneamente usufruire di una zona verde dove vi si trova un percorso vita, un macero che rende stupendo il fermarsi a leggere o riposare, un chiosco per bibite, gelati ed altro.
Nel 2018 c’è stata l’approvazione del Comune di Cento del progetto di riqualificazione del Parco per permettere di fruire del Parco stesso a varie tipologie di utenti. Verranno inserite quindi : - UNA AREA DI SGAMBAMENTO PER CANI - UN PARCO GIOCHI (installazione di nuovi giochi anche per disabili)
- IL GIARDINO DEI SENSI (area destinata ad accogliere un percorso sensoriale progettato per stimolare e potenziare tutti i sensi)
Giardino del Gigante
Si tratta di una area verde fruibile da chiunque con accesso regolamentato.
Si trova fra le vie Scarlatti, via Giovannina e via Respighi. Venne realizzata con la supervisione di Marco Pellizzola inserendo varie costruzioni e panchine o punti di ritrovo in un contesto di parco urbano. E’ assiduamente frequentato da famiglie, bambini e ragazzi e movimentato specialmente in primavera/ estate da gruppi di yoga o ginnastica, per permettere a molti di usufruire di una guida al movimento con l’obiettivo di migliorare le proprie condizioni psico-fisiche.
Parco dei Gorghi
Si trova nel territorio di Renazzo, frazione del Comune di Cento, ed è una testimonianza chiara del contatto fra il fiume Reno e questo territorio.
Fino al 1995 questo è stato un territorio abbandonato e che conteneva veramente di tutto (quasi una discarica).
Fortunatamente la Partecipanza di Pieve di Cento, proprietaria del luogo, ha sentito l’esigenza di restituire
a questa area una dignità di area verde con la possibilità per i Renazzesi di utilizzarla al meglio.
Anche il Comune di Cento fin dal 1998 ha partecipato alla sua gestione, nel senso del suo utilizzo e del suo sviluppo.
Il parco dei Gorghi è uno spazio verde esteso 20.000 metri quadrati che mantiene la vecchia connotazione creata dalle vorticose acque del Reno, il tutto arricchito da una zona attrezzata per spettacoli all’aperto nonché da gazebo e servizi impiantati grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento.
In più è stato approntato un “Percorso Vita” che è un anello di 680 metri, largo 2, che tutti possono percorrere in un ambiente decisamente bello e rilassante.
La salute vien “Pedalando e camminando”.
Antonio Galleranil’intervista del mese
MAX È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA ZONA PASTORALE
Max Borghi è stato eletto Presidente della zona pastorale che comprende le nostre quattro parrocchie. Ma cos’è la zona pastorale? Quali comunità comprende? Qual è la sua funzione? A volte si fatica a comprendere l’organizzazione della Chiesa soprattutto quando, come nel nostro caso, si parla di qualcosa che non ha una tradizione millenaria. Per conoscere questa realtà, basta rivolgersi a chi, già da tempo, ne fa parte anche se in ruoli diversi. Presentati.
Fino a poco tempo fa sono stato magistrato e poi Presidente della Partecipanza Agraria di Cento Scrivo su varie testate, Il Centone, Sport Comuni e sull’edizione domenicale di Avvenire Bologna, ma il più importante è il giornalino parrocchiale Camminiamo insieme. Dedico molto tempo alla parrocchia, seguo con altri il doposcuola parrocchiale e ultimamente sono stato nominato Presidente della zona pastorale, la nuova suddivisione della diocesi voluta dal Cardinale Zuppi per coordinarsi meglio con il centro.
Quindi la zona pastorale funge da raccordo tra centro e periferia.
Una cinghia di trasmissione che, in una direzione e nell’altra, promuove lo scambio e il confronto. Uno strumento per lavorare meglio insieme. Moderatore è Don Marco Ceccarelli. Questa organizzazione mi sembra più snella e più funzionale rispetto ai numeri grandi del Vicariato. Anche se, nella recente riunione a Bologna dei Presidenti delle zone pastorali, è emersa la difficoltà ad attivare sinergie con i sacerdoti. Occorre lavorare anche per superare queste resistenze. E imparare tutti a pensare più per zona pastorale che per parrocchia, evitando di arroccarsi come in un fortino. Cosa impegna ora la zona pastorale?
Tutto ruota intorno al Sinodo che investe la Chiesa nel mondo. L’invito del Papa è che la Chiesa si metta in ascolto e si ripensi completamente, per dare un’immagine nuova di Chiesa, non verticistica, dove il ruolo dei fedeli sia primario e attivo. Un coinvolgimento diretto del popolo di Dio. Il primo anno è stato dedicato all’ascolto delle chiese locali, delle parrocchie, della zona; quest’anno l’invito è di aprirsi all’ascolto delle
realtà della società civile con le quali si deve dialogare per il bene comune.
Uscire dai nostri spazi fisici e mentali per incontrare gli altri. Anche chi è “fuori” deve aver modo di conoscerci. Questo lo spirito di questo secondo anno di Sinodo e la Chiesa ci consegna l’immagine dei cantieri di Betania intendendo qualcosa che è in costruzione, in divenire.
Diamo un po’ i numeri…
La zona pastorale comprende: le nostre 4P, Renazzo, Alberone, Casumaro, Reno Centese, Buonacompra, Sant’Agostino, Mirabello, Corporeno, Dosso. Dal punto di vista territoriale è una delle più estese. Il tuo ruolo di Presidente cosa prevede in questo nuovo inizio?
Devo coordinarmi con il moderatore Don Marco e attivare un’equipe di lavoro che nei 4 ambiti (carità, catechesi, formazione, giovani) insieme agli altri sacerdoti, promuove attività e iniziative, declinando quanto proposto dalle indicazioni del Vescovo a livello diocesano. Nel futuro immediato pensiamo di incontrare gli altri sacerdoti per raccogliere proposte sui componenti dell’equipe e, da qui a giugno, organizzare un momento importante per i giovani delle medie e la veglia di Pentecoste.
Lanciamoci in un’analisi del nostro territorio.
Ormai noi cattolici siamo una minoranza, l’età media di chi frequenta le nostre chiese è molto alta, sono entrato nella vita parrocchiale che ero uno dei più giovani e, dopo tanti anni, mi trovo addosso ancora lo stesso appellativo.
Quali le fatiche della Chiesa di oggi.
La difficoltà ad avere dei testimoni autentici ed appassionati. Se non riusciamo ad essere attrattivi per chi ci guarda tanto da avvicinarsi a noi, diventa difficile pensare che vogliano condividere con noi la proposta di Cristo.
Certo gli scandali della Chiesa hanno allontanato, creato diffidenza ma è una comunità di uomini con tutti i suoi limiti e i suoi errori. Mi sento però che la speranza debba avere sempre la meglio. Lo stesso Vangelo narra che chi seguiva Gesù, a fronte di sue proposte più nette e forti, si sia allontanato.
Intervista raccolta da Mariarosa
NannettiCRESIMA DELLE 4 PARROCCHIE
SABATO 23 SETTEMBRE 2023 ore 18 CHIESA DI DODICI MORELLI PRESIEDUTA DAL Card. MATTEO MARIA ZUPPI
A seguire alle ore 21 il cardinal Zuppi terrà una conferenza dal tema: CAMMINO SINODALE DELLA CHIESA: A CHE PUNTO SIAMO?
FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
Domenica 8 gennaio la Chiesa celebra la festa del Battesimo del Signore e, per questo motivo, invitiamo tutti i genitori che hanno battezzato i loro figli negli ultimi 5 anni a partecipare alle messe per fare festa insieme. Le équipes liturgiche delle parrocchie stanno preparando le liturgie affinché domenica 8 gennaio diventi un momento forte del cammino delle nostre comunità.
INCONTRO GENITORI LABORATORIO MUSICALE
Martedì 10 gennaio 2023 alle ore 19 in oratorio a Dodici Morelli incontro con i genitori che desiderano che i loro figli apprendano uno strumento musicale. A questo incontro sarà presente il coordinatore del progetto John Strada. Saranno presenti, inoltre l’insegnante di chitarra e l’insegnante di percussioni. Le iscrizioni si fanno presso la segreteria parrocchiale di Dodici Morelli al sabato.
CAMBIO ORARI DELLE MESSE FESTIVE
A partire dal mese di gennaio ci sarà un cambio negli orari delle messe della domenica:
PREFESTIVA DEL SABATO: 17,30 a Dodici Morelli
DOMENICA
Ore 8,30: Dodici Morelli
10: Galeazza (don Remo. L’ultima del mese la dice don Paolo)
10. Palata Pepoli (l’ultima del mese la dice don Remo)
11,30: Bevilacqua
PREPARANDO IL PELLEGRINAGGIO AD ASSISI
CHI È SAN FRANCESCO?
Ne parleremo con Cecilia e Giorgia, le amiche francescane che ci guideranno nel pellegrinaggio
DOMENICA 23 GENNAIO ORE 18
SALONE PARROCCHIALE PALATA PEPOLI
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO MADELEINE DELBRÊL
DOMENICA
8 GENNAIO ORE 15 ORATORIO
DODICI MORELLI
Sono invitati i genitori con i loro bambini di quinta elementare. Dallo scorso anno con l’équipe delle catechiste delle quattro parrocchie abbiamo pensato di dedicare l’anno della quinta elementare, che non è legato al ricevimento di uno specifico sacramento, all’ap-
Seguirà pizzata (per chi vorrà fermarsi in oratorio) profondimento di un personaggio significativo della Chiesa. Lo scorso anno l’abbiamo dedicato a don Lorenzo di Milani. Quest’anno ab-
biamo pensato ad una donna, che in Italia è ancora poco conosciuta, ma che vale la pena conoscere. In questo primo incontro di presentazione, oltre ad una prima conoscenza del messaggio specifico della Delbrel, verrà presentato anche il calendario di incontri e di momenti formativi che, oltre alle famiglie delle quinte elementari, vedranno coinvolte anche le comunità parrocchiali.
VERIFICA DEL CAMMINO DEI CIRCOLI BIBLICI DI AVVENTO 2022
DOMENICA 8 GENNAIO ORE 17,30 TEATRO DODICI MORELLI
Per aiutarci nel cammino di fede ci troveremo domenica 8 gennaio, festa del battesimo del Signore, per verificare il cammino che abbiamo svolto durante il tempo di Avvento nei circoli biblici delle famiglie. Sono invitati all’incontro non solo le famiglie che hanno aperto le porte, ma tutti coloro che hanno partecipato. Ci troveremo con il seguente programma: 17,30: vespri - Condivisione del cammino svolto: testimonianze, riflessioni, idee per rilanciare l’iniziativa durante la quaresima - Pizza insieme
RITORNA LO STUDIO BIBLICO
Dopo il tempo di Avvento nel quale abbiamo aperto i circoli biblici nelle famiglie, a partire da lunedì 9 gennaio alle ore 20,45 in meet riprende il percorso dello studio biblico sul vangelo di Giovanni (mediteremo il capitolo 7).
Questo percorso arriverà sino a lunedì 13 febbraio per lasciare il posto, a partire da lunedì 20 febbraio, ai circoli biblici della quaresima (20 febbraio-3 aprile).