Pantheon 120

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PRIMO PIANO VACCINI ALL’INTERNO

TOCATÌ CANDIDATO UNESCO 2022

SPECIALE Agroalimentare

ITALIA'S GOT TALENT VINCE LA MAGIA DI STEFANO BRONZATO

Luigi Turco

Verona riparte dal vino


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Scegliere con chi stare, o con chi iniziare un percorso nuovo, magari in posizione di subordinazione, non è facile, richiede tempo, intelligenza e visione. Spesso ci sono in ballo anni di storia, prestigio in parte decaduto, persone legate a un passato che nella stragrande maggioranza dei casi non può ritornare. Scegliere, però, è necessario. E lo si può fare tenendo conto di alcuni parametri che non sono solamente quelli economici e finanziari, ma anche territoriali. Sì, territorio, proprio questa parola inflazionata, abusata, generalizzata, utilizzata in mille contesti, spesso derisa e sminuita, ma utilizzata. E ci sarà evidentemente un perché. Siamo tutti legati al nostro territorio, al luogo in cui nasciamo, in cui cresciamo, in cui stringiamo relazioni, e ci dispiace tremendamente quando nelle variabili che portano a una aggregazione o a una fusione, questa voce venga completamente ignorata.

È successo di recente col caso Cattolica Assicurazioni quando alle 7.36 del 25 giugno 2020 un comunicato congiunto tra la società di Lungadige Cangrande e Assicurazioni Generali annunciava, all’insaputa degli oltre 18 mila soci veronesi, l’ingresso piuttosto ingombrante del Gruppo triestino nella compagine scaligera. «Un affare», «una scelta di grande visione», «un’opportunità di crescita per Verona» i commenti a caldo riecheggiati dai palazzi scaligeri. Nessuno si è posto però la domanda più importante: che fine farà la rete capillare composta da 1.400 agenti e di conseguenza quale sarà il destino dei 1.800 dipendenti presenti, appunto, sul “territorio” veronese? Questo mese su Pantheon abbiamo voluto sottolineare la bontà dell’operazione portata a termine da Cantina Valpantena e Cantina di Custoza, due società cooperative veronesi che proprio di fronte alle sfide della globalizzazione, e della pandemia, hanno scelto di mettersi assieme con una conformazione del tutto complementare, ponendo al centro gli interessi - in primis - dei soci (quasi duemila) e delle loro famiglie. Certo, direte, due cantine di vini non sono mica due gruppi, pardon, colossi assicurativi come Cattolica e Generali. Vero, ma non sempre contano le dimensioni. Spesso conta di più l’anima di certe operazioni, la loro condivisione con chi per decenni ha creduto (come nel caso di Cattolica), ovvero i soci stessi. Si poteva scegliere una strada diversa. Più di cuore, certamente non nostalgica, rispettosa della città e delle sue persone.

È necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa insieme GOETHE

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aprile 2021

T

empo di fusioni e aggregazioni, certo. Alcune valide, altre meno. Alcune ragionate, alcune no. Alcune in buona fede, altre nell’interesse di pochi. La pandemia da Covid-19 ha accelerato quel processo apparentemente irreversibile innescato già qualche decennio fa dalla globalizzazione. La rincorsa ai mercati nazionali e internazionali ha imposto un cambio di paradigma nel pensare il modo di fare impresa, sempre più permeato dalla necessità di trovare alleanze, punti di appoggio, realtà affini per affrontare percorsi di sviluppo e crescita condivisi.

Editoriale

di Matteo Scolari


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Indice

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 27/03/2021

Villa dei Mosaici a Negrar 8

28 4 Steven The Magician

In copertina VERONA RIPARTE DAL VINO

Giochi antichi alle Colombare 12

LA CARTA VINCENTE A ITALIA'S GOT TALENT

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Errata corrige

Cinque donne

Si riportano le correzioni di due refusi di stampa sul numero 119 di Pantheon: a pagina 22 nel sottotitolo dell'articolo Il ragazzo di Lugo: Massimo Bertagnoli si racconta non "attaccante" ma "centrocampista"; a pagina 61, la foto centrale utilizzata raffigura l'attrice Olivia Colman al posto della protagonista Phoebe Waller-Bridge.

Primo piano VACCINI, UN PUNTO DI SVOLTA

PER LE ROTONDE DI CORSO MILANO

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Speciale Spettacoli&Eventi

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Gli Orti di San Giuseppe MEMBRO ANCHE IL PAPÀ DEL GNOCO 2021

Redazione e Collaboratori

DIRETTORE RESPONSABILE: MATTEO SCOLARI - CURATORE EDITORIALE: SAMANTHA DE BORTOLI REDAZIONE: MATTEO SCOLARI, GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI APRILE: SARA AVESANI, MARTA BICEGO, VALENTINA CERIANI, SIMONE DE LA FELD, ALICE MARTINI, ANNALISA MAZZOLARI, MARCO MENINI, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, TOMMASO STANIZZI, MARCO ZANONI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE: DAVIDE PERETTI, SAMANTHA DE BORTOLI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE DELLO SPECIALE AGROALIMENTARE: GIACOMO GOTTARDI, CAMILLA FACCINI SOCIETÀ EDITRICE: INFOVAL S.R.L. - MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK E TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE

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∙ PANTHEON ∙

Cos'è succe 1

2 INCORONATO IN ARENA IL “SIRE” DI VERONA

LA 98ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL LIRICO SI FARÀ

Il 2 marzo 2021 si è svolta la cerimonia di incoronazione del 491° Papà del Gnoco, Andrea Bastianelli, detto “Bisteca”: per la prima volta nella storia è avvenuta all’interno dell’Arena

La stagione, presentata l’11 marzo, vedrà presenti i titoli, le date e i cast previsti per il 2020, con il ritorno di Riccardo Muti. La prima è fissata per il 19 giugno.

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VINITALY RIMANDATO AL 2022 16 MARZO 2021

ATTACCHI DI LUPI NELLE COLLINE DELLE VALPANTENA

Veronafiere ha annunciato il 16 marzo il posticipo della 54esima edizione di Vinitaly: si terrà dal 10 al 13 aprile 2022. Confermata invece Opera Wine e, in ottobre, in arrivo eventi speciali per il settore.

Il 20 marzo la segnalazione di un attacco di lupi in un allevamento a Lugo, poi l’incontro ravvicinato di un ragazzo presso Orsara. A queste testimonianze si aggiunge anche quella di una fattoria in località Valbusa.

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∙ PANTHEON ∙

esso a marzo 5 IN CENTINAIA CONTRO LA DAD A VERONA, LA PROTESTA Piazza Bra il 21 marzo è stata la cornice delle proteste di genitori, docenti e comitati cittadini per chiedere che «la scuola si faccia a scuola», in presenza.

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IL MAGO VERONESE STEFANO BRONZATO VINCE ITALIA’S GOT TALENT

Stefano Bronzato, originario di Isola della Scala e in arte Steven Magician, ha vinto il 24 marzo l'undicesima edizione di Italia's Got Talent.

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7 PROTESTA AMAZON A VERONA

UNESCO, IL TOCATÌ CANDIDATO UFFICIALE 2022

Anche i corrieri Amazon della sede di Verona hanno scioperato il 22 marzo per protestare contro le condizioni di lavoro. I sindacati: «New economy, vecchio sfruttamento».

Il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ha approvato il 24 marzo la candidatura del Festival dei giochi in strada all’esame per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

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DANTEDÌ 2021: UNA MARATONA DEDICATA AL SOMMO POETA

Verona ha festeggiato giovedì 25 marzo la giornata nazionale Dantedì, con iniziative online non stop in omaggio alla sua vita e alle opere.

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LA LUNGA STRADA PER IL VACCINO. ANCORA CODE A VERONA

Il 25 marzo qualche disagio per le vaccinazioni in Fiera a Verona: lunghe code di cittadini in attesa di ricevere la dose di vaccino si sono formate negli spazi fieristici dedicati alla campagna.


∙ IN COPERTINA ∙

Valpantena e Custoza, insieme per le famiglie e il territorio Dall'unione delle due cooperative veronesi, il 20 marzo scorso è nata Cantine di Verona, una nuova realtà da 65 milioni di fatturato, da circa 30 milioni di euro di patrimonio, una dotazione di conferimenti di 300 mila quintali di uva, quasi duemila soci e un centinaio di dipendenti.

di Matteo Scolari

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lobalizzazione, mercato sempre più competitivo e affollato, metteteci pure la pandemia che da un anno a questa parte ha stravolto tutti gli equilibri, e i conti sono fatti. Le fusioni sono all’ordine del giorno, in tutti i settori. Ci sono fusioni e fusioni però. Quella approvata dai soci di Cantina Valpantena e Cantina di Custoza ha un sapore buono, genuino. Due realtà, la prima fondata nel 1958, la seconda dieci anni dopo, nel 1968, che hanno deciso, non senza qualche piccola resistenza di carattere campanilistico, di prendersi per mano e affrontare a braccetto la strada tortuosa, ma altrettanto stimolante, che porta nel futuro. Per conoscere le tappe principali e le motivazioni che hanno spinto le due realtà a proseguire insieme,

Luigi Turco, presidente Cantine di Verona

abbiamo raggiunto l’ex presidente di Cantina Valpantena, ora presidente di Cantine di Verona, Luigi Turco. Presidente Turco, il progetto di fusione si è concretizzato in queste settimane, ma da dove parte l’idea e perché? L’idea e un primo approccio alla fusione nascono ancora alla fine del 2019. Nei mesi successivi, dopo il rinnovo dei rispettivi consigli di amministrazione, ci siamo seduti attorno ad un tavolo per discutere della fusione che si è svolta attraverso un’operazione che tecnicamente si definisce “di incorporazione” della Cantina di Custoza da parte della Cantina Valpantena. Il Covid ha rallentato i vostri piani? Sì, nei primi mesi del 2020 gli incontri si sono ridotti a causa della pandemia per poi riprendere

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più frequenti nel giugno dello stesso anno. L’estate scorsa abbiamo iniziato a serrare le fila e a cercare di arrivare a chiudere l’operazione. È filato tutto liscio o c’è stata qualche resistenza? Quando si parla di fusione per incorporazione, qualche preoccupazione, specie nella parte incorporata, c’è. Si riduce il numero di consiglieri di quest’ultima, quindi c’è un’entrata in minoranza, c’è il timore di perdere l’autonomia e per certi aspetti anche più di mezzo secolo di storia. Infatti durante prima delibera in Cantina di Custoza, il 12 dicembre 2020, avevano già votato a favore 10 consiglieri su 15, votazione che si rifletteva però nel corpo sociale con 89 sì e 66 no, quindi meno dei due terzi, ovvero il quorum,


∙ IN COPERTINA ∙ richiesti per l’approvazione. Abbiamo quindi proseguito il dialogo, abbiamo cercato di smussare ulteriori spigoli fino ad ottenere il placet di 12 consiglieri (tre i contrari) che hanno portato lo scorso 20 marzo i favorevoli a 118 contro i 38 fermi sul no. Il dialogo, il confronto tra le parti, la costruzione di un piano strategico condiviso per il futuro hanno avuto la meglio. E ringrazio il presidente di Cantina di Custoza Giovanni Fagiuoli per aver creduto in questo progetto e per aver espresso parole di sostegno alla bontà dell’operazione. A proposito di operazione, lei l’ha definita storica e di enorme valenza per il territorio. Perché? Storica perché stiamo parlando di due cantine che hanno una loro precisa connotazione nel territorio, una, la Cantina di Valpantena, ha 63 anni, quella di Custoza 53, hanno avuto una vita

autonoma ricca di soddisfazioni pur in ambiti diversi: loro nell’ambito del Custoza e Bardolino, noi nel Valpolicella soprattutto. Mettere insieme due realtà che fino a ieri pensavano di poter andare avanti da sole e fonderle insieme è un passo epocale e irreversibile.

Caratteristiche di affinità? Siamo complementari nel presentare sul mercato un paniere completo, con prodotti diversificati in grado di intercettare il cliente straniero, il quale, rivolgendosi a Cantine di Verona, può avere tutti i vini a denominazione veronese: Valpolicella, Amarone, Bardolino, Custoza, Lugana, Soave, Pinot grigio.

Quali i vantaggi? Le due realtà insieme aumentano la loro dimensione, condividono management, accrescono la massa e il peso sul mercato, riescono ad attuare economie di scala, raddoppiano le forze, lavorano su duemila ettari con un numero elevato di soci, condividono conoscenza ed esperienza. Oggi in un mercato molto difficile, molto più difficile a causa della pandemia, ma anche della globalizzazione, è necessario avere una certa dimensione per rimanere competitivi. Ricordo anche che le aziende insieme danno lavoro a 100 dipendenti.

La sede di Quinto di Valpantena 9


∙ IN COPERTINA ∙

La sede di Sommacampagna

Prossimi passi? A livello formale, la sede rimane a Quinto. C’è in programma un piano di investimenti che vedrà proprio protagonista il sito di Custoza, andremo a strutturarlo dal punto di vista logistico e produttivo con un investimento da subito di oltre cinque milioni di euro. Ricordo poi che disponiamo anche della cantina di Ponti sul Mincio. Tre siti produttivi che da oggi hanno lo stesso nome, Cantine di Verona, un nuovo corso per tutti, un unico cappello, quello di Verona, scelto anche per la sua nomea internazionale. Cambieranno le etichette dei vini? No, ci presenteremo con i nomi tradizionali. Cantine di Verona è solo il nome giuridico della nuova società che ha al suo interno tutti i marchi storici delle due cantine che si sono unite in matrimonio. Anche questo è un segno di rispetto reciproco a mio avviso. Che momento è questo per il settore? Il settore sta un po’ soffrendo

per le vendite al dettaglio. L’horeca, come sappiamo, è in forte difficoltà: bar, ristoranti, convegnistica, enoteche…aziende che avevano questi canali per posizionare il loro prodotto sono in difficoltà. Ma anche chi ha tanto vino in magazzino e lo mette nel mercato nella grande distribuzione abbassando il prezzo non fa un buon affare. C’è una riduzione dei consumi, dei prezzi di vendita e dei margini.

Giusto il rinvio del Vinitaly? Vinitaly non aveva senso farlo se non si possono incontrare le persone. Il problema è di tipo sanitario. Sono ferme tutte le fiere del mondo, è una parziale consolazione. Gli incontri, in questo momento, si fanno lo stesso, in video collegamento, spedendo pacchi di vini con i corrieri…la pandemia sta cambiando il mondo. È chiaro che non vediamo l’ora che la fiera torni festosa, ma è meglio aspettare un anno e ripartire in sicurezza, che provare ora facendo grandi investimenti col

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rischio di fallire per questioni legate alla salute delle persone. Preoccupato per il futuro? No, sono consapevole che ci siano difficoltà economiche che si riflettono anche dal punto di vista sociale. Il nostro settore soffre meno rispetto ad altri. L’agroalimentare non è stato soggetto a restrizioni pur avendo avuto riduzioni sensibili. Non possiamo lamentarci, c’è una decrescita, ma stiamo andando avanti. Certo, dobbiamo risolvere la pandemia, altrimenti sì che ci saranno enormi difficoltà dal punto di vista sociale. Soluzione? Avanti con i vaccini. Ci sono paesi come l’Inghilterra che sono andati avanti senza tanti fronzoli e stanno già riaprendo. Noi in quei mercati cominciamo a intravvedere dei risultati. In Italia abbiamo tanta burocrazia, siamo un passo indietro rispetto alla mentalità anglosassone, in questi casi molto più pragmatica della nostra.


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∙ PRIMO PIANO ∙

Vaccini,

un punto di svolta Excursus a un anno dall’inizio della pandemia di Samantha De Bortoli

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rendiamo due fotografie, metaforiche, delle condizioni dell’Italia: la prima, scattata nel marzo 2020; la seconda dopo un anno esatto, nel marzo 2021. Se ci venisse chiesto di trovare le differenze, quante sarebbero? A seconda dei sistemi di riferimento considerati, ognuno di noi probabilmente ne individuerebbe un numero differente. Fatto sta che tutte, però, si aggrappano attorno a un elemento sostanziale, ovvero la pandemia da Covid19. Tuttavia, sicuramente potremmo essere tutti d’accordo su un punto: a differenza del principio, a distanza di un anno abbiamo circoscritto il virus individuando le armi da utilizzare per combatterlo: le mascherine, i guanti, il gel, il distanziamento sociale. In prima linea sempre, i medici e il personale sanitario, impegnati su più fronti, dall’individuazione dei positivi con i tamponi, alle cure, e ora con i vaccini. Quest’ultimo è il grande passo: seguivamo con attenzione

le sperimentazioni dei numerosi vaccini nel mondo per verificarne l’efficacia, sperando che quanto prima diventassero la risposta all’emergenza e un punto fermo, o meglio, un punto di svolta, per guardare al futuro con occhi nuovi. Il giorno di Natale, 25 dicembre 2020, sono arrivati a Roma i primi camion Pfizer, il 27 sono iniziate le vaccinazioni, partendo proprio dai sanitari, per fare in modo che gli ospedali divenissero i primi luoghi Covid free e si riducessero le occasioni di contagi e focolai in corsia, e insieme a loro gli ospiti delle rsa, i più a rischio. Poi si sono aggiunti Moderna e AstraZeneca, permettendo a febbraio di dare il via ufficiale alla campagna vaccinale di massa, a partire sempre dalle categorie di persone con priorità specifiche. A distanza di più di tre mesi dall’inizio delle vaccinazioni anti-Covid19, in Italia le prime dosi somministrate sono circa sei milioni, il totale in Veneto è di 700mila circa. Nel corso di questo primo trimestre,

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due eventi di rilievo: il 26 febbraio la nomina dei nuovi direttori generali delle Ulss venete, con la conferma del titolo per il dott. Pietro Girardi all’Ulss9 Scaligera e la nomina del dott. Callisto Marco Bravi per l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, subentrato al posto del dott. Francesco Cobello; il 15 marzo lo stop temporaneo del vaccino AstraZeneca, in seguito a segnalazioni di trombosi sospette, ripristinato da Ema e Aifa il 19 marzo dopo le analisi sugli eventuali nessi causali tra i vaccini e gli eventi avversi (25 casi dubbi su 25 milioni di dosi somministrate in tutta Europa, come dichiarato anche dal dott. Rossanese del dipartimento di Malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar in un’intervista a Mattino Verona il 22 marzo, ndr). Per partire con la campagna sulla popolazione ultraottantenne, a febbraio Verona ha individuato quattro punti vaccino: in città il padiglione 10 della Fiera, ingresso


∙ PRIMO PIANO ∙

"E", il Palaferroli di San Bonifacio, l’ex supermercato Rossetto in via Einaudi 12 a Legnago e infine la Bocciofila di Bussolengo, Strada S. Vittore, 1. L’obiettivo, però, è quello di ampliare la rete per consentire ai cittadini di effettuare più agevolmente le dosi: per questo l’Ulss9, in sinergia con l’Azienda ospedaliera universitaria e il Comune di Verona, oltre a lavorare per incrementare le vaccinazioni giornaliere è impegnata a organizzare l’apertura di altri Centri di Vaccinazione della Popolazione (come il punto alla caserma del Duca di Montorio e il drive in allo Stadio), comodi e vicini alle case dei veronesi, e a rafforzare la collaborazione con i medici di base, per l’esecuzione dei vaccini a domicilio. «Vogliamo dare una brusca accelerata alla campagna vaccinale nel territorio scaligero» ha detto il direttore Girardi «passando dalle 5mila dosi al giorno attuali a 8mila, forse anche di più, nelle prime settimane di aprile». «Stiamo estendendo le possibilità di prenotazione, non solo sulla nostra piattaforma, disponibile nel sito dell’Ulss, ma anche tramite un apposito numero verde e via smartphone». Per quanto riguarda il caso AstraZeneca, «la risposta da parte dei cittadini è stata ed è tuttora ottima, anche dopo lo spiacevole stop&go, che non ha riportato ripercussioni di sorta oltre al recupero delle sedute sospese. Ciò testimonia una volta

di più il grande senso civico e di responsabilità dei veronesi» sottolinea l’Azienda Ulss9 Scaligera. In questo excursus dei mesi passati, è necessario ricordare anche un’altra data: il 18 marzo, giornata nazionale di commemorazione delle vittime del Covid. Davanti alla scalinata di Palazzo Barbieri, autorità e istituzioni si sono riunite per un minuto di silenzio, accompagnato dal suono di una tromba. In quell’occasione, abbiamo parlato con il neodirettore dell’Aoui, Callisto Marco Bravi. «Per rispondere alla nuova pressione determinata dall’aumento dei contagi, abbiamo introdotto posti letto in intensiva e semintensiva e stiamo rispondendo bene grazie anche alla collaborazione con l’Ulss9. Obiettivo primario è riuscire a gestire i pazienti Covid e al contempo mantenere inalterata l’attività dell’emergenza urgenza. Inoltre, stiamo raccogliendo le disponibilità, devo dire con grande riscontro, di professionisti, specializzandi, infermieri e di chi sta frequentando i corsi di infermieristica per poter mettere a disposizione ulteriori risorse nella campagna vaccinale, garantendo così una spinta in più nel mese di aprile quando riceveremo anche un maggior numero di dosi. Queste basi mi danno speranza sulla possibilità di arrivare al più presto all’immunità di gregge».

Pietro Girardi, direttore generale Ulss9 Scaligera

Callisto Marco Bravi, direttore generale Aoui Verona

IL PUNTO DEL DIRETTORE AOUI CALLISTO MARCO BRAVI GUARDA IL VIDEO

VACCINI, DUBBI E CHIARIMENTI GUARDA IL VIDEO

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articolo pubbliredazionale

Dott. Stefano Castellani

Dott.essa Daniela Zanoni

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Dott.essa Giada Tucci

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STUDIO DENTISTICO CASTELLANI

IL TUO TEAM PER LA TUA SALUTE ORALE C’è uno studio dentistico nel cuore di Verona, in via Interrato Acqua Morta n.96, a due passi dal Teatro Romano, che dal 1997, si distingue per competenza serietà e preparaơĢŋłā̍ Rķ ŭŽŋ ŶÖƦ ď óŋŋũùĢłÖŶŋ ùÖķ Dott. Stefano Castellani che si dedica in prevalenza all’implantologia e alla chirurgia orale. Una Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi di Verona nel 1992 e per dodici anni una collaborazione presso la Clinica Universitaria Odontoiatrica del Policlinico G. Rossi di Verona diretta prima dal Professor Paolo Gotte e poi dal Professor Pierfrancesco Nocini. «Ho avuto una formazione importante presso la sede universitaria, dove ho potuto getta-

re basi solide per il mio futuro professionale. – spiega il dottor Castellani - Nel frattempo, nel 1997, ho aperto il mio studio privato qui, a pochi passi dal centro storico, dove tuttora opero con la collaborazione di Dottori Specialisti, occupandomi di tutte le patologie del cavo orale, ùÖķ ðÖĿðĢłŋ Öķķ̪ÖùŽķŶŋ Ʃłŋ ÖķķÖ ĕÖscia del paziente più anziano.

I SERVIZI PRINCIPALI

L’attività dello Studio dentistico Castellani comprende tutte le branche dell’odontoiatria, dalla pedodonzia (odontoiatria del bambino) alla conservativa estetica e restaurativa̒ Ʃłŋ ÖķķÖ chirurgia parodontale e all’implantologia avanzata. Tra i servizi principali si distinguono: le cure ortodontiche

per i bambini, svolte dalla dott.ssa Daniela Zanoni, specialista nella ĿÖŶāũĢÖ ā ÖƧÖłóÖŶÖ̇ ŭā łāóāŭŭÖrio, da una logopedista; la Dott.ssa Francesca Di Lorito e la Dott.ssa Giada Tucci si occupano di igiene dentale, prevenzione non chirurgica della malattia parodontale, odontocosmetica e mantenimento delle terapie svolte, mentre alla restaurativa estetica e all’endodonzia ŭĢ ùāùĢóÖ ķÖ 'ŋŶŶ̍ŭŭÖ ŋƩÖ ũÖ̍ Una attenzione particolare va all’implantologia che viene svolta, quando possibile, con tecniche di chirurgia guidata o post estrattive immediate che accorciano i tempi dell’intervento e di guarigione, riducendo il dolore post-operatorio al paziente. Si prosegue poi con i


servizi di protesi dentaria a cui è legata l’Estetica del Sorriso e ĢłƩłā ķÖ gnatologia ovvero la scienza che studia l’equilibrio della bocca nel suo insieme di muscoli articolazioni e denti. Tutte le attività cliniche sono discusse dall’intero team e i singoli piani di trattamento sono decisi e coordinati dal Dott. Stefano Castellani.

LA FILOSOFIA PROFESSIONALE

«La mia idea di Odontoiatria è quella che consegna serenità al paziente, il quale prima ancora di sottoporsi a un piano di trattamento deve comprenderlo, conoscerne i costi, ma anche e soprattutto sapere quando iniơĢāũç ā ŨŽÖłùŋ ƩłĢũç̍ R óŋłŶũŋķķĢ periodici, svolgeranno poi un ruolo preventivo per mantenere in salute le cure già eseguite nel corso del tempo. – prosegue Castellani - Le otturazioni e gli impianti, ad esempio, li garantisco per dieci anni, così come tutta una serie di interventi che svolgiamo qui nello studio. Per assicurare un arco temporale così lungo è evidente che si investe in alta qualità dei materiali, nella formazione, oltre che nell’esperienza acquisita». L’obiettivo primario dello Studio Castellani è curare il paziente, evitando recidive che lo farebbero riammalare, garantendogli contemporaneamente un servizio di prevenzione e controllo per mantenere lo stato di salute. Continua il Dottore: «È fondamentale, come detto, assicurare tranŨŽĢķķĢŶç Öķķā ťāũŭŋłā̇ ŋƦũāłùŋ Žł servizio di ottimo livello che garantisca a noi e ai nostri pazienti ķÖ ðŋłŶç ā ķ̪āƧóÖóĢÖ ùāķķā óŽũā āƑĢtando di avere ulteriori problemi nel tempo. Per progettare le mie terapie, adotto sempre il criterio della mini-invasività – sottolinea il Doc - cercando di erogare prestazioni che abbiano un basso impatto sulle strutture anatomiche presenti e che non disturbino troppo il paziente nella vita di tutti i giorni, nella sua quotidianità. Non credo ÖķķÖ ĿāũóĢƩóÖơĢŋłā ùāķķÖ ťũŋĕāŭŭĢŋne dentistica a cui negli ultimi anni abbiamo assistito, basata sul prezzo e sulla prestazione erogata come un semplice prodotto di mercato. Stiamo parlando di salute e questo concetto deve essere messo sempre in primo piano».

ACCOGLIENZA E DIGITALIZZAZIONE

L’attività dello studio è totalmente informatizzata, dalla gestione degli appuntamenti alla radiologia ùĢėĢŶÖķā̍ ¦ũā ÖƧÖŶÖŶā óŋķķÖðŋũÖŶũĢóĢ Miriam, Evelyn ed Elisa sono preposte all’accoglienza dei pazienti e contemporaneamente all’organizzazione del lavoro da parte dei clinici. L’applicazione della tecnologia informatica garantisce un’ottimale razionalizzazione dell’agenda e un accesso più funzionale alla banca dati radiologica e delle cartelle cliniche. «Utilizzo un archivio radioėũÖƩóŋ ùĢėĢŶÖķā ùÖ ťĢƄ ùĢ ƑāłŶĢ ÖłłĢ e grazie alla velocità di accesso, mi è divenuto più facile monitorare i vecchi piani terapeutici, acquisenùŋ ĿÖėėĢŋũ ÖƧùÖðĢķĢŶç ťũŋėłŋŭŶĢóÖ per progettarne di nuovi». «I prossimi anni saranno contrassegnati dalla quasi totale digitalizzazione anche della nostra professione. – conclude SteĕÖłŋ !ÖŭŶāķķÖłĢ ̞ ĢėłĢƩca da una parte introdurre una riduzione dei tempi terapeutici con un conseguente minor impatto sul paziente, ma dall’altra una maggiore responsabilità deontologica nel

progettare piani di trattamento che siano basati “in primis” sulle esigenze di salute del paziente.

ACCESSO

Lo studio si trova in Veronetta al di ĕŽŋũĢ ùāķķ̪ÖũāÖ Ö ŶũÖƧóŋ ķĢĿĢŶÖŶŋ ùāķ centro storico, a due minuti a piedi dal parcheggio coperto di Piazza Isolo giusto di fronte ai Giardini della Giarina dove sussistono altri parcheggi. Per chi vuole accedere in bicicletta è disponibile un cortiletto interno dove poterla parcheggiare in sicurezza.

CONTATTI:

Via Interrato dell’Acqua Morta, 96 37129 – Verona Tel: 045594447 segreteria@studiodentisticocastellani.com www.studiodentisticocastellani.com


∙ STORIE DI PERSONE ∙

La cura delle due ruote di Camilla Faccini

S

i apre un nuovo mondo a Francesca Gasperi quando conosce Vanni Oddera, campione italiano e internazionale di motocross freestyle, partecipando come fotografa ad alcune iniziative di mototerapia negli ospedali di Genova e Torino. «Sapevo che esisteva la mototerapia, ma prima di conoscere Vanni non l’avevo mai sperimentata. Lui era, ed è tutt’ora, promotore di questa terapia per i bambini oncologici, in particolare all’ospedale Gaslini di Genova, dove porta nei reparti le moto elettriche e fa viaggiare i giovani pazienti nei corridoi». Un incontro che segna Franscesca Gasperi in maniera indelebile e in lei si fa forte la convinzione di voler far provare a più persone possibili l’emozione del vento in faccia. Ai bambini, certo, ma anche ai ragazzi e agli adulti. «La moto ti da libertà - racconta Gasperi -, ti emoziona, l’adrenalina del motore che romba piace e rende libero chi solitamente vede limitate le proprie libertà». Un’esperienza che non coinvolge solo il malato, ma anche tutta la sua famiglia, perché anche solo

Francesca Gasperi durante un pomeriggio di mototerapia a Imperia

Francesca Gasperi è una fotografa, videomaker ed esperta motociclista veronese. Una passione, quella per le due ruote e i motori, che un giorno, per caso, ha scoperto di poter declinare anche a favore chi è meno fortunato. Oggi segue progetti di mototerapia in Liguria, dove vive attualmente, ma ha un grande sogno: portare le due ruote nelle corsie degli ospedali veronesi.

un po’ di insolito caos e spontanea allegria nei reparti stravolge le giornate spesso tutte uguali della vita in ospedale. «Anche in questi mesi di emergenza sanitaria siamo riusciti a portare avanti una bellissima iniziativa in un maneggio a Imperia: semplici giri in moto, in piena sicurezza. Una gioia incredibile sia per i bambini che per i loro genitori, che per mezza giornata hanno diviso il loro

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peso con qualcun altro. È una vita dura anche la loro: sempre le solite facce, la solita routine. Vedere i figli meravigliarsi e fare qualcosa di pazzo è terapeutico». Sempre la fotografia, galeotta, fa conoscere a Francesca Gasperi un altro motociclista campione di solidarietà, Simone Zignoli, che insieme al cast de Le Iene la coinvolgerà in un’avventura


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incredibile. Forse sarà capitato a qualcuno di voi, lo scorso dicembre, di vedere in televisione lo speciale viaggio di Marika, una giovane ragazza affetta dalla nascita da una tetraparesi spastica distonica, tra le più gravi forme di paralisi cerebrali infantili, con il grande sogno di salire in sella ad una motocicletta. «Simone mi ha chiesto di accompagnarlo in quest’avventura, e ho accettato immediatamente - rivela Gasperi -. Un viaggio di due settimane in Sardegna, un’esperienza meravigliosa, estremamente complessa e difficile, ma incredibile, durante la quale Marika ha fatto progressi notevoli».

Due declinazioni diverse ma preziose di quello che può rappresentare la mototerapia, e di come consenta uno sviluppo e uno stimolo di capacità fisiche, cognitive, sociali e affettive. Due esperienze che hanno instillato in Francesca la volontà di fare qualcosa di grande anche per la sua città. «Vorrei portare la mototerapia anche a Verona, ma serve trovare qualcuno che ci creda, qualcuno a cui fare riferimento per un progetto del genere. Portare le moto all’interno dell’ospedale purtroppo non è facile, nonostante studi scientifici stiano iniziando a dimostrare i benefici di questa iniziativa».

Vanni Oddera

GUARDA LA PUNTATA DEL PROGRAMMA LE IENE

Da sinistra: Francesca Gasperi, Marika e Simone Zignoli durante il viaggio in Sardegna

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Federico Schinardi, storia di un veronese che voleva diventare scrittore di Giorgia Preti

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ormazione scientifica, animo da letterato e una fantasia che si potrebbe definire “burtoniana”. Federico Schinardi, 21 anni, studente all’ultimo anno di lettere all’Università di Padova, è l’unico veronese nella rosa dei semifinalisti alla 26esima edizione del Premio Campiello Giovani e la passione per la scrittura, come ci confessa, l’ha sempre avuta: «Quando ero alle elementari mi piaceva scrivere, ma ero negato totalmente: facevo fatica a mettere per iscritto quello che pensavo». Eppure, ora, a distanza di diversi anni, la scrittura si potrebbe definire il suo “pane quotidiano”. A confermarlo sono le due semi-finali e la finale del Premio Campiello Giovani, a cui è approdato negli anni scorsi, un lavoro da copywriter freelance e, naturalmente, un sogno nel cassetto: «Le mie passioni sono sempre state l’insegnamento e la scrittura e quindi ho deciso di studiare lettere moderne per diventare insegnante di italiano». Ad avviarlo sulla strada giusta, in giovane età, è stato il nonno: «Alla fine della quinta elementare mi

Federico Schinardi

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regalò dei libri di Emilio Salgari: non erano i migliori libri da regalare a un bambino, che non capisce metà delle cose che ci sono scritte, ma nonostante ciò mi sono piaciuti un sacco e me li sono divorati tutti. E mentre li leggevo pensavo: ma io ci riuscirei a scrivere certe cose? La risposta era, ovviamente, no, e allora da lì ho cominciato a scrivere davvero». E negli anni seguenti Federico questa passione l’ha coltivata partecipando a diversi concorsi, sia di poesia che di narrativa e nel 2019 è arrivata la prima soddisfazione: «Sono stato semifinalista al Campiello Giovani nel 2019, il primo anno in cui ho partecipato; poi nel 2020 sono stato finalista» ci racconta. A portarlo nella cinquina dei finalisti è stato il racconto Un giorno se ne andarono le pecore: una storia visionaria in cui «un giorno le pecore scompaiono e non si sa dove siano andate: ci sono ancora, mandano video divertenti, ma la gente non riesce a vederle» ci racconta Federico, che non nega la natura dei suoi scritti: «Di solito i miei racconti hanno protagonisti strani, desueti, e spesso sono animali. Più di una volta mi hanno bollato il racconto sulle pecore come un racconto animalista, quando non lo era. La realtà è che quando scrivo non lo faccio mai con un’intenzione: mi piace parlare di qualcosa, piuttosto che per qualcosa» spiega. A valergli un posto tra i semifinalisti, quest’anno, è stato invece un altro racconto dal titolo (e dalla trama) particolare: Il porco avventuriero, ovvero la breve ma molto intensa storia di un maiale che

I finalisti del Premio Campiello Giovani 2020

voleva guardare le stelle. Una storia di dieci pagine nata per caso e inviata alla giuria del concorso nelle ultime ore disponibili: «Fino all’ultimo giorno mi sono detto che non volevo partecipare. Poi ho pensato di partecipare un po’ per scherzo e un po’ perché questo è l’ultimo anno utile, per me, per poterlo fare. Allora ho preso questo racconto che avevo già scritto e pubblicato sul mio sito, ma erano solo due pagine. La storia comincia con questo maiale che è nella sua fattoria e da lì parte una riflessione sul fatto che i maiali (anatomicamente) non possono alzare la testa per vedere le stelle. Quindi questo maiale decide di partire all’avventura per vedere le stelle. Il racconto finale ha anche una parte centrale, che avevo tagliato online, in cui si racconta il viaggio del maiale per arrivare a vedere il cielo. Ovviamente nel 19

racconto di quest’anno ci sono riferimenti a quello dell’anno scorso sulle pecore: è lo stesso universo narrativo». E alla domanda sul fatto che si aspettasse di arrivare così in là con il racconto, Federico sottolinea: «Non mi aspettavo assolutamente di passare in semifinale e sono rimasto sorpreso. Ma non credo di arrivare più avanti, data la natura del racconto. L’ho scritto in due ore e l’ho inviato di fretta, quasi senza controllarlo (ride, ndr). Dopo questa parentesi, vincente o meno, il futuro di Federico sembra chiaro e una parte della sua vita sarà, quasi certamente, votata alla scrittura: «Penso di continuare a rimanere nell’ambito. Sto cercando di scrivere un libro, ma per come scrivo io è molto difficile. Vedremo…»


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Lavorare la terra? Così si recuperano i valori di Marco Menini

A San Massimo l'associazione Gli Orti di san Giuseppe Odv porta avanti un progetto di agricoltura partecipativa con persone socialmente svantaggiate e vulnerabili. Un ettaro di terreno in cui si coltivano insalata, aglio, melograni, fragole e si riconquistano valori come la cura, la pazienza e lo stare insieme. Tra i volontari, anche il neo eletto 491esimo Papà del Gnoco, Andrea Bastianelli, detto “Bisteca”.

Sono le parole del presidente dell'associazione Gli Orti di san Giuseppe Odv, Adriano Merlini, che nel 2015 ha chiesto e poi ottenuto in concessione dal Comune di Verona quasi un ettaro di terreno, nella zona di San Massimo, in via Brigata Aosta 8/B, per sviluppare un progetto di inclusione sociale attivo e partecipativo. «Il progetto si chiama R.Accolti, in quanto le persone qui vengono accolte e raccolgono i risultati

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'agricoltura è cura. Tutto ha inizio con il seme e si conclude con l'eradicazione del prodotto maturo. Insalata, aglio, fragole necessitano di attenzioni e pazienza per giungere a maturazione e portano con sé un grande insegnamento. «Cresciamo con l'idea che si possa avere tutto e subito. Il lavoro nei campi è invece un faro che insegna come, per ogni cosa, ci voglia impegno e costanza per ottenere i risultati».


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GUARDA IL VIDEO Andrea Bastianelli, 491° Papà del Gnoco

concreti del loro impegno». Ad oggi i volontari sono ventiquattro e si turnano nella settimana lavorativa, dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 12:30. «Coltiviamo verdura di stagione e cerchiamo di utilizzare meno prodotti possibili per la difesa. Abbiamo insalata, cipolle, aglio, piselli, pomodori di diverse varietà, melanzane, peperoni, cetrioli - racconta Adriano -. In serra arriveranno le fragole, mentre sulle piante si cominciano a vedere i fiori rosati dei ciliegi. Ci sono poi cinque filari di vigne, meli, meli cotogni, prugni, cachi e fichi». Ma cosa può significare un orto? Che valore può avere lavorare la terra? Prendere la zappa, fare spazio, inserire i semi, coprirli, annaffiarli, e così per settimane.

La fatica è ricompensata dal germoglio, la soddisfazione condivisa con i compagni di lavoro. «Nel campo i ragazzi ricevono una formazione tecnica, sulla potatura delle vigne, per esempio, e in questo modo cerchiamo di favorirne l'inserimento lavorativo in aziende agricole vere e proprie.» A guidare i lavoratori infatti c'è un agronomo volontario, che cede così le sue conoscenze in materia. Ma l'amore per la terra coinvolge anche fisioterapisti in pensione, professori di matematica, dentisti. E c'è sempre bisogno di nuove leve, di giovani che abbiano voglia di imparare. Tra questi, anche una figura apicale della tradizione veronese, il 491esimo Papà del Gnoco, Andrea Bastianelli. Ancora emozionatissimo per aver realizzato quel sogno che 21

rincorreva fin da bambino, Andrea ci racconta che da un anno e mezzo lavora nel campo dell'associazione. Qui ha imparato a lavorare la terra e ad amarla. E per coniugare le due cose che lo stanno impegnando in questo periodo della vita ricorda che «un sorriso costa poco ma può dare tanto». Cosa si farà nei prossimi anni nel campo di San Massimo? «C'è da finire di coltivare tutti gli spazi di terra a disposizione – conclude Adriano -, portare due casette in legno per fare gli spogliatoi, infine creare un'area di aggregazione dedicato in particolare al rione di San Massimo, in modo che chi viene qui a comprare le verdure abbia l'opportunità di sedersi e godersi un po' di pace e convivialità.»


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Triathlon, Mattia Tanara è il campione del mondo under 23 di Simone De La Feld

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attia Tanara, giovane veronese di Badia Calavena, il 21 marzo si è laureato campione del mondo under 23 di Triathlon nella rassegna mondiale tenutasi nel principato di Andorra. Prima la corsa, poi la mountain bike, infine lo sci di fondo: sono queste le tre discipline che hanno portato Andrea a vincere l’oro nella sua categoria e al sedicesimo posto assoluto. La grande gara di Mattia non è una novità: nella sua giovane carriera ha già accumulato ottimi piazzamenti nella corsa e ha vinto i campionati italiani di sci d’alpinismo. Un predestinato. Rientrato nella Val d’Illasi, dove Mattia è cresciuto e dove oggi lavora come impiegato in un’azienda del paese, ci ha raccontato questo incredibile risultato e le sue ambizioni future. Mattia, come si è approcciato ad uno sport così particolare come il triathlon? Fin da piccolo ho sempre fatto corsa in montagna e sci di fondo.

Per tre anni ho praticato anche sci d’alpinismo, poi grazie soprattutto a mio papà ho conosciuto il triathlon, in cui sono riuscito a unire la mia passione per la corsa e lo sci di fondo. Quale delle tre discipline è la sua preferita e quale la mette più in difficoltà? La mia preferita è sicuramente la corsa, è anche quella su cui mi alleno maggiormente per avere buoni risultati. Quella che mi mette più in difficoltà è la mountain bike, perché fino ad adesso l’ho utilizzata un po’ come un allenamento di ripiego: faccio ancora fatica a stare dietro ad atleti che sono ciclisti e che 22

quindi hanno sicuramente una marcia in più. Si è appena laureato campione del mondo under 23 ai Mondiali di Andorra. Ci racconta la gara e le emozioni che ha provato quando ha capito che era lei il vincitore? Noi correvamo con gli assoluti, quindi per la maggior parte della gara non avevo idea di essere primo tra gli under 23! È stata una gara sempre tirata al massimo, proprio perché non sapevo qual era il mio piazzamento nella categoria. La premiazione con l’inno nazionale è stata veramente un’emozione indescrivibile. E poi l’affetto e la felicità di tutto il paese, di tutte le persone che mi


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conoscono: è grazie a loro che ho realizzato l’importanza di quello che ho fatto. Ora che è diventato campione, inevitabilmente le aspettative si alzano. Che ambizioni ha in futuro? Per il momento il mio lavoro mi permette di allenarmi bene. L’obiettivo ora è sicuramente cercare di riconfermarmi campione il prossimo anno, magari provando anche a migliorare il piazzamento nell’assoluta, non solo nella categoria under 23 di cui farò parte per altri due anni.

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A piccoli passi verso grandi traguardi di Matteo Lerco

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lena Barani è un patrimonio della pallamano in movimento. La guida tecnica della Venplast Dossobuono nella sua gloriosa carriera da giocatrice ha reso grande il nostro Tricolore, conquistando sette scudetti con le maglie di Enna, Sassari, Teramo e Conversano e diventando pietra miliare nonché capitano della selezione azzurra. Un percorso, il suo, nel quale molti sono stati i picchi, tante le cadute: nella sconfitta Elena ha sempre trovato un performante combustibile per progredire con ancora più determinazione. «Il discorso di Ibrahimovic al Festival di Sanremo a mio avviso è stato illuminante – spiega l’allenatrice della Venplast – il fallimento è una componente inscindibile del successo, sia nello sport che nella vita. Per vincere bisogna soprattutto saper perdere: è proprio nelle sensazioni negative legate alla sconfitta che bisogna trovare lo stimolo per reagire. Accettare il fatto di poter cadere è indispensabile». Una corsa incessante, senza momenti di sosta. Terminata l’avventura da pivot, la nativa di Pontedera ha indossato subito la veste da trainer a Conversano,

Elena Barani

sposando a inizio della scorsa estate la causa dossobonese. «Una delle differenze per me più significative è il dover bussare alla porta prima di entrare nello spogliatoio – prosegue - allenare comporta responsabilità diverse: è tuo dovere quello di organizzare al meglio le risorse che hai a disposizione, mettendo il gruppo nella condizione di esprimersi al meglio. Devi trovare, con una metafora culinaria, la ricetta giusta per valorizzare i tuoi ingredienti. La filosofia che adotto in panchina? Mi piace seguire il metodo “bonsai”, ossia adottare un profilo basso per costruire un qualcosa di valore. Lascio quindi

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che sia il campo a definire gli orizzonti per la mia Venplast». Un anno in ginocchio. Lo sport italiano da marzo 2020 vive un periodo di profonda depressione: la speranza è che il nuovo anno possa portare più gioie che dolori. «Il mondo della pallamano ha avuto la fortuna di poter proseguire la stagione – conclude Barani – viviamo nell’incertezza, navigando a vista, consapevoli che al primo posto debba sempre esserci la salute collettiva. Fare sport è un anelito alla sopravvivenza: non dovremmo mai dimenticarci di quanto le discipline sportive rappresentino un veicolo importantissimo per renderci protagonisti delle nostre vite».


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L’ALTRA METÀ DI PHOENIX GROUP. Il plus femminile nella consulenza manageriale. Attenzione alle donne e mamme lavoratrici, oltre le ricorrenze e l’emergenza pandemica. Fin dalla fondazione Phoenix Group, polo di consulenza manageriale e finanziaria e di servizi tecnologici con sedi a Verona, Milano e Roma, ha messo in atto tipologie di contratti che agevolano la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, guardando alla flessibilità di orario. «Non c’è badge, si lavora per obiettivi e processi grazie allo smartworking che abbiamo adottato dal 2012. A guidare il rapporto tra management, collaboratori e team, c’è un patto di fiducia e responsabilità». Da vent’anni nel mondo bancario, assicurativo e finanziario, Giovanna Saraconi, A.D. di Phoenix Group e Amministratore Unico di Atlantis - la consociata tecnologica del Gruppo - illustra le misure già operative in Phoenix a supporto dei dipendenti e collaboratori e, in particolare, delle donne.

ro e famiglia, in un settore impegnativo come quello della Consulenza? «Occorre mettersi in gioco sempre, anche in ambiti professionali complessi come il mondo IT. Gestire tutto con equilibrio è difficile ma non impossibile: serve determinazione, nonchè datori e management attenti». Come possiamo definire quel quid che le donne portano in un team di lavoro? «Flessibilità, creatività, pensiero laterale, curiosità, intuito e, soprattutto, l’empatia con i clienti. È importante lasciare, nel lavoro, una traccia della propria personalità e, accanto alla competenza, col-

«Fino a dieci anni fa la consulenza IT era perimetro marcatamente maschile. Oggi l’approccio è cambiato sia dal punto di vista delle aziende sia sul fronte dei clienti. In Phoenix le donne sono un 30%, una presenza in aumento con giovani laureate con formazione internazionale». Ma come conciliare - da donna - lavo-

Giovanna Saraconi AD Phoenix Group Amministratore Unico di Atlantis

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tivare quelle soft skill che sono di noi donne. Non dobbiamo avere paura di sbagliare e saper chiedere scusa quando occorre, un segno di responsabilità». Il Covid ha evidenziato comodities e criticità dello smart working. Il lavoro agile sarà davvero la soluzione per le donne? «Lo smart working è una delle possibili soluzioni per supportare le donne ma occorre declinarlo, come formula ibrida, su giorni settimanali, rispetto alla tipologia di professionalità e al servizio sul cliente, perché nella consulenza la vicinanza al cliente resta fondamentale. Questa pandemia ha colpito il lavoro femminile in modo molto forte, sia per professioni perse sia per l’impatto sull’organizzazione familiare. Le donne hanno sentito una forte “solitudine lavorativa” e un eccessivo carico di impegni. Occorre impegnarsi, a monte delle aziende, per politiche serie a supporto della conciliazione tempi di vita e lavoro». L’impronta “green” di Phoenix si deve ad una sua iniziativa, a sottolineare una sensibilità in cui le donne possono fare la differenza. «Siamo certificati Be ForGreen, nostro partner. L’energia consumata negli spazi di Phoenix è tutta energia da fonti rinnovabili».

Nella foto: Giovanna Saraconi,


∙ STORIE DI PERSONE ∙

Custodi e pro della veronesi

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di lice Martini

ra le numerose associazioni del territorio scaligero, ne esiste una con sede proprio dietro all’Arena che si impegna a preservare le tradizioni cittadine. Si tratta di Veronesi nel Mondo, nata nel 1972 per dare assistenza materiale e morale agli emigrati veronesi. Ne abbiamo parlato con Enzo Badalotti, presidente protempore di Veronesi nel Mondo. Quando e perché nasce l’Associazione Veronesi nel Mondo? L’Associazione è stata fondata nel 1972 con lo scopo di fornire assistenza morale e materiale ai veronesi migranti e a quelli che intendevano rimpatriare. Promuove, inoltre, le attività di studio sui problemi dell’immigrazione e svolge un’azione di collegamento tra gli emigranti e la terra di origine, favorendo i contatti con visite, viaggi ed incontri. Tutto è partito dagli otto primi componenti del gruppo, che hanno iniziato a intrecciare i contatti e aprire i circoli nei vari paesi del mondo, principalmente nelle Americhe del Sud, in Canada, negli Stati Uniti e in Australia, dove i nostri emigrati hanno creato situazioni molto interessanti. I circoli di oggi ricordano le nostre grandi

tradizioni, come Giulietta e Romeo o le specialità gastronomiche legate alla festività del Papà del “Gnoco”. Il bisogno di sentire la “veronesità” oggi comunque è cambiato, perché chi emigra può tornare molto più facilmente nella propria terra d’origine rispetto a cento anni fa. Questo bisogno è meno forte soprattutto nei giovani: nonostante questo noi puntiamo molto su di loro, con nuovi circoli; ad esempio, è stato aperto un nuovo circolo a Parigi, che cerca di tenere in contatto tutti i giovani veronesi che stanno nella capitale francese, aiutandoli per trovare contatti, alloggi o un lavoro. Che genere di iniziative proponete e quali sono i progetti che avete in serbo per il futuro? Organizziamo eventi rivolti ai

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veronesi: lo scorso anno abbiamo creato una statua di Giulietta e Romeo, trovando un collegamento tra il Montecchi e il Castello di Villafranca. Non appena ce ne sarà la possibilità, la esporremo negli spazi del Castello. Un altro evento importante coinvolge il circolo di Charleroi, in Belgio, dove la componente veronese e italiana è molto forte, perché molti sono emigrati per lavorare in miniera. Tra le varie iniziative, c’è anche l’Evento di Ritorno: selezioniamo una coppia - o anche una singola persona – che da almeno dieci anni non torna in Italia, per regalare una settimana di eventi e visite, possibilmente anche con i loro cari rimasti a Verona. Infine, a breve apriremo il nuovo circolo della “Bassa Veronese”.


∙ STORIE DI PERSONE ∙

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Quante sono le persone iscritte all’Associazione? Il maggior numero di “veronesi nel mondo” si concentra in America Latina e in Australia; qua a Verona i soci tesserati sono circa trecento. Per potersi iscrivere basta andare sul nostro sito e registrarsi, oppure farlo qui in sede. Il nostro sito è sempre in aggiornamento e c’è la possibilità di inserire propri contenuti, per poter creare una rete sempre più ricca tra i veronesi. Stiamo cambiando anche il nostro Statuto: avremo anche un Comitato Tecnico finalizzato a seguire ciascun settore, come ad esempio quello dei giovani.

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Una nuova casa per salutare i nostri cari Onoranze funebri Tacchella ha aperto una struttura all’avanguardia, per offrire a parenti e amici della persona defunta un ambiente sicuro e riservato ove commemorare il proprio caro. www.onoranzefunebritacchella.it tel: 045 907678 / 3346978828 / 3346978810 email: oftacchella1@gmail.com

Enzo Badalotti, presidente di Veronesi nel Mondo


∙ STORIE ∙ LOREM DEL TERRITORIO IPSUM ∙ ∙

Villa dei Mosaici a Negrar, un tesoro riscoperto Cominciati gli scavi per riportare alla luce la villa di epoca romana nascosta sotto alcuni vigneti nel cuore della Valpolicella. Il 24 marzo si è tenuta una conferenza stampa alla quale si è collegato da Roma anche Dario Franceschini. Il ministro ha dato pieno appoggio istituzionale alla Soprintendenza e all’amministrazione locale.

di Matteo Scolari

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e prime foto di una sezione di pavimentazione a mosaico riportata alla luce nel maggio del 2020, appena dopo la fine del lockdown, in un vigneto di Negrar di Valpolicella, fecero il giro del mondo. Ne parlarono decine di testate internazionali, tra cui la CNN. Da allora è passato quasi un anno, tempo necessario per mettere insieme le forze e recuperare i fondi necessari per partire con gli scavi.

Il 24 marzo scorso, nella sede del municipio, si è tenuta la conferenza stampa di aggiornamento proprio su Villa dei Mosaici. Collegato dalla Capitale il ministro Dario Franceschini, il quale ha definito il ritrovamento «una bella storia», sia dal punto di vista scientifico,

Da sinistra: Vincenzo Tiné, soprintendente di Verona, Roberto Grison, sindaco di Negrar di Valpolicella e Gianni De Zuccato, funzionario archeologo incaricato delle ricerche

che per la collaborazione tra Stato, soprintendenza e Comune, e anche tra comune e privati. «A volte si entra in un braccio di ferro tra le parti che non vede via d’uscita. – ha sottolineato Franceschini – In questo caso, invece, mi pare di aver capito che si è lavorato in sinergia. Come Ministero ci lavoriamo anche noi, è un sito importante, farò il mio possibile per valorizzarlo». Anche il soprintendente di Verona Vincenzo Tinè ha sottolineato la sinergia che ha permesso in poche settimane di far riemergere dal terreno dei capolavori meravigliosamente custoditi per secoli sotto terra. «Venni a conoscenza nel 2004, quand’ero assessore, del fatto che sotto al campo c’era un manufatto di epoca romana. – ha affermato in conferenza il sindaco Roberto

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Grison - In quel frangente non ho avuto la possibilità di approfondire, ma dal 2014, da sindaco, abbiamo stretto le fila». Fondamentale il contributo dei privati, in particolare Cantine Benedetti La Villa e Azienda Agricola Franchini, che hanno messo a disposizione il terreno alla soprintendenza per gli scavi, finanziati in questa prima fase dal del Ministero della Cultura e dal Bacino Imbrifero Montano dell’Adige. Stipulato anche un protocollo d’intesa per lo studio e la valorizzazione del sito con l’Università di Verona – Dipartimento di Culture e Civiltà – coordinato dalla prof.ssa Patrizia Basso. Alla conferenza stampa ha partecipato anche Gianni De Zuccato, funzionario della soprintendenza, responsabile


∙ STORIE DEL TERRITORIO∙ degli scavi: «Ringrazio anch’io chi ha deciso di portare i primi finanziamenti, senza i quali non saremmo potuti arrivare fino a questo punto. Si tratta di una scoperta che genererà un indotto economico importante su tutto il territorio, non solo su Negrar. Potremmo inaugurare percorsi di ecosostenibilità economico e ambientale e magari un parco archeologico unico nel nord Italia». La villa era già stata oggetto di ritrovamento nel 1886, un mosaico fu addirittura acquistato dal Comune di Verona ed è attualmente esposto al Museo Archeologico del Teatro Romano. Nel 1922 l’archeologa Tina Campanile (prima donna ammessa alla Scuola Archeologica di Atene), per incarico della Soprintendenza ai Musei e agli Scavi del Veneto, indagò un’area di circa 270 mq pertinente alla parte residenziale della villa rustica, databile alla media/ tarda età imperiale (II-III d.C.). In quella fase vennero scoperti nuovi mosaici pavimentali policromi di straordinario

Sito archeologico Villa dei Mosaici

pregio ed eccezionale stato di conservazione. Nel 1975, in una proprietà adiacente, fu rinvenuto un altro ambiente con pavimento a mosaico, oggi interpretabile come pertinente all’ingresso della villa, il vestibulum. Dal 2016 la Soprintendenza è tornata ad operare nell’area al fine di rintracciare il sito e documentarne lo stato di conservazione. Le indagini sono quindi proseguite nel 2018 con una campagna di prospezione geofisica e con sondaggi stratigrafici nel 2019 e nel 2020. Sulla scorta di queste

nuove acquisizioni della ricerca il Ministero della Cultura ha dichiarato l’interesse culturale particolarmente importante del sito con provvedimento di vincolo ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera a) del Codice dei Beni Culturali. Ora si proseguirà fino a quando sarà possibile. È chiaro che saranno necessari ulteriori finanziamenti per il completamento dello scavo in estensione e per la valorizzazione del sito come area archeologica attrezzata per la pubblica fruizione.

Conferenza stampa 24 marzo in Municipio a Negrar di Valpolicella. In video collegamento il ministro Dario Franceschini 29


∙ STORIE DI PERSONE ∙

Lino Brunelli, il professore artista di lessandra Scolari Il professor Lino Brunelli, pittore, scultore e scenografo, deceduto lo scorso 27 febbraio, ha lasciato la sua idea di “arte” nei suoi insegnamenti, nelle sue sculture, nei suoi “murales” e nei suoi grandi dipinti. Riteneva la pittura «potente mezzo di comunicazione, capace di far riflettere l’uomo postmoderno arroccato su costruite e false certezze».

L

ino era nato a Verona nel 1931 e si formò con i grandi artisti del Novecento. Negli anni Settanta, abitava a Grezzana: era docente di disegno al liceo artistico e titolare della cattedra, per chiara fama, all’Istituto d’arte di Verona e, nell’ambito della scuola media G. Pascoli, con il pittore Dario Ballini, fondò il C.E.A., Centro di educazione artistica, che dal 1980 è un’attività di punta della Pro Loco Grezzana. Poi il Prof. Brunelli si trasferì a Venezia, dove insegnò, per più di un decennio, al Liceo Artistico e all’Accademia. Tornato a Verona prese la cattedra all’Istituto d’Arte di Stato e istituì il Corso Superiore di Scenografia. Ricorda la figlia Simonetta: «mio padre amava molto il teatro e le opere liriche. Ha creato scenografie per l’Arena, il Teatro Romano, il San Carlo di Napoli e il Mozarteum di Salisburgo».

L'artista Lino Brunelli

L’artista Brunelli amava sperimentare. Ha lavorato anche in Toscana e a Milano gli venne assegnata la cattedra di “Analisi dei Linguaggi” dall’UNI 3, Università delle Tre Età; andò poi a Napoli, a Vicenza, a Passy (Francia), a Barcellona e a Malaga. A Verano Brianza (Monza) nel suo “atelier” ha vissuto circa 30 anni, per poi ritornare a Verona, alle origini, laddove tutto era cominciato. Il prof. Brunelli ha allestito 220 mostre personali: oltre che in Italia, in Europa e in mezzo mondo, fino a ottenere nel 1981, al Festival del cinema di Cannes, il “Premio internazionale per l’arte”. «Era orgoglioso della mostra al Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci e di quella al museo di Milano: due occasioni nelle quali poté esprimere le sue conoscenze 30

anche in archeologia, astronomia e filosofia» precisa Simonetta. Nel 2012 la sua ultima personale a Verona, alla Gran Guardia, dal titolo «Quattro Stagioni di una vita per l’arte». In una novantina di opere, ha raccontato i suoi cinquant’anni di attività artistica, evidenziando le sue particolari tecniche. Erano presenti anche cinque sculture, che hanno segnato momenti importanti della sua attività. I dipinti che il pittore Brunelli definiva «dentro e fuori l'astrattismo» richiedevano grandi spazi (la sua più piccola tela è di 80x80 centimetri) e raccontano storie di vita e di passione, il cui significato resta spesso segreto, donando al quadro grande fascino. L’uso, in molti suoi dipinti, dell’oro nel fondale


∙ STORIE DI PERSONE ∙

è frutto delle sue esperienze ed emotività, maturate e accumulate negli anni. Un metodo che lo ha contraddistinto e fatto apprezzare ovunque. Tanto che per la sua creatività Lino Brunelli è stato considerato dagli storici d’arte «il più significativo prosecutore della scuola Picassiana d’Italia». Anche a Verona sono molte le opere dell’artista che abbelliscono le signorili abitazioni di privati e gli uffici aziendali. Tra le molteplici sculture dell’autore, visibili in molte città, ve ne sono due particolarmente grandi a Grezzana: quella dal titolo «Edificare» (in ferro e legno), che si trova nella biblioteca comunale,

e un’altra in marmo installata nel Parco Europa, corredata di una didascalia che recita «Credo nell’Europa, nella pace e nell’unità fra i popoli»; una frase esemplificativa dell’apertura di Brunelli alla contemporaneità e alle varie forme dell’arte. Il maestro ha progettato e lavorato fino agli ultimi giorni di vita. Così doveva succedere: deporre gli arnesi del “mestiere” all’ultima ora. Lino Brunelli considerava la sua attività “artigianale”: la passione e l’entusiasmo accompagnavano sempre l’intero percorso artistico, dall’idea alla realizzazione dell’opera.

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∙ STORIE DEL TERRITORIO∙

Nuova (ludica) v Parco delle Colo di lessandro Bonfante Il parco delle Colombare rinascerà grazie ai giochi e agli sport tradizionali. Con un finanziamento ministeriale e l’impegno dell’Aga, sulle Torricelle, a due passi dal centro città, sorgerà la nuova area dedicata a giochi provenienti da tutta Italia. Un Tocatì per tutto l’anno.

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uello appena passato è stato un mese ricco di soddisfazioni per l’Aga, Associazione giochi antichi, che da ormai quasi vent’anni organizza il Tocatì e persegue la missione di valorizzare e fare ricerca sui giochi e sport tradizionali. Sono due gli importanti “sì” incassati. Prima il via libera e il finanziamento del Ministero della Cultura per il progetto del nuovo parco alle Colombare, poi l’ufficializzazione della candidatura del Tocatì al Registro delle buone pratiche di salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale Unesco. Successi concreti, per valorizzare l’immateriale. In questa direzione va anche il progetto del nuovo parco dedicato a giochi e sport tradizionali, finanziato per 600mila euro dal ministero. Sarà

IL PROGETTO DI AGA GUARDA IL VIDEO

uno spazio, su territorio comunale, di 3mila e 600 metri quadrati attrezzato con 23 piastre di gioco, sui terrazzamenti dell’attuale parco delle Colombare. Dalle lotte sarde a quelle dell’Alto Adige, dalla campana di Lama Mocogno ai birilli siciliani della Carrara: «Ci sarà una selezione di giochi provenienti da tutto il territorio nazionale, come già facciamo nel modello Tocatì» spiega Nicola Gasperini, architetto e membro del direttivo Aga. «Questa volta

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avremo un’intenzione ancora più “scientifica”: riporteremo il più possibile le caratteristiche e specifiche tecniche dei campi di gioco delle rispettive comunità». Valori immateriali, che si confrontano con quelli ambientali del parco e quelli storici, essendo a pochi passi dalle mura viscontee. «Una fusione di interessi per la città» dice Gasperini. Sarà infatti un luogo dove l’Aga potrà invitare le comunità ludiche,


∙ STORIE DEL TERRITORIO∙

vita al ombare

L'area del Parco dei Giochi e Sport Tradizionali Italiani

replicando la formula del Tocatì, dove i protagonisti del gioco interagiscono con il pubblico. Il tutto fruibile in modo gratuito dalla cittadinanza. Anche l’attività didattica e di divulgazione di Aga troverà nuovi spazi con l’ampliamento della sede, la vecchia casa del custode in legno, degli anni ’60. «Il nuovo volume, sempre in legno, si legherà al vecchio tramite una tettoia» spiega Gasperini. Sarà inoltre

rinnovata anche la foresteria, sempre nell’area delle Colombare. «Nel contesto della sistemazione del parco, ruolo importante hanno le “marogne”, i muretti a secco» aggiunge l’architetto. «Un patrimonio di manufatti tipici del territorio italiano, una pratica di costruzione consolidata nel tempo e che si sta perdendo. Un tesoro che ci siamo trovati in questo sito». Tesoro, tra l’altro, in parte danneggiato da quella tempesta del 23 agosto scorso.

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Per quanto riguarda le tempistiche, a inizio 2022 dovrebbero iniziare i lavori, da svolgersi e concludersi nel corso dell’anno. Verona avrà così uno spazio ricco di storia e valori, portato a nuova vita e aperto a tutti. Un po’ come il Tocatì, ma tutto l’anno.


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

Nel centro del quadrilatero

C

di Marco Zanoni

on la fine dell'impero napoleonico, Verona si tolse dalle scatole i francesi. Tutto bene, pensarono i nostri concittadini di allora. Peccato che poco dopo, nei corsi e ricorsi della Storia, nella nostra città ci tornarono gli austriaci: Verona era troppo importante dal punto di vista strategico, sia militare che commerciale.

La popolazione civile dovette sottostare quindi alle servitù militari che, tra le altre, prevedevano imposte per mantenere la guarnigione straniera, il divieto ad avvicinarsi alle strutture militari e restrizioni alle attività agricole, compresa quella della piantumazione di alberi d'alto fusto nelle zone in cui l'artiglieria doveva manovrare. In sostanza, bisognava tener libera la visuale proprio là dove avrebbero colpito le cannonate. In quegli anni Verona componeva insieme alle fortezze di Peschiera del Garda, Legnago e Mantova un Quadrilatero difensivo imponente ed efficace, dal quale l'Austria governava e vigilava sull'intero Lombardo Veneto. Di stanza nella nostra città c'era il Generalissimo Josef Radetzky (già incontrato in questa rubrica) che fece costruire l'Arsenale sul largo della Campagnola, come fosse un tutt'uno con il Castello di Castelvecchio. L'Arsenale, dedicato all'Imperatore Francesco Giuseppe, divenne il punto di riferimento cittadino per l'approvvigionamento delle truppe austriache, vista la sua costruzione secondo la logica sequenza nelle operazioni di creazione, manutenzione e deposito delle armi pesanti e leggere. Utilizzando un poco di fantasia (ma nemmeno troppa) possiamo dire che si trovava nel centro del Quadrilatero e dunque qui, senza alcun dubbio, rappresentava il punto nevralgico per i crucchi (come già allora i veronesi chiamavano gli invasori). Questa struttura venne particolarmente danneggiata dai bombardamenti subiti nella Seconda Guerra Mondiale e dopo diversi decenni venne ceduta dall'Esercito al Comune di Verona. Oggi, dopo anni di degrado, l'Arsenale è oggetto di un importante progetto di riqualificazione dedicato alla cultura. Oggi, come allora, l'Arsenale tornerà a essere un punto di riferimento per la nostra città. 34


Speciale

AGROALIMENTARE

NUOVE ABITUDINI E GRANDI RISCOPERTE COME LA PANDEMIA HA CONDIZIONATO IL SETTORE

Orto

È boom nell’ultimo anno

Biologico

Trend che resiste alla crisi

Fare la spesa

Com’è cambiato il nostro carrello

a cura di Camilla Faccini

Olio veronese

Ottima la raccolta 2020


LA PANDEMIA CI HA FATTO RISCOPRIRE LA TERRA È boom nell’ultimo anno di orti fai da te nei giardini di casa, ma anche nelle terrazze e nei più piccoli balconi. La quarantena e le chiusure, oramai parte della nostra quotidianità, ci hanno costretti a ripensare e reinventare il nostro tempo e in molti, dopo aver sistemato cantine e garage, hanno trovato nella natura il vero antidoto alle uscite vietate e ai malumori di un periodo drammatico.

Lo conferma anche Amadio Castagnedi, titolare dell’azienda Orto 2000 di Colognola ai Colli, che nell’ultimo anno ha visto un notevole incremento nelle vendite, soprattutto online. «Il settore dell’orto cresce ogni anno - commenta Castagnedi - e sta prendendo sempre più piede anche tra i giovani, allontanandosi dalla classificazione di sport per

vecchi. La crisi dello scorso anno ha fatto sì che tutti si dedicassero di più al proprio giardino, al proprio orto o a qualsiasi pezzettino di terra. Un trend non passeggero, che stiamo rivivendo anche in questi mesi, con un rinnovato interesse anche verso le piante da frutto, che sono andate letteralmente a ruba». Torna quindi la passione per curare il


investiti da cifre veramente troppo grandi. Parliamo di parecchie centinaia di ordini al giorno. Siamo riusciti ad accontentare quasi tutti, ma con grande fatica». Il trend dell’online prosegue positivo anche in questi primi mesi del 2021, diventato oramai anche una comodità oltre che un’esigenza in caso di negozi chiusi. «Tra le piante più gettonate c’è sicuramente il pomodoro in tutte le sue varianti commenta Castagnedi -. Stanno crescendo moltissimo anche le vendite di piante aromatiche: offrono una scelta enorme, sono tantissime e tra loro molto diverse e i clienti sono incuriositi anche dalle più particolari. Sono anche più facili da gestire: sono comodamente coltivabili sul davanzale di casa, a disposizione nei momenti di necessità». luogo in cui si vive, partendo proprio dal verde. «Stiamo vendendo molto bene anche i fiori - prosegue Castagnedi - perché rimanendo a casa c’è voglia di abbellirla. L’orto ha sicuramente anche un valore aggiunto, perché ti da una resa. Con l’online sia partiti già sei anni fa e nonostante ci aspettassimo numeri importanti nei mesi di pandemia, siamo stati

Una produzione a km zero che permette anche di risparmiare e di avere a disposizione prodotti sani. Coltivare aiuta l’umore sia dei grandi che dei piccini, affermano diversi esperti, ma è anche occasione per imparare cose nuove: da dove arrivano le verdure che consumiamo sulla nostra tavola, come matura un frutto, i tempi della vita.

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BIOLOGICO, TREND POSITIVO ANCHE IN TEMPO DI CRISI Durante il lockdown,, i consumatori italiani si sono riscoperti sempre più attenti alla salute a tavola, così come alla sostenibilità ambientale. Gli effetti dell’annus horribilis della pandemia da COVID-19 si sono fatti sentire anche sulle abitudini alimentari, con grande attenzione destinata al carrello della spesa. Nell’ultimo anno gli Italiani hanno cercato prodotti naturali e biolo-

gici, leggendo maggiormente le etichette, e hanno imparato a bilanciare l’alimentazione. A dirlo sono i primi dati raccolti da Organic F&V Monitor, l’Osservatorio promosso da AssoBio e Alleanza Cooperative Italiane e curato da Nomisma, che mettono in risalto come sia diventato prioritario il tema della sicurezza alimentare e come il biologico rappresenti garanzie di

qualità e sicurezza. In base alle indagini elaborate da Nielsen per la moderna distribuzione e con il contributo di AssoBio per gli altri canali, nel corso del 2020 gli acquisti dei prodotti biologici sono cresciuti del +7% sul 2019, per un valore complessivo superiore ai 4,3 miliardi totali. A confermarlo anche i dati raccolti da ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. Il biologico ha retto alla crisi economica e nel 2020, la spesa di prodotti alimentari biologici nella GDO ha fatto segnare un più 4% rispetto all’anno precedente. Secondo le ultime rilevazioni dell’ISMEA, la spesa per le referenze biologiche nei punti vendita della Gdo ha registrato in particolare un aumento del 6% nelle tre settimane a cavallo di Natale rispetto allo stesso periodo del 2019. A crescere soprattutto i vini e gli spumanti bio (+27%), gli ortaggi (+11%) e le carni bio (+15%). Il biologico regge, anzi accoglie sempre più il favore dei consumatori che mai come nell’ultimo anno si sono fatti consapevoli sul rapporto stretto tra benessere, alimentazione e salute del pianeta.


L’inizio dell’estate è sempre stato scandito con l’alpeggio: la transumanza verso gli alti pascoli segnava la fine della primavera e il cominciare della vera bella stagione degli animali all’aperto, del fieno in collina e del rifugiarsi dal caldo afoso sotto un faggio secolare. Come poter fare a meno, quindi, di una vita che fa vibrare le corde del cuore e della mente? Di uno stile di vita arcaico che segue il lento susseguirsi di un giorno dopo l’altro, di una stagione dopo l’altra, di un lavoro che segue un altro? Per chi vive della montagna e ne sente la terra sotto i piedi e l’aria nei polmoni diventa letteralmente impossibile pensare di esserne fuori. Così è stato per noi. La mia famiglia ha sempre fatto dell’agricoltura e dell’allevamento il punto principale della propria vita, ma solo nel 2013 la possibilità di avere un proprio pezzetto di cuore in Lessinia si è concretizzata acquistando Malga Cime. Per poterci differenziare dalle tante aziende che esistono in Lessinia abbiamo deciso di avviare un allevamento biologico di animali da carne basato su una gestio-

ne e un’alimentazione diverse. Una razza particolare ha catturato i nostri occhi e il nostro cuore: la Grigio Alpina. Animale rustico, dal mantello grigio, grandi occhi espressivi e un carattere estremamente buono. La sua frugalità è l’ideale per il pascolo anche in zone più impervie, dove l’erba scarseggia e il terreno non è affatto piano. Ad ora possediamo circa 25 fattrici Grigio Alpine iscritte al Libro Genealogico della razza con una media di un vitello cadauna all’anno. La nostra politica aziendale prevede una stagionalità dei parti concentrata in primavera così da permettere ai nuovi nascituri di integrare il latte materno anche con l’erba del pascolo quando già dai primi mesi di vita sono in alpeggio con le rispettive madri. La particolarità del nostro allevamento, oltre alla razza, è l’alimentazione: ai nostri animali viene somministrata solo ed esclusivamente fibra, quindi erba in estate e fieno ed erba medica in inverno quando tornano in stalla. Gli animali hanno quindi una crescita e uno sviluppo del tutto naturali senza integrazioni di alcun tipo.

Il prodotto finale, l’HAMBURGER di Grigio Alpina di Malga Cime, è unico nel suo genere: il gusto particolare e intenso denota un vero “sapore di montagna” evidenziato grazie all’alimentazione ricca di fibra. Il macinato è di qualità superiore in quanto ottenuto dalla lavorazione dei tagli di prima scelta, come il filetto, il filone delle costate, la noce o lo scamone, e dei tagli di seconda scelta come i brasati o i pezzi destinati per il brodo. L’HAMBURGER di Grigio Alpina di Malga Cime è una valida alternativa per chi ha poco tempo per cucinare o per integrare la dieta dei bambini con carne di ottima qualità. Le confezioni da 10 pezzi congelate e sottovuoto sono pratiche e aiutano a mantenere la freschezza dell’hamburger fino alla data di scadenza segnata sull’etichetta. Per eventuali ordini siamo disponibili ai seguenti recapiti: tel.:345 0501343 (Anna) 347 7464009 (Daniela) mail: malga.cime@gmail.com Se invece aveste piacere di poter seguire tutte le novità che riguardano l’azienda, ci trovate anche su Facebook e Instagram come Malga Cime, che presto sarà operativa come Agriturismo.

tutte le foto by Marco Malvezzi

a montagna, ma in particolare l’altopiano della Lessinia, con i suoi pascoli verdi, i boschi cedui e le creste delle cime più alte che fanno da contorno, hanno sempre fatto parte del cuore della nostra famiglia.


articolo pubbliredazionale

PIZZA&PARTY PIZZA A CASA IN UN CLICK Nel 2004 il destino fa incontrare Riccardo Natali e Giuseppe Crisetti in vacanza, a Vieste, giocando a calcetto. Giuseppe era già pizzaiolo in Puglia, a San Giovanni Rotondo, con il desiderio di trasferirsi al nord. Riccardo in polizia, con la volontà di cambiare lavoro. L’intesa professionale che si crea è davvero forte e nel 2005 avviano Pizza&Party, una pizzeria al taglio a Quinto di Valpantena. Il riscontro nella clientela è immediato e il successo li porta ad aprire un locale in Borgo Venezia nel 2006, che si aprirà alla pizza tonda dal 2019, un locale a San Michele

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Extra nel 2012 e un affiliato in Borgo Trento a cui i due soci vendono direttamente i prodotti. Nel 2019 aprono anche un nuovo laboratorio, uno spazio di 200m2 dedicato esclusivamente all’impasto e ai lievitati, nel quale realizzano le basi per le pizze destinate a tutti e quattro i punti vendita. Un laboratorio non sfruttato ancora al massino, in grado di soddisfare anche le richieste di pizzerie future. «Se qualcuno fosse interessato ad apre la sua pizzeria avendo la base sempre pronta e il know how su come gestirla, questa potrebbe essere un’ottima opportunità di lavoro» ci racconta Natali. Da Pizza&Party è l’impasto a farla da padrone, una ricetta antica che Giuseppe utilizza fin da ragazzino, quando a 15 anni lavorava nella pizzeria di famiglia. Un impasto pugliese che negli anni

ha saputo evolversi grazie a corsi e scuole di specializzazione, con alla base ottime farine macinate a pietra, lievito madre e una lunga lievitazione. «Nel 2018 abbiamo frequentato l’Università della pizza - racconta Crisetti - il progetto di formazione

Giuseppe Crisetti


ti da poco lanciato una app per supportare il servizio di delivery, già attivo telefonicamente. «I rallentamenti dell’ultimo periodo ci hanno permesso di sviluppare questo nuovo progetto - spiega Natali - in modo da poter evolvere maggiormente il business nella parte online. Abbiamo realizzato una Web App tramite cui ordinare: si riceve la pizza a casa fredda, tra le 18 e le 19, e va semplicemente rigenerata nel forno. È un servizio attivo a Quinto per la pizza al taglio e in Borgo Venezia sia per quella al taglio che quella tonda. Qui in particolare il servizio prosegue tutta la sera, avendo già dei rider attivi per la consegna delle pizze tonde».

promosso da Molino Quaglia, incentrato sullo studio della materia prima per eccellenza, ovvero la farina, e sulla gestione di differenti tipologie di impasto. Da qui in poi il nostro prodotto si è evoluto: abbiamo iniziato ad utilizzare farine nobili e abbiamo messo a punto un impasto che può essere cotto anche a casa, fragrante e altamente digeribile». Per la pizza al taglio, Pizza&Party offre numerosi impasti: dal classico all’integrale, da quello ai cereali a quello alla zucca, curcuma e pepe, fino a creazioni stagionali. Tra i tanti prodotti anche la pizza in pala alla

romana, altamente idratata e cotta su mattone, croccante all’esterno e soffice all’interno. «Realizziamo tutti gli impasti al mattino - commenta Crisetti - in modo da avere il prodotto fresco per la sera. Sempre in mattinata iniziamo poi la preparazione di tutti gli ingredienti per la farcitura: lavoriamo, anche qui, solo con prodotti freschi, materie prime selezionate e possibilmente del territorio, seguendo la stagionalità. Cuociamo, grigliamo, stufiamo le verdure e prepariamo tutto ciò che ci può servire. Al pomeriggio iniziamo la farcitura, in modo da essere pronti per la vendita serale».

Oltre al delivery e alla vendita diretta, Pizza&Party, si rivolge a chi di pizza ne ha bisogno in grandi quantità, essendo in grado servire ordini fino a 300 persone. «Abbiamo iniziato una collaborazione con la scuola dell’infanzia di Grezzana - raccontano i due soci -, portando ai bambini la pizza una volta al mese. Abbiamo una grande esperienza anche con le cene aziendali, le feste di compleanno. Basta concordare orario e prezzo e la pizza arriva pronta e calda, tutta insieme, con la massima comodità. È qualcosa che con l’emergenza sanitaria si è ovviamente interrotto ma ci auguriamo di riprendere al più presto».

Una vendita serale che da alcuni mesi è supportata da una novità: Pizza&Party ha infat-

CONTATTI

Riccardo Natali

Quinto di Valpantena Via Valpantena, 20 Tel. 366 50 11 551

San Michele Extra Via Aldo Fedeli, 42 Tel. 333 502 0022

Borgo Venezia Via Pergolesi, 1/A Tel. 339 200 3937

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OLIO VERONESE, OTTIMI RISULTATI NEL 2020 Il 2020 per l’areale olivicolo veronese è stata un’ottima annata produttiva, sia per quantità d’olive che per la qualità dell’olio ottenuto. A rivelarlo è Enzo Gambin, direttore di Aipo Verona, l’Associazione interregionale produttori olivicoli. «Come raccolta abbiamo raggiunto i 173.145 quintali - spiega Gambin - dai quali abbiamo ottenuto 20.258 quintali di olio extravergine di ottima qualità, 8.000 quintali per l’area del Garda e le Colline Moreniche, 12.258 quintali nelle Colline Veronesi. La Valpantena rappresenta circa il 7% di tutta questa

attività, con i suoi 220 ettari d’oliveti, 45.450 olivi, una produzione di suppergiù 12.350 quintali d’olive e 1.562 quintali d’olio extra vergine d’oliva». Un olio molto buono, quello qui prodotto, con marcati profumi di mandorla, erba appena falciata e agrumato. «Gli olivi coltivati nella Valpantena - racconta Gambin - godono di buone condizioni climatiche, pure i terreni, che sono d’alta pianura e collinari, con la loro permeabilità, lasciano che le radici si approfondiscano per assorbire facilmente le sostanze nutritive». Enzo Gambin, direttore Aipo Verona


Decisiva risulta però la capacità dei produttori, che raccolgono le olive a mano all’inizio della maturazione e non alla fine. «Questo - spiega Gambin - distingue la produzione per l’elevato grado di freschezza dei frutti, inviati subito al frantoio, senza tardare all’interno delle aziende agricole. Tutte queste modalità fanno sì che dalla molitura delle olive si ottengano oli a bassa acidità e con un deciso sapore di fresco, erba appena falciata, con un fruttato medio/ leggero». Come da tradizione del territorio, l’olio della Valpantena è composto di

più varietà d’oliva, chiamati olivaggi; non mancano, però, il pregiato monovarietale di “Grignano”, ricercato in questi ultimi anni per le sue note sensoriali di “agrumato” e di “mela acerba”. «Proprio per queste caratteristiche conclude Gambin - l’olio di Grignano si differenzia da altri oli ed è arduo

fissare quale sia il fattore prevalente che da queste caratteristiche. È oramai sicuro, però, che le note aromatiche “agrumate” compaiono e si rendono più evidenti solo se le olive sono raccolte in un arco temporale di maturazione limitato, dove la competenza dell’uomo e la magia della terra si uniscono e formano questo meraviglioso alimento e condimento».

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COSA PIANTARE AD APRILE Mese di primavera inoltrata, ad aprile le temperature iniziano a salire portando con se minori rischi di gelate. È il mese ideale per ridare vita ai nostri giardini, ai balconi e agli orti, con una grande varietà di piante da seminare in questo mese. LE COLTIVAZIONI Tantissimi gli ortaggi da seminare in aprile, non prima di aver ripulito a fondo l’orto da tutte le erbacce. Tra le coltivazioni più comuni da piantare in questo mese sicuramente barbabietole, rape, ravanelli, carote e cicorie. Dalla seconda metà del mese, per evitare gelate, via libera anche a fagioli e

fagiolini, zucche, zucchine, pomodori, melanzane e cetrioli. Se la vostra idea è quella di un orto sul balcone ricordate due cose: innanzitutto serve sole, quindi attenzione e dove posizionate le vostre piantine. Attenzione poi alle dimensioni: scegliete ortaggi adatti ad una coltivazione in vaso, evitando piante con frutti troppo pesanti o con una forte crescita in termini di volumi. LE ERBE AROMATICHE Aprile è il mese giusto per il basilico e il prezzemolo, da piantare direttamente in vaso, così come l’origano, il timo, l’erba cipollina e la maggiorana. Non

solo aromi e profumi, ad aprile via libera anche alla semina di piante officinali come la calendula e la camomilla. I FIORI Aprile, primavera: tempo di far rinascere anche le nostre aiuole. Proprio in questo periodo, infatti, è tempo di interrare i bulbi dei tulipani (anche quelli recuperati dall’anno precedente, non buttateli!) per godere poi di un tripudio di colori. Oltre ai tulipani aprile è il mese perfetto per riempire i vostri giardini con il giallo del narciso. Verso la fine del mese via libera anche alle dalie, fiori molto colorati ma grandi nemici del freddo.

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COM’È CAMBIATO IL NOSTRO CARRELLO NELL’ULTIMO ANNO I dati diffusi a febbraio 2021 da ISMEA, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, segnano una crescita del 7,4% per ciò che riguarda i consumi alimentari domestici dell’ultimo anno. Nulla di inaspettato, certo, vista la necessità di consumate tra le mura domestiche quasi tutti i pasti della giornata. L’analisi dei dati relativi all’intero anno 2020 mostra come siano i prodotti confezionati ad aver tratto maggiore vantaggio dagli effetti della pandemia, con un consumo che ha registrato una crescita quattro volte superiore

al 2019, con un aumento delle vendite in valore del +8%, pari a circa 5,18 miliardi di euro di fatturato in più rispetto all’anno precedente. Crescono anche i prodotti freschi, con un +5,9% rispetto ai dati del 2019. Il grande picco si registra nel consumo delle uova, cresciuto tra marzo e maggio anche del 42% in più rispetto al 2019, e della farina, che segna un +38%. Il consumo di carne è cresciuto del 9,8% così come quello dei formaggi; nel comparto ittico è il pesce fresco (49% sul totale) l’unico segmento in lievissima flessione (-0,1%), a fronte di una

crescita del 16% del prodotto congelato (circa il 20% del totale). Si registrano aumenti anche per gli ortaggi e la frutta. Dato interessante è l’aumento delle bevande alcoliche: maggiori acquisti di birra (+11,2%), di aperitivi (+10,7%) e di vini e spumanti (+8,1%). Crescono i consumi e cresce, e di molto, anche il delivery: in Italia l’interesse verso i servizi di acquisto online di food&beverage nel 2020 è cresciuto del 180%. Lo rende noto Federvini, riportando uno studio condotto dalla multinazionale di informatica Reply.

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∙ PANTHEON ∙

Piante e fiori, da ornamento a necessità

I

di Valentina Ceriani

l 2020 ci ha colti impreparati e ci ha isolati dentro casa, impedendoci il contatto con il mondo esterno. Da questo, forse, è nata l’esigenza dei cittadini di ridecorare il proprio ambiente interno e renderlo più accogliente. Il comparto florovivaistico riparte proprio da qui. Il comparto florovivaistico nel 2020 ha vissuto un momento di forte crisi, con lo stop a eventi e feste e il lockdown nel periodo primaverile, all’apice della produzione. Per parlarne abbiamo intervistato

Nada Forbici

Note ottimiste invece per il 2021: «La situazione oggi è relativamente positiva, grazie al lavoro svolto sia a livello di Assofloro, sia di Consulta Nazionale Coldiretti, siamo infatti riusciti a tenere aperti i punti vendita. Il verde ora viene visto con un altro occhio: da ornamento è diventato una necessità. Abbiamo oltretutto uno strumento come il Bonus Verde, che agevola i privati permettendo loro di detrarre le spese nella riqualificazione della propria area verde. Vediamo quindi riconosciuta dalle istituzioni l’importanza del nostro comparto».

Nada Forbici, presidente di Assofloro e Coordinatrice della Consulta Nazionale Florovivaismo Coldiretti. Assofloro rappresenta circa mille e 200 aziende presenti in tutta Italia, all’interno di dieci associazioni, ed è l’unica associazione di secondo livello sul territorio nazionale. «A causa del Covid e del lockdown abbiamo visto perdite per circa un miliardo e mezzo, in particolare sul floricolo, dove si è parlato di un crollo di ottocentomila euro. Minori sono stati i cali relativi al settore del mantenimento del verde e del vivaismo», afferma Nada Forbici.

Plantfluencer, da Verona la storia di Arianna Arianna Adami, originaria di Belfiore, è una ragazza appassionata di piante d’interno. Nel 2018 apre il suo blog, My Happy Jungle, in un momento in cui lo stile urban jungle in Italia era ancora agli albori, a differenza degli USA. La sua pagina Instagram ad oggi conta oltre duemila followers. «Prendermi cura delle mie piante mi aiuta a svuotare la mente», rivela. Entrambe le foto delle piante dalla pagina Instagram My Happy Jungle

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∙ STORIE DEL TERRITORIO∙

Scappo dalla città la vita, l'amore e... le capre Molti ci hanno pensato con la pandemia. Lara Albarello l’ha fatto: con la famiglia ha lasciato Colognola ai Colli per aprire un allevamento in Lessinia. Scelta non per tutti, dice. Ora che il suo sogno si realizza, ammette: «le soddisfazioni superano le rinunce che comporta vivere in montagna»

A

di Marta Bicego

qualcuno potrà rievocare il titolo, leggeremente riadattato, di un film degli anni Novanta. Cambia la trama, ma nella frase “Scappo dalla città. La vita, l’amore e… le capre” si concentra la scelta di Lara Albarello. «Ho lasciato tutto per aprire un’azienda agricola e allevare capre in Lessinia», esordisce la 37enne, che da Colognola ai Colli si è trasferita a vivere a Erbezzo, assieme al marito Simone e ai figli Cristian e Giorgia. Era giugno del 2018: «Appena terminate le scuole, siamo partiti. A spingerci è stato il desiderio fuggire dalla frenesia, di respirare aria buona, di stare in un ambiente sano a contatto con la natura. Ho

Lara Albarello

pensato soprattutto al benessere dei ragazzi», racconta. Tendenza, accelerata durante la pandemia, che sta caratterizzando molti nuclei familiari che hanno deciso di trasferirsi nelle terre alte per cambiare radicalmente stile di vita. Ci sono voluti mesi (e pazienza) per rendere concreto questo sogno: «Abbiamo trovato una stalla con un piccolo pascolo a Sant’Anna d’Alfaedo. Pur avendo poca esperienza nel settore, ci siamo cimentati in questa avventura. E ne siamo felici, anzi. Spesso ci domandiamo perché non l’abbiamo fatto prima». La conferma di aver preso la decisione giusta l’ha avuta proprio con l’emergenza sanitaria causata dal Covid: durante il lockdown

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l’allevamento si è popolato delle prime 40 capre ed è iniziata la produzione di latte, a breve ci saranno le prime nascite. Ai progetti da realizzare in futuro si aggiungono l’apertura di un caseificio in cui produrre formaggi e la possibilità di fare attività didattiche. Il nome scelto per l’azienda agricola è “Quadrifoglio”: l’auspicio è che sia foriero di positive evoluzioni. Un futuro ad alta quota ancora tutto da scrivere, che richiede una buona dose di passione e fiducia: «Non è per tutti – ammette –. Non è facile e abbiamo ancora molte cose da imparare. Ma se devo fare un bilancio, i vantaggi superano le rinunce che necessariamente abitare in montagna comporta. Qui si sta così bene...»


∙ PANTHEON ∙

Omaggio all'architetto Oreste Valdinoci

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li Architetti di Verona dedicano un sentito omaggio all’architetto Oreste Valdinoci, sensibile e acuto interprete del paesaggio lessinico, recentemente scomparso. «Un architetto poliedrico, come lo furono molti colleghi nel fecondo dopoguerra. Amante di Verona e della Lessinia, con il suo “Piano del Parco della Lessinia” ha plasticamente rappresentato la sua passione per l’architettura del paesaggio e per la montagna». Amedeo Margotto, presidente dell’Ordine degli Architetti CPP della Provincia di Verona, ricorda

di Redazione così la figura di Oreste Valdinoci, architetto classe 1927 mancato nelle scorse settimane e, per molti anni (dal 1963 al 1965 e poi dal 1967 al 1983) Segretario dell’Ordine, quindi presidente dal 1983 al 1984. A esprimere il cordoglio per la scomparsa di Valdinoci, anche Alessandro Anderloni, attore, regista, autore di teatro e direttore artistico del Film Festival internazionale della Lessinia: «L’ho incontrato molte volte e quasi sempre in Lessinia. Aveva capito, interpretato, reiventato l’architettura che ci è stata consegnata in dono dai nostri antenati, e di cui sempre non siamo stati all’altezza.

Oreste Valdinoci

C’era, in lui, il sorriso della consapevolezza e dell’amore per il proprio lavoro, la pacatezza e la fermezza di una professione che ha a che fare come poche altre con gli uomini, curandone il luogo dove vivono: la casa. L’ho sempre considerato un “lessinico” e lo ricorderò come si ricorda un maestro».

PUBBLICITÀ

CUMULO DELLE DONAZIONI, QUANDO SI PAGA L’IMPOSTA? Con alcune recenti sentenze (n. 22738 del 20 ottobre 2020 e n. 727 del 19 gennaio 2021), la Suprema Corte di Cassazione ha ribadito l'orientamento secondo cui in sede di successione non si applica il coacervo delle donazioni: pertanto nella dichiarazione di successione non andrebbero più indicate le donazioni fatte in vita dal defunto. Non così per le donazioni. Se si prende ad esempio la donazione fatta fra genitore e figlio, l'imposta non è dovuta fino all'importo 1 milione di euro. Se si supera tale importo è dovuta l'imposta del 4% sulla eccedenza della franchigia. Se si fanno più donazioni che singolarmente non superano la franchigia, ma sommando i rispettivi valori, la

franchigia viene superata, si deve egualmente pagare l'imposta? E ancora, le donazioni fatte nel periodo in cui esisteva l'esenzione dall'imposta (dal 20 ottobre 2001 al 28 novembre 2006) vanno considerate? Nel 2006 l'imposta è stata reintrodotta e quindi si pone la questione se si applichi il coacervo alle donazioni poste in essere nel periodo di esenzione dall'imposta (2001 - 2006). La Corte ha ribadito che non sono soggette a coacervo le donazioni poste in essere anteriormente alla reintroduzione dell'imposta e in particolare alle donazioni poste in essere nel periodo in cui l'imposta era stata soppressa (2001 - 2006). Non sono altresì soggette al cumulo

le donazioni esenti da imposta al momento della stipulazione, non rilevando il momento successivo nel quale troverebbe applicazione il cumulo delle donazioni. È opportuno a questo punto un intervento chiarificatore dell'agenzia delle entrate in attesa di un intervento legislativo definitivo in materia.

49 Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

Toponomastica femminile a Verona

Cinque donne per le rotonde di Corso Milano di lice Martini

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La targa delle rotonde di Corso Milano

unedì 8 marzo Verona ha titolato le cinque rotonde di Corso Milano ad altrettante donne che si sono distinte nella loro vita per le proprie gesta e gli alti sensi civici e umani. Un progetto pilota, unico nel suo genere e legato alla toponomastica, che fa di Verona l’unica città italiana ad aver realizzato un’iniziativa di questo tipo. Le donne di riferimento sono Maria Trabucchi Clementi, promotrice di opere sociali, Margherita Pettenella, benefattrice di giovani donne, Eugenia Vitali Lebrecht, promotrice dei diritti della donna, Delia Pollini Dal Negro, documentalista di guerra e Clara Zoboli Boggian, mecenate della musica. Ne abbiamo parlato con Anna Maria Sanson, presidente della Consulta delle Associazioni Femminili di Verona.

«L’iniziativa è nata dalla proposta della nostra delegata dell’Associazione AIED che ha fatto presente come, da lungo tempo, non venissero titolate strade alle donne. Abbiamo quindi fatto uno studio toponomastico, grazie all’intervento in Consulta della referente regionale dell’Associazione Toponomastica Femminile: talvolta accade che nonostante ci siano alcune strade intitolate effettivamente alle donne, queste non vengano poi riconosciute come tali, a primo impatto, a causa dell’iniziale puntata del loro nome, che viene dato per scontato sia maschile» spiega Sanson. «La titolazione delle strade al femminile in Italia è tra il 3 e il 5%, un gap esponenziale. Ci siamo rese conto che per rivendicare un diritto le donne devono darsi da fare per porlo all’attenzione: così 50

è partita l’iniziativa. Siamo andate all’Ufficio Toponomastica di Verona, unendoci all’Assessorato delle Pari Opportunità, consapevoli che in questo modo avremmo raggiunto un risultato» prosegue. «Una collaborazione e un’unità d’intenti importante. In seguito, l’Ufficio ci ha però comunicato che, in centro, non erano presenti strade libere a cui assegnare i nomi delle donne: allora è nata l’idea di prendere spunto dal progetto di un’altra città che aveva titolato una rotatoria. Siamo riuscite così a dedicare a cinque donne le rotonde di Corso Milano». «La cerimonia di titolazione dell’8 marzo ha portato molto entusiasmo da parte di tutti e già da subito abbiamo notato che molte persone si fermavano a guardare la targa biografica esplicativa posta all’inizio di Corso Milano. Ora un altro obiettivo primario è far riflettere sul fatto che molte donne sono poco conosciute perché ricordate con il cognome del marito, per una questione propria della mentalità dell’epoca: cito, ad esempio, Clara Zoboli Boggian ed Eugenia Vitali Lebrecht. La nostra speranza e il nostro impegno è vòlto a darne il giusto riconoscimento. Per tutti gli approfondimenti alla vita delle cinque donne si può consultare il sito donnenellastoriadiverona.it, un portale curato da un gruppo di ragazze che, con il Patrocinio del Comune di Verona, narra nel dettaglio la storia delle cinque protagoniste».


∙ PANTHEON ∙

Un percorso di contemplazione originale a Villafranca di Samantha De Bortoli

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che ha a cuore l’arte e la cultura, ha incrociato la creatività dell’artista Peretti e l’antica tradizione dei sepolcri: a Villafranca i punti di riferimento del percorso contemplativo erano la Chiesa dei Frati, la Cappella del Castello di Villafranca, la Chiesa della Disciplina, la Chiesa dell’Oratorio e il Duomo; per rivitalizzare questa tradizione, è stato coinvolto il villafranchese Renzo Peretti, ora in pensione, con i suoi calchi in forma di crocifissi, realizzati utilizzando la cartapesta, e con altri disegni sempre relativi al Cristo defunto. Sono installazioni piuttosto dure e provocatorie - spiega - ma come diceva papa Benedetto XVI durante l’incontro con gli artisti il 21 novembre 2009, “la vera bellezza è come un dardo che ferisce”».

Foto di Renato Begnoni

n percorso di riflessione e contemplazione, volgendo lo sguardo ai crocifissi dell’artista Renzo Peretti: è questa l’iniziativa portata avanti per la Quaresima 2021 dall’Unità Pastorale di Villafranca nelle Chiese di San Rocco e della Disciplina, che hanno installato nei loro spazi le opere del pittore, scultore e incisore villafranchese. Un’idea originale che offrirà ai cittadini un rinnovato momento di preghiera, di fronte a questi allestimenti, anche dopo Pasqua.

«Un corpo che diventa testimonianza di un’azione etica di ciò che la vita stessa ci impone, per il fatto stesso di viverla…ovvero ecce homo!» (Renzo Peretti) Il titolo, Ecce homo, non si riferisce solo a Cristo crocifisso, perché si tratta di creazioni che richiamano i crocifissi di ogni tempo e di ogni luogo: i martiri della fede, i caduti a causa delle guerre, le vittime della Shoah, i profughi in mare, le donne venute a mancare per femminicidio e quest’anno il ricordo riguarda anche i defunti della pandemia da Covid. «L’auspicio - conclude don Scattolini - è che i visitatori, contemplando queste opere, si avvicinino al tema della Passione. È un invito a non restare indifferenti nei confronti del prossimo».

«L’iniziativa è nata da un’idea del signor Pasquale Cordioli - spiega Don Daniele Cottini - che ha contattato direttamente Renzo Peretti, proponendo lui di allestire i suoi lavori all’interno delle nostre chiese e riallacciarsi alla tradizione locale dei “sepolcri”: il giorno del Venerdì Santo in tutte le parrocchie si svolge il “sepolcro”, ovvero un momento in cui le persone si riuniscono per pregare di fronte al crocifisso e a un altare spoglio. Da noi la tradizione prevede di lo svolgimento di questo momento riflessivo in più chiese; abbiamo pensato di collocare i crocifissi di Renzo Peretti, che ben contestualizzano la ricorrenza, all’interno dell’Oratorio di San Rocco e della Chiesa della Disciplina». «A rendere speciali gli allestimenti sono due vettori: la modernità e la tradizione - continua Don Antonio Scattolini -. Il signor Pasquale, cittadino di Villafranca

Foto di Renato Begnoni

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articolo pubbliredazionale

∙ PANTHEON ∙

STEP SRL TRENT’ANNI DI PROFESSIONALITÀ ED EFFICIENZA “Grande orgoglio festeggiare i trent’anni con a fianco ancora il nostro primo cliente, Just Italia”

Efficienza, riservatezza e professionalità sono i tre imperativi che da trent’anni animano STEP, azienda specializzata nel mondo dei servizi cleaning nata da una felice intuizione di Dino De Paoli nel 1990. Specialisti nella pulizia e nella sanificazione, operano su tutta la provincia veronese e in numerosi camping sul Lago di Garda per la gestione di servizi in appartamenti, case-vacanze e bungalow. Inoltre, STEP è un’eccellenza nel delicato trattamento di pavimenti e superfici di pregio quali marmo, granito e pietre naturali. 52

«Il mio percorso professionale inizia da ragazzo e procede lentamente, step by step appunto -racconta il presidente De Paoli-. Mi sono diplomato in ragioneria alla scuola serale Pindemonte, studiavo e lavoravo contemporaneamente in quella che era l’azienda di famiglia. Ho intrapreso poi le professioni più disparate, da assistente ai bagnanti all’artigiano di panettoni: non mi sono mai tirato indietro di fronte a nulla. Nell’agosto del 1990, l’anno del diploma, ho deciso di intraprendere la mia


∙ LOREM IPSUM ∙

"STEP è stata una delle prime aziende di Verona a contribuire a “I Bambini delle Fate”, associazione che ha come obiettivo l'inclusione sociale, e ancora oggi porta avanti con passione investimenti in iniziative sociali."

avventura nel mondo del cleaning facendo io stesso le pulizie». Corpo e anima, fatica e impegno quotidiani per veder sbocciare il suo sogno. Il giovane Dino De Paoli di giorno fa le pulizie e la sera china il capo sui progetti sviluppando idee originali per lanciare quella che all’epoca è solo una start up ma che oggi è una delle più grandi aziende del settore con oltre 200 dipendenti. «L’esperienza diretta mi ha permesso di maturare consapevolezza e di mettere a fuoco le esigenze del cliente -prosegue De Paoli-. Fin da subito ci siamo concentrati sui privati perché vogliamo tessere un rapporto di valore e duraturo con il cliente, una fidelizzazione che si traduce in garanzia di efficienza e riservatezza. Per noi è motivo di orgoglio aver festeggiato i trent’anni con a fianco ancora il nostro primo cliente, Just Italia. È questa la caratteristica della nostra storia: non siamo estranei ma parte della quotidianità delle persone». Step è una solida impresa che continua a crescere. All’inizio del 2000 prende avvio la collaborazione con i villaggi turistici del Lago di Garda che oggi costituisce il 65% del fatturato annuo, intor-

no ai 3milioni di euro. «Con orgoglio quest’anno soffiamo la ventesima candelina come partner del “Camping Piani di Clodia”, uno dei 5 stelle più prestigiosi del Garda - commenta entusiasta Dino De Paoli-. È un tipo di servizio che richiede alte qualifiche e competenze, il personale svolge mansioni delicate: pulizie e sanificazioni di spazi ampi e direttamente a contatto con gli ospiti. Si varca il confine personale, sono quindi centrali riservatezza ed efficienza, una presenza discreta e professionale dall’attitudine fino all’abbigliamento. Dobbiamo soddisfare ogni giorno aspettative

altissime e siamo costantemente sotto pressione per via delle recensioni on line ma la nostra soddisfazione è piena: non abbiamo mai ricevuto feedback negativi. Strumenti e metodi sono minuziosamente studiati per essere belli da vedere e discreti». «Il 2020 è stato l’anno della riflessione. Abbiamo capito che pulire è anche mettere in sicurezza, lavorare per mantenere le persone in salute. Ci siamo reinventati e, carichi di spirito d’iniziativa, abbiamo intrapreso una rinnovata avventura professionale, con passione e cura, sempre al servizio dei nostri clienti»

CONTATTI: STEP srl Via Monte Tomba, 2/B 37142 VERONA (VR) info@stepservizi.com tel. +39 0458989661

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∙ IL FIORE DELL'ARTE ∙

Pelacani, il medico e filosofo che sfidò Dante di Erika Prandi

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l tempo di Dante un’altra figura importante si impose sulla scena veronese. Si tratta del medico e filosofo Antonio Pelacani che intervenne, come il poeta fiorentino, nella disputa quaestio de aqua et terra. Era il 20 gennaio 1320 quando Dante tenne la famosa disputa nella chiesa di Sant’Elena. Davanti all’assemblea di prelati e laici espose la sua teoria sulla presenza dei due elementi, terra e acqua, all’interno di due sfere che ruotano attorno al centro della terra, inteso come centro dell’universo. Secondo lui, l’acqua doveva coprire uniformemente la terra, ma poiché questo non avviene per la presenza di terra abitabile, ne dedusse che questa fosse più alta dell’acqua. Fu di parere contrario, invece, Antonio Pelacani, che affermò l’esistenza di un’unica sfera per i due elementi. Il medico e filosofo era originario di Parma, filo ghibellino e molto amico dei Visconti e di Cangrande della Scala, da cui si rifugiò nel 1322 dopo la morte del primo. Fu docente per molti anni a Bologna e scrisse numerosi testi che ebbero notevole successo fino al secolo successivo. A Verona vi rimase insieme alla moglie Mabilia Pallavicino fino alla morte sopraggiunta nel 1327. Non è un caso che il suo monumento sepolcrale sia situato nel chiostro di San Fermo. Infatti, nel 1319 fu il primo testimone del testamento di Guglielmo da Castelbarco, il finanziatore della rinnovata chiesa francescana. Si parla di monumento poiché è composto da una lastra tombale, sui cui sono incise le figure dei due coniugi elegantemente vestiti e riprodotti con meticolosa cura, e da un rilievo che raffigura il medico in veste di docente mentre insegna davanti a quattro allievi. Più in alto, un affresco della Madonna con Bambino tra due sante, eseguito precedentemente, chiude visivamente l’area funeraria. Sui quattro libri aperti degli studenti ha voluto riprodurre un aforisma di Ippocrate: «la vita è breve, l’arte è lunga, il tempo è sottile, gli esperimenti sono ingannevoli e il giudizio è difficile». Un insegnamento che ha voluto lasciare anche agli allievi del domani.

Monumento sepolcrale di Antonio Pelacani nel chiostro di San Fermo

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articolo pubbliredazionale

∙ LOREM IPSUM ∙

GUARIRE CON LA POSTURA natura & salute

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Buratti, Picotti

Eleonora Buratti, Pietro Picotti

GUARIRE CON LA POSTURA

natura & salute

Eleonora Buratti, Pietro Picotti

GUARIRE con la

Un manuale narrato per il benessere del POSTURA corpo e della mente. Può il sistema posturale aiutare a ritrovare la strada del benessere? Quali sono gli effetti della sedentarietà?

Qual è l’attività fisica minima giornaliera consigliata?

A queste e molte altre domande risponde questo volume che può essere considerato un

vademecum della prevenzione che attribuisce al paziente un ruolo da protagonista nel mantenimento dello stato di salute e aiuta a riconoscere tutte le malattie correlate alla sedentarietà e all’assenza di movimento come i problemi della vista, le lombalgie, le ernie del disco, i mal di testa, l’osteoporosi, le artriti e molto altro ancora.

Manuale narrato di benessere del corpo e della mente

Il libro affronta anche le problematiche relative alle posizioni scorrette durante lo svolgimento in piedi, quelli sedentari, o i mestieri che comportano movimenti ripetuti a carico della spalla.

Un libro dedicato a tutti, dai bambini agli anziani perché la postura riguarda tutti noi, in qual-

Ahi quanto ci manca l’attività fisica. Esaltata fin dai tempi degli antichi Greci, che la mettevano sullo stesso piano dell’educazione intellettuale, l’attività motoria ha subito un forte ridimensionamento con l’arrivo della pandemia. In attesa di poter tornare a pieno regime anche con lo sport, non dimentichiamoci che abbiamo la possibilità di eseguire degli esercizi a casa, al parco o in altri contesti in cui ci sia permesso nonostante le restrizioni per il Covid-19. L’attività fisica, infatti, non può mancare in un qualsiasi percorso di prevenzione delle malattie o di ritorno al benessere. A questi temi, al movimento, alla giusta calzatura e al sistema propriocettivo posturale è dedicato il nuovo libro dal titolo Guarire con la postura – Manuale narrato di benessere del corpo e della mente, scritto dal medico chirurgo, fisiatra e specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, Pietro Picotti, con la collaborazione di Eleonora Buratti, giornalista scientifica, che ha contribuito alla parte narrativa del testo. Lo scopo di questa pubblicazione,

siasi momento della nostra giornata. Il libro è corredato di tavole illustrate e utili esercizi.

edita da Tecniche Nuove, con prefazione di Monsignor Bruno Fasani, è mostrare quanto le alterazioni posturali finiscano per intrecciarsi con gli altri sistemi come ad esempio quello respiratorio, immunitario e metabolico e compromettere così l’equilibrio psicofisico. € 16,90 «Guarire con la postura affronta i temi relativi al benessere con un approccio scientifico di tipo olistico e con una scrittura che si avvale della narrazione e della tecnica dell’intervista che alterna le parti biografiche a quelle tecniche» spiega il dottor Picotti, nipote dello storico e letterato Giovanni Battista Picotti. Quali sono gli effetti della sedentarietà? Qual è l’attività fisica minima giornaliera consigliata? Com’è cambiata la figura del medico? Come possiamo difenderci dalle informazioni parziali che troviamo sul web? Queste sono solo alcune delle domande a cui si dà risposta nelle 176 pagine del libro, alcune illustrate, con esercizi. «È un manuale narrato che fornisce suggerimenti per la scelta del medico e per imparare ad ascoltare i sintomi, distinguere le varie tipologie di dolore e facilitare l’importante momento della diagnosi. Ma anche un vademecum ELEONORA BURATTI Giornalista e divulgatore scientifico. Autrice di romanzi d’azienda e di libri scientifici, è formatore presso le aziende nell’ambito di progetti di Welfare e Wellbeing aziendale.

PIETRO PICOTTI È medico chirurgo, fisiatra specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione. Svolge attività di ricerca scientifica in Movimento e Automatismi Posturali, in Funzionalità Respiratoria e Allenamento della muscolatura respiratoria.

GUARIRE CON LA POSTURA

della propria professione passando in rassegna i mestieri che costringono a stare molte ore

ISBN 978-88-481-4206-9

9 788848 142069

della prevenzione che attribuisce al paziente un ruolo da protagonista nel mantenimento dello stato di salute e aiuta a riconoscere tutte le malattie correlate alla sedentarietà e all’assenza di movimento come i problemi della vista, le lombalgie, le ernie del disco, i mal di testa, l’osteoporosi, le artriti e molto altro ancora» conclude Pietro Picotti, già vicepresidente dell’International Society of Proprioception and Posture, componente della Federazione italiana Triathlon e responsabile Sanitario del Settore Paratriathlon, nonché inventore e detentore di due brevetti di Medical Device, entrambi in concessione d’uso al LabofMove, il Laboratorio del Movimento di cui è ideatore e fondatore. Infine, passando per il rapporto tra disabilità e postura, anziani e postura, sport e postura, il libro affronta anche le problematiche relative alle posizioni scorrette durante lo svolgimento della propria mansione al lavoro passando in rassegna i mestieri che costringono a stare molte ore in piedi, quelli sedentari o quelli che comportano movimenti ripetuti a carico della spalla o delle articolazioni.


∙ PILLOLE DI MAMMA ∙

È ripartita la DAD di Sara vesani

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uesta volta non ce l'aspettavamo proprio. Senza mezzi termini, credo che questa ennesima chiusura delle scuole, rappresenti il fallimento della nostra società. I dati, i tanto osannati dati spesso strumentalizzati subdolamente, parlano da soli. I contagi, soprattutto nei nidi, alla materna e alle elementari, non avvengono a scuola. I protocolli vengono scrupolosamente rispettati. Con determinazione lo fanno gli insegnanti, gli operatori e i nostri figli. Questo però non significa che i ragazzi delle scuole medie inferiori e delle superiori debbano essere sacrificati all'infinito: a loro hanno tolto tutto da fin troppo tempo. I nostri figli si, sono il fanalino di coda in un'Italia dove impera la parola “Famiglia”. Siamo stanchi come genitori, come mamme di dover sempre tenere le fila di tutto in una logica incomprensibile, in cui ha voce solo ciò che può produrre “denaro”. Un Paese che non guarda al futuro, non ha futuro. Non ne possiamo più di questi schermi che ci inebetiscono. Non ne possiamo più di cuffie,

auricolari, di non sentire la voce della maestra, di chiamare il call center della Wind per la connessione, di dover correre da una stanza all'altra con un sorriso stampato in faccia per non pesare sui figli, di cercare di lavorare in smart working o in azienda, cercando di dimostrare di essere all'altezza di un posto di lavoro che dovrebbe tutelarci. Siamo stanche di mentire ai nostri figli, di dire che «andrà tutto bene», di «seguire le regole», di «lavarsi

le mani in continuazione», di «non toccare i loro amici», di non «baciarli», «abbracciarli», di essere ciò che non possono e non devono essere, di «non correre perché altrimenti con la mascherina vai in

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ipossia» (avrò avuto almeno sedici anni quando ho imparato questa parola e a quattro anni ormai già la pronunciano). Siamo stanche di sentirci in colpa per non riuscire a fare tutto e di essere complici di un sistema che aumenta le diseguaglianze per chi non ha tutti gli strumenti necessari per sostenersi. Stanche di essere lasciate sole, di dover ricorrere ai nonni che invece dovremmo proteggere. Il tempo delle falsità è scaduto. Noi le regole le abbiamo rispettate, anche le virgole ma non è servito a niente. Potremmo fare anche un ultimo sforzo se vedessimo che è tutto chiuso ma non è così: i centri commerciali (per definizione luoghi di assembramento) sono aperti. È inaccettabile. Ridateci la scuola, ridateci la speranza, la gioia di vedere i nostri figli crescere con altri figli ed imparare che è necessario impegnarsi, confrontarsi e crescere insieme per cambiare questa società che ci e li ha traditi. L'unica nota positiva della DAD è che da casa si possono vedere i sorrisi dei bambini senza mascherina, ma questo non sarà mai sufficiente.


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∙ MODA E DESIGN ∙

Primavera tra stile liberty e giardini verticali di Sara Avesani

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’accessorio più in voga anche questa primavera resta ahimè la mascherina: in stoffa e tempestata di piccoli fiori (Liberty London) è la più glamour del momento. Ne sono la prova, le immagini di Kate Middleton, icona di stile ed eleganza. Nonostante le “accuse” di Harry e Meghan nell'intervista rilasciata a Oprah, resta seguitissima sul suo profilo regale #kensingtonroyal. Il tessuto usato per la sua protezione anti-virus è il Liberty, per precisione il Tawa London (la versione più pregiata) che è definito infatti come il “tessuto della regina” per la sua trama fresca, leggera e la naturale morbidezza di questo cotone, con fiorellini dipinti a mano. Il nome “Liberty” deriva dal commerciante inglese Arthur Lasenby Liberty che importando diversi prodotti, soprattutto tessuti dall’Oriente, nel 1875 creò un emporio d’avanguardia nel centro di Londra. L'edificio storico in Regent Street è stato dichiarato anche Patrimonio dell’Umanità e credetemi, merita davvero una visita.

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In tema di design, visto che la nostra permanenza a casa sembra dover durare più del previsto, le ultime tendenze, rigorosamente “green”, suggeriscono di costruire un giardino verticale non solo per l'esterno ma anche per l'interno. L’inquinamento dell’aria nelle nostre abitazioni è infatti due volte superiore a quello esterno (Dati Epa). I tutorial sul come realizzarlo sono facilmente reperibili sul web. Si possono creare orti personalizzati o, per i più romantici dei veri e propri “frammenti di paesaggio aromatici”: una piccola macchia mediterranea in salotto non può che giovare al nostro benessere.


∙ MODA E DESIGN ∙


∙ ISPIRAZIONI MUSICALI ∙

Veronica Marchi, l'importanza di fare rete di Tommaso Stanizzi

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Veronica Marchi

con persone che hanno ritrovato la propria parte creativa e questo fa ben sperare. Per quanto riguarda i live, c'è bisogno di rinnovamento, come giustamente dici tu è un processo che era già iniziato anni fa e che ora ha visto la sua evoluzione, c'è bisogno di nuovi spazi dove fare musica, anche nuove forme di incontro. Credo che la cooperazione stia alla base di questo cambiamento.

bbiamo raggiunto Veronica Marchi, cantautrice tra le più raffinate e delicate del panorama Italiano, facendo con lei il punto del presente e del futuro della scena live Veronese e non solo.

Come stai affrontando questo periodo artisticamente parlando? Lo sto affrontando bene, tutto sommato. Mi manca terribilmente suonare, e sono preoccupata per il mondo della cultura, ho paura che ci dimentichiamo quanto sia fondamentale e per questo non mollo neanche di un centimetro. Scrivo, produco, porto avanti l’hub creativo Osteria Futurista insieme ad altri 4 ragazzi spettacolari, ho aperto un’etichetta discografica dedicata alle donne proprio durante il lockdown. Diciamo che sconfiggo il vuoto creando con coraggio.

Come vedi la scena Veronese contemporanea? La vedo rifiorita! Mi ricorda un po’ i primi anni 2000, quando Verona era piena di band, di cantautori. Ho molta nostalgia di quei tempi e secondo me stanno tornando, nel territorio scaligero c'è sempre stata ottima musica, e ne vado molto fiera! Ogni anno si affermano sempre più donne nel mondo della musica. Ma ancora oggi sappiamo che per molti forse troppi aspetti ci sono moltissime differenze in ambito lavorativo. È una strada ancora lunga quella della parità oppure sembra che qualcosa vada meglio? È per questo che nel marzo 2020 ho fondato Maieutica Dischi, un'etichetta discografica che produce solo donne. Volevo un ecosistema femminile puro, dove noi donne potessimo creare una rete e renderci ancora più forti. Insieme siamo esplosive, noi donne siamo così. Vedo un futuro positivo, lo voglio vedere, ci sto lavorando, sto facendo la mia parte.

Il mondo del live in Italia ancora pre-pandemia aveva da tempo evidenziato tante problematiche. Come pensi si possa intervenire per curarlo quando tutto sarà finito? Ti mostro già il mio punto di vista nella risposta precedente. L’impegno di ogni singola persona è fondamentale, fare del proprio meglio ogni giorno. Credo anche che questo ultimo anno abbia fatto rinascere in molte persone l'urgenza di condividere un momento artistico, mi è successo spesso di parlare

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∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙

di Samantha De Bortoli TRAMA Protagonista è Chihiro, una bambina di dieci anni che si introduce, senza rendersene conto in un primo momento, in una città incantata abitata da youkai (“spiriti” in giapponese, ndr) insieme ai genitori. A causa della loro ingordigia, i genitori della bambina vengono trasformati in maiali dalla potente maga Yubaba, per essersi cibati dei pasti riservati agli spiriti clienti del centro termale che lei stessa dirige. Per liberare i suoi genitori, Chihiro decide di restare nella città: sarà l’inizio di numerose avventure. PREMI e CRITICA Rotten Tomatoes: 97% Il film ha vinto l'Orso d'Oro alla 52esima edizione del festival internazionale del cinema di Berlino (caso finora unico nella storia degli anime) e l'Oscar per il miglior film d'animazione nel 2003.

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La città incantata (titolo originale La sparizione di Chihiro e Sen) è un film d'animazione del 2001 diretto da Hayao Miyazaki e ispirato al romanzo della scrittrice Kashiwaba Sachiko Il meraviglioso paese oltre la nebbia del 1987.

CURIOSITÀ Uscito il 20 luglio 2001 è divenuto ben presto il film di maggior successo della storia del Giappone, incassando circa 330 milioni di dollari in tutto il mondo. A occuparsi dell’adattamento e della supervisione negli Stati Uniti fu la Walt Disney. In Italia il film uscì nella 2003, distribuito dalla Mikado; poi fu riprogrammato nelle sale nel 2014 con un nuovo adattamento targato Lucky Red. In Cina uscì solo nel 2019. Il titolo originale Sen to Chihiro no kamikakushi contiene il termine kamikakushi, che significa letteralmente "occultamento attuato da un kami". In Giappone vi è la credenza che, quando una persona, soprattutto un bambino, scompare improvvisamente sia colpa dei kami, ovvero delle divinità dello shintoismo. Una volta riapparso, solitamente lontano dal luogo della sparizione, il bambino non ricorda nulla di quanto accaduto. OSSERVAZIONI TEMATICHE I temi affrontati dal film sono principalmente tre: in primis, il rito di passaggio, di cui sono emblematiche le scene di apertura e chiusura. La città incantata si apre con una Chihiro fragile, in preda alla noia, «vulnerabile», per citare il termine scelto da Miyazaki in un’intervista, nel sedile posteriore dell’auto dei genitori; nella chiosa finale è invece una bambina «piena di vita, che ha appena affrontato il mondo intero». In secondo luogo, il recupero e valorizzazione della tradizione: secondo Miyazaki i bambini di oggi crescono vincolati alla tecnologia, quindi l’obiettivo è quello di recuperare e valorizzare le antiche tradizioni, parte fondamentale dell’identità di ciascuno di noi. Infine, la riflessione sull’ecologia e l’inquinamento: il riferimento più evidente è la scena della ripulitura della divinità del fiume, che giunge alle terme trascinandosi dietro fango, detriti e rifiuti, ma grazie all’aiuto di Chihiro torna a scorrere limpida e potente.

in giapponese:

La città incantata

千 と 千 尋 の 神 隠 し

La protagonista Chihiro. Illustrazione di Samantha De Bortoli


∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙

The Mandalorian The Mandalorian è una serie tv statunitense del 2019 creata da Jon Favreau e prodotta da Lucasfilm. La serie si divide in due stagioni, ma è ancora in produzione. Disponibile su Disney+, The Mandalorian è la prima serie televisiva live action legata alla saga di Star Wars.

di Giorgia Preti TRAMA La storia è ambientata circa cinque anni dopo l’episodio VI di Star Wars, Il ritorno dello Jedi, e ben 25 anni prima delle vicende che sono state narrate nell’episodio VII: Il risveglio della forza. Protagonista è il Mandaloriano, conosciuto anche come “Mando”: un cacciatore di taglie che fa parte della gilda dei “Figli della ronda”, seguaci del cosiddetto “Credo di Mandalore”, dal nome del pianeta nativo che fu distrutto dall’Impero. Grande guerriero, dall’animo freddo e calcolatore, gli viene commissionato un incarico: recuperare un “bambino” per un ex ufficiale dell’Impero. In realtà il bambino si rivela essere una creatura della stessa specie del maestro Yoda e, proprio come il maestro jedi, sa usare la “forza”. Intuendo che il piccolo è in pericolo nelle mani dell’Impero, il Mandaloriano lo riprende con sé dando il via a una caccia all’uomo che porterà Mando e il piccolo “Baby Yoda” a esplorare in lungo e in largo la galassia tra un’avventura e l’altra. PREMI e CRITICA Rotten Tomatoes: 93% del gradimento per la critica, 91% per il pubblico. The Mandalorian ha vinto sette Primetime Creative Arts Emmy Awards. CURIOSITÀ Gli episodi sono diretti da diversi registi: tra questi Bryce Dallas Howard, Taika Waititi e anche Robert Rodriguez. Inoltre, il Mandaloriano, appare per quasi tutta la durata della serie tv con indosso il casco che, per il suo credo, non può togliere in presenza di altre persone. Per questo l’attore principale, ossia Pedro Pascal, è stato facilmente sostituito da altri stuntmen senza problemi, perché non serviva apparisse a viso scoperto. Un’altra particolarità riguarda, invece, le riprese, effettuate con un video wall: le location erano proiettate su un maxischermo semicircolare a led, che ha eliminato in gran parte la necessità di realizzare riprese in esterno. OSSERVAZIONI TEMATICHE Tema principale di questa serie tv è il legame paterno che si sviluppa nel corso della serie tra il Mandaloriano e il bambino. Un tema che ritorna spesso, più in generale, nella saga di Star Wars: da Obi Wan Kenobi, mentore di Luke Skywalker, a Darth Vader che si rivela essere il padre di Luke. Un altro tema importante è quello della redenzione: nel corso della serie saranno tanti i personaggi con un passato discutibile che passeranno al cosiddetto “lato chiaro della forza”. Lo stesso Mandaloriano, grazie al bambino, si trasformerà, pian piano, da mercenario spietato a padre adottivo premuroso.

GUARDA IL VIDEO


∙ ANGOLO PET ∙

Una rondine fa primavera Una piccola creatura che segna sempre l’arrivo della primavera, in modo speciale in questo momento di pandemia protratta, in cui abbiamo bisogno di speranza, rinascita e cambiamento.

di Tommaso Stanizzi

di Ingrid Sommacampagna

U

n’ombra nel cielo, che piroetta veloce e cerca il nido lasciato l’anno precedente per chiamarlo nuovamente “casa”. Quella coda a punta e quel volo concentrico nei cieli aiutò, nel corso dei secoli, gli uomini a misurare il tempo per prevedere il futuro dei raccolti, perché la puntualità della rondine al suo ritorno dalla terra africana segna un altro nuovo inizio. Da più di duemila anni le rondini fanno parte della cultura dell’uomo, che ha dedicato loro miti, leggende, proverbi, poesie, fiabe e opere d’arte. I greci la consideravano un dono di Afrodite per la sua bellezza, mentre per i romani la sua comparsa significava una manifestazione dei Lari, le divinità protettrici delle case degli uomini, per l’abitudine di vivere sotto il tetto delle nostre abitazioni. Nell’antico Egitto si narrava che la dea Iside si trasformasse in una rondine per poter piangere la notte sul sarcofago del marito

Osiride; nella tradizione cristiana rappresenta la resurrezione e la passione di Cristo e proprio per questo viene spesso raffigurata in opere sacre. Giacomo Balla, artista futurista, ha dedicato un’opera di 51 per 76 centimetri, realizzata nel 1913 e deposta nel Museo di Arte Moderna di New York, dal titolo Volo di rondini, che raffigura il loro volo visto in forma scomposta, dando così il senso di dinamismo, velocità e movimento, cardini del Futurismo italiano. Una delle più belle poesie a lei dedicata è quella di Giovanni Pascoli, X Agosto, dove la rondine è la creatura designata per descrivere l’amore del padre Ruggero per i figli, ucciso mentre tornava al suo nido. A ogni equinozio di primavera (il 20 marzo per questo 2021), il proverbio popolare italiano

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ricorda: «San Benedetto, torna la rondine al tetto», come per la cultura cinese, che lo definisce il giorno delle rondini. Oggigiorno la sua sopravvivenza è minacciata dal nostro stile di vita. A causa dei cambiamenti climatici le rondini arrivano in anticipo, restando fino ai primi di ottobre, ma l’agricoltura intensiva non consente più un nutrimento adeguato; i cieli sono inquinati e le casette di fango costruite dalle rondini vengono distrutte dagli esteti della casa perfetta. Purtroppo la popolazione di esemplari che fa ritorno alla nostra terra è diminuita del 40%. Possiamo fare molto per salvare i nidi di rondine e balestruccio, sensibilizzando le Regioni affinché apportino regole che favoriscano un’agricoltura più sostenibile e vòlta a tutelare la biodiversità.


∙ ISPIRAZIONI MUSICALI ∙

Inviaci foto e nome del tuo CUCCIOLO

Minù

Franco

Baldo

Una selezione verrà pubblicata sul prossimo Pantheon pets@veronanetwork.it 65


∙ LE RICETTE ∙

In cucina con Nicole di Nicole Scevaroli

www.senzalattesenzauova.com

qualche idea sana (e golosa) per le vostre giornate

Crema di piselli e ricotta, con chips di porri Un piatto da servire tiepido perfetto per la primavera Ingredienti per 2 persone: • 200g di piselli surgelati • mezzo gambo di porro, acqua e sale grosso • 100g ricotta, olio extra vergine, pepe nero

Per non buttare via niente Queste due ricette, se combinate nello stesso pasto, sono un perfetto connubio di gusto e salute da proporre come pranzo della domenica, per esempio. Contengono fibre, minerali, proteine e carboidrati. Vi consiglio di accompagnare il pesce con dell’insalata e di chiudere in bellezza con delle fragole fresche come dessert.

Lavate il porro. Tagliatelo a metà per il lungo e poi a sezioni fini. Adagiatene una manciata sulla banda del forno foderata con l’apposita carta, condite con olio, sale, pepe. Fate cuocere a 180 gradi, forno ventilato, fino a che saranno dorati, ci vorranno 5-10 minuti. Nel frattempo mettete i piselli con il porro avanzato in un tegame, coprite con dell’acqua e fate ammorbidire. Frullate creando una crema, insaporite con il sale grosso. Servite la crema, mettete al centro del piatto due cucchiai di ricotta, condite con un filo d’olio, pepe nero e guarnite con il porro croccante.

Filetto di branzino gratinato ai porri La ricetta della mia frolla infallibile, senza burro e senza uova Ingredienti per 2 persone: • 2 filetti di branzino • 1 gambo di porro • pangrattato • olio, sale, pepe Impanate i filetti di branzino nel pangrattato. Adagiateli sulla banda del forno foderata con l’apposita carta. Lavate il porro. Tagliatelo a metà per il lungo e poi a sezioni fini. Conditelo con olio, sale, pepe e una manciata di pangrattato. Coprite i filetti con il porro. Cuocete il tutto in forno ventilato a 180 gradi per 10-15 minuti. Decorate con le nocciole.

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SUPPLEMENTO N°120 - APRILE 2021

i d e s e r p r So vera prima


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SFOGLIALO QUI

Le imprese

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Persone e imprese che fanno grande Verona


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Veronesi Protagonisti, atto secondo

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uscita l’edizione 2021 della rivista del gruppo Verona Network. Al centro le storie delle persone e delle imprese che fanno grande la nostra città. Più di quaranta storie suddivise tra mondo imprenditoriale, associativo, sportivo e dello spettacolo. A mettersi in gioco, all’interno di Veronesi Protagonisti 2021, neofiti del mondo editoriale che si sono lasciati sollecitare da domande e spunti di riflessione. Di rimando, ci restituiscono una dimensione di cui ci dovremmo riappropriare, in cui le persone sono messe al centro. Sono tante e tra loro diverse le storie contenute in questa pubblicazione, 104 pagine

nelle quali uomini e donne vi stupiranno e vi ispireranno con il loro esempio. In un anno che ha segnato in maniera indelebile le nostre vite, fa bene sapere che c’è chi ha fatto propria la necessità di reagire, di superare gli ostacoli con intraprendenza e creatività, con coraggio e passione, con strategia ma anche con rischio. Dopo il successo della scorsa edizione, è uscita Veronesi Protagonisti 2021, la rivista del Gruppo Verona Network dedicata alle persone e alle aziende che fanno grande Verona. Uno stimolo per ritrovare la forza delle idee, che è un ottimo antidoto ai periodi difficili. «Il 2020 è stato un anno che ha sancito la necessità di reagire – scrive Camilla Faccini, curatrice editoriale della pubblicazione - di superare gli ostacoli con intraprendenza e creatività, con coraggio e passione, con strategia ma anche con rischio. I Veronesi Protagonisti 2021 vi ispireranno con il loro esempio: non solo per la loro solerzia e la capacità di non arrendersi, ma anche (e soprattutto) per credere

sempre in ciò che si fa, nonostante il resto ci dica il contrario». «Veronesi Protagonisti, atto secondo. Dopo il grande successo della prima edizione, torna a gran richiesta anche in questo 2021 la rivista del Gruppo Verona Network che mette al centro le persone – spiega Matteo Scolari, direttore responsabile -. Imprenditori, professionisti, sportivi, volontari di associazioni che dimostrano ogni giorno - con il loro impegno, il loro intuito e la loro capacità di guardare avanti con ottimismo l’atteggiamento ideale per affrontare momenti complessi come quello che stiamo vivendo. Che la rivista sia da stimolo per ritrovare la forza delle idee, che è un ottimo antidoto ai periodi difficili».


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Steven the Magician, la carta vincente a Italia’s got talent di Annalisa Mazzolari

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tefano Bronzato è il vincitore dell’undicesima edizione di Italia’s got talent: il 29enne di Isola della Scala ha incantato tutti con i suoi numeri di magia, lasciando senza parole il pubblico da casa e i quattro giudici Frank Matano, Federica Pellegrini, Joe Bastianich e Mara Maionchi. Steven the Magician, questo il nome artistico di Stefano, ha sfondato le barriere del reale e dell’illusione realizzando, con questo traguardo, parte di quello che è sempre stato un sogno guidato da un’enorme passione. Illusioni e giochi di carte lo hanno portato a superare tutti, accaparrandosi il primo premio

nella finalissima del 24 marzo. Lo abbiamo intervistato a due giorni dal trionfo, per farci raccontare le emozioni a caldo e conoscere l’origine del suo amore per quest’arte. Stefano, cosa si prova a vincere un contest come Italia’s got talent, seguitissimo in tutto il Paese? Come si è sentito quando hanno pronunciato il suo nome alla proclamazione? «È stata una conquista inaspettata, una vera e propria doccia ghiacciata. Sono abituato alle docce fredde, le faccio sempre (ride, ndr); ma non avevo ancora avuto l’occasione di farne una così: è stata una di quelle emozioni che si provano una

volta sola nella vita. Quando ho sentito il mio nome stavo per commuovermi, perché davvero non me l’aspettavo. Ero abituato a esibirmi in strada oppure a riprendermi con telecamere personali, l’atmosfera televisiva è sicuramente diversa». Come è nato questo amore per la magia? «Ho sempre avuto dentro un amore speciale per la magia, sin da quando avevo sei anni. La scintilla si è accesa durante un gioco fatto da mio zio in un ristorante: da quel momento ho capito che quello che volevo fare era il mago, impegnandomi al massimo per arrivare al più alto livello possibile. Quella scintilla, via via nel tempo,


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si è trasformata in fiamma e con tanto studio ed esercizio sono riuscito a raggiungere la padronanza che mostro oggi». Qual è la sua più grande fonte d’ispirazione? «Mi ispiro agli insegnamenti dei grandi, naturalmente al campione del mondo della magia, e faccio in particolare tesoro delle parole di Michael Jordan, che ha sempre affermato quanto l’allenamento conti per ridurre al minimo, anche sotto condizioni di forte stress, il margine di possibilità di commettere errori in una performance». Crede che la vittoria di un mago a Italia’s got talent abbia determinato un cambiamento importante per la categoria? «La vittoria ha certamente segnato un passo importante per il panorama italiano, dove è ancora assente la magia vista non più dal cilindro del classico mago ma dall’illusionista in grado di creare mondi nuovi, interpretando e capendo la psicologia delle persone che assistono ai trucchi». E i progetti futuri di Steven The Magician? «Ora come ora darò modo all’adrenalina post vittoria di smorzarsi (ride, ndr). Ho in mente tante cose ma ancora nessun focus preciso, perciò mi concederò il tempo necessario per riprendermi e mettere poi mano a tutti i miei progetti, che per adesso restano “in trasparenza”».

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Bobby Solo, l’amore per il blues SUPER COPPIA A TUTTI AMICI: BOBBY SOLO E GIANNI DRUDI Martedì 9 marzo Bobby Solo e Gianni Drudi sono stati i protagonisti di una puntata spaziale di Tutti Amici in compagnia del nostro Alain Marchetti. Un momento che ha sugellato l’uscita primaverile della compilation di Radio Adige TV, una raccolta contenente 20 brani scelti dalla nostra direzione, grazie al grande supporto editoriale e artistico di Gianni Drudi.

BOBBY SOLO SALUTA I LETTORI DI PANTHEON

«anche se sono conosciuto di più per le canzoni melodiche».

magico Rock And Roll – il Rocket 88 fu il primo della storia – cantato da Hugh Turner, il marito di Tina Turner» continua. «È grazie a quella sala d’incisione di Sam Phillips a Memphis che nacque la musica di colore e, di conseguenza, il rock, il metal, l’hard rock, il country e così via. La genesi musicale, la fondazione di tutto, viene dall’Africa. Dobbiamo ricordarci, inoltre, che non si smette mai di imparare: io sto solo ripercorrendo con voi alcune tappe storiche. Non si finisce mai di conoscere tutta la meraviglia che è racchiusa nella musica: ci vorrebbero almeno tre vite».

Un amore, quello per il blues, che Bobby rivela ripercorrendo alcune tappe della storia della musica. «Io sono innamorato del suono per questo curo molto l’aspetto tecnico e audio. Vi racconto una chicca a proposito dell’amore per l’attrezzatura da registrazione: pensate che nel 1954 Sam Phillips aveva una sala d’incisione a Memphis: comprò delle attrezzature per i musicisti di colore ed esagerò un po’ con i suoni, rendendoli un po’ saturi, un po’ distorti. Questi piccoli errori tecnici hanno creato il

Parlando invece di featuring e collaborazioni con altri artisti e amici musicisti: «Io amo le collaborazioni a 360 gradi, passando dal country al blues fino alle canzoni americane, ma amo anche divertirmi con gli amici. È proprio da una sintonia con alcuni di loro che è nato per esempio il brano Un’estate a Saint Tropez. Se dovesse chiamarmi un gruppo di ragazzi di 18 anni per creare insieme un pezzo raggae o punk io ci sto: adoro stare in mezzo ai giovani e sperimentare cose nuove».

GIANNI DRUDI A TUTTI AMICI Un artista rinomato nel panorama italiano ed europeo: Bobby Solo, ospite speciale della trasmissione Tutti Amici, ha raccontato al nostro carismatico deejay il progetto relativo a As the crow flies, un tributo al blues e al cantautore Tony Joe White: «La scorsa estate è uscito il videoclip di questo fantastico brano, che ho voluto interpretare per ricordare il momento in cui lo incontrai, a Lugano, dodici anni fa. Tony Joe White è un cantautore della Louisiana che diede due pezzi a Presley nel 1970 e due a Tina Turner nel 1980: amo il blues, mi è entrato nelle vene grazie a Elvis» racconta Bobby,


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Den Harrow e le atmosfere degli anni Ottanta

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l 17 marzo Den Harrow ha partecipato, in collegamento telefonico, alla puntata di Tutti Amici condotta dallo speaker Alain Marchetti: con lui ha rievocato le atmosfere degli anni Ottanta e l’amore di un pubblico ancora molto vasto che ascolta le hit di quegli anni. Autore di innumerevoli successi ancora oggi ascoltati, tra cui Don’t break my heart, Born to love e Catch the fox, Den Harrow ricorda la grande squadra di musicisti in voga a quei tempi che facevano ballare e divertire i teenagers: da George Michael a Prince fino ai Gazebo in Italia… tutti facevano sognare i giovani, trasmettendo con i loro brani messaggi ricchi di positività.

«Ricordo che ogni giorno suonavo almeno per tre o quattro manifestazioni, con circa 250mila spettatori scatenati, che condividevano e regalavano tanta energia. In un certo senso gli anni Ottanta non li ho vissuti; ero molto serio e non ho goduto dei privilegi di essere una star che “si divertiva”. Non ho conosciuto altro che stanze di hotel, aerei e palcoscenici». «Voglio davvero ringraziare tutti gli ascoltatori di Radio Adige, i fan e dedicare un saluto speciale ai lettori del mensile veronese Pantheon». DEN HARROW, IL MESSAGGIO AI LETTORI

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Neja e l’energia di I’m alive

NEJA SALUTA I LETTORI DEL MAGAZINE

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onosciuta negli anni ’90 come Neja, con i suoi singoli Restless, Shock e The Game ha fatto ballare milioni di persone: Agnese Cacciola è stata ospite speciale di Alain Marchetti il 26 marzo in una travolgente puntata di Tutti Amici su Radio Adige TV. Un’occasione per raccontare com’è nata la nuova canzone dell’artista I’m alive, uscita proprio poche settimane fa e prodotta in collaborazione con Watt&Jack, noti nel panorama musicale dei primi anni Duemila con il nome di Brothers. Neja ha spiegato come sta vivendo questo periodo, segnato dalla pandemia: «Nonostante le difficoltà che l’emergenza comporta, riesco a ritagliarmi del tempo per me stessa, i miei hobby e scrivere canzoni. Sono stata fortunata perché ultimamente mi hanno contattata molti produttori, quindi ho continuato a fare musica. Poi è uscita I’m alive, come un fulmine a ciel sereno, con Watt&Jack, che è stato un momento di sollievo ed energia dalla Covid fatigue che stiamo provando tutti; è stata come una medicina per l’anima. Inoltre, il testo di questa canzone trasmette un messaggio importante, di speranza, e il brano di per sé, anche senza sapere l’inglese, dà una bella sensazione».

L’artista ricorda quando si è esibita nel 1999 al Festivalbar, in una magica Arena di Verona: «È stata un’esperienza meravigliosa, anche se diluviava. L’anfiteatro areniano, già da solo, fa venire il batticuore: esibirsi di fronte a un pubblico così grande è ancora più meraviglioso. Dietro le quinte sono riuscita a incontrare Sting, che è il mio idolo, quindi ero la persona più felice di questo mondo». Tornando a parlare invece della sua carriera, Neja sottolinea: «Nella carriera di un cantante c’è molta solitudine, soprattutto quando non si ha una band; se devo trovare una cosa positiva in questa drammatica emergenza sanitaria è l’opportunità di stare con mia figlia molto più tempo. Per diventare un’artista di successo è necessaria una preparazione costante, moltissimo impegno e anche un pizzico del cosiddetto “fattore c” (ride, ndr). Io ho avuto la fortuna di essere seguita da produttori bravissimi, che mi hanno fatto fare esperienze importanti e crescere molto. Oggi è tutto cambiato: per fortuna, però nel marasma del panorama musicale odierno ci sono i social, che sono un’ottima vetrina, un mezzo che consiglio di sfruttare, soprattutto per mantenere vivo il contatto con i fan e il pubblico».


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Mr.Zampini, al servizio dell’Hip Hop di Simone De La Feld

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a storia di Alessandro Zampini aka Zampa si intreccia indissolubilmente con la storia dell’Hip Hop in terra scaligera: da ragazzino se ne innamora, da giovane uomo lo esporta in tutta Italia, oggi da adulto mantiene viva la scena veronese impegnandosi su più fronti. Quando l’Hip Hop sbarca a Verona a metà degli anni ’80, con le prime crew di breakers che si esibiscono in Piazza dei Signori, Zampa è giovanissimo e ne rimane folgorato: «Quando ho iniziato a rappare a Verona, eravamo ragazzini dal centro e dalla provincia, tutti accomunati dal fatto di cercare qualcosa di più nella nostra piccola città. C’era chi aveva la terza media e chi il diploma, chi era figlio di operai e chi figlio di avvocati: l’hip hop abbatteva qualsiasi tipo di barriera, riusciva a creare un legame di sangue. Con questo mantra: peace, unity, having fun». Così negli anni ’90 Zampa rappa in un’infinità di jam in giro per lo Stivale, conoscendo artisti che gli permettono di affinare le metriche e il flow. Nel 2001 il

primo album da solista, Gorilla Guerriglia, e da lì una serie di album con collaboratori d’eccezione. Giusto per citarne un paio, Lupo Solitario, registrato a Milano con Bassi Maestro, che vede la firma di artisti del calibro di Mistaman e Frank Siciliano; e Il suono per resistere, che porta a compimento la collaborazione e profonda amicizia con il beatmaker Jack The Smoker. «Bassi Maestro è sempre stato un idolo per me: il fatto di diventare amici e collaborare con lui è stato incredibile. Poi Jack: dei tanti con cui ho lavorato, secondo me il più forte è sempre stato lui, sia come rapper che come producer».

ragazzino. L’unica regola che ci siamo dati è che tutti i live dovessero essere aperti da un gruppo di Verona: dopo tre anni di serate vi garantisco che il livello di questa nuova leva è alto. Vi faccio qualche nome: Loze, Numb, Slowletti, tutti giovani che spingono in maniera seria».

Nel suo percorso di musica e di vita, Zampa oggi è anche attento osservatore e promotore della scena hip hop scaligera: «A differenza di quando ho iniziato io, non ci sono più i posti in cui trovarsi e confrontarsi se ti piace il rap. Quell’attitudine da piazza che avevamo noi è scomparsa». Per questo motivo tre anni fa, insieme al Colorificio Kroen e a Step in the Arena ha dato vita a Loud: «Ho provato a fare quello che avrei voluto che gli altri facessero per me quando ero

Mr.Zampini ci lascia con un consiglio per quella nuova leva veronese che, a vent’anni da Gorilla Guerriglia, alimenta ancora il suo fuoco interiore: «Al giorno d’oggi è facile fare musica dalla propria cameretta, ma uscire dalla comfort zone è importantissimo: puoi essere il più bravo del tuo quartiere, della tua città, però è quando ti confronti con artisti che provengono da città con scene più forti che riesci a fare l’upgrade. È fondamentale».

Poi il 2020, la pandemia, la chiusura delle sale concerti. Ma Zampa è pronto a rilanciare con un nuovo evento, il Loud Online Jam: «Con il Kroen abbiamo organizzato una jam online: abbiamo registrato 11 gruppi della nuova e vecchia guardia, ora siamo in fase di post-produzione».


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Lago di Garda e Monte Baldo

Valorizzare e conoscere il territorio

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rimavera tra lago e monti: dopo i freni dei mesi scorsi a causa dell’emergenza sanitaria, per mese di aprile e l’avvicinarsi dell’estate la speranza è quella di poter tornare a godere delle bellezze del nostro territorio, respirando un po’ di aria buona, allietandosi con lunghe passeggiate tra valli, boschi e sentieri del Veronese e, magari, organizzando una gita fuori porta sull’amato Lago di Garda. Mentre attendiamo di tornare nei nostri luoghi di relax e divertimento preferiti, l’Associazione culturale Baldofestival propone una serie di incontri formativi online, in programma fino a fine aprile, per approfondire la storia, le tradizioni, i prodotti e le attività del territorio, promuovendone

così i valori. Quest’iniziativa, organizzata da Baldofestival in collaborazione con il Circolo Legambiente “Il Tasso” e l’Associazione Marchio del Baldo, grazie l’importante contributo di Fondazione Cariverona, è intitolata “Cultura, natura, prodotti del territorio: dinamiche per una Mostra d’arte ambientale” e accompagna il pubblico in vista della decima edizione della mostra “Sentieri dell’arte”, accessibile non appena la pandemia sarà mitigata. «Sarà un modo per scoprire in anteprima le bellezze naturalistiche e la valenza culturale, turistica e produttiva del territorio, presentate dalle tre associazioni e dai loro esperti» spiega Baldofestival. Per partecipare ai webinar è necessario iscriversi sullo spazio dedicato nel sito baldofestival.org

Gli appuntamenti di aprile Martedì 13 aprile 20:30-22

L’offerta del territorio. Le aziende e i prodotti, escursionismo e sport, ricettività

Martedì 20 aprile 20:30-22

Arte e natura: i principali musei all’aperto in Italia

Martedì 27 aprile 20:30-22

Sentieri nell’Arte: lo sviluppo di un’idea Presentazione del calendario delle manifestazioni


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IL SETTIMANALE DIGITALE POLITICO ECONOMICO FINANZIARIO

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