Fase3 cap3 riv

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3 Editing delle immagini acquisite

Obiettivo del capitolo. Nel seguente capitolo verrà trattato l’argomento di acquisizione e relativo editing di immagini digitali, con riferimento al programma Adobe Photoshop CS2. Viene mostrato come impostare ed utilizzare un’interfaccia standard di acquisizione, per l’interazione fra scanner e programma di editing. Si procederà con la descrizione dei principali strumenti e tecniche di selezione geometrica, accostandosi anche al più ampio argomento delle selezioni cromatiche, mostrando anche le modalità di memorizzazione delle selezioni nell’immagine. Attraverso utili esempi pratici vengono mostrate, quindi, tutte le modalità di trasformazione dell’immagine: capovolgimento, riflessione, rotazione, ritaglio e ridimensionamento / ricampionatura. Approfondendo, laddove necessario, i concetti basilari sulla rappresentazione delle immagini mediante canali di colore, il capitolo continua con la descrizione delle tecniche di regolazione cromatica dell’immagine, mostrate attraverso l’analisi di esempi appropriati. Viene mostrato, infine, il passaggio finale della produzione, consistente nel salvataggio di un file e nella possibile successiva conversione fra formati. Nuove abilità Alla fine del capitolo sarai capace di:


Fase Tre ◊ 2 L’esperienza multimediale 

Effettuare una scansione;

Effettuare selezioni geometriche e cromatiche;

Capovolgere, riflettere, ruotare, ritagliare e ridimensionare l’immagine;

Effettuare regolazioni manuali e automatiche sull’immagine;

Effettuare la conversione fra diversi formati di file;

Registrare ed eseguire elaborazioni in serie;

Gestire pienamente il salvataggio in Photoshop.

Nuove parole Alla fine di questo capitolo conoscerai i seguenti termini: 

Risoluzione

Profondità in bit

Acquisizione – Scansione

Selezioni

Lazo

Canali di colore

Canali Alfa

Regolazioni

Tonalità

Saturazione

Contrasto

Luminosità

Batch

Livelli


Editing delle immagini acquisite 3 ◊ Fase tre

3.3.0 Acquisizione di immagini nei programmi di fotoritocco; Le immagini digitali Accostarsi all’elaborazione digitale delle immagini richiede l'approfondimento di alcuni concetti di base. Le immagini digitali sono costituite da una griglia di punti, detti pixel (picture element, elemento dell'immagine), a ciascuno dei quali viene assegnato un valore di colore. Pertanto, la precisione con cui l’immagine viene rappresentata dipende direttamente dal numero di pixel di cui è composta e dal numero di valori di colore fra i quali poter scegliere quello di ogni pixel. La griglia si definisce bitmap (o mappa di bit) e il numero di colori disponibili per ogni pixel viene definito profondità di bit. Vediamo, quindi, quali sono gli elementi che caratterizzano principalmente un'immagine digitale. La dimensione digitale di un’immagine è data dal numero di pixel in orizzontale per il numero di pixel in verticale di cui è costituita la sua griglia bitmap. Per esempio, un’immagine di 640x480 pixel di dimensione è formata da 307.200 pixel, disposti in 640 righe orizzontali contenente ciascuna 480 punti. La risoluzione dell'immagine è espressa, invece, dal numero di pixel per pollice (dpi, dots per inch) utilizzati nella stampa della stessa. Ovviamente, maggiore è tale numero, migliore sarà la qualità finale dell’immagine, perché nella stessa area della dimensione di un pollice quadrato su carta si potranno rappresentare, attraverso un numero maggiore di punti, dettagli più piccoli. Poiché un’immagine digitale contiene un numero fisso di pixel, la sua risoluzione dipende, quindi, dalle dimensioni fisiche dell'immagine stampata e viceversa. Facciamo un esempio. Se stampassimo un’immagine di 800x600 pixel forzando le dimensioni fisiche su carta di 8 x 6 cm, otterremmo un’immagine con risoluzione di 100 pixel per ogni cm di lunghezza; poiché ogni pollice corrisponde a circa 2,54 cm, allora la risoluzione finale dell’immagine sarebbe di 254 dpi. Viceversa, se disponessimo di un dispositivo di stampa a 300 dpi e volessimo stampare un’immagine di 6*12 cm, la stessa dovrebbe avere le dimensioni di 708*1416 pixel, poiché: 300 pixel per pollice = 300/2,54 pixel per cm = 118 pixel per cm 118 pixel per cm * 6 cm = 708 pixel 118 pixel per cm * 12 cm = 1416 pixel La profondità di bit, o profondità dei pixel o del colore, determina la quantità di informazioni sul colore disponibili per la memorizzazione di ogni pixel di un’immagine. In altre parole, la profondità di colore specifica la quantità di spazio, in termini informatici, riservata alla memorizzazione del colore di un pixel: a una profondità di bit maggiore corrisponde, pertanto, un superiore numero di colori disponibili fra i quali scegliere quello voluto, quindi a una più precisa rappresentazione dei colori nell’immagine digitale. Per esempio, in un’immagine con una profondità di un solo bit, il colore di un pixel può essere associato soltanto a uno dei due valori del bit 1 e 0. In questo caso, quindi, l’immagine può essere rappresentata in due colori, tipicamente bianco e nero. Con una profondità pari ad 8 bit, invece, ogni colore può essere associato a uno dei 256 valori diversi che può assumere una stringa di 8 cifre binarie. Il colore di ogni pixel può essere, quindi, scelto da una palette di 256. Infine, seguendo lo stesso criterio, un pixel con una


Fase Tre ◊ 4 L’esperienza multimediale risoluzione in bit pari a 24 avrà circa 16 milioni di valori possibili. Periferiche e software di acquisizione Molto spesso è utile introdurre informazioni grafiche nel computer, come una fotografia, un grafico o un testo. Questo compito è svolto tipicamente da uno scanner o da una fotocamera digitale. L’immagine catturata da queste apparecchiature è convertita in dati digitali che possono essere rielaborati, modificati e stampati. Attraverso i programmi per il fotoritocco, infatti, è possibile importare l'immagine digitalizzata ed effettuare tutte le elaborazioni necessarie. Il software di elaborazione digitale delle immagini considerato unanimemente ottimo per prestazioni e potenzialità è Adobe Photoshop, giunto alla versione 9.0, conosciuta anche come versione CS 2. Acquisizione attraverso il software della periferica La procedura di acquisizione delle immagini attraverso un programma di grafica, normalmente, coinvolge il programma stesso solo nella fase di scelta della periferica e di avvio del relativo software di gestione. La maggior parte degli scanner in commercio, infatti, dispongono di utility appositamente progettate per effettuare l’acquisizione. In Photoshop, quindi, per avviare l’acquisizione, dobbiamo semplicemente selezionare la voce di menu File > Importa e scegliere la voce relativa al programma di gestione dello scanner, come osservabile, per esempio, in Figura 3.3.1, relativamente a uno scanner Hewlett Packard che utilizza il software HP Precisionscan Pro 3.1.

Figura 3.3.1 - Avvio dell'acquisizione da Photoshop CS2 Da questo punto e fino al completamento dell’acquisizione, è il software dello scanner a occuparsi della procedura ed a fornire all’utente l’interfaccia per il completamento, normalmente piuttosto semplice nell’utilizzo. Acquisizione attraverso interfaccia standard WIA Un’alternativa a tale prassi consiste, però, nell’utilizzo di una semplice interfaccia standard offerta dal sistema operativo per l’acquisizione da scanner o fotocamera digitale e indipendente dal software della periferica. Tale modalità è disponibile per le periferiche di acquisizione che supportano lo standard WIA, normalmente garantito per la grande maggioranza di hardware di questo tipo. Per avviare tale procedura dobbiamo selezionare da Photoshop la voce di menu File > Importa > Supporto WIA, osservabile in Figura 3.3.1. Nella finestra ottenuta (Figura 3.3.2), potremo configurare: 1. la directory di salvataggio dell’immagine acquisita attraverso il riquadro Cartella di destinazione. 2. l’apertura dell’immagine, al termine dell’acquisizione, nel programma per l’elaborazione digitale, attivando l’opzione Apri immagini acquisite in Photoshop.


Editing delle immagini acquisite 5 ◊ Fase tre 3.

la creazione, nella posizione specificata come destinazione, di una sottocartella dove depositarvi tutte le acquisizioni effettuate, attivando l’opzione Crea sottocartella univoca con data odierna.

Figura 3.3.2 – Impostazioni di acquisizione da Photoshop, utilizzando i drivers WIA. Dopo aver fatto clic su Avvio, selezioneremo nella finestra successiva la periferica da utilizzare per l’acquisizione, scegliendola fra quelle installate nel sistema, e faremo clic su OK per proseguire. La finestra così ottenuta, mostrata in Figura 3.3.3, ci permette di impostare tutte le caratteristiche della scansione da effettuare. Scelta del tipo di immagine in output La prima operazione da fare consisterà nello scegliere le caratteristiche della scansione in relazione al tipo di immagine voluta: Immagine a colori, Immagine in scala di grigi o Immagine o testo in bianco e nero (ovvero con profondità di bit rispettivamente pari a 32, 8 o 2 bit). Tale scelta influenza direttamente la precisione della digitalizzazione e la quantità di informazioni che saranno rilevate dallo scanner durante il processo di “lettura” dell’immagine, e va effettuata non solo in relazione al tipo di fonte di cui si dispone, ma anche in base all’utilizzo che successivamente intendiamo fare dell’immagine prodotta. Per esempio, se vogliamo acquisire una fotografia stampata a colori con lo scopo di poterla inviare via fax, è inutile che il processo sia effettuato scegliendo le impostazioni per immagini a colori, sovradimensionata rispetto all’output voluto. In tal caso, otterremmo soltanto di rallentare il processo di digitalizzazione richiedendo la successiva elaborazione all’interno di Photoshop per alleggerirne il riutilizzo nell’elaboratore di testi per la composizione del fax. Scegliendo, invece, di produrre un’immagine in scala di grigi, probabilmente non sarebbe necessaria alcuna rielaborazione successiva. La scelta delle impostazioni di scansione non dipende esclusivamente dal numero di colori voluti in output o utilizzati nella sorgente in input, ma anche dal tipo di output voluto.


Fase Tre ◊ 6 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.3 – Acquisizione mediante interfaccia standard WIA. Supponiamo di voler acquisire una fotografia a colori con lo scopo di produrre un’affascinante immagine retrò in scala di grigi. Da quanto detto sino a ora, verrebbe da pensare che la nostra scelta migliore sia l’impostazione della scala di grigi direttamente in fase di acquisizione. In realtà, tale scelta potrebbe rivelarsi sbagliata, peggiorando la qualità del risultato finale. Consideriamo, infatti, che l’immagine sarà probabilmente rielaborata in Photoshop per eliminare eventuali difetti, per correggere alcuni dettagli, per modificare le luci, l’esposizione, la messa a fuoco, ecc.: è fuor di dubbio che in tale fase il software avrà bisogno della maggior quantità di informazione possibile, per sfruttare appieno i potenti algoritmi di elaborazione. In questo caso, quindi, la scansione dovrebbe essere effettuata alla massima qualità, effettuando la regolazione della variazione cromatica solo successivamente alle altre elaborazioni e sfruttando gli algoritmi di Photoshop di regolazione del colore. In questo modo, riusciremmo a sfruttare nel programma di fotoritocco le informazioni sui differenti canali di colore per produrre una qualità di bilanciamento di grigi che attraverso l’impostazione del software di scansione WIA sarebbe impossibile ottenere. Vediamo come procedere. Dalla finestra mostrata in Figura 3.3.3, facendo clic sulla voce Regola la qualità dell’immagine digitalizzata, otterremo la finestra di dialogo Proprietà avanzate visualizzata in Figura 3.3.4. In particolare, è possibile effettuare una semplice regolazione di luminosità e contrasto attraverso gli appositi regolatori e, più importante, scegliere la risoluzione del processo di scansione, ovvero la quantità di punti che il sensore dello scanner dovrà rilevare per ogni pollice di lunghezza. Tanto maggiore sarà la risoluzione, tanto superiore sarà la quantità di dettagli dell’immagine (aumentando contemporaneamente la dimensione del file e diminuendo, conseguentemente, la velocità delle elaborazioni successive). Sarà necessario, quindi, regolare la risoluzione di acquisizione in relazione alle dimensioni finali desiderate.


Editing delle immagini acquisite 7 ◊ Fase tre

Figura 3.3.4 – Regolazione fine delle caratteristiche di scansione. Impostazioni dell’area di acquisizione Il riquadro rettangolare che occupa la parte destra della finestra di Figura 3.3.3, è una rappresentazione grafica del piano dello scanner: nel riquadro è presente un area grigia più scura dai contorni tratteggiati che rappresenta la parte del piano che sarà sottoposta a scansione (Figura 3.3.5). L’area è modificabile nelle dimensioni trascinando con il mouse uno dei quattro quadrati posti ai vertici e spostabile trascinando un qualunque punto interno ad essa.

Figura 3.3.5 Impostazioni dell’area da sottoporre a scansione Anteprima rapida Dopo aver settato le impostazioni di scansione, possiamo visualizzare un’anteprima con lo scopo di poterne modificare immediatamente tutte le caratteristiche; facciamo clic sull’omonimo pulsante ed il risultato è coerente con quanto impostato nel resto della finestra (Figura 3.3.6). L’operazione di digitalizzazione si conclude selezionando il pulsante Digitalizza.


Fase Tre ◊ 8 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.6 – Risultato dell’anteprima. 3.3.1

Selezionare un’area dell’immagine

Per effettuare la modifica di una porzione di un’immagine è necessario, in primo luogo, selezionarla, ovvero “segnare” i pixel dell’immagine che appartengono a tale porzione. L’operazione di selezione in Photoshop è così potente da poter essere effettuata in relazione alla posizione dei pixel, oppure in base alle caratteristiche cromatiche degli stessi; inoltre, è possibile persino definire la “percentuale” di appartenenza alla selezione di ognuno di tali pixel segnati, in modo che la successiva operazione di modifica possa interessarli solo parzialmente! In effetti, Adobe Photoshop dispone di innumerevoli strumenti e tecniche di selezione, tali da rendere l’argomento il più complesso ed esteso fra tutti, nonché il più importante. Le selezioni geometriche Con selezione geometrica si intende l’operazione mediante la quale assegnare uno o più pixel a un contorno di selezione, scegliendoli direttamente mediante il trascinamento del mouse sull’immagine. Gli strumenti per la creazione di contorni di selezione geometrici semplici sono attivabili dal primo pulsante degli strumenti di Photoshop; come per gli altri strumenti del programma, facendo clic con il tasto destro sul pulsante saranno visibili tutte le alternative, mostrate in Figura 3.3.7. L’attivazione dello strumento di selezione può essere effettuata da tastiera premendo M; inoltre, tenendo premuto il tasto ALT e facendo clic ripetutamente sul pulsante verranno ciclicamente attivati gli altri strumenti contenuti nello stesso.


Editing delle immagini acquisite 9 ◊ Fase tre

Figura 3.3.7 – Strumenti di selezione geometrica Ogni volta che in Photoshop si attiva uno strumento, subito sotto al menu del programma si attiverà una barra di Opzioni relativa allo stesso. In questo caso, infatti, le opzioni visibili sono di personalizzazione dello strumento Selezione rettangolare. Selezione rettangolare (o ellittica) Questo strumento, essenziale in ogni programma di grafica, ci consente di selezionare porzioni quadrate o rettangolari di un’immagine. Il suo funzionamento è piuttosto semplice: dopo averlo attivato, è sufficiente effettuare un trascinamento nell’immagine per tracciare un contorno. Se durante il trascinamento teniamo premuto anche il tasto MAIUSC la selezione effettuata avrà forma perfettamente quadrata (o circolare). Se durante l’operazione abbiamo necessità di spostare la selezione sull’immagine, senza per questo concludere il suo tracciamento, possiamo tenere premuto SPAZIO sulla tastiera: continuando ad effettuare il trascinamento verrà spostata la selezione sull’immagine anziché modificati i suoi contorni; rilasciando il tasto SPAZIO e continuando ad effettuare il trascinamento la selezione ritorna in modalità tracciamento. Aggiungere, sottrarre e intersecare contorni di selezione Effettuando successivamente un secondo trascinamento esterno al contorno di selezione ottenuto, il primo viene normalmente sostituito dal secondo. È possibile attivare un’opzione delle quattro visibili in Figura 3.3.8, per ottenere di:  sostituire l’attuale selezione;  aggiungere ulteriori contorni all’attuale selezione;  sottrarre aree di selezione a quelle già definite;  creare un contorno di selezione risultante dall’intersezione fra la selezione precedente e quella successiva all’attivazione dell’opzione.

Figura 3.3.8 - Opzioni dello strumento di selezione geometrica


Fase Tre ◊ 10 L’esperienza multimediale Spostare una selezione Dopo aver tracciato una selezione geometrica e lasciando attivo lo strumento Nuova selezione, possiamo spostare la stessa effettuando un trascinamento a partire da un qualunque punto interno ad essa. Disegnare selezioni sfumate Possiamo sfumare una selezione per poterne rendere i contorni meno definiti: la sfumatura dissolve, infatti, gradualmente il bordo di selezione rendendolo sfocato, sia internamente che esternamente alla selezione. La casella d’opzione Sfuma è utilizzabile con qualsiasi strumento di selezione; dobbiamo precisare, però, che l’opzione è utilizzabile solo prima di tracciare una selezione e non dopo che la selezione da sfumare sia stata già disegnata. Nella casella Sfuma è possibile digitare, in pixel, l’ampiezza della fascia sfumata lungo il bordo. Se vogliamo, invece, sfumare una selezione già tracciata, l’alternativa allo strumento descritto è rappresentata dal comando Sfuma ottenibile dal menu contestuale su una selezione. Anche se apparentemente il contorno di una selezione sfumata non è immediatamente distinguibile nel programma da quello di una selezione netta, il risultato derivante dall’utilizzo delle due diverse selezioni è piuttosto lampante, come possiamo osservare in Figura 3.3.9 ed in Figura 3.3.10.

Figura 3.3.9 – Copia e Incolla di una selezione non sfumata


Editing delle immagini acquisite 11 ◊ Fase tre

Figura 3.3.10 – Copia e Incolla di una selezione sfumata Selezioni a mano libera: Lazo Lo strumento Lazo è utilizzato per poter tracciare delle selezioni irregolari in un’immagine. Dopo averlo attivato attraverso il pulsante mostrato in Figura 3.3.11, è possibile effettuare un trascinamento per disegnare a mano libera il contorno di selezione voluto. Non appena rilasciamo il tasto sinistro del mouse, la selezione viene chiusa in maniera automatica dal programma unendo il punto finale a quello iniziale mediante un unico segmento.

Figura 3.3.11 – Attivazione del Lazo (o del Lazo poligonale e del Lazo Magnetico) Selezioni a mano libera: Lazo poligonale Il lazo poligonale è molto simile al lazo, con la sola differenza che i contorni sono costituiti da segmenti rettilinei. Per utilizzare il lazo poligonale dobbiamo fare clic nel punto dell’immagine dove iniziare a disegnare la selezione e proseguire con singoli clic, continuando a tracciare tutti i segmenti che costituiranno il contorno: la selezione viene chiusa facendo un ultimo clic in corrispondenza del punto iniziale. Selezioni a mano libera: Lazo magnetico Il lazo magnetico è uno strumento di selezione piuttosto vantaggioso, che permette di calamitare la selezione ai contorni delle aree ben definite dell’immagine, limitando automaticamente la selezione agli oggetti in primo piano e tralasciando quelli di sfondo. Questo strumento, quindi, è l’ideale per selezionare rapidamente oggetti con contorni complessi su uno sfondo


Fase Tre ◊ 12 L’esperienza multimediale ad alto contrasto. INSERIRE IMMAGINE 3.3.12

Supponiamo, per esempio, di voler selezionare rapidamente il soggetto in primo piano di un’immagine. Con lo strumento Lazo, tale selezione richiederebbe molto tempo ed un’assoluta precisione con il mouse; lo strumento Lazo magnetico, valuta le differenze cromatiche e di contrasto fra l’oggetto di primo piano e lo sfondo. Vediamo come utilizzarlo. 1. Scegliamo un oggetto a contrasto molto elevato rispetto allo sfondo. Dobbiamo precisare, però, che la variazione di contrasto viene stabilita da Photoshop non tanto su base cromatica quanto, piuttosto, sulle variazioni di luminosità, ovvero valutando la diversa presenza di grigio. In effetti, possiamo affermare che il lazo magnetico risulta spesso efficace se utilizzato nel canale di colore dove è più alto il contrasto fra l’area da selezionare e lo sfondo, come mostrato in Figura 3.3.13. Tale argomento verrà approfondito nel Capitolo 2 della fase 5. 2. Facciamo un clic in un punto qualsiasi lungo il bordo dell’elemento da selezionare. 3. Spostiamo il cursore lungo i contorni dell’oggetto in primo piano. Mentre il cursore passa sull’immagine, Photoshop traccia una linea lungo il profilo dell’elemento aggiungendo dei punti di ancoraggio, come osservabile in Figura 3.3.12. Per rimuovere tali punti, in sequenza inversa, premiamo il tasto BACKSPACE, mentre per aggiungerne di nostri faremo un semplice clic con il mouse. 4. Quando avremo concluso il tracciamento del contorno ritornando al punto di inizio della selezione, facciamo un clic su di esso per chiuderla. La linea tracciata si trasformerà automaticamente in contorno di selezione.


Editing delle immagini acquisite 13 ◊ Fase tre

Figura 3.3.13– Lazo magnetico: utilizzo dello strumento nel canale di colore Blu. Opzioni del Lazo Magnetico Per ottenere il miglior risultato è necessario impostare correttamente le opzioni dello strumento, visibili in Figura 3.3.14, prima del suo utilizzo. In particolare: 1. Larghezza: indica la distanza massima del cursore dal bordo dell’oggetto entro la quale Photoshop cercherà la variazione di contrasto da definire come contorno di selezione. In altre parole, indica quanto potrà essere impreciso il nostro spostamento lungo il bordo voluto. 2. Contrasto bordo: comunichiamo a Photoshop il contrasto necessario fra oggetto di primo piano e sfondo affinché il bordo del primo sia rilevato. Se l’elemento in primo piano risulta ben definito dobbiamo incrementare questo valore per ridurre la casualità della selezione. 3. Frequenza: specifica quando posizionare i punti di ancoraggio; impostando un valore più alto si ottiene un numero più alto di punti di ancoraggio inseriti dal programma. In linea di massima, tuttavia, il risultato migliore è garantito da un più preciso spostamento lungo il bordo dell’oggetto.

Figura 3.3.14 – Opzioni del Lazo magnetico Selezioni automatiche: Bacchetta magica La bacchetta magica (Figura 3.3.15) è uno strumento di selezione che ottiene il tracciamento automatico di contorni di aree dell’immagine in relazione alla gamma cromatica specificata. Dobbiamo solo fare clic in un punto dell’immagine: il programma provvede alla selezione automatica di tutti i pixel (contigui o non contigui) che appartengono alla gamma cromatica indicata dal clic e compresa nel valore di tolleranza specificato.


Fase Tre ◊ 14 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.15 – Bacchetta magica Opzioni della Bacchetta magica L’utilizzo della bacchetta magica può essere molto vantaggioso e produrre risultati soddisfacenti se regoliamo opportunamente le prestazioni dello strumento attraverso le sue opzioni, mostrate in Figura 3.3.16.

Figura 3.3.16 – Opzioni della Bacchetta magica In particolare: 1. Anti-alias: la bacchetta magica crea un contorno di selezione più morbido evitando di tracciare un bordo di selezione troppo netto e seghettato. 2. Contigui: se attiva ci permette di includere nella selezione solo i pixel adiacenti che rientrano nell’intervallo cromatico definito dal clic e dal valore di tolleranza. Se l’opzione è disattivata, il programma selezionerà tutti i pixel dell’immagine che soddisfano l’intervallo cromatico definito, a prescindere dal fatto che tali pixel appartengano a un’unica area o meno. 3. Tolleranza: l’opzione tolleranza è la più importante fra quelle dello strumento. Essa serve a definire l’ampiezza dell’intervallo cromatico, ovvero quale tonalità dovrà essere inclusa nella selezione. Applicazione dello strumento bacchetta magica Supponiamo, per esempio, di voler selezionare dall’immagine in Figura 3.3.12 il particolare dell’annaffiatoio rosso in basso a sinistra, con lo scopo di volerne modificare il colore in verde. Attiviamo la bacchetta magica e impostiamo correttamente le opzioni: 1. Anti-alias: attivato per ottenere una selezione dal contorno più morbido; 2. Contigui: attivato per non includere anche i pixel “rossi” dell’immagine che però non fanno parte dell’annaffiatoio, per esempio parti del costume da bagno della bambina. 3. Tolleranza: per impostare correttamente la tolleranza normalmente si procede per tentativi coadiuvati dall’esperienza. Sperimentalmente, un valore prossimo a 32 è sufficiente per oggetti dal colore piuttosto distinto rispetto allo sfondo. Facciamo clic, quindi, in un punto dal colore abbastanza rappresentativo dell’intero oggetto e osserviamo il risultato. Se la selezione non è ancora completa, possiamo attivare l’opzione Aggiungi a selezione e fare clic in una delle aree volute ma non ancora incluse. Dopo pochi clic la selezione dell’annaffiatoio è completata, come possiamo vedere in Figura 3.3.17.


Editing delle immagini acquisite 15 ◊ Fase tre

Figura 3.3.17 – Selezione mediante bacchetta magica. Per effettuare la modifica cromatica della selezione possiamo utilizzare il comando di menu Immagini > Regolazioni > Tonalità/saturazione… Ottenuta la finestra di dialogo mostrata in Figura 3.3.18, possiamo trascinare il regolatore Tonalità per cambiare il colore da rosso a verde e Saturazione per modificare la potenza cromatica e rendere più naturale il colore ottenuto.

Figura 3.3.18 – Modifica di tonalità e saturazione. Salvare e caricare una selezione Per salvare una selezione attiva, memorizzata nell’immagine come canale supplementare, chiamato canale di tipo Alfa, dobbiamo semplicemente fare clic sul menu Selezione > Salva selezione… Nella finestra di dialogo ottenuta dobbiamo inserire un nome e fare clic su OK (Figura 3.3.19).


Fase Tre ◊ 16 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.19 – Salvataggio di una selezione Per caricare una selezione salvata in precedenza dobbiamo, invece, selezionare la voce di menu Selezione > Carica Selezione… e dalla finestra di dialogo ottenuta, dal menu a discesa Canale, scegliere quello nel quale è memorizzata la selezione (Figura 3.3.20). Se al momento del caricamento della selezione nell’immagine ne è attiva un’altra, potremo decidere di combinare l’una e l’altra mediante la scelta di una delle opzioni nel riquadro Operazione della stessa finestra.

Figura 3.3.20 – Caricamento di una selezione salvata

3.3.2 Capovolgere, riflettere, ruotare, ritagliare e ridimensionare l’immagine. In Photoshop possiamo realizzare due tipi di trasformazione differenti: quelle che interessano l’intera immagine (compresi tutti i livelli, i canali, i tracciati, ecc.) e quelle che interessano solo la selezione attiva (o un livello dell’immagine). Il gruppo di opzioni di trasformazione disponibili nel menu Immagine si riferiscono sempre all’intera immagine mentre le voci disponibili nel menu Modifica > Trasformazione sono utilizzabili per un’area selezionata o per uno o più livelli dell’immagine.


Editing delle immagini acquisite 17 ◊ Fase tre Capovolgere e riflettere un’immagine Per riflettere un’immagine orizzontalmente, in modo cha la parte destra dell’immagine diventi quella sinistra e viceversa, occorre scegliere la voce di menu Immagine > Ruota quadro > Rifletti quadro orizzontale. Per capovolgere un’immagine, invece, dobbiamo selezionare la voce di menu Immagine > Ruota quadro > Rifletti quadro verticale. Entrambe le modifiche appena viste non variano in alcun modo la dimensione in pixel dell’immagine. Ruotare un’immagine Possiamo ottenere la rotazione di un’immagine selezionando una delle prime quattro voci contenute nel menu Immagine > Ruota Quadro. In particolare, l’ultima voce nell’elenco permette di impostare l’angolo della rotazione e la direzione. Selezionando la voce otteniamo la visualizzazione della finestra di dialogo mostrata in Figura 3.3.21 nella quale dovremo specificare un valore per l’angolo di rotazione (la rotazione completa che riporterebbe l’oggetto alla sua posizione iniziale corrisponde al valore 360 ma, poiché ciò equivarrebbe a non ruotare l’immagine, il valore massimo inseribile è 359,99) e la direzione della rotazione (oraria o antioraria). L’angolo della rotazione può essere specificato con una precisione di massimo due cifre dopo la virgola, corrispondente a un centesimo di grado.

Figura 3.3.21 – Rotazione dell’immagine Un’utile applicazione della funzione di rotazione A seguito dell’acquisizione mediante uno scanner, ci possiamo ritrovare, quasi sempre, ad elaborare in Photoshop un’immagine dai bordi non perfettamente allineati alla verticale. L’opzione appena vista, in combinazione allo strumento misura, ci permette di raddrizzare immediatamente l’immagine senza effettuare noiosi tentativi manuali.


Fase Tre ◊ 18 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.22 Immagine da raddrizzare, acquisita mediante scanner piano Supponiamo di aver ottenuto dallo scanner un’immagine quale quella mostrata in Figura 3.3.22, acquisita volutamente con un’angolatura eccessiva per migliorare l’efficacia dell’esempio. Procediamo ad attivare lo Strumento Misura, eventualmente nascosto sotto lo strumento Contagocce (Figura 3.3.23).

Figura 3.3.23 – Attivazione dello strumento misura Lo strumento, al pari di un vero e proprio righello, è normalmente utilizzato per effettuare molteplici misurazioni sulle immagini, includendo distanze fra pixel, posizioni assolute, angolazioni ecc. Il reale vantaggio dello strumento consiste, però, nella possibilità di utilizzarlo, in numerose occasioni, senza dover consultare il risultato delle misurazioni effettuate dall’apposito pannello (Palette info). Dopo averlo attivato, tracciamo un segmento coincidente al lato superiore della fotografia, come mostrato in Figura 3.3.24 (nella figura è stato tracciato a una distanza di qualche pixel unicamente per renderlo più visibile; in realtà è meglio tracciarlo con maggior precisione possibile).


Editing delle immagini acquisite 19 ◊ Fase tre

Figura 3.3.24 – Tracciamento con il righello di uno dei bordi orizzontali La conseguenza diretta della misurazione appena effettuata è che attivando il menu Immagine > Ruota Quadro > Altro … troveremo la casella dove inserire l’angolo della rotazione già compilato opportunamente. Ritagliare un’immagine Per ritagliare un’immagine, possiamo usare in Photoshop lo strumento Taglierina che permette di effettuare contestualmente all’operazione di ritaglio anche la rotazione dell’immagine.

Figura 3.3.25 Lo strumento Taglierina Nell’esempio che segue, infatti, utilizzeremo ancora l’immagine mostrata in Figura 3.3.22 per tagliare e raddrizzare l’immagine usando la Taglierina. Dopo aver attivato lo strumento, la prima operazione da fare consiste nel tracciare un rettangolo nell’immagine con la stessa modalità della selezione rettangolare.

Figura 3.3.26 – Definizione del rettangolo di ritaglio.


Fase Tre ◊ 20 L’esperienza multimediale A seguito dell’operazione, come vediamo in Figura 3.3.26, otterremo nell’immagine la sovrapposizione di una copertura grigia semitrasparente all’area esterna al rettangolo definito: tale area corrisponde alla parte dell’immagine che sarà eliminata confermando il comando mediante la pressione del tasto INVIO. Prima di chiudere il comando, pertanto, dobbiamo modificare l’area definita approssimativamente in modo da coincidere effettivamente con i bordi della fotografia: la modifica si ottiene spostando il rettangolo, trascinandone i bordi ed, eventualmente, ruotandolo.

Figura 3.3.27 – Perfezionamento del rettangolo di ritaglio Posizionando il puntatore del mouse all’interno dell’immagine possiamo notare, come mostrato nella ricostruzione in Figura 3.3.27, che esso assume forme differenti a seconda del punto sul quale lo poniamo. Ruotando opportunamente il rettangolo e modificandone la dimensione otteniamo che questo coincida esattamente con l’area dell’immagine da conservare (Figura 3.3.28). La parte dell’immagine sulla quale osserviamo la copertura semitrasparente verrà eliminata premendo il tasto INVIO ed il risultato sarà quello di ottenere l’immagine ritagliata e raddrizzata (Figura 3.3.29)


Editing delle immagini acquisite 21 ◊ Fase tre

Figura 3.3.28 – Perfezionamento.

Figura 3.3.29 – Risultato finale dell’uso della Taglierina. Ridimensionare un’immagine Quando si parla di ridimensionamento di un’immagine, tecnicamente, si intende l’aumento o la diminuzione della sua dimensione, senza modificare il numero di pixel in essa contenuti e riferendosi, pertanto, alla dimensione su carta, ottenuta variandone la risoluzione.


Fase Tre ◊ 22 L’esperienza multimediale Come si può osservare in Figura 3.3.30, le tre diverse versioni dell’immagine contengono, in effetti, lo stesso numero di pixel ma hanno una dimensione su carta differente perché sono stampate a tre risoluzioni diverse.

Figura 3.3.30 – Immagini a risoluzioni differenti. Nel caso delle dimensioni a video di un’immagine, invece, poiché la risoluzione di un monitor è fissa, variare le sue dimensioni vuol dire modificare direttamente il numero di pixel contenuti, operazione definita ricampionamento. Pertanto, se volessimo, per esempio, ridimensionare un’immagine per la pubblicazione su Web, in realtà dovremmo operare un ricampionamento, operazione che richiede al programma di sopprimere o aumentare il numero di pixel mantenendo il più possibile una rappresentazione fedele del contenuto. Ne consegue che il risultato qualitativo di un ridimensionamento, nonostante i potenti algoritmi a disposizione del programma, produce ottimi risultati solo se operato in misura ragionevole. Da qui in avanti, ci riferiremo al ridimensionamento di un’immagine intendendo con ciò l’operazione di ricampionamento della stessa. Per ridimensionare un’immagine in Photoshop dobbiamo attivare il comando Immagine > Dimensione immagine, che produce l’apertura della finestra di dialogo mostrata in Figura 3.3.31.

Figura 3.3.31 – Finestra per il ridimensionamento di un’immagine.


Editing delle immagini acquisite 23 ◊ Fase tre Nei campi Larghezza e Altezza è possibile impostare le nuove dimensioni dell’immagine, in pixel se in riferimento al riquadro Dimensione pixel oppure in unità di misura fisiche (centimetri) all’interno del riquadro Dimensioni documento. Possiamo notare che, se l’opzione Mantieni proporzioni è attiva, la modifica diretta di una delle due dimensioni causa l’adattamento automatico dell’altra, in modo da mantenere intatto il rapporto di proporzionalità fra le due e non provocare distorsioni nell’immagine. Se l’immagine da ridimensionare contiene più livelli, ai quali presumibilmente siano stati applicati degli stili, allora sarà necessario attivare l’opzione Scala stili affinché Photoshop applichi la stessa percentuale di ridimensionamento anche alle grandezze proprie dello stile di livello quali, per esempio, dimensioni e spessori delle ombre. Il menu a discesa Ricampiona immagine è il più importante perché è utilizzato per scegliere l’algoritmo di ricampionamento utilizzato dal programma: quando un’immagine viene ricampionata, infatti, viene applicato un metodo di interpolazione per assegnare i valori cromatici ai nuovi pixel, creati da Photoshop sulla base dei valori cromatici dei pixel esistenti. Pur senza entrare troppo nei dettagli degli algoritmi di interpolazione, citiamo le tre opzioni più interessanti:  Bicubica: metodo più lento, ma più preciso, basato sull’analisi dei valori dei pixel circostanti. Grazie a calcoli più complessi, questa opzione genera migliori gradazioni di tonalità.  Bicubica più morbida Metodo adeguato per ingrandire le immagini in base all’interpolazione bicubica, ma concepito per generare risultati più morbidi.  Bicubica più nitida Metodo adeguato per ridurre le dimensioni di un’immagine in base all’interpolazione bicubica con maggiore nitidezza. Questo metodo mantiene i dettagli in un’immagine ricampionata. Se Bicubica più nitida esagera la nitidezza di alcune aree dell’immagine, proveremo con Bicubica. Una volta settati i parametri mostrati, facendo clic sul pulsante OK si conclude il ridimensionamento dell’immagine.

3.3.3 Regolare luminosità, contrasto e saturazione del colore; Regolazioni: accorgimenti Adobe Photoshop offre numerosi strumenti di regolazione dell’immagine che possono migliorare, riparare e correggere il colore e le tonalità (luminosità, oscurità e contrasto). Tuttavia, per ottenere davvero il massimo dal programma è bene analizzare alcuni aspetti da considerare prima di effettuare una regolazione. In particolare:  per elaborare immagini di alta qualità, utilizziamo un monitor opportunamente calibrato al fine di evitare differenze fra l’immagine sul monitor e sulla versione stampata;  prima di effettuare una regolazione, consideriamo che a seguito della stessa l’immagine perderà inevitabilmente alcune informazioni sui colori dei pixel: limitiamo le correzioni al minimo indispensabile;  lavoriamo con copie dell’immagine;  effettuiamo le regolazioni dopo aver eliminato eventuali difetti dell’immagine (graffi, macchie, polvere, ecc.);


Fase Tre ◊ 24 L’esperienza multimediale 

limitiamo le regolazioni alle parti dell’immagine che ne necessitano usando le selezioni.  Dopo aver preso pratica con la gestione dei livelli dell’immagine in Photoshop, effettuiamo le regolazioni su appositi livelli (chiamati “Livelli di regolazione”) per non modificare permanentemente i pixel dell’immagine. Dobbiamo precisare che le considerazioni appena esposte valgono, ovviamente, in presenza di necessità di regolazioni complesse e, a maggior ragione, utilizzando gli strumenti più raffinati messi a disposizione da Photoshop. In questa sede, tuttavia, vedremo soltanto gli strumenti di base della regolazione, pertanto l’utente tenga presente che i suggerimenti forniti sono validi in primo luogo come principi generali e non come necessità stringenti. Il contrasto e la luminosità di un’immagine Tecnicamente, il contrasto e la luminosità di un’immagine sono due grandezze interdipendenti e rappresentano una valutazione soggettiva della quantità di pixel “chiari” e “scuri” in un’immagine (facciamo riferimento all’immagine di sinistra in Figura 3.3.32):  il contrasto dipende dalla differenza fra la quantità di pixel chiari e scuri e la quantità di pixel “medi”: maggiore è il numero di pixel chiari e scuri a discapito dei pixel di tonalità media (a destra in Figura 3.3.32), maggiore sarà il contrasto dell’immagine (e viceversa);  la luminosità dipende dalla quantità di pixel progressivamente chiari: maggiore sarà il numero di tali pixel (al centro in Figura 3.3.32), maggiore sarà la luminosità dell’immagine (e viceversa). La necessità evidente di regolare luminosità e contrasto in un’immagine dipende, in definitiva, dal fatto che il pixel più scuro di un’immagine non è effettivamente nero come dovrebbe, il più chiaro non è bianco e i pixel intermedi non sono equamente distribuiti fra i due estremi. Tutti gli strumenti di regolazione di Photoshop, quindi, intervengono sulle quantità appena menzionate, o automaticamente o lasciando all’utente un certo livello di controllo nella fase di modifica, via via maggiore in relazione alla complessità dello strumento di regolazione scelto.

Figura 3.3.32 - Originale, luminosità aumentata e contrasto aumentato Regolare il contrasto e la luminosità: Livelli automatici


Editing delle immagini acquisite 25 ◊ Fase tre Un primo utile strumento di regolazione contemporanea di luminosità e contrasto di un’immagine è rappresentato dal comando Livelli automatici, ottenibile selezionando la voce di menu Immagine > Regolazioni > Livelli automatici. La regolazione è immediata e non richiede l’intervento dell’utente: il programma passa da un canale di colore all’altro per trasformare in bianco il pixel più chiaro, in nero quello più scuro e in toni di grigio tutti gli altri, per riempire tutto lo spettro di luminosità. Rimandiamo la trattazione completa al capitolo 2 della fase 5, precisiamo che i canali di un’immagine RGB sono tre diverse versioni dell’immagine in scala di grigi, ciascuna associata a uno dei colori primari Red (rosso), Green (verde) e Blue (blu) dell’immagine composita. In ognuna di tali versioni dell’immagine, ogni pixel è rappresentato con uno dei 256 livelli di grigio da nero a bianco: il nero puro indica l’assenza di tale colore nella rappresentazione finale del pixel e il bianco la presenza massima della componente in questione.0 È evidente che il comando livelli automatici, quindi, operando canale per canale elimini in molti casi dominanze di colore ma, tendenzialmente, rischi di distorcerle modificandone la tonalità. Regolare il contrasto e la luminosità: Contrasto automatico Un ulteriore comando di regolazione simile a Livelli automatici è Contrasto automatico. Mediante l’utilizzo di tale strumento, infatti, otteniamo dal programma una regolazione automatica del contrasto basata sullo stesso procedimento, ovvero la rimappatura sull’intero spettro cromatico dei pixel dell’immagine. La differenza sostanziale operata dal comando in questione consiste nel non lavorare nei singoli canali di colore ma soltanto nel canale composito, letteralmente la somma dei tre canali RGB, ottenendo in questo modo una regolazione che conserva il bilanciamento originale dei colori. In definitiva: l’utilizzo di Livelli Automatici è preferibile quando nell’immagine esistono colori dominanti e vogliamo tentare un loro bilanciamento, mentre Contrasto automatico è utile in immagini prive di tale difetto, per non rischiare di crearlo involontariamente. Regolare manualmente il contrasto Se desideriamo regolare manualmente il contrasto di un’immagine, possiamo utilizzare il comando Immagine > Regolazioni > Luminosità/Contrasto... Dalla finestra ottenuta (Figura 3.3.33) occorrerà trascinare il regolatore posto in corrispondenza della voce contrasto, verso destra per aumentarlo e verso sinistra per diminuirlo. Regolare manualmente la luminosità In maniera analoga a quanto visto per il contrasto, possiamo regolare manualmente la luminosità di un’immagine trascinando il regolatore posto, nella stessa finestra vista al punto precedente, in corrispondenza della voce Luminosità.


Fase Tre ◊ 26 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.33 – Regolazione manuale di luminosità e contrasto Regolare la saturazione di un colore La saturazione di un’immagine è l’indice dell’intensità dei colori. Tecnicamente, la saturazione di un certo colore corrisponde alla maggior presenza della specifica componente cromatica nel modello di sintesi additiva RGB rispetto ai colori neutri (gradazioni di grigio); per esempio, un rosso al massimo livello di saturazione corrisponde a un fascio di luce le cui componenti verde e blu sono nulle mentre è massima la componente rossa. I diversi livelli di saturazione del rosso equivalgono alla diversa presenza di tale componente cromatica, ovvero alla differenza fra la quantità di rosso e quella comune agli altri due canali di colore. Aumentare la saturazione di un’immagine, quindi, equivale ad aumentare le differenze cromatiche fra i pixel: tale risultato si ottiene aumentandone in ognuno la componente principale, ottenendo colori più vividi e intensi. Diminuire la saturazione, invece, equivale ad allineare la componente cromatica principale di ogni pixel alle altre due: tale procedimento, pertanto, porta ogni pixel verso i colori neutri, ottenendo un’immagine in scala di grigi se applicato al massimo livello di intensità. Possiamo regolare la saturazione di un colore attraverso il menu Immagine > Regolazioni > Tonalità/Saturazione. Dalla finestra ottenuta (Figura 3.3.34), otterremo la modifica della saturazione trascinando l’omonimo pulsante regolatore. Se è attivata l’opzione Anteprima, il risultato della regolazione in atto è direttamente mostrato in anteprima nella finestra principale dell’immagine: possiamo, quindi, attivare e disattivare continuamente tale casella di controllo, per operare un confronto fra la versione originale e la versione modificata.

Figura 3.3.34 – Finestra di regolazione della saturazione


Editing delle immagini acquisite 27 ◊ Fase tre 3.3.4 Salvataggio delle immagini. Una regola importante per l’editing di immagini, come per ogni tipo di elaborazione informatica, è salvare frequentemente i file su disco: se il programma o il sistema hanno un problema durante l’elaborazione, infatti, tutte le modifiche effettuate in quella sessione dall’ultimo salvataggio sono irrimediabilmente perse. Photoshop offre numerose opzioni di salvataggio, essenziali, inoltre, per ottenere l’output desiderato. Ogni volta che vogliamo salvare un’immagine dobbiamo selezionare la voce di menu File > Salva. Se l’immagine da salvare è una nuova immagine, però, tale comando risulta inattivo e dobbiamo necessariamente usare il comando File > Salva con nome. Ottenuta l’omonima finestra di dialogo (Figura 3.3.35), occorre: 1. denominare l’immagine; 2. selezionare l’unità di sistema e la directory in cui salvare il file; 3. selezionare il formato; 4. impostare le opzioni di salvataggio; 5. confermare il salvataggio. Concentriamo la nostra attenzione sull’impostazione delle principali opzioni di salvataggio (nel corso della sezione 5.2 si analizzerà a fondo il punto 4 per l’impostazione del formato del file).

Figura 3.3.35 – La finestra di salvataggio di Photoshop


Fase Tre ◊ 28 L’esperienza multimediale Opzioni di salvataggio  Come copia: se attiviamo questa casella di controllo, Photoshop salva una copia dell’immagine lasciando aperto e intatto l’originale in corso di elaborazione; in altre parole, il programma duplica l’immagine corrente, la salva usando le impostazioni fornite nel resto della finestra e ne chiude il duplicato. L’utilità di questa opzione risulta evidente quando è necessario creare un output dell’immagine in uno specifico formato, escludendo dati non pertinenti quali maschere e livelli ma conservandoli nell’originale. Senza tale opzione occorrerebbe uniformare l’immagine al formato, salvarla e poi ripercorrere al contrario l’elaborazione per tornare alla versione dell’immagine con livelli e maschere.  Annotazioni: se nell’immagine sono state inserite delle annotazioni e se il formato scelto lo consente, attraverso questa opzione possiamo decidere di includerle nel file.  Canali alfa: se l’immagine elaborata contiene uno o più canali alfa (con tale nome vengono identificati da Photoshop tutti i canali aggiuntivi, utilizzati principalmente per contenere maschere di selezione) e se il formato scelto lo consente, possiamo attivarne la memorizzazione nel file attraverso tale casella di controllo.  Livelli: possiamo utilizzare questa opzione per includere o meno tutti i livelli dell’immagine. Se la casella di controllo viene disattivata, il programma unirà (previa conferma) tutti i livelli dell’immagine per completare il salvataggio. Anticipiamo, rimandando la trattazione completa dei formati e delle loro caratteristiche al Capitolo 2 della Fase 5, che il formato nativo di Photoshop (PSD o PSB) e i formati TIFF e PDF sono gli unici a includere, fra le loro specifiche, la possibilità di gestire i livelli delle immagini: scegliendo un qualunque altro formato, il programma non renderà disponibile tale opzione di salvataggio.

3.3.5 Conversione tra formati La conversione di un’immagine in Photoshop è realizzabile fra tutti i formati supportati in apertura dal programma e quelli utilizzabili durante il salvataggio. Possiamo, in definitiva, ottenere la conversione semplicemente aprendo un file e salvandolo scegliendo il formato voluto. Spesso, tuttavia, si verifica l’esigenza di effettuare la conversione multipla di numerose immagini: in situazioni di questo tipo possiamo avvalerci degli strumenti di elaborazione in batch delle immagini, i quali permettono di automatizzare l’esecuzione di procedure lunghe e ripetitive: la reale potenzialità di tali strumenti consiste nella loro applicabilità in, praticamente, qualunque contesto (conversione fra metodi di colore, applicazione di filtri, regolazioni dell’immagine, ridimensionamento delle stesse, ecc.). A titolo d’esempio, supponiamo di voler modificare una lunga serie di immagini prodotte per un sito Web: di ognuna di queste vogliamo correggere il contrasto ed effettuare la conversione dal formato PSD al più adatto JPG. L’elaborazione in serie è costituita dall’utilizzo combinato di due strumenti: Azioni e Batch.


Editing delle immagini acquisite 29 ◊ Fase tre Lo strumento Azioni, utilizzabile dalla palette mostrata in Figura 3.3.36, è utilizzato per registrare, codificare e raccogliere in un unico oggetto una serie di operazioni svolte nel programma: in seguito, l’esecuzione della stessa sequenza di operazioni può essere ottenuta mediante l’avvio dell’azione registrata. Creare un’azione vuol dire, semplicemente, eseguire un certo numero di operazioni su un’immagine campione dopo aver attivato la modalità di registrazione. Per rassicurare circa l’effettiva possibilità di applicare successivamente l’azione in tutti i casi analoghi, dobbiamo precisare che, in linea di principio, è garantita la generalizzazione dell’azione registrata.

Figura 3.3.36 - Palette Azioni Il comando Batch fornisce essenzialmente l’interfaccia complessiva per la gestione del processo di elaborazione in serie. Attraverso l’omonima finestra di dialogo (Figura 3.3.39), infatti, il comando permetterà di: 1. scegliere l’azione da eseguire; 2. scegliere le immagini alle quali vogliamo applicare l’azione registrata; 3. impostare la destinazione delle immagini modificate. Elaborazione in serie (Azioni + Batch) La prima operazione da eseguire per elaborare in serie un gruppo di immagini consiste nel registrare un’azione. Prima di iniziare la procedura di registrazione, però, è opportuno pianificare la sequenza esatta di attività da eseguire. Nel caso di esempio, le elaborazioni che il programma dovrà eseguire su ogni immagine e che, pertanto, dovremo registrare applicandole a un’immagine campione sono: 1. apertura del file. 2. correzione automatica del contrasto mediante il menu Immagine > Regolazioni > Contrasto automatico. 3. Salvataggio del file: a. selezione del comando File > Salva con nome; b. impostazione delle caratteristiche di salvataggio: nome; tipo; posizione; opzioni. 4. Chiusura del file. Nella palette Azioni (Figura 3.3.37) è presente un set di Azioni predefinite, ovvero un raccoglitore contenente una serie di azioni standard fornite dal programma. Come prima operazione, quindi, creiamo un Set personale che raccoglierà tutte le azioni per la produzione di immagini Web: facciamo clic sul pulsante apposito e, nella finestra di dialogo successiva, digitiamo il nome Azioni Web.


Fase Tre ◊ 30 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.37 – Creazione di una nuova azione. Creato il set, facciamo clic sul pulsante Avvia registrazione per iniziare a registrare la nostra azione: nella finestra di dialogo ottenuta, è sufficiente assegnare un nome all’azione, nel nostro caso Contrasto e conversione JPG. Dal momento di conferma del nome scelto, Photoshop registrerà tutta la sequenza di operazioni svolte: apriamo un’immagine campione, applichiamo il contrasto automatico, effettuiamo il salvataggio scegliendo il formato JPG (nome del file da non modificare e posizione corrispondente a quella voluta come destinazione dell’elaborazione in batch) e chiudiamo il file: terminata la sequenza possiamo interrompere la registrazione attraverso il pulsante Smetti registrazione. Prima di procedere, diamo uno sguardo al dettaglio delle operazioni registrate dal programma, mostrate in Figura 3.3.38.

Figura 3.3.38 – Dettaglio delle azioni registrate da Photoshop Come possiamo osservare:


Editing delle immagini acquisite 31 ◊ Fase tre 

  

nell’apertura è stato incluso il percorso e il nome del file: dobbiamo assicurarci che nell’elaborazione in serie si possa escludere questa parte dell’azione che, altrimenti, si ripeterebbe all’immagine usata come campione! è stata correttamente impostata la correzione del contrasto; è stato specificato correttamente il formato di salvataggio; nel salvataggio è specificato il percorso del file: durante l’elaborazione in serie, le immagini elaborate verranno salvate nella cartella indicata qui. (Se escludiamo la parte relativa al salvataggio perdiamo anche la scelta del formato JPG.) non è stato esplicitamente specificato il nome del file: ciò è importante perché durante l’elaborazione in serie, verrà mantenuto il nome originario di ciascun file.

Avviamo lo strumento Batch selezionando la voce di menu File > Automatizza > Batch….

Figura 3.3.39 - Finestra di dialogo dello strumento Batch Dobbiamo scegliere l’azione da utilizzare: dal menu a discesa Imposta scegliamo il set creato Azioni Web e l’azione Contrasto e conversione JPG. Selezioniamo la cartella contenente tutte le immagini da elaborare in serie: dal menu a discesa Sorgente


Fase Tre ◊ 32 L’esperienza multimediale scegliamo la voce Cartella e definiamo la cartella contenente le immagini attraverso il pulsante Scegli. Fra le opzioni di apertura è importante citare:  Ignora comandi Azione “Apri”: è opportuno attivarla per fare in modo che Photoshop escluda dall’azione la parte riguardante l’apertura del file. In caso contrario, verrebbe sempre aperta l’immagine campione usata per registrare l’azione.  Includi tutte le sottocartelle: da attivare se vogliamo includere le eventuali sottocartelle presenti nella directory specificata come sorgente.  Sopprimi finestre opzioni di Apri file: da attivare per non interrompere l’esecuzione in serie nell’eventualità che l’apertura delle immagini potesse richiedere la scelta di alcune opzioni supplementari.  Sopprimi avvertenze profilo colore: per forzare l’esclusione dell’eventuale finestra di dialogo sul profilo di colore incorporato nell’immagine. Dobbiamo poi impostare correttamente la destinazione del processo, ovvero la posizione dove memorizzare i file elaborati. Analogamente alla scelta della sorgente, potremmo definire una cartella nella quale memorizzare le immagini convertite, scegliendo eventualmente di comporre il nome di ogni file utilizzando una serie di opzioni di Denominazione. Per usufruire di tali opzioni, tuttavia, dovremmo escludere dall’azione i comandi di salvataggio, perdendo contestualmente la conversione nel formato JPG. Poiché, invece, abbiamo opportunamente registrato l’azione per ottenere la conversione del formato e per effettuare il salvataggio in una cartella specifica mantenendo il nome che ogni file ha all’apertura, dobbiamo come Destinazione la voce Nessuna, delegando il compito di effettuare il salvataggio all’Azione piuttosto che al comando Batch. Facendo clic su OK, Photoshop inizierà l’elaborazione in serie, al termine della quale potremo verificare che le immagini siano state correttamente modificate e salvate. Variando l’azione utilizzata potremo usare la procedura appena vista per eseguire qualsiasi tipo di elaborazione su più file.

3.3.6 Salvare immagini nei diversi formati Come abbiamo visto, Photoshop è in grado di aprire e salvare un’immagine nei formati grafici più diffusi: poiché ogni formato ha delle caratteristiche peculiari dipendenti dalle sue specifiche, durante la fase di salvataggio è, a volte, necessario impostare tali caratteristiche in una o più finestre di dialogo. In questa sezione vedremo le opzioni di salvataggio dei due formati più noti, rimandando la trattazione nel dettaglio delle specifiche del formato al capitolo 2 della fase 5. Salvare nel formato JPG Al momento di salvare un’immagine, scegliendo come tipo di file il formato JPG otteniamo la finestra di dialogo per la scelta delle relative opzioni, mostrata in Figura 3.3.40.


Editing delle immagini acquisite 33 ◊ Fase tre

Figura 3.3.40 – Impostazioni del formato JPG Poiché il formato JPG non è in grado di memorizzare le trasparenze dell’immagine, la prima opzione da considerare riguarda, eventualmente, il trattamento di pixel trasparenti o semi- trasparenti: attraverso il menu a discesa Alone possiamo, quindi, scegliere il colore di riempimento da adottare totalmente o parzialmente per tali pixel. Il riquadro Opzioni immagine, invece, ci permette di stabilire il livello di compressione esercitato sull’immagine. Scegliendo un livello più alto di qualità otterremo immagini più definite e file di dimensioni maggiori: ciò è particolarmente rilevante se l’immagine in questione deve essere inserita in una pagina web (Photoshop ci mostra la dimensione del file nell’omonimo riquadro ed una stima del tempo di download alla velocità di connessione selezionata). Il riquadro Opzioni formato, infine, permette di scegliere fra tre opzioni direttamente collegate alla visualizzazione dell’immagine in un browser. In particolare, dobbiamo utilizzare:  Linea di base (standard) per visualizzare l’immagine nel browser solo quando l’intero caricamento è terminato (da preferire nel caso di immagine per la stampa);  Linea di base ottimizzata per visualizzare l’immagine linea per linea durante il caricamento;  Progressione ottimizzata per visualizzare l’immagine in più passaggi, progressivamente più definita. Salvare nel formato TIFF Il formato TIFF è il formato di stampa di immagini maggiormente supportato sia da piattaforme Mac che PC.


Fase Tre ◊ 34 L’esperienza multimediale

Figura 3.3.41 – Salvataggio in formato TIFF Quando salviamo un’immagine nel formato TIFF, Photoshop ci mostra la finestra di dialogo, Figura 3.3.41, attraverso la quale impostare:  la compressione dell’immagine, scegliendola fra due algoritmi senza perdita di dati, LZW e ZIP, ed uno che comporta perdita, JPG (la perdita di dati conseguente alla compressione è direttamente responsabile del peggioramento della qualità);  l’ordine di scrittura dei pixel; attivando l’ordine Per canale si ottiene una maggior velocità di lettura del file ed una migliore compressione, ma potrebbe non essere garantita la compatibilità;  l’ordine dei byte nel file, per scegliere semplicemente se l’immagine dovrà essere utilizzata su Mac o su PC;  la trasparenza dei pixel, per memorizzare i dati dei pixel trasparenti o semi trasparenti;  la compressione dei livelli, per comprimere i dati degli eventuali livelli dell’immagine o per unirli salvando una copia dell’immagine;  la risoluzione multipla dell’immagine (piramide immagine), utilizzata per includere nel file più versioni dell’immagine a diverse risoluzioni. L’idea è che, in questo modo, un programma che supporti tale caratteristica sia in grado di utilizzare la versione a risoluzione più adatta a seconda del tipo di elaborazione da effettuare: per esempio, per visualizzare solo l’anteprima di un’immagine di grandi dimensioni è inutile che il programma carichi l’intero file disponendo, invece, di una versione a risoluzione più bassa. Tuttavia, salvo il caso in cui siamo assolutamente sicuri che l’immagine che stiamo salvando verrà utilizzata da un applicativo che supporta immagini con risoluzione multipla, è il caso di evitare l’attivazione di questa opzione, pena l’impossibilità di aprire il file (lo stesso Photoshop, d’altronde, è in


Editing delle immagini acquisite 35 â—Š Fase tre grado di aprire file TIFF a risoluzione multipla ma non è in grado di sfruttarne i vantaggi tecnologici).


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