60 anni di Banda Santa Cecilia di Novate Milanese

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Enti promotori della seguente pubblicazione ASSOCIAZIONE CORPO MUSICALE S. CECILIA NOVATE MILANESE (MI)

ASSOCIAZIONE CORPO MUSICALE S. CECILIA DI NOVATE MILANESE (MI) - UNA PASSIONE PER LA MUSICA 1948 - 2008

ASSOCIAZIONE CORPO MUSICALE S. CECILIA Via Verga 20026 NOVATE MILANESE www.corpomusicalesantacecilia.it labanda@corpomusicalesantacecilia.it

NAZZARENO PPAMP AMP ADO AMPADO

1948 - 2008 A PPASSIONE ASSIONE PER LA MUSIC A UN UNA MUSICA Testi e foto a cura di autori vari

ASSOCIAZIONE CORPO MUSICALE S. CECILIA DI NOVATE MILANESE



A mio papà Mario, che non potendomi più mandare a letto dopo il “Carosello”, preferì mandarmi a scuola di musica presso la banda S. Cecilia. L’autore

Mi è gradita l’occasione per ringraziare mia moglie Rosaria che, con pazienza e sacrificio, mi ha supportato per oltre vent’anni nel mio impegno a favore della banda Santa Cecilia. Benvenuto Gibertini

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Con il patrocinio del comune di Novate Milanese

PROGETTO EDITORIALE E REALIZZAZIONE DEL VOLUME: Nazzareno Pampado

TESTI: Autori vari

ART DIRECTION: Enrico Redaelli

COORDINAMENTO: Nazzareno Pampado

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NAZZARENO PAMPADO

ANNI di banda Santa Cecilia 22 novembre 1948 - 22 novembre 2008 UNA PASSIONE PER LA MUSICA Testi e foto a cura di autori vari

RASSEGNA DI IMMAGINI E TESTI A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CORPO MUSICALE SANTA CECILIA NOVATE MILANESE (MI)

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AMICI: OTTAVIA GIBERTINI TESTORI - CAMPAGNA


INDICE

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PRESENTAZIONE

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LA RINASCITA DELLA BANDA NEL 1948

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AL LETTORE

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ARCHIVIO FOTOGRAFICO

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L’ASSOCIAZIONE

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CRONACHE PARROCCHIALI - MARZO 1967

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LA PAROLA DEL PRESIDENTE

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IL DECENNALE DELLA BANDA S. CECILIA

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LE BANDE MUSICALI - LA STORIA

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LA BANDA E LA PARROCCHIA

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LA BANDA SANTA CECILIA E LA SUA STORIA

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VECCHIE FOTO DAI CASSETTI

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DANILLO FIOR -VICEPRESIDENTE

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UN PO’ DI CONTI IN FAMIGLIA

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IL SINDACO - SESSANT’ANNI DELLA BANDA SANTA CECILIA

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VECCHIE FOTO DAI CASSETTI

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DON UGO PROSERPIO - PARROCO

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RITAGLI DI GIORNALE

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ALEARDO FAROLDI

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UN’IMMAGINE BUROCRATICA

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GIUSEPPE MOLGORA – TESORIERE – GIA’ QUINTO PRESIDENTE

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CICLOSTILATI DI ALTRI TEMPI

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UMBERTO COLOMBO - VICETESORIERE

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UNA STORIA PIU’ RECENTE

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MARIO LANCINI - SEGRETARIO

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L’ORGANICO NELLA STORIA RECENTE

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LUIGI PEREGO - NASCITA DELLA BANDA

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UNA MOSTRA INDIMENTICABILE

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FRANCO CARTANESE - MAESTRO DELLA BANDA

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MARCO SPADARI - GLI ANNI RUGGENTI DI QUELLI DELLA BANDA

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GIANFRANCO NESTI - E LA PATCHWORK STYLE BAND

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SONIA E RICCARDO - PARLIAMO DELLA BANDA... TI VA?

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IL PERCORSO DELLA PATCHWORK STYLE BAND

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FAMIGLIA CABRI - FRANCESCA, ROBERTO E MAMMA

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FEDELE BERTOLETTI - INSEGNANTE DI MUSICA PER QUASI 30 ANNI

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IVAN SCALVI - QUEL “NON SO CHE” CHE CI PERVADE

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ANNIBALE MARTINI - MUSICANTE DAL 1948

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RICCARDO GALEAZZI - ANCH’IO VOGLIO DIVENTARE TROMBETTISTA

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L’INIZIO DI UNA STORIA APPASSIONANTE

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LISA PINTOSSI - LISA MUSICANTE PRE-MAMAN

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IL CORPO MUSICALE S. CECILIA DEL 1920

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ELENA E ANDREA BIANCHIN

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LA BANDA MUSICALE CITTADINA DEL PERIODO FASCISTA

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LA BANDA DEL 1979

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DON GIOVANNI ARRIGONI FONDATORE DELLA RINATA BANDA S. CECILIA

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

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ANGELO TESTORI - PRESIDENTE ONORARIO DELLA BANDA

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RASSEGNA STAMPA 2007-2008

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VINCENZO TORRIANI - PRIMO PRESIDENTE DELLA BANDA

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I MUSICANTI DI OGGI

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AMBROGIO BIANCHI - SECONDO PRESIDENTE

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CONCLUSIONE

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VALENTINO BALLABIO - TERZO PRESIDENTE

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CRONOLOGIA

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CARLO DEMETRIO FAROLDI - QUARTO PRESIDENTE

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RINGRAZIAMENTI E BIBLIOGRAFIA

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PRESENTAZIONE

E’ con estremo piacere che accetto l’invito degli amici del Corpo Bandistico Santa Cecilia a contribuire alla prefazione della pubblicazione che ne celebra i sessant’anni di vita. Dall’ormai lontano novemAngela De Rosa. bre 1948, gli uomini e le donne di questa Banda hanno saputo sottolineare la solennità delle cerimonie istituzionali e rappresentare, al contempo, la magia e l’allegria in manifestazioni più squisitamente aggregative. Sull’onda del processo di rinnovamento che ha segnato la tradizione delle Bande in Italia, la Santa Cecilia ha affermato, con forza, la sua vocazione civile e religiosa. Altresì, ha interpretato per la comunità novatese un ruolo da protagonista, sapendo coniugare l’insegnamento e la disciplina con la gioia per la musica. Con versatilità, questo Corpo Musicale è -come avrebbe detto Alessandro Vessella - forma di ”Arte spontanea e popolare” vero e proprio “mezzo cultu-

rale” dei novatesi e per i novatesi. La storia della Santa Cecilia coincide con la storia di chi ha condiviso il proprio amore per la musica con intere generazioni, con la storia di chi ha avuto, ed ha, la capacità di lasciare un segno profondo nel cuore di tutti noi continuando ad essere uno dei simboli più incisivi della vita sociale e culturale della nostra Novate.

Angela De R osa Rosa Assessore alla Cultura di Novate Milanese

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AL LETTORE

Chi da bambino – parlo della mia generazione e di quelle passate – almeno una volta non ha gioito e marciato allegramente, tenuto per mano da un genitore, al seguito della banda che passava per le vie di Novate? Ecco, è questo tenero e struggente ricordo, condiviso con le persone più care – che oggi non ci sono più - , che determina il mio affetto, e quello di tutti i novatesi, per la banda. Il fatto poi di avere militato, da ragazzo per qualche anno, nelle file dei clarinetti della banda Santa Cecilia mi ha fatto desiderare di approfondire la storia di questa meritevole compagine musicale. Per questo, nella ricorrenza del suo sessantesimo di fondazione, mi sono dedicato con caparbia tenacia e passione a ricercare vecchie foto, documenti e personaggi ancora viventi che avessero fatto parte della “Santa Cecilia” della prima ora. E poiché questa banda è “vecchia” di soli sessant’anni, l’impresa non è stata difficilissima perchè ho potuto ancora rintracciare persone che l’hanno vista nascere questa banda. Grazie anche ai suggerimenti del presidente Benvenuto Gibertini che mi ha sostenuto ed incoraggiato ho potuto raggiungere la faticosa meta. Altrettanto preziosi sono stati i racconti dell’attuale tesoriere Giuseppe Molgora, entrato nella banda nell’anno 1951, nonché le informazioni fornitemi da tutti i componenti del consiglio direttivo della banda.

Utilissime sono state le informazioni di Fedele Bertoletti, Gianni Campi e Annibale Martini che, avendo incominciato a frequentare la banda proprio nel suo anno di fondazione (1948), quando egli aveva soli nove anni, mi ha aiutato a ricostruire vicende ed a riconoscere persone nelle vecchie fotografie. Un grazie affettuoso ai figli ed alle figlie di vecchi musicanti oramai scomparsi – Rosanna Restelli e Clara Ciocchini - che, hanno messo a disposizione le vecchie e care immagini dei loro padri. Un grazie particolare al maestro Franco Cartanese e a Gianfranco Nesti per la grande passione e per l’impegno che profondono nel mantenere alto il livello tecnico della banda e nell’alimentare il desiderio di partecipazione da parte di tutti i giovani, e meno giovani, che compongono la banda S. Cecilia. Ringrazio inoltre l’amico Aleardo Faroldi che, dal padre Carlo Demetrio - presidente prima, e presidente onorario poi della banda S. Cecilia per lunghi anni -, ha ereditato la passione per la raccolta, conservazione e archiviazione della documentazione storica scritta, fotografica e cinematografica - di Novate Milanese. I miei sentimenti di gratitudine e di affetto vanno all’attuale banda Santa Cecilia, ai suoi giovani musicanti, attuali e passati di tutti i tempi.

Nazzareno Pampado

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L’ASSOCIAZIONE CORPO MUSICALE S. CECILIA DI NOVATE MILANESE

Il vecchio glorioso corpo bandistico di S. Cecilia nasce nuovamente il 22 Novembre 1948, dopo numerosi anni di forzato silenzio. Il ricordo delle illustri vicende nelle quali in passato la Banda ha primeggiato, vive nella memoria di tutti i Novatesi ed è grazie al cuore generoso di tutti i suoi cittadini che il corpo musicale riprende fiato. La finalità e gli scopi che avevano, negli anni lontani, tenuto unito e compatto l’antico corpo bandistico, sono gli stessi che il nuovo, degno continuatore, si propone di perseguire: essere al servizio di tutta la popolazione, senza distinzione alcuna di parte, di fede o di colore, primeggiare nel rendere sempre più suggestive le cerimonie e le manifestazioni care alla collettività odierna così come lo furono ai nostri padri. La Banda S. Cecilia si prefigge di organizzare, sviluppare e mantenere viva anche nel nostro Paese la passione per la musica, incoraggiando soprattutto i giovani allo studio, alla pratica, alla disciplina ed alla gioia del suonare insieme. Ciò come completamento morale e civico delle nuove generazioni in continuità con la tradizione novatese. La Banda S. Cecilia opera liberamente, con l’unica finalità di fornire servizi bandistici e di insegnare la musica a giovani e meno giovani di Novate Milanese e dei Paesi limitrofi. La Banda S. Cecilia interviene a tutte le manifestazioni, pubbliche o private, civili o religiose alle quali è invitata, contribuendo ad apportare prestigio, allegria o severità alle stesse. La Banda S. Cecilia è sostenuta soprattutto dal rica-

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vato dei propri servizi e da contributi volontari. La Banda S. Cecilia è attualmente costituita da oltre 46 elementi in prevalenza con età inferiore ai trent’anni. La composizione della Banda è la seguente: 5 FLAUTI, 10 CLARINI, 3 SAX SOPRANO, 6 SAX CONTRALTO, 6 SAX TENORE, 2 SAX BARITONO, 8 TROMBE, 2 FLICORNI, 1 BASSO 3 PERCUSSIONI . Repertorio: musica classica, sinfonica, ballabili, colonne sonore. Sostenitore della Banda S. Cecilia può essere chiunque desideri dare un aiuto concreto alla sopravvivenza di questo corpo musicale, per la diffusione della passione per la musica presso i novatesi.


LA PAROLA DEL PRESIDENTE

Ventisei anni fa il carissimo e compianto commendator Carlo Demetrio Faroldi, mi chiese di interessarmi del Corpo Musicale S. Cecilia che da qualche tempo era privo del presidente. Ero già impegnato su altri fronti e sinceraBenvenuto Gibertini. mente non disponevo di altro tempo da dedicare con profitto a nuovi impegni, trattandosi inoltre di un ambiente nuovo e per me sconosciuto. Il buon Faroldi mi convinse e oggi sono orgoglioso di avere accettato quell’invito. Ho imparato molto, la musica è anche filosofia di vita! Sessant’anni sono un traguardo importante, soprattutto se si considera che tutta la gestione, di questo meritorio corpo musicale, è affidata a volontari: persone che operano gratuitamente e generosamente, ciascuno per il proprio incarico. Abbiamo superato momenti difficili, si è passati dal cospicuo numero di 35/40 musicanti alla deprimente quota di 15/20 elementi. Organizzare la nostra partecipazione ai vari eventi è molto impegnativo. Ma noi non ci siamo mai persi d’animo. Abbiamo saputo adattarci ai tempi. Abbiamo rinunciato ad alcuni stili tradizionali di musica per abbracciarne altri più moderni e contemporanei, catturando così l’entusiasmo dei giovani. Nella nostra banda i giovani si conoscono, fanno amicizia, si stimano e a volte accade perfino che due componenti della banda decidano di formare una famiglia. Possiamo affermare che poi, gli sposini, continuano a frequentare la scuola di musica, nonostante l’arrivo dei figli e gli impegni li pongano in una situazione ben più complessa .

Tutto ciò accade ai nostri giorni nonostante un difficile contesto sociale. In questo modo la banda S. Cecilia si garantisce la propria continuità: abbiamo madri e padri che frequentano la scuola di musica con i propri figli e amici che trascinano a scuola altri amici. Per questo io credo proprio che la migliore pubblicità, per la nostra banda musicale, sia il “passaparola”. Voglio dunque concludere augurandoci che questa tendenza positiva per il nostro corpo musicale possa continuare, nella sua semplicità e con spirito di servizio reciproco, anche dopo questa veneranda ricorrenza. Sono profondamente grato a tutti voi maestri, musicanti, collaboratori e sostenitori per la vostra fattiva collaborazione e per l’abnegazione che tutti profondete in questa grande e appassionante sfida. Sono certo di poterla affrontare insieme a voi. E con tutti voi potremo intraprendere nuove sfide, sempre più ambiziose, ancora per molti anni. Un ringraziamento ai concittadini, alle Parrocchie e all’amministrazione pubblica della nostra città per la sensibilità e la concreta generosità dimostrata. Benvenuto Gibertini Presidente Associazione Corpo Musicale S. Cecilia

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LE BANDE MUSICALI - LA STORIA

Musicante, di banda militare, della fine dell’800 (archivio di stato).

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Certamente una Banda, a Novate, esisteva anche prima della nascita della S. Cecilia (1948), tant’è che quest’ultima è derivata proprio dalla scissione di un precedente unico gruppo bandistico cittadino. Alcuni fanno risalire storicamente la nascita della prima Banda musicale italiana – intesa come un’orchestra priva degli strumenti ad arco, formata quindi esclusivamente da ottoni, fiati e percussioni - alla costituzione della banda Comunale di Poggio Mirteto (Rieti) nel 1592, come risulta dagli archivi ufficiali di questo Comune. La Banda nacque nel luglio di quell’anno per opera di un certo Hieronimo, un religioso, che iniziò dapprima ad insegnare ai suoi concittadini gli strumenti dell’epoca orientandosi poi verso altri tipi come flauti, cornamuse, bombarde, corni ed altri. Certo è che fin dai tempi dell’antico Egitto, la musica aveva sia funzioni religiose che di svago. Nell’antica Grecia la musica occupava un ruolo di grande rilievo nella vita sociale e religiosa. Nel 146 a.C. la Grecia viene conquistata da Roma. Risale a questo periodo la diffusione di strumenti di metallo di impiego militare: la buccina di forma circolare, il lituus, a canneggio diritto con il padiglione ripiegato all’indietro, la tuba di bronzo a canna diritta. La diffusione del cristianesimo, e quindi del canto cristiano, ha avuto un ruolo decisivo nella storia della musica occidentale. La tradizione vuole che alla fine del VI secolo, sotto il papato di Gregorio Magno (590-604 d.C.), si sostituisse lo studio dei testi scritti alla trasmissione orale delle scuole di canto. Allo stesso tempo si creò la necessità di “annotare” i testi scritti in modo da aiutare i cantori ad eseguire le musiche sempre nello stesso modo. La scrittura “neumatica” divenne così la prima “notazione”, da cui poi la parola “nota”, musicale moderna, fino a giungere al tetragramma di Guido D’Arezzo (992 ca.1050 ca.) una scrittura che permetteva di indicare le diverse altezze delle note da intonare.

“Ma fu durante il Medio Evo che si costituirono presso varie Corti le fanfare, che meglio si prestavano a produrre musiche e ritmi militari. Lo stesso termine “banda” ha uno stretto vincolo con i soldati perché deriva da “bandum”, l’insegna che solo i corpi militari scelti recavano come elemento di prestigio. La consacrazione della fanfara, avvenuta nel 1037 con il Carroccio di Milano – sul quale oltre alla croce ed alle insegne cittadine era montata una campana (la martinella) - , stimolò la costituzione di molte altre compagini analoghe in diverse città italiane e successivamente anche in Francia. Le prime bande musicali, in senso più moderno, si formarono in Germania tra i secoli XIV e XV, via via arricchendosi di nuovi strumenti fino ad assumere le attuali proporzioni”. (Gerardo De Marco). Mi sono permesso questo breve escursus per sottolineare come, fin dal XV secolo, spesso l’apprendimento della musica che si sviluppò, finanziata dalla borghesia benestante nelle scuole delle cattedrali, crebbe proprio all’ombra dei campanili. E non solo perché i campanili, innalzando le proprie campane sopra le città, costituivano un simbolo fortemente musicale, ma anche perché sotto questi campanili, quasi sempre albergava un grande Organo. Ed è anche attorno a questo strumento che sono nati grandi musicisti, memorabili opere musicali ed hanno prosperato scuole di canto e di musica.


LA BANDA SANTA CECILIA E LA SUA STORIA

Particolare dell’ingresso dell’ormai scomparso “Circulin” di via Garibaldi.

La banda è oggi in festa perchè sono già passati sessant’anni. Mi piacerebbe che queste poche righe le potesse scrivere uno che quel giorno del primo servizio della banda era là, presso il Collegio San Carlo di Milano, a vedere quel sobNazzareno Pampado. balzo del piccolo Cardinal Schuster. Il primo debutto esterno della “Santa Cecilia” infatti, fu al Convegno provinciale delle ACLI nel 1948, tenutosi proprio al Collegio S. Carlo di Milano. Quando il Cardinal Schuster, di veneranda memoria, fece il suo ingresso nel cortile del Collegio, la nostra banda attaccò bruscamente, con rumoroso entusiasmo, la sua marcia. Il Cardinale, colto di sorpresa, dall’improvviso colpo di piatti del “Micio” e dalla mazzata sulla grancassa, del Paolino Restelli, ebbe un sobbalzo di spavento. Poi sorrise, si compiacque, benedisse e incoraggiò. Ecco, per esempio, il Mario Gandelli, lui avrebbe potuto scrivere qualcosa di quell’avvenimento. Si proprio lui che nelle processioni faceva il capo-banda e che maneggiava il suo clarinetto sia come strumento che come “bacchetta” per scandire il tempo. Lui ci doveva essere in quel lontano ’48. Certo, assieme a lui, ci doveva essere anche il Gianni Campi e il Cazzaniga, il Felice Picozzi e il Nicoli Antonio detto “Micio” - quello che pestava i piatti curando i movimenti del batacchio della grancassa del Paolino Restelli -. Poi ci doveva essere anche l’Erminio Monti col suo tamburello e tanti altri che adesso non ci sono più. Ma chissà se c’erano anche loro: il Felice e l’Ernesto… Si, il Felice Tagliabue e l’Ernesto Solcia. I componenti della banda più semplici di tutti, perchè

facevano sì parte della banda, ma non suonava nessun strumento. Loro umilmente, ma con tanto orgoglio portavano solo il gonfalone della banda. Chissà quante cose da raccontarci avrebbero avuto il Felice e l’Ernesto, se oggi fossero ancora qui con noi. C’erano sempre, loro, non mancavano mai. Per il Felice poi, era facile esserci sempre: abitava proprio sopra alla scuola di musica nel cortile del “Circulin” in via Garibaldi. E alla storia di quel “Circulin” è strettamente legata la rinascita della banda. Dico “rinascita” perché - come detto - sarebbe un errore credere che prima del ’48 non esistesse una banda musicale a Novate Milanese. La storia è maestra della vita. Ma per essere tale deve provenire necessariamente dalle memorie di coloro che l’hanno vissuta in prima persona. Ecco perché il mio racconto non parte da una ricerca ex-novo ma attinge dalle parole di Carlo Demetrio Faroldi, così come si esprimeva nel 1966. “Quando si celebrano avvenimenti fatti di pietre, di cuori, di volontà, viene spontaneo un sentimento di riconoscenza e di gratitudine, così come urge alla mente il desiderio di risalire alle origini, di ogni cosa conosciuta”. E allora riportiamoci indietro per oltre cinquant’anni (nel 1916, n.d.r.). Incominciamo con la figura di Don Arturo Piazza (assistente del parroco don Francesco Bianchi a Novate dal 1893 al 1927) che promosse, in tempi lontani e difficili, il primo “Circulin” dei cattolici novatesi e troveremo che qui incomincia la storia. Si, fu proprio Don Arturo Piazza, memorabile educa-

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LA BANDA SANTA CECILIA E LA SUA STORIA

tore di giovani, ad aprire i battenti di un minuscolo ambiente che divenne il cuore pulsante di tutte le iniziative dei cattolici novatesi. Al “Circulin” ci si trovava a bere un buon bicchiere di vino non battezzato che il signor Ausano Bianchi – allora gerente – somministrava gioiosamente ai clienti di quel tempo, che pare, amassero parecchio lo “spirito di-vino”. E fu proprio all’ombra dello stesso “Circulin” che don Arturo, assieme ad altre meritevoli iniziative, diede vita al primo corpo musicale cittadino, che allora si chiamava proprio “Santa Cecilia” (1920). Gli strumenti divennero un tutt’uno col Paese e per qualche tempo si ebbe a Novate una sola banda e tanti suonatori, giovani e meno giovani. Erano allora presidenti e consiglieri, del “Circulin”: Gaetano Boniardi, Giuseppe Carcano, Strada Baldassare, Enrico Vaghi e altri. Nacquero così, la banda, il Partito Popolare Italiano, L’avanguardia Cattolica - i cui giovani conobbero e vissero lotte audaci e difficili -. Nel vecchio ed oramai scomparso “Circulin” di via Garibaldi, ebbero sede ed operosa ospitalità tutte queste iniziative. Tempi lontani, da non dimenticare. Ma poi venne il fascismo a cui finì col dare fastidio l’intensa vitalità del “Circulin” centro di vita, - dopo la chiesa e l’oratorio -, dell’operosità dei cattolici. Avvenne così che il “Circulin”, e tutte le sue attività connesse, verso il 1927-28, subì la fine di tante altre organizzazioni e fu costretto a chiudere i battenti assieme a quella prima banda musicale i cui strumenti si dileguarono assieme ai suoi componenti. Nel 1940, dopo la guerra d’Africa, ci fu chi pensò di restaurare l’ambiente del “Circulin”, a cui venne dato il nome di “Dopolavoro Impero”, per offrire ai cattolici la possibilità di incontrarsi e vivere con coerenza le proprie aspirazioni e prepararsi alle future sfide.

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Fu primo gerente del rinato “Circulin”, con spirito di apostolato, il compianto Osvaldo Boniardi. Nel 1945 si gettarono le prime basi di questo nuovo organismo che doveva dargli un fondamento giuridico, affidato prima a forme sporadiche di gestione. Al nuovo ambiente viene dato il nome di “Circolo del Lavoratore” ed in esso sarebbero rinate tutte le attività, fra cui anche il nuovo corpo musicale. Dopo la liberazione ci volle un po’ di tempo per rimettere insieme i nuovi musicanti, dopo che quasi tutti gli strumenti, della precedente banda del 1920, erano stati riesumati. Finalmente , in quell’anno rinacque dunque il nuovo “Corpo Musicale Cittadino”, di cui venne nominato presidente il munifico e benemerito ing. Angelo Testori. Ma quella di Angelo Testori fu una presidenza breve. Gli strumenti divennero un tutt’uno col Paese e per qualche tempo si ebbe a Novate una sola banda cittadina e tante nuove leve di giovani musicanti. Ma poi, l’irruenza e la contrapposizione politica ebbe il predominio e così gli strumenti musicali furono incamerati da una fazione di musicanti che assunse toni marcatamente “rossi”. La scissione fu inevitabile. Di qui l’idea, nel 1947, di dare vita – in alternativa ad una banda “bianca”. Si dovette partire da zero e l’idea si concretizzò il 22 novembre del 1948. Don Giovanni Arrigoni, il rag. Vincenzo Torriani, Carlo Demetrio Faroldi e il cav. Uboldi Felice si recarono a Traversagna, dove si sapeva che in una certa soffitta, quel buon sacerdote aveva alcuni strumenti inutilizzati. Circolava, in quei tempi a Novate, un garbato signore meridionale amante della musica. Costui di mestiere faceva la “guardia notturna comunale” (una figura oramai scomparsa) e girava sempre in bicicletta con un cagnolino, bianco pezzato di

nero, — che lo seguiva trotterellando di sbieco. L’insospettabile signor Giuseppe Passera (19151962), - che era anche un raffinato compositore, nonché abile suonatore di diversi strumenti musicali -, fu il primo maestro della nuova banda Santa Cecilia. Dopo un anno lasciò l’incarico di maestro di banda per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento dei giovani e mantenne questo suo impegno fino alle fine dei suoi giorni. A Giuseppe Passera gli succedettero in seguito: il maestro Carlo Sanvito; Giuseppe Molteni (19521954); Carlo Preattoni e il commendator Lino Tornagli (1955-1957). Poi subentrarono: Carmelo Battaglia; Raffaele D’Avanzo; Fedele Bertoletti e Gianfranco Nesti; fino all’odierno maestro Franco Cartanese che dirige la banda dal 1991. Detto, fatto: quello che fu il sogno di una memorabile assemblea di cittadini, divenne una realtà. La banda nacque all’insegna delle ACLI provinciali e, dopo una brevissima presidenza di Angelo Testori, divenne presidente Vincenzo Torriani. Seguirono poi i compianti: Ambrogio Bianchi; Valentino Ballabio e Carlo Demetrio Faroldi. Infine seguirono le presidenze di Giuseppe Molgora e, quella attuale, di Benvenuto Gibertini. Sentiamo qui il bisogno di ricordare il nome di alcuni dei fondatori che si recarono il 28 giugno 1946 a Milano presso lo studio notarile Giuseppe Samarelli di via Broletto 20 per redigere l’atto costituzionale ufficiale del “Circulin” che assunse, dinnanzi alla legge, la denominazione di “Circolo Cooperativo del Lavoratore Novatese s.r.l.”, ma che rimarrà per sempre, nel cuore di tutti “El Circulin”. Vittorio Pogliani (presidente) , Carlo Zanelli, Luigi Rossi, Ferdinando Villa, Arturo Scotti, Piero Cazzaniga, Pietro Camurali furono i primi Consiglieri firmatari di quell’atto. L’ing. Angelo Testori e il comm. Carlo Demetrio Faroldi


LA BANDA SANTA CECILIA E LA SUA STORIA

costituivano il Collegio Sindacale. A questi nomi si aggiunge il ricordo e l’immagine di Carlo Ciocchini, Benigno Meroni, Pietro Boniardi, Ambrogio Bianchi (terzo presidente della rinata banda), e il primo – indimenticabile e paziente segretario – Luigi Mazzola. Ad essi si aggiunge inoltre l’indimenticato reverendo parroco Don Arturo Galbiati (a Novate dal 31 luglio 1927 e morto nel 1960 ) il quale con il vivacissimo primo assistente della rinata cooperativa, don Giovanni Arrigoni - poi nominato parroco a Castellanza – diedero appoggio, benedizione ed incoraggiamento al nuovo Circolo e alla rinata banda musicale nuovamente intitolata a “Santa Cecilia”. Qui entra in scena un benemerito signore, il compianto Mario Santambrogio a cui la cooperativa ACLI deve molto. Le idee non bastano anche se sono il loro pilone d’ormeggio. Bisogna calarle nella realtà. E fu proprio grazie alla generosità del signor Santambrogio Mario, detto “il granaglia” per quel suo tal negozio in fondo a via Madonnina , che si poté realizzare anche il primo spaccio cooperativo” che non poco contribuì a creare i successivi spacci alimentari e le necessarie sinergie per sostenere anche la neonata banda”. Ecco dunque come le origini e le vicende della rinata banda Santa Cecilia sono strettamente correlate alla storia del “Circulin”, assiduamente frequentato anche del nostro porta-stendardo Tagliabue Felice. Dunque, sicuramente, ci sarà stato anche lui, in quel primo servizio all’istituto San Carlo. E certamente dev’essere stato proprio lui a notare “el stremissi” (spavento) del cardinale e raccontarlo poi a tutti gli altri. Si perché, mentre gli altri dovevano tenere gli occhi ben puntati su quegli sgorbietti neri di note tenute insieme da una molletta, che fungeva da leggio, il

Felice aveva tutto il tempo che voleva per guardarsi intorno: lui doveva solo tenere ben dritta l’asta che reggeva alto lo stendardo della nuova “banda Santa Cecilia”.Ed ecco che allora oggi li vogliamo vedere ancora tutti in fila, quelli che hanno marciato nel Cor-

po Musicale Santa Cecilia e che oggi non sono più con noi. Tutti marciano con passo sincrono, e con la loro bella divisa estiva bianca, dietro al Gandelli e dietro al Felice che tiene alto lo stendardo nuovo e si guarda sempre in giro come allora.

Card. A. Ildefonso Schuster arcivescovo di Milano.

1948 alle spalle del Card. Ildefonso Schuster è riconoscibile Carlo Demetrio Faroldi (allora presidente della banda S. Cecilia). A sinistra del cardinale, l’ing. Angelo Testori.

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DANILLO FIOR - VICEPRESIDENTE

Nel 1983, all’età di quarantanni, sono entrato a far parte della banda in quanto conoscevo Benvenuto Gibertini fin da ragazzo. Attualmente, nella banda S Cecilia rivesto l’incarico di vicepresidente. A quel tempo Nuto era diventato Danillo Fior. presidente della banda da circa un anno ed aveva bisogno di collaboratori. E’ stato lui a convocarmi ed a chiedermi di dargli una mano in banda. Dal 1987 al 1989 ho ricoperto l’incarico di consigliere. Nel 1990 sono stato nominato vicepresidente, carica che ricopro tuttora. La mia collaborazione è fatta anche di piccole cose: le manutenzioni,ordinando le partiture musicali ed aiutando negli aspetti organizzativi e logistici connessi ai concerti. Devo anche dire che, a quel tempo, il mio figliolo che aveva 13 anni suonava in questa banda. In ogni modo io non conosco affatto la musica e non ho mai imbracciato alcuno strumento musicale. Mio figlio, in compenso, si è diplomato in tromba e attualmente è vice direttore di una banda e direttore di quella di Paderno Dugnano. Inoltre insegna ai musicanti ed è anche insegnante presso una scuola. Dunque in un certo senso anch’io ho familiarità con la musica… Mi sono occupato anche di organizzare ed allestire delle mostre connesse alla nostra attività bandistica e dunque in quelle circostanze ho seguito tutta la parte inerente l’allestimento, ecc.. Occupandomi in particolare dei giovani ho notato che per la scelta degli strumenti, generalmente non amano gli ottoni “pesanti” ed è per questo che l’attuale banda ricerca dei bassi, dei tromboni, ecc… Forse perché sono strumenti che richiedono una grande

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fatica e quindi una corporatura idonea. Oggi abbiamo tanti sax, clarinetti, trombe, ecc… ma gli strumenti grossi mancano. Infatti quando andiamo a suonare in trasferta, per i bassi abbiamo sempre qualcuno in prestito proveniente da altre bande. Una difficoltà particolare che voglio ricordare è coincisa con la demolizione della nostra vecchia scuola di musica che stava in via Garibaldi. Quando questa sede è stata demolita, noi ci siamo trovati nella necessità di reperire una nuova scuola. Il comune, in quel frangente, non ci ha potuto aiutare. Allora ci ha dato una mano il parroco di Baranzate mettendoci a disposizione dei locali presso la sua parrocchia. Da un lato la sua offerta ci ha risolto un grave problema, ma dall’altro ci ha creato un immenso disagio perché, per due anni circa, le prove comportavano oltre al sacrificio dell’impegno anche una trasferta notturna di tutti gli strumenti e dei musicanti: trasferta per nulla agevole. Io sono contento di trascorrere molto tempo con tanti giovani, forse perché in alcuni di loro vedo ancora quel mio bambino di 13 anni che accompagnavo a suonare in banda. Danillo Fior Vicepresidente Associazione Corpo Musicale S. Cecilia


IL SINDACO LUIGI SILVA - SESSANT’ANNI DELLA BANDA SANTA CECILIA

1948-2008, 60 anni fa la II° guerra mondiale appena finita; lieti di essere vivi, di essere scampati a quegli anni terribili di odio, di distruzione. Si era come presi dall’euforia, da una nuova gioia di viLuigi Silva. vere. Incombeva però la guerra fredda, l’incubo del comunismo e questo creava anche a Novate contrapposizioni e divisioni. In questo clima, su iniziativa del Parroco Don Arturo Galbiati e di Don Giovanni Arrigoni, amante della musica e del canto, nasce la banda “parrocchiale”, il Corpo Musicale Santa Cecilia, formata da uomini di buona volontà che pure stanchi per il lavoro e con gli occhi che a volte si chiudevano sullo spartito, sentivano che per esprimere la propria fede non basta la parola, ma occorrono il canto e la musica perché sgorgano dal cuore. La Banda Santa Cecilia ha accompagnato in questi sessant’anni momenti lieti e momenti di tristezza. Procedeva con noi fedeli nelle processioni annunciando per le vie di Novate in modo forte e gioioso il passaggio di Gesù, della Madonna (ricordo la madonna Pellegrina) e dei Santi. Sulle sue note si è inaugurato il coro delle campane, allietate le feste dell’oratorio, accolto l’ingresso dei nuovi sacerdoti, dei nuovi parroci, accompagnati i preti che lasciavano per altre Parrocchie o per il Cielo. Il suo passaggio per le vie ha sempre portato allegria è stata l’emblema di Novate in festa. Poi con gli

anni ’70 sembra sia altra la musica che attira, altri i complessi che si vogliono ascoltare. La Banda però resiste e si rinnova grazie alla volontà tenace, alla creatività dei suoi dirigenti e dei suoi componenti. Nuova musica, nuove concertazioni, un’aria di famiglia, di allegra brigata che contagia, attira ragazzi e giovani e genera musicisti di alto livello. La sede assegnata dall’Amministrazione comunale proprio per il 60° Anniversario della fondazione, sarà ampliata per consentire la nuova attività di musicoterapia. E il Corpo musicale Santa Cecilia continua così a sottolineare la gioia dei momenti lieti, la nostalgia profonda dei ricordi, a dare speranza alla tristezza, a scaldarci l’anima e a diffondere nell’aria, sui campi, sulle nostre case, la bellezza di vivere insieme, e ad esprimere con la musica, il cuore grande e generoso di Novate. Luigi Silv a Silva Sindaco di Novate Milanese

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DON UGO PROSERPIO - PARROCO

Nel 1995, con la morte di don Carlo Prada, sono stato destinato, come parroco, a Novate Milanese. Negli ultimi due anni di seminario sono stato coinvolto nella formazione di una banda Don UgoProserpio. musicale e in quella circostanza mi è stata messa tra le mani una Cornetta. Appena giunto a Novate Milanese sono venuto a conoscenza della presenza della banda S. Cecilia e questa mi sembrava una cosa bella. Durante la festa patronale c’è l’usanza di fare un concerto bandistico qui sul piazzale della Chiesa. Io penso che la banda sia innanzitutto un’aggregazione di persone che si impegnano fortemente, si trovano fra di loro, vivono una vita comunitaria insieme, si aiutano e si conoscono. In ambito parrocchiale penso che la banda sia uno “strumento” da valorizzare forse un po’ di più. E’ uno strumento che a noi serve per solennizzare le grandi festività religiose. Io non ho ricordi di eventi che mi abbiano particolarmente colpito, a riguardo di questa banda, forse per-

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ché non la posso seguire molto da vicino ma, a me piace molto il concerto che eseguono alla festa patronale: quello lo trovo veramente un momento bello! Devo anche dire che non ho mai presenziato ad una prova di musica presso la loro scuola, ma non escludo di andarli a trovare qualche volta , prima o poi. Se penso a quale possa essere l’aiuto che un parroco può dare alla sua banda, - una banda che tra l’altro si è messa sotto la protezione di una santa come Cecilia – credo che, nel limite del possibile, un aiuto potrebbe essere un sostegno economico, anche se fino ad ora non lo abbiamo mai fatto perché in questi periodi abbiamo avuto molte spese qui in parrocchia. Però un domani, quando ci saranno le possibilità... un sostegno anche economico sarebbe opportuno… E poi l’altro sostegno che può dare un parroco è quello di valorizzarla dandogli il merito che ha per conferire solennità quando partecipa alle cerimonie: renderle solenni sia le processioni che le feste patronali. Voglio infine dire che di questa banda mi fa piacere notare che è costituita soprattutto da giovani e questo dà la speranza di una continuità per il domani. La numerosa presenza di ragazzi è segno che questi giovani hanno trovato, nella banda Santa Cecilia, un luogo adatto per loro, per le loro esigen-

ze giovanili,. Credo che un ragazzo si inserisca in un gruppo quando sente fortemente che può realizzare sé stesso, altrimenti non si impegnerebbe né parteciperebbe a questo gruppo. Ad un ragazzo gli si può proporre qualsiasi tipo di aggregazione ma se questa non lo affascina egli la scarta. Invece, la presenza di molti giovani, in questa banda: ragazzi, ragazze, e signorine, significa proprio che in questa passione trovano anche la piena realizzazione alle proprie aspettative di futuri uomini e donne. Un augurio ed una benedizione per questi primi sessant’anni di banda.

Don Ugo Pr oser pio Proser oserpio Parroco di Novate Milanese


ALEARDO FAROLDI

Bisogna proprio dire che di acqua ne è passata sotto i ponti del Garbogera dal 1948, pensando al sessantesimo del Corpo Musicale S.Cecilia, cosi come tanti sono i ricordi che fanno parte del patrimonio della vita di questa Aleardo Faroldi. nostra istituzione che continua a deliziare con le sue note , il trascorrere della vita della comunità Novatese. Rivedendo vecchie fotografie e rileggendo le cronache dei tempi trascorsi, rivivono i più disparati avvenimenti, si rivedono persone che con il loro entusiasmo hanno tenuto vivo il vessillo della S. Cecilia che pur a distanza di sessantanni può ancora testimoniare l’attaccamento che l’unisce alla nostra Comunità. L’inizio è stato un po’ rocambolesco e c’è voluto l’interessamento di tanti volenterosi, con in testa don Giovanni Arrigoni, l’ing. Angelo Testori, Carlo Demetrio Faroldi, Felice Uboldi per far si che dalle intenzioni si passasse alla realtà superando sacrifici, e difficoltà, spronati però dal sostegno e l’aiuto che proveniva dai tanti amici, tra i parrocchiani e tra la popolazione. Ci vorrebbero molte pagine per raccontare gli avvenimenti che caratterizzarono la vita di questa nostra “banda”con i suoi concerti le suonate nelle piazze e vie Novatesi, Milanesi, Lombarde e di altri indimen-

ticabili luoghi per le ricorrenze civili e religiose, dove non è mai mancato l’apprezzamento e il plauso di chi vi assisteva. Lungo l’elenco dei suonatori, dei dirigenti, dei collaboratori che con tanta dedizione, passione e capacità hanno accompagnato passo per passo la vita della Santa Cecilia. Da Vincenzo Torriani ad Ambrogio Bianchi, a Valentino Ballabio, a Luigi Boniardi a Luigi Rossi .nelle loro rispettive funzioni, passando poi ai Maestri Passera, Sanvito, Molteni, Preatoni, Tornaghi, Catanese, che dettero la loro impronta musicale prendendo per mano i giovani che si apprestavano a imparare e a rinvigorire le fila degli appassionati “bandisti “. E cosi tra un do-re-mi- o fa-so-la-si giunge ai nostri giorni, ed abbiamo potuto costatare i notevoli progressi e risultati ottenuti dalla S. Cecilia, sempre più numerosa e vitale. E’ d’obbligo quindi il ringraziamento a quante altre persone, dai musicanti, dirigenti e collaboratori, si sono impegnate e si impegnano per portare avanti la Santa Cecilia e a farle raggiungere altri decennali densi di armoniose note che ha saputo e saprà dispensare ancora per noi tutti ! Infine un doveroso ricordo e una preghiera per quanti hanno operato nel corso degli anni nella Santa Cecilia, e che sono scomparsi, nella certezza che anche loro gioiranno per l’avvenimento e benediranno gli sforzi necessari che saranno intrapresi. Alear do FFar ar oldi Aleardo aroldi

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GIUSEPPE MOLGORA - TESORIERE - GIA’ QUINTO PRESIDENTE DELLA BANDA S. CECILIA

Quando è nata la Banda S. Cecilia, nel 1948, io avevo 14 anni e abitavo nelle case del parroco sopra alla sede della scuola di Musica che era in via Garibaldi nel cortile del vecchio CircoGiuseppe Molgora. lino delle Acli. E a furia di sentire quelli lì che suonavano sotto di me e vedere la gente che andava avanti e indietro nella scuola di musica mi è venuto il desiderio di fare parte di quella combriccola. Poi la compagnia dei miei amici ha cominciato a dirmi: “Vieni anche te, vieni anche te”. E allora sono entrato in banda. Io sono entrato nel 1951 in banda, quando avevo diciassette anni e c’era un maestro di Bollate, Sanvito Paolo, – ma non facciamo nomi, perchè non mi piace…- che era arrivato dopo il maestro Giuseppe Passera che faceva la guardia notturna. Il Sanvito dunque doveva insegnarmi a suonare il Genis. Questo maestro, un bel giorno, siccome stonavo mi ha rimproverato severamente e allora io me ne sono andato e non mi sono più presentato in banda. Poi sono tornato e, sotto la guida del maestro Gandelli, mi hanno messo in mano un clarinetto. Naturalmente assieme a me c’erano diversi miei coetanei che suonavano con me e che mi avevano tirato in ballo a suonare nella banda. Poi a un certo punto questi miei amici hanno lasciato la banda e io mi sono trovato da solo. Allora ho lasciato anch’io.

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Eravamo nell’anno 1960. Poi nel 1972, a causa della scarsità di elementi della banda S. Cecilia, c’è stata una riunione tra musicanti ed ex-musicanti per discutere l’ipotesi di unirsi all’altra banda cittadina e fare un’unica banda così da rinfoltire i ranghi. E io ero uno di quelli che era contrario a questa ipotesi perché dicevo: “Perché mettersi con l’altra banda? Coi sacrifici che abbiamo fatto per mettere in piedi questa… Perché mettersi di là?”. Allora qualcuno mi ha detto: “Perché tu non fai il primo passo e ritorni a suonare? Vieni dentro te e poi vedrai che gli altri ti seguiranno”. Allora io sono entrato in banda e... difatti… non mi ha seguito nessuno. No a dire il vero uno mi ha seguito, il Repossi, ma degli altri, niente, non s’è vista neanche l’ombra. Ho suonato fino al 1977 ma poi ho dovuto smettere perché mi si è rovinata la dentatura e senza i propri denti il clarinetto non si può suonarlo. A quel punto io volevo andare via dalla banda, ma in quel tempo è morto il presidente. Allora era Ballabio il presidente. Morto lui hanno fatto presidente me. Dei maestri ricordo: Guseppe Molteni, Carlo Preattoni, Lino Tornaghi. Poi Tornaghi ha lasciato, - ha lasciato anche Bollate -, e allora abbiamo cercato un altro maestro ma dopo averne trovato uno che non ci sembrava adatto all’insegnamento abbiamo rinunciato alla sua collaborazione e ci siamo gemellati con Bollate per poterci avvalere dello stesso maestro, Lucio Sanvito. Poi la banda si è ingrossata ed è stato deciso di cambiare maestro ed allora è venuto il maestro

Battaglia che veniva da Misinto. Lo abbiamo trovato andando su, proprio a Misinto, per vedere un concerto e là gli abbiamo affidato l’incarico. Poi col Battaglia è venuta fuori una mezza discussione e se n’è andato ed è venuto il maestro D’avanzo da Milano che dirigeva già la banda di Cermenate. E dopo D’avanzo è venuto il Franco Cartanese. Io poi, per ragioni di lavoro, ho dovuto dare le dimissioni da presidente. Purtroppo andavo fuori Milano a lavorare, arrivavo tardi la sera e mica sempre potevo essere lì alla banda. Quindi è arrivato Gibertini Benvenuto, come nuovo presidente e io pensavo proprio di staccarmi definitivamente. Ma lui ha voluto che io continuassi almeno a collaborare per dargli un aiuto. E allora sono rimasto, sia pure con minore impegno personale, e sono diventato il cassiere, non nel senso di quello che suona la grancassa ma nel senso di tesoriere. Però è anche vero che per diverso tempo – anche quando ero presidente - ho suonato la grancassa, perché mancava il cassista e allora la suonavo io. L’ho suonata anche sotto la direzione del Franco Cartanese. Si quando c’era bisogno non c’era problema io prendevo la grancassa o anche i piatti, se mancava l’uomo dei piatti. Poi la schiena non ce l’ha fatta più e allora poi basta.... Quando ero ragazzino, nella banda si facevano anche tre servizi per ogni domenica: mattino, pomeriggio e sera. La mattina qualche manifestazione civile, il pomeriggio le processioni e la sera magari un concerto. Se una domenica non c’era niente a


GIUSEPPE MOLGORA - TESORIERE - GIA’ QUINTO PRESIDENTE DELLA BANDA S. CECILIA

Novate si andava alla processione a Cassina Nuova. Insomma eravamo sempre impegnati. Ricordo che quando suonavo io, da ragazzino, è venuta fuori una mezza discussione e il quattro novembre ed il venticinque aprile non si facevano servizi bandistici perché avevamo litigato con l’altra banda (la cittadina) a causa del fatto che volevano che posizionassimo la nostra banda in coda al corteo, mentre loro stavano in testa. Allora noi ci siamo offesi, abbiamo girato i tacchi e ce ne siamo tornati a casa senza partecipare alla manifestazione. Da allora fino a che non hanno cambiato il sindaco noi non abbiamo più partecipato a quelle manifestazioni civili novatesi e, in quelle ricorrenze, andavamo a suonare a Cormano. Insomma noi avremmo ritenuto più dignitoso, visto che c’era tanta popolazione che partecipava al corteo, che ci fosse una banda in testa e una dietro le autorità, e a seguire la popolazione. Insomma, metterci proprio in fondo al corteo suonava offensivo. Ma anche adesso, una volta hanno tentato di metterci dietro. No – ho detto – mi dispiace. Che voi stiate davanti va bene, ma noi in coda non ci andiamo! Insomma, una banda non può chiudere un corteo, come del resto una volta abbiamo litigato anche col parroco perché la banda non può essere relegata in fondo alla processione. La banda deve stare davanti al baldacchino, non dietro a tutti i fedeli! Quindi con l’altra banda c’è ancora un sano antagonismo, infatti quando abbiamo tentato ancora recentemente – prima che buttassero giù la scuola di

via Garibaldi – abbbiamo tentato di metterci insieme.. ma le condizioni imposte da loro erano inaccettabili. No, non c’era la possibilità di mettersi d’accordo su quale sede usare per la scuola (allora la nostra sede di via Garibaldi c’era ancora), su quale maestro adottare, ecc… Loro erano in nove elementi, noi eravamo in ventidue e avremmo dovuto sottostare alla volontà dei nove… E no! Per quanto riguarda invece il tipo di musica che si suonava ai miei tempi devo dire che allora si facevano i concerti eseguendo pezzi d’opera, la Traviata, i pezzi che amava il Faroldi (C. Demetrio, n.d.r.) perché lui era un amante delle opere Verdiane. Adesso invece si suonano musiche più attuali e che piacciono molto ai giovani d’oggi. Ma questo maestro esige anche il materiale per suonare questa musica. E allora chiede i genis, e di genis non ce n’è. Poi chiede i bassi, e di bassi non ce n’è. Chiede tromboni e tromboni non ce n’è. Ai miei tempi quando suonavamo pezzi d’opera c’erano tre primi clarini, Gandelli Roncaglioni e Repossi che erano tre forti… era gente che suonava… Se devo ricordare qualche episodio che riguarda i maestri posso dire che il Tolnaghi aveva le sua battute e bisognava tenersele. Tanto per dire, una sera stavamo facendo un pezzo che prevedeva degli arpeggi da parte dei secondi clarini e c’era uno che sbagliava sempre. Allora il maestro ha cominciato col dire, a un secondo clarino: “Lei non suoni”. Questo, con un certo disappunto e sorpresa ubbidisce e non suona.

Rifanno le battute incriminate e il maestro coglie ancora delle stonature… Insomma, dai e dai procede all’eliminazione dei secondi clarini, uno alla volta, fino a che ha beccato chi stonava. Allora il maestro Tolnaghi, rivolto a questo poveretto, esordisce dicendogli: “Toscanini una volta aveva un violino che faceva quello che sta facendo lei in questo momento. E rivolgendosi a costui gli disse: “Scusi lei potrebbe andare gentilmente in fondo alla sala per sentire se c’è qualche cosa che non funziona dal punto di vista dell’armonia?” Il buon violinista, sorpreso ma ubbidiente si alza e si reca in fondo alla sala ed ascolta, con attenzione, il pezzo che viene rieseguito senza il suo strumento. Al termine dell’esecuzione Toscanini gli chiede: “Com’è andata?” E il violinista risponde lesto: “Tutto perfetto!”. E Toscanini ribatte: “Per forza che è tutto perfetto, non suonava lei!”. Ecco, se quella roba lì il Tolnaghi l’avesse fatta a me, io avrei richiuso il mio clarinetto nella valigetta e me ne sarei andato sbattendo la porta. E a proposito di andarsene, anche adesso io vorrei andarmene, naturalmente senza sbattere la porta. Vorrei dimettermi dal mio incarico visto che ho già superato i 74 anni, ma il fatto è che qui continuano a non accettare le mie dimissioni... Giuseppe Molgor a Molgora Vicepresidente onorario e Tesoriere Associazione Corpo Musicale S. Cecilia

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UMBERTO COLOMBO - VICETESORIERE

Dopo aver vissuto la mia infanzia a Erba, all’ètà di nove anni sono venuto con la mia famiglia a Novate Milanese. La Banda Santa Cecilia io l’ho conosciuta intorno al 2001 perché, fino ad allora, a causa del mio lavoro non ho pensato di dedicarmi ad alUmberto Colombo. tro. Ho lavorato come capo officina alla SFEAT, - che aveva anche uno stabilimento a Novate -, dove si fabbricavano forni industriali. Io ero in forza al distretto di Senago. Il mio incontro con la banda è dovuto all’intervento di Gibertini Benvenuto. Avevo conosciuto Benvenuto ai tempi in cui era animatore del “Club più o meno quaranta”, un’associazione che radunava pittori – professionisti e dilettanti - e artisti vari novatesi e che per diversi anni ha organizzato mostre di pittura e arte varia, valorizzando la vecchia via Madonnina. Il contatto è avvenuto attraverso mia moglie che decorava su ceramica. Quando Nuto ha saputo da mia moglie che io andavo in pensione gli ha detto: “Ma perché l’Umberto non viene qui in banda a darmi una mano ?”. Attualmente ricopro l’incarico di vice cassiere con firma congiunta a quella del cassiere titolare Signor Molgora. Insomma quando non c’è il cassiere titolare io lo sostituisco. Poi il Molgora lamenta di essere vecchio e di avere quindi bisogno che gli si prepari un rimpiazzo… Si tratta di un impegno affatto gravoso che mi lascia il tempo di dare una mano al Fiore Danilo nelle manutenzioni che necessitano nella sede della scuola di musica: cambiare le lampade, sistemare gli strumenti, aggiustare i leggii, preparare il palco quando ci sono i concerti, ecc… In sostanza ho riesumato le mie competenze meccaniche e tecniche e le metto a disposizione delle esigenze contingenti della banda.

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La cosa più bella, che mi incentiva a frequentare l’ambiente musicale, è la presenza di tanti giovani che fanno sentire un po’ giovane anche me. Poi l’ambiente mi è anche un po’ familiare in quanto, fra i componenti della banda, è presente anche una mia nipote a cui piace suonare. Il cuore mi si allarga nel vedere tutti questi ragazzi che si impegnano. Io ho incominciato a dare un po’ del mio tempo alla banda solo dopo l’età pensionabile mentre, vedere questi giovani che da subito si sacrificano e si impegnano per una bella passione, per fare cose costruttive e valide, mi dà una grande gioia. E ciò a maggior ragione se si considera che molti altri ragazzi, della loro età, sono in giro per strada a fare cose non tanto simpatiche… Dunque io ritengo che anche solo in questo richiamare i giovani ad impegnarsi per una passione costruttiva e impegnativa, la banda ha già raggiunto un grande scopo sociale e formativo. Tutto il resto è un di più. Devo poi dire che la mia presenza e l’impegno che io dedico alla banda è largamente ricambiato con grande affetto. Come quando la mia anziana mamma ha compiuto cento anni: Tutta la banda è venuta a festeggiarla allietandola con la musica: una cosa che lei non si sarebbe mai neanche sognata. E’ stato un gesto di grande affetto che mi ha emozionato enormemente, che mai dimenticherò e che intendo ricambiare, a mia volta, col mio impegno di servizio continuativo augurando altri sessant’anni a questa banda che amo come la mia vecchia mamma. Umber Umbertto Colombo Vicetesoriere Associazione Corpo Musicale S. Cecilia


MARIO LANCINI - SEGRETARIO

La banda S. Cecilia fa parte dei miei ricordi di bambino, e tutti sanno quanto affascinante sia la banda agli occhi di un bambino. Ricordo i concerti presso il “Circolino” di via Garibaldi dove vedevo allestire l’impalcatura ad anfiteatro ed Mario Lancini. a gradoni munita di bandiere e di lampioni che ai miei occhi davano l’impressione di grande festa ed imponenza. C’erano allora le Processioni religiose e la Banda compariva in tutta la sua ufficialità, cadenzando il percorso e dando maggior lustro alle manifestazioni. Allora la presenza della Banda significava che l’avvenimento era importante ed era un motivo in più di partecipazione per tutti i fedeli. Ricordo comunque che, quando facevo il chierichetto, le Processioni erano talmente lunghe che noi ragazzi ci auguravamo sempre che i suonatori si stancassero presto perchè la sfilata terminasse in fretta. Ed in effetti i suonatori si stancavano parecchio perché - ricordo - come spesso e volentieri le processioni terminassero con una bella e salutare bevuta in compagnia. Ora invece le Processioni sono così rare e brevi che i suonatori non hanno più bisogno di quelle bicchierate di buon vino novello, ma si accontentano di un sorso d’acqua e qualche bibita gassata. Comunque ritengo che ancora adesso, la presenza della banda contribuisca a rendere le varie manifestazioni più sontuose. Da piccolo ho strimpellato per qualche anno il pianoforte, ma la mia abilità era talmente modesta che ho scelto di dedicarmi ad altro, per cui quando il presidente mi ha chiesto di dargli una mano mi sono chiesto quale aiuto avrei mai potuto dare ad un complesso musicale. Alla fine, dopo vari dinieghi, ho ceduto

alle sue advances e mi ha incaricato di occuparmi degli aspetti contabili ed amministrativi dell’Associazione. Sembrava un lavoro semplice e poco impegnativo per un neo-pensionato ex-bancario, ma pian piano l’impegno è aumentato e sembra proprio che il buon Benvenuto non abbia alcuna intenzione di rallentare. Mi hanno eletto segretario dell’Associazione Corpo Musicale Santa Cecilia e la mia attività consiste nel favorire una buona tenuta dell’amministrazione, redigere i verbali delle varie riunioni, aggiornare la documentazione ufficiale, stilare il bilancio con l’ausilio del tesoriere, curare i rapporti con le istituzioni e gli enti (Ministero, Regione, Provincia, Associazioni , Comuni, Parrocchie ecc.) con cui il Corpo Musicale si relaziona in funzione delle manifestazioni da svolgere. A tale proposito devo dire che i rapporti in essere sono ottimi e le risposte alle nostre istanze non mancano mai. Gli aiuti economici ci sono ma sono spesso inadeguati alle esigenze anche minime di una banda musicale (quest’anno abbiamo deciso di provvedere alle nuove divise per 50 elementi). Ma ci sono due aspetti che alimentano e mantengono vivo il mio desiderio di collaborare con la Santa Cecilia. Il primo è il gran numero di giovani presenti nella banda ; il secondo è che mi entusiasma molto vedere questi giovani che si impegnano, che collaborano, che fanno gruppo, che mettono insieme i propri strumenti e le proprie abilità individuali per creare un’armonia, per creare qualcosa di più grande rispetto alle singole possibilità strumentali. Naturalmente credo che sia proprio questo fatto che attrae anche altri giovani e fa sì che la banda prosperi come sta avvenendo in questo momento. Certo, di questa funzione sociale, se ne parla anche in consiglio, e se c’è una cosa che ci rammarica è quella di non riuscire ad esportare – cioè trovare il modo di far comprendere a tutta la cittadinanza - la forte valenza di questa forma di aggregazione cultu-

rale che genera: abilità, amicizia, solidarietà ed armonia, (all’interno della banda sono nate relazioni amicali che hanno favorito la nascita di nuove famiglie). Sono convinto che se i genitori novatesi, - con ragazzi piccoli ed adolescenti -, si rendessero conto della preziosa validità sociale del Corpo Musicale, in cui i ragazzi si impegnano, stanno bene insieme apprendendo con disciplina ed entusiasmo a suonare uno strumento, imparano che il proprio lavoro è necessario per la buona riuscita di tutti, apprendono che la possibilità di migliorarsi non finisce mai e che la costanza ed il sacrificio alla fine portano ad uno splendido risultato corale…, beh, se le famiglie comprendessero tutto questo, il Corpo Musicale Santa Cecilia sarebbe felicissimo di trovarsi in difficoltà a causa dell’incapienza dei propri locali e dei propri mezzi. Mario Lancini Segretario Associazione Corpo Musicale S. Cecilia

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LUIGI PEREGO - NASCITA DELLA BANDA

L’idea e la nascita del primo complesso bandistico risale al XV secolo, ma la prima vera banda militare fu quella prussiana del 1763. Da allora questa pratica musicale si è evoluta e diffusa ovunque. In Italia ogni corpo militare è dotato di propri gruppi bandistici. Luigi Perego. Così nei Comuni dell’intera penisola nei quali, quasi sempre per iniziativa autonoma e volontaria di generosi cittadini amanti della musica, per un crescente, lungo periodo, hanno dato vita a meritevoli scuole di musica e corpi musicali capaci di coinvolgere lodevolmente soprattutto i giovani. Col tempo, complici le crescenti difficoltà economiche (adeguati locali per le prove, divise, strumenti, e altro ancora) hanno attenuato e, in non pochi casi, spento definitivamente ogni iniziativa. Questi fattori negativi, che si aggiungono all’accattivante offerta di svaghi “già pronti per l’uso” (Televisione, Cd-Rom, Hi-Pod, ed altre tecnologie musicali un tempo nemmeno immaginabili) hanno dirottato – ancora e soprattutto oggi - l’attenzione e l’interesse dei giovani verso terreni più facilmente praticabili e di immediato consumo. Novate Milanese sembra fortunatamente sfuggire a questo trend negativo. Infatti da noi di Corpi Musicali Bandistici ve ne sono addirittura due: il Corpo Musicale Cittadino e il Corpo Musicale S. Cecilia del quale si celebra e festeggia quest’anno il sessantesimo anniversario di fondazione. Poco prima abbiamo usato per Novate l’avverbio “fortunatamente”, ma non così: dietro il successo (quando è genuino) vi è sempre qualcuno (singolo o gruppi) che ci crede, spinge e si sacrifica. Altro che fortuna! Per quanto riguarda la Banda S. Cecilia per dirla con Alessandra Saba (1998) – “vi è un tenace presidente (Benvenuto Gibertini) e preziosissimi

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collaboratori”, ma anche musicanti di ottima qualità come – per fare solo un esempio – “Stefania Galli (pensiamo da tempo non più in attività bandistica) la quale, dopo aver praticato diversi strumenti a fiato, ha definitivamente scelto quello che più amava (Trombone a tiro e a coulisse) col quale, poi, si è brillantemente diplomata in Conservatorio” (N.G. 1988). Ma il successo della Santa Cecilia – per quello che abbiamo potuto osservare – è dovuto non solo alla tenacia e perseveranza – pur importante - dei dirigenti; o alle sole e brillanti performance dei suoi musicanti. In larga misura è dovuto al coraggio. Al coraggio di cambiare, di rinnovarsi. Rinnovarsi con l’obiettivo d’intercettare, di ricercare con maggiori probabilità di successo, l’incontro con le giovani generazioni mediante nuove e più moderne interpretazioni musicali. Ciò ha comportato un probabile sacrificio del “classico bandistico”, ma il giovane musicante ne ha indubbiamente tratto giovamento e gratificazione. Non sono documentato dei particolari (“dentro”) di cambiamento; posso però immaginare che non deve essere stato né facile, né indolore. Conosco, invece, lo spettatore-ascoltatore, le tappe novatesi che ne hanno contrassegnato il successo. Ne ricordo una per tutte: un concerto in piazza Pertini dove abbiamo ascoltato alcuni apprezzati brani di Mozart per celebrare la festa della Repubblica (2 giugno 2006) in coincidenza con i duecentocinquant’anni della nascita del grande musicista salisburghese (1756-1791) e l’applauditissima esibizione del baritono Andrea Dolcini. E’ stata, questa, un’altra conferma che la Banda S. Cecilia aveva voltato pagina. Per questi sessant’anni donati soprattutto alla nostra comunità, da novatese rivolgo un bravo e grazie al presidente e ai suoi collaboratori; al maestro Franco Cartanese e indistintamente a tutti i musicanti di ieri e di oggi. Luigi Perego Ex sindaco di Novate Milanese


FRANCO CARTANESE - MAESTRO DELLA BANDA

Il mio incontro con la Banda S. Cecilia di Novate è avvenuto casualmente. Frequentavo la Banda di Saronno con un amico che suonava il basso tuba e che conosceva il presidente della Banda di Novate, Benvenuto Gibertini. A Novate Francesco Cartanese. si era in procinto di riformare la banda musicale – che in quel periodo stava attraversando un momento di crisi a causa della scarsità del numero di musicanti -, mi è stato chiesto se io non me la sentissi di accudire questa banda. Con molte perplessità, - poiché si trattava della mia prima esperienza di direzione decisi di provare ad imbarcarmi in questa avventura. Per me è stata una bella sfida e un bell’inizio: la mia prima banda. Era l’anno 1989. L’anno prossimo sono dunque vent’anni che dirigo la Banda Santa Cecilia. Personalmente penso che la Banda, - oltre ad allietare la gente, ad accompagnare le manifestazioni -, sia un momento di aggregazione che deve essere un piacere ed un divertimento. Il fatto che si debba andare a suonare per il Comune, per la Chiesa, va benissimo, ma il bello è proprio lo stare insieme, divertirsi e riuscire a creare qualcosa che da solo non puoi creare. Perché in fondo, oltre al fatto che ti stai divertendo, quando hai terminato di preparare un pezzo nuovo e ne vedi e senti il risultato corale, la soddisfazione è visibile sui volti di tutti i musicanti. Benché a me piaccia moltissimo suonare lo strumento individualmente, giungere a quel punto di perfezione corale (sudare e suonare tutti insieme, arrivare a concludere, portare tutti ad un risultato concreto) è una soddisfazione veramente impagabile.

Nel mio piccolo credo di aver dato anche un modesto contributo a questa banda. Ritengo di aver educato un pochino i musicanti, nel senso didattico del termine. Non mi sono limitato soltanto a perfezionare il loro modo di leggere la musica, ma ho cercato di trasmettere loro un po’ di buon gusto, un pizzico di affinamento musicale per meglio interpretare ed esprimere quello che suonano. L’aspetto sul quale mi focalizzo maggiormente è quello di insegnare che chi ascolta la banda non deve avere solo l’impressione di sentire tanti strumenti che stanno suonando insieme. Certo, ognuno fa la sua parte, - al meglio delle proprie possibilità –, ma alla fine ci deve essere un “suono caratteristico” che è il risultato dell’insieme di quegli strumenti e dei suoi strumentisti: quello è il suono della Banda! Non è quindi sufficiente che tutti suonino. L’insieme della banda deve esprimere qualcosa di diverso. Se gli strumenti sono ben equilibrati, si fondono e creano un suono che caratterizza proprio quella specifica banda. Ogni banda è caratterizzata da un suo insieme particolare di “ingredienti”. Insomma, non ci si deve accontentare di leggere bene la propria parte. Ma ogni strumentista come si è posto nei confronti di tutti gli altri strumenti? E’ questo quello che io ricerco maggiormente quando ascolto le bande di altri paesi sia italiani che esteri. In Svizzera, per esempio, la banda è una sorta di piccola orchestra . Chi suona in banda viene visto come una persona speciale. Lì non c’è mai stata l’idea del fiasco di vino sotto al leggio del musicante. Chi suona ha una marcia in più: per questo il musicante viene considerato e rispettato più di quanto avvenga da noi. Oltre a quel poco che ho potuto dare, fino ad oggi alla banda S. Cecilia, ci sono ancora delle cose che amerei realizzare qui a Novate. Per quanto riguarda la composizione della banda, devo ribadire che gli elementi non sono mai abba-

stanza. E benché attualmente ci siano delle sbilanciature a favore dei clarini ed altri strumenti, si evidenziano delle carenze nel settore dei bassi. Per questo auspicherei di avere un maggior numero di bassi: un po’ di ottoni, di bassa banda. Ecco, adesso bisognerebbe veramente sviluppare la sezione tromboni, bombardini e bassi. Poi sarebbe auspicabile una percussione un pochino più stabile, a tutti i livelli. Per quanto riguarda il repertorio mi piacerebbe riuscire a concretizzare – e credo che fra un po’ ci riusciremo, visto che l’organico si sta allargando a sufficienza – qualcosa che era già presente nel vecchissimo repertorio della banda: diversi brani sinfonici e classici. Questo, fino ad ora, mi è un po’ mancato, semplicemente per scarsità di alcuni strumenti . Non voglio tralasciare di evidenziare il maggiore pregio di questa banda: l’affiatamento. L’affiatamento, tra i vari componenti, è sicuramente un elemento unico e prezioso. Sono giovani, hanno un ritmo fenomenale e... sanno leggere! Sanno leggere bene a prima vista. Hanno imparato ad affrontare subito i problemi e le difficoltà con un buono spirito critico, - ma non solo -, con una buona preparazione. E in questo devo dire che ognuno fa la propria parte con impegno. Insomma, da questo punto di vista, questa è la banda migliore che dirigo: è la più “addomesticata” secondo i miei desideri, è la più sveglia in tutti i sensi.

Francesco Car Carttanese Maestro della banda S. Cecilia

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FRANCO NESTI - COORDINATORE DELLA “PATCHWORK STYLE BAND”

A un certo punto della mia vita, con una moglie e tre figli a carico, non era più possibile condurre quella vita da musicista girovago. Per questo fui costretto ad accettare un posto come insegnante di musica in alcune tranquille scuole di periferia. Certo, nella Gianfranco Nesti. scuola oggi, è difficile far nascere la passione per la musica nei ragazzi. Ma io vedo che quando passo per le strade di Novate ci sono ancora degli adulti che mi salutano e mi ricordano di essere stati miei allievi di musica nella scuola dell’obbligo. E’ stato proprio quando io ho incominciato ad insegnare nella scuola media di Novate che Maurizio Monti è stato mio allievo. Mi pare che facesse la seconda o la terza media. In quell’anno avevo previsto, come programma,la musica jazz. Da lì ha avuto inizio, per lui, il suo amore per il jazz. Ma ecco come è nata la Patchwork Style Band. Un giorno ero in via Garibaldi, al Circolino presso la sede della banda, e Maurizio Monti – che, come detto, era stato mio allievo alle scuole medie - mi ha avvicinato per farmi una proposta. Loro erano in tanti ragazzi che suonavano presso la banda ma un gruppetto di questi voleva fare qualcosa di diverso, volevano fare una “Big Band Jazz” e per questo mi chiedevano se fossi disposto a dargli una mano. Io non mi sono tirato indietro sia pure con alcune perplessità dovute al fatto che oramai erano passati molti anni da quando non suonavo più nei casinò e nel bel mondo dello spettacolo. mi domandavo se ero ancora adeguato all’insegnamento di quel tipo di musica. Così è nato il gruppo “Big Bouce Band”. Insomma la sede musicale era la medesima della banda S. Cecilia, i giorni delle prove però erano diversi, in modo che i giovani che suonavano sia nella

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banda che nel nuovo gruppo potessero partecipare ad entrambe le prove. La mia collaborazione artistica ha dato luogo a varie formazioni di Band che sono nate tra fasi alterne, si sono sciolte e sono rinate, fino a giungere all’attuale configurazione della “Patchwork Style Band”. Nel 1991 nasce la Big Bouce Band di cui io ho la direzione artistica ed il coordinamento. Nel 1992 viene sciolta la Big Bouce Band che diventa Blue Cecil Band. Infine nel settembre del 1992 la Blue Cecil Band viene sostituita dalla Patchwork Style Band che poi si scioglie e infine si ricompone nuovamente nel 1997. La Patchwork Style Band nasce dunque in via sperimentale nell’area milanese dall’iniziativa di un gruppo di appassionati, coadiuvati dall’Associazione Corpo Musicale S. Cecilia di Novate Milanese. Il coordinamento viene affidato all’esperienza musicale del sottoscritto (sax, clarinetto, flauto), che raccoglie con entusiasmo la proposta di seguire il gruppo nell’intento di avvicinarlo ad un genere musicale estremamente coinvolgente. La Patchwork Style Band è oggi un gradevole ensemble che, con la formazione tipica delle Big Band, propone un repertorio standard jazz e swing, concedendosi divagazioni fusion, latin, funky, pop. La Big Band si è rivelata piacevole presenza in feste private, convention, inaugurazioni e situazioni di vario genere. E pensare che, quando io ho fatto il servizio militare (artiglieria da montagna, alpini), mi sono fatto 18 mesi nella banda del corpo degli alpini. Eravamo in novanta elementi. Mi sono talmente scocciato di suonare – si suonava per otto ore al giorno - che un giorno mi sono detto: “Mai più, nella mia vita, andrò a suonare in una banda!” E invece… eccomi qui. Alle scuole medie, volere o volare, c’era un certo obbligo e quindi, in qualche modo, i ragazzi si dovevano impegnare nello studio della musica, ma comunque con i miei studenti c’era un rapporto molto sincero. Diversi ragazzi si sono impegnati nell’apprendimento della musica e sono riusciti bene a punto

tale che molti di quelli che oggi suonano nella banda S. Cecilia sono miei ex allievi della scuola Media di Novate. Nel 1989 mi hanno chiesto se oltre ad insegnare nella Band volevo fare anche un po’ di scuola per neo musicanti della banda. A dire la verità, anche in questo caso ero un po’ reticente per una questione di non adeguata disponibilità di tempo. Tuttavia ho incominciato con un clarinetto, due, un saxofono, un flauto, ecc.. ed oggi la mia collaborazione con la banda S. Cecilia dura da circa vent’anni. Noi, componenti della Band ci esibiamo sempre al meglio delle nostre capacità e molti musicisti che hanno ascoltato le nostre esecuzioni, ci hanno detto che suoniamo con lo spirito giusto. Dicono che si sente che c’è una spinta di tutti a voler suonare con la giusta verve… Nel nostro repertorio ci sono un po’ di musiche degli anni trenta fino ad arrivare ai nostri giorni. Io però sono uno che ha sempre seguito l’idea del nuovo, non dimenticando il vecchio però. E allora quando io dico: “Facciamo questo pezzo qui che è nuovo, si tratta di un musicista americano..”. Mi rispondono subito: “Ueh! Ma è troppo difficile!” Poi, dopo che incominciano a provare i nuovi brani, impegnandosi, allora sono tutti contenti. Mi auguro che questa Band possa avere più richieste di esibizioni per divulgare maggiormente questo tipo di musica. Sì, perché a giudicare dal numero delle persone che rimangono deste fino al termine dell’esibizione, vien da pensare che, in fondo, una certa attrattiva, questa Band ce l’ha. Gianfr anco Nes ti Gianfranco Nesti Coordinatore Patchwork Style Band


LA “PATCHWORK STYLE BAND”

Patchwork Style Style Band

L’orchestra nasce in via sperimentale nell’area milanese dall’iniziativa di un gruppo di appassionati, coadiuvati dall’Associazione Corpo Musicale S. Cecilia di Novate Milanese. Il coordinamento viene affidato all’esperienza di Gianfranco Nesti (sax, clarinetto, flauto), che raccoglie con entusiasmo la proposta di seguire il gruppo nell’intento di avvicinarsi ad un genere musicale estremamente coinvolgente. La Patchwork Style Band è oggi un gradevole ensemble che, con la formazione tipica delle Big Band, propone un repertorio standard jazz e swing, concedendosi divagazioni fusion, latin, funky, pop. La Big Band si è rivelata piacevole presenza in feste private, convention, inaugurazioni e situazioni di vario genere.

Saxofoni: Maestro Gianfranco Nesti, Corrado Bosco, Ivan Scalvi, Alessandra Saba, Paolo Demarchi. Trombe: Luigi Ducci, Enrico Casati, Davide Zin (nella foto anche Marco Fior). Tromboni: Roberto Sbaraini, Giuseppe Cattaneo, Maurizio Barrella. Ritmica: Stefano Buratti, Dago, Mauro Massignani, Stefano Bonacina.

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IL PERCORSO DELLA “PATCHWORK STYLE BAND”

Nel 1991 nasce la “Big Bouce Band” la cui direzione artistica e coordinamento vengono affidati al maestro Gianfranco Nesti. Nel 1992 viene sciolta la Big Bouce Band che diventa Blue Cecil Band. Infine nel settembre del 1992 la Blue Cecil Band viene sostituita dalla già citata Patchwork Style Band che, con fasi alterne, si scioglie e si ricompone nuovamente nel 1997per mantenere la sua attuale configurazione. Nella foto del 1992 il gruppo della “Blue Cecil Band” in un concerto presso i giardini delle scuole di via Baranzate. 1. Maurizio Monti, 2. Guido Ognibene, 3. Marco Fior, 4. Stefania Galli, 5. Marinoni, 6. Alessandra Sala, 7. Massimo Zambusi, 8. Corrado Bosco, 9. Roberto Romano, 10.Pia Martinenghi.

Ensamble Band 3 4 1 2

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FEDELE BERTOLETTI - INSEGNANTE DI MUSICA PER QUASI 30 ANNI

A Novate abitavo in via Roma dove viveva un anziano, un po’ gobbetto, di nome Pietro, che suonava sempre la fisarmonica. Al pomeriggio, finita la scuola, correvo subito da lui per sentirlo suonare: quel suono mi affascinava. Un giorno dico a mio papà: “Sai, mi piaceFedele Bertoletti. rebbe andare da Pietro ad imparare a suonare la fisarmonica. Però bisognerebbe comperarne una…”. Pietro infatti insisteva nel dirmi di trovarmi una fisarmonica che poi lui mi avrebbe insegnato a suonarla. Allora erano momenti duri, dal punto di vista economico, e mio padre mi dice: “Senti figliolo, visto che qui vicino c’è la banda, perché non andiamo lì e sentiamo se ti insegnano loro la musica?” Detto fatto. Siamo andati lì e c’era un veneto, il maestro D’Avanzo, che insegnava ai ragazzini. E’ stato proprio lui che mi ha incoraggiato a frequentare le lezioni. Avevo otto anni. Ho incominciato dunque a frequentare. Mi ha insegnato il solfeggio. Poi mi ha dato il flicorno contralto e, piano piano, dopo un paio d’anni sono entrato nella banda. Nel frattempo poi mi è stata affidata la tromba perché Annibale Martini era dovuto partire per il servizio militare e quindi, mancando la sua tromba, io l’ho sostituito. Nello stesso periodo mi sono iscritto alla scuola civica musicale di Milano dove ho frequentato quattro anni per conseguire il diploma. Ricordo di un certo signor Angelo Passera (valente clarinettista e compositore) che abitava in via Garibaldi, nel cortile adiacente a quello della banda, che di mestiere faceva la guardia notturna cittadina. Lui insegnava solfeggio ai giovani apprendisti musicanti di clarino. Poi ricordo un altro personaggio che trascriveva le parti in musica. Si chiamava Caronni e lavorava in ufficio anagrafe presso il comune di No-

vate Milanese. Non sapeva nulla di musica, ma aveva una precisione di copiature ed una calligrafia spettacolare nel duplicare le parti dei vari strumenti musicali, a partire dalla partitura. I suoi manoscritti sembravano stampati. Allora c’era una grande necessità di questi personaggi poiché non esistevano le fotocopiatrici. Quindi a Novate ho insegnato ed ho fatto il capo banda, per una decina d’anni, dopo Mario Gandelli. Terminala la scuola civica, la banda di Novate aveva bisogno di insegnanti perché nel contempo il maestro D’avanzo aveva dovuto lasciare Novate e i musicanti si erano ridotti al preoccupante numero di una quindicina. Fu allora che il compianto Valentino Ballabio (allora presidente) mi avvicinò e mi disse che sarebbe stato il caso che io incominciassi a prendere sotto la mia guida qualche nuovo allievo. Intanto, nei servizi, per sopperire alle carenze di musicanti ci facevamo aiutare dai musicanti della banda di Bollate, ma non potevamo sempre fare affidamento sulle loro presenze. Fu così che riuscimmo a raccogliere una decina di nuovi ragazzi, che oggi sono ancora presenti nell’attuale compagine. Fra gli allievi c’era il Grossini, il Bonfanti, poi c’è stata la prima ragazza (Tiziana Marzana) che ha fatto parte di una banda che fino ad allora era stata esclusivamente maschile. Di lì a poco è entrata anche Laura Zambusi e poi le ragazze sono entrate “a pioggia”. Anzi, a tale proposito bisogna dire che la presenza di ragazze nella banda ha sicuramente incentivato l’arrivo di altre ragazze e di un maggior numero di ragazzi. E la nostra banda S. Cecilia tornò ad essere invidiata, proprio per questa nuova ventata di gioventù. Poi una patologia mi ha impedito di proseguire a suonare la tromba e per questo mi sono dedicato maggiormente all’insegnamento ed ho frequentato corsi per la direzione di banda. Sono rimasto in banda S. Cecilia fino al 1982-83 (non ricordo esattamente). Ricordo però che a quel tempo insegnavo in ben quattro bande contemporaneamente (Arese, Turate, Lainate, S. Ilario Milanese) e

per quella di Novate mi ero riservata la sera del lunedì. L’aspetto che io reputo importante per una banda musicale è quello della familiarità. Qui non si tratta di operare come in un’azienda (solo con funzioni, compiti, organici, ecc…), ritengo che la banda debba essere come una grande famiglia allargata. Nella famiglia accadono tante cose, belle e meno belle. Tutti i componenti della banda devono sentirsi coinvolti negli eventi gioiosi o tristi di ogni componente. Se per esempio un componente della banda rimane senza lavoro, tutti si attivano fino ad andare “nelle gambe del diavolo” pur di dare una mano a questo loro amico (cosa che non farei neppure per un mio parente….). La stessa familiarità io la concepisco anche con le bande di altre regioni con le quali cerco di mantenere rapporti strettissimi di stima, di amicizia e di interscambio. Il mio ricordo rimane fortemente legato alla banda S. Cecilia di Novate Milanese. Rimangono radicati in me sentimenti di stima e di affetto nei confronti di questo corpo musicale e nei confronti di tantissimi ragazzi (oramai uomini) che ho avuto la gioia di avvicinare all’amore per la musica. Mi unisco alla vostra festa per il sessantesimo anniversario di fondazione, del Corpo Musicale S. Cecilia, riconoscendo nella vostra lunga storia un segmento della mia: il più struggente e ricco di nostalgie. Auguri di cuore. Fedele Ber Berttoletti Maestro di banda - Ex insegnante banda S. Cecilia

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ANNIBALE MARTINI - MUSICANTE DAL 1948

Il mio incontro con la Banda Santa Cecilia è avvenuto nel 1948 proprio durante la prima uscita della rinata banda Santa Cecilia. Allora frequentavo la quarta elementare e ricordo che nell’ambito del gruppo di musicanti erano presenti Annibale Martini. dei “rinforzi” (cioè alcuni musicanti presi in prestito dalle bande dei paesi vicini) provenienti da Cusano Milanino. Tra quei musicanti, c’era un ragazzino che suonava il clarinetto ed io, che allora avevo solo nove anni, ero affascinato dal suo cappello militare (allora la divisa non c’era ancora e ciascuno indossava la giacca più bella del proprio guardaroba). Ricordo che mi avvicinai per conversare con lui e quando egli mi domandò quale strumento mi sarebbe piaciuto suonare io gli risposi: “La tromba”. Detto, fatto. Qualche giorno dopo ero davanti alla scuola di musica della banda S. Cecilia, in via Garibaldi (dove c’era il famoso “Circulin”), per chiedere se mi insegnavano a suonare la tromba. Mi affidarono alle cure di un certo signor Angelo Passera, - ero amico dei suoi due figli e si diceva che avesse suonato il clarinetto nella banda della Marina Militare -. Lui incominciò ad insegnarmi a riconoscere le note musicali e mi affidò i primi esercizi di solfeggio. Non ho fatto in tempo a frequentare due lezioni di musica che mi hanno dovuto ricoverare subito in ospedale… No, la causa non era dovuta al trauma per l’impatto con la musica. Semplicemente avevo avuto un attacco di peritonite. Terminato un lungo periodo di degenza mi sono ripresentato alla scuola di musica. Il maestro, nel contempo, era cambiato e pertanto sono stato affidato alle cure di Paolo Sanvito di Bollate.

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Sanvito era un amabile maestro, bonaccione e burbero al tempo stesso. Ricordo che quando noi apprendisti lo facevamo innervosire con le nostre frequenti “stecche”, o perchè studiavamo poco, si metteva a strillare e finiva sempre col la “terribile” minaccia di “mangiarci le orecchie”. Tutti scoppiavamo a ridere. Ho sempre avuto difficoltà a frequentare regolarmente le lezioni di musica perché, per molti anni, ho frequentato corsi serali di motorista meccanico, finalizzati al perfezionamento professionale. Ma la passione per la banda era cosi grande che ho sempre trovato il modo di conciliare le due cose. Quando avevo gli esami a scuola serale, chiedevo il permesso alla banda e quando avevo prove di concerto con la banda, chiedevo il permesso di assentarmi dalle lezioni della scuola serale: in tutti e due i casi rinunciavo ad alcune ore di sonno. IL GENIS E IL FLICORNINO Una volta terminati i solfeggi mi hanno messo in mano un goffo strumento che poco aveva a che vedere con la gloriosa tromba che io sognavo. Mi dissero che, quel coso, si chiamava Genis. Il maestro Lucio Molteni, che intanto aveva preso il posto di Paolo Sanvito, mi aveva preso a ben volere e, visto il mio profitto nel suonare il Genis, mi concesse di utilizzare i libri (metodi) sui quali egli aveva conseguito il proprio diploma in tromba. Non posso dimenticare però il preziosissimo aiuto che mi è stato dato da Carluccio Bugatti (fratello di Alfio). E’ stato con lui che ho perfezionato l’abilità nell’uso del Genis per arrivare poi a suonare il flicornino in mi-bemolle. Mi pare di ricordare che Carluccio Bugatti avesse studiato al conservatorio o alla scuola civica di musica di Milano. Certo è che lui aveva una grande professionalità nella lettura della musica e nell’uso dello strumento. Carluccio Bugatti era confluito nella Banda S. Cecilia dopo aver militato nella banda cit-

tadina. Dopo il perfezionamento impartitomi da Bugatti, il maestro Molteni mi tolse il Genis e mi affidò il flicornino. LA MIA PRIMA USCITA E LA FOTO NEL CORTILE DEL MARTELLETTI La mia prima uscita, nella compagine bandistica, è avvenuta il lunedì dell’Angelo del 1949. Allora, oltre allo strumento (genis), mi avevano consegnato quel bel cappello, tipo militare, che tanto avevo ammirato nel mio primo incontro con la banda. E’ di pochi mesi dopo quella foto in cui io appaio col genis e senza divisa. La foto è stata scattata nel cortile di Vicolo San Protaso: il cortile del Santangiulin e del Galli (detto anche Martelletti, quello che faceva le casse da morto). Ricordo che ci siamo fermati lì, di ritorno dal cimitero dove si era tenuta una commemorazione per il 4 novembre, e la sosta era motivata dalla presenza, in quel cortile, di una posteria (salumeria e bar) dove, tra una suonata e l’altra, ci è stato offerto da bere. LA DIVISA NUOVA Per quello che ne so io, la prima divisa – quella invernale blu scuro - è stata finanziata da Angelo Testori che, oltre a pagare parte della confezione degli abiti, ha donato tutti gli scampoli di stoffa necessari per la produzione. Il sarto che le ha confezionate, su misura per ciascun musicante, è stato l’allora presidente Valentino Ballabio che di professione faceva, appunto, il sarto. Ricordo di essermi recato personalmente – e come me tutti i musicanti - a casa del Valentino per farmi prendere le misure per la divisa. Ma forse maggiori particolari su questo argomento li potrebbe fornire Vittorio Ballabio, figlio dell’allora presidente. La divisa ci è stata consegnata prima che andassimo


ANNIBALE MARTINI - MUSICANTE DAL 1948

a Roma (1952). A Roma non siamo andati per l’anno santo perché ricordo che qualche anno prima durante l’anno santo appunto - ci siamo recati, in pulman a Milano in stazione centrale, per accogliere a suon di musica, i novatesi che tornavano da Roma dai festeggiamenti per l’anno santo. A Roma ci siamo andati per un raduno nazionale degli iscritti all’Azione Cattolica . In quella circostanza erano anche presenti varie Bande parrocchiali provenienti da varie regioni d’Italia. Ci ha accompagnati e diretti il maestro Giuseppe Molteni e mi pare di ricordare che quella fotografia, che tutti i musicanti di allora conservano, sia stata scattata durante una visita turistica alla basilica di Santa Maria Maggiore. LE TRASFERTE SUI CARRI AGRICOLI Ogni trasferta era per me motivo di gioia particolare. Non ricordo quante trasferte abbiamo fatto ma ricordo che certamente ognuna di esse mi entusiasmava e mi emozionava. Il pulman non si usava affatto, almeno alle origini. Più frequentemente si usava la bicicletta o si andava a piedi, se si trattava di recarsi in luoghi non particolarmente lontani. Per spostamenti un po’ più impegnativi si utilizzavano maleodoranti camion agricoli. Per esempio quando si andava a Cormano, per le festività del 4 novembre del 1949 o del 25 aprile, prima si svolgeva il servizio in paese a Novate poi, in piazza della chiesa, c’era pronto un camion agricolo – uno di quelli venivano dalla Balossa – predisposto per la trasferta. Allora si saliva sul camion, facendo attenzione a dove si mettevano i piedi - per evitare di calpestare i resti di letame sparsi sui tavolacci del camion - , e reggendosi in piedi si partiva in trasferta per il successivo servizio.

I CIUCCATE’ Il mio amore per la Banda, agli inizi, è stato funestato da un breve periodo di incomprensione. Per un paio di mesi, io ed alcuni amici giovanissimi, abbiamo interrotto la nostra frequenza alle lezioni per rimostranza. Allora c’era il detto che chi suonava nella banda era un “ciuccaté” (cioè uno a cui piaceva bere un buon bicchiere di vino in più). Vero è che durante le prove non mancavano mai quei due o tre bottiglioni di vino, che servivano per bagnare la gola dei musicanti. C’erà però una sola bottiglia di spuma che non bastava per soddisfare la sete dei giovanissimi, che non bevevano vino e che erano diventati più numerosi degli anziani. Ebbene, ad un certo punto noi giovani ci siamo lamentati per il fatto che c’era troppo vino e poca spuma. Insomma chiedevamo più bottiglie di bibite perché volevamo bere anche noi. Non avendole ottenute abbiamo fatto “sciopero” e non ci siamo più presentati alle prove per un paio di mesi. Devo dire che dopo un poco, appena ho sentito la banda suonare per le strade, mi si è accapponata la pelle, non ho resistito al richiamo, ho abbassato la testa ed ho ripreso subito a frequentare le lezioni. Oggi non credo più che, durante le prove, ci siano problemi di questo tipo. Per me, quando c’era da suonare, era sempre festa.

tanti anziani. Oggi noto che, in questo senso, la composizione della Banda è più omogenea: non vedo i “grandi vecchi” che c’erano allora. SUONO ANCORA La tromba ce l’ho ancora. Io non ho mai smesso di suonarla. Certo non riesco più a suonare come quando ero giovane, ma benché non riesca ad addomesticare lo strumento come ai bei tempi della Santa Cecilia, attualmente continuo a suonare. Con la gioia nel cuore, per i begli anni trascorsi in banda, mi unisco alla vostra esultanza per questa importante ricorrenza e formulo auguri di ogni bene e prosperità. Annibale Mar tini Martini Musicante banda S. Cecilia dal 1948

LA BANDA ATTUALE Per quanto riguarda la Banda attuale devo dire che a me sembra professionalmente molto valida. Trovo che l’attuale maestro sia molto competente, serio ed intransigente. Anche i musicanti di oggi li vedo molto competenti e preparati. I pezzi che suonano mi sembrano molto ben amalgamati sia per la qualità dell’esecuzione che per il repertorio dei brani. Trovo anche che nell’organico non ci sia più quel divario generazionale che c’era ai miei tempi. Cioè, ai miei tempi c’erano tanti giovanissimi assieme a

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NAZZARENO PAMPADO

L’inizio di una storia appassionante

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IL CORPO MUSICALE S. CECILIA DEL 1920

1920 - Novate Milanese E fu proprio all’ombra dello stesso “Circulin” che, sotto la guida del parroco don Francesco Bianchi (18931927), il coadiutore don Arturo Piazza, assieme ad altre meritevoli iniziative, diede vita al primo corpo musicale cittadino, che allora si chiamava proprio “Santa Cecilia”. Ma poi venne il fascismo a cui finì col dare fastidio l’intensa vitalità del “Circulin”. Avvenne così che verso il 1927-28, il “Circulin” e tutte le sue attività connesse, subì la fine di tante altre organizzazioni e fu costretto a chiudere i battenti assieme a quella prima banda musicale i cui strumenti si dileguarono assieme ai suoi musicanti. 22 settembre 1924 Nell’immagine, qui a lato, un giovanissimo don Arturo Piazza posa con il suo gruppo bandistico durante una gita sul Lago Maggiore.

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LA BANDA MUSICALE CITTADINA DEL PERIODO FASCISTA

1929 - Novate Milanese - Dopo aver interdetta l’attività, alla banda parrocchiale S. Cecilia, il comune di Novate non rimase privo di una banda cittadina. Il regime organizzò una più compiacente e malleabile banda. Questa vecchia immagine ritrae la nuova formazione bandistica che posa, assieme a parte della popolazione, davanti alla vecchia stazione.

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1911-1912 - Novate Milanese - Così si presentava, in quegli anni, la piazza della chiesa di Novate Milanese. E tale, più o meno, è rimasto il suo aspetto fino al 1948 quando è incominciata la storia della rinata banda S. Cecilia.

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DON GIOVANNI ARRIGONI FONDATORE DELLA RINATA BANDA S. CECILIA

Don Giovanni Arrigoni.

Arriva nel 1933 in sostituzione di Don Arturo Piazza, di cui continuerà l’opera, un novello sacerdote, nato a Canzo (Co) nel 1908 Don Giovanni Arrigoni, che con mamma Teresa va ad abitare in Via Roma al Gesiò. Don Giovanni, intensifica l’attività Oratoriana e dell’Azione Cattolica Giovanile, dedicando tutta la sua attività apostolica per la crescita spirituale e morale della gioventù novatese. Don Giovanni non mancò di essere giovane tra i giovani e il suo senso organizzativo ispirò anche l’attività sportiva e ricreativa, come i tornei di calcio tra i giovani e ragazzi di diverse età e tra i rioni Novatesi quali: El Curnisun, El Tribio’, la Piaseta, el Purtun, via Balossa, el Casermun. Molto in voga in Oratorio le squadre dei “Semper Quei” e della “Lampo”, seguivano anche gli incontri con gli Oratori del Decanato. Inutile dire che il “trainer” della squadra Oratoriana era Don Giovanni che faceva cantare, sul motivo di “Paesanella”, i versi da lui preparati: Ti te vedet i talenti che vincen semper e tucc i squader che vegnen a Nuà ia ciapen semper! Il nome di Don Giovanni è legato ad anni non facili quali furono quelli della seconda Guerra Mondiale e della Liberazione. Don Giovanni teneva vicini i giovani e, con l’aiuto di fedeli collaboratori li preparava, seguiva il movimento clandestino, infondeva nel cuore il senso della libertà, del vero amor di Patria, gli autentici valori della vita. Attraverso l’Ufficio Caritas Parrocchiale tra i primi in diocesi, da lui fondato, si aiutavano le famiglie dei suoi giovani assistendo i casi più bisognosi. Lui “prete della resistenza” membro del comitato Liberazione Nazionale locale, fu insignito della medaglia d’oro, consegnatogli sulla Piazza della Chiesa dal Senatore Cornaggia Medici. Il ritorno dei reduci dalla prigionia dai campi di concentramento, fu organizzato da don Giovanni e con automezzi novatesi, si recò alla frontiera per prelevarli. Si pensò di onorarli e aiutarli con la più sentita

partecipazione. Resteranno indimenticabili quelle giornate, non senza elevare una riconoscente preghiera per la fine del conflitto e nel ricordo di quanti hanno sacrificato la loro vita. “Tra i suoi giovani fioriscono le vocazioni sacerdotali. Tra loro due nomi indimenticabili, che i novatesi hanno accompagnato alla “meta”: don Enrico Gilardi e don Carlo Pogliani. Don Giovanni con Vincenzo Torriani (futuro patron del Giro d’Italia per cinquant’anni), Claudio Minora, l’ingegner Giuseppe Testori e altri amici che gli oratoriani e gli sportivi tutti non dimenticheranno, ha fondato nel 1945 l’Unione Sportiva Novatese. Senza attendere la fine della costruzione del nuovo oratorio, l’U.S.N. si era data da fare ed aveva iniziato il campionato di prima Divisione fino a raggiungere dopo qualche anno la Promozione. Non sembrava vero, dopo le esperienze sul piccolo e glorioso campo a sei del vecchio oratorio (ora Cortile del Centro Femminile) di poter giocare con squadre a 11 giocatori. Prima che don Giovanni li facesse costruire, il campo non disponeva di spogliatoi (ubicati nelle cantine del “Bar Morandi”) e il trasferimento dei giocatori, al campo, e’ rimasto negli annali della storia locale. Dallo sport al teatro alla musica, don Giovanni si impegnò per il bene della gioventù novatese. Fu sempre lui che col rag. Vincenzo Torriani, Carlo Demetrio Faroldi e il cav. Uboldi Felice si recarono a Traversagna, dove si sapeva che in una certa soffitta, don Arrigoni aveva conservato alcuni strumenti inutilizzati. Questo fu il primo passo per la formazione della banda musicale S. Cecilia, assai apprezzata dalla popolazione, che non mancava di riempire le strade e le piazze ogni qual volta il corpo musicale marciava per le vie di Novate.

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ANGELO TESTORI - PRESIDENTE ONORARIO DELLA BANDA S. CECILIA

Angelo Testori.

Nato a Sormano (Co) in piazza Granda, nella vecchia casa paterna di Dicinisio, il 17 giugno 1905, da Giacomo Testori e Giuseppina Rusconi. Orfano di madre in giovanissima età, fu cresciuto dal padre. Da bambino, si trasferì con la famiglia a Novate Milanese (Mi) dove frequentò le scuole elementari. Proseguì poi gli studi presso l’istituto tecnico del Collegio Arcivescovile di Saronno. Iscrittosi in seguito all’Università presso il Politecnico di Milano, si laureò in Ingegneria Industriale nel 1927. Entrò subito in fabbrica a Novate Milanese e con grande entusiasmo portò il suo notevole contributo per lo sviluppo della Spa Fratelli Testori e la sua trasformazione da azienda commerciale in industria produttiva collaborando con il padre cav. Giacomo e lo zio comm. Edoardo. Fu poi affiancato nel lavoro dall’ing. Giuseppe Testori. Nel suo impegno quotidiano non tralasciò di trovare il tempo anche per attività sociali e di apostolato.

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L’attività civica e sociale. Era abituato a pensare ed agire in termini di apostolato. «Darsi tutto a tutti, per tutti guadagnare a Cristo», questa espressione di San Paolo l’aveva fatta sua, con i fatti più che con le parole. Se larga e costante fu la partecipazione di Angelo Testori ai Movimenti dell’Azione Cattolica, egli si aprì anche con molta comprensione ed alto intuito ai problemi sorti con la liberazione nazionale. Infatti nel 1945 fece parte del Comitato di Liberazione, a Novate Milanese, quale rappresentante della Democrazia Cristiana. Nel 1948 assecondando il desiderio di don Giovanni Arrigoni, con C. Demetrio Faroldi, Vincenzo Torriani, Ambrogio Bianchi ed altri amici, l’ing. Angelo Testori contribuì fattivamente ed economicamente alla fondazione della nuova banda musicale S. Cecilia. Entrato a far parte del Consiglio Comunale di Novate, rimase in carica fino al 1952, per passare poi a Sormano, dove per circa vent’anni, ricoprì la carica di Sindaco. Dal 1954 al 1983 fu membro dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

In campo sindacale fece parte dell’Associazione dell’industria laniera e del Sindacato laniero, testimoniando anche in quegli ambienti la sua coerenza di imprenditore cattolico. Lo dimostrano le audaci iniziative promosse dalla sua particolare sensibilità: dalle case per i dipendenti, agli assegni familiari straordinari interni, per i lavoratori le cui mogli non potevano avere un proprio lavoro. Così dicasi per le provvidenze a favore delle lavoratrici madri, quando ancora non era in atto la legge per esse. Sempre in campo sociale dedicò le sue energie al problema della Casa per i lavoratori, facendosi iniziatore della «Cooperativa Casa Nostra» a Novate. Possiamo citare anche il «Circolo dei lavoratori», il corpo musicale S. Cecilia, la Cooperativa delle ACLI, la Casa di riposo «Oasi di San Giacomo» modello di ospitalità per le vegliarde novatesi bisognose donata al Cottolengo insieme alle sorelle in memoria dei genitori, la Casa della Madre e del Bambino, intitolata a Pio XII. Angelo Testori muore a Novate Milanese il 17 giugno 1983.

1978 - Novate Milanese Un’immagine dei tempi andati che vede insieme i tre grandi animatori della banda Santa Cecilia. Da sinistra, il tesoriere (ex musicante) Cav. Luigino Rossi, l’ing. Angelo Testori e l’allora presidente Carlo Demetrio Faroldi.


VINCENZO TORRIANI - PRIMO PRESIDENTE DELLA BANDA S. CECILIA

Nato il 17 settembre 1918 a Novate Milanese, Vincenzo Torriani cominciò ad aiutare il padre nel suo oleificio. Internato in Svizzera durante il secondo conflitto mondiale, dopo la guerra entrò nell’orbita del Giro d’Italia, affiancando nel 1946 il vecchio Armando Cougnet, crescendo in fretta alla sua scuola e subentrandogli definitivamente nel 1948. A Novate Milanese, Vincenzo Torriani fu cofondatore nel 1945 dell’Unione Sportiva Novatese e del Cai; partecipò attivamente alle iniziative Parrocchiali, oratoriali e, da giovane fu sempre impegnato nell’Azione Cattolica. In questo ambiente fece la conoscenza di Angelo Testori e di don Giovanni Arrigoni.

Vincenzo Torriani.

Frequentatore assiduo e animatore di tutte le attività oratoriane, in quell’ambito sviluppò ed affinò la propria passione sportiva e le proprie capacità organizzative. Nel 1948 fece parte di quel manipolo di volenterosi che con don Giovanni Arrigoni, Carlo Demetrio Faroldi, Ambrogio Bianchi, l’ing. Angelo Testori ed altri amici, contribuì fattivamente alla fondazione del nuovo corpo musicale S. Cecilia. Organizzatore, patron per antonomasia e per professione, distintosi per capacità ed estro, fondò insieme a Jacques Goddet, l’organizzatore del “Tour”, l’Associazione Internazionale Organizzatori Corse Ciclistiche con sede a Parigi. Raggiunse una grande popolarità tra il pubblico sportivo per le sue “invenzioni”. Intorno agli eventi sportivi riuscì a polarizzare gli interessi degli investitori, enti pubblici e privati e dei media, facendo raggiungere al Giro d’Italia altissimi livelli di notorietà carichi di spessore

agonistico. Istituì la prima “Lega” di ciclismo professionistico con sede a Milano, puntando alla difesa della professionalità anche nel settore agonistico. Restano indelebili nella memoria le tappe in luoghi ritenuti irraggiungibili come Piazza San Marco a Venezia, piazza dei Miracoli a Pisa, alle Torri del Vaiolet, alle Tre Cime di Lavaredo attraverso il Gavia e sullo Stelvio, la Valle dei Templi ad Agrigento, piazza del Campo a Siena, la scalata del Mortirolo e tantissimi altri centri storici. Non trascurò località minori e battezzò il Muro di Sormano, il Block Haus e il Super Ghisallo. Intrattenne innumerevoli rapporti con personalità di spicco del mondo istituzionale, imprenditoriale, manageriale in Italia e all’estero. Sensibile a tutte le tematiche di carattere sociale e culturale, avvicinò il Giro a luoghi di significativa memoria come San Patrignano e Maddaloni. Vincenzo Torriani ricevette molteplici riconoscimenti in Italia e dall’estero. La sua dipartita, avvenuta il 24 aprile 1996, lascia un segno indelebile, sottolineando i tratti fondamentali di un periodo “epico” del ciclismo. Ciò è ricordato nella stele a lui dedicata dal Presidente della Regione Lombardia nei pressi del santuario del Ciclismo - Madonna del Ghisallo (Co), dove è sorto il museo del ciclismo. A lui è dedicata anche un’altra stele a Sormano (Co), in località La Colma.

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AMBROGIO BIANCHI - SECONDO PRESIDENTE DELLA BANDA S. CECILIA

Ambrogio Bianchi.

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E’ strano come quando si cerca di ricostruire la storia di uomini che hanno dedicato tanto tempo della propria vita per il bene del proprio Paese, spesso ci si trova di fronte a scarsissime notizie o ad una storia di normalità disarmante. Così accade quando cerchiamo di sapere qualcosa di Ambrogio Bianchi contattando sua figlia Luisa. Lei racconta che, da bambina, lo vedeva uscire la sera e sapeva che si recava al “Circulin” per andare “in banda”. Cosa poi facesse o in che cosa consistesse questo impegno lei non lo ha mai saputo. Ricorda che quando lei aveva sette anni, lui non era già più presidente della banda. Veniamo a sapere che Ambrogio è nato a Novate Milanese il 30 novembre1903. I suoi genitori provenivano da Affori e si erano stabiliti a Novate Milanese poco prima che lui nascesse. Ambrogio Bianchi, fin da piccolo respira l’aria della banda perchè il papà, Ausano Bianchi, essendo il primo gestore di quel minuscolo bar chiamato “el Circulin”, lavorava vicino alla scuola di musica presso la quale si esercitava quella prima banda voluta da Don Arturo Piazza. Ambrogio dunque bazzicava per il Circolino e quelle note provenienti da quel locale misterioso, poco distante dal bar dove lavorava suo papà, lo affascinarono subito Per questo non potè fare a meno di mettere il naso dentro alla scuola e di venire subito accalappiato per divenire presto uno dei musicanti. Nasce così la sua passione per la banda che lo porterà poi ad assumere l’incarico di presidente. Ambrogio frequente le scuole elementari a Novate e poi trova un lavoro a Milano come apprendista in un’azienda, orafa e di sartoria, che produce paramenti ed arredi sacri. Ambrogio impara l’arte, si sposa, mette su famiglia e con l’intraprendenza che lo contraddistingue, si mette in proprio. Apre una sua azienda a Novate Mi-

lanese in via Vialba, e produce egli stesso accessori in oro e i paramenti sacri che ha imparato a confezionare quando lavorava sotto padrone. Sbaglia chi pensa che egli fornisse paramenti o calici alla parrocchia di Novate Milanese. Tutta la sua attività commerciale si volgeva all’esterno della cerchia novatese. E’ lecito pensare invece, che sia stato proprio lui a fornire a Valentino Ballabio tutti i fregi e le mostrine dorate che sono servite per guarnire le prime agognate divise della banda S. Cecilia. Fu per la sua autorevolezza e disponibilità cristiana nei confronti del prossimo che nel 1948, al termine del conflitto mondiale, venne chiamato a far parte del Comitato di Liberazione novatese. E per la stessa disponibilità e generoso spirito di servizio che prese il posto di presidente, della rinata banda S. Cecilia, quando Vincenzo Torriani dovette abbandonare la carica. Alla banda imprime nuova vitalità ed entusiasmo. Profonde la sua esperienza di piccolo imprenditore anche nell’organizzazione dei servizi bandistici e nella gestione amministrativa della rinata compagine musicale. Ambrogio Bianchi muore prematuramente all’età di 55 anni il 29 agosto 1958.


VALENTINO BALLABIO - TERZO PRESIDENTE DELLA BANDA S. CECILIA

Valentino Ballabio era nato a Novate Milanese nel 1910. Ha vissuto sempre a Novate e al termine delle scuole elementari il padre lo ha avviato all’arte della sartoria. Dopo il matrimonio apre, in proprio, un laboratorio domestico di sartoria. Agli inizi si tratta di un Valentino ballabio. piccolo laboratorio in via Cavour, poi nel 1938 cambia domicilio spostandosi in via Madonnina. La sartoria rimane lì fino al 1961. Dopo il 1961 cambia nuovamente abitazione per spostarsi presso il villaggio “Case nostre” in via Piave. A volte, il sabato, lavorava anche fino a mezzanotte, ma tutti gli altri giorni, finito il suo lavoro, alle cinque o alle sei di sera, via verso il Circulin. E usciva per la sua banda. Valentino Ballabio, si è dedicato a varie forme di volontariato: fu presidente dell’unione artigiani novatesi e presidente della banda S. Cecilia, che aveva sede in via Garibaldi presso il Circolino delle ACLI. I suoi familiari, non sapevano molto a proposito dei suoi impegni e delle problematiche che doveva affrontare nell’ambito del volontariato che svolgeva. Lasciava trapelare che aveva dei problemi che lo turbavano, ma non ne parlava quasi mai con i suo familiari. Il suo impegno extra lavoro era un po’ la disperazione di nostra madre (Anita Redaelli),- dice suo figlio Vittorio -, che lo vedeva sempre uscire di casa per i suoi artigiani e per la sua banda e, a volte, si portava questi impegni anche fra le mura domestiche, come quella volta che si prese la briga di confezionare tutte le divise dei musicanti. Una volta, procurarsi un vestito non era cosa così semplice come entrare in un negozio. Allora ci si doveva recare dal sarto. Lo scampolo di stoffa, necessario alla confezione del vestito, lo si poteva acquistare prima, oppure sceglierlo dal campionario che proponeva il sarto stesso. Il Signor Valentino prende-

va le misure dell’acquirente e poi tagliava il tessuto, approntando una prima imbastitura del vestito. Poi convocava il cliente, che indossava il prototipo, mentre Valentino riprendeva e correggeva l’imbastitura a misura delle forme del cliente. Quindi procedeva alla cucitura vera e propria del vestito, inserendo le relative fodere, le rifiniture e applicando bottoni e guarnizioni di rifinitura. Infine, ultima prova, da parte del cliente, per poi consegnare il vestito finito dopo pochi giorni. Come si può capire si trattava di un ciclo laborioso e molto lungo. Ebbene nel 1951 questo iter, Valentino Ballabio, con sua moglie, il figlio Vittorio e le cinque lavoranti alle sue dipendenze lo ha replicato per una sessantina di volte, quando ha confezionato le prime divise (invernali ed estive) per tutti i musicanti della banda S.Cecilia. Negli anni del dopoguerra, lo stato metteva a disposizione tessuti, provenienti dall’America, a costo agevolato. Fu così che Angelo Testori finanziò l’acquisto degli scampoli necessari per tutte le divise, (quelle di lana, blu scuro invernali, e quelle di cotone, bianche per l’estate). Valentino Ballabio, e le sue lavoranti, ha messo tutto il tempo e la mano d’opera necessaria per le prove e la realizzazione delle confezioni di oltre i due terzi delle divise per i musicanti. Le rimanenti divise furono confezionate dalla sartoria Verga (il nonno di Astesani), sempre di Novate. Il numero ridotto prodotto dalla sartoria Verga era dovuto al fatto che il Signor Verga lavorava da solo e non aveva lavoranti al suo servizio. E’ stato questo un grande gesto di generosità e di entusiasmo, da parte di Valentino Ballabio, che con sacrificio e abnegazione ha donato quasi tutto l’abbigliamento per i musicanti. Questa sua generosità fu anche motivo di qualche screzio in famiglia, - ricorda Vittorio Ballabio -, perché Valentino sapeva benissimo, in qualità di presidente, che per queste divise la banda poteva pagare ben poco dei costi sostenuti. Il figlio, Vittorio Ballabio, - che allora era garzone di soli quindici anni - ricorda ancora quanto fosse complicata e lunga la cucitura di tutte quelle strisce d’oro da applicare sui lati esterni dei pantaloni invernali.

Bisognava cucirle, una per una, a mano, con infinita pazienza e perizia. Ricordo che per quell’attività specifica, oltre alle lavoranti già in organico, si dovettero far aiutare anche da una vicina di casa che abitava lì nel cortile e che chiamarono appositamente per farsi dare una mano. Ricordo inoltre che abbiamo confezionato prima le divise blu, perché la banda aveva programmato un viaggio a Roma per il trentennale dell’Azione Cattolica (1952). Posso dire che mio papà Valentino è rimasto impegnato e fedele alla banda S. Cecilia, dalla morte di Ambrogio Bianchi (precedente presidente) fino a un paio d’anni prima di morire, allorquando prese il suo posto il compianto comm. Carlo Demetrio Faroldi. Fu presidente quando era cassiere Luigi Rossi e segretario Luigi Boniardi. Anche negli ultimi due anni della sua vita (’78 -’79) rammento che continuava a recarsi al Circolino. Lui se non ci andava tutti i giorni, con la sua bicicletta, non era contento. E questo, nonostante avesse seri problemi alla vista. La sartoria la portavo avanti io e l’ho condotta fino a quando avevo trent’anni (1966). Poi l’ho dovuta chiudere, con grande dispiacere di papà Valentino. Papà Valentino è morto per strada, in via Madonnina, il 5 febbraio 1979 alla soglia dei suoi 69 anni. Il tristissimo evento è avvenuto così. Come già detto Valentino Ballabio era presidente degli artigiani novatesi. Il giorno prima era morto il presidente provinciale degli artigiani milanesi, il cav. Pogliani di Senago. Mio padre si stava recando dall’amico Castelli, (il panettiere che allora aveva il negozio in via Madonnina), per andare in macchina, assieme a lui, al funerale dell’amico Pogliani a Senago. Arrivato sotto il portone, di accesso dell’abitazione del Castelli, è stramazzato a terra. Vitt orio Ballabio Vittorio figlio di Valentino Ballabio

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CARLO DEMETRIO FAROLDI - QUARTO PRESIDENTE DELLA BANDA S. CECILIA

Carlo Demetrio Faroldi nacque a Salsomaggiore Terme l’8 Aprile 1909. Si trasferì a Milano nel 1937 e giunse nel 1943 a Novate Milanese con la famiglia dopo alcuni spostamenti a causa dei bombardamenti. Assunto dalla Fratelli Testori, svolse diversi incarichi di fiducia, anche come responsabile del personale e, come consulente, fino al 1983. Dal 1946, assecondando il parroco don Arturo Galbiati e il coadiutore don Giovanni Zibetti, fu promotore dell’esigenza di costruire un nuovo Oratorio Maschile a Novate. Per i bambini della Scuola materna “Giovanni XXIII”, collaborò fattivamente con i presidenti comm. Edoardo Testori, ing. Giuseppe Testori, Ercole Gorla, realizzando alcune inedite iniziative. Il ritorno dalla guerra di molti giovani, desiderosi di formare una famiglia, spinse poi un gruppo di amici ad esaminare il problema fondamentale della casa. Fu così che fondarono, nel 1948, la Cooperativa “Casa Nostra”. Faroldi ne assunse la vicepresidenza. Nello stesso anno, sotto l’impulso di don Giovanni Arrigoni, con Angelo Testori, Vincenzo Torriani, Ambrogio Bianchi ed altri amici, il comm. C. Demetrio Faroldi partecipò attivamente alla rinascita della nuova banda S. Cecilia. Alla morte del presidente della banda, Ambrogio Bianchi (di cui non siamo riusciti a reperire alcuna nota biografica), il comm. Faroldi gli subentrò nell’incarico con grande entusiasmo conferendo alla banda una rinnovata vitalità.

Carlo Demetrio Faroldi, un presidente particolare.

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Nel 1950, si prestò attivamente alla fondazione del ricovero femminile per anziani “Oasi San Giacomo”, voluto dalla famiglia Testori, per le “vegliarde Novatesi” e per lungo tempo fu

vicino alle suore del Cottolengo, per sostenere e animare, la vita delle anziane ospiti. Insieme all’ing. Angelo Testori è particolarmente attivo nell’Azione Cattolica; è organizzatore della “Buona Stampa”, componente del Direttivo della “Unione Cattolica Stampa Italiana”, cofondatore con l’on. Calvi, Morelli, Barni e altri amici, della “Cisl” milanese e delle “Acli tessili” (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani). Carlo Demetrio Faroldi con il cav. Edoardo Testori e il prof. Vittorino Pricolo, fu cofondatore nel 1946 dell’Associazione Italiana Laringectomizzati (AIL, oggi AILAR) che assiste i malati colpiti da tumore alla laringe e le loro famiglie, dando loro sostegno economico e psicologico. A questo proposito fu anche fondatore e direttore responsabile del “Corriere dei Laringectomizzati”. La penna e la parola, sono sempre stati i suoi strumenti. La sua firma o lo pseudonimo (Fra Lido, Cadefa), come giornalista pubblicista, appariva spesso su quotidiani, periodici e riviste italiane. Tutti ricordano la grande venerazione di Carlo Demetrio Faroldi per il grande maestro Giuseppe Verdi. Le gite a Busseto e a Roncole Verdi si sono ripetute periodicamente nell’arco della storia della Banda Santa Cecilia. Molti furono i riconoscimenti concessi a Faroldi dal Comune di Milano, dalla Provincia, dalla Diocesi Milanese, dall’Ordine dei giornalisti, dalla Santa Sede, dalla Presidenza della Repubblica. Il più bello però, a suo dire, fu la visita, in casa sua, del card. Carlo Maria Martini. Carlo Demetrio Faroldi muore a Novate Milanese il 17 giugno 2002 nello stesso giorno in cui morì il suo grandissimo, amico Angelo Testori, 19 anni prima.


LA RINASCITA DELLA BANDA NEL 1948

CORPO MUSICALE S. CECILIA Novate Milanese, 22 Novembre 1948

1948 - Il testo ricomposto della lettera, stilata dal primo comitato promotore, ed inviata a tutti i cittadini novatesi.

Ill.mo Signore, risorge, dopo numerosi anni di forzato silenzio, il vecchio glorioso corpo bandistico di S. Cecilia. Superfluo sarebbe qui elencare le illustri vicende nelle quali in passato la nostra banda ha primeggiato: il loro ricordo infatti vive nella memoria di tutti i Novatesi ed è caro al cuore generoso di tutti i cittadini. Vecchi pionieri di questa meravigliosa realizzazione che fu, ammalati di sentimentalismo e giovani nuovi, entusiasti per tutto ciò che torna a decoro e vanto del nostro paese, hanno fermamente deciso di dar vita, nel periodo più breve possibile, a questo nuovo corpo musicale, unico, genuino continuatore dell’antica banda di S. Cecilia. La finalità, gli scopi che avevano, negli anni lontani, servito a tenere unito e compatto l’antico, glorioso corpo bandistico, saranno gli stessi che il nuovo, degno continuatore si propone di perseguire: essere al servizio di tutta la popolazione, senza distinzione alcuna di parte o di colore, primeggiare nel rendere sempre più suggestive le cerimonie care alla Fede comune alle quali tanti padri nostri erano affezionati: il ricordo della loro volontà e delle loro realizzazioni ci sia di sprone e di pegno:i figli di questa generosa Novate saranno i degni continuatori delle paterne opere! Occorre però l’aiuto pronto e concorde di tutti, occorre che nel sacrificio di ciascuno, vi sia il cuore e la volontà di operare nelle migliori realizzazioni che tornano a vanto ed onore pel nostro paese. Facciamo perciò affidamento sulla Sua generosa comprensione e ci proponiamo di venirLa a visitare anche per illustrarLe con maggior immediatezza i nostri arditi progetti. gradisca, egregio signore, i nostri deferenti ossequi. IL COMITATO PROMOTORE Nella festa di S. Cecilia 1948

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Archivio fotografico 1948

1948 - Novate Milanese - Ed ecco il primo embrione della banda S. Cecilia, in una rarissima immagine, che lo ritrae nel momento della sua nascita. A partire da sinistra riconosciamo: Carlo Rossi, Erminio Rossi, Bruno Galimberti, Paolo Restelli. Poi, dalla nona posizione, riconosciamo: Luigi Rossi, il signor Vago, Angelo Testori (presidente onorario), il maestro Carlo

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Sanvito, il presidente Ambrogio Bianchi, Mario Solcia (dietro a Bianchi), C. Demetrio Faroldi. Luigi Uboldi, Virginio Rossi ed Ernesto Galimberti (rispettivamente sesto, quinto e quarto da destra, in piedi). I rimanenti personaggi e musicanti non siamo stati in grado di identificarli con certezza.


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1948 - Gita parrocchiale ad un santuario mariano. In quell’anno era maestro della banda, Angelo Passera. Citiamo solo i nomi dei personaggi che siamo riusciti ad individuare: 1.Luigi Vimercati (sagrestano), 2. Monti Carlo, 3. don Giovanni Arrigoni, 4. Carlo Rossi, 5. Giuseppe Molgora, 6. Paolo Restelli, 7. Francesco Loverini, 8. Mario Solcia, 9. Gaetano Oliva (cassiere), 10. Ambrogio Bianchi (presidente), 11. don Arturo Galbiati (parroco), 12. Villa Ferruccio, 13. Virginio Rossi.

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1948 - Novate Milanese - In questa immagine è ritratta una bella uscita della Banda che, da piazza della chiesa, imbocca corso Umberto I (attuale via Repubblica). Si tratta della processione per la festività del “Corpus Domini”. Si noti, sullo sfondo a sinistra, il vecchio Bar Morandi e, a destra, l’addobbo del portone che denota la partecipazione attiva e fervente di tutta la popolazione novatese. I musicanti non portano ancora la divisa, ma vestono il loro migliore abito della festa. Dirige la banda il maestro Giuseppe Molteni (primo a destra).

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Archivio fotografico 1948


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Archivio fotografico 1950

1950 - Novate Milanese Ecco come si presentava la primissima Banda Santa Cecilia durante un’esecuzione “ruspante” all’interno di una corte contadina novatese. Ogni musicante vestiva il suo migliore abito della festa, ma la divisa era ancora un lusso agognato di là da venire. Dirige il maestro Giuseppe Molteni che, da poco, aveva preso il posto di Paolo Sanvito.

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1951 - Novate Milanese - La prima messa di un novello sacerdote conterraneo, don Carlo Pogliani, andava sicuramente festeggiata in pompa magna con la presenza della banda. La banda S. Ceciclia, da poco rinata dalle ceneri della vecchia “Filarmonica” cittadina è subito presente per

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allietare la festa. Tra i presenti che sfilano in via Madonnina riconosciamo: 1. Don Giovanni Arrigoni, 2. l’ing. Angelo Testori (presidente onorario), 3. don Carlo Pogliani (coperto dal libretto del musicante), 4. Carlo Monti, 5. Angelo Boniardi (segretario), 6. il parroco don Arturo Galbiati.


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1951 - Novate Milanese 21 settembre. Foto ricordo per la prima messa di don Carlo Pogliani.

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1. Paolo Restelli, 2. Cazzaniga Luigi, 3. Gilardi, 4. Luigi Vimercati (sagrestano), 5. Melotti Egidio, 6. Carlo Sanvito (maestro), 7. Franco Passerini, 8. don Cesare VolontĂŠ, 9. Bruno Galimberti, 10 don Arturo Galbiati (parroco), 11. Mariani, 12. don Carlo Pogliani, 13. Francesco Loverini, 14. Vago, 15. Luigi Rossi, 16. Carlo Monti, 17. Virginio Rossi, 18 Achille Galli, 19. Varani (allora panettiere di via Bertola), 20. Gaetano Oliva, (cassiere della banda), 21. Annibale Martini, 22. Sergio Schieppati, 23. Carluccio Bugatti, 24. Renzo Callegaro, 25. Carlo Rossi, 26. Severino Monti, 27. il piccolo Antonio Varani.

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1952 Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore Ecco l’immagine della prima memorabile escursione a Roma ove si è tenuto un convegno nazionale per il trentennale dell’ ACI (Associazione Cattolici Italiani). Nell’ambito di quella manifestazione la Banda Santa Cecilia si è fatta onore ed ha tenuto alto il prestigio di Novate Milanese. Moltissimi sono i musicanti riconoscibili nel gruppo. Fra tutti mi limito ad indicare Mario Ciocchini - in seconda fila il secondo da destra - che gentilmente ci ha fornito questa fotografia. A dirigere era il maestro Giuseppe Molteni (in prima fila il primo a sinistra).

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DA PAGINA 10 DELLA PUBBLICAZIONE “CRONACHE PARROCCHIALI” N. 3 - MARZO 1967 Quanti servizi, concerti, incontri musicali da quei lontani tempi ad oggi? Difficile dirlo. Tappe da ricordare? Parecchie! Chi può dimenticare il pellegrinaggio a Roma; nel 1952, la nostra Banda fu tra le poche invitate e prestò servizio in piazza S. Pietro. E la celebrazione del decennio, lo ricordate? Quante bande sono venute a Novate da vicino e da lontano! E la bella mostra musicale, con l’autografo del « Falstaff » di Verdi? E le simpatiche ripetute feste di Santa Cecilia, con i motivi religiosi e d’allegria, che le distinguono? E’ un magnifico appuntamento per tanti amici della musica. E i pezzi grossi che vi hanno sempre preso parte dicono tante cose. I vari servizi religiosi e civili, i concerti a Novate e fuori chi li conta? Le due divise, il palco, gli strumenti nuovi: sembrano cose da poco, ma quanti sacrifici, quanto tribolare! Comunque il bilancio è certo una bella positiva pagina di storia novatese. Tornano alla mente i dirigenti e i bandisti defunti, sentiamo dalle loro tombe sorgere un caloroso augurale invito a continuare. A questo punto dovremmo tessere l’elogio del Presidente Valentino Ballabio, il decano che da anni si prodiga per il Corpo Musicale S. Cecilia, a lui associamo il Segretario Luigi Boniardi, tesoriere Luigi Rossi, l’ottimo vice Maestro Gandelli e tutti i Consiglieri. Ultimi, ma nel senso del Vangelo, i musicanti. Che bravi, davvero! si sacrificano con lodevole entusiasmo. Certo non è cosa facile con le arie che tirano... Fare una banda può essere cosa facile, ma tenerla in piedi per vent’anni, è assai più difficile e meritorio.

“CLEMENS X PONT MAX LIBERIANAE BASILICAE SEPTENTRIONALEM FRONTEM SUA IN VIRGINEM MAGNAM PIETATE MAGNIFICENTIUS ESTUXIT ET EXORNAVIT AN SAI MDCLXXIII PONTIFICATUS IV”

Quella specificata a lato della foto è l’iscrizione che ci ha permesso di risalire al luogo in cui la fotografia della pagina precedente è stata scattata nel 1952. Molti sono i vecchi musicanti che la conservano senza però ricordare dove fosse stata scattata. Si tratta dunque del lato settentrionale (abside) della basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.

Per questo nel rivivere i trascorsi vent’anni, si intrecciano rimembranze e prospettive. Di quest’ultima la più bella è quella che porterà a Roma i nostri musicanti, la nostra Banda, a celebrare il ventennio di fondazione. Non è da escludere che suonino davanti al Papa, in persona. In settembre, a Roma, si darà un concerto novatese, vi par poco? Intanto però, occorre che si esprima la solidarietà con il Corpo musicale di S. Cecilia per facilitare la realizzazione. E’ prevista una serata benefica, di canti

e suoni, una speciale battuta di... grancassa, forse una mostra rievocativa e poi, chissà, chissà... Novate cattolica è fiera di salutare la ricorrenza del ventennio di istituzione della Banda di S. Cecilia, e porge auguri fervidi per nuovi traguardi di gloria... per la musica e per i musicanti, che sempre onorano le nostre manifestazioni religiose e civiche. Il Signore benedirà e assicurerà un avvenire di bene e di successi alla Banda di S. Cecilia a cui rinnoviamo vivissime felicitazioni. Cr onicus Cronicus (pseudonimo di Carlo Demetrio Faroldi)

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Archivio fotografico 1952

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1954 - Novate Milanese Davanti alla sede della banda. In questa immagine, appartenente al trombettista Mario Ciocchini (in prima fila il quarto da destra), sono in posa tutti i musicanti della prima ora. La candida ed elegante uniforme estiva è frutto di una munifica donazione da parte dell’ing. Angelo Testori, che ha donato i tessuti ed ha finanziato il confezionamento, sia delle divise invernali (blu scuro) che di quelle estive (bianche). La confezione sartoriale, delle divise, è avvenuta ad opera del sarto Valentino Ballabio, allora presidente della banda. Al centro, il maestro Giuseppe Molteni con il novello sacerdote novatese, don Carlo Regiroli, nel giorno della celebrazione della sua prima messa.

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Archivio fotografico 1954


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Questi manifesti costituiscono dei veri e propri reperti storici. I programmi dei concerti in essi pubblicizzati, documentano i pregevoli livelli professionali

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raggiunti, dalla rinata banda S. Cecilia, sotto la guida dei suoi due primi valenti maestri: Carlo Sanvito e il prof. Lino Tornaghi.

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1954 - Novate Milanese. Con la divisa primaverile, la banda marcia, in via Repubblica, diretta verso Piazza della Chiesa. Nelle prime file fa bella mostra di sè il folto gruppo - non privo di giovani - dei clarinetti, mentre ai bordi della strada, volentieri i cittadini accostano le proprie biciclette per godersi le gaie note della banda che passa. In quegli anni non erano pochi i giovani che, a gruppi di amici, entravano in banda. La loro presenza era gradita dagli anziani. L’organico della banda raggiunse il riguardevole numero di cinquanta elementi. Spesso, nel pomeriggio dopo la scuola, i giovani si trovavano a casa di uno di loro per suonare ed esercitarsi insieme. Nella foto piccola, scattata a Ziano Piacentino nel 1954, da sinistra: Sergio Schieppati, Cotì, Franco Mantegazza, Annibale Martini, Franco Rossi e Guido Cotì. Nella pagina seguente: 1957 - Novate Milanese - La banda S. Cecilia transita davanti al Caffè Morandi, diretta sul sagrato della chiesa. Sullo sfondo sono visibili case della vecchia Novate e la stadera della vecchia pesa pubblica che veniva gestita da Cesare, il benzinaio.

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IL DECENNALE DELLA BANDA S. CECILIA

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Foto 1. - Pieghevole, di formato poco più grande di un doppio biglietto da visita, contenente il programma delle manifestazioni per il decennale della banda, celebrato il 10 settembre 1958. Foto 2. - Ritaglio de il quotidiano nazionale L’Italia (oggi Avvenire) che dà notizia del decennale di fondazione della Banda S. Cecilia di Novate Milanese. L’articolo fu scritto da Carlo Demetrio Faroldi.

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LA BANDA E LA PARROCCHIA

1960 - Novate Milanese I vari presidenti della banda S. Cecilia, hanno sempre intrattenuto uno strettissimo rapporto di collaborazione e di servizio nei confronti dei parroci e di tutta la comunità parrocchiale. In quel mese di settembre del 1960, quando Don Carlo Prada fece il suo ingresso solenne e prese possesso della parrocchia di Novate Milanese, i musicanti c’erano tutti. La banda S. Ceciclia precedeva la macchina sulla quale viaggiava il novello parroco accompagnato dall’ing. Angelo Testori.

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1966 - La nostra banda non ha mai tralasciato di partecipare ai festeggiamenti annuali di Santa Cecilia, patrona dei musicisti. E anche il nostro Carlo Demetrio Faroldi non perdeva occasione per pubblicare alcune righe, sui vari quotidiani, per richiamare al culto di questa Santa, venerata dalla Chiesa cattolica e martirizzata a Roma nel III secolo sotto Marco Aurelio. Altrettanto attivo era, il compianto Carlo Demetrio Faroldi, nel contattare personaggi illustri per dare prestigio e lustro ai festeggiamenti della nostra banda. Non sempre però tutti i suoi dedideri riusivano a concretizzarsi.

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1969 - Novate Milanese - Uscita dai più reconditi anfratti del portafoglio del musicante Annibale Martini (quarto da sinistra, con la tromba), questa fotgrafia, non nasconde affatto la sua età.

Lo scarno gruppo di musicanti, è di ritorno dal cimitero dopo la commemorazione dei caduti di tutte le guerre. Procedono, a passo di marcia, diretti dal maestro Mario Gandelli (primo a destra).

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1968 - Roma - Convegno nazionale dell’Associazione Italiana Laringectomizzati Colle del Gianicolo. Il presidente onorario della banda, C. Demetrio Faroldi, era anche vicepresidente dell’A.I. Laringectomizzati. Per questo, con grande

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disponibilità, i musicanti della banda hanno voluto fare corona all’importante manifestazione romana degli amici laringectomizzati. Nella foto riconosiamo alcuni personaggi (vedi elenco nella pagina seguente).


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1967 - Roma, colle del Gianicolo - “Rompete le riche...”. Questa immagine è stata scattata pochi istanti dopo quella del gruppo ritratto nella pagina precedente.

Musicanti della pagina precedente: 1. Guido Coti Zelati 2.Vincenzo Testa, 3. Annibale Martini, 4. non identificato, 5. Luigi Pessina, 6. Paolo Restelli, 7. Calo Bugatti, 8. Virginio Monti, 9. Gianni Campi, 10.Mario Solcia, 11. Felice Picozzi, 12. Attilio Roncaglioni, 13. Carluccio Picozzi, 14. Ferruccio -15. Antonio Testa, 16. Mario Gandelli, 17. Valentino Ballabio (presidente), 18 Luigi Rossi (cassiere), 19. Luigi Boniardi (segretario).

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UN PO’ DI CONTI IN FAMIGLIA

1977 - Qui a lato, una pagina relativa alle “entrate” del bilancio al 31-12-1975 della Banda S. Cecilia. Sono elencate tutte le voci di uscita e di entrata dalla quali si desume la generosità dei cittadini novatesi di quel tempo in sostegno della meritoria opera della Banda Santa Cecilia.

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UN PO’ DI CONTI IN FAMIGLIA

1977 - In questa pagina appaiono le voci di uscita, relative al bilancio 1975. Da esse si possono desumere quali erano gli impegni del corpo bandistico S. Cecilia. Il bilancio è datato 6 gennaio 1977 ed è firmato dall’allora cassiere Luigi Rossi.

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1961 - Lalatta di Palanzano (Parma) - Forse non tutti sanno della grande devozione che Carlo Demetrio Faroldi ebbe per il Cardinal Andrea Ferrari. Grande fu anche il suo impegno per l’avvio della causa di beatificazione del grande Pastore milanese. Per questo non mancarono escursioni della Banda S. Cecilia presso il paese di Lalatta. Da sinistra a destra, in piedi, Aliprandi, Luigi Rossi, Luigi Boniardi. A destra del monumento, C. D. Faroldi, Gianni Madaschi, Valentino Ballabio, Antonio Tagliabue e Marino Miglio.

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1949 (data presunta) - Novate Milanese - 1 Virginio Monti (tamburello), 2 Alfredo Camisasca, 3 Don Giovanni Arrigoni, 4 Mario Ciocchini (tromba), 5 Mario Gandelli (capo banda).


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1957 (data presunta) - Novate Milanese - La fotografia è stata scattata sul sagrato della chiesa parrocchiale. Gli addobbi e le luminarie, che si intravedono sfuocate dietro ai musicanti, fanno pensare che si tratti della festa dei santi patroni Gervaso e Protaso.

Sono riconoscibili, oltre a don Giovanni Arrigoni (parroco di Castellanza dal 1951), primo a sinistra, il suonatore di Basso Elio Altissimo, Luigi Sanvito (terzo da sinistra), Ferdinando Villa (alla destra di don Arrigoni) e Annibale Martini (cornetta), ultimo a destra.

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1952- Novate Milanese Sul Sagrato della chiesa parrocchiale . 1. Paolo Restelli, 2 Carluccio Bugatti, 3. Luigi Vimercati, 4. Mariani, 5. Sergio Schieppati, 5a. Carlo Rossi, 6. Giovanni Campi, 7. Carlo Repossi, 8. Bruno Galimberti, 9. Severino Monti, 10. Giancarlo Cazzaniga, 11. Mario Gandelli, 12. Giuliano Mariani, 13. non identificato, 14. Ferdinando Villa, 15. Virginio Rossi, 16. Ernesto Galimberti, 17. Osvaldo Rossi, 18. Mario Solcia, 19. Mario Ciocchini, 20. Ambrogio Bianchi (presidente), 21. Davide Donghi, 22. don Arturo Galbiati (parroco), 23. Rossi, 24. Giuseppe Molteni (maestro di banda), 25. Franco Passerini, 26. Annibale Martini, 27. Preattoni, 28. Felice Picozzi, 29. Francesco Loverini, 30. Renzo Callegaro, 31. Guido Coti Zelati, 32. Ferruccio.

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1952 - Novate Milanese Processione religiosa transita per via Bollate, all’altezza dell’asilo femminile. I musicanti marciano in testa al corteo con la loro bella divisa invernale. Il baldacchino, sotto al quale procede il parroco don Arturo Galbiati - che regge l’ostensorio -, è portato da quattro confratelli appartenenti all’arciconfraternita del Sacro Cuore: una confraternita allora molto numerosa e costituita da uomini devoti che frequentavano assiduamente le funzioni religiose. Fra i musicanti riconosciamo: 1. Mario Ballo, 2. Carlo Calloni, 3. Roncaglioni Attilio, 4. Giovanni Campi, 5. Davide Donghi, 6. Mario Gandelli (capo banda).

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1954 - Novate Milanese Un concerto serale tenutosi sul lato destro del piazzale della chiesa. Allora la banda possedeva un complesso e funzionale palco smontabile, a foggia di anfiteatro, con tanto di lampioni elettrificati per l’esibizione notturna, bandierine tricolori e pannello per esporre il titolo dell’opera eseguita. La nonnina sul balconcino al primo piano, che ascolta ammirata l’esibizione, si è ritrovata come su un loggione di prima classe del Teatro alla Scala. Come appare dal manifesto, dirigeva il maestro Giusepe Molteni.

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1955 - Novate Milanese La banda, condotta a passo di marcia da Mario Gandelli, si porta sul sagrato della Chiesa Parrocchiale SS. Gervaso e Protaso. La piazza è deserta perchè tutta la popolazione è in chiesa per il rito religioso. All’uscita li attende la gradita sorpresa della loro banda in uniforme primaverile. Sullo sfondo, a sinistra, l’edificio del vecchio cinema cittadino con ancora visibili le sbiadite scritte del ventennio.

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1961 - Roncole Verdi (PR) - Tutte le generazioni di musicanti conservano nel proprio albo una fotografia come questa, ricordo di una delle tante

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gite che ebbero per meta Busseto. Era l’amore di C. Demetrio Faroldi per Giuseppe Verdi che, ogni tanto, lo richiamava alla casa del grande maestro.


VECCHIE FOTO DAI CASSETTI

1961 Busseto (PR) - E dopo aver suonato a Roncole davanti alla casa natale di Giuseppe verdi, tutti in posa nella piazza principale intitolata al

Maestro su cui si affacciano la Rocca, la Chiesa della Collegiata, palazzi porticati e, al centro, il monumento a Verdi dello scultore Luigi Secchi.

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1958 Novate Milanese. Foto ricordo dopo una manifestazione cittadina. 1. Giancarlo Cazzaniga, 2. Lucio Sanvito, 3. Paolo Restelli, 4. Osvaldo Rossi, 5. Annibale Martini, 6.Mario Ballo, 7 Carluccio Calloni, 8 Bruno Galimberti, 9 Virginio Rossi.

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Il Cardinale Andrea Ferrari.

1967 Lalatta (Parma) Ulteriore gita allla città natale del Card. Andrea Carlo Ferrari del quale, l’allora presidente della banda, C. Demetrio Faroldi era attivo sostenitore per la causa di beatificazione. L’immagine della banda è tratta dal bollettino “Cronache Parrocchiali” (vedi foto piccola) n. 3 del marzo 1967 in cui viene richiamata l’imminente ricorrenza del ventennale della banda S. Cecilia. Il Card. Andrea Ferrari nacque a Lalatta, località nel comune di Palanzano, il 13 agosto 1850. Nel maggio 1894 fu nominato cardinale da Papa Leone XIII, e destinato alla sede arcivescovile di Milano. Morì, per un tumore alla laringe, il 2 febbraio 1921. Da qui nasce la predilezione del comm. C. Demetrio Faroldi che ricopriva anche l’incarico di segretario dell’Associazione Italiana Laringectomizzati, fondata dal comm. Edoardo Testori.

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1968 - Novate Mianese - Ventennale della banda - Nel cortile del Circolino di via Garibaldi, davanti alla sede della Banda S. Cecilia. Don Rinaldo Grassi, assistente spirituale della banda, benedice la nuova bandiera.

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La regge con orgoglio il porta gonfalone Antonio Nicoli. Possiamo riconoscere, da sinistra, Ferdinando Villa, Luigi Rossi (cassiere), Federico Quaglio (suocero di Danillo Fior), Carlo Calloni e dietro di lui Mario Solcia.


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1968 - Novate Milanese - Ventennale del Corpo Musicale S. Cecilia - La foto di gruppo al completo di tutti i musicanti di allora, ripresa dal bollettino “Cronache Parrocchiali� (foto piccola).

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1967 - Novate Milanese Cronache Parrocchiali n. 3 pubblicate nel mese di marzo (foto piccola). Questa immagine, pubblicata in occasione del ventennale di fondazione della banda S. Cecilia, ritrae un evento datato 1954. Si tratta di un’esibizione cittadina diretta dal maestro Giuseppe Molteni che diresse la banda S. Cecilia dal 1952 al 1954.

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1952 - Novate Milanese Pubblicata su una monografia parrocchiale in occasione del 25° di sacerdozio del parroco don Arturo Galbiati (21 settembre), l’immagine si riferisce al 29 aprile 1951. La banda S. Cecilia non faceva mancare la propria presenza a nessun avvenimento cittadino importante. Le gaie note dei suoi strumenti furono presenti anche alla cerimonia d’inaugurazione della casa di riposo per anziani, “Oasi S. Giacomo”, dedicata alla memoria di Giuseppina e Giacomo Testori e donata, dai suoi eredi, alla pia opera del Cottolengo di Torino. Nell’immagine sono riconoscibili da sinistra: il reverendo superiore del Cottolengo, la signora Dina Reina (moglie dell’ing. Angelo Testori), al microfono l’allora Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, onorevole Achille Marazza. Riconosciamo poi il parroco Don Arturo Galbiati e, fra i due chierichetti, Renato Balestra con il libro.

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VECCHIE FOTO DAI CASSETTI

1959 - Davanti al sagrato della chiesa parrocchiale al termine di una manifestazione religiosa. Il fotografo non era dei più provetti, vista la scarsa qualità del risultato, tuttavia ciò non ci impedisce di riconoscere, a partire da sinistra: Paolo Restelli, Enrico Quaglio, Carlo Rossi, Bruno Galimberti (col basco), Gianni Campi, Felice Picozzi, Carluccio Picozzi e in basso Mario Ballo.

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1960 - Ogni manifestazione religiosa terminava sul sagrato della chiesa. La banda, solitamente, assisteva alla cerimonia rimanendo in fondo alla chiesa per essere pronta ad uscire sul sagrato pochi istanti prima del termine della funzione. Poi intonava appropriati brani musicali, quando i fedeli uscivano dalla chiesa. In questa immagine riconosciamo gli ultimi tre musicanti a destra: Paolo Restelli (gran cassa), Davide Donghi, e un insolito Fedele Bertoletti col bombardino anzichè la sua solita tromba.

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1963 - Omaggio a Paolo Restelli. Nel cortile del vecchio “Circulin” di via Garibaldi. Qualche musicante porta il soprabito, sopra la divisa, altri il cappotto. Alle soglie dell’inverno, senza dubbio hanno appena ultimato il servizio della ricorrenza, dei defunti o dei caduti. La manifestazione è terminata e si è fatto rientro al Circulin per una bevuta. Si suona qualche pezzo fuori ordinanza. L’umidità novembrina e qualche bicchiere di quello buono, offerto dalla signora Lucia Brambilla, rende insopportabile mantenere i berretti in testa. Di Mario Gandelli vediamo solo il suo imperante braccio teso, mentre di Antonio Nicoli scorgiamo uno dei suoi piatti. Poi a seguire, da sinistra verso destra, Antonio Testa, Virginio Monti dietro a Paolo Restelli (gran cassa), quindi le trombe di Annibale Martini e di Fedele Bertoletti.

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1965 - Agliano d’Asti (PV) - Gita di primavera per la festa del barbera presso l’azienda agricola Fratelli Pavia. Prima di ogni uscita si concordava sempre

il tipo di abbigliamento da indossare. Durante le mezze stagioni la divisa prevedeva la giacca invernale (blu) e i pantaloni estivi (bianchi).

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1966 - Oratorio maschile - La festa di S. Luigi Gonzaga è un altro di quegli appuntamenti annuali al quale la banda S. Cecilia non mancava mai d’intervenire. L’oratorio di via Cascina del sole è stato inaugurato nel 1947 ed è sorto su un paio di lotti donati, alla parrocchia, dalle sorelle Piera ed Ernesta Venino. Quest’opera è frutto della generosità dei parrocchiani e

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della munificenza della famiglia Testori. Tra i musicanti riconosciamo: 1 Gian Carlo Cazzaniga, 2 Felice Picozzi, 3 Gianni Campi, 4 Mario Ciocchini, 5 Attilio Roncaglioni, 6 Franco Passerini, 7 Mario Gandelli (capo banda), 8 Lucio Sanvito, 9 Ferdinando Villa. Sul terrazzo, il chierico Vincenzo Schieppati.


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RITAGLI DI GIORNALE

A sinistra. 1971 - Festa di S. Cecilia - Invito personale da parte del presidente onorario e del presidente in carica Valentino Ballabio, all’assessore dott. Siro Brondoni. A destra. 1973 - Articolo apparso su Avvenire del 12-12-1973 e scritto da C.D. Faroldi, nella ricorrenza del venticinquesimo di fondazione del Corpo Musicale S. Cecilia.

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RITAGLI DI GIORNALE

Il manifesto si riferisce alla festa per il trentennale della banda S. Cecilia, tenutasi nei giorni di sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre 1978.

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RITAGLI DI GIORNALE

SCUSATEMI O BANDISTI (C. Demetrio Faroldi per i 30 anni della banda S. Cecilia) Si scusatemi o bandisti se non sono li presente ma di fronte a tanta gente chi se ne accorge mai?

Ambrogio Bianchi presidente con Ballabio Valentino con Boniardi Luigino e poi Rossi gran Cassier.

Avrei voluto esser con Voi per ridirvi bravi ancora: è davvero questa un’ora per ben battervi le man.

Fu così tappa per tappa tra stupore e meraviglia che salì Santa Cecila con i baldi suonator.

Trenta anni son passati da quei giorni ormai lontani quando insieme con Torriani e Uboldi ed altri ancor Siamo corsi a Terazzano

Qui un pensiero su eleviamo a Moltoni e a Galimberti a Mariani ed agli altri tutti fosser belli o fosser brutti ai bandisti di valor

a caricare gli strumenti molto usati non lucenti che abbiam lustrato poi.

guanti ancor ne ricordiamo il Pessina e Passerini Carlo Monti ed i clarini di cui Vago fu un campion.

Allor viveva qui a Novate un terrone metro notte che in cuore giorno e notte ei soleva zuffolar. Questi amava assai la musica si chiamava Gigi Passera ed aveva una gran zazzera e gran voglia di suonar. Ei suonava il clarinetto ed aveva un certo estro per cui fu il Maestro del neo corpo musical. Venne poi a dare lustro il trombone di Molteni che ha preso in mano i remi per far meglio naviga.

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0h davver questi trentat’anni fan fiorire la famiglia e ancor Santa Cecilia guarda avanti con ardor. Ecco qui in magre rime celebrati in poesia della banda l’armonia tre decenni di lavor. Da Novate questa sera parte un grido per l’Italia tocca a Lei mastro Battaglia conquistare nuovi allor.


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UN’IMMAGINE BUROCRATICA

1979 - Novate Milanese - Dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, del Corpo Musicale S. Cecilia. Dal documento, che continua anche nella

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pagina seguente, emerge un’interessante fotografia della storia, dell’attività e della composizione della banda di quell’anno.


UN’IMMAGINE BUROCRATICA

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1979 - Busseto (Parma) E la storia si ripete. Le mete verdiane sono una tappa obbligata e ricorrente, nella vita della banda S. Cecilia. Questo luogo è stato visitato da tutte le generazioni dei nostri bandisti. Non solo per l’importanza musicale del grande maestro di Busseto, ma anche per la grande ammirazione che il comm. Carlo Demetrio Faroldi (presidente onorario) ha sempre nutrito per la lirica e per la terra verdiana.

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CICLOSTILATI DI ALTRI TEMPI

1981 - “Allegro ma non troppoâ€?. CosĂŹ si chiamava uno spiritoso opuscoletto ciclostilato che i ragazzi della banda musicale stampavano, in proprio e periodicamente in quegli anni. Si trattava di un insieme di articoli semiseri, corredati da disegni e foto umoristiche, che con intelligente ironia, prendevano di mire le vicende e i personaggi che frequentavano la scuola di musica.

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CICLOSTILATI DI ALTRI TEMPI

1978 - “Allegro ma non troppo� - Una delle tante pagine, tra il serio ed il faceto, della pubblicazione ciclostilata dai ragazzi della banda. Venivano

pubblicate, lettere, fotografie ed interviste per scherzare fra amici e per stare insieme con allegria e coinvolgere anche gli amici ed i familiari.

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UNA STORIA PIU’ RECENTE

1981 -“Allegro ma non troppo” - Si legge e si sorride, insieme ai dirigenti, nella sede della banda e a casa di amici. Nella foto grande riconosciamo Maurizio Monti (con la folta capigliatura), Fedele Bertoletti, l’anima della banda di quegli anni e Doriano Romano (con gli occhiali), tra due giovani ragazze musicanti. Nella foto piccola, Benvenuto Gibertini (presidente) e Giuseppe Molgora, sorridono divertiti mentre leggono il ciclostilato. Spassosi articoli e buffe fotografie, scattate a tradimento, che ritraevano musicanti e dirigenti negli atteggiamenti più improbabili, venivano regolarmente “sbattute” in prima pagina.

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UNA STORIA PIU’ RECENTE

1981 - Novate Milanese L’allegria è sempre di casa quando suona la banda, tanti o pochi che siano i musicanti. All’annuale sfilata di carnevale alcuni giovani, della banda, non hanno mai fatto mancare la loro presenza, anche se non proprio vestiti con la divisa ufficiale.

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UNA STORIA PIU’ RECENTE

1982 - Novate Milanese In quegli anni non era infrequente che i musicanti e gli allievi si radunassero tutti a casa di Fedele Bertoletti, per fare un poco di baldoria in compagnia. L’affabilità, la confidenza e il grande rispetto che Fedele portava per i suoi allievi, alimentava la passione per la musica ed una gioviale familiarità di rapporti fra tutti i musicanti. Nella foto: 1. Maurizio Monti, 2. Nicola Petrarca, 3. Vittorio Aliprandi, 4. Roberto Romano, 5. Doriano Romano, 6. Pavan, 7. Marco Bedendo, 8. Vito Romano, 9. Fedele Bertoletti (maestro), 10. Riccardo Grossini, 11. Massimo Martini, 12. Giuseppe Petrarca, 13. Alberto Grossini, 14. Claudio Martini, 15. Luca Pavarani, 16. Vincenzo Romano, 17. Marco Spadari, 18. Italo Pavarani, 19. Cristina Bertoletti.

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UNA STORIA PIU’ RECENTE

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1982 - Novate Milanese Piva natalizia notturna, a sorpresa, in casa del presidente Giuseppe Molgora. Le scorribande natalizie, per suonare la Piva presso le case di amici e dirigenti, rimangono uno dei ricordi piĂš struggenti e ricchi di nostalgia per tutti i musicanti, giovani e non piĂš giovani della banda.

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In questa immagine riconosciamo: 1. Luca Pavarani, 2. Marco Spadari, 3. Claudio Martini, 4. Italo Pavarani 5. Riccardo Grossini, 6. Alberto Grossini, 7. Giuseppe Molgora, 8. Massimo Martini, 9. Maurizio Monti

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UNA STORIA PIU’ RECENTE

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UNA STORIA PIU’ RECENTE

1986 - Novate Milanese. Il ritaglio di giornale si riferisce alla festa di S. Cecilia tenutasi sabato 22 novembre con un concerto serale presso il Cinema Nuovo. L’articolo è apparso sul quotidiano Il Giorno del 28 novembre 1986. Nella pagina precedente, il gruppo musicale Santa Cecilia di quell’anno, a cui fa riferimento l’articolo, del ritaglio di giornale, riportato qui a lato.

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L’ORGANICO NELLA STORIA RECENTE

Dalla sua fondazione, l’organico dei musicanti della banda è sempre oscillato intorno alla quarantina di elementi. Gli anni ‘90 e 2000 hanno invece segnato un periodo di sofferenza per la nostra compagine bandistica. In quegli anni il numero dei musicanti si era attestato intorno alla ventina di elementi e da lì non si schiodava in alcun modo. Poi nel 2005 accade qualcosa di inspiegabile e la banda S. Cecilia torna ad entusiasmare i ragazzi e le ragazze.

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UNA MOSTRA INDIMENTICABILE

2000 - Novate Milanese Presso la sala consiliare del Comune, viene allestita una mostra di strumenti musicali, storici e contemporanei, nonchè di fotografie. La mostra, visitata dalla cittadinanza e dalle scolaresche, rimane aperta dal 4 all’11 giugno, destando vivo interesse e consensi da parte di tutti. 1979

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MARCO SPADARI

GLI ANNI RUGGENTI DI QUELLI DELLA BANDA Per prima cosa vorrei presentarmi. Sono Marco Spadari classe 1958 (detto “canarino”). Impiegato in banca, sposato, padre di quattro figlioli. Vado a braccio cercando di ricordare le cose, così come mi vengono in mente. Nel 1968, non Marco Spadari so come, mi metto in testa di entrare a far parte della banda musicale di Novate: il mitico Corpo Musicale della Santa Cecilia. Avevo soli dieci anni. A quel tempo, la mia mamma (l’inossidabile Brambiletta) gestiva il “Circulin” di Via Garibaldi e la banda aveva esattamente la propria sede lì, sotto al fabbricato che faceva da perimetro al cortile del Circolino. Mi affascinava l’idea di esibirmi, per le vie di Novate, suonando uno strumento musicale: le marcette allegre erano le musiche che più preferivo. Così ho imparato (sarà vero?) a suonare il clarinetto e, per vent’anni, ho militato tra le file della banda S. Cecilia. Se devo dire tutta la verità, non sono mai stato un gran suonatore, (cercavo sempre la parte del terzo clarino), ma ricordo quest’esperienza con grande affetto. Voglio raccontarvi, brevemente, ciò che ricordo di quegli anni. Dei personaggi, che rammento, me ne stanno particolarmente a cuore, due. Il primo è l’Alberto: Alberto Grossini. Lui, se non sbaglio, ha iniziato con me e sono ben quarant’anni che suona, che dà il suo tempo alla banda. E come se non bastasse, ora c’è anche suo figlio

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che suona con lui in banda. A lui penso che si possa dire una sola cosa: grazie! Ricordo poi Fedele Bertoletti. E’ stato lui il mio maestro di solfeggio, prima, e insegnante di clarinetto, poi. In quegli anni, Fedele era così dedito alla banda, che avevamo l’impressione che abitasse lì, presso la scuola di musica. Personalmente ritengo che, per parecchi anni sia stato il pilastro portante della banda: una vita spesa gratuitamente per la banda, per i nuovi ragazzi che volevano entrare nella Santa Cecilia. Quando non ci vedeva arrivare puntualmente agli impegni musicali, Fedele ci veniva a cercare per tutto il paese fino a quando non ci scovava. Ci faceva suonare in ogni occasione possibile e immaginabile. Quello che più mi affascinava, e che ricordo con struggente tenerezza, era il suonare, con lui, la piva durante la notte di Natale. Ricordo i maestri: Lucio Sanvito e Raffaele D’avanzo. Ricordo il segretario Gaetano Oliva e i presidenti Giuseppe Molgora e Benvenuto Gibertini. Insomma, tanti amabili personaggi affollano i miei ricordi: Mario Gandelli, vice maestro, l’Antonio Nicoli (detto Micio), il Sarni, il Porcellini, Zucchelli, il Tampini e il Paolo Restelli, il Gianni Campi (mio primo maestro di clarino), il Michele Milici (chi se lo ricorda? Suonava il trombone. Lui sì che dormiva proprio nella sede della banda). Suonare nella banda, costituiva anche un notevole impegno. Le processioni, i concerti e le manifestazioni, in paese e in trasferta. Negli anni ’70, suonavamo anche assieme alla banda parrocchiale di Bollate. Questo significava avere doppi impegni e doppie prove. A volte, per noi musicanti, era un vero massacro ma il Fedele Bertoletti ci marcava stretti e scorazzando, per il paese con la sua 500, non ci concedeva deroghe.

Ricordo che, come se non bastassero tutti i nostri impegni, ci avevano chiesto di accompagnarle, nelle loro manifestazioni, anche un gruppo di marjoerettes di Quarto Oggiaro. Come non ricordare i famosi pranzi della banda, presso il Circolino, in occasione delle feste annuali di Santa Cecilia? E poi le gite annuali e tante altre feste, insieme a tanti amici musicanti. Beh ragazzi, chi ha suonato nella banda, negli stessi anni in cui ho suonato io, può testimoniare e raccontare la gaiezza e la felicità di quegli anni di allegria e di amicizia. Ora la musica che sento suonare ha tutt’altra intonazione: sono i miei bambini che mi stanno chiamando. Un grazie di cuore a tutti coloro, - presenti e non più -, che mi hanno consentito di vivere questa splendida ed indimenticabile avventura musicale ed umana. Auguri, alla banda S. Cecilia, per i suoi sessant’anni di armoniose note. Mar co Spadari Marco Ex-musicante banda S. Cecilia


SONIA E RICCARDO

PARLIAMO DELLA BAND A... TI VVA? A? BANDA Sai, mi capita spesso, parlando con le persone, di raccontare di questo mio hobby: la musica, la Banda. Quasi sempre ottengo sorrisi, attenzione verso quello che racconto e anche molta sorpresa. Non so se è più per la scoperta che questo tipo di passione esiste ancora tra noi giovani, oppure perché sembra un impegno troppo difficile da sostenere e perciò non di tutti. Io credo che sia molto di più di una passione ed è forse per questo che, dopo molti anni, sono ancora qui impegnata come all’inizio……anzi di più. ….tu cosa dici??!! Capita anche a te? Si si… capita anche a me, mi dicono “nella Banda? Ma dai? Come il coro coi fiati?” sembra che si parli di qualcosa di marziano, del tipo: “ma perché, esistono?”. È si che esistono! Le bande. Ti dico come ho iniziato io: beh, anni fa mi sono trovata a dover scegliere quale attività fare come dopo scuola e così, tanto per fare qualcosa di diverso, ho provato a prendere lezioni di musica; …mi ricordo che mi hanno detto: “qui si impara a suonare nella Banda”…. E’ stato complicato, sicuramente difficile e a volte scoraggiante, ma cosa è facile? Ci vuole impegno e serietà per tutto….dallo sport a qualsiasi altro hobby e perciò ho cercato di superare ogni ostacolo e di andare avanti…. non immaginavo proprio quante soddisfazioni mi avrebbe dato. Pensa, ho iniziato a prendere lezioni che avevo undici anni e tu? Ah!! Io me lo ricorderò per sempre, credo fossi in prima o seconda media, uno dei miei compagni di classe mi dice, un mercoledì pomeriggio dalla finestra di casa sua: “oggi che fai? Io vado a provare nella banda” quel giorno è un giorno di quasi 15 anni fa e alcuni dei ragazzini che conobbi allora sono ancora adesso cari amici. Che valan-

ga di ricordi, le prime note con il Genis, le prime uscite con il maestro che ci diceva di non suonare…. Comunque l’importante era essere li in quel rettangolo che scandiva la sua musica e che con il suo passo mi ha aiutato tante volte a superare anche momenti difficili. Senti, non so se è capitato anche a te, ma a dire la verità c’è stato anche il momento che avrei voluto lasciare tutto; insomma quanti sforzi, quanto studio…..era più divertente giocare a basket, ma no, non sono mai riuscita a dire basta. Ho sempre pensato che il segreto sta nella “magia della musica”, ma anche sicuramente da tutto quello che è stata in grado di creare: un bel gruppo di amici. Si, si…..siamo stati fortunati, prima ed anche ora qui a Novate a trovare due realtà fantastiche. Per me la Banda è come un gioco di squadra: ognuno deve dare il meglio di se, ma tutto viene fatto affinché il gruppo ottenga un buon risultato …. Perciò la riuscita di ogni pezzo è proprio merito di ognuno, ma con l’aiuto degli altri…… …..correggimi se sbaglio, ma credo che in fondo questo sia il vero senso… E si, ……e comunque, tornando a quello che dicevi prima, è vero: chi non ha pensato di smettere magari anche solo per un minuto. Però quando decidevi “ok smetto!” mentre stavi per dirlo a tutti, ti ritrovavi seduto al tuo posto con un bel sorriso pronto per iniziare una nuova prova. Se adottavi invece il piano: “non vado più alle prove, si dimenticheranno di me…..”, a ogni volta che la sentivi passare ti ritrovavi a dire…… anche io suono nella… “Bah… ” In fondo non siamo l’orchestra filarmonica della Scala e qualche volta qualche nota non è proprio al posto giusto, è che noi, prima siamo amici e poi ….forse….musicisti (ma non dirlo al maestro). E poi qualche volta, anche se al posto di

contare le battute di aspetto, ci mettiamo d’accordo su dove andare a bere dopo……non siamo poi così tanto male. Hai ragione! E ci danno ragione anche tutte le persone che ogni volta, numerose, ci vengono a sentire. Aver creato una solida amicizia tra di noi ci ha permesso di andare avanti tanti anni aiutandoci reciprocamente anche quando imprevisti hanno turbato la tranquillità della nostra vecchia Banda. Ripensando all’ultimo anno, al nostro arrivo ufficiale nella Banda di Novate, penso ancora di più che, se siamo qui, nonostante tutti i nostri impegni personali, è perché ci divertiamo ! Vero! Le difficoltà non finiscono mai, ma assieme le affrontiamo e …..quanta soddisfazione dopo un applauso. Cosa ne dici? Io credo che questa della “Banda” sia un’esperienza da provare ….. …… impegno, serietà, sacrificio, altruismo, unione, soddisfazione e tanto divertimento….credo che siano abbastanza come motivazioni! E poi Sonia chiedessero a Marta, a Franco ….… quando saranno grandi, quanto è stata importante per loro “Quella specie di Orchestra un po’ fuori moda che è LA BANDA”. Sonia (clarinetto) do (tromba) Riccardo Riccar

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FAMIGLIA CABRI

FRANCESC A, R OBER FRANCESCA ROBER OBERTTO E MAMMA Ciao a tutti! Noi siamo tre componenti della banda Santa Cecilia di Novate! Sicuramente voi tutti sapete dov’è e non mi occorreranno duecento pagine per spiegarvelo. Beh, noi più precisamente siamo tre personcine, che però fanno parte di un’unica famiglia. Io sono Francesca, e questi due accanto a me sono Roberto e la nostra mamma Betty. Tutti e tre suoniamo uno strumento e uno dopo l’ altro ci siamo infilati e siamo entrati a far parte di una banda. Ma ora vi vorrei spiegare da dove e quando tutto è cominciato. Intanto vi vorrei premettere che il merito del nostro arrivo è da attribuire a mia cugina. Detto questo vi spiegherei se permettete, come sono andate le cose. Io sono stata la prima della mia famiglia a suonare uno strumento, ed esattamente il clarinetto. Tutto è cominciato un giorno, in cui mia cugina mi ha proposto di suonare uno strumento, dicendomi che al momento l’ unico disponibile era soltanto il clarinetto. A quel punto ho accettato e così ho fatto una lezione di prova. All’ inizio ero molto preoccupata soprattutto perché non è stato tanto facile comprendere come si suonava, ma principalmente il fatto di far uscire soltanto un po’ d’ aria. Dopo è stato tutto molto più facile, ho imparato le note e almeno riuscivo a suonare qualcosa. In seguito a questa mia iniziativa è stato proposto anche a mio fratello Roberto, di provare. Lui però ha scelto uno strumento sempre a fiato, ma un po’ diverso dal mio, ed esattamente il sassofono. All’ inizio ha cominciato con un sassofono soprano, ma con il passare del tempo l’entusiasmo dei primi giorni era un po’ scomparso. Infatti più di una volta era rimasto incerto sul fatto di continuare a suonare o meno. Ma a risolvere la situazione è apparso “Super Sassofono Contralto”, che a causa di un guasto tecnico, ha sostituito il vecchio sassofono soprano. A questo punto entrambi con la voglia di suonare e ognuno con il

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proprio strumento, siamo stati invitati ad entrare in banda. Ma come si dice non c’ è due senza tre! Quindi per completare il numero perfetto anche la nostra mamma si è decisa finalmente (con un po’ di ritardo) ad entrare nel gruppo. Per farne parte però c’è un bisogno primario, fondamentale: AVERE UNO STRUMENTO! Quindi per rimediare a questo ha scelto come strumento il flauto traverso (e non di traverso). A mio parere è brava , ma lei non è di questo parere, dicendo che ha ancora molte cose da imparare. Ormai è da qualche tempo che siamo entrati a far parte di questo corpo bandistico e ora Roberto è il più giovane e io preciso che non sono la più vecchia! Al giovedì sera, quando ci riuniamo per le prove, oltre a suonare ci facciamo anche delle gran risate e stiamo insieme in allegria. Diciamo che adesso manca solo il mio papà! Famiglia Cabri


IVAN SCALVI

QUEL “NON SO CHE” CHE CI PER PERVVADE …Io e la Banda, un rapporto che dura ormai da anni, potrei affermare che è una vita che sono nella Banda! Una vita… che strano, ma sono anche molto contento di questa cosa, e devo ringraziare mio nonno che riuscì a trasmettermi la passione che aveva per la musica. In una giornata piovosa, ai tempi delle scuole medie, mi portò nella sede del Corpo Musicale Santa Cecilia, che si trovava in via Garibaldi, proprio in fianco al Circulin, in una palazzina vecchio stampo, una porta, entro… un ascensore e… ma non c’è ascensore! Bah… che posto strano fu il mio pensiero, e che gente strana lo frequenta! Quella sala era uno sciamare continuo di persone, chi entrava e usciva così senza motivo, chi suonava tutto assorto in un’angolino, altri che chiacchieravano di musica, gente che dimenava le mani davanti a un foglio pieno di note, ma dove sono finito?! Per i primi tempi niente strumento! Prima si impara a solfeggiare… e iniziai a dimenare la mani al vento proprio come quelli là! Eheh …ma che suono? Toh prendi! Che cos’è? Un Clarinetto! Quanti tasti! Mi hanno dato persino una divisa, azzurra con le bande blu. Ma la cosa veramente bella era suonare insieme agli altri, a tutti quei personaggi che vedevo varcare quella porta d’ascensore. Beh è stato un susseguirsi di eventi e di emozioni, sono cresciuto fisicamente e musicalmente, ho imparato a suonare altri strumenti, il sassofono, ho suonato con altri gruppi musicali, altri generi musicali, ho calpestato i palchi di mezza Italia, mi sono divertito da matti, ma alla fine si torna sempre nella Banda, o come diciamo noi… a “Musica”. Una persona una volta scrisse di questa cosa di “Musica”, ed è curiosa perché quella sala di via Garibaldi era “Musica”, si usciva di corsa da casa e si diceva Ciao, io vado a Musica! - quei quattro muri ne avevano sentite tante di note, e se potessero suonare

ascolteremmo la più grande sinfonia musicale mai realizzata. Musica non c’è più! Ma le persone che l’hanno creata sì! La generosità di tante persone ci ha permesso di non cadere insieme a quelle mura ormai pericolanti, ci siamo rialzati e ci siamo conquistati una nuova sede, per continuare a crescere, per far gioire con la nostra musica le persone che ci ascoltano, per permettermi di creare emozioni e trasmetterle, a chi come me, varchi quella porta d’ascensore. Ho conosciuto una marea di persone, tante se ne sono andate, alcune sono rimaste, altre si sono unite a noi dopo la caduta della loro “Musica”, altre ancora sono ritornate dopo anni, forse è il richiamo della Banda, il suonare insieme, il marciare tra le strade di Novate, regalare emozioni a chi ci ascolta… Sono tanti i motivi per cui sono ancora nel Corpo Musicale Santa Cecilia, e come ho già scritto su un vecchio articolo, non vi resta altro che venire nella nostra sala a sedervi tra noi, per capire “quel non so che” che ci pervade. Iv an Scalvi Ivan

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RICCARDO GALEAZZI

ANCH’IO VOGLIO DIVENT ARE TR OMBETTIS DIVENTARE TROMBETTIS OMBETTISTTA Oggi è sabato, è una giornata quasi serena; in questo momento di tempo che mi sono ritagliato dagli altri impegni, voglio esprimere che cosa è, e che cosa è stata per me la “Santa Cecilia” in questi anni. Tutto incomincia una sera di circa otto anni fa; in televisione trasmettevano uno di quei programmi di cabaret. Sullo sfondo del palco compariva un’orchestra formata da tanti elementi, le telecamere la inquadravano spesso durante i pezzi che eseguivano e diverse volte la protagonista dello schermo era la sezione delle trombe. In quel momento ho pensato, forte di considerazioni precedenti, “devo essere anch’io parte di un gruppo musicale e soprattutto fare parte dei trombettisti”. Nel 2001 frequentavo ancora le scuole medie qui a Novate e confidai alla professoressa di italiano questo mio desiderio. Lei subito mi indicò il professor Gianfranco Nesti, il quale fa tutt’ora parte del nostro corpo musicale. A quel punto il gioco era fatto, Nesti mi fece conoscere il maestro Franco (Cartanese), il quale mi diede lezioni di solfeggio e dopo circa un otto, nove mesi di teoria, mi diede lo strumento. Continuai a prendere lezioni di teoria musicale, fino a che, dopo qualche altro mesetto, entrai definitivamente ad occupare il posto di seconda tromba nel corpo musicale. Ho fin qui contribuito alla riuscita di diversi eventi cittadini, concerti, manifestazioni, e la voglia di partecipare continua ad esserci. Il motivo? Il rapporto che si è creato tra di noi e la soddisfazione che si prova a far parte di un evento. È magnifico trovarsi sul palco di un teatro ad eseguire un concerto e vedere il pubblico partecipare attivamente, la cosa diventa più forte quando nel periodo di Natale si trascorrono due o tre fine-settimana nelle vie del paese con la gente che ti guarda mentre si suona e apprezza quello che fai. Prima di lasciarvi, volevo parlarvi dell’altra mia passione che mi ha sempre accompagnato: Gli im-

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pianti audio. Mi sento di ringraziare la “Santa Cecilia” per avermi dato l’opportunità di partecipare anche in veste di tecnico audio, oltre che di musicante. Infatti, negli ultimi sei mesi, anche questo ha prodotto i suoi frutti. La banda è riuscita ad incidere tre CD dei nostri ultimi tre concerti con una qualità direi più che accettabile, traguardo che considero davvero buono, considerando il fatto che bene o male l’amplificazione e la registrazione è avvenuta in maniera poco più che amatoriale. Dicevo prima del rapporto di amicizia che c’è tra noi… voglio ricordare Luigi, Alessandra, Natale, Guido, Riccardo, Ivan, Ivano, Lorenzo ed in particolare, il maestro Nesti (che conoscevo, come già detto dalle “Medie”). Abbiamo passato e sono certo passeremo ancora dei fantastici momenti, durante i concerti, soprattutto la piva di Natale, che si chiude ogni anno a casa di Alberto con pane salame e vino rosso alle sei del mattino, la gita sulla neve e perché no, ogni singola prova del giovedì sera.

Riccar do Galeazzi Riccardo


LISA PINTOSSI

LIS A MUSIC ANTE PRE-MAMAN LISA MUSICANTE Ma lo sapete che quest’anno il Corpo Musicale S.Cecilia festeggia i suoi 60 anni? Festeggeranno come sempre in musica e stavolta voglio esserci anch’io! Sì, perché nei miei 2 anni e mezzo di vita ho già visto e sentito un bel po’ di concerti ma non mi sembrano mai troppi. E il giovedì la mamma e il papà vanno alle prove senza di me: si inventano sempre nuove occasioni per invitare a casa la nonna o gli zii, mi mettono a letto e poi escono, a volte persino di nascosto. Eh già, perché loro suonano nella banda da prima che io nascessi ed è un’abitudine che non hanno mai abbandonato: la mamma ha iniziato prima, poi ha conosciuto il papà, lui è andato ad un concerto e si sono innamorati. Beh, forse è un po’ più complicato di così, ma sta di fatto che qualche mese dopo ha cominciato a suonare anche il papà e dopo qualche anno si sono sposati. Io ho cominciato a sentire le prove e i concerti quando ero ancora nella pancia della mamma e forse è lì che è nato il mio amore per la musica e il ballo: perché stare nella pancia della mamma mentre marcia è come ballare! Lo sa bene anche Marta che è nata poco più di un mese fa da mamma Gloria e papà Fabio. Anche loro non hanno mai smesso di suonare alle prove mentre Marta aspetta il prossimo concerto, come me! Riccardo invece balla ancora tutte le settimane: ascolta le prove dalla pancia di mamma Silvia e comincia a sentire le prime note del suo papà Alan che ha da poco imbracciato il sax baritono, come il mio papà! Insomma, la banda avrà pure 60 anni ma continua a rinnovarsi: adesso con i papà che seguono le mamme (vorranno controllarle?) e tra qualche anno con noi piccoli che non vediamo l’ora di imparare a suonare! Per non parlare dei giovanotti che si sono aggiunti al corpo musicale negli ultimi tempi, primo fra tutti Francesco che ha seguito il suo papà Alberto,

una delle colonne portanti della banda. Chi vuole cominciare a suonare non ha che da presentarsi e scegliere tra gli strumenti a disposizione: a insegnare ci sono il maestro Franco e il mitico Nesti e dopo pochi mesi si può cominciare a suonare alle prove e ai primi concerti… magari in play back… Il papà e la mamma hanno già 2 sax in serbo per me e il mio fratellino: ovviamente io potrò scegliere per prima, visto che sono più grande. Per il momento… continuerò a ballare! Lisa Pint ossi Pintossi

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ELENA E ANDREA BIANCHIN

CIA O A TUTTI SIAMO ELEN A E ANDREA ... CIAO ELENA ANDREA... Ciao! Sono Elena Bianchin e questa e’ una mia foto di quando ero più giovane. L’altro “giovanotto”, che suona il flauto, e’ mio fratello Andrea. Ho dei bellissimi ricordi di quando suonavo nel corpo musicale S. Cecilia di Novate Milanese. Sono stati dei momenti così belli che adesso, dopo quasi vent’anni ho deciso di tornare a fare parte di un complesso bandistico. Attualmente suono in una banda vicina al paese dove vivo. Per me ora è ancora più emozionante, visto che il maestro di questa banda è mio fratello… un po’ come quando eravamo piccoli: lui me le cantava, ma io già gliele suonavo! Spero che chiunque ama la musica possa avere la fortuna che ho avuto io: crescere insieme ad un bellissimo gruppo con il quale poi poter un giorno festeggiare insieme il sessantesimo di fondazione. Ringrazio tutti coloro che stanno lavorando per far si che ciò sia realizzabile e, soprattutto, di essersi ricordati di me. Grazie. Elena Bianchin Ex musicante Banda S. Cecilia

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Elena Bianchin ai tempi in cui suonava nella banda S. Cecilia.

Ciao a tutti. Sono Andrea Bianchin e voglio fare tantissimi auguri al Corpo Musicale S. cecilia di Novate Milanese. Complimenti per questi splendidi sessant’anni! Mi ricordo di aver festeggiato il vostro trentacinquesimo Andrea Bianchin. compleanno come musicante: suonavo il flauto e l’ottavino e, dal repertorio di questa banda, ho imparato tantissimo. La passione per la musica non mi ha mai lasciato, e sono ancora legato al mondo delle bande musicali. Un augurio ai giovani: lasciatevi entusiasmare, studiate, suonate in ogni occasione. Non sarà mai tempo perso e porterete cultura, gioia ed amicizia ovunque andrete. Grazie banda! Andrea Bianchin. Ex musicante Banda S. Cecilia


LA BANDA DEL 1979

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

1993

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

1994

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

1995

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

1998

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

1999

5 gennaio - Concerto presso il Teatro Giovanni Testori

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2001

24 ottobre - Festa di S. Antonio Abate con annesso falò. Da sinistra, Federico Boniardi, Fabio Pietrantonio, Licia De Filippi, Silvia Sangalli e Daniele Romano.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2002

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2002

15 dicembre - Concerto di Natale presso il Cinema Nuovo.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2003

2 marzo - Gita sociale a Motta-Campodolcino.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2003

Marco e Davide.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2004

Festa del 25 aprile.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2004

20 giugno - Concerto sul sagrato della chiesa SS. Gervaso e Protaso.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2005-2006

2005 - Campodolcino.

2 giugno 2006 - Concerto il piazza Pertini.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2007

2007 - Piva Natalizia. 2007 - Concerto di Natale

2007 - Festa del 1째 Maggio. Concerto in Villa Venino.

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FOTO DEI NOSTRI GIORNI

2008

Milano 20 ottobre 2008 - Processione per la Festa peruviana del “Señor de los Milagros” con partenza da piazza S. Stefano. Hanno partecipato, alla manifestazione popolare religiosa, circa seimila persone.

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RASSEGNA STAMPA 2007

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RASSEGNA STAMPA 2007

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RASSEGNA STAMPA 2007

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RASSEGNA STAMPA 2007

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RASSEGNA STAMPA 2007

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RASSEGNA STAMPA 2007

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RASSEGNA STAMPA 2007

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RASSEGNA STAMPA 2008

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I MUSICANTI DI OGGI

Lorenzo Casati

Letizia Marzona

Flavia Brioschi

Cristina Rubis Passoni

Elisabetta Molinari

Licia Defilippi

Sonia Marangoni

Miriam Serra

Silvia Sangalli

Francesca Cabri

Ivan Scalvi

Fabio Pietrantonio

Antonio David

Ilario Bibbiani

Francesco Grossini

Angelica Gibertini

Gloria Brescianini

Giuseppe Golia

Chiara Corbari

Alessandra Saba

Michele Marzona

Iozia Jurgen

Marco Regalia

Roberto Cabri

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I MUSICANTI DI OGGI

Alberto Grossini

Vincenzo Testa

Niccolò Dalla Palma

Valerio Strada

Andrea Meroni

Andrea Pintossi

Alan Bornago

Guido Ognibene

Ivano Ghidoni

Riccardo Bibbiani

Matteo Brescianini

Riccardo Galeazzi

Luigi Corbari

Gianfranco Magrone

Alberto Romagnoni

Giulia Clementi

Fabio Strada

Giovanni Benigni

Gabriele Civiero

Natale Meroni

Stefano Tarro

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CONCLUSIONE

Sono molti mesi che sto lavorando con particolare interesse sull’Associazione Corpo Musicale S. Cecilia. Il sodalizio nato quasi casualmente con Benvenuto Gibertini, grazie ai suoi collaboratori, al maestro e a tutti i musicanti vecchi e nuovi, mi ha permesso di verificare quanto di buono e di bello mi dicevano in molti su questa meritevole compagine musicale. A conclusione del lavoro svolto, devo dire che la ricerca effettuata mi ha sicuramente consentito di arricchire le mie conoscenze riguardo la banda, ma soprattutto, di trarne un edificante esempio di passione, di talento e di familiare amicizia. Infatti, più approfondivo per scoprire la storia, la conoscenza delle persone, il carattere, e le attività di questa banda, e più mi rendevo conto di come tutto fosse semplicemente riconducibile a un unico movente. Gli uomini, che storicamente hanno operato e che attualmente operano nella banda, hanno saputo e sanno trasformare, tutti i momenti e le circostanze della propria dedizione alla musica, in occasioni di armonia e di amicizia per servire ed allietare, con la musica, la comunità novatese.

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CRONOLOGIA

Novate Milanese. Don Arturo Piazza, coadiutore del parroco don Francesco Bianchi, incentiva la nascita di una prima banda cittadina chiamata “S. Cecilia” Erano allora presidente e consiglieri: Gaetano Boniardi, Giuseppe Carcano, Strada Baldassarre, Enrico Vaghi e altri.

1954

Novate Milanese. Il maestro Carlo Preatoni subentra nell’incarico al maestro Giuseppe Molteni.

1955

Il maestro Lino Tornaghi subentra nell’incarico al maestro Carlo Preatoni.

1928

Novate Milanese. Chiusura di tutte le attività associative non gradite al regime fascista. La banda S. Cecilia viene soppressa.

1957

Novate Milanese. Il maestro Lucio Sanvito subentra nell’incarico al maestro Lino Tornaghi. Fedele Bertoletti insegna alle nuove leve.

1945

Novate Milanese. Si gettano le prime basi per la costituzione di una nuova banda.Rinasce un nuovo corpo musicale cittadino, sotto la presidenza di Angelo Testori e viene chiamato “La Filarmonica”.

1947

Novate Milanese. Le contrapposizioni politiche, che si acuirono anche all’interno dell’unica compagine bandistica, determinarono la scissione dell’unico gruppo bandistico cittadino.

1920

1948 - 22 novembre Novate Milanese. Nascita del nuovo Corpo Musicale S. Cecilia. I fondatori furono: don Giovanni Arrigoni, Angelo Testori, Vincenzo Torriani, Ambrogio Bianchi, Carlo Demetrio Faroldi, Felice Uboldi, Bruno Passerini, Gaetano Oliva e altri. 1949

1950

Novate Milanese. Il Signor Angelo Passera (di professione guardia notturna cittadina), musicista e compositore, - già maestro di banda nella Marina Militare - incomincia ad addestrare e a dirigere i vecchi e nuovi musicanti della neonata banda S: Cecilia. Novate Milanese. Il maestro Carlo Sanvito subentra al maestro Angelo Passera che si limiterà all’insegnamento dei nuovi musicanti.

1958 - 14 settembre Novate Milanese. Concerto con raduno bandistico per il decennale della banda. 1958 - 28 settembre Novate Milanese. Messa per i defunti della banda e benedizione delle nuove divise. Mostra musicale, presso il Circolino di via Garibaldi, con l’autografo di Verdi sul “Falstaff”. 1958 - 30 settembre Novate Milanese. Festa cittadina per il decennale di fondazione della banda presso il Cinema Oratorio di via Cavour. Partecipa il complesso di sole fisarmoniche del maestro Cambieri. 1966 - 22 novembre Novate Milanese. Festeggiamenti per la ricorrenza di S. Cecilia. 1971 - 28 novembre Novate Milanese. Festa annuale di S. Cecilia. S. Messa. Omaggio all’Oasi S. Giacomo e pranzo sociale. 1973 - giugno

Agliano d’Asti. Incontro bandistico.

1974 - 26 nov. 1 dic. Novate Milanese. Concerto per il festeggiamento dei 25 anni di fondazione. Proiezione e premiazione dei musicanti fondatori. S. Messa, omaggio all’Oasi S. Giacomo e pranzo sociale. 1976 - 22 novembre Novate Milanese. Festeggiamenti per S. Cecilia.

1952

Novate Milanese. Il maestro Guseppe Molteni subentra a Paolo Sanvito che lascia l’incarico.

1976 - ottobre

Torino, Colle don Bosco. Gita sociale, assieme alla banda di Bollate, a Torino e alla casa di San Giovanni Bosco.

1952

Roma. Gita sociale a Roma ove, in piazza S. Pietro, si è tenuto un raduno nazionale di bande parrocchiali. La banda S. Cecilia suona per il papa Pio XII. Foto ricordo alla basilica di S. Maria Maggiore.

1977 - 17 luglio

Novate Milanese. Appello ai cittatini per un sostegno alla banda in crisi finanziaria.

1977 - 4 dicembre

Novate Milanese. Festeggiamenti per S. Cecilia e inaugurazione del nuovo vessillo della banda.

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CRONOLOGIA

1968 - 21 maggio

Novate Milanese. Festeggiamenti per i 20 anni di fondazione con sfilata e partecipazione di tre corpi bandistici.

1979

Novate Milanese. Il maestro Raffaele D’Avanzo subentra nell’incarico al maestro Carmelo Battaglia.

1978 - 1 ottobre

Novate Milanese. Festeggiamenti domenicali per il trentennale della banda S. Cecilia. Sospesi i festeggiamenti della vigilia per la morte del Papa Giovanni Paolo I. Presenti le bande di Bollate, diretta dal maestro Lucio Sanvito, quella di Nova Milanese, diretta dal maestro Capizzi, e quella cittadina di Novate, diretta dal maestro Lavinio Vianelli. Si esibiscono anche un gruppo di marjorettes.

1981 - 19 marzo

Novate Milanese. Concerto di primavera diretto dal maestro Raffaele D’Avanzo.

1981 - maggio

Novate Milanese. Il maestro Fedele Bertoletti subentra nell’incarico al maestro Raffaele D’Avanzo.

1981 - maggio

Novate Milanese. L’ing. Angelo Testori finanzia l’acquisto di tutte le nuove camicie per la banda.

Novate Milanese. Il maestro Carmelo Battaglia subentra nell’incarico al maestro Lucio Sanvito.

1981 - 21 giugno

Novate Milanese. Raduno bandistico.

1981 - 6 giugno

Novate Milanese. Concerto bandistico per la festa della Repubblica.

1978 - novembre

1978 - 22 novembre Novate Milanese. Festa di S. Cecilia presso il Cinema Nuovo di Novate.I nuovi dirigenti Molgora e Bertoletti ringraziano i vecchi dirigenti.

1981 - 26 giugno

Novate Milanese. Processione del Corpus Domini.

1978 - 3 dicembre

Novate Milanese. Pranzo sociale domenicale preceduto dalla commemorazione di quanti, per primi, lavorarono per la nascita e il bene della banda.

1983

Novate Milanese. Il maestro Gianfranco Nesti inizia la sua collaborazione con la banda.

1979 - 5 febbraio

Novate Milanese. Muore improvvisamente all’età di 69 anni Valentino Ballabio, presidente del Corpo Musicale S. Cecilia. Alla morte di Ambrogio Bianchi lo sostituì nella carica di presidente della banda.

1986 - 28 novembre Novate Milanese. Concerto presso il Cinema Nuovo. Per la prima volta sono presenti anche brani di musica jazz melodica americana. Viene presentato anche l’audiovisivo “Il Chiacchierone”: fatti, peresonaggi e pettegolezzi riguardanti il Corpo Musicale S. Cecilia.

1979 - 13 marzo

Novate Milanese. Concerto di primavera, presso il Cinema Nuovo, diretto da Carmelo Battaglia.

1986 - 2 dicembre

1979 - 17 giugno

Novate Milanese. Concerto domenicale, in piazza Martiri della Libertà, diretto dal maestro Carmelo Battaglia. Nell’occasione è stata rievocata la figura di Valentino Ballabio, presidente della banda da poco scomparso.

Novate Milanese. Concerto, diretto dal maestro Raffaele D’avanzo, presso il Cinema Nuovo. Il presidente Benvenuto Gibertini, assegna i premi “S. Cecilia 86” a collaboratori e musicanti. Al comm. Carlo Demetrio Faroldi viene assegnato il premio “Una vita per la banda”.

1989 - 1 gennaio

1979 - 24 luglio

Novate Milanese. Muore all’età di 75 anni Luigi Rossi, tesoriere del Corpo Musicale S. Cecilia e fabricere della chiesa parrocchiale. Insignito, da Paolo VI, dell’onorificenza di Cavaliere dell’ordine di S. Silvestro.

Novate Milanese. Armonie natalizie e di capodanno all’uscita dei fedeli dalla chiesa parrocchiale dopo la messa di mezzanotte.

1989

Mozzatica. Concerto a Mozzatica (BG), a Caravaggio. Servizi alla festa di quartiere di viale Monza e a Quarto Oggiaro per la festa dell’oratorio.

1979 - fine anno

Novate Milanese. Piva natalizia lungo le strade del paese e concerto per gli anziani ospiti dell’Oasi S. Giacomo.

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CRONOLOGIA

1989 - marzo

Novate Milanese. Pranzo sociale presso la sede dell’oratorio Maschile. Istituita l’associazione “Amici della Santa Cecilia” per aiutare ed incrementare la passione per la musica.

1989 - settembre

Novate Milanese. Il maestro Franco Cartanese subentra nell’incarico al maestro Raffaele D’Avanzo.

1993 - primavera

Novate Milanese. Concerto di primavera, in piazza Pertini, diretto dal maestro Franco Cartanese.

1995 - 21 maggio

Novate Milanese. Concerto diretto dal maestro Franco Cartanese.

1999 - 5 gennaio

Novate Milanese. Concerto, diretto dal maestro Franco Cartanese, presso la sala Teatro Comunale “Giovanni Testori”.

2000 1 luglio

Novate Milanese.Concerto bandistico in piazza della chiesa per la festa patronale dei SS: Gervaso e Protaso.

2002 - 15 dicembre Novate Milanese. Concerto di Natale, diretto dal maestro Franco Cartanese, presso il cinema nuovo. 2003 - 2 marzo

Motta-Campodolcino. Gita sociale di tutti i musicanti, dirigenti e simpatizzanti.

2004- 23 maggio

Novate Milanese. Inaugurata la nuova sede della banda, messa a disposizione del Comune, in via Verga. Presente la signora Indien Gambazza, la sala prove è dedicata al compianto comm. Carlo Demetrio Faroldi.

2004 - 20 giugno

Novate Milanese. Concerto, diretto dal maestro Franco Cartanese, sul sagrato della chiesa dei SS. Gervaso e Protaso

2006- 2 giugno

Novate Milanese. Festa della Repubblica. Concerto, diretto dal maestro Franco Cartanese, in piazza Pertini.

2007 - 4 marzo

Motta-Campodolcino. Gita sociale per la festa della neve. partecipano tutti i musicanti, dirigenti e simpatizzanti.

2007 - 1 maggio

Novate Milanese. Concerto in, Villa Venino, diretto dal maestro Franco Cartanese.

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2007 - 24 giugno

Novate Milanese. Festa per il 25° di fondazine della parrocchia S. Carlo e 40° di sacerdozio di don Giovanni Scrosati.

2007 - 11 dicembre Novate Milanese. Concerto di Natale, a favore dell’associazione La Tenda Onlus, diretto dal maestro Franco Cartanese. 2007 - 4 novambre Novate Milanese. Sfilata per le vie cittadine in memoria dei caduti di tutte le guerre. In serata concerto, diretto dal maestro Franco Cartanese, presso la sala Teatro Comunale “Giovanni Testori”. 2008 - 25 aprile

Novate Milanese. Sfilata per le vie cittadine per il 63° anniversario della liberazione. Nel pomeriggio concerto, diretto dal maestro Franco Cartanese, presso la sala Teatro Comunale “Giovanni Testori”.


RINGRAZIAMENTI E BIBLIOGRAFIA

Ringraziamenti particolari a: ALESSANDRA SABA ALEARDO FAROLDI ANDREA BIANCHIN ANGELA DE ROSA ANNIBALE MARTINI BENVENUTO GIBERTINI CARLO REPOSSI CLARA CIOCCHINI DANILLO FIOR DON UGO PROSERPIO ELENA BIANCHIN ENRICO REDAELLI EZIO FERRARI FAMIGLIA CABRI FEDELE BERTOLETTI FRANCESCO LOVERINI FRANCO CARTANESE GIANFRANCO NESTI GIANNI CAMPI GIANNI PANSINI GIUSEPPE MOLGORA IVAN SCALVI LISA PINTOSSI LUIGI PEREGO LUIGI SILVA LUISA BIANCHI LUISA BIANCHI MARCO SPADARI MARIO LANCINI MATTEO REDAELLE MATTEO TAINO MAURIZIO MONTI RICCARDO BIBBIANI RICCARDO GALEAZZI RINALDO MARTINO ROSANNA RESTELLI SARA FEVOLA SEVERINO MONTI SONIA MARANGONI STEFANO TARRO UMBERTO COLOMBO

Sponsor ufficiale: ASSOCIAZIONE CORPO MUSICALE S. CECILIA Via Verga - 20026 Novate Milanese (MI) www.corpomusicalesantacecilia.it e-mail: labanda@corpomusicalesantacecilia@.it Realizzazione grafica: Nazzareno Pampado Art director: Nazzareno Pampado Ricerca testi e foto: ROSANNA RESTELLI CLARA CIOCCHINI ANNIBALE MARTINI ALEARDO FAROLDI MAURIZIO MONTI STEFANO TARRO ELENA BIANCHIN ANDREA BIANCHIN IVAN SCALVI LISA PINTOSSI GIANNI CAMPI ROSARIA GIBERTINI FRANCO MANTEGAZZA NAZZARENO PAMPADO Alcuni testi sono tratti dall’audio di filmati originali d’epoca. Bibliografia: Archivio dell’Associazione Corpo Musicale S. Cecilia di Novate Milanese. 100 Anni dell’Oratorio S. Luigi Novate Milanese Angelo Testori – Una passione per Sormano (Pro Sormano 2007). 35 Anni di don Carlo Prada a Novate. Cronache Parrocchiali SS. Gervaso e Protaso – Novate Milanese – N. 1 gennaio 1966. Cronache Parrocchiali SS. Gervaso e Protaso – Novate Milanese – N. 6 – giugno 1967.

Cronache Parrocchiali SS. Gervaso e Protaso – Novate Milanese – N. 3 – marzo 1967. Al sacerdote Arturo Galbiati nel venticinquesimo di parrocchia – 21 settembre 1952. Messa d’oro di don Arturo Galbiati – 20 settembre 1959. La Banda Musicale di Molfetta - Gerardo e Isabella De Marco. Oratorio di Meda Cent’anni. Sitografia: www.fondazionemarazza.it www.patchworkstyleband.it wikipedia.org www.scaruffi.com www.comune.busseto.pr.it http://images.google.it Documentazione fotografica: Foto: si ringrazia per la concessione e liberatoria di pubblicazione per il materiale video e cartaceo di archivio gentilmente concesso da: Clara Ciocchini; Rosanna Restelli; Annibale Martini; Fedele Bertoletti; Danillo Fior; don Ugo Proserpio; Aleardo Faroldi; Giuseppe Molgora; Umberto Colombo; Franco Cartanese; Gianfranco Nesti; Gianni Campi e Francesco Loverini. Riprese fotografiche e video - scansioni e fotoritocchi: Nazzareno Pampado. L’autore si scusa per eventuali inesattezze e mancata individuazione di alcuni personaggi. Per la pubblicazione di alcune fotografie delle quali non è stato possibile risalire ai proprietari.

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Questo libro è stato editato in occasione del sessantesimo anniversario dell’Associazione Corpo Musicale S. Cecilia di Novate Milanese (Mi) 22 novembre 1948 - 22 novembre 2008. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il consenso dell’Associazione Corpo Musicale S. Cecilia o degli studi depositari dei materiali fotografici. Grafica, impaginazione e impianti stampa del libro: Nazzareno Pampado Stampa: Graphciscalve s.r.l. - Località Ponte Formello 24020 Vilminore di Scalve (BG) tel.: 034651280 www.graphicscalve.it Finito di stampare nel mese di novembre 2008

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