Pantheon 125

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EDIZIONE SETTEMBRE 2021

PREZZO €3,50 COPIA GRATUITA

ANNO 13 - NUMERO 7

NUMERO CENTOVENTICINQUE

ALL’INTERNO

SPECIALE SALUTE& BELLEZZA

Elisa Molinarolo

Tokyo secondo me TOCATÌ 2021 L'APPROFONDIMENTO

LAUREE CERIMONIE IN ARENA?

EVENTI LE DATE DI SETTEMBRE


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Già ultranovantenne, ai colleghi Giovanna Tondini e Matteo Bellamoli, Murari raccontò la sua storia di sofferenza e coraggio, sottintendendo a più riprese che gli eventi bellici sono strumenti che lasciano sul campo dolore e morte e che quasi mai risolvono le questioni per cui sono stati innescati. Quelle parole, commosse e pronunciate con occhi lucidi, mi sono tornate in mente in queste settimane, proprio all’indomani dell’abbandono (si potrebbe parlare tranquillamente di fuga), degli americani e della Forze Nato dall’Afghanistan. Una guerra durissima, durata vent’anni, servita a cosa poi? Se lo chiedono soprattutto i genitori dei militari caduti a seguito di questo conflitto; 53 le vittime italiane tra cui il nostro tenente (anch’egli alpino) Manuel Fiorito, residente a Verona assieme alla famiglia in quel 2006 che lo vide partire per una sua nuova missione dopo il Kosovo e che dopo pochi giorni dal suo arrivo nel paese afghano trovò la morte in un agguato a sud di Kabul.

allo sport. Nei giorni in cui a livello internazionale stavamo assistendo ai fatti drammatici di cui parlavo pocanzi, andavano in scena in Giappone Olimpiadi e poi Paralimpiadi. Anche in questo scenario, seppur estremamente diverso, si può rintracciare un amore di patria che motiva, che ispira, che fa superare le barriere, mentali e fisiche, come nel caso dei Giochi paralimpici.

Tra le tante contraddizioni, le scelte sbagliate, le ipocrisie rintracciabili nel nostro Paese (e non solo) è proprio questo che si salva e che fa la differenza: la ricerca di un ideale, rincorso e vissuto con convinzione, sia come accade con un giovane militare che perde la vita facendo però la cosa in cui ha sempre creduto, sia con un’atleta capace di andare oltre i propri limiti cercando di agguantare il sogno di un successo a cinque cerchi. Ci vedo un minimo comune denominatore in questo, ovvero una forza motivatrice, un coraggio che rende grandi, e che ognuno di noi dovrebbe avere o cercare.

Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gloria come del pericolo, e tuttavia l'affrontano TUCIDIDE

Giovani partiti volontari con l’amor patrio e traditi, oggi come allora, da una politica non all’altezza, che ha calpestato in poco tempo ideali, valori, storie di vita, certamente non l’onore di chi ha affrontato in prima linea il pericolo. 2026. Ideali, valori, storie di vita che troviamo anche in altri contesti, mi riferisco 3

settembre 2021

«L

a guerra è considerata dei pazzi, non serve a niente, è inutile, non risolve i problemi. Le cose, poi, rimangono come sono». Diceva così, in un’intervista che raccogliemmo per Pantheon nel 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il tenente alpino, reduce di Russia, e già sindaco di Grezzana dal 1955 al 1965, Desiderio Murari.

Editoriale

di Matteo Scolari


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Indice

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 02/09/2021

Spettacoli&Eventi

Tocatì 2021 LE INTERVISTE

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In copertina

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ELISA MOLINAROLO

Le mostre e gli appuntamenti di settembre

Le opere di Bruno Corradi 12

50 Foto di copertina di Mattia Carraro

Primo piano MSF IN AFGHANISTAN

Contatti

Moda e design LO STILE FRENCH GIRL

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www.mattiacarraro.com info@mattiacarraro.com

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Proclamazioni di laurea in Arena LA PROPOSTA DI SALVATORE NUCERA

Redazione e Collaboratori

DIRETTORE RESPONSABILE: MATTEO SCOLARI - CURATORE EDITORIALE: SAMANTHA DE BORTOLI REDAZIONE: MATTEO SCOLARI, GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO: SARA AVESANI, MARTA BICEGO, VALENTINA CERIANI, ALICE MARTINI, MARCO MENINI, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, INGRID SOMMACAMPAGNA, MARCO ZANONI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE: DAVIDE PERETTI, SAMANTHA DE BORTOLI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE SPETTACOLI&EVENTI: DAVIDE PERETTI, SAMANTHA DE BORTOLI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE DELLO SPECIALE TURISMO: SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI SOCIETÀ EDITRICE: INFOVAL S.R.L. - MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK E TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE

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∙ PANTHEON ∙

Cos'è succe 1

BOMBA DAY IN BORGO VENEZIA, DISINNESCO A BUON FINEW

Il 1 agosto oltre 2700 veronesi in Borgo Venezia hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni per la rimozione di un ordigno della Seconda guerra mondiale.

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PRONTO IL PROGETTO PRELIMINARE DELLA CICLOVIA DEL GARDA

Concluso il progetto di fattibilità tecnica ed economica per la Ciclovia del Garda. Il 5 agosto si è svolto l'incontro tra le autorità delle regioni coinvolte, tra cui anche il Veneto.

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2 IN UNIVERSITÀ UN MURALE PER DAVIDE CAPRIOLI Il 2 agosto, alle 12.30, si è tenuta all'Università di Verona la cerimonia di inaugurazione di un murale dedicato alla memoria del veronese Davide Caprioli e di tutte le vittime della strage di Bologna.

4 VERONA RICORDA LA TRAGEDIA DI MARCINELLE Verona ha ricordato il 6 agosto la tragedia della miniera carbonifera di Marcinelle, avvenuta l'8 agosto 1956, nella quale persero la vita 262 minatori, 136 dei quali emigrati italiani e tra essi il veronese Giuseppe Corso.


∙ PANTHEON ∙

esso ad agosto 5

LAGO DI GARDA IN LOVE, TORNA L’EVENTO DEDICATO ALLE COPPIE

Dal 7 al 15 agosto si è svolto “Lago di Garda in Love”, l’evento dedicato alle coppie di innamorati che desiderano festeggiare il loro amore negli splendidi borghi del Lago di Garda.

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I REDSKINS VERONA FESTEGGIANO I 40 ANNI DI STORIA

La squadra di football veronese ha festeggiato a Palazzo Barbieri l’importante traguardo. Tra le iniziative per i 40 anni, la pubblicazione della biografia della società, il restyling del logo e un nuovo motto.

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FILM FESTIVAL DELLA LESSINIA 2021 Dal 20 al 29 agosto è tornato in scena al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova e in streaming su MyMovies il Film Festival della Lessinia, la rassegna cinematografica internazionale dedicata alle terre alte.

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“NO GREEN PASS”, I MANIFESTANTI TORNANO IN PIAZZA

Sabato 21 agosto ancora proteste da parte dei detrattori del green pass e dei vaccini contro il Covid-19: Piazza Bra è stata teatro di una manifestazione, sotto il controllo vigile delle forze dell'ordine.

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IL TENORE JONAS KAUFMANN DEBUTTA ALL' ARENA DI VERONA

Il tenore Jonas Kaufmann ha debuttato all'Arena di Verona martedì 17 agosto, dando voce alla musica di Richard Wagner, Umberto Giordano e Giuseppe Verdi.

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VILLA DEI MOSAICI DI NEGRAR, A SETTEMBRE NUOVI SCAVI

Mercoledì 25 agosto la conferenza stampa relativa ai nuovi scavi che a settembre interesseranno la Villa dei Mosaici a Negrar di Valpolicella, per ulteriori 1500 metri quadrati.


∙ IN COPERTINA ∙

I cinque cerchi prima di tutto di Alessandro Bonfante

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successi di Jacobs, Tamberi e della staffetta, il bronzo del veronese Elia Viviani e le splendide 40 medaglie italiane sono ancora negli occhi e nei cuori di tutti. L'olimpiade, per un'atleta, è però soprattutto un’esperienza, un viaggio mitico e il sogno di una vita. Elisa Molinarolo fin da bambina, come ginnasta, puntava ai cinque cerchi. Da Soave, quando ancora andava alle scuole medie, si trasferì a Padova per allenarsi. Ha cambiato sport, passando al salto con l’asta, ha lavorato duramente e a 27 anni è riuscita a coronare quel sogno. Detentrice del terzo risultato di sempre per un’italiana, a Tokyo è rimasta fuori per un soffio dalla finale. Con questa intervista ripercorriamo il suo viaggio verso – e dentro – l’olimpiade giapponese.

Da giovanissima eri una promessa della ginnastica, perché il passaggio all’atletica? Ero troppo alta. Mi sono rivista in una pubblicità con protagonista Yelena Isinbayeva (primatista mondiale dal 2009, ndr): anche lei si vedeva come ginnasta troppo alta e il suo allenatore le propose il salto con l’asta. Quella pubblicità mi è rimasta in testa e mi sono detta «Perché non provare?», anche se i miei genitori avevano fatto molti sacrifici per farmi crescere con la ginnastica. «Tu sei matta» è stata la prima reazione, ma poi mi hanno assecondata anche in questa pazzia. A Padova ti sei quindi avvicinata al salto con l’asta, con il tuo attuale allenatore Marco Chiarello, arrivando a due titoli italiani assoluti, 2017 e 2021, e uno indoor, nel 2020. All’inizio è stato un successo dopo l’altro, ma poi sono arrivati anni duri,

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L'atleta Elisa Molinarolo

mi ero bloccata su alcune misure. Potevo sembrare un’atleta già “finita”, deludendo le aspettative. Invece nel 2015 ho superato i 4 metri e il percorso si è sbloccato. Quando hai capito di poter puntare alle Olimpiadi? Nella scorsa stagione ho vinto il titolo italiano indoor e sono arrivata seconda ai campionati outdoor, giocandomela per la vittoria fino all’ultimo. Ho ragionato sul fatto di essere arrivata fin lì senza una vera progettualità. «Se provassi a fare le cose fatte bene – mi sono detta – a fare fisioterapia una volta a settimana, farmi seguire da una nutrizionista… Insomma comportarmi da atleta professionista, che non sono, chissà cosa potrebbe uscirne?». Ne è uscito il 4,55 metri dello scorso maggio, terza misura italiana di sempre. E poi l’Olimpiade.


∙ IN COPERTINA ∙ Insomma, hai iniziato a considerarti un’atleta professionista. Ho provato a esserlo. Non volevo avere il rimpianto di non averci provato. Una sera ho detto al mio allenatore: «Non ho nulla da perdere, proviamoci». E ci siamo riusciti. Quando hai capito che il sogno delle Olimpiadi di Tokyo si avvicinava, cosa hai provato? Già da bambina, quando facevo ginnastica, avevo scommesso con mia madre che se fossi andata alle olimpiadi mi avrebbe regalato un tatuaggio con i cinque cerchi. Era il sogno di una vita. Non ho parole per descrivere cosa sentivo in quei momenti. Ci sono stati anche dei timori? Dei dubbi? Il sogno ha preso forma lentamente. Poi, vista la situazione Covid, c’era sempre tensione per ogni tampone. Il viaggio lo fai con le lacrime: forse è tutto vero, ti dici. Quando si è aperta la tenda dello stadio

ho realizzato di essere davvero alle Olimpiadi. Nessun tampone poteva più fermarmi. Alle Olimpiadi si va per partecipare o per vincere? Io arrivavo come penultima del ranking, non avevo nulla da perdere. Lo stadio è enorme, stai gareggiando con le migliori trenta atlete del mondo, ma dopo i primi secondi di paralisi mi sono detta: «Ho le mie carte da giocare». La gara è andata molto bene, anche se l’assenza del mio allenatore si è fatta sentire. Se l’asticella fosse rimasta su ai

4,55 sarei diventata una finalista olimpica. Già con un 20-25° posto sarei stata contenta: arrivare 18^ e prima delle italiane è stata una soddisfazione. Com’è il villaggio olimpico? Sembra di entrare in un mondo parallelo. Fra atleti c’è uno spirito di semplicità, siamo tutti sullo stesso piano. Mi è capitato di cenare vicino a un ragazzo giamaicano, che mangiava con la medaglia d’oro al collo, mentre era in videochiamata con i suoi familiari. Tutto con la massima naturalezza. PUBBLICITÀ

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∙ IN COPERTINA ∙ Qualche incontro particolare? Mi sono fatta tre foto. Con il cestista Achille Polonara, che adoro. Poi Federica Pellegrini, mio idolo da sempre. E infine Yelena Isinbayeva, che mi ha ispirato nell’approccio al salto con l’asta. Com’erano le giornate al villaggio? I primi due giorni ci siamo allenate, senza spingere troppo. Alla sera abbiamo guardato le gare di Tamberi e Jacobs nel nostro palazzo: eravamo tutti insieme ed è stato bellissimo. Il giorno della gara c’è stata una riunione nella piazzetta sotto a Casa Italia, con i dirigenti della federazione e del Coni, evidentemente soddisfatti per come stavano andando le gare. Sono passati anche Tamberi e Jacobs. Quel giorno ho incontrato anche Vanessa Ferrari, che conosco bene perché gareggiavamo insieme quando facevo ginnastica. Ho un bel rapporto con lei.

Elisa Molinarolo nel salto con l'asta • 2 volte campionessa nazionale (2017, 2021) • 1 volta campionessa nazionale indoor (2020) • terza misura italiana di sempre nel salto con l’asta femminile (4,55 metri, 15 maggio 2021) • 18^ a Tokyo 2020 con 4,40 m

E dopo la gara? Siamo tornate dallo stadio molto tardi, dopo le 23, ma la mensa è aperta 24 ore, quindi siamo andate tranquillamente a cenare. Ci siamo fermate a chiacchierare, e siccome la mensa non chiude mai, siamo finite a mangiare latte e cereali alle 3 di notte. E non eravamo sole! Le giornate successive sono state di relax, avevamo a disposizione ping pong, poltrone massaggianti e anche l’angolo PlayStation.

Ora si guarda a Parigi 2024? Sì, mancano solo tre anni. Però sto facendo due lavori: dalle 9 alle 18 in un’agenzia di marketing, dalle 18.30 vado in campo. È stato un anno duro. In Italia l’unico modo per fare atletica a livello professionistico è essere presi in un gruppo sportivo militare, ma questo non dipende da me. Parigi è vicina e ce la metterò tutta, ma se dovesse arrivare un aiuto non sarebbe male.

La domanda immancabile per chi torna da un viaggio: si mangiava bene? La mensa era una specie di centro commerciale a due piani. C’erano piatti di tutte le cucine del mondo, pasta e pizza, giapponese, asiatica, vegana e vegetariana, halal. E poi verdure, colazioni, tavolate di salse di ogni genere. Abbiamo mangiato bene e con varietà. La pasta solo il giorno della gara, per il resto dovevo approfittarne.

Tra l’altro ci sono anche dei costi impegnativi. Le aste che ho usato per le Olimpiadi mi sono state prestate. Costano 700 euro l’una e a Tokyo ne ho portate undici. Mia sorella ha lanciato l’idea di una raccolta fondi. Ci sono stati gesti di generosità, anche da anonimi, che mi hanno colpito molto. Mi hanno dimostrato che i miei sforzi sono stati apprezzati da molte persone.

I famosi “letti di cartone”? Erano comodissimi e ben studiati. Ai lati c’erano degli scomparti dove mettere cellulare, caricabatterie, test Covid. Avevo trovato il mio equilibrio, non sembrava affatto un letto di cartone. Foto di Mattia Carraro

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Raccolta fondi nuove aste


∙ IN COPERTINA ∙


∙ PRIMO PIANO ∙

Afghanistan, Medici Senza Frontiere al lavoro senza sosta in cinque città

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ontinuano senza alcuna interruzione le attività mediche e i progetti di Medici Senza Frontiere in Afghanistan, nonostante la conquista di Kabul da parte dei talebani il 15 agosto: attualmente l’Organizzazione sta portando avanti cinque progetti, a Herat, Kandahar, Khost, Kunduz e Lashkar Gah. Centri nutrizionali, pediatrici, traumatologici e di ostetricia: sono molteplici le prestazioni ospedaliere e le cure che MSF fornisce alla popolazione, registrando numeri eloquenti della dura realtà che stanno vivendo gli ospedali nel Paese: secondo i dati pubblicati dal Gruppo a fine agosto, erano più di 700 al giorno i pazienti soccorsi nel pronto intervento di Lashkar Gah e 50, circa, i bambini bisognosi di cure nel reparto di pediatria. Dal 15 al 21 agosto, i team di MSF hanno svolto 3.698 visite nel pronto soccorso ed effettuato 415 ricoveri in ospedale. «Siamo rimasti sempre in ospedale per curare i nostri pazienti. Il 21 agosto abbiamo curato 862 persone nel pronto soccorso, penso sia il

di Samantha De Bortoli numero più alto mai registrato. Alcuni pazienti arrivano in condizioni critiche perché hanno aspettato la fine dei combattimenti – racconta un medico di MSF in azione nell’ospedale di Lashkar Gah. – Il nostro ospedale è pieno in termini di numero di pazienti che possiamo ricoverare. Nel reparto pediatrico abbiamo già due pazienti per letto, ma facciamo ancora fatica a trovare spazio per tutti».

A delinearci un quadro della situazione oggi è Maurizio Debanne, Responsabile Ufficio Stampa di Medici Senza Frontiere. «Durante i giorni della conquista di Kabul da parte dei talebani abbiamo registrato una diminuzione dei pazienti negli ospedali, perché con i combattimenti in corso nessuno usciva di casa per ricevere cure mediche. Non abbiamo mai interrotto le attività nei cinque progetti a Lashkar Gah, Khost, Kunduz, Herat e Kandahar. Già dopo una settimana dalla fine dei combattimenti, i numeri negli ospedali sono inizialmente tornati a salire; ora stiamo constatando un nuovo aumento dei pazienti, motivato dal fatto che altre strutture 12

mediche sono chiuse a causa della mancanza di medicinali e/o personale, pertanto la popolazione si dirige nelle poche strutture rimaste aperte. Con la fine dei combattimenti nelle province le persone sono libere di spostarsi: chi aveva ferite a causa della guerra si è mosso in cerca di cure così come i pazienti che necessitano di continui follow up, come accade per il diabete, sono tornati a ricevere tutte le prestazioni ospedaliere di cui hanno bisogno». Al lavoro senza sosta anche a Khost, dove MSF gestisce un ospedale materno-infantile e supporta otto centri sanitari nelle aree rurali. Nella terza settimana di agosto, l’ospedale ha ricoverato 402 donne incinte e ha fatto nascere 338 bambini. «A Khost, zona situata vicino al Pakistan - spiega il dott. Debanne - MSF gestisce la sua maternità più prolifica e lì i numeri oggi sono tornati a essere quelli prima del conflitto. Nonostante sia stata una zona non particolarmente colpita dai combattimenti, nei giorni di guerriglia c’è stata una riduzione del numero di donne che si recavano nella struttura; alcune di loro hanno partorito in casa.


Ora invece i numeri sono pressoché identici al pre-conflitto, con una media di 60 nuovi nati al giorno a Khost. L’ospedale, che sorge in un contesto molto tradizionale dell’Afghanistan, è gestito in gran parte da donne, ostetriche del luogo, che ogni giorno si recano a lavorare». «Sebbene la città di Khost non abbia subito i pesanti combattimenti visti in altri luoghi, stiamo affrontando tempi difficili – racconta un medico di MSF attivo a Khost – I mercati, i sistemi di trasporto locale e la maggior parte delle cliniche private sono chiusi. L’accesso delle persone all’assistenza sanitaria è ora molto limitato. Un singolo parto in una clinica privata può costare dai 35 ai 60 dollari statunitensi. Le persone stanno affrontando tanta incertezza, specialmente le donne incinte. Cercano di risparmiare denaro e, poiché MSF offre i suoi servizi gratuitamente, molte donne incinte vengono nel nostro ospedale di Khost».

Tutte le foto, d'archivio, sono di Medici senza frontiere

Si annovera fra i progetti di MSF in Afghanistan anche il centro traumatologico di Kunduz, composto da 30 posti letto, dove l’Organizzazione si occupa principalmente delle vittime di incidenti stradali e di coloro che sono rimasti feriti nei combattimenti. A Herat, invece, è situato il centro nutrizionale dell’Herat regional hospital, supportato da MSF dal 2019: in questa struttura sono stati ammessi dal 16 al 22 agosto 64 bambini malnutriti, il 36% in più rispetto alla settima precedente. Per quanto riguarda l’andamento della pandemia da Covid-19, i casi registrati nella terza ondata sono in calo: 127 i pazienti positivi arrivati positivi in ospedale, per sei di loro è stato necessario il trasferimento in un’altra struttura. Infine, per quanto concerne il progetto per pazienti con tubercolosi resistente ai farmaci a Kandahar, sempre con riferimento alla terza settimana di agosto sono stati 34 i pazienti assistiti e 108 le persone sottoposte a screening al Mirwais Regional Hospital. 13

Medici Senza Frontiere è attiva anche a Verona: il Gruppo scaligero è stato fondato nel 2003 per volontà di alcuni sostenitori veronesi decisi a impegnarsi in prima persona per MSF. Nel 2005 il Comune di Verona ha concesso l’utilizzo dell’attuale sede nel centro storico della città, in Vicolo Corticella San Marco 6. Il Gruppo svolge attività di sensibilizzazione e advocacy sulle tematiche e le attività di MSF attraverso conferenze, dibattiti, mostre e iniziative teatrali, oltre a organizzare eventi di raccolta fondi. Proprio per sostenere i progetti attualmente in corso in Afghanistan, il Gruppo scaligero, unitamente ad Asfa Donatori di Sangue, ha organizzato lunedì 6 settembre alle 18.30 un aperitivo solidale al Ristorante La Piazzetta, al fine di devolvere il ricavato e contribuire così a portare avanti le iniziative menzionate nell'articolo.


∙ STORIE DI PERSONE ∙

Quella folle (e meravigliosa) idea delle proclamazioni in Arena

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uando la pandemia ci ha costretti a chiuderci in casa e, poi, a rinunciare in via temporanea ad alcuni aspetti della nostra vita, non tutti hanno dovuto sacrificare le stesse cose: chi la palestra, chi il teatro, chi ancora il ristorante preferito in cui incontrarsi con gli amici, chi molto di più. E poi ci sono stati loro: i “laureati in pandemia”, se così li possiamo etichettare. Giovani studenti, afferenti ai vari corsi di laurea dell’ateneo veronese che dopo anni passati sulle “sudate carte” si sono ritrovati a discutere la propria tesi sul tavolo della cucina, chi a casa dei genitori o chi, peggio, nel minuscolo spazio vitale che può essere l’appartamento di uno studente fuori sede. Alcuni ci hanno scherzato postando foto sui social post-discussione: vestiti di tutto punto, ma rigorosamente in ciabatte. Altri hanno dovuto affrontare uno dei giorni più importanti della loro vita senza la famiglia, a centinaia di chilometri di distanza, ma pur sempre con il supporto di amici ed eventuali coinquilini. Altri ancora si sono ripromessi di fare qualcosa per questi laureati sfortunati che, senza dubbio, avevano immaginato il loro grande giorno in modo diverso.

Cerimonia al teatro greco di Taormina

È qui che entra in gioco Salvatore Nucera, a sua volta “laureato in pandemia” il 26 giugno 2020 in 14

di Giorgia Preti

Salvatore Nucera

giurisprudenza proprio pochi giorni prima che il Governo concedesse il via libera alle lauree in presenza da luglio: «Eravamo in una fase in cui si poteva di nuovo uscire di casa ed era tutto ancora un po’ surreale. Ho accettato di buon grado la proclamazione a distanza. Io sono di Messina e per me la laurea a casa è stata positiva perché ho evitato di far prendere l’aereo ai parenti e ho festeggiato con gli amici: abbiamo fatto anche il papiro in riva al mare…è stata una contaminazione di tradizioni» ci ha spiegato Nucera. Salvatore, dopo aver seguito a distanza mesi di discussioni in cui sia il Consiglio studentesco che il Consiglio Comunale avevano prospettato la folle e meravigliosa idea di una proclamazione in Arena per i laureati in era Covid-19, il


∙ STORIE DI PERSONE ∙

Da destra: Salvatore Nucera con gli amici Camilla Prà, Giulio Briggi e Giacomo Rossetti

12 maggio 2021 ha inviato una lettera aperta al sindaco di Verona, Federico Sboarina, per dare nuova linfa alla discussione, che ormai si trovava ad un punto morto. «L’idea è nata grazie ad Oltre, al Consiglio Studenti e grazie alla collaborazione del Consigliere comunale Andrea Velardi. Da lì è nata una delibera all’unanimità nel Consiglio studentesco e poi in Consiglio Comunale con la quale l’amministrazione si impegnava a organizzare questa giornata commemorativa in Arena. Quando seppi questa notizia pensai che fosse meraviglioso. Il punto è che dopo un anno non se ne era più parlato. Ho pensato quindi di rilanciare la questione tramite una lettera al sindaco Sboarina - ha detto Salvatore -. Ho avuto una buona cassa di risonanza su molti giornali e il sindaco, interpellato anche dal quotidiano l’Arena, aveva detto che gli sembrava una bella idea e che ne avrebbe parlato con il Rettore Nocini. Eppure sono passati tre mesi e mi è stato detto che non c’era stata interlocuzione tra di loro. Quindi ho ritenuto opportuno scrivere un’altra lettera, questa volta indirizzata allo stesso Rettore».

La lettera al Rettore Pier Francesco Nocini è stata inviata il 19 agosto scorso e al momento non ha ricevuto risposta, ma la speranza è che dall’Università di Verona possa arrivare il sostegno sperato e dare il “la”, magari, per la nascita di una nuova tradizione che altrove esiste da molti anni: «Se è vero che l’idea della proclamazione in Arena è nata grazie al Consiglio Comunale e al Consiglio Studenti, è anche vero che a me è piaciuta molto per un’altra ragione: mi ricorda le proclamazioni solenni dell’Università di Messina che avvengono nel teatro greco di Taormina - ricorda il giovane laureato -. Mi immaginerei un evento simile anche a Verona: con l’ingresso delle istituzioni universitarie, il coro universitario. I laureati potrebbero essere vestiti con una toga del colore della propria facoltà e potrebbe essere un momento di incontro tra i protagonisti del mondo cittadino e universitario». «Io spero ci sia una risposta dal Rettore e spero sia positiva, comprenderei un rifiuto - ammette Salvatore 15

- ma sicuramente ci sono tante associazioni universitarie sul territorio che potrebbero rinsaldare il rapporto tra università e città in modo che la vita universitaria sia un modo per stringere legami».


∙ TOCATÌ ∙

Tocatì e Fiera del Riso in gioco anche le tradizioni culinarie

A

ttraverso l’acqua, risalendo il fiume, durante i giorni di Tocatì arriveranno in centro città anche i prodotti tipici del territorio, il riso primo fra tutti. Le cucine del Festival, a porta San Giorgio, saranno infatti curate per la prima volta dalla Fiera del Riso di Isola della Scala. Anche per questa edizione del Festival, infatti, Tocatì propone un viaggio alla scoperta dei sapori tipici del territorio, dove il gioco diventa un momento da assaporare e condividere. Dalla sera di giovedì 16 a domenica 19 settembre il pubblico troverà a porta San Giorgio stand gastronomici con i maestri risottari che proporranno il risotto all’isolana secondo la ricetta della tradizione e altri inediti piatti. Due realtà del territorio, Ente Fiera di Isola della Scala e Associazione Giochi Antichi, sotto la regia del Comune di Verona, faranno

squadra. L’acqua il grande collante: filo conduttore dell’edizione 2021 di Tocatì, è elemento centrale per la città di Verona così legata al suo fiume ma anche per la produzione del riso nella bassa veronese. Un riso che torna in tavola dopo due anni di stop, durante i quali la celebre fiera di Isola della Scala è stata annullata a causa Covid. Una partnership, come hanno sottolineato il sindaco di Isola Stefano Canazza e l'amministratore unico dell'Ente Fiera Michele Filippi, che è motivo di grande orgoglio e che si fa importante e strategica vetrina internazionale, permettendo di far conoscere i prodotti isolani in un contesto culturale dal respiro europeo. Esprime entusiasmo anche Giorgio Paolo Avigo, presidente dell’Associazione Giochi Antichi, organizzatrice di Tocatì. «Per noi è fondamentale la collaborazione con dei partner che condividano i nostri valori e obiettivi nell’ambito dei beni immateriali - dichiara Avigo - e con la Fiera del Riso

GUARDA IL VIDEO

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abbiamo in comune un lavoro costante per la valorizzazione delle culture, dei sapori e dei prodotti del territorio. Da sempre infatti, i Giochi e Sport Tradizionali si inseriscono nel contesto della cultura enogastronomica e delle feste e celebrazioni popolari. Una sinergia che nasce tra due realtà con una storia e un’identità consolidata nel territorio veronese e che apre nuove prospettive di rete e di valorizzazione del nostro inestimabile patrimonio».

La cultura del cibo è il focus anche del nuovo progetto “Il Geoportale della cultura alimentare. Cibo e Gioco”, del quale l’Associazione Giochi Antichi è partner, promosso dal Ministero della Cultura e curato da ICPI - Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale: un progetto di raccolta, produzione e divulgazione di cultura etnoantropologica legata al cibo. Durante il Festival, nella giornata di sabato, sarà possibile visitare la mostra del Geoportale della Cultura Alimentare e ascoltare, grazie a contributi audio e video, un susseguirsi di racconti che porteranno il pubblico alla scoperta dei saperi, dei prodotti e delle tradizioni del nostro Paese.


∙ TOCATÌ ∙

Profumi da riscoprire

alla vecchia Dogana di fiume

L

di Camilla Faccini

a Dogana di fiume di Verona, realizzata verso la metà del ‘700 alle spalle della basilica di San Fermo, nasce come magazzino per le merci che viaggiavano lungo il fiume, in un tempo il cui il trasporto era principalmente di tipo fluviale e la città scaligera un nodo strategico per il commercio. Erano i burchi, barche a fondo piatto lunghe fino a trenta metri, a trasportare le merci che provenivano dal lontano Oriente o dalle Americhe, prima che la ferrovia e la diffusione del motore prendessero il sopravvento. Rimasta attiva fino agli inizi del ‘900, fu in parte distrutta durante la Seconda guerra mondiale e il tetto, mai più ricostruito, rimane l’ultima testimonianza sopravvissuta nel centro della città delle distruzioni di quel periodo. A partire da questo luogo, così ricco di storia, è stata pensata e costruita una delle attività collaterali che arricchiranno l’edizione 2021 del Tocatì, il Festival Internazionale dei Giochi in Strada in programma a Verona dal 17 al 19 settembre. A proporla

Un'edizione passata dell'evento al Tocatì

sarà il Canoa Club Verona, che tra gli spazi della Dogana ha la sua sede e che del luogo si prende cura costantemente. «La Dogana – racconta Luigi Spellini, presidente del Canoa Club Verona – ospiterà un percorso sensoriale bendato in cui giovani e adulti saranno guidati a riscoprire profumi e odori. In una società che predilige la vista, il senso dell’olfatto è più che mai sottorappresentato. Tanti, soprattutto giovani, non riconoscono i profumi di piante, ortaggi o frutti e noi li sfidiamo su questo. Un’attività tanto semplice quanto efficace, per non tradire la natura del gioco».

DOVE E QUANDO SABATO 18 E DOMENICA 19, DALLE 10.00 ALLE 12.00 E DALLE 14.00 ALLE 17.00. SI POTRÀ ACCEDERE ALLA DOGANA SIA DAL FIUME TRAMITE I GOMMONI IN PARTENZA DA CASTELVECCHIO SIA VIA TERRA DA VIA FILIPPINI.

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Si valorizzerà dunque la Dogana nel suo antico ruolo di magazzino e punto di stoccaggio delle merci, che qui potevano anche sostare per controlli sanitari o quarantene, visto il perenne pericolo della peste. «Replicheremo questo schema – conferma Spellini – facendo arrivare in Dogana delle merci, dei profumi, stoccandoli per un certo periodo e facendoli diventare parte di un gioco per chi vorrà raccogliere la sfida. Selezioneremo piante e frutti di stagione, anche grazie alla probabile collaborazione con il vicino mercato di Coldiretti, che metterà a disposizione per questa attività prodotti locali tipici. Sentiamo l’esigenza di riportare la giusta attenzione sui profumi, sugli odori, sulle percezioni dei sapori». Un’occasione da non perdere per riscoprire, attraverso il gioco, atmosfere di tempi passati e suggestioni che la varietà della natura ci offre.


∙ TOCATÌ ∙

Verona e il suo fiume:

il territorio si (ri)legge con l'arte

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ifficile immaginare Verona senza il fiume che la attraversa e la rende caratteristica, così come non si può pensare all’Adige senza legarlo alla città che più di ogni altra ha trovato in lui il fulcro del suo sviluppo. Un binomio saldo e fondante, che ci parla di un passato in cui l’acqua era il motore dell’economia, della crescita e dello sviluppo cittadino. Un fiume vivo e per questo mutante, che spesso ha costretto Verona ad adattarsi alle sue trasformazioni, a volte anche repentine. Si inserisce in quest’ottica il workshop “Immaginare il fiume. Per una cartografia estetica dell’Adige in città” promosso da Fondazione Cariverona in occasione dell’edizione 2021 di Tocatì, in collaborazione con l’Associazione Culturale Urbs Picta e Canoa Club Verona. Tre giorni, riservati ad un pubblico maggiorenne, in cui immergersi in un’esperienza artistica con l’obiettivo di costruire una cartografia estetica del fiume. A guidare il gruppo sarà l’artista Daniele Girardi, che del viaggio come momento creativo e dell’esperienza del territorio ha fatto l’atto fondante della sua ricerca e azione artistica.

di Camilla Faccini «Con Urbs Picta - racconta Jessica Bianchera, presidente dell’Associazione -, in sinergia con Fondazione Cariverona, stiamo portando avanti diversi progetti dedicati all’arte contemporanea, cercando di ampliarne il pubblico e guidandolo nella comprensione del suo linguaggio specifico, rendendola più e meglio fruibile. Con Daniele Girardi stiamo lavorando ad una mostra con la collezione “Panza”, in Val di Non, che indaga la relazione tra arte contemporanea e paesaggio in una dimensione esperienziale. Da qui l’idea di proporre per Tocatì un workshop che utilizzi i linguaggi dell’arte contemporanea come possibilità di analisi e lettura di un territorio attraverso l’esplorazione e la relazione con la sua via d’acqua, visto anche il tema del Festival (l’acqua, ndr)». Il tutto prenderà il via venerdì 17 settembre, nel pomeriggio, con una vera e propria esplorazione dell’Adige in gommone, in collaborazione con Canoa Club Verona. Accompagnati dall’artista, i partecipanti proveranno a rileggere il fiume attraverso un approccio partecipativo ed estetico, facendo dell’esperienza diretta del territorio un’azione artistica. Un percorso familiare per Girardi, che nel 2019 ha esplorato in canoa il fiume, da Verona fino alla sua foce nel mar Adriatico, riportandone i contenuti visivi esperienziali nel progetto Panta Rei. «Con Valeria 18

Marchi, mediatrice culturale che insieme a me ha strutturato il workshop, abbiamo cercato di sintetizzare i codici della mia poetica. Le tre fasi che abbiamo evidenziato - esperienza, visione, residuo saranno il fulcro di questi tre giorni - racconta Girardi -. A guidarmi in questo progetto anche l’affermazione del filosofo e matematico polacco Alfred Korzybski «la mappa non è il territorio». Semplici parole per comprendere come il punto di vista di una mappa, l’idea che un singolo ha del territorio, non corrisponde mai oggettivamente alla realtà ma è invece una visione personale frutto dell’esperienza diretta del territorio». Sabato 18 e domenica 19 ci si sposterà invece negli spazi di Palazzo Franchini, in via Garibaldi 1, per ricostruire il percorso fatto il giorno precedente, con memoria e immaginazione. L’esperienza del singolo sarà tradotta in una mappa personale che rispecchi una concezione individuale del territorio e le mappe trasformate in un’opera collettiva finale. «Non sarà un’azione di Land Art - specifica Girardi - ma un’esperienza che restituirà una visione empatica con il territorio, testimoniata da un residuo partecipativo costruito collettivamente: una mappa interiore in relazione a ciò che si è vissuto».


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L’arte, che da sempre si nutre del contesto socio culturale e territoriale in cui è inserita, sarà dunque al servizio dell’analisi, della rilettura e conoscenza di un territorio e il fruitore, a sua volta, si immergerà nei linguaggi artistici contemporanei utilizzandoli come veicolo di analisi sociale. Il risultato finale rimane, giustamente, un’incognita: sarà costruito in progress e potrà abbracciare il linguaggio della scultura, dell’installazione o la forma più lineare di una mappa o una pagina di taccuino. «Vogliamo lasciare margine creativo ai partecipanti - conclude Girardi -. Non per forza dobbiamo riportare un feticcio dell’esperienza, il workshop mira a sviluppare un percorso di esplorazione. Ciò che vedremo alla fine dei tre giorni nel cortile di Palazzo Franchini sarà l’esito di sperimentazioni, di dialogo, una mappatura collettiva. Siamo certi che adesso, dopo i momenti difficili che abbiamo attraversato, la partecipazione e la relazione con gli altri siano la chiave da cui ripartire».

ISCRIVITI ENTRO IL 10 SETTEMBRE

Daniele Girar di-Single Use Memories - Panta Rhei - archivio 2019

, ianchera Jessica B a t ic e Urbs P president

Valeria Marchi, mediatrice cultura le

rdi le Gira Danie

DOVE E QUANDO VENERDÌ 17, DALLE 15 ALLE 18, DISCESA SULL'ADIGE. SABATO 18 E DOMENICA 19, DALLE 15 ALLE 19, ATTIVITÀ NEL CORTILE DI PALAZZO FRANCHINI, VIA GARIBALDI 1.

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∙ TOCATÌ ∙

Giocare per capire l'arte

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uando osservate un'opera d'arte prendetevi del tempo. Soffermatevi sui dettagli, anche quelli dallo spessore meno prettamente “accademico”. E divertitevi. Ce lo suggerisce Jacopo Veneziani, dottorando in storia dell'arte alla Sorbona di Parigi, e autore dei libri "#divulgo. Le storie della storia dell'arte" (2020) e "Simmetrie. Osservare l'arte di ieri con lo sguardo di oggi" (2021), che sarà ospite di Tocatì all'appuntamento “Il gioco nell'arte”, venerdì 17 settembre alle 18, nella chiesa di Santa Maria in Chiavica.

Jacopo Veneziani, dottorando in storia dell'arte e scrittore

I dettagli. Sono loro, spesso, i veri protagonisti delle opere d'arte. Particolari che sfuggono allo spettatore distratto e che si svelano solo a coloro che scelgono di rallentare il passo, nel nome di un'osservazione scrupolosa e attenta. Ed ecco che emerge così da un piccolo riflesso di un vaso metallico, la figura dell'artista Clara Peeters, in un autoritratto realizzato nei primi del Seicento. «Si tratta di una dichiarazione di ribellione, un militarismo ante litteram», spiega Veneziani, in un'epoca in cui anche il mondo dell'arte era dominato dalla figura

di Marco Menini

Clara Peeters, autoritratto

dell'uomo. La firma dell'artista è comunque piuttosto nascosta ed è facile che possa passare sotto il naso di tutti senza mai essere notata. Nel libro "#divulgo. Le storie della storia dell'arte", Veneziani ripercorre sei secoli di storia della pittura, soffermandosi su 35 tele e analizzandole partendo proprio da dettagli in grado di stimolare la fantasia in chi osserva. Prendiamo ad esempio “La Madonna del latte” di Jean Fouquet (1450-1455). Osservatela bene. Non vi sembra che il seno della donna dipinta sia fatto di silicone? Quello che lo studioso propone è un approccio ludico alla storia dell’arte; il significato dell'opera naturalmente rimane invariato, ma risulta molto più semplice avvicinarsi a essa passando da dettagli, come questo, che la rendono attuale. «Nel ritratto di Lucina Brembati (1518), realizzato da Lorenzo Lotto, alle spalle della figura c'è un paesaggio notturno», spiega Veneziani. L'artista ha inserito un rebus nel dipinto ed è pressochè indecifrabile a prima vista. 20

Jean Fouquet, "La Madonna del latte"

Nel particolare della luna, sono state inserite le lettere “c” e “i”, che unite a “luna”, rappresentano un evidente cameo della donna ritratta, Lucina, appunto. L'artista, Lorenzo Lotto in questo caso, cerca così di creare dialogo con lo spettatore, un punto di contatto stimolante e allo stesso tempo leggero. Ma c'è anche il caso degli “Ambasciatori” (1533) di Hans Holbain, dipinto nel quale l’età dei ritratti è stata nascosta e impressa da una parte nel pugnale di sinistra ("aet suae 29"), e poi nel libro su cui la figura di destra poggia il gomito ("aetat is suae 23").Chi decide quindi di ascoltare quello che l'artista ha voluto trasmettere con la sua tela ne riceve in cambio una piccola ma preziosa confidenza.

Hans Holbain, "Ambasciatori"


Conto Family

Il Conto per la famiglia, strutturato e conveniente, per coordinare al meglio movimenti e progetti. Banca Valsabbina


∙ TOCATÌ ∙

Bam!Bam! Teatro, alla Giarina le avventure di Huckleberry Finn

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spite di lunga data al Festival Internazionale dei Giochi in Strada, la compagnia Bam!Bam! Teatro torna anche quest’anno con una proposta inedita e in una cornice “acquatica” per eccellenza: la discesa fluviale della Giarina è l’ambientazione in cui Lorenzo Bassotto e Roberto Maria Macchi, insieme al musicista Paolo Marocchio, danno vita ai personaggi del celebre romanzo di Mark Twain “Huckleberry Finn” da venerdì 17 a domenica 19 settembre. «La partecipazione al Tocatì, che continua dal 2014, per noi è una sorta di rinascita - ci racconta Lorenzo -. Quest’anno, seguendo tutte le misure di sicurezza necessarie, siamo riusciti a realizzare una produzione inedita: si tratta di uno spettacolo-narrazione e, siccome il tema portante del Festival 2021 è l’acqua, la nostra idea è stata quella di intrattenere famiglie e ragazzi con un’avventura legata a un fiume. Per questo abbiamo optato per “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain: a esibirci saremo io, Roberto Maria Macchi e il chitarrista Paolo Marocchio». «Il romanzo è ambientato nell’America del Sud durante lo schiavismo spiega, riprendendo parte della trama del romanzo - quindi sia i temi sia le immagini sono piuttosto violente: l’adattamento del testo è stato complesso. Al centro della

di Samantha De Bortoli storia c’è il giovane Huck, che scappa insieme a Jim dalla padrona iniziando un viaggio alla ricerca della libertà. Huck è un personaggio dall’animo candido, che prende la vita così come viene: questo atteggiamento lo rende preda facile per i truffatori. Io e Roberto interpretiamo due furfanti che i ragazzi incontrano lungo il loro percorso e che per un bel pezzo della storia vivono con loro innumerevoli peripezie. Questo punto di vista rende il tutto più divertente e dissacrante». Per quanto riguarda le tempistiche di preparazione di uno spettacolo, «il tempo di scrittura dura due, tre mesi - sottolinea - che dedichiamo alla ricerca e all’approfondimento. A questa fase si aggiunge il lavoro sulla scena e sui costumi (realizzati da Floriana Setti) che richiede un altro paio di mesi». Il Tocatì, per la compagnia, rappresenta l’occasione per tornare a intrattenere la platea in presenza: «Dopo quest’anno e mezzo di emergenza sanitaria per noi tornare a esibirci con un pubblico davanti è vitale. Come Bam!Bam! durante il lockdown non abbiamo preparato spettacoli, perché non ritenevamo soddisfacente l’escamotage dell’online. Abbiamo lavorato sui progetti che avremmo potuto fare una volta tornati alla normalità. A ottobre debutteremo con uno spettacolo a Lugano, con una compagnia Svizzera. Il pubblico

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del Tocatì è meraviglioso, sono ormai passati sette anni, abbiamo i nostri piccoli e grandi fan che ci aspettano e noi vogliamo stupirli, sempre». Nella tre giorni di festa è possibile assistere alla narrazione “Huck” in tre momenti differenti, e in due turni: «per ovviare al problema del contingentamento del pubblico abbiamo studiato una formula per fare in modo che più persone possano godersi il momento: la rappresentazione non è solo “site specific”, ma anche “time specific”, nel senso che gli archi narrativi che si svolgono la mattina nel romanzo di Twain verranno rappresentati da noi proprio alla mattina, così come quelli del pomeriggio e della sera corrispondono ai rispettivi lassi di tempo. Ci sono quindi due turni, da venti minuti circa ciascuno, mattina, pomeriggio e sera per ogni arco della storia, che è in sé conclusivo e quindi può essere visto anche singolarmente. Non vediamo l’ora».

DOVE E QUANDO PORTO DELLA GIARINA VEN. 21.00; 21.45 SAB. 10.00; 11.30; 15.00; 17.00; 21.00; 21.45 DOM. 10.00; 11.30; 15.00; 17.00


∙ LOREM IPSUM ∙

Sede legale e operativa Via G. Camuzzoni, 8 - Soave (VR) Tel. 045 678 0048 e-mail: gal@baldolessinia.it PEC: baldolessinia@pec.it

GAL Baldo-Lessinia 5 “progetti chiave” per lo sviluppo territoriale

Il GAL Baldo-Lessinia, all’interno del Programma di Sviluppo Locale “IN.S.I.E.M.&” 2014-2020 ha attuato 5 “progetti chiave”. Questi sono stati concepiti per favorire l’interazione tra soggetti pubblici e privati, quale spinta alla crescita e sviluppo dei territori di riferimento, per la soluzione di particolari criticità e problematiche. I progetti chiave hanno precise e comuni caratteristriche, per un approccio attuativo integrato: ad esempio prevedono l’attivazio-

ne contestuale di almeno due misure o tipo di interventi (che assicurano l’adesione di soggetti beneficiari pubblici e privati), hanno adeguati elementi di coerenza e collegamento tra loro, in modo da convergere verso un obiettivo comune di sviluppo del territorio e devono prevedere interventi caratterizzati da elementi e/o approcci innovativi. In breve, i 5 progetti chiave sono: 1) Sviluppo del turismo sostenibile nell’alta montagna veronese: L’Alta Via della Montagna: progetto finalizzato allo sviluppo del turismo nelle aree dell’Alta Lessinia, alla nascita di nuove imprese e alla crescita di quelle esistenti;

2) Sviluppo del turismo sostenibile nell’est veronese: La Dorsale della Storia: ha interessato la parte orientale del territorio del GAL, lungo percorsi ed itinerari che ne attraversano le zone agricole e colline, come ad esempio “la Vecia Via della Lana”; è un’iniziativa partita nel 2013 tra i Sindaci dell’Est Veronese e che, dopo molti anni di lavoro e sinergie, trova la propria realizzazione proprio nel 2020, in pieno lockdown, ma che sarà inaugurata nel prossimo mese di settembre. “E’ un progetto in cui ha vinto la cooperazione e la modalità di realizzazione dell’opera che ha sempre avuto al centro la voglia di fare qualcosa insieme, superando i confini geografici delle singole municipalità. E’ un’opera di tutti che va manutenuta come il risultato di un importante lavoro di equipe politica e tecnica” ha evidenziato il Presidente del GAL Anselmi; 3) Sviluppo del turismo sostenibile in Valpolicella: il cicloturismo: ha coinvolto 6 comuni della fascia collinare. L’intervento ha previsto la qualificazione di itinerari cicloturistici attraverso le dolci colline e le vallate della Valpolicella per far scoprire e valorizzare il territorio in modo lento e sostenibile; 4) Sviluppo del turismo sostenibile sul Monte Baldo: il turismo sportivo: sono stati realizzati interventi per migliorare la viabilità escursionistica e ciclabile, in una zona che si affaccia sul Lago di Garda e che vanta già la presenza di molte associazioni sportive, con uno scenario straordinario per gli amanti della natura; 5) Sviluppo del turismo sostenibile nell’entroterra del Lago di Garda: il Cammino del Bardolino: azioni per la messa in rete delle eccellenze storico-culturali, paesaggistiche ed agricole, offrendo l’opportunità per chi intraprende il percorso a piedi di esplorare il paesaggio dell’entroterra del Lago di Garda, assaporandone i suoi prodotti tipici. Vi invitiamo quindi a scoprire e a visitare di persona questi percorsi; se aveste bisogno di maggiori informazioni potete collegarvi al nostro sito internet www.baldolessinia.it, ai nostri canali social oppure chiamateci allo 045 678 0048.

Iniziativa pubblicitaria finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 Organismo responsabile dell’informazione: GAL Baldo-Lessinia Autorità di gestione: Regione del Veneto - Direzione AdG FEASR Bonifica e Irrigazione

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∙ TOCATÌ ∙

Suoni lungo l’Adige, melodie “fluviali” e folk per l’edizione 2021 di Samantha De Bortoli

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nche quest’anno a contribuire all’atmosfera di gioco e convivialità della 19esima edizione del Tocatì è la musica: Lungadige San Giorgio torna a essere la suggestiva cornice della rassegna “Suoni lungo l’Adige”, che, fino a tarda sera, accompagna alle proposte enogastronomiche performance e concerti di artisti delle tradizioni d’Italia e d’Europa. Le musiche, i canti marinai e i suoni della tradizione già riconosciuti patrimonio culturale immateriale di Belgio, Cipro, Croazia e Francia si uniranno, infatti, alle musiche della tradizione italiana creando un'irresistibile atmosfera festiva sul Lungadige, dal giovedì al sabato. Spazio, dunque, a Notte Salentina, giovedì 16 settembre alle 21.30, Klapa Lungomare, venerdì 17 alle 21, GRDP e Trio Calicanto, sempre venerdì 17 rispettivamente alle 21.30 e alle 22, Echassiers de Landes, Ktima Music Group e Baia Trio, tutti e tre sabato 18 settembre alle 20.30, 21.30 e 22.30. In streaming, inoltre, si esibiranno Canti Bizantini e Chantes de Vents de Villaine: l’orario della diretta è disponibile sul sito www.tocatì.it.

Il Trio Ccalicanto

TRIO CALICANTO Tra i protagonisti della rassegna custodi della tradizione del nostro territorio è il Trio Calicanto, formato da Roberto Tombesi (canto, organetto, mandola), Corrado Corradi (canto, bandonina, english concertina) e Giancarlo Tombesi (contrabbasso). Si erano persi di vista alla fine degli anni ’90: Corrado per seguire il progetto Archedora, un percorso legato alla nuova canzone d’autore veneta, Roberto e Giancarlo per continuare con gli altri del gruppo l’avventura, ormai quasi quarantennale, di Calicanto. L’energia, la creatività, la gioia di tornare a suonare insieme trova i tre musici e il pubblico concordi nel decidere che questa

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è un’occasione da non perdere, venerdì 17 settembre alle 22. «Siamo molto contenti dell’invito a partecipare al Tocatì – spiega Roberto Tombesi – anche perché, oltre a essere la prima volta, quest’anno Calicanto compie 40 anni: all’emozione di prendere parte al Festival si aggiunge quella del nostro anniversario. Il progetto del Trio che porteremo si chiama Tocodebanda: si tratta di una nuova iniziativa dell’Associazione Calicanto che vede tre musicisti storici della stessa, io, mio fratello Giancarlo Tombesi e Corrado Corradi, che rielabora tutte le musiche di mare della nostra tradizione, prodotta in 15 cd nei quarant’anni del gruppo.


∙ TOCATÌ ∙ Essendo l’acqua il tema del Tocatì 2021, faremo un repertorio dedicato sia alle danze tradizionali del Veneto sia ai canti d’acqua: dei battipali, coloro che appunto installavano i pali nella laguna di Venezia e al tempo stesso faremo anche delle danze venete, che, se la normativa lo consentirà, saranno ballate dal gruppo Danza di Verona».

sono elementi fondamentali e primari, che formano e mantengono i legami tra le persone. Beni immateriali importanti, anche in tempi di Covid».

BAIA TRIO Sabato 18 settembre, alle 22.30, si esibirà il Baìa Trio, un gruppo di musica a ballo che nasce in quella regione mentale che va dall’Occitania alla Bretagna passando per il centro Francia. Questo territorio i Baia Trio lo raccontano con un repertorio di folk originale, raccolto e vissuto nella tradizione, e rivissuto sul palco. Uno spettacolo musicale trasversale e fruibile da un pubblico di tutte le generazioni, espressione dell'arte e della musica popolare legata al territorio, che sa al contempo essere creativa e sperimentale, espressione della ricerca etnomusicologica e artistica nell'ambito delle valli di lingua occitana del Piemonte e delle aree limitrofe e culturalmente affini della vicina Francia. «Baìa Trio si esibisce volentieri al Tocatì: Il Festival per noi è una bella espressione della cultura popolare, che infatti è importante promuovere. Noi ci occupiamo di musica tradizionale delle aree montuose delle Alpi Occidentali, le valli di minoranza linguistica occitana. Che si tratti di musica o di giochi in strada, la cultura popolare, la trasmissione orale dei saperi antichi che travalicano le generazioni,

Baia Trio

KLAPA LUNGOMARE Tra le esibizioni musicali dei Paesi ospiti d’onore, a far conoscere al pubblico un pezzo del proprio patrimonio culturale è anche la Croazia, con il gruppo Klapa Lungomare: il canto delle klape affonda le proprie radici nella tradizione mediterranea, quella dei piccoli borghi in riva al mare e delle isole. Solitamente attacca una voce che viene seguita dalle altre voci del coro, e se anche le parole dovessero risultare difficilmente comprensibili, per godersi il momento basta abbandonarsi alla melodiosità del canto, che sembra viaggiare sulle onde del mare. Un’esperienza da provare: l’appuntamento è per venerdì 17 settembre alle 21. Klapa Lungomare

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articolo pubbliredazionale

∙ LOREM IPSUM ∙

Dal 16 al 22 settembre 2021 è in programma la Settimana Europea della Mobilità. Un’occasione, giunta oramai al suo ventennale, per attivarsi in un processo, necessario e irrinunciabile di miglioramento della mobilità urbana nella direzione della sostenibilità ambientale unita alla crescita economica locale e alla qualità della vita delle città. A Verona la mobilità sostenibile sarà al centro di un convegno organizzato da Amt, azienda per i servizi di mobilità e trasporti per il cittadino, in programma nella mattinata di venerdì 17 settembre 2021 in Gran Guardia. Ce ne parla il presidente Alessandro Rupiani. Presidente, cosa sta organizzando Amt per il 17 settembre? Con il convegno del 17 settembre cominceremo ad avviare quello che vorremmo diventasse un laboratorio permanente sulla mobilità sostenibile, il numero zero di una serie di incontri che vogliamo mettere in campo con periodicità. La mobilità sostenibile deve diventare un tema presente quotidianamente nelle riflessioni relative alla gestione della vita sociale della nostra città, utile per sollecitare una continua collaborazione tra pubblico e privato e per lavorare ad un percorso di educazione permanente alla mobilità. Infatti, a partire dall’anno prossimo, vorremmo che l’amministrazione comunale aderisse a pieno titolo alla Settimana Europea della Mobilità, attraverso una serie di iniziative transitorie o permanenti. Chi prenderà parte a questo momento di dialogo? Sarà un convegno durante il quale, attraverso diverse testimonianze, cercheremo di raccogliere la visione sul tema del governo, dei ministeri, della regione, dei comuni, di aziende pubbliche e private. Vogliamo

creare un tavolo sul quale iniziare a investire, capire che direzione intraprendere per la nostra città. L’evento sarà contingentato per questioni di sicurezza sanitaria ma trasmesso in streaming per chiunque voglia assistere. Quali saranno le tematiche principali che verranno affrontate quest’anno? Quest’anno ci concentreremo su una riflessione generale circa mobilità sostenibile, tecnologia e futuro, avendo come ospiti autorità e player dei diversi settori. I nostri interlocutori non saranno però sempre gli stessi ma diversi a seconda del tema che svilupperemo ogni anno, come ad esempio mobilità e scuola, trasporto pubblico locale, mobilità e risparmio energetico e così via. Parliamo dunque di progetto di ampio respiro. Sono tematiche che da un lato rientrano nella Settimana Europea della Mobilità, legate a ciò che la Commissione europea sta cercando di mettere in atto relativamente alla sensibilizzazione sul tema, ma dall’altro, ragionando in un’ottica più ampia, si inseriscono all’interno dell’Agenda 2030, un documen26

to che ingloba al suo interno 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritto dai membri dell’ONU, alla quale Amt ha aderito. Il tutto si inserisce anche nella nostra volontà di presentare il bilancio di sostenibilità a partire dal prossimo anno. Con questa iniziativa vogliamo creare un laboratorio all’interno del quale Amt si pone come soggetto capace di coordinare tavoli di lavoro e di riflessione, percorsi tematici ed educativi, grazie alle sue competenze, all’esperienza e alla rete di relazioni.

Alessandro Rupiani, Presidente AMT


L’espressione “mobilità sostenibile” può spesso assumere un significato riduttivo. Qual è la visione di Amt a riguardo? La mobilità sostenibile è un insieme coordinato, non vuol dire necessariamente lasciare la macchina a casa per prendere l’autobus o rinunciare al mezzo più inquinante a favore di un mezzo meno inquinante. È un processo più articolato: significa offrire, da parte degli amministratori, opzioni preferibili a seconda delle esigenze del cittadino, auspicabilmente meno inquinanti della soluzione di partenza. Non significa portare via ai cittadini il diritto di muoversi con la propria auto ma proporre soluzioni alternative più convenienti in termini di costi, di tempo e per l’ambiente; alternative spesso non utilizzate solo perché sconosciute. Non solo strumenti quindi, ma piuttosto un percorso educativo. Il nostro indirizzo di lavoro parte dall’adesione all’Agenda 2030 e dalle interlocuzioni che stiamo portando avanti con le diverse voci del territorio: serve volontà politica, tecnica, del privato, ma soprattutto la buona volontà del cittadino. Tutto deve essere coordinato e passare attraverso un percorso educativo: dobbiamo autoconvincerci e autoeducarci a percorrere e conoscere le alternative che possono portare benefici. AMT S.p.a via F. Torbido 1 37133 - Verona Telefono: +39 0452212345 Whatsapp: +39 3492744729 urp@amt.it www.amt.it

Non serve parlare solo di strumenti, come può essere il filobus o l’autobus elettrico, quanto piuttosto iniziare a ragionare su una filosofia della mobilità, su un’integrazione tra questi strumenti nella logica di un disegno più ampio. Filobus è una soluzione parziale ad una serie di esigenze, l’autobus elettrico è una soluzione parziale ad un altro tipo di esigenze, così come il monopattino elettrico. Non è detto che io debba usare un mezzo solo per muovermi nell’arco della mia giornata, ma è tutta la città che deve muoversi secondo una doppia accezione: verso il futuro e al proprio interno. Siamo ancora in una fase filosofica, necessaria prima di passare al lato pratico.

In base a quello che uscirà dal convegno decideremo quale tipo di basi gettare per la nostra città, dove investire. Prima citava anche la tecnologia come tema centrale del convegno. A cosa faceva riferimento? La tecnologia, in questo processo, dovrà dare una grande mano: il sogno è quello di avere una app che dia una soluzione immediata ai problemi di mobilità, indicando le diverse soluzioni per spostarsi da un luogo all’altro, con relativi tempi e costi. Chissà che un giorno, magari, non si riesca ad arrivare anche ad una formula di integrazione tariffaria, ovvero un unico biglietto per i diversi spostamente. L’importante è Iniziare a discuterne.


∙ STORIE DI PERSONE ∙

Piero Pistori: il suo amore per la patria e la storia

Piero Pistori e la moglie Anna davanti a Castelvecchio in occasione del 150esimo dell’Unità D’Italia (17 marzo 2011)

di Alessandra Scolari

Ci sono persone che, nonostante l’età, mantengono una vivacità intellettuale invidiabile. Conoscitori e fieri del passato, partecipano al presente sognando un futuro colto e competente in ogni ambito (scuola, sport, lavoro, comunità civile e politica), sempre attenti alla vita che scorre loro davanti.

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ierino Pistori (per tutti Piero), classe 1931, nato a Gazzo Veronese, valpantenese d’adozione, è uno di questi. Di fronte a eventi particolari esterna entusiasmo e perplessità, scrivendo in punta di penna lettere ai giornali locali; tutte pubblicate. Nella sua vita Piero ha sperimentato lavori che gli hanno permesso una certa libertà di azione: rinunciò al blasonato lavoro in banca, emigrò a Milano, fu venditore delle Olivetti (lettera 22 e studio 44) e poi di libri, dei quali «mi innamorai subito, tanto che

volevo una mia libreria», precisa. Finì con il fare l’istruttore di scuola guida. «Con il diploma di ragioneria conseguito al Lorgna e un duro corso militare (tornò tenente, ndr) superai gli ostacoli della vita» racconta. Tornato a Verona aprì, nel 1963, un'autoscuola alle Golosine, poi una in Borgo Roma e un'altra in Borgo Milano: «La chiamai Autoscuola Serenissima. Il lavoro mi piaceva. Ero a contatto con tante persone, dalle quali imparai molto». Conobbe anche Anna, infermiera di Marzana: fu amore a prima vista. Comprarono casa e si sposarono. Marzana e la Valpantena divennero il loro 28

piccolo “paradiso”, quello dei figli e dei nipoti. Piero ha promosso il calcio e lo sport, di cui è tuttora appassionato. A Quinto diede vita all’Associazione “Serenissima calcio”, con le maglie azzurre. L’amore per la Patria? «Credo di averlo sempre avuto nel mio cuore. Sono orgoglioso dei miei genitori italiani, fiero dell’Italia, culla di civiltà antica, moderna e contemporanea. Ho vissuto il Novecento tribolato, ho visto l’Italia cadere e risorgere meglio di prima. È diventata Repubblica, come Giuseppe Mazzini avrebbe desiderato: preferì l’esilio a Londra pur di


∙ STORIE DI PERSONE ∙

non vederla monarchica. Le sue liti con Giuseppe Garibaldi erano note. Mazzini, il politico, puntava alla democrazia, Garibaldi, il condottiero, mirava all’Europa e all’America Meridionale, tanto che lo definirono “l’eroe dei due mondi”. Entrambi furono importanti per il Risorgimento». Sul suo rapporto con la storia sottolinea: «È stata la mia materia preferita fin dalle elementari. Ho avuto i testi di storia come compagni di vita. Ancora oggi, a questa età, che anagraficamente non avverto, mi piacerebbe iscrivermi all’Università, facoltà di Storia, per misurarmi con me stesso e studiare il Risorgimento. Gli studenti di oggi non conoscono la storia, confondono date ed epoche e non hanno la prospettiva del nostro passato, a causa di programmi striminziti o

assenti. Io continuamente sogno le due guerre. Mio nonno era al fronte nella Grande Guerra (con otto figli a casa) mentre alla Seconda guerra mondiale hanno preso parte mio padre e quattro zii, di cui in Russia e nei campi di concentramento in Germania. Ogni sera, in famiglia, si recitava il rosario. Sono tornati tutti, sani e salvi! Vorrei approfondire la conoscenza del Risorgimento, perché i suoi eroi hanno fatto grande e libera l’Italia. Fra questi metto anche i poeti - Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli - per citarne alcuni, che hanno cantato l’Italia risorta».

Piero al Convegno di Quinto (4 novembre 2019)

«Dal Risorgimento (quasi dimenticato nelle scuole) c’è tanto da imparare - conclude -. La storia procede lenta, inesorabile nel suo cammino, secondo corsi, ricorsi e richiami».

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ASSICURAZIONI SULLA VITA A FAVORE DEGLI EREDI,CHI E COME NE BENEFICIA? Nella generalità le polizze assicurative sulla vita contengono la clausola come beneficiari "gli eredi legittimi o testamentari". Il problema, però, è stabilire in base a quali quote gli eredi si dividono l'indennizzo assicurativo. In base alla quota loro spettante? O alle regole della successione legittima o testamentaria? In parti uguali? E se il beneficiario fosse morto, a chi va la sua quota? Le decisioni dei giudici su questi punto sono state fino ad oggi piuttosto oscillanti. Per mettere un po’ di ordine, è dovuta intervenire la Cassazione a Sezioni Unite, che ha risolto in via definitiva la questione con la

sentenza n.11421 del 30 aprile 2021. Innanzitutto il diritto all'indennizzo spetta ai beneficiari per diritto proprio e non ereditario; in secondo luogo la designazione generica "degli eredi" come beneficiari di un contratto di assicurazione sulla vita, in assenza di una volontà espressa in maniera univoca e chiara, non comporta la ripartizione dell'indennizzo in base alla regola della successione legittima, ma spetta a ciascuno in quote uguali; infine in caso di premorienza di un beneficiario, salvo volontà contraria, la quota si trasmette agli eredi del premorto in proporzione della quota che

sarebbe spettata a quest'ultimo. Pertanto, chi contrae un'assicurazione sulla vita, al momento della sottoscrizione, dovrà ben valutare questo orientamento dei giudici e precisare in modo chiaro quali siano le conseguenze nel caso in cui si verifichino determinati eventi.

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articolo pubbliredazionale Sede dell'Istituto ad Ala (Trento)

Cassa Rurale Vallagarina una realtà sempre più consolidata a Verona L'istituto di credito che conta 7.800 soci e 32mila clienti distribuiti in 18 Comuni tra le province di Trento e Verona, comunica i dati della semestrale 2021 e la nomina a vicepresidente del socio veneto Carmelo Melotti. Sono tutti positivi i dati emersi lo scorso maggio nel corso dell’Assemblea generale della Cassa Rurale Vallagarina. L’Istituto di credito cooperativo con sede principale ad Ala, in provincia di Trento, conta 7.800 Soci, 135 dipendenti e 32mila clienti distribuiti in 18 Comuni tra il Trentino e la provincia di Verona. In territorio veronese può contare sulle filiali consolidate di Rivalta (nel Comune di Brentino Belluno), Caprino Veronese, Sant’Anna d’Alfaedo, Bosco Chiesanuova, Cerro Veronese e Roverè Veronese, a cui - da inizio ottobre - si aggiungono quelle di Verona centro e San Pietro in Cariano, in Valpolicella.

Abbiamo incontrato il direttore Giuliano Deimichei, il presidente Primo Vicentini e il neo vicepresidente Carmelo Melotti, per approfondire meglio risultati e prospettive dell’Istituto. Direttore Deimichei, la Cassa Rurale Vallagarina conferma risultati positivi anche in questi primi 6 mesi 2021, così come nel bilancio 2020. Quali sono i dati principali?

«A fine giugno l’Istituto registra una raccolta complessiva di 1 miliardo e 200 milioni di euro, con un incremento di 40 milioni rispetto a fine 2020; nei primi 6 mesi dell’anno i prestiti alle famiglie e alle imprese hanno raggiunto quota 580 milioni, con 52 milioni di nuovi prestiti deliberati in corso d’anno, suddivisi in modo equo tra le province di Trento e Verona. Dal punto di vista territoriale il ramo veronese, che

conta 8 dei 18 sportelli complessivi, gestisce il 30% delle masse amministrate. Anche la ripartizione dei prestiti a famiglie e imprese è equilibrata, grazie all’importante sostegno a finanziare l’acquisto della prima casa e a sostenere interventi e sviluppo delle nostre aziende clienti. Dal punto di vista patrimoniale possiamo contare su risultati soddisfacenti grazie al significativo rafforzamento del patrimonio e al positivo bilancio 2020, che si è chiuso con un utile netto di 3,6 milioni di euro. Il totale dei Fondi Propri a fine anno è salito a 81,8 milioni di euro, con coefficienti di solidità estremamente positivi ed in continua crescita: a fine giugno il CET1 ratio si attesta al 18,73% e il Total Capital Ratio al 19,50%. Sono tutti dati molto positivi, ancor più lusinghieri se teniamo conto del difficile contesto economico e sociale del 2020, con strascichi anche sul corrente anno.


Questi risultati non raccontano solo la capacità della Cassa di lavorare bene, ma rappresentano anche una responsabilità nei confronti delle nostre comunità: saranno trasformati in redditività per i nostri territori, impieghi alle realtà imprenditoriali, mutui alle famiglie e sostegno alle realtà che operano nel tessuto sociale». Presidente Vicentini, la Cassa Rurale Vallagarina, in quanto BCC, investe da sempre risorse ed energie nel mantenere e migliorare il rapporto con il territorio. Com’è stato il 2020, da questo punto di vista, e come sarà il 2021? «Il 2020 della nostra Cassa ha avuto due fronti principali. È stato l’anno dell’apertura delle nuove filiali di Verona e San Pietro in Cariano, ultime tappe – in ordine di tempo – di una presenza ultratrentennale in terra veneta, dove il nostro Istituto intravede ulteriori possibilità di sviluppo. Dall’altra è stato l’anno del Covid, della riorganizzazione dei servizi bancari per garantire l’accesso e la fruibilità ai clienti e dell’impegno a fianco delle comunità segnate dall’emergenza sanitaria, con molte iniziative dedicate. Abbiamo destinato più di 60.000 euro al sostegno di enti e associazioni impegnate in prima linea contro la pandemia. Inoltre nel 2020, così come nel 2021, la Cassa ha confermato il supporto a più di 400 associazioni del territorio, con oltre 400 mila euro annui, nonostante la situazione sanitaria abbia limitato e limiti tuttora in modo significativo l’organizzazione delle loro attività. Sappiamo che appena possibile ripartiranno al meglio, contribuendo alla ripresa sociale delle nostre comunità».

Melotti, neovicepresidente, di Bosco Chiesanuova, che significato riveste la Sua nomina per la base sociale? «È la prima volta che un socio veneto ricopre la carica di vicepresidente e ne sono assolutamente orgoglioso. La mia nomina rappresenta un segnale importante di attenzione ai soci e ai clienti della provincia di Verona, dopo 30 anni di positiva presenza della Cassa Rurale in queste terre. In questo modo viene valorizzata la componente veronese della base sociale, giunta al 25%.

La Cassa Rurale Vallagarina raccoglie la fiducia e i risparmi delle nostre comunità e li impiega sui medesimi territori. Anche per questo, negli anni, i soci e le comunità veronesi hanno apprezzato l’operato della Cassa Rurale Vallagarina, avvicinandosi ai valori tipici della cooperazione, molto diffusa in terra trentina».

Telefono: 0464678111 E-mail: info@crvallagarina.it Sito web: www.crvallagarina.it

Carmelo Melotti, Primo Vicentini e Giuliano Deimichiei


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

Sulla cima di Verona: la Torre dei Lamberti di Marco Zanoni

T

recentosessantotto gradini per ottantaquattro metri d'altezza. Lassù, sulla torre più alta di tutte, si può godere di una vista spettacolare su Verona. Un salotto, o meglio un attico, che mozza il fiato per la bellezza: la Torre dei Lamberti. Un progetto lungo ottocento anni (la prima pietra fu posata nel 1172 d.C.), voluto da una famiglia le cui tracce si sono perse nel tempo e di cui poco o nulla si riesce a sapere, se non per le sue origini toscane e l'appartenenza politica alla fazione dei ghibellini (per intenderci, quelli che stavano dalla parte dell'Imperatore e che al Papa chiedevano di occuparsi solo del suo core business religioso). Rovesci politici, leggasi al verbo “esiliare”, la portarono a stabilirsi a Verona per un certo periodo di tempo. La Torre è giunta alle altezze odierne dopo vari interventi nel corso dei secoli (tra questi, anche la sistemazione della cima abbattuta da un fulmine nel Quattrocento) e sulla sua sommità si trova la cella campanaria dotata di quattro campane. Il Rengo (la campana maggiore) serviva per convocare l'Arengo, ovvero il Consiglio Comunale; la Marangona scandiva le ore regolando la vita cittadina e avvisava in caso di pericoli o incendi. A fine Settecento ne comparvero due più piccole: la campana delle Ore e la Rabbiosa. Nel Trecento, nella Torre, vivevano i campanari che fungevano anche da custodi, vedette e carcerieri. A loro erano concessi privilegi come un buon stipendio e l'esenzione dal pagamento delle tasse: per l'epoca, era un'occupazione niente male. Le campane si resero celebri anche per episodi storici molto importanti per la nostra città: dettero infatti il via alle celebri Pasque Veronesi e segnalarono, il 4 novembre del 1918, l'armistizio con l'Austria, informando i veronesi della fine della Prima guerra mondiale. 32


Speciale

SALUTE E BELLEZZA

LA CURA DI CORPO E ANIMA PARTE DA NOI

CAMMINATA Quando diventa terapeutica

MODA

L’atelier di Enrico Tommasi

PELLE

L’importanza dell’idratazione

a cura di Camilla Faccini

NATURA

Un’alleata nella cura dei capelli


QUANDO LA CAMMINATA DIVENTA TERAPEUTICA Settembre è il tempo di ripartenza per antonomasia. Il lavoro riprende a pieno ritmo, si torna sui banchi di scuola, ricominciano le buone pratiche interrotte dalla pausa estiva tra cui, ne siamo certi, l’attività fisica. Ma come ricominciare, gradualmente, a fare sport? La risposta sta nella camminata, che sia per porre rimedio ai peccati di gola che ci siamo concessi durante le vacanze o per riabituare il nostro corpo

allo sforzo prima di intensi pomeriggi di palestra. Camminare (la scienza lo grida da anni) fa bene, è una delle abitudini più sane da coltivare che non permette solo di prevenire patologie quali malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e obesità, ma, in determinate circostanze, può rivelarsi un’attività terapeutica e preventiva. Quando? Quando camminando manteniamo un’andatura che supera, o 34

eguaglia, i cento passi al minuto. A dirlo è lo studio “How fast is fast enough? Walking cadence as a practical estimate of intensity in adults” (Quanto veloce è veloce abbastanza? L’andatura della camminata come stima dell’intensità, ndr) pubblicato sul British Journal of Sports Medicine. Dopo aver passato in rassegna diversi studi realizzati sul tema, concentrandosi su un target adulto, gli studiosi


hanno mostrato come ci fosse una stretta correlazione tra il ritmo della camminata e la sua intensità in termini di risvolto terapeutico della camminata, identificando in almeno 100 passi al minuto l’andatura consigliata in questi termini. Le indicazioni, ovviamente, sono da leggersi come generiche e per un individuo standard: ognuno di noi, a seconda della sua forma fisica e del livello di allenamento, potrà trovare pochi oppure troppi 100 passi al minuto. L’importante è sapere e ricordare sempre che camminare fa bene, camminare con un passo sostenuto ancora di più. Tutti a comprare un contapassi.

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CUFFIE E AURICOLARI: UN USO CORRETTO Si fa sempre più forte l’allarme per lo scorretto utilizzo di cuffie e auricolari, soprattutto tra i più giovani. Se già nel 2015 l’OMS aveva richiamato l’attenzione sull’abitudine di ascoltare musica con gli auricolari, con 1,1 miliardi di giovanissimi a rischio sordità nei prossimi 10-20 anni, anche l’Unione Europea, in tempi più recenti, ha confermato il dato preoccupante circa l’abbassamento della soglia di udito in 10 milioni di individui. A destare allarme è in particolare l’uso oramai quotidiano di cuffie auricolari, capaci di generare potenza fino a 120 decibel, paragonabile al rumore di un jet in decollo, e soglia oltre la quale il nostro udito inizia ad accusare dolore e danni. Per avere un termine di paragone,

basti pensare che il suono della voce umana raggiunge di media i 30-40 decibel. Come regolarsi, quindi? Sicuramente riducendo l’esposizione a rumori forti, o interrompendo periodicamente l’ascolto (almeno 15 minuti ogni ora di ascolto), ma anche controllando i livelli di rumore con specifiche app per smartphone. Secondo l’OMS non si dovrebbero mai superare i 60 decibel d’intensità, per non più di 60 minuti al giorno, per evitare danni. Al posto degli auricolari, poi, è sempre preferibile utilizzare le cuffie esterne all’orecchio, che aumentano la distanza timpano-altoparlante; ancora meglio sceglierne un paio in

grado di isolare in maniera ottimale i rumori esterni, così da non indurre l’ascoltatore ad alzare continuamente il volume.



DENTE DEL GIUDIZIO STORTO, ORIZZONTALE, INCLUSO:

COSA SAPERE E COME COMPORTARSI I denti del giudizio storti o orizzontali sono casi piuttosto frequenti tra le anomalie nella crescita , nascono nell’arcata dentaria e vengono detti anche ottavi. Sono generalmente quattro, salvo in alcuni pazienti che hanno l’Agenesia dell’elemento ( nascono senza il dente).La loro presenza è assolutaquando la mascella dell’uomo primitivo era molto più robusta.

A che età spunta di solito il dente del giudizio?

Non esiste una fascia di età precisa. Normalmente i denti del giudizio fuoriescono dalle gengive tra i 18 e i 25 anni. Ecco perché vengono chiamati “del giudizio”, perché spuntano quando si è già adulti e responsabili, ma la formazione del dente inizia prima e si può controllare

È necessario estrarre il dente del giudizio?

L’estrazione non è sempre necessaria, se i denti nascono allineati si possono tranquillamente tenere in posizione. Non sono fondamentali per la masticazione e di conseguenza non hanno nessuno scopo all’interno dell’arcata dentaria. Vi sono però alcuni casi in cui l’estrazione si rivela necessaria, come nel caso dei denti del giudizio inclusi o storti, che rischiano di danneggiare il dente permanete accanto.


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Come funziona l’estrazione e quando farla? I denti del giudizio, sono facilmente soggetti a carie e patologie, a causa della loro posizione che preclude una corretta igiene orale. Ecco perché in presenza di carie è necessario procedere all’estrazione degli stessi evitando cosi che si possa cariare anche il dente vicino ( il settimo che dovrebbe durare nella nostra bocca integro )

– Fuoriuscita di un dente del giudizio storto: se i denti del giudizio fuoriescono orizzontalmente per mancanza di spazio, posaltri denti, e bisogna intervenire tempestivamente.

– Inclusione dentale: i denti non erompono e rimangono intrappolati all’interno della gengiva, quindi è sempre meglio controllare con in modo da non andare incontro a guai.

Consiglio utile? Possiamo consigliare di fare un controllo quando i pazienti sono in giovane età in modo tale da monitorare la posizione del dente del giudizio e decidere con il proprio medico se e come intervenire .

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CARIE, IL CIBO PUÒ AIUTARE A COMBATTERLA Tra alimentazione e salute dentale c’è un forte legame e mangiare in modo scorretto può portare alla comparsa di diverse patologie che colpiscono denti e gengive. Certo, la scelta degli alimenti a tavola è seconda ad una buona e corrette igiene orale, ma qualche attenzione in più a cosa mettiamo nel piatto può essere un valido alleato, soprattutto per chi ha familiarità con questo tipo di problemi.

La carie, infatti, colpisce oggi un italiano su due (dati Bplus) e se non curata per tempo può portare alla totale perdita del dente. Guardando alla salute dentale, i cibi possono essere divisi tra alimenti cariogeni, lesivi per il dente e il suo smalto, che aumentano il rischio di carie, alimenti cariostatici, con azione neutra senza effetto diretto sulla carie, e alimenti anticariogeni che contrastano la formazione della carie. Se i nemici dei nostri sorrisi sono più noti (in generale cibi ricchi di zuccheri o molto acidi), meno conosciuti sono i potenziali alleati di una bocca in salute. Le verdure hanno un ruolo fondamentale per la salute dei nostri denti, meglio se fibrose e crude: sedano, finocchio, carote, broccoli, lattuga e peperoni, per citarne alcuni. Bene anche la frutta fresca, non acida e con poco zucchero: ok a pere e mele con buccia, banane e frutti di bosco, frutta secca come mandorle, nocciole e noci.


Altri cibi alleati dei denti sono il latte e i suoi derivati e più in generale gli alimenti ricchi di calcio. Tra le bevande sicuramente l’acqua, ricca di calcio oltre che di fluoro, e bevande non zuccherate, come infusi o caffè. Aiutano i denti, in generale, anche alimenti che richiedono una masticazione consistente e che nel mentre massaggiano le gengive. Tra gli alimenti cariostatici, ovvero neutri, segnaliamo carne e pesce, cibi più grassi come le uova o i formaggi freschi e le verdure precedentemente non nominate. Per prevenire la formazione della carie può essere utile seguire anche qualche altro accorgimento, sempre legato alla nostra dieta e all’influenza che questa può avere sul benessere dei nostri denti. In particolare, è sempre consigliato concludere il pasto con cibi anticariogeni o cariostatici che favoriscono la produzione di saliva per la detersione e di batteri “buoni” che contrastano l’insorgere della carie. Una giusta abitudine è anche quella di terminare ogni pasto con un bicchiere d’acqua per azionare una sorta di autodetersione in bocca. Se siete fuori casa e non potete lavare i denti i chewinggum possono essere dei buoni alleati, ovviamente senza zucchero, ma senza farla diventare un’abitudine.

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PELLE, PERCHÉ L’IDRATAZIONE È SEMPRE IMPORTANTE L’acqua, ce lo insegnano fin dai primi anni di scuola, è il principale costituente del nostro organismo, con percentuali che variano tra il 60 e il 70%. Per questo l’idratazione è fondamentale per il benessere del nostro corpo. A giovare dell’idratazione è anche la pelle, che svolge quotidianamente un ruolo prezioso: impedisce che l’acqua venga espulsa in maniera eccessiva, regola la temperatura del nostro corpo e funge da barriera protettiva contro sostanze nocive. Prendersene cura risulta quindi fondamentale per mantenere stabili le sue funzioni, impedirne l’invecchiamento precoce e la formazione di rughe. La più alta percentuale di idratazione al nostro corpo, e quindi Il primo passo per una pelle davvero bella, arriva dall’acqua che ingeriamo quotidianamente: bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, mangiare frutta e verdura fresca sono azioni imprescindibili per una pelle elastica e cellule sane. Se idratare la pelle dall’interno è importante, non è però di certo sufficiente. È importante intervenire anche dall’esterno, ricorrendo all’aiuto di sostanze cosmetiche in grado di legare l’acqua allo strato più esterno della pelle, mantenendola sulla superficie cutanea. La pelle, infatti, è composta da tre strati (epidermide, derma e ipoderma, in ordine dal più esterno al più interno) e mentre l’acqua presente nel derma è poco influenzabile dagli eventi esterni, essendo regolamentata dalla circolazione sanguigna, sull’idratazione dell’epidermide si può intervenire con prodotti che aumentano la capacità di trattenuta dell’acqua. Solo così l’epidermide sarà in

grado di creare una valida barriera protettiva contro gli agenti esterni. Allo stesso modo, creme e cosmetici non possono essere l’unica soluzione per idratare la pelle e può capitare che pelli molto secche non traggano beneficio dall’applicazione di prodotti se l’apporto di acqua non avviene anche attraverso l’alimentazione.


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ENRICO TOMMASI ATELIER, L’ESPERIENZA DI UN ABITO SU MISURA

Se è vero che l’abito è il nostro primo biglietto da visita, la prima immagine che trasmettiamo di noi stessi, è bene studiarlo su misura. Dove è presto detto. Nel cuore di Verona, a pochi passi da porta Borsari, al numero 13 di via Cantore, Enrico Tommasi, giovane stilista veronese, ha creato un piccolo regno di stoffe e bozzetti, di manichini e pizzi. Un atelier che è un inno alla modernità e al divertimento, un ambiente studiato nei minimi dettagli dall’architetto Luca Becchi. La moda è stata da sempre, per Enrico Tommasi, il mezzo di comunicazione ed espressione prediletto, la chiave per superare timidezza e insicurezza. «Sono nato stilista, non ho ricordi di aver mai voluto fare altro. Ero un bambino molto timido e disegnare bozzetti mi permetteva di esprimere ciò che avevo dentro. Inizialmente mi rifugiavo tra colori e piume di abiti improbabili ma negli anni la mia percezione si è evoluta: voglio vestire le persone nella loro quotidianità, vederle uscire per la strada con i miei capi». Dopo il lancio di una linea personale, Enrico Tommasi Streatwear, caratterizzata da iconiche t-shirt e gonne di celebre ispirazione, da due anni lo stilista si dedica principalmente alla creazione di capi su misura. «Un progetto nuovo, moderno, pop, lontano dall’idea della sartoria di una volta. Un progetto che rappresenta le nuove generazioni ma non per questo rivolto ad un target esclusivo. Chiunque, anche una clientela più adulta, può trovare da me qualcosa di completamente innovativo».

Nuovo è anche il rapporto con il cliente, che prende parte in prima persona al progetto e al processo creativo necessario per realizzare il capo. Partendo dai desideri del cliente lo stilista lavora alle proposte che si possono tra loro contaminare e modificare, fino all’identificazione del modello definitivo da realizzare. «Tante volte si è costretti ad accontentarsi di quello che si trova nei negozi, anche se nella nostra mente immaginavamo abiti diversi. La mia volontà è quella di riavvicinare le persone alla moda e al bello, all’abito di qualità, sradicando l’idea che un abito su misura non sia accessibile. Nel mercato manca un’offerta tra l’alta moda e le grandi catene e qui voglio inserirmi, mostrando come andare in atelier possa essere un’esperienza per tutti. Ecco perché porto avanti l’idea che sia la cliente a dare il budget e io di conseguenza a proporre modelli e tessuti che vi rientrino. Ovvio, certi tessuti sono proibitivi, ma il bello è poter cercare l’alternativa».


Ecco cui far far accoraccorEcco che che la la sartoria sartoria non non èè più più un un luogo luogo in in cui ciare un’esperienza ciare un un paio paio di di pantaloni, pantaloni, ma ma diventa diventa un’esperienza valorizzante. valorizzante. «Quando ci vestiamo vogliamo comunicare care qualcosa e farlo con un capo che abbiamo contribuito buito a realizzare è impagabile. L’ispirazione per l’abito arriva arriva dal cliente stesso e dalle sue necessità, ed è la cosa cosa che attualmente preferisco: diventare parte della vita vita della gente è la cosa più bella di questo lavoro». Un’esperienza Un’esperienza non rivolta unicamente ad un pubblico co femminile, anzi. «Ci rivolgiamo anche al pubblico maschile maschile - sottolinea Tommasi - che è sicuramente un pubblico pubblico più difficile ma che regala grandi soddisfazioni. zioni. Un Un pubblico estremamente preciso, che va convinto ed ed educato al dettaglio e alla particolarità, ma che se soddisfatto soddisfatto ritorna sempre». Ad Ad affiancare Enrico Tommasi ci sono le mani di Daniela niela Corso, la sarta principale dell’atelier con cui lo stilista stilista condivide gli spazi e porta avanti anche un un progetto progetto di rivalorizzazione di capi usati. Insieme Insiemesono sonopartiti partitidal dalpiccolo piccololaboratorio laboratorio di di via via XX XX settembre settembre e insieme collaborano nel nuovo atelier facendosi promotori promotoridi diun unprogetto progettoimprenditoriale imprenditoriale100% 100% made made in in Italy, Italy, dai tessuti scelti per i capi alle mani che li lavorano. Parallelamente, Parallelamente,Enrico EnricoTommasi Tommasi continua continua ilil lavoro lavoro sulla sulla linea linea personale con una collezione ispirata a “Uccellacci eeuccellini” uccellini”di di Pier Pier Paolo Paolo Pasolini Pasolini in in arrivo arrivo nei nei prossimi prossimi mesi. mesi. «Nei miei capi le references artistiche sono continue - rivela Tommasi - ma non per questo sempre da cogliere. Ho dedicato collezioni e capi a Jannacci, a Valentina Cortese, a Burri, a Jean Cocteau: ciò che conta è poter esprimere quello che ho dentro, provare ad abituare la gente al bello. Ho sempre vissuto la moda come un rifugio e l’idea che adesso il mio mondo si riesca a interfacciare con i desideri di un’altra persona, facendola contenta, è una grande soddisfazione». Da qua la scelta di voler fare dell’atelier anche una casa per l’arte: al piano superiore, infatti, è presente una galleria espositiva che ospita personali o collettive di artisti selezionati da Enrico Furlan. Al momento, e per tutto il mese di ottobre, è possibile ammirare o collettive di artisti selezionati da Enrico Furlan. Al momento, lapersonale personaledi diBen BenVautier, Vautier, esponente esponente di di spicco spicco aa livello livello internazionale internazionale del gruppo Fluxus. la

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RIMEDI NATURALI PER CAPELLI DANNEGGIATI Che per le vacanze estive abbiate scelto il mare oppure la montagna, il lago o la piscina, può essere comune, una volta rientrati a casa, trovarsi con la chioma più debole, disidratata e meno luminosa. Questo perché la salsedine, il cloro, il sole e anche il vento aggrediscono i nostri capelli e un’esposizione prolungata a questi agenti atmosferici o sostanze può seccarli e renderli più danneggiati. Accanto a prodotti cosmetici, reperibili in profumeria ma anche al supermercato, una soluzione al problema la offrono anche prodotti naturali, come oli e frutta, facilmente presenti in casa, con cui preparare in autonomia al momento del bisogno impacchi semplici e veloci. Vi suggeriamo tre maschere con cui nutrire i vostri capelli in profondità e farli tornare a splendere.

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Due ingredienti perfetti per combattere la debolezza dei capelli dopo il mare, così come la secchezza, perchè al nutrimento dell’olio si uniscono le proprietà idratanti e ricostituenti del miele. Potete preparare una maschera mescolando in una ciotola tre cucchiai di olio di oliva con due cucchiai di miele. Amalgamate bene fino ad ottenere un composto oleoso. Stendetelo su tutta la lunghezza dei capelli, evitando la cute. Il tempo di posa deve essere almeno di mezz’ora, se avete più tempo a disposizione tanto meglio. Risciacquare con un semplice shampoo (anche due, se necessari). In alternativa all’olio d’oliva, se ne preferite il profumo, potete utilizzare anche l’olio di cocco.

Due semplici ingredienti per un risultato assicurato. Per realizzare questa maschera basterà mescolare a tre o quattro cucchiai di yogurt (regolatevi a seconda della lunghezza dei vostri capelli) il succo di mezzo limone. Dopo aver mescolato e ottenuto un composto omogeneo applicate la maschera sui capelli: partendo dal cuoio capelluto massaggiate bene fino alle punte. Lasciate in posa almeno 20 minuti i capelli avvolti da pellicola e poi sciacquate con uno shampoo.


MAIONESE PER LE TROPPE TINTURE

La maionese, che unisce i benefici di uova, aceto e olio, è il giusto alleato di bellezza se i vostri capelli necessitano di un nutrimento profondo che ne rafforzi la struttura. Potete prepararla a casa o acquistare una maionese già pronta al supermercato, cercando magari quella più naturale possibile e meno lavorata. Per un capello di lunghezza media le dosi consigliate sono un uovo insieme a due cucchiai di olio e un cucchiaio di aceto di mele. Anche in questo caso stendete su cuoio capelluto e lunghezze e dopo almeno 30 minuti di posa risciacquate e lavate.

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∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙

Muroart, un collettivo urbano che lascia il segno

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di Alice Martini

ll’interno della seconda edizione di Murafestival, quest’anno in attività fino a fine ottobre, è presente anche il collettivo urbano Muroart, un gruppo di artisti che ha l’obiettivo di costruire un fungo utilizzando dei cucchiai di legno. Un’opera semplice, nata da oggetti di arte povera, che vuole simboleggiare, al contempo, la presenza armonica dell’essere umano con la Natura. L’iniziativa viene proposta ogni lunedì sera, dalle 19 alle 22, al Bastione di San Bernardino ed è aperta a tutta la cittadinanza.

tradizionale, attraverso il dialogo con sè stessi e con l’altro.

Prosegue Conti: «Abbiamo scelto di realizzare un fungo perché è un elemento che ha una struttura molto semplice da concretizzare con dei cucchiai di legno. Il fungo «Il Collettivo Urbano Muroart nasce è poi anche un’immagine ideale, perché nasce spontaneamente da un’idea di Davide Bonamini nei boschi: anche la nostra - spiega Simonetta Conti, fra le ideatrici del progetto - dal desiderio opera simboleggia qualcosa di spontaneo, nato e cresciuto in artistico di creare delle opere non breve tempo. Si tratta di una istituzionalizzate, non inserite creazione che riteniamo si sposi in un contesto storico preciso. bene nel paesaggio ed evochi, Desideravamo che nascesse in attraverso la materia prima, il maniera spontanea, attraverso il legno, la Natura stessa». contributo di chiunque volesse partecipare, senza giudizi e senza «L’idea di realizzare un fungo è avere una storia artistica alle un richiamo a un’associazione spalle». Lo spazio sarà destinato a che avevo fondato con Francesco esposizioni, laboratori, all’insegna Lanciani, che partecipa anche della multidisciplinarietà, si a Muroart – aggiunge Davide legge nella loro presentazione, Bonamini, coordinatore del progetto per promuovere le arti – chiamata “Animalhouse”. Obiettivo visive e incentivare anche le di quest’ultima era dare vita a forme altre espressioni artistiche. nuove attraverso la ripetizione di Un’opportunità per sperimentare un oggetto “banale”, proprio come un percorso creativo, anche non 49

avviene con la Pop Art che, dato un oggetto, lo decontestualizza attraverso un’altra prospettiva». «Lo scopo del gruppo è dimostrare di aver saputo realizzare un’opera grazie alla collaborazione di più persone, con l’aspirazione, inoltre, di allargare questo esperimento esplorando nuovi orizzonti, instaurando nuove collaborazioni, cosicché ci siano sempre nuovi stimoli creativi» aggiunge Lanciani. «Niente di ciò che produciamo viene sprecato, ma anzi si armonizza con la natura» prosegue l'artista Mirko Visentin. «Vorremmo che le nostre opere fossero come “i segni della presenza umana all’interno delle caverne” – conclude Bonamini; come cittadini urbani vogliamo lasciare una traccia, un segno della nostra presenza e della nostra attività. Auspichiamo di trovare presto nuovi luoghi e persone che vogliano aggregarsi al nostro movimento».


∙ STORIE ∙ LOREM DEL TERRITORIO IPSUM ∙ ∙

Alla scoperta del bosco ritrovato di Marta Bicego

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à dove imperavano rovi e sterpaglie, ora c’è un bosco curato e accogliente. A popolarlo sono sculture di legno: gnomi, personaggi della fantasia, animali che abitano boscaglie. Accolgono, sorprendendoli, quanti superato il paese di San Rocco di Piegara, nel comune di Roveré, abbandonano la provinciale per raggiungere località Corlaiti. Lungo la strada, tra curve accarezzate dagli alberi, ecco comparire la stele lignea di una “Madonna col Bambino”: è l’ultima creazione che Bruno Corradi ha realizzato per trasformare quest’angolo verde di Lessinia, di proprietà del fratello Giulio, in un sito speciale che molti hanno imparato a conoscere. Non ci sono indicazioni: solo una tabella che esorta a rispettare l’ambiente, per non rovinare l’effetto sorpresa e il piacere della scoperta. Infatti basta procedere di qualche passo e sulla destra, nel prato, spicca un’altra opera: «Quella che ha fatto più discutere», si lascia sfuggire Corradi. Raffigura l’umanità, incatenata alle

sue schiavitù tra cui denaro, superstizioni religiose, droghe, moderne tecnologie, guerre, mancanza di dialogo. Quadro desolante, se non fosse che l’uomo, fa notare, «ha la soluzione in mano. La chiave per liberarsi da queste dipendenze». Scultore autodidatta si definisce il 74enne di San Rocco, dopo che una decina d’anni fa si è dedicato per caso alla lavorazione del legno. Materiale che conosceva bene: per cinque anni commerciante e rappresentante in un’azienda di legnami, per un altro lustro è stato selezionatore di tronchi tra le foreste d’Europa e Costa d’Avorio per conto di mobilieri, fino alla crisi del settore; nel 2001 ha

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fondato l’associazione “La rengaia” con la finalità di valorizzare artigianato locale e mestieri del passato, per salvarli dall’oblio. «Un pezzo di legno va scelto con attenzione, preparato trattandolo adeguatamente. Va lavorato. Ci possono volere mesi. Parto da un’idea ma poi sono la materia, un nodo, una crepa della superficie a suggerire come proseguire», racconta, precisando di prediligere il castagno. Legno eterno e facile da trovare nella zona, dopo che molte piante sono morte. Scolpirne i tronchi è occasione, in un certo senso, per salvaguardarne la memoria e valorizzare il territorio. Si torna così alle sculture nel bosco. Avanzando nel cammino, su un tronco campeggia Madre Natura: abbraccia un serpente


∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙ che fuoriesce da un arbusto, tentando di morderla; un’aquila in volo cerca di catturare una lepre, mentre un lupo e un gufo escono dalla tana. Accanto, sorride il burlone Bertoldo, riconoscibile dai simboli degli aneddoti che lo riguardano: roncola e ciuffo di rape, la corda e una lepre. È come spalancare un libro di storie a cielo aperto, con protagonisti un gufo bifronte a fare da vedetta e una tartaruga gigante che riposa accanto alla maschera che porta la firma di Sergio Bertagnoli. Pare animarsi la coppia di gnomi: boscaiolo curioso, si accarezza la barba e impugna la scure; lei sferruzza a maglia, creando un basilisco; alle spalle un fungo, rosicchiato da una chiocciola e da una limaccia, accoglie nel gambo un bimbo che dorme. Queste ultime tre sculture, realizzate col contributo del Comune, hanno dato inizio a

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tutto: «Le abbiamo collocate qui perché mio fratello Giulio, dopo aver iniziato a prendersi cura di questo appezzamento, ha deciso di condividerlo con le persone che decideranno di scoprirne l’esistenza». Così è stato per molti e lo scultore ha già in mente come arricchire la singolare collezione. Magari altri artigiani decidessero di seguirne l’esempio...

Bruno Corradi

ONORANZE FUNEBRI

Una nuova casa per salutare i nostri cari Onoranze funebri Tacchella ha aperto una struttura all’avanguardi, per offrire a parenti e amici della persona defunta un ambiente sicuro e riservato dove commemorare il proprio caro. www.onoranzefunebritacchella.it tel: 045 907678 / 3346978828 / 3346978810 email: oftacchella1@gmail.com


∙ IL FIORE DELL'ARTE ∙

La pieve di Santa Giustina a Palazzolo di Erika Prandi

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ostruita intorno all’anno Mille, la pieve di Santa Giustina a Palazzolo di Sona conserva bellissimi affreschi della prima metà del XIV secolo raffiguranti santi, angeli, Madonna con Bambino e la prima rappresentazione del Beato Enrico da Bolzano, di cui sarà inaugurata una mostra il 12 settembre.

Entrando nella piccola pieve romanica, situata su un’altura dove ora si trova anche il cimitero di Palazzolo, si rimane colpiti dalla straordinaria ricchezza ed eleganza dei personaggi raffigurati alle pareti, quasi fossimo in presenza di una ricca corte del Trecento. L’abbigliamento, le acconciature e i gioielli sono una testimonianza importante degli usi e dei gusti dell’epoca. Predominano i rossi delle terre, i verdi, l’ocra per simulare l’oro e il bianco per realizzare orlature in pelliccia, impreziosire le bordature delle vesti e stupire con splendide corone ornate di perle e di gemme. L’acconciatura delle figure femminili è la medesima: capelli raccolti in una lunga treccia in cui sono inserite file di perle. Alla sensibilità dell’artista per la parte decorativa si unisce anche una certa attenzione per la varietà di pose, sguardi e caratterizzazione somatica dei personaggi: Giacomo di Galizia, per esempio, è raffigurato come un giovane dai capelli raccolti e pizzetto, mentre Giovanni il Battista con capelli e barba incolti. Il Beato Enrico da Bolzano, invece, come un anziano dai capelli e barba bianchi. È questa la sua rappresentazione più antica conosciuta e giunta fino a noi, probabilmente realizzata dopo la sua morte avvenuta nel 1315. Anche lui, come gli altri, ha un attributo che lo identifica, sebbene siano tutti incorniciati e presentino il nome nella fascia superiore, appena sotto ad una cornice con mensole prospettiche. Probabilmente sono stati utilizzati dei cartoni preparatori come base per le pose delle figure, poi variate nei dettagli per una maggiore caratterizzazione. Il 12 settembre sarà inaugurata una mostra proprio sul Beato Enrico e la si potrà visitare fino al 10 ottobre.

Madonna con Bambino

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Tecnored e il balcone di Giulietta: l’impegno oltre il restauro Da quarant’anni l’amore per il territorio, la cura minuziosa nel proprio operato e l’alta qualificazione, con lo sviluppo di sistemi innovativi, sono al centro dell’impegno di Tecnored, azienda veronese fondata negli anni Ottanta dal dottor Paolo Mariani e specializzata nel recupero del patrimonio edilizio. Sin dalle sue origini, l’impresa si è contraddistinta per i suoi interventi diretti di restauro avanzato, sia in ambito artistico sia tecnico, facendo confluire, in seguito, l’esperienza maturata e le tecnologie ideate negli anni nella realizzazione di veri e propri prodotti, in primis il DryKit®System per la deumidificazione, oggi conosciuti e utilizzati in tutto il mondo.

«La Bellezza è nel nostro DNA, è nella nostra cultura, fa parte di noi ed è l’unico antidoto al degrado e alla mancanza di prospettive costruttive». (dott. Paolo Mariani, titolare di Tecnored)

Ma l’attività di Tecnored non è rivolta esclusivamente alla conservazione e alla valorizzazione degli edifici tra i più importanti a livello nazionale ed internazionale, basti pensare alle opere di risanamento degli Uffizi a Firenze, degli affreschi del Mantegna nella Cappella Ovetari a Padova, del Teatro Olimpico di Vicenza e del Palazzo del Quirinale, oltre che delle Proprietà Reali in Spagna e, attualmente, di altre strutture in Russia; le finalità perseguite, infatti, guardano a un obiettivo più alto: far scaturire negli imprenditori la consapevolezza che, donando il loro contributo e mettendo a disposizione risorse e competenze in maniera sinergica, anche con le istituzioni, è possibile ridare a Verona (e al Paese) una nuova vita e favorire così il benessere sociale. Esempio concreto dell’azione diretta di Tecnored, in questo senso, è l’intervento condotto per il restauro e il consolidamento statico del balcone della Casa di Giulietta, conclusosi nel 2017, interamente finanziato dall’azienda, per un costo complessivo di 40mila euro. Nel 2020, inoltre, è stato pubblicato anche un libro, che ripercorre la storia, l’iconografia e le tappe del restauro.


Per informazioni e contatti visitare il sito: www.tecnored.it

Il balcone di Giulietta, rinato grazie a Tecnored

Nel 2014 «volevo dare una sferzata di energia positiva alla città, era ora di agire» spiega il dottor Mariani. «Avevamo a disposizione le competenze, le tecnologie e i prodotti necessari per lasciare un segno a Verona, darle una scossa - prosegue - così è nata l’idea di attivarci per restituire al balcone di Giulietta, tra i più importanti simboli scaligeri, nuova bellezza. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Margherita Bolla, che era direttrice dei Musei Civici, dimostratasi da subito disponibile e attenta: il Comune ci ha poi commissionato il lavoro, con il vaglio della Soprintendenza». A ricoprire il ruolo di restauratore, nel progetto, è stato Giordano Passarella, mentre il curatore storico artistico era Ettore Napione, oggi Responsabile dell’Ufficio Unesco del Comune di Verona. «Le prime fasi dell’intervento hanno riguardato la ripulitura e la manutenzione - continua il dottor Mariani - poi siamo passati alle azioni di restauro, risultate fondamentali perché con gli anni e l’assidua fruizione da parte dei visitatori si erano innescate una serie di problematiche che con le sole prime fasi di lavoro non avremmo potuto risolvere. Man mano che le operazioni procedevano, ci siamo accorti anche che il balcone non era mai stato collaudato, da un punto di vista statico: ci è stato chiesto, pertanto, di eseguire anche il collaudo, per determinare quante persone potessero salirci in sicurezza. La donazione che abbiamo voluto destinare alla città, quindi, non ha riguardato solo il restauro, bensì ha compreso anche quest’ultimo importante passaggio. I lavori sono terminati nel 2017: è stata una grande soddisfazione. Sempre in quell’anno, abbiamo anche ricevuto il premio Veneto Awards “Responsabilità sociale”, organizzato dal Gruppo Editoriale Economico ClassEditore».

«Il messaggio che ho voluto lanciare, con questa operazione di Tecnored - conclude - è rivolto agli imprenditori, affinché mettano a disposizione esperienza e risorse per rendere Verona migliore».



Storia, iconografia e restauro racchiusi in un libro A sugellare il sodalizio tra Tecnored e il balcone di Giulietta è un libro: sì, perché tre anni dopo l’intervento, nel 2020, l’impresa ha pubblicato un volume, tradotto anche in inglese e in tedesco, che ripercorre la storia del luogo emblema dell’amore tra i due protagonisti shakespeariani e, al contempo, tra i siti divenuti simbolo della città scaligera. È stato proprio il restauro a trasformarsi in un’occasione per raccogliere tutte le informazioni e le curiosità che riguardano il mito di Romeo e Giulietta e dare così a tutti la possibilità di acquistare un prestigioso dono in ricordo del proprio viaggio a Verona. «Il libro riunisce le conoscenze -precisa il dottor Paolo Mariani - nell’ambito storico, del dottor Napione, in quello iconografico della dottoressa Anna Chiara Tommasi, storica dell’arte, e mie per la parte relativa al restauro. L’anno scorso avrebbe dovuto svolgersi una presentazione ufficiale, con Philippe Daverio, purtroppo venuto a mancare. Ora abbiamo deciso di diluirla in più occasioni, magari con degli eventi nelle librerie». “Il Balcone di Giulietta” è disponibile su Amazon e nelle librerie veronesi.

I punti di forza aziendali e le referenze Tecnored è specializzata nel recupero edilizio, deumidificazione, risanamento dei muri, sistemi e prodotti per l’adeguamento antisismico e protettivi, con un catalogo che vanta 25 prodotti dedicati, specifici e innovativi, per rispondere a tutte le esigenze. Nel 1991 ha ideato il DryKit®System, core business dell’azienda, grazie alla praticità e alla semplicità d’uso del prodotto da parte dell’utente: si tratta di una sacca contenente liquidi idrofobizzanti che, insieme a un manuale tecnico-illustrativo, permette a qualsiasi impresa di realizzare da sé le operazioni nelle murature, impedendo all’acqua di salire per capillarità: «un modo facile per evitare i danni causati dai sali contenuti nell’acqua, garantendo risultati assicurati e la soddisfazione del cliente» spiega il dottor Mariani. Tra le innumerevoli referenze di Tecnored in Italia, si annoverano il progetto di recupero del Gigante di Monterosso nelle Cinque Terre, di ville e palazzi a Reggio Calabria, masserie in Puglia, delle Ville venete della famiglia Benetton oltre che di strutture nel Parco divertimenti di Gardaland; in Spagna, inoltre, ha attiva una società insieme a Taller De Restauracion El Barco S.L. di Madrid denominata “Demsa”, che negli anni ha provveduto al risanamento di edifici storici e monumentali sia delle Propiedad Real che del Patrimonio Civil.

“Il DryKit installato nella Chiesa degli Eremitani a Padova (Affreschi del Guariento)”


∙ MODA E DESIGN ∙

Naturalezza e fascino: lo stile “french girl” di Sara Avesani

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reams are my reality, the only kind of real fantasy.... Il brano tormentone di Richard Sanderson che faceva da colonna sonora a "Il tempo delle mele" incarna perfettamente lo stile “ragazza francese” che ogni donna, almeno in un periodo della sua vita, ha voluto provare. Lo è perché Sophie Marceau ne rappresenta l’ideale, non solo per la mitica frangetta, la bellezza naturale e disinvolta, ma per quel carattere e attitudine all’indipendenza, al pensare e mostrarsi sempre senza ipocrisie.

Ma cos’è esattamente questo stile che anche nella prossima stagione autunnale ci accompagnerà negli abiti, nel trucco e nelle acconciature? Partiamo dagli outfit. Semplici, minimalisti, sembrano dettati dal caso ma ovviamente non è affatto così: a guardar bene c’è sempre qualche dettaglio importante e l’armonia che sprigionano nell’insieme regala un’eleganza così pura che sembra innata. In inverno vedremo lunghi cappotti coprire jeans e maglioni oversize e ai piedi troverete sempre degli stivaletti d’eccezione a cui questo stile non rinuncia mai. Il make-up? È il difficilissimo makeup naturale, normalità è la parola chiave. In buona sostanza, per noi comuni mortali, un trucco da “appena scese dal letto” ma belle 58

e sicure di sé. No ai toni forti, sì al correttore per le occhiaie, rimmel leggero, un velo di blush e burrocacao sulle labbra. Un mix di innocenza e sensualità. I capelli sono morbidi, raccolti ma non tesi, lisci assolutamente senza piastra: corti o lunghi devono apparire quasi spettinati. La frangia è un elemento sofisticato che cade sempre a pennello, portata con nonchalance in ogni occasione. Il mondo delle french girls è un mondo senza pensieri, di atmosfere oniriche ma in realtà estremamente consapevole e carismatico proprio perché rivela nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni, il valore della donna che ama essere sé stessa, senza fronzoli e con un’allure di eleganza inconfondibile.


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ISTITUTO COPERNICO PASOLI LA SCELTA GIUSTA PER IL TUO FUTURO L’Istituto d’Istruzione Superiore Statale Copernico Pasoli è un polo scolastico di riferimento per l’Est Veronese, con percorsi di formazione tecnica e liceale. Nasce nel 1974 come Istituto Tecnico, dapprima come sede staccata dell’Istituto “Pindemonte” e successivamente intitolata ad Aldo Pasoli, un insegnante di vasta cultura. La scelta, ancora oggi attuale, fu fatta per dare riconoscimento ad un uomo che potesse essere d’esempio per le giovani generazioni. Il Liceo “Niccolò Copernico”, nato nel 1992 come succursale del Liceo Scientifico “Messedaglia”, è a sua volta diventato autonomo a partire dall’anno scolastico 2008-2009. Oggi l’offerta formativa dell’istituto, che conta più di 1700 alunni, è ricca e articolata: quattro percorsi per la parte liceale (scientifico ordinario, scienze applicate, linguistico e sportivo) e quattro per la parte tecnico-commerciale (Amministrazione Finanza e Marketing, Sistemi Informativi Aziendali, Relazioni Internazionali per il Marketing e Turismo). Al centro il successo formativo e il benessere di ciascuna studentessa e di ciascuno studente, così come la forte motivazione del corpo docente e l’impegno per offrire sempre il meglio dal punto di vista didattico. Nel corso degli anni la scuola si è spesa in prima persona per la realizzazione di attività in ambito culturale, scientifico e linguistico; vanta, inoltre, collaborazioni con Enti pubblici, tra cui la Camera di Commercio, Università e aziende per attività di formazione e percorsi di alternanza scuola/azienda, sia in Italia che nella Comunità Europea, al fine di orientare gli studenti nella scelta tra la prosecuzione degli studi e l’entrata immediata nel mondo lavorativo.

Un’offerta formativa che si arricchirà maggiormente in vista dell’anno scolastico 2022-23, con alcune novità ad accogliere i futuri iscritti. Aprono infatti quest’anno le iscrizioni per il liceo linguistico con l’opzione di studio della lingua cinese, a fianco dell’inglese, lo spagnolo e il tedesco. «Offriamo già il cinese come opzione all’ITES a partire dal terzo anno - racconta Flavio Filini, dirigente scolastico dell’Istituto - ma al liceo sarà nei piani di studio già dal primo anno, con la possibilità per gli studenti di raggiungere competenze linguistiche maggiori alla fine dei cinque anni».

La volontà della scuola, che è già punto di insegnamento del cinese riconosciuto da Ca’ Foscari per il percorso ITES, è quella di diventare anche sede di esami per l’HSK, l’unico test di certificazione della lingua cinese ufficialmente riconosciuto dal governo della Repubblica Popolare. «Su questo lavoreremo insieme all’associazione Zhi Xin con cui collaboriamo da alcuni anni e che negli spazi della scuola promuove attività pomeridiane per trasmettere la cultura cinese a ragazzi italiani di origine cinese - prosegue Filini -. Averli qui ci permette di avere contatti direttamente con la Cina e interagire con famiglie del luogo, innalzando il livello di collaborazioni anche per quello che riguarda eventuali soggiorni studio o esperienze all’estero».


Abbinare allo studio linguistico attività legate allo sviluppo della lingua nel contesto vivo è ferma volontà dell’Istituto, che abitualmente propone scambi culturali e stage lavorativi in Germania, Inghilterra, Spagna, America e Russia, nonché la possibilità di frequentare il quarto anno presso una scuola straniera. «Come corpo docente - aggiunge Giovanna Da Villa, professoressa di inglese e coordinatrice del liceo linguistico - facciamo in modo che i ragazzi, non solo quelli del liceo linguistico, abbiamo l’opportunità di toccare con mano realtà altre. Crediamo nel valore dello scambio culturale perché la lingua è cultura e l’inserimento di lingue come il cinese o l’arabo, che offriamo in corsi pomeridiani rivolti a tutti gli studenti, permette di ampliare la cultura, di vivere esperienze globali e complete. L’introduzione del cinese al liceo è qualcosa in cui crediamo moltissimo: gli sviluppi futuri nel campo culturale, ma anche economico e di occupazione lavorativa, guardano in questa direzione. In generale, puntiamo sempre ad arricchire il bagaglio culturale e linguistico dei nostri studenti: vedere i loro percorsi di crescita, la loro voglia di approfondire, di viaggiare, di fare esperienza, anche in tempi difficili come quelli appena trascorsi, è per noi un grande orgoglio». Accanto alle competenze linguistiche prosegue la sperimentazione in campo tecnologico, che si vorrebbe via via ancorare alla didattica ordinaria nei prossimi anni. Oltre alla robotica educativa, l’impegno è volto a sperimentare come le nuove tecnologie possano concorrere allo sviluppo di competenze sempre più richieste nel mondo del lavoro. «Abbiamo già avviato dei corsi di programmazione di base per studenti e docenti - racconta Marco Costanzi, professore di matematica e fisica - ma la nostra idea è quella di sviluppare competenze più evolute, anche collaborando con realtà come Comau, azienda leader mondiale nel campo dell’automazione industriale, per poter sperimentare livelli di programmazione più avanzati». Un’altra importante collaborazione è quella che l’istituto porta avanti con il Verona Fablab, riferimento territoriale in ambito di formazione e innovazione. «Con loro - prosegue Costanzi - abbiamo creato uno spazio all’interno della scuola che vogliamo diventi un laboratorio aperto per il nostro e altri istituti e per le realtà del territorio. Nel laboratorio, che via via si sta arricchendo grazie a fondi europei e alle diverse collaborazioni, avremo una stampante 3D, una piccola stampante per il taglio laser, droni, robot, bracci robotici e plotter: una strumentazione capace di abbracciare diversi ambiti per un’offerta a più ampio raggio possibile, che sappia anche accogliere sensibilità diverse nell’ambito tecnologico». Un laboratorio che guarda tanto ai ragazzi del liceo così come a quelli dell’ITES e tramite il CPIA (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) anche il territorio, coinvolgendo in un’ottica di riqualificazione professionale persone rimaste disoccupate o in cerca di una nuova occupazione.

via Carlo Anti, 5 - 37132 Verona - Tel. 0458921284 via Girolamo Dalla Corte, 15 - 37131 Verona - Tel. 0458920222 vris01900l@istruzione.it


∙ PILLOLE ∙ LOREM DIIPSUM MAMMA ∙ ∙

Il gioco è «una faccenda molto seria» di Sara vesani

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n questi giorni Verona ospita il Festival Internazionale dei Giochi in Strada, il famoso Tocatì, e una riflessione sui giochi mi sembrava più che doverosa. Da mamma, più le mie figlie crescono, più mi rendo conto di quanto sia vero ciò che diceva Enzo Mari, maestro del design italiano: «Il gioco è una faccenda molto seria, non gli (al bambino, ndr) serve a passare il tempo, ma a capire il mondo». Nella bulimia di proposte commerciali che assalgono letteralmente genitori e figli trovo, alle volte, difficile scegliere il gioco giusto anche solo per fare un regalo. Preferisco (ma ammetto che non sempre riesco a farlo) non comprare oggetti di plastica e optare per qualcosa in cui il bambino non sia spettatore ma protagonista del suo gioco, nel modo in cui solo lui deciderà. Certo, quando passo davanti al nostro giornalaio, fra l’altro persona

davvero cordiale e simpatica, i giornaletti da 4,99 € si palesano sfacciatamente davanti agli occhi rapiti delle mie nanette e, con le loro tre lucide pagine in croce e un gadget dal valore prossimo al nulla, come macchine fotografiche delle principesse Disney, tatuaggetti (cit. Elio e le Storie Tese) dei Paw Patrol, cellulari coloratissimi con suoni fastidiosissimi, improbabili tazzine di Hello Kitty ma soprattutto abominevoli slime dei MecontroTe, che si rompono solo a guardarli, è impossibile passare oltre. In meno che non si dica, dallo scaffale del negozio passano direttamente nelle nostre case, negli zaini, nelle borse, nelle borse di altre persone sconosciute e si accumulano senza senso e senza possibilità di essere buttate via. Le loro piccole parti, come d’altronde anche quelle di puzzle, lego o altri graditissimi giochi fatti da mille pezzi (servono proprio tutti?) si confondono nel vortice casalingo e non puoi nemmeno rischiare di gettarli: se 62

fossero frammenti del tuo nuovo aerosol supersonico che dalla fretta hai chiuso male lo scorso inverno? Non potresti mai perdonartelo. Oltre a questi vogliamo parlare di tutte le cineserie, perdonate ma mi riesce difficile definirli giochi, che l’estate ci ha fatto guadagnare? Sparabolle effervescenti che a casa non si ricaricano più, pinguini gonfiabili che ritrovo puntualmente a fissarmi in doccia e questi super trendy pin-up, push-up (ma non era un reggiseno per piatte come me?) dall’effetto anti-stress: si può sapere per chi? Care mamme, siamo umane ed è normale essere combattute tra la voglia di accontentarli, quella di non viziarli e, perché no, di salvare il pianeta visto la quantità enorme di plastica usata per questi giocattoli, quindi mi raccomando: non esageriamo e usiamo il buon senso.


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∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙

La ragazza che saltava nel tempo di Samantha De Bortoli TRAMA Protagonista della storia è la giovane Makoto, studentessa delle superiori che, un giorno, dopo essersi recata nel laboratorio di scienze, si imbatte in uno strumento che consente di viaggiare nel tempo. Makoto decide di appropriarsene: poco tempo dopo, è vittima di un grave incidente e, mentre sta cadendo dalla bicicletta, rischia di essere travolta da un treno; eppure, si salva miracolosamente. La ragazza comprende che la caduta, “il salto” compiuto, è il modo con cui attraverso lo strumento trovato in laboratorio si può tornare indietro nel tempo. Così inizia a utilizzare questo potere acquisito per risolvere le piccole problematiche della sua vita; tuttavia, presto si accorge che ogni cambiamento, seppur molto piccolo per se stessa, comporta delle conseguenze anche catastrofiche per chi le sta intorno. Finisce così per ritrovarsi in un circolo vizioso, costretta a utilizzare il congegno per cercare di porre rimedio ai danni causati agli altri, senza volerlo, ogni volta che era tornata indietro nel tempo per motivi personali. Makoto scoprirà presto, però, che i viaggi nel tempo non sono infiniti e che non è la sola a detenere questo potere. PREMI e CRITICA Rotten Tomatoes: critica 83%, pubblico 90%. Ha vinto il premio come miglior film d'animazione ai Japan Academy Awards nel 2007.

Film d’animazione del 2006 diretto da Mamoru Hosoda e prodotto da Madhouse.

Hosoda Mamoru

CURIOSITÀ L’opera è tratta dal romanzo di Tsutsui Yasutaka del 1967 (lo stesso scrittore di “Paprika”, film d’animazione presentato in anteprima mondiale alla 63esima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, sempre nel 2006). “La ragazza che saltava nel tempo” è stato doppiato in italiano e pubblicato in DVD dalla casa editrice francese Kazé. Nel 2008 è stato lanciato anche il manga, edito da Panini Comics. Lo studio d’animazione Chizu, di cui Hosoda è cofondatore, ha rilasciato il 16 luglio di quest’anno, in occasione del decimo anniversario dello studio, il nuovo film del direttore: “Belle”, in giapponese “Ryu to Sobakasu no Hime”. Ancora una volta a prevalere sono i temi del virtuale, della tecnologia e dell’Altro. OSSERVAZIONI TEMATICHE Il tema preponderante è quello dei viaggi nel tempo. Il ritrovamento del congegno non è il punto cardine del film: lo strumento è un puro mezzo per Makoto. Il vero focus sono le conseguenze, gli effetti, che i viaggi nel tempo comportano: scegliere di cambiare il passato significa assumersi la responsabilità del nuovo presente. Un richiamo al cosiddetto “effetto farfalla” del matematico Lorenz: «Piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema»; il concetto fa parte della cosiddetta “teoria del caos”. Il film, di fatto, ripropone gli stilemi del Bildungsroman, ma in chiave fantascientifica: l’opera consiste nella narrazione della crescita della protagonista e del suo senso di responsabilità.

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∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙

When they see us È una miniserie drammatica prodotta e distribuita da Netflix nel 2019. Diretta dalla registra afroamericana Ava DuVernay, la serie tv è tratta da una storia vera: il cosiddetto caso della “Jogger di Central Park”.

di Giorgia Preti

TRAMA La storia narrata in questa miniserie inizia nel 1989 ad Harlem, un quartiere movimentato di Manhattan abitato per lo più da afroamericani e ispanici. Il 19 aprile del 1989 una jogger viene picchiata, stuprata e ridotta in fin di vita all’interno di Central Park. Di lì a poco, in un’altra zona del parco, un gruppo di giovani, prevalentemente afroamericani, viene fermato dalla polizia. Cinque di questi ragazzi, tra i 14 e i 16 anni, vengono portati al distretto di polizia e interrogati per ore, in alcuni casi senza i propri genitori, e vengono costretti dietro minacce e false promesse a confessare di aver violentato in gruppo la jogger. La storia si sviluppa seguendo le vicende dei ragazzi in riformatorio e in prigione fino alla loro uscita su condizionale e all’assoluzione completa nel 2003 dopo che il vero aggressore della ragazza, uno stupratore seriale in carcere per omicidio, si fece avanti.

Yusef Salaam

PREMI e CRITICA Il sito aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes ha recensito la miniserie con il 96% del gradimento. CURIOSITÀ Il vero colpevole dell’aggressione alla jogger, Matias Reyes, si trovava in carcere con uno dei ragazzi ingiustamente accusati della violenza, Korey Wise. Nella serie Tv la confessione di Reyes avviene dopo aver conosciuto Wise e quindi essersi sentito in colpa per aver fatto incarcerare un innocente. Nella realtà non sappiamo perché sia andata così.

Ava DuVernay

Al termine della serie Tv, prima dei titoli di coda vengono mostrati anche i veri protagonisti della vicenda, che nel corso degli anni si sono dati da fare lottando per i diritti degli afroamericani e nel 2014 sono stati risarciti con 41 milioni di dollari dalla città di New York. OSSERVAZIONI TEMATICHE Ciò che rende potente questa storia è sicuramente il fatto che è vera. Le interpretazioni degli attori rendono chiara la drammaticità della vicenda: gli interrogatori infiniti, gli incontri con i famigliari in riformatorio e in prigione e i loro tentativi impacciati di tornare a una normalità quasi impossibile. Gli argomenti della serie tv, inoltre, risultano molto attuali: nonostante la miniserie si svolga nel 1989 è chiaro che il tema del razzismo, negli Stati Uniti, è una piaga dilagante, come abbiamo visto l’anno scorso con le proteste del “Black lives matter”: è una ferita aperta che negli anni ha fatto davvero tante, troppe vittime.

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ALLA SCOPERTA DELL’ITALIA PIÙ BELLA INSIEME A MIRABILIA NETWORK

L’obiettivo di Mirabilia è mettere in rete e valorizzare i territori UNESCO “meno noti” attraverso uno studio e un’offerta turistica integrata, promuovere l’uso delle nuove tecnologie per valorizzare le tradizioni ed il territorio dei siti associati, arricchire il ventaglio delle esperienze culturali e integrare tradizione e innovazione. Nasce con questo scopo Mirabilia Network, per sostenere l’Italia che si propone ad un pubblico internazionale, che vuole unire le peculiarità tipiche dei territori per creare un plusvalore rispetto a una domanda sempre più mirata di nuovi viaggiatori, sia italiani sia stranieri. Tanti territori, che rappresentano 17 aree geografiche uniche nel loro genere, patrimonio mondiale dell’Umanità, con le proprie caratteristiche e peculiarità, che costituiscono eccellenze culturali, enogastronomiche, artigianali e di innovazione tecnologica. La Rete e i suoi protagonisti. La rete di “Mirabilia Network” unisce 17 Camere di Commercio: Bari, Basilicata, Benevento, Caserta, Chieti-Pescara, Genova, Messina, Molise, Pavia, Riviere di Liguria,

Sassari, Sud Est Sicilia, Treviso-Belluno, Pordenone – Udine, Umbria, Verona e Venezia Giulia. Queste, assieme a Unioncamere Nazionale, partecipano così a un’associazione che diventa sul territorio nazionale un vero e proprio unicum nel suo genere. Una grande piattaforma all’interno della quale scambiare idee e fare nuove proposte per la promozione di vari settori, con al primo posto il turismo sostenibile che consente di conoscere l’affascinante cultura di un’Italia tutta da scoprire. Un viaggio emozionante tra la storia e la cultura italiana, tra le tradizioni millenarie e la natura, tra i profumi delle colline e i sapori dei prodotti della terra e del mare. Un’offerta variegata che porta il viaggiatore da Nord a Sud dello Stivale, passando per le Isole maggiori del Nostro Mare, per poi ritornare tra le vette delle Alpi. Territori meno conosciuti che contribuiscono ad arricchire un’offerta unica e speciale della nostra Italia. Oltre al turismo culturale e sostenibile, la rete punta su ambiente green, artigianato artistico, enogastronomia e alter-

nanza Scuola-Lavoro. Mirabilia Network, così, vuole creare occasioni d’affari tra domanda e offerta nei settori strettamente collegati al turismo, mettendo in atto azioni specifiche di B2B, formazione, digitalizzazione delle imprese, sviluppo di applicativi tecnologici, educational tours, progettazione di itinerari turistici anche su temi specifici (es. cammini religiosi …), azioni di valorizzazione dell’artigianato artistico, azioni finalizzate alla costituzione della rete MIRABILIA europea dei siti Unesco, interventi finalizzati alla creazione di un network tra CCIAA e scuole con l’obiettivo di favorire la conoscenza dei territori e delle strutture ricettive delle province aderenti.

INFO E CONTATTI: Mirabilia Project Leader - ASSET | Tel. +39 0835 338437 – 41 – 42 asset.basilicata@legalmail.it | info@mirabilianetwork.eu


Mirabilia, un viaggio emozionante tra la storia e la cultura italiana, tra le tradizioni millenarie e la natura, tra i profumi delle colline e i sapori dei prodotti della terra e del mare nei luoghi UNESCO. Mirabilia Network

www.mirabilianetwork.eu/en

Sicilia orientale - Val di Noto

Umbria - Basilica S. Francesco d'Assisi

Caserta Reggia di Caserta

Pescara Chieti Le vie dei Tratturi

Verona - Città di Verona

Messina - Isole Eolie

Basilicata - Sassi di Matera

Genova - Palazzo dei Rolli

Treviso Belluno - Le Dolomiti

Benevento Complesso di Santa Sofia

Bari - Alberobello

Pavia - La Via Francigena

Venezia Giulia - Paesaggio Rurale Collio BRDA

Riviere di Liguria Le Cinque Terre

Molise Riserva Collemeluccio

Sassari - I Candelieri

Pordenone, Udine Area archeologia di Aquileia


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Dog Lover’s Day, un’amicizia che cambia la vita di Ingrid Sommacampagna

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l 26 settembre si celebra la Giornata mondiale degli amanti dei cani: un’occasione che festeggia, in Italia e in molti altri Paesi del mondo, i nostri amici a quattrozampe e il rapporto speciale con l’essere umano. Studi, ricerche, approfondimenti: da quanto tempo viene esaminata la storia dell'amicizia tra l’uomo e il cane? Un rapporto speciale originatosi in tempi antichi e che ha visto l’animale affiancare l’essere umano nelle attività quotidiane sin dagli albori della civiltà: prima nella caccia, nell'allevamento del bestiame, in battaglia; oggi, in prima fila nella ricerca e nella prevenzione di gravi patologie, negli interventi assistiti, nel salvataggio e nella ricerca di persone. Il cane è un inseparabile e fedele amico, capace di cambiarci la vita: proprio a questo legame unico

nel suo genere è dedicata la giornata mondiale, il 26 settembre, chiamata Dog Lover’s Day. Un’occasione, inoltre, per sensibilizzare la comunità sugli episodi di violenza che purtroppo ancora colpiscono, talvolta, queste creature indifese e fare in modo che non accadano più, dimostrando come l’impegno e l’amore dei volontari e dei possessori di animali sia più forte di tutto il resto. Amore incondizionato, amore senza pretese, amore che sa attendere e che va oltre la morte, come nel caso esemplare di Hachiko, che attese il ritorno dal lavoro del suo padrone, purtroppo venuto a mancare, alla stazione giapponese di Shibuya per quasi dieci anni. Il cane ci aiuta a socializzare, a costruire pian piano la nostra forza interiore per superare gli ostacoli della vita e, inoltre, a motivarci, condividendo insieme a noi innumerevoli esperienze. Si pensi a Jofi, il cane di Sigmund Freud,

che durante le sedute di psicanalisi si sdraiava accanto ai pazienti, se li sentiva tranquilli, oppure si teneva a debita distanza qualora non lo fossero, anticipando al suo padrone, a suo modo, l'andamento della seduta. Nonostante il dolore che, purtroppo, lascia la scomparsa dei nostri amici a quattro zampe, l’esperienza di vita insieme ci restituisce un insegnamento molto importante: mai sprecare il proprio tempo assecondando la superficialità che, talvolta, la società moderna ci riserva, bensì ripensare con attenzione alle cure e alle gioie che il nostro fedele compagno ci ha donato, per abbracciare così la vita con il sorriso. Il 26 settembre potrà essere dunque una giornata speciale, durante la quale organizzare, magari, dei ritrovi nelle aree cani delle diverse circoscrizioni di Verona, sempre in sicurezza e nel rispetto degli altri.

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qualche idea sana (e golosa) per le vostre giornate

Melanzane grigliate e salsa tzatziki Un antipasto fresco e leggero per le ultime giornate estive Ingredienti: • 1 yogurt greco di capra (o di mucca) • 2 melanzane, mezzo cetriolo • olio, sale, pepe • mezzo spicchio d’aglio, succo di limone

Consigli nutrizionali Ho scelto queste due ricette per consigliarvi delle alternative alla carne, consumata spesso con elevata frequenza. Lo tzatzichi è una salsa salata di origine greca a base di yogurt e cetriolo grattugiato. È un ottimo antipasto ma anche un pasto completo. Chi avesse problemi con il latte può utilizzare lo yogurt di soia senza zucchero. La vellutata è invece un modo gustoso e confortevole per idratarsi, introdurre fibre, grassi buoni, proteine e sali minerali.

Grattugiate il cetriolo privato della buccia. Fatelo asciugare per bene usando un colino. Unitelo allo yogurt, mescolate bene ed insaporite con un goccio di succo di limone, l’aglio tritato, un paio di cucchiai d’olio, sale e pepe. Fate riposare in frigorifero almeno 30 minuti. • Nel frattempo, affettate le melanzane e grigliatele su entrambi i lati. Servite al centro della tavola accompagnato da pane tostato o piadine integrali.

Vellutata estiva di carote, pomodori secchi e feta Un po’ di tepore (e sapore) per le prime serate d’autunno Ingredienti per 4 persone: • 400g di carote sbucciate • 100g di patate sbucciate, 500g acqua • una cipolla bianca, un gambo di sedano • sale, pepe, 1 formaggio feta • 4 fette di pane di segale, olio, uno spicchio d’aglio Tagliate a pezzettoni sedano, carote, cipolla e patate. Fatele rosolare un paio di minuti con un filo d’olio in un tegame dai bordi alti. Aggiungete l’acqua e fate cuocere per circa 30 minuti. Unite i pomodori secchi e frullate. Aggiustate di sale. Tagliate a cubetti il pane di segale e tostatelo in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio. Ora servite la vellutata con la feta sbriciolata, i cubetti di pane, un filo d’olio e una spolverata di pepe.

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Film Festival, Premio Lessinia d’Oro alla regista Irene Gutiérrez Domenica 29 agosto si è conclusa l’edizione 2021 del Film Festival della Lessinia, la kermesse internazionale di Bosco Chiesanuova dedicata alla vita, storia e tradizioni nelle terre alte del mondo. La manifestazione, iniziata il 20 agosto, quest’anno è stata dedicata a Giancarlo Corradi, già presidente dell’associazione che organizza l’appuntamento, scomparso lo scorso ottobre.

Ad aggiudicarsi invece la “Lessinia d’Argento”è stato “Bad omen / Cattivo auspicio” (Canada, Afghanistan 2020) del regista e sceneggiatore afghano-canadese Salar Pashtoonyar, altra anteprima italiana proiettata a Bosco; a quest’opera, si è aggiunta la menzione speciale della giuria al cortometraggio “Haeberli” (Germania 2020) del documentarista Moritz Mueller-Preisser.

Nel corso della giornata si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori: la giuria ha assegnato il massimo riconoscimento, la “Lessinia d’Oro” come miglior lungometraggio, a “Entre perro y lobo / Tra cani e lupi” (Colombia, Cuba, Spagna 2020) di Irene Gutiérrez, presentato in anteprima italiana. «Un film che trasporta brillantemente lo spettatore nel limbo di un esercizio cinematografico, ludico ed esperienziale di tre vecchi compagni della guerriglia cubana. Un affresco anacronistico che concentra la sua potenza sulla vicinanza con i personaggi e il loro ambiente selvatico, raggiungendo anche un prezioso equilibrio tra la nostalgia e l’assurdità dell’utopia rivoluzionaria», la motivazione della giuria.

PREMI SPECIALI Il Premio del Curatorium Cimbricum Veronense alla memoria di Piero Piazzola e Mario Pigozzi per il miglior film di un regista giovane è andato a “Il monte interiore” (Italia 2020) di Michele Sammar-

co, mentre il Premio Cassa Rurale Vallagarina per il miglior film sulle Alpi è stato assegnato a “Primascesa – La montagna creata dall’uomo” (Italia 2021), documentario d’esordio di Leonardo Panizza, appassionato di trekking in autonomia e ad impatto zero. Menzione speciale della giuria del Premio Cassa Rurale Vallagarina per “Marana” (Italia 2020) dei registi Giovanni Benini e Davide Provolo. A “Primascesa” è stato assegnato anche il “Log to Green Movie Award” per il miglior film ecosostenibile della sezione FFDLgreen. Sempre nell’ambito di quest’ultimo Award, una menzione speciale è stata attribuita a “Now / Ora” (Germania 2020) del regista e produttore tedesco Jim Rakete. “The Postcard / La cartolina” (Marocco, Qatar 2020) di Asmae El Moudir ha ricevuto il Premio della giuria MicroCosmo del Carcere di Verona, mentre a vincere il Premio del Pubblico è stato il lungometraggio “L’Aventure / L’avventura” (Francia 2020) di Marianne Chaud. A vincere il Premio dei bambini è stato infine “Pod Mrakem / Nuvoloso” (Repubblica Ceca 2018) di Filip Diviak.


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Franco Matticchio e la sua “arca” di animali di Valentina Ceriani Al Museo Lapidario la prima Ludovica Castellani, Michela Degano, L’illustratore varesino Maffeiano espone nel mese di di settembre, alladolorosissima Manuela Muffatto, Marta Panciera, Isabella nazionale “Titus - La Casa di Rigoletto di di Mantova, su tragedia romana Tito Andronico”, l’opera Sponchiado, Marika Tesser e la stessa progetto dell’Assessorato alla Zaggia, guidate dal narratore Bob Marchese. shakespeariana che, su regia di Piermario Cultura di Mantova Vescovodel e Comune produzione dell’Estate Teatrale eVeronese di Associazione Flangini, con di Verona, e del Teatro Stabile Tanti i filoni tematici affrontati, la la di Melania Gazzotti, crudeltà, la vendetta, l’omicidio, la violenza in cura collaborazione con l’Istituto Italiano di le sue opere più significative Cultura di New York, è andata in scena dal sulle donne, evocati da una storia antica legate a un soggetto che lo ha con la voce del narratore Bob Marchese. 22 al 25 luglio. accompagnato in tutta la sua «Una prospettiva che porta lo spettatore ad carriera: il mondo animale. una catarsi nelle vicende dei personaggi» Una tragedia che a Verona non tornava spiega il regista Piermario Vescovo. da 53 anni e che ha visto nel “Museum Lo spettacolo è stato preceduto nelle Veronense” il palcoscenico di una Franco Matticchio è uno piùbreve conosciuti quattro serate dadei una visitaillustratori della commistione di teatro di figura e “di italiani: nel corso della sua prolifica carriera, persona”, che ha avuto protagonisti dei parte esterna del Museo Maffeiano, per alla fine degli anni Settanta, ha del disegnato meglio comprendere l’identità luogo e burattini ideati e costruiti da Antonella iniziata per i maggiori quotidiani italiani e ha collaborato Zaggia. In scena otto donne, Silvia Brotto, apprezzarne le bellezze. con numerosi editori, come autore di copertine e di fumetti. Per questo motivo è stato scelto come espositore alla Casa di Rigoletto di Mantova, in occasione del Festivaletteratura. È il suo legame con il mondo dei libri e delle storie a rendere dunque la sua presenza al festival un ritorno “a casa” gradito. «Abbiamo voluto proporre un tema particolare, per non realizzare una semplice racconta antologica. Per questo abbiamo scelto il mondo degli animali, molto rappresentati nei lavori di Matticchio. Abbiamo quindi selezionato alcune sue opere dagli anni Ottanta a oggi. Ne è uscito dunque un excursus sulla sua carriera attraverso un soggetto che l’ha sempre accompagnato e ha sempre caratterizzato il suo stile», racconta la curatrice della mostra Melania Gazzotti. Le creature che animano l’universo matticchiano sono surreali, ironiche e dallo stile inconfondibile; spesso incarnano la personificazione degli atteggiamenti e dei comportamenti umani. Talvolta provengono direttamente dal mondo animale, altre volte nascono dalla fantasia dell’autore, rendendo le sue opere originali e ferme nel tempo. L’esposizione aprirà l’8 settembre. L’ingresso alla mostra è gratuito e sarà possibile fino al 3 ottobre. Il 7 foto di visitarla Perbellini foto di Perbellini settembre, in occasione dell’inaugurazione, sarà presente anche l’artista.


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La Graticcia, Vit: «La stima del pubblico ci riempie d’orgoglio» La compagnia teatrale La Graticcia, guidata dal giovane regista Giovanni Vit, è finalmente partita con lo spettacolo “Il Palio di Verona”, tratto da un libro di Marino Zampieri, andato in scena dal 28 al 31 agosto presso il Cortile di Sant’Eufemia, nel contesto della rassegna “Il Teatro nei Cortili” organizzata dal Comune di Verona, dopo le anteprime dell’8 luglio a Castel d’Azzano e del 16 luglio a Salizzole. «Ora ho capito come lavora un regista e quindi l’ho vissuta un po’ come una grande sorpresa» spiega emozionato Giovanni Vit.

«Aver saputo alternare, grazie al lavoro di Marino Zampieri, momenti di comicità e di serietà è stata la carta vincente. Il pubblico ha risposto bene, anche al fatto di ritrovare volti noti del teatro veronese, e molti sono stati gli apprezzamenti per essere tornati in scena: questo ripaga di tutte le fatiche e di tutto quello che abbiamo passato in questi mesi». «Il periodo non è facile, anche se comunque siamo riusciti a fare quattro serate. L’importante è essere ripartiti. Tantissimi comuni della Provincia, dopo le due anteprime, ora ci stanno chiamando: questa è una grande soddisfazione» prosegue. «Saremo per tre fine settimana, dal 3 al 18 settembre, a Villafranca e Dossobuono, mentre il 10 settembre a Monteforte. È un sogno che si realizza». A destare ancora qualche preoccupazione, nonostante i miglioramenti, è la situazione pandemica: «A oggi non c’è molta certezza su come sarà gestita la stagione invernale e molti non se la sentono di prendersi la responsabilità di organizzare le proprie rassegne» evidenzia. «Noi abbiamo ricevuto in questi mesi molto sostegno per la nascita della compagnia. E tutti gli attori che sono andati in scena, tra adulti e giovanissimi - due i ragazzi classe 2000 - dimostrano che questa è una vittoria di tutti. Il messaggio del teatro amatoriale è proprio quello di far avvicinare anche i più giovani e meno esperti all’attività: possiamo dire di essere orgogliosi di esserci riusciti». «Un valore aggiunto della compagnia è il fatto di essere molto duttile: il 16 settembre, per esempio, saremo ospiti al Teatro Romano, nell’ambito della presentazione delle squadre di pallavolo della città, con piccoli intermezzi teatrali; rappresentazioni che stiamo anche proponendo anche per feste private, un’alternativa che sta prendendo piede soprattutto in questo momento di difficoltà» conclude. «La stima che il pubblico ci trasmette è ciò che ci riempie di più il cuore».

di Alice Martini


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Eventi all’aperto, mostre e fiere PIAZZE DEI SAPORI Dal 23 al 26 settembre Torna anche quest’anno l’evento, presentato da Confesercenti Verona, “Le Piazze dei Sapori”, giunto alla sua 19esima edizione. L’appuntamento porta nei centri storici delle città i prodotti tipici e le produzioni enogastronomiche più ricercate d’Italia. Le piazze più famose si colorano con centinaia di espositori e rivenditori accuratamente selezionati, che rappresentano il sapore di tutte le regioni italiane.

MERCATO DEL SOLE 24,25 e 26 settembre Le eccellenze del Made in Italy troveranno spazio alla Loggia Vecchia e al Loggiato Fra’ Giocondo di Piazza dei Signori all’interno del Mercato del Sole, nella sua sesta e settima edizione, il 28, 29 e 30 maggio e il 24, 25 e 26 settembre 2021. Un format per ospitare e valorizzare realtà artigianali di eccellenza del settore moda, bigiotteria, arredo, design, e ogni forma di arte.

FESTIVAL DELLA CERAMICA 2021 Dal 25 al 26 settembre Tre giorni di Festival, giunto alla sua terza edizione, nelle piazze San Zeno, Corrubio e Pozza a Verona, dalle 9 alle 20. Alla mostra mercato prendono parte oltre cinquanta maestri ceramisti.


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DANTE A VERONA 1321-2021 Visite nei luoghi danteschi

In occasione della mostra diffusa per il VII centenario dantesco a Verona, i musei civici di Verona propongono delle visite guidate gratuite in presenza ai luoghi della mostra. Due i percorsi gratuiti proposti, il sabato mattina alle ore 10: da San Zeno a Porta Borsari, l’11 e il 25 settembre; nel cuore della città, il 4 e 18 settembre e il 2 ottobre. Obbligatoria la prenotazione il giorno precedente.

GLI EVENTI IN FIERA Model Expo Italy ed Elettro Expo Dal 4 al 5 settembre

Automotive Dealer Day

Fiera del modellismo e Fiera dell’elettronica, dell’informatica

L’evento di riferimento per l’Ecosistema Automotive

Issa Pulire Dal 7 al 9 settembre

Marmomac Dal 29 settembre al 2 ottobre

Fiera internazionale della pulizia e sanificazione professionale

Mostra internazionale di marmi, design e tecnologie

Dal 14 al 16 settembre


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