PREZZO €3,50 COPIA GRATUITA
EDIZIONE FEBBRAIO 2019
ANNO 11 - NUMERO 01
NUMERO NOVANTASETTE
PANTHEON
BACANÀL 2019
FRANZ VS FOX La sfida tra i due candidati al ruolo di maschera principe del Carnevale scaligero ha coinvolto, grazie anche ai social, migliaia di veronesi e un pubblico di persone fino a ieri poco attento nei confronti del più tradizionale e colorato evento dell’anno. Sebastiano e Francesco se la giocano sul fil di lana. L'indecisione è massima. Chi alzerà il “piron”?
Chiamaci gratis al numero 800 12 16 16 Visita il sito europe-energy.it/pantheon
3
FEBBRAIO 2019
DI MATTEO
SCOLARI
EDITORIALE
La bella storia di questo mese, la prima del 2019, arriva da Lugo di Valpantena. A raccontarcela sulle pagine cartacee e digitali della nostra testata è la giornalista e collega Miryam Scandola che lo scorso 12 gennaio ha incontrato al bar Mr Willy Cafè, Moussa, ragazzo di 29 anni originario della Costa d’Avorio. Arrivato in Sicilia nel 2016 dopo aver affrontato il viaggio della speranza nel Mediterraneo, Moussa è stato smistato e assegnato al centro di Costagrande. Una volta entrato nella struttura sopra le colline di Avesa, il giovane si è dato subito da fare «per ringraziare l’Italia di averlo salvato»: ha iniziato a frequentare i corsi di lingua italiana organizzati dalla cooperativa che lo aveva in affidamento, poi, grazie a un’iniziativa del Comune di Grezzana e da un’idea del consigliere Ilario Bombieri, ha preso parte ai lavori socialmente utili sul territorio comunale. La serietà e l’impegno sul luogo di lavoro sono stati apprezzati anche da un’azienda della zona in cui l’ivoriano ha svolto uno stage prima di essere assunto con regolare contratto a tempo indeterminato. Favola a lieto fine? Non proprio, o meglio, non ancora. Nonostante Moussa abbia un lavoro (che pochi italiani sarebbero disposti a fare), uno stipendio, un’abitazione di cui paga l’affitto e condivisa con altre due persone che hanno seguito il suo stesso percorso e che hanno preferito rimanere anonime, il giovane ha dovuto ricorrere in appello contro la prima sentenza che lo vede nella lista delle persone da rimpatriare. Intanto in paese, a Lugo, c’è già chi gli vuole bene, chi con lui ha stretto amicizia e vorrebbe far di tutto affinché la vicenda si concluda con un esito positivo. A partire dallo stesso consigliere Bombieri. In fondo siamo in Valpantena, territorio che ha conosciuto i fasti dello sviluppo e del benessere economico negli anni Settanta e Ottanta, nel settore lapideo, dove senza il contributo di cittadini immigrati impiegati per anni nelle segherie del marmo non si sarebbero raggiunti risultati così importanti.
“IO DEVO STUDIARE SODO E PREPARARE ME STESSO PERCHÉ PRIMA O POI VERRÀ IL MIO MOMENTO” ABRAHAM LINCOLN
Secondo le statistiche diffuse su un articolo di Open, il nuovo giornale online che ha tra gli ideatori e tra i finanziatori il direttore Enrico Mentana, scritto da Francesco Seghezzi, direttore generale della Fondazione Adapt, e ripreso in un pezzo sul Corriere a firma di Ferruccio De Bortoli, in Italia ci sarebbero migliaia di posti di lavoro (fonte: dati Excelsior Unioncamere) che non richiedono elevate qualificazioni e quindi aperte a chiunque. «I ristoranti richiedono, in questo mese di gennaio, 11 mila camerieri. In 23 casi su 100 non si trovano… Introvabile al 97 per cento il cuoco pizzaiolo. E così gli addetti alle pulizie negli edifici. Ma anche agenti immobiliari, promotori commerciali, che non sono lavori così umili e disagevoli». I centri per l’impiego, oggi, intermediano meno del 3 per cento del mercato del lavoro. Forse parte dei fondi dello Stato andrebbero destinati lì, piuttosto che al reddito di cittadinanza. Sempre a Grezzana ha preso vita nel 2016 lo Sportello unico del lavoro, da settembre del 2018 condiviso con i comuni di Cerro, Roverè, Bosco Chiesanuova ed Erbezzo. Al 31 dicembre sono state 173 le persone che si sono rivolte a questo servizio gratuito e che hanno seguito percorsi di formazione e di riqualificazione professionale. 75 di loro (65 per cento italiani, 35 stranieri) hanno trovato una nuova opportunità lavorativa rimboccandosi le maniche. Un po’ come hanno fatto Moussa e i suoi due amici. Il vero processo di integrazione parte da qui, dalla volontà, personale, ma anche politica, di trovare delle soluzioni concrete, condivise, realistiche.
matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo
500 milioni alle aziende con crediti verso la P.A.
Meno ritardi e piĂš liquiditĂ : un programma di acquisto dei crediti commerciali vantati dalle aziende nei confronti della Pubblica Amministrazione
*Messaggio pubblicitario con finalitĂ promozionali: per maggiori informazioni recarsi in Filiale o visitare il sito www.lavalsabbina.it
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 28/01/2019
5
Indice
56
ISPIRAZIONI MUSICALI
58
IL FIORE DELL’ARTE
68
STORIE DI STORIA
IN COPERTINA Il carnevale tra Franz e Fox
12
A TU PER TU con Giovanni Allevi
14
MOUSSA che dopo Costagrande ha trovato lavoro
69
BELLEZZA AL NATURALE
16
IL REDDITO DI CITTADINANZA, spiegato
74
RUBRICA PET
18
Sì TAV, l'infrastruttura attesa
20
VERONA SUL LETTINO, insieme a Freud
75
IN CUCINA CON NICOLE
22
AMORI DIFFICILI che non lo erano, la storia di due bimbi
24
DONNE E LAVORO, la conciliazione mitologica
78
L’OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA
36
LE EPIGRAFI, quegli "SMS" di pietra
44
CAVEDO e la sua vita sempre circense
46
MASSIMO, il buon samaritano delle auto
52
IL SOFTAIR e del perchè è un (vero) sport
OSTR IL N O
6
M
O UR
D I G I U L I E T TA
A pa g. 63 Scop ri le dichi araz ioni d’am ore d ei lettor i
IL NOSTRO REPORTAGE DAL MOZAMBICO da pag.28 ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 320 9346052 - REDAZIONE@VERONANETWORK.IT
ERRATA CORRIGE
A pagina 48 del numero 96 di Pantheon (dicembre-gennaio 2019) è stato scritto per errore «Enrico Spiaggiari» anziché Spaggiari. La didascalia della foto centrale recita Kim Clarck invece del corretto Jim.
DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI
REDAZIONE E COLLABORATORI
DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, MARCO MENINI, GIORGIA PRETI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI FEBBRAIO 2019 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA,VALENTINA BAZZANI, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, GIORGIA CASTAGNA, DANIELA CAVALLO, EMILIANO GALATI, FEDERICA LAVARINI, FRANCESCA MAULI, ANDREA NALE, EMANUELE PEZZO, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, PAOLA SPOLON, TOMMASO STANIZZI, GIOVANNA TONDINI, MASSIMILIANO VENTURINI, MARCO ZANONI. FOTO DI COPERTINA MARCO MENINI - PROGETTO GRAFICO VINCENZO AMMIRATI SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111
PER LA TUA PUBBLICITÀ SU PANTHEON
045 8650746 MARKETING@VERONANETWORK.IT
IN COPERTINA I DUE ASPIRANTI PAPÀ DEL GNOCO
6
CHI ALZERÀ IL “PIRON COL GNOCO”? È la domanda che migliaia di veronesi si stanno facendo da settimane. L’avvincente sfida tra Sebastiano Ridolfi e Francesco Gambale per aggiudicarsi lo scettro principe del Carnevale veronese è alle battute finali. Comunque vada, entrambi i candidati hanno avuto il merito di rilanciare a modo loro il Bacanàl, coinvolgendo un pubblico nuovo, anche grazie a un’intensa attività sui social.
C
OME IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA. Così diversi, eppure così uguali nel rappresentare lo spirito del Carnevale veronese. Sebastiano Ridolfi, 36 anni, al secolo Fox, e Francesco Gambale, 47 anni, detto Franz, sono i protagonisti assoluti di questo 489° Bacanàl che entrerà nel vivo il 10 febbraio prossimo con l’elezione del nuovo Papà del Gnoco. Dal giorno della loro candidatura ufficiale, validata dal Senato riunitosi nella storica sede di Porta San
Zeno il 30 dicembre scorso, i due contendenti hanno dato vita a una campagna elettorale vivacissima, spinta ancora di più da un tam-tam mediatico, in particolare sui social, di cui non si hanno ricordi. Sia Fox che Franz sono molto amati e conosciuti in città, anche per il loro lavoro che li porta a stare sempre in mezzo alla gente: impegnato nell’ambito digitale con la sua azienda, la Bentobox, e speaker radiofonico il primo, cameraman da oltre 25 anni e operatore di Telearena il secondo. «La radio è una mia grandissima passione – ci racconta Sebastiano Ridolfi – così come l’impegno nel sociale che porto avanti da tempo, in particolare per rivendicare i diritti civili e la tutela delle minoranze, ovvero di coloro che si vedono negati i diritti fondamentali». Gay dichiarato e attivista lgbt, Fox ha ricevuto critiche pesanti per il suo orientamento sessuale ottenendo di risposta numerosi messaggi di solidarietà, anche dal suo avversario Franz, rammaricato per gli attacchi personali che, tra l’altro, «sono di natura politica e nulla hanno a che vedere con il Carnevale». Fox non si è fatto scoraggiare, anzi. La
DI MATTEO SCOLARI
7
sua idea del Bacanàl, qualora vincesse, è di una festa allargata: «Il Carnevale vorrei aprirlo il più possibile. È una tradizione antica e come in tutte le tradizioni la cosa più sbagliata che puoi fare è il copia incolla del passato. - prosegue Fox - La tradizione è un qualcosa che si reinventa di continuo: quest’anno ci saranno un sacco di persone che verranno a votare per la prima volta in Piazza a San Zeno e penso che lo faranno anche perché hanno visto in me un candidato diverso, e non diverso nel senso che rappresenta una minoranza, ma diverso perché rappresenta tutti. Il mio primo impegno sarà, in ogni caso, contro il bullismo». Avvicinatosi al carnevale quasi per scherzo lo scorso anno, Sebastiano ammette la minore esperienza rispetto al rivale, ma non la minor voglia di vincere la sfida: «Certo, ho meno esperienza di Franz per quanto riguarda la tradizione, ma il mio Donald Trump che ho impersonato al “Venerdì gnocolar” con tutta la sua famiglia e con un programma elettorale che prevedeva la costruzione di un muro sulle Torricelle contro i vicentini clandestini, ha avuto un successo incredibile – prosegue Ridolfi – Una satira della propaganda del presidente degli Stati Uniti che fu molto apprezzata anche dagli stessi abitanti di Vicenza. Da allora un pezzo di Trump è rimasto dentro di me e da lì è nata l’idea di candidarmi a Papà del Gnoco. Quella volta scippammo la visibilità al Bacanàl, quest’anno
Sebastiano Ridolfi, in arte Fox, nei panni di Donald Trump assieme a tutta la famiglia presidenziale
vorremmo esserne parte in veste ufficiale».“La gnocca piace a molti, lo gnocco piace a tutti”. Questo lo slogan di Fox che accompagna la sua campagna elettorale: «Il mio obiettivo, come ho detto poco fa, è di reinventare la tradizione, non certo di sconvolgerla o di distruggerla. Anche perché si sta già reinventando: una volta solo i sanzenati votavano al Bacanàl, poi è stato aperto alle donne a fine anni Settanta, poi a tutti i cittadini e, infine, anche a i non veronesi. Penso che un candidato atipico come il sottoscritto possa rappresentare un ulteriore passo avanti verso questa direzione».
GUARDA IL VIDEO
«È una tradizione antica e come in tutte le tradizioni la cosa più sbagliata che puoi fare è il copia incolla del passato» Fox SPAZIO PUBBLICITARIO
SixTeen trattoria birraia villafranca di verona
per info
loc. madonna di prabiano 0456302553
seguici su facebook
Specialità
Carne alla Griglia Hamburger Primi Piatti
Il Comizio dei Candidati
8
L’esilarante presentazione ufficiale dei due candidati, con le arringhe dei rispettivi avvocati, andrà in scena il 4 febbraio nella chiesa di Santa Maria della Giustizia Vecchia (San Zeno). Le elezioni saranno il 10 febbraio, dalle 8 alle 13 in piazza San Zeno. Possono votare tutti i maggiorenni anche non veronesi e il Papà del Gnoco sarà incoronato il 12 febbraio. La sfilata del Venerdì Gnocolar sarà il primo marzo.
9
Carrera Store di Verona e provincia
Verona Via Roma, 29 - T 045 4575693 Stallavena Via Prealpi, 26 - T 045 907095 Ci trovi anche a: Legnago Via Luciano Lama, 3 - Villafranca V.le del Lavoro, 1B S.G. Lupatoto Via Garofoli, 207 - Affi Cc Grand’Affi Shopping Center San Bonifacio Via Villanova, 74 - Caldiero SR11 Via San Pietro, 1 Shop Online www.carrerajeans.com
10
A PARLARE DI EVOLUZIONE del Bacanàl è anche Francesco Gambale, il candidato numero due. Innamorato della sua, e della nostra, città, anche per la professione che svolge, il cameraman, che gli permette da 25 anni a questa parte di viverla in tutte le sue sfumature, istituzionali, politiche, economiche e sportive. E proprio nel mondo sportivo, in particolare nel calcio, Franz sa di avere un alleato in più nella sfida del prossimo 10 febbraio: il popolo dell’Hellas. «La comunità gialloblu è una grande famiglia. – spiega
Francesco – Con i “butei” ho vissuto momenti di gioia e qualche momento anche meno felice dal punto di vista calcistico, ma l’unione che c’è tra i tifosi del Verona è qualcosa di indescrivibile. Tifo Hellas da quando sono bambino e in questo ambiente sono nate amicizie profonde, intense e quanto mai vive». Tra le passioni di Gambale anche il mondo anglosassone: «Ho una figlia adolescente che amo con tutto il mio cuore che si chiama Victoria, come la regina d’Inghilterra. – prosegue Franz – Gli inglesi sono concreti, a differenza di noi italiani che parliamo tanto, gesticoliamo, insultiamo le persone…gli inglesi agiscono e poi ti spiegano eventualmente il perché. Questo aspetto della loro cultura mi piace tanto». “Ghe ne femo un carneval” è il motto del candidato numero due: «È uno slogan che mi ha suggerito mio fratello. – racconta Franz – Mi è piaciuto subito perché incarna l’idea che ho di questo evento così importante per la città, ovvero l’idea di viverlo in maniera folle, nel senso buono del termine, con gioia, entusiasmo, partecipazione della gente così com’era una volta, senza dimenticare lo sguardo verso il sociale, ambito a cui sono molto legato». A differenza di Sebastiano Ridolfi, Francesco Gambale ha una grande esperienza del Bacanàl, che affonda le radici negli anni Novanta: «Frequento il Carnevale da 25 anni, da quando saltai una messa in Basilica a San Zeno attratto dai festeggiamenti in piazza per l’elezione del Papà del Gnoco. Fu un colpo di fulmine. Da allora non me ne sono perso uno, anzi, grazie sempre al mio lavoro, sono andato molte volte all’estero a seguire i carnevali di mezza Europa». Tornando alle critiche piombate addosso a Fox per il suo outing, Franz solidarizza con l’avversario: «Mi dispiace che Sebastiano sia stato attaccato su quel piano. È una chiara strumentalizzazione politica e la
La prova d'abito Venerdì 25 gennaio Fox e Franz hanno provato, come da tradizione, il vestito del Papà del Gnoco. Un passaggio necessario per prendere le misure e arrivare al giorno dell’incoronazione con l’abito cucito su misura. A proposito dell’abito: per indossarlo occorre almeno una mezz’ora e il rito richiede l’aiuto di un cerimoniere. Vestire i panni di Sire del carnevale è davvero una cosa seria, non solo in senso metaforico. Quando vediamo sfilare il Papà del Gnoco, sgargiante nell’abito che alterna avorio e rosso, con il cappellone in testa e la forchetta con gnocco in pugno, pieno di trine e merletti, non immaginiamo nemmeno la cura e della ricchezza di particolari, tutti con un loro significato, che questa veste possiede.
11
politica, a mio avviso, deve rimanere fuori dal Bacanàl. Più carnevalanti e meno politicanti mi verrebbe da dire. Credo che la vita vada vissuta con più leggerezza, personalmente mi ritengo una persona aperta pur avendo le mie idee, anche politiche, che però devono rimanere fuori dal carnevale». «Questa campagna elettorale è diversa dalle altre. – conclude Franz – Sia io che Fox pensiamo di poter portare persone nuove in piazza rispetto al passato e anche per questo l’evento del prossimo 10 febbraio sarà più grande e più vario rispetto a quelli visti negli ultimi anni. Persone che non si erano mai interessate fino a questo momento al Bacanàl e che magari se ne innamoreranno: questo è il mio obiettivo e anche il mio sogno».■
L'origine del Bacanàl Risalente al tardo medioevo, il Carnevale di Verona affonda le sue radici ai tempi di Tommaso da Vico, medico del XVI secolo che lasciò nel suo legato testamentario l’obbligo di distribuire annualmente alla popolazione del quartiere di San Zeno, colpite tra gli anni 1520 e 1531 da eventi funesti che ne provocarono una carestia senza precedenti, viveri ed alimenti. Tra questi anche gli gnocchi. www.carnevaleverona.it
«ll Carnevale bisogna viverlo in maniera folle, nel senso buono del termine, con gioia, entusiasmo, partecipazione della gente così com’era una volta, senza dimenticare lo sguardo verso il sociale» Franz
La barba. È fatta in lana di bufala, ogni volta può essere lavata e pettinata. Soltanto Fox
ne avrà bisogno qualora vincesse. Franz ce l’ha già, tutta al naturale. C’è chi lo ha sentito confessare di essersela fatta crescere proprio per questo attesissimo appuntamento con la storia della tradizione veronese.
12
A TU PER TU CON GIOVANNI ALLEVI
LA MUSICA È EQUILIBRIO ANCHE SE ESCE DA UN FLAUTO DI PLASTICA
Foto di Riccardo Spina
Il pianista e compositore marchigiano ha appena terminato l’Equilibrium Christmas tour (la versione natalizia del tour per promuovere l’ultimo album). Ha girato l’Italia, con l’Orchestra Sinfonica Italiana, per musicare il suo “sbilanciamento”. Siamo andati a Riccione per incontrare lui e «la strega capricciosa» della quale è follemente innamorato, la musica.
D
UE ANNI FA, in un giorno come un altro, Giovanni Allevi si accorge di non riuscire ad allacciarsi una scarpa rimanendo in equilibrio su un piede solo. In quel momento l’artista realizza di aver perso l'equilibrio su tanti aspetti della vita, tra i quali anche la composizione musicale. «Così sono fuggito su un’isola dell’Atlantico, che tengo segreta, per comporre la musica raccolta in Equilibrium – spiega Allevi - In realtà il meglio l’ho sempre dato quando ho perso l’equilibrio. Per me non è uno stato di pace da raggiungere ma una condizione in movimento». Una bilancia instabile definisce, non a caso, anche il suo nuovo album. L’anima classica e quella rock si fondono nel suo Equilibrium, progetto che ha visto la partecipazione anche del virtuoso pianista americano Jeffrey Biegel. Com’è andato l’Equilibrium Christmas Tour? È stato un tour magico, molto caloroso, durante il quale mi sono ritrovato ad avvicinare ver-
tiginosamente la gente, la platea, all’orchestra sinfonica, fino a far dirigere Mozart ad una persona scelta a caso tra il pubblico. Ho anche eseguito io stesso il mio concerto per flauto dolce e orchestra, con un flauto di plastica da 12 euro, quello delle medie, considerato il più umile degli strumenti. Ho portato sul palco con me giovani musicisti bravissimi, magari sconosciuti ai più… Insomma, sento agitarsi nel mio cuore uno spirito rivoluzionario, un impeto che mi fa prendere le distanze da quell’aspetto elitario e impagliato della musica classica, che vedo farsi sempre più lontano dalla realtà e dalle vere aspirazioni della gente. Cosa significa per lei la parola equilibrio? Ciò che davvero conta è perdere l’equilibrio, sbilanciarsi. I tempi sono maturi per uscire fuori dalla consuetudine ed iniziare a pensare in maniera diversa. Tornare a mettere al centro della cultura le persone che vivono oggi, i loro slanci, i loro sogni, il frutto della loro immagi-
DI VALENTINA BAZZANI
13
nazione. Ad esempio, nessuno ascolta i giovani, quello che hanno da dire, perché siamo portati a pensare che il passato sia la culla della magnificenza. Nel suo libro L’equilibrio della lucertola perdere l’equilibrio diviene l’occasione per scoprire nuove verità… Tante volte nella nostra vita siamo tentati di perdere l’equilibrio, ma subito torniamo nei nostri schemi abituali per paura del giudizio. Il libro ci aiuta a far pace con noi stessi, ad accettare i nostri squilibri, i momenti di follia. Non me lo sarei aspettato, ma c’è un popolo del tormento che si è riconosciuto nelle mie parole. Com’è iniziata la sua storia d’amore con la musica? Da sempre immagino la musica come una strega capricciosa, della quale sono follemente innamorato. Lei non ricambia le mie attenzioni, se non raramente, concedendomi una manciata di note, e nonostante ciò, le rivolgo una dedizione assoluta. Qualche volta mi fermo a pensare a cosa rap-
presenti davvero per me: qualcosa di misterioso, che custodisce il segreto del senso della mia vita e del mondo attorno a me; qualcosa verso cui progressivamente mi avvicino, senza mai possedere pienamente. Comporre musica è come scandagliare mondi sconosciuti, andare sempre più a fondo nel cuore dell’essere umano. Chi è Giovanni Allevi oggi? Non riesco a capirlo. Sarei una persona più che normale, eppure il sogno, l’immaginazione, l’intuizione spesso prendono sopravvento sulla mia lucidità. Di una cosa sono certo: pur essendo molto timido, voglio un bene dell’anima alla gente, e credo che questo si percepisca.■
GUARDA IL VIDEO
«Sento agitarsi nel mio cuore un impeto che mi fa prendere le distanze da quell’aspetto elitario e impagliato della musica classica, che vedo farsi sempre più lontano dalla realtà e dalle vere aspirazioni della gente» Foto di Massimo Volta
14
DOPO COSTAGRANDE, È STATO ASSUNTO
LA STORIA DI MOUSSA, NIENTE DI PIÙ Sta in affitto, in un appartamento a Lugo, nel Comune di Grezzana. «Faccio bancali», risponde il giovane ivoriano quando gli si chiede cosa riempie le sue giornate in attesa del verdetto che dirà se può o meno restare in Italia. Due mesi fa Moussa è uscito dal Centro di accoglienza straordinaria di Costagrande. Dopo un tirocinio gratuito in un’azienda della zona, è stato assunto con un vero contratto. Ha amici italiani, come Ilario. Nella sua casa non appende quadri. Non sa se gli sarà concesso il tempo di guardarli.
C
I PENSA IL SUO ITALIANO limpido, sempre articolato con precisione, a sgretolare le polemiche piccole come quelle di rito. Quando non si ricorda una parola se la fa dire, la ripete tre, quattro volte, quasi per stringerla e affidarla con sicurezza al suo dizionario interiore. Ha 29 anni e non se la sente di comprare un quadretto con un paio di fiori per dare un senso di casa all’appartamento che divide con altri due coetanei, anche loro assunti con regolare contratto in aziende locali. Non lo fa per una ragione che è disegnata dal fatalismo e dalla scaramanzia. Perché è dura arredarsi una vita qui per poi vedersela scomporre dalla decisione del giudice. Per la stessa ragione, quasi per una timidezza auto-punitiva, non voleva farla questa intervista. È affranto da quel che ha letto nell’ultimo ricorso per la sua richiesta di asilo. Le sue speranze sono diventate brevi, non possono posarsi su alcun progetto finché non arriverà un altro esito, questa volta definitivo, dell’appello. Parlarne con i giornali, lo sa, non cambierà le cose, non modificherà di un millimetro la scelta finale di chi è chiamato a decidere. Ma serve una versione parallela alla narrazione univoca che sembra imperare: consegnare la sua storia, per questo ventinovenne della Costa D’Avorio, vuol dire semplicemente «far capire che siamo persone, e come tutti, alcuni sono furbi, altri, invece,
sono gentili». Lo dice con l’onestà di uno che ha vissuto anche le fasi più difficili di Costagrande, di quando si era arrivati, tre anni fa, a capienze limite (500 persone), tra caldo, attese e spazi ridotti da far impazzire. Aveva la pagella con i suoi bei voti cucita in tasca il ragazzino maliano, morto in mare e diventato, in questa attualità ferita, icona della tragedia umana in atto. Si era portato dietro l'unico certificato di buone intenzioni che nei suoi 14 anni scarsi poteva produrre. Un attestato cartaceo di bontà per non essere travisato. Allo stesso modo, con il suo italiano rifinito e il suo impegno costante nel lavoro, Moussa cerca, ogni giorno, di crearsi le referenze per non essere frainteso. È ARRIVATO IN SICILIA nel 2016, da lì è stato smistato a Costagrande dove è rimasto fino a due mesi fa quando è uscito. Ora abita a Lugo. Dal lunedì al venerdì («ma quando serve, anche il sabato mattina») lavora come operaio. Ha un contratto di cinque anni. Vero, normale. E quindi paga l’affitto, fa la spesa a fine giornata, stanco come lo siamo tutti. Ma perché Moussa è stato assunto e i suoi coetanei italiani hanno così difficoltà a riuscirci? L’obiezione facile e facinorosa si risolve in una risposta semplice. Ha fatto uno stage gratuito. Durante quei mesi ha lasciato che a descriverlo fosse la sua serietà, niente di più. Pri-
DI MIRYAM SCANDOLA
15
Con il suo italiano rifinito e il suo impegno costante nel lavoro, Moussa cerca, ogni giorno, di crearsi le referenze per non essere frainteso
GUARDA IL VIDEO
ma, quando stava a Costagrande, c’è sempre andato ai corsi organizzati dalla cooperativa Tinlè che ha gestito per anni l’aspetto di mediazione socio-linguistica culturale del centro di Avesa. Servizi poco conosciuti – che esulano dalla mera erogazione del vitto e dell’alloggio – volti a creare veri ponti con il tessuto locale perché è il lavoro il metodo di integrazione più efficace. Formazione scolastica, tirocini professionali: un programma di accoglienza che con il decreto sicurezza è stato reciso un aspetto dopo l’altro (sono stati, infatti, ridimensionati i fondi alle cooperative da 35 euro ad un massimo di 19/26 euro a persona). Moussa è stato uno dei richiedenti asilo che ha partecipato al programma di lavori socialmente utili organizzato dal Comune di Grezzana perché «in qualche modo volevo dire grazie all’Italia che mi ha accolto». Lì, mentre sistemava strade e tagliava erbacce, ha conosciuto un amico, Ilario Bombieri (tra l’altro consigliere comunale nel paese della Valpantena). Ora la loro amicizia ha il privilegio della quotidianità. Insieme passeggiano, «fanno cose italiane», pensano il meno possibile ai numeri delle domande di asilo rifiutate, dinieghi cresciuti in maniera importante con l'abolizione della protezione umanitaria sull’onda del decreto Salvini. Moussa, intanto, rinchiuso nella più angusta delle attese, lavora, aspetta e continua a non comprare quadretti.■
Sopra Moussa Bamba. Nella foto sotto alcuni richiedenti asilo del CAS di Costagrande impegnati nei lavori socialmente utili con Ilario Bombieri
16
COSA SAPERE, IN SINTESI
DISSERTAZIONE BREVE SUL REDDITO DI CITTADINANZA
È stato il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale, suscitando dibattiti, ilarità, scontri e molte fake news. Entrerà in vigore nei prossimi mesi.
Abbiamo pensato di fare una chiacchierata con Donata Gottardi, docente di Diritto del Lavoro alla Facoltà di Giurisprudenza di Verona, per mettere in luce che cosa potrebbe significare, e non, questo provvedimento. Prof.ssa Gottardi, dov’è la maggiore confusione? Ad oggi, le informazioni sono molto frammentate e ancora si fa fatica a capire cosa sarà questo reddito di cittadinanza. Spesso si fa confusione con il reddito di inclusione sociale (REI), già in vigore in Italia. Ci sono vari modelli di reddito di cittadinanza nei Paesi europei e anche le proposte che circolano in Italia sono molto diverse. È strano, poi, che si continui a parlare di una trattativa con l’Unione europea: se si vanno a vedere le ultime raccomandazioni che arrivano dall’UE ai vari Paesi si vede che, anche nel 2018, l’Unione europea chiede all’Italia di inserire il reddito di cittadinanza. Quindi, dire che questa è una trat-
tativa con l’UE non è dire le cose come stanno: è l’Unione europea che ha sottolineato come, a fronte di tanti poveri, l’Italia è senza reddito di cittadinanza. Quali sono le criticità in Italia per la definizione del RdC? Sicuramente il fatto che non abbiamo ancora una definizione di reddito minimo e retribuzione minima: ci sono persone che lavorano tantissimo, soprattutto nei subappalti, arrivando a malapena a raggiungere gli 800 euro al mese, e dunque sfiorando la cifra di cui si parla per il reddito di cittadinanza, cioè i 780 euro al mese. Questo dato di fatto è un pesante elemento di contraddizione. A suo avviso, ci saranno delle novità sul piano legislativo? Se il RdC fosse legato all’inserimento lavorativo,
DI FEDERICA LAVARINI
17
non ci sarebbe nulla di nuovo: nel 1997 è entrato in vigore il reddito minimo di inserimento e, nel 2000, l’obbligo di risposta ad un’offerta lavorativa. Ci sono state varie esperienze, alcune positive, altre negative e, tra queste, le più negative sono quelle legate al lavoro nero. Il problema è che non siamo ancora riusciti ad attuare quei provvedimenti.
Donata Gottardi
C’è il pericolo che si restringa la possibilità di diventare cittadini italiani? Si tratterà di capire come ne usciranno sull’identificazione dei soggetti. L’UE prende atto che ogni Stato ha un suo welfare state, tuttavia la maggior parte della giurisprudenza è contraria a porre dei limiti troppo alti: è sufficiente la regolare residenza e il permesso di soggiorno. Quali sono i criteri per cui l’Ue raccoman-
da il RdC? L’Ue non fa una classificazione tra Paesi ricchi e Paesi poveri, ma tra Paesi con alto tasso di reputazione spendibile – luoghi dove non si ci si può permetter di avere un reddito lavorando in nero, dove c’è una comunità che si autoregola, capace di capire che cos’è una reputazione e che non si permetterebbe mai di uscire dagli standard – e Paesi dove invece ciò è considerato più normale. Questo è uno dei problemi endemici dell’Italia: l’alto tasso di disoccupazione da corruzione è tra i nostri peggiori mali. Il vero reddito di cittadinanza sarebbe nei confronti della persona così povera da non avere nemmeno le risorse per mettersi in moto per cercare un lavoro, quello che va ad intervenire sulle situazioni veramente ai margini, perché non è accettabile che ci siano persone che muoiono di fame nella nostra Italia.■
«Il vero reddito di cittadinanza sarebbe nei confronti della persona così povera da non avere nemmeno le risorse per mettersi in moto per cercare un lavoro»
SPAZIO PUBBLICITARIO
CERCHI IL COMMERCIALISTA DI FIDUCIA? MERCATI ESTERI CONTROLLO COSTI FINANZIAMENTI RICERCA & SVILUPPO MARKETING E VENDITE Cerchi una persona di fiducia ed esperta che ti accompagni nel tuo business con funzioni tipiche di un "Direttore Generale"?
OGGI C’È! Benedini Dott. Donato Dottore Commercialista 328 9026905
18
L’INFRASTRUTTURA ATTESA E CONTESA
TAV, A CHE PUNTO SIAMO «La Tav va assolutamente fatta, anche perché costa più non farla che farla. Sto ancora aspettando questa benedetta analisi costi-benefici, di cui non ho ancora visto una pagina». A dirlo apertamente anche il 24 gennaio è il vicepremier Matteo Salvini, unico esponente del governo ad appoggiare la realizzazione dell’alta velocità. DI MASSIMILIANO VENTURINI
L
O SCORSO 12 GENNAIO a Torino il fronte Sì Tav ha portato in piazza altre 30 mila persone, bissando il successo del precedente evento dello scorso 10 novembre. La missione del promotore Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi ha portato alla luce le istanze trasversali dell’Italia delle imprese e delle associazioni che chiedono di investire nella Tav e nelle infrastrutture per rilanciare l’economia, specialmente al Nord. Anche il Comitato Veneto Sì Tav ha partecipato all’iniziativa di gennaio, ribadendo la volontà di creare una rete nazionale dei vari comitati che sostengono a livello locale l’opera contestata. Nel frattempo, i cinquestelle temporeg-
giano nonostante l’avvenuto deposito comunicato lo scorso 9 gennaio dal prof Marco Ponti (teorico del no) della fantomatica “analisi costi benefici”. Nessun commento dall’esecutivo, che addirittura parla «solo di una bozza» del testo. Il ministro Toninelli nei giorni scorsi ha comunicato all’agenzia Reuters che la decisione finale verrà presa prima delle elezioni di maggio. Il ministro ai Trasporti esclude che la discussione sulla Tav possa portare alla crisi di governo. Sicuramente le due formazioni della maggioranza cercano di fare buon viso a cattivo gioco. La ferrovia Torino–Lione (o Nuova Linea Torino–Lione), impropriamente definita anche come TAV (Tratta ad Alta Velocità) è una linea ferroviaria
GUARDA IL VIDEO
19
internazionale di 235 km per il trasporto merci e passeggeri che affiancherebbe la linea storica esistente fra le due città. Il progetto, nato negli anni Novanta dal 2005, è sviluppato come parte del programma di reti transeuropee TEN-T. Tra il 2001 e il 2012 il governo italiano e quello francese hanno stilato una serie di accordi che hanno portato ad individuare per l'opera tre sezioni: una tratta internazionale, realizzata e gestita dalla società a partecipazione italo-francese TELT e di cui l'UE coprirà parzialmente i costi. Il percorso è costituito sostanzialmente da una nuova "galleria di base" a doppia canna lunga 57 km (originariamente 52 km) tra Susa e Saint-Jean de Maurienne in terra francese. Due tratte nazionali (circa 175km totali), a spese dei singoli Stati, estese da un lato fino a Torino e dall'altra fino a Lione, da realizzare e gestire da RFI e SNCE.
PER LA PARTE TRANSFRONTALIERA del progetto, a fine 2018, su un totale di 162 km, risultavano scavati circa 25 km di gallerie tecniche, tra cui i primi 6 km del futuro tunnel di base del Moncenisio. A giugno 2019 saranno completati i primi 9 km in asse e dello stesso diametro «della galleria del tubo Sud dove passeranno i treni in direzione dell’Italia». Il commissario di Governo per l’Alta Velocità Paolo Foietta ha stimato che interrompere i lavori per l’alta velocità costerebbe all’Italia oltre 2 miliardi in rimborsi e indennizzi, in aggiunta al contenzioso legale che ne seguirebbe. Senza contare il danno che deriverebbe al progetto dall’assenza della sezione internazionale italofrancese. «Ora tocca alla politica» ha chiosato il prof. Ponti dopo la consegna del documento. La Lega ha ribadito che in caso di veto da parte dei cinquestelle «sarà la volontà popolare a decidere». Nel frattempo, i lavori continuano.■
SPAZIO PUBBLICITARIO
SERVIZI DI NOLEGGIO CON CONDUCENTE Trasporti di rappresentanza La massima reperibilità del titolare e la praticità del veicolo messo a vostra disposizione, permettono di rispondere a richieste quali: Servizi aeroportuali Trasporto persone per aziende Trasporto con autista per feste Trasporti per e da discoteche Trasporti con autista per cerimonie
TEL.+39 348 5235690 NOLEGGIO CON CONDUCENTE TATUCCI ALESSANDRO - TAXI PRIVATO - 5/I, Via Del Minatore 37122 Verona Cell. 348 5235690 | noleggioat@gmail.com
20
L’INCHIESTA I VERONESI E I PROBLEMI DELL’ANIMA
SUL LETTINO DI FREUD SI STA SEMPRE COMODI
Dolori e fratture quotidiane rischiano di renderci la vita una corsa a ostacoli. Ecco perché chiedere l'aiuto di uno psicologo non può più essere considerato un tabù.
S
E ANCHE VOI SIETE tra quelli che, non troppo tempo fa, hanno stilato una lista più o meno folta di buoni propositi per il 2019 ma, giunti all’inizio di febbraio, vi scoprite già ricaduti nelle vecchie abitudini, sappiate che non siete soli: una ricerca dell'Università di Bristol mostra che ben l'88% dei buoni propositi di inizio anno fallisce miseramente, nonostante il 52% dei partecipanti fosse molto motivata all'inizio. Regina per eccellenza delle intenzioni positive che carburano ogni inizio, la ricerca della forma fisica sembra essere perennemente in cima alle classifiche quando si tratta di buoni propositi. Eppure, sono ancora pochi coloro che pensano di dedicare la stessa quantità di tempo, o di denaro, ad “allenare” anche la propria psiche. Secondo un'indagine condotta dall'ENPAP, la cassa previdenziale degli psicologi, l’erogazione delle prestazioni psicologiche nel nostro Paese cresce al ritmo del 3-5% annuo, tanto che negli ultimi diciotto anni il volume d’affari della psicologia in Italia è quadruplicato. Ma sarà sufficiente? Certo è che resiste una certa ritrosia a cercare una soluzione per i problemi dell'anima, come ci conferma anche la dottoressa Claudia Bartocci,
psicologa e psicoterapeuta veronese, dovuta ai tanti pregiudizi legati a coloro che decidono di chiedere aiuto: «Regna l'idea di dovercela fare da soli, in tanti pensano che basti la forza di volontà per superare le difficoltà – senza nessuna cognizione del fatto che i problemi spesso nascono da un conflitto tra volontà conscia e inconscia». Attingendo alla sua esperienza, la dottoressa Bartocci ci spiega che: «Ci sono differenze significative tra persone maggiori o minori di trent'anni. Nella fascia di popolazione più adulta, sopra i trent'anni restano attivi molti pregiudizi connessi al rivolgersi a uno psicologo, mentre per le persone più giovani non è più un tabù. In generale, sono le donne in misura decisamente maggiore a rivolgersi a noi». NON A CASO LE DONNE si confermano come una delle categorie più a rischio per quanto riguarda i disturbi psichiatrici, in particolare la depressione, con una probabilità quasi tre volte maggiore rispetto agli uomini. Una donna su quattro, secondo i dati del Ministero della Salute, è a rischio di soffrire di una di queste patologie. Il lavoro, la cura della famiglia, l'assi-
DI CHIARA BONI
21
«Regna l'idea di dovercela fare da soli, in tanti pensano che basti la forza di volontà per superare le difficoltà»
Claudia Bartocci, psicologa e psicoterapeuta
stenza per i parenti malati, il tutto condito da ritmi frenetici e pochi momenti liberi: la vita quotidiana sembra lasciare poco spazio per il benessere della popolazione femminile, che spesso però esita a cercare un aiuto. Sembra essere più semplice, invece, intercettare quella fascia di popolazione più giovane tanto avvezza alle nuove tecnologie: proprio il web, coacervo quotidiano di disagi inflitti o subiti, si trasforma anche nel primo porto sicuro per chi vuole l'aiuto di un professionista. «È significativa la presenza degli psicologi sul web. - prosegue la dottoressa Bartocci - Molti ragazzi usano questo strumento a loro familiare per contattarci, bypassando gli adulti». Ma cosa cercano i ragazzi e le ragazze che oggi sfidano Internet (e una montagna di tabù) per chiedere aiuto ai professionisti della mente? «Il problema generale, che si declina poi in forme molteplici, è la solitudine o la difficoltà relazionale. I giovani sono assolutamente sguarniti in ambito relazionale e affettivo, e spesso non sono in grado di affrontare legami e perdite». In un mondo che cambia e corre sempre più veloce, insomma, anche i sentimenti devono accontentarsi delle briciole: la società odierna ci ha condannati, infatti, al «fast food anche in ambito affettivo». «I cambiamenti troppo rapidi del contesto relazionale sono in assoluto contrasto con il bisogno di radicamento e sicurezza - prosegue la dottoressa Bartocci - Di fronte alle prime fratture, a un abbandono, una perdita o un lutto, i ragazzi si rendono conto di non avere strumenti». A preoccupare di più, però, non sono le persone che decidono di rivolgersi a uno psicologo ma, piuttosto, coloro che pensano di non averne
SPAZIO PUBBLICITARIO
bisogno e finiscono per trasferire sul proprio corpo il loro disagio psichico. Si tratta, questa, di una tendenza in crescita, come osserva Bartocci: «Ci sono persone che si rivolgono al chirurgo estetico o magari al tatuatore, illudendosi che trasformazioni corporee possano promuovere cambiamenti esistenziali. Non a caso l'industria della chirurgia plastica ha fatturati in costante aumento. Ma gli effetti postumi sulla psiche e l'esistenza sono spesso devastanti». Insomma, credersi immuni dal dolore è il primo passo per cadere nella trappola del disagio psicologico. Proprio per questo, una chiacchierata con un terapeuta è da inserire nella prossima lista dei buoni propositi. Senza necessariamente aspettare il prossimo anno.■
22
DUE FAMIGLIE CHE HANNO ADOTTATO BIMBI DISABILI
AMORI DIFFICILI CHE NON LO ERANO Storia di due famiglie della Lessinia. Di un coraggio che si attua senza elemosinare ammirazioni e si sostanzia in cose normali come preparare la colazione e cambiare la posizione nel letto a quel figlio aggiuntivo che non potrà mai muoversi da solo. DI MIRYAM SCANDOLA
N
ON ABBIAMO FOTO, non diremo chi sono questi due bambini e non useremo neanche i nomi veri delle due coppie di genitori che li hanno accolti nella loro biografia familiare. Per ragioni che non sono legate tanto ai perimetri della legge, quanto a quelli di una modestia che prova disagio a dire tutto il bene che fa. Solo la bontà più pura si pone il problema di essere fraintesa, di ridursi ad esercizio di vanteria. E queste due famiglie, che abbiamo incontrato un sabato pomeriggio, con una crostata ai frutti di bosco al centro del tavolo, questa elevatezza d’animo l’hanno scelta ormai da anni. Edoardo gioca per terra, su un tappeto morbido, quasi scontato correlativo oggettivo di ogni infanzia felice. Attorno lo circonda il suo esercito di animali di plastica. Ora ha sei anni. È stato abbandonato alla nascita quando i genitori naturali hanno scoperto che aveva la sindrome di Down. È nato la mattina e si è svegliato il pomeriggio. Solo. In ospedale l’hanno tenuto i dieci giorni previsti: in quel breve interludio tutto può ancora dirsi, madri e padri impauriti da una vita troppo fragile che viene loro attribuita, potrebbero ripensarci, potrebbero tornare. Non è successo: Edoardo,
ad appena 45 giorni, è stato dato in affido a Chiara e a Mario. All’epoca avevano già i loro quattro figli biologici ai quali si aggiungeva, di volta in volta, qualche nuovo bambino affidato. Con questo piccolo fagottino arrivato, hanno affrontato i giorni, uno dietro l’altro, numeri incalcolabili di settimane passate a nutrirlo solo con un sondino. Poi hanno deciso di avviare le pratiche per l’adozione. E ora questo bimbo, che eroga bacini e sorrisi, si affaccia dal suo mondo di animaletti e chiede un bicchiere di succo. «Li abbiamo sempre ammirati a distanza», guardando Chiara e Mario creare una quotidianità ricca e riuscita per il loro Edoardo, tra corsi in piscina, pianoforte e piccoli progressi, i loro vicini di casa, Fernanda e Alessandro, hanno preso una decisione grande. NIENTE DELLA VITA DI MICHELE, 3 anni e mezzo appena, è reversibile. Non vede e non vedrà, non parla e non parlerà. Fernanda e Alessandro, già mamma e papà, anche loro, di quattro figli, ogni giorno si svegliano e iniziano la giornata con la routine scardinata e rinnovata che lui, con il suo arrivo, ha introdotto. È dipendente in tutto e lo sarà per sempre. Qual-
23
che volta, escono a fare delle passeggiate, ma più che altro d’estate, perché d’inverno «non può prendere freddo». È delicato ogni aspetto della vita di Michele, nato con una patologia molto grave e abbandonato tra le corsie dell’ospedale. Se non fosse stato adottato, sarebbe finito in uno dei tanti istituti, tra le pareti di una stanza, accudito, ma senza garanzie affettive annesse. Fernanda ci mostra un video sul cellulare di questo suo bimbo che quasi non si muove. Ha in mano un regalo di Natale e lei, che ormai ne conosce i lineamenti, le insenature impercettibili del volto, dice che sta sorridendo. «È tantissimo quello che ricevi» dice, e non smette di ripeterlo anche quando vengono fuori le operazioni a cui è stato sottoposto e quelle che ancora lo aspettano. Lo dice pure quando il discorso si sospende sulle prospettive di vita che, implacabili, escono dai responsi dei medici e sono sempre terribili. Per lo Stato italiano il caso di Edoardo come quello di Michele figurano nella categoria “adozioni difficili”. Un processo infinito e sfinito per gli operatori che devono trovare famiglie disposte a farsi carico di un impegno triplicato rispetto al già complesso percorso dell’adozione. Durissima la scelta per gli aspiranti genitori che, dicendo “sì”, autorizzano lo stravolgimento della loro quotidianità in misura ancora più rivoluzionata di quanto già si compia con un bimbo senza problemi. Un sistema di sostegno economico per chi prende la strada dell’adozione di bambini con bisogni particolari, in Italia, sarebbe previsto dalle norme (art.6 della legge 184/1983) ma solo compatibilmente con la disponibilità di bilancio e quindi ha fattezze del tutto evanescenti. Queste due famiglie si aiutano a vicenda. Affetti contigui che sono diventati uno l’esempio dell’altro. «Abbiamo una rete, gli altri figli ci danno una mano, le persone del paese ci sostengono», lo sanno che lo sconforto c’è, non dipingono giorni costellati solo di luce. Ma preferiscono ribadire, con
SPAZIO PUBBLICITARIO
frasi semplici, che non sono eroi, sono solo gente che ama e che si sente «onorata» di vedere lievissimi progressi, risposte di affetto minime «ma immense». Basta questo, non serve descrivere altro. Perché le azioni, e non le parole usate per contornarsi le intenzioni, sono il contrassegno, l’unico sincero, di quello che si è.■
24
DONNE, FAMIGLIA E LAVORO: UNA RIFLESSIONE
TRA MAGGIORDOMI AZIENDALI E MITOLOGICA CONCILIAZIONE Per l’Unione europea la conciliazione donne-lavoro è un diritto ormai dal 2016, quando venne approvata a Strasburgo la Risoluzione «per la creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all'equilibrio tra vita privata e vita professionale» ma in Italia come è stata recepita? E soprattutto, aldilà di false retoriche, in che misura è attuabile e facilita veramente il lavoro delle donne?
S
ONO MOLTE LE IMPRESE, solitamente quelle con un numero di dipendenti superiori a venti, che si fregiano di sistemi a tutela del work-life balance: il part-time, la banca ora, il lavoro flessibile, i congedi (ma sono poi veramente validi e usati senza remore?). Spesso sono solo belle parole per aumentare la cosi tanto agognata “reputation aziendale”, tuttavia, alcuni casi di vero successo in Italia ci sono e il documentario della giornalista Alessia Bottone sulla Conciliazione donne e lavoro ne evidenzia il valore. Le interessanti novità messe a disposizione del dipendente e, che emergono nel video-doc, sono sicuramemente il family audit che, citiamo testualmente, «è uno strumento che promuove un cambiamento culturale e organizzativo e testimonia l'impegno dell’azienda a rispettare il tema di conciliazione vita-lavoro attraverso l’assegnazione di una certificazione ad hoc e, del cosiddetto “maggiordomo aziendale”, cioè colui che sbriga le piccole faccende che, per chi lavora, diventano anche grossi problemi». L’azienda può fare molto e abbattere pregiudizi ma sono le politiche sociali dello Stato che devono dare un segno di cambiamento, soprattutto se dall’Europa arriva un messaggio cosi chiaro e forte a tutela del lavoro al femminile: si superino le disuguaglianze salariali e di valutazione fra uomo e donna e si favorisca un modello culturale di lavoro diverso, in cui non solo le donne possono chiedere part-time o aspettative ma anche gli uomini.
VERRÀ IL MOMENTO in cui le donne non verranno ritenute le tenutarie esclusive di tutte quelle mansioni di accudimento di cui una famiglia ha bisogno? Le fasce femminili con età comprese fra i 40 e 50 anni, oggi, sono chiamate generazioni sandwich perché sono schiacciate tra le incombenze della loro quotidianità di donna, mamma, moglie e quelle legate alla cura e gestione dei geniori anziani. Il problema più grande è che, rispetto ad altri Paesi del Nord, le donne al lavoro, per fare carriera, devono seguire un modello di valori squisitamente maschili, snaturandosi. Solo mostrandosi disponibili a trascorrere ore e ore al lavoro, garantendo reperibilità costante (anche quando si hanno figli piccoli da assistere) arriveranno avanzamenti di livello. Il modello è rimasto quello degli anni Settanta, delle lotte sindacali anche se il mondo è cambiato, radicalmente. L’efficienza non può e non deve essere misurata in base alla presenza oraria di un lavoratore. Se poi andiamo più a fondo e analizziamo la situazione delle madri lavoratrici ci troveremo davanti ad un panorama desolante. La cosa appare assurda perché chiunque è consapevole che l’Italia è profondamente invecchiata e che i figli, i nuovi nati, dovrebbero essere tutelati come il nostro bene più prezioso. Alcuni datori di lavoro, non tutti per fortuna, ma, in primis, lo Stato non la pensano così. Come se la maternità in sé fosse cosa semplice, poi. Avere un figlio non è solo felicità. Una donna è stremata, si passano fasi delicate in cui è estremamente
DI SARA AVESANI
25
GUARDA IL DOCUMENTARIO DI ALESSIA BOTTONE GUARDA IL VIDEO Alessia Bottone durante un'intervista per "Conciliazione donne e lavoro" 39
39
necessaria anche la figura paterna. Il papà ha il dovere di aiutare la mamma che vuole essere confortata, protetta in questa sua nuova identità e dimensione. Una donna non deve essere lasciata sola e dovrebbe poter contare su strumenti sociali atti ad assisterla. «Il welfare italiano non aiuta le donne che lavorano a far nascere e crescere i figli. E nemmeno le aiuta a trovare e a mantenere un lavoro. E non basta. Se un lavoro le donne ce l’hanno, rischiano di scoppiare sotto la pressione eccessiva che lavoro e famiglia sommati sulle loro spalle determinano» (La Stampa). Una volta rientrata al lavoro la donna è sicuramente cambiata ma non le sue capacità: non si sono azzerrate, anzi, sono notevolmente aumentate. Si diventa più empatiche, piu pazienti, piu probelm solver. E invece che succede? Una madre lavoratrice è spesso costretta a lasciare il lavoro. I dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro sono tristemente chiari, «le dimissioni volontarie dopo aver avuto un figlio, sono in crescita: 29.879 madri hanno lasciato il lavoro l’anno scorso, ma solo 5.261 lo hanno fatto per passaggio ad altra azienda, mentre 24.618 per la difficoltà di conciliare la cura del bambino e il lavoro stesso (si parla di lavoratrici dipendenti)».
FARE CARRIERA ED ESSERE MADRE sembra impossibile, anzi lo è. Oltre alla cultura radicata, alla totale assenza di servizi e relativi problemi di costi da sostenere, si aggiunge anche la parte emotiva. Le madri oggigiorno vivono un dissidio interiore. Si chiedono a cosa serva mettere al mondo i figli se poi non si ha la possibilità di seguirli e di stare con loro. Le più fortunate delegano ai nonni, le altre a babysitter o ad altre strutture. Ricorderete quella lettera al giornalista Beppe Severgnini, in cui una mamma diceva di essere esausta, di non farcela più, perché non si SPAZIO PUBBLICITARIO sentiva nè una brava lavoratrice nè una brava madre. Al lavoro doveva costantemente dimostrare più degli altri per
SPAZIO PUBBLICITARIO
SPAZIO PUBBLICITARIO
essere “considerata” e, nonostante un part-time, non era mai così serena con i propri figli perchè non si dedicava come avrebbe voluto o sperato. Anche il part-time, utilizzato prevalentemente dalle donne e quasi mai dagli uomini, è un’arma a doppio taglio. Di fatto costringe ad una sorta di demansionamento o comunque a rinunciare a dei ruoli per i quali, magari in passato, ci si era spese moltissimo e con fatica. Soluzione per la carriera? Uno dei due genitori a casa o una baby-sitter a tempo pieno … ma tutto questo ha veramente senso? Pagare una persona che faccia da mamma ai tuoi figli perché tu non ci sei? Queste sono domande ingiuste da porsi. Quante politiche per la famiglia potremmo spudoratamente copiare da altri Stati europei ed emanciparci da logiche reazionarie? Il problema è che di fondo, non c’è alcuna volontà di cambiamento.■
26
L’EDUCAZIONE (E LA COMUNICAZIONE) NONVIOLENTA
SENZA PREMI NÉ PUNIZIONI
Ce lo insegna la Comunicazione nonviolenta. Ma è davvero possibile far crescere i nostri figli senza cedere a ricatti o a gratificazioni materiali?
A
LZI LA MANO chi non è mai stato punito, da bambino. E chi non ha mai ricevuto un premio per aver «fatto il bravo». Quante volte siamo stati puniti per la stessa cosa («sistema quella camera! Se non la sistemi, non puoi uscire!»), e quante volte abbiamo fatto “i bravi” solo per ottenere qualcosa («vuoi quel gioco? Allora prendi un bel voto a scuola»)? Messa giù in questa maniera, appare chiaro che premi e punizioni abbiano un’efficacia relativa. Viene quindi da chiedersi se esista un modo diverso, per far sì che i nostri figli sistemino la loro stanza, studino, collaborino alla quotidianità domestica. Ne abbiamo discusso con Mario Bonfanti, formatore, esperto di Comunicazione nonviolenta (CNV). «Educare senza premi né punizioni è possibile, ed è insieme una grande sfida e rivoluzione culturale. Ci chiede, infatti, di cambiare radicalmente il paradigma cui siamo stati educati: un modello sociale che divide i buoni dai cattivi, premiando i primi e castigando i secondi. Un modello trasversale: lo vediamo in azione non solo in ambito educativo, ma anche lavorativo e giudiziario. Addirittura nei film e nei cartoni animati. Educare senza premi né punizioni significa, quindi, contribuire ad un cambiamento culturale profondo». Nel concreto, che cosa c’è di sbagliato nel punire il proprio figlio, nel caso in cui si comporti male? «Marshall Rosenberg, ideatore della
Comunicazione nonviolenta, rispondeva a questo quesito con due domande: Che cosa voglio che il bambino faccia in modo diverso? Se ci poniamo solo questa domanda, possiamo pensare che la punizione ogni tanto funzioni. Tuttavia, con la seconda domanda, ci rendiamo conto che la punizione non funziona mai: quali voglio che siano i motivi per cui mio figlio si comporti diversamente? Se rientro a casa e trovo mio figlio che sta guardando la televisione invece di fare i compiti e per punizione gli vieto di vederla, avrà capito l’importanza che i compiti hanno per il suo futuro? Avrà colto il mio bisogno che impari a gestire meglio il suo tempo? Temo di no. E temo anche che mi viva con ostilità e adotti strategie di ribellione, guardando la tv di nascosto. Lo stesso vale per i premi. Se dico a mio figlio: “Se fai i compiti, ti lascio guardare la televisione” avrà capito il senso e il valore dei compiti oppure li farà -magari di fretta e male - solo per vedere la televisione?». L’IDEA ALLA BASE, quindi, è quella di spiegare perché si richiede che un comportamento venga tenuto (o meno), lasciando il tempo necessario perché maturi una consapevolezza che sarà così duratura nel tempo e solida, proprio perché interiorizzata, capita e condivisa. Base di questo processo comunicativo tra adulto e bambino è la Comunicazione nonvio-
DI FRANCESCA MAULI
GUARDA IL VIDEO
27
Mario Bonfanti
lenta (CNV), «un semplice, naturale e straordinario linguaggio che migliora la relazione con se stessi e con gli altri (in famiglia, a scuola, sul lavoro...) sviluppando l’empatia. Porta la consapevolezza su quattro punti fondamentali (osservazione, sentimenti, bisogni e richieste) che facilitano la relazione: ci fa preferire l’osservazione dei fatti ai giudizi, ci permette di avere chiarezza su ciò che sentiamo e sull’origine del nostro sentire, ci aiuta a riconoscere i nostri bisogni e valori e a fare nel presente richieste precise e concrete». È un modello semplice, chiarisce Bonfanti, che richiede però molta pratica: «più precocemente un bambino viene educato in questo modo, più farà sua la CNV, che sarà uno strumento utile per relazionarsi agli altri con empatia e risolvere conflitti in modo pacifico per tutta la vita». Un dono, quindi, che ogni genitore può fare al proprio figlio, ma anche a se stesso, mettendosi per primo in discussione e andando a scardinare, con coraggio, archetipi culturali estremamente radicati nella nostra società.■ Per approfondimenti: www.mariobonfanti.it
SPAZIO PUBBLICITARIO
NO PROFIT E SOLIDARIETÀ
1 a E D I Z I O N E S TAT I G E N E R A L I D E L
NO PROFIT E DELLA SOLDARIETÀ GIOVEDÌ 21 FEBBRAIO 2019 O R E 1 7. 0 0 - 1 8 . 3 0
SALA CONVEGNI DI VERONA NETWORK VIA TORRICELLI, 37 VERONA INFO SU: VERONANETWORK.IT/WORKSHOP
IL REPORTAGE DEL MESE
28
IL MOZAMBICO VISTO DA NOI
UNA TERRA SCALZA La vita in una missione veronese nel cuore di un’Africa svuotata dalla fauna della savana, riempita, nei sogni, da piante di mais sperate (e quindi disegnate sulla bandiera nazionale). Una terra, il Mozambico, dove c’è la malaria, dove le strade sono di fango e dove sorgono certi sorrisi diversi da tutti i precedenti.
P
ARTE LA PSICOSI SUL CAMPO DA CALCIO. Ad ogni goal segnato i bambini corrono verso di me e mi danno il cinque. Dopo qualche giorno la stranezza del giocare con un “bianco” lascia spazio alla curiosità. Uno di loro mi dà il cinque, questa volta senza gridare, e si annusa la mano. Non si stancano mai dello stupore i bambini, che continuano a correre quando ci vedono passare in macchina. Cinguettano un “Tatavoo”, che fa da “ciao” mentre sventolano mani come bandiere. Quello è il loro inno. La bandiera dei grandi invece è costituita da una zappa, un fucile e un libro, riuniti nella cornice di una ruota dentata. Lavoro, rivoluzione e istruzione, e poi una speranzosa ricchezza industriale simboleggiata da una pianta di mais. In alto una stella rossa rappresenta l’ordinamento socialista dello stato. Profuma di primavere non troppo lontane l’emblema del Mozambico, che mi si sbatte in faccia ogni volta che cerco di localizzarmi nelle cartine geografiche. Siamo a nord, nel distretto di Nampula, zona oceano, di fronte c'è il Madagascar. Qui a fuggire dalla patria sono stati gli animali della savana: non ci sono leoni, leopardi o gazzelle. Sono scappati nel 1974 con la guerra per l'indipendenza del Mozambico e poi con la guerra civile tra i due gruppi Renamo e Frelimo, rispettivamente il partito della Resistenza Nazionale Mozambicana e il Fronte di Liberazione del Mozam-
bico. Con i colpi sparati nelle battaglie fino al 1994 (anche se ufficialmente il '92) sono rimasti solo quei pochi animali che potevano nascondersi. Ci sono cobra, tarantole, scorpioni, loro sì che ce l'hanno fatta. Caesar, che svolge alcuni lavori per la missione, ogni tanto lo senti che colpisce con la spada, anche di notte, e ammazza un serpente. Lo chiama “sette passi”, perché se ti morde ti accasci prima di arrivare a otto. Qui si cammina scalzi e la terra dà sempre la fresca sensazione di essere vivi. Ogni mattina ci spostiamo dalla missione per andare ad incontrare le comunità. Sono trenta, e sono sparse per Namahaca, nel distretto di Nampula. Mi accompagnano Don Alessio, Suor Giulia, Don Francesco e Don Emanuele, poi le due portoghesi Suor Ducilene e Suor Maria. Si celebra la messa, qualche volta un matrimonio; i rituali cambiano, tutto è cantato e ritmato da tamburi, o aggeggi artigianali che, se scossi, provocano euforia. Ci si trova sotto ad una grande pianta, c'è qualcuno che tra le mani ha il pranzo da preparare per i presenti. Un giorno c'è un signore che mette una gallina sul fuoco, ma per la maggiore va la polenta di manioca. Quella si prende con una mano, si appallottola e si inzuppa dentro un sugo composto da cipolla rossa e qualcos'altro di indefinibile. Oppure riso in bianco con condimento di fagioli e cipolla.
DI MARCO MENINI
29
30
MI PRESENTO COME OSPITE. Sono Marco, ho 27 anni e non sono sposato. Ah, e «il nome di mio papà è Michele, quello di mia mamma Flores e mia sorella Monica». Tradotto in makua, Marcush, Miguel, Florensia e Monicua. Nessuno ti chiederà altro. Risulto strano, quasi incompreso perché ho 27 anni e non ho neanche un figlio. Non ho neppure la scusante “di essere un prete”. A fianco a me un 25enne che ha sei bambini che lo aspettano a casa. Tutto, in questo Paese, si fa e si dice in lingua portoghese e poi in makua. Una mattina sono uscito all'alba e ho zappato la terra con Angelina e i figli. Esmeraldo e Joaquinho mi scrivono sul taccuino “Nmiyano Nsinanaca Marcos” (io mi chiamo Marco, ndr), poi capisco che mangiare si dice più o meno “oglia” e li saluto. L’acqua porta via tutto nel periodo delle piogge, che va da dicembre a marzo. Anche la terra delle strade dove ogni tanto i bambini si appostano con la zappa per tappare le buche e racimolare qualche meticais (la moneta mozambicana). E con l’acqua arrivano anche le zanzare, che qui volano con il peso della malaria, e ammazzano la gente. Mentre sono giù, due dei nostri si ammalano: la loro pelle diventa gialla, perché la malaria colpisce il fegato, hanno febbre alta e il Centro di Salute a pochi passi da casa. Qui si fa gratis l’esame per vedere se si è contratto il virus, e si dispensano le medicine per curarla. Si alzano le prime luci dell'alba e una bambina che avrà dieci anni porta due secchi pieni d'acqua impilati in testa, due da venticinque litri. La seguo a casa di Rosalyn, un sorriso grandissimo, i capelli tagliati corti e una risata poco contenuta. Trascino due secchi che gravano sulle braccia perché la testa ne può portare solo uno. Rosalyn ride e Joaho mi chiama. Non lo vedo. È nascosto tra la paglia del tetto che copre la sua casa. Magro, definito, all'alba dei 47 anni e 9 figli. Spunta fuori e sorride.■■
31
PANTHEON ACADEMY
GLI STRUMENTI MULTIMEDIALI E SOCIAL PER GLI SPECIALISTI DELLA COMUNICAZIONE 2.0 Verona Network presenta la quarta edizione della
PANTHEON ACADEMY PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE per fornire competenze avanzate per il tuo successo e della tua azienda L E Z I O N I D I CO M U N I C A Z I O N E CO N I L E A D E R D E L S E T TO R E MODULO 1
MODULO 2
BUSINESS BUSINESS
video editing
personal branding
25 MARZO
1 APRILE
8 APRILE
SOCIAL MEDIA
brand
story telling 15 APRILE
Orari dei corsi: 17.30 - 21.00 Presso: Verona Network, Via Torricelli, 37 - ZAI Verona CORSO COMPLETO 4 LEZIONI: €249 + iva MODULO 2 LEZIONI: €149 + iva UNA LEZIONE: €89 + iva Sconti del 50% per i giovani dai 20 ai 29 anni e per i secondi iscritti dell’azienda Early bird: sconto 20% per iscrizioni entro il 28 febbraio
INFO E ADESIONI: 045 8650746 - marketing@veronanetwork.it
www.veronan etwork .it - marketin g@veronan etwork .it
Tel.: 045 8650746
32
UN VIAGGIO “CORALE” DA VERONA ALLA RUSSIA
TRE UOMINI E UNA PANDA
È una presa di posizione, più che un titolo. Panda o morte, libro-reportage d’esordio del giornalista veronese Marco Rizzini, è uscito nelle librerie lo scorso 23 novembre e sarà presentato il prossimo 22 febbraio nella Libreria Gulliver di Verona. Un iconico viaggio di ben 12.000 chilometri, in compagnia di due amici, dalle pianure veronesi alle strade polverose della Russia a bordo di una Fiat Panda degli anni Ottanta.
C
HI VIAGGIA VIVE DUE VOLTE». È così che si dice. Non importa con chi, con quale mezzo o con quale scopo: basta partire. Sul viaggio e le sue innumerevoli sfumature narrative si sono sempre spese molte parole, dai reportage giornalistici ai romanzi di Jack Kerouac. Per inserire Panda o morte in una di queste categorie, probabilmente bisognerebbe crearne una ad hoc in grado di racchiuderle tutte. Si parte con il sapore dell’avventura in bocca, per poi virare verso un racconto introspettivo alla ricerca del dettaglio e di storie del passato spesso dimenticate. «Non è stato un solo viaggio tra amici. Il libro è costruito su più piani: è ironico, ma allo stesso tempo racconta dettagli con attenzione e padronanza. C’è lo stupore del fanciullo ma c’è anche una coscienza» ci spiega Marco Rizzini, autore del libro edito da Ediciclo.
Classe ’81, radici veronesi ma una vita vissuta fuori dal territorio scaligero: prima a Bologna per studiare Discipline Semiotiche all’università sotto l’ala di Umberto Eco, poi all’estero e infine di nuovo in patria dove, dopo sei anni passati nel campo della comunicazione e del marketing digitale, nel 2017 ha deciso di “mollare tutto” e compiere "IL" viaggio in compagnia di due amici, Damiano e Federico, a bordo di una Fiat Panda degli anni Ottanta arrivando da Verona fino all’Uzbekistan. «La voglia di avventura e conoscenza è ciò che mi contraddistingue. Questo viaggio è stato un successo corale perché servivano competenze diverse: gestire l’aspetto meccanico ma anche quello linguistico. Quello che ha fatto la differenza è stato poter parlare in russo: capire e ascoltare le storie di tutti quei moderni carovanieri che sono i camionisti della
DI GIORGIA PRETI
33
La copertina del libro
Via della Seta e parlare con persone di diverse etnie. È stata un’esperienza di avventura e scoperta» afferma l’autore. Eppure, fermo restando il viaggio incredibile (si parla infatti di più di 12.000 chilometri), ciò che spiazza è la scelta del mezzo, quantomeno singolare: una vecchia Fiat Panda bianca che pare essere stata «la chiave di volta di tutto. Oltre a essere una macchina bella e simpatica è molto affidabile: è un’auto da gran viaggiatore perché può essere aggiustata con il fil di ferro in qualsiasi situazione (ride, ndr). In effetti Panda o morte era quello che ci scrivevamo prima di partire nella fase di preparazione. - sottolinea Rizzini - La macchina l’abbiamo comprata apposta per il viaggio e Damiano l’ha smontata e rimontata in ogni sua parte. L’auto serviva perfetta perché le strade erano pericolose con buche profonde. L’unico problema è stato quando siamo arrivati al Lago d’Aral (zona desertica alla frontiera tra l'Uzbekistan e il Kazakistan, ndr): lì ci siamo insabbiati e siamo stati salvati solo dall’arrivo di alcuni uzbeki che con il loro 4x4 ci hanno tirati fuori, altrimenti avremmo fatto una brutta fine».
nonno paterno. Grazie al governo polacco, alla Croce Rossa internazionale e alle associazioni di reduci, sono riuscito in un paio di anni a ritrovare dove era stato sepolto, in un luogo polveroso al largo della Via della Seta, vicino a Bukhara. Per tutta la sua vita mio nonno era convinto che suo padre fosse sepolto nel cimitero polacco di Teheran. Io nel 2012 sono andato lì per fare una foto della lapide, ma non c’era. Da qui è partita la ricerca». E cosa rimane, alla fine, delle migliaia di chilometri macinati da quattro ruote e dai propri piedi? «Mi ha dato tantissimo. È stato un viaggio molto sentito che prosaicamente ti cambia la vita».■
DICE DI ESSERSI SENTITO come «Indiana Jones in esplorazione» Marco, che ha affrontato questo viaggio anche per andare alla ricerca di qualcosa a lui caro, la tomba di un bisnonno di origini polacche: «In realtà era il padre del marito della cugina di mia nonna, che ha sempre avuto il ruolo di SPAZIO PUBBLICITARIO
Logistica interna con attività di Movimentazione, Rifornimento linee produttive e stoccaggio merce; Picking, Confezionamento ed Etichettatura; Gestione di rami d'azienda in outsourcing; Gestione del processo Reverse Logistics; Pulizie in ambito Civile, Industriale ed Alberghiero; Organizzazione di Meeting, Congressi e Incontri B2B; TEL.(+39) 045 801 5153 - www.vierregroup.com
Vierregroup S.c.a.r.l. Via Chioda 123 37136 Verona (VR) info@vierregroup.com
34 34
GINO BOGONI, IL MICHELANGELO VERONESE
L’ARTE NON È UNA FACILE BEATITUDINE «Da quando ero ragazzo l'arte della scultura e del disegno è per me una condizione esistenziale primaria (…), è il mio modo di comunicare con l'uomo e con la natura». A dirlo il compianto scultore Gino Bogoni. Raccontiamo la sua eredità culturale ed esistenziale attraverso le parole della nuora Patrizia Arduini Bogoni. DI SARA AVESANI
Q
UANDO SI ENTRA nello studio di Gino Bogoni, scomparso nel 1990, si ha la percezione di respirare qualcosa di immenso, che ti rapisce all’istante. Tutto è rimasto come lui lo ha lasciato. C’è il suo camice. Ci sono i fornelli per fondere, i suoi attrezzi, i suoi scritti, milioni di “oggetti” che sussurranno. Ci sono le sue opere: le vacchette, per le quali tutti noi lo conosciamo, le donne, i lotus, i gioielli, le tele che «desiderano avere più spazio per mostarsi nella loro fierezza». È qui che ci accoglie Patrizia, moglie di Franco Bogoni, uno dei due figli. È lei a gestire il suo patrimonio artistico con una passione smisurata, dovuta ad una gratitudine verso Gino perché le ha fatto «vedere oltre». Gino Bogoni, le sue origini? Veniva da una famiglia poverissima, orfano di madre viene allevato dal padre e dalla matrigna. È allievo, fin da giovanissimo, del maestro Girelli all’Accademia Cignaroli. È uno dei più grandi scultori della nostra terra… Era molto attaccato alla sua città, diceva sempre che la conosceva «al tocco». Già nel 1947 rileva i calchi delle formelle della porta bronzea di San Zeno. Dopo la Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia del 1965, Bogoni diventa un artista internazionale. Incontra artisti famosi in tutto il mondo, da Picasso a Fontana. Resta però un uomo umile: si sporca le mani, si fa guidare senza riserva da una propulsione creativa che lo impegna anima e corpo. L’arte e l’attesa sono un binomio sempre caro a Bogoni, perchè? Gino diceva «il tempo è galantuomo»: l’opera, se è una vera opera d’arte, deve resistere nel tempo, si deve difendere da sola perchè capace di scuotere l’anima in qualche modo. Nell’arte bisogna saper attendere. Che rapporto aveva Bogoni con la musica? Nel 1965-66 costruisce Sviluppo tridimensionale. Dopo aver fatto questa scultura si rende conto che suona e si impegna dunque a farla divenire uno strumento
Guado, 1974 (particolare)
musicale. Sono molte le opere di Gino che si possono suonare e i concerti che abbiamo organizzato,spesso insieme a Francesco "Sbibu" Sguazzabia, percussionista e batterista italiano, ne sono una conferma. Il Diario di Gino: la sua scoperta è stata una vera sorpresa… Aveva la seconda elementare ma scriveva in maniera incredibile. Abbiamo trovato una sorta di diario e l’abbiamo pubblicato con l’aiuto di Francesco Butturini, che ne ha curato la revisione critica. Il libro esprime e chiarisce tutti i valori che Gino Bogoni ha trasmesso nelle sue opere e nella sua stessa vita. C’è «l’arte, la vita, la miseria, la guerra, la depressione, le malattie, la forza inesauribile di un uomo che non molla mai». Gino Bogoni pensava che già fin da piccoli bisognasse avvicinarsi all’arte, perché? Negli anni Settanta, Gino Bogoni conobbe una maestra delle scuole elementari di Ponte Crencano, con la quale avviò un progetto per avvicinare i bimbi all'arte. Fece entrare nel suo mondo i bambini della prima elementare e li seguì fino alla quinta, andandoli a trovare in classe, facendoli intervenire alle sue mostre e invitandoli nel suo studio mentre stava lavorando. È qui che abbiamo trovato tutti questi pensierini e disegni, che Gino ha gelosamente conservato negli anni. Ho quindi pensato di continuare questo progetto, facendo a mia volta degli incontri in atelier con bimbi e ragazzi, per far conoscere l’arte e cercare di instillare nei più piccoli la scintilla della bellezza. La meraviglia che si percepisce dalle parole e dalle espressioni dei bambini, ci fa capire quanti essi siano puri, liberi da pregiudzi ed aperti a sentire e ad accoglire. Questi fanciulli sono ormai cinquantenni ma ricordano con grande gioia questa esperienza. (sorride, ndr) Ha dei progetti per valorizzare questi scritti? Prossimamente vorrei riuscire a farne un libro e, con il ricavato, poter aiutare altri bimbi meno fortunati. Guardando tra i fogli di questi bambini, ho letto «Gino Bogoni ha fatto quattro scararabissi ed è saltata fuori una vacchetta». Eccolo il titolo giusto: Gli scarabissi.■
Gino Bogoni
35
La poesia che gli dedicò la nuora Gino Malattie creative, imbrigliano scatti di idee, altrimenti sfuggenti. Dolori, inaccettabili, divengono forza generatrice potente e sincera.
Lotus, 1973
Perdite inenarrabili sostengono l’io creatore, trasformando materie inerti in vigorose opere parlanti. Pensieri suicidi si innestano in forze vitali, lasciando spazi cosmici di magnifica potenza.
Vacchetta con vitellino, 1970
Carni lacerate, pervase da fremiti morenti, incitano forze primordiali a salite stellari, conducendo il magma creativo a sublimi traguardi. Guado, 1974
La luce è in lui.
GUARDA IL VIDEO DELLA MOSTRA PIÙ RECENTE, TERMINATA LO SCORSO DICEMBRE PRESSO LA GALLERIA SPAZIO 6
Patrizia Pescantina, 17 Febbraio 2013
GUARDA IL VIDEO SPAZIO PUBBLICITARIO
SIAMO AL TUO SERVIZI0: BOX DOCCIA CABINE E VASCHE IDROMASSAGGIO SANITARI • RUBINETTERIA • ACCESSORI
• Sostituisci la tua vasca o il piatto doccia con un piatto nuovo e più grande
MOBILI D’ARREDO • RADIATORI • TERMOARREDO • PAVIMENTI E RIVESTIMENTI
Prima
Prima
Dopo
• RISTRUTTURAZIONE CHIAVI IN MANO
Prima
Dopo
Dopo
RISTRUTTURAZIONE BAGNI
Polari è anche ZANZARIERE • VENEZIANE TENDE TECNICHE • TENDE DA SOLE
Polari House snc Via Ponte Florio, 39/C • 37141 Montorio (VR) Tel. +39 045 8869199 • Fax +39 045 8841137 - Cell. 348 1517770 - www.polarihouse.it • polarihouse@libero.it
© Infoval Srl
(le detrazioni fiscali fino al 50% continuano fino al 31/12/2018)
36
TRA EPIGRAFI E STORIE DI IERI
SMS (DI PIETRA) DALLA VERONA ROMANA
Sono messaggi indirizzati dal passato, le iscrizioni. Una guida, scritta da Mareva De Frenza, accompagna alla scoperta di queste antichità di cui la città e la provincia sono punteggiate. E che hanno ancora parecchio da raccontare ai contemporanei.
L
O STORICO SCIPIONE MAFFEI le considerava “antichità parlanti”. In effetti, se ci si sofferma a osservare una delle tante iscrizioni romane affiorate dal passato di Verona, e di alcuni luoghi della sua provincia, si scopre che queste pietre hanno ancora parecchio di interessante da comunicare ai contemporanei. Per rispolverare alcuni dei messaggi scolpiti da millenni nella memoria della pietra, facendone letteralmente rivivere i protagonisti, c’è la pubblicazione Le pietre raccontano. Guida alla vita quotidiana di Verona romana (edizioni Cierre). L’autrice Mareva De Frenza, guida autorizzata con laurea in Epigrafia romana all’ateneo scaligero, non nasconde la sua passione per i documenti incisi. «Nel mondo romano le iscrizioni erano dappertutto: dalle porte di accesso alle città agli archi, ai templi, alle facciate delle case. Persino sulle tubature che, collocate sotto il manto stradale, conducevano l’acqua verso edifici pubblici, terme e fontane. In una città romana, dunque, c’era molto da leggere», spiega, aggiungendo di aver dedicato allo scritto due anni di lavoro. Così, con il libro a portata di mano come se accompagnati da un intraprendente cicerone, si
può iniziare una caccia al tesoro alla ricerca di una ventina di antichi tasselli più o meno nascosti: «Si trovano tutti all’aria aperta o su monumenti, spesso sono stati sottratti al loro contesto originario e reimpiegati come materiale di costruzione», prosegue. Poi alla soddisfazione della scoperta si unisce la conoscenza. Ogni frase in latino, sigla o abbreviazione diventa il pretesto per essere accompagnati, con l’aggiunta di un pizzico di fantasia, in una vicenda del passato. La prima tappa è alle origini della nostra città, con dettagli che magari non balzano agli occhi dei meno attenti, ma che sono scolpiti su una lapide in tufo nel pilone della facciata in laterizio di Porta Leoni. Un sigillo di qualità, databile intorno all’anno 49 a.C., assegnato dai magistrati cittadini ad attestare che mura, porte, torri, fognature erano stati costruiti a regola d’arte. C’È DA PERDERSI TRA LE CURIOSITÀ. Perché no, pure fermando per qualche minuto il passo per sorseggiare un aperitivo a lato di Porta Borsari, dove tra i tavolini del plateatico spicca un grande altare in calcare bianco la cui iscrizione rimanda a Petronia Tertulla. «Tra una chiac-
DI MARTA BICEGO
La copertina del libro
37
chiera e una risata, gli avventori vi appoggiano distrattamente i loro bicchieri. Prima di questo utilizzo, anticamente il cippo doveva indicare il luogo di sepoltura della giovane, morta all’età di appena tredici anni», descrive. Anche il quartiere di Veronetta è generoso di spunti. Basta spingersi fino in via Carducci, all’angolo con vicolo Paradiso, e alzare lo sguardo per individuare una lapide realizzata nel sedicesimo secolo. «Non è un testo antico, ma è inciso su uno dei massi che un tempo facevano parte dell’Arena. Ricorda che un certo numero di pietre con le quali in epoca romana era stato costruito l’anfiteatro, in seguito reimpiegate nelle mura della città, erano state donate dal conte Giovanni Battista Della Torre per la costruzione di nuovi palazzi», indica la cacciatrice di messaggi. Sms, salvati nella pietra, che risultano certamente più avvincenti da leggere di quelli che appaiono sullo schermo di un telefonino. Non è un caso se dall’esperienza della guida sono nate altre iniziative sulla Verona al tempo dei romani: come le serate itineranti, in programma dalla primavera prossima, che daranno vita e voce, grazie alla presenza di 30 attori, ai personaggi del libro. Per tenersi aggiornati su queste e altre iniziative, è possibile consultare la pagina Facebook Tabula Peutingeriana.■
Mareva De Frenza
SPAZIO PUBBLICITARIO
ATTO TELEMATICO: LA NUOVA LA CIRCOLAZIONE DEI BENI DI PROVENIENZA ATTO TELEMATICO: LA NUOVA FRONTIERA INFORMATICA NOTARILE DONATIVA E RIMEDINOTARILE FRONTIERA INFORMATICA
tuiti dai file. Da qualche tempo esiste una nuova fronLa donazione beni immobili, "acconto" della Tracompratore. Costoro garantiscono che per di le attività notarili snellisce i vantaggi tuiti dai file. più evidenti, quello di poter stiDatiera qualche tempo esiste una che nuova fronfutura eredità, criticità in sede venditore effettivamente il doversi propriepulare atti notarili a distanza, senza notevolmente lepresentare pratiche, modalità e Tra iilvantaggi piùèevidenti, quello di poter stitiera per le può attività notarili con che snellisce spostare dalla propria città, con un notevole tempistiche che permettono di stipulare di rivendita. Il donante, in vita, tario del bene la conseguenza che notevolmente le pratiche, con provvede modalità ea tra-pulare atti notarili acon distanza, senza doversi risparmio di tempo e di denaro perquesti il cliente. atti anche a distanza in modo sferire gratuitamente i beni ai futuri eredi,emaspostare se alla morte del donante non tempistiche che permettono di “agevole” stipulare dalla propria città, con un notevole senza necessità della fisica delle Vantaggio che riguarda anche il notaio, che tempo e di denaro per il cliente. anche aildistanza in presenza modo “agevole” e nel atti caso in la cui beneficiario intenda vendere ilrisparmio abbiadibeni nel suo patrimonio sufficontroparti. Stiamo parlando delfisica cosiddetto può preparare, creare, anche verificare e firmare Vantaggio che riguarda il notaio, che senza la necessità della presenza delle bene donato, l'acquirente può stare tranquillo? cienti a soddisfare i diritti di tutti ielel’atto informatico e tutti i necessari allegati atto telematico. controparti. Stiamo parlando del cosiddetto puògittimari, preparare,il creare, verificare e firmare compratore potrà rivalersi adempimenti, senza muoversi dallo studio, Il notariato, infatti, rientra nelle categorie atto telematico. l’atto informatico e tutti i necessari allegati e In realtà no. Se al momento della morte non solo confronti del venditore ma e senza che nei lesenza parti vi si rechino fisicamen“informatizzate”: delle deladempimenti, muoversi dallo studio, Il professionali notariato, infatti, rientra nellemolte categorie procedure esseresufficienti svolte con l’aututteche dallo stessovi notaio. Le altri parti infatti donante non cipossono sono beni a sod-ete anche nei confronti degli soggetti professionali “informatizzate”: molte delle senza le parti si rechino fisicamensilio computer, attraverso specifici profirmare unnotaio. documento cartaceo, disfare ladel quota di legittima spettante ai le-teinvece che di hanno prestato garanzia nel caso tutte dallo stesso Le parti infatti procedure possono essere svolte con l’aufirmeranno con la firma digitale il grammi e portali che permettono gittimari e dedicati, figli) costoro potrebbero in cui l'immobile sia stato pregiudicato. silio del(coniuge computer, attraverso specifici proinvece di firmare unpropria documento cartaceo, documento contenente l’atto stesso, seguidi registrare gli atti, effettuare le visure catacon la propria firma digitale il grammi eentro portali dieci dedicati, chedalla permettono impugnare, anni morte delfirmeranno ta dalla firma digitale del notaio, incluso il stali e ipotecarie, iscrivere gli atti al registro di registrare gli atti, effettuare le visure catadocumento l’atto stesso, seguidonante, donazione e soddisfarsi beni suo Un altro contenente rimedio, invece, sono la rinun- Anche nel campo dei Registri Immobiliari, con le medesidelle la imprese e nei registri immobiliarisui o efsigillo. ta dalla firma digitale del notaio, incluso il stali e ipotecarie, iscrivere gli attisopraggiungaal registro donati. Questo anche nel caso cia all'opposizione e la rinuncia all'aziofettuare visure camerali, tutto online. L’atto telematico pubblico in questione me procedure, in un solo giorno è possibile vendere e stipurinunciano, in caso di lesione legittima, a Anche nel campo dei Registri Immobiliari, condi le medesidelle imprese e nei registri immobiliari o efsuo sigillo. poirestituzione. conservato inCon modo informatico Ovviamente gli atti saranno perfettamenlare finanziamenti con le relative garanzie ipotecarie facenno altri legittimari, i quali hanno diritto alla viene ne di la rinuncia all'opposiziome procedure, in un sololagiorno è possibile vendere e stipu- ogL’atto telematico pubblico in questione fettuare visure camerali, tutto online. richiedere restituzione dell'immobile te validi dei soltanto quandoda il notaio attraverso un Sistema di Conservazione a do risultare nei registri immobiliari gli atti effettuati. restituzione beni, pesi eapporrà gravami,viene ne,poi prevista dallainlegge 80 del 2005, decorsi lare finanziamenti condonazione, le relative garanzie facenOvviamente gli atti liberi saranno perfettamenconservato modon.informatico di è ipotecarie cosa nel diversa Norma, tenuto daldonazione, Consiglio Nazionale del potranno la propria firma digitale dopo quella delle In generalegetto il settore notarile in Italia che investe molto setto- dalla compresa ipoteca concessa a favo-attraverso 20 anni i legittimari do risultarerinuncia nei registriall'azione immobiliaridi gli riduzione atti effettuati. undalla Sistema di Conservazione a te validil'eventuale soltanto quando il notaio apporrà è possiparti. Notariato. re informatico già da 20 anni: questo impegno hache permesre della banca a garanziadopo di mutuo contratto pretendere i loro dirittiNazionale solo su una di In il settore in Italia molto nel settola Risale propria delle Norma, tenuto dal Consiglio del somma al firma 2013 ildigitale primo utilizzo,quella seppur parAltri vantaggi. Grazie alla digitalizzazione sogenerale di acquisire un’esperienza tale dainveste poter esportata bile fare,notarile invece, solo dopoessere la morte del dore già da 20 anni: questo impegno ha permesNotariato. per parti. l'acquisto/ristrutturazione dell'immobile. denaro pari al valore della riguardo quota dilalegittima delle procedure con particolare ziale, delle procedure informatiche notarili in informatico altriePaesinante. e riconosciuta assolutamente affidabile. Se fatta in vita del donante, è nulla. so di acquisire tale da poteralessere esportata vantaggi. Grazie alla Risale 2013 il motivi primo utilizzo, par- fan-Altri Questo è al uno dei peroggi cuiseppur le procedure banche non potranno avere indigitalizzazione restituzione trasmissione telematica degli atti notarili al l'immobile complete. Da allora ad le Il Notaio Marioun’esperienza Sartori di Grezzana, iscritto Collegio Notain altri Paesi e riconosciuta assolutamente affidabile. delle procedure con particolare riguardo la ziale, delle procedure informatiche notarili no fatica concedere finanziamenti a persone oggetto donazione e successiva rivenRegistro delledella Imprese e al versamento del sonoastate migliorate e ampliate: gli atti venrile di Verona, è esempio di questo sguardo al futuro, conLa Sartori soluzione preferibile e aldefinitiva sarebbe Iltribuendo Notaio Mario di Grezzana, iscritto Collegio Notacomplete. Da allora ad oggicon le modalità procedure trasmissione telematicaagli degli atti notarili al gono realizzati e conservati tecapitale amministratori in anni che acquistano beni di provenienza donativa. dita. direttamente Devono tuttavia decorrere 20 dalla con la sua esperienza e con l’ausilio delle nuove rile di Verona, è esempio di questo sguardo al futuro, consono state migliorate e ampliate: gli atti venRegistro delle Imprese e al versamento del quella dell'intervento legislativo, come da delematiche attraverso l’utilizzo di una smart presenza del notaio in sede di costituzione tecnologie informatiche a migliorare le esperienze di privati donazione e fino a amministratori tale momento i sogla sua esperienza e con l’ausilio delle nuove la capitale direttamente in tuttitribuendo gono e conservati con modalità tecenni proposto notariato e cioè tramutare di società di capitali, agli e all’iscrizione immecardrealizzati e dei codici PIN personalizzati. La firma cittadini, dicon società e enti in dal termini di qualità del servizio, Esistono però delle soluzioni: po-presenza getti partecipanti all'atto devono essere tecnologie in vita. informatiche a migliorare le esperienze di privati delatti notaio in sede di costituzione lematiche diuna unaprima smart quota legittima inpratiche un diritto di credito ad una diata degli nel Registro suddetto, è ora cartacea attraverso è sostituital’utilizzo da quella digitale, così di tempistica nelladi gestione delle e degli adempitrebbe essere quella di far partecipare all'atto di cittadini, società edienti termini di qualità delalservizio, card e dei codici PIN personalizzati. La firma di società di capitali, e all’iscrizione immepossibile aprire un’impresa in un solo giorno. come le copie cartacee degli atti sono sostimenti, in di totale garanzia diin affidabilità e sicurezza. somma danaro corrispondente valore dei di tempistica nella gestione delle pratiche e degli adempicartacea è sostituita da quella digitale, così degli nel Registro suddetto, è ora vendita, oltre al donante e al donatario, i futu-diata Con la atti rinuncia all'azione di restituzione, i lebenigaranzia caduti in e donati. menti, in totale di successione affidabilità e sicurezza. aprire partecipanti un’impresa in un solo giorno. come le copie cartacee degli atti sono sosti- delpossibile ri legittimari per prestare garanzia a favore gittimari all'atto di donazione Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it
Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it
38
IL LINGUAGGIO LITICO, RACCONTATO DA UN’ESPERTA
LE PIETRE, QUELLE CONVERSAZIONI ETERNE CON IL PASSATO Grazia Signori
La geologa Grazia Signori esplora da anni il patrimonio litico, analizzandolo sia dal punto di vista scientifico che artistico. I percorsi che l’acqua, nei secoli, ha disegnato sulle rocce ci permettono, ad esempio, di capire l’evoluzione del nostro pianeta nell’arco di milioni di anni.
G
RAZIA SIGNORI, CLASSE 1975, maturità classica, laurea in Petrologia Sperimentale alla facoltà di Scienze Geologiche di Milano e master al Ministero dell’Ambiente, è uno dei 41 EuroGeologi italiani. Dal 2001 si occupa di pietre ornamentali: con progetti di ricerca al CNR e poi, dal 2005 al 2016, ha diretto il Laboratorio Prove del Centro Servizi Marmo di Volargne. Professore a contratto e cultore della materia all’università di Milano Bicocca e Cattolica, dal 2015 coordina il gruppo di lavoro normativo nazionale UNI per le pietre naturali ed è delegata per il Veneto dell’associazione Geologia e Turismo. Attualmente lavora alla Mapei S.p.A. di Milano - azienda leader a livello mondiale per i prodotti dell’edilizia - e si occupa dei sistemi per le pavimentazioni architettoniche in pietra. «Le pietre hanno sempre giocato un ruolo cardine nella mia vita - sostiene Grazia con grande solarità, precisando - da piccola nel cassetto dei segreti mettevo tutti i sassi belli che trovavo nelle passeggiate. Tanto che quando ai miei genitori ho detto “ho deciso di studiare geologia”, hanno risposto “lo immaginavamo”». Tuttora è appassionata di pietre, della loro natura e della complessità che interrogano tra aspetti storici, artistici, umani e sociali. Quante storie ci raccontano le pietre? Innumerevoli, direi infinite. Studiando le rocce, in loco o nei laboratori di ricerca, se ne scoprono di nuove tutti i giorni, grazie a tecnologie di indagine e di analisi sempre più raffinate. Un esempio? Oggi si scoprono resti fossili di dinosauri al ritmo di oltre 50 diverse nuove specie all’anno: una a settimana. Non è incredibile e affascinante? C’è di più. Le pietre ci raccontano chi siamo: i colori, le tessiture e l’architettura delle nostre città; il genio, la fatica e l’ispirazione di chi le ha trovate, scavate, lavorate, trasportate, installate nelle costruzioni e modellate in opere d’arte. Oltre ai metasignificati che esprimono: bellezza, eternità e status-symbol. Un intreccio
di storia che mi piace chiamare «il potere evocativo delle pietre». La provincia di Verona, in particolare la Valpantena, negli ultimi 60 anni, ha vissuto grazie alle rocce… Del Distretto del Marmo di Verona, riconosciuto “di eccellenza mondiale”, del settore delle pietre naturali, fa parte la Valpantena che lavora pietre provenienti da tutto il mondo. È l’eredità della tradizione secolare di coltivazione delle “georisorse” locali, quali i calcari rossi, rosati, gialli e bianchi: rocce sedimentarie formatesi tra Giurassico e Cretacico (150-65 milioni di anni fa), in un caldo oceano tropicale, la Tetide, dove nuotavano ammoniti, squali, tartarughe. La formazione delle Alpi l’ha “consumato”, conservandone però alcuni depositi. Per fortuna. Testimonianze che ci vengono, per esempio anche dal Riparo Tagliente (a Stallavena), dove sono state trovate tracce di industrie litiche. Come continuare a valorizzare le nostre pietre? Preservando e tutelando un patrimonio che, seppur giunto fino a noi, è molto fragile. Fondamentale è anche il ruolo della divulgazione per diffondere la storia e il valore anche ai non specialisti. L’associazione Italiana di Geologia e Turismo, ad esempio, cerca di far conoscere al pubblico il valore e il contributo quotidiano che ricoprono la geologia e le pietre nella vita di ciascuno di noi. Come esportare, assieme alle pietre, questi punti di forza? La pietra naturale è un prodotto unico e racconta un intreccio di storia che va comunicato. Come? Attraverso le aziende lapidee che devono garantire all’utilizzatore pietra selezionata, lavorata e installata in opera correttamente e secondo il migliore knowhow disponibile. Altrimenti i valori impliciti della pietra - eternità, bellezza e status-symbol - vengono meno, a vantaggio dei prodotti artificiali concorrenti.■
DI ALESSANDRA SCOLARI
www.lucense1923.it
INVESTI NEL FUTURO RISPARMIA SULLA BOLLETTA PRODUCI LA TUA ENERGIA
PRENOTA OGGI LA TUA QUOTA DELLA CENTRALE LUCENSE 1923 PER INFORMAZIONI 3298314850 - MARKETING@VERONANETWORK.IT
40
Finval ed il progetto Lucense 1923
L
a piccola centrale idroelettrica che si trova a Montorio (Verona) è un edificio del ‘900 adagiato sulle correnti del torrente Fibbio che fino al 1985, ha prodotto energia elettrica sfruttando il salto d’acqua del torrente. Abbandonata per oltre 30 anni, È stata riqualificata e inaugurata nel settembre 2016 grazie all’intervento imprenditoriale di Finval (Finanziaria della Valpantena e Lessinia) ricominciando a produrre energia pulita. Finval Spa nasce dall’iniziativa di un gruppo di 90 soci di Verona, tra cittadini, imprenditori, manager, professionisti e simpatizzanti, con una grande passione in comune: “Concorrere allo sviluppo economico e sociale del territorio promuovendo l’attività delle imprese e degli operatori economici in genere, per favorire la crescita del bene comune, del benessere e
della solidarietà tra le persone”. Il progetto Lucense 1923 è inserito all’interno dei progetti di riqualificazione territoriale sui quali Finval opera sensibilizzando i cittadini e le loro associazioni al fine di raggiungere l’obiettivo comune di valorizzare il territorio e le sue persone. Il progetto non ha previsto alcuna modifica di tipo volumetrico. Dopo aver completamente recuperato l’edificio fatiscente, installate le nuove turbine, le nuove paratoie per la gestione dei flussi d’acqua e l’impianto elettrico, la centrale è stata allacciata alla rete elettrica il 30 agosto del 2016.
La storica Lucense del 30 giugno 1923 Un po’ di storia… Il 30 giugno del 1923, innanzi al notaio Francesco De Besi, compaiono 26 persone, tutti cittadini di Lugo di Grezzana (VR), compreso don Giuseppe Fontana, il curato della parrocchia. Quel giorno nacque la Società Idroelettrica “La Lucense”, un progetto promosso dai cittadini del luogo con l’obiettivo di utilizzare le acque che scendevano dal Monte Tesoro per produrre energia elettrica e distribuirla tra i consumatori del paese e dei dintorni. Quella della Lucense è una storia di sviluppo del territorio a nord est di Verona che ha visto la sua conclusione con la nazionalizzazione di tutte le centrali elettriche a seguito della nascita di ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) nel 1963. Nel 2016 nasce Lucense 1923 e deve il suo nome a quello della storica centrale idroelettrica “Lucense” che era stata costruita nel 1923 a Lugo di Grezzana. Il nome di battesimo è stato sapientemente scelto per richiamare un modello in cui i cittadini siano i protagonisti della ricchezza del territorio.
PRENOTA OGGI LA TUA QUOTA DELLA CENTRALE LUCENSE 1923
41
I vantaggi di essere soci
I
l sistema di incentivi statali ai quali accederà la Lucense 1923 prevede che tutta l’energia prodotta sia ritirata dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) e utilizzata per la collettività. Questo modello di contributi consente di produrre energia elettrica a favore del territorio, ma al tempo stesso permette a chi partecipa al progetto di ricevere un incentivo economico che va a ripagare il suo investimento. La centrale mini-idroelettrica sfrutta l’energia dell’acqua che cade dal ramo più alto a quello più basso del fiume Fibbio che, nel tratto in cui si trova la Lucense 1923, si dirama in 2 tronchi. A monte della centrale si trova una iniziale vasca di carico, dove l’acqua del fiume si raccoglie accumulando energia prima di entrare nelle camere delle turbine. Nel momento in
potenza nominale
di
112 kW
cui entra nelle camere, muovendosi velocemente verso il basso grazie al salto presente, l’acqua passa attraverso le giranti delle 2 turbine Kaplan installate, prima di fuoriuscire nuovamente nei 2 diversi corsi del fiume Fibbio da cui proviene. Il movimento rotatorio delle giranti delle turbine attiva in questo modo 2 generatori a magneti permanenti che trasformano l’energia di moto prodotta dal flusso dell’acqua in energia elettrica. Con l’inserimento delle due nuove ed efficienti mini turbine, si ottiene una potenza di circa 112 kW e una produzione media annua di 475.000 chilowattora di energia pulita, originando ricavi per 95.000 € all'anno.
bbattimento di anidride carbonica
La produzione annua
475.000 kWh
20 anni
incentiv
i statali
La centrale gode di incentivi statali per 20 anni dalla data di allaccio alla rete.
La centrale ha una potenza nominale di 112 kW ed è alimentata da 2 turbine Kaplan monoregolanti in camera libera di potenza pari a 56 kW ciascuna, con accoppiamento diretto all’albero generatore.
La produzione annua di energia prevista è di circa 475.000 kWh (equivalente al fabbisogno di 200 famiglie).
350 tonnellate di CO2 all’anno.
L’impianto porterà ad un abbattimento di anidride carbonica in atmosfera pari a circa 350 tonnellate di CO2 all’anno.
DATI TECNICI della centrale Lucense1923
PRENOTA OGGI TUA QUOTA DELLA PRENOTA OGGI LALA TUA QUOTA DELLA CENTRALE LUCENSE 1923 CENTRALE LUCENSE 1923 PER INFORMAZIONI 3298314850 - MARKETING@VERONANETWORK.IT
42
42
ULTIME QUOTE Finval SpA - T. +39 045 8650746 - info@lucense1923.it - www.lucense1923.it
Per maggiori informazioni su come diventare socio di Lucense 1923
SCRIVI A: marketing@veronanetwork.it chiama il numero 045 865 07 46 oppure 329 83 14 850 Per prenotare la tua visita alla centrale
scrivi a: marketing@veronanetwork.it
INVESTI nel Futuro
Lucense 1923: la nuova energia del territorio www.lucense1923.it
Autoprodurre la propria energia oggi è ancora più facile. Compra una o più quote e diventa socio di “Lucense 1923”, la centrale idroele�rica di Montorio. La tua energia pulita a pochi passi da casa che � perme�e di PRENOTA OGGI LA TUA QUOTA DELLA risparmiare sulla bolle�a, per sempre! CENTRALE LUCENSE 1923 PER PER INFORMAZIONI INFORMAZIONI 3298314850 3298314850 - MARKETING@VERONANETWORK.IT - MARKETING@VERONANETWORK.IT
PANTHEON A43C A D E M Y
MASTER DI GIORNALISMO MULTIMEDIALE E STORYTELLING DIGITALE Corso gratuito - posti limitati
DIVENTA PROTAGONISTA DELLA COMUNICAZIONE 2.0
EDITORIA - TELEVISIONE - GESTIONE EVENTI MOBILE JOURNALISM - REAL TV - RADIOVISIONE Verona Network e Pantheon Academy organizzano il 6° corso di Multimedia Management. Master gratuito di 8 ore suddiviso in quattro giornate in aula di 2 ore cadauna. DESCRIZIONE E OBIETTIVI DEL CORSO Corso riservato a 15 studenti universitari, neolaureati e laureandi di età compresa tra i 20 e i 28 anni. Tra i partecipanti verranno assegnate tre borse di studio dal valore di 1500 euro, per remunerare uno stage di 3 mesi in redazione. P R E S E N TA Z I O N E D E L L A PA N T H E O N AC A D E M Y
M A R T E D Ì 2 6 F E B B R A I O O R E 1 7. 3 0 L E Z I O N I F O R M AT I V E DA L L E 1 7 : 3 0 A L L E 1 9 : 3 0 MARTEDÌ
MARTEDÌ
MARTEDÌ
MARTEDÌ
MARZO
MARZO
MARZO
MARZO
5
12
19
26
SEDE DEI CORSI: VIA TORRICELLI, 37 - ZAI, VERONA
PER ADESIONI SCRIVI E MANDA IL TUO CV A: CV@VERONANETWORK.IT
44
LA VITA CIRCENSE DI GIANCARLO CAVEDO
«MI MANCA QUELLA LIBERTÀ» Andò così. Cesare corse, batté sul trampolino e face il salto mortale stringendo tra le braccia il piccolo bambino ancora in fasce, in mezzo agli applausi calorosi del pubblico. Non si era mai vista una cosa simile. Almeno, non era così frequente vederla. Il “battesimo al circo” Cesare lo fece con tutti i suoi quattro figli e con la prima nipotina. Tra loro c’era anche Giancarlo.
S
I INIZIAVA COSÌ», ricorda oggi uno dei dieci più noti circensi del Novecento, «fin da piccoli si era in pista. Ci si faceva le ossa e si imparava presto». La vita del circense non era certo facile. Ma Giancarlo Cavedo la rimpiange ancora. «Ci si spostava sempre, ogni 2-3 giorni, e si viveva in roulotte». Si viveva a contatto con la gente, per le strade, in piazza. Sì, perché è proprio nelle piazze che è nato il circo. Nell’Ottocento gli abitanti dei paesi lo vivevano come «l’arrivo di un sogno». Era la televisione di allora. Era divertente. E anche nelle città aveva il suo successo. «Se un salottiere entrava nel circo se ne innamorava», sottolinea Giancarlo, con la sua esperienza lunga 82 anni. Lui, uno dei 55 nipoti della terza generazione di circensi della dinastia Cavedo. Siamo nel 1884. E un giovane ventenne di nome Luigi Cavedo, in cerca di lavoro, si propone ai Saltimbanchi di “Nuto”, uno «zingaro di etnia sinti che andava per mercati, sagre, fiere. - E continua Giancarlo era frequente allora trovare un impiego, anche solo temporaneo, presso il circo». Fu allora che il giovane Luigi, originario di Cremona, conobbe Assunta Torri, figlia di Nuto e della sua seconda moglie Pasqua Massari, abbandonata da un semi-
narista di nome Paolo Giacobbe Orfei, dal quale aveva avuto due figli. Uno di questi, Ferdinando, era direttore del circo quando Luigi si presentò quel giorno. «Ecco dove era finito mio nonno. Si era inserito in un bel gruppo di saltimbanchi che stavano diventando validi circensi». Da loro, i Torri-Orfei, Luigi non si separò più. Oltre a divenire un valido artista, ne fu il segretario, dato che era l’unico ad avere frequentato le scuole. Luigi e Assunta ebbero 12 figli, uno dei quali fu Cesare, padre di Giancarlo. La vita, soprattutto fino agli anni Cinquanta, era difficile. «Si veniva pagati a camerata, se si lavorava con lo spettacolo, o a giornata, nei momenti di pausa». Ma a volte si pativa la fame. «Speriamo che stasera venga gente», erano state le parole della madre di Giancarlo un giorno del 1948. «E quella sera andammo in pista a stomaco vuoto, ma lo spettacolo per fortuna ebbe successo». Chi nasceva nel circo finiva i suoi giorni nel circo. «Ci sentivamo tutti fratelli, eravamo una grande comunità». E chi non faceva l’artista seguiva altre mansioni. «È la praticità che ci ha sempre distinto». Perfino i militari agli inizi del Novecento erano andati a studiare il metodo con il quale i circensi erano in grado di spostare
DI GIOVANNA TONDINI
Giancarlo Cavedo
45
tutta l’attrezzatura e montare la struttura ogni due giorni. GIANCARLO È STATO TRA COLORO che hanno seguito la strada dell’artista. Sperimentò dei numeri nuovi, perché era grazie a quelli che si poteva girare il mondo. «Un giorno fui chiamato dall’impresario Bernard Milis, direttore dell’Olimpia Theatre di Londra per il mio numero sulla scala». Era l’unico a farlo. «Ci sono dei numeri che sono cuciti sulla tua persona ed è impossibile che qualcuno li possa copiare». E in questo modo Giancarlo ha viaggiato dappertutto. Incontrando anche Maria Luisa, che nel 1966 divenne sua moglie. Lei, maestra, mollò tutto, e da “ferma” divenne una “dritta”. I primi tre anni percorsero con il loro “Circo clown” tutta Europa, in roulotte. Nacquero poi i figli. Maria Luisa li istruiva, alternandosi con gli istituti scolastici, che frequentavano nei vari paesi dove si fermavano. Nel frattempo giunsero con il tendone a Legnago, dove conobbero la famiglia Giarola, con la quale nacque una forte amicizia. E fu proprio a Legnago che nel 1984 decisero di stanziarsi, per permettere ai figli di scolarizzarsi, mentre Giancarlo continuava a
lavorare viaggiando. Dopotutto, qualcosa si stava trasformando nel mondo del circo, perché era anche la società ad essere profondamente cambiata. «Dei 55 nipoti, di cui 26 portavano il nome Cavedo, a proseguire nel mondo del circo erano rimasti pochissimi». Ormai tutto era diverso, ed ora ancora di più. Gli artisti oggi sono molto bravi. Inventano numeri che ai nostri tempi erano impensabili. «Ma lo spirito di un tempo, la spontaneità, si sono persi». E non è difficile pensarlo. Le piazze sono state abbandonate, la gente comunica virtualmente. Le dinastie circensi contano ormai pochi discendenti diretti ancora attivi sulla pista. E alla famiglia circense si sono sostituite le scuole di circo. Tra le quali, secondo il signor Cavedo «quella di Verona è ancora la migliore al mondo». Il tono di Giancarlo, però, si è fatto nostalgico. Quello che gli manca di più? «La libertà! Eravamo liberi noi», ci confida l’artista. «Liberi di muoverci, di essere». Ma era una libertà con regole, ci tiene a sottolineare, diversa da quella a cui aspirano oggi i giovani. «La vita del circo mi ha insegnato a stare dritto, a non piegarmi mai». Una scuola di vita, che non manca solo a lui, ma a tutti noi.■
SPAZIO PUBBLICITARIO
IL QUOTIDIANO SU SMARTPHONE E SOCIAL NETWORK
PER TE NUOVE OPPORTUNITA’ E
€150 *
di pubblicità
GRATIS
*Offerta per pubblicità sul Daily riservata alle aziende e usufruibile entro il 28/2. Non cumulabile
CHIAMA 045 865 0746 - MARKETING@VERONANETWORK.IT
46
UNA BMW 1802 TOURING TROVATA E RESTAURATA
IL BUON SAMARITANO DELLE AUTO Dal 1981 riposava in un campo, abbandonata e dismessa. Massimo Negrini, giovane appassionato d’auto d’epoca di Quinto di Valpantena, l’ha trovata quasi per caso e se n’è innamorato. Un restauro durato oltre cinque anni fatto di notti insonni, passione e un pizzico di follia.
F
RA LE PASSIONI DI MASSIMO NEGRINI, classe 1981 di Quinto di Valpantena, c’è anche la mountain bike. Non sappiamo quale posto occupi nella sua scala degli hobby, ma leggendo quando stiamo per raccontarvi, scoprirete che di sicuro non è il primo. Fatto sta che in sella alla sua due ruote nell’estate del 2012, nei pressi di Pigozzo, Massimo scorge la sagoma blu di un’auto dismessa, abbandonata ai margini di un campo dove sono allevati dei cavalli. La prima volta passa e va, la seconda inizia a guardarla con attenzione, finché dopo quasi un anno qualcosa di quelle quattro lamiere arrugginite dal tempo gli è entrato sottopelle. Un po’ per scherzo fa qualche domanda e riesce, scartabellando la rubrica del telefono, a rintracciare i proprietari del veicolo, ancora targato originale. Nella telefonata che segue poche parole: «vieni a prenderla, portala via quando vuoi» e l’avventura prende definitivamente la sua forma. È il marzo 2013, la BMW 1802 Touring lascia il campo dove è rimasta parcheggiata per oltre 30 anni. Massimo la porta nel suo garage e inizia a studiarla, a conoscerla. È totalmente da rifare, ma dietro quella carrozzeria storta e arrugginita, consumata dal tempo e dalle intemperie, inizia a scorgere la bellezza di un modello tanto particolare. Prodotto in 4075 esemplari dal 1971 al 1974, il modello ritrovato da Negrini è stato
realizzato nel marzo 1973 e immatricolato nell’ottobre dello stesso anno. Motore aspirato da 1800cc, trazione rigorosamente posteriore, era un progetto innovativo per BMW, un’auto che oggi si definirebbe “hatchback”, ovvero una berlina due volumi con portellone posteriore. Un progetto che in BMW abbandonarono presto, dato che il grande pubblico sembrava apprezzare di gran lunga le tre volumi, tratto stilistico che ha poi caratterizzato la storia recente della casa bavarese, insieme alle più moderne station wagon. NEGRINI INIZIA A CAPIRE che ha per le mani qualcosa di unico e prezioso, e con la meticolosità di un artigiano, passo dopo passo, si prende cura di un’opera di restauro da restare senza fiato. Smonta ogni pezzo, ogni bullone, ogni piccola parte del rottame recuperato. Ordina i pezzi mancanti, va a caccia di parti originali o ricostruite, sistema, ripara e rimonta quello che può essere salvato. Per oltre cinque anni il suo garage diventa una piccola officina, la bottega di un restauratore, e non c’è giorno in cui Massimo non dedichi almeno qualche minuto alla 1802 Touring. «Quello che sembrava un gioco è diventato piano piano un’opera praticamente professionale» racconta Negrini non senza soddisfazione. «Sono stato supportato da amici e appassionati che periodicamente venivano a fare un
DI MATTEO BELLAMOLI
47
salto in garage per accertarsi che non avessi gettato la spugna». Il restauro dura fino al settembre 2018, quando la BMW 1802 Touring torna finalmente a mordere l’asfalto, cambiata in aspetto e sostanza. Per scelta, infatti, Negrini l’ha riportata in vita in una versione decisamente più sportiva, colore Chamonix White originale con il kit turbo che seppure non sia mai stato sviluppato per questo modello, ha caratterizzato molte delle vetture più sportive del marchio BMW. Grazie al supporto di Ivo Zanini per il motore, della Carrozzeria RDM di Andrea Sandrini e della GS Auto di Stefano Gelio per la tappezzeria interna, la berlinetta assume nuovamente l’aspetto
di un’auto appena uscita dal salone. Un pezzo raro e stupendo, che in pochi mesi attira l’interesse di molti appassionati e curiosi per la linea, il rumore e il dettaglio meticoloso. «È stata praticamente una missione» conclude Negrini che ora se la gode con il figlio Mattia e gli amici, «non saprei spiegare il perché: forse la targa originale che mi ha stregato, la forte passione per le genuine auto storiche che mi danno un piacere di guida senza pari o la rarità del modello. Mi sono avventurato in questa sfida perché credo che solo con motivazione e dedizione si possa ambire a obiettivi importanti qualsiasi cosa si faccia nella vita».■
Un racconto su Instagram Consapevole dell’opera di conservazione che stava realizzando, Massimo Negrini ha aperto una pagina Instagram, @iam1802touring, dove ha raccolto alcune delle quasi 1200 fotografie attraverso le quali ha raccontato l’opera di ripristino e restauro. Fateci un salto, anche se non siete veri appassionati d’auto non potrete che restarne affascinati. SPAZIO PUBBLICITARIO
SPACCIO A LUGO DI GREZZANA Via U.Bombieri 8 - 37023 Lugo di Grezzana (VR) - www.carnizullo.it - info@carnizullo.it Bottega +39 045 880 1016 - Andrea Zullo +39 340 972 4854 - Damiano Zullo +39 328 888 2215
48
LA GRAFICA CHE HA ANIMATO ADRIAN
SARA, DALLA LESSINIA A CELENTANO
Tra critiche e lodi, Adriano Celentano ha mantenuto la promessa: la sua serie evento non è passata inosservata. Rilasciata dal vivo proprio sul palco veronese del Camploy, il mastodontico lavoro del Molleggiato ha un “debito” anche con un’altra voce scaligera, Sara Scandola, giovane illustratrice di Bosco Chiesanuova. DI GIORGIA PRETI
T
ALENTO E (COME L’HA DEFINITA LEI) una «serie di fortunati eventi». Questo è ciò che ha portato Sara Scandola, giovane grafica e illustratrice veronese di Bosco Chiesanuova, ad entrare in una delle produzioni italiane più significative del momento, “Adrian”, la serie tv animata di Adriano Celentano. Classe ‘95, Sara nel 2014 ha lasciato il nido per iniziare il suo percorso di studi a Milano alla Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti, nel 2017 grazie all’incoraggiamento di un docente, si è candidata per partecipare al colossale progetto del Molleggiato: «Stavo studiando all’ultimo anno dell’Accademia e frequentavo un corso di animazione. Stavo lavorando ad un progetto insieme a un mio collega ed eravamo entrambi entusiasti della materia. Così il professore ci ha proposto questa occasione. Ho fatto il colloquio e sono stata presa» ricorda con soddisfazione Sara. UNA PRIMA ESPERIENZA nel mondo televisivo cha ha permesso a Sara di assistere alle fasi finali della produzione di Adrian, dopo una gestazione di ben nove anni: «Io ero nel gruppo di post-produzione: è la fase finale dove si inseriscono gli effetti speciali, si sistemano le luci, si aggiungono le animazioni. Io, in particolare, intervenivo nei background per far sì che tutto fosse coerente, creavo effetti di sfocatura, pareg-
giavo i colori e segnalavo eventuali errori tecnici» spiega Sara, che non nasconde l’ostacolo più grande che ha dovuto sormontare nel corso della realizzazione del progetto: «La pressione. Perché ero la più giovane all’interno del gruppo e lavorare con persone che hanno fatto la storia della musica italiana mi ha creato molto stress. Inoltre, essendo la mia prima esperienza lavorativa, ho dovuto applicare tutto quello che fino a quel momento avevo solo sperimentato nelle aule universitarie. È stata una sfida: alla fine ho imparato ad andare oltre ciò che avevo studiato per mettermi in gioco».■
Sara Scandola
49
Celebrate il vostro matrimonio la Dai battesimi alle cresime, tra passando dalle comunioni e arrivansplendida cornice di Corte Cardinali do fino al giorno del matrimonio. Corte Cardinali è la struttura un romantico angolo di paradiso a ideale e completa per ospitare qualsiasi giornata davvero indiVerona. menticabile. Il vostro matrimonio a Corte Cardinali,
Una location esclusiva vivere a tutto tondo con molteplici location esclusiva da vivere ada 360° soluzioni, a partire dalla pineta e dal giardino all’inglese estercon tante possibilità di spazi sia ni, perfetti in estate per qualsiasi tipologia di evento, anche per interni che esterni, con la splendida pineta perfetta perpirotecnico. qualsiasi tipologia uno spettacolo di evento, l’ampia area da ballo
regalerà tutto il divertimento di finefeste, la possibilità di pernottare E poi l’elegante salone delle serata, in esterno la possibilità di nelle rinnovate camere dell’hotel…un unicum come pochi nella fuochi d’artificio, in Corte Cardinali provincia di Verona, che comprende anche un eccellente serviun’atmosfera raffinata e rilassante zio di banqueting e di ristorazione grazie a un’ampia e funzionale cucina da un personale di comprovata espeLo staff di Cortevalorizzata Cardinali, vi fornisce rienza. una selezione dei migliori banqueting o catering per garantirvi ricevimenti
Corte Cardinali, location all’altezza dei vostri desideri. impeccabili, piatti unici che appagano il gusto e la vista.
Corte Cardinali - Via Lessini, 63, 37020 Cerro Veronese (VR) - info@cardinalibanqueting.it PerVia informazioni e prenotazioni 045 582926 - +39 045-7080924 Corte Cardinali Lessini, 63 Cerro Veronese VR -+39 info@cardinalibanqueting.it www.cortecardinali.it
50
MARIO CONTRI, IL SARTO BARBIERE
L’ARTE DI CUCIRSI I SOGNI Sarto e barbiere di Cazzano, è un’istituzione nella zona. Lo conoscono tutti grazie ai lunghi anni dedicati al lavoro nella sua casa-laboratorio ma anche per quella sua gentilezza antica.
C
I SONO STORIE CHE si scoprono casualmente, magari bussando alla porta del vicino di casa che ancora non si conosce, e tra un sorriso e una cortesia salta fuori il racconto della sua vita, con dettagli unici e ricchi di storia. È il caso di Mario Contri, classe 1925, nato e ancora abitante a Cazzano di Tramigna, in piazza Matteotti. Il padre Emilio e il nonno Alfonso gli hanno insegnato l'arte della sartoria, mestiere oggi desueto, che richiede manualità ed estro per poter confezionare vestiti su misura. Dopo la quinta elementare entra subito nel mondo del lavoro e inizia a lavorare nella sua casa-laboratorio. A 14 anni, approda nel negozio di un lontano cugino sarto di Crotone, in via Stella a Verona. A 17 anni entra come militare nell'esercito nazionale repubblicano e, per evitare di essere deportato in Germania, inizia a lavorare come sarto proprio alle dipendenze dei tedeschi, stanziati alla Musella di San Martino Buon Albergo, grazie a un capitano, fidanzato con una ragazza di Cazzano. Gli capita anche di confezionare la divisa del generale Rommel, la Volpe del deserto, (noto braccio destro di Hitler, ndr): «Non conoscevo la lingua, ma i lavori erano sempre diretti da un sarto tedesco di Berlino che sapeva farsi capire lo stesso e mi chiamava “Schneiderin”, che vuol dire sarto», spiega Mario. Nel 1943, con l'annuncio dell'arrivo degli americani, parte con il sarto Sandro, suo compagno di avventure, in abiti civili; si nasconde nei campi, getta via l'uniforme, e riesce ad arrivare sano e salvo nella sua Cazzano. «Mamma Lina, sentendo la notizia delle bombe cadute su Ponte delle Navi, era molto preoccupata per me, ma quando arrivai a casa fu per tutti una grande emozione. Dopo cinque anni dal mio ritorno, ebbi una grande sorpresa: quel Capitano che tanto mi aveva aiutato, arrivò casualmente alla mia
porta per farsi confezionare un vestito e quando mi riconobbe mi abbracciò forte», racconta il sarto-barbiere. NEL DOPOGUERRA, QUANDO IL PADRE EMILIO diventa il primo sindaco di Cazzano della Democrazia Cristiana, comincia a lavorare anche per degli industriali di Milano, che aprono un loro laboratorio sartoriale in fondo al suo paese. «Ho lavorato per 15 anni, girando anche nelle altre sedi presenti nel Veneto, soprattutto a Cavarzere. Allo stesso tempo, ho continuato ad esercitare nella mia casa, dove potevo confezionare abiti applicando la creatività e tagliando barbe e capelli. Ancora oggi, a quasi 94 anni, qualcuno viene a bussarmi alla porta perché non si fida a cambiare barbiere», conclude Mario. Il figlio Severino ammira ogni aspetto del padre «Ha sempre saputo adattarsi ad ogni situazione ed è proprio il modello di uomo che vorrei imparare ad essere. Perché ha saputo essere scaltro e spontaneo; infatti, dentro, è ancora quel ragazzino che amava circondarsi di persone (e soprattutto di donne, suo punto debole!) e che ha anche cominciato, anni fa, a ballare. L'esperienza alla Musella è stata per lui molto importante dal punto di vista professionale e relazionale. Gli è molto dispiaciuto andarsene». Mario è proprio così, un «attacca bottone» gentile e spensierato. Mostra a tutti la poltrona da barbiere, gli specchi grandi e, così facendo, ci fa tornare indietro nel tempo. Sembra quasi di rivederlo giovane solcare la porta arrabbiato dopo che i coetanei gli hanno urlato «Mario insaona!» (Mario insapona, ndr). E se per il padre Emilio «una buona insaponata è già mezza barba tagliata», per Mario quel mondo, tra vestiti e clienti, è già più di mezza vita assaporata.■
DI INGRID SOMMACAMPAGNA
51
divisione il calore di casa
RISPARMIA IL 65% Con il conto termico
RIVENDITORE AUTORIZZATO:
IL CALORE CHE PIACE ALLA NATURA
FERRARI divisione FUOCO : Via S. Caterina, 30 - 37023 Lugo di Grezzana (VR) Tel 045.880.10.39 E-mail: info@ferrarifuoco.it Sito-web: www.ferrarifuoco.it
Orari di Apertura dello Showroom: Lun - Ven 7.00-12.00 - 13.00-18.00 Sab: 8:00-12:00 - Domenica Chiuso.
52
IL SOFTAIR VERONESE, SPIEGATO
NON SIAMO GUERRAIOLI I Black Hawks Pastrengo sono, piuttosto, un'associazione sportiva nata nel 2002 per la pratica del softair. La lungimiranza delle scelte direttive ed il palmares nazionale li ha portati ad ampliare i loro orizzonti, sia nella disciplina amata che nell'accogliere realtà sportive diverse.
L
'IMPORTANTE NELLA VITA, ci dicono, è avere degli obiettivi. Può essere che poi, raggiuntone uno, se ne intravveda un altro che prima non si era messo nella nostra lista. È un po' la storia recente di una realtà sportiva atipica, perché nata per praticare uno sport che guarda costantemente sulla tacca di mira, ma ancora non ha rapporti ben definiti con il Coni. Si tratta dell'Asd Black Hawks Pastrengo, nata per la pratica del softair. Volgarmente, ed in maniera non del tutto propria, tradotto con "guerra simulata", tale disciplina di squadra è giunta in Italia un paio di decenni fa. Si tratta di un'attività ludico ricreativa basata sulla simulazione di azioni militari e si sviluppa in una moltitudine di varianti di gara, su campi naturali o urbani. Da tempo i praticanti cercano di smarcarsi dall'immagine di "guerraioli", tanto che negli ultimi anni l'abbigliamento di gioco sta avvicinandosi più a quello da trekking rispetto a quello militare, inizialmente in voga. Il dibattito, come per tutte le discipline giovani, è aperto da tempo anche per le realtà veronesi: giocare per il divertimento oppure per la competizione? Per i Black Hawks la risposta è solo una: se non c'è classifica non ha senso gareggiare. Pertanto hanno deciso sin dalla fondazione di impostare la propria associazione come se fosse un qualsiasi club sportivo che pratica calcio, pallavolo o basket. «Come qualsiasi
realtà sportiva – sono le parole di Daniele Sembenini, presidente dei Bhp – il nostro scopo è quello di veder crescere i nostri atleti, sia sotto il profilo umano che sportivo».
DI EMANUELE PEZZO
I BLACK HAWKS HANNO VINTO un titolo nazionale nel biennio sportivo 2012/13 e sono giunti secondi in quello successivo. La finale tricolore del 2016/17 non è andata come nelle previsioni, ma puntano a rifarsi quest'anno. I titoli hanno dato eco ad una realtà che mai ha negato una certa spinta propositiva; le capacità direttive dell'asd hanno fatto il resto, innescando dinamiche inedite ed interessanti. «Negli ultimi tempi – continua Sembenini – ci siamo proposti con un ruolo principale alla nascita del Comitato regionale del Friuli Venezia Giulia, proponendo alla Figt [Federazione italiana giochi tattici, ndr] di abbandonare temporaneamente quello Veneto per le procedure di avviamento». Parimenti, sotto l'ala dell'associazione sono nate delle sezioni parallele, che apparentemente non hanno nulla a che fare con il softair: ora sotto il nome di Black Hawks ci sono una squadra di calcio a 7, una di pole dance ed una di volley, in un processo anomalo di crescita per una disciplina minore, che però testimonia la bontà delle idee del direttivo, in attesa di nuovi bersagli da mettere sotto tiro.■
«Come qualsiasi realtà sportiva vogliamo veder crescere i nostri atleti» Un compagno non si abbandona mai I Black Hawks sono stati fondati nel 2002 da Daniele Sembenini e Andrea Cinquetti, che hanno deciso il nome ispirandosi al film "Black Hawk Down", diretto nel 2001 da Ridley Scott. A conquistare i due soci è stata la frase: «Un compagno non si abbandona mai», che hanno deciso di porre come cardine della asd affinché fosse una grande famiglia, in cui nessuno è lasciato a sez stesso. Negli ultimi mesi il club di Pastrengo ha messo in cantiere una propria "scuola softair", per aprire alla pratica della disciplina anche ad atleti giovanissimi. «È possibile – le parole del presidente – tesserare giocatori a partire dai 12 anni di età e noi, attualmente, ne abbiamo alcuni di 13 ed altri stanno venendo a provare. Il nostro è uno sport in cui è importante il gioco di squadra, siamo sempre a contatto con la natura e posso dire che il softair è diverso da tutti gli altri sport che si possono praticare. Solamente provando si può capire». blackhawkspastrengo@hotmail.it
53
54
UN VIAGGIO NEL TEMPO (FOTOGRAFICO)
METAMORFOSI URBANE Un tour nella sua città inventata diventa una surreale quanto affascinante riscoperta dei luoghi veronesi. Dei tanti scatti raccolti Damiano Buffo, fotografo professionista «ma solo per passione» ne ha fatto una mostra, Verona a spasso nel tempo, fino al 24 febbraio nelle sale dell’Enoteca segreta di vicolo Samaritano.
L
O ABBIAMO INCONTRATO “sul campo”, macchina sempre al collo per catturare il più bel raggio di sole o la più malinconica pozzanghera d’acqua. Inserisce scorci di ieri in scatti attuali anche se sa che è «un progetto senza fine perché anche quello che oggi è presente, presto diventerà passato». Da dove è nata questa idea? Tempo fa mi sono ritrovato tra le mani delle vecchie foto di Verona, a volte riconoscevo quei luoghi, altre invece mi chiedevo dove fossero. Con questa curiosità ho iniziato a recarmi in quei punti, per verificare se il tempo li avesse cambiati oppure se fossero rimasti inalterati. E cosa ha scoperto? Con grande sorpresa ho visto che per alcuni il tempo pare non essere passato, altri invece sembrano luoghi completamente diversi. Ho iniziato quindi a ri-fotografare quegli stessi siti, nello stesso punto esatto, utilizzando la stessa inquadratura e la stessa prospettiva dell’epoca, sovrapponendo i vecchi scatti con quelli nuovi in modo da creare un particolare mix catapultando lo spettatore in un viaggio attraverso epoche diverse. Ritengo che sia un progetto iniziato e che non finirà mai perché il tempo passa e anche quello che oggi è presente, presto diventerà passato.
Quanti scatti ha rielaborato? Dopo due anni dall'inizio del progetto ho realizzato circa quaranta opere, la mostra racchiude un percorso di 19 scatti scelti tra quelli che più raccontavano il senso della mostra. Quale tra questi è per lei il più significativo? Ogni foto per me rappresenta un passo importante all’interno del progetto, ma quella che più amo è stata quella che ha dato origine a tutto il progetto. Ritrae le arche scaligere che, pur essendo un soggetto immortalato tantissime volte, a me sono apparse straordinarie. Mi hanno colpito i dettagli antichi, ma anche quelli moderni come gli accorgimenti per proteggere questi valori inestimabili. Ha nuovi progetti per il futuro? In realtà sto già lavorando ad alcuni progetti che si concluderanno nei prossimi anni, sia fotografici che culturali. Uno su tutti, ormai quasi al termine, è una guida turistica proprio sulla mia città: Verona. Cinque percorsi da fare tranquillamente a piedi o in bicicletta dove accompagno il visitatore alla scoperta della città in un modo nuovo e stimolante. Un progetto iniziato per scommessa nel 2011 e che oggi ormai è giunto al termine. Spero di trovare presto un editore e poi anche questa avventura potrà decollare.■
DI GIORGIA CASTAGNA
Damiano Buffo
articolo pubbliredazionale
55
ANDALUSIA CHE PASSIONE Immortalata nelle opere liriche e raffigurata a tinte vivide nei dipinti ottocenteschi, l’Andalusia è spesso sinonimo di tutta la Spagna: una terra baciata dal sole e amante dalle feste, popolata da menestrelli armati di chitarra, intrepidi toreri e struggenti cantanti gitani. Se da un lato questo ritratto può sembrare obsoleto ed eccessivamente romantico, per certi aspetti corrisponde ancora alla realtà. Nonostante l’avanzare della modernità, l’Andalusia rimane infatti un luogo vivace e appassionato, dove l’atmosfera – proprio come una buona esibizione di flamenco – ti sorprende nei momenti più inattesi. Il fascino dell’Andalusia è il risultato della sua storia particolare: per secoli la regione ha segnato il permeabile confine tra due diverse fedi e ideologie, il Cristianesimo e l’Islam. Tra periodi di pace e guerre, questi regni hanno arricchito il territorio con l’interazione tra le loro culture: combinazioni architettoniche uniche a Cordova, Granada, Malaga e Siviglia, antiche moschee mascherate da chiese, enormi palazzi decorati a stucco, una cucina insaporita da spezie nordafricane, villaggi bianchi che interrompono il paesaggio arido e roccioso, sorprese rinascimentali a Baeza e Ubeda. In Andalusia si può andare tutto l'anno, tuttavia le condizioni meteorologiche sono più incerte tra novembre e febbraio. I mesi più adatti per visitare la regione sono aprile, maggio e giugno oltre che settembre e ottobre, periodi in cui le temperature sono miti e il paesaggio si colora di toni caldi e accesi. Il fitto programma Move Travel inizia da Siviglia, città esuberante, porta sul passato che si apre su una sorprendente visione del futuro. È attaccata alle radici e protesa verso il nuovo, cosmopolita e tradizionale, solenne nelle proprie cerimonie, sfrenata nelle feste, sempre vivace anche nelle più torride serate estive. Siviglia è fatta di armonie e contrasti tra il retaggio musulmano e quello cristiano, i giardini tranquilli e i mercati gremiti, i ristoranti sulla strada e i locali di flamenco. Con tremila anni di storia alle spalle, è una città che riuscirà a sorprendervi aggiungendo sempre nuove pennellate a un dipinto già incantevole.Magnifica come il suo passato, Cordova vi incanterà: Move Travel
CURIOSITÀ Uno dei tratti più affascinanti dell’Andalusia è il duende, lo spirito che pervade gran parte dell’arte spagnola, in particolare il flamenco. Per duende si intende quel momento di grande intensità emotiva che si vive durante un’esibizione artistica, una sensazione profonda che in Andalusia si può provare assistendo a una tragedia di Garcìa Lorca in un teatro, a un concerto per organo in una chiesa gotica o a un’esibizione spontanea di flamenco, a tarda notte nei locali colmi di gente.
vi accompagnerà a scoprire il passato radioso dell’antica capitale della Spagna musulmana, una delle metropoli più colte dell’Europa occidentale. Ciò che resta del califfato di Cordova, e in particolare la splendida Mezquita, è uno straordinario patrimonio storico e architettonico. La città che vi è cresciuta intorno vanta un’ottima cucina, squisiti vini e bei giardini. Vi condurremo in un emozionante viaggio nel tempo che coinvolge e ammalia tutti. Il viaggio in terra andalusa non può non prevedere una tappa a Granada: Amare questa città è naturale, spiegarsi il perché non è così semplice. Il segreto sta nelle atmosfere, nelle sfumature, in quel singolare equilibrio che la città raggiunge attraverso una serie di opposti apparentemente inconciliabili: monumenti grandiosi, street art, storia e futuro, sfarzo e disinvoltura, case addossate una all’altra nelle stradine labirintiche dell’antico quartiere arabo e ville con giardini e muri bianchi nel barrio Realejo. E l’Alhambra, l’incanto ai piedi della Sierra Nevada, patrimonio dell’Umanità Unesco, testimonia da mille anni la grandezza della civiltà e della cultura araba nel contesto del Medioevo europeo. L’inebriante profumo di fiori d’arancio a Cordova, la contemplazione di un capolavoro dell’arte a Malaga, il suono melodioso della chitarra flamenco a Siviglia, l’immagine di un pueblo blanco arroccato su una falesia: i ricordi di un viaggio in Andalusia si imprimono indelebili nella memoria. L’Andalusia è una regione ricca di fascino in cui passato e futuro si intrecciano in modo armonioso e mai banale, un luogo dall’atmosfera che contagia chiunque con la sua allegria, un viaggio da vivere appieno.
MOVE TRAVEL Organizza un viaggio di gruppo di una settimana ANDALUSIA - maggio 2019 – accompagnatore/tour leader DARIO MOSCONI info@movetravel.it www.movetravel.it/viaggio-alla-scoperta-dellandalusiaprimavera-2019/
Agenzia di Grezzana, via Roma 46/A - 045 907811 | Agenzia di Bosco Chiesanuova, via Cristo 11/13 - 045 6780880
ISPIRAZIONI MUSICALI ISPIRAZIONI MUSICALI COSA ASCOLTARE (SECONDO NOI)
56
DRITTI A OXNARD
Lo scorso novembre è tornato Anderson .Paak. Talento cristallino del panorama musicale mondiale. Uno per farvi capire che gode della spinta di un certo Dr. Dre. Artista camaleontico, virtuoso ed imprevedibile. Oxnard è un album raffinatissimo, impreziosito da featuring del calibro di Jethro Tull, Snoop Dogg, Q-Tip, Kendrick Lamar, giusto per citarne alcuni.
U
N VIAGGIO DENTRO LA “black music” e non solo lungo quattordici tracce. Un saliscendi brillante ed accattivante al quale ci aveva già abituato con i suoi precedenti lavori. Capace di passare dal jazz al funky attraversando l’Hip-Hop e l’r&b, tutto con una naturalezza stilistica e musicale disarmante. I più fortunati hanno potuto assistere ad un suo concerto dal vivo in Italia sanno di cosa stiamo parlando. I veronesi, hanno potuto godere nel maggio del 2017 di uno show che ha fatto alzare in piedi tutto il Teatro Romano. Una caratteristica che ha sempre contraddistinto l’artista, capace di coinvolgere il proprio pubblico e dirigerlo nel suo mondo, il tutto con una forza dolce disarmante. Per certi versi predestinato, .Paak ha saputo sperimentare e giocare con ogni stile musicale sempre con un gusto ed una facilità che lascia a bocca aperta. Da Venice a Oxnard, passando per Malibù, tre album che uniti formano una sorta di racconto personale. Un manifesto di luoghi, sentimenti e passioni che hanno segnato l’artista durante il suo percorso. Andrebbero ascoltati in ordine per capirne l’evoluzione, ma il bello di un artista come .Paak è che se anche inverti i fattori, il risultato non cambia. Per chi volesse o per chi avesse già i biglietti, il prossimo 25 Marzo al Fabrique di Milano insieme ai “The Free Nationals”, si potrà vivere un’esperienza favolosa.■
TRACKLIST
A CURA DI TOMMASO STANIZZI 01. The Chase (feat. Kadhja Bonet) - (03:23) 02. Headlow (feat. Norelle) - (04:10) 03. Tints (feat. Kendrick Lamar) - (04:28) 04. Who R U? - (02:48) 05. 6 Summers - (04:42) 06. Saviers Road - (02:24) 07. Smile/Petty - (04:42) 08. Mansa Musa (feat. Dr. Dre & Cocoa Sarai) - (02:53) 09. Brother's Keeper (feat. Pusha T) - (04:14) 10. Anywhere (feat. Snoop Dogg & The Last Artful, Dodgr) (03:46) 11. Trippy (feat. J. Cole) - (05:23) 12. Cheers (feat. Q-Tip) - (05:34) 13. Sweet Chick (feat. BJ The Chicago Kid) - (03:57) 14. Left To Right - (03:55)
57
TV
LA RADIOVISIONE DEI VERONESI PROTAGONISTI
canale 640
Si ascolta Si ascolta Si vede Si vede Si AMA Si AMA Seguici su: www.radioadige.com APP Radio Adige Radio Adige TV Radioadigetv #radioadige640 Radio Adige TV Radio Adige TV Canale 640 DTT per la tua pubblicità su Radio Adige:
m a r ke t i n g @ ve ro n a n e t wo r k . i t - Te l. 0 4 5 8 6 50 7 4 6
IL FIORE DELL’ARTE
58
OGNI MESE UN PETALO E UNO SCORCIO
BRUSASORZI, IL PITTORE DELL’HUMANITAS EROICA A Castelvecchio una mostra ripercorre gli anni importanti della bottega dei Brusasorzi, famiglia veronese di artisti tra le più operose e amate di fine Cinquecento e inizio Seicento. E lo fa proponendo alcune opere di Domenico e del figlio Felice insieme a molte altre dei loro allievi. Ma chi era Domenico Brusasorzi e dove si possono trovare i suoi quadri? A CURA DI ERIKA PRANDI
F
ORSE PER I PIÙ È UN NOME sconosciuto, poco ricordato nella storia dell’arte ma Domenico Brusasorzi per Verona non lo è affatto. Se si pensa ad artisti di quel tempo vengono in mente Paolo Veronese, Tiziano, Tintoretto, Palma il Giovane, facilmente riconducibili ad uno stile unico e inconfondibile. Anche Domenico, però, seppe farsi strada nella Verona “manierista” lasciando molti capolavori oggi ammirati da migliaia di turisti che visitano la città inconsapevoli, forse, della sua importanza per la storia cittadina. Come la maggior parte degli artisti, ha iniziato seguendo le orme del padre (pittore, miniatore e restauratore) e così fecero pure i suoi tre figli: Felice, Gianbattista e Cecilia. Dalla bottega del primogenito nacquero pittori come Sante Creara, Alessandro Turchi detto l’Orbetto, Pasquale Ottino e Marcantonio Bassetti le cui opere sono esposte nella mostra Bottega, Scuola, Accademia. La pittura a Verona dal 1570 alla peste del 1630 visitabile fino al 5 maggio nella sala Boggian di Castelvecchio. Oltre alla sua bottega, vi era a Verona anche quella di Paolo Farinati, pittore, incisore e architetto, di otto anni più giovane. Lavorò non solo nella città
scaligera ma anche a Mantova, Padova e Venezia. Fu un eccellente disegnatore come dimostra uno dei suoi più bei capolavori: Il Miracolo dei Pani e dei Pesci della chiesa di San Giorgio in Braida. Di fronte a questi artisti, Domenico seppe tessere amicizie importanti che lo portarono perfino a essere uno dei fondatori dell’Accademia Filarmonica, la più antica e prestigiosa d’Italia. I suoi primi dipinti si possono trovare nella sacrestia della chiesa di Santa Maria in Organo. Essi raffigurano paesaggi ed episodi della vita di Cristo in cui narrazione e pathos si uniscono ad uno stile naturalistico che sfocerà nei bellissimi esempi della Sala del Vescovado (1566). LA SUA PRIMA PALA d’altare, invece, la si può ammirare nella chiesa di Santo Stefano e rappresenta Cristo che porta la croce con accanto Santo Stefano che ha le fattezze del committente, l’arciprete Giovanni Del Bene, mentre la figura del patrono Zeno rimanda a quelle del vescovo Giberti in un chiaro intento identificatorio per una più facile assimilazione di contenuti. Come ha scritto la studiosa Marina Stefani Mantovanelli, qui compare
59
la caratteristica dominante della sua pittura: il saper infondere umanità alle sue figure che, seppur semplici, appaiono eroiche. Per Santo Stefano ha dipinto anche la cupola e le finte tribune laterali in cui compaiono angeli musicanti. La pala Madonna col Bambino, tre santi e un angelo musico è stata dipinta per la chiesa di San Nazaro e mostra per la prima volta un rimando alla pittura veneziana. All’interno di San Giorgio in Braida, invece, si può ammirare la Liberazione dell’ossesso mentre in Sant’Eufemia la pala d’altare della Vergine con il Bambino e Santi in cui compaiono ancora una volta i volti dei committenti. A San Fermo troviamo poi la pala con la Crocifissione inserita nella cappella della Passione. Qui l’immagine appare cupa, fredda e distante nel dolore come nella partecipazione, ma rimane una parentesi nella sua pittura che ben presto ritorna più introspettiva.■
Si fece strada nella Verona "manierista" lasciando molti capolavori oggi ammirati da migliaia di turisti Domenico Brusasorzi Crocifissione, 1552 circa, Verona, cappella della Passione, chiesa di San Fermo Maggiore SPAZIO PUBBLICITARIO
FAI CONOSCERE LA TUA ATTIVITÀ • • • • •
Editoria Radiovisione Televisione Social network Community Chiamaci e scopri i vantaggi dell’art. 57 bis bonus fiscale Dl. 50/2007
PANTHEON VERONA NETW
RK
DAILY
m a r ke t i n g @ ve r o n a n e t wo r k . i t - Te l . : 0 4 5 8 6 5 0 7 4 6
60
SUGGESTIONI
d’
60 60
AUTORE
Permettersi di ricominciare
Sta cominciando febbraio, il mese che sedimenta le volontà. La sequela di buoni propositi è già stata sottoposta a importanti sforbiciate, ma poco importa secondo lo scrittore veronese Armando Casolaro che firma questa riflessione, perché «ogni rinizio è straordinario».
Tre chicchi di caffè, La giacca mimetica, Una vita un incontro, Ultima birra al Curlies bar. Sono i titoli dei miei ultimi romanzi. Li cito semplicemente perché hanno un unico fil rouge: la figura di spicco del racconto decide di ricominciare una nuova vita. Uno per tutti: Gabriel, il protagonista di Ultima birra al Curlies bar. Pur essendo un famoso e apprezzato direttore d’orchestra, un giorno lascia definitivamente la bacchetta sul podio e dice addio alla sua orchestra. Per quale ragione Gabriel prende una decisione così importante? Perché decide di partire alla ricerca del suo più caro amico rifugiatosi a Goa. Dopo un lungo e avventuroso viaggio lo ritrova scoprendo che Maurizio, l’amico, ha ricominciato una nuova vita. Una scoperta che coinvolge anche Gabriel, il quale, scopre nuovi mondi, «ricominciando». C’è chi ricomincia con una nuova professione, oppure in un luogo che mai avrebbe immaginato, o, con una persona diversa. La vita è fatta di incontri, che spes-
so rendono l’ordinario qualcosa di straordinario. Ogni riinizio è straordinario. Posso parlane con cognizione di causa. Erano gli anni Ottanta. Lavoravo nel settore moda, ricoprendo un ruolo importante di consulente. Bel mondo, soldi, affari, viaggi e tutto quello che quegli anni offrivano. Ci volle una buona dose di coraggio per decidere di lasciare tutto. Ricominciai da capo. La mia passione per la scrittura mi portò a lavorare per Indro Montanelli; fui assunto come correttore di bozze presso la redazione del suo quotidiano appena nato: La Voce. Da lì, il passo fu breve. Iniziai a scrivere, racconti, romanzi, biografie di persone interessanti. È stata la mia vittoria. Anni dopo mi chiesero di tornare nel campo delle consulenze di moda. Risposi: «Grazie, no. Scrivere è più bello». C’è una significativa citazione dello scrittore C.F. Abreu: «Il caffè si raffredda, la sigaretta si spegne, il tempo passa, nulla è eterno. Le persone cambiano». Io dico: «Le persone ricominciano».■
A cura di Armando Casolaro, scrittore
FORZA BELLEZZA
61
ASSAGGI DI SPERANZA PRATICA
ARCHITETTURE CHE SONO STORIE D’AMORE (SACRE) Si stanno per ultimare i restauri al coro delle monache della chiesa di Santa Chiara a Verona, luogo abbandonato da più di un secolo, oggi di proprietà del Comune. I lavori seguono quelli legati ad un sistema di ospitalità e accoglienza che vide inizio con il Giubileo del 2000 nel restauro dell’annesso rustico, di proprietà della Curia, a lato della chiesa, diventato ostello per giovani. E molto altro. Adesso attende una destinazione d’uso.
A CURA DI DANIELA CAVALLO
Chiesa di Santa Chiara prima e dopo i lavori di restauro
NON SERVE SCRIVERE che è del 1425, perché è scolpito nella pietra, sul portale d’ingresso. Che è dedicata a Santa Chiara lo si vede, invece, nella statua della Santa posta al centro come simbolo d’accoglienza per le sue monache di clausura, le clarisse. Si intuisce che è una bellissima storia d’amore, di un amore sacro nelle due statue che segnano l’ingresso non in asse con la strada del piccolo pronao, o sagrato che sia, antistante, lungo la scalinata dell’ingresso principale, Francesco e Chiara, distanti ma vicini, per sempre legati. Non poteva essere diversamente in questa nostra città che dell’amore ha fatto strategia, ma anche atmosfera. Che, in quel tempo, questo luogo fosse la chiesa dell’élite cittadina, forse, si conosce meno, soprattutto se pensiamo di essere nella nostra “Little Verona”, dall’altra parte del fiume. Verona nel 1425 è sotto il dominio dei Veneziani e il Comune riconosce nella religione un mezzo efficacissimo per mantenere il buon ordine e la tranquillità, tanto da promuovere il culto e il proliferare dei luoghi ad esso preposti. A questo sviluppo edilizio e non solo contribuisce fortemente la presenza in città di San Bernardino: nel 1422 è in Duomo per l’Avvento e rimane nella nostra città un anno, il suo contributo è talmente incisivo nel tessuto abitativo che persuade i veronesi a spostare la Corsa del Palio dalla prima domenica di Quaresima a data più conveniente e rispettosa, risveglia la devozione per la Madonna tanto da darle l’appellativo di Madonna del Popolo. San Bernardino riesce a rinvigorire la fede dei veronesi, anche frequentando l’ambiente colto degli studi umanistici di Gua-
rino Guarini; la sua parola trascina verso le riforme sociali in favore dei più bisognosi, molti gli istituti di assistenza sorti sulla scia, come il Monte di Pietà di Verona nato nel 1490 con la Cassa depositi proprio all’interno del Convento di Santa Chiara, a questo infatti arrivano i proventi del canone d’affitto della stessa cassa. Un vero sistema economico, sociale e territoriale, un tessuto. E proprio questa chiesa con l’annesso convento delle monache di clausura viene istituita per volere dei nobili della città che sostengono la fabbrica acquistando piccole case annesse nella zona di San Giovanni in Valle da sommare, ma anche comprando lo spazio sepolcrale dentro la navata unica della chiesa: un pavimento fatto di lapidi sepolcrali di famiglia. NEL 2000, INSIEME ALL’ARCHITETTO Elia Perbellini, abbiamo catalogato più di cinquanta tombe di nobili, una prima azione di valorizzazione dell’edificio ormai sconsacrato e in stato di abbandono; quel lavoro ha voluto dire entrare nella vita e nel tessuto sociale di Verona tra il Quattrocento e il Settecento. Con l’arrivo di Napoleone e le spoliazioni delle piccole parrocchie, con la soppressione degli Ordini mendicanti e la chiesa è diventata un deposito. Oggi l’architetto Gianni Perbellini ha riportato a nuova vita la parte del Coro delle Monache, ovvero quella parte di chiesa che sta al di là dell’altare maggiore, dove una grata divideva il mondo reale dal mondo del convento delle suore di clausura. Un’altra dimensione. Oggi, si cerca di legare il luogo intero alla città, di ridare un senso, una logica, una funzione, questo intervento è un primo passo.■
DUE LIBRI
62
& QUALCHE VERSO
PAGINE PER I GRANDI
A CURA DI
CHIARA BONI
IL LIBRO. Un'autobiografia dell'autore che più di tutti incarna la Turchia letteraria moderna, frastagliata di immagini in bianco e nero ed eco di voci lontane. Orhan Pamuk è nato a Istanbul nel 1952 e lì ha trascorso la maggior parte della sua esistenza, tornando a vivere in età adulta nella casa dei suoi genitori. La vita dell'autore e le vicende della città che gli ha dato i natali sembrano intrecciate in modo indissolubile e non per niente Pamuk scrive che «cercando di raccontare me stesso racconto Istanbul e raccontando Istanbul racconto me stesso».
Titolo: Istanbul Autore: Orhan Pamuk Casa Editrice: Einaudi
Traduzione: Semsa Gezgin Pagine: 388
L’AUTORE. Orhan Pamuk ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 2006, con questa motivazione: «Nel ricercare l'anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture». Per l'autore nato e cresciuto vicino al Bosforo pochi simboli sono importanti quanto quello del ponte, tanto che in Istanbul scrive: «Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, ho capito che era ancora meglio, ancora più bello di vedere le due rive assieme. Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive. Rivolgersi alle due rive senza appartenere». CURIOSITÀ. Della città che nei secoli scorsi ha ammaliato personalità come Flaubert, Nerval e Gautier una delle caratteristiche più inconfondibili sembra essere il sentimento della tristezza, o hüzün in turco, che Istanbul si porta addosso come un destino inevitabile. E che Pamuk descrive, con passione quasi maniacale, in ogni forma e sfumatura nel tentativo di raccontare anche se stesso. Forse perché: «amiamo il posto in cui viviamo solo perché non abbiamo altra soluzione, come in famiglia. Ma dobbiamo scoprire dove e perché amarlo».
PAGINE PER I PIÙ PICCOLI
A CURA DI
ALESSANDRA SCOLARI
IL LIBRO. Racconta la storia di un ragazzo costretto a restare a casa con il nonno per le vacanze di Natale: mamma e papà sono ai Caraibi. La prospettiva non è delle più rosee. Baci, abbracci e i genitori partono. Il nonno, taciturno, mette le mani sulla spalla del bambino, e dice solo: «Andiamo a casa. Non vorrai che restiamo qui come due cucù mentre quelli si divertono». Raggiungono la sua casa ai piedi delle montagne, circondata da un bosco fitto. Qui inizia la loro avventura, fatta di silenzi, di camminate nella neve, di conoscenza diretta dei piccoli e grandi alberi e, attraverso le orme, degli animali selvatici, anche dei più «riservati». Poi l’attesa nel capanno per vederli. Per il ragazzo l’emozione rimarrà indelebile.
Titolo: Orme nella neve
Autrice:
Beatrice Masini
Illustratore: A. Ruta
Casa editrice: Einaudi Ragazzi
Pagine: 70
Età consigliata:
da 8 anni
L’AUTRICE. Beatrice Masini è nata a Milano, dove vive e lavora. Giornalista, traduttrice ed editor. Scrive storie per bambini e ragazzi. I suoi libri sono stati tradotti in quindici Paesi. Ha vinto nel (1999) il Premio Castello di Sanguinetto, nel 2004 il Premio Pippi con Signore e signorine. Corale greca, il Premio Elsa Morante con La spada e il cuore. Donne della Bibbia e il Premio Andersen come miglior autrice. È stata anche finalista al Premio Campiello. In questo piccolo libro uno dei suoi miracoli: l’intesa familiare. CURIOSITÀ. La scelta di questo libro è nata prima di tutto dalla magia della copertina e dai disegni di Angelo Ruta, molto belli e significativi. Il libro inizia con un commento del nonno «È troppo tempo che non si vede la volpe», una frase «sbucata dal niente - commenta tra sé il ragazzo - che ti attraversa la testa, come una freccia». Il ragazzo scopre la sofferenza del nonno: ha perso la moglie ed è stato sradicato dal suo ambiente. Nasce così, tra nipote e nonno, oltre alla simpatia e alla fiducia anche un legame molto forte. Splendido libro di quelli che inizi a leggere la sera, poi lì abbandoni sul comodino e bambini/e continuano da soli, perché si affezionano subito a questi due grandi protagonisti. Scritto per Natale? I valori della famiglia sono importanti 365 giorni l’anno.
SE VI SERVE UN PO’ DI POESIA […] il desiderio finale è amore – non può essere amaro non può negare, non può negarsi se negato […]
(Canzone, Allen Ginsberg)
63
MANDA LA TUA DEDICA SU WHATSAPP 320 9346052 OPPURE A REDAZIONE@VERONANETWORK.IT
Il Muro di Giulietta Ti ammiro a distanza, come si conviene a chi sa di non meritarti. (C.P.)
Si scrive di tutto, no? Ma quanto è dura farlo delle cose che ci attenuano la vista, che ci sagomano il modo di camminare, che, pare, ci impediscano di oltrepassarle. (Alberto)
Vedrai, mia piccola bambina, che il cuore risorgerà. Risorge sempre anche quando sembra ferito a morte. (A Lu dal tuo papà)
Voglio chiudere questo dannato negozio di fiori. Sono esausta, sconfitta. Ogni petalo mi ricorda i sogni che salivo con te, per mano. (Emilia)
A te, che sei la mia metà, mi completi, mi comprendi e mi sai leggere in tutte le mie sfumature. A noi, che ogni giorno sappiamo starci vicini e abbiamo imparato a stare lontani. A questi dieci anni, che sono passati troppo in fretta, ma che mi hanno regalato emozioni vere e ricordi indelebili. A questa vita, che ci ha fatti incontrare da bambini e ci ha portati fin qui, e chissà dove ci condurrà. Perché, in fondo, siamo rimasti quei due ragazzini innamorati, pieni di aspettative e di sogni che abbiamo l’opportunità di realizzare insieme. (Giorgia)
Mi sono innamorata di te, che, ogni mattina, porti il latte con il camion e sorridi così poco. (Susanna)
Una dedizione quotidiana e impetuosa (per non apparire noiosa), una fedeltà fisica, certo, ma soprattutto un’aderenza dell’anima: questo ti prometto, amore mio. Hai capito? (A Marco)
VUOI DICHIARARE IL TUO SENTIMENTO (di qualsiasi intensità sia)?
INVIACI IL TUO PENSIERO
PILLOLE DI MAMMA
64
CON UN PO’ DI AMOREVOLE IRONIA
Le feste di compleanno e la fatica titanica che si portano dietro
Eccolo lì, nell’armadietto della materna, un biglietto di invito ad una festa di compleanno. Sul momento ne sono onorata e penso, orgogliosa, tra me e me «mia figlia deve essere proprio una tipa simpatica». Poi, mi giro e vedo che ce l’hanno tutti e che l’evento si terrà l’unico giorno in cui avevo programmato qualcosa di speciale
C
’È CHI FESTEGGIA in casa, grande o piccola che sia, chi al parco giochi se il tempo lo permette, chi in piscina, chi in una sala giochi gigantesca con animazione, clown e, chi più ne ha più ne metta. Chi in palestra con corsi ad hoc, chi alla fattoria didattica, chi a Gardaland - un must per noi veronesi -, insomma c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Una volta, in uno di questi paesi dei balocchi, ho praticamente perso la mia figlia più piccola perché si era infilata nel gonfiabile a forma di castello. Questi amati gonfiabili, si sa, sono blindatissimi ai genitori, tanto che solo pregando alcuni scalmanati bimbi, siamo riusciti a farcela portare fuori in braccio, fra urla e gocce di sudore. Lì dentro i bimbi si trasformano, diventano come i predatori di Zootropolis (avete presente il signor Otterton, la lontra scomparsa? Se sì, capirete che non è stato semplice). Finora siamo stati molto fortunati e le abbiamo provate un po’ tutte. Tuttavia abbiamo mantenuto un profilo basso, azzardando solo feste al parco giochi con “saletta salvataggio” della parrocchia in caso di pioggia. Anche perché, diciamoci la verità, sono una bella spesa per una famiglia, magari con più figli. E pure una bella fonte di stress. Non ci tengo ed essere eletta la mamma che fa la miglior torta al cioccolato del mondo, a quattro piani, con le principesse Disney o i Pj
A CURA DI SARA AVESANI Mask ma un party è un party. E se poi arrivasse Jovanotti a chiedere «È qui la festa?», non potrei certo deluderlo. Rispetto al passato, ammettiamolo, noi genitori tendiamo un po’ ad esagerare. Si stava meglio quando si stava peggio: sì, l’ho detto perché è cosi che la penso. Ricordo con così tanta gioia compleanni semplicissimi, a casa (sono nata in autunno), con i miei amici, cugini, non necessariamente il mondo intero, il gioco delle sedie, le classiche candeline senza fuochi d’artificio e poi nonni, zii, tutti che tiravano le orecchie. Adesso non si usa nemmeno più. Ma almeno tre certezze positive ci sono nel nuovo panorama dei festeggiamenti. Primo: se avete figli nati d’estate, non temete, potrete festeggiarlo anche due mesi dopo, al rientro a scuola. Secondo: ormai è uso comune avere birrette fresche pronte per i papà ma, soprattutto per le mamme che troppo spesso si sovraccaricano fisicamente e mentalmente per far sì che sia tutto perfetto. Infine, terzo: al posto dei regali si può fare beneficienza.■ P.S. Spero, con questo pezzo, di non essermi giocata il prossimo invito. Com’è che si dice? Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
65
Studio Dentistico specializzato in Chirurgia e Implantologia
Studio Dentistico Via Enrico de Nicola 34
Grezzana 045 90 72 73
PREVENIRE IN ODONTOIATRIA
come posso fare con mio figlio? Fare visite periodiche fin da piccoli, meglio controllarli ogni sei mesi. Le visite non sono mai a pagamento e ti aiutano ad abituare tuo figlio alla figura del dentista e allo stesso tempo intercettare le eventuali carie, in uno stadio iniziale.
QUANDO ESEGUIRE UN CONTROLLO PER GLI ADULTI? Gli adulti dovrebbero fare una prima visita, attenersi poi alle cure proposte dal medico. Eseguire i regolari richiami di controllo d’igiene, ricordiamoci che chi si fa controllare con regolarità molto difficilmente avrà problemi odontoiatrici complessi da risolvere. L’igiene orale in una bocca sana dovrebbe essere fatta ogni sei mesi.
Vi aspettiamo presso il nostro centro per eseguire un controllo per la prevenzione delle carie, per tutti i bambini e ragazzi fino a 16 anni le visite sono gratuite. FISSA IL TUO APPUNTAMENTO DI PREVENZIONE
IL GLOSSARIO PER CAPIRE COME SI CAMBIA 66
UNA PAROLA PER VOLTA
COSA SIGNIFICA (IN PRATICA) IL DECRETO DIGNITÀ Dopo l’entrata in vigore, il 14 luglio scorso, del decreto lavoro (dl 87/2018) e delle correzioni introdotte dalla legge di conversione (legge 96/2018), che ha previsto un periodo transitorio per i rapporti in corso, dal primo novembre è legge il cosiddetto decreto dignità.
N
ELLA SOSTANZA LE NUOVE REGOLE prevedono che la durata massima del primo contratto a termine senza causale sia massimo di 12 mesi. Superati questi, il datore di lavoro deve precisare che la prosecuzione del rapporto professionale avviene a tempo determinato per esigenze temporanee ed oggettive, estranee all’attività ordinaria (come ad esempio una produzione nuova mai sperimentata prima) o per sostituire altri lavoratori oppure per esigenze legate ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria (ad esempio la necessità di vendere tutto lo stock di merce in magazzino). La causale è sempre obbligatoria quando si supera il periodo dei 12 mesi anche se ciò avviene a seguito di una proroga di un contratto inferiore ai 12 mesi.
INOLTRE LA DURATA MASSIMA dei rapporti di lavoro a termine tra la stessa azienda e lo stesso lavoratore è di due anni, salvo deroghe diverse previste dal contratto collettivo nazionale applicato dall’azienda. Complessivamente le proroghe possono essere quattro nell’arco dei due anni (sei nel caso di rapporti di lavoro somministrati). Dal conteggio del decreto dignità restano esclusi i contratti stagionali. Altra novità introdotta dalla legge sono i costi aggiuntivi per ogni rinnovo contrattuale. È previsto un costo maggiorato dello 0.5% per ogni rinnovo. La legge stabilisce il nuovo limite del 50% di lavoratori flessibili dentro lo stesso luogo di lavoro (massimo 30% tra somministrati e a termine, massimo di 20% per lavoratori staff leasing, in sostanza assunti a tempo indeterminato dalle agenzie per il lavoro).■
A CURA DI EMILIANO GALATI, SEGRETARIO FELSA CISL VENETO
IL NUOVO QUOTIDIANO DI VERONA IN MEDIAVISIONE TUTTI I GIORNI ALLE 18.30 SULLA TUA MAIL, SMARTPHONE O TABLET
ISCRIVITI: È FACILE, GRATUITO E COMODO
1
SALVA IN RUBRICA 347 10 58 318 CON IL NOME “DAILY”
2
INVIA UN WHATS APP CON IL TUO NOME E COGNOME
3
LEGGI IL DAILY QUANDO VUOI E DOVE VUOI
STORIE DI STORIA 68
LIBERAMENTE ROMANZATE
El Ponte dei strachi
N
ELL’ANTICHITÀ C’ERA un battello e quella sponda del fiume Adige era chiamata Riva Battello. Poi venne in città un ingegnere inglese (Alfredo Enrico Newille), che presentò un nuovo progetto per la costruzione di un ponte di ferro battuto; fu subito approvato dalle autorità cittadine visto che c’erano delle interessanti tariffe da incassare. Per poter usufruire di quella nuova comodità infatti si dovevano versare un soldo e mezzo per persona, due soldi per buoi, cavalli e manzi, sette soldi per un carretto trainato, mezzo soldo per pecore, maiali e capre. La curiosità riguardava il metodo con cui venivano eseguiti i controlli: gli addetti a tale compito, sistemati su entrambi i lati del ponte, mettevano in un apposito recipiente un fagiolo per ogni palanchetta versata della tariffa. Tanti fagioli corrispondevano ad altrettanto denaro, un sistema semplice che sembra funzionasse a meraviglia. Quando gli austriaci se ne andarono le tariffe aumentarono, secondo il buon uso
italico che ormai si tramanda nei secoli. Si dovevano sborsare infatti due centesimi per ogni due piedi che toccavano il ponte così i ragazzi, si portavano a spalle l’uno con l’altro. Fatta la legge, trovato l’inganno. IL PONTE RESISTETTE anche alla grande alluvione del 1882 ma poi visto l’aumento della popolazione, dell’ingrandirsi del quartiere di Borgo Trento e l’utilizzo sempre più frequente del passaggio sopra le sue arcate, venne demolito per lasciare il posto a un ponte più grande che fu inaugurato nel 1934. Costruito in cemento armato, venne abbellito da quattro grandi statue in marmo rosa di Sant’Ambrogio di Valpolicella. Le opere, del famoso scultore del tempo Ruperto Banterle, rappresentavano la Madre, il Nocchiero, il Condottiero e l’Agricoltura. Le statue, rappresentate in pose rilassate, diedero modo ai veronesi di ribattezzare immediatamente quel luogo come il ponte dei strachi. Il ponte venne demolito dall’esercito tedesco in fuga dalla città il 25 aprile del 1945 e quando venne ricostruito gli fu restituito il nome originario di Ponte Garibaldi. Ora, grazie alla spinta di alcune associazioni culturali cittadine (tra cui soprattutto, I ragazzi della via Paal), è stata approvata una mozione in Comune per la valorizzazione di Ponte Garibaldi, tra cui spicca il progetto di rimettere al loro posto le copie delle statue strache.■ Facebook.com/ILPONTEDEISTRACHI
A CURA DI
MARCO ZANONI
Il ponte venne demolito dall’esercito tedesco in fuga dalla città il 25 aprile del 1945 e quando venne ricostruito gli fu restituito il nome originario di Ponte Garibaldi
BELLEZZA AL NATURALE 69
La beauty routine per l e mani
A CURA DI
CLAUDIA BUCCOLA
In inverno capita spesso di avere le mani secche, nonostante le si idrati, frequentemente, con la classica crema. È questo il momento dell'anno in cui è necessario dedicare qualche attenzione in più, adottando una speciale beauty routine per rigenerarle al meglio.
STEP 1 Il primo step consiste nell'esfoliazione, utile a rinnovare la pelle. È possibile preparare un semplice scrub per le mani unendo un cucchiaio di olio di mandorle dolci, due cucchiai di zucchero e il succo di mezzo limone. Sfregando le mani con la pasta che si verrà a creare si favorirà così il rinnovamento cellulare.
STEP 2 Dopo aver esfoliato, le mani saranno già morbide grazie all'olio di mandorle, ma è possibile idratarle ancor di più grazie ad uno speciale impacco preparato con un olio naturale. In una ciotola riempita di olio d'argan oppure d'oliva, si lasciano le mani in ammollo per una decina di minuti, massaggiandole. Per poi risciacquarle con acqua tiepida. A chi ha le mani molto secche in questo periodo si consiglia di ripetere l'operazione una volta a settimana.
CONSIGLI E RIFLESSIONI 70
TARGATI ADICONSUM
BANCHE E RISPARMIO IL FUTURO NECESSARIO
Stabilire un nuovo patto tra cittadinanza e lavoro per ricostruire la fiducia tradita. È questo il messaggio che emerge dal convegno organizzato da Adiconsum Verona con il dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona a conclusione del progetto cofinanziato dalla Camera di Commercio Consumo e Risparmio partecipato.
I
L FRUTTO DELLA PARSIMONIA dei cittadini è ciclicamente sottoposto a grossi rischi a causa di un sistema bancario-finanziario aggressivo e famelico. Lo dimostrano i numerosi casi susseguitisi con inquietante regolarità negli ultimi anni (Cirio, Parmalat, bond argentini, Lehman Brothers, Banche Popolari venete, diamanti da investimento). A farne le spese, come sempre, sono gli elementi alla base del sistema: risparmiatori e lavoratori bancari. Ed è vivo il rischio che i tracolli finanziari originati dalle alte sfere diano vita ad una “guerra tra poveri” che distolga l'attenzione dai veri responsabili di questi disastri sociali. Così, anche con l'obiettivo di scongiurare tale evenienza, è nato il progetto Consumo e risparmio partecipato. Durante il convegno, tenutosi lo scorso 24 gennaio al Polo Santa Marta all’Università di Verona, è stata presentata da Antonia de Vita e Giorgio Gosetti del Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Verona, la ricerca commissionata da Adiconsum Verona sul territorio scaligero. L’indagine ha individuato quale oggetto prioritario di analisi il «risparmio tradito», ossia quella serie di eventi che hanno visto come protagonisti in negativo i risparmiatori indotti dalle loro banche a effettuare investimenti fallimentari. I risultati della ricerca evidenziano che le banche hanno dismesso il proprio ruolo storico di garante dei risparmi delle persone e di partecipazione
allo sviluppo di un territorio. La banca, oggi, ha cessato di essere «un’azienda di servizi» e pone al centro del proprio operato il «fare utili e la massimizzazione dei profitti». E IN QUESTA NUOVA dimensione il lavoratore bancario rischia di diventare un «piazzista» costretto a vendere le cose più disparate sulla base della nuova mission dei gruppi bancari: fare profitti sacrificando la prospettiva del servizio alle persone e al territorio. Nella ricerca, infatti, si evidenzia che quella bancaria sia un’organizzazione del lavoro che lascia il dipendente della banca da solo nella responsabilità di rispondere ad eventuali errori, che lo priva di qualsiasi potere decisionale e che lo sottopone ad un controllo totale da “grande fratello”. I relatori che hanno partecipato all'appuntamento, nonostante la diversa estrazione (consumeristica, sindacale e bancaria) hanno raggiunto un comune pensiero conclusivo: si rende necessario agire preventivamente a tutela del risparmio dei cittadini veronesi prima che succeda il prossimo crack finanziario dando vita ad un confronto a più voci tra istituzioni, associazioni di consumatori, banche e sindacato.Tutti i risultati della ricerca confluiranno in una pubblicazione reperibile attraverso il sito adiconsumverona.it dove è possibile, altresì, vedere gli interventi dei relatori.■
A CURA DI CARLO BATTISTELLA DI ADICONSUM VERONA
Partecipa al nuovo progetto di produzione di energia per la tua casa! Acquista quote degli impianti fotovoltaici le Fattorie del Salento, il nuovo progetto della cooperativa WeForGreen Sharing, sviluppato per permettere alle persone che non possono installare un proprio impianto fotovoltaico perché abitano in condominio, sono in affitto o hanno vincoli storicoarchitettonici, di autoprodurre e consumare la propria energia pulita. Associarsi alla cooperativa e partecipare al progetto significa: autoconsumare solo energia rinnovabile che utilizza il sole come fonte di approvvigionamento, ripagarsi la bolletta grazie ai benefici dei ristorni e degli altri vantaggi che la cooperativa riconosce ogni anno a ciascun socio, sviluppare una propria indipendenza nei consumi di casa grazie all’autoproduzione di energia.
Scopri di più... Chiamaci al numero verde 800 999 211, scrivici su cooperativa@weforgreen.it o vieni a trovarci in Via Torricelli 37 - 37136 Verona (ZAI)
www.weforgreen.it
72
IL CALENDARIO DEL MESE gli eventi di Febbraio, secondo noi
a cura di Paola Spolon
02
SULLA MORTE SENZA ESAGERARE Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00
03
LUNATICA Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 16.30
04
SLOW MACHINE Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
05
A TESTA IN GIÙ Luogo: Teatro Nuovo Ora: 21.00
06
L’ACQUA TRA MUSICA E PITTURA Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
07
Prendi in mano una foto di te bambino e confronta i sogni inchiostrati che avevi con quello che ne hai fatto oggi. Fa male, ma quanto serve.
08
PRINCIPESSE E SFUMATURE Luogo: Modus Verona Ora: 21.15
09
GIARDINI DI MIRÒ Luogo: Colorificio Kroen Ora: 22.00
01
10
TOBJAH Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00
LE PARTITURE PARLANTI Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 18.00
11
NO PLACE LIKE HOME Luogo: Studio La Città Ora: 11.30
12
DON CHISCIOTTE Luogo: Teatro Nuovo Ora: 20.45
San Valentino
73
13
Aderisci all’amore una buona volta, commuoviti per una sciocchezza, per una carezza.
15
NUMBER (NINETY) NINE John Lennon in 99 canzoni Luogo: Cohen Verona Ora: 21.00
14
16
THE GOOSEBUMPS BROS Luogo: Bar The Brothers Ora: 22.30
QUATTRO VOLTE ANDERSEN Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 16.30
18
VERONA IN LOVE Luogo: Verona Ora: tutto il giorno
17
19
SHUTTER ISLAND Luogo: Modus Verona Ora: 20.30
20
LIONEL LOUKE GROUP Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
21
Ricordati che in ogni cosa si comincia dal poco.
PANDA O MORTE & L’AFGHANISTAN IN MILLECENTO Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
23
VOLPI E GALLINE Luogo: Modus Verona Ora: 21.15
24
RAGAZZA SERIA CONOSCEREBBE UOMO SOLO MAX 70ENNE Luogo: Modus Verona Ora: 18.00
25
THE PHANTOM OF THE PARADISE Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
26
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSE Luogo: Modus Verona Ora: 18.30
27
SALOMÈ Luogo: Teatro Nuovo Ora: 20.40
28
NOGRAVITY DANCE COMPANY Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
22
legenda MOSTRE/ARTE
CINEMA
LIBRI
MUSEO
SPORT
INCONTRI
FIERA
DANZA
MUSICA
AMORE
CARNEVALE
TEATRO
ANGOLO PET
74
CANI, MICI&CO
LA MODA DEI CAGNOLINI “TASCABILI”
Negli ultimi anni si sente sempre più parlare di cani toy. Spesso, visto l’elevato prezzo di vendita, vengono, erroneamente, scambiati per quattro zampe di razza pura e pregiata. In realtà, si tratta di una moda che costringe, spesso, a creare dei meticci dall'aspetto dolcissimo ma con gravi problemi di salute. A CURA DI INGRID SOMMACAMPAGNA
P
ICCOLI, PICCOLISSIMI, anzi mignon. Questi cagnolini sono davvero di minime dimensioni. I soprannomi si sprecano; si va da “toy”, appunto, a “tascabili”, “micro” e persino teacup (tazza da tè, ndr). Molto richiesti nel 2018, il timore è che, vista la moda, siano stati scambiati per giocattoli da borsetta o trofei di cui vantarsi. Questi eterni cuccioli hanno non pochi problemi di salute. Molti, infatti, sono affetti da nanismo. Hanno problemi ai denti che non riescono a sviluppare bene a causa dello spazio ristretto in bocca, gli occhi sono sporgenti con frequenti infiammazioni, la colonna vertebrale presenta, a volte, una gobba a causa della cifosi. Le loro zampe corte e storte spesso li fanno sembrare rachitici. La loro testa, invece, è più rotonda a causa di un'idrocefalia accentuata, che comporta problemi neurologici. Questi piccoli cani sono, quindi, più delicati e meno longevi. LA RAZZA “TOY”, IN REALTÀ, non esiste. Gli acquirenti pensano di trovarsi di fronte ad una nuova tipologia esclusiva ma sono, invece, siste-
maticamente ingannati. Se proprio vogliamo, l'unica razza toy realmente esistente è quella del Barbone, che misura dai 23 ai 28 cm massimo al garrese (oltre ad essere presente in natura con la taglia grande, media e nana. Quindi, ad esempio, il Chihuahua toy e il Maltese toy sono semplicemente un Chihuahua e un Maltese fuori standard. Nonostante ciò, questi cani vengono venduti con pedigree - che non attesta però l'essere “toy” - non riconosciuto dall'Enci (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana). Gli allevatori seri e i cultori delle razze canine si sono schierati contro questa moda e non propongo mai l’animale perché è poco pregevole rispetto alla razza vera ed è una versione “estremizzata” della taglia piccola, con tutti i rischi a livello di salute che comporta. Il mercato dà al consumatore quello che pensa di volere dimenticando gli aspetti etici, in un circolo lucroso che va a danno, soprattutto, degli animali. Questi cagnolini costano molto perché, spesso, le cucciolate sono poco numerose e la riproduzione comporta, a volte, anche la morte della gestante.■
in cucina con Nicole
75
Cucinare è amore che si può assaggiare a cura di NICOLE SCEVAROLI
senzalattesenzauova.ifood.it
STRACCIATELLA IN BRODO DI ZUCCA Avete mai aggiunto la zucca al brodo di verdure? Ingredienti • 1 litro e mezzo d'acqua • 1 carota, 1 cipolla, 1 gambo di sedano, 1 spicchio di zucca con la buccia • 4 uova, 80g parmigiano grattugiato, noce moscata
Mettete le verdure in una pentola con l'acqua. Fate sobbollire per un’ora, filtrate il brodo, aggiustate di sale. Sbattete uova, parmigiano, sale e noce moscata. Versate nel brodo bollente, sbattete con una frusta per due minuti, poi fate cuocere per altri cinque. Servite.
CHURROS DI CARNEVALE Questi dolcetti spagnoli sono ancora più buoni se intinti nel cioccolato fuso Ingredienti • 125g di burro • 125g di farina • 2 uova, un pizzico di sale • 1 cucchiaio di zucchero • 250ml di acqua In un pentolino sciogliete acqua, zucchero e burro. Unite farina e sale. Sbattete con una frusta fino ad avere un impasto sodo. Fate intiepidire, unite le uova. Con una sac à poche create dei serpentini, spennellateli con dell'acqua, infornate a 180 gradi per 40 minuti. Fate raffreddare e cospargete di zucchero a velo.
76
! o i z i v er S o tr os n Sceg li il Prezzi validi salvo errori ed omissioni fino ad esaurimento scorte. Tutte le foto hanno valore puramente illustrativo. OFFERTE ESCLUSE DA ALTRE PROMOZIONI IN CORSO
DAL 1 AL 13 FEBBRAIO 2019
Bel Paese
al kg. € 9,90
€
0,99 all'etto
Latte Verona yogurt
Vallelata ricotta
€
0,59
€
1,20
gr. 125x4 al kg. € 3,38
€
Leoncini Mortadella Optima
€
0,89 all'etto
Negroni Prosciutto di Parma
lt. 1
busta gr. 80 al kg. € 22,50
€
1,80
1,89 Negroni Prosciutto cotto Stella
100 % italiana al kg. € 8,90
Latte Verona latte UHT P. S.
0,75
Danone Activia
gr. 250 al kg. € 4,80
gr. 125x2 al kg € 2,36
€
CURE CARNI SI SCELTA DI PRIMA
al kg. € 14,90
€
1,49 all'etto
Cameo Pizza Ristorante
€
1,99
CALDIERO (VR) via Vicenza 9 • TREGNAGO (VR) via C. Cipolla 22 • SAN GIO MINERBE (VR) via C. Battisti 2 • POIANO (VR) vi
77
77
Pavesi Gocciole chocolate gr. 500 al kg. € 3,38
€
passionale delizioso intenso dek cremoso
kg 1
1,69
0,55
€
€
gr. 104x6 al kg. € 4,00
gr. 80x4 al kg. € 8,44
100% italiano lt. 1
4,98
€
2,70
€
Amuchina additivo liquido bucato
Felix Ghiottonerie
gr. 100x4 al kg. € 3,95
1,58 Friskies croccantini
kg. 1,5 al kg. € 1,99
€
classico 32 lavaggi
3,98
€
FINDUS MINESTRONE TRADIZIONALE kg 1
2,78 € €
2,98 Dimmidisi Minestrone gr. 620 al kg. € 3,06
FINDUS PISELLI NOVELLI kg 1,10 al kg € 2,72
2,99 € €
2,50
Felce Azzurra detersivo lavatrice
lt. 1x2
€
3,98
Plasmon Omogeneizzati frutta
Plasmon Omogeneizzati carne
Coppini olio extravergine
€
Lavazza Capsule A Modo Mio
Barilla Farina 00
1,90
O VANNI LUPATOTO (VR) via Madonnina 70 • ZEVIO (VR) piazza Marconi 39/A a Poiano 141 • URBANA (PD) via Arti e Mestieri, 19
2,98
A CURA DI
ANDREA NALE
78
L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA
21 MARZO - 20 APRILE
21 APRILE - 20 MAGGIO
21 MAGGIO - 21 GIUGNO
22 GIUGNO - 22 LUGLIO
L’arte di surfare sulle onde, per quanto divertente e adrenalinica possa sembrare, è il frutto di minuti e ore di attesa immobile, di osservazione minuziosa delle onde, di un rilassamento e una pace che da fuori può sembrare una delle tante facce della noia. Ogni conquista della vostra vita è fatta di giornate di attesa, di lavoro interiore: sta arrivando l’onda, siete attrezzati per vederla e riconoscerla?
Siete circondati da persone e da amici che vi vogliono bene, e negli ultimi mesi sono stati tutti quanti essenziali, non è vero? Questo è il momento di ricercare anche altra compagnia. Qual è il vostro rapporto con gli animali? Avete ottimi rapporti con tantissime persone, sforzatevi di avere un ottimo rapporto con qualche animale. Perché? Perché a tutti serve un’educazione ad affetti differenti.
Crescere vuol dire tranciare le altre possibilità della vita ed immettersi in una strada definita. Questo sentiero, anche se voluto e bellissimo, è frutto di una violenza verso tutte le cose che in potenza avremmo potuto essere e che, invece, abbiamo lasciato indietro. Vi sembra una visione tragica? Non lo è. Vi assicuro che da qui a poco varie strade abbandonate vi si riproporranno in altre vesti.
In giro per voi c’è tutta l’aria di una buona ripartenza, assomiglia ai cieli invernali delle limpide mattinate dove a terra c’è la brina e l’atmosfera è pulita e frizzante. Non badate al fatto che state scivolando sul ghiaccio, l’anno nuovo sembra ripartire con un sole che cresce e un futuro tutto da scrivere.
23 LUGLIO - 23 AGOSTO
24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE
23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE
23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE
La neve che cade, le finestre appannate dal calore di un fuoco, il ritorno in famiglia, l’attesa nella notte più bella dell’anno, gli abbracci ad amici lontani… è tutto passato? Non credo, Leone, ci siete voi che avete tutte le carte in regola e tutte le forze necessarie per rasserenare la vostra e la vita di chi vi sta intorno, è un compito complesso, dovete portare l’atmosfera del Natale in questi gelidi primi mesi dell’anno.
In base a quali aspetti siete abituati a misurare il valore delle persone? Dai soldi? Dalla forza e dalla salute? Da quanto è benvoluto? Avete perso sin troppo tempo ad ammirare individui sbagliati e desiderare obiettivi che non vi appartengono. Guardate solo dentro di voi e chiedetevi in cosa splendete per chi vi ama di più. Domandatevi: «Secondo mia madre, qual è il mio valore più grande?».
Un saggio ha scritto che tutto quello in cui crediamo, tutta la morale che ci guida altro non è che la sintesi di quanto ci hanno insegnato i nostri genitori da piccoli, nei primi anni. Questo vale anche per il nostro modo di rapportarci agli altri, di amare, di dare valore alle cose giuste. Il compito di questo mese è confrontare le vostre idee sul mondo con chi ve l’ha dato, questo mondo, respirare profondamente, sentirsi a casa e poi tornare per la propria strada.
Quando si è in viaggio tutto è aperto, ogni percorso, ogni angolo e ogni strada sono costellazioni di possibilità che risplendono di fronte a noi. Quando si è in viaggio ci si sente liberi e felici. Perché questo non avviene nella vostra quotidianità? Quanti imprevisti e meraviglie potete scovare in una banale giornata di lavoro? Uscite dalla vostra gabbia mentale e scopritevi per quel che siete: viaggiatori di tutte le giornate ordinarie.
23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE
SAGITTARIO
22 DICEMBRE - 20 GENNAIO
CAPRICORNO
21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO
20 FEBBRAIO - 20 MARZO
Siamo abituati alle nostre montagne, non è vero? Piene di strade, piene di rifugi, impianti turistici e quant’altro… ci sono però montagne inesplorate, montagne dove l’uomo non può e non deve inoltrarsi, e dove la natura in festa è ancora padrona. Questi primi mesi rischiate di sentirvi incompresi e ostili come quelle montagne lontane, siete soltanto incontaminati.
Quale maschera indosserete a carnevale? Vi invito a pensare alla fine delle feste di carnevale, al momento in cui la maschera viene posata e il trucco lavato via. Quale persona, al mondo, assomiglia a questo momento? Con quale persona avreste voglia di togliervi il trucco? Forse è una persona così che dovreste tornare a corteggiare e proteggere ogni giorno, preparando delle frittelle, ad esempio.
Tra le credenze dei popoli andini c’è quella di raccontare i propri problemi e le proprie preoccupazioni alle quitapenas, piccole bamboline che messe sotto il cuscino, si dice, possano portar via, durante la notte, tutti i malanni. Chi è il vostro o la vostra quitapenas? A chi o a cosa affidate una buona percentuale di cura del vostro essere? Se non l’avete, dovreste trovarlo al più presto. Sembra funzioni davvero.
Ho il timore che questo mese possiate sentirvi sgretolati, come se aveste una vita da ricostruire, come un amore da ritrovare o, semplicemente, come se aveste perso di vista la bellezza che vi circonda. Non abbiate paura, qualsiasi difficoltà è soltanto una delle mille sfaccettature di quella meraviglia e fantasiosa creazione che siete.
ARIETE
LEONE
TORO
VERGINE
GEMELLI
BILANCIA
ACQUARIO
CANCRO
SCORPIONE
PESCI
79
IL NOSTRO
CONTO È SEMPRE IN MOVIMENTO. YouWelcome: il conto pensato su misura per noi. Canone mensile Zero Movimenti Illimitati Spese liquidazione Zero
L’OFFERTA È RISERVATA AI NUOVI CLIENTI. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI IN FILIALE O SU BANCOBPMSPA.COM
La banca di Emma e Cristina.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali ed economiche si rimanda ai Fogli Informativi disponibili presso le filiali del Banco Bpm e sul sito bancobpm.it, alla sezione Trasparenza. Il conto è riservato ai nuovi clienti privati. Edizione novembre 2018.
80
ULTIME QUOTE Finval SpA - T. +39 045 8650746 - info@lucense1923.it - www.lucense1923.it PER INFO 3298314850 - MARKETING@VERONANETWORK.IT
INVESTI nel Futuro
Autoprodurre la propria energia oggi è ancora più facile. Compra una o più quote e diventa socio di “Lucense 1923”, la centrale idroele�rica di Montorio. La tua energia pulita a pochi passi da casa che � perme�e di risparmiare sulla bolle�a, PRENOTA OGGI LA TUA QUOTA per sempre!
DELLA CENTRALE LUCENSE 1923