Da Pasqua a Pentecoste

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so è anche il Risorto

La nostra speranza è Gesù Cristo: il Crocifis (Giovanni Paolo II)



introduzion

e

Cari amici, mentre alcuni più fortunati si preparano a partecipare alla GMG di Sidney, la storia quotidiana di ognuno di noi continua, qui e ora: nelle città, nelle parrocchie, nelle associazioni, nelle diocesi della Liguria. La Pasqua che celebreremo potrà darci quella forza di cui abbiamo bisogno: forza per cercare la nostra strada, forza per testimoniare il cammino che ognuno di noi fa, forza per indicare nuove vie che il Signore sta percorrendo davanti a noi. La liturgia del tempo di Pasqua ci propone tesori preziosi che sempre possiamo e dobbiamo valorizzare. Per aiutarvi nel cammino, ecco il consueto sussidio che accompagnerà e unirà - silenziosamente ma significativamente - le nostre diverse storie. Il messaggio del Papa per la GMG di Sidney che conclude il nostro libretto sia per tutti traccia di riflessione e di impegno. Buon cammino. Il Servizio Regionale di Pastorale Giovanile


O Z R A M 24 lunedi dell' angelo Dal Salmo 15 Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. Dal Vangelo secondo Matteo (28, 8-15) In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Gesù è vivo, ma i discepoli, fanno fatica a riconoscerlo, sono ancora legati al proprio dolore. Le apparizioni di Gesù risorto seguono sempre uno schema preciso: un dolore di partenza, un incontro col Signore che però non viene riconosciuto e – infine – un segno: un gesto, una parola che spalancano il cuore e gli occhi. Troviamo le donne che scappano dal sepolcro intimorite e turbate e nel loro cammino di ritorno incontrano Gesù che affida loro un compito: devono convincere i discepoli a tornare in Galilea, là lo troveranno. Ma il cuore ottuso e indurito degli apostoli stenterà a dar retta a queste donne. In Galilea: lì, nei pressi del lago, tutti sono stati chiamati, tutto è iniziato. Ora gli apostoli sono invitati, in un certo modo, a tornare alle fonti, a riscoprire e rileggere la loro storia alla luce della resurrezione. Anche noi, come i discepoli, siamo invitati a tornare alle sorgenti della nostra fede, a quella esperienza che – per prima – ci ha fatto incontrare il Maestro come Signore della nostra vita.

La nostra speranza è Gesù Cristo: il Crocifis so è anche il Risorto (Giovanni Paolo II)


25 MARZ O San isacco

Dal Salmo 32 L’anima nostra attende il Signore, egli è nostro aiuto e nostro scudo. Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo. Dal Vangelo secondo Giovanni (20, 11-1) In quel tempo, Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. La presenza del Signore risorto è discreta, non si impone, è delicata e rispettosa dei nostri tempi e delle nostre modalità. Per Maria, che in Gesù aveva avuto un prezioso amico e un tenero Maestro, il segno che le spalanca il cuore, che l’aiuta a superare la sofferenza è il proprio nome pronunciato dal Rabbunì. “Maria” dice il Signore. Quanta tenerezza, quanto rispetto, quanta verità in quel semplice nome pronunciato. “Maria” un nome che è una storia come ogni nome di persona per un ebreo, nome che indica l’universo nascosto di un’esistenza e non un semplice dato anagrafico. “Maria” ora il suo cuore si ferma, stenta a credere, ora il suo sguardo diventa limpido, non più offuscato dal proprio dolore. Anche noi, veniamo chiamati per nome: il Signore sa, il Signore conosce, il Signore ci ama. E ci chiama per nome perché vuole che lo riconosciamo presente nella nostra vita.

CITARE. Gioverebbe invece loro AMARE per RESUS ute. disp in o oion mu Dio di dono il no Quelli che non desidera (S. Ignazio di Antiochia)


O Z R A M 26santa lucia filippini Dal Salmo 104 Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere. Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi. Dal Vangelo secondo Luca (24, 13-35)

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Ed egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. I discepoli di Emmaus sono amareggiati, chiusi nel dolore, storditi: non si accorgono neppure che Gesù li accompagna nel loro cammino. Gesù li scuote, questi discepoli assonnati e stanchi, li scuote con la Parola, li rimprovera. La locanda, l’invito a restare: quello straniero ha detto cose sacrosante, il cuore si è scaldato, hanno visto uno spiraglio e lo invitano a cena. E l’ospite si ferma e compie un gesto semplice, banale, visto fare mille volte dal Signore Gesù: spezza il pane e scompare. E i due capiscono, vedono ciò che l’attaccamento al loro dolore aveva loro impedito di vedere: Gesù è davvero risorto! Corrono, questa volta, tornano indietro, dagli apostoli, raccontano, gioiscono, si capacitano di ciò che davvero è successo.


27 MARZO San ru perto

Dal Salmo 8 O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Dal Vangelo secondo Luca (24, 35-48) In quel tempo, i discepoli [di Èmmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”.

Tre sono gli aspetti che vengono coinvolti

dalla venuta del Signore risorto: uno intellettuale (“aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”), uno affettivo (“per la grande gioia”) e uno operativo (“Di questo voi siete miei testimoni”). Sono tre aspetti essenziali della fede, perché Gesù non resti un “fantasma”, ma diventi un commensale, un compagno di viaggio. Il Signore ci apre la mente all’intelligenza delle Scritture: dedichiamo tempo a leggere e capire la Parola, a renderla viva. E poi il coinvolgimento affettivo; i discepoli provano una grande gioia, nel vedere il Signore: la fede non può rimanere su di un piano di adesione esteriore (“conosco” la fede) ma necessariamente coinvolge il nostro cuore, i nostri affetti. Infine la testimonianza della concretezza, del contagio: la fede diventa testimonianza. Lasciamoci raggiungere senza paura: il Signore ancora oggi ci ripete: “sono proprio io!”

una azione umana può meritare Il Regno di Dio è dono gratuito, che ness (Paolo VI)


O Z R A M 28 san gontrano Dal Salmo 117 La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo; ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Dal Vangelo secondo Giovanni (21, 1-14) In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Pietro torna a pescare. L’ultima volta era accaduto tre anni prima, sullo stesso lago, vicino a casa sua. Era stata una pesca che aveva cambiato la sua vita. Ma ora sembra tutto finito: il Rabbì è morto. E lì, all’ombra del loro fallimento, Gesù li aspetta. E li provoca: riprendete il largo. E accade nuovamente: la rete è piena di pesci, si rompe, si fatica a tirarla a bordo. Allora lo riconoscono, e gridano il loro stupore: “è il Signore!”: Pietro si tuffa, arrivano a riva. Infine il dialogo tra Gesù e il “suo” Pietro; tre volte aveva negato di conoscerlo, tre volte è chiamato a guardarsi dentro. Gesù all’inizio chiede amore e da Pietro riceve un “ti voglio bene”. Pietro ora sa il suo limite, lo ha misurato. E l’ultima volta Gesù accetta questo bene. Sì: ora Pietro è pronto a seguirlo, ora Pietro potrà accompagnare i fratelli perché mai più si sentirà diverso o superiore

Non vi è fede più grande e viva di quella di credere che Dio fa sempre mirabilmente i nostri interessi anche quando sconvolge i nostri piani (Beata Maria Romero Meneses)


29 MARZ O San secondo di asti

Dal Salmo 117 Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Grida di giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto meraviglie.

Dal Vangelo secondo Marco (16, 9-15) Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli Undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. Marco, a differenza degli altri evangelisti, non si dilunga sui racconti della resurrezione, né li approfondisce. E’ come se Marco ci ammonisse: non servono ulteriori prodigi, né illuminati discorsi: il credere alla resurrezione è e resta evento personale, scelta di fede, schieramento di cuore. E’ così fin dall’inizio della Chiesa i detrattori del cristianesimo hanno negato la resurrezione di Gesù, proprio intuendo che lì, nella resurrezione, si trova il cuore dell’annuncio cristiano. Se Gesù non è risorto la nostra fede è vana, ci ammonisce san Paolo, e noi siamo dei grandi illusi e dei creduloni. Ma se la Parola è giunta fino a noi, se ciascuno può dire di avere avuto il cuore toccato dal di dentro, è proprio perché Gesù è risorto e di questo annuncio, ora, siamo noi i portatori.

se non per diffondere la carità del Signore La vita non vale la pena di essere vissuta (Beato Giovanni XXIII)


O Z R A M 30 ii domenica di pasqua Dal Salmo 117 Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto prodezze. Dagli Atti degli Apostoli [Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. Dalla prima lettera di San Pietro Apostolo Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.


Dal Vangelo secondo Giovanni (20, 19-31) La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Anche Tommaso viene accolto da Gesù e viene perdonato, per tutto, anche per la sua incredulità. Ora non osa nemmeno toccare le piaghe del Risorto, è solo capace di abbandonarsi nella sua infinita piccolezza alla Verità in persona che lui riconosce essere il suo Signore e il suo Dio. Quella sera vi è la consegna della vita di Tommaso nelle mani ferite del Risorto, e lui diventa annunciatore del Vangelo. Qui Gesù pronuncia la beatitudine che tutti coinvolge: “beati quelli che pur non avendo visto, crederanno”. In altri termini, godranno della gioia del Risorto coloro che crederanno all’annuncio della Parola. Da allora la lieta notizia è giunta fino a noi. Ora sappiamo che Cristo è vivo ed è presente quando è annunciato il vangelo. La fede nasce dall’ascolto e dall’accoglienza della Parola di Gesù.

che si possegga in questa vita è vanità La pace sia nel tuo animo; ogni altro dono (Beato Piergiorgio Frassati)


ARZOe del signore 31 aM nnunciazion Dal Salmo 39 Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore Dal Vangelo secondo Luca (1, 26-38) In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. Quante volte abbiamo detto o pensato: “Io ho un progetto”, “La mia vocazione è...” “In futuro farò questo e quest’altro...” “Io della mia vita voglio fare questo...”. La capacità di fare progetti è forse una delle caratteristiche che se ben usata nobilitano l’uomo (e anche la donna). Pensare, credere in alti ideali, proiettarsi in un futuro immaginando quello che ci piace e che vogliamo fare, rende bella e gratificante la vita presente. Nel costruire il futuro è fondamentale la visione di noi stessi che abbiamo al momento attuale: la nostra identità. Ognuno di noi è unico, non esiste nel tempo e nella storia una persona uguale ad un’altra.Davanti a Dio ognuno di noi ha un’identità precisa e proprio in questo nostro vivere si può realizzare un pezzetto del progetto di Dio. Il credente è quello che come Maria è capace di ascoltare, di pensare a quello cha ha ascoltato, di rispondere “Sì” a quanto Dio gli chiede. Anche Maria aveva, prima dell’annunciazione, un suo progetto di vita. Quello che le è stato proposto da Dio ha prevalso. Chiediamo a Dio, per intercessione di Maria la capacità di ascoltare, di pensare e di risponderGli quando ci interpella: “Eccomi”.

Noi non siamo e non saremo mai all’altezza

delle situazioni storiche; se qualcosa di buon o compiamo, è dono di Dio. (Paolo VI)


01 aprile San ugo di gren oble

Dal Salmo 92 Degni di fede sono i tuoi insegnamenti, la santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore. Dal Vangelo secondo Giovanni (3, 7-15) In quel tempo Gesù disse a Nicodèmo: «In verità vi dico: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Oggi Gesù ci invita ad alzare lo sguardo sull’opera di Dio, il Suo Figlio Crocifisso. Si, Gesù sulla Croce, l’unica nostra salvezza. Gesù innalzato oggi dinnanzi a noi, nella tenebra che ci avvolge e ci impedisce di vivere e di amare. La Sua Croce che fa la verità, che mostra l’amore, il perdono e la speranza. La Croce che spezza l’inganno. La Croce, l’unica luce in mezzo alle tenebre. La vera luce, la splendida luce d’un amore che vince la morte. La Croce che giudica oggi la nostra vita. Oggi possiamo risuscitare con Gesù ad una vita nuova. Lasciamoci giudicare, accettiamo chi siamo veramente, e guardiamo Lui, che ci ama, che ci libera, che ci fa Figli di Dio. Oggi Gesù, attraverso il sacramento e la Parola ci fa opera Sua, ogni istante di noi diventa suo. Tutto santo, tutta la vita una meravigliosa avventura di amore, nella luce della libertà. Oggi, per noi, gratuitamente, l’opera che ci salva, l’amore infinito di Dio in Cristo Gesù. Guardiamolo, fissiamolo, abbandoniamo la nostra vita in Lui. Lasciamoci amare.

facciamo e ci sforziamo, Tutto è Cristo per noi e, per quanto noi ericordia è sempre vincente il Signore è sempre più grande e la sua mis (Paolo VI)


e l i r p a 02san francesco da paola Dal Salmo 33 Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino. Dal Vangelo secondo Giovanni (3, 16-21) In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». La salvezza operata dal Cristo carattere universale, essa trova la sua origine nell’iniziativa misteriosa dell’amore di Dio per gli uomini. Il fatto che il Padre ha mandato a noi il suo Figlio per salvarci è la più alta manifestazione di Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8-16). La missione di Gesù è quella di portare agli uomini la salvezza. La scelta fondamentale dell’uomo è questa: accettare o rifiutare l’amore del Padre che si è rivelato in Cristo. Questo amore non giudica e non condanna il mondo, ma lo salva. Il giudizio è un fatto attuale: avviene nel momento in cui l’uomo si incontra con Cristo. Chi crede, aderendo esistenzialmente alla persona di Gesù, non è giudicato; chi lo rigetta è già giudicato e condannato, perché ha rifiutato questa persona divina. Chi accetta Gesù ottiene la vita, chi invece lo rifiuta è già condannato, perché si autoesclude dalla salvezza eterna. “Chi fa la verità” è l’opposto di “chi fa il male”. Fare la verità è assimilare la rivelazione di Gesù. La fede in Gesù è un dono del Padre e ha come scopo la vita di comunione con Dio. Le opere del discepolo sono fatte in Dio perché hanno la loro origine nel Padre: Dio è origine e fine della vita di fede.

E’ mirabile la fede dell’anima che cammin

a per la via dell’abbandono, accettando ciò che Dio fa. (Beata Maria Romero Meneses)


03 aprile San ricca rdo

Dal Salmo 33 Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia. Dal Vangelo secondo Giovanni (3, 31-36) In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui». “Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti”. Queste parole spiegano perché nessuno dev’essere geloso della superiorità di Gesù: egli viene dall’alto, da Dio; il Battista e tutti gli altri vengono dalla terra. Il Figlio incarnato rende testimonianza delle realtà celesti che continuamente vede, perché vive in continuo rapporto d’amore con il Padre (cfr Gv 1,18). “Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza” (v.33). L’evangelista ripete quanto aveva già detto Gesù in 3,11: “Voi non accogliete la nostra testimonianza”. Ma l’orizzonte dell’incredulità è allargato, perché si afferma che nessuno accoglie la testimonianza di Gesù. Questa generalizzazione è esagerata, ma vuol dire che tutti dovrebbero credere in Gesù e invece non ci crede quasi nessuno. Gesù è l’unico autentico rivelatore definitivo inviato dal Padre. Chi accoglie la sua testimonianza costituisce la prova irrefutabile che Dio è veritiero, ossia si rivela veramente e autenticamente nel suo Figlio. L’inviato del Padre rivela la parola di Dio e comunica la salvezza perché egli solo può comunicare lo Spirito senza misura. Gesù può donare lo Spirito: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa”. Questo amore del Padre per il Figlio è lo Spirito Santo. Essendosi dunque degnato di mandare il Figlio, non pensiamo che ci sia stato mandato un inferiore al Padre; mandando il Figlio, il Padre ci ha dato un altro se stesso”

da Dio, ma vuole l’umiltà del cuore. Ecco qual’è la caratteristica di Gesù: dona (Santa Teresa di Gesù Bambino)


e l i r p a 04 san isidoro Dal Salmo 26 Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 1-15) In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. E’ interessante contemplare la scena della moltiplicazione dei pani e studiarne la dinamica, per poterla riattualizzare oggi, ovunque è necessario. Gesù vede il problema e lo comunica ai discepoli. I discepoli si sentono impotenti perché il bisogno è enorme. Un ragazzo tira fuori quello che ha e questo è il primo miracolo, probabilmente frutto della predicazione di Gesù che ha aperto il suo cuore alla speranza in un mondo più giusto. E’ facile immaginare che il gesto di solidarietà di questo ragazzo e l’apprezzamento che Gesù gli manifesta, ha sciolto il cuore di tante altre persone che tenevano la bisaccia nascosta per paura di morire di fame. Gesù distribuisce personalmente i pani e i pesci, ed è importante notare che non fa il suo miracolo facendo a meno dell’offerta di questo ragazzo, perché costruisce il suo regno con la nostra collaborazione. Infatti non distribuisce né arance né olive. Ancora oggi il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci si ripete ogni volta che qualcuno si apre all’annuncio del Vangelo e si sente mosso a fare gesti di solidarietà.

Tu non credi? Non preoccuparti: è Dio che crede in te (San Pio)


05 aprile San vincenz o fer rer

Dal Salmo 32 Retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama il diritto e la giustizia, della sua grazia è piena la terra. Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 16-21) Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Era buio e Gesù venne verso di loro camminando sul mare. Gesù appare ai discepoli in modo insolito. Egli trascende i limiti umani, ha autorità sul creato. Si comporta come solo Dio può fare (Gb 9,8; 38,16). I discepoli, a vederlo camminare sul mare, hanno paura. Essi stavano lottavano con il vento contrario, avevano trascorso una giornata emozionante, e ora una notte insonne. Nella notte , in mezzo al mare, sono proprio spaventati al vedere uno che va loro incontro. Non pensano alla possibilità che possa essere Gesù. Hanno una visione troppo umana. Il Risorto ha vinto invece le forze del caos rappresentato dai flutti del mare. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. La presenza di Gesù allontana ogni paura (9, 2.22). Dicendo “sono io” evoca la sua identità (Es 3,14) e manifesta il potere di Dio. La paura si vince con la fede.

do cerc hi Dio ti appare l’uomo Quando tocc hi un uomo tocc hi Dio e quan (Giovanni Paolo II)


e l i r p a 06 iii domenica di pasqua Dal Salmo 15 Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. Dagli Atti degli Apostoli Nel giorno di Pentecoste, Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret — uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete —, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “ Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai l’anima mia negli ìnferi, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza“. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “Questi non fu abbandonato negli ìnferi, né la sua carne vide corruzione”. Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

Dalla prima lettera di San Pietro Apostolo Carissimi, se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio, che l’ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.


Dal Vangelo secondo Matteo (28, 8-15) In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Evangelizzare innanzi tutto con la vita (Beata Anna Rosa Gattorno)


07 saanpgiorvainlnei battista de la salle Dal Salmo 118 Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto; insegnami i tuoi voleri. Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò i tuoi prodigi. Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 22-29) Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». “Fammi conoscere la via dei tuoi precetti…”, invoca il salmista e nel Vangelo la folla chiede a Gesù “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”: per ogni uomo la risposta di Dio non consiste nelle opere buone, in qualche comandamento da adempiere o in qualche atto di culto, qualche preghiera da recitare, no! C’è una sola ‘opera’ gradita a Dio: credere in Gesù, l’inviato (l’apostolo) del Padre, cioè passare dall’ottica della fatica, della conquista, dei segni meravigliosi, della manna, dei miracoli all’ottica del dono di Dio da accogliere. Credere in Gesù vuol dire ascoltarlo, amarlo, aderire a Lui con tutta la nostra persona, cuore, corpo, mente, sentimenti...; imparare a leggere la realtà con il suo sguardo e scoprire la bellezza seminata ovunque e così potremo proclamare con il salmo: “…e mediterò i tuoi prodigi”.

Mio Dio io sono a Voi come Voi siete a me (Santa Benedetta Cambiagio)


08 aprile San dio nigi

Dal Salmo 30 Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. Esulterò di gioia per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria. Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 30-35) In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi da’ il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. “Mi affido alle tue mani…”: a differenza del salmista la folla esige da Gesù dei segni per potersi fidare, non si accontenta del segno del pane moltiplicato e della persona di Gesù, vuole di più, pretende un nuovo prodigio della manna, come ai tempi di Mosè. Ma in gioco non c’è tanto la persona del mediatore (Mosè o Giovanni Battista), ma la fonte stessa della vita: è Dio che donava il nutrimento al popolo nel deserto, così come oggi è il Padre che offre agli uomini il pane di Dio che discende dal cielo e che dà la vita al mondo, Gesù. Egli si definisce anche il pane della vita, il pane del cielo: perché è il Figlio che proviene dal Padre e perché dona vita, nutrimento, senso a tutta l’umanità; è Lui l’approdo di ogni ricerca, la realizzazione del progetto per cui ogni uomo è stato pensato. Ma è necessario che io mi riconosca affamato, bisognoso di salvezza “…hai guardato alla mia miseria”!

Ricomincia sempre con passione (Beata Mary Mac Killop)


e l i r p a 09 san demetrio Dal Salmo 65 Egli cambiò il mare in terra ferma, passarono a piedi il fiume; per questo in lui esultiamo di gioia: con la sua forza domina in eterno. Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 35-40) In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno». È possibile essere sfamati per sempre dal pane di vita che è Gesù, se ci fidiamo, se osiamo entrare nel mare (pensiamo al passaggio del mar Rosso), attraversare il fiume “Egli cambiò il mare in terra ferma, passarono a piedi il fiume”, se crediamo nel Figlio, il cui unico desiderio è comunicare all’uomo la vita eterna: la pienezza di vita che sgorga dal cuore del Padre. Questa vita eterna non è soltanto il regno definitivo (il “Paradiso”), la vita che prosegue dopo la morte, una vita la cui durata è infinita, eterna appunto, ma una qualità di vita nuova, la vita dei risorti in colui che è Risorto. Una vita con Dio, una vita che sconfigge la morte in tutte le forme in cui si manifesta, senza eliminarla, ma dandoci la speranza fondata in Gesù che la morte non è più l’ultima parola sulla nostra condizione umana e sulla storia “…con la sua forza domina in eterno”.

Dio dammi la forza per ciò che è necessar io (Beata Mary Mac Killop)


10 aprile San ter enzio

Dal Salmo 65 Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 44-51) In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno ammaestrati da Dio”. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

“Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera…”: nessuno può meritare questa pienezza di vita, che in Gesù ci è donata gratuitamente. La fede in Gesù non è il frutto di un mio sforzo: l’origine della fede è iniziativa del Padre, a noi è chiesta solo una certa docilità a pregare, ad ascoltare e a lasciarci ammaestrare dalla Parola che ci è offerta. È il Padre che ci attira a sé, che ci fa incontrare la sua Parola definitiva che è Gesù, il Figlio fatto carne… Ed è proprio con la carne del Figlio che siamo invitati ad entrare in comunione, perchè la nostra salvezza, anzi la salvezza di tutta l’umanità, dipende da questa “carne per la vita del mondo”: è qui adombrato il mistero dell’Eucaristia, il nucleo incandescente dell’Amore del Padre, che però è celato sotto l’apparenza di poco pane, perché Dio non si impone a noi con la forza, ma si propone a noi nella tenerezza dell’amore: “…non ci ha negato la sua misericordia”.

Sii calmo e pieno di speranza (Beata Mary Mac Killop)


11 saanpsrtainlisleao Dal Salmo 116 Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria. Forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno. Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 52-59) In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagòga a Cafàrnao. “Forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno”. La fedeltà del Padre e il suo amore per noi si rivelano nel dono totale che il Figlio Gesù fa di sé nella sua esistenza (che culmina nella Pasqua) e che si perpetua nella storia attraverso l’Eucaristia. Ma come si può mangiare la carne di Gesù? Lo scandalo dei suoi contemporanei e dell’uomo di ogni tempo è sempre in agguato: un Dio che in Gesù, l’uomo-Dio, ci invita a un incontro così vivo, personale, concreto, reale con lui, come è reale il suo corpo di carne e sangue, come lo sono i nostri corpi di carne e sangue. Il mistero dell’Eucaristia è veramente un segno di contraddizione e di fronte a tale realtà bisogna prendere posizione: o rifiutare, chiudendo il cuore, oppure consegnarsi all’AmorePane. Allora ci si può davvero unire alla lode che si innalza dai piccoli sparsi tra tutti i popoli: “Lodate il Signore, popoli tutti”.

Prova sempre ad essere generoso con Dio (Beata Mary Mac Killop)


12 aprile San giu lio i

Dal Salmo 115 Sì, io sono il tuo servo, Signore, io sono tuo servo, figlio della tua ancella; hai spezzato le mie catene. A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore. Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 60-69) In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? E’ lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Nel finale del discorso nella sinagoga di Cafarnao viene adombrata la parola della Croce, difficile da accettare non solo per la folla, ma anche per molti discepoli: e noi? “Forse anche voi volete andarvene?” chiede Gesù ai più intimi… Non possiamo dare una risposta affrettata, precipitosa: Pietro risponde a nome del gruppo, con parole che esprimono la fede di ogni discepolo, ma perché siano vere anche per noi è necessario riconoscersi piccoli e bisognosi di salvezza (“…io sono tuo servo, figlio della tua ancella”) e soprattutto aver posto la nostra fiducia in Gesù ed aver sperimentato la liberazione (“…hai spezzato le mie catene”), che Egli ci offre gratuitamente a prezzo della sua vita donata sulla Croce. È così che si scopre Gesù come la stella polare, il punto di riferimento di tutta la nostra esistenza (“Signore da chi andremo?”) e allora “invocheremo il nome del Signore”

di Dio, anche se ti coglie Prega per essere sempre pronto alla volontà (Beata Mary Mac Killop)

di sorpresa


13 ivadpomreniiclaedi pasqua Dal Salmo 22 Su pascoli erbosi il Signore mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.

Dagli Atti degli Apostoli Nel giorno di Pentecoste, Pietro levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!». All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.

Dalla prima lettera di San Pietro Apostolo Carissimi, se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, quando era oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.


Dal Vangelo secondo Matteo (28, 8-15) In quel tempo, Gesù disse; «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Abbi fede in Dio, ti aiuta in tutto (Beata Mary Mac Killop)


14 saanpvarleirliaeno Dal Salmo 41 Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 11-18) In quel tempo, disse Gesù: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. Conoscere il buon pastore, riconoscere la Sua voce, tra tante parole che ogni giorno ascoltiamo e che ci invitano ad intraprendere tante strade diverse non è semplice. Solo Gesù offre la vita per noi, solo Lui ci regala la Verità e fa chiarezza nel nostro cammino e nelle scelte importanti. Quanto è difficile riconoscere la Sua voce nel rumore della nostra vita! E’ necessario il silenzio, la preghiera, scendere nel profondo, affidarsi totalmente a Lui come una pecora al Suo pastore e credere con tutto il cuore che Lui non ci abbandonerà mai e ci amerà sempre.

Mio Gesù e Maria siate lodati! Mettiti in presenza del Nostro Dio, del Nostro Dio che ci ha creati, del Nostro Dio che ci ha liberati, del Nostro Dio che ci ha santificati. Lascia prendere a questo grande Dio tutto il potere delle nostre menti, della nostra memoria, del nost ro intelletto, della nostra volontà (Beata Mary MacKillop)


15 aprile San benedet to giu seppe

Dal Salmo 86 Le sue fondamenta sono sui monti santi; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose stupende, città di Dio. Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 22-30) Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d’inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. I Giudei non riconoscono Gesù come il Cristo, come il Pastore buono che dà la vita per le sue pecore. Nonostante le opere che Lui compie nel nome del Signore, loro non lo riconoscono. Quante volte abbiamo ascoltato la Sua voce, abbiamo riconosciuto le Sue opere nella nostra vita e nella vita di coloro che amiamo, ma non abbiamo avuto fiducia in Lui, non l’abbiamo seguito come pecore fedeli ma ci siamo voltati verso un’altra strada forse più facile!

nte, ma per i e glorificarTi; desideriamo servirTi fedelme arT onor amo deri desi i, rT ama amo deri Dio Nostro, noi desi completa dipendenza da Te si, la nostra completa inutilità, la nostra stes noi scere cono a e arar imp o iam dobb fare ciò, ultima fine come nostro primo inizio e come nostra (Beata Mary Mac Killop)


16 saanpBerrnialdeette Soubirous Dal Salmo 66 Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza Dal Vangelo secondo Giovanni (12, 44-50) In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”.

Gesù si rivela ancora una volta come il Cristo, come Colui che è stato mandato dal Padre per salvarci. Ogni Suo gesto, ogni Sua Parola sono i gesti e le parole del Padre. Lui pastore buono che dà la vita per le Sue pecore è anche la luce che allontana le tenebre dalla nostra mente, dal nostro cuore e dalla nostra vita. Gesù non è venuto per condannarci, anzi Gesù ci ama comunque sempre e chiunque siamo, qualunque sia la nostra scelta. Ma quanto è triste e vuota la vita senza di Lui, senza la consapevolezza della Verità. Quanto è bello essere cristiani!

O Gesù, Nostro Modello Divino, un gior no sarai il nostro più grande e unico Giu dice, noi non vogliamo deludere ancora il Tuo Sacro Cuore nella parola, nell ’atto, nel pensiero (Beata Mary Mac Killop)


17 aprile San innoc enzo

Dal Salmo 88 Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, perché hai detto: “La mia grazia rimane per sempre”; la tua fedeltà è fondata nei cieli. Dal Vangelo secondo Giovanni (13, 16-20) In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: ‘‘Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno’’. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. Gesù, consapevole della Sua missione di salvezza e del tradimento di Giuda, compie un gesto di amore verso tutti, indistintamente: lavare i piedi ai Suoi discepoli. Un gesto umile e fondato su un amore che si fa servizio verso i fratelli, l’amore cristiano. Ancora una volta Gesù si rivela come Colui che è mandato dal Padre e nel Suo gesto di umiltà si rende visibile l’amore di Dio per l’umanità, l’amore di Dio per ognuno di noi. Non tiriamoci indietro, lasciamo che Gesù lavi i nostri piedi ed impariamo anche noi a mettere in pratica il Suo insegnamento.

ebbe essere tà, fammi come un servo della croce dovr rini T visa indi e ta edet Ben o, t ri Spi o Sant O Padre, Fratello, e (Beata Mary Mac Killop)


18 saanpgraldiinloe Dal Salmo 2 E ora, sovrani, siate saggi istruitevi, giudici della terra; servite Dio con timore e con tremore esultate. Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 1-6) In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Quanta tristezza e timore nel pensare di perdere la propria Luce, l’unica Guida della nostra vita, il Maestro che ci ha parlato di Dio e dal quale abbiamo imparato tutto! Non sia turbato il vostro cuore, non abbiate paura! Gesù ci ha promesso la salvezza e un posto nella casa del Padre perché non ci lascerà mai soli. Non conosciamo quel luogo ma solo la via per raggiungerlo: Gesù, la Sua Parola, il Suo Amore.

Maria, Madre mia Celeste, Madre del mio Divino Sposo, Gesù, io mi inginocchio ai tuoi piedi, e ti prego di difendermi, fa che io possa agire sempre a favore del tuo Figlio Divino, e meritare cosi la sua benedizione e pien a grazia (Beata Mary Mac Killop)


19 aprile San emma d i gurk

Dal Salmo 97 Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 7-14) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi ha conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. 
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

“Chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. Sembra incredibile! Ma è proprio così. Quante volte abbiamo visto che la Fede degli uomini compie opere grandi! E’ necessario pregare Gesù con tutto il nostro cuore, nel Suo nome. Non sempre i nostri sogni saranno realizzati, non sempre le nostre preghiere sembreranno essere state ascoltate… ma Gesù ascolta, eccome! E ad un cuore che si affida completamente, Lui risponde sempre, con tutto il Suo amore, facendo della nostra vita un’opera meravigliosa.

ue prova, Non mi allontanerò dalla croce o da qualunq debole cuore prenda tidiano ogni mio dovere; lascia che il mio quo nel ibile poss ente osam rigor più to ma seguirò quan Gesù vita, io possa rimanere vicino a Te, mio coraggio e durante il resto di questa breve (Beata Mary Mac Killop)


e l i r p a 20v domenica di pasqua Dal Salmo 15 Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

Dagli Atti degli Apostoli In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede. Dalla prima lettera di San Pietro Apostolo Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.


Dal Vangelo secondo Matteo (28, 8-15) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

mio fianco i fuori di me i miei molti difetti, stai al Caro angelo, mia fedele e leale guida, pon (Beata Mary Mac Killop)


21 saanpanrseillmoed' aosta Dal Salmo 113 Siate benedetti dal Signore che ha fatto cielo e terra. I cieli sono i cieli del Signore, ma ha dato la terra ai figli dell’uomo Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 21-26) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Riempie di gioia vedere come il rapporto che Dio instaura con l’uomo è sempre di Alleanza, di amicizia, di amore. La Scrittura ci fa comprendere che per Dio la cosa più importante è amare l’uomo, sempre e comunque, anche quando non fosse ricambiato: suo Figlio, Gesù Cristo, ce lo ha dimostrato. Se accogliamo il suo dono è ancora più esaltante riconoscere che tutto quello che Dio ci chiede è di amarlo a nostra volta. La cosa più importante per noi, perché viviamo in pienezza la nostra vita, è amare Dio e, in lui, amare i fratelli. Già S. Agostino, nel commento alla prima lettera di Giovanni, riassumeva quest’idea nella formula: “ama e fa’ ciò che vuoi”. Il Signore, con la sua Parola, abiti in noi e ci faccia crescere nell’amore.

L’a more di Dio è talmente profondo che non ci sono parole per esprimerlo (Beata Mary Mac Killop)


22 april e San s otero

Dal Salmo 144 Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Canti la mia bocca la lode del Signore e ogni vivente benedica il suo nome santo, Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 27-31) In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato».

Gesù ci insegna che l’Amore è più forte della morte, così come si esprimeva già il Cantico dei Cantici: anche nel distacco da chi amiamo siamo chiamati a rallegrarci, nella fede, per la chiamata all’incontro con il Padre. Il principe del mondo, il maligno, è stato sconfitto; Cristo è il Vivente, il vincitore che ha sconfitto la morte: questa è la nostra gioia, con lui e in lui anche noi viviamo. Il Signore ci aiuti a cercare e a compiere la volontà del Padre, perché “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

Ricorda chi siamo: soltanto dei viaggiatori (Beata Mary Mac Killop)

su questa terra


e l i r p a 23 san giorgio Dal Salmo 121 Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore». E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!

Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 1-8) In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Quante volte si sente dire: “perché il Signore mi ha mandato questa disgrazia, questa prova, questa sofferenza?”. In questi momenti non è facile andare avanti, anche la fede vacilla; forse perché non abbiamo ancora compreso la parola del Signore: non è lui a volere il male, per nessuno. Anzi, quando la vita ci riserva una croce, il Signore è ancora al nostro fianco per ripercorrere con noi quel cammino che ha già fatto da solo, verso il Calvario. Le esperienze del quotidiano operano le loro potature sulla nostra vita, ma il Signore ci dice che noi siamo già mondi: se accogliamo la parola che egli ha annunziato, questa ci purificherà e ci renderà capaci di chiedere ciò che Dio vuole per noi: il nostro vero bene. Il Signore ci doni la gioia di rimanere nel suo amore.

Tante cose che sembravano strane preoccup azioni si sono dimostrate invece segrete bene dizioni. (Beata Mary Mac Killop)


24 aprile San fedele

Dal Salmo 95 Cantate al Signore, benedite il suo nome. Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza; in mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 9-11) In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

L’amore di Dio è l’unico amore vero, gratuito, che non chiede nulla per esistere, ma che si realizza nel dono. Accogliere la sua parola diventa, per noi, occasione di rimanere nel suo amore. Dio ci ama per un solo motivo: per donarci la sua gioia e perché la nostra gioia sia piena. Chi ci potrebbe amare allo stesso modo? “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).

La gratitudine è la memoria del cuore (Beata Mary Mac Killop)


e l i r p a 25 san marco evangelista Dal Salmo 88 Beato il popolo che ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto: esulta tutto il giorno nel tuo nome, Dal Vangelo secondo Marco (16, 15-20) In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano. Dio Padre ha mandato il suo Figlio perché tutti gli uomini sperimentassero il suo amore. Ma Gesù è vissuto in un tempo storico e in una terra che sono lontani da noi: per questo ha chiamato gli Apostoli, perché stessero con lui, conoscessero il Padre, e per mandarli nel mondo a continuare la sua opera. Per questo gli Evangelisti hanno fissato e trasmesso la vita e l’insegnamento di Gesù, quello che ha fatto e ha detto e che ha cambiato la vita di tanti uomini e donne lungo i secoli. Per questo Cristo ha voluto la Chiesa: non ha nessuna giustificazione, allora, dire di accettare Cristo, ma non la Chiesa. Nella Chiesa, con gli Apostoli e gli Evangelisti, vuole che anche noi diventiamo suoi testimoni, annunciatori del Vangelo con la nostra vita: già dal Battesimo ci è stata affidata questa missione, perché imparassimo a conoscerlo, a stare con lui e fare esperienza del suo amore e così poterlo annunciare ai fratelli. Sarà lui, ancora una volta, ad operare prodigi attraverso chi si affida alla sua parola.

Dobbiamo imparare più dagli esempi che dalle parole (Beata Mary Mac Killop)


26 april e San marc ellino

Dal Salmo 99 Buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 18-21) In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

A volte la Scrittura, anche il Vangelo, sembra porre in opposizione da una parte la vita nel mondo e dall’altra l’esperienza di fede, l’incontro con il Signore. Se così fosse rischieremmo di vivere o in una grande falsità o in una totale indifferenza. Proprio la Parola di Dio ci illumina: “Fratelli santi, fissate bene lo sguardo in Gesù” (Ebr 3, 1). Guardiamo a lui, che si è fatto uomo e nostro fratello, che è venuto nel mondo, si è sporcato le mani. Non fissiamo l’attenzione sui limiti, nostri o degli altri, fissiamo lo sguardo su di lui. Questo sguardo nuovo ci viene dalla Pasqua, è uno sguardo profetico e la profezia è il contrario della ribellione: Cristo ha fatto nuove tutte le cose, con lui siamo rinnovati anche noi.

Abbi coraggio, non importa quali siano le (Beata Mary Mac Killop)

tue croci


e l i r p a 27 vi domenica di pasqua Dal Salmo 65 Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla gloria del suo nome, date a lui splendida lode. Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere!

Dagli Atti degli Apostoli In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.


Dalla prima lettera di San Pietro Apostolo Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. E’ meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male. Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 15-21) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Dio vede il cuore (Beata Mary Mac Killop)


e l i r p a 28 san pietro chanel Dal Salmo 149 Lodino il suo nome con danze, con timpani e cetre gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo, incorona gli umili di vittoria.

Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 16-26) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”.

Gesù parla sempre in modo franco ai suoi discepoli. Riconosce coloro che sono stati sempre con Lui, con il Maestro. Non è fonte di privilegio per chi lo ha sempre seguito. Gesù è chiaro ed esplicito: i suoi discepoli dovranno subire prove e persecuzioni. Non nasconde loro le future difficoltà. Non vuole creare false illusioni. È un realismo che non è crudo ma che nasce dall’amore. È un dono di generosità che continua a tributare per i suoi discepoli e per noi stessi. Ogni volta che preannuncia delle difficoltà, Gesù indica sempre una strada, un percorso che permette di superare questi ostacoli. Lo stesso amore che ci dona è posto poi a fondamento di questo cammino. Egli preannuncia questi momenti perché siano affrontati e superati con generosità.

Infatti donando si riceve. Dimenticandosi si trova comprensione. Perdonando si è perdonati. Morendo si resu scita alla vera Vita (San Francesco d’ Assisi)


29 aprile Santa cater ina da siena

Dal Salmo 44 Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: prostrati a lui. Dal Vangelo secondo Matteo (25, 1-13) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. Non è nostra intenzione indugiare nel porre in rilievo come nella vita e nell’attività esterna di Caterina le beatitudini evangeliche abbiano avuto un modello di superlativa verità e bellezza. Tutti voi, del resto, ricordate quanto sia stata libera nello spirito da ogni terrena cupidigia; quanto abbia amato la verginità consacrata al celeste sposo, Cristo Gesù; quanto sia stata affamata di giustizia e colma di viscere di misericordia nel cercare di riportare la pace in seno alle famiglie e alle città, dilaniate da rivalità e da odi atroci; quanto si sia prodigata per riconciliare la repubblica di Firenze con il Sommo Pontefice Gregorio IX, fino ad esporre alla vendetta dei ribelli la propria vita. Questo Sangue del Salvatore, la Santa lo vede fluire continuamente nel Sacrificio della Messa e nei Sacramenti, grazie al ministero dei sacri ministri, a purificazione e abbellimento dell’intero Corpo mistico di Cristo. Caterina perciò potremmo dirla la “mistica del Corpo mistico” di Cristo, cioè della Chiesa. D’altra parte la Chiesa è per lei autentica madre, a cui è doveroso sottomettersi, prestare riverenza ed assistenza. Quale non fu perciò l’ossequio e l’amore appassionato che la Santa nutrì per il Romano Pontefice! Ella contempla in lui “il dolce Cristo in terra”, a cui si deve filiale affetto e obbedienza.

L’umile spegne la superbia (Santa Caterina da Siena)


e l i r p a 30 san pio v Dal Salmo 148 Solo il suo nome è sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli. Egli ha sollevato la potenza del suo popolo. Dal Vangelo secondo Giovanni (16, 12-15) In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”. Soltanto ricevendo lo Spirito i discepoli potranno capire la verità di Gesù. Gesù invierà dal Padre alla comunità lo Spirito di verità che rimarrà sempre con loro. Si raggiunge così la saggezza attraverso l’incontro della verità che si incarna in Gesù e che oggi giunge a noi nella sua Chiesa. L’intercessione continua del Figlio di Dio, fonte dalla quale scaturisce lo Spirito, è la consolazione dei discepoli. Essi, come tutta la Chiesa al loro seguito, si uniscono alla supplica dell’unico e supremo Sacerdote Gesù Cristo che dà il suo Spirito: segno di vittoria sulla morte, dell’accoglienza del Padre e della presenza della comunità. Lo Spirito è chiamato Spirito di verità. La sua missione è di metterli in guardia contro lo spirito della menzogna. Rende loro capaci di vivere e di vedere le cose e di giudicarle come Gesù stesso. Ne è una dimostrazione concreta la vita dei santi, che appartengono alla Chiesa spiegando le loro vele al soffio dello Spirito, guidati per vie che provocano un santo stupore. Là dove si trova la Chiesa, si trova lo Spirito.

Se non vivremo di Fede e di Carità, di che vivremo noi, o miei figli? E come oseremo dirci ancora “Figli della Divina Provvidenza, se non vivremo di Fed e, di quella Fede grande che, occorrendo, trasporta le montagne?”. (San Luigi Orione)


01 maggi o San giusepp e lavorat ore

Dal Salmo 89 Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore. Volgiti, Signore; fino a quando? Muoviti a pietà dei tuoi servi. Dal Vangelo secondo Matteo (13, 54-58) In quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

Il lavoro costituisce da sempre un elemento fondamentale della vocazione umana e cristiana. Esso si configura come la possibilità di partecipare all’opera divina della creazione e di prolungare, con la propria attività, l’opera del Redentore. Concreatori e corredentori ci rende dunque il lavoro. Ma quale lavoro? Non c’è un lavoro più meritevole o più pio di un altro. Il cristiano è uno che si prende carico di qualsiasi lavoro possa risultare utile all’edificazione materiale e spirituale dell’individuo e della comunità. Quello che conta, nel lavoro, dunque è l’intenzione, l’interiorità. Qualsiasi cosa sia fatta di cuore, cioè con passione, con attenzione, con intelligenza, dato che il cuore, nella cultura biblica, è la sede e il centro di tutte le facoltà umane. Farsi servi del Signore nel proprio lavoro: questo ci permette davvero di fare delle nostre occupazioni il luogo di una sempre maggiore configurazione a Cristo, di una sempre più continua presenza a Lui.

nei cieli, e ovunque poic hé è infinito… La preghiera è la ricerca di Dio che sta di Dio Chi non prega, non può vivere in grazia (Santa Gianna Beretta Molla)


o i g g a m 02san atanasio Dal Salmo 46 Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; perché terribile è il Signore, l’Altissimo, re grande su tutta la terra. Dal Vangelo secondo Giovanni (16, 20-23) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Queste parole che Gesù, poco prima della sua passione, indirizza nell’intimità ai suoi discepoli trovano il loro compimento letterale poco tempo dopo, e, in modo definitivo anche se misterioso, esse si realizzano senza sosta nella vita della Chiesa. “La sua ora” in effetti è giunta, l’ora della grande tristezza di Gesù Cristo e dei suoi nel primo venerdì santo della storia. Le forze del mondo, della morte, del peccato, sembrano trionfare, ma la loro vittoria è passeggera. Non si tratta che di un dolore somigliante a quello del parto, che ha reso possibile la gioia di una vita nuova, quella di Gesù Cristo risorto. Il Signore è ritornato e i discepoli hanno potuto approfittare della sua presenza; lo hanno toccato, gli hanno parlato, si sono riempiti di una tale pace e gioia che le stesse persecuzioni non hanno potuto strappargliele. Allo stesso modo, le parole del Signore si compiono per noi. Mentre il mondo gioisce nel peccato e nel conforto egoista, il cristiano si rattrista di vedere un mondo lontano da Dio, la persecuzione che attacca la Chiesa o l’incomprensione che essa incontra. Pertanto, questa realtà è transitoria, quello che è definitivo, eterno, è la gioia di incontrarlo, risorto, nella certezza di non perderlo mai. Mentre viviamo in questa vita, la certezza della sua presenza ci appaga; non abbiamo bisogno di interrogarci sul passato o sul futuro. Cristo, Signore risorto, dà il senso ultimo della storia e della nostra vita.

La brama di denaro è alla radice di tutti i mali (San Paolo)


03 magg io Santi filippo e giaco mo

Dal Salmo 18 I cieli narrano la gloria di Dio. e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 6-14) In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Gesù è vivo, ma i discepoli, fanno fatica a riconoscerlo, sono ancora legati Cristo morto per i peccatori, risorto ed apparso ai discepoli. Egli, vincitore della morte è il cuore della predicazione apostolica e quindi della fede cristiana. Giacomo fu uno dei testimoni della risurrezione. Filippo desidera vedere il volto del Padre; nelle sue parole e nelle sue opere si rivela e s’incontra il Padre. Una intima, indissolubile, eterna comunione lega il Padre e il Figlio che rende infallibile la nostra preghiera. Noi siamo in comunione con la testimonianza apostolica. In Cristo noi siamo riportati al Padre, e diventiamo partecipi della sua divina figliolanza. Gesù è trasparenza del Padre. Coloro che hanno visto Gesù risorto possono affermarlo con una penetrazione, che nasce in loro da un’esperienza unica. L’affermazione di Cristo: “chi vede me, vede anche il Padre”, assume quindi nel tempo pasquale la forza della testimonianza dei discepoli stessi. Non è forse la potenza e l’amore del Padre che irradia dal volto del Cristo, non più momentaneamente trasfigurato, ma raggiante di risurrezione per sempre?

di Dio Dilatate il vostro cuore e la misericordia ico) (Beato Gaetano Err

ve lo riempirà


o i g g a m 04 ascensione del signore Dal Salmo 46 Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sui popoli, Dio siede sul suo trono santo Dagli Atti degli Apostoli Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni». Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?» . Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». Dalla lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.


Dal Vangelo secondo Matteo (28, 16-20) In quel tempo, gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». L’assemblea è subito introdotta in un clima speciale di festa. Il motivo della “santa gioia” è indicato esplicitamente nell’elevazione straordinaria e inattesa della natura umana fino a Dio, in quanto essa è innalzata accanto al Padre insieme con il Figlio, che l’ha assunta nell’Incarnazione. Tale evento accende di conseguenza la “speranza” di poter condividere un giorno la stessa condizione gloriosa di Cristo. Merita una certa attenzione il fatto che la gioia di cui si parla è riferita non solo, come è ovvio, alla persona di Cristo, ma più direttamente alla stessa “natura umana” di cui Cristo si fa in qualche modo “portatore” al cospetto di Dio. In altre parole: l’Ascensione è la festa della natura umana, introdotta alla vita divina. Non solo Cristo viene assunto in Cielo: l’uomo viene assunto in Cielo. Nella liturgia di oggi si indica così il termine ultimo dell’esistenza cristiana, ma implicitamente si rivela anche fin dove arriva il progetto di Dio, la meta definitiva di tutta l’avventura umana.

questo amore sono a te strette col vincolo dell’a more. E che one pers le fra cizia ami vera la di Solo tu, o Dio, anno rito Santo che ci hai dato diffondi nei nostri cuori ad opera dello Spi (Sant’ Agostino)


o i g g a m 05 beato nunzio sulprizio Dal Salmo 67 Padre degli orfani e difensore delle vedove È Dio nella sua santa dimora. Ai derelitti Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri. Dal Vangelo secondo Giovanni (16, 29-33) In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, In quel tempo i discepoli dissero a Gesù: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. Rispose loro Gesù: “Adesso credete? Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo! ”. La tribolazione non ci deve spaventare: avremo pace in Lui! Ma quale è la tribolazione che facilmente possiamo incontrare? L’elenco potrebbe essere lungo e diversificato ma forse un po’ lontano da noi, dalla quotidianità così povera di atti eroici e affollata di aventi, stimoli, provocazioni, idee. Forse Gesù stesso ci indica una ‘tribolazione’ reale e inquietante: mi lascerete solo. Percepire la propria solitudine, in mezzo alla nostra giornata stipata di cose, e insieme credere che Dio ci fa abitare una casa, non siamo soli: il Padre è con te, con me. La mia fiducia oggi è varcare la soglia della fede, il Padre è con me.

Siate sempre con il Signore, perc hé da Lui viene ogni bene, soffrite per amore di Dio e con allegrezza. (Beato Nunzio Sulprizio)


06 magg io Beata Anna Rosa Gat torno

Dal Salmo 67 Benedetto il Signore sempre; ha cura di noi il Dio della salvezza. Il nostro Dio è un Dio che salva; il Signore Dio libera dalla morte. Dal Vangelo secondo Giovanni (28, 1-11) Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te.

Quale grande Amore ci ha dato il Padre: ascoltare le parole del Figlio nel dialogo intimo e amoroso dell’ultima ora! Rimango qui, con gli occhi del cuore fissi negli occhi del Figlio per bere il suo sguardo affondato nel Cielo; sentire la bella notizia: conoscere Dio, Parola in me fatta carne; gustare la gioia profonda: sono del Padre, dato al Figlio. Io so e credo e vivo tra le mani del Padre e del Figlio, dato e ricevuto, dall’uno e dall’altro insieme, nella preghiera del Figlio. Mi basta. Benedetto il Signore, sempre

ultime e le più miserabili di tutte le Pensate siate umili… pensate che siete le izio e hanno grazia di farne parte. creature che prestano alla Chiesa il loro serv (Beata Anna Rosa Gattorno)


o i g g a m 07 san agostino roscelli Dal Salmo 67 Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore; egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni, ecco, tuona con voce potente. Dal Vangelo secondo Giovanni (17, 11-19) In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.

Non siamo del mondo. Come è possibile stare in una realtà senza essere parte integrante di essa stessa, senza sentirsi mischiati in un’unica materia, come il lievito nella farina, come il sale nella pietanza? Non siamo del mondo ma stiamo nel mondo, come Gesù, capo di un regno che non è di questo mondo, morto sotto la scritta ”…. Re dei Giudei”. Posizione assai scomoda se la prendiamo sul serio, posizione che ci chiede di stare in bilico, in una realtà che non è la nostra ma con la stessa intensità di amore con cui ci è stato Gesù. Vivere impastati nel mondo ma con una identità che è oltre, ci è data in consegna: custoditi, conservati, consacrati, mandati… per la pienezza della nostra gioia.

Il nostro cuore non ami altri che Gesù, la nostra volontà non si fermi al altro che a Lui. Se la mano fatica, se il piede cammina, se il corpo riposa, tutto sia per Gesù e con Gesù (San Agostino Roscelli)


08 magg io Beato Anton io Bajew ski

Dal Salmo 15 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. Dal Vangelo secondo Giovanni (17, 20-26) Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

Padre, voglio… imperativo di Gesù che ci tiene stretti a lui, che non ci lascia andare, fino a che non contempleremo la sua gloria là dove è lui, in quel Cielo dove ha fissato lo sguardo, dove abita il Padre. E la preghiera di Gesù scorre fluente, rimbalza nella storia fino a raccogliere tutti come in un grande fiume, fino a ricapitolare in se ogni cosa: mandato dal Padre ritorna lui carico di noi, della nostra vita, accompagnato dai suoi fratelli. Perché l’amore con il quale è stato amato sia in noi e lui in noi.

fedele a Cristo e a Maria Dite ai miei confratelli che sono morto qui, (Beato Antonio Bajewski)


o i g g a m 09 san isaia profeta Dal Salmo 102 Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Dal Vangelo secondo Giovanni (21, 15-19) Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene? , e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”. È lo Spirito che ci ricorda la Parola di Gesù, che la pone nel nostro cuore perché impariamo a seguire Gesù, perché impariamo da Gesù la via dell’amore. Anche oggi per noi la possibilità di lasciarci amare per amare. Vieni Spirito d’Amore!

Sono inchiodato alla croce insieme con Cris to (Beato Antonio Bajewski)


10 maggi o Santa Bened etta Cambia gio

Dal Salmo 10 Il Signore nel tempio santo, il Signore ha il trono nei cieli. I suoi occhi sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo. Dal Vangelo secondo Giovanni (21, 20-15) Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce? ”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui? ”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te? ”. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. È lo Spirito che ci dona di accogliere la testimonianza di san Giovanni. La parola che è entrata nella sua vita, nella sua storia, interpella la nostra vita, la nostra storia oggi. Non più libri per narrare, ma la nostra vita dica l’amore di Gesù che salva! Vieni Spirito di verità.

Signore cati, se non un unione intima con nostro cari o siam cui di cose di gran le bene Noi non faremo (Santa Benedetta Cambiagio)


o i g g a m 11 pentecoste Dal Salmo 103 La gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere. A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore. Dagli Atti degli Apostoli Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”. Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi Fratelli, nessuno può dire “Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.


Dal Vangelo secondo Giovanni (20, 19-23) La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi! ”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra! Riceviamo lo Spirito Santo per scrutare e attingere dalle mani e dal costato del Signore. Sì, il Risorto è il Crocifisso, dono di pace perché anche noi andiamo testimoni della misericordia di Dio che è nostro Padre. Vieni Spirito Santo, donaci come Gesù di lasciarci ferire dall’amore!

sempre che Dio è accettando con pazienza ogni prova. Ricorda alo t imi ed ile utab imm è Dio che pre Ricorda sem un giorno essere unito a Lui per sempre eterno, e lavora coraggiosamente da poter (Beato Padre Damiano De Veuster)


VI BENEDETTO X À IT T N A S A U IS ENTÙ MESSAGGIO D TA MONDIALE DELLA GIOV GIORNA PER LA XXIII Cari Giovani, La XXIII Giornata Mondiale della Gioventù Ricordo sempre con grande gioia i vari momenti trascorsi insieme a Colonia, nell’agosto 2005. Alla fine di quell’indimenticabile manifestazione di fede e di entusiasmo, che resta impressa nel mio spirito e nel mio cuore, vi ho dato appuntamento per il prossimo incontro che si terrà a Sydney, nel 2008. Sarà la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù ed avrà come tema: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni» (At 1,8). Il filo conduttore della preparazione spirituale all’appuntamen�to di Sydney è lo Spirito Santo e la missione. Se nel 2006 ci siamo soffermati a meditare sullo Spirito Santo come Spirito di verità, nel 2007 cerchiamo di scoprirlo più profondamente quale Spirito d’amore, per incamminarci poi verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2008, riflettendo sullo Spirito di fortezza e testimonianza, che ci dona il coraggio di vivere il Vangelo e l’audacia di proclamarlo. Diventa perciò fondamentale che ciascuno di voi giovani, nella sua comunità e con i suoi educatori, possa riflettere su questo Protagonista della storia della salvezza che è lo Spirito Santo o Spirito di Gesù, per raggiungere questi alti scopi: riconoscere la vera identità dello Spirito anzitutto ascoltando la Parola di Dio nella Rivelazione della Bibbia; prendere una lucida coscienza della sua continua, attiva presenza nella vita della Chiesa, in particolare riscoprendo che lo Spirito Santo si pone come “anima”, respiro vitale della propria vita cristiana, grazie ai sacramenti dell’iniziazione cristiana - Battesimo, Confermazione ed Eucaristia; diventare così capace di maturare una comprensione di Gesù sempre più approfondita e gioiosa e, contemporaneamente, di realizzare un’efficace attuazione del Vangelo all’alba del terzo millennio. Volentieri con questo messaggio vi offro un tracciato di meditazione da approfondire lungo quest’anno di preparazione, su cui verificare la qualità della vostra fede nello Spirito Santo, ritrovarla se smarrita, rafforzarla se indebolita, gustarla come compagnia del Padre e del Figlio Gesù Cristo, grazie appunto all’opera indispensabile dello Spirito Santo. Non dimenticate mai che la Chiesa, anzi l’umanità stessa, quella che vi sta attorno e che vi aspetta nel vostro futuro, attende molto da voi giovani perché avete in voi il dono supremo del Padre, lo Spirito di Gesù.


La promessa dello Spirito Santo nella Bibbia L’ attento ascolto della Parola di Dio a riguardo del mistero e dell’opera dello Spirito Santo ci apre a conoscenze grandi e stimolanti che riassumo nei punti seguenti. Poco prima della sua ascensione, Gesù disse ai discepoli: «Manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso» (Lc 24,49). Ciò si realizzò nel giorno della Pentecoste, quando essi erano riuniti in preghiera nel Cenacolo con la Vergine Maria. L’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente fu il compimento di una promessa di Dio assai più antica, annunciata e preparata in tutto l’Antico Testamento. In effetti, fin dalle prime pagine la Bibbia evoca lo spirito di Dio come un soffio che «aleggiava sulle acque» (cfr Gn 1,2) e precisa che Dio soffiò nelle narici dell’uomo un alito di vita (cfr Gn 2,7), infondendogli così la vita stessa. Dopo il peccato originale, lo spirito vivificante di Dio si manifesterà diverse volte nella storia degli uomini, suscitando profeti per incitare il popolo eletto a tornare a Dio e ad osservarne fedelmente i comandamenti. Nella celebre visione del profeta Ezechiele, Dio fa rivivere con il suo spirito il popolo d’Israele, raffigurato da “ossa inaridite” (cfr 37,1-14). Gioele profetizza un’”effusione dello spirito” su tutto il popolo, nessuno escluso: «Dopo questo - scrive l’Autore sacro -, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo... Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito» (3,1-2). Nella “pienezza del tempo” (cfr Gal 4,4), l’angelo del Signore annuncia alla Vergine di Nazaret che lo Spirito Santo, “potenza dell’Altissimo”, scenderà e stenderà su di lei la sua ombra. Colui che ella partorirà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (cfr Lc 1,35). Secondo l’espressione del profeta Isaia, il Messia sarà colui sul quale si poserà lo Spirito del Signore (cfr 11,1-2; 42,1). Proprio questa profezia Gesù riprese all’inizio del suo ministero pubblico nella sinagoga di Nazaret: «Lo Spirito del Signore - Egli disse fra lo stupore dei presenti - è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,1819; cfr Is 61,1-2). Rivolgendosi ai presenti, riferirà a se stesso queste parole profetiche affermando: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Ed ancora, prima della sua morte in croce, annuncerà più volte ai discepoli la venuta dello Spirito Santo, il “Consolatore”, la cui missione sarà quella di rendergli testimonianza e di assistere i credenti, insegnando loro e guidandoli alla Verità tutta intera (cfr Gv 14,16-17.25-26; 15,26; 16,13).


La Pentecoste, punto di partenza della missione della Chiesa La sera del giorno della sua risurrezione Gesù, apparendo ai discepoli, «alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”» (Gv 20,22). Con ancor più forza lo Spirito Santo scese sugli Apostoli il giorno della Pentecoste: «Venne all’improvviso dal cielo un rombo - si legge negli Atti degli Apostoli - come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (2,2-3). Lo Spirito Santo rinnovò interiormente gli Apostoli, rivestendoli di una forza che li rese audaci nell’annunciare senza paura: «Cristo è morto e risuscitato!». Liberi da ogni timore essi iniziarono a parlare con franchezza (cfr At 2,29; 4,13; 4,29.31). Da pescatori intimoriti erano diventati araldi coraggiosi del Vangelo. Persino i loro nemici non riuscivano a capire come mai uomini «senza istruzione e popolani» (cfr At 4,13) fossero in grado di mostrare un simile coraggio e sopportare le contrarietà, le sofferenze e le persecuzioni con gioia. Niente poteva fermarli. A coloro che cercavano di ridurli al silenzio rispondevano: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). Così nacque la Chiesa, che dal giorno della Pentecoste non ha cessato di irradiare la Buona Novella «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). Lo Spirito Santo, anima della Chiesa e principio di comunione Ma per comprendere la missione della Chiesa dobbiamo tornare nel Cenacolo dove i discepoli restarono insieme (cfr Lc 24,49), pregando con Maria, la “Madre”, in attesa dello Spirito promesso. A quest’icona della Chiesa nascente ogni comunità cristiana deve costantemente ispirarsi. La fecondità apostolica e missionaria non è principalmente il risultato di programmi e metodi pastorali sapientemente elaborati ed “efficienti”, ma è frutto dell’incessante preghiera comunitaria (cfr Paolo VI, Esort. apost. Evangelii nuntiandi, 75). L’efficacia della missione presuppone, inoltre, che le comunità siano unite, abbiano cioè «un cuore solo e un’anima sola» (cfr At 4,32), e siano disposte a testimoniare l’amore e la gioia che lo Spirito Santo infonde nei cuori dei fedeli (cfr At 2,42). Il Servo di Dio Giovanni Paolo II ebbe a scrivere che prima di essere azione, la missione della Chiesa è testimonianza e irradiazione (cfr Enc. Redemptoris missio, 26). Così avveniva all’inizio del cristianesimo, quando i pagani, scrive Tertulliano, si convertivano vedendo l’amore che regnava tra i cristiani: «Vedi - dicono - come si amano tra loro» (cfr Apologetico, 39 § 7). Concludendo questo rapido sguardo alla Parola di Dio nella Bibbia, vi invito a notare come lo Spirito Santo sia il dono più alto di Dio all’uomo, quindi la testimonianza suprema del suo amore per noi, un amore che si esprime concretamente come “sì alla vita” che Dio vuole per ogni sua creatura. Questo “sì alla vita” ha la sua forma


piena in Gesù di Nazaret e nella sua vittoria sul male mediante la redenzione. A questo proposito non dimentichiamo mai che l’Evangelo di Gesù, proprio in forza dello Spirito, non si riduce ad una pura constatazione, ma vuole diventare “bella notizia per i poveri, liberazione per i prigionieri, vista ai ciechi...”. E’ quanto si manifestò con vigore il giorno di Pentecoste, diventando grazia e compito della Chiesa verso il mondo, la sua missione prioritaria. Noi siamo i frutti di questa missione della Chiesa per opera dello Spirito Santo. Noi portiamo dentro di noi quel sigillo dell’amore del Padre in Gesù Cristo che è lo Spirito Santo. Non dimentichiamolo mai, perché lo Spirito del Signore si ricorda sempre di ciascuno e vuole, mediante voi giovani in particolare, suscitare nel mondo il vento e il fuoco di una nuova Pentecoste. Lo Spirito Santo, ”Maestro interiore” Cari giovani, anche oggi lo Spirito Santo continua dunque ad agire con potenza nella Chiesa e i suoi frutti sono abbondanti nella misura in cui siamo disposti ad aprirci alla sua forza rinnovatrice. Per questo è importante che ciascuno di noi Lo conosca, entri in rapporto con Lui e da Lui si lasci guidare. Ma a questo punto sorge naturalmente una domanda: chi è per me lo Spirito Santo? Non sono infatti pochi i cristiani per i quali Egli continua ad essere il “grande sconosciuto”. Ecco perché, preparandoci alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, ho voluto invitarvi ad approfondire la conoscenza personale dello Spirito Santo. Nella nostra professione di fede proclamiamo: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio» (Simbolo di Nicea-Costantinopoli). Sì, lo Spirito Santo, Spirito d’amore del Padre e del Figlio, è Sorgente di vita che ci santifica, «perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Tuttavia non basta conoscerLo; occorre accoglierLo come guida delle nostre anime, come il “Maestro interiore” che ci introduce nel Mistero trinitario, perché Egli solo può aprirci alla fede e permetterci di viverla ogni giorno in pienezza. Egli ci spinge verso gli altri, accende in noi il fuoco dell’amore, ci rende missionari della carità di Dio. So bene quanto voi giovani portiate nel cuore grande stima ed amore verso Gesù, come desideriate incontrarLo e parlare con Lui. Ebbene ricordatevi che proprio la presenza dello Spirito in noi attesta, costituisce e costruisce la nostra persona sulla Persona stessa di Gesù crocifisso e risorto. Rendiamoci dunque familiari dello Spirito Santo, per esserlo di Gesù. I Sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia Ma - direte - come possiamo lasciarci rinnovare dallo Spirito Santo e crescere nella nostra vita spirituale? La risposta - lo sapete - è: lo si può per


mezzo dei Sacramenti, perché la fede nasce e si irrobustisce in noi grazie ai Sacramenti, innanzitutto a quelli dell’iniziazione cristiana: il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, che sono complementari e inscindibili (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1285). Questa verità sui tre Sacramenti che sono all’inizio del nostro essere cristiani è forse trascurata nella vita di fede di non pochi cristiani, per i quali essi sono gesti compiuti nel passato senza incidenza reale sull’oggi, come radici senza linfa vitale. Avviene che, ricevuta la Confermazione, diversi giovani si allontanano dalla vita di fede. E ci sono anche giovani che nemmeno ricevono questo sacramento. Eppure è con i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e poi, in modo continuativo, dell’Eucaristia che lo Spirito Santo ci rende figli del Padre, fratelli di Gesù, membri della sua Chiesa, capaci di una vera testimonianza al Vangelo, fruitori della gioia della fede. Vi invito perciò a riflettere su quanto qui vi scrivo. Oggi è particolarmente importante riscoprire il sacramento della Confermazione e ritrovarne il valore per la nostra crescita spirituale. Chi ha ricevuto i sacramenti del Battesimo e della Confermazione ricordi che è diventato “tempio dello Spirito”: Dio abita in lui. Sia sempre cosciente di questo e faccia sì che il tesoro che è in lui porti frutti di santità. Chi è battezzato, ma non ha ancora ricevuto il sacramento della Confermazione, si prepari a riceverlo sapendo che così diventerà un cristiano “compiuto”, poiché la Confermazione perfeziona la grazia battesimale (cfr CCC, 1302-1304). La Confermazione ci dona una forza speciale per testimoniare e glorificare Dio con tutta la nostra vita (cfr Rm 12,1); ci rende intimamente consapevoli della nostra appartenenza alla Chiesa, “Corpo di Cristo”, del quale tutti siamo membra vive, solidali le une con le altre (cfr 1 Cor 12,12-25). Lasciandosi guidare dallo Spirito, ogni battezzato può apportare il proprio contributo all’edificazione della Chiesa grazie ai carismi che Egli dona, poiché «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune» (1 Cor 12,7). E quando lo Spirito agisce reca nell’animo i suoi frutti che sono «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). A quanti tra voi non hanno ancora ricevuto il sacramento della Confermazione rivolgo il cordiale invito a prepararsi ad accoglierlo, chiedendo l’aiuto dei loro sacerdoti. E’ una speciale occasione di grazia che il Signore vi offre: non lasciatevela sfuggire! Vorrei qui aggiungere una parola sull’Eucaristia. Per crescere nella vita cristiana, è necessario nutrirsi del Corpo e Sangue di Cristo: infatti, siamo battezzati e confermati in vista dell’Eucaristia (cfr CCC, 1322; Esort. apost. Sacramentum caritatis, 17). “Fonte e culmine” della vita ecclesiale, l’Eucaristia è una “Pentecoste perpetua”, poiché ogni volta che celebriamo la Santa Messa riceviamo lo Spirito Santo che ci unisce più profondamente a Cristo e in Lui ci trasforma. Se, cari giovani, parteciperete frequentemente alla Celebrazione eucaristica, se consacrerete un po’ del vostro tempo all’adorazione del SS.mo Sacramento, dalla Sorgente dell’amore, che è l’Eucaristia, vi verrà


quella gioiosa determinazione di dedicare la vita alla sequela del Vangelo. Sperimenterete al tempo stesso che là dove non arrivano le nostre forze, è lo Spirito Santo a trasformarci, a colmarci della sua forza e a renderci testimoni pieni dell’ardore missionario del Cristo risorto. La necessità e l’urgenza della missione Molti giovani guardano alla loro vita con apprensione e si pongono tanti interrogativi circa il loro futuro. Essi si chiedono preoccupati: Come inserirsi in un mondo segnato da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla violenza che talora sembrano prevalere? Come dare senso pieno alla vita? Come contribuire perché i frutti dello Spirito che abbiamo sopra ricordato, “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé” (n. 6), inondino questo mondo ferito e fragile, il mondo dei giovani anzitutto? A quali condizioni lo Spirito vivificante della prima creazione e soprattutto della seconda creazione o redenzione può diventare l’anima nuova dell’umanità? Non dimentichiamo che quanto più è grande il dono di Dio - e quello dello Spirito di Gesù è il massimo - altrettanto è grande il bisogno del mondo di riceverlo e dunque grande ed appassionante è la missione della Chiesa di darne testimonianza credibile. E voi giovani, con la Giornata Mondiale della Gioventù, in certo modo attestate la volontà di partecipare a tale missione. A questo proposito, mi preme, cari amici, ricordarvi qui alcune verità di riferimento su cui meditare. Ancora una volta vi ripeto che solo Cristo può colmare le aspirazioni più intime del cuore dell’uomo; solo Lui è capace di umanizzare l’umanità e condurla alla sua “divinizzazione”. Con la potenza del suo Spirito Egli infonde in noi la carità divina, che ci rende capaci di amare il prossimo e pronti a metterci al suo servizio. Lo Spirito Santo illumina, rivelando Cristo crocifisso e risorto, ci indica la via per diventare più simili a Lui, per essere cioè “espressione e strumento dell’amore che da Lui promana” (Enc. Deus caritas est, 33). E chi si lascia guidare dallo Spirito comprende che mettersi al servizio del Vangelo non è un’opzione facoltativa, perché avverte quanto sia urgente trasmettere anche agli altri questa Buona Novella. Tuttavia, occorre ricordarlo ancora, possiamo essere testimoni di Cristo solo se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo, che è «l’agente principale dell’evangelizzazione» (cfr Evangelii nuntiandi, 75) e «il protagonista della missione» (cfr Redemptoris missio, 21). Cari giovani, come hanno più volte ribadito i miei venerati Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, annunciare il Vangelo e testimoniare la fede è oggi più che mai necessario (cfr Redemptoris missio, 1). Qualcuno pensa che presentare il tesoro prezioso della fede alle persone che non la condividono significhi essere intolleranti verso di loro, ma non è così, perché proporre Cristo non significa imporlo (cfr Evangelii nuntiandi, 80). Del resto, duemila anni or sono dodici Apostoli hanno dato la vita affinché Cristo fosse conosciuto e amato. Da allora il


Vangelo continua nei secoli a diffondersi grazie a uomini e donne animati dallo stesso loro zelo missionario. Pertanto, anche oggi occorrono discepoli di Cristo che non risparmino tempo ed energie per servire il Vangelo. Occorrono giovani che lascino ardere dentro di sé l’amore di Dio e rispondano generosamente al suo appello pressante, come hanno fatto tanti giovani beati e santi del passato e anche di tempi a noi vicini. In particolare, vi assicuro che lo Spirito di Gesù oggi invita voi giovani ad essere portatori della bella notizia di Gesù ai vostri coetanei. L’indubbia fatica degli adulti di incontrare in maniera comprensibile e convincente l’area giovanile può essere un segno con cui lo Spirito intende spingere voi giovani a farvi carico di questo. Voi conoscete le idealità, i linguaggi, ed anche le ferite, le attese, ed insieme la voglia di bene dei vostri coetanei. Si apre il vasto mondo degli affetti, del lavoro, della formazione, dell’attesa, della sofferenza giovanile... Ognuno di voi abbia il coraggio di promettere allo Spirito Santo di portare un giovane a Gesù Cristo, nel modo che ritiene migliore, sapendo “rendere conto della speranza che è in lui, con dolcezza” (cfr 1 Pt 3,15). Ma per raggiungere questo scopo, cari amici, siate santi, siate missionari, poiché non si può mai separare la santità dalla missione (cfr Redemptoris missio, 90). Non abbiate paura di diventare santi missionari come san Francesco Saverio, che ha percorso l’Estremo Oriente annunciando la Buona Novella fino allo stremo delle forze, o come santa Teresa del Bambino Gesù, che fu missionaria pur non avendo lasciato il Carmelo: sia l’uno che l’altra sono “Patroni delle Missioni”. Siate pronti a porre in gioco la vostra vita per illuminare il mondo con la verità di Cristo; per rispondere con amore all’odio e al disprezzo della vita; per proclamare la speranza di Cristo risorto in ogni angolo della terra. Invocare una “nuova Pentecoste” sul mondo Cari giovani, vi attendo numerosi nel luglio 2008 a Sydney. Sarà un’occasione provvidenziale per sperimentare appieno la potenza dello Spirito Santo. Venite numerosi, per essere segno di speranza e sostegno prezioso per le comunità della Chiesa in Australia che si preparano ad accogliervi. Per i giovani del Paese che ci ospiterà sarà un’opportunità eccezionale di annunciare la bellezza e la gioia del Vangelo ad una società per molti versi secolarizzata. L’Australia, come tutta l’Oceania, ha bisogno di riscoprire le sue radici cristiane. Nell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Oceania Giovanni Paolo II scriveva: «Con la potenza dello Spirito Santo, la Chiesa in Oceania si sta preparando per una nuova evangelizzazione di popoli che oggi sono affamati di Cristo... La nuova evangelizzazione è una priorità per la Chiesa in Oceania» (n. 18). Vi invito a dedicare tempo alla preghiera e alla vostra formazione spirituale in quest’ultimo tratto del cammino che ci conduce alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, affinché a Sydney possiate rinnovare le promesse del vostro Battesimo e della vostra


Confermazione. Insieme invocheremo lo Spirito Santo, chiedendo con fiducia a Dio il dono di una rinnovata Pentecoste per la Chiesa e per l’umanità del terzo millennio. Maria, unita in preghiera agli Apostoli nel Cenacolo, vi accompagni durante questi mesi ed ottenga per tutti i giovani cristiani una nuova effusione dello Spirito Santo che ne infiammi i cuori. Ricordate: la Chiesa ha fiducia in voi! Noi Pastori, in particolare, preghiamo perché amiate e facciate amare sempre più Gesù e Lo seguiate fedelmente. Con questi sentimenti vi benedico tutti con grande affetto. Da Lorenzago, 20 luglio 2007 BENEDICTUS PP. XVI



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