Istituto Comprensivo Novaro, Largo ghiglia 19, 18100 Imperia telefono: 0183293758 mail: imic81200b@istruzione.it Insegnante referente: Gabriella Badano
EDUCAZIONE ALIMENTARE Classi interessate: primaria, corso B Si tratta di una serie di progetti che hanno come filo conduttore un ragionamento sul cibo, sull’educazione alimentare e sulle ricerche storiche sui prodotti agricoli. Collaborazioni: Coldiretti, operatori agricoli, CEA, fattoria didattica.
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “M. NOVARO” Largo Ghiglia, 19 - 18100 IMPERIA (IM) - Tel/fax 0183-293758 Codice fiscale 91041570085 SINTESI PIANO OFFERTA FORMATIVA A.S. 2013/2014 SEZIONE 1 – Descrittiva 1.1 Denominazione progetto Indicare Codice e denominazione del progetto MACROAREA: Educazione alimentare TITOLO: “ TERRA MADRE - MADRE TERRA” Nutrire il Pianeta Energie per la vita percorsi di sviluppo sostenibile 1.2 Responsabile progetto Indicare il responsabile del progetto ins . Gabriella Badano Equipe Progetto: team di classe 1.3 Obiettivi Descrivere gli obiettivi misurabili che si intendono perseguire, i destinatari a cui si rivolge, le finalità e le metodologie utilizzate. Illustrare eventuali rapporti con altre istituzioni COMPETENZE Promuovere attenzione e curiosità verso il cibo Promuovere il piacere del gusto Riconoscere e analizzare il proprio stato psico-affettivo in relazione al cibo Valorizzare l’utilizzo della frutta di stagione nella dieta quotidiana Conoscere il rapporto tra i prodotti alimentari ( frutta e verdura) e il territorio e i percorsi di trasformazione dei prodotti Saper valorizzare la ricchezza e il confronto delle diversità delle tradizioni alimentari locali e globali. preservare la biodiversità Rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione. Conoscere la geografia della fame PRODOTTI DA REALIZZARE Libro annuale di classe su supporto informatico e 1 copia cartacea per la scuola. TIPI DI ATTIVITA’ I sensi come strumenti per conoscere la realtà. I quattro sapori fondamentali. Impasti e miscugli Sensazioni, ricordi. odori e sapori nella memoria La soggettività dei gusti. Proiezioni di film e animazioni a tema ( all’interno del progetto trasversale) –Raccolta di informazioni, aneddoti proverbi sulle abitudini alimentari familiari per intuire il rapporto cibo/territorio e gli aspetti antropologici del cibo. Usare linguaggi in funzione comunicativa, espressiva e simbolica Attiva di ricerca sul territorio per conoscere i percorsi di trasformazione dei prodotti DESTINATARI ( Classi 3° B 25 alunni) METODOLOGIA Approccio metodologico di tipo operativo ed interattivo; strumenti e modalità comunicative coerenti con i codici espressivi ed i processi di apprendimento degli alunni: In sinergia con l’apprendimento della letto/scrittura laboratorio del gusto , brainstorming, attività concrete e manipolative Visite guidate, interviste, tutoring di esperti, rappresentazioni grafico-pittoriche, produzioni grafiche, Drammatizzazione Visione di film tematici e brainstorming. Interviste Laboratori anche esterni alla scuola con intervento di operatori i. STRUMENTI UTILIZZATI Assaggi in classe Laboratori in classe e con operatori esterni Laboratori sul territorio Visite ad aziende locali per i processi di trasformazione dei prodotti MODALITA’ DI VALUTAZIONE La valutazione delle singole attività svolte avviene attraverso specifiche griglie di valutazione e attraverso periodiche prove di verifica articolate secondo le modalità concordate nel Circolo(agire, verbalizzare, rappresentare) Specifiche valutazioni sull’ efficacia della ricaduta dell’efficacia formativa sugli alunni avviene 1
anche tramite griglie di osservazione dei comportamenti alimentari nei contesti scolastici e nel confronto con la famiglia, contestualmente all’attività svolta. La valutazione finale dell’efficacia globale del progetto avviene contestualmente alla valutazione periodica del team dei docenti. MODALITA’ DI DOCUMENTAZIONE, RENDICONTAZIONE E PUBBLICIZZAZIONE La documentazione globale dell’attività svolta , periodica e finale, è allegata ai documenti di classe e consegnata . Specifiche attività di documentazione, rendicontazione, pubblicizzazione per alcune delle singole attività è interna ai singoli progetti esterni cui si aderisce. ( allegata anche alla documentazione generale) L’attività in collaborazione col territorio è pubblicizzata anche attraverso gli ordinari mezzi di informazione ( carta stampata e televisione) per i quali si possiede specifica autorizzazione per i minori.
1.4 Durata Descrivere l’arco temporale nel quale il progetto si attua, illustrare le fasi operative individuando le attività da svolgere in un anno finanziario separatamente da quelle da svolgere in un altro. L’intero anno scolastico Durata quinquennale 1° / 5° 1.5 Risorse umane Indicare i profili di riferimento dei docenti, dei non docenti e dei collaboratori esterni che si prevede di utilizzare. Indicare i nominativi delle persone che ricopriranno ruoli rilevanti. Separare le utilizzazioni per anno finanziario. Cooperazione tra scuola ed extrascuola, attivando collaborazioni ed incontri con le opportunità formative che offre il territorio sia per quanto attiene il sistema agricolo che la produzione di prodotti tipici * Coldiretti e CIA in occasione di Olioliva * Tecnici ed esperti CIA e Coldiretti, *Agricoltori e Produttori , *Personale e tecnici presidi Slow Food, CEA *” Fattoria Didattica “ Aziende di trasformazione del territorio • Cooperative agricole ed operatori agricoli di prodotti di nicchia , DOP, IGP
1.6 Beni e servizi Indicare le risorse logistiche ed organizzative che si prevede di utilizzare per la realizzazione. Separare gli acquisti da effettuare per anno finanziario. Le attività svolte dall’insegnante responsabile del progetto sia di progettazione che di ore aggiuntive sono prestate a titolo gratuito . Risorse logistiche ( spese trasporto ed ingresso fattoria ed altro ) sono a carico delle famiglie Percorsi di valorizzazione dell’extrascuola consentono di usufruire di risorse aggiuntive gratuite offerte dai diversi soggetti con cui si collabora sul territorio.
Data125 ottobre 2013 IL RESPONSABILE DEL PROGETTO Gabriella Badano 2
ISTITUTO COMPRENSIVO NOVARO Progetto di ampliamento dell’offerta formativa: L’educazione alimentare La scelta di inserire in modo organico l’educazione alimentare nel piano dell’offerta formativa nasce dalla constatazione della sempre maggiore rilevanza sociale del problema alimentare che impegna la scuola , come struttura ideale dove predisporre un’efficiente azione educativa e formativa , a fornire all’individuo una “ coscienza alimentare” che rimanga suo patrimonio individuale per tutto l’arco della vita. La presenza dell’educazione alimentare nel processo formativo è motivata anche dalla necessità di affrontare esigenze diverse : il sempre più rapido cambiamento del modo di alimentarsi , le diverse problematiche relative ai consumi ( prima si moriva di fame - oggi si mangia troppo ed ancora troppo poco in alcune aree del pianeta ; la riconoscibilità della filiera, la conservazione e la trasformazione dei cibi…), la consapevolezza che il valore del cibo non è esclusivamente nutritivo, ma anche socioculturale (valori di relazione, di comunicazione, di comunione con la società, con la sua storia), la necessità di conoscere la realtà dell’agricoltura italiana e la qualità unica dei suoi prodotti nel contesto europeo. Nasce anche dalle sollecitazioni dell’OMS e della FAO, ribadite da più parti, è strettamente coerente con le Nuove Indicazioni Nazionali ed è ormai dato acquisito nel contesto educativo europeo e internazionale. Per realizzare un progetto di educazione alimentare non è necessario adottare metodologie particolari, ma, a partire dal “ saper fare”, richiede solo l’utilizzo di un metodo scientifico che dia la possibilità di una valutazione obiettiva. L’autonomia scolastica offre lo strumento ideale per radicare la scuola al territorio ed adottare soluzioni calibrate e pertinenti alle esigenze del nostro contesto ambientale, culturale, geografico e sociale . La delicatezza del tema richiede che si vada al di là della semplice informazione; l’ampiezza dei contenuti richiede una attenta selezione costruita anche con più collaborazioni e contributi . Occorre progettare un intervento educativo che, tenendo conto della complessità del problema , sappia essere elemento trasversale tra le aree curricolari , che abbia come finalità la formazione del cittadino attento e responsabile, capace di osservare, decodificare, ricercare, riflettere, documentare, individuare punti di riferimento noti in situazioni nuove. La presenza dell’educazione alimentare nel piano dell’offerta formativa ha perciò ricadute su molte discipline, in quanto potenzia i programmi con l’introduzione di attività specifiche, li innova utilizzando forme di insegnamento che arricchiscono i linguaggi e gli strumenti della comunicazione didattica e li ristruttura ponendo in rapporto la cultura scolastica con la cultura territoriale e sociale. Un progetto di educazione alimentare non può limitarsi perciò a fornire indicazioni di carattere nutrizionale ed avere come unico obiettivo quello di “ fare adottare una sana alimentazione”; deve tenere conto delle profonde radici psicologiche e culturali che il rapporto con il cibo porta con sé. Riconoscere queste radici, scoprire e valorizzare una parte preziosa dell’identità , mettere in luce la forza di socializzazione del momento del “cibo insieme” , rafforzano l’autonomia della persona e consentono al bambino di considerare la propria vita come un valore primario e la propria salute come un bene da conservare e da godere. L’approccio metodologico dovrà essere di tipo operativo e interattivo e gli strumenti e le modalità comunicative dovranno essere coerenti con i codici espressivi ed i processi di apprendimento degli alunni: gioco, animazione, brainstorming, laboratori del gusto, attività concrete e manipolative, questionari, interviste, ricerche, visite guidate, tutoring di esperti, approfondimenti scientifici, riscrittura e riorganizzazione mentali tramite disegni, produzioni grafiche, linguistiche, racconti, reportage, produzioni multimediali.etc. La scuola è il luogo dove il sistema delle conoscenze viene socializzato, dove i linguaggi vengono analizzati per impadronirsi dei codici, è il luogo dove si avvia la ricerca. Ma, a partire dal riconoscimento di questo ruolo, la scuola non può farsi carico da sola dell’intero problema, ed è chiamata a un’azione coordinata sui bisogni formativi e informativi con quanti sul territorio operano sul tema. Interlocutori del progetto saranno pertanto non solo gli Enti locali, interagenti con la scuola nella gestione quotidiana della giornata scolastica, la Regione attraverso il progetto pluriennale di Frutta 3
nelle sacuola e gli altri progetti collegati alle Fattorie Didattiche e ad altri percorsi formativi proposti, ma anche Slow Food , con le proposte di percorsi di educazione al gusto, le strutture produttive agricole tradizionali, “di nicchia” e biologiche , l’industria agroalimentare locale, il sistema distributivo con le diverse articolazioni locali, la Camera di Commercio (con particolare attenzione ai progetti interreg sull’alimentazione e l’agricoltura mediterranea). Le recenti linee di indirizzo” LA SCUOLA ITALIANA PER L’EXPO 2015” evidenziano il ruolo centrale della scuola per il successo del grande evento internazionale e sottolineano come il tema scelto per questa esposizione Universale sia particolarmente importante per il futuro delle giovani generazioni. Importante è il coinvolgimento della scuola, d’intesa col territorio, per predisporre progetti, percorsi, iniziative che affrontino i sottotemi in cui è declinato il tema generale “ Nutrire il pianeta Energie per la vita” , in particolare l’educazione alimentare, l’alimentazione e gli stili di vita, cibo e cultura, scienza e tecnologia per l’agricoltura e la biodiversità…, il “sistema - cibo” .
Classe 3° B t.p.
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Nella Festa di Solidarbus a Genova abbiamo seminato alcuni vasi per rendere un po’ più naturale il grande terrazzo in mezzo ai palazzi e alle rampe dell’autostrada. Abbiamo seminato anche per noi tre vasi che abbiamo portato in classe. Abbiamo seminato però in un modo speciale. In classe, nei nostri vasetti , abbiamo messo un seme di una sola piantina: un seme di rapanello. In questi vasi abbiamo messo invece, sotto la guida delle agricoltrici esperte, semi di piante diverse. Vengono messe insieme, nel terreno soffice, piante che si possono arricchire vicendevolmente. Mentre la terra fa crescere le piante, le loro radici scambiano sostanze utili una all’altra. Ad esempio : nel nostro vaso abbiamo seminato alcuni fagioli ( piante leguminose che danno alla terra l’azoto in modo che le piante possano usarlo ), semi di fiori ( calendula) e di altre piante che tengono lontano gli insetti nocivi e altri semi diversi, piantati a diversa profondità nella terra. Attraverso questo metodo di coltivazione le radici delle piante, insieme ai lombrichi e ai microorganismi ( che studieremo l’anno prossimo) creano suolo fertile , cioè ricco di sostanze nutritive dove le piante crescono bene. In questo modo si viene restituito alla terra più di quanto si prende e si aiuta la terra a produrre da sola le sostanze che servono per far crescere le piante. Ricordi un esempio che ci hanno fatto di piante che crescono bene assieme?
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Tanti, tanti anni fa, Gianbattista viveva in questa campagna ed era un buongustaio: che squisito sapore avevano i frutti dei suoi alberi e la verdura dell’orto! Gianbattista andava ad una scuola speciale, una scuola di…………………………….per conoscere e le piante ed imparare a farle crescere. Era molto attento:ogni volta che mangiava un frutto ne conservava il seme per poi piantarlo nella terra. Per poter bagnare il seme e far crescere le piante andò al fiume e costruì …………………………. Un bue girava in continuazione e faceva salire l’acqua nei tubi e lui la usava per bagnare le piante. Le piante del frutteto e dell’orto diventavano sempre più grandi e più belle. Il nonno Gianbattista lasciò ai suoi nipoti Gianni, Pierfranco e Gabriele questo baule per ricordare loro che
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Andare in brodo di giuggiole……..
Sai cosa vuol dire questo modo di dire? Si va…”in brodo di giuggiole” per un complimento, un film, un libro, un sapore. Sapete cosa vuol dire? …………………………………………………………………………………….. La sensazione è meravigliosa:il mondo appare un luogo di delizie infinite! Ma le giuggiole cosa c’entrano? C’entrano eccome. Nella civiltà contadina per festeggiare insieme durante le feste e condividere una gioia si offriva agli
Era preparata cuocendo insieme giuggiole, uva e mele cotogne insieme alla scorza di limone. ospiti un bicchiere che conteneva una bevanda preparata con una ricetta antica.
Si gustava in compagnia, con grandi e piccini, brindando o inzuppando i biscotti secchi. Le giuggiole sono tra i frutti dimenticati, caduti in disuso : nell’ultimo secolo decine di migliaia di varietà vegetali si sono perse a favore della produzione di grandi quantità di frutti, tutti “ belli e senza imperfezioni”. Per fortuna i frutti dimenticati resistono e grazie all’attenzione e alla cura di contadini ed esperti, grazie alle oasi naturali e a vivai come i Vivai Montina e alle biobanche, si custodiscono le varietà sopravvissute. L’autunno, da ottobre, è il mese giusto per scoprire e gustare alcune di queste varietà dimenticate: la pastosità della sorba, il dissetante e rinfrescante sapore della melagrana, il gusto acidulo, ma dolce e succoso se lasciato maturare nella paglia, della sorba. Non è facile trovarli, noi li abbiamo potuti osservare al vivaio Montina e abbiamo assaggiato la marmellata di mele cotogne. Per ricostruire la storia delle nostre tradizioni alimentari c’è bisogno, a volte, di mettere insieme le tracce che il passato ci ha trasmesso: allora ci accorgiamo che qualcosa che pareva perduto, in realtà era solo dimenticato e che vale la pena ricordarlo. Ci accorgiamo che frutti magari non grossi né belli, o magari dal gusto un po’ acido , che durano poco, possono introdurre qualcosa di diverso e di insolito nella dieta quotidiana. Recuperiamo così differenze, il rispetto della varietà delle cose, impariamo il valore della biodiversità. Possiamo parlare allora di …
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Nonno Gianbattista era bravo a raccogliere i semi! Giorno dopo giorno ha imparato a riconoscere i frutti più buoni , a innestare proprio quelli nelle piante selvatiche e ha creato così il suo grande frutteto: peschi, meli, albicocchi,peri, ciliegi, meli, mandorli, fichi, …... Ma i frutti preferiti da Nonno Gianbattista erano quelle varietà che nascevano solo nella sua campagna ed in quelle vicine,vicino alla sua casa e che non si trovavano facilmente negli orti di paesi più lontani. Non ce n’erano molte di quelle piante! Per questo con cura ne ha raccolto i semi ed i noccioli, ha scelto i migliori, li ha seminati in un terreno soffice e ben concimato con prodotti naturali, li ha innestati ed ancora noi oggi possiamo vedere ed assaggiare crude o cotte :
e tanti altri frutti antichi per ogni stagione I figli e i nipoti e le nipoti di nonno Gianbattista, hanno imparato bene la lezione! Hanno continuato il lavoro del nonno ed hanno cercato di conservare tanti piccoli colorati frutti dimenticati , che noi abbiamo conosciuto con Daniela nel grande salone. Ricordiamo insieme il loro nome e scopriamo le loro caratteristiche :
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Nonno Gianbattista, ci ha raccontato Daniela, fu tra i primi a mettere un impianto che prendeva l’acqua del pozzo usando l’energia degli animali, per irrigare i terreni della sua piccola azienda dove coltivava alberi da frutta. Nonno Gianbattista non era bravo solo per questo, ma era anche capace di fare innesti speciali, e lo ha insegnato ai suoi figli e ai suoi nipoti, Daniela ci ha fatto vedere cos’è un innesto, come si fa e perché si fa:
Innesto vuol dire mettere un ramo o una gemma di una pianta su un’altra pianta per migliorare la qualità o per ringiovanirla.
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