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ANTONELLA CASILE
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ELIO COTRONEI
DOMENICO FIORENZA
BOVA MARINA JALO'TU VUA REGGIO CALABRIA
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ITALIA
GUIDA TURISTICO
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CULTUBALE
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- offerta culturale - immagini,
luci, colori
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per il tempo libero
UTE-TEL-B Università per la Terza Età
e per il Tempo Libero
della Bovesia
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del hmunedi Bova M, Fobgrafre;
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EUo coTFofiEt (§ji ingraziìrìo, tsr alcune foto concesse, I dofi. MictEle Nos{i o il rc|. Gennao Dini d€ll',bmh Grffinica Jalò tu Vua e, p$ lohbffizins galica delh canina del leribrio comumle, Auguslo Molinai di APA pubblk A. RC) STAI,IPA:
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OMaGGIO
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PRESENTAZIONE Una guida turistico - culturale ma ancbe un ui.a.qgio alla scoperta
dellll §oria, delle tradizioni, delle luci e dei colori della nostra terra. Lho strumento di conoscenza per studiosi, cittadini, studenti, di questo gìoiello dello Jonio contomato dai coloi del mare e del cielo. fln inùito alla riJlessione sulle sue potenzialità, sul suo suiluwo, sull'offena complessiua cbe può dare. flno stimolo IEr un coffetto impiego delle risorce umane e del teffitorio. L'attenzione oltre cbe per i consueti aspetti turistico - culturali ancbe per quelli ga§ronomici, socio - demograficL economici, geo morfologici e naturalistici, l'inuentario dei beni di ileuanza storica da saluaguardarc e le uisite consigliate, rendono esplicita l'intenzione degli autori di effettuare una profonda operazione culturale capace di ricadute positiue e di immagine sui coruuni del nostro rc8ante ionico - meridionaleLAmminisrazione Comunale è consapeuole cbe, patrocinando que§'opera, rcnde un noteuole sen)izio alla collettiuità, reso possibile dal grande lauoro di uolontari.ato completamente disinteressato e gra.tuito degli autoi e dei loro collaboratori e dalla forza di aggregazione dell'Lhiuersità per la Terza Età e per il Tempo Libero, eseffiplare per impegno e p?Dfondità di lDnetazione socio - culturale nel contraddittoric panorama calabrese.. Grazi.e all'arc b itetto Antone lla Casile, progettista attento st u dioso delle probl.ematicbe §oricbe, ambientali e di suiluppo del teffitorio, al prof. Domenico Fiorenza, appassionato di ricerca storica e di docunBntaziane fotografica, e al prof. Elio Coffonei assessore alla cultura, informazione qori e tempo libero noncbè ir'rstancabile animatore culturale della comunitò, ancbe Boua Marirw offre questa guida cbe costituisce una pi.etra miliare nel suo processo di crescita. Lèonrrdo Bodà Sindaco
di Bova
Marina
Capo S. Giovanni d'Avalos
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BOVA lVlARlNA, adagiata alle falde dl una breve co lina che si protende verso rl mare Jonro, ha una superficie di 29,52 Kmq con 4.217 abitanti ed una densità pari a 142.85 ab/Kmq. ll suo territorio ricade nella provincia di Beggio Calabria, da cui dista 42 Km, e conf na ad Ovest con il comune di Condofur, a Nord con I comune di Bova, ad Est con il comune di Palizzi e a sud con rl mare Jon io.
Le origini La storia di Bova l\Aar na è pÌuttosto recente rn quanto giuridicamente viene dichiarato comune autonomo con Regio Decreto del 29 marzo 1908. Prima di questa data a sua storia sr confonde con quella di Bova fin dal lV' - V' sec. d.C., quando fu fondata, secondo il Catanea," per opera di prolughi provenientÌ dalla zona costiera distrutta dai Vandali di Genserico che nel 400 sbarcarono nelle coste Lucane e Brutie devastando e mettendo
gli abitanti delle a ferro e a fuoco le città marittime... ed è naturale che in questo stato di cose o S6YLLACA, glì DERI di abitanti fecero .o.ì" p"n.r"."ro di ritirarsi nell'interno", come, appunto, periodo' lino a tale nome del centro abitato esislente nella zona costiera
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Fruzione S. Pasquale. Storicamente DERI
provenienti dal Ducato Tale zona fu lotalmente abbandonata dopo le incursioni dei Longobardi Bova altri verso verso di Benevento alla fine del Vll" sec. d.C. Dei superstiti, alcuni si diressero per come si Delianuova un, lo""fita più lontana in cui fondarono Parachorio, divenulo in seguito solo la rìcorda si e di cui Ég;";;-;; una lapide posta in una fonte, purtroppo andata distrutta parte iniziale: "NOS GENS DELIA'. '- s, ,ìuir, tapide, custodita neila chiesa di parachorio, si tegge: "SAEVlE}T]B!9..q11%Rls pRAENOBtLt URBE DELTA TNCOLAE HUIUS PLURIMI BOVEN rr.r cnr_ÀeÀrnM; Lr vasrRrn . . " (incrudelendo ì barbari òtvnnreu C6NSTRUXERUNT ALII HUCUSqUE PERVENERUNT... gli abitanti di quella in gran in calabria. ed essendo stata distrutta la nobilissima città di Delia, parte costruirono la città di Bova, gli alÙi fin qui perv-ennero )' '- -Srittrigin", esistenza ed ubicazionJdi Deri o Scillàca diversi Autori (G. Autelitano, A Catanea, p. iar:uzzai P. Catanea Alati, D Bertone Misiano, ecc) propugnano tesi tra loro co-ntrastanti' .orrnqr" pur" fosse ubicato ad Est di capo crisafi e corrispondente alle odierne località di san Derì e Panaghia Pasquale. --'esistenra, -^^^, ^-^!r^^r ai Àostri giorni è confermata dai numeroòì ritrovamenti di reperti archeologici iai" (ancora tutt'oggì Pasquale della fiumara san venuti-'alla luce, soprattutto lungo -a la sponda sinistrapiù di scavo per opere alle spesso' in seguito Oànorin"u Deri), o in seguito lavoii agricoli o, l'esecuzìone di lavori Pubblici '---ùltiro archeologica di questi è il recente ritrovamento di un intero sito di notevole importanza pure il Rabbino gli e sentito esperti tra cui spicca un bellissimo pavimento a mosaico che, secondo ci viene così Èli" i#, apparteneva ad una Sìnagoga del lV' sec.. d.C.. L'intero insediamento insediamento,.romano' di "Un ampio settore Oescritto datta Sovrìntendente, dott.ssà E-lena Lattanzi: precedenza occupata da un insediamento ellenistico, in in un'area d. c., v. sec. ,"iirpp"t*i J"r ll" al
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del pavimento
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Sullo slondo la spiaggia antistante la vallala della fiuma? S. Pasquale
ha messo in luce Úe diversi complessi di ambienti, databili nel corso del lV" sec. d.C., nonchè un lembo di una piccola necropoli, con tombe a cassone in muratura e deposizioni di bambini in anforoni, databili a partire dal V" sec. d.C.. Allo stesso periodo, o poco dopo, ò riferibile anche un tesoretto monetale di 3.079 bronzi, occultato in un momento di abbandono dell'insediamento. Le strutture murarie riferibili all'antico
abitato. sono conservate all'allezza delle fondazioni, costituite da ciottoli di fiume, mentre l'alzalo doveva essere in mattoni crudi e graticcio. ll complesso di strutture venuto alla luce nell'area centrale dell'attuale scavo presenta un particolare interesse: una sequenza di due aule quadrate è affiancata da tre vani rettangolari, riferibilì ad ambienti di servizio e prospettanti su di una grande area libera recintata. L'aula quadrata più inlerna costituisce il nucleo centrale del complesso, come appare dal pavimento a mosaico e da una nicchia, cui si addossa un balcone, sulla parete di fondo. a sette bracci, inserita, insieme ad altri simboli del culto La rafligurazione -cedro, di un candelabro giudaico (il il corno, la palma) in un riquadro centrale del pavimento, accanto ad altre iaffigurazioni comuni nel repertorio decorativo di età imperiale tarda, rivela con chiarezza la destlnazione dell'edificio, una Sinagoga, con la nicchia rivolta verso Gerusalemme, come il banco rituale". Ouesta Sinagoga, pur essendo di dimensioni ridotte in quanto poteva accogliere al massimo circa quaranta perso;e, ha una nolevole importanza storico - religiosa poichè trattasi della seconda in ltalia dopo quella rinvenuta ad Ostia Antica scoperta 'Ancora maggiore potiebbe essere I'importanza storica se venisse awalorata l'ipotesi formulata dal rabbino Toaif, secondo cui gli Ebrei pervennero in Calabria e quindi anche a Deri per la spinta del Talmud (codice religioso - moiale del giudaismo post - crisliano, lll- Vl sec. d.C.) dove sta scritto che i cedri migliori per la festa del Sukkoth nascono in Calabria' euesto ritròvamento ha maggiormente "ingarbugliato le carte" sull'origine degli abitanti che hanno dimorato lungo questa costa. Non del tutto inverosimile ci appare oggi l'affermazione dell'Autelitano, secondo cui questa zona "coverta di sparse abitazioni, resse in istato negletto ed oscuro, finchè quella gente piimitiua, ebrea di nazione, come vuole San Girolamo, non avesse ricevuto incremento dalle gieche colonie, in varìo tempo emigrate dalle greche regioni " ln questa stessa zona, come riporta il catanea Alati, un altro pavimento "di finissimo mosaico venne fuori, nel 1865, durante i lavori di espletamento di alcune pratiche demaniali e fatto reintegrare perchè non fosse danneggiato".
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Tavota Peutigeriana Cosi veniva ruppresenlata I'ltalia neridionale
euesto sito urbano pare sia sorto intorno ad una stazione itineraria da come si riscontra
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base at numero di chilometri riportati sulla "Tavola Peutigeriana", sulla quale sono riportate le seguenti
distanze in miglia: REGIUM V - LEUCOPETRA XX - SCYL LX - LUCS XXX CAULON . . . ; dalla stazio;e di Leucopetra (odierno Capo D'Armi) alla stazione di SCYL
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intercorrevano XX mìglia (Km 29,620), quesla distanza porta esattamente alla contrada San Pasquale di BOVA T/ABINA.
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Tale itinerario, costruito per volere dell'lmperatore Traiano, collegava Reggio a Taranto, passando
per i maggiori centri abitati dove era chiamato, in gergo locale, "Dromos", il termine greco di strada,
ancora usato. La costruzione di tale percorso fu diretta dai quadrunviri Sura, Frontone, Cocceiano e Foitone e le spese furono sostenute dagli abitanti dei centri che esso gradualmente collegava. Una colonna itineraria, relativa a questo tratto, è stata ritrovata in contrada Amigdalà, presso I'attuale abitato di BOVA MARINA; su di essa è inciso il nome del suddetto cenùo che contribuì alla costruzione di tale percorso rcalizzalo con denaro pubblico da "Magister Valmaxentius". ll dromos, tenuto in piena efficienza finchè la zona costiera fu popolata, scomparve nel Medio Evo.
Chiesa di S. Aniceto di Apambero: resti
Colonna itineraia : pafiicolare
Le chiesette basiliane Dalla fine del
Vll'sec. non si hanno notizie di strutture abitative rilevanti in questa fascia costiera;
resa maggiormente insicura, nei secoli successivi, dalle incursioni piratesche. Tuttavia, nelle zone più impervie vi fu senz'altro la presenza di piccole chiese rcalizzale intorno alla fine del primo millennio dai monaci basiliani. Testimonianze di ciò sono oggi i resti della chiesetta di Sant'Aniceto di Bova (o come dice I'unica lonte nota, il Naioli, Sant'Aniceto di Apambero) che sorge su un crinale roccioso a quota 240 metri s.l.m., reso impraticabile dalle continue erosioni alluvionali e la cui copertura vegetale consiste unicamente nei caratteristici inawicinabili "Spolassia" (Calicotome spinosa), "Cammarunia" (Euphorbia dendroide), "Bucissia" (Cistus monspelliensis) e "Chamabucissia" (Cistus incanuq). La chiesetta è a pianta rettangolare ad unica navata con abside sporgente rivolto ad oriente,
con due piccole nicchie laterali sulla parete absidale, in funzione di prothesis e diaconicon. Si riscontrano segni evidenti di un solaio che divideva l'edificio in due piani; la struttura muraria è costituita da pietra locale squadrata di varie dimensioni. Ouesta località dista circa 2 Km dal centro abitato di Bova Marina.
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ata de a fiumaru Vena vista da Apambero
Un' altra chiesetta presumibilmente dello stesso periodo storico e con caratteristiche simili era quella di San Sotèro, presso la località Scindarmeno, di cui oggi si sono perse le tracce ma che erano ancora evidenti ai primi di questo secolo, come ci rilerisce il Bertone - Misiano e la tradizione orale dei vecchi Grecotoni che ancora oggi ricordano la chiesa di "Aio Sotìri".
Le torri costiere lntorno alla metà del XVl" secolo, al fine di proteggere i centri abitati interni dalle continue invasioni turchesche, il vicerè di Napoli per Carlo V', Don Pietro di Toledo, dette ordine di difendere le zone costiere con la realizzazione di una linea di torri di guardia coslruite nel 1550 anche in Calabria. Esse avevano uno scopo essenzialmente preventivo, avendo il compito di segnalare col fuoco alle torri vicine l'arrivo del nemico. Queste lurono costruite a spese dell'Universita nel cui territorio ricadevano; erano presidiate da sei torrieri e da tre cavallari che svolgevano il servizio di collegamento tra le varie torri e i centri abitati, agli ordini di un capitano torriero. I cavallari venivano scelti pubblicamente alla presenza del Governatore e duravano in carica tre anni; negli ultimi decenni del sec. XVll'il servizio delle torri fu dato in appalto e la carica di capitano lorriero andava al miglior offerenle. Nel territorio della Marina di Bova inizialmente fu costruita solo la torre di San Giovanni d'Avalos, a cui, dopo qualche anno, si aggiunse la torre Petra Theodosia, oggi conosciuta come Torre Varata, di cui rimangono alcuni ruderi, siti nella parte bassa di Agrillei in prossimita della spiaggia. lnoltre si cita I'esistenza della torre Vivo, ricadente sotto la giurisdizione dell'Amendolea, sila sulla collina marnosa
Capo S. Giovanni: tone di awistamento (sec. XVI)
di contrada Vivo, utilizzata pare tino ai primi del 1700 e di cui oggi non rimane alcuna traccia. Della Torre di San Giovanni D'Avalos, il cui tronco è tutt'oggi in buono stato di conservazione, si hanno notizie della sua Iunzionalità attraverso i resoconti delle spese effettuate per la sua geslione da parte di alcuni responsabili. Da questi desumiamo che nel 1571 era torriero il caporale Pietro Catalano, nel 1605-1606 vi era Antonio Fiato, nel 1707 Domenico Amodeo, il 14 giugno del 1724 fu affidata a vita al capitano Angelo Morabito dieùo il pagamento di fiorini 170.
Capo S. Giovanni d'Aualos
Si hanno notizìe di invasioni turchesche, tentate dal mare in prossimità di queste torri, awenute nell'estate del 1616, nel giugno 1638 e nella primavera del 1751. Queste furono fronteggiate e respinte grazie alle tempestive segnalazioni che hanno richiamato sulle spiagge circostanti le forze militari di difesa. Lo scontro del 1751 ci viene tramandato da un anonimo cronista del tempo, il quale narra che due tartane cristiane, per sfuggire all'inseguimento di navi turche si rifugiarono nella naturale insenatura della Marina Piccola, da dove chiesero ed ottennero l'aiuto del presidio
armato di Bova. Lo scontro, molto cruento, durato molte ore, finì con la sconfitta dei turchi ed il salvataggio delle tartane cristiane che, riconoscenti, donarono una cospicua somma di denaro al Protettore della città di Bova, San Leo. A ricordo di tale vittoria nella cattedrale del Santo Patrono turono appese palle di cannone rinvenute sul campo di battaglia. Anche della Torre Varata o Petra Theodosia si hanno notizie di alcuni torrieri addetti alla sua gestione come Serafino Timpano nel 1616, Antonio Pugliatti nel 1707 ed il capitano Francesco Pugliatti nel 1725.
La Calabria meridionale in un'antica tavola
La fascia costiera si popola Cessato il pericolo delle invasioni turchesche, si comincia a popolare sempre più la fascia costiera. A partire dalla seconda metà del sec. XVlll'sembra che gli scambi marittimi si siano intenslficati, grazie pure alla presenza del porto naturale localìzzato lra la Rocca Bianca e la punta eslrema di Capo San Giovanni, come si può riscontrare in uno dei disegni eseguiti dallo Chatelet
Panorama con in pimo piano la Rocca Banca
ed annesso al "voyage piuoresque" di Giovanni Richard, abate di saint Non. Lo stesso autore ci descrive la sua esperienza nel tragitto effettuato a cavallo lungo la fascia costiera da Rocca lmperiale a Reggio. Superato Capo Spartivento e non avendo trovato ospitalità per trascorrere la noife a Palizzi ù costretto a proseguire verso la Marina Piccola di Bova costeggiando la parte piùl estrema di Capo San Giovanni "mentre la sera diveniva sempre più buia e la strada sempre quale picco quasi sul a stretta, lra le onde e gli scogli trovammo a tastoni un sentiero stretto e ci ineipicammo con còraggio. Dopo averlo seguito per qualche tempo una debole luce apparve lontan6 e ci servì da taro per condurci a uno dei più ignoti porti, a una specie di casa vecchia o di antico castello isolato sulla punta di una rupe" dove trovarono ospitalità in una casa piena di uomini che gli oftrirono, con molta affettuosità, un grosso cavolo cappuccio per cena e della paglia sminuzzata su cui dormire.
Una "tinesta'
su Capo S. Ciovanni d'Avalos:
la splendida scpglieru di un tempo.
La parrocchia dell'lmmacolata.
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seminario vescovile. Mons. Dalmazio D'Andrea. L'incremento di popolazione su quest'area fece sì che, il 16 marzo 1820, Mons. Nicola Maria dai Laudisio, vescovo di Bova dal 1819 al 1824, costituisse il territorio di una Parrocchia definilo punta du alla per parte tirasse orientale la ;;ò;".ii confini: "dalla punta Puntilla e direttamente punta Vunemo di alla di là diriga e portella Giacomo di san ÈoÉotio e quindi si diriga alla punta della e quindi traversando un poco per la parte di tramontana si.diriga alla punta di san Apollinare, di modo che tutta la parte inferiore ai iimiti predetti che guarda il mare vada compresa alla nuova
di San Teodoro e Santa Caterina". Primo parroco fu nominato il redentorista Pasquale Greco e la Parrocchia fu appellata "Parrocchia di San Costantino e del Beato Alfonso Maria dei Liguori,,,
in seguito modificata da Mons. Dalmazio D'Andrea in Parrocchia dell'lmmacolata Concezione, all-"jnizio dei lavori della chiesa omonima sita dr lronte alla stazione ferroviaria. Ai consensi per tale istituzione seguirono istanze per oltenere la rcalizzazione di una nuova strultura ecclesiastica presso la Marina Piccola di Bova, contrada Spina Santa.
L'ex seminario vescovile, oggi
in via di
risttutturazione
ed ampliamento
pet farne
un
centrc sociale polifunzionale.
E' nella contrada Spina Santa, appunto, che nel 1840 Mons. Vincenzo Rozzolino, vescovo di Bova dal 1835 al 1849, fece edificare il Seminario Vescovile con l'intento di trasferirvi la sede episcopale. Ma a causa delle accanite opposizioni da parte degli stessi canonici e della Civica Amministrazione potè farlo solo per il periodo invernale. La potenziale importanza del nuovo insediamento sulla costa bovese è stata intravisla e segnalata da Edward Lear, il quale, durante il suo viaggio in calabria nell'agosto del 1947, passando per Bova, ebbe modo di notare che "un grande cambiamento sembra che sia per essere introdotto negli affari di Bova; l'attuale Vescovo sta facendo tutto ciò che può per attirare abitanti nella marina di Bova, un crescente villaggio vicino alla spiaggia. euì, mediante l'influenza episcopale, sono stati trasferiti gli uffici pubblici e la residenza del Governatore, ecc., molte famiglie li seguono, piuttosto che avere la noia della dura salita. Ma i vecchi proprietari della città dalla quale sono spinti ad emigrare rimangono attaccati alle case avite e si oppongono il più che possono al nuovo progetto, molto moderno. Così, persino in questa ultima thule dell'ltalia, dissensi intestini prevalgono". ll paese, infatti, sorse, come scrive F. Genovese, "come modesto aggregato di umili casette di pescatori e contadini in appendice ad un seminario vescovile e solo due o tre proprietari furono iprimi coraggiosi oichisti, che guidarono la nuova colonia migratrice. ll sito aveva pessime ùadizioni. sanitarie, ma presentava il miraggio di un notevole miglioramento agricolo; estese paludi giacevano pestifere a non più di tre chilometri di distanza presso la foce dell'Amendolea, ed altre numerose condizioni di paludismo trovansi qua e là sparse per tutto il territorio, che stendesi al di là del promontorio, verso la fiumara San Pasquale". Divenendo immediatamente un importante centro culturale il Seminario favorì lo sviluppo del costituendo centro costiero anche se l'impulso decisivo fu dato dal passaggio della strada ferrata con la conseguente costruzione di una stazione ferroviaria nella contrada Siderone, awenuta nel '1862, per volere del vescovo Monsignor Dalmazio D'Andrea che mirava a far ,,sorgere in detta contrada una piccola città. ll 4 luglio 1870 si dette pensiero di acquistare dal demanio dello stato (al quale, per legge di conversione 7 luglio 1866, era passato) tutto il fondo suddetto, al nobile inlendimento di cederlo gratuitamente in suoli per la formazione dell'abitato. Senonché, colto da grave malore, in quello stesso anno cessò di vivere, lasciando al suo segretario, padre Angelo da Morcone, al secolo Vincenzo Lombardi, di tradurre in realtà il desiderio di lui. Ed il Lombardi,
con Atto del 1876, per Notar Natoli, fece la prima concessione gratuita di aree fabbricabili; e sorse la prima casupola di terra sul vicino torrente, a circa dodici metri dalla sponda destra, sulla quale ciascun proprietario coltivò un orto... Tre anni dopo (1879) lo stesso Padre Angelo iniziò la costruzione della Chiesa, che fu poi condotta a termine dell'erede testamentario di lui, barone Luigi De Blasio di Palizzi, nel 1899, ... fino al 1894 lo sviluppo edilizio del paese tu lento, malgrado esistessero da circa un decennio torni di calce e di laterizi. Fu dal 1895 in poi che l'abitato cominciò ad aumentare rapidamente, a causa delle nuove concessioni". ll piccolo villaggio venne chiamato inizialmente Siderone, dal nome dell'omonimo torrente, per poi avere I'odierna denominazione all'atto del riconoscimento ufficiale della sua autonomia (29.3.1908).
Una delle prime casupole di Bova M. in prcssimità della fiuma@ Sideane.
I padri salesiani Di pari passo procedeue la crescita in importanza del seminario dopo che Mons. Dalmazio D'Andrea ne decise coraggiosamente il trasferimento definitivo, nonché la sua residenza per i mesi invernali.
Continuando tuttavia l'opposizione a tale decisione, MonS. Mantovani con Un compromesso destinò il Seminario di Bova agli aspiranti al sacerdozio inentre quello di Spina Santa fu destinato all,istruzione dei laici. La risoluzione della controversia venne decisa da Mons. Rossi nel 1898 quando
stabilì in modo definitivo sia la sede del Seminario che quella dell'Episcopio a Spina Santa, affidandone la direzione ai P.P. Salesiani. La reazione degli oppositori fu molto violenta tanto che nel 1897 e nel 1899 si cercò, addirittura, di distruggere col fuoco I'intero plesso. I danni furono notevoli ma non per questo la sede fu abbandonata anzi con Mons. Pugliatti ricevette un nuovo vigoroso impulso che permise ai P.P. Salesiani di aprire un collegio che, fino alla sua distruzione avvenuta nel 1943 nel corso dei bombardamenti della ll'guerra mondiale, educò i giovani non solo della fascia ionica ma anche di altre parti della Calabria, come oggi possono
testimoniare tanti insigni professionisti in esso formatisi. Resasi quindi inagibile tale struttura, a guerra conclusa, i P.P. Salesiani trasferirono la sede nel centro abitato, dapprima in un fabbricato posto nei pressi del Municipio e successivamente presso i locali dell'attuale Oratorio Salesìano dove continuò ad operare come Scuola Media fino all'istituzione della scuola pubblica. La vecchia struftura di Spina Sania continuò la sua opera meritoria ospitando, dal 1951 alla fine degli anni sessanta, iproiughi dei centri montani di Africo e Casalnuovo costretti ad abbandonare iloro abitati in seguito ad unJdisastrosa alluvione. E' in corso la ristrutturazione del vecchio complesso edilizio per crearne un centro sociale polifunzionale.
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La posa della
pima piet? per la costtuzione dell'Oratorio Salesiano (12. 4. 1949).
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comune
di Bova Marina
Come era già awenuto per il trasferimenlo del Seminario alla lvlarina Piccola, ancora una volta
si registrò una forte opposizione quando l'evoluzione socio-economica nonché inrrastrutturale fece intravedere per il nuovo centro costiero la possibilità non solo di accedere all'autonomia amministrativa ma anche di diventale la nuova sede dei piar importanti utfici pubblici come Pretura,
Uflicio delle lmposte, ecc. A ciò si aggiunga che il graduale e definitivo trasrerimento delle famiglie più in vista come iMarzano, i Nesci, i Mesiano, iD'Andrea, i Pugliatti, i Catanea, i Panagia, iTripepi, i Natoli, i Cimino, i Malgeri, etc., suscitò una maggiore preoccupazione in quanto significava l'inizio della decadenza di Bova, confermata dalla drammatica situazione attuale. L'opposizione per questa autonomia lu tanto accanita da sfociare nella creazione di due Comitati, uno pro e uno contro, che con opportune argomenlazioni cercarono di lar ùionfare le loro opposte tesi sui punti piu controversi a cui questa dava origine. ll proclama latto stampare dal Comitato Pro-Bova nel 1908, "Awerso le strane ed esagerate pretese della lrazione Marina" viene in risposta ad un'altro, datato giugno 1907 a firma dell'awocato Antonio Zappia che aveva invitato i due Comitati a porre fine alla diatriba, evidenziano quanto fu aspro e travagliato il raggiungimento dell'autonomia. Questa, come già precedentemente riferito, si ottenne il 29 marzo '1908 con la definizione dei confini, per atto Notar Condemi, corrispondenti all'incirca a quelli stabiliti nel 1820 da Mons. Laudisio per l'allora costituita Parrocchia di San Costantino. Al momento della costltuzione del nuovo comune vi erano circa 500 nuclei familiari per una popolazione complessiva di 2.140 abitanti, compresa anche la popolazione sparsa sull'intero territorio. La civica Amministrazione ha potuto usufruire della sua idonea sede solo a partire dalla seconda metà degli anni venti quando lu realizzala la parte esistente tutt'ora a piano terreno dell'attuale Municipio; successivamente, nel 1938, esso fu ampliato con la costruzione della torre dell'orologio. ll suo ulteriore ampliamento, icui lavori sono stati awiati nel 1992, ospiterà l'lstiluto superiore regionale di studi ellenofoni.
ll nuovo centro acquistò ben presto una certa notorietà anche nei paesi viciniori per l'istituzione
di importanti fiere che richiamavano numerose folle interessate alla compravendita del
bestiame,
di cui tutto ìl contado era allora ricco. Fra tutte, particolare importanza rivestiva quella che si teneva la terza domenica di maggio, in occasione della ricorrenza della festività di San Pasquale; essa
Una vecchia fota degli anni
Baaho lBagghtu) tn località Ltmacaie.
in origine si teneva presso l'omonima fiumara, in prospicienza del baglio, masseria fortificata appartenente ai baroni Nesci e nota col nome di "bagghiu", per essere poi trasferita alla Iiumara Siderone.
Durante il regime fascista il governo del comune fu affidato a Luca Pugliatli, con la carica di podestà. Nel corso della seconda guerra mondiale la cittadina fu più volte obiettivo di incursioni aeree mentre solo il 10 luglio 1940 subì un'azione congiunta di bombardamenti aero-navali; tra gli attacchi aerei particolarmente disastroso fu quello subito il primo settembre 1943. Nell'immediato dopoguerra si ebbe un risveglio politico piuttosto vivace che vide le forze contadine impegnate nelle lotte per il riscatto socio economico che culminarono nel 1947 con l'occupazione temporanea della "casina dei nobili", sorta di club a cui poteva accedere esclusivamente una élite della borghesia e dell'aristocrazia agraria.
Il dopoguerra Le prime elezioni libere con il referendum istituzionale, videro il successo della monarchia (1070 voti) sulla repubblica (801 voti); ciò nonostante, fin dalla prima consultazione per I'elezione della Civica Amministrazione, lenutasi il 18 aprile 1948, si è assistito all'alternanza in carica della Democrazia cristiana e della Sinistra unita lino alleelezioni, tenutesi nel maggio del 199g, che hanno visto un cambiamento di tendenza. lntanto il piccolo villaggio di pescatori conlinuava ad espandersi sia dal punto di vista edilizio, gettando le basi per il presente assetlo urbanistico, che culturale in quanto le scuole medie tenute dai P. P. Salesiani, per i ragazzi, affiancate a quelle delle Suore di Maria Ausiliatrice, pet le egazze, diventano polo di atlrazione per molti giovani dei paesi limitroli ancora del tutto sprowisti.
Municipio, oggi.
Le Suore di Maria Ausiliatrice dal loro arrivo in questa cittadina, nel 1911 - 1912, hanno reso altamente etico e civile per migliaia di agazze. Queste Suore sin dalla loro venuta conservano la direzione dell'Orfanotrofio costruito per donazione e volonta della Sign.na Caterina Marzano ultima erede di una benestante famiglia giunta nella bovesia nei primi decenni del sec. Xvlll.. Ai primi del 1960 fu istituita la Scuola Media Unificata, nell'anno scolastico 1961 -62 iniziò la sua attività il Liceo Scientifico e, nell'a. s. 1970 -'71, I'lstituto tecnico Commerciale e per Geometri.
e rendono un servizio
La Madonna del mare ll 2 maggio 1965 sulla parte culminante del Promontorio di Capo San Giovanni fu posta una slatua bronzea, opera dello scultore Celestino Petrone, raffigurante la Madonna nell'atto di benedire i naviganti, appellata per questo Stella Maris. La statua, avente il peso di circa quintali, venne collocala sul piedistallo tramite l'apporto di un elicottero militare del 31' stormo, al comando del magg. pilota Aristide degli Espositi; l'originale calco in gesso della stessa statua venne dato in dono alla cittadina di Delianuova, per rinsaldare i vincoli della comune origine. Promotore dell'iniziativa fu il dott. Michele Nesci.
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Su una delle lapidi poste sul piedistallo si legge: "Patrona Sanla dell'antica Delia, Stella Matulina che vincesti le tenebre della notte pagana in questo lido e rifulgi nei secoli "lvladonna del Mare" mostra ai tuoi figli la sicura via dell'eterna salvezza. Benigna guardando il mare piĂš azzurro d'ltalia
presago del celeste destino". tmbarcazioni in onore della "Slella Maris" nel limpido narc
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ll riferimento al mondo pagano riporta alle ataviche tradizioni di Deri o Scyllàca, in cui era tradizione festeggiare la venere venuta dal mare, costituita da una conchiglia su cui la dea era seduta e trasportata da quattro tritoni, rinvenuta sulla spiaggia sottostante nel 1558 e requisita dal vescovo Tolomeo Corfinio che la portò a Roma. ll tempietto dedicato a Venere sembra fosse collocato su Capo Crisafi dove ìgiovani, nel mese di maggio, si radunavano per celebrare le feste afrodisiache. Dopo l'awento del Cristianesimo la tradizione pagana fu trasformata in mariana. Una leggenda popolare spiega le motivazioni sulla costruzione della chiesetta sul promontorio: "un giorno alcuni pescatori rinvennero cullato dalle onde presso il lido a capo crisafi un quadro, raffigurante la deposizione, e trovatolo miracoloso gli costruirono una chiesa sul Capo stesso',. Bova Marina, dopo aver subito le conseguenze migratorie degli anni sessanta che hanno comportato la totale scomparsa del mondo rurale con conseguenli riflessi sulla produzione agricola nonchè sugli allevamenti zootecnici che per molti decenni hanno caratterizzato le famose fiere e I'economia tutta, oggi ha il suo principale apporto economico dal terziario e in modo particolare
dal settore turistico. E' proprio sul turismo, infatti, che si tende a basare l'economia bovese, con la realizzazione di più idonee strutture sia ricettive che per lo svago ed il tempo libero. CoNette della Maina Militarc in occasione della festa della Stella Matis
BOVA MARINA è facìlmente raggiungibile da Reggio cal. dopo soltanto 42 Km: provenendo dall'autoslrada Salerno - Reggio Cai., 0,5 Km prima del termine, si evita la città imboccando la tangenziale per Taranto e continuando sulla superstrada ionica n. 106 ' può essere consideralo un punto di partenza ideale per visitare il versante ionico meridionale. Percorrendo la ss 106 si raggiunge Locri a 50 Km, Soverato a 125 Km, Catanzaro a 140 Km. Con il treno cì si può spostare agevolmente lungo tutta la costa' E'in coslruzione un piccolo porto turistico. L'accesso alla montagna è assìcurato passando per BovA (820 metri s.l.m.) che si raggìunge percorrendo 14 Km dal b-ivio con la ss. 106, e via Melito P. s., risalendo per circa 50 Km verso Gambarie d'Aspromonle sulla ss. 183. Si può anivare in Sicilia da Reggio Cal. e da Villa S. ciovanni (aliscafi e navi traghetto) L'aereoporto di Reggio Cal. assicura i collegamenti con Roma e Milano'
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La provincia di Reggio
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BOVA MARINA, una terra a grande vocazione turistica e culturale. Ricca di risorse ambientali, é affacciata ad una ridente insenatura del mare Jonio, di rilevante valore paesaggistico. I suoi valori culturali ed umani ne hanno fatto una terra intellettualmente molto vivace, capace di esprimere e proiettare, anche oltre ipropri confini, uomini di notevole levatura intellettuale e professionale. Una terra anche di emigrazione poichè non è riuscita ad utilizzare, in passato, tutte le energie positive dei propri figli al fine di darsi un assetto moderno e lunzionale. Tuttavia vi operano numerose strutture di promozione e di cambiamento che vanno meglio valorizzate e coordinate: I'lstituto dei Salesiani e I'lstituto "Caterina Marzano" delle Figlie di Maria Ausiliatrice con annessi oratori e attrezzature, punti di riferimento e di formazione per più generazioni di giovani; I'UTE - TEL - B (Università per la Terza Età e per il Tempo Libero della Bovesia) centro culturale e di aggregazione sociale, nonchè ponte generazionale tra giovani, adulti ed anziani; le associazioni culturali: "Jalo Tu Vua" che opera per la difesa e la salvaguardia della lingua greco - calabra, i gruppi teatrali (La Quercia e La Lumera), il Gruppo grecanico folclorico canoro "Eurito", l'Associazione Pro Loco, le società sportive (Matetica Basket, Volley Frecce Azzurre, pGS Fiaccola Volley, Associazione calcio Bova M., Bocciofila Bovese dell'urE-TEL-8, UNVS Unione nazionale veterani dello sport sez. di Bova M. dell'urE - TEL - B), e il gruppo AGESCI Bova I con base scout "paleapolis".
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ln questo conlesto si inseriscono diverse tipologie di operatori indirizzati verso la piÚ svariata imprenditoria: villaggi turistici, residence, hotel, supermercati, ristorazione, campeggi, discoteche.. Tutti elementi per proiettare la ridente cittadina verso un futuro migliore e realizzare la sua vocazione ad offrire cultura e svago e ad essere un polo di attrazione nella molteplice offerta del turismo calabrese. Bova Marina è caratterizzata dall'essere la porta naturale dell'area ellenofona, un'area dove fu talmente forte I'influsso della civiltà ellenica da tramandare fino ad oggi lingua e tradizioni: le vestigia, sfidando il tempo, si riscoprono in ogni angolo di questa terra.
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La splendida spiaggia di
Bova M.
L'area ellenofona della Bovesia è incomparabile e varia nella sua bellezza, dai grandi boschi aspromonlani alle valli, alla costa, all'azzurro ed inebriante mare. E'pervasa da testimonianze tangibili
delle civiltà che si sono succedute. ll problema delle radici linguistiche si dibatte tra la tesi dello studioso tedesco Rohlfs, secondo il quale il grecanico o greco - calabro deriva dai coloni della Magna Grecia, e la tesi del Morosi che nel secolo scorso sostenne la sua origine bizantina. Certo è che nella diocesi di Bova la liturgia si celebrava in lingua greca Iino alla sua abolizione per opera di mons. Giulio Stauriano, cipriota, nel 1573.
Rimase però nell'uso fam are e a co contrbur 'solarnento. delermnato da a natura imperva de terr toflo. de le popo az on che v risiedcvano. lMa n questo secolo eÌrì graz one mig oramenlo area lost tà delevied Comun Cazone. obb gatoreiàdel -o scuole. lnl trazone d gent-oesternaa d alcune fam glte nfluentr che tacciavano dispreg at vanrente d paddhech o 'tamarr' quantl cont nuavano ad espr mers n ta e lingua. camb antento soc o econom co. portarono a progressivo
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ll marc azzuffo solto la Rocca Bianca
Oggi, a Bova, a Gallicianò, a Roghudi, a Roccaforte, a Bova M. stessa luogo di immigrazione dai paesi dell'area ellenofona, nell'intera Bovesia, sono in pochi e quasi tutti ultrasessantenni a parlare il grecanico. Resiste con forza il folclore con isuoi costumi, isuoi canti, i suoi strumenti musicali (la ciarameddha, l'organetto, il tamburello, meno la zambareddha). Resistono ancora parole di derivazione greca, indissolubilmente legati a cognomi, nomi di oggetti
e nomi di località. I toponimi del Comune di Bova Marina, dell'intera Bovesia e della Calabria meridionale,
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derivazione greca, formano una lunga lista. I
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I
i significati più diffusi nei casi dubbi: (crusos, (lereus, CRISAFI oro); IARIA sacerdote); FLOIENA (flox, liamma); PAGLIAPOLI (palaios, polis, città antica); SCINDERMENU (scorticato); MESOFUGNA (in mezzo ai monti); CALAMACI (kalamos, canna); MELISSOFAGA (melissa tago, mangiatrice di api); AMIGDALA' (mandorla); VARELLI (barile); BRIGHA (pianta di tamerice); CLIMARDA' (zona di viti); PRICONDERI (pikros deri, amara gola); CHARACA (palizzata); CANNATA'(kanon, canne); LIMACA (limì, fango); CROMIDI' (cipolla); ALUPU' (alopis, volpe); LIMBIA (desiderio); AGRILLEI (olivastro); PANAGHIA (pan aghios, tutta santa); ROGO'(granaio); ANTONOPOLLO (figlio di Antonio);.PERISTEREA (zona di colombi); Ne presentiamo un elenco ipotizzando
DISCOLO (discheris, difficile); PIRIGAGLIA (torre); SILIPA' (pianta delle graminacee);
...
ll primo cittadino nato e registrato a Bova frazione Marina fu Beatrice Carmela Condemi il 5 settembre 1896 davanti a Vincenzo Bertone assessore ufficiale del Governo. euando, il zg marzo 1908, il comune divenne autonomo registrava 2140 abitanti e 500 famiglie. Nell'arco di 84 anni la popolazione non é neanche raddoppiata, infatti alla data 30.05.92 presenta
4217 abilanti (maschi 2082, femmine 2135), mentre le famiglie sono 1510, cioé circa il triplo, ma con diminuzione di quelle numerose: n 26/" é lormato da due soli componenti. considerato che già nel 1921 si registravano 3800 presenze, che nel 1951 se ne avevano 4192, con punta minima di 3801 nel 1981 , la popolazione di Bova Marina si può ritenere numericamente stazionaria. Negli ultimi 30 anni si sono avuti 3841 abitanti nel 1963, 3945 nel 1966, 4060 nel 1967, 4104 1968, 4011 nel 1971, 3950 nel 1975, 4049 nel 1976, 3979 nel 1977, 3801 nel 1981' 4025 nel nel 1986, 4159 il 30.05.1991 (2062 maschi e 2097 femmine). Anche Bova Marina segue quello che é l'andamento nazionale (crescita zero). Nel 1983, addirittura, la mortalità ha superato la natalità di 8 unità. Conlrariamente alla media nazionale che riporta una società formata prevalentemente da anziani, siamo in presenza di una popolazione giovane: in maggioranza la popolazione ha età compresa
tra0e29anni.
La principale fonte occupazionale viene dal settore terziario, subito seguito da quello impiegatizio; a un ventennio fa il fattore trainante locale. dell'economia
pochi sono quelli dediti all'agricoltura che costituiva fino
L'attivita scolastica è molto seguita dai giovani come vuole la tradizione culturale bovese. Siamo di fronte al 18,70/, della popolazione. I titoli di studio maggiormente conseguiti sono i diploma di scuola media di ll. grado (maturità scientifica, magistrale, diploma di geometra). ll maggior numero
di laureati riguarda la facoltà di medicina (36), seguito da lettere e filosolia (35), matematica
(27),
architettura e giurisprudenza ('17), scienze biologiche (15), ecc. Nonostante la difficoltà di reperimento di un posto di lavoro in loco, Bova M. risulta ugualmente polo di attrazione per molti cittadini residenti in comuni limitrofi.
Suggestioni
Diverse sono le cause e le motivazioni di questa scelta. Alcuni per necessità dovute a calamità naturali, alùi perchè attratti dalle sùutture scolastiche inesistenti nei paesi di origine. Queslo flusso di popolazioni elerogenee ha avuto inizio con I'arrivo degli abitanti di AIrico e Casalnuovo che nel 1951 subirono una disastrosa alluvione. Sempre dovuta alle stesse calamità, si ha una seconda massiccia ondata migratoria, nel 1971, da parte degli abitanti dei cenùi montani di Boghudi e Chorio di Roghudi. Graduale ma costante il flusso migratorio proveniente da Bova. Degna di nota la presenza di extracomunitari. Notevole la presenza turistica nel periodo estivo: nel 1991 sono state registrate 1045 famiglie. Di esse il 49,3'/" ha scelto l'appartamento, il 14,9% la villa, l'1,1% l'albergo, n 14,3ok i campeggi e il 20/% i residence. ll 39, 1% ha la casa in proprietà, t 41 ,2% è in affitto, il .19,7 in coabitazione. L'80,7% di queste 1045 famiglie è formato da turisti abituali pur rilevando che il 59% di esse non ha rapporti di parentela in paese. ll totale dei turisti censiti ammonta a 3601 unità con età media di 31 anni, 50,3% maschi e 49,7% femmine. ll 34,2/" dei nuclei familiari è risultato composto da 4 persone, il 19,5% da 3, il 15,9% da 2 e il 15,1% da 5.
Un incanlevole tramonlo con sùllo slondo l'Etna
cHtESA PARROCCHIALE DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE patrona di Bova Marina. . lniziata nel 1879 da padre Angelo Da Morcone e ultimata nel 1 889 dal barone Luigi De Blasio da Palizzi, per incarico del vescovo mons. Dalmazio D'Andrea, fondatore del paese' CHIESA Dl SAN GIOVANNI BOSCO, consacrata l'8 dicembre 1977, presenta sulla facciata un grande mosaico raffigurante il Santo, opera dell'artista locale Gaetano Scordo, che fu inaugurato alle"ore 13 del 14 gennàio 199O alla presenza del rettor maggiore dei Salesìani, don Egidio Viganò' settimo successore di don Bosco.
chiesa di
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Giovanni Bosco con mosaico. ln pimo piano la statua mamorca di don Bosco e Domenico sawo
STATUA MARMOREA Dl DON BOSCO E DOMENICO SAVIO nella piazza don Ruggero coin, collocata nel 1989 ed inaugurata alle ore 10,30 del 5 febbraio alla presenza di Sua Em. il Cardinale Rosalio Josè Castillo Lara, in visita a Bova Marina per la commemorazione di San Giovanni Bosco, e dell'Ecc.mo Mons. Aurelio Sorrentino, arcivescovo di Reggio C. e vescovo di Bova"
SANTUAHIO DELLA MADONNA DEL MARE sul capo s. Giovanni D'Avalos. La Madonna del mare è oggetto di particolare devozione e venerazione: viene testeggiata la prima domenica di agosto con-una spettacolare fiaccolata che, partendo dal promontorìo, si snoda per buona parte del Éaese; durante il passaggio sul lungomare, a notte inoltrata, il quadro viene portato su una barca da pesca per un breve giro nello specchio d'acqua antistante, poi la processione riprende illuminata dalle fiaccole disposte lungo il percorso. STATUA BRONZEA DELLA MADONNA DEL MARE, "Stella Maris", sul capo s. Giovanni promontorio D'Avalos, opera dello scullore celestino PeÙone; protesa verso il mare fu collocata sul il 2 maggio 1965.
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CAPPELLA PRIVATA DELLA FAMIGLIA NESCI, nella contrada Deri di S. Pasquale. Nel suo campanile è posta la prima campana appartenente alla chiesa parrocchiale dell'lmmacolata di Bova Marina: ìl parroco don Manente, nel '1965, dotò la chiesa di una campana nuova e quindi potè donare la vecchia campana, in sostituzione di quella preesistente alla cappella; ciò awenne in occasione della collocazione della statua della "Stella Maris" promossa dal dott. Michele Nesci. STATUA MARMOREA DI MABIA AUSILIATBICE ne|Ia vi|Ia comunale, SUI SUO bASAMENIO Si legge: "1954-Salesiani e Popolo - ltaliae oras luere mater-fidem defende - barbaricosque repelle incursus - ut Christus - vincat regnet imperet." MUNICIPIO, rcalizzalo negli anni '30, caratteristico il suo stile. E' in via di ampliamento per ospitare I'lstituto superiore regionale di studi ellenofonì e per la valorizzazione dei greci di Calabria.
BIBLIOTECA COMUNALE - CENTBO Dl CULTUBA "Pietro Timpano" , possiede circa 4000 volumi e una EI\4EROTECA. Per essere sede de|I'UNIVERSITA' PER LA TERZA ETA' E PER lL TEMpO LIBERO è un centro di intensa vita culturale coerenlemente alle intenzioni dell'Associazione per il Mezzogiorno la quale ha voluto, il 19.12.'63, che questo cèntro fosse dedicato al nome del dott. Timpano, medico, promotore e benefattore di questa benemerita istituzione. E'dotata di sistema di videoriproduzione su schermo gigante. Ospita ta MOSTRA PERMANENTE DEL LICEO SCIENTIFICO "EUCLIDE'costituita da disegni eseguiti dagli alunni. Nel suo salone si svolgono le sedute del Consiglio Comunale
dt L,larra Austitàtt .e aon //r prl/,o p/ano
MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLART E GRECANTCHE. ospttato negÌi ambienri de ta Bblioteca Comunale: espone numeros pezz attinentt e atvtà e g usi de a bovesa: torch per la spremrtura. macne. aratri. attrezzi artigianal . agropaslorali e artcoli di uso domesttco E' n corso di realizzaztone una documentaz one v deo per a didatt ca musea e e
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TORRE COSTIERA di awistamento messa a guardia dalle incursioni saracene presso Capo S. Giovanni d'Avalos (sec. XVI). TORRE VARATA O PETRA THEODOSIA, resti nella localitĂ omonima.
Vittetta Grcmsci, nei pressi della Scuola Elementare
vILLA COMUNALE, iniziata attorno agli anni '30, raccoglie una piccola collezione dĂŹ piante tropicali e subtropicali.
Notevole il Ficus Magnoloides, capace di cacciare radici aeree, il Ficus Benjamina che costituisce la cornice ombrosa della villa offrendo un angolo di frescura nella calda estate bovese, la Casuarina Equisetitolia, una specie esotica di un certo interesse botanico proveniente dal Borneo e da Sumatra. E poi le palme: Erythea Armata, Phoenix Dactilifera, Phoenix Canariensis, Washingtonia filifera, Washingtonia Robusta. lnteressanti le due palme azzurre posle vicino alla vasca dei pesci rossi Le palme sul marciapiede davanti al municipio, una delle quali riesce di tanto in tanto a maturare frutti, conservano le ferite riportate durante l'ultima guerra. E' presenle anche la cycas Revoluta della lamiglia delle cycadaciae, una lorma di transizione
tra felci e palme.
La cornĂŹce ombrcsa creata dai Ficus benjamina nella villa Comunale
VILLETTA VESPIA, in via Marina, con busto del serg. magg. Domenico Vespia.
Coiile e attrczzaturc spottive della Scuola Elementare
MOSAICO PAVIMENTALE DELLA STNAGOGA EBRATCA (tV secoto d. C.) Restaurato e i laboratori del "Museo della Magna Grecia" di Reggio cal.
momentaneamente conservato presso
CHIESA BIZANTINA della PANAGHIA, nell'omonima contrada vicino alla fiumara S. Pasquale. Resti.
CHIESA Dl S. ANICETO, bizantina, originariamente a due piani, in contrada Apambero. Resti.
Palazzo Pugliatti
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ll territorio di Bova Marina é costituito, dal punto di vista morfologico, da un susseguirsi di colllne degradanti verso il mare e solcate da una miriade di rigagnoli e torrenti che si riversano nelle aste delle fiumare. Le principali sono: la fiumara s. Pasquale, la fiumara vena e la liumara Siderone.
La fiumara S. Pasquale é la più importante sia per la portata considerevole che ha nei mesi invernali che per la presenza di modeste falde acquifere lungo il suo percorso. Essa nasce alle pendici dell'altipiano dei Campi di Bova, ad una quota di 1224 m s.l.m., presso la località S. Salvatore. La fiumara Siderone ha un percorso molto piir breve in quanto si forma nei pressi della località Garino, nel comune di Bova; oltre ad avere una scarsa portata, é praticamente priva di falde acquifere. La maggior parte del territorio bovese presenta una pendenza superiore al 30%, mentre le uniche aree che non raggiungono il 10% di pendenza sono coslituite dalle pianure alluvionali poste
lungo le aste delle fiumare. La vetta più alta é quella del monte Vumeno con 440 m s.l.m. anche se un piccolo lembo di territorio, ricadente dentro iconfini comunali, supera di poco iSOO m in quanto il confine con il comune di Palizzi passa sulle pendici del monte S. Giorgio, la cui cima é posta a 528 m s.l.m.
Aspetti geologici Dal punto di vista geologico il territorio di Bova Marina é costituito, in prevalenza, da argille, marne, sabbie argillose bruno-giallastre, argille siltose e sabbiose da bruno-giallastre a grigio-azzurre a bruno-chiare, argille siltose policrome ed argille sabbiose. Nelle località Pappagallo e Calamittà sono presenti le marne bianche a foraminiteri del Pliocene inferiore medio; allo stato attuale questi suoli sono soggetti a dilavamenti e frane presentando fenomeni calanchivi molto diffusi.
Le rimanenti argille, distribuite su almeno tre quarti del territorio bovese, si sono lormate nel Miocene, generalmente dall'alterazione di rocce superficiali. Nelle aree morfologicamente accidentate, prive di copertura vegetale, sono frequenti alcuni tipi di dissesto: calanchi, frane di scoscendimento, di smottamento e di colamento. ll creep ed in generale ifenomeni di erosione idrica su questi suoli sono largamente diffusi. lcalanchi sono più lrequenti
sui versanti con esposizione verso i quadranti meridlonali, specialmente a sud-ovest. Tra le caratteristiche delle argille si ha che, rn condizione di secchezza, sono fittamenle fessurate o crepacciate, talora fino a notevole profondità. Nei periodi di piovosità le piogge penetrano nei crepacci, causando il rigonfiamento delle argille che, in tali condizioni, possono staccarsi e scivolare verso il fondovalle. Nelle aree espogliate della copertura vegetale, é frequente il ruscellamento superficiale diffuso; ifenomeni calanchivi sono I'espressione dell'erosione e del massimo degrado.
L'idrologia sotterranea é praticamente inesistente: non esiste la possibilità di lalde estese in questi tipi di formazioni; sono presenti invece falde acquifere superficiali modeste, limitate ad alcuni
otizzonli, che sono la causa delle frane.
Aspetti climatici Dal punto di vista climatico, Bova Marina, posta a sud del 38-esimo parallelo, risulta il territorio più caldo - aridi dell'intera area costiera jonico - reggina. Nel corso dell'ultimo millennio, per un concorso di fattori naturali ed antropici, si è avuta una profonda modificazione del clima. ll disboscamento massiccio delle aree liloranee e delle colline lino al piano montano, sono la maggiore causa della perduta stabilità climatica e geologica. I corsi d'acqua superficiali si sono rarefatti e gran parte delle lalde acquifere sotterranee si
tra i
sono perdute. Le piogge, una volta molto abbondanti e meglio distribuite nel corso dell'anno, ora sono notevolmente diminuite e contratte ai soli mesi invernali; infatti da un rilevamento quarantennale risulta che l'indice pluviometrico è di soli 586 mm con 62 giorni di pioggia annui. ll mese più piovoso è novembre con una media di 97 mm di pioggia, segutto da ottobre con 94 mm, quindi da dicembre
e da
gennaio. L'indice igrometrico è generalmente basso, tranne nei periodi di piovosità e durante le sciroccate che sono abbastanza frequenti.
La ventosità è elevata con venti per lo piil primaverili o autunnali. ll bioclima attuale, secondo il Rubel, e da ascriversi ai "pluviobioclimi" a stagione pluviale. si ha un CLIMA Dl TIPO SUBTROPICALE con una temperatura media annua che supera i 1g gradi centigradi; la temperatura minima del mese più freddo è uguale o superiore a 0 gradi e molto difficilmente si riscontrano gelate. Non si possono considerare influenti dal punto di vista climatico l'altimetria e l'esposizione dei versanti, poi;hè il territorio, delimitato a sud dalla linea di costa, trovasi racchiuso quasi totalmente dentro la lascia dei 400 m s. l. m.
Aspetti floristici Nella selezione dell'habitat vegetale, la dìversif icazione principale tra le varie zone non è data dall'altitudine, in quanto solo una piccolissima parte del territorio supera i quattrocento melri s. qualità l. m., e neanche lbsposizione nord - sud può essere influente ma è data piuttosto dalla dei suoli, dalla concenùazione idrogenionica, dalla salinilà e dalla presenza di falde acquifere piu
o meno
superficiali.
Oleandri Oleandeù
Dal punto di vista floristico, anche se si presenta ricco il numero delle famiglie e delle specie, la situazione altuale non é tra le migliori: le opere antropiche e il cattivo uso delle risorse vegètali hanno comportato la totale sparizione dei boschi e della macchia medilerranea a sclerofille tipica di questi areali. Sono sparite le foreste a leccio, le querce a foglia persistente, tipiche delle argille sabbiose calabresi, ed è in via di sparizione un interessante bosco relitto di Juniperus phoenicea (ginepro Ienicio), ecotipo dì grande importanza per l'areale di Bova Marina, appartenente alla famiglia delle conifere, che vegeta su rupi e calanchi argilloso - calcarei. La vegetazione chè più caratterìzza il territorio di Bova Marina e di tipo xerofilo. Sulle rupi, pulvini di Thimus capitatus tinteggiano Ia roccia di verde e di azzvro, le ginesÙe con i loro fiori creano macchie di un giallo vivo e le Euphorbie, con le loro chiome rotonde, cambiano colore durante le stagioni. La Ruta òhalepensis, dalle foglioline grigio perla, si mimetizza nel suolo roccìoso di capo §. Giovanni, dove vegeta, ma durante la fioritura la pianta appare nel suo splendore rivestendosi di fiori giallo - oro e il turista, attratto da tanta bellezza, li accarezza per poi fuggirne non appena la pianta libera il suo ingrato profumo. Le colline di argilla, àllinizio dell'estate, si colorano di un rosso particolare che crea paesaggi di rara bellezza: ifiori della sulla li ricoprono ed attraggono miriadi di api le quali producono il prezioso "miele di sulla". I cardi sono un pò l'emblema di questa area, ce ne sono di tutte le forme e di tutti i colori' dai piccoli a fiori gialli ai giganteschi candelabri argentei a fiori lilla' Le orchidee, p-iccoti cipotavori della natura, sono ovunque presenti: sulle spiagge le Ophris
Timo (Thynus capldtus)
Gineprc lenicio (Juniperus phoenicea)
e le Barlia, sulle colline le Ophris
insectifere, le lutee, le orchidee farlalla. Tra le stranezze botaniche e proprio in relazione al particolare cllma, a Bova Marina si coltivano da anni diverse specie di frutti tropicali e subtropicali: la Casimiroa edulis, l'avocado, il mango e soprattutto la mela rosa, una specie di Eugenia che "piace alle donne". I signori di campagna avevano la consuetudine di portare nei loro grardini quante piĂš specie esotiche potevano trovare nei nostri vivai o durante i loro viaggi; ifrutti venivano serviti agli ospiti di riguardo intessendo storie di viaggi, di sapori di mondi lontani: alberi come biglietti da visita. Dal punto di vista agricolo le aree collivate in maniera intensiva sono quelle praneggianti che si trovano lungo gli argini delle fiumare. E'su questi suoli, infatti, che troviamo ĂŹ bergamotteti, i limoneti e le coltivazioni di ortaggi: questo tipo di colture si possono effettuare non solo per la
posizione pianeggiante ma anche per il facile reperimento dell'acqua, indispensabile per la soprawivenza di queste specie vegetali. Sulle colline con pendenza non molto accentuata si coltivano gli ulivi e le viti. lvigneti sono di tipo tradizionale ed in genere di piccola estensione tale da garantire una produzione vinicola sufficiente appena per l'uso domestico del piccolo coltivatore, infatti non si riscontra la presenza
di vigneti coltivati con metodi razionali e moderni in grado di permettere l'uso commerciale
del
prodotto. L,ulivo, coltivato dalle pianure alluvionali alle più alte colline, produce un olio di ottima qualita. I limoni tardivi vengono raccolti all'inizio dell'estate quando la domanda è più alta'
La floricoltura e la vivaistica in genere sono ad un livello lecnologico elevato' Fino agli anni '60 sì coltivavano il cotone, il lino e la canapa. Ma la pianta tessile più importante era la ginestra (Spartium junceum), leguminosa spontanea che veniva tagliata annualmente per ricavarn-e l'omonima fibra. La lavorazione era alquanto lunga e pesante, ma i risultati appagavano il lavoro perchè si otteneva una fibra resistente e coibente. I tessuti di ginesÙa servivano per Confezionare lenzuola, Sacchi per la farina e anche indumenti. FamoSe sono le Camicie Che Venivano tessute in un unico pezzo, "tessitura tubolare".
è l;agrume più coltivato per ricavarne un'essenza che serve a fissare iprofumi' bergamotto -pianta da esJenza é il gelsomino, ormai poco coltivato perchè il prodotto nord africano Altra
il
é più ' competitivo.
Tra le piante importate e ora ben naturalizzate ci sono I'agave americana e il fico d'lndia. L'agave precedono americana impiega un minimo di 25 anni per arrivare alla fioritura; negli ultimi anni che la quando ma, nutritive, le foglie spinosà si gonfiano a dismisura, accumulano acqua e sostanze perdono il loro turgore, foglie l,infioiescenza sale, svetando verso il cielo, anche tino ad otto metri, le diventano llaccide e ormai svuotate si ripiegano su loro stesse, mentre centinaia di fiori si aprono garantendo la conlinuità della specie.
Tra dicembre e gennaio
i
mandorli fioriscono dando un anticipo di primavera'
Liquiizia (Glycinhiza glabn)
ll piatto tipico di Bova Marina e caratterizzante per tutta la Bovesia è costituito dai MACCHERONI FATTI lN CASA (maccarruni icasa) fatti con i "cannici", arbusti della zona, detti lisari (ampelodesma tenax) per creare rl caratteristico buco, conditi con il SUGO DELLA CARNE Dl CAPRA ALLA VUTANA O DA UN RAGU' Dl CARNE Dl MAIALE (anche in polpette), a votte mista alla carne di capra, E RICOTTA SALATA, di latte di pecora, grattugiata. Altre specialità:
TAGLIATELLE FATTE lN CASA ACCOMPAGNATE DAI FAGIOLI SECCHI, VIRDEDDHU (varietà selezionata localmente, che cresce in terreni asciutti consociandosi ai filari dei vigneti o degli agrumeti)
CAPRA ALLA VUTANA (alla bovese), detta ALLA PECURARA, bollita con abbondante sedano, cipolla, pepe. . ZUPPA Dl CECI con crostini di pane CAPRA AL RAGU' SOFFRITTO,
a base di interiora di capretto o
maiale.
FRITTULI, parti di maiale, non utili per gli insaccati, ridotte a pezzi e cotte a fuoco lento, per circa otto ore, nello stesso strutto che da esse si forma, in apposite caldaie stagnate. Da queste parti si staccano i CURCUCI, frammenti minuti che si depositano sul fondo della caldara da dove vengono prelevati e fatti raffreddare in appositi recipienti. STOCCAFISSO
O
PESCESTOCCO con
VENTRESCA, interiora CAPRETTO
di
il cavolfiore, piatto tipico della vigilia di
Natale.
pescestocco ripieni.
AL FORNO O IN
UMIDO
ZINEDDHI, interiora di capretto. SURICI FRITTI piccoli pesci prelibati (xyrichthys novacula, pesci pettine) che si pescano con la lenza, endemici dei nostri mari. INSACCATI: capicolli, salsicce, soppressade. PANCETTE
di maiale, arrotolate e
distese.
SANGUNAZZU, ricavalo dal sangue del maiale. MUSULUPA, FORMAGGIO SEMIGRASSO (toma), FRITTATA CON LA RICOTTA
E LA
a
Pasqua
SALSICCIA ESSICCATA,
BROCCULI 'FFUCATI: broccoletti accompagnati da olio, aglio VERDURA CAMPESTRE: 'bburraini, pricomaroddhi, con
a
e
Pasqua.
peperoncino.
la stessa
procedura.
MELANZANE sott'olio. PEPERONI arrosto. CAPONATA: olio emulsionato, con aglio, origano
e sale, con il quale si imbeve pane o
biscotto
di grano. PEPERONATA, peperonr, melanzane, pomodori, cipolle
e (a volte) patate, cotti in
POMODORI SECCATI AL SOLE, farciti con capperi, sedano, peperoncino,.. CARCIOFINI SELVATICI (cynara silvesùis) CARDUNI, coste delle foglie
di cardi (Cynara silvestris)
FICARAZZL fichi d'lndia, anche al forno
padella.
VINO COTTO MoSTARDA, mosto bollito con l'aggiunta di larina lino a formare una crema. 'ZZIPPUL;I: pasta lievitata fatta lriggere con un pezzo di acciuga in abbondante olio; oppure senza acciuga e poi cosparsa di zucchero
di farina farcilo con un preparato di patate dolci, miele e cannella. pIGNoLATA: impasto di farina, uova e zucchero, fatto a pezzettini, fritto nello strutto o inlornato e poi ricoperto di miele. BUFFEDDHI, impasto
FICHI SECCHI larciti anche di mandorle
e
noci.
PETRALI, caratteristici dolci natalizi che vengono fatti con un impasto a base di farina con un preparato a base di miele, mandorle, noci, fichi, uva passa e cannella.
e
larciti
,NGUTI o cuddhuraci, caratteristico dolce pasquale: con l'impasto di farina e uova si eseguono forme
tradizionali, si sistema sopra un uovo, parzialmente cotto in bollitura, che finisce poi di cuocere
in forno.
Nei paesi dell'interno era in uso che la fidanzata regalasse al fidanzato una'nguta con centouno
uova.
di tarina, uova e zucchero, fritto; a Natale. STOMATICO: biscotto con zucchero caramellato e qualche mandorla sovrapposta. SCADDHATEDDHI, impasto di farina, doppio zero lievitata con sale, semi di finocchio selvatico e di anice, a lorma di piccola ciambella, sbollentato e poi cotto al forno. .
'NNACATULI: impasto
e sale, senza lievito, a forma di disco, lritto pizza chiusa farcita con ricotta, curcuci, uova e verdura.
LESTOPITTA: impasto di farina, acqua
PIZZA ALLA CALABRESE:
nell'olio.
AGRICOLTURA: poco liorente e non organizzata in modo moderno e razionale, è costituita prevalentemenle da aziende a conduzione familiare. Negli ultimi anni si sono intensificate le coltivazioni in serra di piante, fiori ed ortofrutticoli. Si coltiva il bergamotto, pianta tipica di una ristretta fascia cosliera della Calabria meridionale, dal cui frutto, in piccole aziende locali di lavorazione e di trasformazione, si ricava un'essenza
importante in cosmesi. Si ricava ancora I'essenza del gelsomino e della ginestra anche se in quantità ridotta. Di buona qualità ma quantitativamente contenuta la produzione olearia. ll vino che si produce è ottimo ed ha titolo per essere denominato "Palizzi" come caratterizzazione di questa area geografica, seconda una direttiva della Regione Calabria. Esiste ma in misura limitata I'indotto: punti di vendita di prodotti per l'agricoltura, qualche azienda
di trasformazione. ALLEVAMENTO: esistono allevamenti di bestiame, suini, bovini e ovini con limitata produzione
a livello artigianale. PESCA: un tempo molto diffusa, oggi viene praticata da pochi pescatori.
lattiero - casearia
ARTIGIANATO: lavorazione del ferro battuto e dell'alluminio, tende e cornici per quadri, mobili rustici, lalegnameria. IMPRENDITORIA: Sviluppata [attività edilizia, nella quale sono impegnati molti imprenditori, e l'indotto relativo: vendita di prodotti per I'edilizia, carpenteria e lavorazione del ferro da costruzione, impianti per la produzione del calcestruzzo, marmi e graniti. COMMERCIO: Molto diffusi i punti di vendita: un centro territoriale di distribuzione all'ingrosso di generi alimentari, tre supermercati alimentari, un grande magazzino e numerosi altri punti di vendita di ogni genere di prodotti: fotografia, cartoleria, automobili, ricambi per auto, giornali, articoli per la caccia e per la pesca, articoli sportivi in genere, radio TV elettronica,.. Offerta diversificata di articoli per abbigliamento. Mercato, ogni giovedi. PBOFESSIONI: Attivi gli studi professionali. Sono presenti gli studi commerciali, igruppi di progettazione, gli studi medici, le cooperative per la gestione di progetti di utilità pubblica. TURISMO: Soprattutto estivo. Quattro villaggi turistici molto aftollati, prevalentemente seconde case; molti appartamenti arredati offerti in affitto durante la stagione estiva, tre soli alberghi - pensioni con posti letto limitati; un numero contenuto di ristoranti di cui alcuni stagionali; bar in numero sufficiente e ben distribuito, quattro discoteche; videogames; paninoteche e pizzerie. L'offerta socio - culturale, ricreativa e organizzaliva, come supporto turistico è limitata, tuttavia ci sono notevoli potenzialita. ATTREZZATURE SPOBTIVE: Stadio di calcio con piste di atletica in via di costruzionerifacimento; campi di pallacanestro, pallavolo, tennis, bdcce;. maneggio, campo di tiro al piattello.
Vivere
il
mare.
FESTA DELLA MADONNA DEL MARE: Prima domenica di agosto e idue giorni che precedono. Solenni festeggiamenti religiosi e civili. PRESEPE VIVENTE: due o lre giorni prima del Natale. ln un percorso ambientato in quartieri diversi anno per anno, vengono allestite le scene più suggestive dell'antica vita quotidiana. Grande partecipazione all'allestimento.
PHOCESSIoNE DELL'IMMACOLATA patrona di Bova M.:
I
dicembre
INCONTBIAMOCI A BOVA MARINA: il primo maggio, tradizionale incontrb con giornalisti, altri dipendenti e familiari della Gazzetta del Sud: conferenza, incontro di calcio, gastronomia.
SFILATA Dl CARNEVALE: organizzata dall'Oratorio salesiano maschile e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in collaborazione con la Pro Loco.
BIENNALE Dl DISEGNO DEL LICEO SCENTIFICO "EUCLIDE'. Maggio PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA E COMPOSIZIONE IN LINGUA GRECO-CALABRA
E
GRECO - MOOERNA (maggio).
DI APEBTURA B. Novembre e giugno.
MANIFESTAZIONI DELL'UTE - TEL -
8 MARZO
DEDICATO ALLA DONNA,
E
CHIUSURA
DELL'ANNO
ACCADEMICO
UTE-TEL.B
CONVEGNO SULLE PBOBLEMATICHE DEI GBECI DI CALABBIA A CUTA dEII'JSMiA GTECAN|CA "Jalo Tu Vua". Novembre.
FESTA DEGLI ALBEBI con la partecipazione delle scuole. Novembre
CAMPIONATI E TORNEI CALCISTICI CAMPIONATI E TORNEI DI PALLAVOLO CAMPIONATI E TORNEI DI PALLACANESTRO TOBNEO Dl PALLAVOLO 'LlDlA FAENZA" (agosto) TORNEI DI BOCCE MARATONE
GIOCHI E TORNEI ESTIVI ALL'ORATORIO SALESIANO
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PENTIDATTILO DI MELITO
P. S.
Ruderi del castello degli Alberti (sec. XVll) - Canonica - Chiesa di
.
dei SS. Apostoli Pietro e Paolo S. Maria della Canderola con statua marmorea della Madonna di Gian Domenico
Mazzolo (sec. XVI) - Splendido il panorama del centro storico, di probabile origine bizantina, appoggiato ad una rupe dai cinque speroni.
BAGALADI
.
- Chiesa parrocchiale di San Teodoro e della Santissima Annunziata. Al Gagini è attribuito Tabernacolo marmoreo dell'Annunciazione (1504) - Cenobi Basiliani a S. Angelo a Valle del Tuccio. - Sùutture abbandonate di lrantoi e di mulini ad acqua del XVll -XlX secolo. Sorgenti di acque alluminoso - magnesiache (taz. Panlanizza) sulfuree (fraz. Petrace).
il
SAN LORENZO CHIESA MADRE. Notevoli: Tela raffigurante il MARTIRIO Dl SAN LORENZO (sec, XVll), icona della MADONNA DELLA CAPPELLA (sec. XVll); statua lignea di S. Lorenzo (sec. XVll), statua marmorea gaginiana della MADONNA DELLA NEVE. GRANDE OLMO scavato nel tronco, si trova nella piazzetta del paese.
SAN PANTALEONE D! SAN LORENZO CHIESA DI SAN PANTALEO
PALIZZI MARINA -TORRE MOZZA (sec. XVI)
PALIZZI -
CASTELLO FEUDALE che sovrasta da una rupe il centro storico medioevale. CHIESA Dl S. ANNA con cupola bizantina e STATUA MARMOBEA Dl S. ANNA.
PIETRAPENNATA DI PALIZZI - RUDERI DEL MONASTERO
E DELLA CHIESA BIZANTINA Dl S. MABIA DELL'ALICA (sec.
XV) - CHIESA DELLO SPIRITO SANTO (sec.
XVll) dove si conserva la statua marmorea di S. Maria
dell'Alica attribuita ad Antonello Gagini.
STAITI - ABBAZIA BIZANTINA Dl SANTA MAHIA Dl TRIDETTI (sec. Xlll), resti. - CHIESA ARCIPRETALE con Statua marmorea di MADONNA CON lL BAMBINO, attribuita
alla scuola del Gagini. - MASCHERE APOTROPAICHE in una antica FONTE - ABBEVERATOIO - SORGENTI di acque per cure epatiche.
POLSI - SANTUARIO
DELLA MADONNA DELLA MONTAGNA
Cunicolo. Condotta rcalizzata agli inizi di questo ยงecolo Pet garanthe I'irigazione nella vallata della
liumara S. Pasquale.
Splendore di luci e di coloti
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.'1
PlanimelrĂŹa del centrc abitata
S. Pasquale o Deri