Mario Schifano

I MONDI DI MARIO SCHIFANO IN UNA COLLEZIONE DAVVERO PRIVATA

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PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE COSMOGONIA_Le Supernova del Collezionismo Italiano presenta

I MONDI DI MARIO SCHIFANO IN UNA COLLEZIONE DAVVERO PRIVATA A cura di Gianluca Marziani e Marina Deserti 29 giugno - 29 settembre 2013 www.palazzocollicola.it

DIRETTORE ARTISTICO | Gianluca Marziani COMUNICAZIONE VISUALE | Emanuele Marziani ALLESTIMENTi | Maurizio Lupidi UFFICIO STAMPA | Palazzo Collicola Arti Visive VISITE GUIDATE, SERVIZI DIDATTICI, CUSTODIA | Sistema Museo CATALOGO | a cura di Gianluca Marziani e Marina Deserti PROGETTO GRAFICO | Storialab FOTO | Š P. Parmiggiani TRADUZIONE TESTI | Costanza Vettori

Un ringraziamento speciale a Willis per la copertura assicurativa.

Si ringrazia Artdefender.

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SINDACO | Daniele Benedetti DIREZIONE CULTURA E TURISMO ASSESSORE ALLA CULTURA | Vincenzo Cerami DIRIGENTE | Sandro Frontalini FUNZIONARIO RESPONSABILE | Anna Rita Cosso AREA BENI CULTURALI E ATTIVITÀ ESPOSITIVE | Maurizio Lupidi COORDINAMENTO TECNICO ATTIVITÀ ESPOSITIVE | Cinzia Rutili ATTIVITÀ DI TUTELA E VALORIZZAZIONE | BB.CC.

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INDICE PREMESSA INTRODUZIONE

TRADUZIONE TESTI OPERE

PAGINA 8 - 9

PAGINA 10 - 19

PAGINA 110 - 111

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BIANCONERO

PAGINA 20 - 25

EROS

PAGINA 26 - 31

ICONOGRAFIE

PAGINA 32 - 43

MONTAGGI E SEQUENZE

PAGINA 44 - 49

PAESAGGI

PAGINA 50 - 59

PALME

PAGINA 60 - 69

PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA

PAGINA 70 - 73

POLAROID

PAGINA 74 - 79

POP COLLAGE

PAGINA 80 - 85

(QUASI) ASTRATTA

PAGINA 86 - 91

VOLTI

PAGINA 92 - 99

EX FILM

PAGINA 100 - 109

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AUTORITRATTO | smalto e collage su carta | circa 1978 | 39 x 31 cm

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PREMESSA GIANLUCA MARZIANI

I MONDI DI MARIO SCHIFANO IN UNA COLLEZIONE DAVVERO PRIVATA non vuole essere in alcuna maniera una mostra antologica o un progetto dal carattere esaustivo sull’artista. Si tratta, al contrario, di un’escursione documentativa nel mondo di una collezionista con una storia speciale da raccontare.

Marina Deserti è stata la moglie di Gabriele Stori, critico d’arte e mercante, amico dell’artista fino al 1980, l’anno in cui Stori morì a seguito di un incidente. Tutte le opere fanno parte della storia privata di Marina e Gabriele, sono spesso dedicate a loro o a uno di loro, diverse volte realizzate sulla base di idee comuni e raccolte da Marina nella propria casa, a testimonianza di un viaggio sentimentale che ha attraversato gli anni ed è rimasto integro nel tempo. La mostra di Spoleto è un omaggio a Mario Schifano, un regalo per il pubblico che ama l’arte pittorica di un gigante del Novecento. Un viaggio dentro una collezione privata, ricca di lavori inediti, opere note e tanti capolavori. Per gli spettatori sarà la possibilità di “sbirciare” tra i pezzi di una raccolta davvero speciale, solo per pochi mesi lontana dalla casa di Marina Deserti, il luogo dove torneranno i frammenti di questo formidabile viaggio italiano.

MARIO SCHIFANO’S WORLDS IN A REALLY PRIVATE COLLECTION is by no means supposed to be an anthological exhibition or a thorough project dedicated to the artist. It is, on the contrary, a documentary journey into the world of a collector who has a special story to tell. Marina Deserti was married to the art critic and dealer Gabriele Stori, who was a friend of the artist until 1980, when Stori was killed in an accident. Each item is a piece of the private life of Marina and Gabriele: in fact, many artworks are dedicated to both or to one of them, and were often realised on the basis of common ideas. Marina collected them in her own house, as a witness to a sentimental journey which went through the years and still remained intact. The exhibition in Spoleto is a homage to Mario Schifano and a present to the visitors who love the pictorial art of one of the giants of the 20th century. A journey through a private collection, featuring numerous unseen items, famous works and many masterpieces. Visitors will get a chance to peek at the items of a really special collection, which have been borrowed from Marina Deserti’s house: and this is where the fragments of this formidable Italian journey will return in a few months.

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UNA COLLEZIONE DAVVERO PRIVATA GIANLUCA MARZIANI E MARINA DESERTI

TERZO CAPITOLO DEL PROGETTO COSMOGONIA, DEDICATO ALLE COLLEZIONI ITALIANE CON UN’ALCHIMIA RARA E UNA STORIA UNICA DA RACCONTARE.

LE SUPERNOVA DEL COLLEZIONISMO ITALIANO, dice il sottotitolo: perché si tratta di un collezionismo dal cuore “sartoriale”, costruito con la coerenza del gusto intimo, come un perimetro identitario che definisce una strategia della bellezza. COSMOGONIA racconta la passione della scoperta, l’amore per l’opera, la tensione della ricerca, l’intuito per la rivelazione. Un viaggio nell’anima del collezionista, dove l’arte disegna il codice sentimentale di una persona. Signore e Signori, benvenuti nella nuova COSMOGONIA di Palazzo Collicola Arti Visive…

bisogno di muri bianchi e sale disadorne, ci servivano fogli bianchi su cui trascrivere le frasi di questo viaggio a ritroso, dentro la memoria di un’esperienza umana, nel viaggio pubblico che diventa raccolta collezionistica. Una collezione intima. Una collezione DAVVERO privata.

Veniamo ai fatti. Vi capita mai di sentir nominare ripetutamente una persona senza che la conosciate? Per anni, quando mi trovavo a Bologna, prima o poi spuntava il nome di Marina Deserti, ora come imprenditrice, ora come Assessore alla Cultura, ora come collezionista d’arte contemporanea, ora per altre plausibili ragioni… Qualcuno crede nelle casualità ma non riguarda il mio caso, per questo la nostra recente conoscenza mi è sembrata la risposta ad un incrocio che si stava alimentando da tempo, nella distanza che gradualmente avvicina, nelle conoscenze comuni che hanno reso possibile un legame di stima umana e collaborazione professionale.

Prego, entrate pure nel cielo cosmogonico delle collezioni che amiamo raccontarvi. Preciso subito che non cammineremo tra le sale del Piano Nobile, dove solitamente allestiamo le opere con mimetismo installativo. Non era possibile distribuire una collezione di quadri nelle zone che si prestano a lavori plastici e volumetrici, dentro perimetri nobiliari in cui di solito non si sfruttano le pareti ma il pavimento, i mobili, lo spazio aereo. Per la COLLEZI- Assieme abbiamo costruito una COSMOGONIA ONE DESERTI - allestita al Piano Mostre - avevamo atipica, dedicata ad un solo artista, MARIO SCHI-

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FANO, grande amico di Gabriele Stori, marito di Marina fino al 1980, anno in cui Gabriele morì per un incidente stradale e lasciò Marina con due piccoli figli, Alice e Luigi. Stori era un critico d’arte e un mercante, uomo intuitivo e lungimirante, vicino ai mondi umani di Schifano, al suo agire bulimico, al ritmo sondabile di un’arte che aveva il battito della vita e il dinamismo dei sensi. La storia di questa collezione è soprattutto la storia di Marina e Gabriele.

un posto nella mia casa, ed altre che per la prima volta vengono appese secondo un filo più critico che estetico o affettivo.

Le opere da cui siamo partiti erano almeno il doppio rispetto al numero che abbiamo raggiunto.

Mi ha subito colpito la qualità dei pezzi e l’eterogenea presenza dei mondi di Schifano, come se sfogliandole rivedessi la lunga carriera dell’artista, le sue ossessioni, le marginalità, i punti nodali, le chiavi militanti, la malinconia… Un inizio niente MD: La collezione è fatta di varie parti, in particolare male, pensai quel primo giorno tra le opere della i regali di Gabriele a me e ai miei figli… molte opere Collezione Deserti. Era però necessario ordinare hanno, infatti, una dedica, una motivazione, sono il materiale, classifi carlo per gruppi che seguisstate date in occasioni speciali o per completare sero un andamento tematico. Al contempo, volevo una stanza, una parete. Poi ci sono le opere di cui che l’ordine fosse cucito sulle misure della colleziero “committente”: credo che Mario non avrebbe one, un nuovo sistema di raggruppamento che mai fatto un paravento se io non ne avessi avuto distinguesse la particolarità del progetto, la sua necessità, né avrebbe lavorato con il Domopak se storia atipica, il valore sentimentale di ogni opera. non lo avessi sfidato a farlo: sono opere uniche. Sono nate così le dodici sezioni che ritmano Quindi ci sono i regali di Mario: volevo delle palme, l’andamento eterogeneo dei lavori prescelti, piatanzi volevo “un tipico Schifano” con dentro “tutto”! taforme che indicano le principali nature dell’artista, Mi fu fatto e in basso si legge: “Marina, ti piace o i suoi punti luminosi, le predilezioni maniacali, i no?” E infine ci sono altre opere, a cui ho trovato migliori caratteri fi gurativi. La cosa importante

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è che molti pezzi potrebbero appartenere a più sezioni, confermando così l’attitudine aperta dell’opera, la sua qualità meticcia, la pienezza in termini ispirativi ed elaborativi. Signore e Signori, benvenuti nei dodici pianeti che disegnano la galassia Schifano.

La sorpresa sarà grande per chiunque abbia dimestichezza con le opere dell’artista. Soprattutto i lavori su carta sottolineano la lungimiranza, la sensibilità e l’intuito che guidavano le veloci esecuzioni di Schifano, la sua sensibilità per il foglio, il suo equilibrio tra colori e segni, la generosità verso il bianco, il controllo dei vuoti. Dal micro al macro, dalle Polaroid alle quattro grandi tele EX FILM, dalla carta alla tela, dagli inserti plastici agli oggetti volumetrici, non esistevano confini per l’artista ma solo enormi campi di sperimentazione.

La realtà era per lui un serbatoio infinito da cui attingere con magnetica curiosità e saggezza istintiva.

Chiedo a Marina quali sensazioni il progetto le stia trasmettendo. Comprendo bene la miscela di ricordi belli ma anche dolorosi, momenti che riaffiorano a vari gradi, una specie di riassunto di vita che si compie attraverso l’arte di un unico artista, grande amico di Gabriele Stori. Le chiedo come e perché abbia deciso di esporre una collezione che significa anche “esporsi” in un modo davvero privato: Mi capita di prestare una o due opere a mostra, e ogni volta è un’emozione strana, un po’ come andare al saggio di danza o al torneo di calcetto dei propri figli... mi piacciono tutti i quadri di Schifano che possiedo, anche quelli che non ho appeso alle pareti di casa, e da tempo mi chiedevo se il giudizio estetico fosse viziato da un

moto affettivo: sono sicura che vederne una gran parte “altrove” mi permetterà di confrontarmi con il giudizio altrui e di essere obiettiva... ma so già che quando torneranno a casa sarà come il ritorno dei figli dal college estivo!

Raccontare questa collezione è un privilegio che rende immersivo ed emozionante il lavoro del curatore, un viaggio prezioso in cui ho ripercorso, attraverso la collezione di Marina Deserti, le varie fasi di un maestro dell’arte italiana. Difficile trovare collezioni così filologiche attorno ad un singolo autore. Se poi quelle opere sono sorprendenti, talvolta inedite, firmate da uno dei più dotati e prolifici artisti contemporanei, l’emozione progettuale diventa esperienza germinativa. Ancor più emozionante il fatto di legare la collezione ad una lunga storia privata, come se i quadri fossero il contrappunto visivo al racconto umano di una donna con la sua vita.

Quando le parlo di quei giorni -Anni Sessanta e Settanta- come momento di libertà e passioni sfrenate, Marina mi guarda con sospeso stupore e dice: Io li ricordo diversamente: lavoravo, ho avuto due figli ed ero molto disciplinata... ricordo invece che intorno a noi tutto appariva molto bello, armonioso, le città pulite, sentivi la gioia di girare per gallerie, musei e teatri, alla Biennale si andava tre o quattro volte e tutto appariva molto più facile, anche se il mondo cominciava a cambiare. La mia passione era seguire Gabriele in questa vita e mi sentivo abbastanza libera per poterlo fare: si decideva di partire e si partiva!

Gabriele passava molto tempo a Roma: nel 1977, dopo un brutto periodo per Mario, gli venne l’idea

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di farlo lavorare sui temi gloriosi e molto richiesti del passato. Mario aveva bisogno di soldi, la sua era una vita costosa. Di rifare i quadri -alla De Chirico, per capirci- non se ne parlava neanche. Nacquero così gli acetati 70x100: riproduzioni in bianconero dei temi più cari che Mario “lavorava” con nuova passione e lucida inventiva.

giorno dopo: si stava in una sorta di sindrome di Stendhal... spesso Gabriele rimaneva sorpreso dalle mie scelte e dalle mie critiche, pochissimo mediate da scienza e conoscenza mentre in lui, oltre a un occhio straordinario, c’era una preparazione profonda e vastissima sull’Arte, dal Vasari a Federico Zeri.

Gabriele lo spronava, non tornava mai a casa e io mi arrabbiavo; un giorno mi chiamò Mario, disse che gli dispiaceva essere causa della lontananza di Gabriele. Diventammo amici e andai a trovarlo spesso; prima di allora aveva fatto cose speciali per me ma senza mai parlarci, sempre attraverso Gabriele che gli trasmetteva i miei desideri e gli riferiva i miei pareri.

Assisi, il Belvedere o Art Basel diventavano le nostre mete, e quando gli altri andavano a Saint Tropez o Cortina noi passavamo cinque giorni da Sotheby’s e Christie’s. Le aste erano il top, lo sono tuttora, certo, ma mi sembrano cambiate come molte cose nel mondo culturale. Comunque: I don’t drink, I don’t smoke, but I bid!

Mario Schifano ha conosciuto moltissima gente, non si esagera dicendo che quasi nessun artista ha avuto tanta empatia con il proprio pubblico. E come chiunque incroci troppa gente nell’arco di un periodo, alla fine si fidava ciecamente di pochi intimi, persone che divenivano speciali e alimentavano la famelica generosità dell’artista, la sua bulimia creativa, il suo strano modo di ascoltare e assorbire l’esterno. Quando Marina mi narra alcuni episodi vissuti assieme a Gabriele, capisco meglio perché Stori e Schifano erano così vicini: affiora dal racconto una sorta di febbre vitale, un ritmo forsennato che rendeva le giornate di Gabriele una palestra di adrenalina e pathos. Affinità elettive tra due uomini che dello “straordinario” avevano fatto un diapason esistenziale.

La sintonia tra passato e presente: questo il senso di una Cosmogonia che riavvolge la memoria attraverso le immagini, le dediche sui quadri, certi dettagli, le frasi e gli appunti trascritti. Portare le opere in uno spazio museale ha un significato avvolgente per Marina, è un affare privato da cui riaffiorano lontane voci che si mescolano ad echi meno attutiti: I primi ricordi che ho della mia vita mi vedono a letto con la tonsillite mentre leggevo quei grandi libri d’arte di Skira con le foto incollate una per una: mi piacevano Chagall e Bosch, che era l’equivalente del fumetto Tiramolla... Bosch mi piace ancora, Chagall no. Mio padre comprava Sironi, Soffici, Severini, a vent’anni mi regalò tre quadri di Buzzati, e un disegno me lo regalò Buzzati stesso.

Ieri. Oggi. Domani…

Visitare un museo con Gabriele era un’esperienza Nel 1975, una settimana prima di conoscere Gastraordinaria ed emozionante, faticosa e sfibrante. briele, avevo comperato un Jim Dine. Non ho più Si vedevano quattro o cinque sale, si tornava il smesso. Sono passati trentotto anni da quel fatid-

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ico acquisto premonitore, un lungo periodo tra famiglia e crescita professionale, oggi coronato da una consapevolezza che mi piace ascoltare e metabolizzare. Il valore di una collezione, non dimentichiamolo, cresce quando esistono radici forti e intensità emotiva, quando l’amore scorre dietro le scelte, quando la vita di un’opera somiglia al sapore misto del quotidiano, quando il collezionista segue il proprio gusto e non si lascia trascinare dai fuochi fatui delle mode.

Direi che le parole ci conducono morbidamente nello spazio dell’opera. E’ il momento di entrare nel vivo delle immagini, dentro lo “schermo eterno” di Mario Schifano.

Ciao Marina… e grazie per averci concesso di sbirciare in questo tuo pezzo di vita. Non era facile rivelarsi senza svelare, raccontare senza resocontare, dire senza affermare. Serviva un sottile equilibrio tra la storia privata degli eventi e il valore condivisibile dell’esperienza. Al dunque sembra che ci Rispetto molto chi lavora, chi vende, chi compera, siamo riusciti: come due ali di farfalla, la mostra e chi si muove più o meno agilmente nel mondo il libro distendono una mano (ala) verso il passato dell’arte. Però ho fatto mio quanto diceva Gabriele: e una verso il futuro, abbracciando le opere con “Compra solo ciò che ti piace veramente: fra al- grazia e amore. cuni anni di dieci autori uno solo varrà di più, quindi meglio scegliere qualcosa da godere ogni giorno.

Ci sono autori validi, importanti, che non vorrei mai avere; di altri sono belle le opere-icona, il resto non A REALLY PRIVATE COLLECTION m’interessa; certe opere indicano uno status, di Gianluca Marziani e Marina Deserti conseguenza vanno appese nel proprio bagno – la più bella raccolta di Morandi sta nel guardaroba Third chapter of the COSMOGONY project, deddel suo proprietario… icated to the Italian collections which can boast Trovo spesso autori giovani, mi piace la fotografia, a rare alchemy and have a unique story to tell. e in una chiesa vorrei trovare Bill Viola al posto di The subtitle reads: THE SUPERNOVAS OF ITALIAN Caravaggio… Nell’arte contemporanea esiste COLLECTIONS: in fact, we are talking about colmolto teatrino sociale, molto gioco delle parti, però lections tailored with the heart, built with the va bene così: basta saperlo. consistency of intimate taste, as if the perimeter of one’s own identity defined a strategy of beauSono passati tanti tanti anni da quando ho ricevuto ty. COSMOGONY talks about the passion for in regalo da Gabriele la prima opera di Mario -la discovery, the love for artworks, the feverish exfoto di Nancy negli Stati Uniti- ed era giugno del 1975. citement of research, the instinct for business. A Dopo quasi quarant’anni si può guardare indietro journey into the soul of the collector, where art senza paura, e senza paura si guarda avanti. defines the sentimental code of an individual.

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Ladies and Gentlemen, welcome to the new COSMOGONY of Collicola Palace Visual Arts…

ally allowed this bond of human esteem and professional collaboration to materialise.

Please enter the cosmogonic sky of the collections we love to tell you about. I want to specify from the very beginning that we will not walk throughout the rooms of the Piano Nobile1, where we usually arrange artworks with the mimicry typical of installations. It was not possible to spread a painting collection over areas which are more suitable for plastic and volumetric works, within aristocratic perimeters where we usually do not use the walls, but the floor, the furniture, the aerial space. For the DESERTI COLLECTION – arranged on the Exhibition Floor – we needed white walls where we could transcribe the sentences of this journey backwards, throughout the memory of a human experience: a public journey turning into a collection. An intimate collection. A REALLY private collection.

Together, we have built an atypical COSMOGONY, dedicated to only one artist, MARIO SCHIFANO, who was one of the best friends of Gabriele Stori, Marina’s husband until 1980, when he died in an accident, leaving Marina and their two small children, Alice and Luigi. Stori was an art critic and a dealer, as well as an intuitive and far-sighted man, close to Schifano’s human worlds, to his bulimic attitude, to the measurable rhythm of his art, which was blessed with the beat of life and the dynamism of the senses. The history of this collection is, above all, the history of Marina and Gabriele.

MD: the collection comprises many parts, in particular Gabriele’s presents to me and my children… many works, in fact, feature a dedication or a motivation; they marked a special occasion or were Let us come to facts. Has it ever happened to you meant to decorate a room or a wall. Then, there are that you have been hearing of a person over and those works that I “commissioned” myself: I do not over again, without having actually met that person believe Mario would ever have realised a screen if before? For many years, every time I was in Bologna, I had not needed it. Nor would he have worked with sooner or later the name of Marina Deserti would the Domopak, had I not defied him to do so: those come up: now Marina as an entrepreneur, now works are unique. And then, there are Mario’s preMarina as the Municipal Counsellor for Culture, now sents: I wanted some palm trees – I wanted, indeed, Marina as an art collector, now Marina in many a typical Schifano with “everything” inside! He did other plausible roles…Some people do believe in make one for me, and at the bottom you can read: coincidences – not me, though. Therefore, when I “Marina, do you like it or not?”. And finally, there are recently got to meet her for the first time, I thought other works, for which I found a place in my own about the fulfilment of something which had been house, and others, that for the first time are being in the wind for a while: the distance gradually brought hung according to critical, rather than aesthetic us closer, and our common acquaintances eventu- or affective criteria.

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The works we had initially taken into consideration were at least twice as many as those we have eventually selected. I was immediately impressed by the quality of the items and by the heterogeneous presence of Schifano’s worlds. While I was rummaging through the works, the artist’s long career seemed to unfold before my eyes: the obsessions, the marginality, the cornerstones, the militant keys, the melancholy…

“Good start” I thought that day, immersed in the works of the Deserti Collection. Yet, we needed to arrange the material in some order, to sort it into groups according to the theme it dealt with. At the same time, I wanted the order to be tailored to the sizes of the collection: a new classification method, which took into account the peculiarity of the project, its atypical story, the sentimental value of each single work. This is how the twelve sections saw the light: they define the rhythmic beat of this heterogeneous selection of works, a platform spotlighting the artist’s main natures, his bright points, his obsessive preferences, his best figurative characters. Remarkably, many works could belong to more than one section, thus testifying to the artist’s open attitude, to his hybrid nature, to the fullness of his inspiration and his elaboration. Ladies and gentlemen, welcome to the twelve planets outlining the Schifano Galaxy.

Schifano’s quickly executed works, as well as his empathy with the paper, his balance between colour and sign, his being generous with white spaces, his control of the emptiness. From micro to macro, from Polaroid cameras to the four big EX FILM canvases, from paper to canvas, from plastic inserts to volumetric objects: for him there were no borders, but only huge fields of experimentation.

He conceived reality as a huge tank, from which he could draw whatever he wanted, with his magnetic curiosity and instinctive wisdom.

I ask Marina which feelings the project is conveying to her. I can understand very well the mixture of nice and painful memories which resurface to different degrees, a sort of life summary which unfolds through the production of one artist, a great friend of Gabriele Stori. I ask her why and how she has decided to exhibit a collection, which also represents really personal “exposure”: Now and then, I lend one or two works for each exhibition, and every time I experience a strange emotion, as though I was going to the dance recital or to the five-a-side football competition of my children…I like all the works by Schifano that I own, also those which I have not hung on the walls of my house, and for a long time I have been wondering whether my aesthetic judgement was influenced or not by personal affection: if I have the chance to see Those who are familiar with the artist’s production many of these works exhibited in a different locawill be much surprised. Especially the works on tion, I will inevitably have to deal with the opinions paper highlight the far-sightedness, the sensitivity, of other people, and this will allow me to be objecthe intuition which were the driving force behind tive...but I already know that when they will come

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back home it will be as if my kids were coming back from the summer school!

Talking about this collection is already a privilege which makes the curator’s work immersive and exciting: this precious journey allowed me to revisit, through Marina Deserti’s collection, the various stages of the career of one of the masters of Italian art. Such philological collections dedicated to one single artist are not easily found. If you add to this that the works in question are surprising, sometimes unseen, and authored by one of the most gifted and prolific among contemporary artists, then the emotion intrinsic to the project turns into a germinating experience. Connecting the collection with a long private story is even more exciting, as if paintings were the visual counterpart of the human story of a woman’s life.

When I refer to those days, back in the Sixties and the Seventies, as a moment of freedom and wild passions, Marina looks at me with an air of hesitant astonishment and says: “Actually I have a different memory of those years: I worked, I had two children and I was very disciplined...what I do remember is that everything around us used to look so beautiful and harmonious; the cities were clean; hanging out in galleries, museums, theatres was an enjoyable experience. We used to go to the Biennale three or four times and everything seemed to be much easier, even though the world was starting to change. My passion was following Gabriele in this kind of life, and I felt free enough to be able to do it: we would decide to go, and then we would go!

Gabriele used to spend a lot of time in Rome: in 1977, after Mario had gone through a bad period, Gabriele thought that he would ask him to work on glorious and very popular themes connected with the past. Mario needed money – the kind of life he used to lead was expensive. Reproducing paintings – as De Chirico did, to put it quite simply – was out of the question for him. This is how the 70x100 acetates saw the light: they are black-and-white reproductions of the themes which were closest to Mario’s heart, and which he reworked with new passion and lucid inventiveness.

Gabriele encouraged him all the time, and was never at home, which made me angry. One day, Mario called: he told me he was sorry that it was his fault that Gabriele was away from home.

We became friends and I often went to visit him; before then, he had done special things for me, but we had never talked directly to each other.

Gabriele had always acted as a mediator, reporting my wishes and my opinions to him.

Mario Schifano has met lots of people – it is not an overstatement to say that hardly any other artist had such an empathy with his own audience as he had. And like all those who bump into too many people within the same period, in the end he blindly trusted a small circle of close acquaintances, people who became special and nourished his ravenous generosity, his creative bulimia, his strange way of listening and absorbing the outside world. When Marina tells me about some vicissitudes she experienced with Gabriele, I better understand

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why Stori and Schifano were so close to each other: from her words, I can perceive a sort of vital fever which turned Gabriele’s days into a gym made of adrenaline and pathos. Elective affinities between two men who had turned “extraordinariness” into the diapason of their own lives.

The experience of visiting a museum with Gabriele was extraordinary and emotional, tiring and exhausting. We would see four or five rooms, and then come back the day after: we were affected bit a sort of Stendhal syndrome...Gabriele was often surprised by my choices and my criticisms, which were only to a very small extent mediated by science and knowledge. Gabriele, instead, was gifted with an extraordinary eye, as well as having a deep and very wide knowledge of art, ranging from Vasari to Federico Zeri. Assisi, the Belvedere or Art Basel would be our destinations, and while the others went to Saint-Tropez or Cortina, we would spend five days at Sotheby’s and Christie’s. Auctions used to be tops; they still are, of course, but it seems to me that they have changed, as many other things in the world of culture did. However: I don’t drink, I don’t smoke, but I bid!

bles the mixed flavour of everyday life, when the collectors follow their own taste, rather than getting carried away by fleeting fashions.

I have much respect for those who work, sell, purchase and engage, more or less cleverly, in the art field. Yet, I internalised what Gabriele used to say: “Buy only what you like. In 10 years, only one out of 10 authors will rise in value, so it is better to choose something you can enjoy every day. There are valuable, important authors, whose works I would never like to own; by others, I like the iconic works, but I am not interested in the rest of their production; some other works represent a status, and therefore must be hung on the walls of one’s bathroom – the most beautiful collection of Morandi’s works is in its owner’s dressingroom… I often find young authors, I like photography, and in a church I would like to find Bill Viola instead of Caravaggio… Social conventions and role play are intrinsic to contemporary art, which is fine – the important thing is to be aware of it.

So many years have passed since Gabriele gave me Mario’s first work as a present – a picture of Nancy that he had taken in the US – it was June Harmony between the past and the present: this is 1975. After so many years we can look ahead fearthe sense of a Cosmogony which rewinds memory lessly, and so we do. through images and dedications on paintings, through certain details, sentences and transcribed I would say words softly lead us into the space of notes. Bringing the artworks to the rooms of a mu- artworks. It is time to go to the heart of images, to seum has a wrapping effect on Marina: it is a private enter Mario Schifano’s “eternal scheme”… affair, where far-away voices resurface and blend Bye Marina…and thanks for allowing us to peek at with other memories, which are not as blurry: My this piece of your own life. It was not easy to unveil earliest memory is sitting in my bed, ill with tonsillitis yourself without veiling, saying without stating. A and reading those large Skira art books, with the subtle balance between the private story of the pictures glued one by one: I used to like Chagall events and the shareable value of experience was and Bosch, who was the equivalent of a cartoon necessary. It seems that we eventually succeeded: character called Tiramolla…I still like Bosch, while I like two butterfly wings, the exhibition and the book no longer like Chagall. My father used to buy works stretch an arm (wing) towards the past and the

by Sironi, Soffici, Severini; when I turned twenty, he other towards the future, embracing the artworks bought me three paintings by Buzzati, and Buzzati with grace and love. himself gave me one of his drawings as a present.

Yesterday. Today. Tomorrow…

In 1975, a week before meeting Gabriele for the first time, I had bought a painting by Jim Dine. I have never stopped.

Thirty-eight years have passed since that fateful, premonitory purchase: during this long period, the commitment to the family coexisted with the professional growth, that is now crowned by an awareness which one likes to listen to and metabolise. It should be borne in mind that the value of a collection increases when its growth is supported by strong roots and emotional intensity, when choices are dictated by love, when the life of an artwork resem-

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RITRATTO DI ALICE IN 3 SCATTI smalto su tela emulsionata, perspex | 1978 | 36 x 60,5 cm | 36 x 60,5 cm | 31 x 60,5 cm

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BIANCONERO

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BICICLETTA PER GABRIELE 1 DI 2 | pennarelli su carta, stampa a mano | 40 x 30 cm BICICLETTA PER GABRIELE 2 DI 2 | pennarelli su carta, stampa a mano | 40 x 30 cm

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SENZA TITOLO | pennarelli su carta, stampa a mano | 30 x 40 cm

BIANCONERO

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SENZA TITOLO | pennarelli su carta, stampa a mano | 40 x 30 cm

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COCA COLA | stampa a mano su carta | 40 x 30 cm

BIANCONERO

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EROS

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SENZA TITOLO | smalto e collage | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | smalto e collage | 100 x 70 cm

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SENZA TITOLO | smalto e collage | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | smalto e collage | 100 x 70 cm

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MIA CUGINA | smalto e collage su cartoncino | 56 x 43 cm CANTINA BEAT | smalto e collage su cartoncino | 56 x 43 cm

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Mandavo a Mario dei cesti di gourmandises: questa è una specie di “lista della spesa” con l’elenco dei prodotti che gli erano piaciuti.

SENZA TITOLO | pennarelli su carta, stampa a mano | ante 1980 | 40 x 30 cm SENZA TITOLO | pennarelli e grafite su carta | 60 x 50 cm

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ICONOGRAFIE

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CUORI | Serigrafia prova di colore | 1977 | 100 x 70 cm CUORI | Serigrafia prova di colore | 1977 | 100 x 70 cm

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CUORI | Serigrafia prova di colore | 1977 | 100 x 70 cm CUORI | Serigrafia prova di colore | 1977 | 100 x 70 cm

ICONOGRAFIE

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FUTURISMO RIVISITATO | smalto spray su tela | 95 x 100 cm

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PARTICOLARE -FUTURISMO RIVISITATO A COLORI | smalto spray su tela | 100 x 100 cm

ICONOGRAFIE

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SENZA TITOLO | smalto spray su tela | 85 x 85 cm SENZA TITOLO | smalto spray su tela | 95 x 100 cm SENZA TITOLO | smalto spray su tela | 105 x 95 cm SENZA TITOLO | smalto spray su tela | 100 x 105 cm

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SENZA TITOLO | serigrafia, prove d’autore | 50 x 70 cm SENZA TITOLO | serigrafia, prove d’autore | 50 x 70 cm SENZA TITOLO | serigrafia, prove d’autore | 50 x 70 cm

ICONOGRAFIE

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SENZA TITOLO | smalto su tela | 1978 | 140 x 90 cm

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COCA COLA | matita, pennarello, collage su cartoncino | 1973 | 100 x 70 cm

ICONOGRAFIE

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OSPEDALE | tecnica mista su tela, perspex | 230 x 342 cm

ICONOGRAFIE

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MONTAGGI E SEQUENZE

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POLAROID PER NANCY | collage polaroid su cartoncino | 1978 | 70 x 50 cm

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“Captatio benevolentiae” potrebbe essere il titolo di questo collage a cui probabilmente Gabriele aggiunse la polaroid di Alice: “così Marina è contenta” avrà detto a Mario!

COLLAGE (CON ALICE) | collage polaroid | 1979 | 100 x 70 cm

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INTITOLATO NANCY R. | stampa fotografica | 70 x 50 cm SENZA TITOLO | serigrafia | 60 x 66 cm

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VOGUE | Opera grafica e collage in 100 esemplari | 1978/79 | 60 x 50 cm SENZA TITOLO | collage polaroid | 50 x 70 cm

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PAESAGGI

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SISTEMA DIECI | collage e smalto su carta | 1976 | 100 x 70 cm STRADA | smalto su carta | 1978 | 100 x 70 cm

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PAESAGGIO ANEMICO | smalto su carta | 1978 | 100 x 70 cm SEGNALETICO | smalto su carta | anno 1978 | 100 x 70 cm

PAESAGGI

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EN PLEIN AIR | smalto su acetato | 1978 | 70 x 100 cm SENZA TITOLO | serigrafia | 1980 | 70 x 100 cm

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“Era un pezzo che, sparsi per la casa, per terra, c’erano questi acetati (l’acetato è una pellicola di plastica trasparente che viene usata nel processo di stampa; per intenderci, una celluloide con fotografata una parte di un’immagine voluta). Ci camminava sopra e ogni volta li guardava, li muoveva, li sceglieva e pensava a quello che ci avrebbe fatto. Poi una mattina lo andai a trovare, ed erano stati incollati su grandi fogli bianchi. Poi vi aggiunse gli smalti e le vernici trasparenti ma plastica e stampa sempre protagonista. Tre mesi e sono nate 58 opere di carta, plastica e smalti; vecchie immagini raccontate in modo inusuale, moderno. Immagini che per la loro bellezza possono creare in chi non sa vedere ambiguità: non sono esercizi estetici, non sono un citare se stessi, non è pop art, è un discorso nuovo, una nuova invenzione.”

GABRIELE STORI, VOGUE, APRILE 1979

COMPAGNI COMPAGNI | smalto su acetato | 1978 | 100 x 70 cm

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SENZA TITOLO | smalto su carta | 100 x 70 cm

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“Marina questo è un grande giorno: Mario è libero. L’ho salutato e gli ho parlato di mille sogni e di certe idee.. gli ho parlato di te.” (dedica di gabriele sul retro)

SENZA TITOLO | tecnica mista, perspex | 1978 | 50 x 70 cm

PAESAGGI

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ORIZZONTALE | smalto su tela | 35 x 103 cm

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PAESAGGIO ANEMICO | smalto su tela | 41 + 41 x 200 cm

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PALME

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VEUVE CLICQUOT | tecnica mista su tela | 1977 | 240 x 100 cm

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RITROVARSI | tecnica mista su tela | 1977 | 200 x 200 cm

PALME

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Lavoravo per CasaVogue, pagine di gastronomia. Avevamo uno standard molto alto, le foto erano di Ballo, Broadbent, Ruspoli, ma quando dovetti illustrare Cuki, Domopak, prodotti allora nuovi, chiamai Mario. E’ una delle sue opere piÚ belle, formato inconsueto, unica!

PALME | smalto, collage, Cuki e foil su tela | 1978 | 59 x 29,5 cm

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MARINA TI PIACE O NO? | tecnica mista su carta | 1977/78 | 78 x 103 cm ALBERO | spray su tela perspex | 70 x 100 cm

PALME

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SENZA TITOLO | smalto su tela | 105 x 98 SENZA TITOLO | tecnica mista su tela | 100 x 100 cm

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OASI CON DUE PALME | spray su tela | 203 x 298 cm

PALME

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Abitavamo in una casa in cui tutte le stanze si aprivano su un grande ingresso: non c’era molta privacy, così mi misi a cercare un paravento.Dopo poche settimane G. tornò da Roma con questo sul tetto della Golf.

PARAVENTO FRONTE | smalto e acrilico su legno | 1978 | 220 x 72 x 3 cm

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PARAVENTO RETRO | smalto e acrilico su legno | 1978 | 220 x 72 x 3 cm

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PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA

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Volevo un De Chirico.......

PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA | smalto su tela emulsionata, perspex | 1971 | 111,5 x 81,5 cm

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PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA | pennarello su tela emulsionata, perspex PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA | pennarello su tela emulsionata, perspex PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA | pennarello su tela emulsionata, perspex PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA | pennarello su tela emulsionata, perspex

| 1971 | 20 x 31 cm | 1971 | 20 x 31 cm | 1971 | 20 x 31 cm | 1971 | 20 x 31 cm

PARTICOLARI DELLA PITTURA ITALIANA

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POLAROID

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SERIE POLAROID

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SERIE POLAROID

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SERIE POLAROID

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SERIE POLAROID

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POP COLLAGE

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SENZA TITOLO | collage e matita su carta | 1977 | 55 x 41 cm

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A MARINA CON SAPORI E SCATOLETTA | collage | 1977 | 100 x 70 cm

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SENZA TITOLO | collage e smalto | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | collage e smalto | 100 x 70 cm

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SENZA TITOLO | collage e smalto | 100 x 70 cm

POP COLLAGE

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(QUASI) ASTRATTA

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BOTTICELLI | smalto su cartoncino | 1978 | 70 x 100 cm INDICAZIONI | smalto su cartoncino serigrafato | 70 x 100 cm

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SOLARE | smalto su acetato | 1978 | 70 x 100 cm MILANO | smalto su cartoncino | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | smalto su cartoncino | 1978 | 100 x 70 cm

(QUASI) ASTRATTA

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Negli Anni Ottanta Mario fece a Firenze una performance di cui ricordo poco, anche perchè non la vidi; però la sera prima andai a trovarlo e mi regalò due t-shirt molto stampate che tornarono utili quando Alice volle travestirsi da punk a Carnevale.

NOTTETEMPO CON M. | smalto su tela | 1986 | 50 x 50 cm

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PIAZZA NAVONA | 1960 | smalto su carta intelata | 80 x 80 cm

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VOLTI

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SENZA TITOLO | collage smalto su tela | 1978 | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | collage smalto su tela | 1978 | 100 x 70 cm

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SENZA TITOLO | collage smalto su tela | 1978 | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | collage smalto su tela | 1978 | 100 x 70 cm

VOLTI

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SENZA TITOLO | collage smalto su tela | 1978 | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | collage smalto su tela | 1978 | 100 x 70 cm

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SENZA TITOLO | smalto su serigrafia | 100 x 70 cm SENZA TITOLO | smalto su serigrafia | 70 x 100 cm

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Questo e’ il ritratto di M.me Clicquot, molto migliorativo rispetto all’arcigna versione ottocentesca: sembra la cugina di Queen Victoria.

MADAME CLICQUOT | tecnica mista su tela emulsionata | 1977 | 100 x 80 cm

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VEUVE CLICQUOT | serigrafia | 1977 | 100 x 70 cm

VOLTI

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EX FILM

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“Finale muto da ex-film”; quattro immagini che escono da schermi neri, con la calma e la forza delle cose classiche.........una risposta a tutti coloro che vogliono Mario Schifano finito e cristallizzato” GABRIELE STORI, VOGUE, APRILE 1979

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EX FILM | smalto e base serigrafica su plastica intelata | 1975 | 250 x 480 cm

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EX FILM | smalto e base serigrafica su plastica intelata | 1975 | 250 x 480 cm

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EX FILM | smalto e base serigrafica su plastica intelata | 1975 | 250 x 480 cm

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EX FILM | smalto e base serigrafica su plastica intelata | 1975 | 250 x 480 cm

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TRADUZIONE TESTI OPERE

p. 31 | I would send to Mario baskets of delicacies: this is a sort of shopping list, with all the products he had appreciated. p. 47 | “Captatio benevolentiae”1 could be the title of this collage, to which Gabriele probably added Alice’s Polaroid. “So Marina will be happy!”, he must have said to Mario. p. 55 | “These acetates had been scattered around the house for a while (an acetate is a transparent plastic sheet which is used during the printing process: to put it simply, it is a celluloid displaying the picture of a given image). He used to walk over them, and each time he looked at them, picked up a few of them, and started thinking about what he would do with them. One morning, I went to visit him, and found out they had been glued onto large white sheets. Then he added transparent varnishes and paints, but the plastic and the print still played the main role. Within 3 months, 58 works made of paper, plastic and varnishes saw the light; old images speaking an usual language. By virtue of their own beauty, these images might bewilder those who cannot look at them with the right approach: they are not aesthetic exercises, they are not self-citing, they are not pop art: they are a

brand-new attitude, a brand-new invention.”

Gabriele Stori, Vogue, April 1979. p. 57 | “Marina, this is a great day: Mario is free. I have greeted him and I have told him about a thousand dreams and certain ideas...I have told him about you.”

(Gabriele’s dedication on the back) p.64 | I worked for CasaVogue – for the food and drink section. We had very high standards: the pictures were by Ballo, Broadbent, Ruspoli. When it came to illustrating new products like Cuki and Domopak, though, I called Mario. It is one of his most beautiful works, made unique by its unusual format! p. 68 – 69 | We used to live in a house where all the rooms looked out on a big hall. There was not much privacy, so I started looking for a divider.

After a few weeks, G. came back from Rome with this thing on the roof of his Golf. p. 72 | I wanted a De Chirico....... p. 90 | In the Eighties, Mario held a performance in Florence. I do not remember much about it, also because I did not see it. The night before, though,

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I had gone to visit him, and he had given me two t-shirts as a present. They had lots of prints on them, and were to prove useful when Alice wanted to dress up as a punk girl for Carnival. p. 98 | This is M.me Clicquot’s painting, which is a considerable amelioration of the grim 19th century version. She looks like the cousin of Queen Victoria. p. 102 | “Finale muto da ex-film”; four images which came out from black screens, with the calm and the strength intrinsic to classic things.........an answer to all those who claim that Mario Schifano is finished and fossilised”.

Gabriele Stori, Vogue, April1979.

1) A Latin location which can be translated as “an attempt to ingratiate yourself with somebody” (usually somebody who can help you to achieve your goals).

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